Jenna.

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Jenna
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Capitolo 1

 
Altro weekend fuori città per Kate. Ormai Jenna non ne poteva più di quella che sembrava essere diventata un’abitudine.
«Non capisco dove sia andata a finire la tua autorità, papà!» Disse sbattendo le mani sulla scrivania.
«Sei troppo piccola per capire gli impegni degli adulti, Jenna.. Si è fatto tardi, ti do’ un passaggio.» Disse Sebastian Rowling.
«Non scomodarti.» Disse Jenna facendo un gesto secco con la mano.
Uscì di casa incazzata nera, come tutte le mattine da un bel po’ di tempo. Jenna, seppure fossero solo un paio di giorni, sentiva che sua madre si stava allontanando sempre di più.
Impossibile che il suo dannato lavoro non le permettesse di respirare un attimo. C’erano sempre meeting e contratti da firmare fuori città. Sempre.
All’improvviso Jenna si sentì strattonare per le spalle quindi si fermò e si voltò.
«Mi hai spaventata! » Disse togliendosi le cuffiette.
«A cosa pensavi, imbranata?!» Domandò sorridente Blossom.
Jenna scosse la testa sperando di darla a bere all’amica di una vita.  Ovviamente Blossom sapeva quello che succedeva a Jenna e sapeva anche che non voleva parlarne.
Così, prese la mano gelida dell’amica, la quale sorreggeva l’mp3, tra la sua calda e protetta dal guanto e la trascinò lungo il viale.
«Le vacanze di Natale sono state troppo brevi!» Si lamentò Blossom guardando schifata l’imponente edificio davanti a lei.
Jenna non le rispose. Non voleva assolutamente toccare quell’argomento.. Si avviò verso il cortile lasciando indietro l’amica.
«Hey, non mi aspetti nemmeno?!. Vedi che sei su un altro pianeta!» Urlò Blossom correndole dietro.
Arrivate in classe, le due ragazze si sedettero ai loro posti che non erano tanto lontani e, con un po’ di ironia, affrontarono quel primo giorno di ripresa scolastica!
La pausa pranzo era l’unica salvezza. Infatti ad essa mancavano pochi minuti e Blossom era in fermento.
Anche il terminare delle lezioni era un momento di gloria per Blossom. Jenna, al contrario, non si curava tanto di uscire dal caro e vecchio liceo. Stranamente, quello era un luogo di conforto e svago per lei.
«Terra chiama Jenna!. Terra chiama Jenna!» Ripeteva in continuazione Blossom.
Una risatina secca e sforzata sgattaiolò fuori dalle sottili labbra di Jenna che guardò l’amica con una vena di pietà negli occhi.
«Tu hai bisogno di uno bravo, Bloss!.» Disse alzandosi dalla sedia prendendo lo zainetto appeso ad essa.
Neanche il suo piatto preferivo le andava, quel giorno. Scaraventava la pasta da un lato all’altro del piatto con la forchetta di plastica fissando il vuoto.
«Non ti secca se torno a casa da sola, vero?.» Domandò di botto.
Blossom, intenta a strafogarsi la sua pizza, alzò lo sguardo verso l’amica per poi annuire comprensiva.
«Sapevo avresti capito!.» Disse Jenna accennando un sorriso.
La neve attecchiva al suolo e Jenna camminava estraniata dal mondo intero quel pomeriggio. Si sentiva proprio come quella fredda neve.. Non c’era nulla che la differenziava da essa o, almeno, lei non trovava differenze.

Sono Jenna Rowling, fragile come una roccia.

Fece le spallucce prima di varcare il cancello ed entrare nel giardino della sua casa.
Ogni passo l’avvicinava alla porta d’ingresso. Quanto avrebbe voluto il contrario!
Ogni passo consumava gocce d’energia irrecuperabili.
Ogni passo la faceva sudare.
L’avvicinamento a quella porta, il viso giovane e allegro di sua madre.. Il sudore le si gelò sulla fronte per metà coperta da un berretto di lana blu.
«Ciao, Jenna. Com’è andata oggi?.» Disse Kate avvicinandosi alla figlia per abbracciarla.
Suonò così naturale quella frase. Sembrava che Kate non fosse mai partita sul serio. Sembrava. In realtà Kate era partita ed era anche tornata. Era lunedì e del weekend fuori città rimaneva solo un ricordo da cestinare.
Jenna si irrigidì al contatto con sua madre. Per lei era come abbracciare un’estranea. Succedeva sempre così.
«Vado a studiare.» Sibilò Jenna staccandosi da quell’approccio a suo parere inutile.
Si recò in camera sua e si gettò a capofitto negli esercizi di matematica che tanto odiava.
«Jenna, è pronta la cena!.» Disse facendo il suo ingresso nella camera, Julie.
«Non ti hanno mai insegnato a bussare, nana?!.» Disse con un pizzico di nervosismo misto all’indifferenza.
Julie era l’ultima della famiglia Rowling. Aveva dieci anni in meno di Jenna ma, alle volte, sembrava esser lei la più grande..
A tavola Kate non faceva altro che interessarsi della vita dei suoi figli. Sebastian, da buon marito, la assecondava con dei sorrisi.

Che buffonata!

Jenna non fiatò per tutta la durata della cena, solo qualche monosillabo in risposta alle domande di Kate ma non poteva limitarsi a questo, non quella sera.
«Sono stanca di queste chiacchiere! Me ne vado a letto.» Disse posando violentemente la forchetta nel piatto e congedandosi senza alcun permesso.
Kate e Sebastian oltre a rimanere allibiti non fecero altro.
«Le adolescenti sono incomprensibili al giorno d'oggi!» Disse Kate abbozzando un sorriso.
Mentre in realtà non era colpa dell'adolescenza della loro figlia..






Jenna Rowling.




Blossom Moore.




 
Nota Autrice.
Buonasera. Come prima cosa vi ringrazio infinitamente per aver letto questo primo capitolo.
Spero mi lasciate i vostri pareri e continuerete a seguire le vicende di 'JENNA'.
In questo primo capitolo ho introdotto alcuni personaggi tra cui i genitori della protagonista,
sua sorella minore e la sua migliore amica, in più ho lasciato intendere che c'è qualcosa da
risanare e scoprire. Al prossimo aggiornamento, non tanto lontano. Baci, foreverwithyou

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Jenna
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Capitolo 2


 
La giornata iniziò con uno sbuffo. Jenna era schiacciata dal sol pensiero che una volta scese le scale, si sarebbe ritrovata di nuovo faccia a faccia con sua madre Kate.
Rimase un altro po’ sotto quelle coperte che la tenevano calda e al sicuro poi si alzò e svegliò Julie dal suo “letargo”.
Ancora assonnate e in pigiama andarono in cucina dove Sebastian Rowling era alle prese con il quotidiano e Kate con le sue frittelle di mela.
«Da quando in qua cucini?!.» Domandò Jenna guardando schifata le frittelle che le venivano servite direttamente da sua madre.
«Da quando ho deciso di essere più presente nelle vostre vite.» Rispose prendendo posto di fronte alla figlia.
«Non sei credibile. Dove sta’ la fregatura?.» Domandò.
«Jenna, ma cos’è questo linguaggio?!. Chiedi subito scusa a tua madre.» La ammonì severo Sebastian.
Un sbuffo silenzioso è tutto quello che uscì dalla bocca di Jenna prima di alzarsi e andarsi a cambiare per la scuola.
Senza nemmeno avvertire che andava via, si avvicinò alla porta d’ingresso ma venne subito fermata da sua madre.
«Non essere arrabbiata con tuo padre, ti sgrida perché vuole tenere unita la famiglia.» Disse Kate sorridendole.
«Io non sono arrabbiata con lui, so che è buono e lo fa’ per me.. Ahh, non hai capito un bel niente!.» Disse con un sorriso nervoso per poi uscire di casa.
Camminò per una quindicina di minuti prima di ritrovarsi davanti all’imponente liceo “salva vite”. Jenna entrò e respirò la tranquillità. Quello che c’era là fuori la stava uccidendo.
Si sedette al suo banco e iniziò a prendere appunti, sottolineare le righe più importanti del libro.. Quello che fa una brava studentessa, insomma.
Cambiò classe tre volte prima di ritrovarsi nella mensa con Blossom a mangiare la sua adorata pasta.
«Stai meglio oggi!.» Disse Blossom.
«Ho affrontato la fase peggiore: il ritrovo. Tutto ora sta nel sopportare la sua presenza.» Disse Jenna con sdegno.
Blossom annuì, orgogliosa dell’essere combattivo della sua amica.
Sapeva che la “presenza” le avrebbe fatto più bene dell’ “abbandono” e del “ritrovo” ma non poteva dirglielo anche se Jenna lo sapeva già.
Le lezioni proseguirono fino alle 16:00, orario in cui tutti gli studenti lasciavano l’istituto e si recavano a casa. Jenna, quel dì, decise di fermarsi un po’ a casa di Blossom e di pensare ad alto.
Dopo cena ritornò a casa.
«Jenna!.» Esclamò Kate sollevata.
«Abbiamo provato a chiamarti ma il tuo telefono è sempre spento. Dov’eri?!» Disse spazientito Sebastian.
«Scusa papà, ero da Blossom e ho dimenticato di avvertire.» Disse giustificandosi in modo vago.
«Il tuo comportamento è degno di un’irresponsabile!» Disse Sebastian.
«Suvvia, Sebastian!. Sono certa che Jenna ha capito la lezione e che non lo farà più.» Disse Kate intromettendosi.
Jenna posò lo sguardo sulla figura di sua madre, uno sguardo truce che riservava solo per lei.
«La smetti di fare la caritatevole?!. Non puoi riparare i tuoi errori comportandoti in questo modo. Non è così che funziona! » Urlò nei nervi per poi fiondarsi in camera sua e rimanendoci finchè non sorse di nuovo il sole.
Jenna si sentiva a corto di munizioni per combattere. Le energie la stavano abbandonando. Non sapeva cosa fare per riprendersi.
Jenna non sapeva cosa fosse meglio per lei, solo Kate lo sapeva ma Jenna non lo poteva accettare, non voleva farlo e basta!. Si sentiva dipendere da sua madre.
La campana di vetro, la prigione dorata in cui era schiava la sua mente si stava fortificando. Kate era tornata.
Tornata per rovinarle la vita o per salvargliela?
Gli sguardi attenti e buoni, le premure e le carezze.

Tutte stronzate!

Il coniglio bianco di peluche venne scaraventato sul parquet da Jenna in segno di sfogo. Si girò su un fianco e affondò il viso nel suo cuscino e iniziò ad imprecare e urlare come non mai.
Si addormentò così: il viso arrossato dal dolore e il corpo piegato dalle ferite.
Il giorno dopo non fu tanto diverso da quello precedente. Stessa situazione, stesse torture e il livello di sopportazione di Jenna andava, man mano, assottigliandosi. Fingere era troppo. Quella bionda dalle rigorose curve e dal facile sorriso era già in cucina.
Jenna fece una carezza fugace sulla testa castana di Julie mentre si incamminava verso il bancone dove si sarebbe versata un po’ di spremuta in un bicchiere.
«Jenna, mamma ha fatto le ciambelle!»
Quella vocina così stridula e squillante di Julie arrivò come un eco alle orecchie di Jenna che se ne fregò altamente..
Dopo un paio di sorsi deglutiti controvoglia afferrò lo zaino appeso alla sedia e uscì sotto lo sguardo confuso di Kate.
Infilò le cuffiette che l’avrebbero trasportata nel suo mondo una volta premuto il tasto play.. Così fu!
Aprì il grande cancello che la divideva dalla libertà e iniziò ad assaporare la polvere e lo smog della strada.
 





Jenna Rowling.


Blossom Moore.



 
Nota Autrice.
Salvee!. Grazie per aver letto il secondo capitolo di 'JENNA'.
Questo capitolo non fa altro che scandire il difficile rapporto madre-figlia, il quale è la colonna portante della storia.
La situazione vi sarà un po' più chiara nel prossimo capitolo. Baci ♥

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Jenna
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Capitolo 3


 
Al terminare delle lezioni, Jenna trovò Keegan nel cortile della scuola.
Keegan Morrison era il fidato autista dei signori Rowling, i nonni paterni di Jenna. Emigrato in Inghilterra molti anni addietro, Keegan era un uomo di colore di tutta simpatia e rispetto.
Non era domenica e nemmeno un’occasione speciale.. Perché mai Keegan era andato da Jenna?. Lo stesso quesito se lo ripeteva Jenna stessa nella sua offuscata mente mentre avanzava verso la jeep scura.
«I miei nonni ti hanno licenziato??. Che ci fai qui?» Domandò ironicamente fermandosi davanti al mezzo.
«Signorina Jenna, sua nonna la vuole vedere. Salga in macchina che la porto alla villa.» Disse con il suo solito accento strano mentre apriva la portiera alla ragazza.
Jenna non ci pensò due volte che salì in macchina e si fece scortare a destinazione.

Tutto per ritornare a casa un po’ più tardi e non vedere la sua faccia!

