Ghe'l'ei l'avventuriero

di Alucard81
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La nascita ***
Capitolo 2: *** Addestramento ***
Capitolo 3: *** Vagabondi ***



Capitolo 1
*** La nascita ***


Ghe'l'ei l'avventuriero

Capitolo 1 - La nascita

Nella foresta di Yuirwood a sud-est di Veltalar il vento freddo della notte fischiava e dal bosco giungevano strani rumori degni dei mostri e dei folletti che si diceva vivessero in quella antica foresta nascondendosi agli umani per tendergli agguati mortali o condurli alla rovina.
Abbandonato appena nato sotto un albero nodoso un bambino sarebbe morto in poche ore se un viandante non fosse passato di lì per caso attirato dalle sue urla, per nulla spaventato da quei sinistri rumori l’uomo si avvicinò al contorto abete e scorse il piccolo fagotto in cui era avvolto posato su una lastra di pietra comunemente usata dai contadini per il sacrificio di animali ed a volte persone per aggraziarsi gli dei.
Appena il viandante scostò gli stracci che avvolgevano il piccolo capì cosa aveva spinto i genitori di quella piccola creatura indifesa a compiere un simile atto di crudeltà, il bambino era completamente bianco a parte gli occhi rosso sangue che brillavano per le lacrime mentre piangeva per il freddo ed i suoi urli si univano allo stormire delle foglie mosse dal vento producendo un suono lugubre che raggelò il sangue del viandante ma non il suo cuore.

Contrariamente alla maggior parte delle persone il viandante non provò repulsione per quella piccola creatura ma solo un infinita compassione per un bimbo che senza neanche saperlo aveva il destino segnato e che non avrebbe mai potuto vivere un esistenza normale, quindi decise di prenderlo con se e di allevarlo come un figlio.
Il viandante si chiamava Roland ed era un mercenario di ritorno da una missione ai confini della regione di Aglarond, aveva i capelli color cenere ed era molto robusto, alto quasi un metro e novanta vestiva una corazza di cuoio. Portava al fianco una lunga spada nera ed era coperto da un lungo mantello per proteggersi dal freddo, i suoi stivali non facevano rumore mentre si muoveva per la foresta ancora addormentata alle ultime ore della notte in quel viaggio di ritorno verso casa dopo una lunga e difficile missione che come sempre aveva portato a termine con successo perché in quel campo fallire significa non tornare a casa se non dentro un sacco per essere esposto al pubblico come monito per coloro che avessero fatto la stessa cosa.
Ma nonostante il fisico robusto visto l’avanzare dell’età e la perdita del suo vero figlio aveva colto al volo l’opportunità datagli dal fato di allevare questa tenera creatura e farla diventare un potente Swordmage insegnandoli le arti e gli stili di lotta imparati in lunghi anni di scontri e battaglie. Lotte che avevano segnato il suo corpo con orribili cicatrici di cui una vistosa in piena faccia che gli attraversava tutta la guancia destra procuratasela contro un barbaro di Uthgardt, incontrato nella parte nord di Druarwood nella regione di Luruar, di nome Kull dopo una missione fallita a Sundabar che lo aveva costretto ad una fuga attraverso la pericolosa foresta per seminare gli inseguitori ma che ebbe conseguenze non troppo felici.
Nel cuore di Roland c’era poco spazio per la compassione solitamente ma forse dopo questo ultimo incarico in cui aveva rischiato nuovamente la morte la consapevolezza del bisogno intrinseco di lasciare un erede dietro di se per comunicare al mondo la propria esistenza e l’anniversario della morte del vero figlio Elric, durante uno degli scontri più difficili della sua vita nella lontana terra di Luskan contro il potente e tenebroso negromante Farson, gli aveva fatto prendere una scelta di cui non si sarebbe pentito ma che di certo non si sarebbe aspettato così ardua e piena di difficoltà.
Roland viveva unicamente per insegnare al figlio ad essere forte e coraggioso, l’orgoglio per i suoi progressi e le sue abilità era per lui una droga inebriante.
Purtroppo proprio l’orgoglio nelle sue capacità gli fece commettere l’imprudenza di accettare una missione al di sopra delle sue possibilità ed una volta attivati a Cutlass Island se ne rese conto troppo tardi.
Era sull’isola che si trovava il loro obbiettivo, Farson un potente negromante circondato da un esercito di non-morti, e fu lì che le speranze per il futuro di Elric si spensero condannando Roland a vedere morire il figlio e vivere nel rimorso della sua debolezza e nei sensi di colpa per non essere stato vigile.
Uno dei trucchetti più subdoli di Farson era usare i cadaveri di bambini ancora in buono stato per ingannare i sedicenti avventurieri che andavano a sfidarlo, sapeva che gli eroi buoni non avrebbero esitato a cadere in trappola per aiutare un bambino imprigionato da un cattivo, e rideva sempre nel vedere la loro faccia quando l’innocuo bambino appena salvato si rivoltava contro di loro ferendoli con armi avvelenate che portavano ad una morte lenta e dolorosa tra atroci spasmi e urla.

