Hope

di Polloistheway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Castle Of Glass ***
Capitolo 3: *** Lost ***
Capitolo 4: *** All Around The World ***
Capitolo 5: *** Fix You ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Fallen

Run for cover 
My sense of fear is running thin 
Undercover 
Just like a candle in the wind 

Tell everybody, tell everybody 
Brothers, sisters, the ending is coming 

Ohhhhh 
We are fallen, we are fallen 
Ohhhhh 
We are fallen, we are fallen 
Now we're just gonna ride it out.

Ho fallito.
È buio. Non vedo niente. Non vedo i miei piedi. Non vedo le mani protese in avanti. Corro alla cieca, mi sforzo di ascoltare i passi di chi mi insegue, sento il cuore rimbombare nelle orecchie.
Fa freddo. Conta poco, ormai, ma sto male. Ho tanto freddo.
Mi sono persa... ci siamo persi. È finita.
Sono alle mie spalle, vicini e rumorosi. Quanti passi sento! Sono sola. Ho fallito.
I Cercatori mi chiamano. Il suono delle loro voci mi stringe lo stomaco. Sto per vomitare.
«Va tutto bene, tutto bene» dice una di loro, mentendo, cercando di calmarmi, di farmi rallentare. Il respiro affannoso le spezza la voce.
«Stai attenta!» le urla un compagno.
«Non farti male» raccomanda un terzo. Una voce profonda piena di premura.
Premura!
«Per favore» urlano. «Lì davanti è pericoloso!»
Il pericolo è dietro! Grido dentro di me. Ma capisco cosa intendono.
Un debole rivolo di luce, che arriva da chissà dove, splende in fondo al corridoio.
Non c'è una parete né una porta chiusa, o un vicolo cieco che mi aspetto e temo. È un buco nero.
Il vano di un ascensore. Abbandonato, vuoto e inagibile, come questo palazzo. Un tempo rifugio, oggi tomba.
«Per favore!» le urla sono più disperate.
Mi viene da ridere, quando capisco di essere troppo veloce per loro.
Li immagino allungare le mani, che per pochi centimetri non riescono ad afferrarmi.

Sto per raggiungere il vuoto quando uno scatto di lucidità mi prende.
Dove c'è un ascensore ci sono anche le scale. Penso mentre svolto a destra.
Come previsto ci sono degli scalini che percorro a due a due continuando a correre.
Esco sopra un tetto piatto con la fatica che mi taglia il respiro.
Sto per cedere.
Mi impongo di continuare ad avanzare e alla fine del tetto.
Un barlume di speranza illumina la mia vista: il tetto dell'edificio affianco a quello su cui mi trovo è molto vicino.
Se non ce la faccio a saltare abbastanza almeno non mi prenderanno... viva.
Prendo la rincorsa e spicco un balzo.
Riesco a malapena ad attaccarmi alla grondaia e slancio le gambe che entrano nella finestra aperta sotto di me.
Appena dentro mi guardo attentamente intorno per trovare un nascondiglio.
Alzo lo sguardo su un mobile e noto sopra di esso una botola seminascosta.
Salgo velocemente e mi ci infilo dentro.
Accosto il coperchio e mi allontano quel tanto che basta a nascondere al buio la mia presenza.
Chiudo gli occhi cercando di respirare normalmente, quando una mano si posa sulla mia spalla.
Sussulto e alzo i pugni girandomi verso questa nuova minaccia.
Una ragazza minuta si trova al centro della mia visuale.
Lei mi fece segno di tacere e mi trascinò fino ad un baule in mezzo alla piccola stanza.
«Chi sei? Vuoi uccidermi? Non te lo lascerò fare!» sibilai strattonando la mano via dalla sua stretta.
«Tu sei umana giusto?» sembrava più un'affermazione che una domanda, ma risposi affermativamente.
«Io sono Viandante. Ti prego non scappare! Aspetta che li distragga e ti spiegherò perché mi trovo qui. Non ho intenzione di fare un'inserzione su di te!» sospirò quando vide che mi irrigidivo.
«Nasconditi lì dentro e non muoverti!» mi ordina indicando il baule. Scivola via e scende facendomi l'occhiolino.
Inizio a infilarmi dentro il mobile appena la sua testa è nascosta alla mia vista.
Davvero mi sto fidando di un alieno?
Ormai non hai niente a perdere” mi comunica una vocetta fastidiosa nella mia testa.
Ho tanto da perder, invece! Jamie... Jared. No! Non posso farmi catturare!
Mentre cerco di far tacere la mia mente le mie orecchie captano l'entrata dei Cercatori nell'appartamento di sotto.
«Buonasera Cercatori» dice la voce dolce dell'aliena della soffitta.
«Buonasera signorina...?» inizia una voce maschile.«Viandante»
«Viandante, certo. Stiamo cercando una fuggitiva. Volevamo sapere se l'ha vista passare di qui o se ha sentito rumori sospetti in appartamenti vicino al vostro» spiega la donna che avevo sentito
prima.

«Ehm... quando? Questa sera? Oppure nei giorni passati?» chiede cercando di mentire la ragazza.
«Questa sera. Ha sentito o visto alcunché?» domanda un'altra voce femminile.
«No. Almeno non penso. Davvero non credo! È da molto che vivo qui sola e c'è molto silenzio. Non ho sentito e visto assolutamente niente» la sua voce è incerta, ma sembra che i Cercatori non se ne accorgano.
Tiro un sospiro di sollievo. La mia prima impressione di quella ragazza dal viso dolce sembra giusta.
Pochi minuti dopo la vedo tornare sopra dove mi trovo io ed esco.
Il suo sorriso illumina la stanza
«Ora ti fidi di me?» chiede.
Annuisco ancora una volta.
«Grazie» mormoro con le lacrime agli occhi.
«Ti ho promesso una spiegazione ma penso che tu sia un po' stremata. Che ne dici se ti spiego tutto domani? Ora dovresti dormire.» propone passandomi un cuscino e una coperta.
La ringrazio nuovamente e mi accoccolo sul pavimento.
Un cuscino... che bella sensazione. Peso mentre la sfinimento del viaggio e della corsa iniziano a farsi sentire veramente.
Chiudo gli occhi e l'ultima immagine che mi si presenta nella testa è quella del ragazzo che amo.
Un rettangolo spigoloso, la sagoma delle ossa in evidenza sotto la pelle. Il colore era marrone chiaro, dorato. I capelli erano poco più scuri della pelle, accesi da qualche ciocca paglierina, e
coprivano soltanto la testa e le sopracciglia. Le iridi erano più scure dei capelli, ma altrettanto luminose. Sul contorno degli occhi c'erano piccole rughe, tipiche dei momenti in cui sorrideva.

Jared.

