Fix you.

di thirteenblocks_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: I never heard a silence quite this loud. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Time it's taking its sweet time erasing you. ***



Capitolo 1
*** Prologo: I never heard a silence quite this loud. ***







Prologo;

Silenzio.
Taylor avrebbe voluto tapparsi le orecchie e buttarsi a terra singhiozzando. Quel silenzio era assordante; aveva passato anni di fronte a folle urlanti, eppure avrebbe preferito centinaia e centinaia di ragazzini che le urlavano direttamente in faccia a quel vuoto, a quel nulla. Era seduta al bancone di casa sua, su uno sgabello, con addosso solo un paio di jeans sbiaditi e un maglione extralarge. I capelli, tagliati corti all'altezza delle spalle, erano stati legati in fretta, senza troppa cura. Ciò che la preoccupava era altro.
Appoggiò i gomiti sul bancone, temendo che da un monento all'altro sarebbe crollata. Guardava fisso il suo iPhone; aspettava una telefonata. Una telefonata che sarebbe dovuta arrivare ore fa. E per ore non aveva fatto altro che stare seduta di fronte a quell'aggeggio infernale, sbocconcellando biscotti e lasciandosi prendere dallo sgomento.
La tv sul piano della cucina era accesa a volume basso; andava in onda il TG delle otto e mezza. Taylor tentava di non ascoltare, di non guardare, di non sentirsi confermare quello che lei sapeva già da due settimane. La voce della giornalista, però, era acuta e squillante, e nonostante il volume basso, nonostante la sua buona volontà, la ragazza non potè fare a meno di alzare lo sguardo.
Sono passate due settimane dallo strabiliante flop del quinto album di Taylor Swift, definita appena lo scorso anno come 'la reginetta del pop'. Il nuovo CD, rilasciato il 4 ottobre, ha venduto appena 200.000 copie in due settimane, e le vendite non fanno che calare. Incredibile per una superstar che con il suo quarto album Red aveva battuto i record di vendite in tutto il mondo. Della giovane star, che compirà 25 anni tra poco più di due mesi, non si sa nulla dalla sua ultima apparizione in tv, il giorno seguente al rilascio dell'album. Abbiamo cercato di contattare qualche amica della star, tali Selena Gomez, Ashley Avignone e altri, ma appena hanno capito che volevamo parlare della bionda cantautrice, hanno attaccato replicando che non avevano più niente a che fare con lei...
Taylor non riuscì a trattenersi oltre. Le lacrime cominciarono a scendere lungo le sue guance, e ben presto dovette appoggiare la testa alle braccia, singhiozzando. Era incredibile come il mondo dello spettacolo sembrava darti tutto quello che desideravi - celebrità, amici, ricchezza - quando in realtà era tutta una farsa. Nelle ultime due settimane, aveva cercato anche lei di chiamare le sue amiche, nel tentativo di farsi consolare, ma nessuna le aveva risposto. Dopo una ventina di chiamate andate perse, Taylor aveva capito che la stavano evitando. Perchè aveva fallito. Perchè era una fallita, e le celebrità non si mischiano con i falliti.
Questi pensieri non fecero altro che farla singhiozzare ancora di più. Era tutto falso. Il suo mondo, o meglio, quello che era stato il suo mondo per più di sette anni. Sembrava un mondo felice, un mondo pieno di successo, di opportunità, di persone pronte a restarti a fianco tutta la vita. Non era così. Adesso Taylor capiva; il successo era la chiave di tutto. Se non hai successo, non sei nessuno. E lei era diventata nessuno. Ed era rimasta sola, in preda ad un uragano mediatico che la stava sballottolando di qua e di là senza pietà alcuna.
Il cellulare squillò, suonando a ritmo di 'My Songs Know What You Did In The Dark' dei Fall Out Boy. La velocità con cui la bionda riuscì a riprendersi fu strabiliante, e in cinque secondi stava già rispondendo, con la voce calma e ferma. “Scott, ti scongiuro, dammi buone notizie” replicò fermamente.
Non sai quanto vorrei poterlo fare, Tay. Hai visto il servizio al TG?” le domandò il suo manager, con la voce tesa e preoccupata. Taylor sentì il groppo che le stringeva la gola farsi più stretto.
Sì, ho visto” rispose semplicemente, in un sospiro.
Possiamo ancora fare qualcosa. Va bene se ci vediamo domani alle 8? Possiamo programmare un tour di promozione, o un tour per le radio...”
La ragazza lo stava ascoltando distrattamente. Davanti a sé aveva varie copie di riviste, uscite nel corso di quelle due terribili settimane. “Taylor Swift è flop!” “E' finita l'era della giovane cantautrice?” “5 motivi per cui Taylor non venderà più” recitava qualche titolo.
Scott era troppo positivo. Taylor lo sapeva. Aveva fatto troppi errori negli ultimi due anni. Si era lasciata andare. O, forse, non si era lasciata abbastanza andare. Aveva diminuito così tanto il rapporto coi suoi fan, si era concentrata nel fare un sound che le avrebbe assicurato più successo, per cercare collaboratori affidabili. Aveva allontanato tutti e tutto perchè nessuno capiva che sapeva cosa stava facendo. Aveva allontanato anche sua mamma, dopo un terribile litigio dovuto a una critica che Andrea si era azzardata a fare. Sua mamma. L'unica vera amica che aveva mai avuto. E tutto per nascondere la verità: non aveva più ispirazione. Era un anno ormai che non riusciva a scrivere più niente di sensato.
Taylor? Mi stai ascoltando?!” replicò Scott, alterato, riportandola sulla terra. Non si era nemmeno accorta che aveva ricominciato a piangere.
Sì, no... Più o meno” farfugliò, asciugandosi le guance col dorso della mano.
L'uomo dall'altro capo del telefono sbuffò pesantemente. “Taylor. Io lo faccio per te. Questo era il tuo sogno. Ma non mi sembra che ti interessi più, sinceramente. E se deve essere una perdita di tempo...”
Taylor si sentì subito offesa da quelle parole. “Non sono una pedita di tempo. Non sono una fallita” sbottò, nervosa.
Non ho detto che sei una fallita, Tay...”
Però lo pensi! Non è vero?! E' quello che pensate tutti! Oh, siete tutti così gentili con i vostri sorrisi falsi e le vostre belle parole, ma non ci vuole niente a voltarmi le spalle, giusto?” gridò, aggressiva. Ultimamente si era accorta di avere spesso scatti come questo.
Io voglio aiutarti, Taylor”
Sai cosa me ne faccio del tuo aiuto!” sbottò di nuovo, per poi chiudere la conversazione e scoppiare a piangere di nuovo.
Andato. Era tutto andato. Il suo sogno. Si era appena frantumato in mille pezzi. Perchè lei aveva rovinato tutto. O forse l'industria aveva rovinato lei. Già, perchè doveva prendersi tutte le colpe? In fondo non era colpa sua se non era stata promossa abbastanza...

