Evil Sound

di Hendy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Beginning ***
Capitolo 2: *** Doctor ***
Capitolo 3: *** Grumble ***
Capitolo 4: *** Again ***
Capitolo 5: *** Investigation ***
Capitolo 6: *** Chase ***
Capitolo 7: *** Catch ***
Capitolo 8: *** Awake ***
Capitolo 9: *** Story ***
Capitolo 10: *** Plan ***
Capitolo 11: *** Wrong ***
Capitolo 12: *** Battle ***
Capitolo 13: *** Connection ***
Capitolo 14: *** Forever (Epilogue) ***



Capitolo 1
*** Beginning ***


“Accidenti, perché dobbiamo essere di turno pure oggi con questo freddo? Io e la mia Onee-sama potevamo fare così tante cose insieme oggi. Avremmo potuto fare shopping, riunirci in una tavola calda insieme, scaldarci da questo freddo pungente usando i nostri corpi… Fuuuuuuuuuuu. ”
“Su col morale Shirai-san, ci saranno altre occasioni! L’AntiSkill conta su di noi.”
Uiharu Kazari e Shirai Kuroko erano di pattuglia quel giorno. Erano le vacanze invernali e il freddo di certo non mancava. Ultimamente ad Academy City gli atti di vandalismo erano aumentati considerevolmente, ed era compito di Judgment e AntiSkill aiutare in questa faccenda. Ma questo impiegava rigidi turni di pattuglia da rispettare e poco tempo da dedicare ai propri piaceri personali. E così Kuroko non poteva fare a meno di lamentarsi del poco tempo che scorreva con la sua adorata Misaka Mikoto Onee-sama.
“Uiharu, non puoi capire quanto sia grande la passione che provo per Onee-sama, la terza più potente tra i  Level 5 di Accademy City,  la “Railgun” della Tokiwadai, l’inimitabile Principessa Elettric--”
*Driiiiiiiiiiin*
“Mi sa che è il tuo cellulare, Shirai-san”
“Pronto? Ah, Senpai.. Sì… Sì, siamo qui vicino, andiamo subito… Ricevuto! Uiharu, è arrivata la segnalazione di un'altra aggressione. Dobbiamo andare, ci teletrasporteremo!”
“Sì!”
Teleporter o Teletrasporto, era l’abilità per cui era famosa Shirai Kuroko. Grazie a questo potevano ricoprire lunghe distanze in breve tempo, il che era ottimo per una situazione simile. Dopo una manciata di secondi si trovavano già nel posto in cui era stata fatta la segnalazione. Atterrarono appena fuori da un vicolo, da cui sentirono arrivare delle voci. Entrarono velocemente, non sapendo ancora cosa le attendeva.
“Siamo della Judgment! Vi dichiaro in arresto per aggressione. Allontanatevi da quella ragazza se non volete passare dei guai”
Cinque loschi individui stavano circondando una studentessa della Tokiwadai, riconoscibile dalla divisa, stesa a terra e semi-cosciente. Veder arrivare una coppia di studentelle delle medie non spaventò affatto quei cinque che anzi, risero a crepapelle alla loro vista, non sapendo ancora con chi avevano a che fare.
“Ahahah, la Judgment è caduta veramente in basso per mandare voi. Beh, meglio così. Che ne dite di unirvi a noi?” Due di loro abbandonarono il gruppo in direzione di Kuroko e Kazari. Così facendo, si poté intravedere meglio la figura della ragazza il cui viso prima era nascosto dagli stessi. Appena Kuroko riconobbe la studentessa della Tokiwadai, il suo cuore perse un battito.
“Onee-sama!!!”
*
 
Mikoto quel giorno si stava dirigendo in gelateria. Camminando per strada, qualche minuto prima, vide un volantino della gelateria in questione la quale offriva un portachiavi a forma di Gekota in regalo a tutti coloro che ordinavano la coppa speciale del giorno. Inutile dire quali fossero le intenzioni di Mikoto.
“Riuscirò a prendere quel Gekota a tutti i costi! Kuroko sarà impegnata tutto il giorno perciò posso nasconderlo più tardi, senza sentire la sua solita predica.”
Si stava già pregustando il suo futuro nuovo gadget quando, ad un tratto, partì un suono dal nulla che la fece rabbrividire. La cosa successe in un lampo. Un attimo prima stava camminando e un attimo dopo dovette appoggiarsi al muro come sostegno per non cadere. Questo suono acuto si stava propagando nell’aria come onde elettromagnetiche ed era così forte che gli stava perforando la testa.
“Che diamine..?”
Questo fischio le ricordava la potenza di Capacity Down, quel suono potente abbastanza da disturbare i poteri di qualsiasi Esper nel raggio di tiro, ma la cosa strana è che solo lei sembrava sentirlo. Nessun altro infatti sembrava infastidito o meglio, nessun altro sembrava averlo notato. E ciò che sembrava ancora più strano è che non sembrava arrivare da nessuna direzione in particolare. Mikoto sentì le sue energie prosciugate come se questo suono le avesse scaricato le batterie. Raccogliendo le forze, cercò di allontanarsi, oscillando pericolosamente, ma nel mentre, urtò un uomo che non sembrò gradire molto il gesto.
“Ehi ragazzina! Dove te ne stai andando senza nemmeno una scusa? Già che ci sei, per farti perdonare perché non resti con noi eh?”
L’uomo prese Mikoto per il braccio, trascinandola in mezzo ai suoi compagni in modo da non farla scappare. Appena  Mikoto si sentì strattonare, cercò di lottare per fuggire dalla presa di quel tipo, attirando l’attenzione di alcuni passanti lì intorno. Cercò di liberarsi con una scarica elettrica ma…
I miei poteri!.. questo suono… li sta neutralizzando?! Com’è possibile?!”
Non potendo contare sui suoi poteri, l’unica cosa che le venne in mente fu liberarsi con le maniere forti. Sganciò un destro contro il tipo che la tratteneva, il quale lasciò la presa, spiazzato dal colpo, e cercò di scappare intrufolandosi in un vicolo lì vicino. Ma la fuga non durò molto visto che inciampò subito dopo, privata della forza di correre da quel suono che ancora riecheggiava nella sua testa. I cinque teppisti che formavano la compagnia, presto la circondarono. La persona che prima tentò di trattenere Mikoto, parlò con una voce amara e quasi divertita da quella situazione.
“Ehi ehi, dove te ne stai scappando? Ti devo ancora ringraziare per quel pugno.”
Dopo aver detto questo, piazzò un calciò in mezzo alle costole di una Mikoto ancora a terra, che la fece piegare in due dal male.
“Che fai, non dici niente? Sai che sei pure carina? Chissà, magari dopo che te l’avrò fatta pagare possiamo uscire insieme.”
Uno dei cinque la prese per i capelli, facendo gemere Mikoto, e la mise in piedi, giusto il tempo per ricevere un altro pugno dritto nello stomaco che la atterrò di nuovo.
Mikoto provò a richiamare l’elettricità ma l’unica cosa che riuscì a fare fu una scintilla.
Questo suono sta risucchiando le mie forze. Come può essere… Mi sento così debole. Lasciatemi stare… lasciatemi stare…Cazzo!”
Prima che potessero riprendere quel loro passatempo, una voce dietro di loro li interruppe.
“Siamo della Judgment! Vi dichiaro in arresto per aggressione. Allontanatevi da quella ragazza se non volete passare dei guai”.
Mikoto riconobbe subito la voce. “Questa voce…” pensò.
A queste parole gli individui si girarono di scattò, solo per trovarsi due giovani studentesse in fondo al vicolo che mostravano una fascia verde nel braccio, simbolo della Judgment. Le risa furono immediate.
“Ahahah, la Judgment è caduta veramente in basso per mandare voi. Beh, meglio per noi. Che ne dite di unirvi a noi?”
Così dicendo due di loro lasciarono il gruppo permettendo ad una Mikoto ormai stremata, di vedere in faccia le sue salvatrici. I loro sguardi si incrociarono.
“Onee-sama”, urlò una Kuroko sorpresa e allo stesso tempo spaventata, nel vedere la sua amata così conciata. Quel suono che tormentava Mikoto ancora non se n’era andato. Stava raggiungendo il limite. Kuroko spiazzò i cinque delinquenti in un batter d’occhio e si teletrasportò al suo affianco, seguita da Kazari che le corse incontro.
Raccogliendo le sue ultime energie, si rivolse a Kuroko.
“Kuroko…Questo suono…allontaniamoci, portami via da qui…”
Dopodichè il buio si impossessò di lei e tutto divenne solo un ricordo lontano.
 
*
 
Dopo aver steso i cinque, Kuroko si teletrasportò al fianco di Mikoto. Sembrava così debole e indifesa.
“Che ti hanno fatto per ridurti in questo stato?”
Appena Kuroko le sfiorò la spalla, sentì gemere Mikoto. Non l'aveva mai vista in quelle condizioni. Ogni tocco sembrava accentuare il suo dolore. Raccogliendo le energie residue, Mikoto riuscì a dire qualcosa.
“Kuroko…Questo suono…allontaniamoci, portami via da qui…”
Dopodiché perse i sensi. Kuroko rimase spiazzata, cercò di chiamarla più volte ma senza ottenere altre risposte.
“Onee-sama! Onee-sama!! Accidenti!!”
Prese Mikoto per il braccio e cercò di sostenere il capo, pronta a teletrasportarsi con lei.
“Uiharu, pensaci tu qui fino all’arrivo dell’AntiSkill. La porto in ospedale. Raggiungimi lì!”
E senza dare il tempo alla sua compagna di rispondere, si teletrasportò.

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Capitolo 2
*** Doctor ***


Erano passate un paio d’ore dall’arrivo di Kuroko in ospedale. Si trovava in una stanza, accanto ad una Mikoto che ancora non dava cenni di ripresa, assieme a Kazari e Saten Ruiko. Ruiko era stata chiamata da Kazari, dopo che quest’ultima si era assicurata dell’arresto dei cinque criminali da parte dell’AntiSkill. Appena sentito le parole “Misaka-san è stata aggredita!” si era diretta di corsa all’ospedale, dove le altre due compagne erano in attesa che Mikoto finisse di essere medicata. L’aria nella stanza era piuttosto tesa. Nessuno sapeva come Mikoto fosse stata sconfitta e questo preoccupava assai le tre ragazze. Nessuno aveva aperto bocca dall’arrivo di Ruiko. Kuroko era seduta su uno sgabello, affianco al letto della sua amata, con i pugni serrati, mentre Kazari e Ruiko si dividevano il divanetto presente nella stanza. I loro pensieri vennero interrotti dall’arrivo del Dottor Rana, così chiamato per la sua faccia simile, appunto, ad una rana.
“Non si è ancora svegliata?”
Le tre ragazze fecero cenno di no, abbassando il capo.
“Non preoccupatevi. Se Misaka dovesse vedervi con queste facce si arrabbierebbe un sacco.”
Dopodichè si rivolse a Kuroko.
“Sei tu Shirai Kuroko, giusto? Da quel che risulta, sei stata tu a portare qui Misaka. Posso scambiare due parole con te?”
I due si diressero fuori della stanza dove Kuroko prese la parola.
“Onee-sama starà bene, vero?”
“I colpi che ha subito durante l’aggressione hanno provocato delle leggere contusioni sul corpo. Questo però non sembra essere il motivo del suo stato attuale. Sembra che la causa sia un’altra.”
“U-Un ’altra..?”
“Si… Dalla risonanza che abbiamo eseguito, sembra che nelle ultime ore Misaka sia stata sottoposta ad una notevole pressione esterna che l’ha, per così dire, ‘scaricata’. La causa di questo per noi è ancora ignota però ho elaborato una mia teoria. Dai risultati ottenuti, sembrano esserci gli stessi parametri di un’Esper quando è sottoposto a Capacity Down, anche se nel caso in questione sembra essere più  devastante per la persona. Dovresti sapere cos’è Capacity Down, visto che hai lavorato direttamente nel caso.”
Kuroko rimase stupita dalle sue parole.
“Qualcosa simile a Capacity Down? Ma perché né io né Uiharu ne siamo state influenzate?”
“Come ho detto, è solo una teoria. Ricordi per caso se prima di perdere i sensi, Misaka ti ha accennato qualcosa?”
“Beh… ha accennato ad un suono. Ma non abbiamo sentito nulla del genere quando siamo arrivate.”
“Suppongo dovrò chiedere a Misaka quando si sveglierà. Non ti preoccupare, ha solo bisogno di una bella dormita. Appena si sveglia, chiamatemi. In ogni caso è meglio se per la notte rimanga qui. Penseremo noi ad avvisare il vostro supervisore del dormitorio.”
“Va bene.”
“Ah, un’ultima cosa. Se dovesse risuccedere una cosa del genere, fatemelo sapere. È meglio non sottovalutare questo accaduto. Con permesso.”
E con queste parole se ne andò. Rientrata nella stanza, raccontò a Kazari e Ruiko ciò che il dottore le aveva detto.
“Qualcosa di più potente di Capacity Down? Mmm.. Proverò a fare delle ricerche, magari troviamo qualcosa.”
“Non ho mai sentito parlare di qualcosa di simile, nemmeno le leggende metropolitane parlano di questo. Dovremmo affidarci ad Uiharu. Però almeno sappiamo che Misaka-san si riprenderà presto. Dobbiamo solo aver pazienza.”
“Già. Scusate, vado a prendere da bere, se Onee-sama si sveglia, avvertitemi…”
Necessitando di una boccata d’aria, Kuroko tornò fuori e andò al distributore più vicino. Inutili sensi di colpa la stavano perseguitando e come se non bastasse, qualcosa sembrava incombere sulla sua Onee-sama. E come suo araldo, compagna e amante, aveva il compito di proteggerla. Per questo avrebbe dovuto indagare più a fondo sulla faccenda. Finchè Mikoto non avrebbe aperto gli occhi, non si sarebbe data pace.
“Se fossi arrivata prima forse ora Onee-sama non sarebbe in quelle condizioni…”
Dopo aver preso alcune lattine, tornò indietro e rientrò per la seconda volta nella stanza. Diede le rispettive lattine alle due amiche, e riprese posto sullo sgabello accanto al letto. Guardò Mikoto e sospirò.
Che ti è successo? Se solo fossi stata lì…” pensò. “Hai la cattiva abitudine di trovarti sempre nei guai.” Si lasciò sfuggire.
Ma proprio in quel momento, finalmente, Mikoto iniziò a svegliarsi. Kuroko balzò dalla sedia.
“Onee-sama! Ti sei svegliata!”
La sua voce attirò anche le altre due che si avvicinarono a Mikoto.
“Tutto bene, Misaka-san?”
“Come ti senti?”
Mikoto si stava guardando intorno, piuttosto confusa e spaesata.
“D-Dove mi trovo?”
*

