Port – to – Port Revisited by jrrm64 (Traduzione)

di gaia1986
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1. ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3. ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4. ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5. ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6. ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7. ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8. ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Voglio chiarire da subito che questa è la traduzione di una storia che ho trovato sul sito FanFiction.net (questo è il link: http://www.fanfiction.net/s/8775213/1/Port-to-Port-Revisited).
Tutti i diritti appartengono all'autore, io mi sono limitata a tradurla dopo averla letta e avergli chiesto il permesso per farlo. La storia che state per leggere a me è piaciuta un sacco, per cui ho deciso di tradurla e pubblicarla qui. Spero vi piacerà e che abbiate voglia di recensire. Spero anche di non aver fatto troppi pasticci con la traduzione :)

§
PROLOGO.
C'era un bulbo oculare nel drink. Gli Agenti Speciali Anthony DiNozzo e Ziva David  dell'NCIS fissarono il drink. Il cameriere aveva detto che era per lui, l'aveva portato a lui, ma dentro al bicchiere c'era un maledetto bulbo oculare.
«Non mi piacciono i drink che mi fissano» disse Tony.
«Non ti biasimo» rispose Ziva. «Chiamo Gibbs».
«Si, ok» rispose Tony, mentre fissava il bicchiere.
Dopo qualche momento passato a chiedersi "Perché io?", lui guardò la sua bella collega dai capelli scuri, che aveva appena concluso la chiamata con il loro capo. Lei lo guardò a sua volta, guardandolo con preoccupazione.
«Probabilmente sei stato scelto a caso» gli disse.
«Si, certo» rispose Tony.
Non credeva alle sue parole. Se c'era una cosa che aveva imparato molto bene sul Port – to – Port killer, era che lui non faceva mai nulla per caso.
«Io interrogo il cameriere e il barista. Tu resta qui e tieni d'occhio il drink» ordinò lei.
«Si, farò in modo che non si alzi e rotoli via» replicò lui.
Ziva lo guardò nei suoi occhi verde mare. Lui era il suo partner, il suo amico e, un tempo, lei aveva anche pensato che fosse qualcosa di più. Non le piaceva affatto l'idea che il Port – to – Port killer si stesse concentrando su di lui.

§

Il mattino successivo, Tony era arrivato molto presto in ufficio. Non si sentiva dell'umore adatto per indossare uno dei suoi completi, così aveva optato per dei jeans, una camicia Oxford di colore rosa, un blazer nero e il suo trench.
Gettò lo zaino che aveva in spalla dietro la sua scrivania mentre entrava nel bullpen, poi si tolse il cappotto e lo gettò sulla sua sedia. Anche senza guardare, sapeva che gli occhi blu acciaio del suo Supervisore, l'Agente Speciale Leroy Jethro Gibbs, erano puntati sulla sua schiena. Appena si era voltato aveva guardato il capo dell'MCRT dell'NCIS.
«Sei in anticipo DiNozzo» disse Gibbs.
«Ho fatto dei brutti sogni, Capo» rispose lui.
«Tu dici?» ridacchiò Gibbs. «C'era un occhio nel tuo drink». Gibbs scosse la testa. «Non ti preoccupare Tony. Troveremo il bastardo» proseguì Gibbs.
«Lo so, Capo» rispose spostando il suo impermeabile e sedendosi. Non appena si fu seduto, sentì il classico ding dell'ascensore e aveva visto la testa saltellante della loro esperta forense, Abigail Sciuto. Indossava una mini-gonna scozzese, una maglietta bianca , stivali stile Frankenstein e il camice bianco con il suo perfetto stile Gothic. Quando vide che Tony era lì smise di saltellare. Tony la guardò e sorrise.
«Ciao Abby!» le disse.
«Tony!» esclamò lei con apprensione.
«Che cosa hai scoperto Abby?» abbaiò Gibbs.
Lei lo guardò e sorrise. «Lo scotch nel bicchiere era McCallan...»
«McCallan 12» Tony completò la frase per lei. «È quello che bevo io»
Gibbs annuì. «C'è altro Abby?» chiese Gibbs.
«Non sappiamo ancora a chi appartenga l'occhio» rispose lei.
«Ti devo un Caf-pow» le disse Gibbs.
Abby girò sui tacchi, sorrise a Tony e andò verso l'ascensore per tornare nel suo laboratorio.
«Solo perché è lo scotch che bevi tu, Tony, non significa che lui ti stia prendendo di mira» disse Gibbs.
«Si, Capo» replicò Tony.
Non credeva a quello che aveva appena detto Gibbs e dubitava che lo stesso Gibbs ci credesse, ma per ora avrebbe continuato con il rifiuto di quella situazione. Inferno non era semplicemente un fiume dell'Egitto.
§
Il loro caso successivo riguardava una maschera che assomigliava parecchio ad una loro vittima ed era appena uscita da Mission Impossible con Tom Cruise. Si trattava di una tecnologia sviluppata dalla CIA. CIA. Quelle iniziali fecero brontolare Tony. Il nuovo fidanzato di Ziva era della CIA. Ray Cruz. CI-Ray.
Ray gli aveva detto che Ziva lo considerava come un fratello maggiore. Fratello. L'ultima volta che aveva controllato, i fratelli non facevano sogni in cui ci si bagna sulle proprie sorelle. Non importava! Non aveva intenzione di farsi infastidire da quello. Lui stava uscendo con EJ Barrett, la cui squadra era responsabile della caccia al Port – to – Port killer. Stare con EJ era facile. Lei era autosufficiente. EJ sapeva quello che voleva e, in quel momento, Tony ne faceva parte e lei gliel'aveva fatto sapere e a lui quello piaceva, anche se stava infrangendo una delle regole di Gibbs (Regola #12: Mai uscire con una collega). Tony l'aveva sempre interpretata come "Mai uscire con un compagno di squadra", non come "Mai uscire con qualcuno dell'NCIS". Una delle ragioni per cui non aveva mai esternato a Ziva i suoi veri sentimenti per lei era proprio quella dannata regola.
EJ si alzò e guardò oltre il divisorio. Sembrava eccitata.
«Abbiamo un profilo del Port – to – Port killer» disse.
Gibbs alzò gli occhi dalle sue pratiche. «Come l'hai avuto?»
«Operazione : Frankenstein. Era un programma governativo che prevedeva l'utilizzo della modifica comportamentale per addestrare i marinai a mantenere la calma in situazioni estreme. Sarebbero poi stati addestrati dalla CIA come assassini e avrebbero sfruttato la loro posizione in Marina come copertura per le loro assegnazioni» spiegò lei.
«Quale pazzo si sarebbe mai offerto volontario per una cosa del genere?» chiese Tony.
«Si basa su alcune idee sviluppate da Leon Vance, quando frequentava il War College» EJ sorrise.
Sapeva che Tony e Vance non erano di certo migliori amici. Lui una volta aveva scherzato con lei dicendole che non avrebbero fatto alcun film tipo Salt and Pepper con Sammy Davis Jr. e Peter Lawford.
«Questo profilo?» chiese Gibbs.
«Il nostro killer proviene da un ambiente ricco; è atletico, di bell'aspetto, probabilmente bravo a conquistare le donne. Sua madre morì o se ne andò quando lui era un bambino e ha problemi con il padre che l’ha allontanato mandandolo alla scuola militare» disse EJ.
«Sembra Tony» disse Ziva senza pensare.
McGee ridacchiò, mentre Gibbs guardò prima lui e poi Ziva. Tony era rimasto ad ascoltare e non gli era piaciuto quello che sentì. Era quello il motivo per cui il Port – to – Port killer gli aveva mandato il bulbo oculare. Pensava che fossero anime affini?
«DiNozzo, con me» ordinò Gibbs.
Gibbs si alzò e uscì dal bullpen. Tony lo seguì. Entrano nell'ascensore. Una volta che le porte si furono chiuse, Gibbs colpì il pulsante d'emergenza e lo bloccò. Le luci si abbassarono e loro rimasero lì, uno di fronte all'altro, in quello spazio ristretto.
«Tu non sei lui DiNozzo» disse Gibbs.
«Lo so, Capo» asserì Tony.
«Tu non sei lui e noi lo prenderemo» dichiarò Gibbs.
«Lo so, Capo» ribadì Tony.
«Ho bisogno che la tua mente rimanga concentrata sul caso, Tony. Non posso permettermi che tu dubiti di te stesso»
Tony sapeva che Gibbs contava su di lui più di quanto la gente immaginasse.
«CIA, Capo. La nuova fiamma di Ziva è della CIA»
Gibbs sorrise. Era stato un caso che fosse finalmente uscito allo scoperto proprio mentre stavano indagando sul Port – to – Port killer? Stava, per caso, parando il culo alla CIA? Gibbs allungò la mano e diede affettuosamente un buffetto sulla guancia di Tony. «Questo è il mio ragazzo»
Gibbs rilasciò il pulsante di emergenza. Le luci si riaccesero e le porte si aprirono.
«Mettiamoci al lavoro» disse allontanandosi a grandi passi dall'ascensore.


Note di fine capitolo:
1Salt and Pepper è un film inglese del 1968, interpretato da Sammy Davis jr., Peter Lawford, Michael Bates, Ilona Rodgers, in cui due brillanti gestori di night indagano su un sanguinoso intrigo golpista.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1. ***


NdA:
Ecco il nuovo capitolo. Buona lettura a tutti.
Vi lascio anche il link della storia originale:
http://www.fanfiction.net/s/8775213/1/Port-to-Port-Revisited.

CAPITOLO 1.

Tony ed EJ non avevano fatto l'amore, avevano fatto sesso. Era stato energico, sudato e gli aveva fatto dimenticare i suoi guai. Nel  buio della camera da letto di lei, lui aveva dato dentro mentre lei emetteva gemiti, lamenti e pure un paio di grida di piacere soffocate. Erano andati avanti per diverse ore e durante quel tempo lui aveva dimenticato tutto. aveva dimenticato di avere un profilo simile a quello del Port –yo – Port killer, il quale gli aveva mandato un drink con dentro un occhio, che Danny era stato ammazzato dal maggiore Frank Raimey, che aveva cercato di emulare il Port – to – Port killer.
Lui e Danny erano diventati due estranei. Quando aveva scoperto che Danny era un poliziotto corrotto, lui si lasciò Baltimora e la loro amicizia alle spalle per andare a DC2 e all'NCIS. Questo era accaduto più di dieci anni prima. Ora Danny era morto. La sua morte aveva fatto aumentare il senso di colpa di Tony. Lui era diventato un'altra persona a cui teneva che non era riuscito ad aiutare. Danny aveva raggiunto Paula, sua madre e anche Kate. Bellissima e adorabile Kate. C'era pure la sorella di Jason King. Aveva salvato Jason, ma non era riuscito a fare altrettanto con la sorella.
Si stava avvicinando sempre di più all'orgasmo. La sua mente tornò a concentrarci su EJ, mentre lei chiamava il suo nome. «Tony»
Altre quattro o cinque spinte profonde e sarebbe venuto. Lui spinse, spinse forte e si trattenne fino a che non poteva resistere più e si lasciò andare del tutto. EJ urlò la sua approvazione e dopo si rannicchiò accanto a lui.
«Mi sei mancato mentre ero via» disse lei.
«Si, mi sei mancata anche tu» rispose lui.
Gibbs era contrariato riguardo alla sua relazione con EJ. A lui piaceva lei, gli piaceva veramente tanto. Tony sapeva di non amarla, però. Non lui si era veramente innamorato poche volte nella sua vita. Wendy, Kate, Ziva. Sembrava quasi che si innamorasse solo di donne irraggiungibili o di chi l'avrebbe piantato all'altare. Lui non era bravo con l'amore.
«Ho parlato con il Direttore riguardo al fatto che magari potrei restare qui a DC, una volta concluso il caso» disse lei.
Lui improvvisamente si ricordò di CI-Ray. Ray Cruz conosceva EJ.
«Quanto bene conosci Ray Cruz?» chiese cambiando repentinamente discorso.
Lei sapeva cosa significasse qual repentino cambio di discorso. Lui preferiva parlare di Ray Cruz piuttosto che parlare di loro.
«Era il nostro collegamento con la CIA quando abbiamo iniziato a indagare su questo caso» gli rispose. «Perché?»
«Ti fidi di lui?» le chiese.
«Non mi ha mai deluso» replicò EJ. Lei si mise a sedere sul letto e si passò una mano tra i suoi capelli biondi.
«Ti fidi di lui, EJ? È della CIA. Doveva essere a conoscenza dell'Operazione Frankenstein» le fece notare Tony.
«Non mi ha mai deluso» ribadì lei.
«Ti fidi di me?» le domandò Tony.
«Si, mi fido di te» gli rispose.
«Allora ti dico di non fidarti della CIA» le disse.
«Mi fido delle persone, non delle agenzie»
«Sono contento di sentirlo. Quindi ti fidi di lui» disse lui.
«Immagino di si»
Tony sospirò. Fidarsi della CIA era come lasciare la propria donna con Gerard Butler3.
«Allora... questo profilo ti ha fatto andare un tantino fuori di testa?» gli chiese.
«Un po’» rispose lui.
«Forse è da qui che derivano alcune delle stranezze tra te e Vance. Avresti potuto fare parte dell'Operazione Frankenstein» disse.
«Capita anche a me di uccidere» disse Tony.
«Non credo che questi ragazzi abbiano aderito al programma, pensando di diventare degli assassini» constatò lei.
«Suppongo sia così» ammise lui. «Magari una spia con licenza di uccidere, ma non un killer»
Le regalò uno dei suoi migliori e più affascinanti sorrisi. Lei rise. Si, lui non l'amava, ma lei andava bene proprio per quel posto e proprio per quel momento.

§ 

Quando Tony arrivò in ufficio trovò Mike Franks intento a parlottare con Gibbs. Sembrava più pallido del solito, un po’ pallido e malaticcio. Gibbs non gli prestò nemmeno attenzione. Tony si sedette. Uno dei vantaggi di dormire da EJ era che riusciva ad arrivare al lavoro presto. Si aggiustò la cravatta di seta rossa e si raddrizzò la giacca Brioni grigio antracite.
Ziva e McGee arrivarono insieme. Si tenevano a distanza. Lui alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Ziva per un secondo. Lei distolse subito lo sguardo da lui e guardò Mike e Gibbs. Mike interruppe la sua conversazione con Gibbs e si avvicinò a Ziva, a cui diede un abbraccio.
«Ciao tesoro» disse. «Ti trovo bene come sempre»
Tony si morse la lingua. Sapeva che era meglio non intromettersi in quella conversazione. Proprio in quel momento le porte dell'ascensore si aprirono e ne uscì EJ. Aveva con sé due caffè e un sacchetto con delle ciambelle. Si era scordato che lei aveva detto avrebbe preso lei la colazione per loro due. Non avevano avuto tempo quella mattina a causa del sesso sotto la doccia.
«Beh guarda questa puledrina!» esclamò Mike.
«Ciao» replicò EJ. Poi si fermò davanti alla scrivania di Tony e, dopo avervi posato sopra i caffè, tirò fuori dal sacchetto una ciambella e della crema al formaggio appoggiandole sul tavolo.
«Hai bisogno di energie dopo questa mattina» sorrise e si allontanò. Tony nonostante avrebbe voluto evitarlo si sentì arrossire. Mike ridacchiò.
«DiNozzo, tu mi ricordi Gibbs quando era più giovane. Aveva una ragazze nuova ogni settimana. Le donne erano affascinate da quella stronzata della tranquillità dei Marines, ma con te non può essere altro che il fascino italiano» rise Mike.
Gibbs guardò verso Tony. L'Agente anziano sapeva che quello sguardo era dovuto al fatto che il Capo volesse che lui rompesse con EJ. Bevve un sorso di caffè, leggero e dolce, proprio come piaceva a lui. EJ non aveva mai avuto problemi con il suo caffè e non aveva mai cercato di convertirlo al tè. Tony ignorò Gibbs. Prese la ciambella e le diede un morso.
Ziva si sedette alla sua scrivania di fronte a quella di lui e lo fissò per un momento. Lui ignorò pure lei. Se fosse stato fortunato, quel giorno sarebbe riuscito ad ignorare tutti.
«Tony» disse McGee «Quella sembra essere davvero un'ottima ciambella. Da dove arriva?»
«Dovresti chiedere a EJ, McCuriosone» rispose lui.
Fu allora che vide EJ e i suoi due agenti, Levin e Cade, alzarsi, afferrare i loro cappotti e allontanarsi. Era l'inizio di una nuova ricerca sul P2P killer.
«DiNozzo» sbraitò Gibbs.
«Si, capo» rispose Tony.
«Trovami Kort» gli disse Gibbs.
Era venuto fuori che il bulbo oculare apparteneva a Trent Kort. Ancora una volta la CIA, lo stomaco di Tony si contorse. La CIA e lui non avevano la migliore delle relazioni. Si alzò in piedi, afferrò il suo cappotto e poi guardò McGee.
«Dai McRinforzi» disse per poi dirigersi verso l'ascensore, ingnorando lo sguardo di Ziva mentre se ne andava.

