A story incomplete

di HypnotizingMoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Last dance ***
Capitolo 2: *** Klaus is still here. ***



Capitolo 1
*** Last dance ***


                      1 capitolo
                     L'ultimo ballo
 
 
 

Fuori piove a dirotto e senza tregua.
Che bel frastuono…
Mi piace quando la pioggia colpisce il suolo e lascia quell’odore di liberta, di trasgressione, di umido.
Lampi e fulmini continuano a irraggiare quel cielo nero e cupo.
Sposto lo sguardo triste e malinconico verso quella maledetta finestra e con il respiro affannato, annebbio il vetro situatomi dinanzi agli occhi.
 
<< Che cielo tetro >>, Borbotto a bassa voce.
Un lampo ha irradiato il cielo, e, persino i miei occhi, divennero grigi.
Abitualmente, sono di un color celeste mare, e s'intonano alla mia carnagione pallida: sembra neve scesa dal cielo.
La finestra è così piccola e fine… Deduco che un battito di vento sufficientemente forte potrebbe annientarla in mille pezzi…
Mi sposto da quell’angolo serrato e m’incammino verso il letto per andare a dormire, lasciando la finestra, dietro le mie spalle.
La stanza non è piena di cianfrusaglie: Ci sono solo un letto, una scrivania, una finestra e un armadio.
Tuttavia, un timore orrendo mi sta turbando la mente:
Non so quando, o perché dovrò farlo, ma ho la responsabilità di tornare a casa e lasciare questa vuota, piccola e gelida stanza.
Mi dispiace tantissimo… mi rendo conto che ciò mi fa diventare desolato… Ah, quasi dimenticavo! Devo ancora scrivere nel mio diario, ormai è come un rituale… lo faccio ogni sera.
Cosi prendo adagio una sedia e mi sposto, sedendomici sopra.
Guardo quel regalo di mia madre: una tazza con delle penne all’interno.
Prendo una di esse e apro il diario.
Sospirando, poi, inizio ad aprire il mio diario per incidere qualcosa.
 
- “Caro Diaro” oggi è stato uno di quei giorni da omettere.
Una di quelle giornate noiose e cupe allo stesso tempo.
Una di quelle giornate dove un nodo alla gola ti prende, dove un forte senso di nostalgia stravolge tutte le tue paure nascoste.
No,non piango per niente, penso che le lacrime siano per i deboli.
Eppure questa volta?desisto dal reagire, il mio corpo è sfinito…
Klaus oggi non è venuto e sono rimasto qui da solo senza uscire dalla camera.
Ho guardato tutto il giorno fuori dalla finestra la pioggia che scendeva lentamente, e, mentre ti sto scrivendo, prolungando la scrittura di questo foglio di diario.
 
Pioggia, lampi, fulmini esprimono il mio stato d’animo…
Vorrei tanto urlare… ma nessuno ascolterebbe.
 
Sto rimuginando sulla mia vita, su cosa farò quando sarò uscito da qui.
Che cosa dirò?Non sarò più lo stesso Stefan che ero una volta: sarò solo il drogato di turno.
Vorrei essere nato come Klaus, lui è perf..” Sto terminando di scrivere l’ultima frase e il medico bussa alla porta; è tornato a somministrarmi quella maledetta medicina per non farmi ricadere nel “tunnel”.
Lo guardo per qualche istante senza emettere un solo e singolo suono dalla mia bocca.
<< Stefan, come ti senti oggi? Ah, devi prendere la pillola! >> disse con un sorriso a trentadue denti.
<< Sto bene, grazie mille. Avrei un po’ di sonno>>.
Ho detto “ sto bene”... Ho mentito, come al solito.
In realtà non sto per niente bene e anzi, vorrei lasciarmi andare ancora una volta.
Non voglio, non devo toccare il fondo, come quella sera.
E’ meglio che adesso io prenda la mia solita pillola e continui a fingere di stare bene.
Quel suo sorriso da voltastomaco, quei suoi occhi pieni d’amore e compassione, la sua camminata perfetta da gentiluomo… non fa altro che ricordarmi di una sola persona: Klaus! Ah, sì, ho quasi dimenticato Klaus Crawford.
Mio fratello è sempre stato il più amato della famiglia: dai nonni, dai cugini, dagli insegnanti e persino dai vicini di casa.
Il solo pensiero di lui mi rende nervoso e mi fa perdere il controllo.
Il medico chiude la porta, subito dopo una carezza sul mio viso con quelle mani rugose.
Mi costa ammettere, che emana sicurezza con i suoi modi di esporsi.
Mi addormento senza nemmeno rendermene conto.
Mi sveglio la mattina con i colpi tintinnati della pioggia contro le finestre e i tetti dell’edificio.
Sbadiglio alzando le braccia verso l’alto e apro lentamente gli occhi in cerca di un bagliore di luce.
 
