Black Heart

di hilaryssj
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettera per Ido ***
Capitolo 2: *** Il colloquio con Ido ***
Capitolo 3: *** La decisione finale ***
Capitolo 4: *** La giovane Rory ***
Capitolo 5: *** Una scelta importante. ***



Capitolo 1
*** Lettera per Ido ***


Black Heart















Capitolo 1: Lettera per Ido













Al Supremo Generale dell’Ordine dei Cavalieri di Drago


Caro Ido,

non ho molto tempo per spiegarti i dettagli né per motivare le mie scelte, quindi perdonami la scrittura veloce.
Senza tirarla per le lunghe, sono felice di poterti informare che il 23 di Marzo è nata Lorelyne, mia figlia. Sia a me che a Sennar ha riempito il cuore di gioia ed entrambi speriamo che abbia felicitato anche te.
   
So che questa è la prima lettera che ti scrivo dopo cinque anni e ne sono molto dispiaciuta, ma qui, nelle Terre Ignote, c’è molto da fare, soprattutto per Sennar che ha scoperto nuove specie di piante che suppone possano avere poteri curativi efficaci quanto un buon incantesimo.

Al di là di questo ci mancano comunque le nostre Terre, la nostra patria e i nostri amici. Speravo di poter ricominciare da zero in un posto che non fosse il Mondo Emerso, che non racchiuda ricordi ai quali mi sarei potuta aggrappare… e invece mi sbagliavo.

Ho bisogno di queste cose e mi accorgo che non è sbagliato ricordare il passato perché, per quanto possa essere negativo, fa parte di me e di quello che ero e che sono tutt’ora. Lorelyne deve conoscere la storia della sua patria e vederla lei stessa.

Per questi motivi io e Sennar abbiamo deciso di voler ritornare a vivere nel Mondo Emerso; dopotutto il pericolo è stato sconfitto. Lorelyne non correrà nessun pericolo.

Partiremo subito l’inizio dell’Estate, in modo che il clima non influenzi la piccola, e verremo diretti lì, all’Accademia. Per ora è questa la nostra tabella di marcia, poi vedremo quali possano essere le posibilità.

A presto, Ido.

 

PS: Soana sa già tutto.

 

                                                Nihal della Terra del vento,
                                                     Cavaliere di Drago    





Ido rilesse più e più volte quella lettera.
Non ci poteva credere, finalmente Nihal sarebbe tornata! Quanto le era mancata in quegli anni! Quante sere trascorse sotto le stelle, con la pipa in bocca, a ripensare a quella ragazzina dal temperamento invidiabile. All’inizio, doveva ammetterlo, avere un allieva tra i piedi in piena guerra non lo poteva sopportare, ma poi si era affezionato a lei! Via via che il tempo passava in sua compagnia, tra battaglie e lezioni di volo con i loro draghi, era arrivato a considerarla come una figlia, quella che non aveva mai avuto. Quando Nihal gli aveva detto che se ne sarebbe andata dal Mondo Emerso per attraversare il grande Saar gli si era stretto il cuore, ma sarebbe stato ingiusto trattenerla e, anche se a malincuore, aveva accettato questa separazione!
Adesso aspettava con ansia il loro arrivo, aveva fatto subito preparare il loro alloggio nell’Accademia, ovviamente nei piani alti del palazzo! Tutto doveva essere perfetto, lo eccitava il fatto di essere in qualche modo diventato nonno e non stava più nella pelle di poter ammirare la sua nipotina. Dal giorno della lettera non faceva altro che pensare al passato, le sue grandi avventure, e ad un prominente futuro. Si immaginava ancora maestro, con la sua spada in mano, che insegnava ad un’altra mezzelfo, probabilmente testarda e cocciuta come la madre, a tirare di spada e a combattere … un giorno sarebbe diventata anche lei Cavaliere di Drago! Sempre che Lorelyne non voglia seguire le orme di Sennar, in quel caso la maestra sarebbe stata Soana, ma difficilmente la piccola non avrebbe avuto lo stesso carattere sfrontato di Nihal, sempre in cerca di pericolo.

Le stelle risplendevano come non mai sulla città di Makrat e Ido le guardava luccicare con un sorriso che per tanti anni non aveva più saputo mostrare. Sennar gli aveva inviato un messaggio tramite magia che racchiudeva poche parole “Stiamo bene! A domani, Ido!”.
L’indomani li avrebbe rivisti, dopo cinque anni di sole lettere, finalmente avrebbe ritrovato un po’ di amicizia, di compagnia e soprattutto avrebbe riscoperto una famiglia, la sua famiglia.





Continua ...



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Capitolo 2
*** Il colloquio con Ido ***





Il colloquio con Ido





Makrat era sempre stata una città molto affollata e piena di vita. Dopo la Grande Guerra d’Inverno era ritornata al suo antico splendore di sempre, con un grande via vai di commercianti e persone di alta carica. Al tenue calore del sole mattutino, Nihal e Sennar attraversavano la via principale con in braccio la loro piccola Lorelyne avvolta in una semplice copertina di tela. Il viaggio era stato piuttosto calmo e scarso di imprevisti, anche se estenuante, ma questo non aveva di certo impedito al Cavaliere di Drago e al Consigliere di procedere a passo spedito e a rispettare i tempi delle varie tappe.
Entrambi si accorsero quasi subito che qualcosa era cambiato. Nelle vie della capitale si udivano mormorii e battibecchi al loro passaggio, gente che li additava o che rimaneva pietrificato dallo stupore li faceva sentire estremamente a disagio. A Nihal non piaceva essere al centro delle attenzioni, ma non poteva nascondersi ed aumentò la marcia. Sennar la seguiva a fatica iniziando quasi a correre per starle dietro, svantaggiato anche dalla figlia assopita che teneva in braccio.
“Nihal … Nihal, maledizione, vuoi rallentare? Lorelyne si è appena addormentata!” disse con urlo strozzato.
“Siamo quasi arrivati e comunque sarà meglio svegliarla … Ido deve vederla!”rispose con tono sostenuto, odiava essere additata e gli abitanti di Makrat che aveva incrociato fino ad ora non avevano fatto altro che quello.
Arrivarono dopo pochi minuti nella grande piazza centrale, ad Ovest di quest’ultima si ergeva un enorme palazzo in tutta la sua potenza con un ampio portone in legno rifinito con fregi raffinati che indicava l’entrata principale: l’Accademia!
A Nihal venne quasi nostalgia di quel posto che aveva frequentato anni addietro. Se lo ricordava come un edificio maestoso dall’esterno, ma lugubre all’interno. Le immagini del passato la sovrastarono come un fiume in piena … rivedeva la mensa comune dove si rifocillava dopo un duro allenamento, l’arena dove aveva combattuto per l’ammissione all’Accademia stessa, il suo alloggio buio e spettrale, Malerba, la cerimonia di quando diventò finalmente Cavaliere di Drago … Ido!
Ora quel posto non le sembrava più tanto terrificante come all‘epoca. I ricordi l’avevano trasportata indietro nel tempo.
Sfiorò il talismano che portava al collo ed abbassò lo sguardo …
Quante cose erano successe! Quel medaglione aveva salvato la vita a molte persone, ma aveva condannato lei ad una vita dipendente.
Senza quella pietra sarebbe morta. Ogni giorno si portava dietro il peso della vita ed ogni giorno si faceva sempre più faticoso, ma non le importava.
Grazie al Padre della foresta, grazie a Phos, quel piccolo folletto svolazzante, non avrebbe potuto coronare il suo sogno!
Vivere felice, accanto all’uomo che da sempre aveva desiderato inconsapevolmente: Sennar!
Ed ora aveva un altro dolce compito da portare a termine: crescere la piccola Lorelyne!
I pensieri le inondavano la mente. Nemmeno si accorse delle due enormi statue erette ai lati del portone di legno solo da qualche anno.
“Nihal? Nihal …”
“Eh?” mugugnò ridestandosi dalla trance in cui era entrata.
“Forse ho capito il motivo per cui tutti ci guardano e borbottano sottovoce!” disse Sennar indicando una delle due statue.
“Non è possibile … ma … come …” la mezzelfo non capiva. Si avvicinò a quella figura possente di cristallo nero … era identica a lei! Spostò lo sguardo sull’altra … quello era Sennar!
“Sennar, perché queste due statue ci raffigurano?” chiese quasi timorosa.
“Ho l’impressione che siamo diventati degli eroi qui nel Mondo Emerso, probabilmente ora tutti sanno che tu hai sconfitto il Tiranno e che io abbia solcato la barriera del Mondo Sommerso per chiedere rinforzi! Ecco perché tutti ci guardano così … siamo delle Leggende viventi!” rispose calmo lui sfiorando i fregi della statua.
“Leggende viventi? Sennar, siamo spariti per cinque anni e qui tutto è cambiato, odio tutti questi sguardi fuggenti … entriamo e basta! Ido saprà informarci sulle ultime novità!”