Mikoto si sentiva pesante. Sentiva di essere in un posto confortevole ma ogni parte del suo corpo doleva come non mai. Prima di aprire gli occhi, cercò di basarsi sugli altri sensi.
Dove si trovava? Era stesa sopra qualcosa di soffice. Era un luogo caldo, si sentiva, in un certo senso, protetta.
Ma come ci era arrivata? I ricordi erano confusi. Che aveva combinato per trovarsi in un posto simile?
Nell’aria c’era uno strano odore di sala chiusa e disinfettante.
Decise di aprire gli occhi. Fu incredibilmente difficile, sembrava come se il suo corpo gridasse a gran voce di non volerne sapere. Appena ci riuscì, fu avvolta da una luce biancastra che le fece subito richiudere gli occhi. Da lì a poco decise di darsi un’altra occasione e cautamente li riaprì. Quello che vide fu un soffitto bianco. Girò il capo e vide al suo fianco Kuroko, la quale nel vederla aprire gli occhi, era balzata al suo fianco. Dopodichè sentì altre due presenze e, guardandosi intorno, scorse Kazari e Ruiko. Di una cosa era certa, non era la sua stanza di dormitorio. Con un filo di voce, e con grande riluttanza da parte delle sue corde vocali, riuscì a parlare.
“D-Dove mi trovo?”
Cercò di mettersi seduta ma ogni movimento, anche il più minimo, le provocava un forte dolore. Kuroko, capendo le sue intenzioni, la bloccò.
“Accidenti a te Onee-sama, non cambi mai. Non pensare neanche ad alzarti, ora devi solo riposare e recuperare le energie. Perciò resta stesa ancora un po’.”
“Kuroko..”
“Comunque, siamo in ospedale. Ti abbiamo portato qui dopo che hai perso i sensi. È meglio chiamare il dottore, voleva essere avvisato.”
“Ci penso io, Shirai-san” si offrì Kazari, lasciando la stanza. Dopodichè prese la parola Ruiko.
“Ehm… Misaka-san. Ricordi cosa ti è successo?”
Mikoto non rispose subito. Si concesse qualche secondo per rispondere e pensare. Si portò il braccio sopra gli occhi, non ancora del tutto abituati alla luce del posto. Dalla finestra iniziavano ad intravedersi le prime sfumature del tramonto imminente.
“Io.. e-ecco, non ne sono sicura. Stavo andando in un posto… e all’improvviso ho sentito un suono, come un fischio acuto… e devo essermi imbattuta in dei teppisti di strada…”
“Ma perché non ti sei difesa?” le chiese Ruiko.
“Non potevo… i miei poteri… non riuscivo ad usarli. Non so…”
Ma l’’interrogatorio’’ non andò avanti molto, dato che il dottore arrivò solo pochi minuti dopo dal risveglio di Mikoto. Fece uscire i presenti in modo da scambiare qualche parola in privato con la sua paziente. Mikoto cercò di mettersi seduta nuovamente, e questa volta, seppur con difficoltà e con un piccolo aiuto del dottore che la sostenne, ci riuscì. Il dottore espose la sua teoria a Mikoto mentre la ragazza gli raccontò del suono che aveva sentito e di come, successivamente, era rimasta senza difese.
“Era come se le mia abilità venisse prosciugata in pochi secondi. Dottore, ipoteticamente, crede sia possibile ricreare Capacity Down in modo che colpisca solo determinate persone o… solo una persona in particolare? Se si usassero gli stessi principi per creare qualcosa di simile, si spiegherebbe il perché solo io sembravo esserne condizionata. ”
“Suppongo che ai giorni d’oggi la scienza possa arrivare a creare qualsiasi cosa. In ogni caso, come avrai notato, quel suono non ha agito solo sulla tua abilità di Electromaster, ma anche sul tuo organismo in generale. È per questo che ora ti senti così debole. Può essere molto pericoloso, ti prego di fare attenzione. Se dovesse succedere di nuovo, vorrei essere avvisato. Niente segreti. D’accordo?”
“…. D’accordo.”
“Riesci ad usare la tua abilità ora?”
Mikoto allora prese un respiro profondo. Aprì il palmo della mano e cercò di concentrarsi, chiudendo gli occhi. Con suo grande dispiacere però, riuscì solo a creare una piccola sfera di energia, prima che un capogiro prendesse il sopravvento su di lei. Il dottore la sorresse.
“Vista la situazione, ti consiglio di non usare i tuoi poteri per almeno tre giorni. Stanotte ti teniamo qui in osservazione, poi domani valuteremo se è il caso che tu resta qui ancora o se possiamo dimetterti. Dirò alle tue amiche di tenerti d’occhio. A domani.”
A malincuore Mikoto dovette accettare. Tutte quelle limitazioni non le piacevano proprio per niente. Kuroko, Ruiko e Kazari tornarono in stanza e passarono il resto del tempo assieme a lei, parlando del più e del meno finchè Kuroko non si accorse che la sua Onee-sama aveva gli occhi lucidi, probabilmente dalla stanchezza accumulata stando seduta.
“Onee-sama ora è meglio se ti lasciamo riposare. Il destino ha deciso di dividerci ancora una volta. Come farò questa notte senza di te? Dovrò dormire nel tuo letto per non sentire la tua mancanza.”
“Non ti azzardare!”
Solo l’idea di cosa avrebbe potuto fare nella loro stanza, bastò per farla rabbrividire e incrementare il desiderio di alzarsi da quel letto per prenderla a pizzicotti. “Quella sciocca di una Kuroko…” si ritrovò a pensare.
“Su, su. È ora di andare. Uiharu, Saten-san, andiamo.”
Kazari e Ruiko diedero un ultimo saluto a Mikoto e uscirono. Kuroko si alzò dallo sgabello per raggiungere le due ma venne fermata dalla ragazza più grande.
“Ehi Kuroko..”
“Si?”
“Beh, ecco… grazie… per avermi salvata…oggi.” Disse distogliendo lo sguardo e con una nota di imbarazzo.
“Onee-sama..”
Gli occhi di Kuroko si illuminarono. Quella sera tornare al dormitorio non sarebbe stato poi così male.

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Capitolo 3
*** Grumble ***


Kuroko si stava dirigendo in ospedale con delle evidenti occhiaie sotto gli occhi. Aveva passato tutta la notte a cercare informazioni su questo pseudo Capacity Down ma l’unico risultato che aveva raggiunto fu quello di perdere ore di sonno. Ogni persona che le passava vicino si spaventava e correva ai ripari. Era in uno stato molto simile al sonnambolismo, le sue gambe si muovevano senza comandi apparenti e il come riuscisse a schivare buche, lampioni e macchine, era un mistero. In ogni caso raggiunse l’ospedale senza incidenti e si diresse nella stanza di Mikoto. Appena entrata la trovò seduta a letto mentre leggeva una rivista. Quella notte di riposo le aveva fatto recuperare gran parte dell’energia che aveva perso il giorno prima ed ora era molto più attiva. Era vestita con la camicia e le gonne della loro divisa scolastica e sotto a quest’ultima erano appena visibili, con gran dispiacere di Kuroko, un paio di pantaloncini.
Anche in posti come questo. Sei sempre la solita Onee-sama…” pensò.
Mikoto si accorse della ragazza.
“Ah, Kuroko. Buongior--- Ehi, stai bene?”
Mikoto si riferiva indubbiamente alla sua faccia che ricordava molto uno zombie.
“Eh? Aah sì sì. Non ho dormito molto. Onee-samaaaa!”
Detto questo e senza preavviso, si teletrasportò nel letto dell’Electromaster e iniziò a strusciare la sua testa nel petto della ragazza, tentando di palparla.
“Oh Onee-sama, quanto mi sei mancata, dormire senza di te non è la stessa cosa,  solo tu riesci a far palpitare il mio cuore così, continuiamo fino a che non lo sentirò scoppiare!”
Nel frattempo nei suoi pensieri…
Onee-sama è ancora debole, non può richiamare l’elettricità quindi è a difese scoperte, posso approfittare della situazione. Aah, il suo petto, il suo profumo, Onee-sama è così deliziosa!
“AHHHHRG”
Kuroko venne cacciata dal letto con un calcio ben piazzato di Mikoto che, ancora imbarazzata, si coprì il petto con le braccia.
“Ci penso io a farti scoppiare qualcosa se è questo quello che vuoi!”
“Tutto questo trambusto per un po’ di coccole…Sigh. Onee-sama, come fai ad avere già cosi tanta energia?”
“Stai zitta!”
Detto questo una persona entrò nella stanza
“Vedo che oggi ti senti meglio, Misaka.”
“Ah, dottore!”
“Devo dire che la tua ripresa è stata  più veloce di quello che credevamo. Te la senti di essere dimessa oggi? Questa notte non ci sono state complicazioni e, come avrà notato anche Shirai, stai recuperato bene.”
Il calcio di Mikoto aveva lasciato i suoi segni nella pelle di Kuroko..
“Certo! Non mi sono mai sentita meglio.”
“Allora se vuoi uscire di qui, dobbiamo fare un accordo.”
“Un accordo?”
Kuroko vide la faccia interrogativa di Mikoto. Di che genere di accordo si trattava?
“Ti lascerò tornare in dormitorio semplicemente se rispetterai alcune regole. Innanzitutto per oggi ti è vietato uscire, dovrai stare a letto. Riposo assoluto. Da domani potrai uscire solo per qualche ora. Non sottovalutare quello che ti è successo, il tuo corpo è ancora debilitato. Non dovrai fare sforzi eccessivi, e come ti avevo già detto, non usare assolutamente il tuo potere di Electromaster. Passati i tre giorni dovrai iniziare diligentemente. Raccomanderò al tuo supervisore di farti avere dei pasti leggeri. Se dovessi risentire il suono, avvisatemi immediatamente. Verrò da voi a controllare la situazione.”
“E’ un accordo a senso unico! Non ha senso, sto bene!”
“O così o non si fa nulla.”
Mikoto aveva una faccia abbastanza infastidita. Sbuffò una volta e sussurrò un “Va bene”. Dopodichè il dottore si rivolse a Kuroko.
“Shirai, posso contare sul tuo appoggio?”
“Conti pure su di me! Terrò d’occhio Onee-sama.”
“Perfetto. Chiamerò un taxi appena finirò le pratiche per la dimissione. Vi riaccompagnerà in dormitorio. Con permesso.”
A Mikoto sembrava non andare molto a genio quell’accordo, anche se non poteva fare altrimenti. Kuroko cercò di consolarla anche se scaturì l’effetto contrario.
“Beh, Onee-sama. Almeno puoi uscire da qui.” Disse con un sorriso.
Mikoto le lanciò un’occhiataccia e una scintilla apparì sopra la sua testa.
Questa sarà una luuunga giornata…
*
Kuroko e Mikoto erano finalmente arrivate al dormitorio dove quest’ultima si lanciò a capofitto sul letto, distendendosi a pancia in giù. Nascose la faccia nel cuscino, che strinse selvaggiamente a sé, e iniziò a farfugliare qualcosa.
“Accidenti a loro... Chissà che questa storia finisca presto. Tutto per quel dannato suono. Uff. Per chi mi hanno presa. Quegli stupidi.”
“Onee-sama, è inutile che ti lamenti. Devi ancora...” Mikoto completò la frase per lei.
“…recuperare completamente. Ho capito, ho capito. Vado a fare un bagno.”
Di certo non voleva subirsi un’altra paternale dalla sua compagna di stanza. Si rinchiuse in bagno e rimase in ammollo in acqua per un periodo più o meno lungo. Intanto ripensava alle parole del dottore.

* Flashback*
“Un accordo?”
Di che genere di accordo si tratterà? Non poteva semplicemente tornarsene a casa?
“Ti lascerò tornare in dormitorio semplicemente se rispetterai alcune regole. Innanzitutto per oggi ti è vietato uscire, dovrai stare a letto. Riposo assoluto. Da domani potrai uscire […]”
Cos’erano tutte queste regole? Uno scherzo? Chissà se poteva almeno respirare. O avrebbe dovuto chiedere il permesso anche per quello? Un accordo forzato, ecco cos’era! Provò ad obiettare.
“E’ un accordo a senso unico! Non ha senso, sto bene!”
“O così o non si fa nulla.”
Evviva la libertà di scelta.
*Fine Flashback

Sto bene, non c’è bisogno di essere così preoccupati. Se dovesse risuccedere non mi farò di certo cogliere impreparata. Niente poteri, niente sforzi eccessivi, niente questo, niente quello. Se dico che sto bene, sto bene.
Uscì dal bagno sbuffando, attirando l’attenzione di Kuroko. Si vestì e si infilò sotto le coperte. Non riuscendo a distogliere i suoi pensieri da ciò che era accaduto neanche ventiquattr’ore prima, Mikoto sentì la necessità di svagarsi un po’.
“Senti, Kuroko…”
“Sì? Che c’è?”
”Domani andiamo da qualche parte.”
“Non è meglio che resti a casa domani? Devi riposare.”
“Riposo di qua, riposo di là… Perché non chiamiamo Uiharu e Saten-san? Andiamo a mangiare qualcosa insieme. Staremo via solo poche ore come ha detto il dottore. Per cambiare aria. Dai, fallo per la tua Onee-sama. Ne?”
A quelle parole Kuroko non poté che accettare. Mikoto sapeva bene come persuadere qualcuno. E poi non c’era niente di male in un’uscita con gli amici. Aveva proprio bisogno di dimenticare per un po’ l’accaduto e di tornare alla vita di tutti i giorni. E così, tra un pensiero e l’altro, senza rendersene conto si addormentò.
*
Quel pomeriggio Kuroko chiamò Ruiko e Kazari per accordarsi sull’uscita del giorno dopo. Ciò che Kuroko non sapeva però, era che la sua chiamata venne intercettata da qualcuno. La voce della Teleporter riecheggiò in una stanza, apparentemente adibita alle riunioni, dove si erano riuniti un gruppo di persone. In fondo alla stanza un simbolo sovrastava la scena: un cerchio bianco con al suo interno un tribale a forma d’uccello.
“Pronto Saten-san? Eh? Onee-sama? Non ti preoccupare, ora sta dormendo come un ghiro. Fa tanto la dura ma in fin dei conti non si è ancora del tutto ristabilita. Starà bene comunque. Domani ti va di andare al Julian1 a mangiare qualcosa? Sì, viene anche lei. Un po’ d’aria fresca le farà bene. Il dottore ci ha dato il permesso. Ti va bene domani pomeriggio alle 13? Ok, allora ci vediamo.”
Una delle persone presenti prese la parola. Probabilmente era colui che aveva il comando.
“Abbiamo visto gli effetti che ha avuto il “suono”, come lo chiamano loro, sul soggetto predestinato. Direi di proseguire con la seconda fase domani, approfittando delle informazioni che abbiamo appena ottenuto. Vedremo come si evolverà la cosa. Dobbiamo valutare bene i rischi prima di effettuare il piano finale. Nulla deve andare storto. Domande?”
“Chi si occuperà dell’operazione di domani?”
“Di questo non vi preoccupate. Ho già ingaggiato un’Esper che farà giusto al caso nostro.”
*


- 1Il Julian è il ristorante che si vede nell’episodio 6 di To Aru Kagaku no Railgun.

