Rise Up

di LiamHart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Thunderstruck ***
Capitolo 2: *** Riders on the storm ***



Capitolo 1
*** Thunderstruck ***



- Quante possibilità ci sono che una persona venga colpita da un fulmine? -
- Mi faccia controllare... Beh... Una su circa cinquecentosettantasei mila! -
- E quante possibilità ci sono che una persona venga colpita da un fulmine mentre tiene in mano un manufatto asgardiano? -
- Oh signore, io non... -
- Simmons, era una domanda retorica! -
- Oh, certo! Che stupida! Mi perdoni agente Coulson... -
Quelle voci mi giungevano alle orecchie ovattate, quasi distorte. Non sapevo a chi appartenessero. Non sapevo dove mi trovavo. Non sapevo di cosa stessero parlando o cosa fosse successo.
Non c'era un singolo muscolo del mio corpo che non mi procurasse un dolore lancinante in quel momento, mi sentivo paralizzato, ed una forte emicrania iniziava a farmi temere che la mia testa fosse in procinto di esplodere.
Aprii gli occhi lentamente, spinsi appena il capo. Ero disteso su un letto, intente a discutere di fronte a me vi erano diverse persone, benchè il dialogo si fosse svolto soltanto fra due di esse.
Cercai di mettere a fuoco quelle immagini, cercare di scoprire chi fossero, ma la mia attenzione venne attirata da qualcos'altro.
Intorno alla mia mano destra si era formata elettricità pura.
- Co... Cosa mi sta succedendo? - Chiesi ad alta voce, attirando la loro attenzione.
Mi misi a sedere, con un notevole sforzo. Sentivo il cuore battere all'impazzata, e scoprii da alcuni cavi e dai rumori che mi circondavano di essere attaccato a delle macchine.
Il braccio destro mi tremava, iniziavo ad avere paura. Un ragazzo si avvicinò a me, dopo aver assunto un'espressione amichevole.
- Wooo! Stai tranquillo, amico! Non c'è nulla di cui tu debba preoccuparti. Io sono Fitz, lei è Simmons e loro... - Non terminò quella frase, un uomo con un camice bianco si avvicinò a me, stringeva una siringa in mano. Appena prima che potesse usarla, però, l'elettricità che mi circondava la mano si trasformò in una scarica elettrica vera e propria che lo colpì al ventre, atterrandolo.
- Cosa volete farmi? - Domandai ad alta voce, puntando la mano destra verso il gruppo che prima era intento a discutere.
Sentii qualcosa colpirmi il collo, ed ancora prima che avessi il tempo di reagire persi i sensi.

