Il firmamento è incommensurabile ma tu sei qui con me

di guerrieradinchiostro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'estraneo ***
Capitolo 2: *** Cosa mi sarei dovuta aspettare? ***
Capitolo 3: *** La lucentezza di mille schegge di ghiaccio ***



Capitolo 1
*** L'estraneo ***


.Prologo

Innamoratevi, se non vi innamorate è tutto morto! Vi dovete innamorare e tutto diventa vivo, si muove tutto... dilapidate la gioia, sperperate l’allegria e siate tristi e taciturni con esuberanza!
-Roberto Benigni.
 

1.Capitolo

“L’estraneo

Lanciai uno sguardo al display del cellulare. Segnava le 18:07 ed ancora quella stravagante ragazza, non era arrivata. Sbuffai per l’impazienza e il mio piede riprese a ticchettare rumorosamente, finché non arrivò mia madre che mi fissò con quel tono, da “Te l’avevo detto.” Odiavo le espressioni contradditorie di mia madre. Odiavo quelle parole, mi davano i nervi.
<< Clarisse, non verrà…>>
<< Forse starà ritardando. >> non sapevo che dirle, sarei rimasta lì per tutto il tempo necessario…
<< Dai andiamo. >>
<< No. >> non mi sarei alzata da quelle gradinate, per nulla al mondo.
Presi il cellulare e inviai un sms a Clarisse. Ma dove si era cacciata? Come mai, non si è fatta ne vedere ne sentire? Ero preoccupata, stranamente impensierita.
Probabilmente, era ancora preda di quell’insulsa voglia di dissetarsi con una bevanda che l’avrebbe spinta oltre.

Un urlo mi riportò impetuosamente alla realtà.
<< Dormigliona, ma che ci fai qui?>> chiese con aria interrogativa, mentre io cercavo di svegliarmi.
<< Mi sei mancata, che fine hai fatto? >> dissi sbadigliando.
<< Ho perso il treno! >> non le credevo aveva bevuto. Si sentiva l’odore acre della vodka, uscire dalla sua bocca. Si ubriacava per dimenticare, per sembrare umana, fragile come tutti gli altri. Non aveva senso che si dannasse l’anima, per far vedere al mondo intero che poteva avere pure lei una vita normale.
<< Si! Ed io ti credo >>
<< Scusa. È più forte di me; non riesco a resistere alla tentazione; Mex mi stai facendo diventare triste! >> mi regalò uno dei suoi ampi sorrisi. Ma perché continua a chiamarmi Mex se il mio nome è Renesmee?
<< Clarisse ancora con questo nomignolo? >>
<< Dai non ti arrabbiare, mi piace troppo Mex! Ma, non hai notato niente di diverso? >> notai la parrucca del mio stesso colore dei capelli, sembravamo sorelle con due personalità contrastanti.
<< Certo che sì! Te l’ha mai detto nessuno, che sei completamente fuori di testa? >>
<< Beh.Quasi tutti quelli che conosco, ed anche i miei svariati fidanzati >>lei mi rispose con tono sarcastico e ridendo a squarcia gola.