Fu in quel modo che Elric morì sotto gli occhi del padre mentre si dimenava e le risate di Farson riempivano le orecchie di un genitore distrutto dal dolore ed animato da una furia cieca mentre si scagliava contro il suo nemico ed il giovane apprendista che lo aiutava.
Dopodiché dovette tornare a casa a dare la triste notizia alla moglie e questo segnò una grande frattura tra i due che rese Roland violento ed ostile e sempre di più ossessionato da un desiderio che non poteva più realizzare ma adesso le cose stavano per cambiare.
Una delle prime difficoltà fu spiegare a sua moglie Felicia , una donna un tempo bellissima che aveva fatto innamorare di se molti avventurieri con i suoi splendidi occhi color smeraldo ed i capelli rosso fuoco. Ma che ormai stavano scolorendo sul grigio e gli occhi stanchi provati da una vita non sempre felice e dalla perdita dell’amato figlio Elric che aveva spezzato il suo cuore ed infossato gli splendidi occhi verdi con calde lacrime che avevano scavato profonde rughe sul suo volto ormai non più giovane, da dove venisse quello strano bambino pallido come un morto e con dei sinistri occhi rossi che sembravano seguire ogni movimento con aria di disprezzo.
La casa di Roland era situata nella zona di Old Veltalar ed era una piccola casa a due piani, voluta così dalla moglie, e che tempo addietro sarebbe stata considerata un piccolo villino abitato da gente benestante mentre adesso l’incuria e lo scarso ordine di quella parte della città di Veltalar faceva di più assomigliare ad un rudere, circondata da altre case fatiscenti anche esse in evidente decadenza e abitate da guerrieri di basso livello trasformatisi in mercenari o contrabbandieri per sopravvivere, non era certo il luogo adatto ad accogliere un bambino che sembrava così indifeso e diverso dal normale.

Dopo furiose lotte, strilli e piatti rotti, come sempre Roland perdeva la pazienza e con la forza metteva fine ad ogni discussione decretando che lui aveva ragione e la moglie torto senza possibilità di risposta se non per essere ricompensata con altri ceffoni.
Al bambino fu dato il nome di Elric, come se questo avesse potuto colmare il vuoto lasciato dal figlio perduto, ma Felicia non usò mai quel nome limitandosi ad apostrofarlo con nomignoli o chiamandolo semplicemente ragazzo.
Così incominciò l’infanzia di Elric in una casa fatiscente nella parte malfamata di Old Veltalar cresciuto da una madre che non lo amava, da un padre che appena cresciuto quel tanto che bastava gli mise in mano una spada e gli insegnò a combattere, e circondato da coetanei ostili che non perdevano occasione per rendergli la vita difficile.