OOOOOOOOOOH YES!
Questo prologo è orrendo, ma amo alla
follia questo libro e dopo la nona volta che lo leggo ho 
deciso di postare una ff su L'Ospite.
Avete visto il film? Io sì e stavo piangendo quando
è finito.
Passando alle cose serie... lascereste un piccolo 
commento? Vi preeeeeeego!
Ora smammo perchè sto diventando fastidiosa :)
Ciao!

 

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Capitolo 2
*** Castle Of Glass ***


CASTLE OF GLASS

 

Because I'm only a crack in this castle of glass 
Hardly anything left for you to see 
For you to see 

 

«Buongiorno...» una mano mi si posò sulla spalla.
«Jared!» mi voltai ancora mezza addormentata ricordandomi solo dopo di essere sola con un'aliena.
«Ehm... io non so ancora il tuo nome» mi disse la ragazza facendo finta di niente.
«Mi chiamo Melanie, Melanie Stryder» risposi alzandomi e stiracchiando i muscoli affaticati «Grazie davvero per ieri sera e se non te la senti di spiegarmi il perché del tuo... isolamento va bene» continuai.
«No! Per una volta voglio raccontarlo a qualcuno, se tu sei disposta ad ascoltare» aggiunse quel “se” come a pregarmi, così mi sedetti, attendendo silenziosa.
«Poco tempo fa la mia ospite... lei mi parlava. Era come avere una voce nella testa, come i pazzi! Poi però io e lei ci siamo iniziate a conoscere e lei era buona. Solo successivamente ho scoperto che era stata offerta come ospite perché la sua aspettativa di vita erano tre mesi. Aveva un tumore allo stadio finale al cervello e era autistica. I Guaritori hanno cercato di convincermi che l'ho salvata, ma ora che nella mia testa non c'è più mi sento persa e... sola. Mi sembra di averla cancellata, di averle tolto i suoi ultimi mesi! È uno strazio! Ti prego tu sei umana, devi aiutarmi!» singhiozzò finendo il discorso tra le lacrime.
Quelle parole mi colpirono come una stilettata in piena schiena.
Quella ragazza in quel momento aveva bisogno di me così mi alzai e l'abbracciai, stringendola dolcemente.
Per la prima volta dalla sera precedente la guardai bene: era minuta, snella, gli occhi nocciola erano grandi e contornati da folte ciglia, le labbra carnose e rosee si stavano ora aprendo in un sorriso che mostrava denti perfettamente bianchi e dritti. I capelli erano di uno strano colore viola ricadevano sulle spalle con leggere onde. Era bella.
«Viandante vorrei poter restare, ma non posso. Devo tornare dalla mia famiglia perché hanno bisogno di me.» sospirai.
«Il problema sta qui Melanie: il palazzo è sotto sorveglianza e non possiamo muoverci di qui. Tu almeno. Infatti ho intenzione di provvedere al tuo sostentamento, ma per qualche settimana dovrai restare qui.» spiegò tristemente.
«No!» strillai terrorizzata.
Non per me.
Non per i Cercatori.
Per Jamie
Per Jared.
Loro avrebbero pensato che... ODDIO!
Dovevo andarmene, ma se mi avessero preso li avrei messo ancora più in pericolo!
Viandante mi rassicurò dicendomi che poco tempo e li saremmo andati a cercare. Chi? Io e lei? Ebbene sì. La sua intenzione era di scappare dalla sua specie. E io l'avrei portata con me in un lungo viaggio per ritrovare il mio cuore: avrei ritrovato Jamie e Jared.
“Giuro che vi troverò a costo di morire”
Mi incamminai avanti e indietro per la stanza fino a quando Viandante non mi disse di smettere. Il rimprovero fu seguito dalla sua discesa al piano di sotto e io la seguii.
«Ora devo andare a prendere qualcosa di commestibile. NON SCAPPARE!» ordinò e io mi strinsi nelle spalle. «Dico sul serio» aggiunse.
Le feci un gesto sbrigativo con la mano e lei se ne andò.
Rimasta sola ripensai alle giornate passate nella vecchia casa di Jared.

«Sono soltanto linee e lo zio Jeb è un vecchio lunatico. Un rintronato, come tutti i parenti di mio padre.» cerco di strappare il libro dalle mani di Jared, che a malapena si accorge del mio sforzo.
«Un rintronato come la mamma di Sharon?» ribatte lui, studiando i segni scuri di matita che imbrattano il retro della copertina del vecchio album di foto. È l'unico oggetto che non ho perso, in tutto il mio fuggire. Persino i segni che vi ha lasciato lo zio Jeb durante la sua ultima visita hanno assunto un valore affettivo.
«Te lo concedo» Se Sharon sarà ancora viva, dovremo ringraziare sua madre, la matta zia Maggie, degna di contendere allo svitato zio Jeb il titolo di Re dei Pazzi Fratelli Stryder. Mio padre è stato solo scalfito dalla follia di famiglia: non nascondeva rifugi segreti in cortile, o cose del genere. Gli altri, la zia Maggie, lo zio Jeb e lo zio Guy, erano devoti in tutto e per tutto alle teorie della cospirazione.
Jared interrompe la rievocazione. «Sono proprio gli svitati ad essere sopravvissuti. Quelli che vedevano il Grande Fratello dappertutto. Quelli che sospettavano della razza umana prima che la razza umana diventasse pericolosa. Quelli che avevano un nascondiglio pronto.» Jared sorrise, senza staccare gli occhi dalle linee. Poi la sua voce si fa più seria «Quelli come mio padre. Se lui e i miei fratelli si fossero nascosti ,anziché combattere... be' sarebbero ancora tra noi.»
Intuisco il suo dolore e rispondo con delicatezza «Okay la tua teoria è fondata. Ma queste linee non vogliono dire niente.»
«Ripetimi cosa ti disse quando le disegnò»
Sospiro. «Stavano discutendo... zio Jeb e papà. Lo zio cercava di convincerlo che c'era qualcosa di strano,che non doveva fidarsi di nessuno. Papà gli rise in faccia. Jeb afferrò l'album di foto dal tavolino e iniziò a... tracciare le linee sul retro della copertina con la matita. A papà saltarono i nervi, disse che mia madre si sarebbe arrabbiata. Jeb rispose: “La madre di Linda vi ha chiesto di andarla a trovare vero? Strano così all'improvviso? E si è arrabbiata vedendo arrivare Linda sola? Se vuoi la verità Trev, non credo che Linda baderà molto a certi particolari quando torna. Oh, sì, magari farà finta, ma noterai la differenza.”. All'epoca erano frasi senza senso, ma mio padre ci rimase davvero male. Gli ordinò di uscire da casa nostra. Sulle prime Jeb si rifiutò. Continuava a ripeterci di non aspettare che fosse troppo tardi. Mi afferrò per una spalla e mi strinse a sé. “Non lasciarti catturare piccola” sussurrò. “Segui le linee. Inizia dalla prima e segui le linee. Lo zio Jeb ti terrà un posto sicuro.” A quel punto papà lo sbatté fuori dalla porta.»
Jared annuisce distrattamente, e studia la pagina. «L'inizio.. l'inizio... deve avere un senso.»
«Dici? Sono scarabocchi, Jared. Non è una mappa. Non sono neanche collegati.»
«Il primo mi ricorda qualcosa però. Qualcosa di noto. Giuro di averlo già visto da qualche parte.»
Sospiro. «Forse ha detto qualcosa a zia Maggie. Forse le ha dato indicazioni migliori.»
«Forse» risponde, e continua a fissare gli scarabocchi di zio Jeb.
Poi un altro ricordo mi percorse la mente. Questa volta non sono con Jared, ma con mio padre.
«Ricordi che posto è questo?» chiede papà, e indica la vecchia foto ingrigita in cima alla pagina. La carta è più sottile di quella delle altre fotografie, come se si fosse consumata- appiattendosi sempre di più- dopo chissà quale bis-bis-bisnonno l'ebbe scattata.
«É il posto da cui vengono gli Stryder» dico, ripetendo la risposta a memoria.
«Giusto. È il vecchio ranch degli Stryder. Una volta ci sei stata, ma scommetto che non te lo ricordi. Avevi un anno e mezzo, più o meno» Papà ride. «È sempre stata terra degli Stryder...»
Poi arriva il ricordo della foto. Guardata mille volte senza davvero vederla. In primo piano una casetta, una staccionata... E sullo sfondo, il profilo aguzzo e noto..
C'era una didascalia sul bordo superiore:
Ranch Stryder, 1904, mattina all'ombra di...
«Picacho Peak» mormorai.
Sbarrai gli occhi. Ma certo! Pensai al mio ragionamento : non faceva una piega!
Tre quarti d'ora dopo Viandante tornò a casa con tre borse della spesa piene fino all'orlo.
«Hai fame?» mi chiese sorridente.
Annuii avvicinandomi ed agognando il pacchetto di patatine al formaggio nella prima busta.
Lei me lo passò e appena fu aperto mi ingozzai.
Quando il mio stomaco fu sazio mi scolai un'intera bottiglia di succo e una d'acqua. Dopo un anno di saccheggi mi sentivo... piena.
Viandante mi fissò divertita fino a quando non smisi di mangiare/bere, ma la sua espressione cambiò quando le raccontai la mia intuizione.
«Possiamo provare! Abbiamo una possibilità!» strillò entusiasta saltellando per la stanza. Dopo un attimo di sgomento la seguii stringendole le mani e facendola girare.
Eravamo diventate amiche.

