I'm Happy If You're Happy With Yourself

di ssafer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Made of Poison, Cave-in Free ***
Capitolo 2: *** 2. Push Me Away, Make Me Fall. ***



Capitolo 1
*** Made of Poison, Cave-in Free ***


Titolo: I'm Happy if You're Happy with Yourself
Autore: ssafer (on wattpad)
Traduttrice: Antonia
Coppie: Jalex (Alex/Jack)
Note: Slash (visibile fondamentalmente nei prossimi capitoli), AU, Traduzione

Link al profilo dell'autrice: http://www.wattpad.com/user/ssafer
Link al primo capitolo della fanfiction originale: http://www.wattpad.com/13384911-i%27m-happy-if-you%27re-happy-with-yourself-jalex-made#.UcHUE-dHI1N

DISCLAIMER: Questa fanfiction non mi appartiene, è il frutto della traduzione della fanfiction "I'm Happy if You're Happy with Yourself" di ssafer (utente di wattpad) la quale mi ha dato il permesso di tradurre la sua storia.

I don't own this fanfiction, I'm just translating it. The original fanfiction "I'm Happy if You're Happy with Yourself" belongs to ssafer which gave me the permission to translate it.
The translation, however, belongs to the translator (Antonia- Just a sad song).



***
I'M HAPPY IF YOU'RE HAPPY WITH YOURSELF
1. Made of Poison, Cave-in Free



Lo stridente squillare della sveglia interruppe rudemente il pacifico sonno del ragazzo dai capelli solor caramello.
Si svegliò di soprassalto, completamente scioccato; i numeri rossi sullo schermo indicavano le 7:30. In una sola ora, Alex sarebbe stato nella sua nuova scuola, iniziando il suo terzo anno di liceo, il junior year. Senza dubbio avrebbe vagato da solo per i corridoi, perdendosi per cercare la classe in cui sarebbe dovuto entrare.

Appena realizzò che giorno era, la familiare sensazione di panico iniziò a diffondersi nel suo corpo e ad avvolgere la sua mente. Si passò rudemente una mano tra i capelli chiari e scombinati, il suo petto che si alzava ed abbassava con un ritmo più veloce del normale mentre cercava di concentrarsi sulla respirazione.
Non riusciva a sedersi, era come se si fosse pietrificato.
Non sentì nulla quando sua madre salì le scale che portavano alla sua stanza.

La signora Gaskath spinse leggermente la porta per aprirla ed entrare nella stanza -Alex non riusciva mai a dormire con la porta completamente chiusa.
Fece prer svegliarlo ma si rese conto che era già sveglio e di nuovo in una delle sue 'fasi'.
Si sedette sul basso letto, sollevando gentilmente ma fermamente le mani sudate del figlio dai suoi capelli, ancora spettinati.
Il cuore della donna era pieno di tristezza.

"Shh...niente panico, Alex. Andrà tutto bene" sussurrò.

Il suo respiro ritornò lentamente al ritmo normale grazie alle confortanti parole che la madre gli aveva rivolto.

"Un passo alla volta, tesoro" continuò "questo nuovo inizio sarà positivo".

*

In un'altra casa, a sole tre strade di distanza, un altro ragazzo dormiva nonostante il suono della sveglia, ritornando cosciente solo quando il padre irruppe nella nella stanza minacciandolo di "prenderti a sberle con tutta la forza che ho se non spegni quella fottutissima sveglia!"

Jack Barakat spense quindi la sveglia e si alzò lentamente dal materasso, togliendosi con il dorso della mano un po' di saliva che si ritrovava sulla quancia e sul cuscino ogni volta che si svegliava.
Camminò lungo il corridoio, cercando di non fare nessun rumore. Sporse leggermente la testa verso la camera dei suoi genitori: non c'era nessuno.
Sentì il rumore della macchina del padre che partiva e si dirigeva verso la strada -bene.
Senza il padre di Jack in casa, non c'era nessuna tensione.
Non si doveva proccupare della sicurezza della sua fragile madre quando il bastardo non era in giro.

Sì preparò lentamente in bagno, fragandosene di quanto avrebbe fatto tardi al suo primo giorno di scuola.
Andava alla Carmel sin dal primo anno di liceo e sapeva che la maggior parte degli insegnanti era ragionevole- non c'era nulla di cui preoccuparsi.