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Capitolo 2
*** Addestramento ***


Ghe'l'ei l'avventuriero

Capitolo 2 - Addestramento

Un altro dei problemi che dovette affrontare Roland nel crescere Elric fu il suo carattere taciturno ed un indole indifferente maturata sin da bambino per resistere agli scherzi ed alle angherie degli altri bambini che lo prendevano in giro per il suo strano aspetto.
Lo chiamavano Ghe'l'ei e l’ostilità degli adulti che vedevano in lui uno scherzo della natura che avrebbe meritato la morte da bambino, come avevano cercato di dargli i suoi veri genitori, invece che diventare l’apprendista e figlio adottivo di un famoso Swordmage conosciuto per la sua tecnica e stimato, anche se a dire il vero più che altro temuto, da tutti per le sue audaci imprese.
Fortunatamente quell’atteggiamento nascondeva uno dei più grandi punti di forza di Elric e suo padre se ne rese conto subito e fu felice di aver fatto la scelta giusta, perché la sua vera forza stava nell’intelligenza, sin da bambino Elric si comportava in modo remissivo e sottomesso ma in realtà riusciva a fare il minimo sforzo per accontentare i prepotenti e venir lasciato in pace e per questo spesso veniva scambiato per codardo.

Cresciuto in un ambiente ostile e sotto continui maltrattamenti e rigidi allenamenti, invece che dei tranquilli giochi di un bambino, Elric sviluppo un fisico forte e ben temprato, contrariamente alla maggior parte degli albini deboli e malaticci che spesso non raggiungevano il decimo anno di vita, ed all’età di quindici anni era alto quasi come suo padre ed altrettanto robusto.
Nonostante la grande memoria Elric difficilmente riesce a ricordare un giorno della sua infanzia passato in modo spensierato senza continui allenamenti ed occhiate ostili ma di certo non dimenticherà mai la prima volta che ha ucciso, era una giornata fredda di autunno e nelle vicinanze di Dantalien spirava un vento fortissimo mentre accompagnava suo padre in missione per conto di un proprietario terriero che li aveva incaricati di eliminare i portatori di un mercante girovago che lo aveva truffato e recuperare i suoi soldi ed il carico.
Quella che secondo Roland sarebbe stata una semplice schermaglia contro degli uomini disorganizzati, ottimi per testare le capacità del figlio che crescendo sotto la sua guida aveva sviluppato tutte le caratteristiche dello Swordmage a cominciare della grande padronanza nello swordbond per richiamare la spada a distanza e nell’apprendere le tecniche del Assault Swordmage per il cui stile aggressivo Elric era particolarmente dotato a discapito del suo carattere apparentemente tranquillo, ma non si aspettava la presenza di un condottiero dragonide di basso rango armato di spada che con le sue competenze tattiche riuscì ad opporre una difesa serrata con i soli tre uomini male armati ed inesperti ma che alla fine dovette cedere alla forza combinata di Roland ed Elric.

Dopo quel giorno Elric sognò per molte notti quel combattimento e si risvegliò più volte nel pieno della notte coperto di sudore freddo con il suono stridulo della sua spada che squarciava la gola al dragonide ed il suono inarticolato scaturito dalla sua bocca mentre vomitava sangue e diceva le sue ultime parole nella propria lingua.
Quelle parole incominciarono ad ossessionare così tanto le sue notti che per esorcizzare il loro effetto si mise a studiare per giorni interi la lingua dei dragonidi sino a comprenderla alla perfezione e capire che quelle ultime parole non erano una maledizione per incatenare la sua anima all’inferno ma volevano semplicemente dire “mi hai sorpreso, ragazzino”.
Questo fece diventare meno minacciosi quei suoni ma non quelle terribili immagini piene di sangue che continuarono a tormentarlo per molto tempo, senza immaginare che quello era solo l’inizio del fiume rosso sangue che avrebbe accompagnato la sua vita di Swordmage vagabondo.
Un altro particolare dell’infanzia di Elric era che nonostante suo padre credesse in Shar quella dottrina non attecchì mai nel suo cuore e che per questo fosse considerato un ateo visto il suo atteggiamento distaccato e solo molti anni dopo si sarebbe fatto conquistare dal credo di Tempus ed avrebbe forgiato il suo motto nel sangue dei nemici "sarà la spada a decidere il mio fato" e per questo nelle notti passate insonni per il ricordo della morte non aveva nessun dio a cui rivolgere le sue preghiere per liberarlo dalla persecuzione dello spirito dei morti.
Come se la morte dopo il loro primo incontro si fosse innamorata di Elric incominciò a seguire le sue orme e si incontrarono spesso ed in posti insoliti primo tra tutti la soffitta di casa dopo la fine di un addestramento e pochi giorni dopo la morte del condottiero Elric trovo il corpo di sua madre adottiva appesto all’architrave del tetto, e non riuscì a provare affetto o compassione per lei neanche in quegli ultimi momenti come lei non ne aveva provato per lui in tutta la sua vita, dove si era impiccata dopo l’ennesima lite con il marito.
Anche Felicia incominciò a popolare le notti di Elric e forse in quel modo ebbe un rapporto migliore col figlio adottivo che non in vita.