3 settimane dopo_

Io e Viandante eravamo diventate inseparabili, non che lo potessimo fare, ma ognuna di noi sapeva tutto dell'altra. Ed eravamo pronte: le valigie, i viveri a lunga conservazione...
Il problema erano i Cercatori: quasi tutti si erano scoraggiati dopo qualche giorno, convinti che io fossi scappata, ma una non voleva saperne.
Era minuta, vestita di nero dal mento ai polsi: giacca di taglio classico sopra un dolcevita nero. Anche i capelli erano neri. Dovevano arrivarle al mento, ma li teneva raccolti dietro alle orecchie. La sua pelle era olivastra. Era davvero convinta che io non me ne fossi andata e sfortunatamente non sbagliava.
Ogni due giorni veniva a chiedere alla mia amica a fare un interrogatorio, ma da brava attrice come le avevo insegnato, lei rispondeva a tutte le domande su di me negativamente.
«Sei migliorata» le dissi un giorno. Lei mi aveva sorriso e strizzato l'occhio, io l'avevo fissata sbalordita per un po' per poi mettermi a ridere.
Il giorno di tre settimane dopo il nostro incontro stavamo mangiando quando Viandante mi disse di andare al piano superiore. Era terrorizzata.
Mi fiondai in soffitta seguita da lui e dalla valigia.
Dal piano di sotto giunsero le voci concitate di due-tre persone.
La voce fastidiosa della Cercatrice era più stridula e acuta delle altre, e fu così che la riconobbi.
La sentii strillare ordini a destra e a manca per poi zittire i presenti e bussare forte alla porta.
«Melanie dobbiamo andare via» sussurrò Viandante spaventata.
«Aspetta. Falli entrare. Ci metteranno di più a raggiungerci dovendo uscire.» proposi.
«No. Adesso!» mi trascinò via, verso una porticina alla fine della stanza.
“MAX 120 KG”
C'era scritto a caratteri cubitali.
“Un montacarichi! Geniale!”
«Quanto pesi?» le domandai.
«Meno di cinquanta chili» rispose infilandosi nell'anfratto «Mel ci tiene! Muovi il culo ed entra» mi tirò all'interno schiacciando il pulsante per la discesa.
Arrivata al piano terra alzai la guardia, pronta a combattere, ma non ce ne fu bisogno: proseguimmo in basso.
«Ci porta al parcheggio sotterraneo» mormorò, rispondendo alla mia domanda silenziosa.
Ci arrestammo.
«Ora... corri. Nasconditi il tempo che mi serve per trovare un'auto.» ordinò mentre si alzava e iniziava a correre. Io la seguii ignorando il suo consiglio e la presi per mano.
«La macchina la rubo.» spiegai.
«No. Non ho intenzione di lasciare tracce. Non voglio che sappiano che macchina cercare. Non voglio che rovinino tutto. Noi anime siamo altruiste e sincere. Non dubiteranno di me se “chiedo in prestito” una
macchina. Dico sul serio.»
Io annuii e ricominciammo a correre verso un giovane che stava parcheggiando la sua auto.
«Scusa! Sì tu! Come ti chiami?» chiese Viandante.
«Mi chiamo Foglie Al Vento. Che cosa ti serve?» rispose lui.
«Ehm... potresti prestarci la tua macchina? È molto importante.» disse la mia amica.
Lui le lanciò le chiavi.«Ecco. Tieni pure. È molto comoda e ho appena fatto il pieno.» sorrise.
Io salii sulla vettura al posto di guida e ignorando Viandante che lo salutava gentilmente dal finestrino ingranai la marcia e uscii dal parcheggio.