Anche la sala principale era esattamente come se la ricordava, adornata nobilmente con armi appese ovunque. Si ricordava persino la prima volta che percorse quel pavimento …
“Chi siete e cosa volete?” domandò freddo una sentinella davanti alla porta dello studio del Supremo Generale.
“Abbiamo una riunione con il Supremo Generale Ido! Siamo l’ex Consigliere Sennar, della Terra del Mare, il Cavaliere di Drago Nihal, della Terra del Vento, e nostra figlia Lorelyne!” ammiccò Sennar con tono fermo.
La guardia sbiancò.
“Passate pure … perdonatemi per il mio tono sfrontato! Prego!” si scusò lasciandoli entrare seguiti da un suo inchino.
Lo studio rispecchiava esattamente il carattere di chi lo possedeva, scarso di libri, ma pieno di armi appese alle pareti … una stanza semplice e modesta.
“Nihal!” urlò di gioia lo gnomo precipitandosi dalla sua ex allieva.
“Ido! Che bello rivederti!” si abbracciarono da buoni amici.
“Sennar!” salutò poi con un amichevole stretta di mano.
“Ragazzi, non siete cambiati di una virgola, ma vedo che abbiamo un altro ospite qui!” notò Ido sorridendo alla neonata.
Era esattamente identica a Nihal. La piccola aprì gli occhietti violacei assonnati e regalò un sorrisino furbetto al padre, poi si voltò e si trovò davanti una grossa faccia barbuta che tuttavia non la spaventò, anzi, la fece ridere di gusto.
“Ho l’impressione che Lorelyne ti abbia preso in simpatia, Ido!” ammiccò Nihal.
“Davvero? … ciao Lorelyne …  ben svegliata! … Ahi, no … no, lascia la barba, piccola monella!”
Sennar e Nihal si misero a ridere osservando la scena del grande Cavaliere di Drago che si dimenava esasperato cercando di strappare dalle mani di una bambina la sua lunga barba crespa e rossiccia.

Dopo il piccolo inconveniente, lo gnomo, la mezzelfo e il mago si sedettero alla scrivania raccontandosi vicende successe in quei cinque anni. Nihal e Sennar raccontarono della loro vita nelle Terre Ignote, quando furono arrivati, la loro casa modesta … tutto!
E Ido li informò su ciò che era accaduto nel contempo nel Mondo Emerso … niente era cambiato! Solo due grandi eroi citati in ogni nuovo libro di storia recente!

“Da quanto ho capito, siete venuti qui per restare! Dico bene?” domandò Ido aspirando il fumo dalla pipa.
“Si. Abbiamo deciso che è meglio così. Per noi e per nostra figlia!” rispose Sennar sospirando.
“Capisco.”
“Questa notte troveremo posto in una locanda del centro e poi … si vedrà” proseguì la mezzelfo.
“No. E’ meglio di no!” Ido si rabbuiò d’un tratto.
Sennar e Nihal si scambiarono un’ occhiata interrogativa.
“Vi ho fatto preparare una stanza, qui all’Accademia!” continuò sbuffando una nuvola di fumo “E’ molto più sicuro. Per voi!”.
“Per noi?” domandò Sennar stupito.
“Esatto. Ci sono ancora molti seguaci di Aster in giro! Le voci corrono, qualcuno vi avrà visto e sicuramente riconosciuto!”
“Ido … stai dicendo che siamo in pericolo?” Nihal lo guardava con gli occhioni strabuzzati dallo stupore. Possibile che dopo anni di guerriglia, dopo la pace, dopo la fatica che tanti ci avevano messo, ci fossero ancora problemi … ci fossero ancora morti ingiuste?
“Non ho detto questo! Sto solo considerando ogni possibilità, quindi ho ritenuto opportuno ospitarvi qui per un po’!”
“Ido, dimmi la verità! Voglio sapere esattamente cosa sta succedendo nel Mondo Emerso! Non credo si tratti solo di qualche ribelle inesperto, o sbaglio?” La mezzelfo voleva sapere.
“No, non sbagli!” sospirò posando la pipa sul tavolo “Non sappiamo ancora molto! Il Consiglio delle Acque, che come sapete dalle mie lettere precedenti, ha preso il posto del Consiglio dei Maghi, si è riunito molte volte per affrontare la questione, ma dalle scarse notizie di cui siamo in possesso, non siamo arrivati a nessuna conclusione!” “ Ciò che sappiamo non ci è molto d’aiuto! Per ora abbiamo scoperto solo che parecchi fedeli di Aster si ritrovano in segreto per pregare un Dio che, secondo loro, è la reincarnazione del Tiranno! Il Dio Nero! Sappiamo che probabilmente hanno un loro nascondiglio fermamente segreto, ma non ne conosciamo la collocazione, e che ogni giorno quella specie di setta aumenta di numero! Forse, grazie a fonti attendibili di cui siamo in possesso, quei ribelli hanno a loro disposizione un forte aiuto! Non posso aggiungere altro, Nihal!”
“Da quanto ho capito, tra poco saremo nuovamente in guerra!” Sennar aveva uno sguardo indecifrabile, misto a paura e collera.
“Molto probabilmente!”
Ci fu silenzio. Come se tutti e tre stessero recitando mentalmente preghiere, ma non era così. Solo la piccola mezzelfo emetteva gemiti verso il padre assorto nei suoi pensieri.
Nihal stava facendo mente locale. Nuova guerra, nuovo nemico, nuove battaglie, altro sangue innocente, altro dolore, solo distruzione …
Si alzò in piedi con la fronte aggrottata e l’espressione seria …
“Cos’ha intenzione di fare ora il Consiglio delle Acque?” domandò.
“Con le scarse informazioni che abbiamo, non molto!”
“Dove detiene gli incontri il Consiglio?” chiese nuovamente sotto lo sguardo interrogatorio di Sennar.
“Una volta alla settimana nella sala delle strategie, qui all’Accademia!” rispose Ido, anche lui con una certa curiosità suscitata dallo sguardo sicuro ella mezzelfo … uno sguardo che conosceva fin troppo bene e che si rivelava solo in certe circostanze.
“Ido, voglio aiutarvi, maledizione! Dimmi quando si tiene questo maledetto incontro!” snocciolò sbattendo le mani sul tavolo.
Lo gnomo non si scompose “Nihal, sai bene a cosa vai incontro! Lo sai bene quanto dolore hai sofferto per aiutare il Mondo Emerso! Sei sicura di volerlo nuovamente provare? Sei consapevole di quanto ti costerà questa tua scelta?”
“Si, si maledizione! Non sono più una bambina, Ido! So prendermi delle responsabilità! Me ne sono andata dalla mia terra alla ricerca dell’Ignoto … ora che sono tornata ricomincia tutto daccapo … se è questo il mio destino, allora che si compia, come ha fatto l’ultima volta che ho impugnato la mia spada!” urlò sull’orlo delle lacrime.
“Nihal che stai dicendo? Non puoi ritornare sul campo di battaglia! Non te lo permetto! Ora hai altre responsabilità … nostra figlia! Che ti salta in mente, per gli dei?” Sennar era rimasto paralizzato dalle parole della donna che amava. Come poteva solo pensare di riprovare quegli anni di orrore?
“Sennar ha ragione! Non mettere di nuovo a repentaglio la tua vita! L’hai già fatto! Ora non tocca più a te, non ora che hai Sennar e Lorelyne!” disse Ido saggiamente.
“Non capite! Io sono nata per questo ed è giusto che io lo rispetti! Sennar, ti occuperai tu di Lorelyne! Io ho deciso! Se c’è da combattere … io scendo in battaglia!”
“No!” urlò Sennar “Non mi occuperò di nostra figlia! Credi veramente che ti lascerò andare da sola? Soana si prenderà cura di lei! Io combatterò al tuo fianco!”
Nihal sorrise amaramente, avendo previsto ciò che Sennar voleva dire! Conoscendolo, non l’avrebbe smosso dalla sua decisione per nulla al mondo! Non potè fare altro che annuire debolmente.
“Bene! Se è questa la vostra decisione non sarò certo io ad ostacolarvi! Ora andate a riposare! Domattina ci sarà l’incontro con il Consiglio.” sospirò Ido “Nihal … dov’è Oarf?”
“Non potevamo volare fin qui con Lorelyne! Il vento l’avrebbe fatta ammalare! Lui conosce la strada … entro poche ore sarà qui!” mugugnò tra i pensieri.
“Bene! E’ già pronta anche la sua nicchia nella scuderia!”
La  mezzelfo salutò il suo ex maestro e si diresse alla porta con la mano sull’elsa della spada … le sarebbe servita ancora, dopo tanto tempo di fermo. Avrebbe dovuto allenarsi nell’arena nei giorni seguenti.
“Grazie, Ido! Soana quando potrò rivederla?” chiese Sennar.
“Adesso starà tornando dalla Terra delle Rocce per raccogliere dei campioni di uno strano metallo di cui non conosco il nome. La potrai vedere all’incontro domani! Buon riposo!”




                                              Continua ...