Ci dirigemmo verso casa dei nonni ed incontrammo Jake.
<< Nessie! Come mai sei con la Mrs. capelli-mania? >> denominata così per la sua passione per le parrucche. Visibilmente le utilizzava per aver la possibilità di creare, ogni volta che voleva, un nuovo individuo. Le piaceva nascondere se stessa per costruirsi un nuovo io, attraverso il suo eccentrico ego.
Clarisse si avvicinò a lui, gli prese la maglia, con aria minacciosa dichiarando:
<< Ehm...Licantropo. Ascolta. Ti ho mai dato tutta questa confidenza io? No? Bene, allora non rivolgermi più la parola! Ok!? >>
<< Hai finito? >>
<< Non c’è bisogno di far così! >> dissi io per allentare un po’ la tensione.
<< No. >> camminò avanti senza dar più tanta importanza alle parole di Jacob.
Appena arrivai a casa dei nonni, vidi i miei zii e mio padre, attaccati alla tv per vedere i New York Giants contro i Washington Redskins. Invece le mie zie insieme a mia madre e alla nonna stavano cercando di intavolare una conversazione sensata oltrepassando le grida che provenivano da quei tre.
Vidi il nonno che discuteva energicamente con un uomo che poteva avere circa venticinque anni non di più, ma capii subito che non era un semplice ragazzo, era un vampiro. Non l’avevo mai visto ma vi era solo una parola al mondo per descrivere cotanta bellezza. Meraviglioso. Ecco, com’era. Rimasi incantata da quegli occhi d’argento che brillavano di luce propria, simili alle stelle del firmamento, ed i suoi capelli dorati, con quelle ciocche, che gli percorrevano quasi tutta la fronte. Meraviglioso, ma spaventoso. Ero ipnotizzata dai suoi occhi d’argento, che celavano tenebre. Inquadrandolo meglio emanava una forza incredibile.
Avevo paura. Tremavo alla vista del meraviglio straniero.
<> Kevin. Questo era il suo nome. Aveva una strana ferita sul braccio che tendeva a coprirsi. Ma se era un vampiro, perché aveva una ferita al braccio? Mille pensieri mi invasero la mente.
<< Piacere >>
<< Il piacere è tutto mio >> mi disse con un sorriso sghembo.
Kevin. Kevin. Il nome mi era un po’ familiare, ma non ricordavo chi fosse. Vidi di nuovo quella ferita sull’avambraccio e allora gli chiesi: << Come ti sei ferito? >>
<< Lunga storia. Carlisle posso usufruire del sangue di tua nipote? >> Che diavoleria è mai questa?!
<< No >> risposta secca da parte del nonno.
<< Cosa? >> risposi acida. Percepii che quello che stava farneticando quel ragazzo, non scandalizzava solo me, ma anche i miei familiari.
<< No? È per la scienza Carlisle >> mi avvicinai con fare curioso.
<< A cosa ti serve? >> dissi porgendo la mano. Lui non reagì, prese il mio indice e gli diede un morso, quasi impercettibile. Per quei due secondi non sentii nessuno, ed il silenzio inconsueto s’impadronì della stanza. Prese una goccia del mio sangue e la fece cadere lentamente sulla sua ferita. Essa si cicatrizzò e scomparse nel nulla. La sua pelle si colorò di vita. Si, proprio di vita, aveva un colorito non più pallido ma color miele. L’iride dei suoi occhi si tinse di un rosso scarlatto. Mi allontanai.
<< Sono sconvolto… Chi ti ha insegnato questa tecnica? >>
<< Autodidatta! >>  il nonno era senza parole, ed aveva ragione, come potevo dargli torto dopo quello che avevo visto con i miei occhi? Jasper, era l’unico che non battè ciglio.
Kevin diede una pacca nella spalla a Carlisle.
<< Visto? >> e si diresse fuori.
Una cosa era indubitabile. Kevin non era un vampiro. Ma, allora cos’era in realtà?
Volevo salutare lo zio Jazz ma  tentai inutilmente di raggiungerlo, vidi Emmett che stava litigando come un folle con mio padre.
<< Ehi, fanno sempre così? >> me lo sentii accanto e mi venne quasi un brivido. Come se avessi preso la scossa. << Eh?... Sì. >>
<< Basta! >> proclamò Jasper, inefficacemente.
<< Emmett, dammi i miei soldi! >>disse mio padre.
<< Edward mi hai letto la mente e quindi hai imbrogliato! >> Fra un po’ mi sbellicavo dalle risate insieme alle zie. << Papà chiedi scusa allo zio! >> dissi io con tono ironico.
<< Visto! Pure lei ha riconosciuto che stai barando! >>
<< Non ti chiederò mai scusa! >> Jasper se ne andò da Carlisle. La rissa tra lo zio e papà continuò per un bel po’, ed io ero lì, seduta ad osservarli con i miei occhi. Parlando sempre di “occhi” quelli di Kevin non si staccarono nemmeno per un secondo da me. Erano fissi, immobili e l’argento vivo urlava ‘sarai la mia preda’. Avevo paura che da lì a poco sarei morta dissanguata per terra.
Scostò i suoi capelli dalla fronte e andò verso Clarisse. Le si avvicinò da dietro prendendole la vita, ed abbracciandola le disse:<< Vado. Dimmelo quando torni a casa. >>
<< Si >> lei gli sorrise e lo abbracciò. Si abbracciarono? Ecco qual era la sorpresa, mi voleva presentare il suo nuovo ragazzo
<< Renesmee, che ne dici se ci facciamo una bella passeggiata tu ed io? >>
<< Certo. >> risposi senz’esitazioni, come si poteva dir di no a Jacob? Era impossibile i suoi occhi castani s’incatenavano nei tuoi sempre, e non potevi trovar via d’uscita da essi. Era come se ti facesse entrare in un labirinto dove non vi è una via d’uscita, ma solo un'unica soluzione. Non uscir mai da lì.
Questa volta utilizzai Jake per tornare a casa. Che cattiva che sono! Quando presi per mano Jacob, Rosalie lo stava sbranando col solo sguardo.
<< Dove ti porto? >>
<< Puoi portarmi anche a casa se vuoi >>
<< No. Siamo soli, non posso lasciarti e farti andar via così >>
Avevamo percorso per tre volte circa La Push, e non facevamo altro che conversare o sfidarci l’un l’altro.
Sbuffò ma mi portò lo stesso a casa. Vittoria!
<< Grazie Jake>>
<< Non si saluta in questo modo Nessie >> Pure lui con questo soprannome. Il mio nome è Renesmee! Gli volevo dare un bacio sulla guancia ma, spostò la guancia e mi mise difronte la sua bocca.
<< Te lo scordi! >>
<< Dai! >> piagnucolò.
<< Va bene…>> lui se ne andò soddisfatto di quel bacio ed io ero contenta della mia seconda vittoria!
La casa sembrava vuota. Ero sola, con i miei pensieri che potevano, fluttuar liberi nell’aria, senza timore o giudizi altrui. Non so, mi piaceva quell’estraneo che si mostrarsi quasi familiare. Lo avevo intravisto solo per pochi attimi ma, non riuscivo letteralmente a scordarmelo.
Un forestiero di questo calibro, non l’avevo mai visto e non vorrò più vederlo.
Mi faceva paura con i suoi occhi color grigio perla, che camuffavano con un velo leggiadro e armonioso la sua anima.

