You keep on living through these Letters

di obsessedbymemories
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter I ***
Capitolo 2: *** Chapter II ***



Capitolo 1
*** Chapter I ***


You keep on living through these Letters


Chapter I
 

Nessuno era riuscito ad entrare nell’alloggio di Danny dopo il suo funerale, nemmeno Evelyn. Sembrava un’azione eccessivamente difficile da compiere. E, in effetti, lo era. Ogni volta che tentava di avvicinarvisi, un senso di vuoto prendeva il sopravvento su di lei, i ricordi la opprimevano e, come se non bastasse, per qualche strana sensazione di telepatia, il bambino, o la bambina, che portava in grembo, iniziava ad agitarsi. Le tornavano alla mente tutti i momenti felici che lei e Danny avevano passato insieme, dal loro primo “appuntamento”, all’episodio più entusiasmante della sua vita dopo la presunta morte di Rafe. Non poteva certo dimenticare quella sera in cui Danny le fece sperimentare la famosa “vite orizzontale” da lei tanto temuta, né le parole che si scambiarono prima di quel volo che cambiò il suo destino, per sempre.
 
«Evelyn! Hai mai visto Pearl Harbor al tramonto?», le aveva chiesto Danny con un sorriso imbarazzato.
«Certo!», gli rispose, non curante di ciò che stava per succedere.
«Anche dal cielo?»

 
E, da quel momento in poi, nulla fu più come prima. Dopo quella magnifica notte, un senso di paura e colpevolezza si impossessò di lei, sebbene probabilmente non si era ancora resa conto che ciò che prevaleva era l’opinione del suo cuore. Non si era mai sentita così piena di gioia in vita sua, nemmeno quando guardava il tramonto leggendo le lettere che Rafe le scriveva dall’Europa. Non potrà mai dimenticare la passione con cui Danny, il giorno seguente, tentava di dichiararle il suo amore.
 
«Senti, Evelyn, sono andato sulla spiaggia stamattina... A veder sorgere il sole! E ho capito che è cominciato qualcosa di diverso, che era cominciato qualcosa di nuovo. In questo posto, in questo momento.» Quelle parole la colpirono dritta al cuore e, tuttavia, senza farle alcun male. Tutt’altro. «Non mi importa di quello che dicono gli altri, capito? Perché non dovrei provare quello che provo? Sento che mi piaci.» E quello sguardo, accompagnato da quell’incantevole sorriso, bloccarono completamente anche il cervello di Evelyn, tanto che le uniche parole che uscirono dalla sua bocca sembravano non avere alcun senso.
«Hai la cravatta tutta storta!»

 
Non riusciva proprio a dimenticare, non poteva. E non doveva.
 
Neppure Rafe aveva avuto il coraggio di aprire la porta dell’alloggio del suo migliore amico dal loro ritorno a Pearl Harbor. Ogni qualvolta si trovasse anche solo nei paraggi di esso, le ultime parole che Danny pronunciò prima di morire lo colpivano come pugnalate. E facevano anche più male.
 
«Tu non morirai, hai capito? Guardami! Tu non morirai, Danny. Hai capito? Danny, Danny… Tu non puoi morire. Tu non puoi morire. E lo sai perché? Perché diventerai padre, Danny. Diventerai padre, anche se non dovevo dirtelo. Diventerai padre. Ti prego…», disse, con la voce tremante, strozzata dalle lacrime.
«Sarai tu il padre.»
Ed un momento dopo, Danny già se ne era andato, lasciando un vuoto incolmabile.

 
Il suo amico d’infanzia, colui che più di tutti aveva cercato di aiutarlo quando dovevano entrare nell’aviazione. Rafe aveva sempre tentato di proteggerlo, in qualsiasi modo ed a qualsiasi costo. Lo considerava il fratello minore che non aveva mai avuto. E la guerra, in un attimo, lo portò via con sé, senza chiedere il permesso. In quegli attimi che precedettero la sua morte, Danny aveva salvato la vita di Rafe per ben due volte. Quanto avrebbe voluto che tutto questo non fosse successo, che quello ad andarsene non fosse stato Danny, ma lui stesso. Avrebbe certamente preferito che Evelyn fosse rimasta con l’uomo che le stava per dare un figlio, anziché con colui che ormai aveva quasi perso il suo amore.
 