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Capitolo 3
*** La decisione finale ***





La decisione finale












Il sole era sorto da poco sulla grande capitale. Un fresco venticello aleggiava ancora dopo una notte temporalesca portandosi dietro le poche nuvole rimaste, indirizzandole verso Est.
Le strade della città erano ancora poco affollate, colmate solo da alcuni mercanti che allestivano le bancarelle davanti alle loro botteghe in attesa di qualche compratore.
Anche all’interno dell’Accademia c’era poco trambusto. Gli allievi si stavano svegliando e parlottavano giusto qualche frase di buongiorno ridotta a sussurri e bisbigli, in rispetto di qualche povero diavolo che invece dormiva ancora profondamente per un lungo e noioso turno di guardia.
L’Arena centrale era vuota. La leggera nebbiolina del mattino vorticava nel campo fin sopra le tribune avvolgendo ogni cosa in un manto spettrale.
Si poteva appena scorgere una lama nera e cristallina tagliare l’aria con movimenti veloci e precisi, accompagnata dal sibilo del vento trinciato al suo passaggio.
Il respiro affannoso e la fronte imperlata di sudore erano la prova che quell’allenamento inconsueto fosse durato non meno di due ore. Il polso con cui roteava la spada iniziava ad essere stanco e a pulsare sempre più forte procurando un leggero fastidio.
I capelli non erano altro che una pagliuzza spettinata blu notte che volteggiava a malapena con i movimenti. Li aveva tagliati … di nuovo.
Ciò che rimaneva dei suoi lunghi e lucidi fili azzurrini era ormai una matassa scomposta a terra, in un angolo.
Non se l’era scordato il suo rito. I capelli lunghi imbrogliano in battaglia! Ma Nihal non avrebbe mai creduto che un giorno avrebbe ripreso in mano i vecchi insegnamenti di Ido o dell’Accademia … non dopo la Grande Guerra.
E invece … eccola lì. In un certo senso era come ritornare ragazzina, quando si allenava a sferzare l’aria tra i boschi e si divertiva a tirare di spada con Phos. Tante cose erano cambiate … le situazioni … le circostanze … lei, soprattutto. Adesso c’era anche una novità in più dell’ultima volta: Lorelyne.
Il pensiero di tornare a combattere le faceva un effetto strano, quasi irreale. Non aveva più bisogno di uccidere per sentirsi bene, niente più vendette da riscattare … preferiva di gran lunga poter evitare un’altra guerra. Ma non poteva non fare niente … ormai era lì e come Cavaliere di Drago, sentiva che aveva il dovere di contribuire … per il Mondo Emerso … ancora.
Il talismano seguiva gli affondi e danzava fastidiosamente nel corpetto. La sua fonte vitale, l’unica cosa che la teneva ancora in vita … eppure Nihal lo sentiva pesare come un macigno. La sera precedente l’aveva sentito più che mai gravare su di lei e sul suo destino, durante una brutta discussione con Sennar …

Entrarono in camera. Lei con sguardo basso, in braccio la piccola Lorelyne, con gli occhi velati dalle lacrime. Lui con passo deciso, furioso, la fronte aggrottata in un’espressione furente.     
Nihal si appoggiò alla parete della stanza di fianco al letto, le gambe non la reggevano e la testa le girava.
Sennar sbattè la porta con veemenza e, senza degnarla di uno sguardo, raggiunse la scrivania e ci rovesciò sopra alcuni oggetti personali del viaggio. Rimase immobile, dandole le spalle, troppo in collera per affrontare la questione da persona matura in quel momento.
Trasse un respiro più lungo degli altri e si decise. Il tono era serio, cupo, ma tagliente: “Che cosa ti è saltato in testa, si può sapere?”
La mezz’elfo non rispose. Si sentiva in colpa.
“Tornare sul campo di battaglia? Ma ti rendi conto a che cosa stai andando in contro, Nihal?”
Si, lei si rendeva conto alla perfezione. Le sarebbe costata cara la sua decisione, lo sapeva, ma era inevitabile.
“Forse ti sei già scordata di quanto dolore abbiamo patito pochi anni fa. Te lo ricordi, Nihal?”
E come potrebbe scordarlo? Tutto quel sangue, quelle urla, l’odore di morte … lei, che l’aveva vissuto in prima persona, come poteva scordarlo? Persino di notte, i suoi sogni le riportavano alla memoria quelle stragi.
“La Guerra ci ha portato via molte cose … e non solo a noi. Molte famiglie uccise, razze sterminate come la tua, amici e compagni … Fen e Laio, Nihal … quante lacrime abbiamo versato sui loro corpi?”
Già … gli dèi solo sanno quante lacrime aveva pianto per loro … i suoi amici.
Nihal si accasciò a terra. Lorelyne agita le braccine per afferrarle i capelli e sorride, spensierata come a quei tempi solo i neonati lo potevano essere, nella loro incoscienza.
“Avevamo giurato che niente ci avrebbe separato mai più, rammenti? Io e te, Nihal, avevamo fatto questa promessa. Maledizione, Nihal … non pensi a nostra figlia?”
Era vero. Che razza di madre lascia la figlia in fasce per andare a combattere? Lei.
Soana si sarebbe presa cura di Lorelyne. Le avrebbe insegnato a vivere e l’avrebbe cresciuta come fosse figlia sua, Nihal ne era certa. La cosa più importante era che l’avrebbe fatto lontano dalla Guerra e dalla morte. Era giusto così.
Lei era Cavaliere di Drago e, anche se Ido non aveva osato chiederglielo, sapeva che avevano bisogno di rinforzi.
“Nihal, non fraintendermi … io rispetto la tua decisione perché so quale carica hai e ti senti in dovere di contribuire, ma … c’è una ragione per cui ce n’eravamo andati. Per rifarci una vita, Nihal, io te e Lorelyne. Perché vuoi che finisca tutto così?”
“Perché la Guerra non è ancora iniziata ufficialmente. Si stanno solo schierando i primi fronti politici, suppongo. Stroncarla sul nascere sarebbe l’ideale e per farlo hanno bisogno di uomini … di Cavalieri … come Ido e me.” Nihal era sicura di quello che diceva, meno la battaglia durava, meglio era per tutti.
“Non ne sei totalmente sicura …” rispose Sennar avvicinandosi a lei.
“Sennar, possibile che non capisci? Io devo combattere. E’ il mio destino … mia madre mi ha salvata dalla morte consacrandomi al Dio della creazione e della distruzione. Sono nata come La Consacrata … Sheireen … è inevitabile, devo combattere.” sfiorò il talismano che portava al collo e una lacrima le percorse la guancia.
“E’ qui che ti sbagli, Nihal! Tu non sei obbligata a seguire una strada se non vuoi … non vincolarti a ciò che in realtà non sei …”
“Sennar, non rendere le cose ancora più complicate. E’ così che deve essere e lo sai anche tu. Da quando ho rimesso piede nel Mondo Emerso gli incubi non mi danno tregua una sola notte … mi chiamano a riprendere in mano la spada … e io lo farò, per chi è morto e per chi invece lotterà per vivere. Combatterò per nostra figlia, affinchè abbia un futuro felice.” finì la frase con i singhiozzi e le lacrime che ormai scendevano copiose sul suo viso.
Sennar si accovacciò a fianco a lei e la strinse dolcemente a sé.
“Ho capito. Se è questa la tua decisione finale, non obbietterò. So che sei forte, Nihal, e credo in quel che dici. Probabilmente il nostro compito non è ancora finito … chiederò a Soana di prendersi cura di Lorelyne perché, come ho già detto, io non ti lascio da sola. Darò man forte al Consiglio delle Acque e sul fronte aiuterò con la mia magia … vedrai che insieme ce la faremo.”

... Era finita così la loro discussione. Insieme sarebbero ritornati sul fronte, davanti ad un nuovo nemico. Stavolta, Nihal aveva giurato, avrebbe combattuto fino allo sfinimento pur di uccidere ogni singolo scagnozzo di Aster che aveva osato rovinare la pace della sua famiglia.                                                       

“Nihal” chiamò Sennar entrando nell’arena. Lei fermò la spada e si voltò verso di lui con il fiatone. Sennar notò i suoi capelli, fino a poco fa lunghi e lucenti, ma non disse nulla.
“Lorelyne ha fame … dovresti darle da mangiare con … bhé … tu sai come …” disse impacciato.
A Nihal venne quasi da ridere. Quando Sennar si sentiva in imbarazzo diventava tutto rosso e balbettava. La cosa buffa era che Lorelyne prendeva il latte ancora direttamente dalla mamma … e Sennar non aveva mai avuto il coraggio di guardare sua figlia mentre mangiava. Come se non avesse mai visto Nihal senza corpetto, ma lui si difendeva dicendo che era tutt’altra cosa …
“Arrivo subito.” rispose la mezz’elfo con un mezzo sorriso avviandosi verso l’edificio.
“Ah, Nihal …” aggiunse Sennar “Tra mezz’ora c’è la riunione del Consiglio delle Acque … quindi … sei ancora sicura della tua decisione?”
Nihal respirò profondamente guardandolo negli occhi “Si.” disse, sicura “E tu?”.
“Non posso lasciarti da sola. Se vai a combattere sul fronte … ci sarò anche io.” rispose. “Alla riunione” continuò “ci saranno tutti i Consiglieri. Tranne Soana, cha arriverà oggi pomeriggio dalla Terra del Fuoco. Gli parleremo di Lorelyne non appena avremo fatto il punto della situazione, d’accordo?”
Nihal annuì e rientrò nel palazzo. Sapeva quanto Sennar stesse soffrendo … l’idea di abbandonare la loro figlia non piaceva nemmeno a lei. Certo, l’avrebbero potuta vedere, ma Soana non era mai in posti sempre fissi e viaggiava di continuo. Crescere Lorelyne non sarebbe più stato un loro impegno e di questo Sennar ne era profondamente dispiaciuto, come Nihal del resto. D’altronde, per garantire un radioso futuro alla piccola, dovevano far cessare la Guerra … con ogni mezzo. E quindi, per il suo bene, dovevano lasciare che se ne occupasse Soana.
Nihal sperava solo che quella specie di rivolta dei devoti ad Aster fosse solo uno stupido capriccio che si sarebbe risolto in un anno al massimo … alla fine non sarebbe stata una vera Guerra con due fronti nemici … e poi, quanti rivoltosi del Tiranno c’erano ancora in circolazione? Nihal pensava ben pochi.
Si sbagliava.




