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Sono
tornata… in questi giorni mi sono sempre chiesta come sarebbe andata se avessi portata avanti l’altro finale e così mi sono messa a
computer ed è nata questa nuova storia…
A
voi non rimane altro che scoprire che cosa succederà in questo filone di “whatif…” della
mia FF Badb.
Buona
lettura
Light
E se…
Gibbs
era entrato proprio nell’attimo in cui Oskar Babd
vedendo la collana con la stella di Davide al collo di Ziva gliela strappava
con forza e prima che potesse farle del male gli aveva sparato e l’aveva
ucciso.
Infilò
la pistola nella fondina e si apprestò a liberare l’Agente David.
-
Tutto bene?- Le chiese.
Lei
non rispose, lo guardò fissa. I suoi occhi erano
gelidi, vuoti, inespressivi.
-
Andiamo!- Le disse Gibbs una volta slegata.
Si
era fermata un attimo a guardare il corpo di Oskar
Kane e poi aveva cancellato quel dolore che aveva sentito nel cuore e aveva
raggiunto Gibbs.
Erano
quasi all’uscita, Ziva si toccò il collo e si ricordò che non aveva più con sé
la collana. Non poteva lasciarla nelle mani di quel lurido schifoso.
-
Devo tornare indietro.- Gli disse seria.
- Ma che cosa ti salta in mente Agente David.- La guardò furiosa –
Sei impazzita c’è ancora Angie Cros in giro.-
-
Sai che paura Gibbs… semplice se la incontro la faccio
fuori.- Rispose con ironia tenendo il tono serio.
L’uomo
si avvicinò alla donna. La guardò dritta negli occhi. Non riusciva a capire che
cosa le stava passando per la testa. Le espressioni del suo viso divennero
tese. Assottigliò gli occhi e la guardò più severamente.
Ziva
dal canto suo non levò mai lo sguardo e lo sostenne quasi come se lo volesse
sfidare.
Si
guardarono per qualche secondo, come se si stessero studiando.
-
Vengo con te.- Gibbs le disse incamminandosi tornando indietro.
L’Agente
David l’affiancò, lui senza guardarla sorrise tra sé. “Sei una testona! Quando
questa storia sarà finita vedrai come te la faccio
scontare!” pensò l’uomo.
Anche se non lo voleva ammettere, si era affezionata a
quella donna, che aveva sostituito lei: Kate. La sua
pupilla e chissà forse, qualcosa in più. Non c’era stato tempo per capirlo.
Non
l’avrebbe mai creduto ma a poco, a poco, era riuscito
a farsi quasi una ragione della sua morte.
Arrivarono
alla stanza e Ziva iniziò subito a cercare mentre Gibbs rimaneva di guardia
sorvegliando il corridoio semi buio.
- Mi
vuoi dire che stai cercando?- Le chiese spazientito.
- La
mia croce di Davide…- si fermò guardandolo – è importante per me, è un regalo
di mia madre.- continuò distogliendo lo sguardo.
Era
come cercare un ago in un paiaio. La stanza era grande e la poca luce che
filtrava dentro non illuminava a sufficienza l’ambiente.
Ziva
era sicura che l’avesse in mano Oskar Badb ma quando gli aprì
la mano non la trovò. Si mise a cercare per terra. “Non è possibile” pensò
mentre guardava il pavimento.
Sentirono
un rumore.
-
Vado a controllare!- Le disse Gibbs prima di sparire nell’oscurità.
La
donna continuò a cercare.
-
Posso essere di aiuto io? Forse stai cercando questa?-
Le chiese Angie Cros uscendo dall’oscurità.
Ziva
si voltò dalla sua parte e la guardò con disprezzo.
- Ti
conviene ridarmela!- Le disse seria.
-
Non darmi ordini!- Le gridò puntandole la pistola contro.
L’Agente
David rimase ferma guardandola fissa negli occhi. La
donna si avvicinò sorridendole in senso di vittoria.
-
Sei pronta a raggiungere il tuo amico Oskar Kane?- Le chiese
acida.
Ziva
continuava a fissarla rimanendo ferma.
-
Questa collana in fin dei conti non è un granché perché ci tieni così tanto da
rischiare la vita tornando indietro. Eravate liberi e invece no
allora vuoi proprio morire.- Rise sadica.
L’Agente
David perse il controllo e si avventò su di lei cogliendola di sorpresa. Le due
donne caddero a terra lottando. Ziva si ritrovò sotto Angie che cercava con
tutta la forza che possedeva di puntarle la pistola contro per spararle.
Accadde tutto in un attimo, la pistola si ritrovò in mezzo ai due corpi e il
colpo partì.
Due
occhi sbarrati, un rivolo di sangue che scende dalla bocca e un corpo che si
affloscia a terra senza vita.
Non riesce a muoversi, non riesce ancora a crederci. Solo un
istante poi riprende lucidità. Sposta il corpo da se stessa. È
macchiata del suo sangue, le mani sono sporche del suo sangue.
In un istante tutta una vita le passa davanti agli occhi.
Sorride alzandosi in piedi.
Si
pulisce la mani sui pantaloni, guarda il corpo di
Angie senza vita sul pavimento.
“E’
finita!” pensa osservando i corpi nella stanza.
Una
mano si appoggia sulla sua spalla.
Si
volta ma sa già chi è. Incontra i suoi occhi azzurri, glaciali e freddi, ma che
sanno infondere sempre calore.
-
Andiamo!- Le disse Gibbs solamente prima di andare.
Erano
in macchina da un po’ entrambi in silenzio. Nessuno dei due parlava. Ziva
guardava fuori dal finestrino. I pensieri riempivano
la sua mente. Troppi errori erano stati commessi in quella missione. Un uomo
innocente era morto e l’uomo che amava aveva rischiato di perdere la vita solo
perché lei era stata così stupida da lasciarsi andare, di abbandonarsi ai
sentimenti, e così, aveva abbassato la guardia. No questo non era da lei.
Strinse
le mani a pugno forte sulle gambe. Il viso si contrasse. Gibbs la guardò con la
coda nell’occhio e vide la donna combattere con il passato e il presente.
Non poteva fare niente solo lei doveva trovare la strada giusta.
Arrivarono
all’Ncis.
-
Gibbs io…- disse ad un tratto Ziva quando entrarono in ufficio.
-
Vai a farti una doccia Agente David!- Le disse duro come il suo solito mentre
si dirigeva alla sua scrivania.
La
donna rimase ferma in mezzo al corridoio spiazzata dalla reazione del capo. Lo
odiava quando la trattava in quel modo di indifferenza.
- Si Capo!- Disse dura. Prese il cambio che teneva nel
cassetto della sua scrivania e si diresse verso lo spogliatoio femminile.
L’acqua
calda scendeva sul corpo. Le mani appoggiate alla parete e la mente vagava sugli ultimi giorni. Ripercorse tutti i momenti. Un
sorriso comparve sul suo viso ricordando gli attimi passati con Tony. La sua testa appoggiata a quella di lui e la sua voce che le dice
di amarla. Riprovò le stesse sensazioni di quel momento, il cuore che batte all’impazzata e si ferma nell’attimo preciso che sente
quelle due parole “ti amo” e poi…
Il
buio, il dolore, il colpo di pistola e la vita che se ne va.
Chiude
la mani a pugno con rabbia. “Mai più!” pensa
promettendosi a se stessa “Mai più mi lascerò andare”.
Chiuse
i rubinetti, prese l’accappatoio, lo indossò e si guardò allo specchio.
Rimase
ad osservare la sua immagine riflessa nello specchio per un po’. I suoi occhi
divennero più scuri e freddi.
-
Mai più… io sono Ziva David Agente del Mossad!-
La
decisione era stata presa. Niente ripensamenti. La lezione l’aveva imparata.
Niente più coinvolgimenti. La sua vita era stata decisa fin da piccola, non
l’avrebbe più contrastata, non si sarebbe più ribellata
al suo essere killer del Mossad.
Indossò gli abiti puliti, prese il cellulare fece una breve
telefonata.
-
Torno. Alla fine avevi ragione tu. Io appartengo a te. Parto sta sera. Agli
ordini, sempre come vuoi tu!- Chiuse la telefonata.
Prese
le sue cose e si diresse verso l’ufficio del direttore.
Jenny
la osservò un momento prima di iniziare a parlare. Era
strana. I suoi occhi erano inespressivi, non lasciava
trasparire niente. “Sembra di tornare indietro nel tempo, agli inizi prima che
legassimo” pensò la donna osservando l’altra che rimaneva in piedi in attesa di un suo cenno.
-
Siediti pure Ziva.- Le disse Jenny cordiale.
-
Rimango in piedi. Sarò breve.- Si fermò e la guardò dritta negli occhi – Torno
al Mossad.-
Jenny
rimase in silenzio, non ci poteva credere.
- Che cosa stai dicendo? Io non te lo permetto.-
Disse dura.
-
Non sono alle sue dipendenze Direttore Sheppard. Il
direttore David le spedirà il fax del mio reintegro nell’organico degli agenti
del Mossad.- Disse con tono serio senza lasciare trapelare nessuna
emozione.
Bussarono
alla porta ed entrò Cinthia che le porse il foglio di carta. Jenny indossò gli
occhiali e lo lesse attentamente.
-
Non ha perso tempo!- Si lasciò sfuggire con disprezzo. La guardò non capendo il
suo gesto.
Si
alzò e le andò vicina. La guardò dritta negli occhi.
- Perché?- Le chiese dopo un attimo.
- E’
la mia vita.- Rispose dura prima di andarsene.
Continua…
Spero che mi seguirete
anche in questa nuova avventura… aspetto i vostri commenti come al solito
Et
voilà… ce ne ho messo di tempo… ma quando l’estro creativo se ne va in vacanza
è difficile farlo tornare sui suoi passi --- ecco pronto un nuovo capitolo tutto
Tiva XD
Buona
lettura
Light
Jenny
uscì anche lei dal suo ufficio e seguì con lo sguardo Ziva mentre scendeva le
scale. Incrociò lo sguardo di Gibbs. I suoi occhi cristallini assunsero il
colore di un celeste cupo. Non riuscì a reggere lo sguardo e abbassò la testa
sapendo di averlo deluso.
Ziva
guardò l’uomo con il suo sguardo inespressivo, gli fece un cenno con il capo e
si diresse verso l’ascensore.
Quando le porte si aprirono Gibbs la prese per il braccio e
la portò dentro con violenza. Fermò l’ascensore e fissò gli occhi nei suoi
tenendola ferma per il braccio.
La
donna si liberò dalla sua presa senza mai lasciare il suo sguardo.
- Mi
spieghi che cosa ti ha preso?- Le chiese in tono duro.
-
Niente.- Rispose tranquilla sempre fissandolo.
- Perché non ne hai parlato prima con me!- Le disse nervoso
alterandosi sempre di più.
Ziva
non disse niente e rimase a guardarlo. Quegli occhi le erano sempre piaciuti. Freddi e glaciali, all’apparenza cristallini ma che riuscivano a
nascondere ogni pensiero, ogni emozione dell’uomo.
-
Perchè Ziva?- Le chiese digrignando i denti.
Lei
continuò a fissare il suo viso, senza perdersi un lineamento, tratto o ruga
d’espressione. Sospirò, in fondo aveva diritto ad una
spiegazione.
- E’
la mia vita.- Rispose seria, come aveva fatto qualche minuto
prima con Jenny.
Fece
una cosa che mai nessuno aveva osato fare. Riattivò l’ascensore, attesero
qualche secondo e poi le porte si aprirono.
La
donna uscì ma fu bloccata dalla voce di Gibbs.
-
Aspetta!- Le intimò.
Ziva
si girò e lo guardò seria.
-
Ovunque tu vada, ovunque tu sia non potrai mai cancellare quello che hai nel
cuore.- Si avvicinò a lei guardandola tristemente.
-
Sono stata addestrata per questo!- Rispose dura.
Lui
accennò un sorriso e le porse la mano.
Ziva
guardò la mano tesa incerta sul da farsi. Esitò qualche attimo ma poi gliela
strinse ricambiando la stretta forte e sicura di lui.
-
Ziva…- tentò di dire.
- Lo
so Gibbs…- lo bloccò sorridendo appena - …non permettere a DiNozzo di fare
stronzate!- Gli disse prima di andarsene.
-
Semper fidelis.- Aggiunse sottovoce la donna nel voltarsi.
-
Semper fidelis Agente David!- Rispose Gibbs guardando la figura della donna
allontanarsi.
Si
girò e si diresse con passo spedito verso l’ufficio del direttore.
- Dov’è?- Chiese a Cinthia uscendo dall’ufficio e non trovando
Jenny.
- Il
direttore Sheppard è in laboratorio da Abby, Agente Gibbs.-
Senza
dirle niente si fiondò da Abby.
Entrò
come una furia nel laboratorio dove vi trovò le due donne.
Jenny
lo guardò seria in volto.
-
Non possa fare niente Jethro!- Disse dura precedendo la sua domanda.
- Sei
o non sei il Direttore dell’Ncis!- Quasi le urlò
nervoso.
-
Appunto Agente Gibbs! Sono il Direttore dell’Ncis e
non posso farci niente. Il direttore David ha giocato d’anticipo. Ho le mani legate.- Gli porse il fax.
Gibbs
fece scorrere lo sguardo su quelle poche righe.
-
Maledizione!- Esclamò furente appallottolando il foglio.
La
tensione era alle stelle. Abby li guardava stupefatta. I due si scambiavano
sguardi furenti.
- A
noi non piace quando mammina e papino litigano.- Disse ad un tratto stringendo a
sé Berth, l’ippopotamo di peluche che emise il suo consueto suono.
I
due la guardarono divertiti e si rassegnarono alla decisione presa dall’Agente
David.
Ziva
si diresse verso l’ospedale. Tony era stato ricoverato dopo l’incidente. Non
poteva andarsene senza averlo visto un’ultima volta. Sarebbe entrata
silenziosamente, l’avrebbe guardato imprimendosi il suo volto nella mente, e
poi sarebbe scomparsa nel nulla senza lasciare traccia, dicendogli “Addio” per
sempre.
Aprì
lentamente la porta della stanza, entrò e con suo stupore invece di trovare
Tony addormentato lo trovò in piedi mentre stava infilando la camicia nei
pantaloni.
“Accidenti”
pensò presa in contro piede rimanendo in piedi ferma
sul ciglio della porta.
DiNozzo
si voltò e si accorse della sua presenza. Le sorrise e si avvicinò a lei.
-
Ciao.- Le sussurrò prima di abbracciarla con il braccio destro.
Ziva
si irrigidì sentendo il contatto con il corpo
dell’uomo.
“No,
non doveva andare così” pensò triste mentre un senso di angoscia
le avvolgeva l’anima.
DiNozzo
si accorse della freddezza della donna ma non disse nulla. Si staccò da lei e
la guardò negli occhi. Ziva come ogni volta che Tony la
guardava in quel modo non poté impedire al cuore di mancare un battito per poi
riprendere a palpitare all’impazzata.
L’uomo
le appoggiò la mano sulla guancia accarezzandogliela. Il
pollice percorse il segno delle sue labbra mentre teneva lo sguardo
fisso nei suoi occhi.
-
Sei così bella…- le disse in un soffio prima di
baciarla.
Le
labbra di Tony si appoggiarono su quelle di Ziva delicatamente, sfiorandole
appena, quasi assaggiandole dolcemente per poi unirsi completamente con le sue.
Un bacio lento, calmo, dolce, pieno di passione.
Ziva,
prima che la ragione potesse prendere il sopravvento, si fece travolgere dai
suoi sentimenti e si lasciò andare. Si strinse al corpo di Tony stringendolo
forte a sé accarezzandogli la schiena mentre lui le portò la mano dietro la
testa avvicinando il viso al suo approfondendo l’intensità del bacio.
Si
staccarono ansimanti cercando di riprendere fiato. Si guardarono negli occhi e
si sorrisero.
-
Andiamo a casa.- Le disse Tony appoggiandole il braccio destro sulle spalle
trascinandola via.
Arrivarono
alla macchina in silenzio. Ziva stava per mettersi dalla parte del guidatore
quando Tony la bloccò.
-Che fai!-
-
Guido.-
-
Non se ne parla neanche Agente David! Sono sopravvissuto fino ad ora e non
voglio rischiare di morire proprio adesso.- Così dicendo le prese le chiavi
dalle mani e si mise al posto del guidatore.
- Ma la spalla?-
-
Non è niente avanti sali!- Le sorrise.
Ziva
non restò altro che accomodarsi nel posto del passeggero.
Durante
il viaggio rimasero in silenzio. Ziva guardava fuori
persa nei suoi pensieri, con il cuore sottosopra invaso da sentimenti
contrastanti. Una parte di lei voleva scappare da
quella situazione, fuggire il più lontano possibile da quel uomo ma l’altra, la
più dirompente, quella che alla fine aveva vinto, gioiva a stargli accanto. Si
girò a guardare l’uomo intento a guidare.
Tony
si accorse di essere osservato, si voltò, la guardò e le sorrise. Lasciò il
volante e le appoggiò la mano destra sulla sua, stringendogliela forte.
Arrivarono
a casa di DiNozzo.
Le
faceva un effetto strano essere in quel appartamento.
Era stata un’infinità di volte, ma ora entrava come la sua donna, non più come
la collega. Si guardò attorno immersa nei suoi
pensieri.
Si
sentì abbracciare da dietro. Tony le appoggiò il viso sulla spalla baciandole
il collo, respirando a pieno del suo dolce profumo di vaniglia e rosa. Lei gli
appoggiò le mani sulle sue facendosi cullare da quella magnifica sensazione di amore.
DiNozzo
la fece girare e la guardò dritto negli occhi prima di baciarla nuovamente con
tutta la passione che teneva dentro.
Si
spostarono lentamente in camera da letto, senza mai staccare le labbra l’uno
dall’altro. Ziva lentamente gli sbottò la camicia e gliela fece scivolare giù a
terra, iniziando a baciargli il collo fino a scendere al petto mentre le mani
gli sfioravano la schiena.
Risalì
fino a raggiungere e impossessandosi delle sue labbra. L’uomo le fece scivolare
la maglia da dosso. La rimirò nel suo splendore di essere
donna, la prese in braccio e l’appoggiò delicatamente sul letto riprendendola a
baciare.
Si
amarono a lungo, lentamente gustando ogni sensazione che l’altro sapeva
infondere. Quella notte emozioni nuovi entrambi
provarono nel capire che cosa significava amare con amore.
Si
addormentarono uno nelle braccia dell’altro. Ziva stretta
vicino al petto di Tony, cullata dal ritmo regolare del cuore dell’uomo.
È tardi, ormai, è notte fonda ma l’animo non si dà pace.
Un
bacio, uno sparo, un innocente che muore, la vendetta che viene
soddisfatta, un errore fatale la vera colpa.
Tutto
si sveglia nella mente di Ziva, che spalanca gli occhi, tornando alla triste realtà.
Si allontana dal corpo di Tony. Lo guarda illuminato dalla poca luce che filtra
dalla finestra. Dorme beatamente. Il suo viso è sereno, quasi sorridente.
Si
alza dal letto, meccanicamente raccoglie i vestiti e li indossa.
Rimane ferma a guardarlo, non riesce a staccarsi da lui.
Alla
mente riaffiora il ricordo di quella confessione di qualche ora prima.
Lei appoggiata al suo petto,
lui che le accarezza teneramente la schiena.
Le solleva il viso e la guarda intensamente
“Ti amo Ziva” le sussurra sulle labbra prima di baciarla con passione.
È così bello sentirglielo dire che il cuore
si ferma per poi accelerare all’improvviso.
Un bacio lungo, appassionato e alla fine
anche lei cede “Ti amo Tony”.
Lui le sorride, abbracciandola e facendola
sdraiare sotto di lui per amarla un’altra volta.
Un ultimo sguardo prima di chiudere quello che è stato, che
ormai è già passato, in fondo al cuore.
La
vecchia vita l’aspetta, dove non commetterà più lo stesso errore, e nessun
innocente morirà per mano sua.
“Mai
più” pensò la donna, dando un’ultima occhiata in direzione dell’appartamento di
DiNozzo, inserì la chiave e partì.
Continua…
Emmm…
prima di tutto mettete giù quelle mazze, ormai lo sapete i personaggi agiscono
come vogliono XD … e poi bisogna sempre sperare in Tony…. Su DiNozzo svegliaaaa!!!!!
DaiEmily Doyle fai la brava, non ti arrabbiare… con questo capitolo
Tiva mi sarò fatta perdonare per quello che succederà???
thiaè sempre un piacere leggere i tuoi
commenti, eh si, mi sai che hai proprio ragione abbiamo gli stessi gusti in
fatto di telefilm
lillium_purpurea: eh già il finale della FF_Badb è qualcosa che mi
ha emozionato molto, ma vedrai anche questa saprà sorprenderti
piccoligiganti: spero di non deludere le tue aspettative XD
live in love (bel nick): già già è
fondamentalmente una Tiva (e come non potrebbe esserlo, è scritto nel mio DNA
XD), ma gireranno altre sorprese in mezzo
Jethro era in piedi, fermo e
guardava fuori dalla grande vetrata dell’aeroporto. Sentì la voce dell’hostess
che annunciava l’atterraggio dell’aereo. Si avviò verso l’uscita. Non dovette
attendere molto e lo vide. I loro sguardi si incontrarono
subito come se sapessero esattamente dove l’altro lo stava aspettando.
L’uomo
si parò davanti, i due si guardarono prima di
abbracciarsi.
-
Ben tornato DiNozzo.- Gli disse battendogli affettuosamente la mano sulla
schiena.
- E’
sempre un piacere rivederti capo!- Rispose Tony.
I
due si guardarono negli occhi. Erano passati cinque anni da quel giorno ma era
come se il tempo non fosse mai passato.
Alla
mattina Gibbs seduto alla scrivania vide Tony uscire tutto sorridente dall’ascensore.
Il
suo viso era sereno nonostante che fosse segnato dal duro caso che avevano
appena concluso.
La
sua felicità, però, durò solo qualche breve attimo e l’espressione del suo viso
cambiò vedendo la scrivania di Ziva vuota.
La
sua mente fu affollata solo da piccoli flash.
Lo sguardo di terrore che gli rivolse capendo quello che stava
succedendo,
La sua corsa su per le scale verso l’ufficio del direttore.
La
porta sbattere e vederlo uscire furioso.
Quello
sguardo di rabbia posarsi su di lui come se fosse quasi il responsabile di
tutto.
L’aveva
lasciato andare rimanendo per la prima volta fermo non
sapendo che cosa fare.
DiNozzo
non si era visto per tutta la giornata. Lui ogni tanto fissava la sua scrivania
vuota e poi guardava quella deserta dell’Agente David e ogni volta scuoteva la
testa.
Era
sera tardi ormai. Chiuse il fascicolo del caso. Aveva bisogna di bere qualcosa.
Si avviò verso il bar e lo trovò lì, seduto in un angolo a bere ormai
completamente ubriaco con l’illusione di dimenticare non sapendo che l’alcol
non avrebbe cancellato quel dolore ma gli avrebbe regalato
solo un fastidioso mal di testa il giorno dopo.
Si
avvicinò a lui e lo guardò come un padre guarda un
figlio.
-
Mi ha lasciato Gibbs!- Gli disse Tony senza alzare lo sguardo e rimanendo fisso
a guardare il bicchiere che aveva tra le mani – Mi ha detto che mi amava…-
bevve un altro sorso e sorrise – sono stato così stupido di crederle e ho
abbassato le mie difese, le ho aperte il mio cuore e lei senza farsi problemi
l’ha calpestato.- bevve ancora – solo a lei l’ho detto, perché è solo lei che
amo nessun altra.-
Una
lacrima scese dai suoi occhi, abbassò la testa – perché?- chiese in un soffio.
Una
domanda che non avrebbe mai avuto una risposta, una parola che avrebbe scaturito nel corso degli anni altre domande che non
avrebbero mai avuto risposta.
-
Andiamo a casa DiNozzo.- Gli disse Gibbs appoggiandogli la mano sulla spalla e
trascinandolo via.
- Capo!
L’aereo di DiNozzo è appena atterrato dovrebbe essere qui!- Disse
con l’affanno Mcgee arrivando di corsa senza accorgersi della presenza
dell’uomo e riportandolo alla realtà.
- Pivello!-
Sorrise Tony costatando che dopo tutti quegli anni Mcgee non era cambiato, era
rimasto sempre il solito impacciato Agente dell’Ncis.
Timothy guardò dietro le spalle di Gibbs e riconoscendolo
lo abbracciò gioendo.
Gibbs osservando i suoi sottoposti non potè
fare altro che ritornare con la mente al passato.
- Non puoi farlo Jenny!- Le disse furioso
entrando nel suo ufficio.
Lei come il suo solito, con la calma che la
contraddistingueva, si era tolta gli occhiali e lo aveva guardato.
Gibbs ogni volta rimaneva
estasiato dal quel semplice gesto, lo trovava così tremendamente sexy.
- Ebbene?- Gli
chiese la donna.
Lui l’aveva guardata per un attimo ancora e
poi si era seduto sulla poltrona di fronte alla sua scrivania.
- Lo sai meglio di me Jethro
che è il momento, devi lasciarlo andare è giusto che Tony inizi a cavarsela da
solo.- Dicendo questo si era alzata ed era andata a sedersi di fronte a lui
prendendogli le mani nelle sue.
La guardò negli occhi. Non sapeva come era potuto accadere, era successo e basta. La partenza
di Ziva aveva scosso un po’ tutto cambiando la vita di ognuno di loro.
Gibbs e Jenny si erano
avvicinati et voilà… ora cercavano di costruire qualcosa insieme, di scrivere
un futuro tutto per loro.
Si lasciò andare sullo schienale della
poltrona. Chiuse gli occhi e cercò di svuotare la mente.
Sentì le mani della donna sul viso,
accarezzargli la guancia. Lui distinto aprì gli occhi e la vide vicino a lui
che gli sorrideva.
- E va bene… che sia
San Diego.- Le disse rassegnato.
Dopo pochi mesi dalla partenza dell’Agente
David, anche DiNozzo lasciò l’Ncis per dirigere una
squadra a San Diego.
Ancora un’altra volta era costretto a
lasciar andare uno dei suoi agenti.
L’aveva accompagnato in aeroporto, si erano
abbracciati con l’affetto e la stima maturata durante quegli anni di lavoro
insieme e poi DiNozzo aveva intrapreso la sua nuova vita lasciandosi alle
spalle la vecchia che terribilmente gli ricordava solo lei.
-
Capo tutto bene?- Gli chiese Tony accorgendosi dei suoi occhi tristi.
L’uomo
si riprese dai suoi ricordi e tornò al presente. Lo guardò con il suo solito
sguardo serio e senza dire niente, si girò e si avviò verso la macchina.
- Non
è cambiato proprio niente.- Scherzò Tony con Mcgee il quale gli
sorrise alzando le spalle.
-
DiNozzo guarda che ti ho sentito, sarò vecchio ma ci
sento ancora bene!- Gli disse voltandosi a guardare i due uomini – volete per
caso un invito scritto?- Gli chiese poi riprendendo a camminare.
I
tre uomini salirono in macchina e mentre Mcgee e DiNozzo iniziarono a parlare
allegramente ricordando i bei vecchi tempi Gibbs si rimmerse nei suoi ricordi.
Erano ad un ricevimento. Tutto era
tranquillo e poi quel maledetto sparo. La sua mano che si appoggia sul suo
braccio, lui che la guarda non capendo, il viso di lei
che sbianca, solo pochi attimi per capire. La prende tra le braccia e la
implora di non lasciarlo.
La corsa disperata in ospedale. Il suo cuore
che batte gli ultimi battiti e il cuore di lui che
muore li con lei. Ancora un’altra volta e il suo destino di essere
felice con la donna che ama si infrange.
-
Mi dispiace Gibbs non avrei voluto ma è stato più forte di me lei serviva al
mio scopo: il direttore JennySheppard
doveva morire!-*
Quella maledetta voce aveva osato chiamarlo
e sbeffeggiarsi di lui. Solo poche parole per far tramutare
il suo dolore in rabbia e decretare la fine di quell’uomo:
Fernando Riaz il malavitoso che per mesi Jenny stava
cercando di mettere dietro le sbarre.
Il ruolo di direttore era
passato a lui e quella “caccia all’uomo” non poteva più farla da solo.
Aveva richiamato e ricomposto la sua squadra e ora mancava solo lei.
“Chissà
come la prenderà?” si chiese Gibbs, cacciando il passato dentro di lui e
osservando il viso di Tony riflesso sul finestrino.
Continua…
* mi
dispiace Gibbs non volevo ma era necessario… Light
Eccoci…
siamo arrivati al fatidico incontro… che ansia… cinque anni…
Buona
lettura.
Light
Erano
appena usciti dall’ascensore che Abby si era tuffata tra le braccia di Tony stringendolo
forte, quasi soffocandolo.
-
Ehi Abby piano… allenta la presa!- Le disse scherzando DiNozzo stringendola
forte anche lui.
La
donna allentò la presa e lo guardò mettendo il broncio.
- Ti
rendi conto che è passato quasi un anno dall’ultima volta che sei venuto a trovarci?- Gli disse arrabbiata.
-
Hai ragione, perdonami ma il lavoro mi ha preso molto… ho sempre una squadra da
dirigere.- Rispose sfoggiando il suo sorriso sornione al quale la donna non
riuscì a resistere e cancellò immediatamente il broncio dal suo viso.
I
quattro furono interrotti dalla voce di Cinthia.
-
Direttore la sta aspettando nel suo ufficio.- Disse rivolgendosi a Gibbs.
L’uomo
la guardò e un lieve sorriso comparve sul suo viso.
Senza
dire niente si voltò e si diresse verso il suo ufficio. I tre si guardarono
interdetti, soprattutto per l’espressione che aveva assunto il viso del capo e
per l’alone di mistero che aveva lasciato quella frase.
Gibbs
aprì la porta dell’ufficio e la vide. Era in piedi davanti alla finestra a
braccia conserte. Indossava un tailleur nero con una gonna sopra al ginocchio.
I capelli erano lisci lasciati sciolti e le ricadevano dolcemente sulla
schiena. Indossava un paio di scarpe semplici, nere, con il tacco fine che
affusolavano ancora di più le sue gambe toniche, slanciate e ben modellate. Il
tutto le donava un’aria rigida e seria ma molto affascinante.
La
donna sentendolo entrare si voltò e rimase a guardarlo. I due si fissarono: lei
nei suoi occhi di ghiaccio e lui nei suoi occhi neri di pece.
Si
avvicinaro.
Senza
dire niente.
Senza
mai staccare lo sguardo l’uno dall’altro.
Tra
loro non servivano parole.
I
loro occhi parlavano da soli.
Si
abbracciarono.
Un
gesto strano per due come loro, che mai si erano lasciati ad andare a
tenerezze.
-
Ben tornata Ziva.- Le disse Gibbs tenendola fra le braccia.
- Te
l’avevo promesso… ricordi? Semper fidelis.- Disse lei staccandosi da lui,
ricomponendosi e riassumendo la sua aria da dura. – e
poi anche io ho un conto in sospeso con Fernando Riaz.- terminò glaciale
stringendo forte le mani a pugno.
Gibbs
le appoggiò la mano sulla spalla e la guardò intensamente.
-
Andiamo!-
Uscirono
dal suo ufficio. Ziva si sentiva agitata anche se non lasciava trapelare
neanche un turbamento. Tra poco avrebbe fatto i conti con il passato che per
anni aveva combattuto e cacciato dentro di sé cercando invano di cancellarlo.
Impercettibilmente respirò a fondo per ritrovare la concentrazione mentre il
suo animo era avvolto in un turbinio di emozioni.
Scesero le scale con passo calmo. Gibbs davanti e lei dietro.
Mcgee
vedendo il capo scendere dalle scale, rivolse la sua attenzione verso di lui,
accorgendosi poi di lei rimase a bocca aperta.
-
Non è possibile!- Disse sorpreso.
Abby
che era di spalle si voltò in direzione delle scale.
La
donna riconoscendo Ziva si fiondò ad abbracciarla, cogliendola di sorpresa che
rimase incerta sul da farsi, ricambiando, solo dopo qualche secondo, il suo
gesto affettuoso con un leggero sorriso.
DiNozzo
che nel frattempo si era allontanato per andare a salutare Ducky, ritornando da
suoi colleghi si accorse della nuova presenza femminile e non poté fare a meno
di far scivolare i suoi occhi sul corpo della donna.
“Bene,
bene… direi niente male, una nuova collega. Finalmente qualcosa di buono da
questo rientro!” pensò.
Si
sistemò la cravatta, si passò la mano nei capelli e si avvicinò al gruppo
giusto in tempo per sentire le parole del pivello.
- Te
ne sei andata via così. Mi hai lasciato solo quel messaggio e poi niente. Sei imperdonabile, lo sai?- Le disse affettuosamente Mcgee
abbracciandola.
-
Tony!- Esclamò accorgendosi dell’amico guardando dietro alle spalle
di lei.
Ziva
sentendo il suo nome si irrigidì ancora di più. Mcgee
se ne accorse e la guardò per capire che cose le era
preso.
La
donna si voltò e incrociò lo sguardo di DiNozzo.
Tutto
il resto scomparve: erano rimasti loro due.
Il
cuore le si fermò un attimo. Le mancò il respiro, solo per un breve istante prima di far esplodere
quel nome nella mente “Tony!” rievocando i ricordi.
Lui
rimase spiazzato a vederla. Gibbs non gli aveva detto niente. Non gliene aveva
minimamente accennato. Le sue speranze di rivederla un giorno erano
completamente morte. L’aveva cercata per mesi, chiedendo a tutte le persone che
conosceva, arrivando addirittura a minacciare per avere un briciolo di informazioni su di lei, ma niente, lei era scomparsa,
come se non fosse mai esistita, aveva cancellato ogni traccia di sé.
Alla
fine si era dovuto rassegnare per non impazzire. Aveva accettato di condurre la
nuova squadra a San Diego con la speranza che forse un giorno l’avrebbe
dimenticata, nascondendo il dolore dietro all’odio e avversione per quella
donna che senza tanti problemi aveva calpestato il suo cuore.
Era
calato il silenzio. Tony la continuava a guardare ma dai suoi occhi traspirava
solo astio.
-
Ciao.- Gli disse Ziva senza enfasi, senza trasporto, come se fosse naturale
vederlo, come se si fossero lasciati qualche ora prima, come se quello che era
successo cinque anni prima non fosse mai accaduto.
La
sua voce, calda e sicura, fu come una lama che arrivò dritta nel petto di
DiNozzo trafiggendolo.
L’aveva
talmente tanto sognata, sospirata che aveva evocato quell’unico ricordo… lei
appoggiata sul suo petto, i suoi occhi che lo guardano con tenerezza, e poi
tutto in un attimo, assumono l’intensità di un nero
cupo, la bocca che si muove e le sue labbra che pronunciano quelle tre tenere
parole che lo avvolgono del suo amore “Ti
amo Tony”.
Fu
solo un istante di smarrimento e poi il freddo calò dentro di lui. La
sensazione di abbandono, di tradimento ebbe la meglio
sui suoi sentimenti.
-
Ciao.- Le rispose con un sorriso ironico, glaciale.
La
guardò ancora un attimo come se fosse incapace di togliere lo sguardo da lei.
Si
fece quasi violenza per tenere a bada tutte le
emozioni che gli attanagliavano l’animo.
Si
voltò.
Lanciò
uno sguardo furioso a Gibbs. In quel momento si sentiva tradito da lui.
-
Penso che non hai bisogno di me visto che è tornata l’efficiente Agente del
Mossad.- Gli uscì la frase con disprezzo sorridendo sarcastico.
Tutti
gli altri rimasero spiazzati tranne Gibbs e Ziva. In fin dei conti i due
sapevano che non li avrebbe perdonati, che non l’avrebbe perdonata per la
scelta che aveva fatto.
-
DiNozzo…- fece una pausa richiamando la sua attenzione – non vorrai mica farmi
credere che ti senti inferiore dopo tutti questi
anni?- Gli chiese Ziva incrociando le braccia sul petto e guardandolo con aria
di sfida.
Lui
si era voltato a guardarla assottigliando le palpebre e l’aveva fronteggiata.
Gibbs
si avvicinò a loro, alzò le braccia e sferrò il consueto scappellotto ad
entrambi.
- Se avete finito di fare i bambini, nel mio ufficio subito!-
Gli disse prima di girarsi e salire le scale.
Ziva
e Tony si avviarono verso l’ascensore mentre gli sguardi stupiti di Mcgee e
Abby li seguivano.
- Ma
dove state andando?- Gli chiese Timothy incerto.
-
Nel suo ufficio!- Gli rispose Tony come se fosse ovvio voltandosi a guardare
l’amico.
- Emmm… ragazzi le cose sono un po’ cambiate in
questi anni. Gibbs ora è il direttore e non usa più il “suo ufficio”…- li osservò un attimo vedendoli disorientati – credo,
anzi sono sicuro, che intendesse il suo ufficio.- Terminò con un sorriso
cercando di trattenersi dal non ridere indicando con il dito il piano superiore.