Un giorno, però, Rafe trovò il coraggio di aprire quella porta e di entrare in quella stanza dove Danny aveva vissuto i suoi ultimi attimi di tranquillità. L’ordine che regnava lì dentro gli fece ricordare quanto Danny fosse preciso nelle sue cose ed irremovibile nelle sue decisioni. A quanto ci tenesse a rifare il letto la mattina, perché chiunque, secondo lui, avrebbe potuto fare irruzione nella sua stanza e non desiderava certamente farsi reputare un disordinato. Forse temeva, in qualche modo, che il giudizio degli altri riguardo questo aspetto della sua personalità, fosse determinante anche sulla sua vita da pilota. Infatti, Danny in volo era elegante e raffinato come pochi, sebbene spesso rischiasse qualche manovra azzardata, senza perdere, tuttavia, la sua grazia. Volare al suo fianco, per Rafe, era un piacere ed un onore che nulla al mondo avrebbe potuto eguagliare. Pensare al fatto che tutto ciò non sarà più possibile, fece inevitabilmente annebbiare la vista di Rafe. Dopo un solo istante, infatti, le lacrime cominciarono a rigargli il volto e decise di sedersi sul letto, con una mano sul cuscino, come per toccare per l’ultima volta il volto assonnato di Danny.
Rafe pianse, pianse molto. Ad un certo punto, si distese egli stesso sul letto ed immaginò che Danny fosse al suo fianco. Chiuse gli occhi e lo abbracciò come non aveva mai fatto prima di allora.
 
«Rafe, non dimenticarti di prenderti cura di Evelyn. E, mi raccomando, fai in modo che nostro figlio impari a leggere e a scrivere.»
Non ci poteva credere. Danny sembrava realmente al suo fianco e, addirittura, riusciva a sentire ciò che diceva.
«… Danny?», disse Rafe, incredulo.
«Sì, Rafe. Smetti di piangere, ti prego. O soffrirei ancora di più. Ti voglio bene, Rafe. Sei stato come un fratello per me. Ora, però, devo andare. Il cielo mi chiama.», disse Danny, alzandosi dal letto ed incamminandosi verso la porta.
«No, Danny. Non andartene di nuovo! Ti prego.»
Ma Danny scomparve, come una nuvola di fumo.
«Anch’io ti voglio bene, Danny.», sussurrò Rafe.
 
Prese forza, si asciugò le lacrime e scese dal letto.
Dopotutto era lì per liberare l’alloggio di Danny. E gli scatoloni davanti all’armadio ne erano testimoni.
Rafe si sedette e cominciò a riempire uno scatolone con le fotografie incorniciate che giacevano sul piano della scrivania. Queste ritraevano Evelyn, un aereo, lui e Rafe da bambini nel campo di grano vicino alle loro case, lui e Rafe con le divise dell’aviazione americana, ancora Rafe che teneva in braccio un gattino arruffato, Evelyn ed il suo perfetto sorriso, con la divisa da infermiera ed i capelli raccolti nella cuffietta. Ma la fotografia che più di tutte colpì Rafe, era quella di Danny e suo padre, scattata probabilmente pochi giorni prima che quest’ultimo morisse. Il suo sorriso affaticato, i suoi occhi lucidi e gonfi, il suo viso stanco e distrutto dalla vita erano in pieno contrasto con il volto fanciullesco di Danny, ancora innocuo ed impaziente di vivere, i suoi occhi svegli e sorridenti, il suo sorriso spontaneo e spensierato. Rafe fece uno sforzo immane nel cercare di trattenere le lacrime. Vi riuscì solamente ricordando le parole che Danny gli aveva detto pochi minuti prima, in quella sua inaspettata apparizione.
 
Dopo aver liberato la scrivania da tutti gli oggetti che erano su di essa adagiati e disposti con cura, Rafe aprì istintivamente il primo cassetto. Ciò che vi trovò, lo colse di sorpresa.
In quel cassetto, regnava il disordine più totale, cosa assolutamente insolita in Danny, tanto che Rafe dubitò per un secondo che ciò che esso conteneva appartenesse realmente al suo migliore amico.
Fogli accartocciati, buste vuote, penne e carboncini sparsi per tutto il cassetto. Eppure ci doveva essere una spiegazione a tutto ciò.

E Rafe la trovò solamente aprendo il secondo cassetto.





Spazio Autrice

Beh, direi che incentrare la mia prima storia (pubblicata su EFP) su Pearl Harbor, non poteva che essere un buon inizio!
Sarei molto felice, se mi faceste sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo :)
Bye (and keep on lovin' Danny)! 

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Capitolo 2
*** Chapter II ***


Pearl Harbor 2

Chapter II

Vedere quella miriade di buste chiuse con il suo nome scritto sopra, fece indietreggiare Rafe. La calligrafia era senza alcun dubbio quella di Danny, il che poteva significare solamente una cosa: quelle buste contenevano qualcosa che Rafe avrebbe dovuto leggere, o quantomeno scoprire, un giorno. Tuttavia, proprio non riusciva ad accettare il fatto che quel giorno fosse arrivato, che quelle buste fossero realmente lì davanti ai suoi occhi, aspettando solamente di essere aperte. Non poteva crederci, o forse non voleva farlo.