<< Avrei voluto dormire ancora un po’. >>
Dopo aver aperto la finestra, alzai le braccia e sbadigliai.
 
<< Buongiorno Collins! >> Dissi con entusiasmo.
 
Collins una città molto piovosa, misteriosa e grande.
Fuori ci sono quindici gradi di temperatura.
Mi avviai a prendere una felpa da indossare.
Dalla porta entrò un’infermiera molto carina, questa volta quella sua bellissima espressione non c’era.
È comico come una sola espressione del viso possa suscitare tante cose; brutte, belle, instabili e in fine possono cambiarci l’intera giornata.
All’improvviso metto a fuoco le sue labbra che si muovono e dicono queste parole, che non avrei mai voluto percepire.
“Stefan, qualcuno ha il desiderio di parlarti al telefono”.
Nella sua voce si poteva udire una piccola nota stonata.
<< Cos’è subentrato? Chi è? >>
chiesi senza prendere fiato.
<< E’ m-m….orto tuo fratello. >>
l'ultima frase suona davvero senza un senso logico.
<< Klaus? Sa che è accaduto? Dimmi ogni cosa. >>
I miei muscoli facciali si sono irrigiditi.
<< …. >> emette uno strano suono dalla bocca, non riesco a decifrare quella risonanza della sua voce melodiosa.
 
Dopo essere rimasto in piedi, a guardarla in viso per cercare una logica alle sue parole, passo verso il centralino.
Mi conviene passare dal secondo corridoio, pensai.
Quel posto cosi allegro con decolorazioni vivaci, quadri di ex pazienti molto allegri e altri molti tristi non riuscivo a vederli com’ero abituato a fare.
Entrai nella stanza esitando per quattro secondi, forse i più lunghi della mia vita.
In sottofondo il mio udito ha messo a fuoco la suoneria del telefono che squilla senza prendere pausa, tra uno squillo e l’altro.
A primo impatto notai il pavimento, dove ci sono dei fogli, penne, cartelle e i PC accessi che fanno un caos incredibile.
Poiché mi ritrovo in una situazione d’adulto, devo comportarmi da tale e prendermi di coraggio e rispondere.
 
<< Mamma? papà? >> Dissi con un filo di voce.
<< Stefan…>> precedo mia madre da quel momento difficile.
<< Com’è accaduto? Perché l’ha fatto? >> chiesi sperando di arrivare alla risposta.
<< Ha solo lasciato un biglietto, c’è scritto.. “ L’ho dovuto fare e vi vorrò per sempre bene.“
Un pezzo è stato bruciato >> Finii la frase tutto di un fiato.
<< Andrà tutto bene mamma! >> non so cosa dire in questo momento, non credo neanche io alle mie parole.
Chiudo il telefono e corro nella stanza, però mi assicuro che nessuno mi sta osservando.
Non per qualcosa, ma sono sicuro che se qualcuno mi dovesse vedere farebbe troppe domande.
Mi butto a peso morto sul letto, morbido,  a guardare il soffitto.
Perché l’hai fatto? La tua vita era perfetta, all’improvviso un pensiero m’illumina la mente.
 
<< E’ ora di tornare alla mia vecchia vita. >>
Un giardino davvero ben rifinito, con delle rose in giro e soprattutto delle piante bellissime con un profumo incantevole, penso che questo posto mi mancherà davvero tanto.
Esamino le scale che mi hanno recapitato qui la prima volta e la famosa fontana con due angeli ben definiti di pietra con dei flauti in bocca, dai pifferi si libera dell’acqua.
Mi soffermo a guardare attorno e sorrido .
I miei pensieri finiscono qui per colpa della voce del medico.
 