Jack si chiese distrattamente dove fosse sua madre- di solito a quell'ora si stava preparando per il suo prossimo turno. Era una infermiera e lavorava sempre il lunedì mattina. Forse stava di nuovo a casa della sorella -sua zia. Il padre era stato particolarmente cattivo la notte precedente, ma lui era ancora un po' ferito dal fatto che lei lo abbandonasse senza preavviso ogni volta che ciò succedeva.

Spinse via quel pensiero dalla sua testa prima di riuscire davvero a preoccuparsi. Magari era solo stata chiamata prima a lavoro.

*

Appena la campanella suonò, Alex diede un'occhiata alla tabella degli orari che gli avevano dato in segreteria- stanza 97, biologia.
C'erano almeno 97 aule nella scuola?!
Cazzo.
Cercò di respirare a fondo e di calmarsi appena la sua mente incominciò ad agitarsi.

E se non fosse riuscito a creare nuove amicizie?

E se nessuno lo avesse aiutato a trovare le sue classi?

E se alla fine fosse stato proprio come nella sua stessa scuola?


Sentì come se il suo petto si stesse serrando, mentre l'immagine degli altri studenti si andava offuscando.

Un ragazzo alto e slanciato con i capelli scuri andò a sbattere contro la spalla di Alex, facendo cadere i suoi libri per terra.

"Scusa! Ehi, amico, perché non ti muovi?" chiese il ragazzo mentre si abbassava, aiutando Alex a recuperare i libri e raccogliendoli in una pila disordinata, mentre Alex tentava di riordinare accuratamente gli altri.
Intanto il ragazzo più alto lo stava semplicemente fissando- realizzò di non aver ancora parlato.

"Oh, scusa," si schiarì la gola "E' che... non riesco a trovare la mia classe... ce ne sono talmente tante..." concluse imbarazzato, sentendo un calore riscaldare le sue guance.

Il ragazzo bruno posò una mano sui propri capelli già arruffati mentre leggeva la tremolante tabella oraria nelle mani agitate di Alex, "Oh, no. Guarda, il 9 indica l'edificio 9. Il 7 indica la stanza 7."

Alex lo fissò negli occhi con aria persa- questo non lo aiutava a trovare la sua aula.

"Ti aiuto io" sospirò il ragazzo " anche io sto andando a fare Biologia"
"Grazie" borbottò Alex, sollevato.

"Sono Jack, comunque" disse il ragazzo, sorridendo leggermente e con un inconfondibile luccichio nei suoi occhi.
"Alex."

*

I due ragazzi entrarono proprio quando il professor Lee stava facendo l'appello. Non diede peso al fatto che erano in ritardo di qualche minuto.

Jack non trovò nessun problema nell'aiutare questo nuovo ragazzo.
Sembrava introverso. Dolce, quasi.
Forse.
Non sarebbe stato un problema.
Inoltre, aiutarlo avrebbe difficilmente significato diventare su amico- era semplicemente un atto di gentilezza. Quindi quando intravide Rian e Zack che gli gesticolavano con entusiasmo, voltò le spalle ad Alex senza pensare a quanto egli si stesse probabilmente sentendo perso e solo. Solo quando arrivò al suo familiare banco- aveva occupato lo stesso posto anche l'anno precedente- vicino a Rian iniziò a pensarci, vedendo che Alex non aveva mosso un passo dalla porta.
-






ANGOLO TRADUTTRICI, YEA.

Salve a tutti! Se siete arrivati fin qui vuol dire che avete letto questo capitolo, giusto? Grazie! *lancia petali di rosa ovunque*
Sono Antonia, l'esaurita che ha deciso di iniziare a tradurre questa fanfiction c:
Che dire? Ho iniziato a leggere questa storia qualche settimana fa e me ne sono innamorata! Per questo ho pensato che sarebbe carino condividerla con tutti voi ^^
Avevo iniziato a tradurre questa storia a giugno/luglio, ma sono stata costretta a non continuarla a causa della scuola.
Qualche giorno fa, però, ho finalmente trovato qualcuno disposto a tradurre con me, quindi la storia andrà di nuovo avanti! :3
Avendo i primi capitoli già pronti, non penso ci saranno gap temporali molto estesi, però vorrei arrivare almeno ad un certo numero di recensioni prima di pubblicare, quindi fatevi sentire, PLZ
A presto!