                                     Continua ...





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Capitolo 4
*** La giovane Rory ***


La giovane Rory

 

“Mamma!” esclamai con un’ilarità che da tempo non mi capitava di esprimere.
“Mamma sei qui!” urlai correndole incontro. Mi trovavo in un vasto campo incoltivato e colpito da una violenta siccità a giudicare dalla steppa secca di un colore giallastro che mi graffiava le caviglie mentre correvo.

Vidi mia madre planare a una decina di metri da me in groppa al suo fedele compagno di battaglia, il leggendario drago verde Oarf.
Smontò dal suo dorso stranamente non sellato e mi avvolse nel suo caldo abbraccio quando mi lasciai cadere addosso a lei.
Mi accarezzò la testa in una maniera che quasi mi ero scordata e mi sussurrò dolcemente: “Sono felice di rivederti, bimba mia.”
Alzai la testa ad incrociare il suo sguardo e sussultai quando vidi i suoi occhi farsi rossi e diabolici.
Mi spinse indietro facendomi incespicare a terra e sfoderò la sua spada di cristallo nero facendola brillare alla luce della Luna. Tremante, vidi il mio riflesso sulla punta della lama e cercai di dire qualcosa. Non tentai di scappare perché non ne avevo la minima forza… o forse perché ero bloccata da qualcosa che non riuscivo a vedere.
Dietro di lei comparve mio padre che mi sorrise ed appoggiò una mano sulla spalla di mia madre obbligandola ad abbassare la spada.
“E’ nostra figlia, Nihal.” Le disse e si avvicinò a me.
Accovacciandosi, mi prese il viso tra le mani e mi sorpresi quando le sentii viscide e fredde come marmo. Ne toccai una e scoprii che erano macchiate di sangue. Cercai di liberarmi ma la stretta era ferrea. Sapevo di avere paura, tuttavia non lo percepivo. Le labbra di mio padre si mossero, ma la voce non era sua: “Lorelyne? Lorelyne!”…

 

La luce accecante del Sole mi fece spalancare le palpebre e dovetti sbatterle più volte per mettere a fuoco la visuale.
“Lorelyne! Oh, sei sveglia finalmente…” vidi mia zia muoversi velocemente da una parte della stanza all’altra con la sua lunga veste di velluto verde scuro che ondeggiava graziosamente in ogni suo ancheggio.
Mi strofinai gli occhi e mi puntellai sui gomiti per seguirla con lo sguardo fino al mio armadio di quercia.
“Che ore sono?” mugugnai con la voce impastata. Zia Soana gettò sul letto un mio vestito sul bordo del letto e si recò alla porta con quel suo portamento da nobildonna e mi fulminò con un’occhiataccia che non mi piacque per niente.
“E’ tardi! L’alba è già passata da un pezzo e dobbiamo ancora finire di preparare gli ingredienti per quella pozione. Sbrigati a vestirti e raggiungimi nell’ala ovest del palazzo. Farai colazione lì mentre riprendiamo da dove avevamo interrotto l’ultima volta.” Dal modo in cui lo disse sembrava parecchio irritata. Era meglio non ribattere.
“Arrivo subito, zia.” Dissi mentre la porta della mia camera sbatteva.
Mi lasciai ricadere sul letto con un sonoro sbuffo. Il cuore mi batteva ancora a mille e avevo la fronte imperlata di sudore. Non era la prima volta che facevo quel sogno ed ero quasi certa che non sarebbe stata l’ultima.
Oh, bè. Non me ne importava più di tanto a partire dal fatto che non vedevo i miei genitori dal mio tredicesimo compleanno. Il mese prossimo compirò sedici anni e come di consuetudine riceverò una lettera strappalacrime che proviene dal fronte, dove mia madre combatteva in prima fila e mio padre crea incantesii sulle spade per renderle più efficaci.
Non potevo nemmeno sperare di rivederli il 23 Marzo… nemmeno per me. In quel momento ci separavano ben due Terre. Il loro accampamento era nella Terra delle Rocce e stanavano tutta la guerriglia nemica, mentre io avevo l’incarico di fare la brava bambina nella Terra del Sole sotto la tutela di mia zia Soana.
 

Che schifo di vita!


L’unica cosa positiva in tutto questo era il mio migliore amico, nonché mio nonno.
D’accordo… non è il mio vero nonno, ma adoro poterlo chiamare così. E’ il Supremo Generale dell’Ordine dei Cavalieri di Drago ed io risiedo all’Accademia con lui.
Roteai gli occhi e mi misi in piedi di scatto. Negli anni avevo imparato ad evitare qualsiasi tipo di comportamento potesse far irritare la zia. Il ritardo era tra quelli.
Semplicemente inutile per una come me.
Mi avvicinai al lavabo e mi strofinai la faccia con vigore. Lo specchio appeso al muro rifletteva la mia immagine: i capelli lunghi e biondi ricadevano scompigliati lungo la schiena e i miei occhi color ametista erano di un rossore pari ad una ragazza reduce dal pianto.
Sbuffai.
Presi quello stupido vestito poggiato sul letto e me lo rigirai tra le mani. Odiavo indossare quelle vesti lunghe, elaborate ed altamente ingombranti. Zia Soana mi aveva fatto un corredo con quella roba.
A parte quei vestiti da gran signora, quale non ero, tenevo ben nascosta sul fondo del mio baule di mogano l’armatura identica a quella di mia madre che mi aveva regalato in segreto il mio caro nonno Ido. Scrollai le spalle e mi sfilai la camicia da notte per cercare di farmi entrare quel vestito di velluto blu con tanto di pizzo sui manicotti e una sottoveste di flanella. Non mettevo mai il corsetto perché faticavo a respirare con quel vestito di tortura, anche se il florido seno iniziava a darmi dei problemi mentre mi muovevo.
Impiegai un paio di minuti per legarmi tutti i laccetti che tenevano uniti quel vestiario, ma alla fine l’avevo sempre vinta io. Ovviamente.
Uscii dalla mia camera dopo essermi legata i capelli in un alta coda di cavallo con un nastrino nero e diedi due mandata alla serratura prima di far scivolare la chiave nella guaina di cuoio che tenevo quasi sempre legata alla caviglia. Altro regalo di nonno Ido.
I piani alti dell’Accademia, strano ma vero, erano tutti agghindati con drappeggi alle pareti ed eleganti rifinimenti dorati che cerchiavano le finestre, statue di grandi eroi o dei generali caduti in battaglia, deliziose piantine di qualche fiore di cui non ricordavo il nome e ampie porte principali intagliate da grandi artisti. Gli appartamenti miei e di altre persone di alta carica alloggiavano nell’ala est del palazzo, mentre la vita vera e propria dell’Accademia si svolgeva nelle ale nord e sud. Le sale delle strategie, delle riunioni e altro nell’ala Ovest.
Mentre svoltavo un corridoio mi imbattei in uno dei maestri per il combattimento corpo a corpo dell’Accademia. Lo conosceva da quando sono nata, ma la sua presenza non mi piaceva per niente, in ogni situazione. Saranno i suoi quasi due metri di altezza e la sua faccia squadrata…
“Buongiorno, signorina Lorelyne.” Disse in un inchino molto succinto. Un punto a sua favore.
“Buongiorno, Faramirh. Vi prego si smetterla con gli inchini. Non sono la figlia del re.” Gli dei solo sanno quante volte ripetei quella frase nei miei stressanti sedici anni.
“Me lo rammentate ogni qualvolta le nostre strade si incrociano.” Si issò nuovamente in tutta la sua statura e mi sorrise affabile.
“E ogni singola volta questa discussione si ripete…” gli sorrisi a mia volta.
Forse non mi andava a genio solo perché era nettamente più alto di me e la sua corporatura era pari a tre volte la mia. In fondo era un brav’ uomo.
“Perdonatemi se il mio gesto vi offende, ma sapete quali sono gli ordini del Supremo Generale…”
“Li conosco i suoi ordini, ma almeno senza testimoni vi pregherei di trattarmi come una qualsiasi recluta. Detesto i convenevoli.” In certi casi sono molto esplicita. Tenessi chiusa la mia boccaccia una volta tanto…
“Signorina” sospirò, come fosse stufo di ripetermelo… non gli diedi torto “Lei non è e non sarà mai una recluta di quest’Accademia. Cerchi di non obbligarmi a ricordarglielo ogni volta.”
Come non detto.
“Un giorno forse lo ricorderò, Faramirh. Ora devo correre da mia zia, altrimenti mi servirà davvero una spada per difendermi. Buona giornata.”
Sparii oltre una porta laterale prima che lui potesse rispondere, come da protocollo.
A parte tutto, stavo letteralmente volando verso la sala dove Soana mi stava aspettando. Era tardissimo.
Tenevo la veste alzata alle caviglie per non inciampare e i tacchetti delle scarpe rimbombavano attraverso i muri. Scambiai altri “Buongiorno” senza fermarmi e badare agli inchini.
Sorpassai mio nonno che stava uscendo dal suo studio e, prima che potesse urlarmi di non correre, tornai velocemente indietro e lo baciai sulla guancia barbuta.
Gli sussurrai: “Mia zia mi prenderà a colpi di scure!” e, strappandogli un sorriso mi fiondai nella sala adiacente dove Soana era comodamente seduta sulla sedia davanti a un tavolo apparecchiato della mia colazione. Composta, batteva nervosamente le dita sulla tovaglia.
“Lorelyne, ti è troppo difficile essere puntuale di tanto in tanto?” mi chiese spazientita.
“Scusa, zia. Non accadrà più.” A volte so essere davvero sincera. Per finta, ovvio.
“Certo. Lo dissi anche ieri. E il giorno prima.”
Non con mia zia, comunque.
“Perdonami.” Dissi dispiaciuta.
Con un gesto stizzito mi ordinò di sedermi a tavola per finire la colazione.
Mangiai pane e marmellata di fragole. La miglior marmellata di tutto il Mondo Emerso. Ammetto che il cuoco dell’Accademia è il primo in assoluto in fatto di cibi elaborati. Peccato per gli allievi ai piani bassi che non ne possono usufruire…
“Oggi dovrai imparare un’incantesimo sulla botanica. Ricordati di concentrare i tuoi poteri sulla natura prima di formularlo.” Mi disse ad un tratto zia Soana.
Posai il coltello nel piatto e alzai lo sguardo.
“Dovrò? Intendi da sola?”
Mi prese il panico. Normalmente non ho paura di niente. Tranne quando si tratta di usare la magia…
“Io oggi ho da fare. Ti assisterà il Consigliere della Terra dell’Acqua.”
No… no… odiavo quando Soana mi scaricava a quella ninfa dall’aria angelica. Non è mai tutto come sembra.
“Ma… ma io…” tentai di controbattere. Inutile.
“Niente storie, Lorelyne. Il mio è un affare urgente e di massima segretezza.”
Iniziava a farsi interessante.
La mia espressione compassionevole si dissolse.
“Davvero? E dove devi andare?” chiesi immaginandomi rifugi segreti e nemici alle calcagna.
“Non posso riferire niente, Lorelyne.” Rispose alzandosi dalla sedia e avviandosi alla porta.
Quel giorno spariva in continuazione.
“E la nostra pozione?” domandai.
“La finiremo un altro giorno. Parto adesso e tornerò tra qualche giorno.”
Stava succedendo tutto troppo in fretta. Per dirla semplicemente: mi intrigava.
“Saveria sarà qui tra mezz’ora. Portale rispetto. A presto, Lorelyne.” E chiuse la porta dietro di sé.