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Capitolo 4
*** Again ***


Mikoto era particolarmente felice. Finalmente era all’aria aperta, finalmente un po’ di libertà. Non ne poteva più di stare al dormitorio, soprattutto perché la sua compagna di stanza quella mattina si era rivelata una vera rompi scatole.
“Onee-sama, è meglio se ti metti una sciarpa più tardi. Non vorrai prendere freddo.”
“Onee-sama, ricordati di non abbuffarti troppo.”
“Onee-sama, mi raccomando, se sentì qualcosa avvertimi immediatamente.”
“Onee-sama…”
“Onee-sama…”
“Onee-sama…”
Le sue parole le riecheggiavano ancora nelle orecchie. Le due ragazze si stavano dirigendo al Julian come stabilito. Passando per il parco, Mikoto si fermò davanti alla macchinetta vendicatrice. Come suo solito, girò su se stessa, e piazzò un calcio rotante all’apparecchio.
“CHASER!”
Probabilmente era uno dei pochissimi metodi che garantivano la fuoriuscita di una lattina.
“Onee-sama!! Non dovresti…”
“…sforzarti troppo, lo so. Rilassati Kuroko. Sto bene ti ripeto. Vuoi favorire?” le fece l’occhiolino. 
Gli occhi di Kuroko si illuminarono.
“Vuoi dire che vorresti un b-bacio i-indiretto con me? Oh, quanto ho aspettato questo momento. Finalmente hai accettato ciò che provo per te!””
“Eh? N-no, aspetta, non intendevo questo! Non ti avvicinare!”
Non avevo previsto questo sviluppoAccidenti” pensò.
Mikoto teneva con una mano la lattina e con l’altra pizzicava la guancia di Kuroko che tentava disperatamente di abbracciare la sua Onee-sama. Non sapendo come cavarsela, sviò il discorso.
“Oooh guarda che ore sono. Su, Kuroko andiamo o faremo tardi!”
In verità erano in largo anticipo, ma ogni scusa era buona. Raggiunsero il Julian dove attesero l’arrivo di Kazari e Ruiko che arrivarono insieme. Mentre stavano per entrare, Mikoto si scontrò con una persona che stava uscendo in quel momento, e cadde a terra. La persona in questione si scusò prima che…
“Scusami, non stavo prestando atten…zio…ne. Eeeh? BiriBiri?!”
A queste parole Mikoto alzò la testa di scattò.
“Tu!! Il mio nome è Misaka Mikoto!” si rialzò puntando il dito contro di Touma.
“HA! Ora non mi puoi scappare! Ti sfido! Qui e subito!”
“Che? Veramente avrei un po’ di fretta. Che sfortunaaaa…”
E con queste parole spiccò una corsa.
“Stavolta non mi sfuggirai!” Gli urlò di rimando.
Mikoto stava per mettersi a correre a sua volta quando una mano la fermò.
“O n e e – s a m a. Dove credi di andare?” Mikoto rabbrividì.
“Aah, ecco.. Noo, io non avevo intenzione di fare nulla.” Disse con voce innocente.
“Ah no? Ma poco fa non stavi forse pensando: ‘Oh, finalmente ho incontrato quell’idiota. Ora potrò fargliela pagare e fargli vedere chi è il più forte una volta per tutte.’ Ti ricordo che non puoi ancora usare la tua abilità, o l’hai forse dimenticato?”
“Io? Ma certo che no. Che ci facciamo ancora fuori? Forza su, andiamo a mangiare. Eheh.”
L’ora successiva passò senza intoppi. Le quattro ragazze pranzarono in tranquillità dopodichè Ruiko prese la parola.
“Aaah, sono così piena. Ora che si fa? Misaka-san, te la senti di stare fuori ancora o preferisci rientrare?”
“Non ti preoccupare Saten-san. Non sono affatto stanca. Che ne dite se facciamo un giro al Game Center?”
“Io ci sto.”
“Anch’io!”
“Solo perché oggi è una giornata speciale, dedicata ad Onee-sama.”
“Però prima dovrei andare un attimo in bagno. Uiharu, mi accompagni?”
E con questo Ruiko e Kazari si allontanarono mentre Kuroko e Mikoto decisero di aspettarle fuori.
Erano in piedi da pochi secondi quando qualcosa tagliò la guancia di Mikoto e ferì superficialmente  la spalla di Kuroko. Mikoto si toccò la piccola ferita sulla guancia.
Sangue? Come?” pensò.
Dopodichè guardò Kuroko. Le due si scambiarono uno sguardo interrogativo.
“Cos’è stato?” dissero all’unisono.
Poco dopo videro quelli che sembravano aghi puntare verso la loro direzione. Mikoto senza pensarci due volte creò una barriera elettromagnetica e li spazzò via.
“Ci stanno attaccando! Da dove?” urlò Kuroko.
Le due cercarono di individuare il colpevole, ma il parcheggio era completamente vuoto. Un terzo paio di aghi si diresse verso di loro. Dopo aver creato un’altra barriera, Mikoto lanciò un fulmine in direzione degli alberi lì vicino, dove sembrava fosse partito il colpo. Ma subito dopo arrivarono altri aghi da due direzioni opposte. Creando un’altra barriera, si difesero dall’attacco, ma gocce di sudore iniziarono ad uscire dalla fronte dell’Electromaster.
Sono già stanca dopo solo qualche stupido attacco? Accidenti. Devo sbrigarmi a scovare il loro nascondiglio. Mali estremi, estremi rimedi.
“Onee-sama, torna dentro, ci penso io qui.”
“Kuroko. Stai dietro di me.”
“Che intenzioni hai? Non puoi!”
Ma Mikoto non sentì queste parole perché in quel momento lanciò una serie intermittente di fulmini in tutta la zona davanti a lei. Una volta finito l’attacco, si ritrovò con il fiatone.
“Così…devo… averli… sistemati.”
“Stupida! Potevamo trovare un’altra soluzione!” l’ammonì Kuroko.
In quel preciso istante videro una persona scendere da uno degli alberi in questione, e avvicinarsi alle due ragazze. Teneva in mano qualcosa. Appena Mikoto cercò di mettere a fuoco ciò che teneva in mano, un suono, quel suono, si divagò nell’aria.
*
Kuroko e Mikoto erano appena state ferite da qualcosa.
“Aghi?” pensò Kuroko. Le due si scambiarono uno sguardo interrogativo.
“Cos’è stato?” dissero all’unisono.
Alcuni aghi sbucarono da un punto imprecisato degli alberi davanti a loro. “Come pensavo…”
Mikoto usò i suoi poteri per difendere entrambe. Le stavano attaccando. Ma da dove? Kuroko si guardò intorno, incerta. Altri aghi si diressero verso di loro e ancora una volta la Railgun richiamò la sua abilità di Electromaster. Eppure dopo solo pochi attacchi, già sembrava vicina allo sfinimento.
Accidenti. Se lasciassi qui Onee-sama per cercare chi lancia questi aggeggi, rischio che qualcuno la attacchi direttamente. Devo pensare a qualcosa, non può stare qui a combattere nelle sue condizioni. Il posto più sicuro sembra essere dentro al Julian.
“Onee-sama, torna dentro, ci penso io qui.”
La ragazza però sembrava avere altre intenzioni per la testa.
“Kuroko. Stai dietro di me.”
“Che intenzioni hai? Non puoi!”
Ma ormai il contrattacco di Mikoto era partito. Fulmini intermittenti colpirono ogni cosa che le capitava a tiro.
Così si farà solo del male!” L’attacco durò una manciata di secondi ma stremò la ragazza che ora boccheggiava in cerca di ossigeno.
“Così…devo… averli… sistemati.”
“Stupida! Potevamo trovare un’altra soluzione!” l’ammonì Kuroko.
In quel preciso istante videro una persona scendere da uno degli alberi in questione, e avvicinarsi alle due ragazze. Era un uomo. Portava una maschera nera, con due fessure, ed era piuttosto tarchiato. Nella giacca era visibile un simbolo: un cerchio bianco con al suo interno un tribale che ricordava molto un uccello.
 Mikoto si toccò la testa, come in preda ad un capogiro.
“Onee-sama? Che succede?”
“Kuroko… quel suono…”
La Teleporter osservò l’uomo il quale sembrava tenere in mano qualcosa, una sottospecie di radiolina. L’uomo parlò.
“Vedo che stai soffrendo già, Level 5. Ma forse se faccio così…”
L’uomo toccò un bottone della radiolina, come se fosse intenzionato ad alzare il volume di qualcosa, e Mikoto si fece scappare un urlò. Le sue gambe cedettero e si inginocchiò a terra.
“…dovresti sentirlo meglio, o sbaglio? Ahahah”
“…Maledetto...” Imprecò Mikoto. Sopra la sua testa iniziarono a formarsi scintille minacciose.
“Onee-sama, calmati. Qui ci penso io.” Le sussurrò.
Kuroko si sentiva ribollire il sangue. Nessuno  aveva il diritto di far del male alla sua Onee-sama.
“Ehi tu! Che le stai facendo?! Lasciala stare!” detto questo si mise davanti a lei e si preparò a combattere. Lanciò una delle sue punte di metallo contro l’uomo misterioso il quale, di rimando, scagliò uno dei suoi aghi.
Allora dopotutto era veramente lui che lanciava questi aghi. In ogni caso, devo sbrigarmi a distruggere quella radiolina o quello che è.
Kuroko lo vide alzare le braccia. In quel momento comparvero otto aghi ‘volanti’ attorno a lui che vennero lanciati contro le due studentesse. Per schivarli, la più giovane si teletrasportò qualche metro più indietro, portando con sé Mikoto, che mise al sicuro dietro una macchina parcheggiata lì fuori.
“Aspettami qui.”
“Kuroko… non…”
La ragazza la interruppe, dicendole di non preoccuparsi. Dopodichè si riteletrasportò davanti all’Esper nemico. Kuroko lanciò altri tre dei suoi aghi.
“Pensi che questo basti a fermarmi mocciosa?!”
L’uomo fermò con facilità i tre oggetti ma ciò di cui non era a conoscenza era che l’obiettivo di questo attacco era la radiolina. La distrazione creata dalle tre punte metalliche aveva permesso a Kuroko di teletrasportare un quarto ago contro la radiolina stessa, che scoppiò.
Appena l’uomo se ne accorse, maledisse la Teleporter.
“Tu… come hai osato…”
“Ti conviene arrenderti subito. Fra non molto arriverà l’AntiSkill.”
Il loro breve scontro infatti aveva attirato l’attenzione della clientela del Julian che era accorsa a chiamare le forze dell’ordine.
“Presto avrò la mia vendetta.” Con queste parole, l’uomo lanciò a terra un fumogeno. Appena il fumo si diradò, di lui non c’era più traccia.
“E’ scappato eh?” sospirò. Poi si ricordò di Mikoto e corse al suo fianco. La ragazza era già stata affiancata da Ruiko e Kazari.
“Onee-sama! Come ti senti?”
“H-ho avuto giorni migliori.” Mikoto aveva una brutta cera. Era incredibilmente pallida, e non si reggeva in piedi.
“E’ meglio portarla da qualche parte a riposare” suggerì Uiharu.
“Portiamola alla Judgment e chiamiamo il dottore. Voglio scoprire chi era l’uomo mascherato di prima.”

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Capitolo 5
*** Investigation ***


“Abbiamo rischiato che l’operazione fosse un fallimento!”
“Cosa ci garantirà che nulla andrà storto?”
“Nessuno doveva intromettersi! È durato troppo poco!”
“Forse dovremmo rinunciare…”
Delle persone stavano discutendo animatamente all’interno di una sala riunioni.
“Suvvia, calmatevi. L’operazione non è stata un fallimento.”
Con queste parole, il capo mise a tacere le quattro persone presenti, attirando la loro attenzione, le quali lo guardarono interrogative.
“Nessuno doveva intromettersi, è vero. Ma il nostro subalterno ha fatto il suo lavoro. Le statistiche combaciano. Possiamo tranquillamente passare alla terza fase. Misaka Mikoto è ancora debilitata, e questo rientra nel piano. Se tutto andrà  come previsto, i suoi amici potranno rivelarsi di grande aiuto. Non ce ne pentiremo, presto questo mondo verrà purificato. Il progetto Asuka continuerà.”
*
*Tu Tu Tu*
“38.1. Ti avevo avvisato Misaka. Niente poteri. Che cosa devo fare con te…”
“Ma…”
“Dovresti saperlo meglio di chiunque. Quando i tuoi poteri sono a secco e cerchi di sforzarti per usarli, rischi di alterare l’equilibrio elettrodinamico del tuo organismo. In  poche parole, rischi di usare la stessa elettricità che mantiene in vita il tuo corpo.”
“Ma ci stavano…”
“E  questo può solo che danneggiare il tuo organismo.”
“Ma eravamo sotto attacc-”
“Niente ‘ma’, Misaka. Se perdi la vita, non potrai più salvare nessuno. Sei stata fortunata questa volta, ma non ci sono garanzie che tu lo sarai di nuovo.”
E quindi, Mikoto si stava subendo un’altra predica dal dottore dalla faccia di rana. Era stata portata nell’ufficio della Judgment dove Kuroko e Kazari lavoravano. Era stata stesa nel divano ed era stato chiamato il dottore che al solo vederla, aveva capito la situazione. Inoltre, come se non bastasse, le era salita la febbre a tempo record.
“Non devo tornare in ospedale, vero?” borbottò una Mikoto piuttosto irritata..
“Il suono non ti ha debilitato come l’ultima volta. Nonostante la febbre e la tua testardaggine, direi che possiamo non ricoverarti.”
Yeah!” esultò silenziosamente la ragazza che non voleva avere più a che fare con letti scomodi, camici bianchi e odori strani.
“Però questa volta Misaka, ti consiglio vivamente di ascoltarmi e riposarti come si deve. Se la febbre dovesse salire, prendi qualche antipiretico.”
“Ho capito, grazie.”
Da un lato le era anche andata bene. Il dottore lasciò la stanza e Kuroko e Ruiko si avvicinarono a lei, prendendo posto nel divanetto adiacente.
“Ehi Kuroko, trovato nulla sull’uomo mascherato?”
“Macché. Siamo ancora in alto mare. Uiharu si sta dando da fare proprio ora.”
“Tieni Misaka-san, ti ho portato un panno umido.”
“Ah, grazie Saten-san.”
“Comunque ora abbiamo la conferma che qualcuno sta cospirando contro di te, Onee-sama. Quando hai iniziato a sentire il suono, non ho sentito nulla di diverso da pochi secondi prima. Questo conferma che solo tu ne vieni influenzata. E sembra anche che possa essere manipolato.”
“Manipolato?” ripeté Ruiko.
“Già. All’inizio Onee-sama sembrava sentirlo appena. Poi l’uomo ha toccato qualche tasto dell’apparecchio che teneva in mano, e il suono è aumentato di intensità. Non ci capisco granché nemmeno io.”
Quello che Kuroko aveva detto era vero. Quel fischio aveva improvvisamente cambiato d’intensità. E gli unici indizi che avevano a disposizione per capirne qualcosa in più erano:
1. Lo strano simbolo che portava nella giacca l’Esper
2. Quei pochi dettagli riguardante la sua abilità.
Niente di così concreto dopotutto.
La discussione tra Ruiko e Kuroko continuò ancora per qualche battuta, ma Mikoto si sentiva così stanca. E poi quel panno fresco sulla fronte era il massimo, un vero toccasana. In men che non si dica iniziò a volare lontano con la mente in un posto completamente diverso. Stava sognando. Si ritrovava ancora una volta nel parcheggio. Rivide l’uomo mascherato, ma questa volta non era solo. C’erano altre persone intorno a lei, poi di nuovo quel suono, e quell’uccello rappresentato nelle loro vestaglie prese forma e volò lontano. Qualcuno le si avvicinò finchè….
“Eeeeeeeeeeeeh?”
Mikoto si svegliò di soprassalto, spalancò gli occhi e si mise seduta, portando una mano sulla fronte.
“Che…cosa..?”
“Ah scusaci Misaka-san, ti abbiamo svegliata?”
*
“[…] Non ci capisco granché nemmeno io.” Kuroko sospirò.
“Davvero, è un gran dilemma. E gli indizi che abbiamo sono così miseri. Aah, vorrei esservi utile in qualcosa.”
“Saten-san, sei più utile di quello che credi! E poi, Onee-sama… Se prima di iniziare a sparare fulmini a raffica in quella maniera, usavi un po’ la testa, forse ora non saresti in queste condizio-”
“Shhhh, Shirai-san, non urlare!”
“Eh?”
Kuroko guardò Ruiko che indicava Mikoto. La Railgun stava dormendo sonoramente.
“Accidenti Onee-sama. Almeno ascolta fino alla fine.”
“E’ proprio crollata. Lasciamola dormire.”
Le ragazze allora raggiunsero Kazari.
“Trovato niente?”
“Sto controllando nella banca dati. Sono riuscita a ridurre la lista a 157 soggetti. Ora non ci resta che controllarli uno ad uno. Misaka-san?”
“Dorme. Fammi vedere Uiharu…”
Kuroko prese il suo posto e iniziò a selezionare quelli che più ricordavano l’aspetto fisico dell’uomo mascherato. Identificarlo non sarebbe stato un lavoro semplice. Ci volle più di un’ora per trovare qualcosa che potesse aiutare.
“Ecco, forse ci siamo!”
Kazari e Ruiko corsero al fianco della Teleporter. Finalmente qualcosa di buono dopo tutto questo tempo.
“Nome: Tanaka Mamoru
Nome abilità: Screen Hands
Caratteristiche: ha la facoltà di creare più riflessi delle sue braccia (con un limite di 8 proiezioni)ad una distanza di 6,25 metri dal suo corpo. Con le sue proiezioni riesce a maneggiare strumentazioni fino ad un massimo di 4,3 kg.
Classificazione: Level 3.
Deve essere lui. Dobbiamo scoprire se lavora per qualcuno e per chi o se agisce per conto proprio. Uiharu, il computer ora è tutto tuo.”
“Lascia fare a me. Tu non riusciresti a fare nulla di più in ogni caso eheh.”
“Che hai detto?!?”
“Oh nulla. Allora, diamoci da fare.”
“Certo che Uiharu è proprio diretta ogni tanto eh? Ehehe.” Disse Ruiko.
Ora avevano una pista da seguire, sperando fosse una buona pista. Non ci volle molto prima che Kazari trovasse informazioni in più.
“Wow. Sei incredibile Uiharu.”
Ruiko, sebbene aveva già visto lavorare Kazari in quel modo, non poteva fare a meno di impressionarsi ogni volta.
“Che altro hai trovato?” disse Kuroko.
“Beh, sembra che negli ultimi tempi Tanaka-san sia stato ingaggiato da più agenzie per fare dei lavoretti per loro. Ma molti dettagli sono inaccessibili. Non sembra una persona molto socievole. È già stato arrestato dall’AntiSkill per tentata rapina e aggressione. È da poco tornato in libertà dopo aver scontato un mese in carcere. Sembra che da allora frequenti spesso la periferia di Academy City, dove di solito si ritrovano bande di criminali.”
“Probabilmente allora non agisce da solo ma è stato ingaggiato da qualcuno. Dovremmo farlo parlare.”
“Shirai-san, che intendi fare?”
“Ovvio, no? Andrò a cercarlo e lo interrogherò.”
Seguì qualche secondo di pausa prima che…
“Eeeeeeh?” urlarono Kazari e Ruiko all’unisono.
“Non puoi andare da sola!”
“E’ pericoloso!”
Ma in quel momento si udì una voce arrivare dall’altra parte della stanza.
“Che…cosa..”
“Ah, scusaci Misaka-san, ti abbiamo svegliata?” si scusarono le due ragazze che avevano appena urlato.
“In ogni caso, tenetelo nascosto ad Onee-sama.” Bisbigliò.
“Che state farfugliando?”
Mikoto stava per scendere dal divano per dirigersi da loro ma Kuroko si teletrasportò al suo fianco.
“Nulla. Come ti senti? Hai riposato bene? Accidenti, scotti ancora…”
Onee-sama non deve assolutamente sapere ciò che ho intenzione di fare e tantomeno che abbiamo scoperto l’identità dell’uomo mascherato. Conoscendola farebbe solo di testa sua, mettendosi in pericolo.. di nuovo.

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Capitolo 6
*** Chase ***


Erano passati un paio di giorni dall’attacco dell’uomo mascherato. La febbre di Mikoto era solo un ricordo e, con il consenso del dottore, aveva ricominciato ad usare parte dei suoi poteri. Questo significava che le punizioni di Kuroko erano tornate ad essere quelle di un tempo: dolci e soavi scosse elettriche ogni qualvolta cercava di “approfondire il rapporto con la sua Onee-sama”. La Teleporter aveva passato gran parte del suo tempo libero alla ricerca di Tanaka Mamoru, collezionando una nuova serie di lividi in tutto il corpo. Non avendo indicazioni precise, faceva lunghe perlustrazioni nei sobborghi di Academy City, cercando di trovare qualche buon indizio. Con sua grande fortuna, il pomeriggio del terzo giorno era riuscita a scoprire che l’indomani l’uomo in questione si sarebbe presentato in una certa zona per determinati affari, ed aveva deciso di cogliere l’occasione per interrogarlo. Ovviamente, aveva deciso di tener tutto nascosto a Mikoto. Per non farla preoccupare, inventava scuse come:
 
“Certo che ultimamente esci spesso eh?”
“Il lavoro della Judgment richiede questo ed altro.”
“Mmm. Beh fai attenzione, ok?”
“Onee-sama, ti preoccupi così tanto per me? Oh, questo dev’essere amore!”
E la discussione finiva inesorabilmente con una scossa elettrica.