No, ma cosa stava dicendo. La colpa era sua. Solo sua. Era stata un'idiota. Si era montata la testa. Aveva pensato che il talento sarebbe tornato, che lei era la grande Taylor Swift e che l'avrebbe scampata anche questa volta. Si era sbagliata. Si era sopravvalutata. E ora ne pagava le conseguenze, le disastrose conseguenze.
Appoggiò la testa al piano del bancone, continuando a piangere. Se solo non fosse stata così sola. Se solo avesse avuto ancora qualcuno con cui parlare. Ma nessuno voleva parlare con lei. L'avevano abbandonata tutti. E quei pochi amici veri che si era fatta? Li aveva mollati lei. Perchè non erano alla sua altezza. Ai tempi le avevano detto che la fama le aveva dato alla testa. Solo adesso capiva quanta ragione avessero, ragione da vendere. Era diventata la persona che si era sempre ripromessa di diventare. E adesso aveva la punizione che meritava.
Sollevò la testa dal piano e sbloccò l'iPhone. Aprì la rubrica e scorse i numeri che vi erano salvati. Leggendo certi nomi le saliva la nausea. Persone, celebrità. False. Presa dalla rabbia del momento, selezionò l'opzione per cancellare i numeri e cominciò ad elimanarne in massa. Fuori dalla sua vita. Come loro non avevano esitato a buttare fuori lei dalle loro.
Poi, arrivata alla E, si bloccò. C'era un nome che pensava di aver eliminato tempo fa. Era passato più di un anno dall'ultima volta che si erano visti. L'ultima tragica volta, per precisione. Era convinta di aver cancellato ogni traccia di lui la mattina stessa, dopo il “fattaccio”, come lo chiamava lei. E invece era sempre lì.
Il suo pollice esitò accanto all'icona che avrebbe cancellato quel numero, e quella persona, dalla sua vita, per sempre. Anche il quel caso, la colpa era stata sua. Solo sua. Lui era davvero uno dei suoi migliori amici, la persona migliore che lei avesse incontrato. Beh, in effetti, in quel caso avevano sbagliato tutti e due. Taylor scacciò il ricordo dalla mente. Ripensarci faceva ancora male.
Si morse il labbro, esitando ancora un po'. Fuori? Dentro? Erano passati mesi dall'ultima volta che si erano parlati. Si erano evitati come se fossero veleno l'uno per l'altra. La presenza di quel numero nella sua rubrica non aveva il benchè minimo senso. Sì, era così, pensò.
Senza esitare oltre, cliccò sull'icona.
Cancellando Ed Sheeran dalla sua vita.