PS: Mia prima ff abbiate pietà di questo penoso primo capitolo. Se leggerete gli altri ve ne innamorerete.
<3

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Capitolo 2
*** Cosa mi sarei dovuta aspettare? ***


2.Capitolo
 
“Cosa mi sarei dovuta aspettare?

Nel cuore della notte, vidi spuntare un ombra al lato della finestra. Stropicciai gli occhi e…quella figura scomparì all’improvviso. Il cuore mi salì in gola. Chi era? Nella mia stanza era entrato qualcuno; Ma chi?
<< Renesmèe, che succede? >> mia madre, era piombata all’improvviso nella mia stanza.
<< Niente….Sarà stato un…..sogno >> sapevo che non era un sogno, ma non volevo farla spaventare.
<< Ne sei sicura? >> annuì e lei se ne andò, lasciandomi sola a cercar di capire, di chi era quella sagoma misteriosa. Provai ad addormentarmi, ma senza alcun risultato. Chi era? Cos’ era? Perché, era dentro la mia stanza? Quest’ultime domande, si aggiungevano alle altre mille, a cui ancora non ero riuscita a dar una risposta valida o, almeno logica.  La finestra era aperta, mi affacciai e fuori era tremendamente buio, solo la Luna illuminava la notte. Non aveva lasciato tracce del suo passaggio chiunque egli fosse. Sicuramente non voleva farsi vedere, ma come ha fatto ad entrare, così tranquillamente dentro la mia camera senza farsi ne vedere, ne sentire dai miei genitori? Chiusi gli occhi per qualche secondo.
<< Non aver paura o timore di me, ero come te una volta. Adesso non più. >> riaprii gli occhi più impaurita che mai. La stanza era vuota, allora mi sedetti nel letto e sussurrai lentamente:<< Chi sei? >>
<< Hai già presente nella tua memoria chi sono >> era un “Lui” di questo ne ero certa. Scrutai ogni angolo della camera ma, sembrava scomparso nel nulla.
<< Cosa vuoi da me? >>
<< Chiudi gli occhi >> lo ascoltai e lui mi sussurrò ad un orecchio: << Notte Renesmee >> mi diede un bacio sulla fronte e se ne andò. Le sue labbra , mi fecero sentire al sicuro ed il cuore batté ancora più forte. Quell’incontro mi narcotizzò completamente. Per quasi tutta la sera, sognai quella fatidica battaglia che aveva salvato il mio destino, quella dei volturi. Ma, rivissi quegli instanti più lentamente e mi accorsi che qualcuno tra la folla dei Volturi mi osservava attentamente, aveva uno sguardo impenetrabile quasi…
<< Renesmee svegliati! >>
<< Papà che c’è? Mi hai svegliata >> e cercai a malapena di tirargli un cuscino. Uffa! Mi ero appena appisolata.
<< Chi è entrato nella tua stanza? >> Un’ombra avrei risposto. ma nessuno mi avrebbe creduto. Quell’ombra dal profilo ambiguo e….dalle labbra vellutate, ed il suo cuore batteva. Era il frutto della mia immaginazione? No per me era pura realtà.
<< Non...lo so >> mia madre mi accarezzava i capelli, io invece non sapevo assolutamente cosa dirle. Perché i miei genitori, non avevano sentito quella specie di “Vampiro”? Forse non era un vampiro ma, solo un “Essere Soprannaturale”? Oppure Jacob…
<< Cos’hai visto >> mi chiese mia madre.
<< Un… >> stavo per pronunciare quella parola, ma nessuno mi avrebbe mai creduto.
<< Forse era un…vampiro >> gli occhi di mia madre, raggelarono al solo pensiero, e si rivolse verso mio padre dicendogli:<< No, non è possibile. Vero Edward? >> lo guardava con occhi speranzosi. Perché poteva succedermi qualcosa?