La mattina in questione si svegliò molto presto. Era appena l’alba quando lasciò la stanza del dormitorio, pronta a cacciare la sua preda. Nel tavolino aveva lasciato un biglietto per Mikoto con scritto
“Torno più tardi, non ti preoccupare - Kuroko”.
Delle grosse nuvole ricoprivano il cielo, probabilmente indice di un temporale in arrivo. Aveva portato con sé delle monizioni extra di punte metalliche, in modo da essere pronta in caso di combattimento. Giunse nel luogo in cui Mamoru avrebbe dovuto incontrarsi e trovò una postazione nascosta, non lontano da lì, da cui aspettare ed osservare la scena. Era in anticipo di quasi un’ora perciò dovette attendere quasi tre quarti d’ora prima di veder arrivare un uomo vestito con giacca e cravatta neri ed occhiali da sole (seppur di sole non ve ne fosse neanche l’ombra). Dopo altri cinque minuti arrivò un altro uomo: era piuttosto tarchiato, con capelli ed occhi castani. Non c’erano dubbi su chi fosse. Si trattava del suo obiettivo. I due si salutarono, dopodichè si diressero verso un’abitazione lì vicino. Kuroko li seguì e si appostò nell’edificio inabitato confinante per non perdere di vista l’Esper. Si sedettero in una stanza adibita ad ufficio e iniziarono la loro discussione. Parlarono animatamente per più di due ore, dopodichè si strinsero la mano e lasciarono il posto. Dopo essersi assicurata che l’ex uomo mascherato fosse solo, Kuroko gli si avvicinò. Appena sentì la voce della ragazza, egli si fermò e si voltò.
“Tanaka Mamoru?”
“Mh?”
Al vederla la riconobbe subito  e si leccò il labbro inferiore.
“Devo farle delle domande.”
“Vedo che tu sai il mio nome, mentre io non so nemmeno il tuo. Non parto svantaggiato?”
“Mi chiamo Shirai Kuroko della Judgment, e come le ho appena detto, vorrei farle delle domande riguardo al nostro precedente incontro.”
Mamoru sbuffò.
“Che ne dici se andiamo in un altro posto eh?”
Così dicendo, riprese a camminare. Kuroko, un po’ sorpresa dalla sua collaborazione, decise di seguirlo. Arrivarono in un parchetto desolato. Ricordava molto un deserto: alberi spogli, piccole dune di sabbia, erba esiccata. L’uomo le rivolse la parola.
“Allora? Che vuoi?”
“Abbiamo il sospetto che lei sia stato ingaggiato da qualcuno per attaccarci giorni fa. Voglio sapere di chi si tratta, cosa vuole da Misaka Mikoto e cos’era quella radiolina che tenevi in mano.”
L’uomo rise. “Quante domande… Facciamo così. Se riuscirai a tenermi testa per 60 secondi, risponderò alle tue domande.”
Il suo sguardò cambiò di colpo. Nei suoi occhi si poteva intravedere la sete di vendetta che aveva represso ed era pronta ad esplodere. Dalla tasca interna della giacca che indossava, estrasse un pugnale e corse incontrò a Kuroko impugnando l’arma. Kuroko si teletrasportò sopra di lui e gli piazzò un calcio in testa, che lo sbilanciò.
“Non mi farò sconfiggere da una mocciosa come te. Finalmente posso fartela pagare!”
Kuroko stava per affrontarlo ma qualcosa le prese la gamba e l’atterrò.
Screen Hands eh? Quindi non serve solo a lanciare aghi.” pensò.
L’uomo si scagliò contro di lei e cercò di colpirla alla faccia con il pugnale, ma la Teleporter schivò la lama e piazzò un calcio al malvivente prima di teletrasportarsi qualche metro più indietro. Un ago, lanciato da una delle proiezioni di Mamoru, la colpì alla vita e la fece gemere.
E’ veloce.” Pensò.
Di rimando, scagliò delle punte metalliche verso di lui che vennero bloccate da altrettanti aghi, ma ciò venne usato, come nel loro ultimo scontro, per distrazione. Kuroko infatti ne approfittò  per teletrasportarsi dietro di lui e usare la sua abilità per farlo cadere da un’altezza di tre metri. Con un altro paio di punte, lo bloccò a terra.
“Sai, hai un difetto enorme. Ogni volta che lanci i tuoi aghi, non ti muovi di un centimetro, rimani fermo nello stesso punto… ”
Ma l’uomo sembrava aver perso i sensi.
“E’ stato più veloce di quello che pensavo”, disse togliendosi l’ago ancora conficcato nella sua vita e girandosi di spalle. Poi una voce, le fece rizzare i capelli.
“Io avrò quel difetto. Ma non ti hanno mai insegnano che non bisogna voltare le spalle ai nemici?”
Grazie alla sua abilità, Mamoru si era liberato delle punte metalliche che lo tenevano fermo e colpì la ragazza da dietro con un calcio diretto alle costole.
“Ahahah. Hai sentito anche tu quel ‘crack’? Suppongo fossero le tue ossa che si spezzavano.”
“L’ho sottovalutato..” sussurrò Kuroko, tenendosi la mano nel fianco e rialzandosi.
“Ehi, non sono passati da un bel pezzo i 60 secondi?”
“Mi spiace ma… ora tutto quello che voglio fare è ucciderti!”
Ancora una volta si gettò contro Kuroko e cercò di soffocarla a mani nude. La ragazza venne alzata da terra e la presa nella sua gola diventava sempre più forte.
Concentrati Kuroko, concentrati…” disse a se stessa. Senza sapere come, riuscì a colpire con un calcio l’uomo e, una volta che la presa diminuì d’intensità, riuscì a teletrasportarsi lontano dalle sue grinfie.
Se continuo così, di questo passo non scoprirò niente.
 A questo punto, il loro scontro venne interrotto.
“Ehi Tanaka. Hai bisogno di una mano?”
Una persona con indosso una maschera nera simile a quella che indossava Mamoru al primo incontrò, si avvicinò.
“Non pensavo che qualcuno così debole potesse farti così tanto male. Devi essere proprio un’idiota.”
“Stai zitto!” gli urlò di rimando.
“Ehi, ehi. Non dovresti trattarmi così. Infondo mi hanno ingaggiato per farti da badante e aiutarti in questi casi no? Facciamola fuori insieme, che ne dici?”
L’unica cosa a cui riuscì a pensare Kuroko fu “Ora sì che sono nei guai.
Decise di perdere tempo in modo da recuperare un po’ di forze.
“Due contro uno? Non vi sembra di essere un po’ troppo meschini? O magari siete solo dei codardi?”
“E che importanza ha? Tanto in ogni caso oggi sarà l’ultimo giorno in cui vedrai questo mondo.” Rispose il nuovo entrato.
“Visto che sto per morire, allora perché non mi dite qualcosa riguardo a chi vi manda?”
“Hai del fegato mocciosa, sai? Suppongo sia il tuo ultimo desiderio prima di morire. E chi sono io per toglierti questo privilegio?” sorrise beffardo, dopodichè continuò a parlare. “Hai mai sentito parlare di una società chiamata HAV.ES.?”
Ad essere sinceri, Kuroko non ne aveva mai sentito parlare. Avrebbe dovuto continuare la conversazione per scoprire qualcosa di più, visto che a quanto pare, il nuovo arrivato era deciso a spifferare qualcosa. Optò per la sincerità.
“No.” Rispose secca.
“Beh, non che noi ne sappiamo molto, ma a quanto pare hanno qualcosa di grosso tra le mani. E vogliono usare la Railgun della Tokiwadai. Ma a noi interessano solo i soldi che riceviamo, seguiamo solo gli ordini. Beh per ora solo a Tanaka è stato ordinato di apparire di fronte a lei. Abbiamo il compito di vedere le sue reazioni.”
“Le sue reazioni?” disse incerta.
“A quanto pare hanno creato un dispositivo con cui alterare le sue onde cerebrali e crearle dolore.”
Potrebbe essere quella radiolina?”
“Chissene frega. Chiudi quella bocca. Hai già spifferato abbastanza, non credi? Ora uccidiamola.” Disse Mamoru.
Se possibile era ancora più arrabbiato di prima. Si scagliò di nuovo contro Kuroko che riuscì a teletrasportare due delle poche punte metalliche rimaste nella sue gambe. Appena le punte si conficcarono in lui, urlò di dolore e cadde rovinosamente a terra. Il nuovo arrivato allora si avvicinò. Non sembrava impaziente come Mamoru, ma aveva un qualcosa di strano. Sembrava come godere alla vista delle persone che si trovavano in una situazione critica come quella di Kuroko. Quest’ultima si preparò ad affrontarlo con le poche energie rimaste. L’uomo mascherato lanciò una palla di fuoco verso la ragazza che la schivò per un soffio ed esplose dietro di lei. Kuroko si coprì il viso con le mani.
Pirocinesi?”
Ma prima che se ne potesse accorgere, l’uomo era già davanti a lei e la colpì con un pugno diretto in pancia che fece volare Kuroko a terra. Le ferite accumulate nei giorni seguenti si stavano facendo sentire: i suoi momenti erano lenti e la sua resistenza pessima. L’uomo mascherato si allontano da lei e tirò fuori un oggetto ovale.
Che diamine …” Kuroko si rialzò a malapena. Subito dopo lo vide staccare la sicura dall’oggetto e lo lanciò molto vicino alla ragazza.
Una bomba!” Prima che toccasse terra, riuscì a teletrasportare un’altra delle sue punte nella bomba, facendola scoppiare prima del previsto causando un botto minore. Ma sebbene lo scoppio fosse meno intenso, causò un boato enorme che tagliò l’aria circostante. L’onda d’urto fece schiantare la Teleporter contro il terreno ed una nube di sabbia coprì il posto. Nemmeno Mamoru fu così fortunato, l’onda d’urto aveva coinvolto anche lui facendogli perdere i sensi. Solo l’uomo mascherato sembrava essere illeso e le si avvicinò. La rivoltò con il piede e rise.
“Ahahahah. Bene, ora puoi dire addio a questo mondo.”
Ma prima che potesse anche solo toccarla, un fascio di energia passò davanti la sua faccia. Kuroko lo riconobbe.
“Questa luce… Come…fa…ad essere… qui…”

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Capitolo 7
*** Catch ***


“Uaah” Mikoto sbadigliò.
Si era svegliata da pochi secondi e già voleva tornarsene a dormire. Il calore delle coperte era così confortevole. Provò a riaddormentarsi ma senza successo, perciò decise di alzarsi.
“Buongiorno Kuroko” disse con voce assonnata, rivolta alla sua compagna, ma nessuna risposta venne dalla ragazza. Si guardò intorno e vide che Kuroko effettivamente non c’era. Nel tavolino c’era un bigliettino con su scritto:
“Torno più tardi, non ti preoccupare - Kuroko”.
“E questo che diavolo significa?” disse Mikoto lanciando un’occhiataccia al foglio.
La Railgun aveva capito da un pezzo che Kuroko le stava nascondendo qualcosa… e ora aveva un brutto presentimento al riguardo. Mentre si stava vestendo, chiamò Kazari.
“Uiharu, sono io. Dove ti trovi ora?”
“Eh? Ah, sto andando in ufficio, perché?”
“Troviamoci lì.”
Senza dare spiegazioni in più, staccò la chiamata, prese un paio di monetine dal salvadanaio e si precipitò fuori dal dormitorio. Come un razzo, raggiunse Kazari e le chiese subito chiarimenti.
“Allora, che sta succedendo?” disse Mikoto con il fiatone.
La più giovane la guardò un po’ spaesata, non avendo ancora capito l’argomento del discorso. Mikoto colse la sua confusione, fece un respiro profondo e riiniziò.
“E’ da un paio di giorni che mi nascondete qualcosa, e come se non bastasse, Kuroko passa più tempo fuori che al dormitorio. Ogni volta che torna a casa torna sempre più malconcia e sparisce in bagno per ore. Deduco che abbiate scoperto qualcosa riguardo l’uomo mascherato che ci ha attaccato.”
“Beh, si…” infondo non si potevano nascondere molte cose alla Level 5.
“E’ andata a caccia di questo qua? Così conciata?”
Il silenzio della ragazza confermò i suoi sospetti.
“Accidenti. Quell’idiota. Chi era quel tipo? Dov’è andata?”
E così Kazari le raccontò tutto. Chi era l’uomo mascherato, in cosa consisteva la sua abilità, cosa aveva fatto Kuroko nell’ultimo periodo e le sue intenzioni. Dopodichè Mikoto partì alla sua ricerca.
Girò per i vicoli del sobborgo dove avrebbe dovuto trovarsi Kuroko e questo Mamoru. Non aveva indicazioni precise, perciò non le restava altro che andare ‘a naso’ e cercare qualche traccia.
“Accidenti, è come essere in un labirinto.”
Ad un certo punto però sentì uno scoppio in una zona lì vicino..
Una bomba? Veniva da qui vicino… Che sia…”
Girò l’angolo e si ritrovò in un parco deserto e devastato. La nube di sabbia causata dalla bomba era ancora visibile… vide un uomo sanguinante a terra, privo di sensi, e, non molto più distante da lì, un altro uomo mascherato in piedi davanti ad una ragazza con i codini accasciata al suolo.
Kuroko?!”
La rabbia si impossessò di lei. Prese una delle sue monetine e la lanciò in aria…
“Bene, ora puoi dire addio a questo mondo.” Disse l’uomo mascherato…
Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, il piccolo pezzo metallico toccò le dita dell’Electromaster, che lo lanciò in direzione dell’uomo, creando un fascio di energia potentissimo il quale spezzò la sua maschera e lo fece indietreggiare, confuso dall’evento appena successo.
“Toccala ancora… e giuro che ti ammazzo!” urlò.
Una serie di scintille scaturirono dal corpo di Mikoto, ora più furiosa che mai.
Kuroko aveva una piccola ferita sulla testa da cui scendevano  gocce di sangue e, al vederla, probabilmente aveva anche qualcosa di rotto.
“Allontanati subito da lei, bastardo!”
La Railgun lanciò un fulmine in direzione dell’uomo che per schivarlo balzò all’indietro. La ragazza raggiunse la Teleporter e le si affiancò, senza però distogliere lo sguardo da quell’essere che le aveva fatto del male.
“Sei una stupida!” la rimproverò Mikoto.
“Onee-sama, non dovresti essere qui.”
“Nemmeno tu, Kuroko...” La frase continuò con un tono sinceramente preoccupato “…Stai bene?”
“Ora sì…” sorrise di rimando.
“Non ti muovere, mi sbarazzerò di lui e ti riporterò indietro.”
Detto questo si alzò e guardò minacciosamente l’uomo, ora privato dalla maschera.
“Te la farò pagare per questo.”
“La Level 5 della Tokiwadai. Sarà un onore combattere con te, nonostante io sia solo un Level 4. Oh ma come siamo arrabbiati oggi.”
Mikoto lanciò una scarica elettrica che venne deviata da una barriera di fuoco.
“Si, hai ragione. Sono arrabbiata. Anzi, sono incazzata perché quella stupida pensava di nascondermi tutto, perché un bastardo come te ha osato sfiorarla con le sue sudicie mani, e con me stessa. Perché tutto è cominciato a causa mia.”
“Ma non farmi ridere!”
Subito dopo, delle palle di lava si scagliarono contro la ragazza, la quale prese Kuroko e si allontanò usando l’elettricità per aumentare l’accelerazione del suo scatto. Seguì qualche secondo di pausa in cui iniziò a piovere a dirotto. Mikoto aveva appoggiato la sua compagna a ridosso di un albero e con l’uso della sabbia del terreno e della sua elettricità, si era creata una spada, preparandosi ad attaccare l’avversario. Appena un lampo sopra di loro apparve, i due si scagliarono uno contro l’altro. L’uomo schivava agevolmente gli attacchi di Mikoto, la quale, per ribaltare la situazione, trasformò la sua spada in una frusta e riuscì a colpirlo in pieno petto, scaraventandolo una decina di metri più indietro.
“Ne vuoi ancora o ti arrendi?” disse minacciosa Mikoto.
“Non mi hai fatto nemmeno il solletico.”
Dicendo questo, formò un vortice di fuoco che lanciò contro la ragazza. L’Electromaster non si mosse e ne venne travolta.
“Ti ho presa ragazzina! Brucia in mezzo alle mie fiamme!!”
Si accorse troppo tardi che Mikoto non stava subendo nessun danno. Creando una barriera di sabbia ed elettricità, era rimasta illesa e si era preparata a scagliare un’altra volta il suo attacco migliore. Il Railgun comparse dalle fiamme del vortice e colpì il terreno di fronte all’uomo, che venne scaraventato un’altra volta a terra.
Ma poi un clik… e un altro boato divagò nell’aria.
Il nemico aveva fatto scoppiare un’altra bomba che aveva formato un’altra nube di sabbia. Un rombo di tuono si sentì arrivare dal cielo.
Grazie ai buoni riflessi di Mikoto, la ragazza era riuscita ad allontanarsi abbastanza da non subire l’attacco diretto della bomba, ma l’onda d’urto che seguì la fece volare a terra. Alzandosi, si guardò intorno.
“Kuroko..!”
La Teleporter aveva probabilmente ricevuto una botta in testa ed ora, era priva di sensi.
“Ora ti uccido davvero...” sussurrò la ragazza che ormai stava perdendo ogni briciolo di lucidità, in preda alla rabbia.
Una risata si levò nell’aria. L’uomo era ancora vivo. Altre scintille scoppiettarono intorno a Mikoto. Si diresse verso il nemico che a malapena si reggeva in piedi, e gli diede un pugno dritto in faccia. L’uomo però non smise di ridere. Lo prese per il colletto della maglia ma prima che potesse fare qualcosa, una terza voce si levò nell’aria.
“Io non lo farei se fossi in te.”
Mikoto si voltò di scatto. Un altro uomo, occhialuto e con indosso un camice bianco, stava puntando una pistola contro Kuroko.
“A meno che tu non voglia che la tua amica qui presente muoia, ovviamente.”
All’Electromaster si gelò il sangue nelle vene. Lasciò la presa sull’Esper nemico e guardò attentamente il nuovo arrivato. Dall’apparenza si poteva dire che era uno scienziato.
“Capo! E’ arrivato finalmente.”
“Taci, Nakamura.. Piacere di conoscerti Railgun della Tokiwadai, sono Onigara Kyosuke.”
Un altro lampo apparve sopra le loro teste.
“Che cosa vuoi?” urlò Mikoto allo scienziato.
“Consegnati a me, Misaka Mikoto, e la lascerò viva.”
“Come faccio a fidarmi di uno come te?”
“Credo di non poterti dare assicurazioni certe. Ma posso dirti che non abbiamo bisogno di lei, ci interessi solo tu.”
“Hm? E che volete da me?”
“Ti verrà spiegato a tempo debito.”
Lo scienziato allora lanciò delle manette a Nakamura.
“Avrai la mia parola. Se ti consegnerai a noi, lasceremo in pace la ragazza.”
E così dicendo, allontanò la pistola da Kuroko. Mikoto parse riacquistare un briciolo di ragione.
“Ho capito.”
Mikoto si lasciò mettere le manette. Il nuovo arrivato prese dalla giacca una radiolina e l’accese. In quel momento il suono, ormai tremendamente familiare, riecheggiò nell’aria.
“E questo che significa?” gli urlò contro la ragazza.
“Mi devo assicurare che tu non usi i tuoi poteri…e ora…” puntò la pistola contro la Level 5.
“E’ ora che tu vada a nanna.”
Mikoto venne colpita alla spalla, in un vano tentativo di schivare il colpo, e si accasciò a terra, con le mani dietro la schiena bloccate dalle manette. Iniziò a sentire una certa sonnolenza intorno al suo corpo, e il suono sempre più distante… Lo scienziato le si avvicinò sogghignando.
“Semplice sonnifero, non ti preoccupare.”
E detto questo, L’Electromaster si addormentò…