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Capitolo 2
*** 2. Push Me Away, Make Me Fall. ***


Titolo: I'm Happy if You're Happy with Yourself
Autore: ssafer (on wattpad)
Traduttrice: Antonia (Just a sad song)
Coppie: Jalex (Alex/Jack)
Note: Slash (visibile fondamentalmente nei prossimi capitoli), AU, Traduzione

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I’M HAPPY IF YOU’RE HAPPY WITH YOURSELF
2. Push Me Away, Make Me Fall


“Alexander Gaskarth?” chiese gentilmente l’insegnante al ragazzo immobile. Compativa questo nuovo studente, logicamente agitato, e lo diresse verso un banco nel mezzo della classe, così da non lasciargli il compito di scegliere da solo –per poi essere, senza dubbio, rifiutato. Così erano quei ragazzi.
Alex stava ancora cercando di calmarsi. Il suo cervello lo portava a ripercorrere tutti gli eventi di quella mattina: diversi errori che sperava di non aver realmente fatto –ed era solo la prima ora di lezione.

Pensava che Jack potesse essere un potenziale amico –lanciò quindi una occhiata al ragazzo dagli occhi color cioccolato che sedeva ora nell’angolo della classe. Stava discutendo animatamente con i suoi amici ed essi ridevano. Probabilmente di lui, pensò. Di quanto sembrasse stupido; del suo stupido viso. A quanto solo dovesse sembrare in quel momento.

Basta! Niente panico! Non puoi continuare a pensare queste cose. Vuoi che si ripetano le stesse cose avvenute nell’altra scuola? Si rimproverò mentalmente e cercò di continuare a fare il suo lavoro.

*

All’ora di pranzo, Jack sedette con il suo grande gruppo di amici nell’angolo della mensa –il loro solito posto. Erano sempre definiti ‘il gruppo di emo’ dal resto degli studenti del loro anno. Questo era fondamentalmente dettato dal genere di musica che a tutti loro piaceva. Non ne rimanevano offesi, comunque. Continuavano a parlare amichevolmente con tutti loro e a scherzare –alla fine non era male.
Ma la parola ‘amici’, per Jack, era una esagerazione. ‘Conoscenti’ era la parola che più si addiceva. Ovviamente, Jack usciva con Zack e Rian nei weekend, occasionalmente anche con Josh e Matt –ma questo accadeva solo perché voleva stare fuori casa, niente di serio. Non c’era nessuno con la quale si sentisse davvero a suo agio, nel gruppo. Nessuno con la quale poteva parlare delle cose più intime.
Nessuno sapeva cosa caratterizzasse Jack Barakat: le sue insicurezze, le sue angosce… sogni. Desideri.
Ed infondo, molto più infondo di quanto lo spilungone riuscisse ad ammettere, bramava quel tipo di amicizia. Una vera e propria relazione. L’amore.

Fu distratto dalle sue fantasticherie da Rian, che, con poca delicatezza, scosse il suo braccio. Jack trasalì involontariamente, tentando successivamente di ricomporsi dopo questo piccolo spasmo. Cercò di nascondere quel dolore che sentiva proprio sotto la sua manica –nessuno doveva saperlo.
“Qual era il nome di quel nuovo ragazzo a biologia?” Chiese Rian.
“Alex qualcosa, perché?”
“Sembra che abbia qualche problema nel farsi degli amici” Notò Rian, gesticolando in direzione del ragazzo al centro della discussione, il quale sedeva a due tavoli dal loro gruppo.
Jack si sentì stranamente male al pensiero di questa situazione, vedendo come il ragazzo sedesse a testa bassa. Era come se si vergognasse o si sentisse troppo spaventato per guardare negli occhi un qualsiasi altro studente. Aveva a malapena toccato il pasto che era sul vassoio blu di fronte a lui.
“Bhe, cosa dovremmo fare?” Chiese Jack a voce alta. Tutte e sette le persone al tavolo si girarono per fissarlo, tutti all’unisono –Jack sembrava ridicolo, con la bocca semi-aperta, come se avesse appena confessato di aver commesso un omicidio o qualcosa del genere.
Cercò di pensare ad una scusa per il commento appena fatto –quale era il loro problema se quel ragazzo era solo un perdente? Non sarebbe stato di nessun valore per loro, no?
“Ehm… è che… ugh” balbettò Jack “ Voglio dire, l’ho incontrato prima. Non è così male, eh. Non dobbiamo per forza diventare suoi amici o cose del genere, è solo… bhe, non dobbiamo guardarlo come se fosse un maledetto animale di uno zoo…” concluse, trattenendo il respiro in attesa di una risposta da parte di uno di loro.
La tensione si abbassò quando le tre ragazze, Juliet, Cass e e Hayley iniziarono a ridere dei ridicoli sproloqui di Jack.
Alla fine l’intero gruppo si unì alla risata e successivamente tutti non pensarono più all’argomento.
Tutti tranne Jack. Non riusciva a non sentirsi come se stesse tradendo questo ragazzo con la quale aveva a mala pena scambiato poche frasi.
Non sentiva il senso di colpa da un po’ di tempo e si sentì male quando questo sentimento bollì nel suo stomaco, ancora una volta.