Jenna arrivò alla tanta amata villa dei nonni, la quale possedeva  una particolare atmosfera.
Le narici di Jenna si spalancarono appena varcò la soglia della porta d’ingresso: un dolce profumo di focaccia l’avvolgeva alleggerendo il peso di una mattinata di studio.
Ovviamente la nonna non poteva mai negarle un paio di fette. Jenna assaporando la focaccia si rese conto di quanto le mancava quella casa e quelle occasioni che riunivano tutta la famiglia giovando alla salute di ogni componente, soprattutto alla sua fragile e sola.
«Tutto bene a casa?.»
La domanda della nonna fu come un colpo al cuore per Jenna. Quel pezzo di focaccia che masticava da un po’ le si bloccò in gola provocando a Jenna un colpo di tosse inevitabile. Dopo un paio di sorsi d’acqua riprese a respirare normalmente. Posando il bicchiere sul tavolino incrociò gli occhi di sua nonna, compassionevoli e curiosi di sapere.
Jenna scosse la testa in segno di risposta.
Quella risposta era evidentemente un “niente”.. quei “niente” che mascherano la realtà che non si vuole raccontare.
Jenna sfortunatamente non resse più quelle menzogne e dopo che una lacrima le percosse la guancia iniziò a sfogarsi.
Quelle parole così pesanti e tristi arrivavano dritte al cuore. Parole amare. Parole di solitudine. Parole di chi è pronto a fare qualsiasi cosa pur di aggiustare la situazione. Parole di una figlia disperata che vorrebbe di nuovo sua madre. Parole di chi non vuole più mentire. Parole..
Kate non era presente. Non era più la Kate che Jenna ricordava. Era cambiata e si notava troppo. Il suo comportamento, la sua premura.. Voleva per forza colmare il vuoto della sua assenza ma purtroppo non ci riusciva per niente. Agli occhi di Jenna, Kate era una povera disperata che tenta di ricucire un rapporto.
Kate doveva saperle queste cose. Le parole della nonna non erano state poi così irrazionali!.
Keegan accompagnò la ragazza a casa sua prima di cena. Per tutto il tragitto in macchina, in Jenna, crebbero numerosi dubbi: doveva parlare assolutamente con sua madre altrimenti non avrebbe più trovato la serenità e la sua vita sarebbe andata avanti sempre così..
Entrò di soppiatto incontrando in corridoio la piccola Julie che le lanciò uno sguardo inquisitorio. Le numerose domande della bambina non tardarono ad arrivare. Per Julie, Jenna era un’irresponsabile che, una volta uscita da scuola, faceva il suo comodo ritornando a casa a sera inoltrata.
«Rilassati, sono stata solo alla villa.» Disse assumendo un’espressione trionfale.
«Perché non mi hai avvertita?. Anch’io avrei voluto venirci. È una vita che non vedo i miei adorati nonnini!» Replicò Julie sbraitando.
La sua vocina squillante e fastidiosa arrivò alle orecchie di Kate che uscì dal salone e si introdusse nella discussione facendo domande.
Jenna si irrigidì mentre tutte quelle parole si infrangevano nelle sue orecchie come neve sull’asfalto, senza valore. Non aveva alcun interesse a rispondere a quelle stupide domande ma il fatto che gliele ponesse sua madre la metteva in soggezione.
Poteva udire ancora i suoi stessi singhiozzi mentre raccontava della sua debolezza a sua nonna. Strinse le mani in un pugno per la rabbia.
«Santo cielo!. Parliamo una buona volta!» Urlò riferendosi a Kate.
Jenna e Kate si recarono nella stanza della ragazza, una volta piazzata Julie davanti alla tv.
Gli occhi freddi e incupiti di Jenna lasciavano intendere a Kate che qualcosa non andasse e questo le mise un po’ d’ansia.
«Allora, cosa vuoi dirmi?» Domandò cercando di riacquistare la sua integrità.
«Non ci riesco..» Disse coprendosi gli occhi e iniziando a singhiozzare.
«A fare cosa, tesoro?» Domandò sempre più confusa, Kate.
«Ad odiarti!. Sei mia madre.. E anche se il tuo lavoro ti porta lontano da noi quasi tutti i week-end e questa cosa mi da’ fastidio, mi ci dovrò abituare.» Disse asciugandosi le imperterrite lacrime.
Kate la strinse forte a se cercando di calmarla mentre le accarezzava i capelli color caramello.
«So che il lavoro nell’azienda del nonno ti piace e che ti da’ soddisfazione ma è proprio da quando hai iniziato a lavorare lì che sei “cambiata”..» Disse alzando il capo per guardarla negli occhi.
Ormai i singhiozzi erano stanati, però alcune lacrime scendevano ancora silenziose.
«..È come se non ti sentissi più.» Disse, concludendo.
Kate era spiazzata. Non riusciva a credere che una ragazza così piccola come Jenna potesse sopportare tanto dolore.
Kate si riteneva una mamma presente e affidabile. Questo ovviamente lo pensava lei.


 









 
Nota Autrice.
Buonasera, lettrici adorate!. Grazie per aver letto il terzo capitolo di 'JENNA'.
Le paure della nostra protagonista non sono più un segreto. L'ansia di perdere definitivamente la sua 'ancora di salvezza', cioè sua madre Kate, cresce.
Per ora sembra essersi risolto tutto, sembra. Riuscirà Jenna a tenersi stretto il suo tesoro e, soprattutto, i guai sono finiti?.
Lo scoprirete solo continuando a seguire 'JENNA'.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Jenna
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Capitolo 4
 
Due mesi prima.
La famiglia è un rifugio, un rifugio da dove si vuol scappare o rimanerci per sempre. La famiglia è un intreccio: amore, dolore, bugie.. Tutto è un ciclo che si alterna e non finisce. La famiglia è eterna. C’è a chi tutto questo fa bene, a chi fa male o a chi è totalmente indifferente.
La neve rendeva bella Londra quella sera. Londra era una città imprevedibile, dalle mille facce.
Jenna era emozionata, Kate non poté parlare tanto al telefono poiché era alla guida, ma quello che disse a sua figlia fu letale da scatenare in lei mille pensieri.
Jenna che si torturava le mani nell’imminente arrivo di sua madre.
Kate arrivò prima del previsto. Era bella, raggiante, risplendeva di luce propria. Un vero e proprio modello per Jenna la quale desiderava ardentemente diventare come lei.
La cena fu piacevole, come tutte le cene del resto! Il piccolo nucleo dei Rowling si trovava bene. Tutti felici, tutti amati e che amano.. Perfetto.
«Sono stata in azienda, ho parlato col nonno e da lunedì non sarò più una disoccupata!» Esclamò.
In casa esplose un boato. Lungo tutto il viale si udivano solo gli schiamazzi gioiosi dei Rowling.
Kate non digeriva il fatto di essere stata licenziata. Laureata in lingue, capo-reparto di un importante azienda turistica, sbattuta fuori per cause anomale. “Un’azienda poco seria” , così la definì Kate ma non voleva pensarci più, aveva davanti a se un futuro luminoso grazie alla speranza regalatale da suo suocero. Avrebbe mantenuto la sua professione, solo in un altro ambito. Si sarebbe adattata presto, Kate è una facile comunicatrice e poi in azienda, oltre suo suocero, ci lavorava anche suo cognato, fratello di suo marito: Leonard Rowling.
La felicità è così rapida, sia ad arrivare e sia ad andarsene. Momenti così ricchi di felicità andrebbero catturati in una foto così che possano rimanere sempre vividi, invece i momenti in cui regna l’infelicità si vorrebbero bruciare, gettare nell’oblio.. dimenticare e basta.
Quando questa nuova opportunità arrivò a Kate, in casa sembrava si respirasse una nuova aria come se una nuova vita si stesse facendo spazio per essere accolta.. Una vita che avrebbe sconvolto Jenna e la sua famiglia per sempre.

About Kate.
«Buongiorno, William.» Disse entrando nell’ufficio di suo suocero.
«Buongiorno a te, Katherine!» Esclamò sorridente e benevolo il suo interlocutore.
«Sono un po’ agitata!» Ammette’ con un sorriso.
«Non ne hai motivo. Siamo in famiglia!» Disse facendole segno di accomodarsi.
Forse era proprio quello il motivo del nervosismo di Kate: essere in famiglia. Si guardava intorno, le caldi pareti color beige rendevano ancora più confortevole l’ufficio di William Rowling, suo suocero. Purtroppo Kate non riusciva a scrollarsi di dosso il tremore. Si sentiva troppo sotto pressione.
Un bel respiro profondo ed eccola alle prese con documenti da tradurre e pratiche da evadere, dietro la sua possente scrivania in legno, nel suo stretto ma vivibile ufficio di lavoro.
«Disturbo?» Domandò Leonard Rowling sulla soglia della porta.
«Certo che no! Entra.» Disse Kate allontanando alcuni documenti da lei.
«Già non ne puoi più?» Domandò ironico come sempre.
Un sorriso spontaneo si marcò sulle labbra rosse e carnose di Kate che scosse la testa.
«Usciamo per un buon caffè, che ne dici?» Domandò Leonard guardando fuori dalla grande finestra posta alla sua destra.
Fioccava e il sole era quasi completamente nascosto tra le nuvole mentre il cielo giocava con i colori. Uno spettacolo per gli occhi! Un cielo così non si era mai visto nella gloriosa Londra.
«Meglio di no.. Ho un po’ di lavoro arretrato e poi oggi è anche il mio primo giorno non vorrei che tuo padre mi considerasse una “raccomandata” che può fare tutto quello che vuole perché è della famiglia. Assolutamente no. Magari, facciamo un’altra volta.» Disse titubante.
«Come vuoi. Fai quello che devi, è giusto così!» Disse smuovendo le sue labbra in un ghigno divertito.
Si congedò e lasciò che della sua presenza nell’ufficio di Kate rimanesse solo un tangibile ricordo.
Leonard Rowling, seppure fosse un uomo già avviato verso i cinquanta, aveva il suo fascino. Era un tipo scapestrato, libertino e soprattutto single. Le relazioni fisse non erano mai state di suo gradimento.
I penetranti occhi castani e il viso sempre stirato e serio giovavano alla sua figura imponente e classica.
Kate scosse la testa ripensando a Leonard e alla sua vivacità, poi si rimise a lavoro..
L’orologio segnava le 9:00 ; ormai era calata la notte, insieme ad essa la nebbia. I molteplici lampioni posti sul perimetro dell’azienda erano una mano santa..
«Wooh, non ci credo! Stai ancora lavorando?!» Disse Leonard entrando nell’ufficio di Kate.
«Ho finito!» Disse Kate alzandosi in piedi per riporre alcune scartoffie sullo scaffale dietro di lei.
«Papà è già andato via.. Avrà modo di ringraziarti per il tuo duro lavoro domani!» Disse Leonard infilandosi una mano in una delle tasche dei pantaloni scuri.
«Non ce ne sarà bisogno! È il mio lavoro, devo impegnarmi per forza.» Disse saggiamente Kate.
Uscirono insieme dall’ufficio e si recarono nel parcheggio dove c’erano le loro auto.
Kate, una volta salita a bordo, salutò Leonard con un cenno minimo della mano per poi allacciarsi la cintura.
Leonard, titubante di quello che faceva, aprì lo sportello della macchina per poi richiuderlo senza salirvi.
«Hey..» Disse chinandosi verso il finestrino della macchina di Kate la quale lo abbassò.
«..Adesso, possiamo andare a bere il famoso caffè di stamattina.» Disse concludendo.
Un ghigno e un cenno con la testa furono la risposta di Kate.


Oggi.

About Jenna
«All’inizio non era così.. Rincasavi tardi ma non stavi fuori interi week-end.» Disse.
«Lo so, tesoro. Purtroppo l’azienda ha bisogno della mia completa disponibilità per poter progredire.» Disse Kate.
«E noi? Noi non abbiamo bisogno della tua completa disponibilità?» Disse alterandosi.
«Adesso basta, Jenna. Io faccio molti sforzi per dedicarvi del tempo.. so che ne avete bisogno ma aggredendomi non risolvi un bel niente e, quel poco di tempo che abbiamo a disposizione lo sprechi per discussioni inutili.» Disse in fine.
Kate lasciò la stanza di Jenna la quale si inorridì del comportamento meschino che aveva assunto sua madre. Jenna aveva ragione, voleva avere ragione. Il suo non era egoismo o altro, voleva solo non dipendere più dalle convenzioni e da quello che gli altri si rifiutavano di fare.
Improvvisamente squillò il suo cellulare.
«Pronto?»
«Hey marziana, come stai?» Disse Blossom dall’altra parte.
«Male.» Rispose Jenna con un falso sorriso e una lacrima che le scorreva lenta sulla guancia..


 









 
Nota Autrice.
Buon pomeriggio, care. Grazie per aver letto quest'altro capitolo di 'JENNA'.
Qui vengono presentati altri due personaggi: William e Leonard Rowling.
In oltre ho spiegato l' inizio di tutto nel quale è protagonista Kate, la mamma di Jenna.
Bene, spero che il capitolo vi sia piaciuto e di ricevere qualche recensione (positiva/negativa/neutra)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Jenna
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Capitolo 5
 
About Jenna.
«Sto davvero male, Bloss.» Ammette’ iniziando a singhiozzare.
«Arrivo.»
«No. Incontriamoci al solito posto.»
Una volta riagganciato il telefono, Jenna si ripulì le guance e coprì i segni del pianto con del trucco.
Di soppiatto attraversò il corridoio, scese le scale e si addentrò nell’ingresso per poi uscire senza lasciare tracce o avvisare.
Quelle ormai erano mosse abituali. Erano tante le volte in cui si camuffava il viso incavato e arrossato dalle lacrime per far sì che gli altri non se ne accorgessero. Erano tante le volte  in cui usciva di casa senza avvisare per sfogarsi tra le braccia della sua migliore amica. Erano tante le volte in cui mentiva, mentiva per stare bene, mentiva per sfuggire a quella realtà ricca di incomprensioni.
L’incontro con Blossom sarebbe stato curativo, come sempre. Blossom era lì ogni volta che Jenna ne aveva bisogno. Sapevano tutto l’una dell’altra, non c’erano segreti che potessero compromettere il loro rapporto. Blossom era il sorriso di Jenna, il suo unico punto fermo in quella sballata vita.
Percorse all’incirca due isolati e si ritrovò davanti all’ingresso del parco, il loro posto.. Forse un po’ banale e comune come luogo segreto ma per loro due era speciale. Oltrepassò il cancello e brancolando nella nebbia scorse una luce in lontananza: il segnale di Blossom.
La moretta sventolava il cellulare acceso per farsi notare da Jenna la quale sorrise per poi iniziare la sua corsa verso la grande quercia dove l’attendeva l’amica.
Jenna si gettò su Blossom e l’abbracciò forte come se non volesse lasciarla più andare. Le lacrime ripresero a scendere dai suoi occhi ma questa volta in esse c’era racchiusa un po’ di serenità, quella di essere con l’amica di una vita.
Inevitabilmente anche gli occhi neri di Blossom si inumidirono mentre accarezzava la lunga chioma ondulata di Jenna. La ragazza sperava in un futuro migliore per l’amica, non era possibile che sua madre le recasse così tanta sofferenza. Parlare ormai non serviva più a nulla..