Crescendo tutti i bambini del vicinato che da piccoli prendevano in giro Elric e lo tempestavano di scherzi crudeli e feroci se non addirittura di veri e proprio pugni si fecero più miti, e mentre la forza di Elric cresceva e veniva incanalata con addestramenti e spargimento di sangue.
Le energie maligne che governavano quei monelli si erano spente per far posto alla triste condizione umana di chi si rende conto che non potrà mai avere nulla di meglio della miseria e di una vita di fatiche ricompensate con la morte proprio per questo vedere Elric diventare tanto forte e pericoloso li spaventò enormemente e fece si che lo isolassero ancora di più non perché diverso ma perché temuto.
Questo portò Elric al sedicesimo anno di vita con una grande lacuna ovvero a differenza dei suoi coetanei era l’unico a non aver provato ancora l’amore non solo nella sua forma più fisica e lussuriosa ma neanche in quella tenera innocente e spirituale fino a ché non incontrò Catelyn la nuova cameriera della taverna L’orco affamato che era situata a due isolati di distanza dalla sua casa e che divenne un luogo d’amore non ricambiato che aumentò il suo cinismo nei confronti della gente.
La taverna era modesta e arredata solo con pochi tavoli spogli, qualche cassapanca ai lati e delle asce appese al muro, appartenute al vecchio proprietario che era stato anche un taglialegna oltre che brigante e donnaiolo, non si mangiava bene ed il vino era annacquato e rancido ma la clientela faceva la fila anche solo per guardare Catelyn che nonostante la sua giovane età, appena quattordici, sapeva già come comportarsi con gli uomini e cosa volessero da lei e cosa dovesse dargli per averli in suo potere.

Purtroppo per Elric nonostante l’aspetto da bambina con i suoi occhi dolci color nocciola ed i capelli biondi Catelyn che era alta per la sua età visto il miscuglio di sangue che aveva nelle vene, tra cui quello elfico che le aveva donato una rara bellezza e delle piccole orecchie leggermente appuntite, aveva il carattere sviluppato crescendo con sua madre in giro per taverne e bordelli ovvero quello di una puttana pronta sfruttare chiunque per il suo tornaconto e abbandonarlo al momento opportuno e così capito ad Elric che si ritrovò con il cuore spezzato e la definitiva comprensione di vivere in un mondo crudele pronto a distruggerlo al primo segno di debolezza.
Catelyn fu anche l’unico motivo di litigio con suo padre che vedeva in lei una copia più giovane ed ambiziosa di Felicia, e sapeva come sarebbe potuta andare a finire anche se fosse riuscito a legarla a sé, e per questo cercò di dissuadere il figlio da quella relazione così palesemente opportunistica da parte di lei ma senza risultati.
Vista la sua notevole intelligenza Elric per far colpo sulla ragazza aveva imparato la lingua degli elfi solo per scoprire che lei non la parlava realmente ma faceva solo finta per darsi un tono più esotico e che in realtà conosceva solo qualche parola, fortunatamente questa conoscenza gli sarebbe tornata utile più avanti ed avrebbe salvato Elric da morte certa.

