La ragazza dal corsetto nero.

di ThesweetestDeath
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter n°1 ***
Capitolo 2: *** Chapter n°2 ***
Capitolo 3: *** Chapter n°3 ***
Capitolo 4: *** Chapter n°4 ***



Capitolo 1
*** Chapter n°1 ***


31 ottobre, ore 00:00, Amburgo. È la notte di Halloween nella bellissima città tedesca. Il giovane Hannes, per festeggiare questa notte “da paura”, decide di trascorrerla in uno dei locali più gettonati del posto, assieme alla sua amata compagna Sandy. Lui un Assassino e lei Lara Croft, si lasciano travolgere dalla confusionaria e travolgente aria della città.
-Sai, amore, sento che questa notte non la dimenticheremo mai.- sussurrò il ragazzo all’orecchio della sua amata, baciandole dolcemente la fronte.
-Uhm, mi leggi nel pensiero?- gli disse Sandy, immergendosi nelle bellissime iridi ghiacciate del suo compagno. Era da circa dieci mesi che stavano assieme, e nonostante la lontananza il loro amore era sempre più forte. Lui il suo cavaliere, e Lei la sua principessa sognante.
-Forza, entriamo!- esclamò eccitata Sandy. Era la prima volta che trascorreva una serata in compagnia del suo ragazzo, e una scarica di adrenalina le percorse tutto il corpo.
Finalmente riuscirono a transitare dalla minuscola porta che apriva ad un grande locale. C’era il palcoscenico con il DJ set, il bancone per gli alcolici, c’era di tutto.
-Hey guarda, stasera si esibirà un gruppo!- notò Hannes, indicando un poster con cinque individui sopra. Si chiamavano i “Black Roses”. Dovevano essere un gruppo gothic-metal, visto lo stile e il nome del gruppo. Non gli era mai piaciuto quel genere, ma sapeva che Sandy lo amava, così tacque.
-Mmh, devono essere bravi. Restiamo a guardarli? Ti prego, ti prego!- Ad Hannes non era mai piaciuto quel genere, ma sapeva che Sandy lo amava, così assecondò.
-Certo, tutto per te, principessa.- gli disse, baciandola dolcemente. La amava, più di qualsiasi altra cosa. Avrebbe fatto di tutto pur di non farsela portare via.
Ad un certo punto le luci si fecero fioche: il concerto stava per iniziare.
-Sta per iniziare, andiamo!- Sandy trascinò Hannes per un braccio, portandolo fin sotto al palco (o almeno, fin dove potevano arrivare).
Il gruppo salì sul palco: il primo passo lo fece una figura femminile, dalla pelle pallida e dai lunghi capelli neri, fisico formoso ma al punto giusto, coperto da un vestito nero gotico con un corsetto lucido, tempestato di borchie e pizzo. Aveva le labbra tinte di un viola scuro, con gli occhi castano dorato contornati da una pesante matita nera. Afferrò il microfono, ed esclamò:
-GUTEN TAG AMBURG!-
il pubblico andò in delirio, ed il resto del gruppo salì sul palco. Erano per la maggior parte figure maschili, dai violinisti ai chitarristi.
La prima impressione fu positiva, o almeno, questo pensava Hannes in quel momento, mentre la sua ragazza era completamente in trance.
Ad un certo punto egli alzò lo sguardo, e incrociò lo sguardo inespressivo della cantante. Erano quasi arancioni, come se fossero dipinti. Quello sguardo non trasmetteva nulla: era come vuoto, senza emozioni. Eppure era incuriosito: perché guardava lui, e non quello che gli stava affianco?
La ragazza incominciò con un forte acuto, che fece partire gli assoli di chitarra elettrica. Aveva una gran bel voce, pensò. Quanti anni potrà avere, venti, ventuno? Doveva essere giovanissima.
Eppure c’erano centinaia di persone in delirio per lei, sotto quel palco, la notte di Halloween. Sandy guardò Hannes con felicità e spensieratezza, baciandolo dolcemente. Dopo di che, continuò a seguire il concerto, tenendo stretta la mano del suo amato.
Ad un certo punto, le luci si spensero, e il terrore calò sui presenti: si udivano grida, gente che spingeva, e le due mani si separarono.
-SAAAAANDY! DOVE SEEEEEI?- esclamò spaventato Hannes, cercando invano la sua ragazza.
-HANNES AIUTAMI!- gridò lei, mentre le sue grida si facevano sempre più lontane. Egli cercava di seguire la voce, ma una violenta botta lo fece crollare in un profondo sonno.
 