About Kate.
Cercò nella rubrica del telefonino quel nome che tanto le mancava, quel nome che la faceva stare bene e le illuminava le giornate.
Uno, due, tre squilli..
«Finalmente hai risposto! So che non posso chiamarti ma ho davvero bisogno di te..»
Dopo un po’ uscì dalla camera da letto con la testa tra le mani e il suo sguardo azzurro si scontrò con quello castano e rigido di Sebastian.
«Cosa stavi facendo? E’ presto per coricarsi.» Disse con tono neutro.
«Ah.. Ero.. Ero al telefono con mia madre.» Disse forzando un sorriso.
Sebastian le prese le spalle e le baciò dolcemente la fronte. La tachicardia e la paura crescevano in Kate che tentava di convincere gli altri che tutto procedesse bene con quei suoi sorrisi finti e ingannevoli.
La nebbia rendeva impossibile guardare il mondo fuori dalle finestre.. Solo le luci delle case del quartiere si intravedevano. Londra era pessima solo per questo. Per Kate, la quale aveva avuto la possibilità di andare di città in città per lavoro, diventava difficile ambientarsi di nuovo al clima torrido di Londra dopo un week-end a Roma o Madrid.
Kate adorava viaggiare anche se era solo per scopi lavorativi la elettrizzava l’idea di cambiare aria.
Suo suocero firmava contratti con aziende lontane per la vendita di materiali edili e mandava sua nuora, Kate e il suo primo figlio, Leonard a proporre i progetti che l’azienda avrebbe potuto portare a fine grazie ad un semplice ‘sì’ degli acquirenti.

About Jenna.
Ritornò a casa dopo essersi ripresa del tutto. Blossom l’accompagno fino al cancello che proteggeva la sua proprietà e la salutò con un caloroso abbraccio.
Jenna aprì il cancello e si recò sul retro della casa per entrare dal secondo ingresso, quello della cucina.
Una volta entrata e chiusa la porta alle sue spalle si voltò e balzò dalla paura.
«Che paura, Julie!» Disse con una mano sul cuore mentre sua sorella la guardava con occhi sgranati e col toast grondante di nutella tra le mani.
«Non dirlo a mamma.» Disse Julie alludendo alla merenda fuori orario.
«Neanche tu.» Rispose Jenna alludendo alla sua uscita lasciando che le sue labbra si piegassero in un ghigno divertito.
 


 








 
Nota Autrice.
Buon pomeriggio, ragazze. Come sempre vi ringrazio per aver letto questo capitolo di 'JENNA'.
Spero vi sia piaciuto e che lasciate qualche piccolo commento.
Ringrazio le mie due lettrici più accanite: Shally99 & lollipop 2013 ♥
e vi rinnovo l'appuntamento con il sesto capitolo la settimana prossima.
NBB: Il sesto capitolo sarà l'ultimo di quest'anno.. riprenderò a pubblicare dopo le feste.
Grazie per l'attenzione. A presto ♥

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Jenna
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Capitolo 6
About Kate
Il cardigan veniva sbottonato con incertezza.. La sua nudità le provocava disagio davanti agli occhi di suo marito. Probabilmente perché quegli occhi che la scrutavano non erano i suoi. Le braccia che le cingevano la vita non erano le sue. Avrebbe voluto sprofondare nell’agonia più totale piuttosto che continuare ad emettere finti gemiti.
Sebastian l’amava, il loro matrimonio per lui aveva un grande valore, peccato che Kate non lo pensasse più.. o meglio, aveva alcuni dubbi al riguardo. Ogni bacio di Sebastian erano come una pugnalata in pieno petto. La voglia di liberasi e di ferirlo la paralizzava impedendole di inseguire quello che davvero desiderava. Da contare che era una donna adulta, sposata con dei figli e delle responsabilità, non poteva permettersi di compiere atti avventati.
Si alzò dal letto velocemente e si recò in bagno. Aprì la doccia permettendo all’acqua di scorrere su di lei e sperando di far scivolare via, oltre al sapone, anche i sensi di colpa.
Purtroppo una doccia non poté togliere il peso che pressava l’animo di Katherine così decise di rinunciarvi. Si vestì in tutta fretta e raggiunse la famiglia in cucina per la colazione.
«Buongiorno.» Esordì con una flebile voce.
«Mamma, guarda chi è tornato dalle vacanze!» Disse Julie.
Il cuore di Kate perse un battito.. Leonard era lì, chinato ad accarezzare la morbida testolina riccia e castana di Julie. Spostò il suo sguardo e la vide. Ritornò in posizione eretta e si aggiustò la giacca color sabbia.
«Ciao, Kate.» Disse esplodendo poi in un sorriso.
«Bentornato.» Rispose neutra.
«Buongiorno famiglia!» Disse Sebastian entrando in cucina. «Leonard?» Disse bloccandosi accanto alla moglie. «Sei proprio tu?»
«Certo, fratellino.» Rispose andandolo ad abbracciare.

About Jenna
Il sole si levava alto e limpido nel cielo di Londra. Che miracolo! Dopo giorni di nebbia e alluvioni..
Jenna era sveglia da un bel po’, Julie dormiva ancora beata. Con un po’ di fatica si alzò e si trascinò fuori dalla stanza e poi in bagno.
Scese in cucina, ammaliata dal dolce profumo di brioche e senza dire nemmeno ‘buongiorno’ si avventò sul vassoio servito al centro della tavola.
«Sono alla marmellata,  i tuoi preferiti!» Disse una voce alle sue spalle.
Sobbalzò voltando lo sguardo verso quella voce.
«Leonard?» Disse con incertezza.
«In carne ed ossa, principessina! Cos’è?! Sono solo un paio di settimane che non ci vediamo.» Disse Leonard Rowling.
Gli occhi di Jenna si illuminarono e scoppiò a ridere di gusto.
«Sono contenta di vederti!» Disse gettandosi al collo di Leonard.
Dopo la colazione e il ritrovo con Leonard, Jenna si fece accompagnare a scuola.
Rimase ferma nel cortile finchè la macchina di Leonard non svoltò l’angolo. Stranamente quel giorno non aveva alcuna voglia di lezioni e facce comuni.
«Stamattina ti hanno accompagnata? Cosa è successo?» Domandò Blossom fermandosi davanti all’amica.
Jenna la guardò e fece le spallucce.
«Niente. Si è rifatto vivo Leonard.»
«Tuo zio? Oh, è tornato da Boston.»
Jenna annuì in segno di risposta e abbracciò l’amica per condividere con lei la sua tanto attesa felicità.
«Entriamo che altrimenti faremo tardi. Finiremo di abbracciarci in classe.» Disse Blossom tirando l’amica per un braccio.
Jenna si liberò dalla debole presa di Bloss e scosse la testa.
«Oggi non entro. È una giornata così bella! Credo che me ne andrò a passeggio.»
Liquidò l’amica con un occhiolino dopodiché si volto e si incamminò.
Arrivò davanti ad uno Starbucks e accennò un sorriso malinconico, era tanto che non vi entrava! Tante erano le volte in cui si rintanava nel dolce profumo del caffè appena fatto durante una gelida mattinata d’inverno. Caffè con doppia schiuma: il suo menù abituale.
Una volta disfattasi dei passati ricordi vi entrò. Un’ondata di miele, caffè e cioccolato le pervase le narici. Jenna aspirò profondamente gli aromi con tutto il calore con cui aleggiavano nell’aria.

Che paradiso!

Si avvicinò al bancone allentandosi la sciarpa rosa che aveva intorno al collo. Arrivata a destinazione ordinò un bel caffè forte con doppia schiuma. Pronto il caffè si tolse un guanto per afferrarlo e portarlo altrove per berlo in santa pace. Fece per girarsi e urtò contro qualcuno la quale giacca fu rovinata dal caffè versato di Jenna.
«Oh Dio! Scusi, non l’avevo vista!» Disse guardando la macchia estendersi sulla giacca del malcapitato. «Sono davvero spiacente, signor--»
Non ebbe il tempo di finire la frase perché si accorse che il suo interlocutore non era un “signore” ma un adolescente.
Un gran sorriso si fece spazio sul viso del ragazzo.
«Va tutto bene. Non preoccuparti!» Disse facendole poi un occhiolino.

«Se lo dici tu.» Disse concludendo con un affabile sorriso.
Poco dopo annuì e sorpassò la figura imponente del ragazzo per uscire dallo starbucks con un'espressione dispiaciuta ma stranamente felice.
 
 


 





 
Nota Autrice.
Grazie per aver letto il sesto capitolo di 'JENNA'.
Questo è stato l'ultimo di quest'anno, riprenderò a pubbilcare dopo le feste come ho già detto nella scorsa nota.
Spero che l'incontro tra jenna e questa new entry vi sia piaciuto come è piaciuto alla nostra protagonista. Aspetto commenti :3
Per concludere, vi auguro un felice natale e un sereno anno nuovo
Bacioni.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Jenna
di foreverwithyou



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Capitolo 7
 
About Jenna
Riusciva ancora a sentire il calore che emanava quel bicchiere strabordante di caffè nelle sue mani. Un sorso avrebbe rigenerato il suo corpo infreddolito. Il destino talvolta si prende beffa di noi e, anche sulle cose più banali, ci fa rimanere delusi e arrabbiati.
Jenna si sedette ad aspettare il bus che l’avrebbe riportata a casa. A pochi metri da lei c’era lo Starbucks Coffee.. Non riusciva a smettere di pensare a quel ragazzo e la grande figuraccia che aveva fatto rovesciandogli addosso il caffè.

Non l’ho fatto apposta!

Aggrottò le sopracciglia e incrociò le braccia sul petto. Cercava di convincersi, di sostenere la sua tesi alquanto sbagliata. Jenna non era mai stata brava nel socializzare con la gente e “aggiustare” situazioni. Con Blossom ci riusciva perché in quel suo mondo tanto incomprensibile quanto fragile era l’unica cosa certa che non sarebbe mai svanita nel nulla senza spiegazioni.
Sospirò. Sospirò ancora e ancora durante l’attesa.

Sono solo un’illusa. Il fatto che zio sia tornato non significa che anche la felicità torni con lui.

Il pensiero di Jenna era contorto ma significativo. Aveva visto una fiammella accendersi in lontananza.. la fiammella della speranza nella quale erano riposti tutti i suoi desideri o il suo desiderio, l’unico: essere felice.
Perché Jenna non era felice.
«Ecco a te!» Esordì una voce alle sue spalle.
Jenna si passò furtivamente una mano sulla guancia per scacciare via la lacrima che vi si era stanziata e si voltò.
«Tu.» Disse con una flebile voce.
«Proprio io.» Rispose il ragazzo che aveva scontrato poco prima. «Non essere triste per il caffè, non si merita le tue lacrime.» Disse scherzoso, passandole una mano sul viso.
Jenna si scostò.
«Mi prendi in giro?»
«Sì. Almeno adesso non sei più triste.»
«Ma sono arrabbiata.»
«Bene. Io preferisco le donne arrabbiate a quelle tristi. Quando siete tristi siete brutte!»
Detto questo le porse una busta marrone. Jenna arricciò il naso. Il ragazzo fece segno di aprirla.
«Un caffè?!» Domandò Jenna una volta aperta la busta.
«Due caffè. Uno per te e uno per me!» Disse prendendone un altro dalla busta e aprirlo.
Jenna sorrise debolmente. Quel ragazzo tanto misterioso si era preso la briga di comprarle un altro caffè per riparare ad un danno che non aveva fatto lui..
«Bevi.» Disse incoraggiandola.
Non appena Jenna poggiò le labbra sull’orlo del bicchiere, il suo corpo si scongelò dai pensieri opprimenti e le paure più insopportabili.
La sua vita tormentata non era niente in confronto a quel confortante caffè con doppia schiuma.
«Mi chiamo Damian Cole.» Disse voltandosi verso di lei con sguardo da figo.
Jenna scoppiò in una rumorosa risata che attirava l’attenzione di tutti i passanti.
«Ma che cosa ridi?»
Avrebbe voluto rispondergli ma stava troppo bene immersa tra quelle risate. Aveva quasi dimenticato come fosse e il sapore che si poteva gustare ridendo. Guardava gli occhi limpidi e azzurri di Damian continuando a ridere come una sciocca.
«Hai i baffi, Damian.» Disse seria, una volta ricomposta.
«Impossibile! Mi sono rasato stamattina.» Disse toccandosi la zona indicata da Jenna.
Le sue dita affondarono in qualcosa di soffice.
«Per questo stavi ridendo?» Domandò aggrottando le sopracciglia, mostrandole le dita sporche di schiuma.
Jenna annuì. Damian scosse la testa sorridendo e si pulì.
Damian era diverso da tutti i ragazzi che Jenna aveva incontrato fino a quel momento. Era spiritoso, vivo e incredibilmente bello.
Con i suoi occhi color azzurro cielo, il suo ciuffo biondo sparato in aria, i suoi lineamenti marcati e duri faceva cadere Jenna in trance quindi cercava di guardarlo meno possibile.
«Il mio autobus è arrivato. Grazie per il caffè.» Disse Jenna allontanandosi e agitando la mano per salutarlo.
«Hey, maleducata. Non mi hai nemmeno detto il tuo nome.» Disse fermandola.
«Sono Jenna Rowling.» Ripose.
«Lieto di conoscerti.» Disse stringendole la mano.
 
 
 


 



JENNA ROWLING


DAMIAN COLE


 
Nota Autrice
Felice anno nuovo, lettrici adorate.
Apriamo l'anno con il settimo capitolo di 'JENNA'.
Spero vi sia piaciuto e che lasciate tante recensioni.
Ringrazio tutte voi che leggete e recensite e anche chi legge in silenzio.
Vi amo tutte, chicas. Al prossimo aggiornamento. BBy.

ps: visto quant'è bono Damian mlml?