In pochi minuti il mio cervello stava macchinando ogni possibile motivo per cui Soana aveva dovuto lasciare così l’Accademia. E anche un modo di sfuggire a Saveria, la ninfa, nonché mia tutrice per pochi giorni.
Uscii dalla sala e tornai in camera mia senza incappare in nessuno. A quell’ora erano tutti nell’arena. E ci sarei andata che io.
Potevo perdermi gli allenamenti degli allievi con la libertà in corpo? No, di certo.
Mi tolsi alla veloce la veste ingombrante e m’infilai corpetto e calzoni rivestiti di catenelle di ferro per proteggere dai colpi nei punti fatali.
Sistemai meglio la coda di cavallo e mi fiondai di corsa nell’ala nord. Feci attenzione a non farmi notare dalle guardie per evitare di essere riportata nello studio con quella meva angelica.
Che aspettasse pure. Io volevo combattere!
Arrivai davanti al grande portone di ferro battuto e mi apprestai a superare l’ultimo ostacolo.
Le due sentinelle alla porta erano degli allievi con una certa esperienza e ormai mi conoscevano abbastanza per non cascare nei miei tranelli.
“Buongiorno, signorina Lorelyne.” Dissero entrambi chinandosi in ginocchio davanti al mio cospetto.
Sbuffai.
“Jasper, Thesan… ci conosciamo da anni. Quante volte dovrò ancora riprendervi per questi maledetti inchini e per il mio nome?” imprecai a bassa voce.
Insieme si tirarono su e Jasper, il ragazzone con i capelli color pece, mi rispose: “Molte ancora, temo. Non vogliamo passare guai.”
“Ho capito.” Roteai gli occhi, esasperata “Con voi è solo fiato sprecato.” E avanzai di qualche passo prima di bloccarmi davanti alla punta della lancia che entrambi mi puntavano contro.
“Mi perdoni, Lorelyne. Ordini da eseguire.”
Sospirai. Avevo esaurito tutti i trucchi per sviare quei due. Non restava che una cosa da fare…
Sguainai i due pugnali dalle fondine che avevo agli avambracci e li roteai davanti a loro.
“Non voglio ferirvi, ragazzi. Fatevi da parte.” Adoravo mettere in pratica gli insegnamenti di nonno Ido.
I due si guardarono e scoppiarono in una risata sommessa.
“Vi preoccupate tanto di non mancarmi di rispetto. Questa per me è un offesa bella e buona.” Dissi con finto risentimento.
Il loro divertimento si spense all’improvviso.
“Perdonate la nostra insolenza. La prego, non ci costringa a riportarla nei suoi alloggi con la forza.” Mi pregò Jasper.
Scossi la testa e lo imbeccai con il mio pugnale. Velocemente e con movimento di polso, come mi disse Ido qualche anno prima.
La lancia gli volò via dalle mani in pochi secondi. Quindi toccò all’altro.
Fu talmente facile che mi dovetti ricredere su certe preparazioni riguardo la prestigiosa Accademia.
Disarmati, entrambi non sapevano che fare. Thesan era tentato dallo sguainare la spada, ma Jasper fece cenno di no. Difficile pensare con un pugnale puntato contro.
“Allora… mi fate passare o devo essere più chiara?”
Jasper aprì il portone con sguardo collerico. Probabilmente si stava chiedendo dove avessi imparato l’arte della difesa. Ero l’unica ad aver ricevuto l’addestramento interamente dedicato alla lotta e
strategia dal Supremo Generale in persona. Certe fortune non le possono avere tutti.
Balzai felicemente sulla prima tribuna per non intralciare gli addestramenti degli allievi e corsi fino a raggiungere il gruppo sotto gli insegnamenti di Rowel.
Era uno dei maestri più anziani dell’Accademia, secco di corporatura e quasi calvo per l’età, ma sempre in ottima forma. Dopo nonno Ido, era la persona con cui adoravo passare più il tempo nell’arena.
Stava in piedi con la spada in mano accerchiato da una decina di ragazzi di qualche anno più grandi di me e sicuramente più robusti. Spiegava le tecniche di attacco.
Aveva una voce talmente fluida e scorrevole che quasi mi dispiaque interromperlo.
“Buongiorno, Rowel!” esclamai gaia. Solo nell’arena avevo quell’euforia sporadica.
“Oh, buongiorno, Rory!” ecco perché lo adoravo. Era uno dei pochi in quell’edificio che mi capiva perfettamente.
A cominciare dagli inchini e dal nome.
Saltai dalla gradinata e mi ritrovai al suo fianco.
“Niente studio, oggi?” mi chiese, sorpreso.
“Ehm… diciamo che è un caso fortuito che non andava sprecato.” Lo rimbeccai.
“Niente permesso?” mi sussurrò, divertito.
“Meglio che nessuno mi noti.”
Mi fece l’occhiolino e riprese la spiegazione.
“Dunque… come stavo dicendo, la miglior tecnica di attacco non è basata sulla forza, bensì sulla strategia che ogni caso richiede. I vostri avversari hanno pregi e difetti differenti. Voi dovete ricavarne i difetti e piegarli al vostro favore.” Concluse.
“Ora vi daremo una piccola dimostrazione” disse e mi lanciò una spada che afferrai al volo per stringere forte l’elsa e sentire l’adrenalina fluirmi nel corpo come migliaia di formiche.
“Rory…” mi salutò con un inchino che ricambiai da protocollo di battaglia.
Incrociammo le lame in uno stridio sordo e il nostro piccolo spettacolo iniziò.
Indietreggiai da subito mentre mi incalzava con fervore dall’alto in basso. Odiavo ammetterlo, ma non ero ancora in grado di batterlo. Nella difesa me la cavavo egregiamente, nell’attacco un po’ meno. Dettagli.
Tentavo di tenere coperto il fianco dove mirava più sovente e, allo stesso tempo, progettavo un affondo nel punto più libero. Mi irritava il fatto che, mentre sudavo per non dargli spazio e riprendevo fiato ad ogni parata, lui continuava tranquillamente la spiegazione con i suoi allievi.
Aveva tentato due volte di disarmarmi, ma una delle cose di cui vanto è la presa salda sulla spada. Vidi un punto che lasciò scoperto all’altezza del petto e già mi pregustavo la vittoria. Parai un suo fendente e mirai alla base.
“Rory!” mi chiamò una voce rauca che fece zittire tutta l’arena. Io e Rowel bloccammo le spade interrompendo il combattimento.
Mi voltai timorosa. L’unica persona che adoravo e che m’intimoriva allo stesso tempo si stagliò davanti a me in tutta la sua bassa statura.
“Rory” sospirò con un tono che mi pare esausto. “Saveria ti sta cercando da un pezzo. Che ti è saltato in mente, si può sapere?”
Rare volte vedevo mio nonno con quell’espressione irritata a causa mia. Quando avveniva preferivo non essere nei paraggi.
“Volevo solo divertirmi un po’.” Cercai di scagionarmi.
Ido si passò una mano nei folti capelli riccioluti e mi rispose a tono: “Sai bene cosa penso di questa faccenda. Te l’ho spiegato mille volte. Non devi assolutamente entrare nell’arena senza il mio permesso o la mia presenza. Non voglio ripeterlo, intesi?”
Per qualche strana ragione non mi sembrava arrabbiato solo per avermi scoperto a fare qualcosa che mi aveva proibito. Sembrava reduce da qualche furiosa litigata.
“…Ma mi piace combattere contro i ragazzi! Non sono più una bambina, nonno. Qui non mi può succedere niente.” Gli risposi per giustificarmi.
“Non è questa la questione! Bambina o no, devi attenerti ai miei ordini. Devi studiare, oggi. Quando avrai finito le lezioni, potrei insegnarti qualcosa se avrò tempo.”
“Tu non hai mai tempo! E cosa pensi che debba fare tutto il giorno rinchiusa qui? Perché non posso venire qui e divertirmi un po’? Cosa c’è di sbagliato?” urlai agitando la spada come per sfogarmi con quella.
“Niente storie, Lorelyne! Và da Saveria e non crearle problemi. Hai già creato parecchio scompiglio qui.” Mi disse con un tono che non ammetteva altre repliche.
Era sempre un cattivo segno quando mi chiamava con il nome per intero. Sempre.
Mi girai e vidi tutti gli allievi e i maestri che mi fissavano come si fissa una bambina quando ha combinato qualche marachella.
Imbarazzata al massimo, conficcai con rabbia la spada nel terriccio e oltrepassai il portone per rientrare nel palazzo scortata da Ido.
Uscendo, lo sentii sussurrare a Rowel: “Dopo la lezione ti voglio nel mio studio per una chiacchierata.”
Per quello mi sentii tremendamente in colpa. Mi strinsi nelle spalle e lasciai che Jasper e Thesan richiudessero l’ingresso principale dietro di noi.
“Chi di voi l’ha lasciata entrare?” domandò Ido ai due ragazzi.
“Non ci ha lasciato altra scelta, Generale. Ci ha minacciato con due pugnali.” Rispose Jasper deglutendo.
“E secondo voi per quale motivo vi ho posto davanti al cancello? Siete guardie e come tali dovreste comportarvi.”
“Ma… Generale, non potevamo di certo ferirla con le lance! E’ solo una ragazzina!”
“Non importa cosa sia. Nessuno deve varcare quella soglia… l’ordine vale per tutti! Lorelyne compresa.” Dichiarò mio nonno chiudendo la faccenda.
“Nonno, non prendertela con loro… è stata colpa mia, sul serio.” Tentai di appianare la situazione. Per quanto rompiscatole, Jasper e Thesan non meritavano di finire puniti per colpa mia.
“Tu stanne fuori!” mi ammonì Ido vacendomi desiderare di mordermi la lingua ogni tanto.