§

Kort si trovava in pub a Georgetown, quando finalmente lo riuscirono a rintracciare. Un amico di Tony al NIA4 aveva fatto un paio di telefonate e lo aveva rintracciato. Kort stava sorseggiando dello scotch quando Tony e McGee si unirono a lui nel suo separé.
«Trent, mi piace la tuabendasull'occhio. Fa molto Johnny Depp» disse Tony.
«DiNozzo e l'altro agente dell'NCIS. Che fortuna!» replicò Kort.
«Gibbs ti vuole parlare, Trent» disse Tony.
«Non voglio parlare con lui»
«Owww, che peccato» sorrise Tony. «Dov’è il tuo occhio Trent? Forse se l'è portato via il Port – to – Port killer?»
«Sai benissimo che è stato lui e sai anche che la CIA si risolve da sola i propri casini» rispose Kort.
«Non sul suolo americano, Kort» replicò McGee.
«Ben detto, McConciso» disse Tony. «Chi è? Chi è questo bastardo?»
«Ray Cruz non ve l'ha detto? Avrebbe dovuto farlo!» esclamò Kort. «Il Port – to – Port killer è Jonas Cobb, ex tenente della Marina e killer della CIA. Ero il suo addestratore nella CIA»
«Cruz avrebbe dovuto dircelo» constatò Tony.
«Già, avrebbe dovuto dirlo a voi dell'NCIS, ottenendo così il vostro licenziamento mentre noi lo recuperavamo» disse Trent.
«McGee, metti al corrente il Capo, ora!» disse Tony.
McGee uscì dal separé e si allontanò dai due per chiamare Gibbs. Tony e Kort rimasero seduti, uno di fronte all'altro, e si fissarono.
«Perché non ti ha ucciso Kort?» chiese Tony.
«Perché è un crudele bastardo. Sai cosa sono io ora per la CIA, senza due occhi funzionati?» chiese lui.
«Che cosa?» sogghignò Tony.
«Un bamboccio da scrivania. Io non sono un bamboccio da scrivania, DiNozzo» disse con rabbia Kort.
McGee tornò al tavolo e si fermò lì. «Gibbs vuole parlare con te, Kort»
«Non è fantastico?» chiese ironicamente Kort.

§

Tony e Ziva erano nella sala d'osservazione a guardare Gibbs mentre interrogava Kort. Stava insistendo per avere informazione su Jonas Cobb prima e su Ray Cruz poi.
«Dov'e Cruz ora?» chiese.
«Non lo so, Gibbs. Potrei indovinare se vuoi» rispose Kort.
«Indovina, allora!» esclamò Gibbs.
«Ha un complesso dell'eroe. Così, probabilmente, è là fuori a dare la caccia a Cobb. Direi che o è morto o sta facendo da esca» rispose Kort.
«Lo conosci bene» disse Gibbs.
«Come ho già detto a DiNozzo, l'ho addestrato io per la CIA. Ho preso quello che aveva iniziato la Marina e l'ho concluso» rispose.
Tony poteva sentire la tensione che si diffondeva via a via in Ziva. Era preoccupata per il suo ragazzo.
La porta della sala d'osservazione si aprì e EJ e Vance entrarono nella stanza. Tony si spostò di alcuni passi, in modo che EJ potesse stargli accanto.
«Ci ha dato qualche indizio?» chiese EJ.
«Jonas Cobb è il nostro killer. Ha fatto parte dell'Operazione Frankenstein» rispose Tony per poi guardare Vance. Vide gli occhi del Direttore farsi più scuri per il rammarico.
«DiNozzo, venga con me» disse Vance.
«Si, Direttore» rispose Tony.
Vance e Tony uscirono dalla stanza e Vance si voltò verso di lui. «So che Gibbs è abituato a farle condurre colloqui e interrogatori. Ho visto con i miei occhi come ha fatto lo sgambetto al Direttore del Mossad, Eli David. Ora andremo in sala conferenze e lei mi interrogherà sull'Operazione Frankenstein» disse Vance.
«Si, signore» rispose Tony.
Proseguirono lungo il corridoio, attraversarono il bullpen fino alle scale del soppalco e poi arrivarono alla sala riunioni. Tony afferrò un penna, un blocco di carta e un registratore. Accese il registratore e iniziò a scarabocchiare.
«Questa è la sua festa, Direttore, quindi inizi a parlare» disse Tony.
Vance spiegò che aveva avuto questa idea di prendere ufficiali e sottoufficiali della Marina e renderli invulnerabili ai momenti di crisi, utilizzando la modifica comportamentale, mentre era al Navy War College del Rhode Island. Lui aveva dato l'autorizzazione alla sperimentazione. Loro avevano elaborato un protocollo e trovato sei candidati. Quattro non erano arrivati in fondo, due si. Loro erano imperturbabili anche nelle peggiori condizioni. Fu allora che la CIA li affiancò nell'Operazione Frankenstein, l'attuale Segretario della Marina aveva voluto il coinvolgimento della CIA. I due candidati vennero trasformati in assassini. Uno era morto, l'altro era Jonas Cobb.
«Lei è pentito di avere avuto questa idea, vero Direttore?» chiese Tony.
Vance con gli occhi marroni oscurati dal rimpianto rispose: «Si, DiNozzo»
«È stata una stupida idea del cazzo. Se un uomo non è in grado di gestire una crisi in qualche modo, ne verrà poi fuori naturalmente. Questo ha trasformato Cobb in un assassino» disse Tony.
Prima che Vance potesse replicare a DiNozzo, la porta della sala si aprì e vi entrò Gibbs.
«Avete finito voi due qui?» chiese
«Abbiamo concluso» replicò Vance amareggiato.
«Dobbiamo parlare, Direttore» disse Gibbs, che poi si rivolse a Tony. «Trova Cruz»
«Si, Capo. Tirerò fuori un coniglio dal mio cilindro» disse Tony, ironicamente.
Trasalì giusto qualche secondo prima di sentire lo scappellotto su tutta la sua nuca.
«Trovalo, DiNozzo» ringhiò Gibbs.

§

Ziva sembrava preoccupata e la cosa preoccupava Tony. lei tendeva a chiudersi quand'era preoccupata per qualcuno. Lui non intendeva lasciarglielo fare. Mentre lei contattava ognuno dei suoi contatti, lui faceva lo stesso. McGee stava tracciando lo smartphone di Cruz, ma era spento.
Tony vide gli occhi di Ziva diventare sempre più determinati. Stava per fare qualcosa di stupido e lui lo sapeva.
«Ziva, non vai da nessuna parte senza dei rinforzi» le disse.
«Non sei Gibbs, Tony» replicò lei.
«Ma sono l'Agente Anziano» disse, poi uscì dal bullpen, prima di dire qualcosa di cui si sarebbe pentito.
Quando Tony tornò cinque minuti più tardi con delle caramelle, Ziva se n'era andata. McGee cercò di non guardare Tony.
«Dov'è lei, McGee?» chiese.
«Se n'è andata. Ha detto di dirti che ha avuto un'idea» rispose McGee.
Tony respirò lentamente per evitare di perdere le staffe. C’erano delle volte in cui avrebbe voluto essere ancora un poliziotto. «Troviamola, Tim» disse.
McGee annuì. Tony afferrò la fondina da fianco con la sua arma dentro e il suo cappotto, poi aspettò che McGee facesse lo stesso. McGee stava fissando con attenzione il suo smartphone.
«GPS del telefono?» chiese Tony a McGee.
«Si» rispose quello sorridendo.
«Andiamo MCIspettore Gadget» lo prese in giro Tony.

§

Mentre erano fuori alla ricerca di Ziva, ricevettero una telefonava che li informava che EJ e la sua squadra erano stati assaliti. Cade era in ospedale, Levin era morto ed EJ era stata picchiata e si trovava anche lei in ospedale in quel momento ed era in stato di shock. Tony si era fatto lasciare fuori dall'ospedale. Dopo aver chiesto alla reception, aveva trovato la sua stanza. Aprì la porta ed entrò e sentì singhiozzare nel buio.
«EJ» disse mentre si avvicinava al letto per poi sedersi sul bordo.
«Tony, Cobb è un mostro. È freddo e indifferente. Ha sparato a Levin e Cade per farsi seguire da me e poi si è preso gioco di me solo per darmi un messaggio»
Lui la guardò nei suoi occhi azzurri ora tristi. «Qual era il suo messaggio» le chiese.
«Non lo fermeremo finché non vorrà essere fermato» gli rispose. «Io gli credo»
«Nessuno è inarrestabile, Erika Jane. Non preoccuparti lo fermeremo» Tony le sorrise per poi baciarla in fronte.
Il suo telefono suonò. Tony sospirò, poi lo tirò fuori dalla tasca e rispose. «Si, McGee»
«Cruz si è finalmente fatto vivo. Ha quasi preso Cobb che lo aveva usato per tendere una trappola a Ziva» gli comunicò McGee.
«Lei come sta?»
Il linguaggio del corpo ed il tono di Tony, cambiarono nell'istante in cui pensò che Ziva fosse nei guai. Era pronto ad uccidere.
«Tutto quello che ha fatto Cobb è stato metterla KO, legarla e lasciare un messaggio. Dice: "Nessuno è al sicuro, a meno che io non decida che lo è"» disse McGee.
«Che cosa ne pensa Gibbs di tutto questo?» chiese lui.
«Tony, Gibbs è fuori dai giochi per il momento. Vedi...» McGee fece una pausa.
«Che c'è McGee?» ringhiò. Odiava quando il Pivello aveva paura di dire quello che aveva da dire.
«Cobb ha ucciso Mike Franks fuori dalla casa di Gibbs» disse McGee. «È giù nella camera mortuaria con il corpo»
Tony chiuse la chiamata. «Oh accidenti!»
«Tony è tutto a posto?» chiese EJ.
«Si, certo» disse per poi tornare sul letto e baciarla sulla fronte. «Devo solo tornare al lavoro»
«Stai attento» disse lei.
«Lo sarò» sorrise.

§

Note di fine capitolo:
2DC è l’abbreviazione con cui viene indicata Washington DC.
3Ho tradotto la frase in modo che avesse senso, non ho ancora capito che senso abbia L
4NIA sta per National Intelligence Agency che è una sub-divisione della CIA in cui lavorano sia civili che membri dei corpi militari degli Stati Uniti d'America (almeno stando a quanto dice Wikipedia)

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


NdA:
So di essere sparita a lungo, ma tra esami universitari, vacanze e di nuovo esami è stato un periodo un po' incasinato!
Comunque ecco il nuovo capitolo. Buona lettura a tutti.
Vi lascio anche il link della storia originale:
http://www.fanfiction.net/s/8775213/1/Port-to-Port-Revisited.


CAPITOLO DUE.
Gibbs aveva costruito la bara di Franks. Così il suo essere malato deve essere stato un vero affare, pensò Tony.
Era stato un funerale in vero stile Marines, con Gibbs che era tra quelli cha avevano portato la sua bara. Aveva affidato a Tony Leyla ed Emira, la nuora e la nipote di Mike. Tony rimase al loro fianco, proprio come McGee rimase accanto a Abby. C'era pure Ducky. Mancava Ziva, però.
Tony sapeva che lei odiava i funerali e che le occorreva del tempo con CI-Ray, ma era deluso dal fatto che lei non era lì. Mike Franks l'adorava e Gibbs l'amava come una figlia. Lei avrebbe dovuto essere lì con la famiglia. Forse per lei Ray Cruz è più importante della famiglia, pensò lui. Improvvisamente sentì un'ondata di gelosia attraversargli il corpo e rapidamente la soppresse.
Gibbs finì di posizionare la bara sulla tomba e prese posto accanto a Leyla ed Emira. Erano una sua responsabilità ora. Prese la mano di Leyla nella sua e la strinse.
Il Cappellano iniziò a parlare. Tony era perso nei suoi pensieri. Non era mai stato vicino a Mike Franks, ma in qualche modo era convinto che, ovunque si trovasse, stesse sorridendo. Invece di morire di cancro, era uscito di scena come un pistolero del vecchio West che era stato battuto da un pistolero più giovane e veloce di lui. Era morto combattendo. A Mike sarebbe piaciuto. Inoltre, sapeva che stavano per prendere quel maledetto pistolero più giovane anche per lui.
Il funerale finì. Gibbs sussurrò qualcosa all'orecchio di Leyla, poi la baciò. Guardò DiNozzo che stava dietro di lei. «Leyla ed Emira vengono con me sul furgone» disse. «Vi aspetto tutti da me dopo. Ho invitato anche Ziva e Ray»
«Ricevuto, Capo» disse Tony.
«Io porterò Abby, Capo» disse McGee, che aveva Abby che piangeva sulla sua spalla.
«Ci vediamo là, Jethro» disse Ducky.
Tutti cominciarono ad andare via alla spicciolata, tranne Tony e Ducky. Entrambi restarono e guardarono la bara, mentre veniva calata nella tomba.
«Non è mai stato un santo, ma era sicuramente un uomo che credeva nella giustizia» dichiarò Ducky.
«Era amico e mentore del Capo» rispose Tony.
«Non molto diverso dal mentore e dall'amico che è Gibbs per te» disse Ducky sorridendo.
«Già, credo di si» constatò Tony.
«Bene, la mia Morgan mi attende»
«Ci vediamo là, Ducky»
L'anziano medico legale andò via lasciando Tony da solo. Fissò la tomba mentre veniva riempita al colmo da due ragazzi con le pale.
Tony iniziò ad allontanarsi per raggiungere la sua Dodge Dart nera del ’72 con motore V-8. La sua mente era preoccupata quando salì in macchina e armeggiò con le chiavi nella tasca.
Inaspettatamente, Cobb era seduto sul suo sedile posteriore. Stava puntando una Glock calibro 22 alla schiena di Tony, con un sorriso stampato sulla faccia. «Ciao» disse. «So che mi stavi cercando»
«Merda!» imprecò Tony.
«Non ti preoccupare, Tony, non intendo ucciderti» disse. «Tu e io abbiamo altri piani»
«Cosa?! Ti serve un secondo per giocare a carte o ad altro?» scherzò lui.
«Bene, fai ancora il furbo. Vorrei non essere da solo. Credo che mi sarebbe servito a molto avere un aiuto» disse. Appoggiò la pistola dietro l'orecchio destro di Tony. «Guida! Ti darò le indicazioni strada facendo» ordinò Cobb.
«Cosa vuoi da me?» gli chiese Tony.
«Voglio farti diventare come me, Tony. Stiamo per diventare proprio come due fratelli» disse. «Ora, getta dal finestrino, il tuo cellulare e la tua pistola insieme al tuo distintivo e all'orologio»
Tony non aveva nessuna brillante risposta a quello che gli era stato ordinato. Fece come gli era stato detto, poi mise in moto la macchina e si allontanò.
 
Con Ducky a tenerle compagnia, Leyla aveva in braccio Emira ed era seduta al tavolo della sala da pranzo su cui vi era del cibo mediorientale. C'erano hummus5, riso, pane pita6, zuppa di lenticchie insieme a prosciutto, zuppa di patate, pane fresco e un'insalata. Gibbs camminava con una tazza di caffè in mano e le diede un bacio sulla fronte. Sentì Ziva e Ray Cruz entrare in casa.
«Ziva» disse, poi guardò Ray. «Cruz. Il cibo è in tavola»
«Gibbs» lei gli si avvicinò e lo baciò sulla guancia. «Mi spiace non esserci stata»
«Capisco, Ziver» rispose, poi guardò McGee, che era seduto sul divano con Abby accanto. «McGee, chiama DiNozzo. Avrebbe già dovuto essere qui. Digli che Emira sente la sua mancanza»
«Si, capo» rispose McGee. Prese il suo cellulare e avviò la chiamata rapida verso Tony.
«Perché tu e Cruz non vi prendete qualcosa da mangiare?» domandò Gibbs a Ziva. Guardò poi di nuovo verso Ray Cruz. L'uomo indossava un costoso completo ed era molto affascinante anche se Gibbs concordava con la battute di Tony sulle sue orecchie.
«Boss» disse McGee, guardando con la faccia preoccupata «sto parlando con un agente di polizia che si trova al cimitero e che ha pistola, distintivo, cellulare e orologio di Tony. Dice che gli è sembrato di vederglieli gettare dal finestrino della sua macchina poco primo che si allontanasse»
«Cobb» ringhiò Gibbs. «Digli di imbustare ed etichettare tutto e che andremo noi a ritirarli, poi emetti un mandato di ricerca per Tony e la sua macchina»
Ducky e Leyla con Emira entrarono in salotto.
«Gibbs, cosa posso fare?» chiese Abby.
«McGee recupera le cose di Tony dal poliziotto, interrogalo e poi porta Abby al suo laboratorio» ordinò Gibbs. «Abby, vai con McGee»
«Jethro» lo interruppe Ducky.
Gibbs si girò a guardare il suo vecchio amico «Che cosa c'è Ducky?»
«Ha rapito lui per una ragione. Dobbiamo scoprire qual è» disse Ducky.
«Per ucciderlo, ovviamente» sentenziò Cruz. Ziva si voltò verso di lui e si fermò per un secondo a fissarlo.
«Mr. Cruz, non so quale sia la sua istruzione, ma faccio fatica a credere che lei abbia una laurea specialistica in psicologia forense come la mia. Jonas Cobb ha un profilo simile a quello del nostro Anthony. Credo lui lo sappia visto che interessato a lui. Cobb è un uomo solo al mondo. con Anthony ha trovato uno spirito affine, uno che potrebbe riuscire a portare dalla sua parte col tempo» replicò Ducky.
«Lui è un assassino. Ecco tutto quello che è» ribatté Cruz.
«Zitto Ray. Ora!» ordinò Ziva. Lui la guardò e stava per aprire bocca, quando Ziva lo bloccò alzando un dito. «Non mi interessa quello che hai da dire. Mi interessa trovare Tony vivo» disse Ziva.
Lui guardò Gibbs. «Avete bisogno di me?»
«Se sarà necessario, ti chiamerò» rispose Gibbs.
Cruz guardò Ziva. «Ne parliamo dopo»
«Addio» disse lei. Cruz uscì dalla casa senza voltarsi indietro. Ziva si voltò e fissò Gibbs. «Non voglio parlarne» disse solamente.
«Cerchiamo di trovare DiNozzo» fu la sua risposta.
 