<< Allarme, allarme! Stefan Crawford dileguato!>> La voce è preoccupata e con un tono di affanno.
Cosi mi avvio a precipitarmi e velocemente scavalco quel cancello antico rovinato, ha due porte con un cane fatto di pietra proprio come nei vecchi castelli di vampiri;
Per completare l’opera c’è l’insegna con il nome del centro: Welcome in your safe place.
Non ho tempo, ho bisogno di pensare:Devo trovare un modo per scappare di qui e tornare a casa per vedere la scena del crimine.
Una voce che proviene da lontano urla il mio nome e mi giro per vedere chi è.
L’infermiera di turno sta per oltrepassare la fontana.
 
<< Merda!cosa faccio?>> mi chiesi, mordendomi le labbra e la pioggia che scende a picco su di me.
 
Non devo smarrire la calma per nessuna causa.
 
<< No, sono fottuto. >> Dissi nervosamente.
 
Ho appena visto un taxi che cammina veloce per la mia direzione, alzo il pollice, spero che non mi passi davanti senza fermarsi.
Per qualche strana ragione frena bruscamente e sgommando,vi entrai di corsa.
 
<< Parta! >> Dissi urlando a tutta voce.
            
 
<< Di quattro cose ero del tutto certo.
               
              Primo, Klaus era ancora vivo.
               
              Secondo, Una parte di lui - Chissà quale e perché -.
              Aveva nascosto un segreto
               
             Terzo, ero totalmente, incondizionatamente invidioso della sua vita.
            
            Quarto, aveva una vita perfetta
- Quanto perfetta e quanto importante era il suo segreto? -
 
 

Fuori dal finestrino si vedono alberi, panchine di legno, uccelli sopra gli alberi coperti e il prato fatto di fango, con qualche traccia di piede umano o di animale .
 
<< Salve, dove la porto ? >> Mi chiese l’autista sorridendo e guardandomi dallo specchietto retrovisore.
<< In questo indirizzo – Viale dei ricordi, 705, Pal A.
 
Annui e senza rendermene conto siamo già arrivati a destinazione.
Intravedo la folla camminare a braccetto, qualche coppia baciarsi, dei locali che stanno aprendo e in fine dei bambini che giocano a pallone in piazzetta.
 
<< Siamo a destinazione! >>
<< Grazie mille, si tenga la mancia >> gli sorrisi e lo salutai.
Il taxi s’è ne andato.
Sono di fronte casa mia e la macchina dei miei genitori davanti casa non c’è, saranno usciti o mi staranno cercando quindi devo sbrigarmi a entrare e prendere qualcosa di soldi.
 
<< Stefan! >> Senti una voce familiare
<< Chi è? >> Chiesi senza rendermene conto
<< Sono io, non mi riconosci? >> mi appare davanti agli occhi.
<< T-t-tom? >> Sgrano gli occhi dalla paura e inciampando nelle parole.
 
Come avrei potuto trascurare, obliare, ignorare quei suoi occhi di ghiaccio? O le sue labbra a forma di cuore?sono infatuato di lui, so che è solo un ricordo, un rimpianto brutto e che brucia ancora, sanguina e per amore ho pianto troppe volte e non voglio ripetere la stessa storia.
Rievoco ancora il nostro primo, fondamentale bacio, il primo ballo e il nostro primo disappunto.
Ho implorato dinnanzi a dio, confidato e un attimo è bastato per portarti via dal mio cuore.
 
<< Dannato me! >> dai miei occhi delle lacrime salate scendendo.
 
volteggia come un cigno sull’acqua.
Non c’è niente da fare è rimasto uguale a prima, dannatamente bello, dannatamente sexy.
Farei di tutto per poterlo riabbracciare.
 
<< stai bene? >>
 
Fa segno di andare con lui, annui e lo seguo senza indugiare.
Entrai in casa e senza rendermene conto finii nella mia stanza .
La finestra è aperta, la pioggia entra bagnando il tavolato e la scrivania accanto.
 
<< Sei ancora vivo? >> Gli chiesi cercando una risposta.
 
<< Sono sicuro che già tu conosca la risposta.
Abbiamo fatto un giuramento, ricordi? >> Disse ridendo di gusto.
<< Tom, io ti amo fino alla follia e voglio averti qui, io sono pronto a essere tuo soltanto.
<< come si dice? Meglio tardi che mai.>> Disse continuando a danzare.
<< Fermati! Cazzo, basta. Non ti lascerò mai… sei la cosa più importante! >> Dissi gridando e piangendo.
 