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Capitolo 3
*** Vagabondi ***


Ghe'l'ei l'avventuriero

Capitolo 3 - Vagabondi, la perfezione si ottiene con il sacrificio
 
Quando ormai Elric pensava di aver indurito abbastanza il suo cuore vedendo morire continuamente persone intorno a lui e spesso per mano sua ed aver provato sofferenza e delusioni più di un comune ragazzo.
Ecco che nel suo ventesimo anno di vita un nuovo e più forte dolore lo stava attendendo, la morte di suo padre, e da vent’anni era attesa con metodica e pazienza anche da Platin.
 
Con il passare degli anni, dopo la morte della moglie, Roland divenne sempre più ossessionato dal fare di Elric il suo erede e lasciata la casa piena di dolorosi ricordi a Old Veltalar incominciarono una vita vagabonda nella regione di Aglarond, e le zone circostanti per allenarsi, diventando più dei briganti che non dei guerrieri per sopravvivere e ciò non fece mai mancare loro battaglie e pericoli.
Lasciando la loro casa avevano portato poche cose con loro e praticamente nessun ricordo, solo cose utili alla sopravvivenza ed equipaggiamenti per la lotta tra cui la spada nera appartenuta alla famiglia di Roland da generazioni, una Spada larga Tonante, e lo stendardo che raffigurava l’antica casata guerriera a cui apparteneva la famiglia.
Lo stendardo raffigurava proprio una spada nera, però fiammeggiante, e recava inciso ancora leggibile dopo tanti anni il vecchio motto “veritas et sapientia”ormai abbandonato da Roland per seguire i dettami di Shar.
 
Altri oggetti fondamentali del loro equipaggiamento di avventurieri erranti era lo zaino che conteneva un acciarino ed una pietra focaia per accendere il fuoco dei bivacchi e tenere lontane le creature selvagge che vagavano di notte, una corda di canapa della lunghezza di quindici metri che li aiutava a salire o scendere i dislivelli del terreno non sempre agevole e poteva essere usata per tendere trappole agli animali.
Per la soppravvivenza avevano un otre vuoto che riempivano ogni volta che potevano con acqua sorgiva e delle razioni per sfamarsi in caso non avessero trovato villaggi dove comprare cibo o selvaggina da cacciare.
Visto che spesso avrebbero viaggiato di notte Roland fu previdente e si portò dietro delle torce inestinguibili che valevano tutte le cinquanta monete del costo ed erano indispensabili per ogni avventuriero che si rispetti.
Non furono solo le avventure vissute durante questo periodo a temprare il carattere e il fisico di Elric ma anche la nuova esperienza della sopravvivenza, per tutta l’infanzia fu comunque protetto dal focolare domestico ed aveva un posto dove tornare anche se spesso era infelice.
Adesso invece doveva contare sulle sue forze per andare avanti e la consapevolezza di non avere un luogo sicuro dove mangiare o dormire gli fece capire quanto effimera fosse la sicurezza dell’uomo “civile” di fronte alla grandezza della natura ed i pericoli che aspettavano nascosti dietro l’angolo.
Nonostante l’addestramento giovanile per Elric non fu semplice adattarsi alla vita nomade imposta dal padre ma come ormai aveva imparato a rispettare le sue decisioni ed obbedire anche se non capiva o approvava.
 
Dorante le prime settimane non mancarono gli incontri spiacevoli con briganti e creature selvagge che però trovarono avversari molto al di sopra delle loro possibilità e finirono per avere la peggio.
Mentre gli anni passavano Roland si convinceva sempre di più che per rendere Elric un potente Swordmage doveva fare in modo non solo di addestrarlo nel migliore dei modi e fargli imparare le tecniche più potenti di questa disciplina, come l’Aegis of Assault e lo Swordmage Warding tecniche che ormai Elric padroneggiava abilmente.
Insieme allo Swordbond che creava un legame con la sua spada sino a renderlo parte di essa, erano i suoi cavalli di battaglia ma doveva cercare un impresa degna di scolpire il suo nome nei secoli a venire in modo che si potesse mai dimenticare le sue gesta.
Nella regione di Aglarond girava la voce che nei recessi più segreti Yuirwood si trovasse un posto chiamato Feywild e che alcuni elfi dei boschi sapessero la strada per arrivarci, scoprire questo segreto diventò l’obbiettivo principale di Roland ed Elric lo seguì senza sapere che questa ricerca avrebbe portato alla morte di suo padre ed alla svolta più grande nella sua vita.
Così Roland passo mesi alla ricerca di informazioni sull’ubicazione di Feywild e raccogliendo indizi che potessero portarlo a quel misterioso luogo senza rendersene conto si espose a chi cercava invece informazioni su di lui.
E mentre Roland e Elric erano sulle tracce del loro prossimo contatto che potesse dargli informazioni preziose qualche d’uno li seguiva costantemente spiando ogni loro mossa, il suo nome era Führen e la sorveglianza a distanza uno dei suoi talenti.
 