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Capitolo 2
*** Chapter n°2 ***


A svegliarlo, fu il suono soave di un violino. La testa gli doleva, la sua vista era sfocata e non riusciva a reggersi sulle sue gambe.
-Ti sei svegliato, finalmente!- esclamò una voce femminile, mentre una mano fredda come il ghiaccio gli accarezzò il viso. Hannes cercava di mettere a fuoco l’immagine, ma i suoi occhi lo ritenevano impossibile al momento.
-E tu chi… Chi sei?- chiese lui, con voce flebile. La ragazza sorrise, posando il violino, guardandolo.
-Questo non ti deve interessare.- disse lei, aggiustandosi allo specchio con nonchalance.
-Dov’è la mia ragazza? E dove sono?- chiese di nuovo, leggermente allarmato.
-Non si sa che fine hanno fatto. Una cosa è certa: sono morti tutti.-
-Ma cos’è successo di preciso? Perché non ricordo nulla?-
-C’è stato un corto circuito, il locale ha preso fuoco e tu sei svenuto. Le mie guardie ti hanno prelevato dalle fiamme, sei vivo per miracolo.-
Ma Hannes non ricordava minimamente di aver visto delle fiamme, anzi. Le luci si erano completamente spente, e fu catapultato al suolo con violenza. Ma la domanda che lo tormentava era:”Dov’è Sandy?”
-Quindi… Sono morti tutti…-
-Esattamente.-
-E perché noi due siamo qui?-
-Non siamo solo noi due, c’è anche il resto del gruppo e le mie guardie.-
-E perché non avete preso anche la mia ragazza?! Ora lei dov’è?-
-Tesoro, se tu dovessi scegliere di salvare le tue palle o la tua ragazza cosa sceglieresti?-
Egli tacque, guardandola. Era come una sfinge: non lasciava capire a chi l’ascoltava cosa pensasse in quel momento. Era come un enigma.
Si portò le mani al capo, imprecando. Aveva perso tutto ciò che per lui era più importante: la sua ragazza. L’unica donna che lo apprezzava sotto tutti i punti di vista, e non solo per il sesso.
-Non mi dire che ti stai per mettere a piangere.- disse lei, con un tono scocciato. –Bah, che razza di uomo sei?-
Hannes la guardò, con gli occhi rossi dalla rabbia e dalle lacrime.
-Un uomo innamorato che ha perso la donna che ama!- gridò lui infuriato, mettendosi difronte a lei. È abbastanza alta per essere una donna, pensò. Dato che gli arrivava all’altezza degli occhi.
Poco dopo tornò a sedersi, a causa della fragilità delle sue gambe in quel momento.
-E’ meglio che ti riposi, sei più fragile di un uomo anziano. Vuoi qualcosa da bere o da mangiare?- gli chiese lei, con un sorriso sornione sul viso. Gli accarezzò nuovamente il viso, ma talvolta egli evitò il gesto.
-Per favore, non mi toccare. Manteniamo delle distanze.- commentò lui freddo, evitando la mano candida della ragazza.
-Va bene, come vuoi.- disse lei sospirando, quasi sull’orlo di perdere la pazienza.
-E comunque non voglio niente, voglio solo riposare.- continuò lui, stendendosi sul divano in pelle nero sul quale era seduto.
-Capisco… Beh, ti lascio riposare.- uscì dalla stanza, lasciando riposare Hannes.
Egli si era steso su quel freddo divano, riflettendo:”E se ora lei è li fuori, da qualche parte, che mi aspetta? Cos’è successo realmente che io non riesco a ricordare?”
E tra mille domande, i suoi occhi si chiusero, e cadde in un profondo sonno, stremato.
 