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Jenna
di foreverwithyou



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Capitolo 8
 
About Jenna
Non appena entrò in casa, il sorriso da ebete che l’aveva accompagnata lungo tutto il tragitto si tramutò in una linea sottile e rigida. Kate era lì, stava aspettando che sua figlia rientrasse con espressione delusa mista alla preoccupazione.
«Ha chiamato la scuola e secondo loro la tua amica non è capace a dire bugie come te. Come hai potuto farlo, Jenna? Mi fidavo di te.»
Quelle parole suonavano così poco credibili..

Da quando in qua ti importa quello che faccio?

La reazione di Jenna fu nulla. Non voleva rovinarsi la giornata. Il ritorno dello zio Leonard, l’incontro fortuito e casuale con Damian. Jenna non avrebbe permesso che niente e nessuno le rovinasse quella giornata grandiosa.. una delle poche.
«Scusa se non sono la figlia che desideravi.. ma sai che c’è? Anche tu deludi le mie aspettative come madre.»
La frase venne sputata con odio, l’odio che covava Jenna nel suo animo da tanto, troppo tempo.
«Non puoi permetterti di trattarmi in questo modo!» Disse Kate.
«Strappa la parte da vittima che ti sei cucita addosso, ti prego. Sei così pietosa!» Rispose in un ghigno nervoso.
«Credevo che ci fossimo chiarite.. tu ed io.»
«Ci chiariremo del tutto quando ritornerai ad essere la Kate di prima. Fino ad allora, io non voglio avere nulla a che fare con te. Mi hai capita?!»
Dopo un lungo attimo di silenzio prese la parola un’autoritaria Kate.
«Bene, ora ascoltami tu. Io non so quali cambiamenti tu abbia visto in me, ma ti assicuro che sono la stessa di sempre. Solo perché sono un tantino più autoritaria è perché ho capito che stai crescendo e con le ragazze d’oggi ci vuole il pugno di ferro. Non puoi impormi delle condizioni, sei solo una ragazzina. Quindi vai a sbollire la rabbia da un’altra parte.»
Indicò le scale cioè il piano superiore dove si trovavano le camere da letto..
Jenna non se lo fece ripetere due volte che salì di corsa le scale, infuriata come non mai. Si rinchiuse in camera e affondò la testa nel cuscino urlando, imprecando e piangendo.
Dopo un bel po’ di tempo bussarono alla porta.
«Jen.. Sono Julie, mi apri? Perché ti sei chiusa dentro?»
Era la sorellina di Jenna che ignara di tutto continuava a bussare.
Sebastian le si avvicinò e richiamò la sua attenzione.
«Che succede, amore?» Domandò inginocchiandosi.
«Jenna non mi apre la porta e io ho delle cose da fare.» Rispose aggrottando le sopracciglia e mostrando lo zainetto.
«Magari vuole stare un po’ da sola.. Vai nel mio studio e fai lì i tuoi compiti.»
Julie annuì sconfitta e fece dietrofront giù per le scale. Sebastian guardò la porta serrata della stanza delle sue figlie e si intristì. Aveva uno strano bisogno di sapere cosa succedeva a sua figlia.
Così, si recò in cucina e lì incontrò sua moglie Kate. Notò che aveva gli occhi arrossati e un fazzolettino ben stretto tra le mani.
«Cosa vi succede?» Domandò stranito.
«Eh?!» Disse Kate voltandosi sorpresa e passandosi velocemente una mano sulla guancia.
«Tu qui a piangere, Jenna rinchiusa in camera sua.. C’è qualcosa che devo sapere?»
Quella domanda per Kate fu come un getto d’acqua fredda in pieno viso.
Mentire o dire una volta e per sempre il male che l’affliggeva, ciò che non riusciva a dire, ciò che la faceva stare bene ma nello stesso tempo male?
Guardò gli occhi di suo marito che tanto le ricordavano l’autunno e lì iniziarono le sue torture.
Come ci era finita in quella situazione? Che persona sprovveduta era stata!
Le lacrime scendevano incessanti e il sangue pulsava forte nelle vene. La tensione che avvolgeva Kate l’aveva resa schiava così che si gettò tra le braccia di suo marito. Ancora una volta peccatrice, ancora una volta codarda..
 
 
 
 


 



JENNA ROWLING



 
Nota dell'Autrice.
Altre 600 parole battute con orgoglio tutte per voi, care lettrici.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che lasciate qualche recensione.
Grazie. A presto 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Jenna
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Capitolo 9
 
About Kate.
Sporca. Colpevole. Distrutta. Tutto quello che costellava la vita di Kate, tutto quello che le sue bugie l’avevano indotta a diventare. Si sentiva persa e, senza Sebastian si sarebbe sentita ancora più persa. Non voleva lasciarlo andare.. Il suo era puro egoismo.
Come poteva dormire accanto a lui sapendo che poche ore prima si era concessa a suo fratello? Semplice: mentendo.

Gli errori possono essere spontanei?

Le domande che nascondevano l’incertezza e la paura. La paura di sbagliare, la paura di commettere altri errori, la paura delle conseguenze.. Si malediva da sola per quello che era, per quello che era diventata. Tirava avanti con la speranza che un giorno la sua infatuazione sarebbe svanita nel nulla. La paragonava ad un uragano.

Gli uragani passano. Passerà..

La stessa frase da mesi, la stessa bugia ripetuta ogni volta che si trovava a soffrire da sola. Ovviamente. A chi poteva confidare che aveva un amante? Il tradimento non è contemplato ne nel matrimonio, ne in una relazione in generale. Purtroppo Kate non era stata abbastanza astuta da accorgersene in tempo. Era stata ceca.
Si è offerta a Leonard la prima volta e ha giurato a se stessa che non sarebbe mai più successo. La seconda volta andò lei stessa a cercarlo e anche lì si ripeté la stessa cosa dopo. La terza non ci pensò ne prima ne dopo, si donò a lui con tutta la passione e la voglia che reprimeva a causa di Sebastian, Jenna e Julie. La sua famiglia, per dirla breve.
Dopo quella terza ne seguirono altre, consumate durante i famosi “week-end di lavoro”.

Se solo sapessero.. Cosa succederebbe??

Ed ecco che i suoi pensieri si spostarono su William Rowling, suo suocero. Lui riponeva tanta fiducia in lei. Come avrebbe potuto scoprire del suo tradimento? E come avrebbe reagito? I Rowling ci tengono all’onore, come tutte le famiglie per bene del resto. Effettivamente il posto di Kate non era quello. Una come lei, una sgualdrina, non può risiedere in una famiglia così tanto amata e che si ama.
Domande su domande. Dubbi su dubbi. Era colpa sua.. l’ha voluto lei. Doveva fermarsi. Doveva darsi un contegno. Doveva dar conto alla voce della ragione ma quando Leonard entrava in lei la ragione veniva messa in secondo piano.. Dimenticata, gettata via per poi essere ripresa quando il tradimento iniziava a bruciare peggio del fuoco.
In quel momento si sentiva così: ardere, non dalla passione ma dalla colpa.

«Ti prego Sebastian, lasciami.» Mugugnò sulla sua spalla.
«Katherine, ho bisogno di sapere cosa succede per poterti aiutare.» Disse disperato incatenando i suoi occhi a quelli di Kate.
«Non puoi. Non devi. Ho fatto io lo sbaglio e devo rimediare da sola.» Ammise con voce rotta dal pianto.
Lasciò Sebastian lì, in cucina, in compagnia di mille dubbi. Si affrettò ad uscire di casa, una volta infilato impermeabile e sciarpa. Entrò in macchina e grazie allo specchietto retrovisore si sistemò il trucco preso dalla apposita borsetta. Un filo di mascara, un po’ di cipria e non somigliava più ad uno zombie. Era soddisfatta, ma lo sarebbe stata ancora di più una volta raggiunta la sua meta, la sua ossessione, la cura per tutti i suoi mali: la casa di Leonard.
Non lo chiamò nemmeno per avvertirgli che stava arrivando.. anche perché aveva dimenticato il cellulare a casa..

About Jenna.
Corti e affannosi respiri riempivano il silenzio del secondo piano della villa dei Rowling.
Jenna era distrutta. Si sentiva il cuore a pezzi. Doveva trovare un rimedio efficace per il suo malessere. Si alzò di scatto dal letto e, brancolando nella penombra, aprì l’armadio e vi tirò fuori una scatola colorata ricca di brillantini. Jenna si accomodò alla scrivania con la schiena ricurva e l’espressione bisognosa d’aiuto. Aprì la scatola lentamente e poté sentire profumo di ricordi. Gli ultimi anni della sua vita erano racchiusi lì.. Foto, pendoli e bigliettini emanavano quella felicità tanto bramata. Jenna prese la prima foto di una lunga serie e la scrutò con cura, la voltò e dietro c’era scritto qualcosa:

 
Estate 2012. Dublino. Famiglia Rowling.

Jenna provò invidia per quel ricordo. Fu un’estate davvero memorabile!
Sorrise debolmente mentre passò ad un’altra foto, un’altra e un’altra ancora finchè non finirono..
Sul fondo della scatola vide un sacchettino blu scuro. Lo prese dubbiosa.. Non si ricordava di possedere un sacchettino come quello. Lo aprì e dentro vi trovò un mazzo di chiavi.. Jenna aggrottò le sopracciglia.

Non sono le chiavi di casa mia..

Continuava a ripetersi scrutandole con attenzione nella speranza di ricordarsi a chi appartenevano. Fu un lampo, un flash, un qualcosa di improvviso che fece ricordare Jenna..

Leonard. Sono le chiavi della sua casa.
“Quando ti senti abbattuta, esasperata e stanca del mondo, vieni qui.. troverai tutta la pace di cui hai bisogno.”


Leonard conosceva troppo bene Jenna e conosceva anche suo fratello. Sebastian era un tipo ansioso e “ficcanaso”. Infondo, si preoccupava solo della salute della sua bambina.. Cosa c’era di male in questo?
Effettivamente, era Jenna quella che voleva starsene sempre per conto suo a meditare sull’accaduto piangendo senza che nessuno domandasse o si impicciasse. Leonard lo sapeva, ecco il perché delle chiavi.
Lui usava casa sua molto poco.
Così, Jenna ripose tutto nell’armadio tranne le chiavi, aprì la porta della sua stanza e si recò in bagno per sciacquarsi il viso segnato dal pianto. Forzò un paio di sorrisi e scese le scale con la sua borsa a tracolla rossa.
«Papà, io esco.» Disse aprendo la porta d’ingresso.
«Uscite tutte oggi.. Spero che una volta tornate mi direte quello che vi sta succedendo.» Disse sotto la soglia della porta della cucina.
«Tutte?» Domandò atona.
«Anche tua madre è uscita in preda alla disperazione.»
Quella frase a Jenna non fece ne caldo, ne freddo. Si sentiva così neutra verso tutto quello che riguardava Kate che ormai non la considerava nemmeno più.
«Io non sono disperata come lei, papà. Almeno non sono così pietosa da darlo a vedere. Ci vediamo più tardi.» Disse. «Ti voglio bene..» Concluse con un sorriso prima di uscire.
 
 
 
 
 


 



JENNA ROWLING



 
Nota~~
Grazie per aver letto il capitolo. Spero in qualche commento anche se fin'ora non posso che essere contenta
delle gentili recensioni che mi lasciate ad ogni capitolo. La storia è arrivata ad un punto alquanto cruento:
Jenna si sta recando a casa di Leonard per stare da sola e scaricare un po' di tristezza.
Contemporaneamente anche Kate si sta recando da Leonard per lo stesso motivo.
Cosa accadrà? Kate e Leonard verranno beccati dalla stessa Jenna? E Sebastian, lo verrà a sapere mai?
Scopritelo nel prossimo capitolo di 'JENNA'. A presto!


 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Jenna
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Capitolo 10
 
About Jenna.
Jenna camminava a passo svelto. Ogni passo era duro sul terreno, così duro che la faceva sobbalzare. Sentiva silenzio. Londra era cauta, chissà se anche il destino di Jenna sarebbe stato altrettanto cauto con lei. Si addentrò in quei vicoli che conosceva alla perfezione. Ogni mattone, ogni roccia, ogni granello di polvere che respirava era così familiare.

La casa di Leonard è vicina. Questo mondo mi sta massacrando. Non vedo l’ora di arrivare.

Davvero non vedeva l’ora di spalancare la porta di quella casa che sapeva di solitudine.. con quelle massicce mensole sempre invase da impolverati libri che Leonard neanche sfogliava, le camicie sgualcite sul divano, i colori grigi e freddi delle pareti.. la casa di un single.
Ma a Jenna piaceva quella casa. Dio se le piaceva! Ci passava ore lì da sola a riflettere e, perché no, a piangere. Ormai era la sua tana. Jenna adorava Leonard. Gli voleva un bene dall’anima. Un bene prezioso il quale doveva essere custodito con la massima cura.
Il cartello, illuminato dalla fioca luce di un lampione, scandiva alla perfezione la via su cui si trovava Jenna..

Sono arrivata, finalmente!