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Capitolo 8
*** Awake ***


Kuroko riprese i sensi come destata da un incubo.
“Onee-sama!” urlò.
“Calmati Shirai-san.
“Sei ferita!”
Kuroko si guardò intorno. Era nell’ufficio della Judgment anche se non sapeva come ci fosse finita. Intorno a lei vi erano Kazari e Ruiko. Le due ragazze avevano deciso di precipitarsi nel luogo dove si supponeva ci fosse Kuroko e dove Mikoto era andata a cercarla. Ma quando arrivarono nel parco, quello che trovarono furono un cratere, segno di un’esplosione, e una Kuroko svenuta. Nessuna traccia dell’altra amica. Avevano quindi raccolto la Teleporter e, grazie ad un taxi, l’aveva portata alla Judgment.
“Dov’è Onee-sama?” chiese.
“Non lo sappiamo… pensiamo sia stata rapita.”
In quel momento il mondo sembrò crollare su Kuroko.
“Devo andare a riprenderla.”
“No. Tu devi restare qui.”
“Non potete capire! E’ tutta colpa mia! Se fossi stata più attent-”
*slap!*
Uno schiaffo la colpì sulla guancia. Opera inaspettata di Kazari che guardava Kuroko con le lacrime agli occhi.
“Non sei l’unica ad essere preoccupata per Misaka-san! E probabilmente si a-arrabbierebbe con te se ora agissi di testa tua! Dobbiamo collaborare ed escogitare un piano. S-stiamo già cercando di intercettarla e se hai degli indizi da darci per semplificarci la ricerca, allora diccelo subito. M-ma tu non ti muovi di qui finchè non ti sarai riposata un po’ e non avremmo elaborato insieme un piano!”
Le parole della ragazza, urlate e singhiozzate, fecero colpo sulla Teleporter. Aveva dimostrato una risolutezza che non era proprio tipica del suo comportamento, ma come darle torto…
“Su su Uiharu, non essere troppo rigida con lei…” disse Ruiko per alleviare la tensione.
“Io…” riprese Kuroko.. “Sono una stupida, mi spiace.”
“Lavoriamo insieme, ok?” disse la Level 0.
“S…ì.” Kuroko fu come colta da un illuminazione
“Qualcosa non va Shirai-san?”
“Prima, sono stata attaccata da un altro uomo mascherato. Mi ha parlato di una certa società di nome HAR.ES. Ha detto che è coinvolta con la faccenda di Onee-sama.”
“Mmm. Fammi un po’ controllare.”
Kazari allora si asciugò le lacrime e si diresse al computer, iniziando la ricerca.
“A quanto pare è una società creata quest’estate. È diretta da un certo… Onigara Kyosuke.”
Ruiko e Kuroko si guardarono interrogative. “Mai sentito nominare…”
“Qui dice che è formata da poche persone, tutti scienziati. Ah..! Il simbolo di questo gruppo è un tribale a forma di uccello a due ali! Potrebbe essere…?”
“Non ci sono dubbi. È il simbolo che portava quel Tanaka quando indossava la maschera!”
“Ben fatto Uiharu!” Ruiko le diede una pacca sulla spalla.
“Riesci per caso a hackerare il loro sistema?” proseguì Kuroko.
“Penso di sì, un attimo solo…”
Una serie di numeri e codici apparve nello schermo del computer. Ma per le ragazze, eccetto ovviamente Kazari, erano solo dei numeri senza senso che facevano venire il mal di testa.
“Fatto! Ecco… Eh?!?”
“Che c’è?” dissero all’unisono le altre due. Nello schermo comparve una schermata:
 
Progetto Asuka – Utilizzo della Level 5, conosciuta come Railgun, per la creazione di un nuovo mondo.”
*

L’effetto del sonnifero aveva smesso di funzionare. Una bella cosa probabilmente, se non fosse per il fatto che appena svegliata, Mikoto si era ritrovata su un letto di cemento ,con polsi e piedi bloccati, in un posto per lei sconosciuto.
“Che è successo?” disse a se stessa.
Ma poi i ricordi le rifiondarono in mente: il combattimento con l’Esper della Pirocinesi, la bomba, Kuroko svenuta, uno scienziato che si era presentato con il nome ‘Onigara Kyosuke’  e… il sonnifero.
Usò la sua elettricità per liberarsi da quelle catene ma…
“E’ inutile, non riuscirai a liberarti così facilmente. Abbiamo costruito quel posticino solo per te, prendendo ovviamente le giuste precauzioni.”
“Onigara…tu, brutto…”
“Ah, vedo che ti ricordi come mi chiamo, Misaka Mikoto. Lascia che ti dia il benvenuto nel sotterraneo della nostra società, uno dei posti in assoluto più segreti. E inoltre questo sarà il luogo dove la nostra vendetta avrà inizio.”
“Dov’è Kuroko? Che le avete fatto?”
“Come promesso, l’abbiamo lasciata dov’era. Ma probabilmente ridotta com’era, non andrà molto lontano.”
Mikoto allora scatenò un altro fulmine ma si rese conto di essere rinchiusa dentro una specie di gabbia di vetro.
“Ma come siamo capricciosi eh? Arrabbiati quanto vuoi, non cambierà nulla.”
La ragazza sparò altri tuoni intorno all’area in cui era stata rinchiusa, ma le parole di Kyosuke sembravano vere.
“Voi lassù.”
Lo scienziato si rivolse ad altri colleghi che stavano osservando  la scena da una cabina a parte al di sopra della loro postazione. Mikoto inizialmente non li aveva nemmeno notati.
“Iniziamo a collegare la ragazza al computer.”
Collegare? Computer? Eh?
Ma prima che l’Electromaster ricevesse la risposta che cercava, Kyosuke sparì.
“Dov’è andato?”
Due minuti dopo ricomparve, vestito con una muta particolare, di color nero, che ricordava molto quella di un’astronauta. La cosa che stupì Mikoto fu che l’uomo entrò all’interno di quella gabbia di vetro. Di tutto risposta la ragazza gli lanciò contro altri fulmini, ma non lo ferirono minimamente.
“Questa…” spiegò lo scienziato, “serve come protezione. È interamente di gomma e fatta di materiale che isola l’elettricità. I tuoi poteri, quindi, sono nulli contro di me.”
Inoltre la ragazza notò che in mano portava una specie di casco che le venne messo in testa.
“Ora sentirai qualche pizzico…” e detto questo, alcuni fili si fissarono su di lei. Non fu una sensazione molto piacevole. Cercò di ribellarsi ancora usando i suoi poteri ma sembrava davvero inutile. Il casco poi venne collegato ad un altro cavo esterno il quale, a sua volta, era collegato a quello che ricordava molto un computer.
“Perché…?” chiese Mikoto.
“Grazie a questi cavi e al dispositivo che abbiamo creato, copieremo ogni singolo impulso, ogni singola forma della tua abilità, per trasferirla in un altro soggetto geneticamente uguale a te.”
“Geneticamente…uguale? Un clone?!” Mikoto sentì la rabbia aumentare. “Che abbiano fatto de male alle Sisters?
“Possiamo chiamarlo così se vuoi. Ma per noi non sarà altro che lo strumento che ci permetterà di eliminare tutti i poteri degli Esper di Academy City, ci permetterà di rivoluzionare l’esistenza dei poteri e creare un mondo dove di Esper non ce ne sarà nemmeno l’ombra! Ah ma guarda… mi stavo dimenticando le presentazioni. Saluta la nostra Asuka, colei che sarà l’incubatrice del tuo potere!” alzò la mano in direzione della destra di Mikoto che si voltò a guardare in quella direzione dove vide quella che sembrava essere una capsula. Al suo interno una ragazza, fisicamente uguale a Mikoto ma con capelli scuri, stava fluttuando in un liquido giallo. Era collegata ad una moltitudine di fili e cavi e i suoi occhi erano chiusi. Di certo non era uno dei suoi 10.000 cloni rimasti. Probabilmente era un clone creato appositamente per la loro follia.
“Tu sei pazzo!” Urlò.
Una risata si levò.
"No. Qui il pazzo non sono io, Misaka Mikoto. Pazza è la gente come te, quelli che chiamano Esper. Ma come puoi capire. Come puoi..! Dimmi Level 5, come ci si sente ad avere dei poteri? Forti, vero? Ci si sente come se si volesse fare tutto. Come se il mondo potesse cadere ai tuoi piedi! Beh, gente come voi non deve esistere e farò in modo che ciò accada!" parlava con disprezzo e odio nella voce.
Lo scienziato alzò una mano e fece un gesto ai suoi colleghi. In quel momento, il suono si propagò direttamente nelle sue orecchie. Non stava venendo da qualche radiolina, come le ultime volte, ma stava arrivando dal casco che teneva in testa. Ma questa volta era meno intenso.
“Facciamo così piccola Railgun. Partiremo con un volume basso. Lo lascerò crescere di intensità molto lentamente, così renderemo le cose più divertenti, non credi?”
“Tu.. ti ammazzo!” altra elettricità scaturì da Mikoto, ma questa volta non riuscì a controllarla a dovere.
“Perché?! Sei solo un folle!”
“Urla quanto vuoi, tanto fra non molto non sarai in grado di muovere neanche più un muscolo. Finchè il mio G.D.S. non raggiungerà il volume massimo, ti racconterò una storia, la mia storia. Che ne dici?”
 

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Capitolo 9
*** Story ***


[…]ti racconterò una storia, la mia storia. […]


“Quando ero piccolo, venni abbandonato dalla mia famiglia e venni accolto ad Academy City. Risiedevo in un orfanotrofio insieme a molti altri Child Errors. Venivo spesso preso di mira dai ragazzi più grandi che si vantavano dei loro poteri. Io invece sono sempre stato considerato un Level 0. E’ strano come già da piccoli, gli Esper usino i loro poteri per azioni malvagie o per bullismo nei confronti dei più deboli. Piccoli mostri crescono, non trovi anche tu Misaka?

Ma un giorno, nell’orfanotrofio, arrivò una ragazzina che come me era stata abbandonata dai suoi familiari. Fu amore a prima vista. La ruota della fortuna aveva iniziato a girare in mio favore. Il nostro legame cresceva di giorno in giorno e quando diventammo grandi, finimmo per sposarci. Inoltre, durante le elementari, venni notato per le mie abilità in campo scientifico. Vinsi molti concorsi e questo mi diede una certa luce all’interno della comunità scientifica. Così, una volta diplomato, iniziai a lavorare come scienziato. E fino a questo punto della storia tutto è andato liscio.

Una sera, però, tornando a casa da mia moglie, trovai la porta della nostra casa distrutta. Corsi all’interno e uno spettacolo inquietante mi parse davanti. Dei ladri avevano fatto irruzione. Avevano preso tutto… compreso la sua vita. La vita di mia moglie, quella ragazzina spensierata, la mia stessa ragione di vita, mi era stata portata via. Non mi diedi pace finchè non trovai i colpevoli. Notti insonni a cercare indizi, a chiedere aiuto all’AntiSkill, a scovare quei farabutti. Li ho trovati, sai? Una banda di Esper professionista. Li ho catturati e torturati. Volevo che si scusassero per il male che avevano fatto. Ma vuoi sapere cosa mi hanno detto? Che a loro non interessava, non gliene importava nulla. La faccia di mia moglie nemmeno se la ricordavano. Li ho uccisi tutti. E da allora capii. Gli Esper sono tutti uguali, tutti! Nessuno che ha pietà, nessuno che va incontro ai più deboli. Se ne infischiano. Finchè hanno il loro potere, è giusto che vadano in giro a vantarsene e a infrangere i sogni degli altri! Ma no, io non potevo accettarlo.

Iniziai a lavorare con un gruppo di scienziati, in cerca del momento adatto per la vendetta. Pazienza, quanta pazienza ho avuto. E poi, ecco che uno dei migliori scienziati del mondo mi prese sotto la sua ala.
Il suo nome? Kihara Gensei.
Divenni suo allievo e mi insegnò tutti i segreti sugli Esper. Ma ciò che non sapevo, era il suo terribile piano nascosto. A lui non interessava distruggere quei mostri, anzi. Voleva crearne un altro: il Level 6. Questo andava contro ad ogni mia aspettativa. Perché perdere tempo a superare i limiti del mondo creando questo coso orrendo, quando ci si può semplicemente sbarazzare di tutti gli Esper del mondo? E poi arrivasti tu, piccola Misaka, che concedesti la tua mappa genetica. La rubai, credendo che un giorno mi sarebbe stata utile, e scappai da quello scienziato pazzo.

Passarono i giorni e gli anni. Mi misi a studiare di più, a cercare un modo per costruire la mia vendetta. E poi ecco che arriva quella stupida nipote di Kihara, Therestina, che inventò il Capacity Down. Oh ma lei non sapeva quanto potenziale c’era nella sua creazione. Mi intrufolai nel suo laboratorio, copiando il suo progetto. Ora avevo tutto ciò che mi serviva per creare la mia rivoluzione.

Tenni una conferenza per far capire ad Academy City ciò che avevo tra le mani. Ma il mio progetto venne criticato da molti. “Inutile”, “Non porta a nulla”, “La tua è solo un’utopia”. Solo quattro persone decisero di unirsi a me, solo loro erano d’accordo con me nel voler eliminare i poteri degli Esper e creare un modo egualitario, dove non esistono poteri sovrannaturali, dove tutti quei mostri si sarebbero ritrovati in mezzo ad una strada, in un mondo nuovo. In ogni caso, quei quattro, i colleghi che hai visto lassù poco fa, erano più che sufficienti. Formai una società tutta mia, la HAR.ES., in modo da avere più fondi e più autorità.
Da quel giorno iniziammo a sperimentare le nostre teorie. Tutto l’autunno c’è voluto prima di creare la nostra opera più importante: il G.D.S. o Genetic Down Sound, quello che tu, Misaka, chiami semplicemente ‘suono’.
Unendo gli studi di Kihara Therestina riguardanti Capacity Down e la mappa genetica della Railgun, siamo riusciti a creare questo dispositivo straordinario che poteva azzerare completamente i poteri di un Esper. L’unico problema è che avrebbe funzionato solo su di te.
Ma poi scoprimmo ciò che effettivamente potevamo fare con il G.D.S. Se aumentiamo il volume di questo dispositivo al massimo, possiamo analizzare la tua abilità e addirittura copiarla tramite una scansione. Inoltre, usando la tua elettricità, potremmo creare un enorme radio che alteri la capacità di ogni Esper. Per questo dovevamo creare un qualcosa che ci permettesse di tenere a bada il tuo potere. E cos’altro c’era di meglio se non un tuo clone. Così creammo Asuka1, colei che darà voce alla mia vendetta, colei che un domani sarebbe diventata il perno su cui la mia vendetta si sarebbe elevata.

Forse ora ti starai chiedendo: perché non hanno usato me allora? Beh vedi, se avessimo usato l’originale, avremmo dovuto fare dei cambiamenti radicali sul tuo cervello e avremmo rischiato che tu morissi prima di iniziare con il nostro progetto. Niente di personale, resti comunque il punto chiave di tutto.
Vedi, Asuka, a differenza di te, è stata creata con apposite caratteristiche fisiche e mentali, e non è mai stata staccata dalle macchine. Anzi, è meglio dire che è una macchina lei stessa. Attraverso il collegamento con il nostro server, rilascerà il segnale ad Academy City. Diventerà l’incubatrice del tuo potere.

Ora non ci restava altro che catturarti. Un attacco diretto sarebbe stato difficile vista la tua potenza. Decidemmo di indebolirti e nel contempo, approfittarne per vedere le tue reazioni al G.D.S. Per farlo, ingaggiammo degli Esper. Avrebbero lavorato per noi per un po’, e in cambio noi li avremmo rilasciati dal carcere prima del termine della pena che dovevano scontare. Li armammo di radioline grazie alle quali avrebbero potuto usufruire del Sound.
La prima volta che hai sentito il suono, avevamo impostato il G.D.S. a volume 7. E gli effetti di un volume 7 li hai sentiti sulla tua pelle vero? Difficolta nei movimenti, stordimento, dolore intenso, incapacità di usare i poteri. Se prolungato si può perdere coscienza. Ma poi le tue amiche vennero a salvarti. Strano come grazie a loro si sono evolute le cose. Se non fosse stata per quella Teleporter, ora non saresti qui. Ma tutto era nel piano.
La seconda volta davanti quel ristorante, lo scopo era attirare la tua attenzione, costringerti a combattere e vedere come affrontavi un volume 8. Purtroppo però la tua amica si è messa in mezzo. Siamo passati dal volume 6 al volume 7, ma niente di più. Pensavamo che il piano dovesse fallire, ma abbiamo approfittato della tua amica. Le abbiamo lasciato trovare le informazioni su quell’Esper che avevamo ingaggiato in modo da farti cadere nella nostra trappola. E ora eccoci qui.”