I
due agenti senza dire niente si diressero verso le scale.
Tony
era dietro a Ziva e la stava osservando facendo scivolare il suo sguardo sul
corpo della donna che aveva davanti mentre con movimento sinuoso saliva le
scale.
“E’
ancora più sexy di come me la ricordavo…” si perse per un momento nei suoi
pensieri. Si bloccò in piedi sulle scale sorpreso dai suoi pensieri.
“DiNozzo
ricordati tu odi questa donna non puoi farti fregare per l’ennesima volta da
lei”.
Ziva
accortasi che si era fermato si girò a guardarlo e incrociò lo sguardo con Tony
che intuito di essere osservato riprese a guardarla duramente.
-
Non dirmi che per pochi gradini ti è venuto già il fiatone? Siamo fuori forma
DiNozzo?- Gli chiese prendendolo in giro.
Non
sapeva perché ma ogni volta che si sentiva il suo sguardo ferito e duro su di
lei non poteva fare a meno che istigarlo e prenderlo in giro. “Smettila di fare
la bambina Ziva” sentì una voce che l’ammonì dentro di lei.
Senza
aspettare la risposta dell’uomo si voltò e proseguì verso l’ufficio di Gibbs.
-
Ehi! Io sono in formissima!!!- Le rispose Tony indignato e fece gli ultimi
gradini che gli erano rimasti di corsa superandola ed entrando per primo
nell’ufficio.
Sul
viso della donna comparve un leggero sorriso e non poté fare a meno di pensare
“Sempre il solito”.
Gibbs,
seduto alla scrivania, li osservò entrare nel suo ufficio.
“Quei
due quando la finiranno di giocare” pensò guardandoli attentamente. Gli fece
cenno di sedersi, prese delle carte dalla scrivania e gliele passò.
-
Quello che ci prestiamo a svolgere sarà una missione pericolosa ma se siete
qui, so già che ve ne rendete conto. Fernando Riaz è un uomo molto pericoloso e
senza scrupoli. Sei mesi fa non si è fatto problemi ad uccidere Jenny a sangue
freddo in mezzo a tutte quelle autorità solo perché era diventato un grosso
problema per lui, pertanto non si farà problemi ad uccidere uno di noi quando
capirà che gli stiamo pestando i piedi.-
- Lo
sappiamo benissimo e ce ne rendiamo conto di quanto può essere pericoloso, ma
siamo qui.- Disse DiNozzo non accorgendosi di aver parlato al plurale.
Ziva
lo guardò con la coda dell’occhio e sorrise leggermente prima di riassumere la
sua aria fredda.
-
Visto che ha fatto tutto lui…- disse ironica.
-
Non ti montare la testa Agente David, le mie era un’affermazione in base ad un
dato di fatto: sei o no qui?- Le chiese sprezzante.
La
donna sospirò leggermente e guardò Gibbs negli occhi – quando iniziamo?-
Chiese.
-
Lavorerete sotto copertura. Stiamo definendo le ultime cose ma intanto vi posso
dare queste.- Aprì il cassetto e tirò fuori una scatolina. L’aprì e gliela
porse. – Mi congratulo con voi Signori Zovid.-
I
due rimasero pietrificati nel vedere le fedi che erano contenuti nella
scatolina blu in velluto. Perfino Ziva non era riuscita a tenere il suo comportamento
distaccato. Si alzò dalla sedia, guardò i due uomini e accorgendosi della sua
reazione farfugliò qualcosa e uscì dall’ufficio.
- Ma
sei completamente ammattito Capo!- Sbottò Tony ripresosi dalla reazione della
collega.- Io odio contutto me stesso
quella donna e mai e poi mai potrei fingere di essere suo marito!- Si alzò
dando un pugno sulla scrivania guardandolo con disprezzo.
-
Hai finito?- Gli chiese tranquillamente Gibbs.
- No
che non ho finito! Perché non me lo hai detto che lei sarebbe stata qui, perché
non mi hai avvertito che sapevi dov’era, perché non mi hai mai detto che tu
sapevi come rintracciarla. Perché mi hai lasciato in tutti questi anni a
soffrire e a chiedermi ogni santo giorno, ogni notte dove era finita,
PERCHE’??????- Gridò Tony facendo uscire tutto il disprezzo che provava in quel
momento.
Gibbs
rimase in silenzio a guardarlo.
DiNozzo
dopo quella sfuriata si sedette di nuovo sulla sedia.
Sorrise
leggermente.
-
Grazie, ora sto meglio.- e guardò quegli occhi di ghiaccio – va bene…- continuò
rassegnato – sono sempre un ottimo Agente dell’Ncis e questa volta saprò tenere
a bada i miei sentimenti.-
Ziva
si era rifugiata in bagno.
Quelle
fedi avevo riaperto le vecchie ferite.
La
prima volta che Tony le aveva detto “Ti amo”.
L’uccisione
a freddo di Oskar Kane per colpa sua.
Il
sangue di Angie Cros sulle sue mani.
-
Stupida!- Si disse con disprezzo guardando la sua immagine riflessa nello
specchio.
Dopo
tutti quegli anni a cancellare quei ricordi, dopo essersi sottoposta a mille lavaggi
del cervello, era crollata al solo pensiero che sarebbe stata la moglie di Tony,
che sarebbe stata di nuovo al suo fianco.
-
Stupida!- Si ridisse ripensando a come si era comportata.
Si
sciacquò il viso e si impose il suo autocontrollo, riassunse la sua aria fredda
e ritornò nell’ufficio di Gibbs.
Stava
per entrare ma si bloccò sentendo le urla di DiNozzo.
Abbassò
leggermente il capo appoggiandolo alla porta chiudendo gli occhi e impedendo a
quei ricordi dolorosi di ritornare a galla.
Percepì
una presenza che si stava avvicinando.
Doveva
essere sicuramente Cinthia.
Si
voltò nell’attimo in cui la donna entrò dirigendosi alla sua scrivani.
-
Aveva bisogno di me Agente David?- Le chiese premurosa accorgendosi della sua
presenza.
Quella
donna le metteva in soggezione con quell’aria dura e fredda. Era stato sempre
così, ma ora più di allora questa sensazione di disagio era più forte.
- Dovresti
mandare un fax al Mossad all’attenzione del direttore David.-
-
Cosa devo scrivere? Chiese.
Ziva
rimase in silenzio un attimo pensando tra sé.
-
Scrivi solamente: Ncis per ora.-
La
donna la guardò perplessa e poi si appuntò il messaggio.
Ziva
si avvicinò alla porta e si bloccò.
-
Perché non entra? Non la stanno aspettando?- Le chiese la segretaria sorpresa
dalla reazione della donna.
-
Sta per uscire.- Rispose tranquillamente facendosi da parte, mettendosi
all’angolo della stanza.
Subito
dopo, infatti, uscì DiNozzo a passo spedito. La donna rimase ferma credendo che
non l’avesse notata.
-
Ciao Cinthia, buona serata.- La salutò Tony – e naturalmente anche a te, ci
vediamo domani tesoro- Continuò
cinicamente diretto a Ziva la quale sorrise leggermente.
Entrò
nell’ufficio. Rimase in piedi, in silenzio ad osservare Gibbs che nel frattempo
era in piedi vicino alla finestra a guardare il cielo che stava imbrunendo.
-Mi odia.-Disse Ziva con un filo di voce.
L’uomo
sorrise senza voltarsi.
-
Odiare è come amare.- Le disse voltandosi a guardarla.
Le
si avvicinò e si specchiò in quel lago di occhi neri, combattuto da mille
emozioni, trattenute nel suo profondo che solo a lui erano chiare e visibile,
perché erano come le sue.
Le
appoggiò una mano sulla spalla e le disse – Andiamo, per oggi è abbastanza.-
Gibbs
era ritornato a casa da un’ora e dopo una doccia veloce si era subito rifugiato
nella sua cantina a lavorare all’ultima barca.
La
donna in cima alle scale lo osservò per un attimo e poi iniziò a scendere.
Sentendo
il suo profumo di vaniglia e rosa alzò la testa e la guardò mentre scendeva le
scale. Aveva indossato una sua camicia che lasciava quasi totalmente scoperte
le sue bellissime gambe. I capelli avevano perso il liscio della mattina e dei
morbidi riccioli le ricadevano delicatamente sulle spalle. Era a piedi nudi.
Gli si avvicinò e gli porse la tazza di caffè fumante.
-
L’ho appena fatto.- Gli disse.
L’uomo
la prese in silenzio continuandola a guardare. Lei girò intorno alla barca,
ormai quasi finita, accarezzandola con la mano immersa nei suoi pensieri. Si
sedette sul mobile sorseggiando il caffè senza togliere lo sguardo dalla barca.
Gibbs
le si avvicinò e si appoggiò al mobile dove si era seduta.
- La
costruirai anche per me?- Gli chiese ad un tratto.
Sorpreso
da quella domanda si tirò su e si mise di fronte scrutandola in quegli occhi
assottigliando i suoi.
-
Una per Shannon, una per Kelly, una per Kate e questa per Jenny.- riprese
tranquilla.
Le
prese la tazza dalle mani e la posò sul mobile, tenendo la mano ferma nella
sua.
-
Devi dirmi qualcosa che non so?- Le chiese.
Lei
sorrise appena.
-
Potrebbe essere questa la volta che…- si fermò perché lui le mise un dito sulla
bocca.
I
loro visi erano vicini e lui aveva appoggiato la fronte sulla sua.
-
Non lo pensare neanche Ziva, io non lo permetterò.- La guardò serio.
Lei
sorrise di nuovo guardandolo negli occhi.
Lui
si allontanò un attimo da lei, prese qualcosa dal cassetto lì vicino e ritornò
da lei.
-
Oggi hai dimenticato questa.- Le prese la mano e le infilò la fede al dito.
Ziva
vedendo l’anello si irrigidì tutta. I suoi occhi ripresero la loro freddezza.
Lo spostò da lei e scese dal mobile avvicinandosi alla barca.
- Lo
sai che io lavoro da sola, non ho bisogno di balie. Non capisco perché hai
messo in mezzo anche DiNozzo.- Gli disse irritata perdendo tutta la serenità di
prima.
L’uomo
abbassò la testa sorridendo appena “testona!” pensò.
-
Siamo una squadra, non dimenticarlo mai.- Le disse avvicinandosi facendola
voltare.
Fece
scivolare il suo sguardo sul corpo della donna, squadrandola dalla testa ai
piedi.
Ziva
ebbe come la sensazione di sentirsi nuda sotto i suoi occhi.
- I
miei vestiti arrivano domani. Mi hanno spedito la valigia dall’altra parte del
mondo e così…- Disse quasi giustificandosi.
- Ti
sta bene.- Le disse osservandola ancora più intensamente.
-
Visto che mi ospiti per questi giorni mi sdebiterò preparando la cena…- si
fermò un attimo – e togliti quel stupido sorrisetto dalla faccia Jethro.- Lo
riprese ridendo alzandogli il mento e costringendolo a guardarla negli occhi.
Si
voltò per andare in cucina ma rimase pietrificata accorgendosi della presenza
dell’uomo.
-
Sperò di non aver interrotto qualcosa?- Chiese duro Tony comparendo sulle
scale.
Et
voilà un nuovo capitolo… non vi ci abituate a questa celerità… ma il caso urgeva il seguito…
Buona
lettura.
Light
DiNozzo
in cima alle scale non poteva credere alla scena che aveva appena assistito.
Era
andato da Gibbs per bersi una birra e ricordare i vecchi tempi.
Quella
sera non voleva restare solo e aveva bisogno di lui, il ricordo di Ziva era
troppo insistente e gli faceva male all’animo.
Aveva
suonato più volte, ma come al solito non aveva sentito
il campanello, così era entrato in casa e si era diretto subito verso la
cantina sicuro di trovarlo lì.
Sentendo
la voce di una donna si era avvicinato con curiosità alla porta sbirciando
all’interno per eventualmente defilarsela senza disturbare.
Gibbs
non gli aveva detto che stava frequentando qualcuno ma, in effetti, non c’era
stato molto tempo per parlare, tutti gli avvenimenti di quella giornata li
avevano travolti letteralmente e in fin dei conti quando mai il Capo gli aveva
detto qualcosa di lui? Sorrise mentre questo pensiero scivolava nella sua
mente.
Era
rimasto un attimo ad origliare cercando di capire se dava disturbo, ma non
riuscendo a comprendere quello che si stavano dicendo si era sporto dalla porta
in silenzio per vedere a chi apparteneva quella voce seducente e poi…. lo shock.
Era
incredulo: Ziva era seduta sul mobile e stava scherzando con il capo solo con
indosso una sua camicia che non lasciava niente all’immaginazione. Ad un tratto
Gibbs si era messo, con un gesto fulmineo, di fronte a lei e dopo qualche
istante l’aveva baciata rimanendo sulle sue labbra per qualche secondo. Dopo quell’attimo di effusioni si erano
guardati un momento e lui si era staccato per andare a prendere una scatolina
dal mobile li accanto. Le aveva preso la mano e le
aveva fatto indossare l’anello come se le stesse chiedendo di sposarlo. La vide
sorpresa mentre si allontanava dall’uomo e si avvicinava alla barca. Lui
l’aveva raggiunta ponendosi di fronte a lei e osservandola con lo sguardo avido
di desiderio che le percorreva il suo magnifico corpo.
Tony
accorgendosi del modo come la guardava non poté bloccare la sua rabbia che salì
al cervello: quella era la sua donna come osava toccarla, sfiorarla e posare il
suo sguardo su lei.
Strinse
i pugni talmente forte che le nocche divennero
bianche, cercando di tenere a bada il suo istinto omicida. Respirò lentamente
per ritrovare il suo autocontrollo mettendo fine a quell’orribile
quadretto. Senza volerlo parlò attirando la loro attenzione.
Incrociò
lo sguardo della donna che non esprimeva nessuna emozione:
né colpevolezza, né sorpresa, né paura. Niente! Niente! Niente!E lui era lo stesso… solo
due blocchi di ghiaccio, maledizione!
Ziva
dopo un attimo di sorpresa si riscosse e salì le scale avvicinandosi a Tony.
- Tesoro…- l’appellò con tono ironico. Si
fermò e lo guardò negli occhi – Vuoi un po’ di caffè?
L’ho appena fatto.- Gli chiese tranquillamente.
DiNozzo
fece scivolare il suo sguardo su di lei, osservandola dalla testa ai piedi per
soffermarsi nei suoi occhi. La donna non poté impedire al cuore di iniziare a
battere rapidamente e il respiro le mancò quando si rese conto di avere il suo sguardo addosso.
Tony le sorrise soddisfatto cogliendo la sua reazione,
impercettibile ma la notò.
Un
lieve rossore comparve sulle gote della donna che incrociò le braccia sul petto
in segno di difesa.
Lui
sorrise glaciale, senza poter dimenticare la scena che era ancora viva e presente nella sua mente.
-
Si, grazie amore.- Le rispose a denti
stretti.
Ziva
gli passò accanto velocemente e i suoi capelli gli sfiorarono il viso lasciando
nell’aria il suo dolce profumo di vaniglia e rosa.
Gibbs
riprese a lavorare come se niente fosse successo. Tony scese le scale, si
avvicinò e lo guardò con una tale intensità come se lo volesse uccidere
all’istante. Il Capo imperterrito continuò a levigare il legno. Quella sua
tranquillità lo stava torturando. “Perché non gli diceva
niente! Perché non gli aveva mai detto niente!”
Ad
un certo punto Gibbs si fermò e lo guardò.
- Se devi stare lì impalato almeno, renditi utile.- Gli disse
lanciandogli la spazzola per levigare.
Tony
non sapeva che fare, per l’ennesima volta il comportamento dell’uomo l’aveva
spiazzato. Rimase fermo con la spazzola in mano, incredulo.
Gibbs
si fermò, si tirò su e guardandolo negli occhi gli fece cenno con la testa di
iniziare a lavorare.
DiNozzo
non seppe perché lo fece, ma non poté fare altro che mettersi a levigare anche
lui il legno.
Ziva
era ritornata con la tazza del caffé per Tony ma
vedendo i due uomini lavorare in silenzio se ne tornò
in cucina. Non voleva disturbarli, in fin dei conti, anche se a modo loro,
stavano parlando.
Dopo
un’abbondante mezz’ora i due si fermarono. Gibbs passò la mano sopra la parte
che aveva levigato l’uomo.
-
Ottimo lavoro DiNozzo, ti sei meritato la cena di Ziva!- Gli disse dirigendosi
verso le scale.
Per
la terza volta, in quella sera, Tony rimase sorpreso. Quell’uomo
aveva la capacità di meravigliarlo sempre e in ogni caso. Appoggiò la spazzola
sul mobile, si pulì le mani sui pantaloni e poi seguì il capo al piano di
sopra.
Mangiarono
tranquillamente parlando più che altro loro due. Ziva rimase in silenzio per
tutta la cena, godendosi diquell’attimo
di tranquillità, avendo, però, la consapevolezza, che era la calma prima della
tempesta. Li aspettavano situazioni difficili.
Lo stesso
Tony si era tranquillizzato e rilassato, quando sarebbe stata l’occasione avrebbe chiesto e gli sarebbe stato dato.
-
Bene è ora che vado. Grazie per la cena Jethro.- Dissi volontariamente Tony
alzando un sopracciglio e guardando con un sorriso irriverente il Capo.
Gibbs
lo guardò storto trafiggendolo con il suo sguardo severo.
Ziva
osservò la scena, leggermente divertita. Era proprio matto, il solito
bambinone.
- ….
Emmm Gibbs…Capo.- Si corresse
subito l’uomo dirigendosi nell’ingresso.
-
DiNozzo ti conviene indossare anche tu la fede così inizi a prendere
confidenza.- Gli disse Gibbs sulla porta.
Tony
a quelle parole si bloccò e lo guardò incredulo ricordandosi la scena di
qualche ora prima.
- Si DiNozzo…- lo guardò Gibbs fermandosi un attimo - lo sei…-
silenzio ancora -…un’idiota in piena regola!- Gli rivolse un’ultima occhiata
divertita.
Con
queste parole Gibbs chiuse la porta di casa e raggiunse
Ziva in cucina che sorrideva.
Le
mollò un leggero scappellotto sulla nuca.
-
Ehi! Questo perché?- Chiese offesa dal gesto.
-
Perché lo sapevi benissimo che Tony sarebbe passato visto che
Mcgee è uscito fuori a cena con Abby, da te non sarebbe mai venuto, l’unico che
rimaneva ero io.- Le rispose mentre asciugava i piatti.
-
Certo che non ti sfugge niente eh Jethro?- Gli chiese
guardandolo compiaciuta.
Lui
gli scoccò uno sguardo di rimprovero.
-
L’ho sempre sospettato che Jenny ha avuto un brutto ascendente su di te in
questi anni.- Le disse con il suo solito tono serio.
- Ok
Gibbs rientro nei ranghi. Ma non ho saputo resistere quando l’ho scorto sul
ciglio della porta dopo che mi avevi dato l’anello… è stato più forte di me …
non ce la faccio a non stuzzicarlo.-
Il
Capo le lanciò uno sguardo severo. Ziva si mise di fronte a lui mostrandogli la
mano sinistra dove indossava la fede.
-
Gibbs, in ogni caso, rimango dell’idea che era meglio che lavorassi da sola.
Lasciamo fuori Tony da questo caso. Siamo ancora in tempo a cambiare i piani.
Non ho bisogno di lui! Me la posso cavare benissimo da sola.-
Gli disse assumendo di nuovo la sua aria da dura.
L’uomo
le afferrò il polso tenendolo stretto nella sua mano.
-
Noi siamo una squadra e non voglio più ripeterlo.- Le disse perentorio come un
ultimatum.
Ziva
si divincolò dalla sua presa e lo guardò furente.
- Si capo!- si girò e andò a richiudersi nella sua stanza.
La
seguì con lo sguardo, facendo comparire un lieve sorriso sul viso scuotendo
leggermente la testa prima di andarsi a rifugiare in cantina e continuare il
suo lavoro.
Continua…
Ohibò
sono sempre più sconvolta… passo da uno sconcertamento all’altro… ma che si
sono messi in testa i personaggi di farmi prendere colpi al cuore!!!! Ma perché fanno sempre quello che vogliono????Uaf… sono esausta.
live in love: guarisci presto mi raccomando…
sei sempre buona con me
lillium_purpurea: mia cara sapessi la guerra con quei
due (Tiva) sono dei veri testoni, io ahimè non posso
che inchinarmi al loro dovere.
piccoligiganti: come al solito ci hai preso, ormai
conosci meglio tu i personaggi che io stessa XD
piccina: ciao foxina!!!! Oh Yes sono sempre io
Light (anche se qui sono tanta “s”XD )
ovunque vado in qualsiasi forum, luce forever…
continua a seguirmi mi raccomando e fammi sapere come vado
domaris: non dirlo a me la confidenza tra Ziva
e Gibbs mi ha lasciato senza parole, ero scioccata quando ho finito il capitolo
scorso … ma più avanti capirai (capirete) perché. Eh già penso che Gibbs più di
tutti gli altri mi sia entrato nel mio DNA
thia: Gibbs non poteva mai essere così str**** nei confronti di Tony (anche perché era la volta
buona che mi inserivo io direttamente nella storia e gli davo giù) , lui è
sempre il capo: un papà per tutti loro XD
Grazie alla calma ecco che arriva il nuovo capitolo
Grazie
alla calma ecco che arriva il nuovo capitolo… che toglie il fiato… per il suo
momento Tiva
Buona
lettura
Light
Tony
era seduto alla sua vecchia scrivania e stava leggendo distrattamente i fogli
che gli aveva fatto recapitare Gibbs sulle varie
direttive del caso in cui erano coinvolti.
Sentì
il rumore del campanello dell’arrivo dell’ascensore e
dopo pochi attimi percepì quel buonissimo profumo di vaniglia e rosa che i suoi
sensi non erano mai riusciti a dimenticare. Senza accorgersi chiuse gli occhi e
alla mente tornarono a galla tutti quei ricordi. Il suo viso, le sue labbra che lo baciano, le sue mani che lo
accarezzano, il suo profumo che lo avvolge e la sua voce che gli sussurra “ti amo”.
Ziva
aveva avvertito subito la presenza di DiNozzo in ufficio, si era avvicinata
alla scrivania e vedendolo perso nei suoi pensieri si era messa di fronte a lui
ad osservarlo. Il suo sguardo era scivolato sul viso
dell’uomo, non avrebbe mai smesso di guardare ogni suo piccolo
lineamento. Ad un tratto si accorse che gli angoli della bocca erano
leggermente alzati verso l’alto, come se stesse sorridendo al pensiero
piacevole che gli passava per la mente.
L’Agente
David con un movimento delicato ma veloce si posizionò
dietro le sue spalle, estrasse la sua pistola e gliela puntò alla tempia.
-
Bang!- Disse con voce fredda.- mai abbassare la guardia Agente DiNozzo.- Gli
sussurrò all’orecchio. – chi lo fa muore!- finì
glaciale allontanandosi leggermente da lui.
Tony
non si mosse, sorrise solamente.
- Sei proprio così sicura che quello che è morto sia proprio
io?- Le chiese in tono ironico.
- Si perché sei ancora lento nei movimenti, mi sono accorta
benissimo della pistola che tieni sotto il braccio e che mi hai puntato
addosso…- si fermò un attimo posizionandosi davanti a lui e abbassandosi
all’altezza del suo viso, occhi verdi contro occhi scuri – hai fatto progressi
ma non è abbastanza.- concluse alzandosi.
- Che cosa vorresti dire con questo?- Le chiese tirandosi su
di scatto, avvicinandosi a lei fronteggiandola.
- Semplice che non sei pronto a lavorare per me!- Affermò con calma
senza lasciare la possibilità di replica. Si voltò e fece per andarsene.
Tony
preso dalla rabbia, le afferrò per il braccio e violentemente la attirò a sé.
-
Io…- la guardò dritta negli occhi, i loro visi erano pericolamene vicini – lavoro con te e non per te! Che sia
chiaro.- Disse furioso stringendole forte il braccio – Non sono più quello di
un tempo, sono cambiato e del vecchio DiNozzo non c’è più traccia l’hai ucciso
tu cinque anni fa.-
Gli
occhi di Ziva a quelle ultime parole si allargarono e si incupirono
diventando ancora più neri. Si strattonò dalla sua presa e si alzò sulla punta
dei piedi per raggiungere l’altezza del suo viso.
-
Perfetto…- poi a fior di labbra – rinuncia al caso e non ci saranno problemi!-
-
Scordatelo…- si fermò guardandola un attimo intuendo i suoi pensieri – hai
paura di lavorare con me?- Le chiese soddisfatto.
Ziva
emise una risatina ironica ma dopo un attimo lo afferrò per la cravatta
facendolo avvicinare al suo viso.
- Io
non ho paura di te! Non voglio farmi uccidere per la tua
incompetenza.- Lo guardò dritto negli occhi lasciando dopo un istante la
presa.
-
Non succederà.- Le disse con tono calmo ma duro.
-
Perfetto… rinuncia al caso!- Gli disse come se fosse una minaccia
-
Scordatelo!- Le rispose rimanendo fermo sulla sua posizione.
La
scena tra i due non era passata inosservata. Gibbs appoggiato alla ringhiera
non si era perso neanche un attimo di quello scambio di battute al vetriolo di quei due testoni.
Ziva
era stata abile, visto che con lui non ci era riuscita
a far escludere Tony dal caso, era andata direttamente da lui a persuaderlo a
fargli abbandonare il caso cercando di ferirlo nel suo orgoglio.
Ziva,
però, non aveva considerato una variabile: DiNozzo era realmente cambiato, era
diventato un uomo. Un uomo ferito nei suoi sentimenti che aveva guarito con la
rabbia.
Sorrise,
bevve un sorso di caffè e ritornò nel suo ufficio.
In
un angolo dell’ufficio anche Ducky e Mcgee avevano osservato lo scontro tra i
due.
-
Non so ma mi sa che quei due non riusciranno mai a sembrare una coppia.-
Sospirò Mcgee.
-
Non ti fare ingannare dall’apparenza Timothy.- Rispose il dottore.
- Tu
dici Ducky?- Chiese scettico.
-
Certo, Tony e Ziva devono solo imparare di nuovo a fidarsi l’uno dell’altro…- sorrise un attimo guardando in faccia l’Agente – e hanno già
iniziato a farlo. Guarda come si studiano, si osservano, la posizione dei loro
corpi contraddice quello che si stanno dicendo con gli occhi.-
Mcgee
li osservò bene e comprese le parole del dottor Mallard.
- Comunque è meglio che interveniamo prima che si scannino.-
Sorrise Mcgee guardando i due che non mollavano di un passo la loro posizione,
così si avviò verso i colleghi seguito dal medico.
-
Buongiorno ragazzi!- Li salutò Ducky con tono allegro.
I
due si voltarono a guardarlo e poi osservando Tim
alle sue spalle che gli fece un cenno di saluto.
-
Mia cara perché non mi accompagni a prendere un caffè?- Chiese a Ziva.
-
Certo Ducky tanto qui ho finito … - rivolgendosi a Tony – ti conviene seguire
il mio consiglio, fidati non sei pronto!- Si voltò e
seguì il medico.
-
QUESTO LO CREDI TU!!!- Le urlò Tony dietro per tutta
risposta.
L’Agente David e il dottor Mallard avevano raggiunto il bar dell’Ncis.
- Perché sei così aggressiva con lui Ziva?-
Le chiese dopo aver sorseggiato il suo caffè.
- So che cosa sta passando…- respirò prima di continuare.
- Ha bisogno di trovare qualcuno per scaricare la sua
rabbia…-
Si fermò un attimo a guardare la gente che passava.
- Beh.. quella sarei io.- Terminò
fredda.
Ducky l’osservò un attimo prima di
parlare.
Il viso della donna era serio.
I suoi occhi apparentemente privi di ogni
emozione, facevano trasparire ansia e preoccupazione.
- Ma il rovescio della medaglia, se
non lo sai, finirà per odiarti… per tutta la vita.-
- Se l’aiuterò a superare questo momento e
a concentrarsi sul caso, ben venga anche l’odio.-
Il
dottore rimase sorpreso dalla sua risposta, ma poi sorrise.
Nel frattempo Tony si
era seduto alla sua scrivania.
Mcgee gli si era
avvicinato e lo guardava fisso.
Tony alzò gli occhi e
lo guardò.
- Pivello se stai per
darmi un consiglio prima dovrò fare un po’ di
meditazione…-
Piegò la testa
leggermente verso il basso e si lasciò andare in una risata divertita.
- Smettila di ridere,
so cosa stai facendo…-
Si bloccò un attimo
notando che DiNozzo si era irrigidito.
- Ti nascondi dietro
alle battute di spirito e so anche da che cosa ti nascondi.-
- Davvero? Che cosa temi?-
Gli chiese scettico.
- Quello che temono
tutti quelli che hanno paura d’amare…-
Sospirò e poi riprese.
- Essere feriti.-
- Tutte stupidate!-
Disse duro
riprendendosi dall’attimo di sorpresa.
Si girò di spalle e
scacciando con un gesto della mano quelle parole andò
via.
- Vado
a trovare Abby, ci vediamo dopo!-
- Testone!- Disse
sottovoce scuotendo la testa.
Grazie
alla simpatia di Abby, Tony era riuscito a svuotare la
mente da tutto quello che era successo un’ora prima in ufficio.
Schiacciò
il pulsante per chiamare l’ascensore e quando le porte si aprirono rimase
bloccato.
-
Ciao.- Le disse salutando Ziva entrando in ascensore.
Lei
non disse niente e gli fece un cenno con il capo.
-
Gibbs ti ha chiamato?- Gli chiese dopo un attimo di silenzio piuttosto
imbarazzante.
A
quella domanda Tony si girò furioso e bloccò l’ascensore.
-
Che cosa hai fatto?- Le chiese arrabbiato afferrandola
per un braccio.
-
Non lo immagini?- Lo sfidò.
Lui
strinse ancora di più la stretta sul suo polso, mentre lei stringeva la mano a
pugno cercando invano di liberarsi.
Tony
l’aveva bloccata con tutto il suo corpo nell’angolo dell’ascensore impedendole
di muoversi.
I
loro visi erano pericolosamente vicini, potevano sentire il respiro dell’altro
sul proprio viso mentre i loro profumi si mescolavano. Fu un attimo. Tony
avvicinò sempre di più il viso a quello di Ziva. Aveva il cuore che gli batteva
forte, non riuscendo ad impedirsi di fare quello che stava per fare, come se una forte magnetismo lo trascinasse verso di lei.
Appoggiò
le labbra sulle sue e un turbinio di emozioni gli
esplose nel cuore. Le assaggiò delicatamente con lingua e poi le racchiuse
sulle sue riversando in quel bacio tutta la
frustrazione che aveva accumulato in quei lunghi cinque anni.
Ziva
non poteva credere a quello che stava succedendo, non l’aveva preso in considerazione.
Quando le labbra di Tony aveva toccato le sue, il
cuore le si era completamente fermato, aveva smesso di respirare per un attimo,
perdendo il senso della ragione e lasciandosi quasi travolgere da quel gesto.
Solo pochi secondi le erano bastati e poi aveva ripreso controllo di sé, delle
sue emozioni, e della sua ragione. Era rimasta immobile, rigida e fredda.
Tony
lo aveva avvertito e aveva allentato la presa della sua mano al polso. Aveva
abbassato leggermente la testa per un attimo e poi l’aveva guardata incontrando
il suo sguardo glaciale che lo avevano fatto
allontanare da lei.
Fu
un attimo. Un movimento veloce della mano e Ziva gli mollò un sonoro ceffone,
attivando subito dopo l’ascensore.
Le
porte si aprirono e lei uscì voltandosi a guardarlo.
-
Non sei pronto per questa missione.- Affermò dura.
Lui
sorrise soddisfatto.
-
Invece lo sono, se sono riuscito a far credere anche a
te infallibile Agente del Mossad, che io possa provare ancora qualcosa.- Si
avvicinò a lei e la sorpassò – Muoviti Agente David che Gibbs ci aspetta!- le
disse massaggiandosi la guancia dove si era appoggiata delicatamente la mano della donna.
A
quelle parole Ziva si irrigidì, sorridendo appena, poi
si voltò e seguì il collega nell’ufficio del direttore.
Continua…
EmilyDoyle: tranquilla anche io ci ero cascata… e mi sa che Gibbs ha qualcosa in serbo, è
fin troppo tranquillo XD
Grazie a tutti per i commenti e soprattutto per chi ha messo la storia
tra i suoi preferiti.
Mi raccomando continuate a lasciare un segno del vostro
passaggio è sempre molto gratificante sapere
Eccome…
un altro capitolo, un po’ più corto rispetto agli altri, ma mi serviva da
introduzione a quello che combineranno (ancora non lo so ma ho giusto qualche
visione) la nostra coppia Tiva… esplosione pura, sono già andata in tilt così figuriamo con il seguito… XD
Buona
lettura
Light
Gibbs
li guardò entrambi. Sorrise leggermente quando notò il segno
di cinque dita sulla guancia di Tony. “Sono arrivati allo scontro… bene”
pensò divertito.
DiNozzo
si sedette in una delle sedie vicino alla scrivania, mentre Ziva si avvicinò
alla vetrata, per il momento l’unica sua preoccupazione era quella di stare il
più lontano possibile da lui, ma ovviamente questo turbamento non scaturì dalla
sua persona, sempre rigida, fiera e fredda.
-
Entrerete in scena questa sera. Una camera è stata prenontata presso l’hotel Luxur ed è pronta ad accogliere i signori Zovid. Fernando Riaz sta già
soggiornando da tre giorni presso l’albergo. Da quello che abbiamo scoperto in
uno dei prossimi giorni si dovràincontrare con il suo contatto per acquistare
delle grosse partite di droga per poi rivenderle al miglior offerente dei suoi
clienti.- Si fermò un attimo per guardare in viso i due agenti – A voi il
compito di scoprire quando e con chi si deve incontrare.-
-
Per questo potevo bastare semplicemente io! Non c’era mica
bisogno di scomodare il Mossad!- Sfrecciò velenoso Tony nei confronti di
Ziva.
La
donna non si scompose. Si girò, a braccia conserte, a guardarlo con i suoi
occhi di ghiaccio, così simili a quelli di Gibbs con l’unica differenza che i
suoi erano neri e profondi, che se solo avesse avuto la possibilità lo avrebbe
incenerito, stringendo più forte la presa della mano intorno al suo braccio.
-
DiNozzo penso su questo punto sia stato chiaro e non
ci voglio più tornare. Siamo una squadra!- Disse duro
guardandolo serio. Il suo sguardo era quello tipico che non ammetteva repliche.
– Una giovane coppia appena sposata dà senz’altro meno nell’occhio di un uomo o
una donna da soli!- continuò lanciando sguardi eloquenti ad entrambi – Per il
momento ve la dovrete cavare da soli. Mcgee vi
raggiungerà appena si libera dal caso che sta seguendo a Quantico. Fino ad allora non avremo contatti per non creare sospetti.- Gli
porse i documenti.
I
due afferrarono le rispettive buste e si diressero fuori
dall’ufficio.
- Un ultima cosa…- li bloccò Gibbs – fino a quel momento cercate
di non uccidervi a vicenda.- puntò lo sguardo prima sulla guancia di Tony e poi
sul polso arrossato di Ziva.
-
Faremo del nostro meglio.- Rispose Tony accennando un sorriso, parlando
includendo come al solito anche l’opinione della donna,
la quale, a quella affermazione, alzò gli occhi al cielo e uscì dall’ufficio.
Erano
appena usciti dalla sede dell’Ncis. Era una bella
giornata. Il sole splendeva alto nel cielo e non c’era neanche traccia di una
nuvola.
I
due agenti salirono in macchina in silenzio, avvolti totalmente nel loro gelido
“odio” personale.
Durante
il tragitto nessuno dei due parlò, nessuno dei due permise di farsi sfuggire un singolo suono, uno strano sospiro, neanche un movimento
che potesse dare all’altro la possibilità di percepire, capire la tensione che
stavano provando entrambi.
Si
erano opposti con tutte le loro forze per non fare incrociare le loro strade ma
la vita aveva giocato sporco e li aveva fatti rincontrare.
Tony
strinse forte il volante mentre Ziva strinse le mani a pugno: l’unico pensiero
era rivolto solo a lei “Jenny”. L’ora della vendetta era arrivata, ben presto
avrebbero fatto giustizia, di questo erano entrambi consapevoli e decisi ad
attuare il loro piano.
Arrivarono
all’albergo. Il portiere aprì la portiera a Ziva che scese dell’auto
sorridendogli. L’uomo prese dal portabagagli le valige e li posizionò
sul carrello. Tony gli diede le chiavi dell’auto oltre a
una lauta mancia mentre un altro addetto gli indicò di seguirlo all’interno
della hall.
La
donna si stava per avviare quando lui la fermò.
