Sfere

di Wayfarer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I
***

Capitolo 2: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** Capitolo I
***


Il cerbiatto la guardava con i suoi enormi occhi marroni, colmi del dolore che la ferita al fianco gli procurava.
Astrid gli accarezzava dolcemente la testa, sussurrando una strana litania. Lentamente la ferita dell’ animale iniziò a richiudersi, nuova pelle iniziò a crearsi sul profondo squarcio lasciato dalla freccia.
Il cerbiatto guardò Astrid un’ ultima volta, prima di voltarsi e correre via nella foresta. “Vai, corri, allontanati dal villaggio. Non avvicinarti più agli uomini, non ci sarò sempre per salvarti.” Disse Astrid osservando il cerbiatto inoltrarsi nel bosco.
“ Astrid!!! cosa stai facendo Astrid Cosa hai fatto a quell’ animale?” un vecchio dalla lunga barba e dal mantello scuro si avvicinò alla bambina, che si alzò subito in piedi e si ripulì le mani sulla casacca di pelle.
“ Niente ….. io…. Ho solo curato la sua ferita…. Stava così male…” L’ uomo impallidì di colpo. “Tu….. entra, in fretta. Ti devo parlare”.
La porta della capanna si richiuse sul gelo invernale, e l’ uomo e la bambina si sedettero al piccolo tavolo al centro della stanza.
“ Astrid.... devi dirmi la verità…… tu…. Riesci a curare le ferite senza bende, a modificare le cose, a fare luce quando c’è buio…. Insomma…. Cose del genere, capisci?” L’ uomo sussurrò appena queste parole, tanto che Astrid dovette avvicinarsi per udirle. “ si… beh….. ma…. Che cosa c’è di male? Io….”
“ ascoltami bene Astrid. Tu hai quasi 14 anni, sai cosa vuole dire questo? C’è la prova. Quando compirai 14 anni, io dovrò portarti in città. E… lì ti attende una prova, che tutti i ragazzini devono sostenere. Ma…. Vedi…. Coloro che possiedono poteri magici…. I Dieci vogliono che vengano eliminate appena manifestino le proprie capacità.”
Astrid fissò sgomenta il volto del vecchio. “ Quindi….….. tu… mi devi uccidere?” Il vecchio fissò spaventato il volto della bambina. “Non lo farò. Ti voglio bene, Astrid. Ora devi stare attenta, ricorda quanto ti dirò. Tempo fa dieci potentissimi maghi conquistarono il potere, desiderosi di controllare ogni persona, di essere padroni del mondo. Per far questo inventarono una formula che permetteva loro di sigillare la mente dei bambini in sfere di vetro, lasciando ai ragazzini solo le funzionalità vitali e i pensieri più banali. Questa formula toglieva loro anche la capacità di voler bene, e di avere quindi legami profondi con le altre persone. Ti chiederai perchè tutto questo. Vedi Astrid, finchè le persone possono pensare, possono ragionare e decidere cos’è giusto e cosa sbagliato, e possono riunirsi e lottare, nessuno potrà mai avere il controllo della situazione. Questa formula presenta una bassissima percentuale di fallimento, e se questo accade la magia riesce comunque ad intrappolare sufficiente parte della mente dell’ individuo perché I Dieci possano poi ….. “schiacciarlo”. A questo punto quasi la totalità delle persone è stata sigillata. Noi altri viviamo nascosti, ma ci stanno cercando ad uno ad uno. Siamo rimasti veramente pochi, e se ci trovano……rubano tutto ciò che pensiamo e poi ……” il vecchio fece una pausa, fissando con dolcezza gli occhi spaventati della bambina. “Io ho vissuto a lungo, più di quanto sembra. Nacqui prima che I Dieci conquistassero il potere e credo che ormai sia l’ unico vivo, a parte forse qualche mago. Se mi raggiungeranno, scopriranno della tua esistenza e ogni speranza di distruggerli svanirà. Quindi ora, bimba mia, passami quella ciotola.” Il vecchio indicò un vasetto di cristallo sulla mensola più alta della stanza. Astrid lo guardò terrorizzata, ma si arrampicò su una sedia e prese il recipiente. “avvicinati, Astrid.” Astrid andò verso il vecchio, ed egli la prese tra le braccia, stringendola forte e baciandola in fronte. “Addio, piccola. Scappa, non ti fermare mai, non farti scoprire. Cerca di trovare qualche ragazzino che possa fuggire con te, dovete riuscire a non farvi sigillare. Dovete distruggere I Dieci!” il vecchio prese la ciotola e ne bevve tutto il contenuto.
Astrid voleva urlare, ma il fiato le si mozzò in gola vedendo gli occhi del vecchio ribaltarsi e diventare vitrei.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


