Cenere

di bowaxel212
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Piume di corvo ***
Capitolo 2: *** rosso sangue ***
Capitolo 3: *** suicidio ***



Capitolo 1
*** Piume di corvo ***


Una radura nella foresta, al centro vi spicca la base di una quercia secolare ormai tagliata da anni.
All’apparenza sembrerebbe legno morto, senza vita, se non fosse che la minuscola scintilla della vita sia appena stata accesa al suo interno.
A testimoniarlo un minuscolo germoglio che spunta da una fenditura nel legno, la testimonianza che qualcosa sta cambiando, che gli equilibri ripristinati da poco stanno per cedere.
Scott è nella classe di Letteratura per la prima ora di lezione, tutto sembra essere tornato alla normalità, la signorina Blake è stata sostituita da una uomo di mezza età che ha la stessa presa sugli studenti che una calamita avrebbe su un panetto di burro.
Dopo la morte di Kali e la sconfitta di Jennifer nessuno è arrivato a turbare la pace di Beacon, Deucalion è sparito mentre Ethan e Aiden ormai si sono integrati in quel mondo tranquillo e pacifico.
Stiles al fianco di scott giocherella con la penna aspettando quella noiosa lezione arrivi alla fine, stentava a credere di aver appena vissuto più di una settimana senza preoccuparsi di morti, rapimenti e mostri orribili, in un certo senso la vita era diventata monotona, fantasticamente monotona, senza problemi, senza avventure.
Cercò di scacciare quei pensieri concentrandosi sulla lezione, una litania senza fine che quasi gli faceva rimpiangere la Blake, se si escludeva che aveva ucciso dodici persone era un’ottima insegnante.
Due file dietro di lui Lydia prendeva appunti come suo solito, inutile dire che conoscesse già alla perfezione l’argomento, ma approfondire per raggiungere l’eccellenza in un eventuale compito in classe non faceva mai male.
Distrattamente si passò una mano sul collo, sul punto dove il laccio stretto dalle mani di Jennifer aveva scavato nella pelle, i segni erano ormai spariti ma il ricordo no, quella donna l’aveva chiamata Banshee.
Non un essere qualunque, in qualche modo spiegava la sua innata e terribile capacità di trovare cadaveri senza volerlo e quelle urla disumane che lanciava, in fondo le banshee erano pur sempre spiriti urlanti.
Tolse la mano dal collo e si ravvivò i capelli, non doveva pensare a quello che era successo, era passato, ormai era al sicuro e non succedeva nulla di terribile da settimane.
Improvvisamente udì un verso strozzato provenire dalla sua sinistra, si voltò di scatto così come altri occupanti della classe e ne vide la fonte, un ragazzo con gli occhiali e i capelli neri si guardava intorno leggermente spaventato, come se si fosse appena svegliato da un sogno, i suoi occhi continuavano a tornare alla superficie liscia del banco dove non vi era nulla, se non il contenuto della sua cartella, l’aveva svuotata per chissà quale oscuro motivo.