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Capitolo 3
*** Chapter n°3 ***



La mattina seguente si risvegliò su quello stesso divano. Sperava che tutto quello fosse stato solo un incubo, ma invece era la fottuta realtà.
-Forza ragazzo, levati dalle palle!- gridò una voce doppia, gettandolo fuori dalla stanza con forza.
In pochi minuti si trovò all’esterno del locale, con la testa ancora rimbombante. Si guardò attorno: era tutto tranquillo. A parte la polizia accostata vicino al locale, con dei giornalisti.
"Giornalisti del cazzo." pensò, passando a pochi metri di distanza da loro.
-Oh, ecco una persona viva per miracolo dalla tragedia accaduta questa notte! Ci può dire qualcosa a riguardo? Ricorda come tutto è iniziato? Era con qualcuno che ha perso nel disastro?- una donna con un microfono in mano e una telecamera puntata contro invase la tranquillità di Hannes, tormentandolo con mille domande. Se c’era una cosa che odiava, era essere disturbato quando era di pessimo umore. Ignorò le continue domande della donna, alzò il dito medio e continuò per la sua strada.
Nel frattempo una domanda rimbombava nella sua testa:
“Chi poteva mai essere?” L’unico ricordo fotografico che aveva di lei, erano i suoi occhi quasi arancioni e il suo eccentrico corsetto nero. Spremeva le meningi affinché riuscisse a ricordare qualcosa di quella sera: ma nulla. Solo il buio totale, e la rabbia cresceva sempre di più. Aveva perso la sua donna, senza sapere dove poteva essere in quel momento.
-Ho bisogno di distrarmi un po'.- si disse tra sé e sé, dirigendosi verso casa. Quando aprì la porta del suo appartamento, il profumo dei loro corpi invase i suoi polmoni. Erano le sette di sera, il letto era ancora disfatto, il trucco della ragazza era sparso su un mobiletto nella loro stanza, così anche i vestiti di chissà quante notti prima. Una lacrima gli rigò il viso, cadendo sulle ginocchia. Si guardava attorno, lo stomaco gli si contorceva dal dolore e dalla rabbia.
"Se non fossimo andati lì, ora lei sarebbe ancora qua con me." si ripeteva nella testa, mentre i sensi di colpa lo divoravano. “Sono una testa di cazzo.” Continuò e, preso da uno scatto d’ira, incominciò a scaraventare tutto ciò che si trovava davanti, sul pavimento. Era arrabbiato, arrabbiato con se stesso. Era sua la colpa se ora Sandy era scomparsa nel nulla, solo sua. Si accasciò ad un muro, con gli occhi chiusi ed il collo inarcato. In testa aveva mille pensieri, e mille immagini non definite.
Cercò di fare memoria locale della serata precedente:
Musica, scream, gente che faceva a botte e poi… il buio totale. E poi l’incontro con la ragazza. Perché tutto gli suonava così strano? Scosse la testa, e si alzò, dirigendosi verso il bagno. Chiuse la porta alle sue spalle, e incominciò a spogliarsi. Scoprì il suo petto scolpito e tatuato, ammirandosi: aveva il trucco sciolto, i capelli messi una merda. Ma di questo poco gli interessava. Si denudò del tutto, ed entrò nella cabina, aprendo l’acqua. Un getto bollente bagnò i suoi lunghi capelli neri, per poi arrivare al suo piatto ventre. Si accasciò alla parete della doccia, lasciando che l’acqua scivoli sul suo corpo, e il calore lo coccolasse, rilassandolo.
In quel momento pensò a tutte le cazzate che avesse fatto in 25 anni. Nessuna, inizialmente. Poi incominciò a pensare a quando derubò in un negozio, quando perseguitava le ragazze, quando posò per una rivista con delle pornostar… fino ad oggi, fino al giorno in cui per una sua scelta ha perso una cosa a lui cara: la ragazza che amava.
“In fin dei conti, non è poi tutta mia la colpa. Cosa potevo saperne di ciò che sarebbe successo la sera stessa?”
Dopo circa un quarto d’ora, un brivido gli percorse il corpo.
-Cazzo che freddo.- sussultò, uscendo rapidamente dalla doccia e afferrando l’accappatoio. Pur essendo ad inizio novembre, faceva freddo quasi fosse inverno inoltrato.
Ritornò nella sua stanza. Ogni volta che ci entrava, un profumo particolare invadeva il suo apparato respiratorio. Cercò di non cadere di nuovo nella stessa depressione, e aprì l’armadio. In certi momenti, si sentiva come una donna:
-E io stasera che cazzo mi metto?- si disse, scrutando tra i tanti indumenti nell’armadio. Sbuffò, poi scelse una camicia nera a scacchi rossi e un jeans.
-beh meglio di niente…- disse, guardando ciò che aveva trovato nell’armadio.
Indossò il completo e legò i capelli, senza asciugarli. “si asciugano da soli.” Pensò, con un tono pigro. Poco dopo si mise al pc, alla ricerca di qualche evento in programma per quella sera. Appena aprì la pagina di Facebook, gli arrivò la seguente notifica:
“Marcel Gothow ti ha invitato a partecipare all’evento «die monster der nacht» del 1 novembre 2013 alle ore 20” aprì la notifica. Uscirono tre opzioni:
-Partecipa.
-Non partecipa.
-Forse.
Il cuore gli diceva:”Non partecipare. Pensa a Sandy, non fare cazzate.” Ma ovviamente la testa ha sempre la meglio, e così decise di andare alla festa. Indossò un chiodo in pelle e, con metà viso coperto da una maschera nera stile Batman, si diresse all’evento di quella sera. 