La tomba era venuta bene, scavata con la magia nella roccia nera.
Astrid si accovacciò accanto alla lapide, cingendosi le ginocchia tra le braccia. Finalmente riuscì a piangere, e i suoi singhiozzi risuonarono nel silenzio sterminato della foresta.
Cosa le rimaneva, ora? Il vecchio era sempre stata la sua unica compagnia, praticamente l’ unica cosa che avesse. Aveva visto altre persone solo occasionalmente, quando lei e il vecchio scendevano in paese per informarsi delle novità. Avevano sempre vissuti soli, loro due e basta, ma lei non aveva mai sentito la mancanza di nulla. Il vecchio aveva sempre saputo darle tutto l’ affetto di cui aveva bisogno, e la foresta con i suoi animali erano diventati i suoi compagni di giochi.
Ma ora….. ora che il vecchio era morto Astrid sentiva che la sua vita era finita, che non c’era più nulla da fare. La consapevolezza di non poter mai più parlare al vecchio, mai più abbracciarlo…… Astrid non riusciva a sopportarlo. Si sarebbe uccisa, si, e avrebbe smesso di preoccuparsi.
Il vecchio le aveva detto di combattere, ma se era davvero come diceva lui, allora non c’erano speranze. Cosa poteva fare lei, con i suoi piccoli poteri magici, una bambina vissuta nei boschi, sconfiggere I Dieci? E per chi, poi? Astrid estrasse il coltello con il manico d’osso che il vecchio le aveva regalato per il suo tredicesimo compleanno e se lo avvicinò lentamente al polso, finchè non senti il freddo della lama a contatto con la pelle.
Improvvisamente un verso agghiacciante la costrinse a voltarsi e del cespuglio di rovi dietro alla lapide uscì un uccello enorme, che spiccò il volo.
Astrid non ci mise molto a capire che il liquido che colava dal becco dell’ uccello era sangue ancora caldo.
Con il cuore in gola si avvicinò al cespuglio e scostò i rovi.
Un denso torrente di sangue partiva dal centro del cespuglio, dove Astrid vide un cumulo di carne e pelle lacerata.
La ragazza si avvicinò tremando ai cadaveri e vide che le carcasse appartenevano ad una famiglia di gatti selvatici, la madre e i cuccioli appena nati.
Dalle carcasse si levò un debole gemito, e Astrid con l’ aiuto di un bastone iniziò a spostare i corpi inanimati.
Un gattino era sopravvissuto, protetto dalla madre fino all’ ultimo. Astrid raccolse il corpicino tremante dell’ animale e se lo mise nella tasca della casacca, mettendosi subito a correre, per scappare dalla vista di quel massacro. Senza mai fermarsi per prendere fiato Astrid corse più veloce che poteva ed entrò sbattendo la porta nella capanna.
Con delicatezza estrasse il gattino dalla tasca e lo posò sul tavolo.
Il cucciolo tremava, e aveva una zampa ferita. Era cosi piccolo che Astrid riusciva a tenerlo sul palmo della mano, e non aveva ancora gli occhi del tutto aperti.
“ non temere, piccolo. Ti salverò, ad ogni costo. Anche tu, come me, oggi hai perso tutto…..”
il ricordo del vecchio la costrinse a smettere di parlare. Faceva troppo male pensarci. Decise di scacciare ogni ricordo dalla mente, di concentrarsi unicamente sul micino tremante che aveva di fronte. Astrid si rimboccò le maniche ed evocò i suoi poteri magici. Subito la mano della ragazza si illuminò di una luce azzurrina e non appena la avvicinò alla zampa del gattino, la ferita si rimarginò. Tenendo il gatto su una mano Astrid prese il secchio con il latte di mucca e immerse il dito nel liquido tiepido, porgendolo poi al micio perché potesse leccarlo. Ripetè questa operazione finchè il gattino si addormentò, facendo le fusa.
Astrid si sdraiò sul giaciglio di paglia, raggomitolandosi su se stessa e stringendosi il gattino sul petto, per cercare di sciogliere il freddo che la soffocava sempre di più, come una corda che si stringe lentamente intorno al collo di un condannato.
Il sonno la colse solo dopo quelle che le parvero ore……
il buio che stava fissando da un tempo lunghissimo si popolò improvvisamente di incubi, e solo per questo Astrid si accorse di essersi addormentata.
Non vi era molta differenza tra il silenzio profondissimo e l’ oscurità che la circondava nella capanna e le tenebre che vedeva dentro di sé, in quelli che fino al giorno prima erano stati sogni.

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