Arrivò una segnalazione sulla Dodge Dart di Tony. dal momento che McGee era impegnato con Abby, Gibbs e Ziva andarono a controllare. Arrivarono a Baltimora, nella zona di Pigtown, a tempo di record. Nel parcheggio di un mattatoio c’era la macchina di Tony circondata da tre vetture della Polizia. Si ricordavano ancora di lui a Baltimora.
Quando Gibbs scese dall'auto, un sergente brizzolato in uniforme era in attesa di parlare con lui. «Abbiamo setacciato la zona e nessuno ha visto niente» disse il sergente. «È quel tipo di quartiere»
Gibbs guardò verso Ziva che osservava preoccupata la macchina di Tony. «David, chiama un carro attrezzi per far portare la macchina da Abby» disse.
«Si, Gibbs» rispose, poi prese il suo smartphone e fece la chiamata.
«Qualcuno ha toccato la macchina?» chiese Gibbs.
«Penso solo gli ufficiali che sono arrivati per primi» rispose il sergente.
«Ci serviranno le loro impronte digitali per escluderle quando le rileveremo sulla macchina» disse Gibbs.
«Certo, certo. Non è un problema» disse il Sergente. «Faremo tutto il possibile. Ricordo DiNozzo. Era un poliziotto davvero in gamba»
«Lo è ancora» scattò Gibbs. Non gli piaceva l'uso del tempo passato per parlare di Tony. Lui non era morto. Era scomparso. E Gibbs aveva tutte le intenzioni di trovarlo e riportarlo a casa.
Ziva si avvicinò a lui. «Un carro attrezzi è per strada» disse a Gibbs.
«Prendi una macchina fotografica e scatta qualche foto. Ho notato qualche segno di frenata. Inoltre...» Gibbs si fermò un attimo. Stentava a credere che nel giorno in cui aveva seppellito Mike Franks, Tony fosse stato rapito. Questo era il modo di agire di Jonas Cobb. Doveva essere fermato.
«Lo so, Gibbs» disse lei.
Lui la guardò negli occhi e vi vide una pozza di lacrime non versate. Gibbs sapeva che Ziva e DiNozzo avevano un rapporto diverso. L'uomo era stato disposto ad andare in Somalia per vendicarla, quando pensava che fosse morta laggiù. Lui amava lei e lei amava lui, ma non avevano mai fatto nulla a riguardo. Le sue regole erano in parte una delle cause di quella situazione, ma c’erano pure altre ragioni.
«Parla con gli agenti. Vedi se qualcuno di loro pensa che valga la pena di parlare con la gente del posto» Gibbs.
«Lo farò, Gibbs» disse Ziva.
 
Tony era nudo, legato ad una sedia in uno scantinato con i piedi in una vasca piena d'acqua fredda. Una parte di lui avrebbe voluto ridere per la somiglianza tra la sua posizione e quella di Daniel Craig nei panni di James Bond in Casino Royale. Scherzava spesso riguardo al fatto che voleva essere 007, ma ora iniziava ad avere i propri dubbi al riguardo.
Cobb entrò nella stanza. Indossava un paio di jeans e un maglione e sembrava felice.
«Scusa per l'imbarazzante posizione» disse Cobb. Tirò fuori uno smartphone e scattò qualche foto. «Ho pensato di torturare un po' Gibbs. Dovrebbe apprezzare di più il tuo lavoro» continuò Cobb.
«Mi metterei in posa dal mio lato migliore, ma ci sono seduto sopra» ironizzò Tony.
«Lascia che ti spieghi cosa sto per farti. Ti spoglierò lentamente della tua umanità. Raggiungerò questo risultato tenendoti sveglio per ore, se non giorni, e servirà pure l'umiliazione fisica. In una settimana o due sarai pronto per la fase successiva» spiegò Cobb.
«Una settimana o due?» chiese Tony.
«A Trent Kort ci sono volute tre mesi per modificare il mio comportamento, tecnica nota anche come lavaggio del cervello. E lui era, beh si, era uno stronzo» disse Cobb. «Penso ci vorranno sei mesi per farti raggiungere l'obbiettivo che ho in mente»
«Sei mesi» ringhiò Tony.
«Già, sei mesi» confermò Cobb.
Tony decise di cambiare tattica con lui. «Dove siamo?» domandò.
«In uno scantinato di una fattoria della Virginia. Non preoccuparti, non ci troveranno mai qui. La fattoria non è mia. Il proprietario, in realtà, è morto. L'ho ucciso io. Non è realmente una fattoria anche se ci sto tenendo degli animali» sorrise Cobb.
«Okay. Perché il secchio d'acqua?» chiese Tony.
«Due ragioni. Devi urinare?» domandò.
«Più o meno» rispose Tony.
«Allora fallo! Sto preparando il terreno per te. Aiuta a distruggerti» replicò Cobb.
«E l'altra ragione?» domandò Tony.
Cobb si avvicinò ad una batteria elettrica manuale. Azionò la leva per qualche minuto, poi prese due cavi collegati alla batteria e li lasciò cadere in acqua. Il corpo di Tony venne attraversato da una violenta scossa che fu talmente inaspettata che gli fece rilasciare il contenuto della sua vescica. Cobb tirò fuori i cavi dall'acqua. «Io la uso come punizione» disse.
«Avresti potuto semplicemente dirmelo» sbottò Tony.
«Credo nell'efficacia delle punizioni crudeli» disse Cobb. «E tu stai per aiutarmi a darne una»
«Davvero? Che tipo di lezione?» gli chiese Tony.
«Abbiamo tempo fratello, abbiamo tempo» rispose Cobb.
«Non sono tuo fratello» replicò Tony.
«Oh magari non lo sei di sangue, ma tu sei mio fratello. ecco perché ti ho scelto»
«Che fottuta fortuna che ho avuto» sputò Tony.
«Tu sei fortunato. Ti farò diventare un uomo migliore, un uomo diverso» disse Cobb.
«Preferirei imparare una nuova lingua. Stavo pensando all'Esperanto5» disse lui.
Cobb sorrise. «Ci divertiremo insieme, fratello»
«Non sono tuo fratello» ribadì Tony.
«Vedrai che presto lo sarai, molto presto» rispose l'uomo.
Tony lo guardò mentre usciva dalla stanza lasciandolo di nuovo solo. Chiuse gli occhi e iniziò a pregare.
 
Ziva arrivò presto in ufficio, così presto che nemmeno Gibbs era ancora arrivato. Aveva evitato di parlare con Ray negli ultimi giorni, dato che era ancora arrabbiata con lui. Lui non capiva quanto Tony significasse per lei. Neppure lei l'aveva ancora capito chiaramente.
Ziva accese il suo computer e aspettò che si avviasse. Una volta avviato, aprì la sua casella di posta elettronica. Ce n'era una che aveva come oggetto “Agente DiNozzo”. La aprì. Era di Cobb.
SO CHE L’AGENTE GIBBS NON LEGGE LE SUE EMAIL, COSÌ HO MANDATO QUESTA FOTO A TE. SO CHE L’APPREZZERAI ESATTAMENTE QUANTO GIBBS. LUI È MIO ORA.
Ziva aprì con un click il link che c'era nella mail. Lentamente apparve una foto di Tony nudo, legato ad una sedia, con i piedi in una bacinella d'acqua. Ziva sentì le lacrime che iniziarono a bruciarle gli occhi. Cobb stava facendo molto più che torturarlo. I suoi anni passati nel Mossad le fecero capire esattamente cosa Cobb stesse facendo a Tony: era il lavaggio del cervello.
«Oh Dio» disse prima di iniziare a pregare in ebraico.
«Cosa c'è che non va Ziver?» chiese Gibbs appena arrivò nel bullpen. Lei non riusciva a parlare, così mosse il suo schermo in modo tale che anche Gibbs riuscisse a vederlo.
«Maledizione!» urlò Gibbs.

 
Note di fine capitolo:
5L’esperanto è una lingua pianificata sviluppata tra il 1872 e il 1887 dall'oftalmologo polacco di origini ebraiche Ludwik Lejzer Zamenhof, ed è di gran lunga la più conosciuta e utilizzata tra le lingue ausiliarie internazionali (LAI). Presentata nel Primo Libro (Unua Libro - Varsavia, 1887) come Lingvo Internacia ("lingua internazionale"), prese in seguito il nome esperanto ("colui che spera", "sperante") dallo pseudonimo di Doktoro Esperanto, utilizzato dal suo creatore. Scopo di questa lingua è quello di far dialogare i diversi popoli cercando di creare tra di essi comprensione e pace con una seconda lingua semplice ma espressiva, appartenente all'umanità e non a un popolo. Un effetto di ciò sarebbe in teoria quello di proteggere gli idiomi "minori", altrimenti condannati all'estinzione dalla forza delle lingue delle nazioni più forti. Per questo motivo, l'esperanto è stato ed è spesso protagonista di dibattiti riguardanti la cosiddetta democrazia linguistica.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3. ***


Tony si era guadagnato un paio di jeans logori e una maglietta sporca. Aveva perso il conto di quanto tempo avesse passato in quella cantina, ma pensò che fossero passati almeno trenta giorni, forse di più. Era difficile stabilirlo per lui, dato che Cobb non lo lasciò dormire molto le prime due settimane. Tra la musica ad alto volume e il servizio sveglia con acqua fredda e calci nelle costole, era difficile dormire.
La maniglia della porta iniziò a muoversi. Cobb aprì la porta. «Ho un po' di cibo per te» disse. Aveva un vassoio con un piatto di fagioli, un pezzo di pane bianco e un bicchiere di limonata. Cobb lo appoggiò sulla sedia e fece un passo indietro. Tony era una minaccia per lui. Era stanco e indebolito dalla mancanza di cibo e dalle tecniche di modifica comportamentale. Tony guardò Cobb e poi il cibo. La fame ebbe il sopravvento sulla sua voglia di combattere Cobb per riuscire a fuggire. «Non sono granché come cuoco» disse a Tony.
«Posso mangiare?» gli chiese Tony.
«Certo che puoi, fratello!» disse Cobb. «Mangia»
Tony si avvicinò alla sedia e si inginocchiò, poi iniziò a mangiare. Prese delle cucchiaiate di fagioli al forno e le mise in bocca gustandoli a malapena per quanto mangiava in fretta. Erano passati giorni dall'ultima volta che aveva mangiato nulla di più che un panino alla mortadella e formaggio. Questo, in confronto, era un piatto adatto ad un re.
«È ora che ti parli di quelli che ci hanno tradito, fratello. Si tratta di una breve lista di uomini malvagi e tu ed io stiamo per portare loro un po' di giustizia. Vediamo da chi dobbiamo cominciare. Beh, c'è il Segretario della Marina, Philip Davenport, un uomo che usa le persone come pedine, ha a cuore solo la propria ambizione e se stesso, nulla di più. Poi c'è Leon Vance, che ha ideato l'Operazione Frankenstein. Siamo persone non esercizi intellettuali. Leon Vance se l'è dimenticato. Naturalmente poi c'è Trent Kort, ma lui l'ho già ripagato almeno un po', non completamente, ma in parte. Forse lo lascerò vivere, devo ancora decidere. Infine c'è l'uomo che mi ha gestito... Ray Cruz, l'uomo che si sta portando a letto la donna di cui sei innamorato. Lui mi diceva chi uccidere, mi ha usato come un'arma e non si è mai preoccupato delle vittime o dell'assasino che stavo diventando. Questo è l'uomo che sta con la tua Ziva. Non è ironico?» spiegò Cobb.
«Più giustizia poetica che ironia» disse Tony.
Cobb si mise a ridere: «Molto bene, fratello. Molto bene. Posso accettare la tua giustizia poetica»
Tony finì di mangiare i suoi fagioli, poi mangiò il pane bianco a cui fece seguire la limonata. Il suo stomaco era pieno. Era da un po' di tempo che non era pieno.
«Ti lascerò digerire prima di scegliere il tuo divertimento notturno» disse Cobb.
«Che ne dici se stanotte dormissi semplicemente?» Chiese Tony.
«No, temo che non sia possibile» disse Cobb. «Credo che ora parleremo della tua nottata. Posso incatenarti e percuoterti con un tubo di gomma che non lascia segni oppure le scosse elettriche. Spetta a te scegliere, fratello»
«Scegli tu» disse Tony. «Mi piacciono le sorprese»
«35 giorni e hai ancora la forza di combattermi» sorrise Cobb. «Molto bene»
«Significa che ho la serata libera?» chiese Tony.
«No, vuol dire che farò uscire tutta la merda che hai ancora dentro di te con un tubo di gomma» disse Cobb.
«Bene, cazzo. Sono un uomo fortunato» ringhiò Tony.
«Lo faccio perché mi piaci, fratello, non perché ti odio» disse Cobb. «Se non mi piacessi, a quest'ora saresti già morto»
«Magra consolazione» mormorò Tony.
 
NCIS
Un irascibile Gibbs entrò nel bullpen alle 5 del mattino con in mano un enorme tazza di caffè. Da quando Tony era scomparso, lui arrivava sempre in ufficio a quell’ora. Aveva l’abitudine di indagare sulla scomparsa del suo agente anziano da solo e senza interruzioni.
L’agente speciale EJ Barrett era ora assegnata alla sua squadra per sostituire Tony. Gibbs non si era opposto dato che lei sembrava intenzionata a trovarlo tanto quanto lui. Anche se nessuno sembrava volerlo trovare più di Ziva, che non si concentrava su altro a parte trovare Tony.
Gibbs si sedette alla sua scrivania e cominciò a controllare che non fosse emersa qualche nuova pista durante la notte. Non c’era nulla di utile, nulla che potesse davvero aiutarli a trovare Tony.
Il ding dell’ascensore annunciò che qualcuno era appena arrivato. Gibbs sapeva che era una delle due donne, Ziva o EJ. Sembravano sfidarsi per vedere chi arrivava prima e chi andava via per ultima. In qualche modo stavano combattendo per Tony che era arrivato davvero molto vicino ad infrangere la regola #12. Se fosse stato un normale incarico, le avrebbe prese a calci nel culo per il loro comportamento da bambine, ma si trattava di Tony. voleva trovare il suo agente anziano più di quanto volesse far rispettare le proprie regole.
«Buongiorno Gibbs» disse Ziva con voce tesa.
Lui la guardò. Aveva i capelli tirati indietro e indossava i suoi soliti cargo – pants, una camicia di jeans, un maglione e una giacca di pelle. Sembrava fosse tornata ai vecchi tempi del Mossad.
«Buongiorno Ziver»
«Nulla di nuovo nella notte?»
Gibbs sospirò lentamente. «Nulla»
«Trentasei giorni, Gibbs. Se Cobb gli sta facendo il lavaggio del cervello per qualcosa, allora, gli occorreranno diversi mesi per raggiungere un livello accettabile di assimilazione» disse Ziva. «Ho contattato qualcuno del Mossad ieri sera, è un esperto di lavaggio del cervello, e mi ha detto che a seconda della personalità occorrono dai 3 ai 6 mesi per la programmazione intensa»
«E questo come ci aiuta a trovarlo?» chiese Gibbs.
«Ci dice che non dobbiamo mollare e che quando lo troveremo dovremmo stare attenti» rispose Ziva.
«Mi stai dicendo che DiNozzo potrebbe essere pericoloso?» domandò Gibbs.
«Potrebbe essere pericoloso per qualcuno. Non so per chi, ma lo sarà per qualcuno» disse Ziva.
«Lo terrò a mente» constatò Gibbs.
«Qualcuno si è preso cura del suo appartamento?» chiese EJ, entrando nel bullpen.
EJ li fece voltare indietro. Indossava dei jeans, un maglione e un cappotto. Entrambe le donne erano concentrate su un’unica cosa.
«Me ne sono occupato io» rispose Gibbs. «È suo. Ha un canone mensile che continua ad essere pagato»
EJ lasciò cadere la sua borsa e si tolse il cappotto. «Avrà bisogno di qualcosa di famigliare, un po’ di normalità, quando tornerà»
Il telefonino di Ziva squillò. Lo tirò fuori e controllò chi la stesse chiamando. Era Ray Cruz.
«Khara!» esclamò in ebraico.
Spense la suoneria e ripose lo smartphone. Non c’era tempo per il romanticismo in quel momento. Il suo collega aveva bisogno di lei.
«Cruz?» chiese Gibbs.
«Si» rispose Ziva.
Gibbs sbuffò, ma non disse nulla
 