Lei
si voltò, guardando prima la presa sul suo braccio e poi osservandolo negli
occhi con un’espressione che se non l’avesse lasciata entro breve l’avrebbe
ucciso.
Tony
ignorò lo sguardo della donna e la trascinò verso di sé abbracciandola
teneramente, immergendo il viso tra i suoi capelli.
Ziva
si irrigidì a quel contatto, deglutì per cercare di
fermare il suo cuore, per paura che lui potesse accorgersene di come batteva
forte.
DiNozzo
respirò a fondo il suo profumo. Dio quanto gli piaceva, non aveva smesso una
sola notte di sognarlo. Chiuse per un istante gli occhi e i ricordi del passato
ritornarono a galla prepotentemente nella sua mente, ma insieme a loro riaffiorò nel cuore anche il dolore.
Aprì
gli occhi di scattò. Erano freddi, duri, glaciali,
senza perdono. “Ti odio” pensò, come se fosse un promemoria per se stesso.
Strinse
ancora più a sé la donna e avvicinò le labbra al suo orecchio.
- Te
lo dico solo una volta…- le sussurrò duro - tutto quello che farò: i miei
gesti, i miei baci, le mie carezze, le mie parole verso di te, saranno pura finzione. Per me tu sei morta… cinque anni fa!-
Terminò senza nessuna emozione, vuoto e inespressivo
lasciandola andare dal suo abbraccio.
A
sentire quelle parole Ziva si sentì come se un colpo di pistola le avesse trapassato il cuore e ucciso l’anima. Rimase scioccata per un brevissimo istante. Era così, anche se
aveva sperato in fondo a se stessa, che Tony non la odiasse.
“Ma che cosa ti aspettavi?” una vocina dentro di lei le
chiese.
Abbassò
la testa per un attimo, chiuse gli occhi giusto per riprendere possesso di se
stessa.
Sorrise.
“La
missione prima di tutto” richiamò alla mente.
Alzò
lo sguardo per incrociare quegli occhi verdi freddi e duri.
Gli sorrise dolce. Si alzò sulle punte dei piedi, gli
circondò con le braccia il collo e lo baciò con passione giusto per un breve
attimo.
- Ti
amo Tony.- Disse con tono caldo e passionale da donna innamorata allontanando
leggermente il viso dal suo.
A
quelle parole sentì il corpo dell’uomo irrigidirsi. I muscoli delle spalle si
erano contratti. Un’esplosione passò nello sguardo di lui
e solo per un istante quel freddo polare lasciò spazio all’intenso caldo di
quel verde mare.
-
Non dimenticare mai quello che mi hai detto e andremo d’accordo!- Gli sussurrò
a fior di labbra assumendo il tono più duro e sprezzante che potesse avere,
freddandolo con lo sguardo.
Slacciò
il suo abbraccio dal collo di Tony. Abbassò lievemente lo sguardo per poi
ritornare a fingere.
-
Andiamo?- Gli chiese con amore prendendolo delicatamente per mano e dirigendosi
verso l’entrata.
Tony,
dopo un attimo di smarrimento, si affiancò alla donna e l’abbracciò stringendola
a sé con forza più del dovuto.
Chissà
perché entrambi avevano l’impressione che quella missione
sarebbe stata come giocare al gatto e al topo. Dovevano solo da capire chi
avrebbe fatto il gatto e chi il topo.
Continua…
Aaaaaaaaaaaahhhh così mi fanno morire prima del tempo… ho
la netta sensazione che ne vedremo delle belle e che
questo sia solo l’inizio XD
Anche
se sto morendo di sonno sono di nuovo qua… con un nuovo capitolo… sempre e
forever scintille … almeno per ora XD
Buona
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Seguirono
l’addetto al ricevimento nella hall. Ziva iniziò a guardarsi intorno con
noncuranza come se la cosa non la stupisse, nel frattempo non trascurava nessun
dettaglio e memorizzava il tutto con la massima precisione nella sua mente. Fu
un attimo e lo riconobbe. Fernando Riaz era seduto in una delle poltrone della
hall che leggeva beatamente il giornale, fumando con lente boccate il suo
sigaro.
La
donna, istintivamente, strinse la presa della sua mano sul braccio di Tony e il
suo sguardo di sposa innamorata si tramutò in uno pieno di disprezzo e rabbia.
DiNozzo
sentendosi afferrare in quel modo fissò Ziva e capì.
La
strinse amorevolmente a sé, baciandole il collo, accarezzandola poi con il
naso, strusciando le sue labbra fino all’orecchio.
“Oh
mio dio!” pensò Ziva a quel contatto non riuscendo a fermare il brivido che le
percorreva la schiena arrivando al cervello. Chiuse per un breve momento gli
occhi e si mordicchiò il labbro inferiore.
-
Che cosa hai visto?- Le chiese Tony non accorgendosi del suo turbamento.
Lei
gli appoggiò una mano sulla guancia, non facendogli allontanare il viso dal suo,
riprendendo possesso della sua mente e delle sue emozioni.
-
Sulla destra, seduto in uno dei divanetti c’è proprio il nostro amico.- Gli
disse in un soffio.
-
Perfetto, sembra tranquillo, sicuramente non si sente ancora il fiato sul
collo. Meglio per noi, abbiamo un vantaggio su di lui.-
Un
colpo di tosse li fece muovere dalla loro posizione equivoca.
- Oh
ci scusi, ma sa com’è…- rise Tony – non riesco a starle lontano neanche per un
secondo.- Rise guardando Ziva con uno sguardo carico di desiderio mentre la
donna si stringeva sempre di più al corpo dell’uomo facendolo aderire
perfettamente al suo.
- Vi
auguro buon soggiorno e auguri!- Li congedò l’addetto reception con stampato in
faccia un sorriso a trentadue denti.
Un
cameriere prese le valige e li guidò verso la loro camera.
La
coppia passò proprio davanti all’uomo che li degnò con uno sguardo compiaciuto,
soffermandosi con gli occhi sulle forme sinuose e invitanti della donna che dal
vestito che la fasciava tutta non lasciava niente all’immaginazione. DiNozzo se
ne accorse e istintivamente senza pensarci, portò in avanti Ziva per
nasconderla con il suo corpo agli occhi di Riaz.
La
donna sorrise impercettibilmente a quel gesto di protezione.
Il
cameriere si fermò di fronte alla porta della suite.
“Eh
bravo Gibbs!” pensò l’Agente soddisfatto nel constatare la loro camera. Tirò
fuori dalla tasca una banconota e la porse al cameriere.
Ziva
stava per entrare quando la voce dell’addetto la fermò.
- Ma
come signora non rispetta la tradizione?- Le chiese sorpreso.
La
donna si voltò verso di lui non capendo che cosa intendesse ma prima che
potesse dire qualcosa si sentì sollevare. DiNozzo con una mossa veloce e
delicata l’aveva sollevata e presa in braccio, portandole un braccio sotto le
gambe e l’altro a sorreggerle la schiena.
- Ma
che…- tentò di opporsi Ziva ma venne azzittita dalle labbra di Tony che senza
tanta preamboli le chiuse la bocca con un bacio. Durò solo un istante per poi
lasciarsi con sguardi omicidi.
- Ahhh
le donne sai come sono John…- disse Tony leggendo il nome sulla targa del
cameriere ritornando ad interpretare il ruolo di neo sposo innamorato – tutto e
subito.- Gli sorrise facendogli un occhiolino entrando e dirigendosi verso la
camera da letto – ci pensi tu a chiudere la porta vero?- Gli urlò prima di
scomparire.
Il
cameriere sorrise. “Ahhh gli sposi novelli, sempre tutti così focosi” pensò
divertito John e chiuse dietro di sé la porta.
Tony
si era avvicinato al letto. Ziva sentendo la porta chiudersi sfrecciò l’uomo.
-
Ora puoi anche lasciarmi andare!- Gli intimò.
-
Tutto quello che vuoi mia cara.- Le
rispose acido.
DiNozzo
senza tanti convenevoli lasciò la presa e la donna cadde di peso sul letto.
Ziva
incredula a quello che il collega aveva appena fatto, strinse le mani a pugno
per impedirsi di reagire furiosamente.
Scese
dal letto e dopo avergli lanciato un’occhiata furente si chiuse in bagno.
Chiuse
la porta a chiave e vi si appoggiò pesantemente.
Era
una situazione difficile. Aveva imparato a convivere con il pensiero che un
giorno l’avrebbe rivisto, che la sua vita si sarebbe incrociata per un breve
istante con la sua, aveva combattuto con se stessa per crearsi una vita dove il
suo ricordo non fosse presente in ogni cosa che facesse, in ogni istante della
sua giornata, in ogni suo sogno. Ora, invece, era qui con lui, a stretto
contatto, è tutto era difficile.
Inclinò
la testa leggermente verso il basso, strinse forte i pugni, fino a far
diventare le nocche bianche per impedire all’emozioni di travolgerla.
In
fondo l’aveva detto anche lui, mettendolo ben chiaro, lei per lui, era morta
cinque fa.
Sorrise
amaramente.
“Stupida”
si disse perché sapeva benissimo, anche se non lo avrebbe mai reso una verità
reale, che invece lei, nonostante tutti gli sforzi che aveva fatto in quegli
anni, non era riuscita a cancellare il pensiero di lui dal suo cuore.
Tony,
una volta che Ziva aveva chiuso la porta del bagno, si era lasciato andare sul
letto.
Chiuse
gli occhi per un attimo, respirò a lungo. Gibbs questa volta gli aveva giocato
un tiro mancino. Non solo li aveva fatti incontrare, ma addirittura li aveva messi
insieme a compiere una missione.
Si
passò una mano sul viso. Nonostante che fosse solo mattino inoltrato si sentiva
già stanco.
Tutta
quella pressione, quel contatto con lei, lo aveva stremato.
Sorrise.
“Sono
appena due ore che stiamo insieme e siamo già ai ferri corti figurati come sarà
tra di noi nei prossimi giorni”, sorrise ancora più apertamente.
Volente
o dolente quella situazione, doveva ammetterlo, gli stava iniziando a piacere.
Si
massaggiò il viso con le mani e per un attimo avvertì il suo profumo. Si guardò
le mani che poco prima avevano stretto il corpo della donna. Non poté impedirsi
di leccarsi le labbra con la lingua per godere ancora del sapore di lei.
Si
girò mettendosi di lato.
Chiuse
gli occhi per un momento e tornò indietro con la mente, ma prima che tutti i
ricordi potessero invaderlo, li aprì di scatto, sentì la stessa sensazione di
vuoto, che cinque anni prima, aveva provato quando si era svegliato e si era
reso conto che lei non era lì con lui a suo fianco.
Si
mise a sedere sul letto. Appoggiò i gomiti sulle gambe, e si portò le mani nei
capelli a comprimere le tempie come se volesse spazzare via quella sensazione.
Scattò
in piedi all’improvviso, quando sentì la porta aprirsi del bagno.
Si
ricompose, e le lanciò uno sguardo gelido che lei rispose con la stessa
freddezza.
- Io
esco…- la azzittì con lo sguardo – vado a prendere da bere!-
Senza
aspettare una sua reazione uscì e si richiuse dietro di sé la porta della
stanza.
DiNozzo
tornò dopo una ventina di minuti con in mano una bottiglia di champagne.
Ziva
nel frattempo aveva curiosato per tutta la suite e aveva ordinato anche il
pranzo in camera che era arrivato qualche attimo primo dell’arrivo di Tony.
L’Agente
David era affacciata alla finestra quando sentì la serratura della porta della
camera scattare. Guardò il cameriere, gli sorrise e si avvicinò all’entrata
trovandosi a faccia a faccia con l’uomo che la guardò duro.
- Mi
sei mancato.- Gli disse in un tono dolcissimo sorridendogli teneramente.
Tony
a quella frase fu spiazzato ma non ebbe neanche il tempo di reagire che si
ritrovò tra le braccia della donna, mentre le sue labbra si posavano
delicatamente su quelle di lui. L’uomo si irrigidì e non rispose al bacio,
rimase fermo, freddo, nella sua posizione.
-
Rispondi al bacio.- Gli ordinò impercettibile Ziva – c’è il cameriere.
A
quelle parole DiNozzo si ravvivò e strinse forte a sé la donna, poggiandole la
mano libera dietro la testa e spingendola più verso di lui per approfondire il
contatto, mentre con l’altra mano in cui teneva la bottiglia, le circondò la
vita.
- Io
vado verrò più tardi a riprendere il carrello.- Sussurrò il cameriere imbarazzato
prima di scomparire dalla stanza il più velocemente possibile.
I
due agenti si staccarono l’uno dall’altro come se avessero preso la scossa,
ansimanti e frastornati. Ziva si allontanò di qualche passo da Tony.
- Ma
che cazzo fai!- Lo aggredì sfiorandosi leggermente la bocca con la mano.
DiNozzo
sorrise sornione – Me l’hai chiesto tu e poi…- la guardò vittorioso – non mi
sembra che tu ti sia tirata indietro.-
Ora ne
aveva abbastanza, non doveva permettergli di prendersi gioco di lei.
Avanzò
con passo deciso e gli puntò i suoi occhi neri, più cupi della notte, addosso.
- Se
pensi minimamente di approfittarti della situazione e di potermi baciare in
quel modo o fare qualsiasi altra cosa perché ti senti autorizzato a farlo dalla
circostanza, ti sbagli di grosso!- Gli disse rabbiosa.
-
Paura di rimanere coinvolta Ziva?- Le chiese freddo.
L’Agente
David lo prese per il collo della camicia e l’attirò a sé stringendo forte le
sue mani sulla stoffa del colletto.
-
Non mi provocare Tony perché ti posso assicurare che quello che potrebbe
rimanere coinvolto alla fine non sarò di certo io.- Gli disse sprezzante
guardandolo dritto negli occhi.
Nero
cupo contro verde mare: pura tempesta.
Continua…
Io
mi dichiaro ufficialmente esausta, stare dietro a quei due è come camminare su
delle mine.
Ma
quanto sono carini? XD … vi posso dire una cosa… non finisce qua
Ragazze
grazie, siete state velocissime e con delle affezionate così, come non potevo
aggiornare subito? …non ci vi abituate ma dato il caso il prossimo
aggiornamento potrebbe essere prestissimo
Eccomiiiiiii….
Direi che non vi potete neanche lamentare… un nuovo capitolo pronto per voi
Buona
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Tony
si passò la mano nervosamente tra i capelli. Effettivamente aveva esagerato ma
era stato più forte di lui baciare Ziva in quel modo. L’aveva vista avvicinarsi
con quello sguardo così intenso, la sua calda voce che l’aveva accolto
teneramente, le sue labbra che si erano posate calde e vogliose su quelle di
lui e poi quel comando… sorrise… non aveva resistito, non aveva potuto fermare
se stesso e si era lasciato trasportare dalla voglia che aveva di lei.
Inclinò
la testa sorridendo. Doveva darsi una calmata altrimenti finiva male.
Era
più di un’ora che non si parlavano. Ziva, dopo quello scontro, si era voltata e
chiusa dentro la camera da letto dove da lì non era più uscita.
DiNozzo
aveva giusto spizzicato qua e là mentre la donna non aveva neanche mangiato un
boccone.
Si
alzò dal divano, prese un piatto dal carrello e vi posò un po’ di cibo.
Si
avvicinò alla porta della camera, indeciso su cosa fare, bussare o entrare
direttamente?
Rimase
in ascolto per percepire almeno un rumore che gli potesse dare un’idea su cosa stesse facendo ma non sentì niente.
Bussò
leggermente e attese il permesso di entrare. Niente. Non un
suono, non un movimento, solo silenzio. Aprì la porta ed entrò nella
camera cercandola con lo sguardo.
Finalmente
la vide. Era fuori al balcone, appoggiata alla ringhiera e si faceva
accarezzare dal vento.
Appoggiò
il piatto sulla scrivania e la raggiunse accostandosi a lei.
Rimasero
in silenzio per un po’. Nessuno dei due voleva interrompere quella tacita
complicità che si era instaurata in quel momento.
DiNozzo
respirò a fondo e si tirò su facendo leva sulle
braccia. Si girò verso la camera e si appoggiò con la schiena alla ringhiera.
Incrociò le braccia sul petto e rivolse il capo verso destra a guardarla. Ziva,
per tutto quel tempo, non aveva mosso un muscolo, anche se all’apparenza
sembrava calma e tranquilla, il suo corpo era rigido e in tensione nell’attesa
della mossa del collega.
- Parliamo?- Le chiese ad un tratto Tony con tono serio e calmo,
quasi dolce, come se avesse deciso di abbassare le ostilità.
- Ti ascolto.- Gli rispose Ziva senza voltarsi e continuando a
guardare dritto davanti a sé.
- E’
stato solo la recita del nostro copione…- si fermò un attimo per attendere la
sua reazione come se volesse giustificare quello che era successo tra loro.
A
quelle parole la donna si girò verso di lui e incrociò il suo sguardo.
- …
niente di più e di meno. Solo finzione.- Terminò
consapevole che stava mentendo anche a se stesso. – si dovrà fare ogni volta
che la situazione lo richiederà.- Gli angoli della bocca si sollevarono
leggermente in un ghigno divertito.
L’Agente
David tolse lo sguardo e riportò la sua attenzione verso l’infinito.
- E’
inutile che tu me lo dica, lo so benissimo anche io, questo concetto l’abbiamo
già ampiamente chiarito all’inizio, mi pare.- Gli rispose fredda e costante.
Lei
non ci trovava niente da ridere in quel momento.
Era
stata così duraresistergli, se l’avesse
baciata ancora un’altra volta con tutto quel trasporto, molto probabilmente non
sarebbe riuscita a fermarsi in tempo e si sarebbe
fatta trascinare anche lei in quel vortice di passione.
- Ma non farlo più in quel modo.- quasi lo sussurrò triste
mordendosi subito il labbro inferiore resasi conto di non averlo solo pensato
di esserselo fatto sfuggire.
Tony
si accorse che per un breve istante aveva abbassato le sue difese, anche se
ormai, le aveva già rialzate. I suoi occhi si
rattristarono ma fece finta di niente per non creare altro imbarazzo.
Ziva
stava combattendo una dura lotta dentro di sé.
Doveva
assolutamente annientare, eliminare, distruggere ogni traccia di quelle
emozioni che quel contatto aveva fatto scaturire dentro di lei.
Non
doveva lasciarsi andare.
Non
voleva.
Aveva
un compito.
Solo
quello era importante.
- E’
ora che entriamo in azione.- Gli disse glaciale voltandosi a guardarlo. – in
fin dei conti non mi va poi tanto male, è anche un
bell’uomo…- si girò a guardare verso la piscina.
Tony
seguì il suo sguardo e notando l’uomo che prendeva il sole disteso sullo sdraio
capì.
- Mi
dispiace per te maritino ma abituati ad essere tradito.-
Sorrise.- Almeno sarà un compito gradevole, Riaz è un tipo che gli piace
tenersi in forma e so anche in che modo.- Lo guardòmaliziosa.
Si
staccò dalla ringhiera ed entrò nella camera seguita dal collega.
-
Stai scherzando vero?- Le chiese Tony quasi sconvolto dalla sua affermazione.
-
Sto solo eseguendo gli ordini. Entrare in contatto con il sospettato ed è
quello che ho intenzione di fare.- Gli disse decisa.
DiNozzo
si passò nervoso una mano tra i capelli.
-
Non puoi farmi fare la figura dell’idiota, noi siamo
appena sposati e tu dovresti amarmi follemente!- Cercò di dissuaderla.
-
Aspetta un attimo… ma hai visto Fernando Riaz???
Quell’uomo ha fascino da vendere, basta solo che posi il suo sguardo sulla sua
preda, che la incanta. Sicuramente avrà già conquistato più di qualche donna
che alloggia qui in albergo… e poi- si fermò un attimo a guardarlo negli occhi
per scorgere la sua reazione – ho sentito benissimo il suo sguardo su di me
quando gli siamo passati a fianco questa mattina.-
Tony
si incupì. Non voleva assolutamente che lei si
mettesse in gioco in quel modo.
-
Pure da qualche parte dovremo iniziare, non ti pare?- continuò – ora, mi vuoi
dire che cosa hai scoperto nel tuo giretto?- Gli domandò
andandosi a sedere sul letto.
DiNozzo
la raggiunse, si lasciò cadere sul letto distendendosi
e guardando il soffitto. Sapeva benissimo che qualsiasi obiezione, a quello che
intendeva fare la collega, sarebbe stata vana.
-
Non è stato difficile. E’ bastato che facessi gli occhioni dolci e qualche
moina alla cameriera che ha cantato subito. Riaz alloggia al terzo piano, alla
suite imperial, stanza 503. Certo che si tratta proprio bene non, si fa mancare
niente. Sono andato a fare un giro. Vicino alla stanza, pochi metri più avanti
c’è un bel balcone che affaccia sul parco dell’hotel. Hai supposto bene, almeno
da come mi ha accennato la cameriera, non c’è mattina che non recupera qualche
indumento femminile lasciato dall’ospite della sera prima. È un uomo che piace,
galante e premuro, un amante perfetto, da come mi ha
detto lei. Sono pronto a giurarci che anche la cameriera è stata nel suo letto.-
Riferì in fine rassegnato alzandosi e mettendosi
seduto.
-
Vedi DiNozzo che quando vuoi sei bravo.- Gli disse in
tono sarcastico battendogli una mano sulla spalla.
Si
alzò e andò vicino al comò tirando fuori due costumi.
- Secondo
te, quale dei due gli piace di più?- Gli chiese sorridendo mostrandogli i due
bikini.
Tony
la guardò allibito, prima di indirizzarle uno sguardo di disapprovazione. Si
alzò, prese il suo costume anche lui dal cassetto e si chiuse in bagno.
Ziva
sorrise soddisfatta.
Aveva
appena finito di indossare il bikini quando DiNozzo era uscito dal bagno. Non
aveva potuto impedire il suo sguardo di posarsi su tutto il corpo dell’uomo che
indossava soltanto il costume mettendo in bella mostra il suo petto muscoloso,
i suoi bicipiti proporzionati e i muscoli dell’addome contratti.
“Oh mio Dio!” pensò subito Ziva sentendo un groppo in gola, irrigidendosi e
dimenticandosi di respirare.
La
donna cercò di riprendersi sentendo su di sé lo sguardo di fuoco dell’uomo che passava su ogni centimetro della sua pelle.
Istintivamente si sentì arrossire e si morse il labbro inferiore. Nonostante che non guardasse Tony negli occhi intuiva benissimo
quali fossero i suoi pensieri. Prese il pareo e se lo annodò intorno al
corpo.
DiNozzo
le si avvicinò continuandola a guardare come se la
volesse mangiare. Non c’erano dubbi nel suo sguardo brillava
il puro fuoco del desiderio.
Le si parò di fronte, fissando i suoi occhi negli occhi di
lei.
- Anche io avrei scelto questo.- Le disse con voce calda.
Ziva
imbarazzata, gli lanciò la maglietta e uscì dalla stanza, tenendo sempre la sua
aria rigida e severa.
Tony sorrise, si portò le mani sui fianchi e inclinò la
testa.
Deglutì
per calmare i battiti del cuore, ma soprattutto i suoi istinti, che si erano
risvegliati quando avevano visto il corpo di Ziva ricoperto solamente dal
misero pezzetto di stoffa del bikini nero.
Respirò
a fondo per ritrovare la concentrazione.
“Ora
basta giocare DiNozzo, si fa sul serio!” si disse riportando a sé la ragione
per cui si trovava in quella situazione.
Continua…
Tregua
Tiva? Che sia veramente possibile? Chissà perché ho la
netta sensazione che non sarà così, ora specialmente che entrerà in gioco Riaz.
piccoligiganti: già si avvertono i primi segni di
cedimento, chi cederà tra i due per primo? Difficile da dire, anche perché se
vogliono sono dei veri testoni, si accettano scommesse
domaris: hai
ragione ma questi sono capitoli intensi Tiva
mi servono per i prox chappy. Qui è appena accennata, ma vedrai dal prossimo
iniziamo a movimentarci. Riaz promette scintille XD
thia: già hai proprio ragione, meglio della
coppia Tiva non ce n’è, i due si completano a vicenda, chissà come andrà a
finire
Emily Doyle: una vera esplosione, una
reazione chimica a catena, direi anche io XD
lillium purpurea: ci ho rinunciato da diverso
tempo a mettere d’accordo quei due, ma come si dice, la speranza è l’ultima a
morire
sweet stella: figurati non ti preoccupare ma
è sempre bello leggere i tuoi commenti
Et voilà…
mi dispiace per il ritardo ma ero concentrata sulla FF che sto scrivendo su Harry
Potter “H2”….. ma non voglio anticiparvi niente anche perché
vado di fretta, ma ci tenevo a postare il nuovo capitolo prima di uscire… con
questo chappy concludiamo una fase e ci prepariamo
per la successiva XD
Buona
lettura
Light
Tony
uscì dalla stanza e raggiunse Ziva all’entrata.
La
donna lo guardò un attimo e si accostò alla porta per uscire. DiNozzo si
avvicinò a lei e mise una mano sulla sua spalla per fermarla.
L’Agente
David si girò e lo osservò interdetta.
-
Stai attenta Ziva.- Le disse con tono dolce e caldo in segno di protezione.
La
piccola tregua che avevano avuto sul balcone aveva sciolto la durezza che Tony
portava nel cuore nei confronti della donna, facendo rinascere in lui, il senso
di protezione che aveva sempre provato nei suoi confronti.
La
strinse a sé teneramente e le baciò la fronte.
Quel
gesto per Ziva fu come una scossa, così dolce e tenero, pieno d’amore.
“Tu, per me, sei morta, cinque anni fa”
le rimbombò nella mente.
Si irrigidì all’improvviso, si staccò da lui. La rabbia, che
dentro di lei, cresceva ogni attimo che sentiva il contatto con il suo corpo.
Lo guardò dura negli occhi e lo schiaffeggiò.
Non
poteva dirle quelle cose e poi comportarsi diversamente così, così… non voleva
dirlo, non voleva accettarlo, non poteva, non doveva.
La missione prima di tutto.
Strinse
forte i pugni, cercando di reprimere la rabbia che portava dentro, nessuna
distrazione, solo il caso, sola la sua missione, nessun coinvolgimento
personale, oppure un altro innocente sarebbe morto e
lui...
Bloccò
il flusso dei suoi pensieri prima che potesse andare
oltre.
“Reprimi
queste emozioni Ziva, non buttare cinque anni nel cesso… non farlo!” si ordinò.
Lo
guardò furente, serrò ancora di più i pugni, si morse il labbro ma non riuscì
ad impedirsi di trattenere le parole.
- IO
– PER – TE – SONO – MORTA!- Gli disse scandendo bene le parole con tono duro e
glaciale. – Tu per me sei meno di niente! L’avevo detto a Gibbs che non eri
degno di partecipare a questa missione ma lui ha voluto
darti una possibilità!- continuò quasi disgustata con l’intenzione di ferirlo.
– Tieni i tuoi atteggiamenti sdolcinati lontano da me e concentrati sul caso se
non vuoi che ti rimando a casa a calci nel sedere!- Concluse
glaciale.
Era
così arrabbiata che ogni muscolo del suo corpo era contratto. Non le
interessava niente di come l’avrebbe presa Tony,
l’unica cosa che pensava in quel momento era di allontanarlo da lei e
cancellare tutto quello che la sua vicinanza le provocava e turbava.
Tony
non disse niente.
Fece
un passo indietro.
Serrò
la mascella. Strinse la mano sinistra a pugno.
Era
ferito.
Le
sue parole di ghiaccio lo avevano schiaffeggiato ancora più violentemente della
sua mano.
La
guancia gli bruciava ricordandogli l’enorme disprezzo che la collega aveva
impresso con forza in quel gesto.
Deglutì
per rimanere calmo e non arrivare allo scontro diretto, non potevano
permetterselo in quel momento, gli sarebbe bastato
dire solo una parola per far scoppiare la guerra tra loro.
Si
era lasciato andare, aveva creduto di poter cancellare quella notte, quei
lunghi cinque anni di domande senza risposte, di rancore, solitudine, per
trovare risposte, quel contatto sognato da tanto tempo, di riprovare quelle
dolci emozioni, di riavere lei… ma si era illuso, aveva ceduto a quello stupido
sogno, quando la realtà era ben differente.
Le
afferrò la mano, gliela strinse forte e la portò fuori della stanza.
- Non credere che questa cosa te la faccia passare!- Le disse duro,
senza guardarla, mentre la trascinava per il corridoio dell’albergo in
direzione della piscina. – E’ archiviata solo per il momento tesoro!-
Rabbia,
solo tanta rabbia entrambi provavano in quel momento.
Se avessero avuto la possibilità sicuramente si
sarebbero presi a botte, picchiando duro, senza risparmiare colpi,
dimenticandosi di essere un uomo e una donna, ma solo due agenti operativi.
Passarono
davanti alla porta dello sgabuzzino che la cameriera aveva lasciato aperta dopo
aver preso il necessario per pulire la camera.
Ziva
lo strattonò e lo portò dentro con sé chiudendo la porta violentemente dietro
le sue spalle.
-
Chiariamo le cose.- Iniziò seria e decisa – Smettila di fare la vittima e cerca
di ricordarti che sei un Agente dell’Ncis! Ti ribadisco che se sei in questo caso devi solamente
ringraziare Gibbs che se fosse stato per me ti avrei lasciato a poltrire a San
Diego!- Terminò astiosa. I suoi occhi assunsero il colore nero cupo, un
profondo cratere che non lasciava possibilità di non ritorno.
Calò
il silenzio tra loro. Secondi lunghi come minuti dove tra i due scoccavano
lampi di odio.
- Bastaaaaaa!!!- Scoppiò Tony non
riuscendo più a tenere a bada la sua rabbia – smettila!!- sferrò un pugno,
vicino al viso della collega, colpendo il muro. La donna a quel gesto non ebbe nessun turbamento, rimase a fissarlo, in silenzio,
senza mai togliere i suoi occhi da quelli di lui.
-
Non hai bisogno di insegnarmi niente e non crederti superiore a me perché
quello che tra i due vince, sono io, che almeno ce l’ho
un cuore.- Le disse con cattiveria.
A
quella frase Ziva non si trattenne e alzò il braccio per schiaffeggiarlo ma
Tony la bloccò prima che la sua mano potesse colpire con violenza la sua
guancia per l’ennesima volta.
-
Non ci provare più Agente David! Te l’ho concesso per due volte ma ora basta!-
Le strinse più forte il polso mentre la donna
continuava a rimanere impassibile.
-
Chiariamo le cose – iniziò DiNozzo riprendendo con la frase che prima la donna
aveva cominciato il suo discorso – se Gibbs ha deciso di coinvolgerci entrambi in
questo caso è perché sa che c’è bisogno di tutti e
due! Io servo a te e tu servi a me. Niente coinvolgimenti, niente contatti se non necessari, tu non ti preoccupi per me e io
non lo farò per te.- La guardò con rancore fermandosi un attimo e poi riprese –
Dobbiamo darci una calmata, non siamo dei pivelli almeno fuori dalla stanza
cerchiamo di impersonare al meglio il nostro ruolo, senza stuzzicarci a
vicenda, tu lasci stare me e io lascerò stare te. Basta con i giochi, ora facciamo sul serio!- Finì cercando di respirare normalmente
lasciando la presa dal suo polso.
Ziva
non disse niente avvertendo il rumore provenire da fuori. Guardò il collega ed
entrambi capirono che cosa da lì a poco sarebbe
successo.
Tony
si avvicinò a lei, la strinse a sé, cingendole con le braccia la vita e si
chinò su di lei per baciarla, mentre Ziva gli allacciava le braccia dietro il
collo avvicinando il suo corpo a quello di lui.
La
porta della sgabuzzino si aprì e lo sguardo della
cameriera guardò sorpresa la giovane coppia di sposi che amoreggiava all’interno.
Tossì un paio di volte per avvertirli della sua presenza.
I
due si staccarono e con un aria imbarazzata uscirono
dal loro nascondiglio.
L’uomo prese delicatamente la mano della donna, gliela
strinse dolcemente avvicinandola al suo corpo e se la portò alle labbra per
baciarla per poi lasciarla e portare il suo braccio alla sua vita mentre lei
faceva lo stesso.
“Che carini, che dolci, sono proprio una bellissima coppia”
pensò la cameriera osservandoli andare via.
-
Niente più scherzi, niente più giochi, sono d’accordo, ora facciamo sul serio
ma se passi solo il limite ti faccio fuori questa volta!- Gli disse Ziva
sussurrandoglielo nello orecchio per poi guardarlo per
incontrare il sorriso divertito del collega.
La
tregua era stata raggiunta, il patto di alleanza era
stato stretto, ora non si doveva fare altro che dare inizio al gioco per
incastrare il giocatore, ma nel caso quelli incastrati fossero stati loro?
Visto che nel week sarò abbastanza impegnata con la FF di HP “H2”
Visto
che nel week sarò abbastanza impegnata con la FF di HP
“H2”… mi faccio le ore piccole con i nostri bellissimi agenti Tiva che me ne
combinano sempre una… mi fanno impazzire e ora ci si mette di mezzo anche Riaz…
parbleau!!!
Buona
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Light
I
due agenti tenendosi teneramente abbracciati fecero il loro ingresso in
piscina.
All’apparenza
sembravano una bellissima coppietta di sposi novelli, follemente innamorati ma
la realtà era ben diversa.
-
Ziva vuoi smetterla di conficcarmi le tue unghie sul fianco!- Le disse Tony
come se le stesse pronunciando una dichiarazione d’amore mentre dai suoi occhi
uscivano solo lampi di irritazione.
- Se tu la smetti di stringere, e molla un po’ la presa
DiNozzo, vuoi proprio che appaia come una cozza!- Gli rispose lei di rimando
usando il suo stesso tono.
L’uomo
allentò un po’ la presa e lei smise di piantargli le unghie nella carne.
-
Vieni!- Le ordinò spingendola verso l’unico lettino libero, anche se di
controvoglia a quella imposizione, la donna si lasciò
guidare.
Appoggiarono
le loro cose, Ziva distese l’asciugamano sul lettino e gli porse la crema. Lui
la guardò interdetto.
- Me
la metti amore?- Gli chiese
porgendogli il tubetto.
Tony
che nel frattempo si stava guardando attorno, per individuare Riaz, vide gli
occhi dei vari uomini che si trovavano vicino, guardare con interesse dalla
loro parte e osservare con più attenzione, facendo comparire un sorrisetto
compiaciuto sul loro volto.
Si
girò verso la collega alla sua richiesta e notò che si era tolta il pareo, rimanendo
alla loro vista, solo con indosso quel misero costume.
- Ma ti pare?- Le disse indicandole con lo sguardo il suo
corpo prendendo in mano il tubetto di crema – non avevi qualcosa di più
coprente?-
- Oh
scusa ho dimenticato il burka in valigia.- ironizzò
lei porgendogli le spalle per farsi spalmare la crema.
L’Agente
se ne mise un po’ sulle mani e poi gliela passò delicatamente sulla pelle già
ambrata.
Ziva
a quel contatto si irrigidì, poi dandosi della
stupida, si lasciò andare ritornando padrona della situazione. Si girò, una
volta che il collega ebbe finito, gli prese la crema dalle mani e se ne mise un
po’ su una delle sue.
-
Dai girati.- Gli disse facendogli capire che cosa volare fare.
Tony
non disse niente e le offrì le spalle. Chiuse gli occhi per un attimo, quando
sentì il tocco delicato delle sue mani passare sulle scapole e su tutta la
schiena, come prima lui aveva fatto con lei, si impose
il suo autocontrollo fissando bene in mente quello che doveva fare, per non
farsi trascinare in quel vortice di sensazioni pericolose.
- E
poi, me l’hai detto anche tu, prima in camera, che avresti scelto questo
costume.- Gli sorrise beffarda, dandogli un colpetto
con la mano sulla spalla per fargli capire che aveva finito.
DiNozzo
non le disse niente, le sorrise solamente a denti stretti prima di stendersi sulla sdraio.
Ziva,
con movimenti lenti e sensuali, iniziò a spalmarsi dolcemente la crema su tutto
il resto del corpo sotto lo sguardo dell’uomo che non perdeva neanche un minimo
movimento
L’Agente
si accorse, che non era stato l’unico a non trascurare i gesti sensuali della
donna, vedendo i vari sguardi degli altri uomini che le lanciavano. Strinse i
pugni, cercando di mantenersi calmo.
-
Tesoro perché non vieni vicino a me?- Le chiese a denti stretti.
- Che c’è?- Gli chiese Ziva sedendosi al suo fianco, chinandosi
su di lui e appoggiandogli le mani sul petto.
- Ti
pare il modo di spalmarti la crema? Ti ricordo che devi attirare l’attenzione
di Riaz mica di tutti gli uomini presenti qui in
piscina.- Le disse scocciato.
-
Non fare il maritino paranoico!- Lo rimproverò lei.
DiNozzo
le sorrise e la fece stendere al suo fianco tenendola
stretta a sé.