Presa dall’euforia corse fino ad arrivare di fronte al grande palazzo dove risiedeva Leonard. Vi entrò e salì le scale rapidamente. Ancora col fiatone prese le chiavi dalla tasca della felpa e le infilò nella serratura. Appena ebbe mosso un po’ la chiave la porta si aprì. Silenzio.
Tutto era spaventosamente silenzioso quella sera.
Jenna rabbrividì. Si strinse le braccia intorno al corpo esile e leggermente ricurvo, con le chiavi ancora strette nel pugno della mano sinistra. Sentì delle voci provenire dalla cucina. Il suo corpo iniziò a scongelarsi.. Le guance le andavano a fuoco. Probabilmente aveva interrotto qualcosa tra suo zio e qualche sua “amica”. Con il respiro represso nell’esofago avanzò di qualche passo prima di ritrovarsi davanti a ciò che non avrebbe mai voluto vedere: sua madre era dolcemente coccolata tra le braccia di Leonard, mezza nuda, mentre gli dava un bacio appassionato. Jenna si portò le mani sulla bocca lasciando così cadere le chiavi sul pavimento. Il tonfo catturò l’attenzione dei due che si staccarono l’uno dall’altra.
«Oh mio Dio, Jenna!» Disse Kate con una faccia sorpresa mista alla vergogna.
Incredula e tradita, Jenna scosse la testa con le lacrime che le cadevano copiose sul viso. Non sapeva cosa fare, non sapeva cosa avrebbe fatto. Non sapeva nulla.. Si sentiva come se avesse ricevuto una pugnalata in pieno petto. I singhiozzi arrivarono come le parole di disprezzo verso Kate la quale spese qualche lacrima per l’imbarazzante segreto appena scoperto. Leonard si portò le mani alla testa, consapevole dell’errore. Peccato che era troppo tardi per pentirsi!
Non appena Kate tentò di avvicinarsi, Jenna corse via.
«Jenna.. Jenna!»
Il suo nome riecheggiava per tutto il condominio. Kate aveva cercato di inseguirla fino alle scale ma poi venne fermata da Leonard..
Era sola tra la folla e correva senza una meta, ne una certezza. Aveva perso tutto in quell’istante. Mai avrebbe creduto una cosa simile. Eppure era vero. Maledettamente vero. E Jenna voleva dimenticarselo, voleva non aver mai posseduto quelle chiavi o, almeno, mai averle ritrovate. Sentiva troppo dolore.
La sua corsa si interruppe quando vide che un camion le si avvicinava pericolosamente. Si piantò le mani in faccia per la paura mentre i fari la illuminavano in quella nebbia londinese.
Batté con la schiena sul marciapiede. Credeva di essere morta. Aprì leggermente gli occhi ancora bagnati e arrossati dalle lacrime e trovò un ragazzo biondo e dal viso preoccupato su di lei.
«Cosa ti è successo, Jenna?» Domandò accarezzandole i capelli regalandole il suo più dolce sguardo.
Si tirò a sedere per poi sprofondare nell’incavo del suo collo. Piangeva, urlava e malediva la donna che le aveva dato la vita e l’uomo che le palpava avidamente i seni.
Quell’immagine era un’ossessione. Non riusciva a levarsela dalla testa..
«Tieni, ti farà bene!» Disse porgendole un caffè.
Jenna avrebbe davvero voluto accennargli un sorriso per ringraziarlo ma non ci riuscì. Nonostante le lacrime si fossero fermate, la ferita in lei cacciava ancora sangue.. e le doleva, da morire.. e Damian Cole faceva di tutto per risanarla. Un caffè non poteva essere sufficiente, anche perché lui non sapeva.
«Grazie, Damian.» Balbettò tremante.
Damian unì i suoi occhi con quelli di Jenna. Dio solo sa quanto avrebbe voluto dirgli tutto, parlare e sfogarsi.. ma non poteva. Non era lucida e poi non conosceva affatto Damian.
«Ora devo andare.» Disse Jenna.
Damian annuì e le porse un bigliettino.
«Se ti venisse voglia di farti investire di nuovo, chiamami. È figo fare l’eroe!» Disse in un ghigno.

About Kate.
Si rivestì in tutta fretta e lasciò l’appartamento di Leonard impedendogli di seguirla. Doveva ritornare a casa sperando di trovarci Jenna per parlarle e voleva ritornare da sola.
Accelerò più che poteva per raggiungere in pochi minuti la villa. Uscì dall’auto e bussò alla porta. Le aprì Sebastian.
«Tesoro, sei tornata!»
Quella frase suonò così amorevole che Kate si rifiutò di rispondere.
«Jenna è già rientrata?» Domandò.
«No.»
«Meglio. Questa è una cosa che devo fare io. Andiamo nel tuo studio, ho una cosa importante da dirti.» Disse facendosi strada.

About Jenna
Jenna entrò in casa con espressione decisa ma visibilmente affranta. Nella penombra intravide qualcuno rannicchiato in un angolo che singhiozzava, era Julie.
«Julie, piccola, cosa ti è successo?» Domandò avvicinandosi.
«Mamma e papà stanno litigando. Si sono chiusi nello studio.» Disse con voce rotta dal pianto.
Jenna la strinse a se con forza e le asciugò le guance rigate dalle lacrime.
«Non preoccuparti, Julie. Andrà tutto bene. Vai di sopra a lavarti il viso e aspettami in camera tua. Non appena salgo guarderemo ‘la carica dei 101’ e ci ingozzeremo di patatine tutta la sera.» Disse con un sorriso nervoso.
«Ma tu odi quel film.» Disse Julie passandosi una mano sotto gli occhi.
«Non è assolutamente vero! Vai, forza.» Disse spingendola verso le scale.
Fece un respiro profondo quando Julie salì di sopra e con decisione si recò nel corridoio dove si trovava lo studio di suo padre. Non fece in tempo ad aprire la porta però che qualcuno la precedette. Era Kate.
Jenna la guardò con disprezzo poi guardò suo padre, seduto alla scrivania, con la testa tra le mani.
«Vieni con me.» Disse a Kate.
Si recarono nel salone e Jenna socchiuse la porta.
Per un po’ la stanza fu invasa da uno strano silenzio, uno di quei silenzi che valgono più di mille parole messe insieme.. però Jenna non poteva tacere. Non più. Doveva chiudere quella storia una volta per tutte, per il bene di tutti.
«Tu..» Iniziò spezzando il silenzio «.. hai rovinato tutto.»
Una lacrima le attraversò mezza guancia prima che la scacciasse via con forza.
«Voi avete rovinato tutto e io vi odio per questo. Il mio povero papà è lì dentro a disperarsi come un matto per te..» Disse per poi guardarla in faccia «..una puttana che non merita il suo amore!» Urlò.
Kate rimase muta. Come poteva parlare? Come poteva giustificarsi?
Lasciò che le lacrime parlassero per lei. Peccato che a Jenna non facevano ne caldo, ne freddo. Ormai quella scena pietosa era la stessa di tante volte in cui camuffava il suo errore e cercava di aggiustare la situazione. Jenna non ci credeva più. La guardava con disprezzo, odio e riluttanza. Ormai non aveva più parole per descrivere cosa Kate le provocasse.
«Mi dispiace.» Sibilò Kate.
«A me di più.» Ribatté Jenna, dura come il marmo.
«Se l’avessi potuto evitare ti giuro che..»
«Cosa? Avresti divorziato da papà per rendere le cose più pulite?»
Ormai era finita. Jenna e Kate lo sapevano bene ma continuavano a parlare.. Non c’era nulla da riparare, le cose stavano così. Dolore e odio, questo aveva seminato Kate. Non si può soffrire per un peccato che non è tuo.
«Vattene via.»
Kate era incredula.. Jenna era sì una ragazza molto matura per la sua età ma in quel momento sembrava proprio una donna. Nei suoi occhi c’erano fermezza e decisione.
Le braccia incrociate sul petto, i capelli scompigliati dal vento, le gambe magre e leggermente divaricate.. Quasi non sembrava Jenna, eppure era lei.
«Io non voglio più vederti. Noi non vogliamo più vederti.. Va via.»
La porta si aprì alle sue spalle. Jenna si voltò e i suoi occhi tristi andarono a scontrarsi con quelli altrettanto tristi di suo padre Sebastian.
Le si avvicinò e le mise le mani sulle spalle. La tirò a se e l’abbracciò forte. Jenna non resse più, sprofondò in un pianto liberatorio e nervoso..

About Kate.
Kate li guardò per un po’ poi uscì dalla stanza e salì le scale. Entrò in camera sua, raccattò lo stretto indispensabile e abbandonò la villa.
Prima però entrò in camera delle ragazze dove vi trovò Julie seduta sul letto immersa nei suoi dvd.
«Mamma..» Disse aprendo le braccia, pronta ad accoglierla.
Kate si perse in quell’abbraccio. La dolcezza e l’ingenuità di Julie erano imparagonabili.
«La mamma deve andare adesso.» Disse staccandosi.
«E dove vai? Parti di nuovo per lavoro o è perché hai litigato con papà? Guarda che le cose si aggiusteranno. Me l’ha detto Jenna.» Disse accennando un sorriso.
«Devo allontanarmi per un po’. Ma io e te ci rivediamo prestissimo. Qualunque cosa accada, ricorda che la mamma ti ama tanto.»
Julie annuì mentre la mano di sua madre scivolava via dalla sua.
 
 
 
 
 
 


 



JENNA ROWLING




 
Nota~
Ok, sto piangendo.
Questo capitolo è qualcosa di incredibile. Ho dovuto interrompere la scrittura 2 volte causa lacrime.
Bene, non mi dilungherò molto.. Ci tengo solo a dirvi che siete fantastiche ragazze. Leggete, recensite e mettete la storia tra
ricordate/preferite/seguite. Vi amo troppo (♥)
Riguardo al capitolo: Jenna ha beccato sua madre insieme a Leonard. Il segreto è stato scoperto e ora tutti nuotano in un mare di lacrime (me compresa)
La storia, dal prossimo cap, prenderà una piega completamente diversa. Non so come, non so quando, ma vi assicurò che la prenderà!
Quindi vi rinnovo l'appuntamento alla settimana prossima (scuola permettendo) con l'undicesimo cap di 'JENNA'.
Adios chicas.
La vostra FOREVERWITHYOU

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Jenna
di foreverwithyou



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Capitolo 11
 
About Jenna.
Il sapore della delusione attaccava ancora le bocche di Jenna e della sua famiglia. La delusione che Kate aveva procurato, il dolore che aveva portato con se e la rottura definitiva.
Dei freddi raggi di sole illuminavano la pelle diafana di Jenna, seduta sul divano, presa dalle sue radici quadrate. Aveva deciso di rimanere a casa quella mattina. Anche se erano passati dei giorni da quando Kate aveva lasciato la villa, Jenna si sentiva ancora debole.. Non aveva più la forza di mentire e andare avanti come se nulla fosse, quindi si rinchiuse in casa aspettando l’alba del giorno seguente per uscire.
Sebastian aveva accompagnato Julie a scuola e poi sarebbe passato a casa dei suoi per dargli la notizia che riguardava Kate e Leonard. Non poteva più nasconderglielo, anche perché aveva un disperato bisogno di aiuto. Stava male ma doveva resistere, per le sue figlie e anche per se stesso.
Jenna non riusciva a concentrarsi sulla matematica. Il ricordo di Kate tra le braccia di Leonard era ancora vivido. Una lacrima le scivolò lenta e silenziosa sul viso seguita poi da un’altra e un’altra..
Con un gesto nervoso scaraventò il quaderno ed i libri sul pavimento. Si alzò e iniziò a camminare nervosamente per il salotto, con le mani tra la lunga e spettinata chioma castana e le labbra secche che non spiccicano parola da un bel po’..
Non aveva nessuno. Si era accorta della sua effettiva solitudine e tutto ciò che ne derivava. Si accasciò a terra. Il mascara colato, il viso distrutto, l’espressione di chi ha perso tutto.
Suonarono alla porta.
Jenna alzò il capo e guardò in direzione del suono con sufficienza.. come se non avesse udito nulla.
«Jenna, dannazione, apri! So che sei in casa.»
Gli occhi della ragazza ripresero a riempirsi di lacrime.. queste però non erano lacrime di tristezza, ma di gioia. Quella voce.. La voce della salvezza.
Si alzò si scatto e corse alla porta. Quando la aprì due braccia calde e magroline le cinsero le spalle. Era davvero reale? Jenna non lo sapeva.. sapeva solo che doveva godersi quel momento più di ogni altra cosa.
«Mi sei mancata.» Mugolò sulla sua spalla.
«Ora fammi entrare che mi sto letteralmente congelando il culo qua fuori.» Disse a mo’ di scaricatrice di porto.
Jenna chiuse la porta e scontrò gli occhi di Blossom. Sorrise sollevata.
Le due amiche si accomodarono in salotto e Jenna, raccattati i libri da terra e facendo un po’ d’ordine, raccontò tutto a Blossom. Era giunto il momento anche per lei di sapere.
Blossom cercò di tenere a freno le lacrime quanto più a lungo possibile. Credeva alle parole di Jenna come credeva al fatto che non l’avrebbe mai lasciata sola. Prese le mani dell’amica e le incastrò tra le sue con prepotenza. Jenna si accasciò su di esse mentre continuava a piangere, Blossom guardò fuori dalla finestra: c’era un invitante sole, ma Jenna non lo vedeva..
«Usciamo!» Esordì scacciandosi una fastidiosa lacrima dal volto.
Jenna la guardò interrogativa. Blossom emise un verso strano per poi trascinare l’amica in bagno, obbligandole di lavarsi il viso troppo bello per essere coperto dalle lacrime e dalla sofferenza.
Un po’ di cipria, un po’ di mascara e voilà.. Jenna era di nuovo Jenna.
Respirarono a fondo l’aria un po’ fraschetta di Londra e passeggiarono lungo le strade affollate.
«Ti va un caffè?» Domandò Blossom.
Jenna sorrise istintivamente. Quella reazione fece aggrottare la fronte a Bloss.
«Perché no!»
Si fecero largo tra le auto ed entrarono in uno Starbucks Coffee e lì Jenna non poté non ‘sputare il rospo’ su Damian.
Si gustarono il caffè per strada ridendo e scherzando come delle normali adolescenti. Blossom faceva di tutto per far distrarre Jenna, anche le cose più puerili.
«Balliamo!» Esclamò Blossom sfilando il cellulare dalla tasca dei blue jeans.
Jenna si guardò intorno e poi scosse la testa. Non c’era tanta gente, solo una quarantina di persone se non di più. Strinse con forza il suo bicchiere, con dentro ancora del caffè, nella mano sinistra.
Blossom fece partire una canzone a caso dalla sua playlist e afferrò Jenna per un braccio costringendola a seguire i suoi bizzarri passi.
Sembrava una danza scozzese o un rituale indiano... Jenna non sapeva bene come definirla.
Una giravolta, poi un’altra e un’altra ancora finchè Jenna non urtò contro qualcuno. La chiazza di caffè si estendeva sul maglioncino azzurro del malcapitato. Jenna si sentì sprofondare quando vide che era un ragazzo. Damian, per l’esattezza.
«È sempre un piacere rivederti, Jenna!» Esordì il biondo.
Jenna si morse il labbro inferiore mortificata per poi accennargli un sorriso.
Blossom alzò un sopracciglio incuriosita. Non aveva mai visto quel ragazzo prima d’ora. Si portò l’indice al mento mentre guardava il cielo pensierosa.
«Bloss!» La chiamò Jenna.
«Eh?» Domandò distogliendosi dai suoi pensieri.
Si avvicinò ai due ragazzi e lasciò che Jenna la introducesse..
«Blossom, lui è Damian Cole. Damian, lei è la mia migliore amica, Blossom Moore.»
«Piacere.» Disse Damian porgendole una mano.
«È lui il tizio che ti ha salvato?» Soffiò a Jenna.
La ragazza annuì.
«Ma che piacere, Daniel!» Esordì entusiasta Blossom abbracciandolo.
Quell’azione fece rimanere Jenna e Damian un tantino ‘perplessi’.
«Mi chiamo Damian, comunque.» La corresse.
«Oh, sì scusa. Sono un tantino su di giri!»
«Come mai?»
Prima che Blossom potesse rispondere, Jenna le tappò la bocca con una mano. Sapeva ciò che l’amica voleva dire ma non poteva lasciarla fare.
«Ora dobbiamo andare. È stato un piacere rincontrarti Damian. Scusami ancora per l’incidente. Ciao.» Disse trascinando Blossom per un braccio.
«No!» Urlò Bloss divincolandosi dalla presa dell’amica. «Io, mi sono appena ricordata che ho un impegno urgentissimo. Papà mi aspetta per le prove.»
«Ma il coro non si riunisce il pomeriggio?»
«Oggi è un caso speciale. Continua la tua passeggiata con lui, mi raccomando. Ti mando un messaggio più tardi.» Disse Blossom concludendo per poi allontanarsi correndo.
«Prove? Coro?» Domandò stranito Damian.
Jenna lo guardò e annuì.
«Il padre di Blossom è il pastore della nostra chiesa.» Disse. «Blossom ama cantare nel coro. Ha una bellissima voce!»
«E tu non canti con lei?»
«Sono più stonata di una cornacchia. Non potrei mai!» Concluse procurando la risata di entrambi.
Passò un bel po’ di tempo prima che Jenna si accorse che era passata l’ora di pranzo. In quel lasso di tempo parlarono delle loro vite e dei loro piaceri senza fare riferimento a mamme traditrici o lacrime amare.
Si congedò da Damian ma lui insistette per accompagnarla. Così fu: da buon cavaliere la accompagnò fino all’uscio di casa e lì avvenne.. Un dolce e romantico bacio unì i due ragazzi.
Le loro lingue vogliose, i loro colpi caldi e tremanti. Stava davvero succedendo.
«Abbiamo parlato un po’ troppo.» Disse Damian con voce roca.
Jenna fuse i suoi occhi scuri con quelli chiari di Damian. Aprì la porta di casa e trascinò Damian di sopra, fino alla sua camera..
Si distesero sul letto continuando a baciarsi. Presero a spogliarsi e poi, finalmente, ad unirsi.
Coccolata tra le braccia di un mezzo addormentato Damian, Jenna capì che quello era un piccolo passo verso la felicità, quella felicità di cui non si conosceva più il sapore,  quella felicità che credeva l’avesse abbandonata per sempre.
 