SCANTINATO IN VIRGINIA
Cobb entrò nella cantina. Non aveva con sé alcuna arma perché sapeva che non gli sarebbe servita. Tony era troppo stanco ed affamato per attaccarlo e non era abbastanza addestrato per batterlo in un combattimento corpo a corpo. Questo non era un insulto a Tony, ma una semplice questione di allenamento e Cobb aveva intenzione di correggere il suo addestramento. Quella sarebbe stata la prima lezione, come combattere correttamente.
«Fratello» disse guardando Tony seduto sul pavimento, con la schiena appoggiata contro al muro.
«Quali nuovi divertimenti hai portato per me questa volta?» chiese Tony.
«Ho una proposta per te» rispose Cobb.
Gli occhi verde mare di Tony si illuminarono. Finora, quando Cobb aveva proposto qualcosa, lui l’aveva assecondato. Così aveva ottenuto due piatti di fagioli il giorno prima.
«Okay» disse Tony.
«Ho lasciato la porta aperta. Tra poco noi combatteremo. Se mi batterai, fratello, allora potrai uscire da qui di tua spontanea volontà e andartene. Io non ti seguirò e non cercherò di fermarti» spiegò lui.
«Perché?» chiese Tony.
Cobb sorrise. Quella era una buona domanda perché indicava che non si fidava delle circostanze. Tony stava imparando.
«Tu non sai combattere nel modo più adatto. Per tornarmi utile, devi sapere combattere e uccidere» disse Cobb.
«Non hai un video o un libro con cui addestrarmi?» sogghignò Tony.
«No» rispose Cobb. «Accetti la proposta?»
«Sai già che lo farò» ringhiò Tony.
«Alzati e attaccami» ordinò Cobb.
Lentamente e con fatica, dato che i suoi muscoli e il suo corpo risentivano delle torture quotidiane di Cobb. Tony si alzò. Gibbs diceva che Tony non capiva mai quando doveva rinunciare a qualcosa. Non era nel suo carattere rinunciare. Se così fosse stato, allora, sarebbe diventato quello che suo padre voleva che diventasse.
Una volta in piedi, Tony attaccò goffamente e violentemente Cobb. A differenza di Ziva e Gibbs, Tony non aveva mai avuto una formazione approfondita nelle arti marziali o nel combattimento corpo a corpo. Lui era un attaccabrighe, Cobb uno ben addestrato. Con due calci ben assestati e un gancio destra alla mascella, mise Tony al tappeto. Dal momento che quello era un addestramento, Cobb non aveva alcuna intenzione di trattenersi. Se doveva essere rotto qualche osso, allora sarebbe stato rotto qualche osso.
«Il modo migliore per addestrare qualcuno, fratello, è il dolore» disse Cobb. «Il dolore lascia una lezione indelebile. Il dolore si imprime sui tuoi muscoli. Il dolore è tutto, fratello»
«Si come se tutto fosse un dolore sul mio culo» ringhiò Tony, mentre si rialzava lentamente.
«Sto aspettando il tuo nuovo tentativo» disse Cobb.
Tony optò per una tattica diversa questa volta. Non agì di fretta, ma tentò una finta. Non funzionò, però. Cobb se l’aspettava e crudelmente aveva lasciato capire a Tony di non essere impressionato dal suo cambio di tattica. Quando ebbe finito di picchiarlo, Tony era sul pavimento sanguinante e senza fiato.
«La cosa più importante che ti sto insegnando qui, non è la tecnica, ma di pensare sempre. Presumi sempre che il tuo avversario abbia un cervello e lo usi per pensare. Mi offende che tu abbai pensato che sarei caduto nel tuo lieve cambiamento di tattica. Ti comporti come se io fossi uno stupido. Esile fratello, pensa sempre. I combattimenti sono più che semplici scontri fisici, sono battaglie della mente e dell’intelletto» spiegò Cobb. «Adesso alzati e riprova»
«Posso rimandare?!» chiese Tony.
«Alzati, o ti prendo a calci mentre sei a terra» replicò Cobb.
Tony si alzò. Si asciugò il sangue che usciva dal suo labbro sanguinante e dal taglio sul suo occhi sinistro.
«Presta attenzione alle mie mosse e contromosse. Nota che penso a più mosse in anticipo, ma sono in grado di cavarmela se dovessi sorprendermi» spiegò Cobb.
«Si, Sensei» rispose Tony sarcastico.
«Ascolta e impara, fratello» ripeté Cobb.
«Credimi, lo farò» replicò Tony.
Cobb sorrise. Senza saperlo Tony era appena diventato un elemento attivo nella sua modifica comportamentale. Lui non stava più combattendo l’addestramento, ma vi stava prendendo parte attivamente. Ben presto sarebbe stato in grado di averlo pronto ad uccidere Leon Vance. Ci sarebbero voluti solo altri tre o quattro mesi.
 
RISTORANTE
Ziva aveva accettato di cenare con Ray Cruz. Lui aveva scelto un ristorante messicano in U Street Corridor. Si chiamava Alero. Non era elegante, ma era il tipo di posto che serviva più margaritas che chimichangas. Si sedettero ad un tavolino e la cameriera portò loro un cestino di tortilla chips e salsa.
«Prendiamo della tequila e come antipasto delle quesadilla» le disse l’uomo. La cameriera si allontanò.
Ray sorrise a Ziva che non era in vena di flirtare. «Ho accettato di venire a cena perché hai detto che dovevamo parlare» disse freddamente.
«Zi, certo che dobbiamo parlare. Non ci siamo più visti ultimamente. Sei troppo presa dalla ricerca di DiNozzo» le disse.
«Ovvio che sono troppo occupata a cercare Tony. É il mio partner» replicò lei.
«Riguarda la Somalia, vero?!» chiese lui.
Il suo tono la fece irrigidire. Si riguardava la Somalia, ma non nel modo che pensava lui. Tony era stato disposto a morire pur di vendicarla e al posto della morte trovò lei. Lui, McGee e Gibbs la riportarono a casa, a Washington e non in Israele. Il loro rapporto era cambiato da allora. Lui non aveva più realmente flirtato con lei e lei sapeva perché. Tony in Somalia aveva ammesso di non poter vivere senza di lei. A modo suo, l’amava e lei amava lui, ma Tony era rimasto ferito dall’amore. Wendy l’aveva abbandonato la notte prima del loro matrimonio e con Jeanne Benoit era stata solo una farsa che, però, l’aveva ulteriormente ferito. No, lui scappava dall’amore, scappava da lei, così lei aveva cercato l’amore altrove.
«Ascolta Ray. Questo riguarda Tony. Lui è nelle mani di mostro. Lo è da tempo» disse. «Io lo troverò»
«Non sarà più la stessa persona» replicò lui.
«Lui sarà sempre Tony. Cobb vuole trasformarlo in un mostro, ma Tony non lo diventerà» disse lei.
«Ovviamente lo diventerà» replicò Ray. «Tu credi che sia un cazzo di santo, ma non lo è. Quel ragazzo ha l’abitudine di scoparsi ogni gonna che si muove. Lui non è un dannato santo»
«Ray stai zitto prima che ti faccia del male!» disse Ziva. «Tu non conosci Tony»
«Conosco Cobb e quello che sta facendo a DiNozzo» ribatté.
«Tu conosci Cobb» disse lei. «Come fai a conoscere Cobb?»
Lui si alzò e scosse la testa. Prese il portafoglio e gettò alcune banconote sul tavolo. La cameriera arrivò con le tequila. Lui la guardò. «I soldi dovrebbero bastare per le tequila e il resto» disse per poi guardare Ziva. «Chiamami quando avrai finito di rincorrere qualcuno che nemmeno esiste più»
Si precipitò fuori. La cameriera posò le bevande poi prese i soldi. «Penso io al conto» disse.
«Faccia pure» replicò dura Ziva.
Prese la sua tequila e se la scolò in un sorso, poi prese quella di Ray e fece lo stesso. Lui nascondeva qualcosa e lei avrebbe scoperto cosa fosse. Ora era sicura che Ray avesse qualcosa a che fare con Cobb e gli omicidi del Port – to – Port killer.
 
NCIS
Gibbs entrò nell’ufficio di Vance proprio come gli era stato richiesto. Si fermò davanti alla scrivania e aspettò che Vance finisse di telefonare. Vance sembrava infastidito da quella telefonata. Quando l’ebbe conclusa fece cenno a Gibbs di sedersi.
«Rimarrò in piedi, Leon» disse Gibbs.
«Era il segretario Davenport» disse prima di sospirare. «Vuole che riduciamo le ore dedicate alla ricerca di DiNozzo»
«Perché?» domandò Gibbs a denti stretti.
«Sostiene che sia una perdita di tempo. Cobb non si farà trovare almeno che lui non voglia essere trovato» disse Vance. «Secondo lui, Cobb ci restituirà DiNozzo quando avrà finito con lui»
«Maledizione, Leon. Non rinuncerò a Tony» disse Gibbs.
«Sono d’accordo con te, Gibbs»
«Sei d’accordo» replicò Gibbs, sorpreso.
«Devo rimettere la tua squadra in rotazione, però. Il segretario lo noterà se non lo faccio, ma il tempo libero è il vostro tempo libero. Sai cosa intendo» concluse Vance.
«Capisco Leon» disse Gibbs. «Tienici fermi nei weekend più a lungo che puoi però»
«Lo farò Gibbs. Voglio indietro DiNozzo pure io. Ho contribuito a creare Cobb, per cui mi sento responsabile di ciò che gli sta succedendo» disse Gibbs.
«Quello che gli sta succedendo è colpa di Cobb e di nessun altro, Leon. È lui il mostro» disse Gibbs.
«L’Operazione Frankenstein ha creato quel mostro, Gibbs» replicò Vance.
«E io ho intenzione di uccidere quel mostro, Leon» disse Gibbs, prima di voltarsi e uscire velocemente fuori dall’ufficio di Vance.


NdA:
Ecco un nuovo capitolo. Le ricerche di Tony sembrano ad un punto morto, ma Ziva e il resto della squadra non mollano.
A presto con un nuovo capitolo.
Gaia

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4. ***


CAPITOLO QUATTRO
Erano passati più di tre mesi, tre mesi di vacanze, fine settimana, ponti, cene e momenti di amicizia. L’MRCT di Gibbs aveva affrontato i casi con la sua consueta efficienza, anche se senza Tony non era lo stesso team. Ogni volta che avevano un momento di calma durante i casi, si occupavano di un unico caso irrisolto: trovare Tony. avevano affrontato il suo caso in ogni modo, andando a fondo delle piste, ricostruendo le vecchie informazioni e qualsiasi altra cosa avessero in mano.
Purtroppo era iniziato un nuovo anno e non c’era ancora nessuna traccia di Tony. Ziva aveva preso l’abitudine di passare la maggior parte dei suoi fine settimana con Gibbs, mentre ricontrollavano dall’inizio alla fine tutti i fascicoli dell’indagine. Gibbs poteva vederla cadere lentamente in depressione. L’aveva capito. Era la stessa cosa che l’aveva colpito dopo la morte di Shannon e Kelly.
«Ziva, esci questo weekend. Richiama Abby e McGee e uscite» disse lui mentre erano seduti al tavolo da pranzo ricontrollando a fondo i tabulati telefonici di tutte le vittime, alla ricerca di un qualche schema. Era stato un colpo azzardato, ma era tutto ciò che avevano al momento.
«Io non voglio uscire» replicò lei.
«DiNozzo non vorrebbe che tu mettessi in pausa la tua vita per lui» ribatté lui.
Lei alzò gli occhi dai tabulati che aveva in mano. Lui vi vide un misto di sfida e tristezza.
«Io lo amo, Gibbs. L’ho amato per molti anni, ma noi...» si bloccò.
«Lo so» disse con un sospiro.
«Ho intenzione di trovarlo e riportarlo indietro»
«Lui sarà profondamente ferito»
«Lo ero pure io dopo la Somalia» disse lei. «Sono tornata»
Gibbs sorrise. «Brava ragazza»
 
NCIS
Era un lunedì mattina quando una chiamata arrivò sulla linea di McGee. Lui aveva mantenuto un bollettino costante con le descrizioni di Cobb e Tony. Ne aveva fatto pure uno nazionale, facendo in modo che fosse inviato anche nelle città e nelle comunità più piccole. La speranza era che prima o poi qualcuno avrebbe riconosciuto almeno uno dei due. McGee pensò che ci fossero buone possibilità, dato che erano entrambi belli. Le loro facce erano di quelle che si notavano.
Era lì seduto alla sua scrivania, dopo un weekend trascorso ad ascoltare Abby raccontare storie di come Tony fosse morto, quando ricevette una chiamata da uno sceriffo locale della Virginia.
«Salve, Agente Speciale Timothy McGee» rispose.
«Si, certo, è l’NCIS giusto?» chiese lo sceriffo.
«Si esatto. Come posso aiutarla?» domandò.
«Si ho qui una vostra segnalazione con su due foto. Qualcuno in città ha riconosciuto uno dei due. È Jonas Cobb» disse.
«Dove?» domandò McGee eccitato.
«In un piccolo ranch parecchie miglia fuori città» disse lo sceriffo.
«Sceriffo...» fece una pausa perché non sapeva il nome dell’uomo.
«Sceriffo Laington» disse quello a McGee.
«Vorrei che lei aspettasse il nostro MCRT alla fattoria in questione. Jonas Cobb è un killer altamente preparato» disse McGee.
«Siete voi al comando, Agente McGee» replicò Laington.
«Io e la mia squadra saremo lì tra un paio d’ore» disse.
«Vi aspetteremo» rispose lo sceriffo.
«Ricordi che ci siamo noi al comando» disse McGee prima di riattaccare.
 
RANCH IN VIRGINIA
Lo sceriffo Laington e il suo vice aspettarono Gibbs e il suo team alla fattoria. Gibbs arrivò con una Dodge Charger mentre il resto del team arrivò con il furgone dell’NCIS su cui, nel retro, viaggiavano anche Ducky e Jimmy.
McGee aveva detto che sarebbero arrivati in due ore, invece ce la fecero in 90 minuti.
Con la sua giacca e il suo cappellino dell’NCIS, Gibbs guidò la perquisizione della casa. Era una grande con quattro camere da letto. Dal contenuto del frigorifero capirono che chiunque fosse stato lì se n’era andato solo da pochi giorni, data la mancanza di muffa e di latte viziato. EJ e McGee controllarono le camere al piano superiore. Trovarono un cadavere in una delle camere del secondo piano. Ducky fu chiamato a controllare il corpo mentre la squadra controllava il resto della casa principale.
Ziva e Gibbs controllarono la cantina. Trovarono una porta di metallo che non era chiusa e la aprirono per vedere la stanza dove Tony era stato tenuto. All’interno c’era solo una sedia di legno, catene, un materasso e un registratore video con alcuni DVD rimasti lì. Entrambi strinsero più saldamente le loro Sig.Sauers.
«Qui è dove lo teneva» affermò Ziva. «E dove lo torturava»
Gibbs non disse nulla, ma iniziò a controllare a fondo la stanza. C’erano numerose macchie di sangue per terra e lui era più che sicuro che quella fosse la sedia della fotografia dov’era stato legato DiNozzo. Loro erano scomparsi, ma quello era per lo meno un inizio.
«Tratta questa stanza come una scena del crimine. Imbusta ed etichetta. Io faccio fare le foto da EJ e McGee» disse lui.
«Gibbs, ci stiamo avvicinando» affermò Ziva. «Ci stiamo avvicinando»
«Lo so, Ziva» disse lui. «Cobb voleva che trovassimo tutto questo. Ha lasciato quei CD per noi, perché li guardassimo»
Lei annuì. La bile dovuta alla rabbia stava aumentando nel suo stomaco al pensiero di Tony in quella cantina mentre veniva torturato e sottoposto al lavaggio del cervello per mesi. Voleva avere Cobb di fronte a lei così avrebbe potuto ucciderlo.
«Sta giocando con noi. E questo è un errore. Riusciremo a riportare indietro il nostro ragazzo»
«Gibbs, non possiamo lasciarlo vincere»
Gibbs sorrise. «Ducky ha detto più di una volta che DiNozzo è testardo come me. Cobb non ha possibilità di vincere. DiNozzo tornerà da noi»
 