-
Hai visto?- Le chiese osservando l’espressione contrariata degli altri uomini.
“Ops” pensò l’Agente David, forse aveva un cicinin esagerato, era talmente concentrata a sentirsi lo
sguardo di Tony su di sé, che non aveva dato peso al resto del mondo, ma non
gliela diede vinta e fece finta di niente. La donna rimase abbracciata a lui,
vagando con lo sguardo, coperto dagli occhiali da sole, alla ricerca dell’uomo.
-
Riaz è alla nostra destra, cinque sdraio più in là…- gli disse, poi
accorgendosi dello sguardo che le aveva rivolto il
malvivente, si strinse di più al collega e avvicinò il viso al suo collo – ci
sta guardando.- lo avvisò mentre iniziava a lasciargli una scia di baci.
-
Potresti smetterla?- Le chiese sottovoce leggermente teso
e con il fiato corto.
La
donna si fermò e si sollevò a guardarlo un attimo sorpresa.
-
Sono sempre un uomo… cazzo!- continuò nervoso
cercando di ritornare padrone del suo corpo e dei sensi.
- Ci
sta guardando.- Disse tra l’indignato e il compiaciuto.
- Lo
so benissimo anche io ma mica ti sono saltato addosso.-
Gli rispose di rimando facendola ritornare tra le sue braccia e accorgendosi
del lieve rossore sulle gote della donna.
-
Non è colpa mia…sei tu che sei un porco!- Attaccò lei, poi notando
l’occhiataccia del collega – si, si, lo so, abbiamo
fatto un patto, va bene, tregua!-
-
Bene e tienilo sempre in mente, amore!- Le sorrise acido sfiorandole appena la fronte con le labbra. La
scostò delicatamente da lui e le disse – Vado a farmi
una nuotata, che fa troppo caldo…- cercando di nascondere il suo disagio. – Tu
cerca di non attirare troppo l’attenzione più di quanto hai già fatto!- continuò avvicinandosi al suo viso.
Ziva prese il viso di lui
tra le mani e se lo portò vicino, quasi a sfiorarsi le labbra.
- DiNozzo…- sussurrò minacciosa – vuoi che
ti affoghi?- Gli sorrise con sguardo innamorato, ma
solo perché lo richiedeva il copione, in realtà, dentro di sé aveva un gran
voglia di… di…era così confusa… si può detestare, odiare ed essere così presi
da una stessa persona? Si chiese cercando di tenere a bada i suoi stessi
pensieri.
- Ok ma stai…- Tony si bloccò subito
sorridendole sinceramente. Era più forte di lui, poteva detestarla, odiarla,
avercela con lei per tutta la vita ma non avrebbe mai smesso di impedire a se
stesso di provare quel senso di protezione nei suoi confronti ogni volta che le
stava vicino e … lontano da lui.
Con
un agile movimento di reni si tuffò in piscina affondando nell’acqua fresca.
Nuotò per qualche istante sotto acqua e poi riemerse dall’altro lato della
vasca.
Appoggiò
le mani al bordo della piscina e si sollevò dall’acqua respirando a pieni
polmoni. Si girò di spalle e si appoggiò al muro, sostenendosi con le braccia
lungo il bordo e quello che vide gli fece perdere tutta la sensazione di
benessere che aveva acquistato da quella nuotata.
Riaz
eri piegato vicino a Ziva e le stava raccogliendo il
pareo che era scivolato a terra.
Era
quasi sicuro di sapere come era andata la scena. La
collega. approfittando della sua assenza, aveva messo
in atto il suo piano. Lo aveva sicuramente guardato con quel suo sguardo nero
intenso ammaliatore, gli aveva sorriso leggermente, quasi timidamente,
abbassando lievemente gli occhi per poi ritornarlo a guardare dopo pochi
istanti e molto innocentemente si era fatta sfuggire il
pareo dal lettino e il vento, complice, glielo aveva fatto volare distante da
lei, conoscendo benissimo come era fatto l’uomo, portato a queste cavallerie,
si era alzato e non aveva perso l’occasione per irretire un’altra preda.
Ora,
eccolo là, con sua moglie! Maledizione! Strinse i pugni.
“Alt!”
“Aspetta
un attimo DiNozzo, siete colleghi, non confondere la realtà.”
“Ritorna
in te.”
Si
calmò distendendo i muscoli e aprendo le mani sciogliendo le dita dal pugno.
“Siete
agenti operativi dell’Ncis, state immedesimando un
ruolo, lei non sta facendo niente di male, sta solo recitando la sua parte… si
ma cazzo!”
Esclamò tra sé vedendo Riaz avvicinarsi ancora
di più alla donna.
“Se
la sfiora solo con un dito giuro che vado là e gli spacco la faccia a quello
sbruffone” pensò nervoso stringendo di nuovo la mani a
pugno fino a farsi diventare le nocche bianche.
-
Grazie è stato veramente gentile.- stava dicendo Ziva
all’uomo che galantemente si era alzato e le aveva raccolto il pareo finito a
terra, porgendoglielo.
La
donna si soffermò a guardarlo. Doveva ammetterlo: Riaz aveva fascino da
vendere, se solo non fosse stato un maledetto terrorista, poteva farci un
pensierino.
Bloccò
il flusso dei suoi pensieri. “Tony ti ha proprio mandato in pappa il cervello
Agente David, ora te ne esci anche con opinioni
scandalose sui malviventi?” Si domandò stupita.
Fernando
Riaz era un uomo sulla quarantina, fisico atletico e ben scolpito. La sua pelle
abbronzata faceva risaltare ancora di più il colore dei suoi occhi di un
celeste ghiaccio che solo chi lo guardava veramentepoteva cogliere la sua totale crudeltà che vi
celava, nascosta dalle ciocche dei capelli nero corvino.
- Piacere Fernando Riaz.- Trattenendo la sua mano e baciandole
lievemente il dorso trapassandola con il suo sguardo.
La
donna rimase ferma, presa in contropiede da quella mossa.
-
Ziva Zovid.- Gli sorrise
imbarazzata non accorgendosi che teneva ancora la mano in quella
dell’uomo
-
Spero che ci sarà possibilità di incontrarsi di nuovo.- Le disse l’uomo con
voce seducente facendo scorrere il suo sguardo come se fosse una carezza sul
corpo della donna.
L’Agente David sorrise compiaciuta dall’affermazione
dell’uomo.
-
Ora mi scuso ma ho un impegno e debbo lasciarla, ma se
avesse ancora bisogno di me…- lasciò la frase in sospeso, la guardò per un
altro istante e se ne andò.
La
donna lo seguì con lo sguardo fino a quando la visuale non le fu tolta dal
corpo di un altro uomo, rigido, con i muscoli contratti, gli occhi duri che la
guardavano in cagnesco e con un’espressione sul viso che non precludeva niente
di romantico o di affetto.
Tony,
aveva aspettato che l’uomo se ne fosse andato, era uscito dalla piscina, e con
passo svelto senza dare nell’occhio, tenendo a freno la
rabbia che aveva dentro di sé, si era avvicinato di nuovo alla sua mogliettina.
- Tutto bene cara?-
Le chiese infastidito.
- Magnifico tesoro.- Gli sorrise soddisfatta dal contatto avuto, continuando poi,
a guardare nella direzione dell’uomo. – devo dire che questa vacanza inizia
proprio a piacermi.- Lo stuzzicò maliziosa.
DiNozzo a quella provocazione non resistette
più.
- Ah si?- Chiese. “Ora ti sistemo io!” pensò
furbo.
L’Agente, con un gesto fulmineo, prese in
braccio la collega e la sollevò dal lettino dirigendosi verso la piscina.
- Ti vedo accaldata amore, forse è
meglio che ti fai un bel tuffo in piscina.- Le sfiorò leggermente le labbra con
le sue sorridendole e lasciò la presa, facendo cadere di peso la donna in acqua.
Ziva, incredula da quello che aveva osato
fare DiNozzo, rimase più a lungo sott’acqua per sbollire la rabbia, perché sapeva
benissimo, che se fosse riemersa subito, l’avrebbe
sicuramente ucciso.
Tony, dal canto suo, non vedendola risalire,
iniziò a preoccuparsi e si inginocchiò al bordo della
piscina.
“Ora!” pensò Ziva scorgendo il corpo dell’uomo
vicino a lei.
Riemerse con una bella spinta,
gli comparve davanti e appoggiandogli una mano sul petto e l’altra sulla spalla
lo sbilanciò e lo fece cadere in acqua con lei.
DiNozzo l’afferrò per la vita e riemersero
abbracciati. Avevano già dato spettacolo con quella bambinata.
- Tu vuoi proprio che ti faccia fuori!- Gli sussurrò
stringendosi a lui conficcandogli le unghie nella schiena. – se
ci tieni ancora a vivere non osare mai più a fare una cosa del genere.- Gli
disse accarezzandogli il collo con le labbra.
“Oddio lo sta facendo di nuovo!” pensò l’uomo
sentendo le labbra della donna appoggiarsi sul collo sfiorandoglielo con il suo
sospiro.
- Fermati!- Le ordinò – non lo fare…-
deglutì sentendo ancora il contatto con lei e avvertendo di più le sinuose
forme del suo corpo stretto a quello di lui - … se non vuoi che perda il
controllo.- respirò a fondo cercando di percepire di più l’odore del cloro che piuttosto il suo dolce profumo di vaniglia e
rosa. – in fondo dovresti saperlo se mi baci in quel modo sul collo non ti resisto.- Sorrise pronunciando quelle ultime parole con voce
roca.
Ziva all’udire quella frase si irrigidì mentre le immagini di loro due che facevano l’amore
le invadevano il cervello.
“No!” si disse dura.
Si staccò da lui, lo guardò con occhi privi di ogni emozione – Io vado.- Disse dura e glaciale.
La vide uscire dalla piscina, strofinarsi
leggermente con l’asciugamano, raccogliere i capelli in una coda, avvolgersi
nel pareo e percorrere la stessa strada, che poco prima, aveva fatto Riaz.
Passò accanto al bordo della piscina dove si
era appoggiato Tony. Si piegò vicino a lui.
- Rispetta i piani e andremo d’accordo. Non intervenire,
non spiarmi, non fare niente. Ora è il mio turno, gioco io!- Si portò l’indice
e il medio alla bocca che baciò e poi l’appoggiò sulle labbra
di lui. – Ci vediamo più tardi amore.- E se ne andò.
“Tregua”
pensò DiNozzo “Si come no” e si lasciò sprofondare in
acqua immergendosi tutto.
Continua…
Andamo bene… come si dice dalla padella alla brace… come molte di
voi hanno detto nessuno ci credo a questa tregua … a me è venuto solo un gran mal di testa a sentire questi due litigare…
Capitolare??? Al
momento non ci pensano proprio, quindi mi hanno detto di riferirvi di mettervi
l’anima in pace che per ora saranno solo fuoco e fiamme… pertanto
gente estintori alla mano XD … e pronti ad intervenire
Eccomi…
ops è passato un po’ di tempo ma il criceto ha deciso di andarsene in vacanza e
addio funzionamento inventiva… invece sta sera voilà si è attivato tutto e
sorprendentemente è uscito questo capitolo… questa storia mi sta prendendo
molto e mi stupisco dalla facilità che ogni volta mi fa scrivere sempre un
nuovo capitolo… prometto di essere più diligente anche se so che è una promessa
da marinaio O__o!! ---> bande alle ciance e…
Buona
lettura
Light
Ziva
si diresse con passo deciso al terzo piano dell’hotel. Era certa che Riaz si
era andato in camera sua a prepararsi. Quando la donna arrivò in prossimità
della stanza dell’uomo poté riconoscere la voce del malvivente che stava
impartendo ordini ad uno dei suoi scagnozzi.
“Bene
Agente David, sgombera la mente che è ora di entrare in scena” si disse quasi come
se fosse un avvertimento.
Si
avvicinò al corridoio dove si trovava Fernando Riaz con viso preoccupato e
disorientato.
-
Accidenti ma dove sono finita…- Pronunciò ad alta voce con tono preoccupato
guardando con apprensione in numeri delle stanze.
L’uomo,
sentendo la voce della donna, si voltò a guardarla. Sorrise riconoscendo quella
splendida creatura che aveva avuto il piacere di conoscere in piscina. Fece un
segno impercettibile con il capo al suo sottoposto di allontanarsi e si
avvicinò alla donna.
- Ha
bisogno di aiuto?- Le chiese comparendole di fronte.
La
donna accorgendosi dell’uomo si fermò facendo un passo in dietro portandosi la
mano al petto intimorita.
-
Che spavento.- Disse Ziva entrando in pieno nella sua parte da donna fragile e
indifesa.
-
Non volevo metterle paura.- Le disse con voce calma e sensuale l’uomo.
“Certo
che quest’uomo ha fascino da vendere” pensò l’Agente squadrandolo attentamente
con aria innocente
- Oh
ma lei è il signor Riaz.- Esclamò felice.
- Mi
chiami pure Fernando.- Le sorrise prendendole la mano e sfiorandogliela con le
labbra.
La
donna la ritrasse timidamente.
- Ad
una condizione se lei mi chiama Ziva.- Gli disse a bassa voce.
- Posso
fare qualcosa per te… Ziva.- Le chiese accentuando il tono della voce sul nome.
-
Vedi…- arrossì inclinando leggermente il viso e distogliendo lo sguardo
imbarazzata – mi sono persa… questo albergo è immenso, non riesco ad orientarmi
e non mi ricordo che corridoio devo prendere per raggiungere la mia camera la
107.-
-
Non ti preoccupare ti guido io, questo posto è come se fosse quasi casa mia.-
Le sorrise di nuovo.
-
Grazie.- Rispose timidamente osservando la mano di lui che era scivolata nella
sua racchiudendola in una stretta dolce e sicura.
“Certo
che non perde tempo” pensò l’Agente David all’intraprendenza dell’uomo.
-
Vieni per di qua.- Le indicò con la mano l’altro corridoio lontano dalla sua
stanza.
“No
cazzo! Perché non mi ha invitato nella sua stanza. Maledizione! Devo fare
qualcosa”. Pensò allarmata dalla piega che aveva preso la situazione.
-
Non mi sento molto bene.- Disse ad un tratto con una flebile voce portandosi
una mano alla fronte aggrappandosi al braccio dell’uomo.
- Mi
gira la testa.- continuò appoggiandosi più pesantemente su di lui.
Riaz
vedendo il viso pallido di Ziva la prese in braccio per prevenire che svenisse
per terra.
Si
diresse verso la porta della sua camera, e una volta dentro l’appoggiò sul
divano.
-
Come ti senti?- Le chiese con finto interesse mentre il suo sguardo vagava sul
corpo della donna.
- Un
po’ meglio, grazie, potrei avere dell’acqua? Devo aver preso troppo sole in
piscina.- Gli domandò distraendolo dai suoi pensieri che era quasi certa che
non fossero casti.
Riaz
senza dire niente si alzò e si diresse verso l’altra stanza al frigo bar.
Ziva,
accorgendosi dell’agenda aperta vicino al telefono, si alzò per andare a
sbirciare. Notò un appunto per il giorno dopo alle 16.00: l’uomo doveva
incontrarsi con un certo Braida.
“Ci
saremo anche noi!” pensò soddisfatta, piazzando una cimice dietro il mobile e subito
dopo andando a distendersi di nuovo sul divano sentendo i passi di Riaz che
stava tornando.
Il
malvivente le porse il bicchiere e lei si alzò appoggiandosi sui gomiti. Bevve
qualche sorso d’acqua e poi gli sorrise – Ora sto meglio grazie. Sei stato
molto gentile.- gli disse restituendogli il bicchiere.
- Ti
dispiacerebbe accompagnarmi alla mia stanza non vorrei che mio marito si
preoccupasse.- Gli chiese in tono dolce e carezzevole.
Senza
dire niente le offrì la sua mano per aiutarla ad alzarsi e poi, senza lasciare
la presa, la condusse verso la sua camera.
-
Eccoci qua.- Le disse una volta arrivati.
- Oh
finalmente… sei stato davvero prezioso. Se non fosse stato per te a quest’ora
starei ancora girando per uno di questi corridoi… questo albergo è un
labirinto.- Gli sorrise.
Aprì
la porta e incerta sul da farsi alla fine gli chiese.
-
Vuoi entrare così ti faccio conoscere mio marito.-
L’uomo
rimase un po’ spiazzato anche se non fece trasparire niente. Ziva poté
accorgersi che l’aveva sorpreso da un lampo di indecisione che era passato nei
suoi occhi.
-
Grazie così ne approfittiamo a bere qualcosa… un po’ di vino ti rimetterà in
forma per sta sera.-
-
Hai proprio ragione!- Gli rispose scoccandogli uno sguardo languido entrando
nella camera precedendolo.- Prego siediti pure. Ho un’ottima bottiglia di
champagne in frigo di là. Vado a prenderla.-
Riaz,
dopo qualche minuto, la raggiunse nell’altra stanza mentre lei stava preparando
la bottiglia sul vassoio con i due flute.
- E’
una bella suite.- Le disse avviandosi senza chiederle il permesso anche nella
camera da letto e uscendo fuori in terrazzo.
- Si
non c’è male.- Gli confermò con il vassoio in mano e facendogli un cenno con il
capo per seguirla in soggiorno.
Gli
porse la bottiglia per stapparla mentre lei prendeva in mano i due bicchieri.
- Al
nostro incontro.- Brindò l’uomo accostando il suo bicchiere a quello della
donna e alzandolo leggermente in aria prima di avvicinarlo alle sue labbra per
assaporare il gusto del liquido cristallino.
In
piscina Tony stava tranquillamente in ammollo quando si accorse di uno strano
luccicare proveniente dal giardino. Uscì dalla piscina, si asciugò con
l’asciugamano, indossò la maglietta e si avviò come se niente fosse a fare una
passeggiata per il giardino.
-
Accidenti! L’ho perso di vista, ma dove si è cacciato!- Disse sottovoce
l’Agente.
-
Pivello!!- Lo riprese DiNozzo comparendogli alle spalle.
-
Tony cazzo!! Che spavento ma che modi sono.- Lo riprese l’uomo.
-
Che modi sono??? Tu dopo tutti questi anni ti fai sorprendere in questo
modo…ahhhh- si appoggiò una mano alla fronte con un gesto teatrale – ne hai ancora
di strada da fare.-
-
DiNozzo hai finito o vuoi continuare per molto?- Gli chiese Gibbs mettendo fine
alla sua sceneggiata.
-
Capo.- Gli disse freddo lanciandogli un’occhiata gelida.
Era
solo colpa sua se ora si trovava in quella maledetta situazione.
-
Noto con piacere che sei ancora vivo.- Ironizzò Gibbs ignorando la sua
occhiataccia.
- A
proposito Ziva dov’è?- Chiese Mcgee rendendosi conto della mancanza della
collega.
- E’
andata a creare il primo contatto con Riaz.- Rispose serio.
Il
capo lo osservò cercando di leggere ogni sfumatura dell’espressione corrucciata
che aveva assunto il viso di DiNozzo.
- Tu
piuttosto che cosa ci fai qui?- Gli chiese Tony – non dovresti essere a
Quantico?-
- Ho
finito e il capo ed io siamo venuti subito a portarvi delle cosine
interessanti.- Gli rispose sorridente.
Gli
passò un rilevatore di cimici, delle ricetrasmittenti.
- Intanto
queste poi ti porterò delle micro telecamere che Abby sta finendo di preparare
così potremo comunicare meglio. Questo servirà per ascoltare la conversazione
della cimice che ho dato a Ziva da piazzare nella stanza di Riaz.-
-
Perché non ne sapevo niente?- Chiese duro rivolgendosi all’amico.
-
Pensavo che te l’avesse detto.- si giustificò lui – ma non avete discusso una
strategia?- Gli chiese perplesso.
-
Certo, certo.- Si affrettò a dire. – la sua strategia.- continuò seccato.
-
Mcgee tu inizia ad andare io ti raggiungo.- Gli ordinò Gibbs.
- Si
capo. Ciao Tony e state attenti.- Lo salutò il collega.
-
Devi dirmi qualcosa DiNozzo?- Gli chiese guardandolo dritto negli occhi.
-
Devo dirti qualcosa Gibbs?- Gli chiese lui a sua volta.
L’uomo
gli rivolse uno sguardo glaciale penetrando la barriera degli occhi di Tony.
- E’
difficile, lei è difficile.- Alla fine confessò dopo qualche minuto di silenzio.
-
Questo lo sapevi anche prima DiNozzo.- Gli disse come se lo volesse ammonire.
- Si
non pensavo che fosse così… difficile.- “e coinvolgente” terminò nella sua
testa.
Gibbs
gli appoggiò una mano sulla spalla – Non perdere l’obiettivo di vista.- Gli
disse poi.
-
Si, si lo so e poi non potrei scordarmelo mai l’Agente David me lo ripete in
continuazione “la missione prima di tutto”- Gli fece il verso.
L’uomo
sorrise immaginando la caparbietà della donna a reprimere i suoi sentimenti di
donna per far prevalere quelli di Agente del Mossad.
-
Ora vai, non è bello che un neo sposo lasci la sua mogliettina per così tanto
tempo da sola!- Gli sorrise ironicamente.
Per
tutta risposta DiNozzo gli rifilò un’occhiataccia.
Gibbs
guardò il suo Agente allontanarsi. “E’ già tanto che sono ancora tutti interi,
devono solo resistere e poi tutto si sistemerà, sempre se non fanno i soliti
testoni!” e scomparve nella vegetazione del giardino.
-
Scusami un attimo vado a mettermi qualcosa di più comodo.- Gli sorrise Ziva
alzandosi dal divano dove erano comodamente seduti da più di venti minuti.-
Perché intanto non mi versi un altro po’ di champagne.- Gli chiese avviandosi,
poi, in camera.
Chiuse
le porte e si avvicinò ai cassetti. Solo allora si accorse che non le avevano
messo dei vestiti più comodi. Prese degli short e una camicia di Tony e li
indossò sopra al costume. Slegò i capelli, gli diede una spazzolata e
osservando la sua figura allo specchio decise che era meglio abbottonare di
qualche bottone la camicia se non voleva che Riaz le saltasse addosso.
Aprì
la porta e come una gatta si risedette al divano.
- Mi
dispiace, mio marito si sarà trattenuto in piscina o al bar.- Civettò.
- A
me non dispiace affatto.- Le prese la mano e gliela baciò, ma lei la ritrasse
subito dopo arrossendo.
“Viscido”
pensò mentre aumentava la distanza tra loro.
Parlarono
ancora del più e del meno e passò un’altra mezz’ora.
-
Conoscerò tuo marito in un’altra occasione, ora mi tocca andare anche se…- la
fissò dritto negli occhi – resterei a parlare con te per molto tempo ancora.-
“Si
proprio a parlare, come no, porco!” pensò la donna abbassando lo sguardo intimidita.
Lo
accompagnò alla porta.
-
Grazie per essere accorso in mio aiuto.- Gli disse con voce suadente
appoggiandosi allo stipite della porta accarezzandosi con il piede la gamba
destra.
Si
avvicinò a lei appoggiandole la mano al viso e sussurrandole all’orecchio – Se
avessi ancora bisogno di me sai dove trovarmi.- Le disse con voce suadente
mentre il suo alito le accarezzava il collo.
Tony si fermò sentendo
la voce della donna.
Si sporse in avanti per
vedere
che cosa stava
combinando la collega
e assistette alla
scena.
Le mani di quel lurido
porco
che si appoggiavano sul
suo viso e lui le sussurrava
sicuramente qualcosa di
indecente,
facendole chissà quale
proposta.
-
Grazie.- Disse timidamente Ziva accarezzandogli la camicia, abbassando gli occhi.
L’uomo
ghignò maliziosamente e baciandole la mano si congedò.
“Questo è troppo!”.
Tony strinse forte i
pugni.
“Non può comportarsi in
quel modo da sgualdrina!”
Aspettò qualche minuto,
cercando
di riacquistare la
calma e il suo autocontrollo.
Respirò a lungo e dopo
cinque minuti si decise ad andare.
Entrò
in camera chiudendosi lentamente la porta dietro di sé. Si avvicinò al mobile e
appoggiò l’attrezzatura che gli aveva portato il pivello attivando
accidentalmente il rilevatore di cimici.
- Amore sei tornato.- Gli disse Ziva entrando
in camera e andandosi a distendere sul divano prendendo in mano il bicchiere
contente ancora lo champagne.
Tony
non la guardò rimanendo fermo nella sua posizione cercando di tenersi calmo
quando si accorse che il rilevatore aveva iniziato a lampeggiare.
“Merda!”
pensò, li aveva giocati.
Si
girò verso la donna che tranquillamente sorseggiava il vino ignara di tutto.
Gli
rivolse uno sguardo pieno di ira quando incrociò i suoi occhi.
- Amore sei un po’ troppo accaldato perché
non ti vai a fare prima una doccia?- Intimandogli in modo gentile di calmarsi e
di ritornare da lei solo quando si fosse ripreso.
- Certo
tesoro…- poi guardandola malizioso – ma tu vieni con me.-
Senza
dire o aspettare niente, la prese in braccio e la portò con sé in bagno.
Tony
aprì lo sportello della doccia e la appoggiò all’interno, bloccandola con il
suo corpo.
Aprì
l’acqua fredda e il getto scivolò sui loro corpi.
Ziva
lo guardava furente rabbrividendo a sentire l’acqua ghiacciata sulla sua pelle
notando che anche a Tony aveva la pelle d’oca. Si irrigidì quando si accorse
che il collega si stava avvicinando sempre di più a lei. Lei era completamente
a spalle al muro sovrastata dal suo corpo.
Levò
per un attimo lo sguardo dai suoi occhi e li appoggiò sulla maglietta che si
era appiccicata addosso al corpo dell’uomo diventando come una seconda pelle.
“No
forse è meglio che non guardo in giro” senza il suo volere si morse il labbro
per poi assaggiarsi le labbra. Con un grande sforzo di volontà si impose di
riguardarlo negli occhi.
- Ma
sei impazzito!- Lo aggredì.
Per
tutta risposta DiNozzo le si avvicinò ancora di più premendola verso il muro.
-
L’hai fatto entrare anche qui dentro?- Le chiese senza spiegarle niente.
- Ti
ha dato di volte il cervello?- Lo assalì.
- o
te lo sei portata soltanto a letto?- continuò con tono duro.
A
quelle parole Ziva si irrigidì e strinse i pugni cercando di non cedere alle
sue provocazioni.
- Io
non sono come te che per il successo della missione va a letto anche con il nemico!-
Gli disse colpendo basso non perdonandogli ancora la questione “Jeanne”.
-
Non parlare di cose che non puoi sapere.- La intimò.- Era proprio necessario
portarlo in camera?- Le chiese infastidito.
-
Non iniziare a rompere di DiNozzo.-
- Ti
sei fatta fregare… ha messo in tutta la camere delle cimici, e ora ci tiene
sotto controllo!- La sgridò.
- Se
non l’avessi intuito, secondo te mi sarei fatta trattare in questo modo dolcemente da te?- Gli chiese in
modo ironico. – Avevo solo il sospetto anche se non avevo la certezza.-
-
Che sia saltata la copertura?- Le chiese calmandosi ma rimanendo vicino al suo
corpo.
-
Non credo… penso che voglia solo controllare come va il nostro rapporto…- si
fermò un attimo e poi riprese più a bassa voce – di coppia.-
-
Che stronzo!- strinse forte i pugni appoggiandoli vicino al suo viso – vuole
averti e qualsiasi incomprensione sul nostro rapporto sarà per lui un’ottima
occasione per circuirti.- Senza pensarsi appoggiò la fronte al muro ma questo
gesto li portò ancora più vicini. Stava iniziando ad odiare sempre più profondamente
quell’uomo, che dopo aver visto il suo atteggiamento, aveva capito che avrebbe
fatto qualsiasi cosa in suo potere per poterla via da lui.
Ziva
gli appoggiò le mani sul petto per cercare di tenerlo un po’ distaccato da lei.
Tremò,
era completamente ghiacciata.
Tony
se ne accorse.
-
Hai freddo?- Le chiese premuroso staccandosi dal muro guardandola e girando il
rubinetto verso l’acqua calda che dopo pochi secondi cadde sui loro corpi. – Ci
manca solo che ti ammali.- Scherzò lui distogliendo lo sguardo che gli era
scivolato sul suo corpo bagnato, accorgendosi della sua pelle d’oca e della
punta dei capezzoli diventati turgidi per via del freddo che spingevano sotto
la stoffa del bikini.
-
Grazie.- Gli disse piano Ziva portandosi le braccia al petto per nascondere il
suo disagio.
-
Ora siamo in scena 24 ore su 24.- Scherzò lui per sdrammatizzare la situazione
leggermente infastidito di dover continuare a recitare quel ruolo di maritino
innamorato che gli stava risultando fin troppo stretto.
-
Già.- Rispose la donna solo con quel monosillabo. – non possiamo neanche
disfarcene altrimenti può intuire che non siamo una semplice coppia di novelli
di sposi e addio copertura.-
Chiuse
gli occhi assaporando del tepore dell’acqua calda sulla sua pelle e cercando di
tenere a freno i suoi istinti, mettendo in ordine i pensieri per trovare una strategia.
-
Mcgee è già tornato da Quantico? Ti ha date altre indicazioni Gibbs?- Gli
chiese ad un tratto ricordandosi dei due uomini.
-
Mah…- stava per chiederle come lo sapesse poi si ricordò degli occhi da sole a
specchio del pivello – non ti sfugge proprio niente Agente David.- Sorrise
all’intraprendenza della donna – Per ora non abbiamo altre disposizione, solo
quelli di sopravvivere, di non ucciderci a vicenda e tenere bene in mente il
nostro obiettivo.- Sghignazzò divertito.- Scoperto qualcosa tu?- Le chiese
tornando serio.
- Ho
avuto occasione di spulciare nell’agenda di Riaz e ho visto che si deve
incontrare con un certo Braida domani pomeriggio alle 16.00 nella hall e poi ho
piazzato la cimice che mi ha dato Mcgee dietro al mobile del telefono.-
- Perfetto!
Domani alla prima occasione lo comunicheremo al capo, qualcosa mi dice che
verrà a trovarci…-
- Si
per vedere se siamo sopravvissuti alla prima notte di nozze.- Terminò la sua
frase divertita.
Si
guardarono in viso, e per la prima volta dopo molto tempo, risero di gusto
insieme.
Continua…
Grazie a chi ha messo la storia tra i preferiti e
soprattutto grazie a chi lascia una sua opinione, e mille grazie a lillium purpurea, piccoli giganti, domaris,
Emily doyle, piccina (thia, Sweet Stella, live in love che so che sicuramente
avrete letto il capitolo, anche se non avete lasciato un segno XD) aspetto
sempre con ansia il vostro commento.
Sono tornataaaaa!!!! … il lungo periodo
di attesa è terminato, ahimè le ferie sono finite, il
relax anche ed ecco, pronto per voi un nuovo capitolo felice di ritrovare i
nostri agenti pronti a immergersi nei guai dei loro sentimenti grazie anche
allo zampino di quel viscido di Riaz…
E dopo cotanta
attesa non mi resta che augurarvi…
Buona lettura
Light
- Che dici la doccia è durata abbastanza?- Gli chiese Ziva
quando riuscirono a smettere di ridere.
- Si, penso
che possa bastare.-
Tony aprì la
porta della doccia e prese degli asciugamani.
- Tieni.- Le
disse lanciandogliene uno e iniziando ad asciugarsi.
- Beh…-
riprese guardandola con uno dei suoi soliti sorrisi sornioni e uno scintillio
divertito negli occhi - non è male la doccia come posto per scambiarci le
nostre informazioni… quasi, quasi vado a ringraziare Riaz per averci messo
sotto controllo.- Rise di gusto.
La collega per
tutta risposta gli lanciò uno sguardo furente e uscì dal bagno chiudendosi la
porta dietro le spalle.
“Idiota!”
pensò divertita facendo comparire sul viso un tenero sorriso mentre si
asciugava i capelli.
I due agenti
erano al tavolo del ristorante dell’albergo che mangiavano
tranquillamente la loro cena.
Ziva vagava
con lo sguardo distrattamente tra le persone sedute nei vari tavoli alla
ricerca del sospettato quando lo vide entrare nella sala.
Istintivamente
prese la mano di DiNozzo che giocherellava con il coltello mentre teneva sotto
controllo anche lui la sala. L’agente, quando sentì la mano della
donna accarezzargli prima il dorso per poi stringergliela, capì che l’uomo era
arrivato.
La guardò
dritta negli occhi e dopo qualche istante le sorrise come per dirle “si entra in scena”.
Le prese la
mano e se la portò alle labbra sfiorandogliela.
Riaz, notando
la donna, si avvicinò al loro tavolo. L’Agente David quando lo vide, liberò la
mano dalla presa del collega e rivolse un sorriso radioso al malvivente.
- Buonasera
Ziva… oggi non facciamo altro che incontrarci.- Le
disse Riaz con tono suadente quando le fu vicino non prestando minimante interesse
a Tony.
- Fernando!-
Cinguettò – che sorpresa…- lo guardò intensamente – eh già
oggi non facciamo altro che incrociare le nostre strade.- Rise
abbassando lo sguardo.
DiNozzo tossì
in modo da attirare l’attenzione dei due.
- Cara non mi
presenti?- Le chiese rivolgendosi alla donna afferrando la sua mano
stringendogliela forte e guardando l’uomo con circospezione.
- Tony ti
presento Fernando Riaz, il mio salvatore.- Rise di gusto sciogliendosi dalla
presa dell’uomo.
- Non
esagerare mia cara, ti ho solo portato sulla retta via.- Rise anche Riaz.
Tony, invece,
rimase serio a fissare i due.
Gli era così
difficile credere che la donna stesse recitando,
talmente forte era l’intesa che aveva con quell’uomo.
Tutto di lei era naturale: i suoi gesti, i suoi movimenti, le sue parole e poi
quello sguardo che non lasciava trasparire niente di quello che era, ma
semplicemente fascino, due gemme nere che ti avvolgono e catturano l’anima al
solo scontrarsi.
Increspò le
labbra in un sorriso tirato e inspirò profondamente.
“Ricorda DiNozzo è solo finzione, niente di
più!” pensò per calmare il suo animo inquieto.
- Che ne dite di unirvi a me per un drink?- Propose Riaz.
- Volentieri!-
Rispose prontamente Ziva.
- Certo con
piacere ma offro io, non posso fare altro per ringraziarla di aver soccorso mia
moglie.- Disse Tony con tono apatico scostando la sedia a Ziva per aiutarla ad
alzare.
I tre si
avviarono verso la sala di intrattenimento
dell’albergo.
Si
accomodarono in un salottino che dava direttamente sulla pista da ballo dove
alcune coppie danzavano al ritmo lento della musica.
- Signor Riaz
di cosa si occupa oltre a salvare mia moglie?- Gli chiese sempre stampato sul
viso un sorriso tirato.
- Niente di
particolare, scambi commerciali con l’estero, ho una
piccola ditta ma che mi dà grosse soddisfazioni.- Rispose rimanendo sul vago.
- Allora non è
una vacanza di piacere ma di lavoro?- Domandò Tony distrattamente quasi come se
fosse più per cortesia che per vero interesse.
- Purtroppo
si: lavoro sempre lavoro. Voi invece? viaggio di
piacere?- Chiese sfiorando impercettibilmente la mano a Ziva risalendo sul per
il braccio, gesto che non sfuggì allo sguardo attento dell’agente.
- Si, primo
anno di matrimonio, vero cara?- Si rivolse alla donna come per avere conferma
di quello che aveva detto e lei rispose regalandogli un sorriso. – Passa veloce
il tempo, mi sembra l’altro ieri che ho indossato questo anello.-
Continuò distrattamente afferrando il giornale lì vicino. – Vediamo un po’ le
mie quotazioni in borsa come stanno andando.- Disse
più a se stesso che agli altri.
Ziva sorrise
imbarazzata all’uomo per il comportamento del marito pronunciando un silenzioso
“scusalo” con un movimento delle
labbra e alzando leggermente le spalle in segno di comprensione.
Riaz la guardò
intensamente, si alzò e le porse la mano invitandola a ballare.
- Spero non le
dispiace se le rubo sua moglie per un ballo.- Disse rivolgendosi a DiNozzo.
- Prego…- lo
esortò con un gesto della mano - … mia moglie adora ballare.- Gli rispose
distrattamente alzando appena lo sguardo dal giornale per poi immergersi subito
nella lettura. – Oh guarda ho guadagnato un bel gruzzoletto con questo titolo!-
Sorrise soddisfatto non badando più ai due che si erano diretti verso la pista
da ballo.
Riaz aveva
passato un braccio attorno alla vita di Ziva e l’aveva stretta a sé senza tanti
complimenti, appoggiando la mano sulla schiena nuda della donna e stringendole
l’altra, conducendola in un movimento calmo e sinuoso al ritmo del lento che
l’orchestra stava suonando.