Mossi la testa e chiusi gli occhi per riaprirli subito dopo, lui è scomparso, mi ritrovai nel centro della stanza con le mani alzate.
Tom ed io avevamo ballato per l’ultima volta?
In quella stanza con odore di chiuso.
Un odore di dolore, passione, tradimenti, segreti.
 
<< Devo cercare Klaus >> Usci dalla stanza con il cuore che accelera ad ogni passo.
Entro in bagno per sciacquare la faccia.
Klaus è li, a terra senza muovere un muscolo.
 
<< K- klaus? Perché l’hai fatto? >> Chiesi toccando il corpo freddo
 
Prelievo subito la mano indietro per paura di toccare un cadavere, rimuovo lo sguardo dal corpo e metto la mano sopra la bocca per non vomitare, per mia fortuna il biglietto e a terra vicino la sua faccia.
Non so se andare a acchiapparlo o lasciarlo dove si trova.
Un fracasso giunge alle mie orecchie.
Un motore di macchina, mi espongo per vedere se sono i miei e  si, sono proprio loro.
Prendo tutto il coraggio che ho, e prendo quel  pezzo di carta, non è una bella visione vedere un corpo morto specialmente se è tuo fratello.
Corro verso l’uscita del retro, guardo per l’ultima volta la casa e con un ghigno avvilito me ne vado e corro via come un gatto.
In quella zona calma, un rumore di motore ha interrotto il canto degli uccellini.
Per mia fortuna è un taxi, mi avvento per prenderlo.
 
<< Mi porti a boston ! >> Dissi sorridendo e stringendo il biglietto nelle mani.
 
La casa dove ho vissuto per venti anni si sta allontanando alle mie spalle insieme a tutti i miei ricordi.

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Capitolo 2
*** Klaus is still here. ***


                             Secondo capitolo
                  
                            Klaus è ancora qui
 
 
La brezza mi rinfresca il viso esausto e denso d’inquietudine.
Quell’espressione cosi differente agli occhi della gente, la pelle lacerata e macchiata di un misfatto che non ho commesso, sennonchè… mi accorgo di apparire colpevole di aver demolito la vita di Klaus.
Sono giunto nella grande Boston, dove tutto ebbe origine.
Il sole irraggia il cielo sereno, l’asfalto, le case e il prato.
A Collins il clima è gelido e qui è tutto il contrario, rammento ancora che per uscire dovevo indossare felpe, pullover, jeans o un capo sufficientemente morbido.
Mi tolsi la maggior parte di vestiti, rimanendo a maniche corte.
Misi a fuoco il bar situato davanti ai miei occhi ed entrai.
<< Salve, vorrei prendermi un caffè. >> Sorrisi cordialmente mentre il barista mi versa il caffè su una tazzina.
<< Klaus? Klaus? Sei tu? >> Chiese entusiasta.
<< Non riesco a rammentare, chi sei? >>
<< Sono Cherie. Pensavo fossi morto. >>
<< Ciao! Come stai?>> Sorrisi a mille denti.
 
Non ho la più pallida idea di chi sia la fanciulla.
Immaginare è l’unica cosa che posso fare in questo momento.
Tuttavia è indubbiamente una bellissima ragazza, ha delle sembianze da dea.
 
<< Sto bene, ho saputo di tuo fratello…>>
<< Stefan? >>
 
L’amica di mio fratello è davvero stramba:
Dopo la mia ultima richiesta, la sua espressione facciale è cambiata totalmente, come se avesse visto uno spettro.
In quella stanza piena di sedia e di roba sparsa in giro, qualcosa non quadra: la ragazza, i quadri, sembra che questo posto ha un segreto antico.
Prima che io cercassi di muovere le mie labbra serrate, lei fece un passo indietro, si volta e corre via senza nemmeno salutarmi.
Non riesco a togliermi dalla testa il suicidio di mio fratello, questo è tutto un caos.
Abbiamo trattenuto delle ragnatele che hanno sorretto entrambi per cosi tanto tempo, nessuno dei due conoscevamo l’altro.
 
<< Klaus, ancora qui?>> Chiese una voce strana e con un tono di perplessità.
 
 
<< Perché non dovrei essere qui?>> Dissi con una nota stonata e fastidiosa.
<< hai mangiato yogurt acido?>> Disse ricambiando il mio stesso tono.
<< Sì, adesso vado.>> Mi alzai da quel posto finendo di sorseggiare il mio caffè.
 