LABORATORIO DI ABBY
Abby preparò i CD per poterli guardare nel suo laboratorio. Oltre a Ziva, EJ, McGee, Abby e Gibbs c’era pure Ducky per poter valutare il suo stato psicologico. Gibbs sapeva che se non avesse fatto dei progressi nella programmazione di DiNozzo, Cobb non avrebbe mai lasciato lì quei DVD. A meno che Cobb non avesse dei piani che Gibbs non era ancora riuscito a capire per niente.
«Va bene, andrò in ordine cronologico partendo dal video più vecchio» spiegò Abby.
Premette un pulsante sul telecomando e il video iniziò. Mostrava Tony incatenato alla parete mentre veniva picchiato con un tubo di gomma. Mentre il video continuava, Vance entrò nel laboratorio. Nessuno lo notò, dato che erano tutti concentrati su Tony.
La scena cambiò. Questa volta aveva due piastre, collegate a dei cavi, attaccate al petto e ai genitali e Cobb aveva iniziato a folgorarlo. Potevano sentire Cobb parlare mentre Tony urlava di dolore.
«Vance ha ideato l’Operazione Frankenstein, ma sono Davenport e Kort che hanno realmente sviluppato il programma. Oh fratello, non immagini neanche la merda in cui mi hanno fatto passare. Beh stai per scoprirlo» disse Cobb.
Tony continuò ad urlare per il dolore fino a che non svenne. Cobb si avvicinò a Tony e delicatamente gli asciugò la fronte dal sudore.
«Mi spiace fratello» dichiarò Cobb.
Continuarono a guardare e più guardavano più i loro stomaci si rivoltavano. Più e più volte Cobb trovò modi diversi di causare dolore a Tony, mentre parlava degli uomini dietro l’Operazione Frankenstein. Era davvero doloroso guardare e ascoltare quello che aveva passato il loro amico, ma nessuno ebbe la forza di andare via.
Abby cambiò CD. Piangeva, ma senza scenate quella volta. Sul nuovo CD, Cobb spiegava a Tony come gli stava insegnando a combattere. Un Tony indebolito fece del suo meglio, anche dopo aver preso un colpo o due e non mollava mai, ma Cobb lo aveva picchiato a sangue e poi gli aveva versato addosso dell’acqua e lo aveva lasciato lì a terra.
«Il mio gestore, Ray Cruz, mi diceva che finché potevo muovermi sarei stato in grado di prendermi cura di me stesso» disse Cobb.
Ray Cruz. Gibbs guardò Ziva e vide la furia nei suoi occhi. Cruz sapeva di Cobb e non aveva mai offerto il suo aiuto. Fece segno di spegnere, così Gibbs si alzò e tentò di spegnere la TV al plasma. Abby lo salvò dall’imbarazzo e la spense con il suo telecomando.
«Contatterò la CIA e farò in modo di avere qui Cruz, pronto a parlare con te» dichiarò Vance.
«Grazie Leon» disse Gibbs.
Vance si voltò e se ne andò. Gibbs guardò Ducky. «Dicci le tue impressioni du DiNozzo, Duck» lo invitò Gibbs.
Ducky si sedette in silenzio per un attimo in modo da riordinare le idee. Aveva visto l’interazione tra Cobb e Tony e quello lo disturbava. «Cobb ha adottato Anthony come un fratello. lui non pensa di punirlo o di fargli del male. Lui è convinto di farlo diventare più forte. Vedete, se è stato abbastanza valido per Jonas Cobb, sarebbe stato abbastanza valido per Anthony DiNozzo» dichiarò Ducky.
«Quando dice fratello, lui lo intende veramente» disse Gibbs.
«Esattamente» confermò Ducky.
«Cosa mi dici di Tony, Ducky?» chiese EJ.
«Si sta arrendendo a Cobb. Lo si vede dai suoi occhi e dal suo linguaggio del corpo. Sta iniziando a dare retta a Cobb. Non lo sta più combattendo. Troppo dolore, troppa tortura e ora Cobb inizierà a trattarlo come un suo pari e causerà una dissonanza in Tony. Lui è il mio nemico o il mio amico? Forse è colpa di Davenport, Vance o Cruz e non di Cobb? Forse Cobb non è altro che una vittima?» disse Ducky.
«Si potrà de – programmare, Duck?» domandò Gibbs.
«Si Jethro. Ci vorrà tempo, pazienza e qualcuno che riesca ad arrivare a lui» rispose. «Sarà difficile. Cerchiamo di non dimenticare che Anthony si porta già dietro una grande quantità di senso di colpa e un fardello psicologico non da poco»
«Psicologicamente, Duck, in che forma si trova ora?» chiese ancora Gibbs.
«Ha provato un sacco di dolore, ma Cobb è stato attento a non infliggergliene più di quello che lui sarebbe stato in grado di sopportare. Ha trovato i limiti di Tony e lo ha spinto fino a lì, ma non intende andare oltre. Lo vuole vivo Jethro» rispose Ducky.
«Allora, non dovremmo occuparci dei danni permanenti?» domando nuovamente Gibbs.
«Avrà dei danni, ma non saranno permanenti. Ricorda, sta cercando di modificare il suo senso della realtà. Sta trasformando gli amici in nemici e i nemici in amici. Oh povero ragazzo, sta per essere ferito. Fai partire il prossimo CD»
Abby cambiò il CD e ora Tony era su un tapis roulant. Stava correndo. Il suo corpo era madido di sudore, ma era anche nuovamente collegato alle piastre e ai cavi per l’elettroshock. Ogni volta che rallentava o che voleva fermarsi, sarebbe stato fulminato. Solo a guardare di poteva sentire il dolore fino alle ossa.
«Cruz si sta scopando la donna che ami, fratello» affermò Cobb.
EJ guardò Ziva e notò il dolore sul suo viso.
«E lei molto probabilmente ci gode pure» continuò Cobb «Anche perché se non le piacesse, se lei non lo preferisse a te, lei starebbe con te, no?! Ho ragione, fratello?!»
«Lasciala stare» ringhiò Tony.
«La difendi pure?» domandò Cobb.
«Lasciala stare» disse di nuovo Tony.
«Ma lei va a letto con il nemico» disse Cobb.
Un urlo selvaggio sfuggì a Tony. aveva cercato di smettere di correre ma era stato folgorato. Nel dolore, aveva quindi ripreso a correre.
«Lui è il nemico fratello» disse Cobb «E lei ci va a letto»
«Basta, ti prego! Basta!» disse Tony «Se tieni me, ti prego basta»
Cobb spense il tapis roulant. Si avvicinò a Tony, che era in lacrime, e lo abbracciò. Tony si lasciò andare e iniziò a singhiozzare.
Ziva non riuscì più a sopportarlo. Si alzò e uscì dal laboratorio. EJ la seguì. La trovò nel bagno delle donne, in lacrime.
«Lasciami sola, ti prego» disse Ziva.
EJ chiuse a chiave la porta. Camminò fino da Ziva e la fece voltare in modo tale che potessero guardarsi in faccia.
«Ti ama» le disse «Devi essere forte per lui»
«Io l’ho tradito» rispose Ziva piangendo.
«No, Cobb l’ha ingannato. E Cruz ha ingannato te. Devi essere forte, Ziva. Lui ti ama veramente. Lo sconforto in cui l’abbiamo visto, quel dolore era amore» le disse.
«Io... Io non ci riesco» disse Ziva asciugandosi le lacrime.
«Devi essere forte. Quando lo troveremo, lui avrà bisogno di te» disse EJ «Probabilmente Ray sarà il bersaglio a cui lo farà arrivare Cobb con il suo lavaggio del cervello. Devi fermarlo ed evitare che si rovini la vita, così potrai poi aiutarlo a tornare l’uomo che era»
«E tu?» le domandò Ziva.
«Penso che sappiamo entrambi che ero solo un’avventura» affermò EJ «Lui ama te!»
«Ma...» iniziò a parlare, ma venne interrotta da EJ.
«Lui ti ama, per cui significa che avrà bisogno di te» disse EJ «Ora andiamo a trovarlo»
 
NUOVO NASCONDIGLIO
Erano in un capanno tra i boschi del Kentucky, un luogo perfetto per qualcuno che voleva restare isolato. C’era un’unica strada per raggiungere il posto, una sterrata, lontano dalla strada trafficata. Cobb aveva portato lì Tony per terminare l’addestramento.
Tony si sedette sul tavolo, mentre Cobb era in cucina. Il forno a microonde emise un bip e Cobb lo aprì per posizionare delle Hot Pocket Pizza sul piatto. Si avvicinò a Tony e le mise di fronte a lui.
«Due pizze Hot Pocket per te» disse Cobb.
«Grazie» rispose Tony.
Tony prese una delle pizze e diede un morso. La pizza farcita con salsa di pomodoro, mozzarella e peperoni. Era la cosa più vicina ad una vera pizza che aveva avuto in quasi cinque mesi. Sorrise. Aveva un buon sapore.
«Voglio parlarti di qualcuno, fratello» affermò Cobb.
«Chi?» domandò Tony.
«Leon Vance. Il tuo obiettivo» dichiarò Cobb.

NdA:
Ecco un
nuovo capitolo... Le indagini proseguono e anche la programmazione di Tony. Riusciranno a salvarlo in tempo?
Cambiando discorso: avete visto le prime puntate della 11a stagione? :(
Devo ammettere che mi sono piaciute molto, anche se non riesco ancora a farmi una ragione che Ziva non ci sarà nelle prox puntate...
Ma quanto sono teneri loro due insieme :3 Tiva forever <3
A presto
Gaia

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5. ***


CAPITOLO CINQUE
UFFICIO DI VANCE
Gibbs si sedette al tavolo da riunione di Vance, con Tobias Fornell dell’FBI, Thomas Malloy della CIA e Janet Evans della Sicurezza Nazionale. Gibbs notò che Vance sembrava sconvolto. Erano andati oltre al profilo di Cobb e al suo background. Gibbs notò che Vance sembrava alla deriva durante la riunione. «I CD lasciati da Cobb, del suo...» Gibbs poté per un attimo notare il disgusto comparire sulla sua faccia «...del suo addestramento dell’Agente DiNozzo, sono stati analizzati e gli esperti ritengono che il Segretario Davenport, l’Agente Ray Cruz e io siamo soggetti a rischio. Loro credono che lui stia trasformando DiNozzo in un assassino come lui» spiegò Vance «Cobb ha rancori personali con tutti noi e da alcuni frammenti delle conversazioni che ha avuto con DiNozzo è plausibile che stia programmando DiNozzo per uccidere l’Agente Cruz»
«L’FBI sta prendendo le redini dell’indagine principale» disse Fornell «Avremo bisogno di tutte le prove raccolte finora»
«L’Agente Cruz è stato assegnato al lavoro d’ufficio a Langley finché non sarà risolta la situazione» affermò Malloy della CIA.
«La Sicurezza Nazionale è qui per garantirvi tutto il supporto possibile» aggiunse Evans.
«Quando l’Agente DiNozzo verrà trovato, voglio che sia preso vivo. Lui è una vittima e pretendo che gli sia garantito tutto l’aiuto di cui avrà bisogno per un suo pieno recupero» disse Vance.
Gibbs guardò Vance e annuì. Aveva apprezzato il fatto che Vance volesse proteggere DiNozzo.
«Faremo del nostro meglio» assicurò Fornell.
«È stato raccomandato ad ogni obiettivo di aumentare la propria sorveglianza» affermò Vance.
«L’FBI può offrire ulteriore sorveglianza, se occorre» aggiunse Fornell.
«Agente Fornell, perché non concludiamo qui questa riunione?» chiese Vance.
«In poche parole, noi coordineremo questa indagine da qui» dichiarò Fornell «Verrà creata una Task Force guidata da me. Troveremo Cobb e porteremo DiNutzo a casa»
«Congratulazioni per la Task Force» si complimentò Malloy.
«Vi aiuteremo in ogni modo possibile, Fornell. Tutto quello che devi fare è chiedere» aggiunse Evans.
«Tutto quello che ci occorre, per ora, è la documentazione completa raccolta dall’NCIS, compresi i CD» dichiarò Fornell.
«Vai da McGee giù nel bullpen. Lui si farà dare da Abby tutto quanto. Lei non rinuncerà facilmente. Ha preso la scomparsa di DiNozzo molto sul personale» gli spiegò Gibbs.
«Posso immaginarlo» sorrise Fornell.
«Bene, allora, questa riunione è conclusa» proclamò Vance «Gibbs resta qui ancora un momento» disse Vance.
Dopo che Vance rilasciò tutte le misure di sicurezza, Fornell, Malloy e Evans raccolsero i loro documenti, si alzarono ed uscirono dall’ufficio. Gibbs si sedette e aspettò che Vance iniziasse a parlare. «Voglio che sia la tua squadra a occuparsi della mia sicurezza» disse «Questo vi permetterà di continuare a cercare DiNozzo e se lui si dovesse far vedere, conto su di te per prenderlo vivo»
«20-4-7?» domandò Gibbs.
«Esatto» rispose Vance.
«Bene, ti proteggeremo Leon, te e la tua famiglia. E riporteremo a casa DiNozzo» disse Gibbs.
«Sono più preoccupato per la mia famiglia che per me, ricordatelo!» esclamò Vance.
«Ti senti in colpa, Leon?» chiese Gibbs.
«Giusto un po’, Gibbs» rispose Vance «Tutto questo si basa su qualcosa che ho ideato io»
«Non sentirti in colpa, Leon, non è colpa tua» disse Gibbs «Potrai anche averla ideata tu, ma altri l’hanno rovinata e trasformata in uno strumento»
«Eppure» replicò Vance «è nata da me. Cosa c’era di sbagliato in me per pensare di creare l’Operazione Frankenstein? Stavo cercando troppo di impressionare le persone, quando avrei dovuto preoccuparmi di più di quelli su cui avrebbero applicato quel protocollo!»
«Era una teoria, Leon. Quando è stata messa in atto, cos’hai pensato?» gli chiese Gibbs.
«L’ho odiato. Volevo che il programma fosse eliminato, ma non avevo voce in capitolo» rispose.
«Lo odi ancora?» domandò ancora Gibbs.
«Si» rispose lui.
Gibbs si alzò. «Sei un brav’uomo, Leon»
«Non ne sono più tanto sicuro, Gibbs» disse Vance.
«Fidati di me, Leon. Tu sei un brav’uomo» rispose Gibbs.
 
BULLPEN
C’era una telecamera del traffico nei pressi della fattoria. McGee aveva creato un programma che lentamente, ma inesorabilmente aveva individuato la prima macchina che era stata ripresa da quella telecamera mentre proveniva dalla fattoria tre giorni prima del loro arrivo e poi l’aveva monitorata con ogni telecamera del traffico, ogni telecamera a circuito chiuso e ogni telecamera della polizia conosciute. Era stato un processo lento e faticoso e non era nemmeno sicuro che quella fosse la macchina di Cobb e Tony. "Eppure vale la pena tentare" pensò.
Ziva lo fissava mentre lui era intento a lavorare al suo PC. Conosceva abbastanza bene McGee, tanto da capire che stava diventando sempre più emozionato. Doveva aver trovato qualcosa. Sperava davvero che lui avesse trovato qualcosa.
«McGee, stai bene?» gli domandò.
«Starò meglio» le rispose per poi mostrarle un ampio sorriso. Ora lei era sicura che lui avesse scoperto qualcosa.
«Hai trovato qualcosa» gli disse iniziando ad agitarsi pure lei.
«McGee, hai trovato qualcosa?» domandò allora EJ.
«Datemi qualche secondo» rispose McGee.
«Mai fare aspettare le signore McGee» disse Gibbs entrando nel bullpen con un caffè appena preso «L’ho imparato da una delle mie tante ex mogli» Gibbs si sedette e guardò McGee. McGee guardò il suo capo. «Cos’hai trovato McGee?» domandò Gibbs.
«C’era una telecamera del traffico, non lontano dalla fattoria. Ho preparato un programma...» McGee iniziò a spiegare quello che aveva fatto.
«McGee, voglio le informazioni, non la descrizione di come sei arrivato ad esse» disse Gibbs brusco.
«Ok capo» rispose McGee «Ho seguito – si alzò in piedi con il telecomando in mano e cliccando su esso fece comparire l’immagine di un SUV nero sullo schermo – questo SUV attraverso le camere del traffico, quelle della polizia e le telecamere a circuito chiuso da quando ha lasciato la fattoria, fino al Kentucky» spiegò.
«Targa, McGee, a chi appartiene?» domandò una Ziva su di giri.
«Era del nostro proprietario morto della fattoria» rispose sorridendo McGee.
«Quelli sono Cobb e DiNozzo» disse Gibbs «Bel lavoro, Tim. Hai decisamente trovato qualcosa»
«Sono andanti in Kentucky dove?» chiese EJ.
«Ho perso il SUV dalle parti di Mayfield, Kentucky, una cittadina rurale nel Kentucky occidentale» rispose McGee.
«Bene, prendete l’attrezzatura. Abbiamo una pista» ordinò Gibbs «Comunico al Direttore che dovrà avere un’altra scorta per un giorno o due»
 