Tony, con
indifferenza, non perse neanche un movimento dei due. Strinse forte il foglio
del giornale tra le mani stropicciandolo quando vide che la mano dell’uomo
scivolava sempre più pericolosamente sulla schiena della collega e lei non
faceva niente per impedirglielo. Ridusse quasi in una palla di carta il
giornale quando vide l’uomo avvicinarsi al viso della donna e sussurrargli
qualcosa.
- Sei
bellissima sta sera…- Le disse Riaz accarezzandole con la sua voce calda –
scusami sono stato inesatto sta sera sei ancora più bella di oggi.-
La guardò dritta negli occhi.
- Sei
gentile.- Gli rispose con un filo di voce imbarazzata.
“Certo che sa come comportarsi con una donna…
lo devo ammettere ha proprio fascino, peccato che sia
così viscido. Ormai, non mi è difficile credere che le donne non gli resistano
se le tratta tutte con questo suo particolar savoirfaire” fermò il flusso
dei suoi pensieri e guardò dritto negli occhi l’uomo immergendosi nel suo
sguardo di ghiaccio.
“Forza Agente David è ora di mettersi al
lavoro”.
- Giornata
impegnativa domani?- Gli chiese.
- Le mie
giornate non sono mai impegnative, se poi incontro donne affascinanti come te.-
- Sempre
galante, ma mi dispiace averti distolto dai tuoi affari, devo farmi perdonare.-
Sorrise ammiccando.
- Basta che mi
onori della tua presenza sempre e sei perdonata.- Le disse togliendole delicatamente
il ciuffo che le era caduto sulla fronte.
La musica
terminò di suonare e loro rimasero fermi in mezzo alla pista a guardarsi.
- Domani
pomeriggio possiamo trascorrerlo insieme che ne dici?- Gli propose senza
staccare lo sguardo dai suoi occhi magnetici.
- Tuo marito
non farà obiezioni?- Le chiese.
- Domani
pomeriggio dovrà incontrarsi con dei tipi per affari e poi…- si fermò un attimo
guardandolo con sguardo furbo – non serve che lo sappia, se sono con te non ho
niente da temere, no?- Sorrise con sguardo languido.
- Certo di me
ti puoi fidare.- Le rispose cingendole la vita e baciandola
sulla guancia – Grazie per il ballo.- le sussurrò all’orecchio con voce
calda e seducente.
Ziva cercò
nella sala Tony, lo vide agitarsi sulla sedia e scattare in piedi avanzando
minaccioso verso di loro non appena Riaz l’aveva stretta a sé. Gli sferrò
un’occhiataccia intimandogli di calmarsi.
- Tesoro che
dici saliamo?- Disse DiNozzo freddo una volta raggiunto
la coppia. – E’ stato un piacere conoscerla sig. Riaz.- Gli porse
la mano, non prima di aver allontanato la donna dalle braccia dell’uomo.
- Certo amore andiamo a dormire.- Rispose docilmente Ziva stringendosi al
marito.
- Io in realtà
avevo in mente qualcos’altro.- Le sussurrò all’orecchio facendosi sentire anche
da Riaz.
Sentendo
quella frase l’Agente David si irrigidì e guardò
esterrefatta il collega. Si staccò leggermente da lui e lo guardò dritto negli
occhi per un istante. Si portò la mano alla tempia massaggiandosela.
- Si è meglio
che andiamo in camera mi è scoppiata un’emicrania.- Gli rispose a tono
sorridendo appena. – troppe emozioni oggi.- Sorrise
lievemente guardando con la coda dell’occhio Riaz.
I due agenti
si congedarono e si avviarono verso la loro stanza.
Fernando Riaz
fece segno all’uomo che era in piedi vicino al bancone del bar di avvicinarsi.
- Mi dica
Signore Riaz.-
- Seguili… accertati che siano realmente marito e moglie…-
rivolse lo sguardo verso la coppia che stava lasciando la sala – non so… c’è
qualcosa che non mi torna tra di loro. Procurati anche
il pass della loro camera voglio guardare con i miei
occhi se dicono di essere quelli che sono.- Prese in mano il bicchiere di scocht, fece ruotare il liquido ambrato riflettendolo alla
luce opaca della sala, ne assaporò l’odore e lo bevve in un unico sorso.
- Vado
subito.-
- Mike…- l’uomo si voltò sentendosi chiamare di nuovo dal
capo – ricorda, sempre con discrezione.-
- Non ne dubiti
Signore.- E si congedò.
Ziva e Tony procedevano per i corridoi in silenzio. L’uomo teneva il suo
braccio attorno alla vita della donna e la stringeva forte a sé. Erano avvolti
in uno strano stato di calma apparente.
- Domani, tesoro, ti ricordo che hai l’incontro
con quei tuoi amici, per discutere dei tuoi soliti affari.- Disse l’Agente
David interrompendo il silenzio tra di loro.
- Prego?- Le
chiese interdetto.
- Siamore, non ti
ricordi, me l’hai detto proprio tu sta mattina, che ti addolora lasciarmi sola
domani pomeriggio, ma è un impegno che non puoi disdire, per quel grosso affare
che stai trattando.- Gli sorrise.
- Ma…- Tony cercò di protestare.
- Non ti
preoccupare per me, ho già trovato con chi
passare il pomeriggio.- Gli sorrise ancora di più.
Si strinse più
a lui, passandogli la mano sulla schiena fino ad accarezzargli il collo,
facendo scorrere le dita tra i suoi capelli.
- Amore…- si scambiarono uno sguardo di intesa, e poi Tony la spinse vicino al muro braccandola
con il suo corpo, avvicinando il viso al suo. – Non mi piace come agisci…- le
sussurrò all’orecchio facendo finta di baciarle il collo – non sono d’accordo
con i tuoi metodi, ti stai esponendo troppo.-
Ziva gli passò
le mani dietro al collo spingendo la testa di lui
verso di sé.
- Quello che
conta è il risultato. Sono riuscita ad agganciare Riaz, questo è l’importante.-
Gli sussurrò all’orecchio fredda..
- Ah si?- Tony
si staccò quel tanto da lei da permettergli di guardarla negli occhi – e di quell’uomo dietro l’angolo che ci sta spiando che cosa mi
dici?- Le chiese con tono tra il divertito e l’irritato.
- Cosa ti aspetti, stiamo sempre parlando di Fernando Riaz,
mica di un malvivente qualsiasi. Ha preso le sue
precauzioni.- Gli rispose in tono ovvio.
- Vuol dire
che anche noi dovremmo prendere le nostre precauzioni…- le sorrise e le prese
il viso tra le mani – Se permetti, il tipo non aspetta altro…- avvicinò le labbra alle sue, le sfiorò con la lingua
assaggiandole per poi socchiuderle con le sue. Le labbra della donna da prima serrate per un bacio casto e innocente, si aprirono
facendosi coinvolgere dalla passione che aveva travolto l’uomo.
Ziva si attirò
con il corpo più vicino a quello di Tony che prontamente la strinse forte a sé,
mentre una mano scivolava dietro al collo della donna, immergendosi nei suoi
capelli spingendole il viso in modo da approfondire il bacio.
Una
mare
in tempesta, due cuori in balia dei sentimenti che contrastano la ragione
combattuta tra il dovere e il fare, tra il dare e l’avere, che si combattano,
si scontrano per non cedere all’emozione che li fa vibrare ogni volta che si urtano.
- Amore!- Esclamò Ziva staccandosi da Tony ansimando
mentre il suo cuore batteva all’impazzata nel petto come quasi stesse per
scoppiare.
Appoggiò la testa sul petto di DiNozzo con i pugni serrati mentre lui
l’abbracciava.
Teneva gli occhi chiusi.
“Non puoi cedere ora Agente David, tieni in mente la missione, non
perdere il controllo”. Questa frase se lo ripeteva in continuazione, come
se fosse stato l’unico scoglio a cui aggrapparsi per non essere travolta dalle
onde impetuose dei sentimenti.
- Continuiamo questo discorso in camera tesoro!- Gli disse
staccandosi da lui e guardandolo dritto negli occhi.
- E’ meglio.- Le sorrise. Le prese la mano e iniziarono a correre come
due ragazzini alla loro prima cotta verso la loro camera.
Entrarono in stanza. Ziva si diresse verso la stanza da letto, mentre
Tony lasciò scivolare la giacca e la cravatta sul divano.
- Amore perché non continuiamo il discorso di poco fa in
doccia?- Le propose sorridendole.
- Tesoro abbiamo avuto la stessa idea… sono già in doccia…- si
sentì lo scrosciare dell’acqua – perché non mi raggiungi.-
Lo invitò con tono seducente.
- Arrivo amore.- Le rispose.
Tony si spogliò, gettando i vestiti a terra e indossò il costume.
Quando entrò in
bagno si trovò di fronte Ziva che lo guardava sorpresa con uno sguardo
divertito.
Si chiuse la porta alle spalle e la guardò interrogativamente.
- Che fai ancora vestita?- Le chiese.
- Beh tu allora con il costume?- Gli domandò lei a sua volta.
- Almeno così non mi bagno tutto il guardaroba… ma se vuoi lo tolgo.-
Iniziò a fare scendere i bermuda.
- No fermo!- Lo intimò la donna – non fare il cretino! L’unica cimice
che c’è in camera è vicina all’abatjour sul comò, con lo scroscio dell’acqua
della doccia non si sentono le nostre voci se parliamo a bassa voce.-
- Lo rimpiangerai…- la stuzzicò lui.
- Non ci contare DiNozzo.-
La donna si avvicinò allo specchio, prendendo dal beautycase i prodotti
per togliere il trucco dal viso. Si legò i capelli e iniziò a passarsi il
detergente sul viso con movimenti leggeri e delicati.
Tony si sedette sul gabinetto e seguì la sua mano che passava i suoi
lineamenti del viso.
- Mi piaci di più al naturale.- Le disse quando ebbe finito, mentre si
spazzolava i capelli.
Ziva lo guardò attraverso lo specchio cercando di capire che cosa gli stesse passando per la mente.
- Ah si? Strano perché Riaz mi ha detto che sta sera ero bellissima.-
Sorrise lei.
DiNozzo per tutta risposta la incenerì con lo sguardo mentre lei si
mise a ridere.
- Posso avere la tua attenzione ora?- Le chiese
irritato dopo un po’ quando vide che la collega aveva finito di
prepararsi per la notte.
L’Agente David si girò e si appoggiò al lavandino e con un gesto della
mano lo invitò a proseguire.
- Mi vuoi spiegare che cosa hai architettato per domani pomeriggio e
cosa, secondo te, io dovrei fare?- Le chiese nervoso.
- Niente, ho preso solo la racchetta al balzo…-
- La palla Ziva… hai preso la palla al balzo – la corresse
sorridendo del suo modo buffo di esprimersi.
- Si vabbè è
uguale. Mi ha dato l’opportunità e gli ho chiesto se voleva
trascorrere in mia compagnia domani pomeriggio visto che tu mi avresti lasciato
da sola per sbrigare alcuni affari importanti. Ovviamente lui non si è fatto
pregare e ha accettato subito.-
- Pensi che ti
farà incontrare anche Braida?- Le
chiese pensieroso.
- Se conosco bene Riaz, non perderà l’occasione per mostrare
il suo nuovo trofeo, ovvero la sottoscritta.- Terminò incrociando le braccia al
petto, stringendo forte i pugni e inasprendo il colore del suo sguardo in un
nero pieno d’odio.
Calò il
silenzio tra loro due. Tony si passò la mano tra i capelli e si decise a
chiederglielo.
- Perché ce l’hai tanto con Riaz? Che cosa
ti ha fatto? Non c’entra solo con la morte di Jenny, che cosa mi stai nascondendo Agente David?.- Le puntò gli occhi addosso
cercando di percepire la verità.
- Non sono
affari tuoi DiNozzo, pensa a te, che a me ci penso io.- Gli rispose freddamente
prima di uscire dal bagno.
“Sempre la solita dura, non cambierà mai.
Appena si tocca la sua anima, indossa la corazza di
Agente del Mossad” pensò sconsolato, prima di uscire dal bagno anche lui e
raggiungerla a letto.
- Buona notte amore.- Le augurò dolcemente prima di
spegnere la luce.
-Buona notte anche a te tesoro.- Rispose usando lo stesso tono.
Entrambi erano ognuno nella propria parte del letto, attenti a non
toccarsi, dandosi le spalle, immersi nei propri pensieri.
Intanto
qualche piano più su, in una delle suite, un uomo ascoltava perplesso
i suoni proveniente da quella camera.
“Se io avessi una moglie come quella, non la
lascerei un minuto in pace. Aspetterò e poi andrò a controllare di persona. C’è
qualcosa che non mi convince e non starò tranquillo fino a quando non avrò scemato ogni dubbio!”, pensò Riaz togliendosi le
cuffie.
Notte fonda.
I due agenti erano
immersi in un dormiveglia sempre vigile, pronti a
scattare in azione ad ogni piccolo movimento.
Il “click” della porta che si aprì li fece
girare contemporaneamente, scambiandosi uno sguardo d’intesa per capire che cosa l’altro voleva fare. I loro corpi si avvicinarono, le
gambe si intrecciarono e le braccia avvolsero il corpo
dell’altro mentre iniziarono a baciarsi lentamente.
DiNozzo
sovrastava con il suo corpo quello della donna che si ritrovava sotto di lui
mentre le lasciava una scia di baci sul collo e lei gli accarezzava dolcemente
la schiena nuda.
- Amore ma non sei mai stanco?- Gli chiese divertita proseguendo nel loro gioco.
- Di te mai!-
Le rispose a fior di labbra prima di baciarla nuovamente.
Riaz, nel buio
della camera, li guardava soddisfatto di aver placato i suoi dubbi e se ne andò in silenzio come era venuto.
L’Agente David
sentendo che l’uomo se ne era andato si staccò da Tony
prima che i suoi nervi dichiarassero l’out out, ma non fece neanche il tempo ad
allontanarsi da lui, che subito il collega la riacciuffò abbracciandola da
dietro.
- Non è
prudente dormire separati.- Le disse a bassa voce in tono serio – rimani vicina
a me … - respirò a fondo il suo dolce profumo di vaniglia e rosa - …e domani
penseremo a una soluzione.- finì come se la volesse
rassicurare che era una precauzione momentanea.
In realtà non
voleva ammettere neanche a lui stesso, che non avrebbe più voluto staccarsi da
lei, per nessuna ragione al mondo.
Ziva non disse
niente, appoggiò le mani su quelle di lui che la tenevano
stretta in vita e si abbandonò al sonno che prepotentemente calò su entrambi.
Continua…
Ciao Elisa93!!
Che bello rivederti!!! Sono contenta che questo whatif ti piaccia
^_^
E ora tocca a voi… mica siete ancora in vacanza? (io
ormai non so più che cosa sono le vacanze T_T)…
Forza pronti a riprendere, che la nuova stagione è
iniziata!!!
………dai che fra poco arriva la quinta serie su rai due!!!!!!!!!!!!
ecco a voi un
nuovo capitolo, veloce, veloce, guai a chi si lamenta…
ma non vi
abituate a questa celerità ^__^
Che shock… una
bomba!!!
Questo capitolo
mi piace particolarmente… ma non voglio dirvi altro… lo scoprirete da soli…
Buona lettura
Light
C’è tanto
fumo, un sacco di confusione, la gente che urla e scappa in ogni direzione alla
ricerca di un riparo sicuro.
- Forza
ragazzi dobbiamo trovarli!!!- Il suo ordine è chiaro e senza incertezze.
Il suo viso
non lascia trasparire nulla, solo per un attimo si fa trasportare indietro a
quel pomeriggio.
- Te lo
prometto Ziva. Questa è l’ultima missione che ti chiedo. Portami Riaz e la sua
banda e dopo sarai libera di fare quello che vuoi della tua vita.- La voce del
padre le era arrivata al cervello dura come sempre, non semplici parole
amorevoli, ma solamente ordini.
Lei non aveva
detto niente, l’aveva guardato in quegli occhi neri così simili ai suoi, che
non le avevano permesso di leggere che solo disprezzo e disapprovazione.
Silenziosamente, come era entrata, era uscita dal quell’ufficio per dirigere
l’ultima missione.
- Ora basta
Agente David, concentrati.- Si era detta con durezza, poi per un solo istante,
l’espressione dura del suo viso si era mutata in dolcezza appoggiandosi la mano
sul ventre.
- Presto
saremo da papà.-
Scacciò in
fondo al cuore quel moto di tenerezza e indossò la sua maschera di dura Agente
del Mossad.
- Gibbs sono
in posizione!- Lo avvertì poco prima di quell’infernale esplosione dove venne
sbattuta contro il muro.
-
Zivaaaaaaaaaa!!!!!!!- Sentì la voce dell’uomo che urlava il suo nome
nell’auricolare prima di svenire.
La scena
cambia.
Sono
all’ospedale. Apre gli occhi e intorno a sè è tutto bianco e asettico.
Incontra
quelle due iridi azzurro ghiaccio che la guardano tristi, lucide, velate di
lacrime.
In un attimo
capisce.
I suoi sogni
di felicità svaniscono come polvere spazzata via dal vento.
Il suo cuore
si spezza.
Riaz e la sua
banda l’hanno distrutta.
Si buttò tra
le braccia del capo e per la prima volta si lasciò andare e pianse, pianse
tutto il suo dolore per aver perso la possibilità di essere felice.
Tony si
svegliò sentendo Ziva muoversi nel sonno. Il suo corpo era teso e rigido. La osservò
meglio. Uno dei primi raggi del sole del mattino le illuminava il viso e si
accorse di una lacrima che le stava rigando il viso. La strinse più forte a sé
cercando di calmarla.
Ziva rispose all’abbraccio
voltandosi e rifugiandosi dentro, appoggiando il suo viso al petto di lui.
Un’altra lacrime scese dai suoi occhi depositandosi sulla
sua pelle.
DiNozzo
sorpreso dal gesto della collega la strinse più forte a sè, nel suo caldo
abbraccio.
- Gibbs.- Era
quasi un sussurro il suo ma lui riuscì a sentirlo.
Un’unica
parola che fece più male di un colpo di pistola.
Ignorò quel
nome sospirato, ora era tra le sue braccia.
Chiuse gli
occhi, con l’amaro in bocca si riaddormentò.
Mosse
impercettibilmente le palpebre ancora bagnate. Si sentì stringere e cullare.
Rivisse quel
triste ricordo che teneva segretamente rinchiuso in un angolo nascosto del suo
cuore.
Strinse le
mani a pugno “Maledetto la pagherai!”
disse dura.
Aprì gli occhi
e si catapultò nella realtà.
Sentì il cuore
di Tony battere regolare.
Un senso di
ansia e di soffocamento si impadronì di lei.
Cercò di
allontanarsi dal suo corpo ma lui non mollò la presa tenendola stretta.
- Tony…- lo
chiamò piano sperando che lasciasse la presa, ma niente da fare.
Ziva si
sentiva sempre più soffocare.
- Lasciami…-
provò di nuovo cercando di divincolarsi ma niente.
“No, non mi
abbracciare, non lo posso sopportare”.
Era quasi
senza ossigeno, come se stesse annegando e non riuscisse tornare in superficie.
- TONYYYY!!! Lasciami…
allontanati da meeeee!!!- Urlò esasperata dandogli uno strattone.
DiNozzo
sentendo quell’urlo si risvegliò dal suo mondo fatti di sogni dove tutto era
bello e fantastico e mise in azione il suo istinto di Agente dell’Ncis
scattando in piedi lasciando ilsuo abbraccio
dalla donna.
Si guardò
intorno confuso cercando di mettere a fuoco i dettagli per capire che cos’era
successo.
Si voltò verso
il letto e la vide.
Ziva respirava
a fatica, era sudata e con il viso sconvolto.
- Stai bene?-
Le chiese precipitandosi vicino a lei.
L’Agente David
lo guardò severa con una tale durezza che fece indietreggiare il collega,
allontanandosi da lei.
- Stai…
lontano … da… me.- Gli disse gelida scandendo con ferocia le parole.
Si alzò dal
letto, prese la vestaglia che era appoggiata sulla poltrona, la indossò e uscì
fuori al balcone, chiudendosi la porta dietro le sue spalle, come se volesse
dirgli “stai fuori dalla mia vita”.
Tony rimase
fermo, seduto, impietrito dalla reazione della collega.
“Era tutto
così perfetto” pensò triste osservando il corpo rigido della donna affacciata
al balcone.
Sospirò
profondamente cercando di trovare una soluzione logica a quello che era appena
accaduto.
Prese dei vestiti
puliti dall’armadio e si chiuse in bagno a prepararsi.
Aprì l’acqua
della doccia e vi entrò dentro. Il getto, inizialmente gelato, si fece più
caldo.
DiNozzo a
occhi chiusi non riusciva a credere a quello che era successo.
Strinse forte
i pugni e iniziò a picchiarli sul muro.
-
Maledizione!- Si lasciò sfuggire esasperato colpendo più forte il muro con il
pugno destro.
Rimase sotto
il getto d’acqua per diversi minuti.
Si asciugò, si
vestì.
Ora si sentiva
pronto, di nuovo, ad affrontarla.
Non aveva
dimenticato quel nome sospirato.
Non aveva
dimenticato quegli occhi che lo avevano guardato glacialmente.
Non aveva
dimenticato niente di quei cinque anni.
Non aveva
dimenticato neanche lei… tutto era
impresso nella sua mente, come marchiato a fuoco.
Era pronto per
affrontarla.
Aprì la porta
del bagno e se la ritrovò di fronte.
La mano di
Ziva si appoggiò sul suo petto e lo spinse di nuovo dentro.
Si guardarono
per un lungo istante.
- Dobbiamo
rimediare.- Disse infine Ziva interrompendo quello scambio di sguardi.
I suoi occhi
non esprimevano nulla, vuoto assoluto di ogni emozione.
Tony abbassò
la testa rassegnato di poterci capire qualcosa.
Sorrise.
- Perché
ridi?- Gli chiese irritata dal suo comportamento.
- Perché sei
la prima donna che si lamenta che le sto addosso…- rise divertito nascondendo
quello che aveva dentro, dietro alla sua solita faccia da buffone – come devo
fare con te Agente David?- La guardò dritto negli occhi carichi di sentimento e
tristezza per sentirla di nuovo così lontana da lui.
Ziva si
sorprese da quella domanda ma non levò il suo sguardo.
- Dobbiamo
rimediare.- Ripetè ignorando la sua domanda.
- Cosa vuoi
che faccia… o meglio che dica.. o entrambe le cose.- Le chiese.
- In fondo un
piccolo litigio tra una coppia innamorata ci sta. Te ne andrai via questa
mattina dopo colazione con la scusa che l’appuntamento di oggi pomeriggio l’hai
spostato a questa mattina.- Disse tra sé pensando ad una soluzione che poteva
essere valida per spiegare quell’attimo di gelo che era successo tra loro.
- Dovrei
lasciarti da sola tutto il giorno con Riaz? Non se ne parla!- Affermò
perentorio Tony afferrandola per un braccio – Te lo ribadisco e te lo ripeto: i
tuoi modi non mi piacciono!-
La donna si
strattonò dalla quella presa.
- Idee
migliori?- Gli chiese sfidandolo.
No, non ce
n’erano.
“Maledizione!”
pensò l’Agente arrabbiato.
La prese per
la mano e la trascinò fuori dal bagno dove era posizionata la cimice iniziando
la recita.
- Amore… non fare così, starò via solo una
giornata, ritornerò questa sera.-
- Fai come
vuoi tesoro.- Rispose a tono.- In fondo i tuoi affari sono sempre più importanti
di me, non è vero?-
- Sei ingiusta.- Le rispose serio, guardandola dritta negli occhi – Io
ti amo e sai che farei qualsiasi cosa per renderti felice.-
- Ma…- Ziva tentò di ribattere ma Tony le appoggiò un dito sulla bocca.
- Ti amo.- La strinse a sé avvicinando il suo viso. – Ti amo.- Le
sussurrò a fior di labbra.
L’Agente David smise perfino di respirare sentendo quelle due parole e
il respiro di lui sul viso che le accarezzava la guancia.
DiNozzo si allontanò da lei e le sorrise aspettando la sua battuta ma
lei rimase ferma, in silenzio, a guardarlo.
Abbassò la testa e sorrise. “Bella farsa”.
- Hai vinto amore … ma portami almeno un bel regalo sta sera per
farti perdonare.- Lo guardò divertita.
- Certo tesoro vedrai che regalo ti faccio sta sera.- Le rispose
malizioso, schioccandole un bacio sulla guancia e una pacca sul sedere per poi
defilarsela a gambe levate prima chepotesse ucciderlo per il gesto che si era permesso di fare.
DiNozzo entrò
senza bussare nell’ufficio di Gibbs.
L’uomo si
tolse gli occhiali e lo guardò con il consueto sguardo glaciale.
- Ebbene?- Gli
chiese dopo un po’ che era entrato.
- Ora mi
spieghi tutto. Che cosa c’è tra te e Ziva!- Gli disse sedendosi su una delle
due poltrone.
- Perché lo
chiedi a me?- Gli chiese serafico.
- Perché lei
non parla.- Rispose come se fosse la cosa più ovvia a questo mondo.
- Che cosa ti
aspetti da me DiNozzo?- Gli domandò.
- Risposte per
una buona volta!- Colpì la scrivania con un pugno di rabbia.
- L’Agente
David dov’è?- Gli chiese cambiando discorso continuando a visionare i documenti
che aveva sulla scrivania.
- In albergo,
è successo un casino sta mattina e abbiamo dovuto creare un diversivo.-
Gibbs si
fermò, appoggiò i fogli e lo guardò severamente.
- Non mi
guardare il quel modo capo. Ha fatto tutta da sola. Riaz ha sospettato di noi…
beh si … come coppia, prima ci ha fatto pedinare e poi è venuto a verificare
se… se… beh se facevamo bim bum…e
abbiamo dormito abbracciati per evitare che ritornasse…- strinse i pugni forte
– è un lurido porco.- Disse a denti stretti.
Jethro lo
continuava a guardare chiedendosi per la prima volta se avesse fatto bene a far
incontrare nuovamente le loro strade.
- Alle prime
luci dell’alba Ziva deve aver fatto un brutto sogno, ma questo sono solo mie teorie,
lei non dice mai niente, non parla con me…- continuò esasperato – e lo stretta
più forte a me…- ormai si era lasciato andare, aveva così bisogno di sfogarsi e
solo lui poteva capirlo – è stato bello…- si rilassò appoggiandosi allo
schienale della poltrona – si è abbandonata a me. L’ho avuta nuovamente, per
davvero, tra le mie braccia e poi…- alzò la testa guardando il capo con astio –
e poi ha fatto il tuo nome.-
Silenzio
- Non mi
importava sai…- riprese a parlare torturandosi le mani abbassando lo sguardo –
lei era con me e poi sta mattina è successo il casino. Ha reagito male e non
capisco neanche perché.- Disse sconfitto.
Gibbs si alzò
in piedi, prese dei documenti e andò verso la porta del suo ufficio.
- Gibbs!- Lo
chiamò Tony avvicinandosi a lui disorientato dal suo atteggiamento.
Per tutta
risposta il capo gli mollò uno scappellotto con le cartelline che aveva in
mano.
- La missione
DiNozzo. Solo questo conta ora.- Frecciò glaciale – Oggi rimani qui e aiuterai
Mcgee a trovare maggiori informazioni possibili su Braida.-
- Gibbs…-
L’Agente cercò di protestare ma bastò l’occhiata fredda del capo per farlo
desistere.
Ziva era
rimasta un altro po’ in camera, fuori al balcone, cullata dal fresco venticello
della mattina, ripensando a quello che era successo.
“Mi hai deluso Ziva, dopo tutti questi anni,
non hai saputo tenere sotto controllo le tue emozioni!”
Quella
maledetta frase, ogni volta che succedeva, ogni volta che riviveva quel tragico
momento, le parole del padre ritornavano come spilli a tormentarla nel suo
dolore.
Quella frase,
l’ultimo out-out… prima che volasse al funerale di Jenny, prima che potesse far
prevalere la ragione sui sentimenti.
Era andata
nell’ufficio del padre, l’aveva guardato dritto negli occhi e gli aveva
comunicato la sua decisione. Quella decisione le era costata cara. Il padre
sapeva quali erano i suoi punti deboli e non aveva esitato a colpirla nel più profondo
una volta che si era ripresentata al suo cospetto.
Lei non aveva
potuto comportarsi diversamente. Volare da lui per accertarsi che fosse così
forte da poter superare anche quella perdita.
Appena
atterrata non era passata neanche in albergo, era andata direttamente a far
visita alla tomba di Jenny, e lì, come si aspettava, aveva trovato Gibbs.
Fermo, in piedi, con una rosa tra le mani di fronte a quel pezzo di pietra
freddo dove spiccava al centro l’immagine della donna decorata di tutte le
medaglie e dalla bandiera americana.
Si era
avvicinata silenziosamente, aveva fatto scivolare la mano nella sua e si era presa
cura di lui, proprio come qualche anno primo Gibbs aveva fatto con lei.
- Basta con i
ricordi Ziva!- Si disse ad alta voce distogliendosi da quei pensieri e
richiudendoli dentro di lei.
Si preparò con
cura. Scese a fare colazione e poi andò a fare una passeggiata in giardino.
Aveva dato
un’occhiata in giro ma di Riaz non c’era nessuna traccia.
“Prima o poi
salterà fuori e non lo mollerò” pensò decisa.
Si fermò
vicino a un roseto. Lo osservò attentamente e poi sentì qualcuno dietro di sé.
Si girò di scatto e rimase sorpresa di vederlo lì.
- Gibbs!- Si
lasciò sfuggire incontrando gli occhi del capo.
- Ziva.-
Rispose serafico.
- Non dirmi
che DiNozzo è venuto a piangere da te?- Gli chiese ironica.
Per tutta
risposta il capo le mollò uno scappellotto.
- Ehi!!- Si
allontanò di poco da lui e lo guardò torva.
- Camminiamo.-
Quasi le ordinò.
I due agenti
iniziarono a passeggiare per il parco in silenzio. In fondo tra loro era stato
sempre così, non avevano bisogno di parole, i loro silenzi spiegavano molto di
più di mille discorsi inutili e senza senso.
- Grazie.-
Disse infine Ziva quando si fermarono vicino alla fontana.
Gibbs accennò
un sorriso.
- Lo sai che
prima o poi dovrete affrontarlo l’argomento?- Le chiese.
Ziva non
rispose. Immerse la sua mano nell’acqua fresca della fontana. Fu in un attimo,
i suoi sensi percepirono il pericolo.
Si voltò verso
Gibbs, uno scambio veloce di sguardi.
- Oh papà!!!-
Gli buttò le braccia al collo – sei così buono!- cinguettò.
- Figurati
piccola.- Le rispose stringendola a sé alzandola lievemente da terra.
Furono
distratti da un colpo di tosse.
Si slegarono
dall’abbraccio e Ziva guardò l’uomo.
- Fernando!-
Esclamò sorpresa – Oh papà vieni, ti presento Fernando Riaz, l’ho conosciuto
ieri e come posso dire… è il mio salvatore.- Rise come un’oca giuliva.
- Sua figlia
sta esagerando. L’ho solo riaccompagnata alla sua stanza.- L’uomo si porse in
avanti porgendogli la mano.
- Piacere, gli
amici di mia figlia sono anche amici miei. Mi sarebbe piaciuto rimanere con voi
ma sono solo di passaggio.- salutò di nuovo Riaz e poi rivolgendosi a Ziva –
bambina mia fai la brava e non far impazzire quello scapestrato di tuo marito…-
le sorrise stringendola a sé – fidati di lui, non avere paura.- le sussurrò
vicino all’orecchio.
Ziva accennò
un sorriso, poi insieme a Riaz lo guardò andare via.
- Allora mia
cara, vuoi farmi l’onore di pranzare con me?-
- Ma certo,
sarà un vero piacere. In fondo ho un debito da mantenere.- Gli disse
guardandolo dritto negli occhi per poi abbassarlo subito imbarazzata.
- Mcgee la
rilevi?- Gli chiese Gibbs nascosto dietro un albero.
- Si capo, la
cimice che ha piazzato nella giacca dell’uomo funziona.- Gli rispose l’Agente.
- Quella di
Ziva che ho messo nella cintura?- Gli domandò.
- Un attimo…-
- Mcgee
allora?!- Chiese spazientito.
- Affermativo,
funziona anche quella.- Rispose dopo un attimo con un sospiro di sollievo.
- Perfetto,
teneteli d’occhio, io intanto vado a controllare in giro.-
L’uomo
scomparve tra gli alberi.
Continua…
Che bello ragazze avervi ritrovato, sono contenta di
constare che ci siete sempre, anche se manca ancora qualcuno ^_^.
Benvenuta a slurmina,
mi ha fatto piacere che hai deciso di lasciare un segno e grazie per le info
della programmazione di Ncis, non vedo l’ora, come d’altronde tutti voi!
Eccomi…
prima che iniziate a lanciare messaggi di fumo o chiamate “chi l’ha visto”…
arriva il nuovo capitolo… povero Tony
Buona
lettura
Light
-
Mcgee hai trovato qualcosa di interessante?- Chiese
Tony avvicinandosi al collega.
Da
quando il capo se n’era andato, i due agenti non avevano fatto altro che
spulciare, catalogare, rovistare tutto quello che era in loro possesso o
potevano raggiungere, per trovare informazioni su Braida.
- No
DiNozzo, ancora niente purtroppo.- Rispose sconsolato Timothy.
L’Agente
si avvicinò alla scrivania dell’amico, gli appoggiò il bicchiere di caffè e si
sedette sulla sedia che si era trascinato.
-
Grazie Tony.- Gli sorrise. – Preoccupato?.- Gli chiese Mcgee dopo aver preso un sorso della bevanda.
-
Chi io?- Si schermì l’uomo – Naaaahhh… l’Agente David
se la sa cavare benissimo da sola, in fondo non ci ha lasciato per ritornare al
Mossad?- Gli chiese in tono quasi di disgusto e rancore – e poi c’è Gibbs con
lei.- terminò stringendo forte i pugni.
Timothy
respirò a fondo.
-
Non è come pensi.- Gli disse alla fine cedendo ai suoi dubbi.
Tony
sollevò gli occhi su Mcgee e lo osservò attentamente scrutando ogni sua
espressione che compariva sul viso.
-
Che cosa intendi dire Mcgee?- Gli chiese serio DiNozzo
alzandosi, appoggiando le mani alla scrivania guardandolo dritto negli occhi.
Timothy
deglutì. L’espressione che scintillava negli occhi dell’amico
non prometteva nulla di buono. Si morse la lingua maledicendosi mille volte per
essersi lasciato andare.
- Che c’è Abby?- Le chiese voltandosi a guardarla.
-
Forse ho scoperto qualcosa, vieni giù in laboratorio.-
Mcgee
sospirò sollevato per essere scampato al pericolo.
Tony, prima di entrare nell’ascensore, si rivolse verso
l’Agente e gli disse:
-
Non credere che finisca così tra noi!- Lo intimò puntandogli il dito contro
assottigliando lo sguardo torvo.
Quando le porte dell’ascensore si chiusero Abby gli mollò
uno scappellotto.
-
Abby!- L’ammonì DiNozzo.
-
Non trattare in quel modo Mcgee se ce l’hai con Gibbs!
Poi mi chiedo per che cosa? Non ti capisco proprio come si fa ad essere
arrabbiati con Gibbs.- scosse forte la testa e i codini svolazzarono colpendo
delicatamente il viso di Tony – Gibbs è Gibbs e non c’è nient’altro da
aggiungere.-
DiNozzo
non rispose la osservò solamente.
Tutto
ad un tratto aveva come la sensazione che gli stessero
nascondendo qualcosa.
-
Allora Abby che cosa hai trovato?- Le chiese spazientito.
-
Forse sono riuscita ad intercettare Braida!- Rispose
trionfante avvicinandosi al computer e digitando i comandi alla tastiera.
-
No, no, no, no!!!!- Urlò disperata dopo qualche
attimo.
Si
girò verso Tony a testa bassa sconsolata.
- E’
riuscito a cancellare il segnale che avevo intercettato e…- chiuse gli occhi –
l’ho perso… mi dispiace Tony.-
-
Non ti preoccupare Abby riuscirai a intercettare quel
delinquente.- Le sorrise dolce, appoggiandole una mano sulla spalla in segno di
conforto.
-
Si! Io lo rintraccerò, non mi fregherà e una volta che l’avrò preso non lo
mollerò più!- Disse riprendendosi dal suo stato di
sconforto e riacquistando il suo stile combattivo.
DiNozzo
la lasciò sola a lavorare e ritornò da Mcgee.
-
Novità?- Gli chiese avvicinandosi alla sua scrivania.
-
Forse… aspetta un attimo… si ci sono!- Disse
soddisfatto.
- Che cosa hai trovato?- Gli chiese.
- Braida c’entra anche con la missione che Gibbs aveva fatto per conto del direttore cinque anni fa in
collaborazione con il Mossad.-
Mcgee
rendendosi subito conto di quello che aveva detto si bloccò immediatamente
guardando con terrore l’amico.
