Fix you. di thirteenblocks_ (/viewuser.php?uid=578734)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: I never heard a silence quite this loud. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Time it's taking its sweet time erasing you. ***
Capitolo 1 *** Prologo: I never heard a silence quite this loud. ***
Prologo;
Silenzio.
Taylor avrebbe
voluto tapparsi le
orecchie e buttarsi a terra singhiozzando. Quel silenzio era
assordante; aveva passato anni di fronte a folle urlanti, eppure
avrebbe preferito centinaia e centinaia di ragazzini che le urlavano
direttamente in faccia a quel vuoto, a quel nulla. Era seduta al
bancone di casa sua, su uno sgabello, con addosso solo un paio di
jeans sbiaditi e un maglione extralarge. I capelli, tagliati corti
all'altezza delle spalle, erano stati legati in fretta, senza troppa
cura. Ciò che la preoccupava era altro.
Appoggiò
i gomiti sul bancone, temendo
che da un monento all'altro sarebbe crollata. Guardava fisso il suo
iPhone; aspettava una telefonata. Una telefonata che sarebbe dovuta
arrivare ore fa. E per ore non aveva fatto altro che stare seduta di
fronte a quell'aggeggio infernale, sbocconcellando biscotti e
lasciandosi prendere dallo sgomento.
La tv sul
piano della cucina era accesa
a volume basso; andava in onda il TG delle otto e mezza. Taylor
tentava di non ascoltare, di non guardare, di non sentirsi confermare
quello che lei sapeva già da due settimane. La voce della
giornalista, però, era acuta e squillante, e nonostante il
volume
basso, nonostante la sua buona volontà, la ragazza non
potè fare a
meno di alzare lo sguardo.
“Sono passate due
settimane dallo
strabiliante flop del quinto album di Taylor Swift, definita appena
lo scorso anno come 'la reginetta del pop'. Il nuovo CD, rilasciato
il 4 ottobre, ha venduto appena 200.000 copie in due settimane, e le
vendite non fanno che calare. Incredibile per una superstar che con
il suo quarto album Red aveva battuto i record di vendite in tutto il
mondo. Della giovane star, che compirà 25 anni tra poco
più di due
mesi, non si sa nulla dalla sua ultima apparizione in tv, il giorno
seguente al rilascio dell'album. Abbiamo cercato di contattare
qualche amica della star, tali Selena Gomez, Ashley Avignone e altri,
ma appena hanno capito che volevamo parlare della bionda cantautrice,
hanno attaccato replicando che non avevano più niente a che
fare con
lei...”
Taylor
non riuscì a trattenersi oltre. Le lacrime cominciarono a
scendere
lungo le sue guance, e ben presto dovette appoggiare la testa alle
braccia, singhiozzando. Era incredibile come il mondo dello
spettacolo sembrava darti tutto quello che desideravi -
celebrità,
amici, ricchezza - quando in realtà era tutta una farsa.
Nelle
ultime due settimane, aveva cercato anche lei di chiamare le sue
amiche, nel tentativo di farsi consolare, ma nessuna le aveva
risposto. Dopo una ventina di chiamate andate perse, Taylor aveva
capito che la stavano evitando. Perchè aveva fallito.
Perchè era
una fallita, e le celebrità non si mischiano con i falliti.
Questi
pensieri non fecero altro che farla singhiozzare ancora di
più. Era
tutto falso. Il suo mondo, o meglio, quello che era stato il suo
mondo per più di sette anni. Sembrava un mondo felice, un
mondo
pieno di successo, di opportunità, di persone pronte a
restarti a
fianco tutta la vita. Non era così. Adesso Taylor capiva; il
successo era la chiave di tutto. Se non hai successo, non sei
nessuno. E lei era diventata nessuno. Ed era rimasta sola, in preda
ad un uragano mediatico che la stava sballottolando di qua e di
là
senza pietà alcuna.
Il
cellulare squillò, suonando a ritmo di 'My Songs Know What
You Did
In The Dark' dei Fall Out Boy. La velocità con cui la bionda
riuscì
a riprendersi fu strabiliante, e in cinque secondi stava già
rispondendo, con la voce calma e ferma. “Scott, ti scongiuro,
dammi
buone notizie” replicò fermamente.