CAPANNO IN KENTUCKY
Cobb rise quando portò le pizze a Tony per la colazione. Negli ultimi cinque mesi che lo aveva avuto con sé, aveva notato che Tony aveva perso almeno una ventina di Kg. Sembrava più magro e più forte di quanto non fosse prima. Oltre a demolire il vecchio Tony aveva bisogno di riplasmarlo e renderlo forte abbastanza da fare il lavoro che lo attendeva. C’era quasi. Cobb era sicuro che Tony fosse già pronto in quel momento, ma con un altro paio di settimane era sicuro che avrebbe portato Tony all’esatto livello a cui lo voleva portare.
«Mi piace molto questa pizza» disse Tony.
«Goditela! Te la sei guadagnata, fratello» disse Cobb «Oggi lavoreremo sulla tua capacità di sparare. Ricorda che dovresti sempre essere in grado di uccidere usando un solo proiettile. Non te ne occorrono due. Il secondo proiettile non è altro che un di più»
«Capito» replicò Tony, mentre finiva la sua prima pizza. Cobb rise vedendo come si stava gustando quelle pizza. Certo, lo aveva nutrito praticamente con soli fagioli per tre mesi.
«Dobbiamo parlare di quello che accadrà dopo che avrai ucciso Vance. Ti servirà una strategia d’uscita e dovrai farti strada fino qui uccidendo – disse Cobb, mentre prendeva una mappa e gli indicava lo stato di New York – al nostro lato delle Cascate del Niagara. Da lì si riesce ad entrare facilmente in Canada per poi sparire»
«Il nostro lato delle Cascate del Niagara» annuì Tony «E tu?»
«Io ne devo uccidere due, per cui mi potrebbe servire più tempo rispetto a te. Prendi una camera al Great Falls Motel e aspetta. Quando poi arriverò, fratello, potremmo iniziare a guadagnare grazie alle nostre capacità»
«Huh?» disse Tony, guardandolo confuso.
«Le nostre capacità di uccidere gli uomini cattivi» chiarì Cobb.
Tony annuì e iniziò a mangiare la seconda pizza. Per qualche ragione la mente di Tony iniziò a pensare a dei film. All’improvviso gli vennero in mente alcuni film di Frank Sinatra, soprattutto uno, The Manchurian Candidate. In un momento di lucidità gli vennero in mente il complotto e il lavaggio del cervello subito dall’assassino. Era lui il Manchurian Candidate?
«A cosa stai pensando, fratello?» chiese Cobb.
Tony sorrise e disse: «Mi chiedevo se potrei avere più pizza»
Cobb rise. «Penso che potrei andare in città a prenderne dell’altra. Qualche altra richiesta oltre alla pizza?» disse Cobb.
«No solo la pizza» rispose Tony «È così buona»
 
MAYFIELD
Mayfield, Kentucky, era una piccola cittadina della provincia americana, il che voleva dire che era il tipo di posto in cui Leroy Jethro Gibbs si sentiva a casa. Non appena lui e la sua squadra arrivarono in città a bordo della loro Dodge Charger, comparve un sorriso sulla sua faccia. Mayfield gli ricordava Stillwater.
«Ci fermeremo qui per la notte, Gibbs?» chiese EJ che era seduta in uno dei sedili posteriori.
«C’è un hotel» rispose «Pensavo avremmo potuto trovare lo sceriffo locale, mangiare e in mattinata iniziare a setacciare la zona»
«A me va bene, Capo» disse Mcgee che era seduto accanto ad EJ.
«Io sono disposta a cercarlo stasera» disse Ziva.
«Abbiamo bisogno di riposo» replicò Gibbs.
«Non sono stanca» rispose Ziva. Gibbs scosse la testa, mentre svoltava l’angolo.
Cobb stava guardando fuori dalla finestra della gastronomia locale. Aveva appena comprato le pizze e si stava preparando a lasciare il negozio quando aveva visto la Charger con Gibbs, Ziva, EJ e McGee. Un sorriso truce gli arricciò le labbra. Era arrivato il momento di agire.
Una volta che la macchina era fuori dalla sua visuale, corse al Ford Pick Up che scambiato per il SUV. Tornando al capanno, trovò Tony seduto in un angolo ad aspettarlo. Quando Cobb entrò nel capanno, Tony lo guardò.
«Dobbiamo mettere in azione il nostro piano ora» gli comunicò Cobb. Andò in camera da letto e tornò con due zaini. Uno lo lanciò a Tony, facendogli cenno di aprirlo. «Dentro ci sono 15.000$, una Glock .22, due caricatori, un passaporto con un’identità falsa, due carte di credito e un cambio di vestiti» disse « tempo per noi di iniziare a punire qualche uomo cattivo, fratello»
Tony si alzò. Era solo più il guscio dell’uomo che era, ma quell’uomo esisteva ancora dentro di lui. Tony si mise lo zaino sulla spalla destra. «Mi sento di sentire notizie sulla morte di Vance» disse Cobb.
«Le sentirai» rispose Tony.
«Muoviamoci, fratello» disse Cobb.
 
CAPANNO
Gibbs e Ziva furono i primi ad entrare nel capanno. Le loro pistole cariche, pronti a coprirsi le spalle a vicenda. EJ era entrata subito dopo seguita da McGee. Il capanno era vuoto.
«Maledizione» esclamò Gibbs «Setacchiamo il capanno per le prove»
I quattro uscirono dal capanno e andarono verso la macchina. Gibbs aprì il bagagliaio e ognuno prese la propria attrezzatura, per poter setacciare il capanno. Per un’ora fotografarono, imbustarono ed etichettarono prove mettendo sottosopra il capanno.
«Capo, ho trovato qualcosa di strano» disse McGee.
Gibbs si diresse verso l’angolo dove poi si inginocchiò. Con la torcia McGee stava evidenziando qualcosa inciso nella parete.
«Dice Capitano Bennett Marco» lesse McGee.
« qualche capitano della Marina che Tony conosce?» chiese Ziva.
«Avvio una ricerca per questo nome» disse EJ.
«Non perdete tempo» sorrise Gibbs.
«Tu sai chi è, Capo?» chiese McGee alzandosi.
«Si, so chi è. Il Capitano Bennett Marco era il personaggio interpretato da Frank Sinatra nel film The Manchurian Candidate» disse Gibbs.
«Non è il film in cui i Cinesi fanno il lavaggio del cervello ad un soldato per fargli uccidere un candidato alla presidenza?» chiese McGee. Gibbs annuì.
«Che significa?» domandò EJ.
«Significa che DiNozzo sa che gli è stato fatto il lavaggio del cervello e sta cercando di conservare il suo vero io. Sta combattendo la programmazione» disse Gibbs con un sorrisetto.
Ziva annuì. Era ancora Tony, o per lo meno da qualche parte dentro di lui c’era ancora il vero Tony.
«Dobbiamo tornare a Washington» proclamò Gibbs.


NdA:
Ecco qui un altro capitolo....
Riusciranno Gibbs e i suoi a salvare Tony in tempo?!
Alla prossima...
Gaia

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6. ***


CAPITOLO SEI
CASA VANCE
Jackie Vance aveva preparato le frittelle di patate per Kayla, Jared e Leon che era seduto a leggere il Washington Post e il NY Times, mentre suo figlio e sua figlia si prendevano in giro a vicenda. Inoltre, seduto al tavolo da pranzo con loro, c’era l’Agente Speciale McGee.
«Non ha un iPad signore?» chiese McGee.
«L’avevo, ma mia moglie l’ha rotto» sospirò.
«Io ne ho uno» disse Kayla.
«Pure io» intervenne Jared.
«Tirateli fuori e potrei confiscarveli» disse Leon.
«Mcgee, che stai facendo» chiese Ziva nell’auricolare.
McGee sollevò il braccio e parlò nel microfono nella sua manica. «Sto parlando col Direttore»
«Se stai facendo colazione mentre noi siamo qui fuori affamate, ti prendo a calci nel culo» disse Ziva.
Jackie Vance mise un piatto di frittelle davanti a McGee. «Grazie signora»
«Agente McGee cosa vuole l’Agente David?» chiese Vance.
«Voleva assicurarsi che non stessi facendo colazione» rispose con un pizzico di senso di colpa.
Vance si mise a ridere. «Le dica che si merita la colazione per aver aiutato i miei figli con i compiti di matematica»
«Si signore» disse, per poi assaggiare i pancake «Sono deliziosi»
«E lo sa» disse Vance.
«Mi piacciono i complimenti, Leon» replicò Jackie, mentre si sedeva per mangiare le sue frittelle «Grazie per il complimento McGee»
«Sono davvero deliziose, signora» ribadì l’Agente.
«Avete sentito voi due?» disse Vance «A vostra madre piacciono i complimenti!» Kayla e Jared risero.
«McGee» disse Vance «Gibbs è sempre stato così protettivo nei confronti di DiNozzo?»
«Signore?» chiese McGee, colto di sorpresa da quella domanda del suo Direttore.
«Gibbs è sempre stato così protettivo nei confronti di DiNozzo?» ripeté Vance «È una semplice domanda»
«Gibbs è protettivo con tutti i membri del suo team, ma lui è sempre stato particolarmente protettivo con Tony. Hanno una sorta di rapporto Mentore/Discepolo, ma ancora più forte» rispose McGee.
«Quell’uomo non ha mai mollato un attimo negli ultimi cinque mesi» disse Vance.
«Sembra che lo consideri come un figlio» disse Jackie.
«Non credo che Gibbs sia così sentimentale, tesoro» disse Vance.
«Ok, Leon. Tu lo conosci sicuramente meglio» rispose la moglie con un sorriso.
 
FUORI DA CASA VANCE
Ziva e EJ erano sedute nella Charger. EJ si mosse sul sedile del passeggero e guardò Ziva. Aveva un sorriso sul volto.
«Sembra che tu non ti fidi di McGee» disse.
«Io mi fido, ma Tony ha avuto una cattiva influenza su lui. So che è seduto al tavolo della sala da pranzo a mangiare la prima colazione, mentre noi siamo qui sedute con lo stomaco annodato»
«È questa l’influenza di Tony?!»
«Già» disse Ziva e poi sorrise «Sai com’è Tony quando vuole qualcosa. Lui piagnucola o affascina»
«O entrambe le cose» sorrise EJ «Dovresti vedere come diventa quando gli si nega il sesso!»
«Non potrei saperlo» disse Ziva irrigidendosi
EJ ridacchiò. «Tu e Tony... non avete mai...?»
«No, non l’abbiamo mai fatto» rispose Ziva.
«Wow! Ho sempre pensato che voi due l’aveste fatto. voglio dire lui è pazzo di te e gli piace davvero tanto fare sesso» disse EJ.
«Non voglio saperlo» disse Ziva.
«Ma è vero!» esclamò lei «Posso assicurarti che lui è pazzo di te»
«Intendevo la parte del sesso» chiarì Ziva.
«Non pensavo fossi una puritana» disse EJ.
«Non sono una puritana, ma non mi va di parlare della vita sessuale di Tony. aveva l’abitudine di parlarne abbastanza senza che gli fosse richiesto» disse Ziva.
«Faceva solo l’esibizionista. Quell’uomo è un amante incredibile» continuò EJ.
«Mi sembrava di aver detto di non volerne parlare» disse Ziva.
«Va bene. Comunque sono sorpresa che tu non abbia mai fatto l’amore con lui» disse EJ «Quell’uomo è pazzo di te. Questa cosa mi ha sempre fatto incazzare, perché mentre lui usciva con me, si preoccupava sempre per te. Dovresti davvero trascinarlo fuori e farvi una buona scop...»
«Per favore possiamo smettere di parlarne» urlò scocciata Ziva.
«Ok, va bene» disse EJ.
Ziva ora si muoveva sul sedile. Quella conversazione con EJ l’aveva messa a disagio per diversi motivi, non ultimo il fatto che avrebbe davvero voluto trascinare Tony nel suo letto e farci l’amore quando fosse tornato. Ma quello non sarebbe stato Tony. sarebbe stato qualcuno che avrebbe avuto bisogno del loro aiuto.
«Pensi che Tony cercherà davvero di uccidere Ray Cruz?» chiese EJ.
«Proverà con uno di loro» rispose asciutta Ziva.
«Già, credo di si» constatò EJ. Poi guardò il suo orologio. «Dov’è Gibbs?» chiese.
«Non ne ho idea!» rispose brusca Ziva.
«Qualcuno è di cattivo umore» disse EJ «Mi spiace averti messo di cattivo umore»
«Non è colpa tua» disse Ziva.
«Hai davvero bisogno di andare a letto con DiNozzo dopo che l’avremmo riportato a casa. siete fatti l’uno per l’altra»
La testa di Ziva scatto verso la sua destra e fissò EJ che stava cercando di non ridere. Ci volle qualche istante, ma finalmente EJ riuscì a riprendere il controllo di se stessa.
 
UNION STATION
Tony aveva preso un pullman per DC. Il pullman si era fermato all’Union Station al 50 di Massachusetts Avenue NE.
Con una barba lunga di quattro giorni e i capelli un po’ troppo lunghi, scese dall’autobus con il suo zaino in spalla. Conosceva già la routine del suo bersaglio e aveva deciso sul bus di colpirlo al suo rientro a casa alla sera. Il Navy Yard era troppo problematico e colpirlo al mattino voleva dire rischiare di colpire i suoi figli. Figli. “Vance ha dei figli” pensò Tony. Era un padre e, da quello che aveva potuto vedere, era un buon padre, a differenza del suo. Non solo stava per ammazzare il Direttore di un’Agenzia Federale, che sentiva istintivamente come una cosa sbagliata, ma stava per far fuori un padre.
Tony iniziò a camminare. Gli venne in mente il Capitano Bennett Marco . il film The Manchurian Candidate. Cobb l’aveva trasformato nel protagonista di quel film, ma gli sembrava così giusto. Vance era uno di quelli che aveva creato Cobb insieme al SecNav e a Ray Cruz.
Già Ray Cruz. Per qualche ragione disprezzava molto più questo Cruz di Vance. Cruz aveva Ziva.
No, doveva smettere di pensare a Cruz e Ziva. Il suo problema era Vance. Doveva uccidere Vance. Se lo avesse fatto tutto sarebbe andato bene e tutto quello che aveva passato negli ultimi mesi avrebbe avuto senso. Tutto quello che doveva fare era uccidere Vance, non Ray Cruz che stava con la donna che amava e che la strava usando, ma Vance. Avrebbe preferito fosse stato quel figlio di cagna di Ray Cruz, ma non lo era. No, Cobb voleva che lui punisse Vance perché era un buon padre.
No, non era quella la ragione. Non riguardava i padri. No, Vance doveva essere punito perché aveva ideato l’Operazione Frankenstein. Lui dovrebbe essere elogiato perché era un buon padre. Già, quello aveva molto più senso. Non era così male quel tipo, pensò Tony, no lui era un capo duro, a volte sleale, ma sarebbe stato punito per un’idea.
La testa di Tony iniziò a fargli male mentre camminava. Vance viveva in un sobborgo della Virginia. Doveva trovare il modo di arrivare là. Probabilmente poteva prendere un treno. Aveva tra le mani un biglietto per un treno, Strangers on a train, Delitto per delitto. “Mi chiedo se riuscirei a convincere qualcuno ad uccidere Vance per me” pensò.
 
CANTINA DI GIBBS
Gibbs aveva l’abitudine di usare la pialla da legno anche per modellare il legno. Era un processo semplice e ripetitivo che consisteva nel far correre la pialla sul legno finché non era tutto liscio.
Tony odiava i lavori manuali come quelli, ma lui ne aveva bisogno e ne aveva bisogno soprattutto quando il suo istinto gli dice che qualcosa non andava.
Cobb era troppo intelligente per commettere l’errore di lasciare un indizio tanto evidente che indicava che Tony avrebbe ucciso Ray Cruz. Lui voleva qualcosa di più subdolo di quello. Cobb avrebbe voluto che l’NCIS uccidesse l’NCIS. Avrebbe avuto molto più senso se Cobb avesse voluto che Tony uccidesse Vance e non Cruz. DiNozzo che uccide Vance sarebbe stato come un delitto in famiglia ed era quello che lui voleva, anche per quello chiamava Tony “fratello”. Fratricidio. Cosa ci sarebbe stato di più soddisfacente nei profili di Cobb e Tony? uccidere il padre, l’uomo che aveva abusato di loro o che non aveva mai avuto tempo per loro. Già, quello avrebbe avuto molto più senso.
Ora, tralasciando i suoi indizi sulla situazione, rimaneva la scritta “Capitano Bennett Marco” intagliata nel muro. Dannazione, il povero bastardo era consapevole che stava per essere usato e probabilmente aveva ancora un po’ di controllo. Cobb era un esperto nel lavaggio del cervello. Aveva potuto farlo a lui a diversi livelli e aveva avuto DiNozzo per quasi cinque mesi. Pensandoci bene, cinque mesi di torture, cinque mesi di “Poliziotto buono e poliziotto cattivo”. La mente di DiNozzo non poteva fare a meno di essere confusa, sfocata, alla ricerca di chiarimenti. Aveva bisogno di qualcuno che gli mostrasse la via del ritorno verso chi era. Aveva bisogno della famiglia che erano lui, Abby, McGee, Ducky, Jimmy e Ziva.
Gibbs smise di lavorare il legno. L’attrezzo aveva fatto tutto quello che doveva fare. Il legno era uniforme e il suo istinto aveva capito tutto. ore era arrivato per lui il momento di smettere che DiNozzo rialzasse la testa. Quando non lo avrebbe fatto, lui avrebbe avuto bisogno di ricevere istruzioni. Una volta che lo avesse fatto, lui avrebbe dovuto mostrare a DiNozzo la strada di casa. E sarebbe stato un lungo viaggio, ma lui era DiNozzo. Un ospedale non poteva riuscirci, nemmeno un dottore. No, doveva essere quelli di cui aveva fiducia, che erano pochi e diversi tra loro. Si sarebbe preso cura di DiNozzo.
 