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Capitolo 4
*** Chapter n°4 ***


Il locale si trovava non molto distante da dove abitava: era abbastanza grande, con la solita porta minuscola. 
Uscì dall’auto, e si diresse verso l’ingresso, immergendosi nell’aria confusionaria della festa, totalmente diversa da quella che passò la serata precedente: c’era gente ubriaca, gente che scopava negli angoli più isolati del locale, minorenni ubriachi fradici… Di tutto e di più.
-Hannes, amico mio! Sapevo che saresti venuto!- la voce di Marcel portò Hannes di nuovo nella realtà. Hannes, fino a tre anni fa, aveva un gruppo pop-rock chiamato i  Cinema Bizarre, nel quale aveva il ruolo di chitarrista. Marcel, amico di vecchia data, era il batterista, che dopo lo scioglimento si era dato ai dj set e alla fotografia.
-Marcel! Sai benissimo che io non rifiuto questi inviti.- si abbracciarono. Nonostante lo scioglimento, erano rimasti in buoni rapporti. 
-E la tua ragazza dov’è?- gli chiese Marcel, portando di nuovo l'angoscia in Hannes.
-E' tornata a Dubai stamattina.- gli rispose freddo e diretto. In quel momento non sapeva dove fosse realmente, se fosse tornata a casa, se lo stesse cercando... o che fosse morta. Non sapeva nulla di lei, e ancora si chiedeva perché era lì mentre la sua ragazza era da qualche parte, che magari soffriva per la sua assenza. 
Scosse la testa. "Sarà tornata a Dubai sicuramente." si ripeteva.
-Hannes, tutto ok?- gli chiese nuovamente Marcel, guardandolo con attenzione. Lo sguardo del batterista era simile al suo: un taglio molto sottile, con delle luminose iridi color cristallo. I due sguardi si incontrarono: era legibile nei suoi occhi l'angoscia, ma trovò il modo per nasconderla.
-Benissimo.- rispose lui, dando una pacca sulla spalla di Marcel. -Anzi, sai che ti dico? offro io da bere.- 
Insieme si avviarono verso il bancone, quando qualcosa di gelido gli sfiorò la mano. Si girò istintivamente, ma non vide nessuno. "Sarà stata la mia immaginazione." pensò, e scosse la testa.
-Hey, ti ricordi quando facevamo la gara a chi beveva di più? Alla fine ci ritrovavamo entrambi a vomitare anche l'anima.- disse Marcel, ricordando gli anni passati. Hanno sembre avuto un bellissimo rapporto, quasi come fratelli.
-Già- sospirò Hannes. -Quanto vorrei tornare a quei tempi... Hey, che ne dici se ne facciamo una?  Come ai vecchi tempi, per non dimenticare.-
Marcel lo guardò con aria di sfida. Entrambi i ragazzi reggevano bene l'alcool, quindi per loro era come un gioco...  Fino a quando non sboccavano da tutti i pori.
-Ci sto.- disse Marcel, ordinando una serie di alcolici. 
"Forse così riuscirò a distrarmi." pensò Hannes, afferrando quattro bottiglie di alcolici: la sfida era iniziata.