Da due settimane ormai Führen li seguiva sulle montagne Tannath, dove Roland doveva incontrarsi con un vecchio amico ed informatore, per ordine di Kupfer, suo confratello di poco superiore a lui per grado ma non tanto per abilità, e nel temporale invernale che lo costringeva a bagnarsi dalla testa ai piedi si chiedeva come mai la confraternita dei Dieci Anelli sotto la guida del loro nuovo capo avesse preso di mira due miserabili qualsiasi.
La confraternita dei Dieci Anelli è capeggiata da Platin e come facile presumere dal nome era una banda composta da dieci persone altamente addestrate all’omicidio ed al furto su commissione e portano al dito medio un anello di materiale diverso a seconda del rango che esso occupa all’interno dell’organizzazione.
Per questo Platin sfoggia al dito un anello di platino con un grosso rubino di taglio ovale a conferma della carica di potere che rappresentava come guida, e fondatore, della confraternita.
Il loro abbigliamento quando erano sotto copertura per portare a termine una missione era il più anonimo possibile, alcuni si facevano passare per mercanti o ricchi possidenti se non semplici contadini per confondersi tra la gente e raccogliere informazioni sui loro obbiettivi, e quella sera Führen rimpiangeva di non indossare un pesante mantello imbottito e qualche camicia di lana grezza a riscaldarlo.
La luna brillava alta nel cielo notturno rischiarando le tenebre con la sua luce diafana che faceva sembrare ancora più spettrali le rovine abbandonate dove Roland aveva deciso di accamparsi per la notte per proteggersi dal vento freddo e penetrante che si era alzato.
Führen fece il richiamo del cervo per segnalare ai suoi compagni che il bersaglio si era fermato e che dovevano incominciare a circondarlo da tutti i lati in una manovra a tenaglia per non dargli possibilità di fuga.
 
Tutto questo non sarebbe dovuto succedere se le cose fossero andate come nel piano ideato da Stahl che prevedeva un agguato di notte ma nella locanda che avevano sequestrato, uccidendo i proprietari e prendendo il posto dei clienti, dove i viandanti sarebbero stati alla loro competa mercé.
Dopo aver mangiato e bevuto cibi drogati per indebolirli e renderli inoffensivi.
Ognuno dei Dieci era presente nella locanda travestito chi da mercante chi da sguattero e Brass interpretava il proprietario ed accoglieva gli ospiti ma qualcosa aveva insospettito Roland che aveva preferito far finta di non potersi permettere l’alloggio e scappo in tutta fretta con quello che doveva essere il suo aiutante anche se sembrava alquanto malaticcio con la pelle così bianca quell’aria indifferente.
Invece visto il cambiamento di piano quella sera intorno alle rovine erano vestiti con la tunica della confraternita, un indumento semplice che li riparava dal freddo e nascondeva tra le ombre con i suoi colori verde-nero ma che non intralciava i movimenti, sulla quale era ricamato il simbolo della confraternita all’altezza del cuore, dieci anelli in cerchio concatenati l’uno all’altro a formare un unico grande anello per rappresentare che la forza del gruppo era maggiore quando agivano insieme e quella notte tutti i Dieci erano lì per portare a termine un compito difficile che recava l’impronta della vendetta mascherata come una semplice missione.
 

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