Zane stava seguendo la lezione di letteratura con il solito sguardo annoiato, il nuovo professore era soporifero e non reggeva il confronto con la signorina Blake.
Il ragazzo aveva apprezzato la donna, un perfetto connubio tra bellezza e talento, non aveva solo un magnifico aspetto, ma rendeva ogni lezione interessante, purtroppo era sparita da un giorno all’altro e nessuno aveva dato la minima spiegazione, in pochi giorni era arrivato il suo sostituto e la vita era proseguita come se lei non ci fosse mai stata.
Anche il signor Harris, il professore di chimica, era svanito nel nulla, nessuno sembrava essersi fatto troppi problemi, d’altro canto non era la prima volta che succedevano cose del genere a Beacon Hills, tra dubbi attacchi di animali feroci a omicidi particolarmente efferati, quel posto sembrava essere diventato il set di un film horror.
La lezione andava per le lunghe, il giovane bramava il suono della campanella nella speranza di arrivare alla seconda ora con ancora un minimo di interesse per la parola scritta.
Forse prendere qualche appunto, o magari scrivere altro avrebbe aiutato, tanto valeva tentare, portò la mano allo zaino per afferrare una penna che giaceva sul fondo, ma invece di avvertire quaderni, col tatto sentì un sorta di polvere, come se qualcuno gli avesse versato della sabbia nello zaino.
Sperando che nessuno gli avesse fatto uno scherzo si mise lo zaino sulle gambe e osservò meglio, al posto dei libri e delle penne vi era solo un polvere scura, il giovane ne prese una manciata e la osservò rassegnato < fantastico > disse fra se e se.
Affondò la mano in quella polvere fine e nera sperando di trovare almeno qualcuna delle sue cose, ma tutto quello che avvertì fu qualcosa di morbido, afferrò qualcosa di setoso tra il pollice e l’indice e la tirò leggermente disseppellendola, era una piuma, probabilmente di corvo.
Incuriosito e perplesso rimise la mano nella borsa, sotto quella polvere c’era qualcosa di solido, lo avvertiva con la mano, gli parve quasi che emanasse calore, estrasse la mano da quella specie di sabbia e notò che alcuni granelli erano rimasti attaccati al palmo, a fare da collante era una sostanza rossa, sangue. Inorridito Zane afferrò la base dello zaino e ne rovesciò il contenuto sul banco, la polvere nera si sparse su tutta la superficie per poi cadere sul pavimento mentre il cadavere di un corvo cadeva sul legno laccato.
La bestiola aveva il collo spezzato, come se qualcuno lo avesse colpito o come se si fosse schiantato contro qualcosa.
Zane non riuscì a evitare di emettere un verso di orrore che fece si che molti compagni si voltassero verso di lui, nel panico alzò gli occhi dal banco guardandosi intorno, chi poteva aver fatto una cosa del genere? Tornò a posare gli occhi su quel piccolo cadavere, ma quello che vide lo lasciò senza fiato, sul banco non vi erano più il corvo morto e la polvere nera, ma solo il contenuto della sua cartella, si osservò la mano macchiata di sangue, il palmo era perfettamente pulito < Signor Coogan, tutto bene? > , il giovane non sapeva cosa rispondere al professore, si guardava attorno senza riuscire a darsi una spiegazione, imbarazzato per come i compagni, soprattutto Lydia Martin, lo stavano guardando.
Fortuna volle che il suono della campanella distrasse un po’ gli animi facendolo tornare alla realtà, con un gesto rapido riverso di nuovo tutto nella cartella e rapido come un fulmine uscì dalla classe sperando che nessuno ricordasse cosa era successo, cosa del tutto improbabile purtroppo.
Si ritrovò in corridoio, in un mare di studenti che si recava ognuno alla lezione successiva, Zane si sentiva strano, aveva un leggero giramento di testa, cercò di andare verso la fontanella per bere un sorso d’acqua, ma finì per scontrarsi contro qualcuno.
Conosceva quel ragazzo, era uno dei gemelli, a scuola li conoscevano tutti, il fatto che fossero praticamente identici faceva notizia < scusa… > si fermò prima di pronunciare il nome non sapendo se si trovasse di fronte a Ethan o Aiden, non riusciva a mai a distinguerli < fa niente > rispose semplicemente l’altro per poi riprendere il suo cammino.
Zane cercò di distogliere lo sguardo da quel tipo, eppure scontrandosi con lui aveva avvertito qualcosa, quasi un presentimento, per un istante la sua mente era stata invasa dal colore rosso, simile al sangue ma più acceso, più brillante.
Abbassò gli occhi sulla mano che prima aveva creduto sporca di sangue < cavolo… sto perdendo la testa >.


Eccomi con una nuova fanfiction, non posso farci nulla, questa serie stimola la mia vena creativa.
Spero che questo primo capitolo vi piaccia, v’invito a recensire, fatemi sapere cosa ne pensate.
Al prossimo aggiornamento.
Axel.