Camminammo fino all’entrata del suo studio, in silenzio. Davanti alla porta ornata si girò verso di me con una mano sulla maniglia.
“Lorelyne, sia chiaro che non ti voglio più veder disubbidire ai miei ordini d’ora in poi. E’ un periodo difficile e il pericolo è dappertutto. L’unica cosa che mi serve ancora è doverti rincorrere per tutta l’Accademia.”
Badai bene a starmene zitta. Non usava mai il mio vero nome se non per questioni veramente serie. Non era la prima volta che mi scovava nell’arena senza il suo permesso, ma quella volta era diverso.
“E’ l’ultima volta che te lo rammento, signorina. La prossima volta mi vedrò costretto a rinchiuderti in camera con due guardie alla porta. Mi hai capito?”
Annuii tenendo la testa china.
“Bene. Ora togliti quell’armatura e raggiungi Saveria.” Mi congedò con un cenno della mano.
Mi voltai per tornare alla mia stanza. Se non fosse stato impossibile avrei detto che stentavo a reprimere le lacrima. Non mi aveva mai trattata in quel modo. Mai in sedici anni.
Era molto strano. 

Dopo aver riposto l’armatura nel baule e aver reindossato la lunga veste blu scuro ripercorsi i corridoi per arrivare alla sala dove poco prima Soana mi aveva informata della sua segreta partenza.
Dalle finestre il Sole spiccava alto nel cielo in una giornata davvero insolitamente tiepida per l’inverno in cui eravamo immersi. Era un vero peccato non poter uscire da quell’edificio. Mi sarei persa le giornate più belle. Tuttavia, dopo anni di reclusione sorvegliata nell’Accademia me n’ero fatta una ragione.
Comunque sia non sarei uscita comunque quel giorno, se solo avessi potuto. Ero ancora assorta dai miei pensieri, smorzati solo dai miei passi felpati sul tappeto. Avevo davvero fatto qualcosa di così terribile da farmi riprendere in quel modo da nonno Ido? Eppure ne avevo combinate di peggiori…

 “Come sarebbe a dire che non è certo? Che razza di spie sono se non sanno ricavare un ragno dal buco?”

 Mi bloccai a pochi metri dalla soglia dello studio di Ido. Era la sua voce e pareva molto adirata.

 "Hanno fatto il possibile, Ido. Io e gli altri membri del Consiglio delle Acque non abbiamo potuto chiedere loro di più.”

 Sentii una seconda voce, più fine e dolce. Quella di una ninfa antica.

 “Non capisci, Theris. Ne va della salvezza del Mondo Emerso! Da quando Dohor è diventato re della Terra del Sole e Sulana è morta ci sono stati parecchi omicidi in zona…”

 Theris, pensai. Era un Consigliere. Rappresentante della Terra dell’Acqua, se non andavo errata.

 “Temi un colpo di stato, Ido?” sentii domandare la ninfa.
“Si, Theris. Non mi fido di Dohor. E che gli dei mi fulminassero se non ebbi la stessa sensazione di lui quando fu mio allievo all’Accademia. Da re ha potere… da Supremo Generale avrebbe carta bianca su tutto ciò che fin’ora è stato scoperto. Per non parlare della Gilda. I contatti non gli mancano, stanne pur certa!”
“Non abbiamo prove sui suoi complotti, Ido. Se qualcuno ci sentisse parlare in questo modo del re verremo giustiziati all’istante, ne sei consapevole.”
“Sta’ pur certa, Theris, che le prove non mancheranno quando lo smaschereremo di fronte a tutta la contea.”

Udii un tonfo e poi più nulla. Non avevo tempo di pensare. Se mio nonno mi avesse scovato ad origliare in quel momento, mi avrebbe rinchiuso nei sotterranei!
Corsi per due corridoi prima di arrestarmi appoggiandomi ansimante al muro di pietra.
Così… Dohor progettava un colpo di stato contro nonno Ido. Motivi validi?
Ero nettamente sconvolta da ciò che avevo sentito. Per spodestare un Supremo Generale ci volevano delle prove davvero cangianti e, secondo la legge, la pena era pari all’esilio o… deglutii. La morte.
Il mio corpo fu scosso da tremiti. Non sapevo se essere terrorizzata o arrabbiata. Optai per la seconda.
Ero stanca di essere tenuta all’oscuro di tutto. Stanca di essere considerata come una bambina. Stanca di essere rinchiusa e protetta.
Varcai la soglia della sala dove studiavo solitamente e Saveria già mi attendeva, bellissima e fredda come al solito, davanti ad un libro aperto di erbologia.
Mi sedetti accanto a lei e iniziammo la lezione senza interruzioni e senza domande. Alla faccenda di Dohor ci avrei pensato quel pomeriggio.

Continua...!?!

Ciao a tutti! Finalmente sono riuscita a postare... con un giorno di ritardo, ma sono dettagli.

Solitamente sono come la mia sveglia... sfasata di 24 ore. XD

Comunque, da parte mia e di Linsday vi ringraziamo per aver votato il continuo! ^^

Spero di essere all'altezza del mio compito...

Vi è piaciuto questo capitolo? (Linsday dice di sì... ma nn mi fido molto eheh^^)

Recensite e fatemi sapere! Thank...

Ps: Aggiornerò presto il 5° cap^^

Kisskiss --- Hilaryssj ---

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Capitolo 5
*** Una scelta importante. ***


Una scelta importante

 

Sbuffai sonoramente lasciandomi cadere sul letto del mio alloggio. Era quasi ora di pranzo.

Quelle poche ore con Saveria mi avevano letteralmente sfinita. Erbologia era una materia che detestavo, ma con Soana era quasi sopportabile. Saveria invece era talmente fredda ed impassibile da farmi odiare qualsiasi cosa potessi fare insieme a lei.

Dopo tutta quella fatica, non ero riuscita a concentrarmi sulla faccenda di Dohor come invece avrei dovuto, secondo le mie priorità.

Non volevo vedere mio nonno sulla forca per colpa di quel re da strapazzo!

Esalai un respiro più lungo degli altri e mi issai a sedere. Senza i miei genitori, Ido era la persona a cui ero più attaccata. Vederlo morire sarebbe stato…

Non riuscivo neanche ad immaginarlo e, in tutta franchezza, non ci tenevo.

Sentii le trombe risuonare per tutta l’Accademia come una carica di cavalleria. Veniva annunciata l’ora di pranzo.

Secondo l’etichetta di corte, che veniva assurdamente osservata anche ai piani alti di quell’enorme edificio dove risiedevo, mi sarei dovuta cambiare d’abito. Scrollai le spalle ed uscii dalla stanza con lo stesso vestito di quella mattina. Non avevo la benché minima intenzione di piegarmi ancora una volta al volere dei supremi. Io seguivo i consigli di mio nonno, non gli ordini del Generale dei Cavalieri di Drago.

Dicono che l’adolescenza, soprattutto fra i sedici e i diciotto anni, abbia la tendenza a rendere i giovani più violenti, meno docili, e in perenne contrasto con i propri tutori.

Ebbene, cominciavo a pensare che quella teoria fosse vera.