Angolo Autrice.
Buon pomeriggio miei prodi!  Ho avuto l'idea per questa fanfiction Sweeran (OTP forevah) nel bel mezzo della notte. Si sa che le migliori idee a volte vengono dormendo no? :) Così, pensando che fosse abbastanza buona, in questi giorni l'ho sviluppata e oggi posso finalmente cominciare, con questo prologo che dice tanto e poco allo stesso tempo lol
Spero di poter aggiornare con regolarità e spero che leggere la mia storia vi appassioni come mi ha appassionato elaborarla :)
alla prossima <3


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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Time it's taking its sweet time erasing you. ***




Capitolo 1;
2 years later.

Dovresti trovare qualche artista con cui collaborare. L'album è ok, non fraintendermi, però sei all'apice del tuo successo e un duetto non farebbe altro che portarti ancora più pubblico. Non sei d'accordo? Potremmo chiamare Ellie, lei è sempre disponibile...”
Ed sollevò la testa dal suo cappuccino lanciando un'occhiataccia a Stuart. L'uomo si bloccò immediatamente, distogliendo lo sguardo. “Deduco sia un no, giusto?”
Il rosso tornò a guardare la tazza, disegnando ghirigori sul tavolo in modo distratto. “Deduci bene. Non so se ricordi, non è finita tanto bene tra noi due. Sarebbe imbarazzante”.
“Beh, allora qualcun altro? Non ti viene in mente nessuno con cui vorresti collaborare?” replicò Stuart, picchiettando con le dita sul piano del tavolo, impaziente.
L'unica persona con cui vorrei cantare è sparita nel nulla due anni fa, pensò Ed. Ma non lo disse. Parlare di lei gli faceva ancora male.
“Katy Perry?”
Ed non lo degnò nemmeno di uno sguardo.
“Tentiamo con Lorde sennò” continuò l'altro. Il rosso scosse la testa. Avrebbe voluto alzarsi e andarsene. Lanciò un'occhiata fuori: era novembre ed aveva appena iniziato a nevicare. La gente si stringeva nei cappotti e camminava veloce.
“Potresti almeno degnarti di spiccicare parola sai” grugnì allora Stuart, sbuffando.
“C'è proprio bisogno di un duetto? Hai detto che è ok, l'uscita è programmata per gennaio. Fare un duetto sarebbe complicato a questo punto” replicò lui. “Per me siamo a posto. Anzi, tra dieci minuti dovrei essere in studio a registrare”.
L'altro lo guardò per un lungo minuto, poi sospirò. Si alzarono in sicronia ed uscirono. Appena Ed aprì la porta fu investito da un vento freddo che lo fece rabbrividire nel profondo; quasi quasi desiderò tornare dentro. Salutò Stuart con un cenno della testa e poi si separarono. Si diresse verso lo studio, che si trovava dall'altro capo della metropoli. Ed si era stabilito a Nashville dopo l'uscita del suo secondo album, ma ancora non si era abituato alla vita frenetica di quella città. La gente non aveva mai un minuto libero per parlare - cosa che, per uno dalla natura timida come lui, poteva anche andare bene, per certi versi. Il rosso tentò di mantenere un profilo basso, era in ritardo e non poteva fermarsi con i fan, anche se non era mai piacevole evitarli. Incassò la testa nella sciarpa di lana che gli avvolgeva il collo, infastidito dal freddo.
Era distratto. Stava pensando sempre al duetto, per quanto avrebbe voluto evitarlo. Forse Stuart non aveva tutti i torti, forse era davvero una buona idea. Ma Ed non riusciva a pensare di cantare con qualcuno. L'ultima volta che l'aveva fatto era successo un disastro. Non aveva intenzione di ripetere l'esperienza.
Pensare a quello che era successo due anni prima gli bruciava ancora. Teneva gli occhi bassi, immerso nei suoi pensieri; evidentemente non era l'unico ad essere pensieroso, perchè ben presto si trovò a sbattere contro un altro corpo. L'urto lo riportò con violenza alla realtà, e il rosso si trovò costretto ad alzare lo sguardo per scusarsi.
“Certo potresti guardare dove vai, razza di idiota” sbottò una voce femminile prima che lui potesse anche solo aprir bocca. Ed aggrottò la fronte e fissò la ragazza di fronte a lui. Non ebbe il tempo di guardarla in faccia, perchè quella, un po' traballante, si chinò per riprendere un cappello, che probabilmente le era volato via per colpa del vento. Senza quasi pensarci, il ragazzo si chinò insieme a lei, in un tentativo di essere galante. Ma all'altra la cosa non doveva andare molto bene, perchè gli strappò l'accessorio di mano e si rimise in piedi, sempre traballando.
“Potevo benissimo fare da sola, eh” sbottò, infilandosi il cappello e tirandoselo sugli occhi.
“Potresti benissimo anche essere un po' più gentile, eh” replicò Ed, instintivamente. Non era ancora riuscito a guardarla in faccia, e voleva farlo, perchè quella voce aveva qualcosa di familiare.
“Galante, non c'è che dire. Ah, è finita l'epoca dei principi azzurri, io dovrei saperlo benissimo. Addio” borbottò, spingendolo via.
Peperina la biondina, pensò Ed. Senza poterne fare a meno, la osservò mentre si allontanava nell'altra direzione. Era vestita poco per la stagione, aveva solo quel cappello e una giacca leggera. Camminava con passo incerto. Ed aggrottò la fronte, capendo; probabilmente era ubriaca. Beh, non era un suo problema, giusto?
Si rimise in cammino. Era davvero in ritardo.