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Capitolo 2
*** rosso sangue ***


La normalità sembrava essere tornata nella vita di Allison, era da tempo che nessuno attentava alle loro vite, che nessuna strana creatura provava a farli fuori.
Era una sensazione piacevole eppure strana, sapeva che per il momento lei e i suoi amici erano al sicuro, non dovevano preoccuparsi di nulla se non dei voti nei test.
Ovviamente la ragazza non dava per scontato quella calma, era pronta a reagire se le cose avessero preso una brutta piega, non avrebbe più fatto l’errore di lasciar perdere il suo lato di cacciatrice, la caratterizzava, in un certo senso, era il suo ruolo in quella storia oscura.
Entrò nel bagno ormai rischiarato dalla fredda luce bianca, il piano era di farsi una doccia e di tornare a studiare, il libro di chimica era li che la aspettava, e di certo non sarebbe scappato come un licantropo di fronte a una freccia allo strozzalupo.
Allison regolò la temperatura dell’acqua e non appena raggiunse il calore che gradiva, entrò nella doccia, la sensazione dell’acqua sulla pelle la fece rilassare all’istante.
La mente incominciò a vagare, a ripensare agli avvenimenti di qualche settimana prima, a Scott, non era ancora chiaro cosa ci fosse ancora tra loro, era sicura solo di una cosa, adesso provava qualcosa anche per isaac, pur non essendo sicura di che tipo di sentimento fosse.
La bruna scosse energicamente la testa e mise la faccia sotto il getto, non aveva senso arrovellarsi per cose simili, da un lato era piacevole ragionare come una semplice adolescente, ma d’altro canto quel genere di problemi non potevano essere fermati con un pugnale.
Terminata la doccia la ragazza si avvolse un asciugamano attorno al corpo e andò verso lo specchio ormai appannato dal vapore, allungò una mano per eliminare lo strato umido, ma un rumore alle sue spalle la fece voltare di scatto.
Non sapeva come fosse possibile ma la doccia era stata aperta e l’acqua stava scorrendo riempiendo il bagno del suo tipico rumore, Alliso osservò la manopola senza capire, arrivò alla conclusione che forse l’aveva chiusa male, non poteva essere altrimenti.
Allungò la mano per chiudere il getto ma non appena la pelle fu a contatto con l’acqua cominciò a bruciare, la ragazza ritrasse la mano con una smorfia di dolore, era bollente.
Si osservò la mano e vide la pelle ormai arrossata dalla scottatura, era di sicuro un guasto, fortuna che non si fosse palesato proprio mentre si stava lavando.
Coprendosi la mano con un asciugamano riuscì a girare la manopola e a chiudere il getto di acqua bollente, con un sospiro tornò a voltarsi verso lo specchio, quello che vide la paralizzò all’istante.
Sullo specchio, scritto sfruttando lo strato di condensa che vi era sul vetro era scritta una parola “ASSASSINA”.
La giovane fece per avvicinarsi e osservare meglio quando avvertì un rumore alle sue spalle, una sorta di cigolio.
Era provocato dalla manopola della doccia che stava girando lentamente, quasi impercettibilmente, la ragazza più confusa che mai si avvicinò con cautela, si strinse meglio l’asciugamano sui seni e osservò la manopola che girava da sola, per poi fermarsi di scatto.
Passò qualche secondo senza che accadesse nulla, ci fu il silenzio più totale, finche dalla doccia non scaturì un copioso getto di sangue che arrivato al pavimento schizzò in ogni dove, Allison non poté fare a meno di urlare mentre le sue gambe venivano macchiate di rosso.
Chris sentendo la figlia urlare salì di sopra alla velocità della luce e senza farsi troppe domande sfondò la porta del bagno per vedere cosa stesse succedendo a sua figlia.
Allison era seduta sul pavimento, con solo un asciugamano a coprirla, sembrava spaventata, quasi terrorizzata < Allison, che succede? > chiese il genitore senza riuscire a darsi una spiegazione.
La ragazza si guardò attorno senza capire, era sparito tutto, il sangue, la scritta sullo specchio, lentamente sollevò la mano ustionata, la pelle era candida, li non c’era stata nessuna scottature < io… non lo so… >