Mikoto aveva ascoltato senza dire nulla. Una storia triste quella di Kyosuke, ma di certo non avrebbe permesso che la sua vendetta si fosse compiuta. Il volume era aumentato d’intensità durante il racconto. Forti fitte alla testa la stavano tormentando da un po’. Ma prima che potesse dire anche solo qualcosa, il volume aumentò di nuovo e ciò le fece scappare un gemito. Il suo flebile lamento non scappò alle orecchie dello scienziato.
“Ah, vedo che siamo già arrivati a volume 7. Ancora non ti ho spiegato il discorso del volume, vero?”
Non che le interessasse molto sinceramente, dato che da lì a poco, a quanto pare, avrebbe sperimentato tutto da sé. Ma ribattere ora non le sembrava il momento giusto.
“Allora Level 5. Come avrai capito, in base al volume, questo dispositivo è in grado di alterare le onde celebrali, compromettendo la tua Realtà Personale. Inoltre, riesce ad entrare in contatto con gli stimoli e gli impulsi del tuo cervello, siano essi sensoriali o motori.
Un volume 5 corrisponde alla normale frequenza di Capacity Down. Ricordi credo la sensazione di indebolimento e l’incapacità di controllare i propri poteri.
Un volume 6 non varia molto dal 5, in compenso però si aggiunge dolore al corpo, qualche fitta, la debolezza aumenta e i poteri diminuiscono sempre di più.
Il volume 7 ormai lo conosci molto bene.
Quella che fra poco affronterai, il volume 8, ti priverà di ogni briciolo di potere e il tuo corpo ti farà così male che riuscirai appena a muovere il corpo.
Con il volume 9 il tuo corpo sarà completamente paralizzato. Probabilmente il dolore diventerà così intenso da farti perdere coscienza. Interessante, no?
Poi, per ultimo, il volume 10. Non sappiamo bene cosa ti succederà ancora, l’unica cosa che sappiamo è ciò che ci permetterà di fare. E non vedo l’ora…”

Rise. A Mikoto, a forza di ascoltarlo, stava per venire la nausea. Avrebbe tentato di tutto. Cercò di dimenarsi.
“Vedo che hai più resistenza dell’ultima volta. Ma ora mi sono stufato di questo giochetto. Passiamo velocemente agli altri livelli eh? Andiamo all’8.”
Mikoto urlò. Anche il solo respirare era doloroso. Cercò di rimanere lucida, ma più i secondi passavano, più la sua lucidità sembrava sparire.
“Fa male, vero?”
La ragazza sentì appena le sue parole. Dopodichè lo scienziato alzò il volume di un altro livello. Come era stato previsto dai loro studi, il suo corpo ora era completamente paralizzato. Non era più cosciente, eppure poteva ancora sentire il suono da lontano. Era in una mezza via tra coscienza e incoscienza? Forse. Non lo capiva bene nemmeno lei. Questa sensazione andò avanti per pochi minuti… poi sentì una voce da fuori che disse “E’ il momento” o qualcosa di molto simile. Non capì bene. Dopodichè si sentì trascinare distante.
Era in un posto buio, fluttuava nell’aria.
“E’ cosi vuoto qui…”
La sua voce risuonò nell’aria. In quel posto, non c’era nessuno.

 
*
1 Asuka significa “il profumo del domani”.

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Capitolo 10
*** Plan ***


Progetto Asuka – Utilizzo della Level 5, conosciuta come Railgun, per la creazione di un nuovo mondo.”

“…e questo… che diavolo è?”
Le ragazze rimasero a bocca aperta. Hackerando il sistema, Kazari era riuscita sorprendentemente a recuperare il resoconto del progetto Asuka. Ma solo il titolo bastava a capire quanto grave era la situazione e quanto pericoloso fosse per Mikoto, ora sotto le grinfie dei cattivi. Kazari lesse ad alta voce:

“Attraverso le nostre sperimentazioni, abbiamo osservato l’esistenza di un modo rivoluzionario per azzerare i poteri dei cosiddetti Esper. Il progetto mira alla creazione di alcune strumentazioni che ci permettano di entrare in contatto con la Realtà Personale di ogni Esper, distruggendola.

Nel corso del nostro lavoro, siamo riusciti a creare il Genetic Down Sound tramite la combinazione della mappa genetica della Railgun e di Capacity Down. Questo suono però può interferire solo con le onde celebrali dell’Electromaster. Per risolvere questo problema, abbiamo deciso di sfruttare la potenza della sua abilità a nostro tornaconto.

Abbiamo costruito un clone, creato con apposite caratteristiche fisiche e mentali per sopportare l’abilità della Lv. 5 e in grado di essere controllato direttamente da noi: il suo nome in codice è Asuka.
Mantenendo il clone costantemente attaccato al Server e a molteplici macchinari, abbiamo la garanzia che la nostra creazione possa funzionare come previsto.
Il passaggio dell’abilità avverrà nel laboratorio segreto, dove tramite una scansione, riusciremo a copiare il potere della Railgun.

Una volta che la scansione sarà stata eseguita, con l’utilizzo del server, Asuka inizierà a emanare onde elettromagnetiche di interferenza in tutta Academy City, e verrà utilizzata come una grande radio. Una volta che il potere si sarà stabilizzato, lo aumenteremo andando a colpire tutto il mondo…”

Kuroko era senza parole. Man mano che veniva a conoscenza del piano, la sua rabbia e la sua preoccupazione aumentavano sempre più. Kazari smise di parlare, cercando altre informazioni, anche lei visibilmente scossa. Le lacrime agli occhi erano tornate. Ruiko era ancora più sconvolta. Cercò di parlare, con voce tremante
“Vuoi dire che hanno veramente intenzione di fare questo? E che succederà a Misaka-san? Questa… questa è pazzia allo stato puro!”
Già, cosa sarebbe successo a Mikoto? Kuroko se lo stava chiedendo da un po’. Nella sua mente le parole di ciò che avevano letto, la stavano ancora tormentando e le ripeteva tra sé e sé come una cantilena.
Genetic Down Sound… Clone…Server… Scansione … Genetic Down Sound… Clone...........Onee-sama, starai bene?
Kuroko si lasciò prendere dallo sconforto e scagliò un pugno contro il muro li vicino.
“Non può essere..” si lasciò sfuggire.
“Ragazze, qui c’è altro. È una specie di diario…” Kazari interruppe i pensieri delle altre due che tornarono alle loro postazioni, intorno alla ragazza, con faccia interrogativa.

“ – Abbiamo ingaggiato due Esper. La prima fase del nostro piano sta per iniziare. Il G.D.S. verrà impostato a volume 7 e valuteremo come il soggetto reagirà al dolore.

- La prima fase ha avuto successo. Come previsto, il soggetto ha manifestato le problematiche previste. Grazie all’intercettazione di alcune chiamate, è stato deciso che la seconda fase verrà svolta al Julian. Il tutto è previsto per domani.

- Il piano non è andato come previsto ma nulla è andato perso. Non è stato raggiunto il volume 8. Il soggetto però è risultato ancora debole. Verrà ideata una trappola. Lasceremo le informazioni su Tanaka Mamoru sul Web, e attireremo l’esca nella zona stabilita. Per l’operazione è richiesta l’aggiunta di un secondo Esper, Nakamura Akihiro.

- Soggetto caduto in trappola. Inizio dell’ultima fase.”

“Dobbiamo trovare Onee-sama, e subito!!” urlò Kuroko.
“Calmati Shirai-san. Ho bisogno di qualche minuto per scoprire dov’è.”
Quelli che passarono furono probabilmente i minuti più lunghi di Kuroko. Passarono una decina di minuti prima che quel silenzio stressante venne rotto.
“Sono riuscita ad entrare nei circuiti della struttura. Ci sono cinque piani, di cui due sotterranei.”
“Probabilmente, essendo un laboratorio segreto, sarà in uno di quei due piani.” Osservò Ruiko.
“Uno dei due è adibito a parcheggio mentre l’altro come magazzino, da quanto è scritto qui.”
“Uiharu, riesci a trovare il punto in cui viene utilizzata maggiormente energia elettrica?” si intromise Kuroko.
“Da quel che risulta, sembra che ci siano solo tre stanze in cui viene data elettricità, seppur qui risulta che quel piano è completamente deserto. Tra queste tre stanze, solo una è di dimensioni piuttosto elevate, perciò se dovessimo andare ad esclusione, direi che si può trovare lì. E inoltre sembra essere la zona che consuma maggiormente energia.”
“Sorveglianza?” chiese Ruiko.
“E’ abbastanza all’antica. Per non destare sospetti, hanno deciso di limitarla a poche persone. Ci sono due guardie all’entrata, e altre due si trovano nella cabina di controllo del piano terra. Dopodichè ci sono dei robot di pattuglia. Ciascun piano ne ha a disposizione tre. Compresi i sotterranei. Di notte vengono attivati raggi infrarossi e ci sono i turni di pattugliamento delle guard-”
“Non ci interessa della notte. Non possiamo aspettare così tanto. Dovremmo entrare questo pomeriggio.”
“Giusto Shirai-san! Uiharu, passiamo al piano, dobbiamo fare irruzione!”
“Va bene. Allora, io propongo questo:
Saten-san, tu puoi distrarre i sorveglianti all’entrata. Dalla loro postazione è possibile accedere alle telecamere di sorveglianza dell’intera struttura. Perciò mentre tu li distrai, Shirai-san può accedere alle telecamere e bloccarle su un’immagine fissa. Addormenteremo le guardie del piano terra e poi ti dirigerai direttamente nei sotterranei. Metti fuori uso i robot, vai nel laboratorio e salvi Misaka-san. Resteremo in contatto tramite ricetrasmittenti, io vi dirò tutti i dettagli e vi farò da tramite, inoltre avviserò l’AntiSkill in modo che circondino la zona per non far scappare nessuno.”
“Perfetto!” dissero in coro.
Così facendo, iniziarono i preparativi. Il tutto occupò poco più di mezz’ora, dopodichè partirono subito all’attacco. Non c’erano minuti da perdere, era in gioco la vita di Mikoto. Kuroko e Ruiko arrivarono davanti all’entrata della HAR.ES. e come aveva detto Kazari, c’erano due guardie. Dalla loro postazione arrivava il suono di una radio accesa. Ruiko entrò in azione.
“Salve, scusatemi, mi sono persa. Potete spiegarmi la strada per tornare in stazione?”
Attirò una delle due guardie che le si avvicinò e iniziò a spiegarle la strada. Ma la ragazza stava facendo così bene la sua parte, che l’uomo dovette chiamare il suo collega per farsi aiutare con la spiegazione. Non appena si allontanò anche il secondo uomo, Kuroko si teletrasportò nella loro postazione e seguendo le indicazioni di Kazari via ricetrasmittente, bloccò le telecamere e si teletrasportò dentro la struttura.
“Bene, Shirai-san, dopo aver addormentato le guardie del piano terra, prendi la scalinata A sulla destra e scendi di due piani, l’allarme generale è disattivato perciò se trovi robot, puoi distruggerli tranquillamente. ”
“Ricevuto.”
Un semplice gas soporifero mise k.o. le guardie, dopodichè scese per la scalinata. Come previsto, trovò alcuni robot, che mise fuori combattimento con le sue punte metalliche.
“Uiharu, che strada?”
“Vai sempre dritto intanto e in fondo al corridoio svolta a destra. La stanza che cerchi dovrebbe avere una doppia entrata. Dovremmo occuparci di salvare Misaka-san prima di tutto, ma non possiamo permetterci che qualcuno scappi. Passa per la prima porta e sigillala con un tubo o qualcosa. È una semplice porta a spinta perciò non dovrebbero esserci problemi, cerca di non far rumore. Ah, ora prendi la seconda strada a sinistra. In ogni caso, la seconda porta ha un codice d’accesso. Hai preso la tessera del personale dalla cabina di controllo?”
“Sì.”
“Bene, in fondo a sinistra c’è la prima porta.”
Essendo un sotterraneo adibito a magazzino, Kuroko trovò facilmente una catena con cui legare la porta. Si assicurò che fosse messa bene, dopodichè riprese a correre. Se si fosse teletrasportata avrebbe interrotto per un breve periodo il contatto con Kazari perciò correre era la soluzione migliore.
“In fondo al corridoio gira a destra. Dovresti trovare, sempre sulla destra, la seconda porta. Fai attenzione Shirai-san.”
Appena aprì la porta con la tessera rubata in precedenza, venne accecata da una luce abbagliante. Entrando sentì una voce.
“Sì! Sì! Sta funzionando! Finalmente la mia vendetta si avvicina. Presto, avviate la scansione!”
Kuroko si guardò intorno. Era una stanza piuttosto grande. Un gruppo di quattro persone si teneva in disparte dentro una cabina apposita mentre una persona vestita con una muta particolare, si trovava dentro una gabbia di vetro. Era immerso nell’elettricità. La luce era data da quei fulmini che sembravano uscire da un qualcosa di lucente. Quei fulmini però non sembravano incontrollati, anzi. Seguivano una certa sequenza: un fulmine lungo seguito da uno corto. Il rumore che produceva era molto simile ad un battito cardiaco. Poi Kuroko comprese. Quel qualcosa di lucente era la sua Onee-sama. Mikoto era avvolta da pure elettricità ed era appena visibile un casco che le copriva gli occhi e il capo. Kuroko urlò:
“Onee-sama!!”
Ma la sua voce non venne sentita da nessuno perché in quel momento qualcosa sembrò andar storto. L’elettricità che emanava Onee-sama stava venendo assorbita dal cavo collegato alla ragazza, e aveva raggiunto quella che sembrava un’incubatrice dove all’interno si trovava qualcuno. Delle crepe però si stavano creando sul vetro di quella capsula e sulla gabbia di vetro dove c’era Mikoto. La struttura iniziò a tremare e un immenso botto tagliò l’aria. Poi un’esplosione, e tutti i circuiti della stanza si surriscaldarono, esplodendo. Gli scienziati urlarono e cercarono di uscire dalla porta che avevano dietro di loro ma la porta era chiusa dall’esterno. L’uomo nella muta, che ormai Kuroko aveva identificato come Onigara Kyosuke, si stava guardando intorno, preso dalla disperazione.
“Che sta succedendo?!”
Ma alla Teleporter poco interessava. Mikoto  ora sembrava in preda al dolore, si stava dimenando in modo pauroso come presa da brividi incontrollabili.  
Doveva fare solo una cosa: salvare la sua Onee-sama.

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Capitolo 11
*** Wrong ***


Mikoto sembrava in preda al dolore, si stava dimenando in modo pauroso come presa da brividi incontrollabili. Solo che ora come ora, avvicinarsi sarebbe significato andare contro la morte a causa di tutta quella elettricità che la avvolgeva. Il caos stava divagando nella stanza, e il fatto che da lì a poco la gabbia si sarebbe rotta, di certo non rincuorava i presenti.
Quel casco… se lo disattivo, forse...”
Kuroko si avvicinò, osservò attentamente il computer, la capsula e i vari cavi, dopodichè teletrasportò delle punte metalliche all’interno del cavo e del computer per interrompere il collegamento. Appena il cavo si fu scollegato, l’elettricità si fermò.
E’ il momento!”
La Teleporter si teletrasportò nella gabbia e tolse il casco a Mikoto. Aveva mani e piedi bloccati da alcune catene, la pelle lucida a causa del sudore. I suoi occhi erano chiusi, come addormentata e, per fortuna, aveva smesso di dimenarsi. Respirava ancora e questo rassicurò Kuroko.
E’ viva.” Fece un respiro di sollievo.
Kyosuke, probabilmente troppo scosso fino ad allora per rendersi conto dell’entrata in scena della ragazza, appena la vide iniziò ad urlare.
“Tu! C-cos’è successo?!E’ colpa t-tua! Lo sapevo, d-dovevo ucciderti quando ne avevo l’o-opportunità!” parlava a fatica.
Cercò di scagliarsi contro Kuroko la quale però prese Mikoto per la mano e si teletrasportò fuori. Ora l’Electromaster era libera, seppur ancora incosciente. Kyosuke uscì di corsa dalla gabbia. Kuroko era pronta ad affrontarlo, ma con sua grande sorpresa, l’uomo non si diresse verso di lei, bensì verso la capsula, con all’interno il clone di Mikoto, Asuka. Si inginocchiò lì davanti e iniziò ad incoraggiarla.
“Su, Asuka, mia piccola macchina, svegliati e conquistiamo insieme il mondo. Liberiamoci di questi mostri insieme, forza, fai qualcosa. Che ne sarà della mia vendetta altrimenti? Mia moglie merita la giusta giustizia. Forza, dai […]”
Kuroko dal canto suo, sarebbe stata molto più felice se i guai fossero finiti lì. Aveva appoggiato Mikoto a terra, facendola stendere e facendole appoggiare la testa sulle sue gambe. Iniziò a chiamarla…
“Onee-sama, Onee-sama, svegliati , per favore.”
Andò avanti per un po’ a chiamarla. Con un fazzoletto le asciugò la fronte e le sistemò i capelli. Kuroko era stanca di avere a che fare con situazioni simili. Nell’ultima settimana aveva vissuto questo momento così tante volte che le sarebbero bastate per una vita intera. E ogni volta che succedeva, aveva paura che Mikoto non si sarebbe più svegliata. Cercò di contattare Kazari, ma tutta l’elettricità che si era scatenata prima, aveva mandato in tilt anche il ricevitore. Per di più, il clone sembrava ancora emanare una certa energia. Poi, pian piano, Mikoto iniziò a muoversi, seppur con un po’ di difficoltà, e iniziò ad aprire gli occhi. Un’espressione di sollievo si fece strada nel volto di Kuroko.
E’ salva.. Onee-sama è salva… Menomale.
*