“Non
sai quanto vorrei poterlo fare, Tay. Hai visto il servizio al
TG?”
le domandò il suo manager, con la voce tesa e preoccupata.
Taylor
sentì il groppo che le stringeva la gola farsi
più stretto.
“Sì,
ho visto” rispose semplicemente, in un sospiro.
“Possiamo
ancora fare qualcosa. Va bene se ci vediamo domani alle 8? Possiamo
programmare un tour di promozione, o un tour per le radio...”
La
ragazza lo stava ascoltando distrattamente. Davanti a sé
aveva varie
copie di riviste, uscite nel corso di quelle due terribili settimane.
“Taylor Swift è flop!” “E'
finita l'era della giovane
cantautrice?” “5 motivi per cui Taylor non
venderà più”
recitava qualche titolo.
Scott
era troppo positivo. Taylor lo sapeva. Aveva fatto troppi errori
negli ultimi due anni. Si era lasciata andare. O, forse, non si era
lasciata abbastanza
andare.
Aveva diminuito così tanto il rapporto coi suoi fan, si era
concentrata nel fare un sound che le avrebbe assicurato più
successo, per cercare collaboratori affidabili. Aveva allontanato
tutti e tutto perchè nessuno capiva che sapeva cosa stava
facendo.
Aveva allontanato anche sua mamma, dopo un terribile litigio dovuto a
una critica che Andrea si era azzardata a fare. Sua mamma. L'unica
vera amica che aveva mai avuto. E tutto per nascondere la
verità:
non aveva più ispirazione. Era un anno ormai che non
riusciva a
scrivere più niente di sensato.
“Taylor?
Mi stai ascoltando?!” replicò Scott, alterato,
riportandola sulla
terra. Non si era nemmeno accorta che aveva ricominciato a piangere.
“Sì,
no... Più o meno” farfugliò,
asciugandosi le guance col dorso
della mano.
L'uomo
dall'altro capo del telefono sbuffò pesantemente.
“Taylor. Io lo
faccio per te. Questo era il tuo sogno. Ma non mi sembra che ti
interessi più, sinceramente. E se deve essere una perdita di
tempo...”
Taylor
si sentì subito offesa da quelle parole. “Non sono
una pedita di
tempo. Non sono una fallita” sbottò, nervosa.
“Non
ho detto che sei una fallita, Tay...”
“Però
lo pensi! Non è vero?! E' quello che pensate tutti! Oh,
siete tutti
così gentili con i vostri sorrisi falsi e le vostre belle
parole, ma
non ci vuole niente a voltarmi le spalle, giusto?”
gridò,
aggressiva. Ultimamente si era accorta di avere spesso scatti come
questo.
“Io
voglio aiutarti, Taylor”
“Sai
cosa me ne faccio del tuo aiuto!” sbottò di nuovo,
per poi
chiudere la conversazione e scoppiare a piangere di nuovo.
Andato.
Era tutto andato. Il suo sogno. Si era appena frantumato in mille
pezzi. Perchè lei aveva rovinato tutto. O forse l'industria
aveva
rovinato lei. Già, perchè doveva prendersi tutte
le colpe? In fondo
non era colpa sua se non era stata promossa abbastanza...
No,
ma
cosa stava dicendo. La colpa era sua. Solo sua. Era stata un'idiota.
Si era montata la testa. Aveva pensato che il talento sarebbe
tornato, che lei era la grande Taylor Swift e che l'avrebbe scampata
anche questa volta. Si era sbagliata. Si era sopravvalutata. E ora ne
pagava le conseguenze, le disastrose conseguenze.