6 ORE DOPO_

«Melanie ci siamo quasi! Ecco la stazione di servizio. Accosta» consigliò Viandante: il serbatoio era quasi vuoto e con la fretta di scappare dai Cercatori e il montavivande non avevamo niente.
Scesi e iniziai a fare benzina.
L'altra ragazza invece entrò nell'area di servizio e iniziò a recuperare prima due borse capienti, seguite da cibi energetici e poco salati.
Quando la porta trillò indicando il mio arrivo mi nascosi velocemente dietro uno scaffale.
«Passami la borsa.» dissi a Viandante
Lei me la porse e io la riempii con più di dieci litri d'acqua. La mia schiena poteva reggere carichi anche più pesanti, ma ero preoccupata per quella della mia amica.
«Vado fuori tu paga... no fai “l'inventario”, pesca una cartina e chiedi degli occhiali da sole.» sussurrai mentre arraffavo altri cibi.
Lei annuì e io mi diressi all'auto.
Poco dopo la vidi uscire con il tizio del bancone alle calcagna che le teneva la borsa.
Corsi ad aiutarlo senza però farmi troppo notare e tenendo la testa bassa e aprii il cofano del veicolo.
«Grazie mille» lo salutò Viandante.
Io mi infilai gli occhiali e iniziai a guidare per il sentiero poco distante, cercando di non lasciare troppi segni con gli pneumatici.
«Eccola!» urlò la ragazza.
«Fino lì andiamo in macchina e poi avvistato il secondo punto se potremo raggiungerlo con questa bene, se no andremo a piedi.» spiegai.
La nostra meta era lontana, ma non ci mettemmo molto. Da quel punto si poteva vedere la seconda linea: uno zig-zag frastagliato, quattro tornanti stretti, il quinto stranamente morbido, come spezzato. Questo coincideva ad una catena di quattro vette appuntite più una quinta che sembrava spezzata.
Dal nostro punto di vista però si poteva anche vedere la terza indicazione.
«Raggiungiamo prima quella precedente. Magari da lì vediamo il quarto.» propose Viandante.
Jared c'era arrivato? Ci speravo tanto!
Jamie, Jamie, Jamie. Quel ragazzo mi mancava come l'aria e non potevo più resistere senza di lui!
I miei pensieri vagarono mentre ci avvicinavamo al punto due.
“Chissà... ci saranno altri umani? Zio Jeb, Jamie, Jared... magari anche zia Maggie e Sharon sono riuscite a scappare da Chicago.”
La mia felicità si spense quando arrivammo: da lì non si vedeva l'onda regolare di roccia, interrotta da uno sperone come un dito lungo e magro verso il cielo.
Viandante mugolò.
«Cazzo» imprecai.
La mia amica mi fissò come per rimproverarmi, ma poi si scusò per il cattivo consiglio. Io mi strinsi nelle spalle, invertii la rotta verso il terzo punto e mi accorsi troppo tardi che la maggior parte del carburante era stato utilizzato per raggiungere il secondo.
La lasciai andare per inerzia ed essa si fermò in mezzo al letto di un torrente in secca.
«Buona notte» sospirai reclinando il mio sedile e chiudendo gli occhi.
«Qui?» gridò isterica Viandante.
«Sì qui. Oppure preferisci la terra fuori?» chiesi sarcastica.
«No, no. Buona notte.» sussurrò in risposta.
“Jared, Jamie, sto arrivando” fu il mio ultimo pensiero coerente.

 

OOOOOOOOOOOOH YES!!!
Ero in astinenza dallo scrivere!
dio non avevo mai tempo di andare sul computer e 
mia madre non me lo concedeva neanche :(
Adesso ho aggionato!
Yeah Buddy!
Ragazze/i alla prossima.
Vorrei fare un ringraziamento speciale alle ragazze che
hanno recensito, ma anche ai lettori silenziosi.
GRAZIE!
Love you
Gaia

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Capitolo 3
*** Lost ***


CAPITOLO 3
LOST

I just got lost
Every river that I tried to cross
Every door I ever tried was locked
Ohhh and I’m…
Just waiting ’til the shine wears off

 

Il giorno seguente ci svegliammo presto per evitare di bruciarci sotto il sole delle ore più calde.
Nascondemmo la macchina con i pochi arbusti che si trovavano vicino al torrente e, con fatica, sollevammo le nostre borse.

Camminammo per giorni: cinque precisamente.
L'unico segno di vita che trovammo fu una casa prima del quarto punto.
Lì non c'erano segni recenti, ma riuscimmo a scovare dell'acqua nascosta dentro a varie bottiglie di candeggina, che l'aveva conservata.
In quel momento sperammo.
Arrivate al quarto punto avevamo però perso tutto quello che ci rimaneva.
Avevo imprecato e creduto di aver sbagliato: l'ultimo punto era troppo lontano.
Avevamo finito quasi tutta l'acqua e il cibo ormai era finito da un pezzo.
Le nostre risorse erano limitate e l'unico punto che riuscimmo a raggiungere fu un piccolo albero che lanciava la sua ombra sotto il sole del pomeriggio.


Con le ultime forze lo raggiungemmo l e Viandante si stese a terra.
«Sopra» sussurrai con le labbra screpolate.
Lei guardò in alto, mi guardò scettica, ma non si oppose mentre mi avvicinavo e la tiravo su.
Con molta fatica riuscii anche a spingerla al di sopra.
La sua mano era tesa per aiutarmi a salire, ma non ce la facevo davvero più, così mi distesi mentre la sabbia calda del deserto mi solleticava la pelle altrettanto calda.
«Quanto tempo dobbiamo aspettare?» domandò stancamente la mia migliore amica.
«Spero che i coyote arrivino presto» la mia voce iniziava a spegnersi.
«Anche io...»
«Ho fallito. Quello che mi era rimasto è svanito come le mie speranze di ritrovarli.» tossii.
«No. Hai vinto. Non ti sei fatta cancellare. Hai lottato per ritrovare le persone che ami...» cercò di consolarmi «...e io sono finalmente in pace» finì.
Io sorrisi e caddi nell'oblio.

Qualcosa mi toccò la bocca. Qualcosa di freddo. Sperai che qualunque animale fosse potesse fare in fretta.
Ma un liquido sgorgò dal bordo freddo e capii che era una borraccia. Trangugiai tutto il contenuto e il mio corpo iniziò a riprendere le forze.
Aprii gli occhi impastati di sabbia e mi ritrovai davanti la folta barba di mio zio.
«Zio Jeb! Ci hai trovate!» sussurrai estasiata.
«Ci...?» l'uomo mi passò la torcia elettrica, puntandomela sulle pupille e non notando nulla di anomalo controllò che non ci fosse nessuno intorno.
«Jamie, Jared... sono qui? Ti prego» mormorai
«No» il mio cuore si spezzò in piccoli, infinitesimali pezzi. Se non fossi stata disidratata lacrime amare sarebbero sgorgate dai miei occhi.
«Vi...» cercai di mugolare il nome dell'aliena, ma dalla mia bocca uscii solo un gorgoglio irriconoscibile.
Jeb mi porse un'altra borraccia notando la figura della mia amica sull'albero.
Con la sua torcia illuminò anche gli occhi della ragazza dopo averle passato l'acqua.
«Abbiamo un problema, proprio un bell'impiccio.» commentò tornando verso di me.« Melanie rimani qui. Torno presto con altra acqua.» mi consigliò e io tornai nell'oblio.