<< Potrebbe essere. >> rispose lui, un po’ preoccupato. Andarono di sotto molto allarmati. Come se qualcosa li turbasse. Mi affacciai dalla finestra e vidi Clarisse che gridava il mio nome a squarciagola. Andai fuori ed insieme a lei c’era Kevin. Non lo vedevo da ormai, qualche settimana.
<< Mex, mi devi aiutare ad allenarmi >>
<< Vero… >> Si, dovevo dare una mano ai due piccioncini! Sbuffai e la seguì, fin quando  non arrivammo in quel tratto di terreno, dove gli alberi si concatenavano l’uno all’altro. Lì c’erano Emmett e Jasper. Sembrava che aspettassero solo me.
<< Nipotina Mia! >> e Zio Emmett mi stritolò a sé. Quando mi lasciò andare gridò: << Adesso che si fa? >> Clarisse guardandoci tutti con un bel sorriso stampato in faccia disse:<< Kevin, pensaci tu >>
<< Bene….Forza, velocità e lotta, queste saranno le nostre basi. >>
Emmett si girò verso Kevin e disse:<< Non mi faccio dare lezioni da un novellino e poi io sono il più forte >>
<< Perfetto. Prima prova: “Forza”. E vedremo chi è il “Novellino” >>
<< Braccio di ferro una cosa facile per te no? >>
<< Ovvio. >> Kevin, non sapeva in che guaio si era messo sfidando Emmett. Non c’è l’avrebbe mai fatta. Jasper, si limitò soltanto a dire: << Sta attento Emmett >>
Si misero seduti sul prato. Uno davanti all’altro. Sicuramente avrebbe vinto Emmett ne ero certa. Zio Jazz si mise a fare il conto alla rovescia e partirono. Non sapevo che dire Lee era fortissimo e stava quasi per staccare un braccio allo zio. Sono senza parole….
<< Sei il più forte vero? >>
<< Si, Kevin hai solo fortuna. Jasper provaci tu, vediamo se ci riesci. >>
<< Mi dispiace, ma io ci tengo alla mia incolumità. Renesmee prova tu >> Io? Ma sei fuori di testa zio Jasper?
<< Non credo di riuscirlo a battere… >> Dovevo dir di sì o no? Lee si voltò verso di me:<< Non mordo mica sai! >> Mi misi a ridere e mi avvicinai a lui << 3, 2, 1, Via! >> non riuscivo a spostare il suo braccio. Che sono debole! Le mie guance stavano diventando un fuoco. Era fortissimo. Lasciò la presa. Clarisse venne da me si mise al posto di Kevin.
<< Io contro te, che ne dici Mex? >>
Annui e Clarisse mi batté. Quindi la più debole son io. Emmett e Jasper se ne andarono e io continuai l’allenamento. Più tardi, passammo alla prova di velocità. In questa avevo un vantaggio. Perché? Perché avevo preso la mia velocità da papà, ed infatti contro Clarisse ho stravinto! Yeah! Almeno qualcosa sapevo farla! Kevin volgeva sempre il suo sguardo verso Clarisse, come a volerla proteggere da qualcosa di oscuro ed invisibile. Ed ora toccava alla terza prova…la più complessa per me.
<< Posa quel cellulare. >>il rimprovero di Kevin risuonò tempestivamente in tutta la foresta. Il cellulare cadde a terra e si ruppe. Com’è possibile?
<< Ehi, ma come osi? >>
<< Oso e non sai quanto cara. >> comunicavano con i loro sguardi e si mandavano impercettibilmente fulmini e lampi tuonanti, feroci.
<< Bene, allora non mi rivedrai per un bel po’! >> lui si mise le mani fra i capelli e se ne andò.
Continuai ad esercitarmi solitariamente, per il solo gusto di poter sconfiggere Clarisse.