NCIS
«È ora di smettere di lavorare» disse Vance all’MCRT entrando nel loro bullpen. Gibbs lo guardò alzando gli occhi dai suoi rapporti arretrati. Aveva a lungo lavorato su piste riguardanti DiNozzo perché era sicuro che Tony fosse sulle tracce di Vance. McGee, EJ e Ziva afferrarono le loro giacche e la loro attrezzatura, mentre Gibbs metteva lentamente a posto le sue cose. Lui si alzò in piedi. «Ziva, tu sei con Vance» ordinò Gibbs.
«Si, Gibbs»
«McGee, EJ, voi prenderete la macchina di testa» ordinò.
«Si boss»
«Sembra che tu rimarrai solo in macchina, Gibbs» disse Vance con un sorrisetto.
«Te lo immagini, Leon?» sorrise Gibbs.
«Non che stia male con te, ma non vedo l’ora di poter guidare di nuovo la mia macchina» disse Vance.
«Il peso dell’autorità» sentenziò Gibbs.
 
CASA DI VANCE
Quaranta minuti dopo, erano arrivati davanti alla casa di Vance. Mentre Ziva e Vance parcheggiavano la macchina nel vialetto, Gibbs rimase indietro a controllare l’area. McGee e EJ scesero dalla loro macchina per controllare che tutto fosse libero. Aprirono la porta dell’abitazione trovandola stranamente silenziosa.
«Signora Vance» chiamò McGee. Nessuna risposta. «Jackie» provò di nuovo. Ancora nessuna risposta. EJ sollevò la pistola ed iniziò la procedura per controllare la stanza. Quando entrò nel soggiorno, qualcuno le afferrò i polsi. Sentì una gomitata allo stomaco, poi una dietro al collo e si ritrovò sul pavimento incosciente. McGee si precipitò nella stanza dove trovò EJ svenuta e Tony che gli puntava contro una pistola.
«Tony, cosa stai facendo?» gli chiese.
«Indossi il giubbotto antiproiettile, McGee?» gli domandò in risposta Tony.
«Si» rispose McGee.
«Bene» disse Tony. Sparò due colpi nel petto di McGee lasciandolo disteso sulla schiena e incapace di muoversi. Proprio in quel momento Ziva, Gibbs e Vance entrarono dalla porta. Tutti e tre puntavano le loro armi contro Tony.
«Dov’è la mia famiglia, DiNozzo?» urlò Vance.
«Non ho intenzione di far loro del male» sentenziò Tony. «Sono qui per te!»
«DiNozzo mi spiace che tutto questo sia capitato a te» disse Vance «Mi assumerò le mie responsabilità, se ti sarà d’aiuto, ma non buttare via la tua vita per uccidermi»
Tony aveva la sua arma puntata alla testa di Vance. Sapeva di poterlo colpire.
«Tony» iniziò a parlare Gibbs «sei come il Capitano Bennett Marco. Stai combattendo la programmazione. Continua a farlo» Gibbs aveva sollevato la sua pistola. Sollevò le mani e iniziò ad andare verso DiNozzo. «Ora, io so che tu non hai intenzione di spararmi, Tony, e lo sai pure tu. Quindi metti giù la pistola, figliolo» disse Gibbs.
«È così difficile, Capo» dichiarò Tony.
«Lo so, figliolo» disse Gibbs.
«Lui... lui continuava a farmi cose, cose dolorose e poi lui è diventato la mia unica... famiglia» disse Tony.
«Lui non è della famiglia, Tony. Io lo sono, McGee lo è, Ducky, Palmer e Abby lo sono. Ziva lo è» disse Gibbs.
«Sono confuso, Capo»
Vance e Ziva guardavano i due uomini in silenzio. Si sentivano quasi di troppo, come se non avessero dovuto vedere quella scena. Quella era una cosa tra padre e figlio. Gibbs aprì le braccia e rimase immobile. «Vieni qui, Tony. Vieni da me» disse Gibbs.
«Capo, sono tanto confuso, la mia testa fa male» si lamentò Tony.
«Lo so, figliolo. Mi prenderò cura io di te» disse Gibbs.
Tony abbassò l’arma lungo il suo fianco e poi la lasciò cadere. Una volta fatto quello si avvicinò a Gibbs che lo avvolse in un abbraccio e lo tenne stretto quando lui iniziò a piangere. Vance finalmente comprese il rapporto tra Gibbs e DiNozzo.
«Ziva, controlla McGee ed EJ» disse Gibbs mentre Tony piangeva tra le sue braccia. Con le lacrime agli occhi fece quello che le era stato detto.
«Dov’è la mia famiglia, Tony?» gli chiese Vance dolcemente.
«Chiusa... in camera da letto, al piano superiore» disse piangendo. Vance mise via la pistola e corse su per le scale.
«È tutto ok, figliolo. Mi prenderò cura di te» disse Gibbs dolcemente.

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7. ***


Gibbs portò con delicatezza Tony fuori dalla casa fino alla sua Dodge Charger. Da un SUV rubato, Cobb osservò tutto l’accaduto. Il suo piano era fallito. A quanto pareva ci voleva davvero quel mese in più dopotutto.
Gentilmente, Gibbs guidò Tony fino al retro della vettura. Un ammaccato McGee che si strofinava il petto, EJ che si strofinava la mascella e Ziva uscirono dalla casa con Vance. Osservarono Gibbs che si prendeva cura di Tony. Vance gli si avvicinò.
«Cosa farai con lui?» gli domandò Vance.
«Lo porterò in ospedale per un controllo e poi lo terrò a casa mia» rispose Gibbs.
«Avrà bisogno di aiuto, di aiuto psicologico» osservò Vance.
«Rachel Cranston» disse Gibbs.
«La chiamerò e la informerò di quanto successo» asserì Vance.
«Non poteva ucciderti, Leon. Non è un assassino. Cobb ha fatto del suo meglio, ma non è bastato per farlo diventare un assassino» disse Gibbs.
«Dovresti essere orgoglioso di lui, Gibbs» suggerì Vance.
Gibbs guardò Vance negli occhi «Io sono orgoglioso di lui, Leon, sono molto orgoglioso di lui»
«Fammi sapere cosa posso fare per lui e lo farò» disse Vance.
«Potrei aver bisogno di una pausa e Cobb potrebbe volerlo indietro o morto» affermò Gibbs.
«Prenditi tutto il tempo che ti occorre e la tua squadra sarà sui casi irrisolti quando non si occuperà della sicurezza di DiNozzo» decise Vance.
«Grazie, Leon» lo ringraziò Gibbs.
Quindi salì in macchina e si allontanò. Cobb osservò tutta la scena. DiNozzo gli apparteneva. Dopo essersi occupato del SecNav e di Ray Cruz, sarebbe tornato a recuperare DiNozzo. Ci aveva speso troppo tempo e troppa fatica per lasciarlo andare.
 
OSPEDALE
Tony era seduto sul suo letto in ospedale. Gli era stata fatta tutta una serie di test e di esami. Il dottore, in quel momento, era accanto al suo letto a controllare la sua cartella clinica. Poi la posò ai piedi del letto. Tony distolse lo sguardo da lui. Nell’angolo della stanza c’era Gibbs, seduto tranquillamente a fissare Tony.
«Ha subito una grande quantità di abusi fisici. Presenta alcuni segni di malnutrizione e poi c’è il danno psicologico» disse il medico.
«Quando potrò portarlo a casa?» chiese Gibbs.
«Credevo l’avreste spedito dritto in prigione» rispose il dottore.
«Prigione?» ringhiò Gibbs «Lui non andrà in prigione»
«Oh. Pensavo di si, invece» replicò il dottore.
Proprio in quel momento, Fornell entrò nella camera ospedaliera. Guardò DiNozzo, che stava fissando il pavimento. Tony era un uomo distrutto.
«Gibbs, possiamo parlare?» domandò Fornell.
Gibbs si alzò e lo seguì fuori dalla stanza, fino al corridoio «Che c’è Tobias?» chiese Gibbs.
«Non dovrebbe essere in una sala interrogatori per essere interrogato?» domandò Fornell.
«Non ha sparato a Vance. Non poteva» replicò Gibbs.
«Ma ha delle informazioni su Cobb» ribatté Fornell.
«Starà da me. Scoprirò cosa sa su Cobb» disse Gibbs.
«Ok, tienimi informato. Capisco tu voglia proteggerlo» disse Fornell «Sembra distrutto»
«Nulla che non possa essere sistemato» replicò Gibbs.
«Lo spero, Jethro» rispose Fornell.
«Fidati Tobias, guarirà» ribadì Gibbs.
«Dov’è il tuo team?» domandò allora l’uomo.
«Mi sta aspettando a casa» rispose Gibbs.
 
CASA DI GIBBS
Ziva camminava su e giù per il soggiorno mentre Abby si era presentata con tutti gli ingredienti per la zuppa di pollo ed era in cucina a prepararla. McGee, EJ, Ducky e Palmer erano seduti sul divano e sulle poltrone in attesa dell’arrivo di Tony.
«Ziva, ragazza mia, fai un favore ad un uomo anziano con il cuore malandato e siediti» disse Ducky «Mi stai innervosendo»
«Mi spiace Ducky» rispose Ziva «Ho bisogno di fare qualcosa. Credo che aiuterò Abby»
Ziva uscì dalla stanza e si diresse in cucina passando attraverso la sala da pranzo. In cucina trovò Abby intenta a tagliare cipolla e sedano.
«Faccio io» disse Ziva «Sono più brava io con i coltelli»
Abby sorrise e guardò Ziva roteare il coltello prima di iniziare a tagliare a tocchetti cipolla e sedano. Si avvicinò alla pentola dove stava bollendo il pollo.
«Mi occorrono anche la carote tagliate» disse Abby.
«Peccato non avere qualche Matzah, se no avrei potuto fare la zuppa di Matzah» disse Ziva.
«Io e te cucineremo un sacco nelle prossime settimane» disse Abby «Fosse per Gibbs, gli farebbe mangiare solo bistecche e patate»
«A Tony mancherà la pizza probabilmente» disse Ziva con un sorriso.
«È bello averlo di nuovo con noi, non è vero Zivy?» chiese Abby.
«È a casa ma non è ancora tornato. Quando arriva cerca di non abbracciarlo. Sarà spaventato. Lui è... vedrai. Non è esattamente “Tony” in questo momento» disse Ziva.
«Ho letto molte cose sul lavaggio del cervello, sulla programmazione e sulle de-programmazione» disse Abby «So che ci vorrà un po’ prima che torni ad essere il nostro Tony»
«Dobbiamo stargli vicino. Dobbiamo essere forti per lui» rispose Ziva. Poi si tagliò mentre affettava velocemente le verdure. Fece cadere il coltello e fissò il dito che aveva iniziato a sanguinare.
«Ziva» esclamò Abby. Le andò a fianco poi la portò al lavandino e aprì l’acqua. Prendendo il suo dito sanguinante, Abby lo mise sotto l’acqua.
«Ti fa male, vero Zivy?» chiese Abby.
«L’acqua fa male? Sono stata goffa!» disse lei.
«No, Tony» rispose Abby «Stai male per lui, non è vero?»
«Abby, lui è... è il mio partner» replicò Ziva.
«Lui è più di questo. Tutti lo sanno. Persino Gibbs lo sa, anche se non vuole ammetterlo perché gli incasinerebbe le sue regole» affermò Abby.
«Sembra così distrutto, Abby. Anche più di me dopo la Somalia. Devo riuscire ad aiutarlo in qualche modo» disse Ziva.
Abby le asciugò la mano e poi le avvolse il dito in uno strofinaccio. Guardò in tutti gli armadietti finché non trovò delle bende. Dopo aver pulito e asciugato il suo dito lo bendò.
«No preoccuparti, Zivy! Sarai in grado di aiutarlo» disse Abby.
«Lo spero proprio» rispose Ziva.
 
La Charger si fermò davanti alla casa di Gibbs. Tony era rimasto seduto in silenzio sul sedile del passeggero per tutto il tragitto. I dottori avrebbero voluto trattenerlo e mandarlo al reparto psichiatrico per iniziare la terapia. Gibbs si era opposto e aveva firmato le dimissioni come parente più prossimo. Sapeva cos’era meglio per Tony e avrebbe fatto in modo di fargli avere tutte le cure necessarie in maniera efficace.
«DiNozzo» disse mentre erano ancora seduti in macchina.
«Si» rispose a bassa voce per poi fissare i tuoi piedi.
«Persone che ti vogliono bene ti stanno aspettando dentro. Vogliono assicurarsi che tu stia bene. Hai capito?» chiese Gibbs.
«Non mi piacciono molto le folle, in questo momento» borbottò.
«Lo so, Tony» sospirò Gibbs «Lascia solo che ti vedano poi ti porterò di sopra, dovrei potrai stare tranquillo. Hai fame?»
«Un po’» rispose lui.
«Ti porterò su anche qualcosa da mangiare. D’accordo?» disse Gibbs.
«Si, signore» rispose Tony. Sentire DiNozzo chiamarlo signore fu un colpo al cuore per Gibbs. L’uomo sembrava distrutto, solo e spaventato. Aveva bisogno di convincerlo che non era solo e non c’era bisogno di essere spaventati.
«DiNozzo, guardami» disse Gibbs. Con riluttanza, Tony lo guardò. I suoi occhi verde mare erano pieni di paura e tristezza. Per la prima volta dopo molto tempo, si ricordò di quanto fosse brava Shannon con le persone. Poteva davvero usarla in quel momento. Lei avrebbe voluto bene a Tony. «Sono qui per te» disse Gibbs «Non mi importa cosa accadrà o quanto tempo ci vorrà. Io sarò qui per te. Tu e io affronteremo il tuo recupero insieme, ok?»
«Si, signore» disse Tony dolcemente. Poi un’espressione di dolore gli contorse la faccia «Come puoi fidarti di me?»
«Perché tu sei parte della mia famiglia, DiNozzo!» sorrise Gibbs «Ora andiamo dentro»
Con apprensione, Tony scese dall’auto. Il suo primo istinto era stato quello di correre. Cobb gli aveva detto dove andare – Cascate del Niagara. Cobb lo voleva là dopo aver ucciso Vance, ma lui non l’aveva fatto. Non aveva potuto uccidere Vance, il che significava che probabilmente Cobb non lo voleva più. Cobb probabilmente lo voleva morto. morto sarebbe stato meglio che sentirsi così, però. Non voleva sentirsi così impaurito e solo. Non importava cosa avesse detto Gibbs, e lui ricordava il volto di Gibbs, ma quello che sentiva verso di lui era smorzato, si sentiva tutto solo.
Tony si fermò ai piedi delle scale della veranda. La paura lo sopraffece. Gibbs, che portava la sua sacca con i vestiti, gli mise la mano libera sulla spalla. «Sono qui, DiNozzo. Qualunque cosa ti serva, basta che tu me lo dica» gli disse.
«Ok, posso farcela» rispose Tony.
«Lo so che puoi farcela, figliolo» disse Gibbs.
Per qualche ragione essere chiamato figliolo da Gibbs fece sentire Tony protetto, al sicuro. Salì il primo gradino del portico e in poco tempo si trovò in piedi davanti alla porta. Gibbs l’aprì e lo fece entrare in casa dove tutti lo stavano aspettando.
In una silenziosa situazione di stallo, Tony guardò i suoi amici e loro guardarono lui. Ad ognuno di loro era stato detto di stare attenti con lui, così nessuno aveva ancora parlato. Ducky ruppe il silenzio. «Anthony, è un piacere rivederti» esclamò Ducky.
Istintivamente, Tony sentì di potersi fidare di quell’uomo, gli piaceva. Lo stesso valse per Jimmy. McGee lo preoccupava un po’, mentre Abby lo intimidiva. Ziva, però, era un problema per lui. Aveva paura di lei ed era attratto da lei allo stesso tempo. Mentre lei se ne stava lì con i suoi capelli ricci lasciati sciolti e lo fissava con i suoi occhi color cioccolato, sentì un’enorme paura per lei, ma allo stesso tempo avrebbe voluto abbracciarla e stare con lei. La sua mente gli disse che era pericolosa e che lei era qualcosa di più di un’amica.
«Hey Tony, come stai?» chiese McGee.
«Io... ehm... veramente vorrei stare da solo. Mi sento meglio da solo» rispose.
«Che ne dici se ti accompagno di sopra e ti aiuto a cambiarti? Ho sentito dire che hai alcune contusioni e ferite di cui posso occuparmi io, così puoi metterti a letto, mentre Gibbs ti prende un piatto di minestra. Che te ne pare?» propose Ducky.
«Non mi dispiacerebbe» rispose Tony.
Ducky prese la borsa da Gibbs e scortò Tony su per le scale fino alla camera da letto principale, dove sarebbe stato. In un giorno o due, Gibbs contava che McGee sarebbe riuscito a installare in camera un televisore con un lettore Blu – Ray  e avrebbe potuto portare lì alcuni film di Tony per lui. Gibbs era sicuro che gli sarebbe piaciuto vedere James Bond e qualcun altro dei suoi classici.
Una volta che Tony fu al piano di sopra, tutti guardarono Gibbs. Lui chiuse gli occhi un secondo, poi iniziò a riprendere il controllo. «La dott. Cranston verrà domani per iniziare la terapia» disse «Quell’uomo è distrutto e noi lo dobbiamo rimettere insieme. Appena ha smesso di seguire la programmazione, è crollato. È il guscio dell’uomo che era. Dobbiamo proteggere quel guscio e ricordargli l’uomo che era»
«Riguardo Cobb?» domandò Ziva.
«Lui è un problema» rispose Gibbs «anche lui lo vorrà indietro o lo ucciderà»
«Dovrà passare sul mio cadavere, Gibbs» dichiarò Ziva «Io resto qui»
Gibbs la guardò e vide la determinazione nei suoi occhi. Non c’era modo di tenerla lontana. «Vai a casa a prendere dei vestiti. Puoi restare nella camera degli ospiti e occuparti della sicurezza» disse Gibbs «Io prendo il divano»
«Io mi prendo il divano» ribatté lei.
«Ziver, dormo sul divano quasi tutte le sere in ogni caso» sospirò «Io starò sul divano. Il resto di voi potrà essere d’aiuto. La doc. Cranston probabilmente vorrà parlare con ognuno di voi riguardo il proprio rapporto con Tony, quindi partiremo da lì»
«Faremo tutto ciò che occorre, Gibbs» disse EJ.
«Si, Boss» rispose McGee.
«Ho la zuppa di pollo per lui» disse Abby.
Ducky l’aveva sentita mentre scendeva le scale. «Ne avrà bisogno. Ha qualche segno di malnutrizione» disse il dottore.
«Come sta, Duck?» chiese Gibbs.
«Il suo corpo e pieno di lividi e piccole ferite. Credo che Cobb non sia riuscito a completare la programmazione. Penso che l’abbiamo trovato un mese prima del suo completamento» affermò Ducky.
«Grazie a Dio» esclamò Abby sollevata.
«Si beh, ora è nostro compito rimettere insieme quell’uomo distrutto» disse Ducky «Portagli la zuppa Jethro e resta con lui finché non si addormenta. I medici gli hanno prescritto degli antidolorifici, assicurati che li prenda. Lo aiuteranno a dormire»
«Ducky, ma starà bene?» chiese Abby apprensiva.
«Col tempo e con il nostro aiuto, starà meglio Abigail. Col tempo e con il nostro aiuto» affermò Ducky.
 