Il rifiuto psicologico di Rafe nei confronti di quelle buste gli fece chiudere il cassetto, quasi a voler riavvolgere il nastro e dimenticare ciò che aveva appena visto. Chiuse gli occhi, se li strofinò, si passò una mano sulla fronte, sudata per il nervosismo, e riaprì il cassetto. Le buste erano ancora lì, leggermente smosse a causa della spinta subita. Non si era immaginato nulla; tutto era reale e stava accadendo proprio a lui, in quell’alloggio, in quel momento.

Rafe prese fiato, inspirò profondamente e subito sentì l’aria invadergli i bronchi. Non ce n’era a sufficienza e stava per sentirsi male. Richiuse il cassetto e decise, quindi, di aprire quella piccola finestra che si trovava dalla parte opposta della stanza. Rimase affacciato per qualche minuto, fissando il vuoto e cercando di focalizzarsi su ciò che quelle buste potessero contenere. Schizzi? Disegni? Fotografie? Confessioni che Danny non era riuscito a fare in sua presenza? Lettere che avrebbero rivelato chissà quale verità sconosciuta? Una voce lo scosse, riportandolo alla normalità.

«Rafe?» Red Winkle era di fronte a lui, perplesso e preoccupato al tempo stesso. «Hai sentito c-cosa ti ho appena d-detto?»
«Red… No, scusami. Non mi ero accorto che…»
«Sì, l’avevo c-capito. Ti serve una mano con le c-cose di… Danny?», chiese, con la sua aria innocente. Era nervoso, lo si capiva dalla sua balbuzie. Dopo l’attacco a Pearl Harbor, il suo volto era cambiato: aveva perso quella sua ingenua spensieratezza. Betty aveva cambiato la sua vita, lasciando un segno indelebile. Sfortunatamente, anche la guerra aveva deciso di non passare inosservata.
«Ehm… No, grazie Red. Stavo solo prendendo una boccata d’aria. Sai, è complicato. Ma ce la faccio da solo, grazie.» Si era sforzato di non risultare rude con lui, benché il tono della sua voce era tutt’altro che amichevole. Non riusciva ad apparire tranquillo, non in quelle condizioni. Non in quel luogo.
«Certo, c-come vuoi… Se hai bisogno, s-sai dove trovarmi.»
«Sì, grazie.»
Red si allontanò e Rafe decise di tornare alla scrivania.

Senza nemmeno rendersene conto, aveva riaperto il cassetto sbagliato. Rimase sbigottito alla vista della parola “Papà” che lesse sull’unica busta presente lì dentro.

Danny aveva lasciato qualcosa per suo padre? Rafe non riusciva a capacitarsene. Gli sembrava di avere a che fare con un estraneo, eppure quelle buste contenevano una parte di vita che il suo migliore amico aveva deciso di custodire in quei cassetti per un tempo indeterminato. Prese tra le mani quella busta: era sigillata. Decise di non aprirla, non l’avrebbe fatto prima di avere almeno avvisato Evelyn. Richiuse il cassetto, indeciso sul da farsi, ed aprì quello che ancora non aveva esplorato.

Rafe sospettava fosse vuoto, ma fu presto smentito: quell’ultimo cassetto strabordava di buste e fogli sparsi. Pagine e pagine fitte di parole che si susseguivano in armonia, talmente ordinate da sembrare opera di un amanuense. Tipico di Danny Walker. Le smosse leggermente con la mano, cercando forse qualcosa di diverso in quel cassetto, qualcosa che non fosse ricoperto dalle parole dell’amico ormai troppo lontano.

L’unica cosa che Rafe riuscì a trovare fu una fotografia. Ritraeva la splendida infermiera per la quale sia lui che, sfortunatamente, Danny avevano perso la testa. Estrasse l’immagine dal cassetto e la tenne fra le mani, non potendo fare altro che ammirare la bellezza della donna che fino ad allora era stata la più importante della sua vita. Ciò che tormentava la sua mente era il fatto di non poterla vedere felice con l’uomo della sua vita. La gravidanza e la maternità senza Danny non sarebbero state affatto semplici. Evelyn non sarebbe mai più stata quella donna fiera e sorridente della fotografia che Rafe stava fissando. Il rossetto rendeva il suo sorriso inspiegabilmente elegante, i capelli leggermente mossi dal vento che soffiava sulla spiaggia dove quella mattina, con ogni probabilità, Danny aveva catturato la sua espressione divertita, la rendevano persino più bella, persino più felice. Felice di essere al sicuro, protetta dall’uomo che era riuscito a farle dimenticare il dolore. Ancora non sapeva cosa sarebbe successo.

