Vox Populi

di Lestrange182
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Il silenzio. Un battito cardiaco. Il fischio del vento tra i grattacieli. La pioggia battente.
La notte perfetta per una rivoluzione.
In lontantanza, ad un tratto, un bagliore; una fila di persone che avanza, seguita da un' altra e un'altra ancora. Una folla.
Fuochi accesi nelle anime di ognuno; bandiere sventolanti, rimbombi di tamburi e urla da parte di chi era stufo di aspettare.
Non sarebbe stato sicuramente il temporale a fermarci: eravamo pronti, eravamo nati per combattere, eravamo guerrieri.
Lento, inizia a sorgere un mormorio, che si trasforma velocemente in un coro ben distinto: "This is war" era il nostro motto.
Non eravamo guerrieri con armature, avevamo solo vestiti zuppi. Nessun elmo, solo una maschera anti gas. Nessun'arma, solo colore.
Non ci conoscevamo tutti, ma non ne avevamo bisogno: ognuno di noi, in un modo o nell'altro, portava appresso simboli che tutti conoscevamo.
Il mio era una triade tatuata sul collo.
Eravamo stufi di vivere in un mondo grigio, governato dalla corruzione dei potenti, dall' odio e dall' ingustizia. Eravamo stanchi di venire oppressi da uomini vestiti di tutto punto, che pur di non sporcarsi le mani, facevano uccidere innocenti al posto loro.
Ma stanotte le cose cambieranno, la voce del popolo si alzerà inisieme ad esso.
Se questa è davvero una guerra, allora noi siamo pronti a combattere.
Echelon, ci siamo.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Era una mattina come tante altre a Los Angeles, la città degli angeli. Mi alzai svogliatamente dal letto, svegliata dalla voce di mia sorella, preparai lo zaino e mi diressi a scuola. L'aria era fresca sulla mia pelle; camminavo lenta, avevo tutto il tempo del mondo. Adoravo passeggiare di prima mattina:la città a quest' ora è sempre praticamente vuota,poche persone, nessuno strombazzare di clacson e l'odore di pane ti riempie i polmoni. Mi fermai davanti ad una vetrina a specchio: una ragazza vestita di scuro, con uno zaino pieno di scritte, con una testa di capelli azzurri, le cuffie nelle orecchie e gli occhi vuoti. L'unica cosa che avrei voluto sarebbe stata scappare dalla realtà in cui vivevo. Era definito il secolo delle illusioni, dove il governo ti diceva di essere libero di scegliere offrendoti delle opzioni per il tuo futuro.. ma già metterti davanti a delle opzioni non è limitare quella libertà che ti dicono di avere? Non importava quanto e cosa studiassi: gli unici lavori disponibili erano alle fabbriche di armi per la polizia o, come le chiamavamo noi, nelle "distruggi anime": qui venivano prodotte vernici, con cui veniva ricoperto ogni centimetro della città, di un color grigio depressione, che non sarebbe più stato possibile rimuovere. Doveva essere tutto così: grigio. Per questo i miei capelli li nascondevo sotto una cuffia. Quelli che imbrattavano i muri con le bombolette venivano arrestati e fatti marcire in carcere. Nessuno poteva scamparla, il governo tiene d'occhio tutti. L'unica cosa che mi è rimasta è mia sorella, Autumn. Nostro padre si unì alle forze armate per timore dei potenti. Nostra madre si suicidò; il mondo, per come era diventato, era troppo più forte di lei. Entrando in classe quella mattina notai subito qualcosa che prima non c'era: un compagno di corso nuovo? "Ah perfetto" pensai, "mancava solo un altro damerino felice di vivere in una gabbia". Era castano, coi capelli lunghi e ribelli, ma con degli occhi azzurro ghiaccio; portava pantaloni neri stretti e una camicia bianca che faceva risaltare ancora di più l'abbronzatura sulla sua pelle. Andai a sedermi al mio posto senza incrociare il suo sguardo, peccato che mi fissò per tutta la lezione, così a fine ora decisi di affrontarlo: mi ci parai davanti e lo aggredii: "Si può sapere che hai da guardare??". Non mi rispose subito, l'avevo forse spaventato? Poi però alzò gli occhi e sorrise "sono Jack. Davvero ti ho guardato tutta l'ora? Scusa! Non me ne sono proprio accorto!", lo disse con un'incredibile sincerità, e mi fidai; "E tu chi sei?" mi chiese svegliandomi dallo stato di trans in cui ero caduta. "Michelle..ma chiamami Misha". Si mise a ridere. Diamine, che sorriso che aveva.. "Hai fatto una faccia! Sembrava ti fossi persa! Oddio, ma io sono anche in ritardo! Piacere di averti conosciuto" e scattò fuori. Rimasi spiazzata per qualche minuto, per poi rendermi conto che non aspettavo altro che domani per rivederlo. Quando uscii, il tramonto era fantastico; tornai a casa cantando Up in the air, fregandomene se la gente che mi vedeva mi prendeva per scema, e con il sorriso stampato in volto.

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