L’Electromaster si trovava in un luogo buio e vuoto.
Dove sono?
Stava fluttuando nel vuoto. I suoi pensieri risuonavano nell’aria come una sorta di eco. Non aveva bisogno di parlare, perché in quel posto i pensieri sembravano prendere forma da sé. Si rannicchiò su se stessa. La sua solita energia sembrava esserle stata risucchiata. Che stava facendo prima di finire lì? Non ne aveva idea. L’unica cosa certa è che si sentiva così stanca…
Voglio dormire…”
Espresse questo desiderio. Non le importava in fin dei conti dov’era, che stava facendo, nemmeno chi fosse prima di essere trasportata in quello spazio sconosciuto. Sentiva freddo però. E più il tempo passava, più si sentiva sparire. Senza rendersene conto, iniziò a cadere. Le ricordava molto la sensazione dell’affogare, quella sensazione orribile, in cui sembra non ci sia più speranza nell’essere salvati e non puoi fare a meno che lasciarti trascinare verso l’abisso.
Ma in fondo, probabilmente era morta. Quindi, qualsiasi cosa fosse successa, sarebbe stato lo stesso. All’improvviso però una voce arrivò da lontano, una voce familiare…
“Onee-sama?” ripeté la ragazza.
Eppure non riusciva a ricordarsi di chi fosse. Era un suono così nostalgico. Voleva risentirla ancora, quella parola sembrava averle dato un po’ di coraggio. Ma prima ancora di poter anche solo pensare a qualcosa di più, una fitta le lacerò la testa.
Cos’era?
Poi un’altra, e un’altra ancora. Il suo corpo aveva iniziato a farle male terribilmente. Era quasi incontrollabile.
Aiutatemi…” si ritrovò a pensare.
Tutto questo dolore… era insopportabile. Con le mani si tenne la testa e strinse i denti per resistere alla tentazione di urlare. Poi, così come era arrivato, il dolore svanì…
Una luce davanti a lei comparse, così forte che poteva rimanerne abbagliata. Una figura le stava tendendo una mano.
Chi sei?
Ma la figura non le rispose. Sembrava venisse da un’altra realtà. Era lì, con il braccio teso, il suo volto così familiare…
“Onee-sama, Onee-sama…”
Questa voce di nuovo. Eri tu?”
“…svegliati , per favore.” Continuò la voce.
Non capisco…che significa?”
Ma in cuor suo, sentiva di potersi fidare. La luce era così calda. Tese la mano a sua volta e afferrò il braccio della ragazza che le sorrise in rimando.
Questo calore…


Mikoto si svegliò. Il suo corpo era tutto intorpidito e nella sua testa c’era molta confusione. Un rumore fastidioso le stava stuzzicando l’udito e nell’aria c’era puzza di bruciato. Ma quando aprì gli occhi, si ritrovò davanti una ragazza con i codini, che si stava asciugando il viso, probabilmente rigato dalle lacrime. L’Electromaster le sorrise.
“Kuroko…”
Si mise seduta e un attimo dopo, la Teleporter le saltò addosso, abbracciandola, ancora terrorizzata per quanto successo. Mikoto si guardò intorno. Si trovava ancora nel laboratorio di quello scienziato pazzo.
“Kuroko, che è successo?”
“Qualcosa deve essere andato storto, tutti gli apparecchi sono esplosi, credo che saremo fortunati se eviteremo un incendio. Però, non senti anche tu questa tensione nell’aria?”
In effetti c’era qualcosa che non andava. Onde elettromagnetiche si stavano espandendo nella zona e allo stesso tempo concentrando in un unico punto. Il clone Asuka.
Mikoto si mise in piedi.
“Onee-sama, ce la fai?”
“Non sono mai stata meglio.”
In verità era ancora un po’ stordita ma non poteva permettere una strage. Guardando la capsula dove era rinchiuso il clone, era evidente che si sarebbe distrutta da lì a poco.
Come se qualcuno le stesse leggendo nel pensiero, in quell’istante, la capsula esplose e un essere di pura energia uscì fuori, con un urlo spaventoso.
“GYAAAAAAA.”
La sua voce era così potente che i presenti dovettero tapparsi le orecchie per non rompersi i timpani. I lunghi capelli del clone stavano volando nell’aria e intorno ad esso c’era un’aura spaventosa. Kyosuke che era ai suoi piedi rise di felicità.
“Ti sei svegliata, finalmente! Ora iniziamo la vendet-”
Ma il clone non sembrava ascoltare. Non sembrava essere nemmeno umano. Con un solo gesto del braccio scaraventò lontano lo scienziato, il quale si scontrò con la gabbia di vetro, che già mal ridotta da prima, crollò definitivamente facendolo svenire.
“Ormai è chiaro, quella cosa è assolutamente fuori controllo!” Kuroko disse.
C’era bisogno di un piano e alla svelta. Asuka iniziò a sparare fulmini a raffica. Uno di questi, si diresse contro le due ragazze, ma prima che potessero colpirle, Mikoto si mise davanti alla ragazza più giovane per farle da scudo.
“Onee-sama!!!”
La Level 5 si inginocchiò. Kuroko le si avvicinò e le toccò la spalla ma…
“Ahi!” Prese inesorabilmente una scossa.
Mikoto si sentiva piena di energia. Era come se i suoi poteri fossero tornati a lei.
Si girò e sorrise alla Teleporter..
“Sto bene. Diciamo che mi sono ricaricata.” Fece l’occhiolino.
“Allora, Kuroko. Ecco il piano. Io cerco un modo per fermarla, mentre tu porti fuori i presenti. Ok?”
“Questo non è piano, è un suicidio.” Protestò la ragazza, evidentemente preoccupata per la più grande.
“Non abbiamo scelta, non possiamo permettere che qualcuno muoia. Asuka è completamente fuori controllo, non so ancora come sia successo e il perché, e tantomeno quanto forte sia. Però ha la copia esatta dei miei poteri, quindi dovrei riuscire a tenerle testa. Mentre tu Kuroko devi portare in salvo queste persone. Fidati di me Kuroko. Sono pur sempre, la tua senpai. È in momenti come questi che devi darmi fiducia, ne?”
Kuroko dovette accettare. Iniziò a dirigersi verso la cabina dove erano intrappolati i quattro scienziati. Ogni tanto Asuka lanciava ancora qualche fulmine che per fortuna, eccetto Mikoto, non aveva colpito ancora nessuno. Non si era ancora mossa di un millimetro. L’Electromaster allora le lanciò un fulmine contro per attirare la sua attenzione. Il clone si voltò verso di lei. I suoi occhi avevano iridi scure ed erano completamente vuote. Mikoto sentì l’eccitazione aumentare. Era sempre così quando doveva affrontare qualcuno…
“Smettila con quei fulmini a caso e combatti con me. Ora… sarò io il tuo avversario!”

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Capitolo 12
*** Battle ***


“Smettila con quei fulmini a caso e combatti con me. Ora… sarò io il tuo avversario!”
Il clone si girò verso di lei e urlò di nuovo.
“GYAAAAAAAAAA”
Mikoto alzò un braccio.
"Non ne posso più..." e scagliò un pezzo di metallo, caduto dal soffitto poco prima, contro la creatura.
"...di tutto questo baccano!!"
Il colpo spiazzò il clone che smise di urlare, indietreggiando leggermente.
"Dannazione, come sei rumoroso." Sbuffò, formando un paio di scintille sopra la testa.
"In ogni caso, devo capire come fermarla... se è un clone come le Sisters, dovrebbe capirmi e fermare questa pazzia... devo farla ragionare."
 
*
 
Kuroko si stava dirigendo verso la cabina dove si trovavano gli scienziati della HAR.ES. Le sue intenzioni erano quelle di teletrasportarsi, ma prima che potesse farlo, un fascio d’energia le passò davanti, sfiorandole il naso di pochi millimetri. Si girò giusto in tempo per vedere Mikoto lanciare un fulmine verso il clone che stava scatenando tutto quel putiferio.
“Smettila con quei fulmini a caso e combatti con me. Ora… sarò io il tuo avversario!”
Accidenti Onee-sama, non ti smentisci proprio mai…” pensò Kuroko dopo aver notato lo sguardo risoluto misto ad eccitazione nel volto di Mikoto.
Nonostante tutto quello che ha passato in queste ore, ha ancora la forza di fare casinoAspetta, non posso pensare a questo, devo occuparmi dell’evacuazione.
Si schiaffeggiò le guance, come per svegliarsi, dopodichè si teletrasportò nella cabina.
“Sono della Judgment. Mantenete la calma! Vi porterò fuori da qui.”
“Ma la porta!!”
“E’ bloccata!”
Poi un urlo si levò nell’aria. I presenti si tapparono le orecchie, ma questa volta il lamento durò veramente poco. Sentì la voce di Mikoto urlare qualcosa contro la creatura, ma non se ne preoccupò più di tanto. Doveva avere fiducia in lei. Kuroko usò la sua abilità per togliere le catene che aveva messo lei stessa nella porta e iniziò a coordinare l’operazione di evacuazione.
Potrei teletrasportarli, ma quelli che rimarrebbero indietro, andrebbero solo in panico.” rifletté.
“Seguitemi, andiamo da questa parte che è più sicura!”
La ragazza fece strada agli scienziati, ora rincuorati di avere salva la vita. Uscirono dalla struttura, e ad attenderli non c’era nient’altro che l’AntiSkill. Il capitano della truppa lì presente parlò a Kuroko.
“Qual è la situazione dentro?”
“Onigara è ancora dentro, non sembra aver ricevuto danni gravi, sto andando a recuperarlo. Qualcosa del suo esperimento non è andato come previsto e un essere fuori controllo sta cercando di distruggere tutto. C’è Misaka Mikoto della Tokiwadai a tenere a bada quella cosa. Però l’edificio potrebbe prendere fuoco o crollare! E se non riusciamo a fermare quell’essere, probabilmente la città potrebbe essere distrutta.”
“La Railgun eh? Le cose sono gravi… Bene, Squadra A evacuate questa struttura, cercate se ci sono altre persone! Squadra B fate allontanare tutte le persone nel raggio di un chilometro! Avanti, forza! Chiameremo rinforzi. Shirai-san, conto su di te nel recuperare di Onigara Kyosuke!”
“Sì!”
E così, Kuroko si riteletrasportò dentro e tornò nel sotterraneo. Forti scosse erano percettibili e il suono di fulmini rimbombava nell’aria.
 
*
 
Il clone, una volta ripreso dal colpo appena subito, scagliò un fulmine verso Mikoto la quale non si spostò di un centimetro, e anzi, riuscì ad assorbire il colpo.
"E questo lo definisci un attacco? Non mi hai fatto neanche il solletico!"
L’Electromaster allora cercò di avvicinarsi. Voleva provare a mettersi in contatto con la creatura.
“Ohi Asuka!! Mi senti? Smettila di fare pazzie! Cerca di controllare i poteri!”
Gli occhi del clone però non esprimevano nulla. Sembrava un contenitore vuoto, interessato  solo a distruggere qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Il muro dietro ad Asuka iniziò a sgretolarsi e i pezzi che lo formavano, vennero sostenuti in aria dai poteri di Asuka.
"Magnetismo?"
A quanto pare avevano fatto una copia perfetta dei poteri di Mikoto, in tutto per tutto.
Quei pezzi vennero scagliati contro Mikoto che per schivarli dovette ricorrere ad una fuga di emergenza usando il suo magnetismo al massimo, finendo contro il muro dietro di lei.
"Dannazione. Quanto odio fare questo."
Di rimando, la ragazza le lanciò un fulmine. I fulmini a Mikoto non facevano nulla se non un po’ di solletico, ma a differenza di lei, il clone Asuka sembrava rimanerne ferita.
Cos’ha di sbagliato? Dovrebbe essere uguale a me, allora perché non ha il controllo dei poteri?”
Mentre pensava a questo, cercava di creare un contatto con lei, parlandole.
“Se non la smetti, questo posto finirà per crollare! Mi senti? Cerca di svegliarti!”
Mikoto non voleva fare del male al clone, non più del dovuto almeno. Era pur sempre una sorella per lei…
Una serie di fulmini a botta e risposta vennero lanciati dalle due. Tra le due, era Mikoto quella che sembrava essere in vantaggio. Il laboratorio ora era veramente distrutto. Ogni circuito era saltato, i muri cadevano a pezzi. Mikoto, presa dal combattimento, per poco non venne schiacciata da un macigno che cadde rovinosamente a terra. Mentre cercava di schivare alcuni degli attacchi del clone, invece, inciampò. Non cadde a terra solo perché i suoi riflessi erano buoni e riuscì a tenersi in piedi con il magnetismo. Come campo di battaglia non era di certo il migliore e ogni secondo che passava, diventava sempre più difficoltoso lottare. Asuka gettò un altro masso contro la ragazza che lo schivò e si vendicò lanciandone uno a sua volta. E in quel momento si sentì chiamare.
“Onee-sama!”
Mikoto si girò e vide poco più in là, la sua compagna di stanza.
“Ah Kuroko…”
*
 
Raggiunto il laboratorio segreto, Kuroko vide la sua Onee-sama schiantare al suolo il clone.
“Onee-sama!”
Mikoto si girò verso di lei.
“Ah Kuroko, che ci fai qui?!”
Ma in quel momento un fulmine la colpì al petto, facendola scaraventare contro il muro.
“Dannazione, questo non l’avevo previsto…” disse Mikoto mentre si toglieva la polvere dai capi, rialzandosi.
“Onee-sama, stai bene?”
“Non ti preoccupare, mi ha solo preso alla sprovvista. L’elettricità non può farmi nulla, solo che il muro rimane sempre solido. Che ci fai qui?” richiese.
“Devo occuparmi di Onigara.”
“La distraggo, ti posso concedere meno di un minuto. Il posto sta per crollare e più il tempo passa, più sembra non volerne sapere di calmarsi.”
Mikoto iniziò a una serie di colpi uno dietro l’altro ad una velocità pazzesca. Il clone stava indietreggiando e Kuroko ne approfittò. Si teletrasportò verso l’uomo privo di sensi e lo teletrasportò fuori, dove la ragazza lo affidò all’AntiSkill.
“Ben fatto Shirai-san, ora resta qu-”
“Torno dentro!” disse la giovane, interrompendo il capitano.
“Cosa? Questa cosa va al di là di una ragazza della Judgment! Ci penseremo noi!”
“Ma Onee-sama è ancora dentro, e solo io posso teletrasportarla fuori se tutto dovesse crollare. Vado!”
“Aspett-”
Ma Kuroko aveva usato la sua abilità ed era sparita alla sua vista, pronta a tornare per l’ennesima volta in quel laboratorio.
 
*
Kuroko era riuscita a teletrasportarsi con Kyosuke, perciò nel laboratorio ora c’erano solo Mikoto e Asuka. Mikoto effettivamente non sapeva ancora come fermarla. I poteri del clone però le sembravano un po’ meno potenti e si chiedeva come mai.
Sta iniziando a stancarsi?
I fulmini ad intermittenza lanciati da Mikoto, avevano fatto indietreggiare Asuka. Poco dopo si sentì una piccola esplosione e del fumo nero iniziò a spargersi nella stanza.
“Accidenti, questo non ci voleva.” Imprecò Mikoto.
A quanto pare stava per scoppiare un incendio.
“Come se non bastasse tutto questo casino..”
In quel momento il clone scagliò un fulmine all’Electromaster che questa volta lo parò. Poi un altro ancora, ma quest’ultimo fascio d’energia non era diretto a lei, bensì a uno dei computer lì vicino, finendo per esplodere. Ora si poteva dire con certezza che un incendio era in atto. Altro fumo nero si aggiunse nella sala, facendo tossire Mikoto.
Non vedo nulla e qui non si respira.. Cazzo!
La ragazza cercò a tentoni il muro e si riparò. Altri fulmini volarono nell’aria.
Ha intenzione di seppellirci vive?
Con una mano si tappò naso e bocca, cercando di limitare la quantità di fumo che stava respirando. Mikoto era in trappola… doveva uscire di lì. Ed è in quel momento, vicino alla disperazione, che la ragazza vide Kuroko la quale era tornata indietro per la seconda volta.
Quella ragazza, accidenti. Verrebbe ovunque pur di salarmi.” Sorrise, lieta di avere al fianco un’amica come lei.
 
*
Appena arrivò nel laboratorio, Kuroko trovò Mikoto appoggiata al muro, cercando di sorreggersi, con una mano davanti la bocca. La stanza era piena di fumo. Nei pochi minuti in cui Kuroko si era allontanata, era scoppiato un incendio e l’ossigeno iniziava a mancare nella stanza. Ora era l’Electromaster ad essere in svantaggio.  Altri fulmini vennero lanciati nel laboratorio, e la struttura era arrivata al limite. Da lì a poco sarebbe crollata. Mikoto si accorse della Teleporter e iniziò a correre verso la sua direzione, parando alcuni dei fulmini che Asuka stava scagliando.
In quel momento, il soffitto iniziò a crollare… Mikoto si tuffò. Kuroko allungò la mano per afferrarla… pochi centimetri le separavano… altri due centimetri… ancora uno…

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Capitolo 13
*** Connection ***


Tutta la struttura era crollata. Si udì un forte rumore.