-
Quale missione? Gibbs in collaborazione con il Mossad? Perché non so niente di questa storia.- Gli chiese sempre più agitato e
freddo.
-
Stai calmo Tony. È successo subito dopo il tuo trasferimento a San Diego. Il direttore
Shepard era da tempo che stava dietro a Riaz e visto
che anche il direttore David interessava la sua cattura ha permesso a Gibbs di
collaborare con Ziva.- Terminò triste.
DiNozzo
rimase fermo nella sua posizione, immobile, senza muovere un muscolo,
stringendo forte i pugni, gelato da quella rivelazione.
Una
scintilla scattò nei suoi occhi e con un gesto fulmineo prese
per il colletto Timothy facendolo alzare dalla sedia.
- Perché non mi avete detto niente!- Disse duro scandendo le
parole.
-
Gibbs…- deglutì l’Agente a fatica.
-
Sempre lui!- Digrignò i denti lasciando la presa dal colletto della camicia
dell’amico. – Lo sapeva che la stavo cercando disperatamente, che avrei fatto qualsiasi cosa per trovarla, per incontrarla di
nuovo e … - non riuscì a terminare la frase crollando sulla sedia.
Si
sentì appoggiare una mano sulla spalla.
-
DiNozzo…- la voce calda e rassicurante del Dottor Mallard lo fece girare.
- Ducky
anche tu lo sapevi?- Gli chiese ironico – l’unico
deficiente a essere all’oscuro di tutto era il sottoscritto.-
- Se Gibbs ha agito così, vuol dire che aveva le sue ragioni.
Gibbs sa sempre cosa fare.- Lo rincuorò.
-
Purtroppo è così.- Ammise triste DiNozzo.
Si
alzò dalla sedia, prese la giacca che aveva lasciato sopra la scrivania e si
diresse verso l’ascensore.
- Dove vai Tony?- Gli chiese Mcgee interdetto dal suo
atteggiamento.
DiNozzo
non rispose, alzò solo un braccio in segno di saluto e se ne andò.
- Mmmm ottimo pranzo… hai veramente doti nascoste.-
Disse Ziva assaggiando l’ultimo boccone di dolce.
-
Sei gentile mia cara.- Riaz le accarezzò la mano appoggiata sul tavolo.
-
Come facevi a conoscere i miei gusti? Hai ordinato
tutte le pietanze che adoro.- Civettò.
- Io
so ormai tutto di te Ziva.- Le disse guardandola dritta negli occhi con il suo
sguardo freddo.
- Mi
metti in imbarazzo… mi leggi come se fossi un libro aperto.- Sorrise.
- Tua padre deve essere una persona eccezionale.- Le disse ad
un tratto.
“Quegli
occhi di ghiaccio, duri e inespressivi, li ho già
visti da qualche parte.Non mi convince quell’uomo, e ora non mi convince neanche più questa donna.” Pensava Riaz mentre osservava attentamente il viso dell’Agente
David.
- Si mio padre è veramente una persona stupenda e poi mi
adora.- Sorrise Ziva a quello che stava dicendo. Gibbs suo padre era troppo
divertente.
“mi
adora” pensò sorridendo di più, divertita dalle sue ultime parole.
“Tutto
posso dire di Gibbs tranne che mi adori. Le nostre
litigate fanno ancora leggenda” sorrise di più.
- Sei molto legata a lui, vero?- Le chiese ad un tratto.
-
Si… tanto.- “gli devo la vita” continuò dentro di sé.
Riaz
si alzò, le andò vicino accarezzandole il braccio e
avvicinando il viso al suo collo.
-
Hai un buonissimo profumo… così dolce che fa perdere la testa.- Le fece
scivolare l’indice dal collo giù fino alla spalla.
“Hei! ma quel tatuaggio…” pensò
sorpreso scorgendo il disegno all’interno del braccio della donna.
-
Interessante tatuaggio… strano posto per farlo.- Le disse posando il dito sulla
parte indicata.
Ziva
si strattonò dalla sua presa, alzandosi in piedi, abbassando la manichetta
della camicia che si era inavvertitamente alzata.
-
Stupido gioco di mio marito.- Si sforzò di ridere – sai quei
strani tatuaggi che si trovano nelle riviste. Me l’ha fatto l’altra sera, io
non volevo, ma ha tanto insistito che alla fine ho ceduto…
a volte è proprio un bambinone.- Rise di nuovo – non so neanche che cosa
rappresenta il disegno.- Rise cercando di essere convincente.
-
Povera mia cara…- si avvicinò – è proprio strano tuo marito… tatuarti il
simbolo del mossad.-
Ziva
sentendo quel nome si sentì gelare il sangue.
- Moussed??? Che cos’è un dolce?- Chiese come un’oca giuliva.
- No
sciocchina non è una mousse… m-o-s-s-a-d…-
Le scandì bene la parola.
Ziva
si sorprese ancora di più facendo apparire sul suo viso un’espressione disorientata.
- Aaaah!! Lasciamo perdere… queste cose mia cara non fanno
per te.- Le sorrise come se avesse di fronte un’inetta impedita.
Ziva
fece buon viso a cattivo gioco, reprimendo la tentazione di sferragli
un pugno dritto in pieno viso e urlargli con tutta la voce che aveva che la
donna che aveva di fronte non era altro che il vice direttore del Mossad.
- Che ne dici Ziva se andiamo a prendere un po’ di sole in
piscina?- Le chiese circondandole la vita con il braccio e guardandola con il
suo sguardo ammaliatore.
-
Sarebbe magnifico.- Gli rispose con tono seducente. – Vado a
mettere il costume, ci vediamo in piscina.- Terminò baciandolo sulla
guancia.
Ziva
aprì la porta della stanza e se la chiuse dietro le spalle appoggiandosi stancamente.
Abbassò
la testa, sospirando pesantemente.
Alzò
il viso di scatto percependo la presenza di qualcuno nella camera. Mise in
allerta i suoi sensi e si avvicinò alla camera da letto con passo silenzioso.
Aprì
lentamente la porta e sbirciò all’interno sbarrando gli occhi dalla sorpresa.
-
Che ci fai qui?- Chiese stupita bloccandosi
immediatamente ricordandosi delle cimici.
-
Stai tranquilla Ziva, sta mattina hanno pulita la stanza, tu e Tony non siete più sotto controllo.-
-
Gibbs.- Si rilassò avvicinandosi all’uomo – mi devo cambiare, Riaz mi aspetta
in piscina, quindi … fuori papà.-
Sorrise divertita.
L’uomo,
scoccandole una frecciata con lo sguardo, si alzò dal letto e si andò ad
accomodare sul divano.
Dopo
pochi minuti fu raggiunto dallo donna mentre si
allacciava il pareo in vita.
-
Allora novità?- Gli chiese guardandolo dritto negli occhi.
-
No. Nessuna per il momento.- Si alzò avvicinandosi a lei.
- Mi
spieghi questa cos’è?- Gli chiese fronteggiandolo,
mostrandogli la cimice che aveva trovato nella sua cintura.
-
Precauzioni Agente David.- Rispose serafico senza togliere lo sguardo da quello
della donna.
-
Gibbs! Non sono una pivella.- Gli rispose irritata.
Il
capo non disse niente la guardò dritta negli occhi.
I
suoi meravigliosi occhi neri, così intensi, duri e profondi che si
rispecchiavano nei suoi occhi limpidi, di ghiaccio, freddi e trasparenti.
- Te
l’ho detto… non sono d’accordo come agisci.- Disse nervosa Ziva.
Quando
Gibbs la guardava in quel modo la infastidiva, come se
avesse il potere di abbattere tutti i suoi muri e di leggere quello che c’era
di più segreto nel suo profondo.
Si
allontanò da lui dirigendosi verso la camera.
Un
mezzo sorriso comparve sul viso dell’uomo e poi seguì la donna in camera.
Ziva
era vicina allo specchio che si stava mettendo una crema coprente sulla parte interna
del braccio. Gibbs alzò un sopracciglio guardandola con circospezione.
- Mi
devi informare di qualcosa Agente David?- Le chiese sospettoso.
-
Niente di cui preoccuparti capo.- Rispose asciutta senza prestargli attenzione
continuando a coprirsi il tatuaggio con il fondotinta coprente.
-
David!- La riprese duro.
Lei,
per risposta, gli sfrecciò uno sguardo duro. Mise apposto la crema
nell’astuccio e si preparò ad uscire. Prese il cappello e la borsa della
spiaggia che aveva lasciato sul divano.
-
Ferma!- La bloccò Gibbs stringendo forte la sua mano intorno al suo braccio.
-
Sto aspettando.-La intimò di parlare
con lo sguardo che non ammetteva obiezioni.
- Che cosa vuoi che ti dica… il prezzo che ho dovuto pagare
per essere venuta da te!- Quasi gli urlò esasperata divincolandosi dalla sua
presa.
Gibbs
rimase fermo, stringendo forte i pugni dalla rabbia.
- Il
direttore David non concede, ma soprattutto non perdona se si disubbidisce ai
suoi ordini.- Sorrise triste. – e te la fa pagare
appena che ne ha l’occasione marchiandoti a fondo. Se
entri nel Mossad è per sempre, perché diventa la tua ombra…- disse più a bassa
voce.
-
Ecco perché te lo ha tatuato all’interno del braccio.- Continuò Gibbs sfiorando
appena il braccio della donna.
Ziva
chiuse gli occhi reprimendo quel ricordo.
Il
direttore David l’aveva fatta prendere all’aeroporto, non appena il suo volo
aveva toccato terra, sequestrata come se fosse stata una criminale, e rinchiusa
per giorni in una stanza buia e umida a pane ed acqua, ma lei non si era
piegata, neanche una volta. Dopo 15 giorni il direttore David aveva desistito,
non nascondendo di andare fiero, di quella figlia che non si spezzava di fronte
a niente, consapevole di averla cresciuta come un vero
Agente del Mossad.
L’aveva
fatta prelevare e portare in un’altra stanza, poi l’aveva fatta legare su un
lettino e lì, le aveva impresso il marchio del Mossad
per non farle dimenticare da dove veniva, chi sarebbe sempre stata ma
soprattutto a chi sarebbe sempre appartenuta.
Respirò
a fondo prima di aprire gli occhi. Non doveva
mostrarsi debole, non più di fronte a lui.
Alzò
il viso e incontrò il suo sguardo.
Gibbs
le appoggiò una mano sulla spalla senza dire niente. Sempre e il solito
silenzio tra di loro.
-
Non mi sono pentita di niente Jethro… niente e nessuno mi avrebbe impedito di
venire da te, non avrei potuto...- Gli sorrise
impercettibilmente.
Il
capo la strinse tra le sue braccia, affondando il viso tra i suoi capelli,
mentre la sua mente si affollava degli ultimi momenti della vita con Jenny,
della corsa disperata verso l’ospedale, del suo sangue cosparso sulla sua
camicia, sulle sue mani, del dolore che aveva riprovato il cuore e il profondo
odio verso quell’uomo che aveva osato togliergli la
sua possibilità di essere felice.
-
Grazie.- Le sussurrò appena.
Lei
si era staccata da lui, guardandolo dritto negli occhi.
-
Dovere Gibbs.- Gli sorrise appena staccandosi
definitivamente dal suo abbraccio.
In
quel preciso istante la porta della camera si aprì. I due agenti si voltarono
sconcertati per vedere chi stesse entrando.
-
Tony!- Esclamò sorpresa di vederlo.
-
Ziva…- la guardò dritta negli occhi poi accorgendosi di chi le stava accanto –
Gibbs… voi…- si fermò vedendo la vicinanza tra i due stringendo automaticamente
forte i pugni e serrando la mascella.
Continua…
Grazie gente le vostre recensioni mi hanno commosso.
-
DiNozzo.- Disse Gibbs in tono grave vedendo l’Agente entrare in camera.
Ziva
si allontanò dal capo e si avvicinò a Tony, fermandosi di fronte a lui
guardandolo dritto negli occhi.
-
Che cosa ci fai qui a quest’ora DiNozzo?- Gli chiese dura – Non erano questi
gli accordi, dovevi tornare questa sera e non prima, così rischi di far saltare
il mio piano!- Terminò glaciale.
-
Posso immaginare il tuo piano.- Sfrecciò velenoso guardando prima la donna e
poi il capo, ritornando, infine, sugli occhi neri della collega sorridendo
appena. – o dovrei dire il vostro piano.- Osservò con astio Gibbs.
A
quella affermazione il capo si mosse e fronteggiò Tony.
I
due uomini non cedevano di un passo, nessuno dei due abbassava lo sguardo, come
se stessero discutendo, ma le parole fossero superflue.
-
Fate attenzione.- Disse Gibbs a un certo punto, prendendo le sue cose e
avvicinandosi alla porta – Non voglio nessun colpo di testa, siamo intesi?- Si
avvicinò a Ziva e la guardò dritta negli occhi affondando in quella pozza nero
petrolio – mi riferisco soprattutto a te Agente David!- L’avvertì serio. –
DiNozzo informa David su cosa avete scoperto tu e Mcgee, io ritorno all’Ncis.-
Lo guardò serio, prima di voltarsi e uscire dalla stanza.
Ziva
si accostò alla finestra dando le spalle a Tony.
-
Sentiamo, che cosa avete scoperto.- Gli chiese seria.
DiNozzo
osservò il corpo della donna. Era teso e stringeva le braccia sull’addome con i
pugni serrati. Era contrariata da quel cambio improvviso della situazione,
anzi, era certamente arrabbiata.
Respirò
a fondo, era arrivato il momento: finalmente le sue domande avrebbero avuto una
risposta.
-
Braida, collabora con Riaz nei suoi traffici…- iniziò avvicinandosi a lei.
-
Questa sarebbe la grande scoperta?- Chiese Ziva ironica girandosi verso di lui
e guardandolo dritto negli occhi.
-
Spiritosa…- le fece una smorfia – cinque anni fa…- continuò lentamente
osservandola attentamente – era anche lui coinvolto nella missione dove l’Ncis
e il Mossad hanno collaborato per incastrare Riaz.- Si fermò a guardarla.
Neanche un segno di stupore, rabbia, vuoto, come se nulla fosse.
Ziva
da fuori non lasciava trasparire niente, era diventata brava a fingere, a
nascondere i suoi sentimenti, ma dentro la rabbia ribolliva, il disprezzo e
l’odio per quello che era successo era ancora vivo, e scorreva dentro di lei
come lava incandescente. Strinse forte i pugni, fino a far diventare le nocche
bianche, ma non disse niente, non si lasciò sfuggire neanche un sospiro.
-
L’esplosione che c’è stata, che ha ucciso metà degli agenti operativi del
Mossad, ferendone tanti altri, si dice che fosse stato lui a comandarla per
mano di Riaz.-
Altro
silenzio.
I
ricordi che si fanno largo tra i pensieri e cercano di farsi strada per tornare
a distruggere il cuore.
L’Agente
David si scostò dalla finestra, prese in mano il bicchiere e ci versò
dell’acqua. Sentiva la gola bruciare dalla rabbia. Bevve un sorso continuando a
sentire le parole del collega che come lame di un coltello affilato si
infliggevano nella sua anima.
-
Braida, da come si vocifera nell’ambiente, è il braccio destro di Fernando
Riaz. Lui potrebbe conoscervi.-
Ziva
si voltò di scatto a guardarlo.
- Mi
riferisco a Gibbs e a te.- Disse secco, rispondendo alla domanda silenziosa che
con gli occhi gli aveva fatto la donna.
-
Che altro sai?- Gli chiese con una leggera apprensione.
-
Che altro dovrei sapere?- Le domandò lui a sua volta.
L’Agente
David rimase ferma nella sua posizione, ancora un’altra volta in silenzio.
DiNozzo
si avvicinò. Le tolse il bicchiere dalla mano che stava stringendo forte e
gliela strinse dolcemente.
La
donna a quel contatto chiuse gli occhi per un istante.
-
Parla con me.- Le sussurrò come se fosse stata una preghiera disperata – non mi
tagliare fuori…- ma si bloccò sconvolto da quei due occhi gelidi e seri che lo
guardavano con durezza.
Lasciò
la presa dalla sua mano e si allontanò da lei conscio che non poteva più fare
niente.
Ziva
senza dire niente, si avvicinò al divano, prese la borsa da spiaggia e si avviò
verso la porta.
-
Dove stai andando?- Le chiese Tony interdetto.
-
Riaz mi sta aspettando in piscina, ho già tardato troppo. Rimani in camera e
non farti vedere, altrimenti complicherai tutto.- Gli rispose seria senza guardarlo,
tenendo la mano ferma sulla maniglia della porta.
-
Fai come vuoi… stai solo attenta a Braida, lui sa, vi conosce.- L’avvertì in
tono asciutto.
-
Non sa un bel niente… soprattutto di me.- Gli disse Ziva seccata prima di
uscire dalla stanza.
La porta
si chiuse lasciandolo da solo nella camera.
-
Maledizione!- Sferrò un pugno in aria, lanciando, subito dopo, il bicchiere,
che era appoggiato sul mobile, contro il muro.
Ziva
si era chiusa la porta alle spalle appoggiandosi pesantemente. Aveva abbassato il
capo chiudendo forte gli occhi nel sentire il frantumarsi del bicchiere
lanciato con violenza contro il muro dal collega.
“Non
ora Tony, non sono ancora pronta… perdonami”.
Questo
era l’unico pensiero che aveva affollato la sua mente, per tutto il tempo che
DiNozzo le aveva parlato, facendo violenza contro se stessa, per non cedere a
quei sentimenti che la rendevano così debole.
Respirò
a fondo, immettendo più ossigeno che poteva. Cercò di sgomberare la sua mente
da tutti quei pensieri e si preparò ad entrare di nuovo in scena.
Arrivò
in piscina. Si guardò in giro cercando con gli occhi dove era sistemato Riaz.
Lo
vide, sotto ad un ombrellone, chiacchierare amorevolmente con una cameriera che
sicuramente stava cadendo nella sua rete di uomo affascinante.
“Stupida
donna” pensò irritata. Infilò gli occhiali da sole, si stampò sulla faccia un
sorriso seducente e si avvicinò all’uomo.
-
Scusami Fernando se ti ho fatto aspettare.- Disse in tono accattivante
appoggiando una mano sulla spalla di lui e baciandogli la guancia destra.
Alzò
lo sguardo verso la donna, levandosi lentamente gli occhiali. Con gli occhi le
intimò ad andarsene e a lasciarli in pace.
La
cameriera, ricevendo quell’occhiata di rabbia, provò un brivido lungo la
schiena, che la fece desistere a rimanere. Salutò velocemente e se ne andò.
Riaz
presa la mano di Ziva e vi posò un bacio.
-
Mia cara, non temere, ora, sei l’unica che voglio…- si fermò un attimo e alzò
la testa per guardarla dritta negli occhi – al mio fianco.- Le sorrise facendo
brillare i suoi occhi.
-
Bene, mi fa piacere.- Gli sorrise.
Si
tolse il pareo con un movimento lento e sensuale, si voltò verso di lui e gli
porse il tubetto della crema abbronzante.
- Me
la potresti spalmare, ho una pelle così delicata che mi scotto facilmente.-
Sfiorò lentamente con l’indice il corpo, abbassando lo sguardo.
Una
volta che l’uomo prese in mano la crema, la donna si portò i capelli in avanti
e si slacciò il laccio del costume tenendosi il pezzo di sopra con la mano.
-
Hai una pelle così liscia Ziva… la delicatezza di un petalo di rosa non è
niente al tuo confronto.- Le disse mentre con un movimento sicuro e dolce le
passava la crema sulla schiena intanto che la sua mano si faceva sempre più
audace.
Un colpo
di tosse fece fermare la mano dell’uomo che stava procedendo pericolosamente sulla
parte inferiore della schiena della donna.
-
Scusatemi signori, ma la signora Zovid è desiderata al telefono.- Gli disse il
cameriere visibilmente imbarazzato. – se mi vuole seguire, le faccio strada.-
Le indicò con la mano.
-
Perdonami, torno subito.- Ziva gli sfiorò la guancia con le labbra.
Prese
il pareo, la borsa e seguì il cameriere.
Continua…
Lo
so è un po’ cortino (ma ho smesso di avere le visioni delle scene dei prossimi
avvenimenti, spero il motivo sia perché ho avuto un weekend troppo movimentato),
ma non volevo lasciarvi un’altra settimana senza un nuovo capitolo.
Ormai
ci siamo, non credo che mancherà tanto alla fine, anche se a dire la verità questa
fanfiction la continuerei all’infinito, mi piace troppo ^__^ (della serie come
sono modesta), suppongo che ci saranno un altro paio di capitoli 4 o 5… chissà,
dipende tutto, come al solito, come si comportano i personaggi, ormai lo sapete
meglio di me.
A
lunedì prossimo e prometto di farmi perdonare XD
Si non state sognando, c’è un nuovo
capitolo… è smettetela di sbattere gli occhi !!! ^__^!!
Non me lo aspettavo neanche io, ma è venuto da me una
mattina presto, ha bussato alla mia porta, mi ha raccontato tutto, svelandomi
un altro lato del segreto che non
potevo tenere solo per me…
Chi l’avrebbe mai detto…
Buona lettura
Light
Ziva seguì il cameriere dentro ad una stanza.
Aspettò che l’uomo chiudesse la porta.
Lo guardò dritto, affondando il suo sguardo gelido in quegli
occhi così innocenti.
Incrociò le braccia al petto e rimase ferma ad osservarlo.
L’uomo, notando la reazione della donna, fece qualche passo
indietro.
Un lieve sorriso comparve sul viso di lui.
Il cameriere respirò a fondo prima
di iniziare a parlare ma non ebbe neanche il tempo di aprire bocca, per dire la
prima parola, che la donna lo azzittì con un gesto della mano.
- Vuoi darmi una spiegazione Mcgee di questa messa in scena??-
Gli chiese arrabbiata. – Tu e Tony avete deciso di
farmi impazzire con le vostre intrusioni?- Senza aspettare una risposta del
collega, si sedette in poltrona e rivolse la sua attenzione a guardare fuori
dalla vetrata.
Per un attimo tra i due calò il silenzio.
- Che cosa ci fai qui? Ti ha detto Tony di interferire?- Gli domandò più calma mantenendo
sempre il suo tono severo.
- Mi ha mandato Gibbs.- Rispose Tim
incerto se facesse bene a riferirglielo.
Per un momento aveva creduto che l’avrebbe ucciso talmente
era arrabbiata.
Si soffermò ad osservarla. Era la prima volta, dopo tanto
tempo, che gli capitava l’occasione di guardare Ziva.
Era cambiata, non solo fisicamente, ma soprattutto
nell’anima.
Il suo esseredi Agente del Mossad si era insediato nel suo Dna, ormai, diventando
il suo stile di vita, cancellando ogni traccia di quei tre anni passati
all’Ncis, come se non fossero mai esistiti.
Dalla sua improvvisa partenza, tutto era andato a rotoli.
La squadra si era fasciata e lui, tutto ad un tratto, si era
ritrovato a non essere più considerato il pivello
ma l’Agente anziano, che aveva sotto di sé la responsabilità di gestire tre
nuovi agenti operativi.
Tutti erano cambiati a partire da Tony per finire a Gibbs.
Riaz, inconsapevolmente, aveva distrutto e sconvolto la vita
di ognuno di loro.
Respirò a fondo andandosi a sedere sulla poltrona che era di
fronte alla collega.
- Torniamo a essere una squadra.-
Le disse calmo.
A sentire quella frase Ziva sorrise e posò gli occhi su
quelli dolci dell’uomo.
- Tu non cambi mai Mcgee.- Gli rispose con affetto.
Tim si rilassò sulla poltrona.
Per un attimo, per un solo secondo, aveva temuto che quella affermazione avrebbe scatenato il finimondo. Si era
aggrappato con tutte le forze, a quel fragile appiglio, che sperava ci fosse ancora nel cuore della donna.
Lo sguardo sereno, che poco prima aveva l’Agente David,
ritornò a velarsi di quella serietà che l’aveva sempre distinta.
- Non so più cosa significa lavorare in squadra.- Sorrise
sarcasticamente – al Mossad non esiste il lavoro di squadra, al Mossad esiste
solo il lavoro del singolo.- Terminò seria.
- Sono disposizioni di Gibbs, anche se non lo dice
apertamente, lo sento che è preoccupato per voi… per te.- guardò fuori anche lui e dopo un attimo
riprese a parlare -…non gli piace che Braida
possa sapere di te, ci sono troppe incognite in questo caso. Una mano in più
non fai mai male.- continuò speranzoso – e visto come
ti ha messo le mani addosso Riaz sono sempre più convinto che essere qui non
faccia che bene.-
Si alzò e andò vicino alla vetrata. Si soffermò ad osservare
i bambini che giocavano in piscina.
- Non posso permettermi di sbagliare un’altra volta…- disse triste Tim stringendo forte i pugni
- …mi dispiace Ziva.- continuò addolorato – è stata tutta colpa mia,
avrei dovuto prevederla quell’imboscata. Io ho
sottovalutato quel bastardo, mi ha giocato.- Chiuse
gli occhi e strinse forte le mani a pugno.
- Smettila Mcgee!- Gli ordinò severa – è passato, non si può
più tornare indietro. Nessuno di noi poteva prevedere come sarebbero andate le
cose. Non fartene una colpa.- si avvicinò al collega e gli mise una mano sulla
spalla – Se quel giorno non mi avessi posizionata in
tempo, permettendo a Gibbs di trovarmi, io, a quest’ora,
non ci sarei più.- Tim si voltò verso di lei – anche
se…- si fermò un attimo staccandosi dall’amico – avrei preferito che non mi
ritrovassi.-
- Non dire sciocchezze…- la ammonì – così io sarei morto …-
fece un rapido calcolo aiutandosi con le dita delle mani – aaahhh
mi avrebbero ucciso tutti quanti in un colpo solo, prima
fra tutti Tony.- abbozzò un sorriso.
- Stupido.- Gli disse a bassa voce. – Bene, questa
telefonata è durata anche abbastanza, ora devo tornare da Riaz.- continuò assumendo il suo consueto tono severo.
Prima di uscire dalla porta si voltò verso Mcgee.
- Pivellocerca di stare attento a non farci scoprire, ci siamo
capiti?- Gli disse scherzando.
- Ah, ah, ah… molto divertente Ziva.-
Mcgee, una volta che l’Agente David fu uscita
dalla porta, si accasciò sulla poltrona.
Sorrise.
Ziva era una donna straordinaria. Aveva potuto conoscere
ogni lato del suo carattere e scoprirne quanto fosse
eccezionale.
Chiuse gli occhi per un istante e si lasciò trasportare
indietro dai ricordi.
Cinque anni fa.
Era arrivato in ufficio non vedendo nessuno, trovandolo completamente
deserto.
Sulla sua scrivania un semplice biglietto con poche parole:
“Non ho avuto tempo per salutarti di persona.
Il direttore David mi
rivuole al Mossad.
Addio Mcgee è stato
bello lavorare insieme.
Ziva”.
Si era seduto sulla scrivania incredulo
a quello che aveva letto, non capendo niente.
Era impossibile.
Il caso Badbera stato risolto con successo, avevano sconfitto e
distrutto l’intera organizzazione malavitosa. Quel giorno doveva essere un
giorno di festa, di tranquillità, invece c’era solo il deserto.
Era andato da Abby che gli aveva spiegato tutto quello che
era successo: la decisione di Ziva di partire, come si era infuriato Gibbs con
il direttore, i tentativi del capo di fermare l’Agente David, lo sconforto di
Tony nell’apprendere che la donna che amava più di se stesso se n’era andata senza lasciare una traccia e infine lo scontro che
aveva avuto con il capo.
Lui non aveva potuto fare niente.
Era rimasto impotente a subire gli eventi di quello che si
era scatenato.
Era stata una settimana difficile. Tony non parlava con
nessuno, specialmente con Gibbs. Si era chiuso in un mutismo sforzato, aiutato
anche dal fatto, che a causa della sua convalescenza, era costretto a rimanere
in ufficio. Si era buttato a capofitto alla ricerca di Ziva ma lei era come
scomparsa, come se il Mossad l’avesse cancellata.
In effetti, era stato proprio così, anche lui aveva faticato
parecchio per avere qualche briciolo d’informazioni su di lei. Gli era stato
quasi impossibile trovare qualsiasi traccia ma poi, finalmente dopo tanto
cercare, aveva scovato uno spiraglio.
Il ricordo di quel giorno era vivo e forte nella sua mente.
Erano passati tre mesi dalla partenza dell’Agente David per
il Mossad e poco a poco Tony era tornato ad essere lo stesso di sempre, anche
se lui sapeva, che dentro di sé l’amico soffriva tantissimo, ma in fondo Ziva e
Tony non erano molto differenti tra di loro,
nascondevano le loro emozioni dentro se stessi e non permettevano che uscissero
allo scoperto.
DiNozzo così aveva fatto. Si era nascosto dietro alla sua
consueta maschera da burlone.
Dopo mesi di ricerca Mcgee, finalmente, l’aveva scovata,
come se fosse ritornata in vita.
Era impegnata in una missione su dei narcotrafficanti in
collaborazione con l’Ncis.
Stava per andare da Tony quando si rese conto che non
l’aveva visto per tutta la mattina.
Il cellulare aveva squillato distraendolo dai suoi pensieri.
- Tony ma dove sei finito?- Gli aveva chiesto.
- Me ne vado Mcgee.- Gli aveva risposto semplicemente.
- Come.. non capisco… e dove?- Gli
aveva domandato incredulo.
- San Diego. Ho accettato di dirigere una squadra al reparto
dell’Ncis a San Diego. Mi spiace se ti saluto così ma
non mi piacciono gli addii.- Gli aveva detto triste.
- E Ziva…- tentò Tim.
- Non ha più importanza pivello.
L’Agente David non vuole che la trovi, me l’ha dimostrato chiaro e tondo. È ora
che inizi una nuova vita… senza di lei.-
Con quelle ultime parole, dette nel tono più gelido che si potessero pronunciare, Mcgee aveva taciuto la sua scoperta e
lo aveva lasciato andare incontro alla sua nuova vita.
Timothy, una settimana dopo la partenza di DiNozzo, era
volato insieme a Gibbs a collaborare con il Mossad.
Nonostante avesse incontrato Ziva solo per un breve istante le era apparsa diversa. Rigida, seria e controllata
nei suoi movimenti, nelle sue parole, fredda e calcolatrice, in un'unica parola
era ridiventata unkiller.
Quel giorno, quel maledetto giorno, aveva commesso l’errore
di sottovalutare il nemico e il grande esperto informatico dell’Ncis
era stato giocato da un fantasma di sistema operativo. Quando se ne era accorto, ormai, era stato troppo tardi. La bomba si
era innescata e senza pietà era esplosa togliendo la vita a
una ventina di agenti operativi e ferendone gravemente tanti altri.
Aveva faticato parecchio a rilevare la posizione di Ziva ma
fortunatamente il gps del suo cellulare non si era distrutto con l’impatto e
aveva potuto fornire le informazioni a Gibbs per trovare la donna.
In ospedale aveva trovato il capo seduto in sala d’aspetto,
con la testa appoggiata al muro, i pugni serrati e gli occhi chiusi.
Non appena aveva avvertito la sua presenza, l’uomo aveva
aperto gli occhi e lo aveva guardato.
Quello sguardo Mcgee non l’avrebbe più potuto dimenticare.
Occhi freddi, di ghiaccio, che urlavano tutta l’amarezza che
provava in quell’istante, il dolore della sconfitta.
Tim aveva temuto il peggio ma si
era risollevato subito venendo a conoscenza delle
condizioni della donna. Non si era mai spiegato il perché di quella pena che
aveva letto negli occhi di Gibbs ma con il passare del tempo si convinse che era dovuto per l’esito fallimentare della missione che aveva
costretto il capo a rimanere per un po’ di tempo al Mossad mentre lui aveva
ricevuto l’ordine di rientrare in America.
Prima di partire, era ritornato in ospedale per un ultimo
saluto a Ziva.
La collega era ancora in prognosi riservata e l’aveva potuta
guardare solo dal vetro.
Era pallida, il viso tutto graffiato e il corpo era pieno di ferite.
Aveva stretto forte i pugni: tutto quello che era successo
era per colpa sua e Tony non glielo avrebbe mai perdonato.
“Tony!!”
Quel nome era esploso prepotentemente nella sua testa.
Doveva assolutamente avvertire l’amico di quello che era
successo.
Aveva preso il cellulare in mano e stava per comporre il
numero quando una mano si era appoggiata sul suo braccio.
- Non ci pensare neanche Mcgee.- La sua voce dura e rigida era
arrivata dritta al cervello.
- Capo.- Aveva esclamato sorpreso da quell’imposizione
guardando l’uomo stupito – Tony deve sapere quello che è successo a Ziva.-
aveva insistito.
- Mcgee non discutere. DiNozzo ha iniziato
una nuova vita.- Lo aveva ammonito severamente. – Torna all’Ncis!- Gibbs aveva pronunciato quelle tre ultime parole con
un tono che non ammetteva replica.
Timothy, a testa bassa, non aveva potuto opporsi a quell’ordine ed era partito per tornare a casa, custodendo
dentro si sé, quel segreto.
Si passò una mano sul viso stanco. Da quando Ziva aveva
comunicato che Riaz doveva incontrarsi con Braida,
non aveva fatto altro che cercare informazioni su quell’uomo,
passando tutto il tempo in ufficio, dimenticandosi del resto del mondo.
Vendetta, anche lui la voleva e avrebbe
lottato con gli altri per avere giustizia.
Si alzò dalla poltrona, si sistemò la divisa da cameriere e
uscì dalla stanza.
Si guardò intorno con fare sospetto, notando che la
situazione era tutta sotto controllo, si diresse verso la camera dove lo stava
aspettando DiNozzo.
Continua…
Non chiedetemi da dove sia uscito
questo capitolo che veramente non lo so… ma quando Mcgee ti guarda con quegli
occhioni da cucciolo indifeso non gli si può dire di no e poi chi l’avrebbe mai
detto che anche lui facesse parte del segreto.
Bene al prossimo capitolo con la speranza che i lettore di H2 di
HP non mi uccidano prima perché ho trascurato la FF per dedicarmi a questa ^__^
Ciao
piccina ben tornata dalle ferie!
Grazie ragazze siete state velocissime e con delle affezionate così non
potevo tardare oltre e soprattutto con tutte le letture che ci sono state.
Emmm… leggermente in ritardo… ops… non mi ero accorta che
erano passati tutti questi giorni… ma ahimè non ho più le visioni da giorni…
spero solo che sia colpa della mancanza di tempo e relax…
Lo so, lo so, capitolo cortino ma ho pensato “meglio uno
corto che niente” nel caso di crisi di astinenza ^__^
Vi avviso… per quanto riguardo il prox chap … non so quando
arriverà, ho una visione ma purtroppo succederà solo fra un po’ e nel mezzo c’è
vuoto assoluto, anche perché ora arriva il pezzo più duro da sbrogliare e al
momento non ho la minima idea di che cosa hanno intenzione di fare i personaggi…
e poi devo trattare con Riaz e sinceramente ho un pochino di ansia a parlare
con lui…
Va bene, va bene… la smetto di blaterale altrimenti l’incipit
diventa più lungo del capitolo XD
Buona lettura
Light
Mcgee era entrato in camera trasportando il carrellino delle
vivande.
Tony non si era neanche voltato, era rimasto fermo nella sua
posizione, dritto e rigido, in piedi, vicino alla grande vetrata con lo sguardo
perso. Tim si avvicinò all’amico, in silenzio, rimanendo in attesa che lui
dicesse qualcosa.
- Sai Mcgee…- iniziò Tony, dopo qualche istante, con un tono
di voce bassa – ci ho pensato… a quello che è successo.- sorrise triste.
Silenzio.
- Tu…- riprese con voce bassa – l’avevi trovata.- Strinse
forte i pugni rendendosi conto di quando era stato stupido.
- Tony…- tentò Timothy ma si bloccò incapace di continuare,
serrando le labbra e abbassando la testa.
- L’avevi trovata, vero Mcgee?- Gli chiese DiNozzo, anche se
sapeva già la risposta.
- Si.- Rispose dispiaciuto. – scusami Tony, non avrei dovuto
tacere quel giorno… quella volta…- ma l’amico lo bloccò poggiandogli una mano
sulla spalla.
- Non è colpa tua Mcgee se sono stato e sono così stupido.-
Sorrise amaramente. – mi sono arreso, invece avrei dovuto continuare a lottare…
per lei… per noi.-
- Puoi ancora farlo.- Disse tutto in un fiato l’Agente.
- No Mcgee, ormai è tardi, il passato è passato, non
ritorna… guardiamo in faccia la realtà, io non ci sono più, c’è un’altra
persona al suo fianco.- Rispose sconsolato DiNozzo.
Timothy lo guardò pensieroso. Si passò una mano tra i
capelli e andò a sedersi sul divano, volgendo il capo all’indietro
appoggiandolo al cuscino e guardando il soffitto.