*

Alex fu uno degli ultimi studenti a lasciare il corridoio quel giorno, dedicando molto tempo alla sistemazione delle sue cose nell’armadietto. Era soddisfatto solo quando tutto era organizzato perfettamente. Prese il corridoio che portava al cortile della scuola, trascinando le sue Converse sul terreno. Tutte le speranze di un possibile nuovo inizio erano ormai svanite, per il povero ragazzo.
Camminò oltre la libreria, l’ultima costruzione prima di uscire dal campus scolastico.
Appena si avvicinò alle porte, un familiare ragazzo dai capelli scuri uscì dallo stesso luogo.
Jack notò Alex solo dopo aver già sceso le rampe di scale dell’edificio e immediatamente gli sorrise, mimando un saluto muovendo la mano.
Alex sorrise docilmente e raggiunse il passo del ragazzo più alto, così da camminare insieme a lui.
Il contrasto risultava comico: Jack quasi saltellava, spensierato, mentre Alex camminava compostamente, cercando di seguire i grandi passi dell’altro.

*

“Come è andato il tuo primo giorno?”
“Le lezioni? Sono andate bene”
“Sì… uh” Jack tossì in modo imbarazzato “Ho visto che non hai trovato nessun nuovo amico durante l’ora di pranzo. Come mai?”
Le guance di Alex si accesero dopo che quella domanda gli fu posta, vedendo le sue paure apparentemente confermate; era già il ‘ragazzo strano’.
“Mi dispiace” si scusò Jack, non ricevendo nessuna risposta dal ragazzo “Io… cioè, non volevo dire…” continuò, non sapendo perché stesse provando questa simpatia nei confronti del timido ragazzo. Aveva già abbastanza problemi, eppure si sentiva sempre più curioso nei confronti di Alex. Ed era passato solo un giorno!

Alex interruppe i suoi pensieri, risultando improvvisamente sicuro“Posso sedermi con te, durante la prossima pausa pranzo… per favore?” Beh, questo era ‘risultare sicuri’ per Alex.
“Mh, forse… cioè, i miei amici sono un po’, come dire, esclusivi, hai presente?”
“Oh, sì, scusami per avertelo chiesto” calde lacrime di rifiuto pungevano negli occhi marroni del ragazzo, ma era determinato a non farle uscire. Jack lo notò e sospirò. Gli piaceva il ragazzo, non sapeva perché.
“Fanculo. Mi siederò vicino a te in classe. Di solito sono sempre il terzo incomodo tra Zack e Rian, in ogni caso. Vedremo cosa accadrà per il pranzo, okay?” cercò di creare un compromesso.
Il ragazzo più basso lo fissò negli occhi, con un sorriso speranzoso che gli si allargava sul volto “grazie mille, Jack!” disse “bhe, questa è la mia strada, ci vediamo domani!” e si incamminò, risultando più felice ad ogni passo che faceva.

Jack rifletté sugli avvenimenti della giornata mentre camminava verso casa.
Alex era un ragazzo simpatico –non lo avrebbe negato.
Poteva piacere al gruppo, se gli veniva data una chance.
Almeno le ragazze lo avrebbero accettato –era abbastanza carino.
Woah. No.
Eliminò subito quel pensiero dalla sua testa e cercò di non pensare più al nuovo ragazzo.
Ma finì solo per ripetersi in continuazione come suonasse la voce di Alex quando pronunciava il suo nome.

ANGOLO TRADUTTRICE YEA.

Sono una persona cattiva lo so *schiva pomodori*
Ho abbandonato questa fic per 4 mesi e dovrei solo vergognarmi ma oRA SONO TORNATA ed ho intenzione di aggiornare più velocemente! (Sperando che l'amorevole ragazza che si era offerta di aiutarmi sia ancora disposta a farlo ;;)
Quindi voi continuate a recensire e magari il nuovo capitolo potrebbe arrivare anche tra pochi giorni (?????) (no but srsly recensite e vi amerò a vita, s2g)
Alla prossima!
-Antonia (Just a sad song)

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