N.d.A:
Scusate il ritardo nell'aggiornamento, ma è un periodo davvero incasinato tra università e lavoro....
A presto,
Gaia

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8. ***


CANTINA DI GIBBS
Gibbs sorseggiò il suo bourbon da un vasetto da muratore, mentre guardava Ziva scartavetrare un pezzo di legno.
Al piano superiore Rachel Cranston stava avendo la sua prima seduta con DiNozzo.
Gibbs aveva pensato che il seminterrato fosse il posto migliore in cui stare per lui e Ziva, mentre DiNozzo riceveva l’aiuto necessario. Dal momento che erano in cantina aveva deciso di mettere Ziva a lavorare al suo ultimo progetto.
«Ziva, lavora seguendo le venature del legno, non nel senso opposto» disse Gibbs che poi prese un altro sorso di bourbon.
«Ci sto provando, Gibbs» dichiarò Ziva.
Smise di lavorare al pezzo di legno. Posando la carta vetrata, si avvicinò alla bottiglia di bourbon, se ne versò un po’ in un altro vasetto e poi ne prese un sorso. Sia lei che Gibbs avevano le loro pistole sul fianco, per cui nessuno dei due intendeva bere troppo, solo quanto bastava per alleggerire la situazione.
«Ci stanno mettendo un sacco di tempo» disse Ziva.
«Con un po’ di fortuna, lei sta riuscendo a comunicare con lui» rispose Gibbs.
«Sono passati due giorni e devo ancora cercare di parlargli» disse Ziva «Ho para di dirgli qualcosa di sbagliato»
«È pieno di dolore, Ziver» replicò Gibbs.
La porta della cantina si aprì e Rachel Cranston scese i gradini e si fermò al fondo. Sembrava un po’ provata. «La nostra prima seduta è terminata» dichiarò.
«Com’è andata?» domandò Gibbs.
«Dura» affermò «Posso avere un drink?»
Ziva afferrò un altro vasetto e vi versò un po’ di bourbon. Spostò il bicchiere verso Rachel e glielo porse. Rachel ne bevve un sorso e sorrise.
«Ok, che ci dici a proposito di Tony?» chiese Gibbs.
«Tutto quello che posso dirvi è che quando ha infranto la programmazione di Cobb, si è spezzato. Tutte le sue maschere e i suoi numerosi muri sono crollati. È stato nelle mani di un esperto che lo ha demolito e non ha mai fatto un backup correttamente però» disse.
«Puoi aiutarlo?» domandò ancora Gibbs.
«Se me lo lascerà fare» rispose « ancora Anthony DiNozzo, un uomo che non ama essere costretto»
Gibbs sorrise. DiNozzo era difficile, ma ne valeva la pena. «Cosa possiamo fare per aiutarlo?» chiese ancora.
«Continuate a cercare di arrivare a lui. Ha bisogno di iniziare a fidarsi di nuovo. Quel bastardo di Cobb ha fatto un buon lavoro su di lui, purtroppo» rispose Rachel «Spero che quando lo prenderete non lo arresterete»
«Non ho alcuna intenzione di arrestarlo» disse Gibbs.
«Bene» rispose Rachel
«Dov’è Tony adesso?» chiese Ziva.
«È di nuovo in doccia. Credo che potrebbe aver bisogno di un po’ di cibo» rispose la dottoressa.
«Vado su e preparo qualcosa» disse Ziva. Posò il bicchiere e si precipitò su per le scale. Quello le dava modo di tenersi occupata e lei aveva bisogno di tenersi impegnata.
«Sembra al limite» constatò Rachel.
«Si è finalmente resa conto di amare DiNozzo» disse Gibbs con un sorriso.
«Ma non va contro le tue regole?» domandò la dottoressa.
«Se questo riporterà indietro DiNozzo, sono pronto ad accompagnarla lungo la navata  per farli sposare» disse Gibbs «poi gli darei uno scappellotto per averlo fatto»
«Ha bisogno di te. Sei la figura paterna più stabile nella sua vita» affermò Rachel.
«Farò tutto quello che posso» rispose Gibbs.
«Bene» replicò Rachel.
«Forse dovremmo andare di sopra» disse Gibbs.
«Lasciamoli un po’ di tempo da soli» replicò Rachel.
Gibbs la guardò con sospetto. «Cos’hai in mente, dottoressa Cranston?» chiese lui.
«Chiamalo sesto senso, ma ho la sensazione che tu non sia l’unico a poterlo aiutare» disse Rachel.
 
PIANO SUPERIORE
Ziva aveva preparato uno stufato di manzo dal momento che sia Tony che Gibbs avevano mostrato di preferire il manzo al pollo.
L’aveva farcito con mais, carote, patate e radici di pastinaca per ottenere un pasto quanto più possibile equilibrato.
Versò una porzione di stufato per lui in una ciotola, poi taglio due fette di pane fresco e le imburrò, posando poi tutto sul tavolo da pranzo. Tornando in cucina, versò della limonata fresca in un bicchiere e tornò per posarlo vicino alla scodella, ma trovò Tony già seduto a mangiare. Ziva sorrise quando appoggiò il bicchiere vicino a lui, poi si sedette di fronte all’uomo.
Fissò i suoi capelli bagnati, che erano ancora troppo lunghi. Per lo meno si era rasato quella barba lunga. Mentre mangiava, teneva gli occhi verso il basso evitando di guardare Ziva. Lei, però, non era in vena di essere ignorata.
«È buono?» gli chiese.
«Si» rispose semplicemente. Non era più il Tony espansivo di un tempo. Quando parlava con lei, parlava a monosillabi o con qualche grugnito occasionale. Tony evitava il contatto visivo.
«Sono felice che tu sia a casa, Tony. Mi sei mancato» disse Ziva.
«Ehm... grazie» rispose lui.
«So che è difficile per te in questo momento, ma andrà meglio» gli disse.
Lui alzò lo sguardo e la fissò negli occhi. Lei poté vedere che lui era perseguitato dagli ultimi cinque mesi. «Davvero?» le chiese.
«Ti ricordi com’ero dopo la Somalia?» gli domandò lei in risposta. Lui fece cenno di si con la testa. «Sono stata meglio dopo. Tu mi hai aiutato a stare meglio. Lascerai che ti aiuti a stare meglio?» chiese lei.
«Cobb» disse lui, poi si fermò «Cobb vuole uccidere il tuo ragazzo»
Ziva arricciò il naso stupita. Il suo ragazzo? Naturalmente, Ray era il suo ragazzo. Non si erano più visti da mesi a causa del suo rapimento, ma quando era stato rapito lei usciva con Ray.
«Non è più il mio ragazzo» dichiarò.
«Oh» mormorò «Lui diceva a Cobb chi uccidere. Cobb ha detto che era cattivo come quelli che l’hanno creato. È senz’anima. Mi spiace»
«Perché ti spiace?» chiese lei stupita.
«Non ho potuto proteggerti» disse per poi guardare la scodella con lo stufato.
«Proteggermi da cosa?» gli domandò, ma lui anziché risponderle prese un cucchiaio di stufato e lo mangiò. «Proteggermi da cosa, Tony» insistette lei.
«Dalla Somalia, da tuo padre, Cobb, Cruz e tutto il resto. Avrei dovuto proteggerti da tutto questo ed ho fallito» disse Tony.
«Non devi proteggermi» rispose lei «Non merito la tua protezione»
Tony abbassò di nuovo lo sguardo sulla ciotola. Ziva temette di essersi spinta troppo oltre. Avrebbe voluto incoraggiarlo, non farlo bloccare.
«Tony, non mi occorre la tua protezione, ma ho bisogno di te. Ho bisogno di te nella mia vita» disse lei.
Calò il silenzio mentre lui giocava con il suo spezzatino usando il cucchiaio. Lei ascoltò mentre il cucchiaio raschiava la ciotola o vi faceva ricadere il brodo dentro. Finalmente, dopo un minuto, lui parlò: «Grazie»
«Perché mi stai ringraziando?» gli domandò.
«Perché hai bisogno di me» disse e poi la guardò di nuovo. Il dolore che lo perseguitava era ancora nei suoi occhi, ma c’era anche qualcos’altro, qualcosa che lei faceva fatica ad interpretare.
«Penso che tu sappia da un po’ che io ho bisogno di te, Tony. io ho tanto bisogno di te» disse lei.
«Perché?» le chiese.
«Perché siamo partner e amici» rispose lei.
«Oh» disse lui e poi tornò al suo stufato.
Ziva decise di giocarsi quell’occasione. «Cosa siamo noi per te, Tony?» gli chiese «Sai Gibbs, Abby, Ducky, McGee, Palmer e io»
«Beh, la famiglia» rispose senza alzare lo sguardo.
«Abby e io siamo come sorelle per te, eh?» chiese lei.
«Abby si, ma non tu. Con te è diverso. Con te è sempre stato diverso» rispose Tony.
«Perché?»
Per un momento dubitò che lui avrebbe risposto, poi lui finalmente alzò lo sguardo verso di lei «Non posso vivere senza di te» le disse.
«Oh» fu la sua risposta. Erano le stesse parole che le aveva detto in Somalia. Una volta tornati a casa, lei gli aveva dato la possibilità di dimenticare quelle parole. Sembrava l’avesse fatto, dato che lui la lasciò andare avanti con la sua vita, senza di lui. Non cercò di far diventare il loro rapporto un rapporto di coppia, ma la lasciò alla deriva con altri uomini. «Se non puoi vivere senza di me, allora perché ha lasciato te stesso vivere senza di me?» gli chiese.
Un sorriso triste gli attraversò il viso. Pensò per un attimo alla sua risposta, poi parlò «Mia madre, Paula, Kate, anche Dana Hutton sono tutte morte. Anche con quelle che sono ancora vive, non è finita bene. Jeanne e Wendy» disse a bassa voce e poi si alzò in piedi «Sono stanco» dichiarò.
Tony si avvicinò alle scale poi le imboccò, lasciando Ziva a riflettere su quello che aveva detto. Lui aveva paura dell’amore, perché l’amore per lui era sinonimo di perdita. Lei doveva cambiare quella situazione.
 
WASHINGTON
Cobb aveva iniziato a seguire il SecNav. Anche le migliori guardie del corpo del mondo non sarebbero riuscite a fermare un assassino determinato ad uccidere il suo bersaglio. Lui era un assassino determinato, ma prima doveva conoscere le abitudini e la routine della vita del SecNav. Con il tempo avrebbe saputo tutto, anche quando Philip Davenport andava in bagno. Tutti i dettagli gli erano utili per un buon omicidio e per non farsi catturare.
Una volta ucciso Davenport avrebbe ucciso Cruz. Vance era di Tony, non spettava a lui. Non aveva alcuna intenzione di toccare Vance. Aveva intenzione di riprendersi suo fratello, invece. Aveva bisogno di un altro mese con lui. Erano arrivati a loro troppo presto. La prossima volta avrebbe fatto in modo che non li potessero prendere. Non sarebbero rimasti negli Stati Uniti o in Canada, ma sarebbero andati in Europa. Lì avrebbe potuto avere i sei mesi o più necessari per fare bene tutto il lavoro.
Certo avrebbe dovuto ricominciare da capo. Erano arrivati a lui a casa di Vance. Sia Gibbs che Ziva sarebbero stati in grado di avvicinarsi lui e rimuovere tutto quello che la programmazione e la modifica comportamentale erano riusciti a fare.
Avrebbe dovuto essere più duro con lui la volta successiva, spingerlo ancora di più verso il limite e riportarlo indietro. Una volta terminato con lui, Anthony DiNozzo avrebbe cessato di esistere e al posto suo ci sarebbe stato un assassino di cui Cobb sarebbe stato fiero e insieme avrebbero fatto desiderare alla CIA che l’Operazione Frankenstein non fosse mai esistita.
 
CASA DI GIBBS
Gibbs aveva consentito a Abby, EJ e McGee di passare da casa per vedere Tony. Rachel gli aveva detto che lui aveva bisogno di sapere di non essere solo e che c’erano persone che tenevano a lui.
Dal momento che stava mangiando con regolarità, Gibbs aveva anche deciso di ordinare della pizza per lui.
La porta di casa si aprì e Abby, vestita tutta di nero, era entrata saltellando in casa di Gibbs alla ricerca di Tony che era seduto sul divano. Alzò lo sguardo dal vuoto che stava fissando, giusto in tempo per vederla spingersi verso di lui atterrando nel posto accanto a lui e avvolgendolo in un abbraccio spacca-ossa. Lui non si lamentava.
«Oh, Tony. Mi sei mancato così tanto. Voglio dire, senza di te non c’era nessuno con cui fare il giuramento coi mignoli o con cui spettegolare come piace a noi» blaterò tutto d’un fiato.
«Abby, lascialo respirare» disse McGee che aveva una TV a schermo piatto da 40 pollici tra le braccia «Ho una TV e un lettore Blue – Ray in macchina per te Tony. ho pensato che potremmo sistemarli e poi guardare alcuni film» McGee sorrise a Tony e poi andò a sistemare la Tv nell’angolo. EJ era lì vicino. Gli sorrise.
«Ho alcuni film di James Bond, tra cui “Dalla Russia con Amore”» disse. «È bello averti a casa, Tony»
Lui non parlò, ma sorrise e quello era già un risultato in sé. Abby gli diede un bacio sulla guancia e poi appoggiò la testa sulla sua spalla.
«Abby e Ducky stanno prendendo la pizza» disse Gibbs. Tony ruotò la testa per vederlo. Era in piedi sulla porta della sala da pranzo con Ziva proprio dietro di lui. «Pizza e film, DiNozzo. Ora si che dovresti sentirti a casa» disse Gibbs.
«Si, Capo» rispose lui.
Gibbs si aprì in un sorriso. «È meglio che ci sia anche un western di John Wayne da guardare»
«Si Capo. Abbiamo “Forte Apache” e “The Searchers”» disse McGee.
«Forse, in fondo, non è così male averti come coinquilino, DiNozzo» disse Gibbs.


NdA:
Scusate il ritardo!!
Al prossimo..
Gaia

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