 
 
 
 
 
 


 



JENNA & DAMIAN


BLOSSOM



 
Nota~
Siamo giunti all'undicesimo capitolo di 'JENNA'.
Grazie per le fantastiche recensioni che lasciate, per aver inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate.
Jenna e Damian si sono rincontrati e tra loro è successo qualcosa di speciale.
Blossom sa tutto su Kate e tra lei e Jenna non ci sono più segreti. La felicità è ritornata. È tutto tranquillo. Rimarrà così?
Vi aspetto nel prossimo aggiornamento.
-FOREVERWITHYOU
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Jenna
di foreverwithyou



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Capitolo 12
 
Sebastian Rowling rincasò prima del previsto. Non ci vollero che un paio d’ore per spiegare la situazione ai suoi genitori. Aveva pianto, si notava da un miglio di distanza. Dopotutto, era ancora innamorato di Kate e il non saperla più sotto il tetto coniugale ma sotto quello di suo fratello gli logorava l’anima.
Chiuse la porta, una volta entrato, e posò le chiavi sul tavolino alla sua sinistra mentre con aria affranta attraversò il piccolo corridoio che l’avrebbe condotto nel suo studio. Lasciò cadere il suo corpo, sconfitto e triste, sulla poltrona in pelle nera.. lanciava occhiate ai numerosi libri che riempivano la libreria, poi alle pareti di un beige impercettibile a causa della penombra. Si sentì pizzicare gli occhi nuovamente. Si porto le mani alla fronte mentre curvava la schiena in avanti. Sprofondò in un pianto liberatorio.. un altro.
La reazione dei suoi genitori fu un misto di rabbia, odio e pietà. Verso Kate le prime due e verso Sebastian l’ultima. E verso Leonard? Anche lui doveva “pagare” per il danno recato alla famiglia. La signora Rowling, sua madre, non poté che versare lacrime ed incolpare il mondo intero.. il mondo intero, ma non suo figlio che aveva sfasciato una famiglia la quale si presumeva essere felice. Forse non ci era riuscita, forse era troppo presto per odiare il proprio figlio..
William Rowling restò inorridito dalle parole di suo figlio Sebastian. Non riusciva a credere ad una cosa del genere! Scosse la testa più volte con lo sguardo rivolto verso il basso e l’espressione di chi ha la certezza di non poter essere d’aiuto. Incoraggiò Sebastian a chiamare il loro avvocato di fiducia e a contattare subito Kate. Dovevano divorziare. Il loro matrimonio era stato macchiato dal peccato dell’adulterio, un peccato tanto intollerabile quanto crudele.
Sebastian si alzò di scatto dalla poltrona passandosi furtivamente una mano sul viso. Andò in direzione della scrivania e alzò la cornetta del telefono digitando un numero scovato nella rubrica confinata nel cassetto.
«Avvocato Karl? Sono Sebastian Rowling. Dovremmo incontrarci al più presto. Ho delle cose importanti da dirle..»
Messo giù il telefono guardò la foto incorniciata all’angolo della scrivania che ritraeva tutti e quattro qualche mese prima, quando tutto andava ancora bene. La prese e si soffermò su Kate, sorridente e raggiante mentre teneva stretta a se Jenna.
«Ti distruggerò Kate.. come tu hai distrutto noi.»

About Jenna
Si tirò a sedere. Non poteva credere di aver fatto l’amore con Damian. Accennò un piccolo sorriso mentre si torturava una ciocca di capelli, castana e ondulata. Guardò le lenzuola stropicciate e ancora calde mentre Damian era in bagno.
I loro corpi, vogliosi l’uno dell’altro, si erano uniti e Jenna aveva assaporato la sua prima volta. Le tremavano le mani al sol pensiero. Era una donna adesso e si sarebbe comportata come tale.. come se la situazione con sua madre l’avesse affrontata nei panni di una ragazzina!
Sentì il fruscio dello sciacquone e solo allora si rese conto che era ancora nuda. Fece un balzo fuori dal letto, alla ricerca di un qualcosa per coprirsi e poco dopo la trovò. Indossò la felpa che le faceva da vestitino per quanto era lunga mentre Damian uscì dal bagno con solo i jeans indosso, slacciati tra l’altro.
Jenna arrossì debolmente e chinò il capo. Damian si guardò il torace scolpito e bagnato per poi ghignare divertito. Si avvicinò lentamente alla ragazza e le prese le mani. I loro occhi si incontrarono così come le loro bocche..
«Voglio stare con te, Jenna.» Disse improvvisamente rompendo il bacio.
Jenna sgranò gli occhi dallo stupore e prima che potesse saltargli al collo si fermò a pensare.
«Davvero?» Domandò in cerca di una certezza.
«Davvero.» Rispose con il più serio degli sguardi.
Jenna fu travolta da uno strano calore, un calore chiamato sicurezza, un calore a lei sconosciuto. Sentì che poteva fidarsi completamente di Damian.. fidarsi sul serio.
«Si tratta di mia madre..»
A quelle parole Jenna si accomodò sul letto e dopo un lungo respiro prese nuovamente la parola.
«.. Ci ha traditi, se n’è andata e io spero che non faccia più ritorno. Non sopporterei di averla di nuovo in casa. Sto male solo se la vedo. È andata dal suo amante, il fratello di mio padre. Amavo quell’uomo, forse più di mio padre, ma si è rivelato un meschino traditore. Mi fidavo di lui come mi fidavo di mia madre.. »
Jenna sprofondò nel più amaro dei pianti dopo aver buttato fuori una verità così angosciante. Damian le cinse le spalle e la tirò a se.
«Mi dispiace per quello che ti è successo. Ora capisco da cosa fuggivi l’altro giorno! Ma ribadisco..» Disse sciogliendo l’abbraccio per guardarla dritto negli occhi. «.. Voglio stare con te e nulla mi impedirà di farlo. Io.. credo di amarti.» Concluse per poi baciarla.
Dopo lunghi minuti di coccole, Jenna e Damian si rivestirono e quest’ultimo abbandonò la villa dei Rowling, ma prima che potesse farlo venne beccato in flagrante da Sebastian che chiese spiegazioni contrariato.
«È Damian Cole, papà.. un mio amico
«Molto piacere, signor Rowling.»
Sebastian afferrò la mano che Damian gli tese con un sorriso forzato prima che il ragazzo abbandonasse la casa definitivamente. Jenna chiuse la porta e poi guardò il padre. Avrebbe voluto urlargli tutta la sua felicità, ma sapeva quanto il padre stesse soffrendo per colpa di Kate e non poteva permettersi di mancargli di rispetto. Gli avrebbe fatto un torto e lo avrebbe fatto anche a se stessa.
«Dobbiamo parlare, Jenna.»
La ragazza annuì e lo seguì in salotto e, davanti ad una tazza di cioccolato caldo, lo ascoltò.
«Domani pomeriggio ho un appuntamento con l’avvocato Karl. Potresti badare a Julie fino al mio ritorno?»
Jenna aggrottò le sopracciglia dubbiosa.
«L’avvocato Karl? Cos’è? Fate una rimpatriata del liceo?» Domandò buttandola sulla beffa.
«No» Rispose deludendo le sue aspettative. «Discuteremo riguardo al divorzio tra me e Kate.»
 
 
 
 
 
 
 
 


 




JENNA


JENNA & DAMIAN



 
Nota~
Dodicesimo capitolo di 'JENNA'. Non credevo di riuscire a scriverlo questa settimana,
ma evidentemente mi sbagliavo! Sono contenta, ma anche dispiaciuta per l'increscioso ritardo!
Conclusione: Jenna ha capito che Damian è una sorta di 'medicina' per lei e che vuole tenerselo stretto e fidarsi ciecamente quindi
gli ha raccontato di Kate. Anche Sebastian ha 'vuotato il sacco' ai suoi genitori e sembra avere le idee molto chiare: chiederà il divorzio a Kate.
Sebastian è un personaggio che sta visibilmente cambiando. Da ingenuo, devoto e innamorato maritino si muterà in un vero bastardo - in senso buono, ovviamente-
Spero vi sia piaciuto il capitolo in se e che lasciate qualche commentino. Vi aspetto la settimana prossima -sempre che io non faccia aspettare voi-
Tanti baci.
-FOREVERWITHYOU

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Jenna
di foreverwithyou



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Capitolo 13
 
About Jenna
Voleva che non fosse vero, almeno in parte. Le parole di Sebastian erano state forse troppo dirette?

Cosa gli prende? È sempre stato così restio nel prendere decisioni del genere e ora lo dice come se niente fosse?!

«Perché? Perché così presto, intendo.» Disse ritraendo le mani nell’interno della felpa alla ricerca di un po’ di calore che potesse scongelargliele.
«Dovrò dirlo a Julie e non voglio che passi tanto tempo e che, soprattutto, la situazione rimanga precaria. Voglio il divorzio e lo vorrà anche Kate, stai tranquilla.» Disse concludendo un mezzo ghigno mentre si passava una mano sotto al mento sfiorandosi quel leggero velo di barba.
Jenna emise un breve sospiro prima di rispecchiarsi negli occhi profondi e lucidi del padre. Sfilò via una mano dalla felpa per posarla, gelata e intorpidita com’era, sulle mani intrecciate e grosse di Sebastian. Gli sorrise lievemente.
«Io sono con te papà.» Disse quasi sussurrando.
«Grazie. Non sai quanto ho bisogno di te, bimba!» Ammise sollevato.
Jenna chinò la testa e la poggiò sulla spalla robusta e virile di Sebastian mentre le loro mani si univano sempre di più.
Avevano un disperato bisogno l’uno dell’altro. Avevano un disperato bisogno di sentirsi aiutati.. Erano lì. Non si sarebbero abbandonati. Non avrebbero abbandonato la battaglia anche perché era appena cominciata.
Il pomeriggio era fiacco e monotono alla villa dei Rowling. Jenna si cimentò nello studio di alcune materie da recuperare e Julie era intenta a disegnare.. solo Sebastian scorrazzava avanti e indietro con frenesia in cerca di alcuni oggetti da riporre nella sua valigetta.
«Sembri tu l’avvocato.» Emise Jenna in un ghigno guardando la figura di suo padre avvolta in un completo classico blu scuro con la borsa da lavoro tra le mani.
«L’avvocato Karl è un uomo tutto d’un pezzo e anche io lo sono.» Disse schioccandole un bacio sulla guancia.
Prima a lei e poi alla piccola Julie che lo fermò sulla soglia della porta per dargli un disegno appena concluso.
«È meraviglioso, tesoro!» Disse con noncuranza mentre si infilava il cappotto.
«Siamo io, tu, Jenna e mamma!» Esordì con entusiasmo.
Il cuore di Jenna perse un battito. All’udire quella frase la sua espressione cambiò.. ed anche quella di Sebastian.
«Julie!» Richiamò l’attenzione della sorellina con tono superbo «Non annoiare papà con le tue sciocchezze che ha un appuntamento molto importante.» Disse trascinandola con se mentre salutò con un gesto secco della mano suo padre.
Jenna si torturava con rabbia una ciocca di capelli mentre aveva la testa china nel libro di filosofia.