Alice aveva visto qualcosa, ma non so cosa. La vittima ero io, si comprendeva da come i miei parenti parlavano sottovoce o provavano a nascondermi ciò che realmente stava sopraggiungendo. Avevo ricevuto l’ordine di non poter uscire per una settimana, perché mi sarebbe accaduto qualcosa. Ma non comprendono che ormai sono una donna? Non posso rimaner intatta e frangibile come una teiera di porcellana, esposta solo per qualche giorno alla luce del sole, da una vetrina.
Mi ritrovai Jacob difronte, che si era messo totalmente in tiro! Questa era la prima volta che lo vedevo con una cravatta disordinata che aveva girato e rigirato per tentare di sembrare più elegante. Che era dolce.
<< Stasera si esce! >>
<< Jake, non posso >>
<< Pour-Quoi? >> Jacob parlava in francese? Ero più basita di prima, quindi ci teneva davvero tanto.
<< Non lo so...dicono che potrebbe accadermi qualcosa >>
<< Vado a controllare >>
<< Aspetta. >> lo bloccai. Non si poteva far vedere in quel modo da mio padre, sarebbe andato in bestia. Gli tolsi la cravatta e poi gli scombinai un po’ i capelli, e la camicia bianca. Si era persino messo l’acqua di colonia. Non me lo sarei mai aspettato da Jacob Black.
<< Ci penso io >>
<< Se ci riesci >> puntualizzai. Mi sembrava di esser “Raperonzolo”, che era destinata a marcire in quella torre per l’eternità, aspettando che la sua unica fonte di salvezza, (il “Principe Azzurro”) la venisse a salvare. Peccato che io non avessi un Principe Azzurro. Già. Mi sentivo sola e abbandonata, dentro quelle pareti che delimitavano la mia libertà. Beh, che dire. Era come se fossi rinchiusa dentro una torre, ma nessun fantomatico “Principe Azzurro” sarebbe venuto mai a salvarmi.
O forse Sì?
PS: Che ne pensate?
Consigli? Insulti? Accetto tutto. Recensite :3

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Capitolo 3
*** La lucentezza di mille schegge di ghiaccio ***


3.Capitolo
“La lucentezza di mille schegge di ghiaccio”

Cercavo la luce, ma era come se non volesse venir da me. Difronte a me c’era un percorso che non aveva fine, e mai l’avrà. Qualcuno correva, e sentivo i suoi passi. Era molto veloce, più veloce di qualsiasi altra cosa al mondo, ed i suoi passi erano un insieme di suoni, che si combinavano tra loro, erano vibrazioni irregolari, che provocano una sensazione di fastidio.
<< Guarda, si sta svegliando >> Di chi era quella voce? Clarisse. Si proprio lei. Dov’ero?
Ecco, avevo trovato la luce. Vedevo Clarisse che correva, anche se la vista era un po’ annebbiata, intravedevo il suo volto disperato. Non camminavo. Io non camminavo, ero in braccio a qualcuno. Alzai lo sguardo e vidi Kevin, ma non potei continuare a fissare i suoi occhi d’argento, perché le mie palpebre cedettero. Ero di nuovo sommersa da quell’oscurità quasi tentennante, che mi faceva oscillare su un filo. L’inizio di questo filo era chiamato “Vita” la fine “Morte”, invece quello che vi era sotto quel filo era l’Inferno. In un secondo la mia vita cambiò. Scomparse il filo e prese il suo posto quel percorso che doveva portarmi allo splendore della vita. Rividi lui, Lee, e lo riconobbi subito tra la folla, ma nessuno mi degnava di uno sguardo, fissavano tutti il mio polso, ed il sangue che continuava a gocciolare rumorosamente sul pavimento.
<< Renesmee, non chiudere gli occhi tienili aperti >> annuì con la testa. Non ero capace nemmeno di alzarmi, non riuscivo a muovere un solo muscolo. Mia madre si avvicinò a me, accarezzandomi i capelli. Mentre, Kevin e Clarisse discutevano nell’altra stanza e tutti gli altri stavano uscendo da lì, le mie palpebre si stavano chiudendo, ed ero certa che quello per me sarebbe stato l’ultimo secondo della mia esistenza. Clarisse stava tornando e io ritornai a non veder più la luce.
<< Renesmee guardami! Apri gli occhi! >> sentii questa voce risuonare assordante nella mia mente, cercai di seguirla e di farmi guidare da essa. Kevin.
<> mi afferrò il polso e fissava i miei occhi, dove dentro vi era un’odissea infinita. Per tutta la casa si sentivano le mie grida straziate, ma non dal dolore bensì dal freddo e sentivo che più gridavo più facevo del male a me stessa . Un “Freddo” pacato e pungente che mi assaliva lentamente, e per me erano delle schegge che entravano dentro per indebolirmi. Mille schegge di ghiaccio mi attaccavano e a ciascuna scheggia vi era un urlo lacerato dall’ angoscia. Ero in quel letto che mi contorcevo e per non gridar, tenevo i denti stretti ma, alla fine una stupida lacrima mi attraversò il viso delicatamente, e a quel punto lui lasciò la presa. Osservai il polso e non avevo più quel taglio, ma quella vena dal suo verde passò a un nero sporco, che mi attraversava tutto il braccio.
Si avvicinò a me, mi asciugò quella stupida lacrima, si morse il dito, fece uscire una goccia di sangue e me la portò in bocca, inghiottii quel sangue più amaro che mai, ed allora lui si allontanò, chiuse gli occhi e si lasciò cadere a terra. Era seduto, immobile ed imperterrito ad osservar le sue mani sporche del mio sangue; i suoi occhi erano sanguigni ed appena incontrò il mio sguardo scomparì.
<< N-Nonno >> balbettavo? Ma perché? Mi sentivo debole….
<< C-Cosa mi è s-successo? >> Nessuno mi rispose, tutti tacquero.