Appoggiò
la testa al piano del bancone, continuando a piangere. Se solo non
fosse stata così sola. Se solo avesse avuto ancora qualcuno
con cui
parlare. Ma nessuno voleva parlare con lei. L'avevano abbandonata
tutti. E quei pochi amici veri che si era fatta? Li aveva mollati
lei. Perchè non erano alla sua altezza. Ai tempi le avevano
detto
che la fama le aveva dato alla testa. Solo adesso capiva quanta
ragione avessero, ragione da vendere. Era diventata la persona che si
era sempre ripromessa di diventare. E adesso aveva la punizione che
meritava.
Sollevò
la testa dal piano e sbloccò l'iPhone. Aprì la
rubrica e scorse i
numeri che vi erano salvati. Leggendo certi nomi le saliva la nausea.
Persone, celebrità. False. Presa dalla rabbia del momento,
selezionò
l'opzione per cancellare i numeri e cominciò ad elimanarne
in massa.
Fuori dalla sua vita. Come loro non avevano esitato a buttare fuori
lei dalle loro.
Poi,
arrivata alla E, si bloccò. C'era un nome che pensava di
aver
eliminato tempo fa. Era passato più di un anno dall'ultima
volta che
si erano visti. L'ultima tragica volta, per precisione. Era convinta
di aver cancellato ogni traccia di lui la mattina stessa, dopo il
“fattaccio”, come lo chiamava lei. E invece era
sempre lì.
Il
suo
pollice esitò accanto all'icona che avrebbe cancellato quel
numero,
e quella persona, dalla sua vita, per sempre. Anche il quel caso, la
colpa era stata sua. Solo sua. Lui era davvero uno dei suoi migliori
amici, la persona migliore che lei avesse incontrato. Beh, in
effetti, in quel caso avevano sbagliato tutti e due. Taylor
scacciò
il ricordo dalla mente. Ripensarci faceva ancora male.
Si
morse il labbro, esitando ancora un po'. Fuori? Dentro? Erano passati
mesi dall'ultima volta che si erano parlati. Si erano evitati come se
fossero veleno l'uno per l'altra. La presenza di quel numero nella
sua rubrica non aveva il benchè minimo senso. Sì,
era così, pensò.
Senza
esitare oltre, cliccò sull'icona.
Cancellando
Ed Sheeran dalla sua vita.
Angolo Autrice.
Buon pomeriggio miei prodi! Ho avuto l'idea per questa
fanfiction Sweeran (OTP forevah) nel bel mezzo della notte. Si sa che
le migliori idee a volte vengono dormendo no? :) Così,
pensando che fosse abbastanza buona, in questi giorni l'ho sviluppata e
oggi posso finalmente cominciare, con questo prologo che dice tanto e
poco allo stesso tempo lol
Spero di poter aggiornare con regolarità e spero che leggere
la mia storia vi appassioni come mi ha appassionato elaborarla :)
alla prossima <3
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Capitolo 2 *** Capitolo 1: Time it's taking its sweet time erasing you. ***
Capitolo 1;
2
years later.
“Dovresti
trovare qualche artista con cui collaborare. L'album è ok,
non
fraintendermi, però sei all'apice del tuo successo e un
duetto non
farebbe altro che portarti ancora più pubblico. Non sei
d'accordo?
Potremmo chiamare Ellie, lei è sempre
disponibile...”
Ed
sollevò la testa dal suo cappuccino lanciando
un'occhiataccia a
Stuart. L'uomo si bloccò immediatamente, distogliendo lo
sguardo.
“Deduco sia un no, giusto?”
Il rosso
tornò a guardare la tazza, disegnando ghirigori sul tavolo
in modo distratto. “Deduci bene. Non so se ricordi, non
è finita
tanto bene tra noi due. Sarebbe imbarazzante”.
“Beh,
allora qualcun altro? Non ti viene in mente nessuno con cui
vorresti collaborare?” replicò Stuart,
picchiettando con le dita
sul piano del tavolo, impaziente.
L'unica
persona con cui vorrei cantare è sparita nel nulla due anni
fa,
pensò Ed. Ma non lo disse. Parlare di lei gli faceva ancora
male.
“Katy
Perry?”
Ed non lo
degnò nemmeno di uno sguardo.