“Ok, va bene, basta così per oggi” fece il rosso, posando le cuffie per la registrazione. I tecnici, fuori dallo studio, gli sorrisero soddisfatti e un sorriso scappò anche a lui. Stava andando davvero bene. Era davvero orgoglioso di come stava venendo il tutto. Però Stuart aveva ragione; mancava qualcosa. Forse avrebbe dovuto ripensarci...
Mentre si rivestiva, pronto per tornare a casa, il cellulare squillò. Il display segnalava una chiamata in entrata proprio dal suo manager. Quando si parla del diavolo...
“Dimmi” farfugliò, tenendo il cellulare incastrato tra l'orecchio e la spalla nel tentativo di infilarsi il giaccone.
“Ciao anche a te” rispose l'altro. Aveva un tono allegro. “Volevo dirti che mi è venuta un'altra idea per il duetto”.
Ed sbuffò, tentando di non inciampare tra i vari fili. Il pavimento ne era ricoperto. “Ancora con questa storia, Stuart? Ti ho detto che non funzionerebbe...”
“Fidati, questa è una grande idea! Sono sicura che anche lei sarà molto contenta...”
“Stuart, ti ho detto che...”
Non funzionerebbe, lo so. Ma l'idea geniale è questa! Con lei ha già funzionato!”
Ed smise di tentare di infilarsi il giaccone e per poco non gli cadde il cellulare. No. Oh, no.
Stuart sapeva tutta la storia. Non poteva parlare di lei.
“Dimmi che stai scherzando” ringhiò, recuperando un contegno. Riuscì a finire di vestirsi e ad uscire dallo studio.
“Perchè dovrei? Penso che anche per lei sarebbe un grande affare, visto che è tipo, sparita nel nulla?”
“Stuart. Non farò un duetto con Taylor” sbottò con rabbia. Ecco. L'aveva detto. Aveva evitato il suo nome per due lunghi anni. Aveva evitato le interiste, i tabloid. E adesso l'aveva detto, di nuovo. Sentì quasi salirgli le lacrime. Ricordava ogni singolo istante, dal momento in cui lei l'aveva contattato per Everything Has Changed, fino all'ultima fatidica sera. Riuscì ad ingoiare il groppo che gli si era stretto in gola e a proseguire. “E sai benissimo il perchè”.
Dall'altra parte non ricevette risposta, quindi continuò, parlando più a se stesso che a Stuart: “Inoltre, lei è sparita nel nulla - e dico letteralmente nel nulla - due anni fa, dopo quel flop disastroso, e nessuno è riuscito più a contattarla. Pensa che un anno e mezzo fa sua mamma chiamò me per chiedermi se sapevo dove si trovava perchè erano mesi che non si parlavano”.
Stuart sospirò, ma Ed si era distratto di nuovo. Stava riflettendo ad alta voce. “Insomma, non credo voglia farsi trovare, non ti pare? E sicuramente non credo voglia farsi trovare da me. E per quanto mi riguarda, meno la penso, meglio è” sbottò, concludendo il suo ragionamento e sentendosi abbastanza soddisfatto di se stesso. Taylor non aveva bisogno di lui, gliel'aveva fatto capire bene quella sera, e certo lui non aveva bisogno di lei.
Solo in quel momento si accorse che Stuart non aveva più spiccicato parola. Si chiese se avesse riattaccato. “Stuart? Sei ancora lì?” mormorò, dirigendosi verso casa.
“Sì, sì, ci sono. Ecco Ed, il fatto è che... Sono passati quasi tre anni e mi ero completamente dimenticato di quel b... di quella situazione in cui vi siete trovati e che vi ha portati a litigare pesantemente” sussurrò l'altro, scegliendo con cura le parole. Ed si bloccò in mezzo al marciapiede. Un sudore freddo aveva cominciato a solleticargli la nuca; aveva un brutto presentimento. “Quindi, pensando - stupidamente - che foste in buoni rapporti, ero convinto che avresti detto di sì e così... Beh, sono riuscito ad ottenere il suo numero, e l'ho chiamata e...”.