Zane camminava lungo i corridoi della  scuola immerso nel silenzio più totale, era strano essere li a quell’ora o almeno sarebbe stato così per qualsiasi studente, lui rimaneva spesso dopo l’orario se aveva bisogno di ripassare, aveva la biblioteca a portata di mano.
Con lo zaino in spalla si stava dirigendo al suo armadietto per recuperare un paio di libri, contava di passare le prossime due ore successive a ripassare chimica, era una materia ostica, non troppo complicata per lui, era solo dura non riuscire a raggiungere il massimo dei voti.
Senza pensarci il ragazzo si sistemò gli occhiali con l’ausilio del dito medio, era una cosa che faceva spesso, gli capitava di farlo anche quando non li indossava.
Era consapevole di essere bravo a scuola, aveva il massimo quasi in tutte le materie, ovviamente non senza sforzo, dedicava molto tempo allo studio, non era un secchione ma ci andava vicino.
Il ragazzo svoltò l’angolo di uno dei tanti corridoi, quando un improvviso rumore lo costrinse a voltarsi, gli sembrava di aver sentito qualcuno battere un pugno contro armadietti.
Zane si guardò attorno senza vedere nessuno, i corridoi erano deserti, in un certo senso quasi inquietanti.
L’improvviso tocco di qualcosa contro il suo piede destro lo fece sobbalzare per la sorpresa, guardò verso il basso e vide che accanto alla sua scarpa c’era una bottiglia.
Il ragazzo la raccolse e vide che era una bottiglia di vino, rosso per la precisione < ok, bello scherzo > parlò ad alta voce nella speranza che qualcuno saltasse fuori, la cosa stava diventando leggermente inquietante e l’atmosfera non aiutava.
Zane lasciò la bottiglia sul pavimento e aumentò l’andatura, forse l’idea di studiare a scuola non era il massimo, avrebbe recuperato i libri e sarebbe andato a casa.
Giunse al corridoio dove si trovava il suo armadietto, la sua mente era già al punto in cui apriva la portiera dalla sua auto quando vide qualcosa che gli tolse il fiato.
 Sul pavimento c’era la stessa polvere nera che aveva visto nel suo zaino il giorno prima, aveva cercato di dire a se stesso che quella non era altro che una visione, forse dettata dal poco sonno, ma vederla anche in quel momento gli instillò il dubbio.
Lentamente il ragazzo cominciò a seguire la scia di quella polvere, sembrava quasi che qualcuno si stesse divertendo alle sue spalle.
La sua mente gli intimava di prendere le sue cose scappare, ma la sua curiosità lo spinse a seguire quella particolare traccia < ok… vediamo dove giunge >.
La scia non andava molto molto lontano, la macabra traccia svaniva alla porta di un’aula, il giovane posò la mano sulla maniglia ancora incerto sul da farsi, era davvero una scelta saggia andare a cacciarsi in quella che sembrava a tutti gli effetti una trappola?
Zane entrò nell’aula spalancando la porta di colpo, avrebbe affrontato qualsiasi cosa avesse trovato, peccato che quello che vide lo paralizzò all’istante.
In fondo alla stanza vi era una ragazza completamente coperta di sangue, i capelli biondi le nascondevano buona parte del viso, era pallida, evidentemente morta, a tenerla in piedi solo una corda stretta attorno al collo.
Il giovane fece per correre via e chiamare qualcuno quando la ragazza sollevò lentamente le braccia verso di lui, non sembrava che stesse cercando aiuto, era come se volesse un abbraccio.
Le labbra cadaveriche cominciarono a tremare come se stesse cercando di dire qualcosa, ma improvvisamente la corda che era intorno al suo collo si strinse ancora di più schiacciandole la trachea.
Fu a quel punto che Zane riaprì gli occhi, era in biblioteca con la testa poggiata sui libri, non era stato altro che un sogno, un terribile incubo.
Cominciò a raccogliere le sue cose, per quel pomeriggio ne aveva avuto abbastanza, sia di strane visioni che di studio, era il momento di rilassarsi, lo stress cominciava a fare brutti scherzi.
Distrattamente raccolse un blocco per appunti, stava per metterlo nello zaino quando si accorse che vi era disegnato qualcosa, non ricordava di aver fatto un simile disegno.
tracciato con un tratto incerto sul foglio di carta vi era un albero spoglio, con i rami puntuti e morti che puntavano verso l’alto.

http://offthepreserve.files.wordpress.com/2013/07/lydia-tree.jpg

Ecco il secondo capitolo.
Lascio a voi le considerazioni, ditemi cosa ne pensate e le vostre teorie su questo nuovo personaggio.
Ovviamente amo le recensioni, spero me ne lascerete molte.
Alla prossima.
Axel