“Tentiamo
con Lorde sennò” continuò l'altro. Il
rosso scosse la
testa. Avrebbe voluto alzarsi e andarsene. Lanciò
un'occhiata fuori:
era novembre ed aveva appena iniziato a nevicare. La gente si
stringeva nei cappotti e camminava veloce.
“Potresti
almeno degnarti di spiccicare parola sai” grugnì
allora Stuart, sbuffando.
“C'è
proprio bisogno di un duetto? Hai detto che è ok, l'uscita
è
programmata per gennaio. Fare un duetto sarebbe complicato a questo
punto” replicò lui. “Per me siamo a
posto. Anzi, tra dieci
minuti dovrei essere in studio a registrare”.
L'altro lo
guardò per un lungo minuto, poi sospirò. Si
alzarono in
sicronia ed uscirono. Appena Ed aprì la porta fu investito
da un
vento freddo che lo fece rabbrividire nel profondo; quasi quasi
desiderò tornare dentro. Salutò Stuart con un
cenno della testa e
poi si separarono. Si diresse verso lo studio, che si trovava
dall'altro capo della metropoli. Ed si era stabilito a Nashville dopo
l'uscita del suo secondo album, ma ancora non si era abituato alla
vita frenetica di quella città. La gente non aveva mai un
minuto
libero per parlare - cosa che, per uno dalla natura timida come lui,
poteva anche andare bene, per certi versi. Il rosso tentò di
mantenere un profilo basso, era in ritardo e non poteva fermarsi con
i fan, anche se non era mai piacevole evitarli. Incassò la
testa
nella sciarpa di lana che gli avvolgeva il collo, infastidito dal
freddo.
Era distratto.
Stava pensando sempre al duetto, per quanto avrebbe
voluto evitarlo. Forse Stuart non aveva tutti i torti, forse era
davvero una buona idea. Ma Ed non riusciva a pensare di cantare con
qualcuno. L'ultima volta che l'aveva fatto era successo un disastro.
Non aveva intenzione di ripetere l'esperienza.
Pensare a
quello che era successo due anni prima gli bruciava ancora.
Teneva gli occhi bassi, immerso nei suoi pensieri; evidentemente non
era l'unico ad essere pensieroso, perchè ben presto si
trovò a
sbattere contro un altro corpo. L'urto lo riportò con
violenza alla
realtà, e il rosso si trovò costretto ad alzare
lo sguardo per
scusarsi.
“Certo
potresti guardare dove vai, razza di idiota”
sbottò una
voce femminile prima che lui potesse anche solo aprir bocca. Ed
aggrottò la fronte e fissò la ragazza di fronte a
lui. Non ebbe il
tempo di guardarla in faccia, perchè quella, un po'
traballante, si
chinò per riprendere un cappello, che probabilmente le era
volato
via per colpa del vento. Senza quasi pensarci, il ragazzo si
chinò
insieme a lei, in un tentativo di essere galante. Ma all'altra la
cosa non doveva andare molto bene, perchè gli
strappò l'accessorio
di mano e si rimise in piedi, sempre traballando.
“Potevo
benissimo fare da sola, eh” sbottò, infilandosi il
cappello e tirandoselo sugli occhi.
“Potresti
benissimo anche essere un po' più gentile, eh”
replicò
Ed, instintivamente. Non era ancora riuscito a guardarla in faccia, e
voleva farlo, perchè quella voce aveva qualcosa di familiare.
“Galante,
non c'è che dire. Ah, è finita l'epoca dei
principi
azzurri, io dovrei saperlo benissimo. Addio”
borbottò, spingendolo
via.
Peperina
la biondina,
pensò Ed. Senza
poterne fare a meno, la osservò mentre si allontanava
nell'altra
direzione. Era vestita poco per la stagione, aveva solo quel cappello
e una giacca leggera. Camminava con passo incerto. Ed
aggrottò la
fronte, capendo; probabilmente era ubriaca. Beh, non era un suo
problema, giusto?
Si rimise in
cammino. Era davvero in ritardo.