Seppi la verità dopo una settimana. Ero stata ferita da un’ inutile Grizzly. In quegli interminabili sette giorni, capì che Kevin non era un vampiro. No. Forse avevamo, solo una piccola ed insignificante particella che in comune, ma lui non era un vampiro. I vampiri non possono sanguinare, lui sì. I vampiri non hanno un cuore che batte, lui sì. I vampiri non possono camminare indisturbati sotto il sole, lui sì. Dovevo scoprire cos’era, ma ormai non mi degnava più nemmeno d’ uno sguardo, ed ogni volta che lui non mi guardava, sentivo una morsa che m’imprigionava il cuore, e se lo teneva stretto a sé. Perché non distruggi questa morsa che vi è dentro di me?

Meno male, che a farmi star meglio c’era sempre la mia famiglia attorno a me. La cosa che mi divertiva di più erano Clarisse e Jacob; Jacob con il suo calore che mi riscaldava dal freddo che sentivo, e Clarisse con i suoi illogici discorsi sulle sue parrucche e sui suoi ragazzi. Ogni volta che Jake mi abbracciava per riscaldarmi, mio padre lo fulminava con uno sguardo del tipo “Togli subito quelle mani da mia figlia” ed io facevo delle smorfie compiaciuta. Insomma, era stata, tutto sommato, una piacevole settimana, anche se un po’ movimentata. Quei giorni feci dei sogni strani. Sognai una donna, morta strangolata e con un colpo al cuore, ed una bambina che assisteva alla sua morte piangendo e strillando. Madre e figlia. Avevano capelli biondi e occhi azzurri, erano bellissime ma il dolore nei loro occhi m’incuoceva angoscia. Quella donna era stata assassinata da un vampiro dai capelli scuri. Era una scena orribile, sangue dappertutto, e lacrime d’una bambina chinata sotto il tavolo a soffrire, sola, per la perdita improvvisa della madre, che non rivedrà mai più. Il vampiro se ne andò con una lentezza quasi spettrale, con passi pesanti sui listelli di legno, che provocano la fuoriuscita del sangue e il cigolio del pavimento. La bimba gridava con tutta la forza che aveva nelle corde vocali la parola “Mamma”, quel suono che emetteva fra un pianto ed un altro, affliggeva la mia anima continuamente ed anche se cercavo di evitare i rumori e le voci non riuscivo ad eliminare quelle immagini devastanti dalla testa. Era un’ assillante freccia al cuore, che penetrava dentro me, facendo rientrare quell’ insensibile, glaciale, inverno, con i suoi ghiacciati e feroci frantumi d’un ghiaccio ormai giunto alla fine della sua era.
 
 
PS: TADAAAAA linciatemi se non vi piace :c

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