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Capitolo 3
*** suicidio ***


La campanella segnalò l’inizio della nuova ora di lezione, Stiles con il libro di letteratura sotto il braccia si avviò vero l’aula.
In quei giorni si sentiva strano, irrequieto, non capiva da cosa derivassero queste sensazioni.
Stava vivendo un periodo relativamente calmo, era da settimane che non accadeva nulla di preoccupante, nulla che guastasse la pace che si era creata.
Una volta in aula prese posto al suo solito banco aspettando che la lezione cominciasse, gli altri studenti chiacchieravano tra di loro e lui avrebbe fatto lo stesso se solo avesse visto Scott, l’amico non sembrava esserci eppure loro due avevano la stessa lezione a quell’ora.
Non appena il professore fece la sua entrata nella classe calò il silenzio, Stiles aprì il libro alla pagina indicata dal professore e iniziò a seguire la sua spiegazione.
Nonostante l’atmosfera fosse delle più calme, lui continuava a sentirsi agitato, cominciò a battere con la matita sul quaderno mentre con la punta del piede teneva lo stesso ritmo.
Intorno a se sembrava essere tutto normale, la solita lezione di letteratura, la solita scuola e i soliti compagni.
Improvvisamente la sua attenzione fu catturata dal professore che cominciò a tracciare dei strani simboli alla lavagna, sulle prime Stiles non capì cosa fossero nonostante gli sembrassero dannatamente familiari.
Un tonfo catturò la sua attenzione, si voltò nella direzione da cui era giunto il suono e vide che uno dei suoi compagni era steso a terra, probabilmente svenuto.
Senza pensarci due volte scattò in piedi e andò verso di lui, la prima cosa che sentì non appena si inginocchiò davanti a lui fu l’odore del sangue.
Il ragazzo era riverso al suolo a faccia in giù, mentre una pozza di sangue si allargava sotto la sua testa, Stiles lo girò per accertarsi della gravità del danno e un getto viscoso e caldo gli investì le mani.
Il giovane aveva la gola tagliata, era morto e i suoi occhi fissavano il nulla, Stiles lasciò il cadavere pronto a lanciare un urlo per richiamare l’attenzione, ma non appena si fu rimesso in piedi vide che nessuno sembrava essersene accorto, guardavano tutti dritto davanti a se.
Stiles si guardò attorno senza capire come fosse possibile che nessuno si fosse accorto di quanto accaduto.
Intanto il professore sembrava aver finito di scrivere, adesso sulla superficie verde della lavagna capeggiavano strani simboli e scritte insensate, per no parlare del grande numero di scarabocchi.
Tutti fissavano rapiti quelle immagini come se fossero la cosa più interessante del mondo, Stiles passò accanto a una delle sue compagne, la ragazza guardava davanti a se senza accennare a muoversi, il giovane le passò una mano davanti agli occhi ma lei non reagì sembrava quasi ipnotizzata “che succede?”.
Nessuno lo degnò di una risposta, erano tutti immobili e silenziosi come statue, compreso il professore che fissava anche lui la sua opera alla lavagna.
Improvvisamente ii avvertì un altro tonfo molto più forte del precedente, seguito dal rumore di una corpo che cadeva.
Stiles si voltò e vide che una delle sue compagne era caduta, andò verso di lei nell’indifferenza generale degli altri e vide che aveva il viso completamente sporco di sangue.
Il sangue colava da una ferita sulla tempia destra, sullo spigolo del banco vi erano della macchie rosse e una ciocca di capelli, aveva sbattuto violentemente la testa.
Stiles indietreggiò fino ad arrivare con le spalle alla lavagna, non appena le sue dita toccarono la superficie sporca di gesso i compagni in prima fila lo fissarono.
Come se fossero un'unica entità, i ragazzi in prima fila calarono violentemente la testa sul banco fracassandosela, Stiles poté udire distintamente il suono delle ossa che si spezzavano “ehi, ma che fate?” urlò il ragazzo inorridito.
I ragazzi in seconda fila invece si protesero all’indietro, i compagni della terza fila a quel punto misero intorno al loro collo dei lacci e tirarono con violenza, anche questa volta non fu difficile udire il suono delle trachee che collassavano.
A quel punto i giovani in terza fila, agendo sempre contemporaneamente estrassero un coltello, con un semplice gesto si tagliarono la gola spruzzando nell’aria un denso getto di sangue.
Stiles fissò la scena inorridito, quello a cui stava assistendo non poteva essere reale.
I restanti compagni di classe a quel punto fecero lo stesso, chi sbattendo violentemente la testa, gli tagliandosi la gola si suicidarono tutti, nel giro di un minuto erano tutti riversi al suolo in un mare di sangue.
Stiles cercò di uscire dall’immobilità in cui era caduto quando il professore gli afferrò il braccio, solo che non era più lui, il suo volto era solcato da profonde cicatrici, come quello del Darach “manchi soltanto tu” disse quello che una volta era il suo insegnante prima di accoltellarlo alla gola.
Stiles si destò dal sonno quasi urlando, era madido di sudore e scosso da un leggero tremore “oh dio” disse fra se e se.
Scostò la coperta e andò verso il bagno, aprì la fontana e mise le mani a coppa sotto il getto tiepido per poi lavarsi la faccia “era solo un sogno” si disse cercando di riacquistare il controllo.
Lo sguardo cadde sull’immagine riflessa del suo braccio, un livido campeggiava sulla pelle pallida, nel punto esatto in cui era stato afferrato nel sogno.
 