“Ok,
va bene, basta così per oggi” fece il rosso,
posando le
cuffie per la registrazione. I tecnici, fuori dallo studio, gli
sorrisero soddisfatti e un sorriso scappò anche a lui. Stava
andando
davvero bene. Era davvero orgoglioso di come stava venendo il tutto.
Però Stuart aveva ragione; mancava qualcosa. Forse avrebbe
dovuto
ripensarci...
Mentre si
rivestiva, pronto per tornare a casa, il cellulare squillò.
Il display segnalava una chiamata in entrata proprio dal suo manager.
Quando si parla del diavolo...
“Dimmi”
farfugliò, tenendo il cellulare incastrato tra
l'orecchio e la spalla nel tentativo di infilarsi il giaccone.
“Ciao
anche a te” rispose l'altro. Aveva un tono allegro.
“Volevo
dirti che mi è venuta un'altra idea per il duetto”.
Ed
sbuffò, tentando di non inciampare tra i vari fili. Il
pavimento
ne era ricoperto. “Ancora con questa storia, Stuart? Ti ho
detto
che non funzionerebbe...”
“Fidati,
questa è una grande idea! Sono sicura che anche lei
sarà
molto contenta...”
“Stuart,
ti ho detto che...”
“Non
funzionerebbe,
lo so. Ma l'idea
geniale è questa! Con lei ha già
funzionato!”
Ed smise di
tentare di infilarsi il giaccone e per poco non gli cadde
il cellulare. No. Oh, no.
Stuart
sapeva tutta la storia. Non poteva parlare di lei.
“Dimmi
che stai scherzando” ringhiò, recuperando un
contegno.
Riuscì a finire di vestirsi e ad uscire dallo studio.
“Perchè
dovrei? Penso che anche per lei sarebbe un grande affare,
visto che è tipo, sparita nel nulla?”
“Stuart.
Non farò un duetto con Taylor” sbottò
con rabbia.
Ecco. L'aveva detto. Aveva evitato il suo nome per due lunghi anni.
Aveva evitato le interiste, i tabloid. E adesso l'aveva detto, di
nuovo. Sentì quasi salirgli le lacrime. Ricordava ogni
singolo
istante, dal momento in cui lei l'aveva contattato per Everything Has
Changed, fino all'ultima fatidica sera. Riuscì ad ingoiare
il groppo
che gli si era stretto in gola e a proseguire. “E sai
benissimo il
perchè”.
Dall'altra
parte non ricevette risposta, quindi continuò, parlando
più a se stesso che a Stuart: “Inoltre, lei
è sparita nel nulla -
e dico letteralmente nel nulla - due anni fa, dopo
quel flop
disastroso, e nessuno è riuscito più a
contattarla. Pensa che un
anno e mezzo fa sua mamma chiamò me per chiedermi se sapevo
dove si
trovava perchè erano mesi che non si parlavano”.
Stuart
sospirò, ma Ed si era distratto di nuovo. Stava riflettendo
ad alta voce. “Insomma, non credo voglia farsi trovare, non
ti
pare? E sicuramente non credo voglia farsi trovare da me. E
per quanto mi riguarda, meno la penso, meglio è”
sbottò,
concludendo il suo ragionamento e sentendosi abbastanza soddisfatto
di se stesso. Taylor non aveva bisogno di lui, gliel'aveva fatto
capire bene quella sera, e certo lui non aveva bisogno di lei.
Solo in quel
momento si accorse che Stuart non aveva più spiccicato
parola. Si chiese se avesse riattaccato. “Stuart? Sei ancora
lì?”
mormorò, dirigendosi verso casa.
“Sì,
sì, ci sono. Ecco Ed, il fatto è che... Sono
passati quasi
tre anni e mi ero completamente dimenticato di quel b... di quella
situazione in cui vi siete trovati e che vi ha portati a litigare
pesantemente” sussurrò l'altro, scegliendo con
cura le parole. Ed
si bloccò in mezzo al marciapiede. Un sudore freddo aveva
cominciato
a solleticargli la nuca; aveva un brutto presentimento.
“Quindi,
pensando - stupidamente - che foste in buoni rapporti, ero convinto
che avresti detto di sì e così... Beh, sono
riuscito ad ottenere il
suo numero, e l'ho chiamata e...”.