Il volto di Rafe stava nuovamente tornando a rigarsi di lacrime e questa volta non riuscì proprio a trattenersi. Aveva promesso a Danny che si sarebbe preso cura di Evelyn e dell’esserino che portava in grembo, che sarebbe stato un buon padre. E fu proprio per questo motivo che non riuscì a far altro che piangere, singhiozzando rumorosamente e finendo con l’adagiarsi sulla scrivania, la fotografia stretta tra le mani e la fronte appoggiata sul legno freddo.

Dopo qualche minuto, gli tornarono alla mente le ultime parole che lui e Danny si erano scambiati alla stazione, prima che Rafe partisse per l’Europa.
«Senti, se mi succede qualcosa, voglio che sia tu a dirglielo. D’accordo?», aveva chiesto con voce tremante.
«E tu pensa a tornare vivo, sia per me che per lei.», rispose prontamente Danny, visibilmente preoccupato dalla situazione alla quale il suo migliore amico stava andando incontro.
Fu proprio quella frase a far rendere conto a Rafe che, probabilmente, se fosse morto in quell’attacco, non avrebbe voluto vedere quella che riteneva la donna della sua vita con un altro uomo che non fosse Danny.

Sollevò la testa dalla scrivania e si asciugò il volto con le maniche della camicia. Poggiò la fotografia alla sua destra e decise di svuotare definitivamente quei cassetti, così pieni di Danny da spaventarlo.

Cominciò da quello che conteneva il maggior numero di fogli e buste: il cassetto dedicato ad Evelyn. Oltre alla fotografia, infatti, Rafe prese tra le mani una di quelle lettere e, dalla prima parola che vi trovò scritta in alto a sinistra, capì che era indirizzata a lei. Avrebbe voluto continuare la lettura, ma non lo ritenne corretto nei confronti di Danny, né tantomeno nei confronti di Evelyn. Decise quindi semplicemente di riordinare quell’insieme  confuso di fogli e buste, farne un plico, poggiarli sulla scrivania ed adagiarvi sopra la fotografia di Evelyn.

Aprì poi il cassetto che conteneva la busta indirizzata al padre di Danny. La estrasse e la tenne per qualche momento tra le mani. Non vedeva l’ora di confessare ad Evelyn ciò che aveva scoperto, non vedeva l’ora di sapere cosa mai avesse avuto da dire Danny a suo padre. Quell’uomo che a Rafe era sempre parso burbero e scontroso, ma che Danny amava con tutto se stesso. Decise di porre la busta nello scatolone che aveva iniziato a riempire con le varie fotografie incorniciate che si trovavano sulla scrivania di quell’alloggio. Cercò quella che aveva trovato poco prima che ritraeva Danny ed il padre qualche giorno prima che quest’ultimo morisse. La prese, la mise in cima alle varie cornici che si trovavano lì dentro e vi ripose sopra la busta sigillata che Danny aveva scelto di custodire per chissà quale ragione o avvenimento.

Infine, Rafe aprì il cassetto contenente le buste che avrebbe dovuto aprire, le tirò fuori una ad una e le distribuì sulla scrivania. Le mani gli tremavano, il respiro si fece affannato e la vista gli si annebbiò nuovamente. Sarebbe mai riuscito ad aprirle?

Si alzò dalla sedia, mise una mano nel taschino sinistro della camicia e ne estrasse una sigaretta. In quel momento gli parve l’unica cosa in grado di aiutarlo. Sebbene non ne fosse del tutto convinto. Non era un fumatore accanito, ma in Inghilterra aveva imparato ad apprezzare la spaventosa potenza calmante del tabacco. Da quando era tornato dalla missione Doolittle, il fumo era l’unica cosa che riusciva davvero a dargli sollievo. Cercò l’accendino nella tasca destra dei pantaloni, dopodiché si diresse verso la porta.

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Spazio Autrice

E finalmente, dopo non so nemmeno io quanto tempo, torno a dedicarmi a questa FF.  Spero vivamente che nessuno ne rimanga deluso :)
Ho voluto dedicarmi principalmente a Rafe, per continuare la linea che ormai avevo preso nel primo capitolo, ma ciò non significa che sarà così "sempre" ^^
Chiunque volesse esprimere un parere, è liberissimo di farlo... Anzi, il tutto è ben accetto :)
Grazie per aver letto,

cheers :)

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