Mael

di Miargi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un castello nell'Argoat ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO PRIMO ***



Capitolo 1
*** Un castello nell'Argoat ***


PROLOGO

 

C'era una volta in Bretagna, nella regione più interna e boscosa, chiamata dagli antichi Argoat, un imponente, severo e solido castello, grigio e scuro come il cielo che promette tempesta. Il castello era chiuso in difesa pronto a prepararsi ad un imminente attacco nemico, eppure il nobile Gwenael, il proprietario del castello e di buona parte della regione che lo attorniava, non aveva nessuna intenzione di attaccare briga con chichessia, e cosa forse più preoccupante non avrebbe avuto la forza nemmeno disperata di difendere se stesso, il suo unico figlio Mael e chi lavorava le sue terre con tutti i suoi poderi. Era, Gwenael, sì di una casata di guerrieri ma da quando la moglie Ladnel era morta mettendo in luce il suo unico figlio maschio, tutte le sue forze erano svanite, rapite dall'ultimo respiro dell'amata, e un dolore sordo ma costante lo disarmava nel profondo, lo lasciava costantemente distratto, perché oramai esisteva solo lui e il suo dolore, il dolore aveva preso il posto della amata moglie.

 

Mael era un giovane tredicenne, vispo e gaio dai capelli biondi come l'oro e con due occhi azzurri come un terso cielo invernale, che adorava stare all'aria aperta, cavalcare il suo possente cavallo costeggiando i fiumi argentati e immergendosi nella vasta e misteriosa foresta di querce e faggi che attorniava il castello.

 

Il tempo delle guerre era ormai un ricordo che riempiva soltanto d'inchiostro i libri e la bocca dei cantastorie. Nessuno aveva mai mai visto una guerra, ma le memorie delle antiche dispute costituivano l'orgoglio e la solidità morale del popolo tutto, dal più minuto al più colto e nobile. Nei giochi dei ragazzi i nomi leggendari degli antichi guerrieri risuonavano come parole magiche e facevano vibrare di furore le spade nei loro giochi.

 

La vita scorreva tranquilla senza particolari problemi, i raccolti dei cereali arrivavano puntuali col primo caldo, qualche anno più florido di un altro. Ogni stagione dava il suo frutto puntualmente. Gli animali si moltiplicavano con naturalezza e quelli più generosi, oltre alla propria vita, donavano anche fatica, lana, uova e latte. Gli artigiani erano laboriosi e onesti, i mercanti scambiavano il giusto col giusto e la loro percentuale risultava ragionevole e ampiamente sudata.

 

 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO PRIMO ***


CAPITOLO PRIMO

 

Era un tranquillo e soleggiato giorno di maggio, il narciso tra i boschi era già fiorito e colorava con leggerezza il fondo del bosco. Tutta la natura si stava risollevando dall'inverno oramai alle spalle. Nuguli di uccelli coi loro vivaci cinguettii riempivano il silenzio della natura, piccoli gruppetti di ermellini si avvicinavano al villaggio attorno al castello e ogni tanto qualcuno di essi si poteva facilmente scorgere tra le rocce intento ad osservare i movimenti umani.

 

Mael era impegnato a seguire le lezioni di equitazione che gli venivano impartite dal fidato e massiccio scudiero Gosval, il quale con comandi burberi e impetuosi stava drizzando il carattere del ragazzo. Non che Gosval fosse una persona spietata ma sapeva che il miglior modo per far crescere un fanciullo con grandi responsabilità alle spalle fosse quello di fornirlo di una educazione giusta e severa ma senza alcuna licenza. Sapeva che Mael ardiva a molto e i caratteri ambiziosi hanno bisogno di solidi steccati per non perdersi nelle vie del mondo. Il ragazzo non sempre digeriva le sfuriate dello scudiero, e col carattere fiero che si trovava gli rispondeva a tono usando tutta l'arguzia che la sua intelligenza disponeva. Ma veniva riportato alla ragione da Gosval con secchi e sgarbati rimproveri.

 

« Basta mascalzone, per oggi hai fatto abbastanza. Vattene, via da me, fuori dalla mia vista.» urlò sorridendo Gosval « Io mi ritiro, tu fai quello che vuoi ricordati di non allontanarti troppo.»

 

Mael sorrise a Gosval, lo salutò con la sua voce argentata, e senza scendere da cavallo si diresse con impeto in direzione del bosco, dapprima prendendo una strada sterrata che dal villaggio si allontanava verso la periferia dove incominciava il bosco.

 

A Mael gli piaceva correre a cavallo, si sentiva nato per starci sopra. Da poco tempo, poi, gli sembrava che all'interno del bosco potesse riannodare dei fili interiori, sentiva una forte attrattiva per quel magico spettacolo della natura. Una natura affatto comune, tra alberi di quercia e faggi si stagliava una vita minerale bizzarra, grossi cumuli di pietre rotondeggianti creavano in alcuni punti scenari spettacolari, e dove l'acqua passava tra quelle pietre, in minuti torrentelli, creava piccoli bacini dove facilmente una mente anche non troppo avvezza alle fantasticherie avrebbe potuto immaginarsi fosse un posto ideale per vedere delle fate.

 

Suo padre rimaneva il suo grande dolore. I silenzi imperturbabili che oramai lo possedevano sempre più da quando la madre di Mael era morta, avevano creato tra lui e il padre un gelo che avvertiva col passare degli anni come insopportabile. Si sentiva di non avere alcun legame con il padre, lo considerava oramai uno sconosciuto e alle volte si stupiva di come invece tutta la servitù, e chi lavorava le sue terre, invece, lo tenessero così da conto. Forse, pensava tra sé, quando era nel pieno delle sue forze e felice mio padre doveva essere stata una persona straordinaria e ammirabile.

 

Proseguì per due ore trottando all'interno del bosco, poi vide che il cielo si stava annuvolando, intanto un vento gelido cominciò a sferzare. Nel giro di pochi minuti una fitta pioggia cominciò a cadere. Tanto fitta che a fatica si poteva vedere oltre un metro dal naso. Si diresse senza indugi verso una parete di roccia, dove esistevano delle piccole caverne in cui ripararsi. Aveva sempre avuto un leggero timore di quegli anfratti, ma non c'era altra possibilità per potersi riparare, gli alberi offrivano una scarsissima protezione.

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