Chi mi impediva alla mia età di indossare abiti che detestavo? Chi mi obbligava a studiare formule magiche che non suscitavano mio interesse alcuno? Chi mi impediva di uscire dall’Accademia?

Dopotutto, non era mia madre quella che, all’età di sedici anni, era entrata protestando in quell’edificio? E ora era Cavaliere di Drago.

Perché io non potevo?

Cosa avevo io di diverso?

Niente, per l’appunto.

Ero stufa di vivere come una carcerata. A malapena avevo visto la città in cui da anni risiedevo. Tutta questa clausura mi stava facendo impazzire.

Basta!

Avevo assolutamente bisogno di confidarmi con qualcuno. E che vadano al diavolo tutti se mi beccavano ad infrangere un’altra stupida regola!

Avevo bisogno di lui.

 

Mi recai nella sala da pranzo dove solitamente mangiavamo io, mio nonno, Soana e altri pochi nobili, amici intimi del Generale. Aprii la porta e vidi che tutti avevano già preso posto e aspettavano solo me. Non era la prima volta e non mi sentii in dovere né di essere imbarazzata né tanto meno di scusarmi con i presenti.

Per questo incassai molte occhiate di rimprovero, compresi gli occhi grigi e furenti di Ido.

Senza neanche avere l’accortezza di salutare mi avviai a gran passo verso il Generale, che sedeva a capotavola, e, accompagnata dagli sguardi sconcertati dei nobili (tra cui Saveria), mi accovacciai accanto a mio nonno esibendo solo un leggero inchino con la testa.

Per evitare la sua sfuriata che sentivo arrivare, mi affrettai a discolparmi… o a chiedere perdono.

“Sono terribilmente dispiaciuta per l’accaduto di oggi, nonno. Non volevo disubbidirti.” Mormorai tentando di ingrossare gli occhi a tal punto da renderli lucidi. Ero piuttosto brava a suscitare il senso di colpa nelle persone.

“Lo so, Lorelyne. Tuttavia non voglio che risucceda.” La sua voce rimbombava in tutta la sala, autoritaria, obbligando quasi a rendere partecipi tutti. Per mia vergogna che ero decisa a non far trasparire. Orgoglio, niente più.

“Non ne ho alcuna intenzione.” Risposi da brava ragazza di buona famiglia “Per questo ora sono qui, per chiedere il tuo permesso.”

Mi fissò, guardingo, con un sopracciglio alzato.

“Il permesso… per cosa?” mi domandò sulla difesa.

“Oggi posso pranzare nella mensa con gli altri allievi?” sputai senza mezzi termini. Dritta al punto.

“No.” Mi negò con altrettanta decisione.

“Avanti. Solo per oggi. Voglio solo parlare un po’ con il mio amico… sai, quello che conosce anche mia madre…”

Parve irrigidirsi. Poi si rilassò e sospirò.

“Se stai con lui… allora posso concedertelo.” Cedette.

“Si!” esultai scattando in piedi e baciandolo sulla guancia barbuta.

“Ma appena suona la fine del loro pasto voglio che ritorni nei tuoi alloggi. Non intralciare il loro addestramento, per cortesia.” Mi ammonì.

“Assolutamente, nonno!” risposi con enfasi e mi avviai felicemente alla porta dalla quale ero entrata poco prima.

“Ehm, ehm…” gracchiò Ido, bloccandomi sulla soglia.

Sospirando silenziosamente, mi voltai ed assunsi l’aria della brava bimba che dà la buona notte a tutti.

“Vi auguro buon appetito, signori. Mi assento solo per oggi e vi prego di scusarmi.” Salutai con un inchino ed uscii.

Praticamente volando, attraversai tutti i corridoi e varie scale che separavano le due ali, raggiungendo con un leggero affanno i battenti della mensa. Davanti non vi era appostata alcuna sentinella, per mia fortuna.

Entrai cercando di non attirare troppi sguardi, ma fu inutile.

L’intera mensa, prima riempita dal vociare di centinaia di allievi, ora risultava solo vibrare di respiri concitati nel silenzio più assoluto. Tutti mi fissavano con occhi sgranati come fossi la regina in persona.

Costeggiai la parete accennando un timido sorriso che venne ricambiato da tutti i presenti in maniera troppo esagerata. Abbandonando per un momento il loro cibo sui vassoi, gli allievi si alzarono dalle panche, seguendo le movenze dei maestri, e s’inchinarono al mio cospetto.

Evitando una sfuriata che sarebbe stata decisamente fuori luogo in quel momento, ricambiai il saluto che Rowel mi aveva cortesemente porto in segno di rispetto e, con un lieve cenno della mano, concessi a tutta la sala di ritornare a ciò che stavano facendo prima che arrivassi io.

Nonostante tutto, molti non mi staccarono gli occhi di dosso e, mentre mi avviavo con fare disinvolto verso la coda che aspettava di ricevere la propria porzione, non mancarono alcuni sussurri sul mio conto che percepii da qualche gruppetto.

 

“E’ la figlia di Nihal… ma che diavolo ci fa qui?”

“E’ la nipote acquisita del Supremo Generale… questa mattina era nell’arena che si allenava con Rowel…”

 

Sorrisi tra me e me. Ne avevano di cose da dire sul mio conto. Non che me ne importasse più di tanto…

Afferrai il vassoio dal tavolino laterale e mi misi dietro un ragazzo poco più alto di me ma decisamente più muscoloso. Constatai avesse poco più di un anno di vita in più di me.

Con mia sorpresa lo vidi girarsi, abbastanza sudato da apparire reduce da una lunga corsa, spostarsi e inchinarsi profondamente, toccando il ginocchio per terra e la testa bassa.

Serrai le mani a pugno, tremando di furia.

Anche gli altri in fila seguirono il suo esempio e si scostarono leggermente, tanto da creare una via verso il punto in cui distribuivano i viveri.

Dannazione!

“Insomma, basta con questi inchini! Sono stufa di tutti questi convenevoli… alzatevi, ve ne prego.” Dissi sbuffando e alzando gli occhi al cielo.

Il ragazzo che poco prima mi stava davanti alzò la testa, notevolmente dispiaciuto, e si alzò da terra mestamente.

Gli altri fecero altrettanto, anche se non smisero di fissarmi.

Notando la sua confusione, gli sorrisi.

“Piacere di conoscerti. Io sono Rory, e tu?” mi presentai offrendogli la mano da stringere.

Con notevole imbarazzo, riuscì a parlare: “Lieto di fare la vostra conoscenza, milady. Il… il mio nome è Orpheius.”

“Sono altrettanto lieta di conoscerti, Orpheius. Ti prego… chiamami Rory e dammi del tu.”

“C-certo.” Rispose con lieve incertezza. Prese la mia mano e la girò, baciandomi il dorso.

Mi strappò un sorriso la sua goffaggine. Capii quasi immediatamente che non era di sangue nobiliare, anche se con quel baciamano tentò di nasconderlo.

Fissai tutti gli altri della fila e cortesemente li incitai a non badare a me.

“Prendete pure la vostra porzione. Io farò la fila, come tutti.” Sorrisi per confortarli, ma non servì a niente.

Sbuffando, afferrai il mio vassoio, le posate e il tozzo di pane dal cesto per avviarmi a passo di marcia fino alla distribuzione.

Il servo mi passò con mani tremanti una ciotola piena di zuppa dall’aria poco invitante. La presi comunque e, senza badare ai mormorii e sussurri degli allievi, mi diressi al tavolo più in ombra di tutti, dall’altra parte della sala, nell’angolo. invitante.  mani tremanti una ciotola piena di zuppa dall'

 

Eccolo lì!

 

Lo vidi seduto al tavolo con la mano davanti alla bocca per non scoppiare a ridere, completamente rosso in viso. Ero felice che almeno qualcuno si divertiva… alle mie spalle.

Feci una smorfia irritata e presi posto di fronte a lui pur sapendo che con quel gesto avrei scatenato altri pettegolezzi.

“Ciao” lo salutai indecisa se essere adirata per i suoi modi sfrontati o se ridere con lui.

“Buongiorno, Lorelyne… o dovrei dire milady…” rise ancora.

Incrociai le braccia al petto e misi il broncio facendogli una linguaccia decisamente poco signorile.

“Va bene, va bene… ciao, Rory.” Si corresse asciugandosi una lacrima dagli occhi e riprendendo fiato.

“Sono lieta di vederti così vivace, oggi.” Lo imbeccai.

“Dai, scusa… è solo che…” e si rimise a ridere “Vedere i miei compagni così imbarazzati non capita tutti i giorni.”

Voltai la testa con finto risentimento.

“E poi… tu che cerchi di familiarizzare con loro…”

Pazzesco!

Nemmeno era riuscito a finire la frase che già si piegava in due dalle risate.

“Ok… piantiamola, adesso. Sono qui perché ti devo parlare di una cosa importante.” Gli dissi sussurrando.

Anche lui si ricompose e si sporse in avanti per sussurrare.

“Una cosa importante? Di che si tratta?” 

Mi lasciai sfuggire un sorriso davanti al suo interesse. Di tutti, lì dentro, era il solo che mi prendesse davvero sul serio.

“Ho notato che ultimamente c’è stato un po’ di movimento qui, soprattutto ai piani alti dell’Accademia…” gli spiegai.

Vedendo il suo sguardo accigliato, continuai.

“Temo che ci siano dei problemi non poco trascurabili.”