Sono cosi agitato da non reggere altra gente che mi saluta, mio fratello è davvero un donnaiolo.
Mi prese dalla spalla mentre stavo oltre passando la sosia di quella porta d’uscita, i suoi occhi sono di un nero che è uguale all’oscurità.
Fanno davvero paura.
 
<< Klaus, oggi sei davvero strano. >>
<< Io? Senti ho soltanto un po’ di mal di testa, okay?>>.
 
Me ne andai senza dargli il tempo di attribuire una sua risposta,forse volevo solo evitare il classico "botta e risposta".
 Mi accorsi che qualcuno vicino al parco giochi mi faceva segno con la mano di andare li e non faceva altro che urlare il mio nome.
<< Klaus, alla buon’ora!! >> Disse un ragazzo ridendo.
<< Si,stavo litigando con.. >>
<< Charie? >>
<< Si, è cosi noiosa a volte >> Dissi ridendo.
Dietro di me una voce mise a fuoco il mio udito debole e fragile, in quella circostanza cosi critica.
 Una voce angosciosa, singhiozzante, irritata e delusa.
<< Cosi è questo ciò che pensi di me?>> Disse Cherie piangendo.
<< Cher… >>
<< No, sta zitto! >> La sua voce raggiunse tutte le note musicali, anche quelle più alte.
Si girò di scatto come un felino e con quell’aria da dea sofferente e tradita nel suo orgoglio.
 
 
<< Forse è meglio che lascio perdere tutto. >> Dissi con un tono cupo.
Le loro risate mi entravano in testa e mi rendono triste.
Mi allontanai.
Senza rendermi conto sto dondolando su un’altalena avanti e dietro con i piedi.
<< Klaus, pensavamo di non vederti più dopo l’ultima volta che hai litigato con Holly >>   Disse un suo amico.
<< Lo so, manco io…>>
<< Come va? Intendo con “ Lui”>> Disse un altro amico.
<< Lui? Non ti riesco a seguire >>
<< Siete tornati insieme? >> Disse un altro amico.
Continuo a non capire.
<< Klaus? Stai bene? Hai una cera strana oggi >> Disse un'altra voce.
Inizia a girarmi la testa, troppe facce in una volta e non sapevo manco i loro nomi, conosco soltanto il loro aspetto fisico.
L’amico di Klaus onora il classico ragazzo d' America, è poderoso, alto, capelli neri corvini, occhi neri e indossa una maglietta di lacrosse.
L’altro che mi ha riferito di Holly ha: i capelli biondi, occhi azzurri, il fisico è sulla norma e anche lui indossa una maglietta di lacrosse.
L’ultimo invece è davvero diverso dagli altri: occhi azzurri, pelle bianca, fisico palestrato ma non tanto e indossa una maglietta con dei murales.
<< Sì, e solo che mio fratello è deceduto... >> Cercai di sfuggire le domande.
<< Mi dispiace, vorrai stare da solo o andrai a cercare Holly ? >> Chiese il ragazzo con il fisico palestrato.
<< Mi hai dato un’idea ! >> Dissi sorridendo.
 
 
L’amico di Klaus ha qualcosa che non andava, lo capì subito dopo che ha controllato il cellulare, mi sorrise, mi bacio sulla guancia e se ne andò senza voltarsi indietro.
Qualcosa gli è caduto a terra e la raccolsi per ridargliela, nemmeno il tempo di prendere il foglio a terra, rialzare la testa che se n’e andato.
Apri il biglietto per vedere cosa c’è scritto e rimassi senza parole.
 