Mi svegliai con il sole che passava sotto le palpebre e ringraziai mentalmente mio zio per avermi lasciato dell'acqua. Mi sforzai di alzarmi per raggiungere la ragazza, ma ero troppo debole.
Mi riempii lo stomaco di acqua e mi sedetti.
Da lontano sentii dei passi strascicati di molte persone.
“Oh cazzo i Cercatori ci hanno trovato” sbarrai gli occhi.
La vista che mi trovai davanti però fu molto diversa: sei umani mi stavano squadrando da lontano.
«Zia Maggie!» gridai incredula vedendo avanzare la donna.
Lei mi si avvicinò e mi strinse in un abbraccio.
«Nipote...»
“Jeb non ha ancora detto loro di Viandante secondo me.” pensai tristemente. Non mi avrebbe più chiamato così di certo quando l'avrebbe scoperto. Il massimo che mi aspettavo era “traditrice”. Non me ne
importava un fico secco! Viandante era la mia migliore amica, una sorella e non me l'avrebbero tolta.
Il suo sguardo si spostò su Jeb che si allontanava, diretto verso il nascondiglio di Viandante.
Sussultai mentre gli altri umani mi lasciavano sola e si avvicinavano a mio zio.
“Viandante è in pericolo”
«Jeb che facciamo? Kyle?» disse Maggie facendo passare un uomo enorme con un machete in mano.
«No!» urlai mentre questi lo alzava sopra la testa per affondarlo nel cranio della ragazza.
«No!» ripetei alzandomi di corsa e mettendomi davanti a lei per proteggerla.
Tutti mi rivolsero uno sguardo preoccupato, tranne zio Jeb che mi sorrise.
«Lei è mia!» sibilai.
Le loro facce erano incredule.
«Non le farete del male senza passare sul mio cadavere» mormorai.
«Melanie non... non possiamo portarla nel nostro nascondiglio!» mi sgridò zia Maggie
«Allora io rimango qui finché per la sete, per la fame o per i coyote non moriremo» spiegai.
Vidi Kyle posare il machete e zio Jeb abbassare il fucile che teneva in mano. Gli umani si strinsero attorno a me.
Jeb tornò ad alzare il fucile.
«Fermo Kyle» disse perentorio.
«Jeb è una pazzia!» commentò Kyle.
«Ho detto FERMO KYLE. Lei è mia nipote. Andiamo.» ordinò.
In quel momento, una debole Viandante si svegliò e ammutolì.
Io l'abbracciai e la feci scendere, mentre lei tremava come una foglia per il terrore di tutte quelle armi.
«Ci hanno salvate. Andiamo in un posto sicuro» la rassicurai mentre la mantenevo in piedi.
Lei annuì piano e si rivolse a Jeb.
Questi si avvicinò silenzioso, si strappò un pezzo di camicia e lo legò sugli occhi di Viandante.
«Per sicurezza non le facciamo vedere dov'è l'entrata» spiegò. Io annuii e mi avviai trattenendo Viandante sulla mia spalla.
Proseguimmo per un pezzo finché non ci addentrammo in una piccola imboccatura poco visibile nella roccia.
La mia migliore amica stava ansimando per la fatica e per la paura mentre io la trattenevo vicino e la guidavo per le gallerie buie.
«Questa è la mia casa, il posto che ti ho indicato quel giorno» mi disse zio Jeb.
Gli sorrisi, ma il sorriso si spense quando avvertimmo un vociare profondo arrivare da un anfratto nella galleria. Jeb tolse la fascia a Viandante che mi si strinse addosso dietro le spalle.
Da dove mi trovavo si scorgeva una luce e mi chiesi da dove veniva, ma il mio pensiero costante era che Jared e Jamie non ci fossero. Eppure io ero certa che Jared avesse compreso! Aveva anche l'album!
Entrai in una caverna molto più spaziosa e le discussioni si spensero.
Mi stupii di quanti umani ci fossero in quella grotta, ma come riflesso involontario cercai tra quei volti sconosciuti i due che mi interessavano.
Appena fuori dal mio campo visivo vidi un movimento e poco dopo un uomo mi si piantò davanti.
«Mel..» alzai gli occhi verso la bocca che aveva appena detto il mio nome con quella voce così nota
Quasi mi buttai su di lui, ma poco prima di farlo Viandante mi afferrò la maglia e io strinsi le braccia attorno al suo corpicino.
Con gli occhi implorai il ragazzo di non avvicinarsi e lui mi rivolse un'espressione incredula.
«Non posso» sussurrai facendo scendere delle lacrime sul mio viso e volgendo lo sguardo verso Jeb.
«O tutto o niente Jeb» dissi inflessibile, stringendo la mano di Viandante.

 

SPAZIO AUTRICE:
Allora questo capitolo fa cagare, ma pensavo
che fosse utile per la storia... volevo seguire paro paro il libro
SONO PAZZA
Comunque volevo fare un mini sondaggio:
volete un banner?
Ho provato a fare questo, ma è il primo che faccio quindi è pessimo xD

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Capitolo 4
*** All Around The World ***


ALL AROUND THE WORLD

Cause all around the world people want to be loved
Yeah, cause all around the world, they’re no different than us
All around the world people want to be loved
All around the world, they’re no different than us
All around the world