- Era proprio necessario, May? -
- Non hai visto come aveva reagito? -
- Silenzio, si sta svegliando... -
Quando riaprii gli occhi mi trovavo in una stanza diversa. Le pareti erano blu e scure, fatte di un materiale che non fui capace di stabilire. Questa volta di fronte a me vi erano solo altri due individui, un'uomo sulla cinquantina ed una donna dai tratti orientali. Li osservai in silenzio per qualche secondo, con un'espressione corrucciata.
- Come ti senti? - Mi chiese lui.
- Uno schifo. - Mi misi a sedere sul materasso su cui mi ero risvegliato.
- William, hai idea di cosa... -
- William..? - Domandai confuso - Chi è William? -
Adesso anche lui mi guardava perplesso.
- Non è il tuo nome? Come ti chiami? -
Mi portai le mani alle tempie, la testa mi faceva ancora male. Cercai una risposta a quella domanda, ma non la trovai. Non ricordavo più il mio nome. Provai a balbettare qualcosa, ma mi ci vollero pochi secondi per capire che non avevo dimenticato soltanto quello.
Non ricordavo più nulla della mia vita, ero tabula rasa. Nella mia mente si accavallavano conoscenze di ogni tipo, studi in settori di ogni genere, ma qualsiasi cosa riguardasse me o il mio passato non esisteva più.
- Io... Non me lo ricordo... -
- Sicuro? -
- Eh... Si... - Mormorai cupo, appoggiandomi con la schiena alla parete dietro di me.
- Io sono l'agente Coulson, e lei è l'agente May. - La donna annuì, ma il suo viso non sembrava tradire alcuna emozione - Tu sei William Hart! -
Sorrisi aspramente, e commentai quelle sue parole con un tono ironico: - Perfetto, ho un nome! Adesso mi manca tutto il resto della mia vita. -
- Non ricordi come sei arrivato qui? -
- Non ricordo nulla, agente... -
- ... Coulson! - Ribadì lui. Premette diversi pulsanti su un tablet che aveva con se, e su di esso apparve un'immagine. Una sfera dorata.
- Sai cos'è questa? - Mi chiese. Scossi il capo, non ne avevo idea.
- E' un manufatto asgardiano! - La mia mente iniziò ad elaborare dati ad una velocità incredibile. Quella parola mise in moto un qualche meccanismo che riattivò tutte le conoscenze che avevo su Asgard.
- Asgardiano? - Chiesi con fare incerto.
- Proveniente da... -
- Si, ricordo qualcosa riguardo Asgard... A dire il vero ricordo... Più di quanto dovrei, credo... - Coulson assumette un'espressione scettica.
- Avevi detto che non ricordi nulla... -
- Io non... Riesco a spiegarlo! E' come se avessi dimenticato tutto ciò che riguarda me, la mia vita! Ma non le mie conoscenze... -
- Ammesso che quelle che hai nella mente, adesso, siano davvero le TUE conoscenze. -Precisò May, ferma vicino alla porta. Aveva ragione, non potevo essere certo che le cose che ricordassi appartenessero alla mia vita precedente. Probabilmente c'era qualcosa sotto.
- Ho qualcosa a che fare con quel manufatto? - Domandai ancora.
- Lo avevi in mano quando un fulmine ti ha colpito, la sfera si è distrutta all'istante! -
- Mi dispiace... Perchè la stavate cercando? -
- Quello è il nostro lavoro, William. La domanda è... Perchè la stavi cercando tu? - Abbassai lo sguardo e presi a grattarmi nervosamente la barbetta incolta che mi copriva il viso, chiara come i miei capelli biondi e abbastanza lunghi da raggiungermi quasi le spalle.
- Vorrei poter avere una risposta, agente Coulson... Comunque... Ha detto che si tratta del vostro lavoro! Chi siete..? -
- Noi siamo membri dello S.H.I.E.L.D... Il nostro compito è quello di... -
- So cosa siete... - Lo anticipai, portandomi di nuovo le mani alle tempie - Quello che ho fatto prima... L'elettricità... Come è possibile?
- Questa è un'altra cosa che speravo potessi dirmi tu... -
- Come sta quel dottore? -
- Se la caverà! -
Non aggiunse altro, abbandonò la stanza insieme a May, lasciandomi solo. Io mi distesi sul materasso, mi concentrai sulla mia mano destra ma non accadde nulla. Evidentemente quella era stata una manifestazione isolata. Non sapevo se esserne contento o meno.
Mi chiesi se mi era mai capitato di sentirmi vuoto come in quel momento, dilaniato dentro. Potevo avere venticinque anni, non di più, questo voleva dire che avevo perso venticinque anni della mia vita.
Poggiai anche la testa al muro dietro di me, prima che la porta si aprisse. Fecero il suo ingresso quattro ragazzi. Quello più grosso restò alla porta, come aveva fatto prima May, gli altri tre si avvicinarono a me con cautela.
- Come ti stavo dicendo prima... Io sono Fitz, loro sono Simmons e Skye, e il tipo alla porta è Ward... - Mi misi in piedi, strinsi la mano del ragazzo e della prima ragazza che mi aveva presentato. L'altra, appena ebbe modo di vedermi in viso, si portò una mano di fronte alla bocca ed impallidì. Borbottò qualcosa che non riuscii a definire e scappò all'esterno di quella stanza. Gli altri osservarono la scena con la mia stessa perplessità.
- Sta bene..? - Chiesi, senza pensarci due volte.
Simmons abbozzò un sorriso imbarazzato e rispose: - Credo di si! Non so perchè si è comportata così... Tu, piuttosto... Come stai? -
- Inizio a riprendermi... Ragazzi, avete idea di cosa mi sia successo? - I due che avevo di fronte scossero il capo.
- Penso che la sfera abbia attirato il fulmine su di te... - Iniziò lui.
- E che questo ti abbia colpito, distruggendola fra le tue mani... - Continuo lei, lasciando che fosse di nuovo Fitz a continuare.
- In un certo senso la sfera, esplodendo, potrebbe averti protetto da quella scarica, e non solo... -
E di nuovo Simmons: - E' possibile che qualsiasi cosa contenesse quella sfera... Potrebbe averti in un certo qual modo... Contagiato... Da qui... -
Conclusero insieme: - Quell'elettricità! -
- Concludete sempre le vostre frasi a vicenda? - A quella mia domanda Ward sbottò a ridere, mentre loro due iniziarono a sembrare visibilmente in imbarazzo.
- Certo che no! - Dissero all'unisono, arrossendo in contemporanea.
- Ok... Ehm... Posso andare adesso? -
- Coulson ha detto che sei libero di andare, si! Ma preferirebbe che tu restassi con noi per un pò, giusto per capire cosa ti è successo davvero... - Spiegò Fitz, lasciando per l'ultima volta la parola a Simmons.
- In ogni caso... Credo che dovresti parlare con Skye... Vi conoscete per caso? -
Scossi il capo: - E' una cosa che vorrei scoprire... -



Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità, fatemi sapere cosa ne pensate se vi va! Ciao! :D
Lele

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Capitolo 2
*** Riders on the storm ***



Camminavo lentamente, sotto la pioggia battente.
Sembrava non darmi fastidio il fatto che piovesse, nonostante non avessi nulla per ripararmi. I fulmini squarciavano l'oscurità della notte, ed i boati che da essi scaturivano erano, insieme alla pioggia che raggiungeva il suolo, l'unico suono che potevo percepire intorno a me.
Sotto i miei piedi un soffice manto d'erba verde e soffice, lunga quasi fino alle mie caviglie. Era una radura, o qualcosa di simile.
- WILLIAM. - Ed eccola quella voce, chiamarmi dal nulla. Mi guardai intorno, non ero spaventato, ma curioso. Chi mi aveva chiamato? E dove si trovava costui?
Nei secondi successivi non accadde nulla, tanto che decisi di sedermi sull'erbetta, incurante di bagnarmi.
Sapevo che sarebbe successo qualcosa, che stavo aspettando qualcosa, ma non mi era dato sapere di cosa si trattasse.
Ed ecco un altro fulmine a squarciare l'aria, per abbattersi al suolo proprio di fronte a me. L'istante dopo vi era un uomo al suo posto.
Indossava una pesante armatura dorata dalle sembianze medievali, e stringeva nella mano destra una spada che aveva la forma di un fulmine. Soltanto in seguito mi saltarono all'occhio la sua barba lunga barba nera, intrecciata, e la sua capigliatura notevolmente curata. Sembrava avere mezzo secolo di vita, o giù di lì.
- Chi sei..? - Tutto quello avrebbe dovuto intimorirmi, ma non era riuscito a farlo. Ero tranquillo, a discapito di quella situazione.
- Davvero non mi riconosci? - Mi domandò stupito, correggendosi subito dopo: - Effettivamente... Come potresti? - Abbozzò un sorriso tranquillo, e in quel momento riuscii a leggere nei suoi lineamenti qualcosa di familiare, che avevo già visto... Ma dove?
- Allora..? -
- Ogni cosa al suo tempo! Sai perchè sei qui? - Scossi il capo, e lui riprese: - E' tempo che tu venga a conoscenza della missione che ti è stata assegnata. -
- Missione? - Domandai perplesso - Non ricordo nulla, solo il mio nome adesso. Sono ancora in pessimo stato, e al momento sono praticamente prigioniero su un areo. -
- E' lì che devi essere, William. - Adesso il mio sguardo si fece scettico - Ma anche questo ti sarà chiaro al momento giusto. - Incrociai le braccia e lo guardai corrucciato.
- Sei qui per dirmi qualcosa di concreto? O per mettermi di fronte a qualche enigma che non saprei come risolvere?
- La terra è in grave pericolo, William! E questa volta gli eroi che il tuo pianeta conosce non potranno fare nulla per proteggerla, se le cose continueranno a peggiorare! - 
- Devo... Fare... Cosa di preciso? - Balbettai confuso.
- Devi combattere! Fermarli prima che diventino troppo forti! -
- Fermare chi..? -