* Hotel Summer.
Un hotel? Forse dovrei dare un’occhiata, se lui è stato qui, sicuramente, avrà alloggiato in quell’hotel. Sospirai e me ne andai dal viale per arrivare all’altro capo della città.
Nella famosa Città non tanto raccomandabile.
Scesi dal tram faticando, la gente non ti fa mai spazio ed io odio doverlo prendere, ti stanno tutti addosso, spingono fino a soffocarti.
Dopo essere sceso e presa aria per la troppa aria cupa.
Questo posto: “ the streets “ è davvero cambiato, sembra di stare in una città di ricchi.
Si fermo una macchina nera davanti al parco e alzo lo stereo con la musica a tutto volume.
Riconobbi quella bellissima canzone, Amore giovane: la riconobbi perché Klaus la ascoltava sempre e molto, spesso, la cantava quando veniva a farmi visita.
Eli lieb – young love .
Sì, è lui ne è sicuro, la mia attenzione è occupata da quel posto cosi totalmente nuovi ai miei occhi.
Macchine costose, locali, giardini, ville, grattacieli, parco giochi e in fine riuscivo a intravedere quello per cui sono venuto qua.
Attraversai la strada attentamente, tra un passo e l’altro rimassi a bocca aperta di tale bellezza in una città che prima era la Città proibita.
Insegne che s’illuminavano come se fossi in discoteca con musica a tutto volume tuttavia notai che c’erano dei locali perfino rap dove la gente poteva esibirsi in gare di freestyle.
Sono vicino all’hotel, sospirai e suonai alla porta.
Rimassi di nuovo perplesso, Klaus è stato qui?in posto cosi bello?pieno di eleganza?cosa mi sono perso della sua vita? Appena ho fatto un passo per entrare,puntualmente mi rivolsero la parola con il Nome Klaus.
In questo mondo cosi perfetto e pieno di ricchi c’è un posto per Stefan?
 
<< Klaus! da quanto non ci vediamo?>> Mi chiese una donna misteriosa.
<< Sì, è vero, come stai? >> Non so perché l’ho fatto
<< Sto bene, grazie. Di Stefan che mi dici? >> Chiese di me.
<< è morto. Per overdose >> cercai di sembrare dispiaciuto.
<< OH, e tu come l’hai presa? >>
<< Vado avanti, ascolta sai perché sono venuto qua? ho trovato questo biglietto >> Mostrai il pezzo di carta sperando che non capisse che sono Stefan.
<< Non ti ricordi?Sì, mi avevi detto che qualcuno ti minacciava e pensavi fosse Stefan. >> Annui e rimassi in silenzio per qualche secondo.
Come ha potuto pensare che lo minacciavo?
Piu’ vado avanti in questa storia e più scopro qualcosa che non avrei mai pensato.
 
<< No, dopo la sua morte sono un po’ sconvolto, Posso affittare la solita stanza? >> Speravo di non dover fare nessun errore o mi sarebbe costato caro.
<< Stai bene?ti vedo un po’ pallido. >> Mi prese per il braccio e mi guardo negli occhi.
<< Sì, sto bene ! >> Risposi freddo
Presi le chiavi della stanza e passi su per quel tappeto rosso che mi portava verso l’ascensore, Iniziando a farmi i miei soliti trip.
So che mi metterò nei guai, il cellulare squillò facendomi saltare in aria.
 
Ci mancava solo questa, una chiamata di mia madre e se rispondo, potrebbe rintracciare dove mi trovo.
Digitai il tasto rosso e in quel frangente di secondi l’ascensore arrivò.
Do un'occhiata in giro: piante finte, stanza, balcone e tanta gente fuori a fumare, entrai per salire al quinto piano. Schiacciai il pulsante per arrivare al quinto piano, sperando di aver azzeccato.
Le porte si aprirono e uscii fuori, alzai lo sguardo per vedere la stanza.
Sì, è proprio la 309.
Non sapevo se entrare o meno, avevo un po’ paura.
<< Oggi è la mia giornata fortuna >> Esclamai con un sorriso.
Aprii la porta ed entrai, lasciai cascare le chiavi dalla mia mano dopo aver visto cosa si cela lì dentro.
La luce era già accesa, cosa molto strana o forse è stata dimenticata?
<< Che. >> Non riuscii nemmeno a terminare la frase che entrai furtivamente.
La stanza ha soltanto un letto, un bagno, un piccolo balcone, una scrivania.
Mi avvicino a passo quieto verso il balcone, c’erano biglietti con dei messaggi molti inverosimili e ne raccolsi uno.
 
 
 
<< che il gioco abbia inizio >>
<< Poverino, pensavi di poter scappare da quello che hai fatto?>>.
<< è finita. >>
Caddi a terra, impaurito e chiusi la stanza per poi correre verso l’uscita, digitai il bottone per far arrivare l’ascensore e senza aspettarlo corsi verso le scale, cercai di uscire.
Finii per cadere dalle scale, iniziò a girarmi la testa per la botta, vidi Klaus che mi guardava e subito dopo sorrise, poi disse.
 
<< Non ho mai detto che me ne sono andato >>.
 