Non ci capirò mai niente!

Peccato che il suo fugace pensiero non era rivolto allo studio, ma a ben altro. Dalle strette e colme righe di parole del libro, lo sguardo di Jenna, si spostò verso il suo cellulare posto a pochi centimetri da lei. Forse un po’ di compagnia le avrebbe fatto bene in quel momento.. o forse no..
Si accasciò sul tavolo e chiuse gli occhi.
Ascoltava il silenzio, talmente intenso che procurava fastidio alle orecchie.
Rabbrividì.

È così che finirà.. dovrò abituarmi a tutto questo. La solitudine struggente, il silenzio ancora più struggente. Mi chiedo se lei.. se lei mi pensa almeno un po’.

Ci pensarono dei singhiozzi impertinenti a rompere quel dannato silenzio.
Jenna si coprì il viso con le braccia imprigionando il suo viso angelico, fine e macchiato dall’amarezza delle lacrime.. tanto trasparenti quanto dolorose.
Lo squillo del telefono la portò alla realtà. Il cuore le si fermò per un instante. Afferrò il telefono con foga e rispose..
Rimase un tantino delusa quando sentì la voce di Damian dall’altra parte. Forse si aspettava qualcun altro..
«Un appuntamento?» Disse con voce rotta dal pianto. «Mi dispiace, ma non posso.. Devo badare a mia sorella finchè mio padre non ritorna.»
«Porta  anche lei. Sarà divertente uscire a tre!» Rispose dilettato dall’idea.
Jenna si morse il labbro inferiore per poi accettare.
Salì velocemente le scale e spalancò la porta della sua stanza per trovarvi Julie immersa nelle sue scatenate danze accompagnate da musichette ridicole.
«Preparati.. usciamo.» Esordì con tono neutro.
«E dove andiamo?» Domandò una volta fermatasi.
Jenna fece le spallucce per poi sorriderle.
«D’accordo.. tu però lavati il viso che sembri uno zombie.» Disse concludendo con una smorfia per poi scappare in bagno.
Bussarono freneticamente al campanello. Jenna accorse ad aprire la porta e vide Damian stretto in una giacca di pelle nera che gli stava da Dio.
«Siete pronte?» Domandò sfregandosi le mani.
Jenna annuì per poi voltarsi a guardare Julie scendere impacciatamente le scale.
«Non ci credo!» Esclamò la bambina mentre si avvicinava all’ammirevole e possente figura di Damian. «Dobbiamo uscire con te? Sei così bello! Dove ci porti?»Disse tutto d’un fiato procurando la risata dei due.
«Al cinema. Spero che questo film ti piaccia..» Disse porgendole i biglietti.
Julie annuì contenta per poi afferrare la mano di Jenna e uscire di casa.
La serata trascorse meravigliosamente. Quelle poche ore con Damian e Julie fuori casa la fecero rasserenare.
Sulla strada per il ritorno, Julie era piuttosto logorroica e blaterò per tutto il tempo facendo riferimento solo alla divertente serata.
Rincasate, Jenna salutò Damian sull’uscio della porta, ringraziandolo per ogni cosa. I due si lasciarono trasportare da un dolce bacio finchè i fari della macchina di Sebastian non li accecò. I due si staccarono immediatamente e calarono i loro visi per evitare il suo sguardo inquisitorio.
«Che piacere rivederti, Damian.. giusto?!» Domandò Sebastian tendendogli una mano che il ragazzo prontamente afferrò.
«Giusto, signore. Buonasera.» Esordì.
«Come mai da queste parti?»
«Abbiamo portato Julie al cinema.» Si intromise Jenna sorridendo. «Volevamo distrarci un po’.. Ti ho anche mandato un messaggio per avvisarti.»
«Oh sì.. è vero.» Disse facendo mente locale. «Bene, io entro che qui si gela. Con permesso.»
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 



JENNA


JENNA & DAMIAN



Nota~
Buona domenica mie care lettrici. Prima che mi malediate, lasciate che mi scusi per il forte ritardo.
Mi dispice tanto ma non ho trovato un po' di tempo per scrivere, questa settimana. La scuola mi pressa, abbiate pazienza.
Comunque vi ringrazio tanto per aver letto questo capitolo partorito dal nulla (?)
Conclusione: La ferita che Kate a lasciato su Jenna continua a pulsare forte e quella povera ragazza non può fare altro che piangere.
Fortunatamente è arrivato Damian ad aggiustare la situazione. Tutto questo mentre Sebastian era all'incontro con l'avvocato Karl nonchè suo amico di liceo.
Vi aspetto nel prossimo capitolo di Jenna, del quale non so la data di pubblicazione (e scrittura).
Tanti baci.
-FOREVERWITHYOU

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Jenna
di foreverwithyou



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Capitolo 14
 
About Jenna
La giornata si prospettava umida. Jenna lasciò il confortevole calore delle coperte controvoglia.. Trascinò il suo corpo nudo e infreddolito sotto il getto di acqua bollente che regalava la doccia sperando di svegliarsi e riprendersi.
Era in ritardo di una decina di minuti abbondanti, Sebastian e Julie già erano in cucina a gustarsi la colazione mentre lei era appena uscita dal bagno. Afferrò il primo paio di jeans appeso alla gruccia di fronte a lei e la prima felpa nel cassetto, si pettinò rapidamente i capelli per poi correre di sotto per affondare la faccia in uno di quei croissant ripieni che le piacciono tanto.
«Buongiorno!» Esordì gioiosa.
«Oh, qualcuno è di buon umore oggi!» Constatò Sebastian ricevendo un bacio sulla guancia da Jenna.
La ragazza si limitò a ghignare sotto ai baffi mentre si avvicinava furtivamente alla mobile dal quale usciva il dolce profumo di quei croissant. Lo aprì di botto e con espressione vittoriosa afferrò il pacco contenenti quei benedetti croissant. Si accomodò di fianco a Julie dandole delle leggere spintarelle ogni tanto, giusto per rendere la colazione un po’ più divertente.
«Andiamo, pulcino. Ti porto a scuola. Tu, Jen? Vuoi uno strappo?» Domandò Sebastian rinunciando all’altra metà di caffè presente nella sua tazza per infilarsi la giacca.
Jenna scosse il capo addentando gli ultimi bocconi della merenda tanto ambita.
«Meglio. Non sopporto più i suoi spintoni.» Si lamentò Julie massaggiandosi la spalla.
Sebastian alzò una mano per salutare Jenna e lei fece lo stesso.
Finita la colazione, si pulì le labbra appiccicose di cioccolato e corse di sopra per prendere lo zaino.
Uscì di casa guardando il cielo accigliata. Iniziò la sua camminata lenta verso il suo liceo consapevole del ritardo e della punizione che l’avrebbe seguito. Sfilò il cellulare dalla tasca per guardare l’ora.

Merda, sono già le otto e mezza!

Prese a correre in una maniera sfrenata. Non credeva che fossero già passate le otto. La sciarpa che le impacciava la vista, il cellulare che vibrava insistente a causa dei numerosi messaggi di Blossom.. Jenna arrivò fuori al cortile della scuola che erano quasi le nove. Riprese a respirare, piegandosi in due per l’enorme sforzo appena compiuto mentre meditava di entrare alla seconda ora..
«Stavo perdendo le speranze.»
Una voce alle sue spalle la fece sussultare.. Jenna si girò corrugando la fronte.
Le goccioline di sudore sulla sua fronte si ghiacciarono e le sue pupille si sgranarono. Quanto tempo era passato?
«Tu..» Sibilò Jenna tra i denti.
Prese a tremare mentre quella figura le si avvicinava..
«Che ci fai qui?» Domandò atona.
«Come mai sei arrivata così tardi? Tuo padre non poteva accompagnarti con la macchina?»
«Non deve interessarti.»
«Certo che deve, sono tua madre!»
Allora Jenna scoppiò in una rumorosa risata.
«Certo! Peccato che quando apri le gambe per Leonard non è più così.. almeno per me.. perché io non voglio avere niente più a che vedere con te.»
«È comprensibile che tu reagisca così. Comunque non sono qui per parlare di questo.. Mi ha contattata l’avvocato Karl. Mi ha detto che tuo padre vuole divorziare. Meschino!» Disse, sibilando tra i denti l’ultima parola riferita a Sebastian.
«Che ti aspettavi? Che ti avrebbe perdonata? Povera illusa.» Disse con un ghigno malefico. «Adesso devo entrare.» Disse concludendo voltandole le spalle e avviandosi verso l’edificio.
Le ore di scuola passarono molto lentamente e Jenna fu costretta, dal docente coordinatore della sua classe, a pulire le lavagne delle numerose aule del primo piano della sua scuola. Un ‘contributo’ per non far pesare il ritardo di un’ora sul suo voto di condotta.

Che sfortuna!

Scontata la pena, mandò un veloce messaggio a Blossom su quanto accaduto in mattinata con sua madre Kate e poi prese l’autobus per tornare a casa.
«Sono a casa.» Annunciò entrando.
Raggiunse il salone dove provenivano dei schiamazzi fastidiosi.
«Bloss?» Domandò corrugando la fronte.
«A tuo padre serviva una babysitter per Julie, una volta appreso che saresti rimasta a scuola per una punizione. Così mi ha assunta!» Disse schioccandole un bacio sulla guancia. «Ho ricevuto il tuo messaggio. Parliamo dopo, ora Julie deve fare i compiti!» Disse risedendosi accanto alla bambina.
«E papà dov’è andato?» Domandò mordendosi il labbro inferiore.
Blossom fece le spallucce.
«Dal suo amico avvocato.» Rispose Julie con la testa china sul quaderno.

Buono a sapersi!


About Kate
Arrivò all’indirizzo che aveva appuntato su un piccolo pezzo di carta. Scese dall’auto e si avvicinò al citofono. Bussò e le aprirono. Salì con calma le scale, ogni gradino le provocava dei brividi lungo la schiena. A breve lo avrebbe rivisto. Si fermò davanti alla porta dell’appartamento e fece un respiro profondo prima di bussare.
«Salve, sono Kate Leigh.»
«Prego, si accomodi.»
L’avvocato Wallace Karl le fece strada passando prima per un immenso salone e poi per un corridoio abbastanza largo con ben due finestre che filtravano tanta luce, fino a quando non arrivarono in una stanza che si presumeva essere il suo studio lavorativo per come era arredata.
«Ciao Sebastian.»
«Ce ne hai messo di tempo per arrivare!» Esordì l’uomo con uno sguardo ambiguo.
«Prego, accomodatevi pure.» Disse Wallace indicando due poltrone aldilà della sua scrivania.
Kate capì che c’era qualcosa che non andava in Sebastian e che, quello che sarebbe uscito dalla sua bocca, sarebbero state solo parole velenose e offensive. Ma come biasimarlo? Chi era in torto era proprio lei.. Sebastian difendeva solo quel poco di dignità che gli rimaneva.
«Ho preferito ricevervi qui, a casa mia, perché Sebastian mi ha chiesto di trattare il vostro caso con la massima discrezione.» Disse Wallace spostando lo sguardo da Sebastian a Kate.
«Ovviamente. Non si può infangare il potente nome dei Rowling con una mia bravata, giusto?» Domandò Kate neutra.
«Sono costretto a darti ragione eccetto per una cosa: la tua non è stata una bravata bensì un tradimento.» Sputo Sebastian.
«Procediamo con questo divorzio, allora. È questo che volevi sapere, no? Se ero d’accordo o meno con la tua assurda idea.»
«Non vede l’ora di stare con il suo amante alla luce del sole.» Disse Sebastian rivolgendosi a Wallace con un ghigno.
«Ma come ti permetti? Parli così anche davanti alle mie figlie, dì la verità? Mi metti in cattiva luce con loro? Ecco perché Jenna stamattina era così acida.»
«Hai visto Jenna? Dove?»
«Non ha importanza. Tu me l’hai messa contro.. Come hai potuto?» Disse lasciando che gli occhi le si riempissero di lacrime.
«Non essere egocentrica, Katherine. Io non ho mai parlato male di te a Jenna o a Julie.» Disse Sebastian guardandola truce.
«Con il divorzio risanerò il mio rapporto con loro quindi goditelo finchè puoi.» Disse Kate con tono di sfida.
«Il divorzio ti offre troppi vantaggi, a me intollerabili. Per farla breve, non ti voglio vicino a noi, specialmente a Julie che è ancora ignara di tutto. Ne ho parlato anche con l’avvocato Karl, qui presente.» Disse Sebastian alzandosi dalla sedia e raggiungendo la porta.
«Non capisco. Che vuoi dire?»
«Che voglio l’annullamento e lo otterrò. Finita la sentenza in tribunale fissata per la settimana prossima, te ne andrai da Londra oppure lo faremo noi. Ti farò passare le pene dell’inferno, Katherine.» Disse voltandole le spalle e abbandonando la stanza.
«Non puoi farmi questo, Sebastian. Io morirò senza le mie bambine. Chi crescerà Julie? Chi si prenderà cura di lei? E a Jenna? Ci hai pensato? Sebastian.. non puoi farmi questo.» Urlò come una pazza rincorrendo Sebastian che era già molti metri di distanza da lei.
L’avvocato Karl non fece altro che assistere alla scena con una vena di pietà negli occhi.
Kate seguì Sebastian fino alla sua macchina e quando lui vi fu salito, sfrecciò via lasciandola lì, immersa tra le lacrime. Era iniziata la sua vendetta!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 



JENNA


BLOSSOM



 
Penultimo capitolo, tenetevi forte.
Sebastian sta cacciando il suo 'lato oscuro' e pretende l'annullamento del suo matrimonio con Kate, altro che divorzio.
Ci ha letteralmente trollati. lol
La febbre mi sta dando tanti spunti ultimamente, tanto che sono già a lavoro per la realizzazione di una nuova storia che sbarcherà su efp non appena finirà 'JENNA'.