- Ti sbagli.- Gli disse rivolgendo lo guardo sull’amico –
dovresti saperlo bene anche tu che quello che i nostri occhi vedono non è mai
quello che c’è nel cuore. Non cercare soluzioni assurde solo per giustificare
la tua resa, perché hai smesso di lottare per
lei.- Terminò con voce più dura. – Non commettere lo stesso errore due
volte. Ora che è qui con te non farla più andare via.-
Tony si voltò, lo guardò dritto negli occhi, così puliti,
sinceri e fiduciosi. Gli si avvicinò, si sedette sul tavolino di fronte a lui,
gli appoggiò la mano sulla spalla tenendo il braccio teso, abbassando la testa
per qualche istante per poi rialzarla sorridendo.
- Pivello… ma dove
le tiri fuori queste frasi, dai romanzetti rosa che leggi alla sera?- Gli
chiese con il consueto tono da burlone ridendo sotto i baffi.
- Ah, ah, ah DiNozzo… tu e Ziva non cambiate mai, sempre i
soliti bambini!-
- Quando l’hai vista?- Gli domandò tornando serio.
- Prima di venire da te.- Confessò maledicendosi di essere
così abile ad incastrarsi da solo con le proprie mani. – Sono intervenuto con
una scusa perché…- si fermò incerto se riferirgli tutto.
- Mcgee?!- Lo appellò Tony con lo stesso tono di voce che
era solito usare Gibbs.
- Beh mi sembrava in difficoltà con Riaz… si, insomma…- si
allentò il colletto della divisa, all’improvviso sentiva uno strano caldo… che
fosse lo sguardo di DiNozzo che lo stava incenerendo?
- Allora?- Chiese spazientito l’Agente.
- Si stava prendendo un po’ troppe confidenze con lei e ho
ritenuto che fosse il caso di intervenire.- Finì deglutendo accorgendosi di
quello strano luccichio di rabbia che era passato negli occhi del collega.
- Stupida!- Disse arrabbiato scattando in piedi – l’avevo
avvertita a non affrettare i tempi. Dannazione!- Sbottò.
DiNozzo prese la giacca che aveva lasciato sul divano e si
avvicinò alla porta.
- Tony ma dove stai andando?- Gli chiese interdetto Mcgee.
- Vado a riprendermi mia moglie.- Gli rispose serio chiudendosi,
subito dopo, la porta della stanza alle spalle.
“Quella donna… mi sembra di conoscerla… l’ho già vista, ma
dove?” pensò Braida scorgendo Ziva uscire dalla stanza. La seguì con lo sguardo
senza perderla di vista.
Quando l’Agente David andò in terrazza dirigendosi in
piscina, l’uomo ripose il giornale che teneva in mano, si alzò e iniziò a
pedinarla.
La vide fermarsi vicino ad uomo, sorridergli teneramente e posargli
un bacio sulla guancia.
Per un breve istante i loro sguardi si incrociarono.
“Maledizione!” strinse forte i pugni rendendosi conto di
quello che stava succedendo.
Si aggiustò gli occhiali da sole e li raggiunse.
- Fernando.- Lo salutò serio squadrando prima l’uomo e poi
la donna.
Ziva, sentendo quel saluto, si girò di scatto e posò il suo
sguardo sulla persona che aveva di fronte. Un uomo sulla quarantina, alto,
corporatura robusta, capelli corti e neri, lineamenti del viso marcati e una
cicatrice che gli divideva il sopracciglio dell’occhio sinistro.
Quegli occhi: neri come la pece, duri e inflessibili, gelidi
che non facevano trapelare niente, solamente quanta durezza ci fosse nel suo
animo.
- Mia cara ti presento Stefano Braida, un mio carissimo amico.-
Le presentò Riaz allargando la sua bocca in un largo sorriso alle ultime
parole.
L’uomo le prese la mano e gliela strinse con forza
guardandola dritta negli occhi.
Ziva, a quel contatto, si irrigidì.
Un attimo, un flash.
Prima che il finimondo iniziasse e portasse alla strage lei
aveva visto quegli occhi. L’avevano guardata per un lungo istante, sorriso
glacialmente e poi era scomparso. Il tutto era durato troppo brevemente per
potersi rendere conto di quello che sarebbe successo dopo: l’esplosione e la
perdita della sua felicità.
L’Agente David istintivamente strinse con più vigore la
stretta dell’uomo.
Braida, a quel gesto, sorrise.
- Ziva Zovid, piacere di conoscerla.- Gli disse fredda.
- Non quanto me… mi creda.- Le rispose soddisfatto.
- Scusami cara, ti lascio un attimo da sola, Stefano ed io
dobbiamo discutere di alcune cose.- Le disse cingendola per la vita,
avvicinandola a sé e sfiorandole la guancia con le labbra.
- Vai pure tranquillo io prenderò un po’ di sole qui in
piscina.-
I due uomini si allontanarono sotto lo sguardo attento della
donna. Si avvicinarono al bancone del bar e ordinarono da bere.
- Ti rendi conto chi è quella donna?- Gli chiese con tono
arrabbiato Braida.
Riaz si girò a guardarlo e lo osservò per un lungo istante,
dopo di che, sorrise perfidamente.
- Stuzzica solamente il mio ego sapere che il Mossad si è
messo di nuovo sulle mie tracce.- Rise sadicamente.
- Pensavo di averla uccisa, quella maledetta.- Strinse forte
il pugno – E’ colpa sua se è andato a monte il piano, doveva morire nell’esplosione,
come cazzo ha fatto a salvarsi.- Drighignò i denti.
- Calma Stefano, tutto a tempo debito, pagherà… vedrai.- Lo
rassicurò Riaz.
Continua…
Ciao kae benvenuta nel clan,
sono contenta di ritrovarti!
Gente al prox chap… speramo
bene che riesca a prendere accordi con tutti i personaggi… che caos … mi manca
solo che entrino in sciopero e sono apposto.
Gente ci siamo… le visioni… oh si
le visioni… ci sono eccome, messe in ordine e aspettano solo di essere svelate…
con calma, senza fretta nel modo giusto…
Intanto godetevi questo capitolo… a 360° per voi Tony DiNozzo…
aaaahhh che uomo!
… è speciale questo capitolo, mi piace molto… ma non voglio
dirvi altro se non…
Buona lettura
Light
Ziva stava tranquillamente prendendo il sole.
Riaz e Braida avevano lasciato il bar e lei aveva deciso di
non pedinarli per far calmare le acque.
Non si sentiva tranquilla dopo aver visto l’occhiata che le
aveva lanciato l’uomo, non era prudente stargli alle
costole, avrebbe aspettato il momento giusto per fare la sua mossa.
Chiuse gli occhi e si rilassò.
Aveva un gran bisogno di distendere i muscoli e allentare la
tensione che, fin dall’inizio del caso, non l’aveva mai abbandonata.
Stare a contatto con DiNozzo ogni minuto, ogni secondo della
giornata aveva messo a dura prova i suoi nervi.
Non fece nessuna resistenza, non si oppose ai ricordi, per
un attimo poteva concederselo, non sarebbe successo niente, nessuno l’avrebbe saputo.
Si offrì docilmente al leggero torpidimento della stanchezza
che la estraniò dal resto del mondo, rifugiandola in
quel posto di calma e tranquillità che era il dormiveglia.
Quell’unico ricordo, vivo e
presente in lei, riemerse dal profondo del suo cuore, dove lo custodiva
gelosamente in gran segreto.
Ziva riprovò, come ogni volta che lo evocava, le stesse
sensazioni di piacere, che quella notte, si erano impadronite
di lei.
La dolcezza delle carezze di Tony.
Le labbra che scorrono sul suo collo.
Lui che scivola sul suo fisico
I baci infuocati che si impossessano
delle sue labbra, di ogni singola parte del suo corpo.
L’abbandono totale a lui.
Respirò a fondo godendo di quegli
attimi rubati al passato e del crescendo di passione che ogni ricordo risalente
alla mente le provocava.
Si morse le labbra riprovando lo stesso piacere intenso di
quella notte.
Ziva appoggiò le mani sul ventre, delicatamente, con amore e
quell’istante di emozione si
spense lasciando il vuoto.
Una lacrima sfuggì al suo controllo rigandole la guancia.
L’Agente David si passò velocemente la mano sul viso per
scacciarla dandosi della stupida per essersi fatta fregare, un’altra volta, dai
suoi sentimenti e dai quei maledettissimi ricordi.
Aprì gli occhi e incontrò quelli caldi e verdi cristallini
di lui.
- Tony!- Esclamò sorpresa mettendosi a sedere sulla sdraio, prendendo velocemente gli occhiali da sole,
che prima aveva appoggiato sul tavolino lì accanto, e li indossò per mascherare
i suoi occhi.
- Sei già tornato?- Gli chiese guardando in giro per vedere
se c’erano Riaz e Braida nei paraggi.
Tony non rispose, rimase ad
osservarla. Non gli era sfuggita quella lacrima che le aveva rigato
la guancia, e quei suoi occhi così neri e profondi, dove si era affogato chissà
quante volte da perdere il conto, velati da tutta quella tristezza.
DiNozzo agì distinto.
Si sedette accanto a lei, le tolse gli occhiali e si perse
in quella pozza di oro nero, appoggiandole
delicatamente la mano sulla guancia, accarezzando con il pollice la sua morbida
pelle.
Ziva si perse nei suoi occhi che la guardavano così intensamente,
in quel modo speciale che solo lui sapeva fare, che le impediva perfino di
respirare e di far battere il cuore.
Lasciò andare il suo corpo rimasto rigido, non appena aveva
sentito la mano di lui sfiorarle la guancia, e si fece
avvolgere dalla sua passione.
DiNozzo, lentamente, molto lentamente avvicinò il viso della
donna e vi posò le labbra sulle sue. Rimase fermo un attimo, assaporando quel
lieve contatto e poi si lasciò andare ai suoi sentimenti. L’attirò a sé,
prendendole il viso con entrambi le mani, approfondendo l’intensità del bacio,
piegandole lievemente il capo all’indietro.
Questa volta non ci fu nessuna lotta, nessun risentimento,
niente di niente, lasciarono solo spazio ai sentimenti e per la prima volta,
dopo tanto, tantissimo tempo, i due cuori, che per anni si ero
rincorsi, scontrati, ignorati, perfino rifiutati, si unirono teneramente.
Si staccarono per riprendere fiato e Tony appoggiò la fronte
su quella di lei.
Erano entrambi ad occhi chiusi aspettando che il respiro si regolarizzasse.
- Ora che ti ho ritrovato, non ho nessuna intenzione
di lasciarti andare via lontano da me.- Le disse serio, con voce calma, sicura
e decisa, come non lo era mai stato.
Ziva, a quella affermazione, si
staccò da quel contatto.
Lo guardò dritto negli occhi, e dopo qualche secondo, gli sorrise.
- Gibbs sarebbe fiero di te.- Gli disse semplicemente.
- Non dirmi che teme di avermi come rivale?-
Le chiese serio.
L’Agente David rimase a fissare per qualche secondo il
collega.
Si alzò dalla sdraio, si annodò il
pareo in vita e rivolse nuovamente lo sguardo sull’uomo che era rimasto
sorpreso dalla sua reazione.
- Non dire sciocchezze DiNozzo.- Sfrecciò indossando la sua
maschera di Agente del Mossad. – non sai neanche di
cosa stai parlando.-
Tony si sentì come un bambino che non poteva capire le cose
dei grandi.
Scattò in piedi e si mise di fronte alla donna.
- Io non scherzavo Ziva…- la fissò negli
occhi – non ti lascerò andare via.- Terminò serio abbracciandola, subito
dopo, stretta a lui – tu sei solo mia.-
Le sussurrò all’orecchio assaporando il suo profumo di vaniglia e rosa.
Ziva rimase ferma nella sua posizione non corrispondendo
all’abbraccio dell’uomo, ma non poté impedirsi di sorridere a quel gesto così
deciso e determinato.
DiNozzo in quegli anni era cambiato, doveva ammetterlo,
questa volta non sarebbe stato semplice allontanarsi
da lui e scomparire nel nulla come aveva fatto cinque anni fa.
Un colpo di tosse infranse quello strano momento che si era
creato tra di loro.
I due agenti si voltarono e rimasero agghiacciati vedendosi
di fronte i due malviventi.
- Signor Zovid è tornato.- Gli
disse Riaz avvicinandosi porgendogli la mano che Tony gli strinse forte.
- Si non riuscivo più a stare
lontano da mia moglie.- Gli sorrise e poi guardò con la coda dell’occhio la
donna.
- Lasci che le presenti il mio amico Stefano Braida.-
L’uomo si porse in avanti e fronteggiò l’Agente osservandolo
con attenzione, scrutando ogni sua ruga d’espressione, come quasi volesse leggerli nella mente.
Tony rimase impassibile, non disse e non fece niente di anormale, come se quell’uomo,
che si trovava di fronte a lui, fosse un angelo caduto in terra e non venuto dall’inferno.
- Sua moglie è veramente splendida, è
un uomo fortunato.- Braida lasciò vagare il suo sguardo sul corpo della donna
facendo comparire, subito dopo, un sorriso soddisfatto.
Istintivamente DiNozzo abbracciò la donna semi nascondendola
con il suo corpo.
- Lo credo anche io!- Scherzò l’Agente cancellando dal suo
viso l’espressione seria e indossando la sua maschera da burlone.
- Ma mi è venuta una splendida idea… perché non ceniamo tutti insieme, passeremo sicuramente una splendida serata.-
Propose Riaz ad un tratto.
- Molto volentieri signor Riaz ha avuto una splendida idea.-
Rispose prontamente Tony posando la mano sulla spalla dell’uomo picchiettandola
leggermente.
- Fernando, Tony… è tempo che ci diamo del tu, io e Ziva
ormai lo facciamo fin dall’inizio del nostro incontro.- Sorrise seducente alla
donna sottolineando il doppio senso che volutamente
aveva messo in quelle parole.
- Perfetto Fernando!- Gli sorrise
l’Agente stringendo volutamente la presa sulla sua spalla facendolo apparire
come un gesto di assenso – allora ci vediamo sta sera al ristorante. Ora se
volete scusarci non vedo l’ora di fare una bella doccia e rilassarmi un attimo
dopo questa intensa giornata di lavoro.- Rise di gusto
cingendo con il braccio la vita della moglie.
- A sta sera signori Zovid.- Li salutò Braida, non prima di aver lanciato uno
sguardo gelido alla donna.
I due agenti si incamminarono con
passo tranquillo tenendosi per mano.
Ziva voltò lo sguardo verso destra e con un leggero segno
del capo fece cenno a Mcgee, che si trovava dall’altra parte della piscina, di
rimanere a controllare i due uomini. L’Agente confermò impercettibilmente con
un gesto del viso.
Entrarono in camera in silenzio. Ziva si chiuse in bagno a
cambiarsi e farsi una lunga doccia, voleva togliersi a tutti i costi, quello
sguardo di Braida, che insudiciava ogni piccola parte del suo corpo.
Tony si sedette sul letto, togliendo la giacca gettandola
sulla sedia, allentando la cravatta per poi sfilarsela e slacciando i primi
bottoni della camicia arrotolando le maniche.
Si passò una mano tra i capelli. Si sentiva strano e per
niente tranquillo. Aveva una brutta sensazione che lo rendeva ancora più
agitato.
“Come diavolo fa ad apparire così tranquilla” pensò
incuriosito ma nello stesso tempo sconcertato fissando la porta che lo divideva
dalla collega.
Si lasciò cadere indietro, distendendosi sul letto.
“Che giornata!” pensò esausto da
quella situazione.
In un colpo solo gli avevano mostrato la verità facendogli
aprire gli occhi su quello che era, ma c’erano al momento un sacco di incognite che doveva trovare la soluzione.
DiNozzo, ancora, non poteva crederci.
Gibbs e Ziva.
- Non può essere.- Si lasciò sfuggire.
Non voleva crederci. Il capo sapeva quanto amasse quella donna, più di se stesso.
Perché gli aveva fatto questo.
Chiuse gli occhi, non volendo accettare quelle
vocina che insinuava tutti i dubbi nel suo cuore, ma appena lo fece, gli
apparvero tutti gli istanti che li aveva visti insieme in atteggiamenti troppo
intimi.
- Maledizione!- Aprì gli occhi e chiuse la mano a pugno.
“Gibbs” quel nome
detto con tanta disperazione non aveva potuto cancellarlo dalla sua mente.
- Non può essere.- Si ripetè ad
alta voce cercando di aggrapparsi con tutta la forza che aveva a quella fragile
speranza che gli continuava a ripetere che, quello che i suoi occhi avevano
visto, non era la realtà.
Sentì l’acqua della doccia fermarsi e dopo qualche minuto
Ziva uscì dal bagno avvolta nell’asciugamano, mentre
si asciugava con un altro i capelli.
Tony si mise a sedere di scatto vedendola. Per un tempo
indefinito rimasero a guardarsi.
DiNozzo fece scivolare il suo sguardo dal viso dell’Agente
David, alle sue labbra che istintivamente lei socchiuse, al collo, fino a
seguire la gocciolina d’acqua che si insinuava tra i
seni fin dentro l’asciugamano.
Ziva, sotto quello sguardo, si sentì bruciare.
“Se cedi ancora non tornerai più indietro.”
Si rammentò facendosi forza.
Tolse lo sguardo da quello di lui e si avvicinò al letto e
si sedette al suo fianco.
- Che ne pensi?- Gli chiese
cercando di tenere a bada il suo cuore che batteva all’impazzata.
- Non lo so…- rispose Tony, dopo qualche secondo,
distendendosi di nuovo sul letto e fissando la schiena della donna che era
rimasta ferma nella sua posizione – Mi ha sorpreso la cordialità di Riaz ma
questo gioca a nostro favore, avremo la possibilità di stare insieme a lui e a Braida, in modo da permettere a Mcgee di agire in
disturbato.-
L’Agente David, sentendo il nome del collega, sorrise.
- Si lo so, sembra buffo pure a me,
il pivello, Agente anziano cose
dell’altro mondo!- Le disse intuendo i suoi pensieri nonostante fosse di spalle
e non potendo vedere l’espressione del suo viso.
- Che fai leggi nel pensiero?- Gli
chiese scherzando.
- Non come vorrei… Vice Direttore David!- Le rispose calmo
in tono serio.
Ziva sentendosi chiamare in quel modo, si voltò appoggiando
una mano sul letto, roteando il busto a metà.
- Oggi ho avuto molto tempo per indagare…
sapere… capire… – le disse piano lasciando qualche secondo tra una
parola e l’altra - Immagino che dovrei farti i miei complimenti…- le disse
sarcastico – al Mossad, fra non molto tempo, avranno un altro direttore David.
Non mi stupisco che ti trovi così bene con Gibbs, in fondo siete quasi alla
pari.-
Ziva si alzò in piedi stringendosi più forte l’asciugamano
attorno al suo corpo e lo guardò fredda.
- DiNozzo non dirmi che soffri di inferiorità?-
Sfrecciò ironica.
Tony si alzò dal letto e si mise di fronte a lei.
Tuffò i suoi occhi in quella pozza nera che non gli permettevano di intravedere niente, niente di niente, niente
di lei.
Alzò la mano e le accarezzò la guancia. Senza parole, solo
quel semplice gesto.
- Prima o poi dovrai dirmelo Ziva.-
Le disse serio tenendo la mano sulla guancia con tenerezza.
Si staccò da lei e si avvicinò al mobile per prendere il
necessario per la doccia.
L’Agente David era rimasta pietrificata
dalla sua reazione. Si era aspettata che l’avrebbe aggredita, dopo quella
provocazione con la quale l’aveva freddato, e invece, aveva agito come mai si
sarebbe aspettata.
Sentì freddo e starnutì percorsa dai brividi.
Tony la guardò un attimo, sorridendo dolce. Le si avvicinò e le appoggiò il suo accappatoio sulle spalle.
- Sono cambiato Ziva…- le disse serio chiudendo
l’accappatoio – Ora so quello che voglio…- le sorrise – puoi continuare a
comportarti freddamente, essere distaccata con me, proseguire a sbeffeggiarmi
con quel tono da dura Agente del mossad, trafiggermi con i tuoi occhi neri e
freddi, mettere Gibbs in mezzo… tra di noi… - fece una
piccola pausa -… ma io non ho nessuna intenzione di mollare.- le sorrise di
nuovo guardandola dritta negli occhi appoggiando la fronte su quella di lei
stringendo più saldamente l’accappatoio al suo collo – Io voglio te e farò di
tutto per farti tornare da me.-
La guardò sicuro. Aveva preso finalmente una decisione, non
si sarebbe più voltato indietro, non avrebbe più guardato al passato con odio,
il suo unico obiettivo sarebbe stato lei, lei e solo
lei, fino a puntare dritto alla verità.
Si staccò da Ziva, lasciandola, forse per la prima volta da
quando si conoscevano, senza parole, sorpresa,
esterrefatta dal suo comportamento.
La partita questa volta l’aveva
vinta lui.
Prese le sue cose, si avvicinò alla porta del bagno ma prima
che potesse aprirla si voltò a guardarla.
- So aspettare Ziva, lo so, prima di tutto
la missione.-
Detto ciò si chiuse in bagno soddisfatto di essere riuscito
a tenerle testa.
Continua…
Allora mi sono fatta perdonare per il capitolo precedente ????penso di sì ^__^
Se poi mi lasciate un
commentino sono ancora più contenta… se lo leggete soltanto sono contenta lo
stesso, perché mi emoziona sempre vedere quante letture ci sono ad ogni nuovo capitolo
Eccomi, eccomi… in ritardo ma ci sono per il nostro consueto
appuntamento del lunedì…
Capitolo piccino ma a me piace un sacco… ormai ci siamo…
questa è la calma prima della tempesta…
Buona lettura
Light
Incredula, sconcertata, soddisfatta, compiaciuta?
Ziva non sapeva che cosa provava in quel momento. Si era
lasciata cadere sulla sedia, dopo che Tony si era chiuso in bagno, ed era
rimasta a fissare per qualche minuto la porta.
Sorrise, per la prima volta dopo tanto tempo, serena.
La guerra tra loro era finalmente arrivata alla resa dei
conti e per una volta tanto DiNozzo aveva vinto, si vinto, battendola d’anticipo,
abbattendo con quelle parole i muri che, in quegli anni, aveva costruito
saldamente e dove si era rifugiata per nascondere agli altri l’immenso amore
che provava per quell’uomo che era riuscito a
cambiare la sua vita.
No, non aveva dimenticato niente di quei tre anni passati a
lavorare al suo fianco e ora, più di allora, ne era
consapevole. Tony era sempre rimasto dentro di lei. La paura di essere ferita,
la paura di soffrire le aveva permesso di nascondersi
dietro a quella finzione, ma ora la decisione di Tony di volere solo lei, le
aveva aperto gli occhi.
“Tu sei mia” tre
semplici parole che le avevano fatto capire che era
solo sua e di nessun altro, e di chi
altro poteva essere se non sua?
Sorrise
Presa la spazzola e iniziò a pettinarsi i capelli fissando
la sua immagine allo specchio.
Sorrise un’altra volta mentre l’immagine dell’uomo che la
guardava con i suoi occhi verdi ritornava alla mente e le faceva battere più
forte il cuore.
Respirò a fondo.
Chiuse gli occhi e strinse forte la spazzola tra le mani.
Avrebbe dovuto dirgli tutto… prima o poi…
ormai non poteva più rimandare.
“Non ci posso pensare ora!” si disse dura “devo tenere la
concentrazione altrimenti sarà la fine per entrambi”.
Risoluta da questo pensiero si alzò dalla sedia e iniziò a
prepararsi per la sera.
Prese dall’armadio un abito nero in seta
che fasciava il suo corpo con una generosa scollatura sulla schiena. Si
lisciò i capelli, rendendoli setosi e morbidi come fili d’erba, si truccò
lievemente e fu pronta.
Uscì fuori al balcone, si appoggiò alla balaustra e si
lasciò accarezzare dal vento caldo della sera. Chiuse gli
occhi per cercare di trovare la concentrazione che aveva perso da quello che
era successo.
Respirò a fondo percependo il suo profumo di muschio bianco.
Aprì gli occhi e si voltò verso la camera, facendo pochi passi rimanendo ferma
all’ingresso.
Tony si stava finendo di allacciare gli ultimi bottoni della
camicia. Ziva rimase ad osservare ogni suo piccolo movimento non riuscendo a
staccargli gli occhi da dosso. Vederlo così deciso e sicuro di sé lo aveva
mostrato diverso ai suoi occhi, era come se lo avesse ritrovato, riscoperto.
Si avvicinò, gli prese dalle mani la cravatta e lo guardò
dritto negli occhi con amore.
- Lascia faccio io.- Gli aveva
detto dolcemente.
Gli angoli della bocca di DiNozzo si erano piegati in un
timido sorriso.
Respirò impercettibilmente in modo di avvertire il profumo
di vaniglia e rosa della donna.
- Fatto!- Gli disse lisciandogli la cravatta – ora sei
perfetto.- Gli sorrise.
Tony rimase fermo, colpito da quel sorriso spontaneo. Aveva
una gran voglia di stringerla tra le sue braccia, di baciare ogni singola parte
del suo corpo, di armarla all’infinito, ma trattenne il suo istinto, non poteva
cedere, non ora, che l’aveva ritrovata, e che piano, piano, stavamo percorrendo
la strada uno a fianco dell’altro.
- Grazie.- Le disse con voce calda, prendendole la mano e
avvicinandola alle labbra per posarle un fugace bacio.
- Ora è meglio andare.- Gli disse riprendendosi dal
torpidimento che quel gesto le aveva causato.
Tony aprì la porta e le cedette il passo.
I due agenti stavano percorrendo il corridoio ed erano
stranamente silenziosi.
- Nervosa?- Tentò DiNozzo per rompere quel silenzio.
- No.- Rispose Ziva seria avvicinandosi a lui e facendo
scivolare la mano nella sua.
Tony si sorprese di quel gesto e girò la testa di scatto a
guardarla cercando di capire il perché di quell’atteggiamento.
- Siamo una squadra.- Ziva sorrise rispondendo alla sua muta
domanda stringendo più forte la presa della mano che il collega ricambiò
subito.
- Si, io e te.- Confermò lui consapevole di
averla ritrovata.
Gibbs, che non li aveva persi neanche un minuto di vista,
sorrise.
“Finalmente ho di nuovo la mia squadra” pensò più sereno,
vedendo l’atteggiamento dei suoi agenti.
L’espressione luminosa che era comparsa sul suo viso si tramutò in una più dura.
Era preoccupato e se il suo istinto non lo ingannava ben presto sarebbe accaduto qualcosa.
Braida non gli ispirava fiducia, sapeva che nascondeva
qualcosa e questo lo aveva messo in allarme affiancando a Ziva e a Tony la
presenza di Mcgee.
Riaz era pericoloso e in coppia con l’altro malvivente era
ancora più crudele.
Jethro non aveva dimenticato: no, non aveva dimentica
niente: l’avrebbe pagata fino all’ultima lacrima che aveva fatto versare a
Ziva, fino all’ultima goccia di sangue di Jenny che gli aveva macchiato
l’animo, avrebbero pagato, oh si se avrebbe pagato.
Strinse forte i pugni, serrando la mascella.
- Mcgee i piccioncini sono entrati in azione. Occhi aperti.-
Aveva avvisato l’Agente con il suo consueto tono autoritario, prima di
scomparire nel nulla.
Tony, prima di entrare al
ristorante, si fermò e bloccò anche Ziva.
La guardò dritta negli occhi.
- Ziva promettimi una cosa…- aspettò qualche secondo –
promettimi che non farai niente di avventato. Non ho
ancora capito che cosa ti ha fatto Riaz, ma qualunque cosa sia, ti prego, non
cedere alla vendetta, non rischiare più del dovuto…-
L’Agente David gli posò un dito sulle labbra facendolo
tacere.
- Io non cerco vendetta…- iniziò dura – io lo voglio morto.-
terminò seria, glaciale con un tono che non perdonava.
DiNozzo le strinse ancora più forte la mano e fece l’unica
cosa che gli rimaneva da fare.
Avvicinò il viso a quello della donna. Con il dito segnò la
forma delle sue labbra.
- Fidati di me.- Le soffiò sulle labbra prima di posarle un
bacio che la toccò teneramente.
- Va bene.- Gli disse piano, abbassando la testa
appoggiandola sul suo petto, tranquillizzandosi sentendo il battito del suo
cuore.
- Volete che vi accompagno al tavolo?- Gli chiese una voce alla loro spalle.
I due Agenti si staccarono imbarazzati riconoscendo quella
voce.
- Molto gentile Timothy ma non ti aspettare una lauta
mancia.- Lo sbeffeggiò Tony.
Per risposta Mcgee gli lanciò uno sguardo di fuoco.
- C’è anche lui?- Chiese ad un tratto Ziva con una lieve
intonazione di ansia.
- Si.- Le rispose Tim.
- Bene, siamo al completo, allora.- Tony riprese la mano
della donna come chiaro simbolo che lei apparteneva solo a lui – andiamo?- Le
chiese.
Ziva sorrise, divertita da quel gesto, in fondo una piccola
parte di bambino gli era rimasta.
- Prego di qua.- Gli disse l’Agente facendogli segno con la
mano di seguirlo e li accompagnò al loro tavolo dove li stavano già aspettando
i due uomini.
Continua…
Per il prossimo capitolo non lo so… ho bisogno di calma che
in questo momento non ho, anche perché sarà molto
difficile descrivere la visione che ho… speriamo che mi lascino tranquilla XD
Grazie ragazze sono commossa
siete troppo buone, vi adoro!!! Questa storia riesce
ad andare avanti perché ci siete voi, altrimenti i tempi di stesura sarebbero moooooolto lunghi.
Identity benvenuta nel club,
sono felice che hai recuperato, grazie anche per aver letto e commentato la FF
Badb.
Eccomi… non disperate che prima o poi
arrivo… è da giorni che una parte di questo capitolo è già pronto… ma ahimè la
malignità dei due è proprio difficile da gestire e mi sta dando un sacco di problemi…
ora ho la calma vediamo se mi aiuta a disfare gli eventi…
In ogni capitolo c’è sempre qualcosa di speciale (soprattutto
ora che la storia si sta evolvendo) … anche in questo c’è: è momento privato, mi piace molto per la
sua tenerezza/delicatezza anche perché si è scritto da sè…
vediamo chi indovina qual è…
Buona lettura
Light
Riaz e Braida smisero di parlare non appena videro approssimarsi
la coppia.
Entrambi si alzarono appena si avvicinarono al tavolo.
- Ziva sei splendida sta sera.- Le
disse prontamente Riaz prendendole la mano, baciandola e trattenendola più del
dovuto nella sua.
- Concordo pienamente con Fernando.- Le sorrise malizioso
Braida. – Prego.- Le costò la sedia dal tavolo e la invitò a sedersi vicino a
lui.
L’Agente David, sorpresa dal quel gesto, cambiò un’occhiata
veloce con Tony e sorridendo appena si sedette.
Avere quell’uomo accanto la rivoltava.
Un senso di nausea le aveva preso
lo stomaco bloccandole perfino il respiro.
Odiava terribilmente Braida, molto più di Riaz.
Lui, era stato lui a infrangere i
suoi sogni di una vita felice, la possibilità di creare la sua famiglia, era
per colpa sua se aveva sofferto così tanto da sentire il cuore frantumarsi in
mille pezzi.
Per colpa sua, aveva fallito la missione e oltre ad aver
perso l’opportunità di tornare da Tony, la gioia di essere
madre, aveva dovuto ripresentarsi a testa bassa dal padre, che le aveva sorriso
cinicamente, per essere riuscito a piegare, per la prima volta, quella figlia
che aveva osato ribellarsi al suo volere, che aveva creduto alle sue parole di
lasciarla libera se avesse portato a termine quella missione, di poter
cancellare il suo essere di Agente del Mossad, di creare una vita lontano da
lui e dal destino che le aveva programmato fin da quando aveva emesso il primo
vagito.
“Tu appartieni al Mossad, non puoi opporti Ziva!” le rimbombarono
nella mente quelle parole dette con tanta freddezza, no da un padre, ma da un
suo superiore: il direttore David.
Aveva stretto i pugni con forza, come allora, serrando le
labbra e aveva osservato l’uomo che aveva a fianco con sguardo glaciale mentre le
stava versando da bere.
Strinse il tovagliolo nella mano destra per impedirsi di
reagire a frantumargli l’intera bottiglia di vino sulla testa.
“Calma Mossad” pensò DiNozzo vedendo la reazione della
donna.
L’Agente appoggiò la mano su quella della collega,
intrecciando le loro dita. La donna inizialmente si irrigidì,
ma dopo qualche istante, si rilassò sentendosi stringere con dolcezza la mano.
Tony incontrò i suoi bellissimi occhi neri e le sorrise
teneramente, come per dirle, “ci sono io
qui al tuo fianco”.
Il senso di nausea svanì e l’ossigeno ritornò a gonfiarle i
polmoni permettendole di respirare normalmente.
Non doveva lasciarsi trasportare dalle emozioni, altrimenti sarebbe stata la fine. Respirò a fondo e posò lo sguardo
sulle due mani strette tra loro.
Sorrise. Era di nuovo al suo fianco, non più lontana da lui
e questa bellissima sensazione di averlo ritrovato le dava una nuova forza.
La cena passò tranquillamente. Per chi li guardava erano
solamente 4 amici che non si vedono da parecchio tempo
e non avrebbe mai pensato che invece fossero due agenti dell’Ncis insieme a due
malviventi.
- Lo sa Ziva che questa sera è veramente molto bella.- Le
disse Braida ad un certo punto alla fine della cena, a bassa voce, facendo
scivolare la mano sulla coscia della donna.
L’Agente David si girò a guardarlo e con un movimento
leggero della mano, fece scivolare il coltello dal tavolo in modo tale che ferisse il braccio dell’uomo.
- La ringrazio del complimento, me lo
continua a ripetere anche mio marito.- Sottolineò decisa sorridendogli
cinicamente mentre osservava l’uomo che si massaggiava il braccio dove il
coltello era caduto ferendolo leggermente.
Sporgendosi di più verso l’uomo gli disse:
- Se fossi in lei terrei le mani a posto…- lo guardò dura – mio marito è un tipo molto geloso.- Gli sorrise
rimettendosi al suo posto – Signori scusatemi ma se permettete vado un attimo a
rifarmi il trucco.- Lanciò una breve occhiata a Tony e poi si diresse verso la
toilette.
Ziva era furiosa e si impose di calmarsi,
se fosse rimasta ancora qualche istante a quel tavolo avrebbe mandato al
diavolo l’intera missione. Quel viscido come aveva osato
toccarla.
“Che schifo!” pensò disgustata
sentendo ancora il tocco di quella mano sulla coscia.
Aprì la porta della toilette e la chiuse dietro le spalle
appoggiandosi pesantemente.
Troppa rabbia c’era dentro di lei e che a stento riusciva a
trattenerla.
La tentazione era forte. Avrebbe potuto impugnare la sua pistola
e sparargli dritto in fronte… ma no, non l’aveva fatto, non aveva
ceduto al suo essere killer.
Chiuse gli occhi per un attimo, per capire che cosa doveva
fare.
- Tutto bene?- Gli chiese l’uomo.
- Gibbs.- Disse calma incontrando quelle iridi celesti a lei
famigliari per poi socchiudere gli occhi di nuovo abbassando la testa.
Jethro era da un po’ che l’osservava. L’aveva vista felice,
i suoi occhi brillavano e il cuore di lui si era
riscaldato a questa consapevolezza. Ora vederla in quello stato gli faceva
male. Nonostante si dimostrasse una donna forte che non si
piegava di fronte a niente, sapeva che quello che stava passando la stava
annientando nell’animo. Rivivere quegli attimi dolorosi, dove la sua
vita era stata sconvolta e abbattuta, ma soprattutto trovarsi al fianco
dell’uomo che era la causa del suo dolore, non doveva essere facile per lei.
Alla mente riaffiorarono uno, ad uno quei
giorni, dove piano, piano aveva raccolto con fatica i cocci della vita
della donna e l’aveva aiutata a risollevarsi dalle tenebre. Lei, si era
aggrappata con tutte le forze a lui e lui, non le aveva permesso
di mollare neanche una volta.
Per giorni era rimasta in silenzio, chiusa nel suo dolore,
per lei così difficile da esternare agli altri. Era rimasto al suo fianco,
tenendola stretta tra le sue braccia e aspettando il momento che si sentisse
pronta a parlare.
Era notte fonda. Si era appena addormentato ma si era
svegliato poco dopo scosso dai singhiozzi di Ziva, che finalmente si era
lasciata andare. L’aveva cullata a lungo cercando di tranquillizzarla.