La mia mano era ancora attaccata a quella di Viandante quando Jeb sorrise.
«Deve scegliere qualcun altro. Non ho intenzione di prendermi l'odio di tanti sulle spalle.» disse calmo. Io sospirai.
«E chi?» domandai. La mia mente però aveva già predetto il nome che avrebbe pronunciato Jeb di lì a poco.
«Jared...» chiamò.
L'uomo mi fissò interrogativo e io ammutolii anche se lo sapevo già.
Sospirai nuovamente.
“Merda”
«Mel, andiamo possiamo pensare a questa “questione” più tardi. Ti faccio vedere dove tu e... lei potrete dormire finché non decideremo.» Jeb mi scortò fino all'uscita dell'atrio e io mi sentii tutti gli sguardi
addosso. Mio zio coprì di nuovo gli occhi a Viandante e io lo seguii mantenendola in equilibrio.
Eravamo soli.
«Bambina, che stai facendo? Quali sono le tue intenzioni?» domandò curioso zio Jeb.
«Lei mi ha salvato la vita, mi ha nutrito e fatto scappare. Le devo... tutto» vidi Viandante sbuffare.
“Questa scema non mi crede” sospirai.
«Mela..» iniziò mio zio, ma io lo zittii pregandolo con lo sguardo.
«Ok, ok. Ne parliamo più tardi»
Lo zio ci condusse fino ad una grotta ,simile più ad una galleria in realtà, e ci fece sedere sul pavimento scabro.
«Ecco qui» sussurrò a Viandante, togliendole la benda.
Abbracciai la ragazza e lei iniziò a singhiozzare senza versare una lacrima per la disidratazione.
Tenendola per mano cominciai a raccontare allo zio Jeb della mia fuga dai Cercatori e dell'incontro con Viandante, delle nostre tre settimane di condivisione, delle nostre idee di scappare e di tutto quello che
potesse interessagli.
«Quindi tu saresti disposta a morire e a lasciare Jared per lei?» chiese con uno strano sorriso sulla faccia barbuta.
Riflettei guardando Viandante che scuoteva la testa «Sì» sospirai.
Lei sbarrò gli occhi e ebbe un singulto.
«Non puoi! Non... sei pazza? Ho fatto tutto per farti ritrovare i tuoi cari e ora vuoi farti uccidere per me?» balbettò stridula.
Vidi Jeb toccarsi la barba e ridere, io sorrisi.
«Bene, bene. Melanie hai trovato una vera amica, sembra.»
“Non era una prova per me, ma per lei. Per vedere se veramente gli interesso”
Lei mi fissò sconvolta, così le spiegai cosa passava per la testa a zio Jeb.
Il diretto interessato si alzò e le si avvicinò con il fucile e lei si rintanò nell'angolo vicino ad un anfratto.
Lui mi fissò interrogativo e io gli indicai l'arma scuotendo la testa.
«Oh» disse solo e la posò a terra camminando lentamente fino alla ragazza.
«Ciao, io sono Jeb, tu?» parlò piano tendendole la mano.
«Viandante, il mio nome è Viandante» mormorò lei di rimando.
«Sono sicuro che ha una storia interessante questo nome... me la racconterai un giorno» propose.
Io sorrisi vedendo il viso della ragazza rilassarsi, così mi alzai mentre lei faceva lo stesso e ci abbracciammo ancora una volta, pensando allo stesso momento che finché mio zio era dalla nostra parte avevamo
ancora una speranza di sopravvivenza.
«Meglio che tu vada a parlare con tuo fratello, gli mancavi da morire» mi ricordò Jeb mentre si allontanava portando l'unica fonte di luce con lui.
«Zio Jeb aspetta! Non so la strada! È troppo buio!» urlai.
Lui tornò sui suoi passi e mi cedette la lanterna a propano.
«Meglio che io ti insegni le vie delle gallerie se vorrete sopravvivere qui.» sospirò e si avviò verso l'uscita, ma io mi fermai aspettando Viandante, che non accennava a muoversi.
«Non, non posso passare un'altra volta per quella “piazza”» sussurrò impaurita.
Sentii due scatti secchi del fucile e la voce dello zio Jeb che diceva: non faranno niente, te lo assicuro.
La presi per mano e lei mi seguì.
Quando, passate le varie gallerie, arrivammo alla “piazza” le conversazioni si spensero e tutti si immobilizzarono fissandomi irosi.
«Vieni» disse lo zio e io continuai a camminare tristemente: avevo trovato decine di umani che... mi volevano uccidere.
“Sì! Fantastico!” pensai alzando gli occhi al cielo.
Camminammo per quella che mi sembrò un'eternità e alla fine raggiungemmo un buco coperto da un divisore color giada.
Esso venne spostato da due mani che si sbrigarono a raggiungere il mio bacino.
Le braccia erano forti e la stretta mi tolse il respiro.
«Jamie» sussurrai felice.
«Jamie,Jamie, Jamie, Jamie» continuai a ripetere il suo nome per cercare di rendermi conto che il ragazzo che tenevo fra le braccia era reale.
Lui iniziò a singhiozzare e io lo strinsi più forte.
«Pensavo fossi morta!» mugugnò sulla mia spalla.
Era cresciuto: i capelli scuri erano più lunghi, le braccia, le gambe, il busto anche, era quasi alto come me!
«Mi sei mancato» gli dissi.
«Anche tu. Troppo. Jared mi ha portato qui, ma tu... tutti i posti andavano bene con te.»
Sorrisi e ci dividemmo. Lui mi guardò alle spalle e si accorse di Viandante.
«Hai trovato un altro umano?» chiese inclinando il capo.
Il mio sorriso si spense. «No»
Lui sbarrò gli occhi.«Melanie lei è...» la indicò e alla ragazza scese una lacrima, abbassò la testa.
«Lei è Viandante, la mia migliore amica» la presentai così che Jamie capisse come stavano le cose. La sua espressione cambiò man mano che gli raccontavo come si erano succeduti gli avvenimenti dopo il mio
arrivo a Chicago.
«Ciao Viandante. Io sono Jamie, il fratello di Mel. Ma questo già lo sai vero? Grazie di avermela riportata» detto questo si avvicinò cautamente a lei e l'abbracciò.
Rimanemmo tutti spiazzati da quel gesto. Quando si staccarono Viandante sorrise.
«Grazie» gli sussurrò.
Ora avevo solo una questione in sospeso: Jared.

SPAZIO AUTRICE:
So che sono immensamente in ritardo e che questo capitolo 
fa schifo, ma serve alla storia... no davvero fa schifo!
E poi... quanto corto è? 
Ok lasciamo stare.
Ora aggironerò prima giuro!
Love 
Gaia
Volevo ringraziare tutti quelli che leggono e recensiscono
DAVVERO G.R.A.Z.I.E!!!

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Capitolo 5
*** Fix You ***


CAPITOLO 5
High up above or down below  
when you're too in love to let it go  
but If you never try you'll never know  
Just what your worth 

Lassù o laggiù 
quando tu sei troppo innamorato 
per lasciar andar via tutto 
e se tu non provi, non saprai mai 
quali valori hai 