“Un momento.” Mi interruppe “Hai di nuovo origliato?” mi chiese incrociando le braccia al petto.

Gli sorrisi con innocenza.

“Bè, stavolta non è stata del tutto colpa mia. E’ stato un caso fortuito…”

Tentai di spiegargli. Lui annuì con disappunto. “Un caso fortuito, eh?”

“Sì, passavo casualmente davanti allo studio di mio nonno e… bè…”

Gli raccontai tutto, vuotando il sacco. Mi sentivo come uno dei grandi messaggeri che portava una notizia di vitale importanza al generale delle guardie reali.

“Dohor? Ido teme un colpo di Stato da lui?”

“Così sembra.”

“Ma per quale motivo? Insomma, non mi pare che fossero rivali tuo nonno e il Re…”

Lo vidi riflettere per parecchio tempo mentre io mangiavo quella brodaglia senza gusto, pensierosa. Una delle pochissime cose che avrei rimpianto se fossi divenuta allieva era sicuramente il cibo.

Mi venne quasi da ridere vederlo così assorto. L’alta fronte corrugata, i capelli neri dai ricci arruffati e gli occhi color nocciola posati a fissare il tavolo; non mi ero mai accorta di quanto fosse cresciuto in quei due anni di addestramento.

Presi ad ammirare con finta distrazione il profilo del mento pronunciato scendendo poi lungo la linea del collo all’attaccatura delle spalle dove i muscoli guizzavano al minimo movimento. Sotto la divisa di maglina pensai che ci fossero nascosti dei bei pettorali.

Mi vergognai quasi subito di quei pensieri poco consoni alla situazione e mi affrettai a distogliere lo sguardo dal suo corpo maledettamente perfetto.

“Ascolta, Rory… io non penso ci sia da preoccuparsi. Naturalmente Ido saprà come agire a fin di bene, soprattutto perché, con tutte queste piccole guerre, la sola cosa che ci manca è una rivoluzione all’interno della nostra stessa Terra.” Espose la sua teoria come fosse la sola risposta plausibile.

Con il rossore delle mie guance che si dissolveva velocemente, lo imbeccai con convinzione: “Messa su questo piano, la tua teoria sembra reggere, ma non è di mio nonno che bisogna preoccuparsi, ma di Dohor.”

A quel nome ebbe un sussulto.

“Sei matta a parlare in questo modo, Rory? Dohor è il re di questa Terra… se ti sentissero le guardie saresti messa agli arresti immediatamente!” mi sussurrò, minacciandomi.

Credeva che non ne ero al corrente?

“Ragiona un attimo, Jona. Ido e Dohor non si sono mai visti di buon occhio. Dal primo giorno che quel ragazzino di buona famiglia mise piede in questo palazzo fino ad oggi, sul trono. Povera regina Sulana… che gli dèi l’abbiano in gloria per essersi maritata con un essere tanto viscido!” sputai senza ritegno sul governo del mio stesso popolo.

Badai bene dal parlare a bassa voce, ma la rabbia cresceva ad ogni sillaba che pronunciavo.

Non dimenticherò mai la storia del nostro sovrano, quando sfidò mio nonno ad un combattimento dal quale ne uscì illeso per miracolo. Stupido bambino viziato e orgoglioso!

Le mani strette a pugno sul tavolo presero a tremarmi per l’ira che non riuscivo a mascherare. Non gli avrei permesso di uccidere mio nonno.

Jona mi afferrò i polsi con dolcezza, quasi per tranquillizzarmi, e prese a massaggiarmeli amabilmente.

“So che sei preoccupata per Ido, Rory, ma non ce n’è alcun motivo. Vedrai che saprà gestire la questione senza problemi...”

Lo fissai. Scossi la testa ritraendo le mani dalle sue e portandomi le braccia incrociate al petto. I miei occhi si riflettevano nei suoi, bruciavano e non li mossi finchè Jona non abbassò lo sguardo. Volevo che mi ascoltasse, che almeno lui mi credesse.

Non ero una bambina. Non lo ero!

“Sono stanca, Jona. Non immagini quanto.” mormorai sciogliendo quella posa poco comoda. Le mani scivolarono in grembo e lo sguardo seguì il loro movimento.

“Ti fanno studiare, eh?” mi imbeccò con ironia.

“No... non è questo.” Dissi mentre scandagliavo la mensa con gli occhi. “Tutti mi trattano come fossi nobile, ma non lo sono. Inchini, ossequi, etichetta... io non voglio tutto questo. Non... non è questo il mio mondo, Jona, e non è questo che voglio.”

“Certo che lo è.” mi sorrise “Hai vissuto tutta la tua vita così... trovo difficile credere il contrario.”

“Non capisci, Jona. Non voglio vivere di pizzi e grandi ricevimenti. Mia madre è un Cavaliere di Drago, mio padre combatte sulle linee nemiche usando la magia... e io cosa faccio? Non riesco a trovare il mio posto, ma so che non è qui.”

Le parole mi fuoriuscirono come un fiume in piena. Stavo sfogando la mia tristezza e, man mano che le frasi prendevano consistenza, cresceva la voglia di fare ciò che da un po’ avevo in mente.

“Voglio vederci chiaro. Dohor non può spodestare mio nonno solo per il gusto di vincere una battaglia conclusasi anni fa. La sua è solo voglia di vendetta... e io non gli permetterò di rovinare la pace della sua stessa terra.”

“Rory... non puoi pensare di fermarlo... sei solo una ragazzina!”

Maledizione!  

“Non sono una ragazzina, Jona! Ho sedici anni e non sono stupida. Tanto meno ho voglia di rimanere ancora rinchiusa fra queste quattro, soffocanti mura, mentre là fuori succedono stragi in cui i miei genitori sono immersi fino al collo. Non ce la faccio, Jona... non chiedermi di stare ancora immobile a far niente perché non ci riesco!”

Notai come il suo viso s’incupiva e la fronte aggrottarsi. A volte, constatai, assomigliava proprio a mio nonno...

“Spiegami che diavolo vuoi fare, allora.” Quella frase suonò più come un ordine che come una resa.

Sapevo che non avrebbe mai e poi mai acconsentito a quello che avrei voluto fare. Lo sapevo fin troppo bene...

“Voglio uscire da qui... e voglio rivedere i miei genitori.” sussurrai. Attesi la sfuriata che si sarebbe scatenata.

“Non stai dicendo sul serio, vero?”

Annuii. Questo lo mandò in bestia.

“Ma sei pazza? Ido ti ammazzerà davvero, questa volta! E poi...” la strigliata fu interrotta dalla forte melodia delle trombe che segnalavano la fine del rifocillamento e del riposo. Ringraziai mentalmente ogni singolo trombettiere e mi ripromisi di non imprecare più contro di loro quando mi svegliavano di buon ora, al mattino. Dopotutto, mi avevano praticamente salvato la vita...

Non lo lasciai nemmeno finire di sfuriare a bassa voce che scattai in piedi, come per dichiarare chiusa quella discussione.

“No, Rory... te ne prego...” m’implorò bloccandomi per un polso.

Con rabbia mi accorsi che quel gesto e quella frase detta a voce troppo alta scatenò una serie di mormorii e di occhi strabuzzati fra gli allievi dell’Accademia ancora in sala mensa.

Mi voltai per guardarlo e, riluttante, mi accostai a lui per sussurrargli ad un soffio dall’orecchio.

“Non cambierò idea, Jona. Sei l’unico qui dentro che ancora mi tratta per quella che in realtà sono.” continuai, togliendogli ancora una volta il diritto di proferir parola “Stanotte sarò là, nell’ala Ovest, solito posto. Ti aspetterò al rintocco della prima ora di domani.”

Non so cosa mi prese. D’improvviso non mi curai più di tutti gli sguardi che mi sentivo puntata addosso. Gli posai un leggero bacio sulla guancia, una cosa che non avevo mai fatto in vita mia con nessuno fuorchè mio nonno. Tuttavia, non me ne pentii.

“Qualunque sia la tua decisione, spero di rivederti, Jona.”

La sua presa si sciolse dal mio polso, la sua immobilità sbigottita mi permise di lasciare la mensa.

Non mi importava più di niente. La mia scelta ormai era presa.

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Continua...?!

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Rieccomi, ragazzi! Sempre in "leggero" ritardo, ho postato anche il quinto capitolo ^^
Ormai dovrete abituarvici XDDD
Ad ogni modo, volevo chiedervi come mai avete recensito in così pochi nel capitolo precedente...
Forse non vi piace come ho voluto continuarla?
Fatemelo sapere, vi prego!
Comunque... avete capito chi è Jona? L'avete riconosciuto? XD
Se la risposta è "no", allora andate a rileggervi le Cronache del Mondo Emerso. ^^
Spero ne siate rimasti sorpresi^^
Traquilli... ho ancora parecchi assi nella manica, oltre questo, per stupirvi.^^
O almeno, lo spero...
Ps: "La prima ora di domani" si riferisce a mezzanotte.^^

Ringrazio:

- Scheggia94: Grazie infinite per la tua recensione. Sono felice che il continuo sia di tuo gradimento! Continua a seguirmi... Bacioni!
- miss miyu 91 : Eccola qui!!! Sempre, eh? Mi segui in tutto e per tutto... Non sai quale immenso piacere!! ihih... grazie, tesoro! Sei unika! kiss

Linsday mi ha pregata di salutarvi tutti quanti e di mandarvi un grosso, affettuoso abbraccio!^^

Un bacio anche da parte mia!

Hilary




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