-Cazzo, non mi seeento più le gaaambe...- balbettò Marcel, oramai brillo: l'alcool aveva definitivamente dato alla testa. Incominciarono a ridere e a barcollare, mantendosi l'uno all'altro. 
-A chi lo diiiici.... Peeeeerò è stato bbbello...- disse Hannes, con la testa che gli girava e lo stomaco che faceva le capriole. 
Ad un certo punto Marcel corse nei cessi, probabilmente per vomitare. Hannes rimase lì, con la vista offuscata. Per un attimo non provava emozioni, non pensava a nulla. Sandy scomparve dai suoi pensieri, e così tutti i suoi problemi. Venne travolto dalla fitta folla di persone ubriache che ballavano. Sentiva solo dei rumori simili al battito cardiaco, e non vedeva un cazzo. 
-Vieni con me...- una voce, stranamente persuadente, lo stregò, e lo costrinse a seguire i suoi ordini. Una mano ghiacciata afferrò la sua, tremolante per l'alcool. Fu trascinato fuori dal locale, e inchiodato al muro. Delle fredde e carnose labbra incominciarono a baciarlo con foga, mentre i loro corpi aderivano l'uno all'altro.
-Aspetta... Non mi sento...- Hannes fece in tempo a staccarsi dalle vogliose labbra della ragazza, per poter vomitare tutto l'alcool che aveva assunto. Per lo sforzo incominciò a cacciare anche del sangue. "Che schifo." pensò tra sé e sé, ma i suoi pensieri furono interrotti dalle labbra delle ragazza, che lo baciarono di nuovo con foga. Lei gli baciava il collo, e il contatto tra le labbra fredde e il collo caldo e pulsante gli provocava dei brividi, facendolo sussultare. Le sue mani scivolarono sotto la camicia, accarezzandogli i pettorali scolpiti. Un altro brivido.
Ad un certo punto, la ragazza lo tirò per la camicia e, trascinandolo nella sua auto, guidò fino a casa sua. Hannes dopo aver rigettato tutta quella merda, stava cercando di recuperare lucidità, ma la sua testa ancora girava, e la sua vista era ancora sfocata, e non si stava rendendo conto di dove stava andando.
Arrivati, lei lo trascinò dentro, e lo gettò sul pavimento, mettendosi a cavalcioni su di lui. Incominciarono a spogliarsi, mentre le loro labbra si univano in forti baci, e le loro mani esploravano i corpi l'uno dell'altro. La situazione si capovolse, e ciò permise ad Hannes di penetrarla. Alternava spinte forti a spinte più dolci, baciando dolcemente il collo ghiacciato della ragazza.
-Lascia fare a me...- ancora una volta, quella voce lo persuase, e la situazione si capovolse per la seconda volta. Lei si mise a cavalcioni su di lui, accompagnando con dei movimenti dei bacini, baciandogli il collo, fino a quando qualcosa non fece sentire Hannes sul punto di morte.

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