Mikoto aprì gli occhi. Era all’aria aperta, salva. Tossì un paio di volte, respirando profondamente, lasciando che l’ossigeno entrasse nei suoi polmoni, il che si rivelò un vero sollievo dopo tutto quel fumo nero. Si sentì sfregare la mano contro qualcosa di morbido. Affianco a lei, Kuroko, viva e vegeta, forse fin troppo, aveva preso la mano di Mikoto per accarezzarsi il viso appassionatamente. L’Electromaster ne approfittò per darle una piccola scossa e liberarsi.
“K u r o k o. Che intenzioni hai?”
“Onee-sama, sei così crudele. Dobbiamo festeggiare per essere uscite salve da lì dentro!”
Non penso sia questo il modo per festeggiare…e poi…” Pensò la ragazza dubbiosa.
Vennero interrotte dall’arrivo dell’AntiSkill. Mikoto cercò di alzarsi ma nel tentativo le sue gambe cedettero. Venne prontamente sorretta da Kuroko.
“Hai esagerato come sempre.”
“Sto bene, sto bene.” E si liberò della sua presa.
Intorno a lei macerie dappertutto.
e poi…E’ finita veramente?” pensò tristemente.
Il capitano dell’AntiSkill si mise a parlare con  Kuroko, e Mikoto si allontanò da loro avvicinandosi alla struttura completamente crollata. Aveva una strana sensazione. Tante cose non le erano ancora chiare. Salì sopra alcune macerie, in cerca di qualcosa, qualche traccia, qualche indizio… Kuroko l’avvertì di fare attenzione. Stava per risponderle quando alcuni massi sotto di lei si mossero e una mano le afferrò la caviglia, poi qualcuno spuntò fuori. Mikoto ora si trovava a testa in giù.
“Asuka!”
Era incredibile quanta forza fisica avesse il clone. La sua aura era diminuita d’intensità ma Mikoto poteva sentire ancora l’elettricità che emanava da ogni parte del suo corpo. I lunghi capelli scuri ora erano adagiati alla schiena. Il piede di Mikoto stava iniziando ad intorpidirsi, stava per contrattaccare con una scarica elettrica ma Asuka la scagliò con tutta la sua forza contro l’edificio adiacente. L’Electromaster riuscì a diminuire la velocità usando il suo magnetismo, ma lo scontro con la parete di quella struttura fu comunque inevitabile. Iniziava ad essere stanca. La sua resistenza, di norma, sarebbe stata superiore, ma a quanto pare il contatto prolungato con il suono, avvenuto poco tempo prima, l’aveva indebolita. Fu grazie ai fulmini di Asuka che Mikoto era riuscita a recuperare l’energia per combattere, ma ora il suo corpo iniziava a cedere. Kuroko le fu subito accanto per controllare i danni che la sua compagna di stanza aveva subito.
“La sua forza deve essere stata incrementata dagli scienziati. Forse è questo che intendevano con  ‘apposite caratteristiche fisiche e mentali per sopportare l’abilità della Lv. 5’” disse Kuroko.
Mikoto allora capì.
“Come ho fatto a non pensarci prima?!”
La Teleporter la fissò, chiedendosi cosa le era venuto in mente.
“Kuroko, se lei è la mia copia esatta, come mai non riesce a controllare i miei poteri?”
“Eh? Io.. Non lo so, perché?”
“Asuka è sempre stata attaccata a delle macchine. Può essere forte quanto vuole fisicamente, ma non avendo vissuto neanche per un giorno, non ha potuto costruirsi una Realtà Personale per controllare i poteri! E’ l’unica cosa che non possono copiare…”
Kuroko la guardava comprensiva.
“E’ per questo che non li controlla, a lei quei poteri stanno solo causando del dolore. E poi l’esperimento non è andato come previsto, la scansione non è stata completata del tutto. La mia elettricità deve aver mandato in tilt i computer e poi sei arrivata tu e hai rovinato il resto. Probabilmente non riesce a rigenerare i poteri, è per questo che sono sempre più deboli i suoi attacchi. Si sta scaricando. E una volta che si sarà liberata di quell’elettricità, sarà totalmente innocua!”
La stessa Mikoto si sorprese della sua improvvisa illuminazione riguardo il caso. Si rialzò in piedi, ora sapeva cosa fare.
“Ehi aspetta Onee-sama, che intendi fare ora?”
“Prima quando mi ha afferrato la gamba, potevo sentire la sua elettricità scorrere su di me. Non devo far altro che afferrarla e farmi scaricare addosso tutta la sua energia.”
“Ma è pericolos-”
“Starò bene, te lo prometto.” Puntò il dito contro la sua fronte come era solita fare con lei.  
“Comunque Kuroko, posso chiederti aiuto?”
“Ma… Ho capito. Puoi contare su di me.”
“Grazie. Tenterò di distrarla, tu intanto avverti l’AntiSkill di allontanarsi. Quando ti sarai assicurata che non ci sia più nessuno intorno, avvisami. Lancerò il Railgun verso le macerie in modo da creare un diversivo. Dopodichè mi dovrai teletrasportare vicino a lei, così posso afferrarla.”
La Teleporter annuì in risposta. Mikoto le sorrise.
“Mettiamocela tutta!”
*

Mikoto puntò il dito contro Kuroko. La ragazza chiuse gli occhi aspettandosi una qualche scossa o pizzicotto o chissà che, ma l’Electromaster le toccò leggermente la fronte dandole una piccola spinta. Kuroko arrossì.
E’ vero, Onee-sama fa sempre così quando vuole calmarmi…”
“Comunque Kuroko, posso chiederti aiuto?”
“Ma…” cercò di obiettare.
Mikoto la stava guardando con un mezzo sorriso in volto, come se le stesse chiedendo fiducia.
“Ho capito. Puoi contare su di me.” Disse infine.
Sarò sempre al suo fianco, e per fare ciò che vuole fare, ha bisogno del suo araldo accanto. Non posso deluderla.
Dopo aver ascoltato il piano della sua Onee-sama, le annuì per darle conferma di aver capito. La ragazza, in risposta, le sorrise. Quel suo sorriso perfetto. A Kuroko si sciolse il cuore…
“Mettiamocela tutta, Kuroko!”
“Sì!”
Mikoto si alzò e andò verso Asuka, la quale aveva riiniziato a lanciare qualche fulmine.
Onee-sama ha ragione. Effettivamente i suoi attacchi non sono così distruttivi come prima…”
Kuroko invece si diresse verso il capitano dell’AntiSkill chiedendo di allontanarsi ad una distanza di sicurezza, spiegando velocemente le intenzioni della Level 5. Mentre aspettava che se ne andassero, osservò come se la stava cavando Mikoto. Anche lei d’altronde stava iniziando a diminuire la potenza dei suoi attacchi. La vide assorbire alcuni colpi del clone per poi usare la stessa potenza come contrattacco. Stava sicuramente cercando di tener da parte le energie per il Railgun. Terminato l’allontanamento delle forze dell’ordine, Kuroko si avvicinò alla ragazza.
“Possiamo procedere!” Mikoto annuì e lanciò un masso ad Asuka con il suo magnetismo. Dopodichè lanciò in aria la sua monetina e sparò il suo supercannone elettromagnetico contro le macerie a terra, creando una nube di polvere. Kuroko allora toccò la spalla dell’Electromaster e la teletrasportò esattamente dietro al clone. Kuroko vide la ragazza abbracciare da dietro la creatura. In quel momento un fascio di luce avvolse le due e la Teleporter dovette coprirsi gli occhi per non rimanerne accecata. Era impossibile avvicinarsi, da quel fascio stava fuoriuscendo un sacco di energia elettrica.
Onee-sama, fai attenzione…”
*

Mikoto sbatté gli occhi un paio di volte e si guardò intorno. Era in piedi, sopra un ponte di cui non si vedeva né l’inizio né la fine. Intorno a lei, solo foschia bianca. Il posto era piuttosto illuminato, molto diverso dal posto in cui si trovava quando, indossando il casco di Onigara Kyosuke, era in balia del Genetic Down Sound.
E ora… dove diavolo sono? Ho afferrato Asuka… e poi… che è successo?
In risposta ai suoi pensieri, una voce parlò.
“Nel momento del nostro contatto, deve essere nata una connessione tra di noi. Probabilmente è una realtà completamente diversa sia dalla Terra si,a da quella dimensione in cui ci trovavamo prima a causa del suono. Qui le leggi del tempo e dello spazio funzionano in modo diverso.”
Mikoto si voltò e si trovò davanti una ragazza identica a lei, seppur un po’ più alta e con capelli lunghi e scuri, dello stesso colore degli occhi. Non capiva come fosse possibile…
“Asuka?”
“Indovinato.”
“Ma com-”
“Questo collegamento tra di noi mi ha permesso di vedere i tuoi ricordi e il tuo cuore. Ho vissuto le tue stesse emozioni come fossero mie, e ho potuto vedere le stesse cose che hai visto tu attraverso i tuoi occhi. Sarebbe successa la stessa cosa a te, ma come sai, non ho mai avuto nessun ricordo. Oggi è la prima volta che posso dire di essere viva.”
Mikoto rimase scioccata. Si aspettava un sacco di cose, ma certamente, questo non faceva parte della lista. Si udirono dei singhiozzi. Asuka iniziò a piangere.
“Mi dispiace per quello che è successo… Non volevo far del male a nessuno.”
La ragazza non sapeva cosa fare. Appena cinque minuti prima la persona davanti a lei stava per distruggere il mondo intero e ora…
“P-perché...beh.. non ci sediamo?” era una frase piuttosto stupida in effetti. Ma Asuka annuì e si sedettero una a fianco dell’altra.
“Prima hai detto ‘quella dimensione in cui ci trovavamo prima a causa del suono’. Vuol dire che c’eri anche tu? Ma come mai, se eravamo nello stesso posto, non riuscivo a vedere nessuno?”
“A quanto pare non c’era permesso. Quel suono stava interferendo…”
Cadde il silenzio. Entrambe erano in difficoltà nel parlare reciprocamente.
“Non è colpa tua.” Disse poi Mikoto dal nulla.
“Eh?”
“Per quello che è successo. La colpa è solo di quel dannato scienziato pazzo. I tuoi poteri erano impazziti… non devi scusarti. Perciò non piangere.”
Asuka annuì, asciugandosi le lacrime.
“Perciò troviamo il modo per uscire di qui, torniamo nel mondo reale e risolviamo tutto.”
“Io… non posso venire.”
Questa volta fu il turno di Mikoto di essere confusa.
“Che significa?”
“Il mio corpo può vivere solo tramite delle macchine. E quando sono andata fuori controllo, ciò che mi ha tenuto in vita era la tua forza. Quell’elettricità mi permetteva di rimanere in vita. Ma ora... ”
Mikoto si girò per guardarla in faccia.
“Che stai dicendo? Ti darò un po’ del mio potere di nuovo, così avrai il tempo necessario per salvarti. Sono sicura che il Dottor Rana saprà trovare una soluzio--”
“E’ troppo tardi…”
L’Electromaster scattò in piedi.
“Non è possibile… Non c’è niente…che io possa…” alcune lacrime scesero dal suo volto.
“Niente.”
Asuka si alzò a sua volta. Prese la mano di Mikoto e la strinse.
“Mi dispiace… è colpa mia…se non avessi assorbito l’energia, se avessi saputo… io…”
Si abbracciarono. Ora entrambe stavano piangendo. Ma pian piano Asuka iniziò a scomparire.
“Non essere triste. È grazie a te se ho potuto vivere, mi hai insegnato un sacco di cose… e rimarrò sempre con te. Finchè non mi scorderai, potrò vivere nei tuoi ricordi.”
“Non andare…” Il corpo di Asuka ora era appena percettibile…
“Grazie per avermi insegnato cosa significa vivere.”
“Non andare!!”
“Addio, Mikoto Onee-sama”
“A-As..Asuk-..Asukaaaa!”

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Capitolo 14
*** Forever (Epilogue) ***


Nel momento dell’addio, il volto di Asuka non era triste. Anzi. Nonostante fosse rigato dalle lacrime, stava sorridendo. Quel suo sorriso riusciva a scaldare il cuore... Nel suo unico giorno di vita aveva imparato un sacco di cose. Non aveva rimpianti, Mikoto lo sapeva. Ma fu comunque un addio doloroso. Dopo che Asuka fu scomparsa, Mikoto vide il ponte sgretolarsi a sua volta e tornò nella sua realtà, nel mondo reale.
Stava abbracciando il corpo di Asuka da dietro e un fascio di luce le stava avvolgendo. Mikoto lasciò andare il corpo di Asuka che cadde con un tonfo, posandosi su di un lato. All’Electromaster cedettero le gambe e si trovò inginocchiata sopra di lei. La luce si dissolse. Sussurrò ancora una volta il suo nome, sapendo che oramai davanti a lei non c’era altro che un corpo senza vita. Poi perse i sensi.


Quando si svegliò era su un letto d’ospedale. Kazari e Ruiko erano intorno a lei con lacrime di gioia nei loro volti, mentre Kuroko teneva il broncio, evitando di guardarla e di parlarle. Le spiegarono che aveva dormito per quattro giorni di fila e che, come sapeva già, Asuka non era sopravvissuta. La società HAR.ES. era stata chiusa e gli scienziati erano stati messi in prigione. Kyosuke Onigara però non sembrava contento di com’erano andate le cose. Non chiese perdono, anzi. Rinnovò la sua vendetta contro gli Esper.
La sera stessa, quando Mikoto e Kuroko rimasero sole, finalmente le rivolse la parola.
“Avevi promesso.” Sbottò all’improvviso la più giovane.
Mikoto la guardò chiedendosi a che si riferisse.
“Promesso?”
“Sì. Avevi promesso. Mi avevi detto: ‘Starò bene, te lo prometto’ e invece guardati! Sei una stupida, egocentrica e infantile!”
La Level 5 si chiese cosa centrasse l’essere “infantile” in quel momento, ma non osò discutere su questo punto. Kuroko era stata molto in pensiero per lei, poteva capirlo…
“Kuroko… Mi dispiace di averti fatto preoccupare.”
“Io? Preoccupata per una stupida come te? N-neanche p-per i-idea.”
Ma la sua voce incrinata e i singhiozzi la stavano smascherando. Mikoto l’avvicinò a sé e l’abbracciò, il più forte che poteva.
“Grazie Kuroko.”
“O-Onee-sama..”
Per il resto della serata, Kuroko pianse come mai l’aveva vista fare. Mikoto, dal canto suo, la lasciò sfogare, almeno fino a quando l’argomento non cambiò da ‘’Sì che ero preoccupata per te, stupida Onee-sama!” a “E poi perché proprio tu tra tutte, tu che porti ancora quegli orribili pantaloncini sotto la gonna”
……..


Dal suo risveglio, dovette stare in ospedale per altre due settimane, perdendosi l’inizio della scuola. Solo quando ogni parametro era tornato nella norma e i suoi poteri si stabilizzarono completamente, il dottore la dimesse, anche se, secondo Mikoto, avrebbe potuto uscire dall’ospedale dopo appena due giorni. Il giorno della dimissione fu Kuroko a riaccompagnarla al dormitorio. Durante il tragitto, le due parlarono di tutto e di più, finchè…
“Ehi, Kuroko…”
Kuroko notò il cambio di tono nella voce di Mikoto, che ora nascondeva un po’ di tristezza.
“Dimmi.”
“Se Asuka…” la sua voce si incrinò leggermente. “beh…se Asuka fosse riuscita a sopravvivere… credi che avreste fatto amicizia?”
La domanda spiazzò un po’ la più giovane.
“Non ci starai pensando un po’ troppo? È da un sacco di giorni che pensi a cose come ‘Asuka aveva così tanta voglia di vivere. Chissà che avrebbe fatto, che gusti avrebbe avuto, che persona sarebbe diventata, che amici avrebbe avuto…’  o sbaglio?”
Mikoto arrossì distogliendo lo sguardo.
“Come pensavo.” Sospirò.
“Come avrei potuto non diventare sua amica? In fondo è come avere una copia esatta della mia Onee-sama, gli avrei insegnato ad indossare abiti all’ultimo grido, ad odiare quei stupidi Gekota che tu ami così tanto, a vivere la vita al pieno delle sue possibilità, ad indossare mutandine sexi, a tenere un comportamento adeguato, a evitare di indossare pantaloncini sotto le gonne come fai t--! Ahi!”
Mikoto le tirò un pugno in testa.
“Per l’ultima volta, tutto questo non ti riguarda!!”
“Sigh. Comunque Onee-sama,  non dovresti preoccuparti per lei. Sono sicura che averti conosciuto, per lei, sia stata la cosa più bella al mondo…”
Mikoto alle sue parole si rilassò un po’ e annuì.
“ Quindi mi avresti tradito con lei e ti saresti dimenticata della tua cara Onee-sama.” Fece finta di piagnucolare.
“Questo maiiii!!! Per me esiste solo Onee-sama!!”
E detto questo Kuroko cercò di saltarle in braccio nel tentativo di darle qualche bacio.
“Eh? Ehi, Scherzavo! No, dai, vattene viaaa!” e si mise a correre per sfuggirle.


Sì, Kuroko ha ragione. Il sorriso che aveva in volto era un sorriso pieno di gioia. Continuerò a dare il meglio di me anche per lei e se un giorno ci rivedremo, le racconterò tutto ciò che ho visto. Non scorderò ma il giorno in cui la mia famiglia è cresciuta ancora. Non la dimenticherò… in modo che possa vivere per sempre… per sempre nel mio cuore.

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