“Tu
hai fatto cosa?”
sbottò il rosso, per poi tapparsi la
bocca, accorgendosi di aver appena gridato e attirato l'attenzione di
una decina di persone accanto a lui. Il sudore freddo si
trasformò
ben presto in sgomento, accompagnato da una sensazione d'ansia e da
una rabbia incontrollabile verso il suo manager. Come aveva potuto
dimenticarsi quell'avvenimento? Ed ci aveva sofferto per mesi, per
non dire anni. Il ricordo lo feriva ancora, nel profondo del suo
cuore, e c'era una parte di lui che non si perdonava per essere stato
così sciocco e maldestro con una delle persone migliori che
avesse
mai incontrato. Beh, certo anche lei aveva le sue colpe... Le sue
grandi colpe. Non ci era
andata leggera... Ma qui la questione
era un'altra.
“Stai
calmo, per favore. Hai un appuntamento con lei la prossima
settimana, al vostro studio”.
“No.
No, Stuart, no! Non ho nessuna intenzione di rivederla! Di
parlarle! Non ho la minima intenzione nemmeno di pensarla,
quella!” sibilò, riprendendo a camminare a passo
svelto, per
sfogare la rabbia ed evitarsi di gridare nella cornetta del telefono.
“Ed,
ascolta, ascoltami. Stai calmo! E' una grande occasione!
Pensa, sarai ricordato come quello che riporterà alla
ribalta la -
non più - grandissima Taylor Swift! E' un
affarone!”.
“Ho
detto di no. Piuttosto chiamo Ellie”.
“Ed.
Ti prego. Ascolta. Lo faccio anche per lei. Okay?”
cercò di
calmarlo l'altro. “Cioè, non so se ti è
mai giunta voce... E
dovevi sentirla, al telefono... Non deve essere granchè in
forma. E
quando ti ho nominato la sua voce si è fatta più
calma, più
allegra. Lei ha voglia di rivederti e... Niente. Vedrai tu stesso la
prossima settimana”.
“No”
rispose secco; doveva però ammettere che le parole di
Stuart l'avevano in un certo senso inquetato. Che voleva dire che
'gli era giunta voce'? E che 'non doveva essere granchè in
forma'?
Ok, il suo quinto CD era stato un disastro e lei si era ritirata
dalle scene, ma non vedeva dove fosse il lato negativo. Era piena di
soldi! Niente più paparazzi in giro! Pace! Certo, se pensava
che
quella non fosse vita, si era davvero montata la testa...
più di
quanto lui stesso ricordasse.
“Provaci.
Un incontro. Che sarà mai. Non deve per forza essere
tutto rose e fiori. Sono incontri di affari, okay? Non sei obbligato
a trattarla come un'amica. Anche perchè lei non lo
è stata nei tuoi
confronti. Capito? Rapporto. D'affari. Niente più. Ci siamo
intesi?”.
Ed si sentiva
confuso. Era incuriosito, preoccupato, ansioso, ferito.
In un sospiro che sembrò durare un'infinità,
rispose con un
rassegnato “Okay” e poi attaccò,
continuando a passeggiare
pensieroso.
Per la prima
volta in tre anni, si chiese, con una certa angoscia,
come stesse e che fine avesse fatto la sua ex migliore amica.
Angolo Autrice
Buonasera ragazzi! Grazie mille per le due recensioni che mi avete
lasciato, mi hanno spinta ad andare avanti con questa mia idea, un po'
folle per certi versi! Ne sono stata veramente contenta! :D
Allora, spero di non aver velocizzato troppo le cose con questo 'salto'
di due anni. In realtà, il prologo, essendo un prologo, va
inteso come un'introduzione alla storia, un flashback. Sul finale forse
sono stata un po' frettolosa, spero di no ç_ç in
compenso mi piace il risultato finale, fa capire abbastanza bene come
se l'è passata Ed in questi due anni ^^
Beh, che vi posso dire? Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che
continuerete a seguirmi! Alla prossima <3
|
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