Camminai, cercando di mantenere la calma, dietro a Jeb, la mia mano toccava i capelli lunghi per il nervosismo.
“Jared che farà? Mi vorrà uccidere? Ma no... ok forse c'è questa futile possibilità... che alla fine non è poi tanto infondata” pensai. La mia mente era in due posti diversi: un pezzo a pensare a Jared e alle sue possibili reazioni e una pensava a Viandante, in camera di Jamie.
Avevo un terrore di perderla, che qualcuno potesse ucciderla mentre ero via... un brivido freddo mi percorse la spina dorsale.
“Non posso!”
«Zio Jeb, sei certo che Viandante sia al sicuro?» chiesi per l'ennesima volta.
«Piccola io ti voglio bene, ma penso che se mi chiederai un'altra volta se la ragazza è in pericolo, mi toccherà sparare» borbottò nella mia direzione sorridendo sghembo.
Percorremmo la strada all'indietro e quando raggiungemmo il corridoio dove ci aveva condotto Jeb prima di andare da Jamie, ci fermammo per una luce.
Jeb alzò il fucile, ma una voce calma e pacata ci raggiunse prima.
«Jeb, metti giù quell'arma. Sono io e voglio solo parlare» quel timbro inconfondibile fendette l'aria e una fitta di dolore al petto mi colpì.
“Mi odia”
Zio Jeb abbassò il fucile ma lo tenne stretto mentre a passi calcolati ci veniva incontro l'uomo che amavo e che mi aveva amato.
Sospirai, tesa come una corda di violino e la mia mano strinse la maglia logora.
Jeb mi fissò
«Melanie io vado. Tu e lui parlate con la vostra privacy e io vado a controllare l'alie...» si fermò vedendo il mio sguardo malevolo «Viandante» completò.
Io mi sforzai di sorridergli e lui se ne andò di malavoglia. Vedevo la sua curiosità sprizzare da tutti i pori.
«Mel...» sussurrò Jared.
Per la prima volta dal mio ingresso nelle grotte, le lacrime iniziarono a rigarmi il volto inclinato verso terra.
La mia mente passò tutti i ricordi di me e Jared insieme nella casa di suo padre nel canyon, i momenti di frustrazione e tristezza nel momento della separazione, i nostri baci, il fuoco che divampava sulla pelle e dentro di me ogni qualvolta che mi sfiorava...
Una mano mi prese il mento e me lo alzò verso il suo viso perfetto.
«Mel...» ripeté preoccupato, asciugando le lacrime con il pollice.
«Tu... io ero... insomma... cioè... Chicago... il telegiornale... Jamie...» parole senza senso, che non spiegavano assolutamente niente.
I miei singhiozzi spezzarono il silenzio e li mio autocontrollo svanì in un attimo: aprii le braccia e mi fiondai sul suo petto muscoloso.
Le sue mani rimasero a mezz'aria per un secondo, ma alla fine si abbassarono sulla mia schiena, dolcemente, accarezzandomi.
Piansi a dirotto: perché potevo abbracciarlo, perché li avevo ritrovati, perché stavo per morire, perché avevo conosciuto Viandante... perché ero felice e triste e confusa e... distrutta.
Alzai gli occhi su Jared e la sua bocca in un secondo fu sulla mia.
Il fuoco divampò dentro e sulla pelle. Andavo letteralmente a fuoco.
Mugolai passando le mie mani sul suo viso, prima deboli poi bramando tutto quello che per tre settimane mi era mancato così tanto.
Le sue labbra si spostarono sul mio collo mentre le mani continuavano a stringere la mia schiena.
Ricominciai a piangere e lui si fermò fissandomi interrogativo.
«Ho rovinato tutto» singhiozzai «Dovevo buttarmi nel vano dell'ascensore... sarei morta e non avrei portato scompiglio nella vostra nuova vita» mormorai.
«Non dirlo neanche per scherzo! Oddio Mel si sistemerà tutto! Te lo prometto. Tornerà tutto come quando eravamo solo io, te e Jamie.» mi posò una mano sulla guancia bagnata.
«Hai sentito Jeb, prima: tu devi scegliere. La mia promessa è che non lascerò Viandante. O tutto o niente equivale a io e lei insieme oppure ucciderci tutte e due. È la mia condizione e tu devi decidere. Il compito è nelle tue mani» spiegai.
«Non... non posso decidere tra te e un parassita!» ribatté alzando la voce.
Io abbassai la testa ricordandomi i miei pensieri sugli alieni prima di incontrare Viandante e gemetti: Jared non poteva tenere Viandante perché per lui e gli altri umani era una minaccia, un'assassina, ma non riusciva a staccarsi da me, la “sua ragazza”.
Posai una mano sul suo viso.
«Posso lasciarti oggi. Non voglio dare false speranze a Jamie. Scegli velocemente e bene.» sussurrai con lo sguardo a terra.
«Non posso, Mel! Mi stai chiedendo qualcosa che io non posso fare. Non sceglierò tra l'avere te e avere un alieno in questo posto. Ti sta mentendo! Potrebbe essere una cercatrice ed essere qui per trovare il nostro covo e, appena possibile, uscire e avvisarli della nostra posizione»
«Pensi che non ci abbia pensato? Pensi che dopo anni di fughe e corse contro il tempo io sia così stupida che non pensi alle conseguenze? Forse non sono stata molto astuta a farmi vedere da Jamie dato che tu non avevi ancora scelto, ma non credo che Viandante arrivasse quasi a suicidarsi per arrivare qui, dove in teoria, c'erano solo tre umani. Non credo tu abbia capito cosa sta succedendo qui Jared. È una sentenza di morte. Tutto o niente. Non ho intenzione di ripeterlo.» ora la mia voce non era più debole, ma carica di rabbia e risentimento verso la razza a cui appartenevo. Non avevo minimamente idea di cosa mi sarei trovata davanti quando sarei arrivata a destinazione, ma se questo era l'aria che tirava non intendevo restare a lungo.
«Melanie non è umana» ripeté Jared come se non avessi compreso appieno le sue parole.
«Stranamente ricordavo che il termine umanità venisse usato anche in senso metaforico, e di certo, sotto quel punto di vista, Viandante è molto più umana di come vi state dimostrando tutti» sibilai puntandogli il dito contro.«Vado da Jamie. Ripeto: ti do tempo fino a domani. Dopodiché dirò a Jeb di chiedere agli altri ospiti, e penso che tu sappia già la loro risposta.» indietreggiai fino all'entrata della grotta e a quel punto mi voltai ed iniziai a correre. Incontrai lo zio a metà strada, con l'uomo con il machete.
«Oh Melanie, lui è Ian» Ian? Ma non si chiamava Kyle?
«Piacere di conoscerti. Oggi non si parla che di te qui e volevo proprio conoscerti dopo che mio fratello ha detto come gli hai tenuto testa anche se aveva quell'arma in mano. Mi piacciono le donne coraggiose» quindi era suo fratello... bene: non avrei mai imparato a riconoscerli. Non che mi fosse rimasto molto tempo... abbassai gli occhi sulla mano che mi stava allungando e sorrisi di malavoglia. Gliela strinsi e poi mi congedai con una smorfia, ricominciando a correre verso la stanza in cui si trovavano Viandante e Jamie.
Pochi tunnel dopo avvistai il paravento verde e mi ci fiondai dietro. La scena che mi si parò davanti era quasi comica: Viandante stava in un angolino e Jamie in quello opposto, entrambi guardavano il pavimento come se fosse una cosa interessante. Fissai mio fratello per alcuni secondi poi tossicchiai per far notare la mia presenza. Quando il ragazzo alzò gli occhi verso di me mi si strinse il cuore, il suo viso era segnato da profonde rughe sulla fronte, indice di preoccupazione e le labbra erano serrate in un ghigno.