“Tu hai fatto cosa?” sbottò il rosso, per poi tapparsi la bocca, accorgendosi di aver appena gridato e attirato l'attenzione di una decina di persone accanto a lui. Il sudore freddo si trasformò ben presto in sgomento, accompagnato da una sensazione d'ansia e da una rabbia incontrollabile verso il suo manager. Come aveva potuto dimenticarsi quell'avvenimento? Ed ci aveva sofferto per mesi, per non dire anni. Il ricordo lo feriva ancora, nel profondo del suo cuore, e c'era una parte di lui che non si perdonava per essere stato così sciocco e maldestro con una delle persone migliori che avesse mai incontrato. Beh, certo anche lei aveva le sue colpe... Le sue grandi colpe. Non ci era andata leggera... Ma qui la questione era un'altra.
“Stai calmo, per favore. Hai un appuntamento con lei la prossima settimana, al vostro studio”.
“No. No, Stuart, no! Non ho nessuna intenzione di rivederla! Di parlarle! Non ho la minima intenzione nemmeno di pensarla, quella!” sibilò, riprendendo a camminare a passo svelto, per sfogare la rabbia ed evitarsi di gridare nella cornetta del telefono.
“Ed, ascolta, ascoltami. Stai calmo! E' una grande occasione! Pensa, sarai ricordato come quello che riporterà alla ribalta la - non più - grandissima Taylor Swift! E' un affarone!”.
“Ho detto di no. Piuttosto chiamo Ellie”.
“Ed. Ti prego. Ascolta. Lo faccio anche per lei. Okay?” cercò di calmarlo l'altro. “Cioè, non so se ti è mai giunta voce... E dovevi sentirla, al telefono... Non deve essere granchè in forma. E quando ti ho nominato la sua voce si è fatta più calma, più allegra. Lei ha voglia di rivederti e... Niente. Vedrai tu stesso la prossima settimana”.
“No” rispose secco; doveva però ammettere che le parole di Stuart l'avevano in un certo senso inquetato. Che voleva dire che 'gli era giunta voce'? E che 'non doveva essere granchè in forma'? Ok, il suo quinto CD era stato un disastro e lei si era ritirata dalle scene, ma non vedeva dove fosse il lato negativo. Era piena di soldi! Niente più paparazzi in giro! Pace! Certo, se pensava che quella non fosse vita, si era davvero montata la testa... più di quanto lui stesso ricordasse.
“Provaci. Un incontro. Che sarà mai. Non deve per forza essere tutto rose e fiori. Sono incontri di affari, okay? Non sei obbligato a trattarla come un'amica. Anche perchè lei non lo è stata nei tuoi confronti. Capito? Rapporto. D'affari. Niente più. Ci siamo intesi?”.
Ed si sentiva confuso. Era incuriosito, preoccupato, ansioso, ferito. In un sospiro che sembrò durare un'infinità, rispose con un rassegnato “Okay” e poi attaccò, continuando a passeggiare pensieroso.
Per la prima volta in tre anni, si chiese, con una certa angoscia, come stesse e che fine avesse fatto la sua ex migliore amica.

Angolo Autrice
Buonasera ragazzi! Grazie mille per le due recensioni che mi avete lasciato, mi hanno spinta ad andare avanti con questa mia idea, un po' folle per certi versi! Ne sono stata veramente contenta! :D
Allora, spero di non aver velocizzato troppo le cose con questo 'salto' di due anni. In realtà, il prologo, essendo un prologo, va inteso come un'introduzione alla storia, un flashback. Sul finale forse sono stata un po' frettolosa, spero di no ç_ç in compenso mi piace il risultato finale, fa capire abbastanza bene come se l'è passata Ed in questi due anni ^^
Beh, che vi posso dire? Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a seguirmi! Alla prossima <3

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