Spazio al sentimentalismo.
Vi adoro perchè, alla fine, è solo grazie a voi se questa storia è arrivata fin qui.
È solo grazie alle vostre splendide recensioni e il vostro supporto che ho continuato a scrivere capitoli su capitoli fino a vedere la luce °-°
Ovviamente, adoro anche a chi ha letto silenziosamente (e ne sono tanti, eh).
Le visualizzazioni non mentono, eheheh.
Quindi grazie, grazie, grazie. GRAZIEEE

Vi aspetto nel prossimo ed ultimo capitolo di 'JENNA'.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Jenna
di foreverwithyou



Trailer





Capitolo 15
 
 
About Sebastian
Schiacciò il piede sull’acceleratore e si diresse a casa dei suoi genitori. Doveva metterli al corrente della situazione.
Scese dall’auto sbattendo lo sportello con forza. Si diresse a passo svelto verso la porta d’ingresso e, prima che potesse suonare il campanello, essa si aprì.. o meglio, qualcuno la aprì..
«Bas!» Esclamò Leonard sorpreso di vederlo lì.
Il volto di Sebastian si mutò: da innervosito e arrossato qual era, diventò un marmo in cui era scolpito puro odio.
«Quanto tempo!» Esordì Sebastian in un ghigno infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni.
«Dovremmo parlare tu ed io.» Disse Leonard con un filo di voce.
«Perché mai?» Domandò Sebastian ironico sgranando gli occhi.
«Vieni.» Disse prendendolo per un braccio.
Sebastian si divincolò dalla presa con un gesto secco e preciso. Lo guardò con astio mentre Leonard era sempre più incredulo.
«Non sono più la marionetta che potete manipolare a vostro piacimento! Il gioco adesso è nelle mie mani e se davvero vuoi fare qualcosa per aiutare: tieni lontano quella sgualdrina da me e dalla mia famiglia.»
A quelle parole Leonard non resistette più e colpì Sebastian in pieno viso con un pugno.
Sebastian indietreggiò di qualche passo cercando di ritrovare l’equilibrio e non appena lo ebbe recuperato restituì il pugno con gli interessi.
I due lottarono come lottano due leoni per una preda. La preda, nel loro caso, era la fratellanza.. Quel bene così forte che li legava in modo profondo, scomparso a causa di una donna. Ma non era lottando tra di loro che potevano recuperarla.
Intervenne William Rowling, il padre dei due che li divise spingendo Leonard lontano da suo fratello di qualche metro.
«Ma siete impazziti per caso?!» Domandò col suo tono possente e un tantino roco. «Se volete ammazzarvi non fatelo in casa mia!» Tuonò ancora. «Se vostra madre vi avesse visto, cosa avrebbe pensato, eh?» Disse abbassando un po’ il tono.
«Scusaci, papà. Non lo faremo più.» Disse Leonard toccandosi il labbro insanguinato.
«Pensi di cavartela così? Non sei più un ragazzino quindi smettila di fare bravate e non mi riferisco solo a questa.» Disse guardandolo negli occhi.
Sebastian rimase impassibile. L’ultima cosa che voleva era picchiare suo fratello davanti a suo padre.
«Ha dato di matto perché ho definito Kate una sgualdrina.» Disse prendendo parola.
«Avevo capito che era per colpa sua. Entrate in casa e andate a ripulirvi, stupidi.» Disse William in un sospiro.
Una volta disinfettatesi le ferite, Sebastian e Leonard raggiunsero William in salotto. Quest’ultimo aveva intenzione di appianare ogni tipo di divergenza e di riprendere la routine di un tempo dove tutto scorreva tranquillamente.
«Non credo ci sia molto da parlare, papà. Ero venuto solo per informarti che annullerò il matrimonio con Kate per lasciare campo libero al mio fratellino!»
William e Leonard non potevano credere alle loro orecchie. Le parole di Sebastian suonavano così convinte e rudi. Tutto ciò spaventava a morte!
«Ma cosa dici, figliolo? Tu hai una famiglia con Katherine.. Hai pensato alle bambine?»
«Certo. Ed è per loro che lo faccio. Non voglio che Jenna viva una vita infelice accanto a lei e non voglio che Julie venga educata male. Ci penso io a loro, papà.»
«Ti sei rincoglionito o cosa? Bas, non puoi farlo.. A Kate, ci hai pensato?» Disse Leonard con veemenza.
«No! Ci hai già pensato tu.» Rispose Sebastian con una smorfia stranamente sollevata.
«Io intendevo Kate senza Jenna e Julie. Cosa farà?»
«Non è un problema mio. Ci pensava prima di venire a letto con te. Altrimenti mettila incinta!»
«Basta!» Urlò William. «Sono stanco di ascoltare le vostre liti insensate quindi andatevene e tornate solo quando ritroverete quel senso di civiltà che avete perso!»
Sebastian e Leonard abbandonarono la villa dei loro genitori dispiaciuti per il loro assurdo comportamento.
«Siamo stati degli idioti. Papà è in collera per colpa nostra..» Sbottò Leonard.
«Gli passerà.» Disse Sebastian aprendo lo sportello dell’auto.
«Bas..» Disse Leonard fermandolo. «Mi perdonerai mai?» Chiese con una vena di tristezza negli occhi.
«Eri l’amante di mia moglie. La mia famiglia si è sfasciata per colpa tua.. e anche sua, diciamocelo. Io.. non lo so. Ti guardo e mi sembri il mio fratellino Leonard, poi ti guardo meglio e realizzo che sei diventato un uomo e che niente sarà più come prima, a prescindere.» Disse lasciando che una lacrima cadesse sul suo viso, ammorbidito da tanta sofferenza.
Leonard annuì comprendendo le ragioni di suo fratello. Era troppo presto per perdonarlo.
«Mi dispiace.» Balbettò Leonard calando il capo.
«Me ne vado.» Disse Sebastian chiudendo lo sportello e mettendo in moto.
«Ciao.» Mugugnò Leonard ancora col capo chino intento ad asciugarsi le lacrime.
Tornò a casa, triste e amareggiato. Si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi lottando con se stesso per non pensare a Leonard, a Kate e a tutti quelli che gli avevano, da un po’ di tempo a questa parte, procurato dolore.
Si fece una doccia e si coricò.

About Kate
Rimase sul marciapiede a piagnucolare per un po’. Passò circa un’ora e lei non poteva più sopportare quella situazione.
Promise a se stessa che non avrebbe mai più ingoiato bocconi amari a causa di Sebastian, per quanti bocconi gli avesse fatto ingoiare lei..
I dispiaceri e le delusioni le logoravano il viso. Decise di farla finita, di ribellarsi a quella pungente situazione.
Si mise in macchina e voleva andare solo lì: alla villa di William Rowling, suo suocero. Quell’uomo che ha sempre nutrito una gran stima nei suoi confronti. Chissà cosa le avrebbe detto! Chissà cosa stava pensando!
Frenò e scese dall’auto dirigendosi nel parco della villa che precedeva la villa vera e propria. Lì, seduto su una panchina, ci vide Leonard. Sembrava sconsolato e triste, infatti lo era.
Si avvicinò e gli sfiorò la spalla con la mano così da fargli alzare lo sguardo.
«Ciao Leo.» Esordì in un piccolo sorriso.
«Kate! Che ci fai qui?»
«Non preoccuparti: il mio matrimonio sta per essere annullato. Questo non è più niente di illegale.» Disse accarezzandogli la guancia ruvida a causa dell’accenno di barba.
Leonard allontanò il viso, impedendo a Kate di toccarlo ancora.
«Che ti prende? Ti eccitava di più sapermi sposata e con dei figli piuttosto che libera?» Domandò provocandolo.
«Che sei venuta a fare?» Domandò alzandosi e cercando di mantenere la calma.
«A parlare con tuo padre, devo dirgli come stanno le cose.»
«Ci ha già pensato Sebastian, come giusto che fosse. Ora che state per annullare il vostro matrimonio, non vedo più nulla che ti lega ai Rowling.»
«Sono una vittima, Leonard.»
L’uomo scoppiò in una fragorosa risata.
«Ma fammi il piacere! Siamo dei mostri: abbiamo rovinato la vita a Sebastian e deluso i sentimenti di Jenna. Dovremmo vergognarci!»
«Lo supereremo insieme!» Disse mettendogli le mani sul viso e attirandolo a se per baciarlo.
«No.» Disse Leonard stoppandola e togliendosi le sue mani dalle guancie. «Per me sei stata solo una delle tante, Kate. Mi sono divertito, ma ora è tempo di cambiare!» Disse lasciandola lì, da sola.
Kate sgranò gli occhi incredula.

Maledetto Leonard. Maledetti Rowling!

Quel rifiuto così schietto le fece, però, capire che un capitolo della sua vita, durato troppi anni, stava concludendosi e che doveva cominciarne un altro al più presto. Magari in Europa, o in America.
Ovunque, ma di certo non in Inghilterra.

About Jenna
Suo padre era rientrato già da un bel po’ senza proferire parola su dove era stato o con chi. Dopo una mezz’ora passata a girarsi e rigirarsi tra quelle lenzuola tiepide, si alzò per andare a parlargli.
Aprì lentamente la porta della camera di suo padre e sbirciò.
«Papà..» Disse distraendolo dal suo dormiveglia.
«Jenna.» Disse sorpreso tirandosi a sedere.
«Posso entrare?»
Annuì facendole segno sedersi sul letto.
«Com’è andato l’incontro con l’avvocato Karl e con.. mamma?»
Sebastian annuì sottintendendo un “bene” .
«Come l’ha presa?»
«Non se lo aspettava.»
Jenna sospirò.
«È venuta da me, stamattina.. fuori scuola.»
«Me l’ha detto. Sono passato anche dai nonni per tenerli aggiornati il più possibile su questa storia che ci sta logorando un po’ tutti.»
«Cos’hanno detto?»
«Ho incontrato Leonard lì. Era destino! Anche perché non so se lo vedrò ancora.»

Leonard.. Meglio non toccare questo tasto altrimenti non risponderò di me. Quello che ha fatto è intollerabile. Mi ha fatto perdere tutto l’amore che provavo per lui.. Anche se non posso negare che mi manca da morire non poter parlare con lui.

Jenna aggrottò le sopracciglia. Non capiva di cosa stesse parlando suo padre.
«Prima mi ha telefonato.. Evidentemente non gli era bastata la chiacchierata di oggi pomeriggio. Lascerà Londra, andrà in Italia da alcuni cugini per ‘rifarsi una vita’.»
«Con Kate?» Domandò Jenna, ma quella suonava come un’affermazione più che una domanda.
Sebastian emette’ un leggero ghigno poi la guardò negli occhi e scosse leggermente la testa.
Il cuore di Jenna perse di un battito. Non si aspettava quella risposta. Gli occhi le si inumidirono.. Lui l’aveva lasciata.
«Anch’io vorrei evadere per un po’: Londra è diventata troppo soffocante.»
Un altro battito in meno per Jenna. Davanti a lei scorsero le immagini di chi a Londra le rendeva più belle le giornate, nonostante tutto.
«Ma non preoccuparti..» La risollevò Sebastian. «Partiremo solo io e Julie! Tu ti annoieresti con un vecchio come me e una bambina come Julie nella quiete delle campagne scozzesi.»
Jenna sorrise scuotendo il capo.
«So che ora c’è questo Damian e c’è anche la cara Blossom, di conseguenza devo lasciarti libera. Questo è una specie di premio!» Disse Sebastian.
Jenna aggrottò nuovamente le sopracciglia. Il suo papà era talmente vago quando parlava.. Si capiva da solo!
«È un premio per la tua forza, per la tua fermezza e maturità che hai dimostrato in questi ultimi tempi.. Nessuno, e dico nessuno, sarebbe riuscito a reggere il peso di un dolore tanto grande.»
Jenna si fiondò tra le sue braccia scoppiando in un pianto silenzioso. Era stata una situazione scomoda per tutti, ma Jenna sapeva che nessuno aveva soffrerto più di suo padre. Lui che aveva dovuto affrontare tutto da solo, era stato una povera vittima che si faceva forza e andava avanti per non crollare davanti ai suoi occhi.

Finalmente è finita!

Jenna si sentiva divincolata dalla tristezza. Anche se il suo dolce viso era bagnato di lacrime che continuavano a scendere, lei sapeva bene che quello era il pianto di chi aveva vinto, di chi poteva finalmente ricominciare a vivere.
«Mi lascerai casa libera?» Domandò alzando lo sguardo per posarlo sul viso alquanto perplesso di Sebastian.
«Non se ne parla. Andrai a stare dai nonni fino a quando non ritorno.» Disse scoppiando poi in una sonora risata coinvolgendo anche Jenna.

Sono Jenna Rowling, forte come una roccia. 
 

Fine.

 


Il mio raggio di sole, Troian alias Jenna.



 
È finita. Piango. Un'altra storia completa.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che lasciate qualche recensione e
vi ringrazio per essere stati pazienti e gentili nei confronti di questo mio travagliato progetto.
Non vi faccio nessun sunto altrimenti mi rimetto a lacrimare quindi sorry not sorry.
Come già vi ho anticipato nello scorso capitolo, sono alle prese con una nuova storia sempre originale drammatica, 
Flavor of life
Se vi va, passate (:
Detto questo, vi saluto.
xoxoxo
FOREVERWITHYOU

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