Mi rialzai stordito e confuso da tali parole.
Sono arrivato nella sua vita come una palla da demolizione, forse voleva dirmi questo?
I Miei occhi sono peggiori di un fiume in piena tempesta.
Finalmente arrivai all’uscita, salutai tutti e infine chiusi la porta dietro di me.
Senti un ruggito o cosi sembra essere, quella voce mansueta, allo stesso tempo accanita come il ruggito di una tigre che vuole far capire chi comanda.
 
<< Klaus? Aspetta. >> Disse una voce con il fiatone e allo stesso tempo decisa.
 
<< Io non sono Klaus, sono Stefan ! >> Dissi urlando come un pazzo.
<< Vieni! Ho qualcosa da farti vedere >>
Entrai senza far nessuna ostilità.
Sono di nuovo dentro quel posto vuoto e piccolo, non so perché ma mi fido di quella ragazza, era strano perché in fin dei conti non sono mai stato bravo a donare fiducia alla gente, nemmeno a Tom.
 
 
Aprii una stanza davvero colorata e con dei quadri oscurati dal buio pesto e il silenzio tombale.
<< Prima di morire, Klaus ha detto: Ti prego ho fallito, voglio dare questo mio dono al mio unico fratello. >>
Le sue dite morbide e curate senza un filo d’imperfezione aprirono quella luce che mi accecò la visuale degli occhi, per istinto porsi la mia gelida mano per coprire la vista.
Non ho avevo ancora considerato i quadri di quella stanza, una foto mia e di Klaus con le lingue uscite di fuori e con un occhio chiuso.
In questa stanza il tempo non è andato avanti, tuttavia nella vita reale, dove ogni cosa può succedere, è successo.
 
<< Klaus?! >> Dissi con una nota triste.
<< Guarda questo video. >> Disse sorridendo e premendo invio al registratore.
Misi a fuoco senza paura quel televisore, aspettando che iniziasse il video.
<< è una bellissima giornata, vero? E' la luna che influenza positivamente ogni cosa che vive in questo pianeta,non trovi?
<< Eccoci, sei sicuro di volerlo fare? >> Disse un uomo.
<< Si, sono sicurissimo, tu? >>
 << No, ma conoscendoti farai di testa tua. >>
<< Sono pronto, okay.
Ciao Stefan, quando tu vedrai questo video, vorrà dire che sono deceduto e so che questo non t’interessa più di tanto e poiché non mi vedrai più nei paraggi, ho meditato di dirti delle cose che non avrei mai avuto il coraggio di dirtele dal vivo.
Sai, non sono mai stato esperto con le parole ma queste sono delle piccole cose che ho sempre desiderato che tu avessi.
Beh, Insomma, la prima è ovvia, no? Che smettessi di drogarti, una vera famiglia, degli amici, e in fine una vita con tante cose inaspettate, Stefan?Cerca di fare tanti errori, un fiume di errori, perché s’impara facendo degli sbagli e da essi si può crescere e maturare, intesi? Ah, prima che tralascio questo dettaglio, voglio che tu passi tanto tempo davanti al mare come eri solito a fare quando eri triste, perché quando tu ti soffermavi alla riva del mare, tornavi sempre con uno stimolo in più per andare avanti e sognare. L’importante per te è … credi sempre in te stesso o a qualsiasi cosa, credere in qualcosa ti fa sentire protetto da questo orrendo,ignobile mondo e voglio che tu non ti senta mai non protetto o non al sicuro, in ultimo? L’amore, io voglio che tu ami, anche se è difficile amare, e quando tu troverai quell’amore o chiunque tu scelga , non scappare via ma non cercarlo nemmeno.
Per terminare ti dico solo: ricorda sempre che amare significa rischiare ogni cosa che tu hai. Il viso di Klaus ha qualcosa di inconsueto, freddo, insensibile, bianco e pallido come la gelida neve in una notte d’inverno e come se lui sapesse che sarebbe morto.
Le lacrime scendono dal mio fragile e immutabile viso di serra, non ho mai creduto molto nelle coincidenze ma incontrare Cherie è stato un segno del destino.
Cherie mi guarda sorridendo, ho deciso, ho dovuto farlo, devo tornare me stesso, non posso scappare o correre dalla mia vita, non posso continuare.
Ho messo su questo teatrino con delle maschere false e più questo spettacolo continua e sono sempre sicuro su una cosa: Klaus Crawford è ancora vivo e riposa dentro me, dentro questa città, dentro i suoi amici.

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