«Ehi, che c'è?» chiesi avvicinandomi. Lui scosse la testa ma alla fine parlò.
«Non voglio che tu e Jared litighiate. Non lo avete mai fatto. E non voglio che succeda niente a te e a Viandante» la diretta interessata alzò lo sguardo dal pavimento e si strinse le ginocchia al petto che si alzava ed abbassava velocemente.
«Bé Jared non ha ancora deciso no? Abbiamo ancora una speranza» commentai accarezzandogli i capelli scompigliati.
«Deciso cosa? Speranza?» Jamie aveva uno sguardo perplesso e io mi morsi la lingua, avevo fatto un bel casino. Pensavo che con la frase precedente intendesse che zio Jeb gli aveva parlato delle mie condizioni, mentre Jamie era solo preoccupato che io e Jared litigassimo per cose futili.
Jamie pronunciò il mio nome insistentemente fino a quando io non lo fissai insofferente.
«Devo dirti una cosa importante: quando sono arrivata qui ho promesso che se non avessero accettato Viandante qui io avrei lasciato che la uccidessero... solo se avrebbero ucciso anche me con lei.» mio fratello ammutolì.
«COSA? Tu non puoi! Non darò a Jared questa possibilità. Non voglio neanche pensarci. Non glielo perdonerei mai.»detti un'occhiata a Viandante che incrociò il mio sguardo, quello che ci vidi dentro era il riflesso di quello che provavo io. “Non avremmo dovuto venire qui” pensai abbracciando Jamie mentre lui cercava di alzarsi.
«No Jamie. Non ti lascerò andare da Jared a dirgli quello che pensi. Non voglio che tu e lui litighiate» rigirai la sua frase mettendoci più enfasi. Quando il ragazzo si rilassò nuovamente mollai la presa.
«Sai che troverò un modo per diglielo anche se non vuoi vero?» domandò sogghignando.
«No se ti terrò sempre d'occhio. E non ho intenzione di mollarti neanche un attimo.»
Dopo questo scambio di battute incominciammo a parlare anche con Viandante che fino a quel momento non aveva spiccicato parola. Mentre la discussione continuava io cominciai a pensare a Jared e alla nostra conversazione nella grotta.
Ripensai a come il suo volto e sopratutto le sue espressioni fossero cambiate, di quanto poco di quel suo sorriso magnifico fosse rimasto. Probabilmente con quello che gli stavo facendo patire non sarebbe nemmeno tornato. Impiegai diversi secondi a capire che Jamie mi aveva rivolto una domanda.
«Cosa?» balbettai incrociando il suo sguardo.
«Stavo chiedendo a Viandante come mai non si fosse mai fermata su un pianeta, poi ho chiesto se qui le piace e se ha intenzione di fermarsi e lei mi ha detto che probabilmente non avrà scelta. Ho chiesto a te.»
«Non ci lasceranno uscire, anche se decidessero di farci sopravvivere. Non la faranno tornare tra la sua gente.» spiegai aggrottando la fronte «Pensavo l'avessi capito.» mi passai una mano tra i capelli luridi e in quel momento sentii un forte rumore improvviso.
«Oh no» Jamie sembrava terrorizzato, anche se non mi era sembrato per nulla un colpo di fucile di zio Jeb.
«DOV'È? DOV'È QUELLA TRADITRICE?» le urla provenivano da poco lontano, così mi alzai e mi posizionai davanti a Jamie e Viandante, coprendoli con il mio corpo.
Pochi secondi dopo Kyle entrò nella stanza barcollando, tirandosi dietro altri due uomini.
«Aaron porta fuori il ragazzo, non voglio che assista ad una scena del genere» sbraitò Kyle avviandosi svelto verso di me.
«Ian sai cosa devi fare, io mi tengo Melanie.» la sua mano mi afferrò il polso, da cui partì una fitta di dolore. Strillai cercando di divincolarmi, mentre i miei occhi seguivano l'uomo che precedentemente mi era sembrato simpatico, che ormai era a poco più di un metro da Viandante.
«No! No! Lasciala!» urlai in preda al terrore quando Ian afferrò il collo di Viandante e la portò alla sua altezza. La faccia della mia migliore amica stava diventando paonazza. «Combatti! Cerca di scappare» gli intimai, ma la mia frase venne interrotta dalla mano di Kyle che premette sulla mia bocca con molta più forza del dovuto e mi fece sanguinare il labbro.
“Merda, siamo morte” pensai mentre gli occhi dell'aliena iniziavano a spegnersi. Fu in quel momento che sentii il rumore dello sparo. Subito la mano che teneva Viandante si abbassò e la lasciò crollare a terra. Quella che teneva me, però, non si tolse finché non partì un secondo colpo di fucile, molto più vicino.
«COSA avevo detto Kyle? Jared deve ancora decidere.» per la prima volta nella mia vita sentii la voce di Jeb resa aspra dalla rabbia.
«Jeb il popolo ha votato e noi siamo gli incaricati.»
«Dovreste ricordarvi tutti voi che questa è una dittatura a cui capo ci sono io. Una dittatura benevola, ma pur sempre una dittatura.» Jeb sorrise tornando cordiale, ma tenne il fucile puntato su Kyle. Gli fece cenno di andare poi quando i due uomini uscirono si avvicinò a Viandante prendendole la mano e lasciando cadere il fucile un po' più lontano da lei così che non si spaventasse al suo risveglio.
Mi avvicinai anche io e appoggiai la testa sulla spalla dello zio.
«Potevi lasciarli fare, non so cosa farà Jared ma sono più propensa all'opzione che ci lascerà uccidere da Kyle e gli altri. Non sembrava apprezzare l'idea di avere un alieno nelle caverne.» sospirai e mi abbassai a toccare la fronte di Viandante.
«cos- cosa è successo?» chiese questa aprendo gli occhi.«Per un secondo ho visto tutto buio» commentò alzando piano piano la testa.
D'istinto controllai il suo collo dove le mani di Ian avevano lasciato una grande macchia rossa, con le sue dita ancora impresse.
Viandante se le sfiorò e fece una smorfia di dolore. «Ora ricordo un po' meglio» gracchiò. Io mi rivolsi a Jeb.
«Dov'è Jamie?» domandai preoccupata.
«Aaron non sapendo dove metterlo l'ha portato da Sharon e Maggie, che hanno cercato di trattenerlo»
“L'unica cosa sensata che hanno fatto quei tre” pensai amaramente.
Lo stesso rumore precedente all'arrivo di Kyle mi fece sbiancare. Il mio respiro accelerò, mi spostai davanti a Viandante, anche se sapevo che contro dei colossi come Kyle e Ian non avrei potuto resistere per molto e Jeb recuperò il fucile e lo puntò sul paravento.
«Jeb puoi abbassare il fucile, sono io. Ho fatto la mia scelta.» Jared entrò nella stanza e non riuscii a reprimere quella piccola scintilla nel mio cuore chiamata speranza.

SPAZIO AUTRICE:
Io non so come ringraziarvi... piango davvero.
Non pensavo minimamente che questa storia potesse piacere.
E invece arrrivo mille mesi dopo che ho smesso di scrivere e mi 
ritrovo una nuova recensione che mi chiede di continuare.
E io lo faccio. Avviserò tutti per la continuazione.
Grazie per il supporto 
Gaia

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