Mi svegliai di soprassalto, qualcuno mi stava smuovendo per un braccio, benchè i suoi modi erano particolarmente dolci. Aprii gli occhi di scatto, e questa volta fu la ragazza, Skye, a sobbalzare.
Cadde all'indietro, finendo a terra in maniera quasi rovinosa, e la sentii imprecare.
- Stai bene? - Le chiesi.
- Si... Credo! Tu... Piuttosto? - Indicò il mio braccio destro, e scoprii che era completamente circondato dall'elettricità. Deglutii, confuso, e lo osservai per qualche secondo, il tempo che si placasse completamente.
- Sono confuso... - Mi misi seduto sul materasso e mi portai le mani alle tempie, lei invece restò seduta a terra, di fronte a me.
- Davvero non ricordi nulla? - Domandò con un pizzico di scetticismo.
- Davvero. - Quella mia risposta sembrò ferirla sulle prime, ma poi mi parve quasi sollevata - Hai intenzione di dirmi cos'hai? -
- Ogni cosa al suo tempo! - A quella sua risposta decisi di distendermi sul materasso, dopo averle regalato un sorriso ironico. Lei non poteva capire quanto quelle sue parole in quel momento mi suonassero irritanti.
- Allora perchè sei qui? - Cercai di capire.
- Volevo vedere come stavi, mi dispiace di aver reagito in quel modo, prima... -
- Skye... Cosa mi stai nascondendo? - Le chiesi in un mormorio.
- Perchè credi che ti stia nascondendo qualcosa? -
- Sei un libro aperto, non te ne rendi conto? Mi vedi e fuggi via... Poi torni, ti dico che non ricordo nulla e prima sembri soffrirne, ma poi appari completamente sollevata! Ed il modo in cui mi stai guardando adesso... - Lei abbassò lo sguardo, arrossì, ma cercò di non darlo a vedere.
- Cos'ha che non va il modo in cui ti sto guardando? -
- Sembri... Preoccupata! Per me... -
- Forse lo sono davvero! - Mi voltai a guardarla, ma lei evitò il mio sguardo.
- Perchè? - Resto in silenzio, così da permettermi di porle quell'altra domanda: - Skye... Noi due ci conoscevamo? -
La ragazza si alzò in piedi, lentamente, e mi rivolse l'ennesimo sguardo carico di premura, questa volta mista ad incertezza.
- Se ti dicessi di si, ti mentirei, ma farei lo stesso dicendoti di no... -
- Smettetela di parlarmi tutti per enigmi! - Esclamai nervoso, guadagnandomi un'occhiata interrogativa.
- Cosa? -
- Lascia perdere... E' meglio! -
Qualcuno bussò alla porta, ma ancora prima che potessi dire qualcosa l'agente Coulson entrò, facendo subito dopo cenno a Skye di uscire. Restammo soli.
- Come stai? -
- Mi fa male la testa, sono confuso, ma per il resto sto bene... - L'uomo annuì, e decise di fermarsi proprio di fronte a me, in piedi.
- Fitz e Simmons hanno scoperto diverse alterazioni genetiche nel tuo corpo, dicono che siano in evoluzione, il che vuol dire che... -
- Sto subendo dei cambiamenti? -
- Esatto! -
- C'entra il manufatto Asgardiano? -
- Non credo si tratti di una coincidenza, quindi si... -
- Cosa mi sta succedendo? - Domandai, speranzoso di poter ottenere una risposta.
- Non lo sappiamo ancora con certezza, per cui non voglio dirti niente per il momento! Ma il fatto che l'elettricità si sia manifestata nuovamente mi fa pensare che non si sia trattata di una casualità la prima volta. -
- Sono io a produrla? -
- Forse. - Era serio, mi guardava negli occhi come nel tentativo di poterli oltrepassare per capire cosa stavo pensando.
- Posso andare adesso? -
- Hai due possibilità... Puoi andare via, tornare a casa, ma non ti mentirò... Continueremo a tenerti sotto controllo fino a quando non ci saremo accertati che tu non possa diventare pericoloso... -
Mi alzai in piedi, incrociai le braccia e mi posi proprio di fronte a lui.
- L'altra possibilità qual'è? -
- Resti! Collabori con noi, mentre scopriamo cosa ti sta succedendo! E poi... Si vedrà! - Aprii la bocca per dirgli che sarei voluto tornare a casa, qualunque essa fosse, ma un istante prima che lo facessi mi tornarono alla mente le parole di quell'uomo che avevo incontrato nei miei sogni: "E' lì che devi essere."
- Resto. - Decisi con tono fermo.
- Ottimo! Allora riposati, più tardi ti faremo altri esami, e domani potremmo avere bisogno di te per una missione! -
- Che genere di missione? -
Coulson sorrise, e aperta la porta della stanza mi rispose con semplicità: - Ogni cosa al suo tempo! -

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