Lydia parcheggiò l’automobile al limitare della foresta e scesa dalla vettura non prima di aver afferrato la sua borsetta.
Cominciò ad addentrarsi nel fitto della vegetazione facendo attenzione alle radici e ai rami, era notte fonda e gli unici rumori udibile erano quelli dei piccoli animali.
L’aria era umida e pregna dell’odore della resina e della terra, nonostante le scarpe col tacco alto la ragazza camminava senza troppi problemi.
Solo dopo pochi minuti sollevò la testa per poi guardarsi attorno, aveva un’espressione sorpresa, quasi come se non capisse dove fosse “oh no, di nuovo”.
Non era la prima volta che le accadeva, la sua natura sovrannaturale aveva preso il sopravvento e questo significava solo una cosa, un cadavere.
Roteò gli occhi, stufa di quelle situazione, aveva accettato la sua natura ma al tempo stessa avrebbe voluto averne il pieno controllo e non ritrovarsi in un bosco nel pieno della notte.
Afferrò il cellulare e utilizzò il flash come una torcia per vedere meglio nell’oscurità, per fortuna non era una notte di plenilunio, il rischio di essere sbranata era notevolmente più basso.
Non c’era abbastanza segnale per una telefonata e aveva soltanto due opzioni, tornare alla vettura o procedere e cercare il cadavere che l’aveva portata ad addentrarsi in quel posto.
Optò per la ricerca del cadavere nonostante avesse paura e non le andasse di rovinarsi le scarpe in quel terreno dissestato.
Con il cellulare faceva molta attenzione a illuminare bene dove metteva i piedi, se si fosse rotta una gamba sarebbe rimasta li tutta la notte in balia di animali feroci o peggio.
Camminò per qualche minuto quando improvvisamente inciampò in una radice finendo lunga distesa “accidenti” disse a denti stretti, era riuscita a non farsi male ma ormai il suo vestito era macchiato di terra.
Il cellulare poco lontano da lei proiettava un fascio di luce che illuminò i rami di un albero li vicino, lei fece per alzarsi ma la sia attenzione venne catturata da qualcosa incastrato tra i rami.
Lydia recuperò il telefonino e illuminò meglio, la luce si posò si quello che a prima vista poteva sembra un ramo, ma che invece era una mano.
Risalendo la giovane illumino il viso del proprietario di quella mano, era un ragazzo giovane con il viso solcato da profondi tagli, la rossa senza che potesse fare nulla per evitarlo cacciò un urlò che ruppe il silenzio della foresta.
 
Eccomi con il nuovo capitolo.
Mi scuso per il ritardo ma in questo periodo ho avuto molto fa fare.
Come sempre vi invito a commentare e dirmi cosa ne pensate.
Alla prossima.
 
 

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