- Era la mia ultima possibilità di tornare da Tony.- Gli
aveva confidato – ora non me lo permetterà più. Ho fallito un’altra volta e me
la farà pagare. Non mi ha mai perdonato l’errore di Badb, per
colpa della mia negligenza è morto un’innocente. “Ti sei rammollita a
stare in America!” mi ha detto quella sera al telefono “Torni al Mossad”. In
questi mesi ho cercato di oppormi, dimostrandogli con tutta me stessa che ero quella di sempre, la stessa persona che aveva addestrato
ad essere un killer, ma ho perso…tutto...non potrò più essere libera…- Aveva
terminato rifugiandosi nel suo abbraccio.
- Non lo permetterò Ziva.- Le aveva promesso.
In quegli anni aveva cercato in ogni modo di staccare
l’Agente David al Mossad.
Il direttore Shepard, più volte, aveva litigato con il
direttore David per ottenere la collaborazione della donna con l’Ncis come in passato, ma lui le rispondeva sempre con il
solito tono freddo e superiore “la vostra chance l’avete avuta. Ziva è del
Mossad.”.
Non avrebbe mai immaginato che ci sarebbe riuscito solo
grazie alla morte di Jenny.
Strinse forte i pugni per non cedere all’immensa rabbia che
covava dentro di lui.
- Sto bene… è difficile Gibbs.-
ammise Ziva dopo un attimo, aprendo gli occhi e incontrando quelli azzurri e
limpidi di lui che non si era tolti da lei.
- Lo so.- Le rispose mettendo da parte i suoi pensieri e continuando
ad osservarla aspettando i suoi tempi.
- Smettila.- Gli disse dopo un po’ non sopportando più il
suo sguardo su di sé avvicinandosi all’uomo. – Se ti
dico che sto bene, sto bene. Ora ho Tony al mio fianco, finalmente so che posso
contare di nuovo su di lui. Non era questo che volevi fin dall’inizio? La tua
squadra al completo, unita come una volta.- Gli disse fredda, attaccando come
il suo solito, piuttosto di sentirsi indifesa sotto quegli
occhi che avevano la capacità di leggerle l’anima.
Gibbs non disse niente, la guardò con quelle
sue iridi freddi all’apparenza ma che in realtà esprimevano molto di più
se solo uno si soffermava a osservarle veramente.
- Mi odierà…- continuò spinta dal
suo silenzio – quando gli dirò la verità.- Abbassò la testa sconfitta da quella
verità che portava nel cuore.
Jethro mosse qualche passo con l’intenzione di uscire, si
avvicinò a Ziva, accostando le loro spalle e fece scivolare la mano nella sua
afferrandole due dita.
- Non pensare per DiNozzo, lui è cambiato, potrebbe
sorprenderti ancora.- Lasciò quel contatto e le strinse la mano intrecciando le
dita per un breve istante. – rimani concentrata Ziva.-
- Si capo.- Sorrise lievemente
riscaldata da quel gesto.
Gibbs lasciò nella sua mano un piccolo microchip.
- Sistematelo addosso così sapremo sempre dove siete.- Le
disse con il suo tono autoritario e senza aspettare la reazione dell’Agente
uscì dal bagno.
La donna aprì la mano che istintivamente si era richiusa
sentendo quel piccolo strumento.
Lo osserverò attentamente e poi lo posizionò
sotto l’orologio. Si sistemò il trucco, scambiò uno sguardo deciso con
l’immagine riflessa nello specchio, trovò di nuovo la concentrazione e si sentì
pronta a raggiungere gli altri.
I tre uomini vedendola arrivare si alzarono
contemporaneamente. Subito Tony le fu vicino e la circondò la vita con il suo
braccio attirandola a sé.
- Tutto bene?- Le chiese non riuscendo a
nascondere l’apprensione che racchiudeva quella domanda tuffandosi nei suoi
occhi alla ricerca di qualche segnale da parte della collega.
Ziva gli appoggiò la mano sulla guancia sinistra facendogli
avvicinare il viso al suo e gli posò un bacio.
- Sto bene.- Gli rispose poco dopo con tono caldo quando
incontrò i suoi occhi.
Lui sorrise appena. Si impose di
staccare gli occhi da quelli della donna che come calamite lo tenevano legato a
lei e rivolse l’attenzione verso gli altri due uomini che li stavano osservando
incuriositi dal loro atteggiamento.
- Vogliamo andare?- Gli chiese prontamente Tony per
togliersi da quella imbarazzante situazione. Fece
segno con la mano a Ziva di avviarsi e tutti insieme
uscirono dal ristorante.
- Grazie per la cena!- Disse DiNozzo fermandosi nella hall insieme agli altri.
- E’ stata una serata molto piacevole.- Aggiunse Ziva.
Riaz sollevò gli angoli della bocca in un ghigno.
I due agenti notarono il movimento di Braida che si posizionò dietro alle loro spalle. Gli bastarono pochi
secondi per capire che cosa stava succedendo.
- Sarebbe un peccato finire questa serata così presto,
perché non la continuiamo sul mio yatch.- Gli propose
il malvivente.
- Ci piacerebbe molto, ma oggi per me è
stata una giornata faticosa e sinceramente non vedo l’ora di andare in
camera a riposare.- Gli rispose prontamente Tony avvertendo il pericolo.
- Ziva tu che ne dici?- Gli propose ad un tratto Riaz
sorprendendo i due agenti con quella richiesta.
L’Agente David non rispose guardò
dritto negli occhi il malvivente.
Vide lo strano luccicore di perfidia brillare nelle iridi
dell’uomo. Un brivido le percorse la schiena.
- Stefano mi sa che i nostri amici hanno bisogno di un
invito un po’ più convincente, tu che ne dici?- Gli chiese usando il suo tono
beffardo.
- Hai proprio ragione Fernando!- Rise sguaiatamente Braida.
La tensione tra le due coppie si poteva
tagliare a fette talmente era tesa.
Ziva stava per rispondere quando sentì la canna della
pistola toccarla in mezzo alla schiena un po’ più sotto le scapole.
Trattenne il respiro e i suoi occhi divennero più neri della
pece, più duri del ghiaccio, più profondi del buio.
- Visto che ci tieni così tanto,
vengo con te.- Disse gelida.
- No mia cara, andremo insieme non sarebbe cortese se non
venisse, mica ti posso lasciare da sola…- Tony le strinse la mano dolcemente e
la guardò facendo finta di non notare la pistola puntata alla schiena della
donna che Braida teneva sotto la giacca – in fondo sono curioso di vedere lo yatch di Fernando, chissà potemmo mettere in preventivo a
comprarne uno anche noi.- Rivolse la sua attenzione a Riaz – deve sicuramente
essere strepitoso.- Terminò con la sua aria da
burlone.
- Sono contento che hai cambiato
idea Tony, vedrai ci sarà da divertirsi…- si avvicinò alla donna e la guardò
dritto negli occhi catturando il suo sguardo – non è vero Ziva?- Le chiese
ironico Riaz.
continua…
Ed eccoci qua… beh avete capito qual è il momento? XD
Domaris tu che ne dici? ^__^
Ora mi metto al lavoro per
l’altro che se la visione è quella giusta sarà quello che più di tutto temiamo… ma chi lo sa …
ps: chi si
aggiudicherà la 150esima recensione???? ^__^
Non avrei mai immaginato che sarebbe andata a finire così…
Mi dispiace…
Buona lettura.
Light
Tony era seduto a terra, con le gambe tirate a sé e la testa
appoggiata al muro della stiva.
Il labbro aveva finalmente finito di sanguinare. Lo zigomo
sinistro era gonfio e sentiva il pulsare del sangue che si ribellava alla
contusione causata dal colpo che aveva ricevuto per aver reagito nel tentativo
di proteggere solo lei, l’unica donna che avesse mai amato veramente.
Chiuse gli occhi per riuscire a trovare la concentrazione ma
appena lo fece tutte quelle immagine lo sommersero e
quella voce sprezzante gli rimbombò nella mente.
- Allora Tony perché non mi dici cosa si prova ad avere come
moglie un’Agente del Mossad?- Gli chiese arrogante
Riaz, quando si ritrovarono tutti insieme all’interno dello yacht, versandosi
da bere.
DiNozzo sentendo quella domanda si irrigidì.
Erano stati scoperti, o meglio era saltata la copertura di Ziva, forse avevano
ancora la possibilità di salvarsi.
Con la coda dell’occhio osservò la donna che era rimasta
ferma ed immobile a guardare con i suoi occhi cupi l’uomo che aveva di fronte
senza battere ciglio di esitazione o sorpresa alle
parole pronunciate dal malvivente.
Solo allora si rese conto di quello che stava succedendo.
Ziva sapeva!
Aveva già capito che era stata scoperta, che era saltata la
sua copertura, ma allora perché non gli aveva detto niente, neanche un piccolo
accenno, segno che gli potesse far capire che la situazione era più grave del
previsto.
- Ti vedo sorpreso Tony.- Lo sbeffeggiò il malvivente – non
dirmi che non sapevi che la tua mogliettina non è poi così innocente come vuole
far credere ma che in realtà non è altro che un killer professionista.- Terminò serio e duro posando il suo sguardo sulla donna che
non faceva altro che osservarlo con quei suoi occhi gelidi.
Braida si avvicinò all’uomo sogghignando vedendo
l’espressione dura sul viso di Ziva.
- Dimmi che non è vero.- Le chiese Tony fingendo
sbigottimento verso la donna. – non riesco a capire che cosa sta dicendo.-
continuò – che cos’è questa storia del Mossad…- poi si bloccò
un attimo facendo saettare lo sguardo tra le tre persone – il tuo passato.-
Disse più a bassa voce.
- Bravo ci sei arrivato…- applaudì
leggermente Braida – però non è del tutto esatto mio caro Tony…- si avvicinò
alla donna – non è il suo passato…credo che sia più corretto dire che è il suo presente,
giusto vice direttore David?- Le chiese guardandola dritta negli occhi.
Ziva a quella affermazione piegò
gli angoli della bocca in un sorriso sarcastico, ironico, sprezzante.
- Cos’hai da ridere?- Le chiese
Braida irritato afferrandola per un braccio.
- Siete finiti.- Gli rispose tranquilla Ziva.
L’uomo furioso del comportamento calmo della donna strinse
ancora più forte la presa della mano attorno al suo braccio e l’avvicinò a sé,
guardandola dritto negli occhi.
- Cinque anni fa dovevo completare la mia opera, invece di
uccidere solamente il bastardo che portavi in grembo!- Le disse sprezzate,
tagliente, sicuro di colpire dritto nell’animo della donna che lo fronteggiava
e non si piegava di fronte alla sua perfidia.
A quelle parole Ziva sentì nascere il fuoco della rabbia
dentro di sé. Si liberò con un gesto improvviso dalla morsa dell’uomo e sferrò
il suo attacco colpendolo dritto in faccia con tutta la forza che possedeva in
quel momento.
Braida barcollò un attimo incassando il colpo che lo aveva
colto impreparato. Si passò il dorso della mano sul labbro sanguinante,
passandosi poi, la lingua per togliere l’ultimo rivolo di sangue.
Sorrise cinicamente osservando la donna
che lo guardava con quei suoi occhi che urlavano solo odio nei suoi confronti,
mentre il suo petto si alzava e abbassava scosso dai respiri affannosi.
A quelle parole Tony era rimasto pietrificato e si era
voltato a guardare Ziva.
Riaz vedendo l’espressione sorpresa sul volto dell’uomo rise
di gusto, e la sua risata sadica si diffuse per tutta la barca.
- Povero Tony… tutte le tue certezze sono crollate in un
colpo solo.-
- Lasciatelo fuori da questa
storia. Lui non c’entra.- Disse all’improvviso Ziva
riscuotendosi dalla rabbia – Non è del nostro mondo, lui non è a conoscenza di
niente. Non parlerà. Lasciatelo andare.-
Fronteggiò Riaz ponendosi tra lui e DiNozzo.
- Mia cara…- iniziò Fernando accarezzandole con il dito
indice la guancia – pensi che sia così sciocco?- Le
chiese duro.
- Hai me, questo ti deve bastare.-
Gli rispose fredda.
- Ora basta!- Intervenne Braida – basta giocare! Stai
zitta!!- La prese per un braccio strattonandola.- Vuoi che tu uccida subito
come ho ucciso quel bastardo di tuo figlio sul nascere?-
Tony non ci vide più e si scagliò contro il malvivente.
- Lasciala maledetto!!-
Riaz lo fermò, prima che potesse raggiungere l’uomo, colpendolo
con la canna della pistola al viso facendolo accasciare a terra.
Tutto si fece nero e i suoni gli giunsero ovattati fino a
quando non sentì più niente intorno a sé.
DiNozzo aprì gli occhi ritornando con la mente lucida. Si
massaggiò il volto cercando di trovare una soluzione per tornare da lei. Se
solo avessero osato torcerle un capello li avrebbe
uccisi.
Respirò a fondo.
Ziva incinta.
Un bambino di Ziva, morto prima di
poter nascere e conoscere la vita.
Ora si spiegava tutto.
Non era più solo una sua impressione, ma la pura e semplice
realtà.
Gibbs e Ziva erano stati, o forse lo erano ancora… amanti.
La donna che amava più di se stesso
l’aveva tradito.
L’uomo che stimava, che aveva considerato da sempre come un
padre, l’aveva colpito alle spalle portandogli via quello che teneva di più nella
sua vita.
Bloccò il flusso dei suoi pensieri appena sentì aprirsi la
porta della stiva, non poteva farsi distrarre da quei pensieri, li avrebbe affrontati, ma non ora, ora doveva tornare da lei,
assicurarsi che stesse bene e poi…poi avrebbe chiarito, avrebbe scoperto la
verità.
DiNozzo scattò in piedi pronto a
difendersi.
Riaz lo squadrò dalla testa ai piedi.
- Calma Tony.- gli disse dopo
qualche istante – per il momento non voglio farti niente.-
- Lei dov’è?- Gli chiese ignorando le sue parole.
- Se hai così tanta fretta di vederla
ti accontento subito, sicuramente avrai un sacco di cose da chiederle.- Sorrise
cinicamente – ma ti avverto non è un bello spettacolo.-
L’Agente strinse forte i pugni per non cedere alla
tentazione di scagliarsi contro il malvivente.
Trattenne per qualche secondo l’aria dentro di sé e poi
seguì l’uomo che intanto si era incamminato. Il cuore gli batteva forte “non è un bello spettacolo”. Quelle
parole, pronunciate con tanto disprezzo, non presagivano niente di buono.
“Fa che non le sia successo niente” pregò silenziosamente
mentre percorrevano il corridoio della stiva.
Riaz si fermò davanti ad una porta, la aprì e lo buttò
all’interno.
Furono pochi istanti, per mettere a fuoco che cosa stava
succedendo.
Ziva, sentendo il rumore dei passi avvicinarsi alla porta,
aveva raccolto le ultime forze che erano rimaste e si era alzata in piedi, pronta a fronteggiare l’ennesimo scontro con il
malvivente.
Il primo, era stato crudele, la sua forza l’aveva
sopraffatta, e nonostante non avesse ceduto, alla fine aveva
dovuta soccombere ai colpi di Braida che, non si era risparmiato, mostrandosi
in tutta la sua malvagità. Si era difesa fino all’ultimo, cercando di
attaccare, ma l’ultimo pugno allo stomaco l’aveva sconfitta facendole sputare
sangue accasciandola a terra.
- Questo è solo l’inizio…- le aveva detto
duro – morirai ma lentamente, questa volta non sfuggirai al tuo destino.-
Con quelle ultime parole fredde e taglienti se n’era andato
lasciandola distesa a terra senza fiato.
“Devo salvare Tony” questo era stato l’unico suo pensiero da
quando aveva sentito la pistola puntata alle spalle da Braida e aveva capito il
pericolo che stavano correndo.
Si passò il dorso della mano sulle labbra per pulirsi dal
sangue. Respirò a fondo e si sentì pronta a sferrare il suo attacco, quando lo
vide.
Subito cercò i suoi occhi verdi che sapevano infondere quel
calore e sicurezza che in nessun altro uomo era riuscita
a trovare.
Rimasero fermi a guardarsi per qualche secondo poi Tony
corse da lei e l’abbracciò.
- Mio dio che cosa ti hanno fatto.-
La strinse forte a sé baciandole la fronte scostandogli i capelli sporchi di
sangue appiccicati sul viso.
- Niente di grave, lui è conciato peggio.- Gli rispose sorridendo
lievemente cercando di restare lucida senza però staccarsi da lui.
- Ma che scena commovente.- Li
schermì Riaz.
I due agenti si staccarono e guardarono il malvivente.
- Rispetta gli accordi Fernando.- Gli disse dura Ziva.
- Non sia mai che si dica che
Fernando Riaz non rispetti i piani. 10 minuti, non di più.- L’ammonì prima di
lasciarli soli.
- Che intenzioni hai?- Le chiese
Tony disorientato da quello scambio di battute.
- Niente. Ora tu devi solo andare via da qui. Raggiungi
Gibbs. Magazzino 11 del porto, lì avverrà lo scambio
della merce.- Gli disse dura e fredda, usando un tono di voce così simile a
quello che era solito usare il capo quando non ammetteva di essere
contraddetto.
- Non se ne parla nemmeno. Toglietelo dalla testa. Siamo una squadra io e te, non ti lascio da sola.- Le disse
afferrandola per le braccia e scuotendola.
La donna rimase ferma nella sua posizione e continuò a
guardare negli occhi il collega, celando dietro al suo muro di ghiaccio i suoi
veri sentimenti.
- Non hai capito proprio niente DiNozzo. Io e te non siamo e non saremo mai una squadra. Io gioco da sola. Sei solo un illuso se hai creduto alle mie parole.-
Parole usate come lame taglienti che colpiscono e sferrano
il loro attacco senza pietà.
Tony sorrise.
Le prese il viso tra le mani e l’accostò al suo, e senza
darle il tempo di pensare la baciò.
Ziva si sarebbe aspettata di tutto da lui, tranne che quel
gesto d’amore.
Rimase ferma, immobile, facendo violenza su stessa per non
cadere, per non reagire, per non lasciarsi trasportare dai suoi sentimenti.
“Devo salvare Tony” questo era l’unica cosa che riusciva a
pensare, l’unico pensiero per non cedere.
DiNozzo si staccò da lei.
Sorrise triste appoggiando la fronte sulla sua.
- Stupida mossad.- Le disse con calore – sei una testona. Te
lo ripeto un’altra volta. Te l’ho già detto in camera, ma forse è meglio che ti
ribadisco il concetto: io voglio te, tu sei mia, puoi
trattarmi come vuoi, ferirmi con le tue parole, ma io non cambio idea!- La
strinse forte tra le sue braccia.
Ziva si sentì sciogliersi a quelle parole, gli occhi si inumidirono, ma non lasciò scappare neanche una lacrima.
- Non mi interessa se aspettavi un
bambino da Gibbs, non mi interessa se siete stati amanti…-
La collega a quelle parole sbarrò gli occhi e si sciolse dal
suo abbraccio.
- Che cosa stai dicendo?- Gli
chiese disorientata.
- Il bambino…- Rispose Tony a bassa voce.
Ziva si allontanò di qualche passo dall’uomo.
Era arrivato il momento della verità,
doveva dirglielo.
Alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi. Respirò a
fondo e poi liberò il cuore.
- Era il nostro bambino…- iniziò sentendo le lacrime
pungerle l’estremità degli occhi.
Tony rimase spiazzato da quell’affermazione.
- Il frutto della nostra notte d’amore…- continuò sempre con
tono basso non lasciando il suo sguardo – quando mi sono resa conto di essere
incinta, di aspettare un bambino da te… tuo e mio… ero già operativa al Mossad.
Il direttore David, in cambio della libertà, mi ordinò di portare a termine
un’ultima missione in collaborazione con l’Ncis: consegnargli
la testa di Riaz!- si fermò un attimo mentre i ricordi avevano iniziato ad
affollarle la mente – ma… quel maledetto giorno…- strinse forte i pugni per non
cedere alla rabbia - … siamo caduti in un’imboscata che ci aveva tenuto Braida...
ricordo solo l’attimo dell’esplosione, il forte dolore che ho provato e poi più
niente… Mi sono svegliata all’ospedale, sola e il nostro bambino non c’era più.-
Tolse per un breve istante lo sguardo dai suoi occhi che erano diventati freddi
e inespressivi.
- Se non fosse stato per Gibbs, non
sarei qui. Ha raccolto i pezzi della mia vita e mi ha ridato una ragione per
continuare a vivere. Gli devo molto perché non ha permesso che mi lasciassi
andare...anche se ormai non ero più libera.- terminò
seria.
- Tu…- iniziò DiNozzo usando un tono accusatorio -… hai
preferito avere al tuo fianco Gibbs e non me? Perché mi hai
nascosto una cosa simile???- Le chiese gelido e freddo – per tutto
questo tempo mi hai mentito, mi hai fatto credere che…- si fermò stringendo i
pugni – tu mi hai privato della gioia di essere padre… di nostro figlio.-
Si avvicinò a Ziva, le prese il viso tra le mani e la guardò
freddo e duro in quegli occhi neri che urlavano solo dolore.
- Sei tu che hai ucciso nostro figlio.- Le disse serio, glaciale,
distaccato scandendo ogni parola solo per ferirla.
Lasciò il contatto con il suo viso e si allontanò di qualche
passò da lei.
Quelle parole, dette con tanto disprezzo e odio, le si infilzarono nel cuore come spine pungenti facendolo
sanguinare.
Si impose di non piangere. Si
sentiva ferita, tradita dalla reazione che aveva avuto Tony.
Lui non sapeva quanto avesse lottato
per dare una vita migliore a suo figlio, a lei, per loro, per essere una
famiglia.
Non immaginava minimante che cos’era stata la sua vita
quando aveva dovuto accettare la realtà di aver perso la possibilità di essere felice.
Non poteva neanche pensare come era
stato duro riprendersi da quel dolore e se non ci fosse stato Gibbs al suo
fianco, sarebbe sicuramente morta sopraffatta dai suoi sentimenti.
Ormai non aveva più importanza.
Era disposta a fargli credere questo pur di salvargli la
vita invece di mostrargli la verità.
La sorte aveva voluto così e lei non si sarebbe
opposta… ormai era inutile sperare ancora un futuro per loro… insieme.
Avvertendo il pericolo si mise in allerta.
- E’ finita Tony.- Gli disse dura lasciando a quelle tre
poche parole la sua più grande decisione.
Si avvicinò all’uomo, gli prese il braccio e gli allacciò
l’orologio che aveva al polso.
- Questo servirà molto più a te che a me.- Gli disse fredda.
Si allontanò da lui, fermandosi a poca distanza dalla porta,
dandogli le spalle. Si passò una mano sul viso per liberare la mente e si
preparò ad affrontare il destino che li a poco li
avrebbe travolti.
Continua…
Sono senza parole… non so cosa dire… ho solo paura di cosa
avverrà…anche perché ho delle brevi visioni, e quelle che ho non mi rassicurano
per niente T_T
Ma brave!!!
Avete tutte indovinato… eh si il momento speciale era proprio quello di Gibbs e
Ziva, mi fa piacere che ha emozionato anche a voi.
Sorpresa!!! Eccomi di nuovi qui… un
giorno in anticipo, ma oggi è un dì speciale, perché oggi è giusto un anno che
sono entrata (e ho scoperto) a far parte della grande famiglia di EFP ^_^
Tanti auguri a me,
tanti auguri a me, tanti auguri a meeee, tanti auguri a me!
E visto che oggi è una ricorrenza
speciale, ci voleva un capitolo speciale… una piccola rivelazione del passato…
ma non abbiate fretta c’è tempo per sapere tutto… intanto…
Buona lettura
Light
Braida aprì la porta e rimase fermo a guardare i due agenti.
- Andiamo!- Ordinò a Ziva dopo qualche istante.
L’Agente David mosse qualche passo poi si
bloccò.
Tolse la fede dal dito, si girò verso Tony e lo guardò per
un’ultima volta.
- Questa non mi serve più.- Gli disse lanciandogli l’anello
che lui prese al volo.
La donna, senza aspettare una reazione da parte del collega,
passò davanti al malvivente che aveva stampato sulla faccia un sorriso
compiaciuto di vittoria e uscì dalla stiva.
- Rimani qua fuori e sorveglialo.- Tuonò alla guardia che
aveva a fianco intimandogli con lo sguardo di non perderlo di vista altrimenti
sarebbero stati guai per lui.
L’uomo aspettò che uscisse il capo e chiuse la porta dietro
le sue spalle.
Tony era rimasto solo… un’altra volta.
Si lasciò cadere a terra appoggiandosi alla parete. Era
distrutto.
Non riusciva ancora a credere a quello che era appena
successo, a come era andata a finire.
In fondo lui voleva solo lei, perché era andata in quel
modo?
Perché ora si sentiva tradito da
lei…lei… l’unica donna che avesse mai amato veramente.
Perché???
Lasciò lo sguardo perso nel vuoto e iniziò a picchiettare la
testa vicino alla parete.
Il loro bambino, non c’era più, il frutto
del loro amore era morto prima di nascere.
Per un breve istante sentì quella piacevole sensazione di
calore che aveva percepito quando Ziva gli aveva confessato che era rimasta in
cinta … si era già immaginato con in braccio un
frugoletto con i capelli neri e gli occhi verdi che afferrava con forza il suo
dito mentre gli accarezzava il pancino… ma poi, quella tenera immagine si era
dissolta riportandolo alla crudele realtà che quella piccola vita non sarebbe mai
esistita.
Perché non l’aveva voluto al suo
fianco?
Perché non gliela aveva detto?
Perché???
Chiuse gli occhi con forza e per un breve attimo ebbe la
tentazione di lasciarsi andare… di cedere.
Fece scivolare la mano che teneva appoggiata in grembo a terra,
lasciandola aperta, mentre la fede, che fino ad allora
era stata custodita in essa, rotolò sul pavimento.
Quel piccolo tintinnio ebbe l’effetto di una sveglia su di
lui.
Piccoli frammenti si composero nella sua testa e tutto gli
fu chiaro.
I gesti tra Ziva e Gibbs aveva
finalmente un senso, un significato, due anime ferite che non permettevano all’altro
di cadere, ma che si sostenevano a vicenda.
Le parole di Mcgee gli risuonarono nella
mente “quello che i nostri occhi vedono
non è mai quello che c’è nel cuore.”, povero pivello… Tim aveva cercato in tutti i modi di dirglielo, ma
lui, stupido ottuso, non aveva capito niente.
La sua gelosia aveva preso il sopravvento.
Venire a conoscenza che Gibbs era stato al fianco della
donna proteggendola e rassicurandola, dove invece doveva esserci lui, lo aveva
fatto imbestialire.
Lei era sua… e di nessun altro.
Tony, a questo ultimo pensiero,
scattò in piedi.
Gli avvenimenti di quella sera gli passarono davanti agli
occhi come in un film che era stato finalmente composto.
Le parole di Ziva, dure e fredde, non erano una resa ai
fatti, ma un segnale che dovevano agire in fretta. Lei
voleva occuparsi personalmente di Braida. Lui doveva pagare per il male che le
aveva fatto, era diventata per lei una questione personale.
Quel sorriso soddisfatto, che era comparso sul suo viso,
quando il malvivente l’aveva mascherata, era la consapevolezza che sapeva come
sarebbe andata a finire perché aveva già in mente un piano.
Ziva, per l’ennesima volta, aveva agito mettendo lui sempre al
primo posto. L’aveva lasciato in disparte, nascondendogli il suo piano,
solamente per proteggerlo, come cinque anni fa lo aveva protetto da Badb, ora
l’aveva salvato da Braida e Riaz.
Ma dove traeva quella sicurezza? O meglio da chi?
Gibbs!
Quel nome esplose nella sua mente come un fulmine a ciel
sereno.
“Che stupido!” pensò dandosi
dell’idiota, si era comportato peggio di un pivellino.
Ma certo! La toilette. L’aveva
vista tornare più serena.
Sicuramente si erano incontrati.
Lo sguardo cadde sul polso.
L’orologio… quelle parole gli tuonarono
nella mente “Raggiungi Gibbs. Magazzino 11
del porto”. Si slegò l’orologio dal polso e solo allora si accorse del
piccolo rilevatore che era posizionato sotto il
quadrante.
Non era tutto perduto.
Rindossò l’orologio, raccolse la fede da terra e se la mise
al mignolo.
Si sistemò i vestiti, ora era
pronto per entrare in scena.
Non avrebbe più permesso a Ziva di agire da sola, erano una
squadra loro e glielo avrebbe fatto finalmente capire, lui aveva deciso di far
parte della sua vita e non era più disposto ad essere lasciato in disparte ai margine di essa, come uno spettatore! In fondo anche lui
aveva un conto aperto con Braida e ora era pronto a riscuotere con tutti gli
interessi!
Tony con una scusa attirò dentro l’uomo di guarda e con un colpo deciso e veloce lo immobilizzò. Gli
prese la pistola e si avviò all’inseguimento di Braida.
- Allora Mcgee!!- Urlò Gibbs verso l’Agente spazientito di
dover aspettare.
- Niente ancora capo. Ho perso il segnale della trasmittente
che ha dato a Ziva.- Disse sconsolato evitando di
guardare l’uomo negli occhi perché sapeva già che l’avrebbe fulminato con quelle
sue iridi fredde e glaciali.
Timothy non l’aveva mai visto così. Il capo era teso e il
suo viso serio lo rendeva ancora più tenebroso del solito.
Camminava avanti e indietro per il molo come se fosse un
leone in gabbia, scrutando con il suo sguardo di ghiaccio ogni nave per captare
anche il più piccolo segnale che gli potesse far
capire dove fossero i suoi agenti.
Erano riusciti a stare alle costole di Ziva e Tony fino al
molo, ma una volta arrivati lì, il segnale si era interrotto lasciandoli nel
buio completo, senza saper dove andare.
- Mcgee!!!- Urlò Gibbs per
l’ennesima volta.
Tim rabbrividì a quel richiamo, vedendosi già spacciato, ma
all’improvviso il segnale del dispositivo di Ziva riprese a lampeggiare.
- Trovati capo!- Gli disse contento, ritornando a respirare,
guardando il capo soddisfatto.
L’uomo si avvicinò all’Agente e attese un suo cenno.
- Allora?- Lo intimò di proseguire digrignando i denti.
- Emmm… si capo… molo sud.-
Gibbs salì rapidamente in auto e Mcgee dovette raccogliere
tutta l’attrezzatura e catapultarsi dentro il veicolo prima
che il capo lo lasciasse lì senza neanche accorgersi.
Tim si ricompose, cercando di sistemarsi al meglio sul
sedile.
Jethro lo guardò con la coda dell’occhio e gli angoli della
bocca si piegarono leggermente verso l’alto soddisfatto. Non glielo avrebbe mai
detto ma il pivelloera migliorato parecchio in quegli anni. L’uomo, per un
attimo, si lasciò trasportare indietro dai ricordi quando la sua squadra era
composta da giovani agenti. Vide Tony, Ziva e Mcgee
scherzare tra di loro e scattare quasi sull’attenti in
sua presenza.
Quell’immagine felice fu distolta però da quella promessa.
Jethro era arrivato da poche ore e si era diretto subito alla
sede operativa del Mossad dove lei lo stava attendendo. Vederla dopo tanto
tempo gli inondò il cuore di calore. La mente fu sommersa da tanti flash
dell’ultima volta che si erano incontrati: il funerale di Jenny.
Lei era arrivata silenziosamente, e proprio come lui aveva
fatto con lei qualche anno prima, lo aveva aiutato a rimettersi in piedi. La
sua vicinanza gli aveva donato nuova forza e insieme avevano
fatto quella promessa: giustizia.
Lui l’aveva guardata, immergendosi in quelle iridi nere e
profonde, che gridavano solo vendetta, così simili alle sue. Anche
lui voleva vendetta, e ora era giunto il tempo di chiudere la partita.
- Braida è mio Gibbs.- Gli aveva detto Ziva dura quando
aveva scoperto che era implicato anche il malvivente con Riaz, alzandosi dalla
sedia e mettendosi di fronte a lui.
Jethro si era avvicinato a lei, senza
distogliere lo sguardo dai suoi occhi, le aveva appoggiato una mano
sulla spalla stringendogliela appena.
- Arriverà il momento giusto e avremo la nostra giustizia.-
Le aveva detto come se fosse stata una promessa – Ti aspetto all’Ncis
tra cinque giorni.- Le aveva comunicato.
Ziva aveva sorriso. Gibbs, in tutti quegli anni, non era
cambiato di una virgola, sempre il solito autoritario, poi al ricordo di lui, ritornò seria.
- L’hai già avvertito?- Gli aveva chiesto con una leggera
nota di apprensione.
- Si.- Le disse calmo – DiNozzo
arriverà anche lui fra cinque giorni.-
- Non capisco che bisogno c’era di coinvolgere anche Tony.-
Gli chiese irritata – Ce la potevamo sbrigare da soli senza intrometterlo.-
continuò con la sua protesta.
Gli occhi del capo la freddarono.
- Ho bisogno della mia squadra… al completo.- Le rispose
calmo in tono serio.
La donna si era avvicinata alla finestra voltandogli le
spalle.
- Non dirgli niente per il momento. Non voglio che sappia
che sono coinvolta anche io in questa missione… potrebbe,
anzi sono sicura, farebbe l’errore di dirti di no e rimanere a San Diego, come
uno stupido, solo per evitarmi.- Sorrise leggermente rivolgendosi verso il
capo.
Gibbs l’aveva osservata attentamente prima di parlare.
- Questo te lo concedo Vice Direttore David.- si era
avvicinato e l’aveva guardata dritta negli occhi – Dovrai affrontare anche lui
questa volta… lo sai?-
Ziva aveva abbassato la testa, sottraendosi dal suo sguardo
penetrante.
- Lo so.- Aveva sussurrato.
Gli angoli della bocca dell’uomo si erano incurvati
impercettibilmente vendendo la donna così indifesa consapevole che avrebbe dovuto
fronteggiare DiNozzo una volta per tutte e spiegargli
la verità.
Si staccò da lei di qualche passo ma prima di andarsene le
mollò uno scappellotto.
- Ehi!- Lo ammonì la donna.
- Muoviti David, inizia a preparare la tua partenza e
smettila di perdere tempo!- Le disse semplicemente prima di uscire dal suo
ufficio con un sorriso soddisfatto.
- Capo ci siamo!- La voce di Mcgee
lo riportò alla realtà – la nave è quella in fondo al posto 3.-
Continua…
Ooooohhh…. E mo che succederà??? Ne
vedremo delle belle ^_^
Ragazze siete meravigliose, sono
commossa.
DiNozzo è sempre DiNozzo, gli si vuole bene sempre e comunque… come a Gibbs, ma poi come a tutta la squadra ^^
23jo e titina benvenute nel
club, sono felice che avete lasciato un segno del vostro passaggio
Beh cosa sono quelle facce sorprese???
Oggi è o non è lunedì???? ^__^
Un piccolo regalino per le mie fedelissime… grazie ragazze siete state velocissime.
Buona lettura
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Gibbs fermò la macchina poco distante dalla nave. Fece cenno
a Mcgee di seguirlo silenziosamente mentre quest’ultimo controllava
l’indicatore del trasmettitore di Ziva sul palmare dandogli indicazioni con un
cenno del capo.
La nave era quasi completamente deserta. Avevano incontrato
pochi uomini e facilmente li avevano disarmati richiudendoli in uno sgabuzzino.
I due uomini procedevano lentamente stando a tenti a non far rumore e pronti a scattare ad ogni minimo segnale
di pericolo.
Mcgee fece segno al capo che Ziva stava arrivando dalla loro
parte.
Si acquattarono dietro l’angolo e attesero.
Sentirono lo scricchiolio dei passi e dopo qualche secondo scattarono in azione.
- Ncis fermi dove siete!- Urlò Gibbs.
- Ncis fermi dove siete!- Urlò nel medesimo istante Tony.
I due agenti si guardarono per qualche secondo e dopo
abbassarono le armi contemporaneamente.
- Tony!- Lo chiamò Mcgee avvicinandosi – Stai bene?- Gli
chiese preoccupato vedendo il viso pesto.
DiNozzo ignorò la domanda dell’amico continuando a guardare
con rabbia Gibbs. I suoi occhi mettevano quasi paura, freddi e gelidi, il verde
limpido della sua gentilezza si era trasformato in un colore cupo pieno di
risentimento.
- Dov’è David?- Chiese il capo con
il suo consueto tono duro.
L’Agente, a quella domanda, si lanciò verso l’uomo
sferrandogli un pugno, colpendolo dritto alla guancia destra.
Tim, assistendo alla scena, rimase pietrificato non osando
neanche respirare.
Jethro era stato fermo, per niente
sorpreso dalla reazione di DiNozzo, aveva incassato il pugno senza
reagire.
Tony, dopo il colpo, era rimasto a guardarlo, respirando
fortee i suoi occhi, che prima erano
così cupi, ritornarono di un verde chiaro.
Gibbs si passò il palmo della mano sulle labbra per
togliersi quel rivolo di sangue che gli era uscito dalla bocca.
- Dov’è David?- Gli richiese con
voce fredda, come se quel piccolo scontro che era successo tra loro due, non
fosse mai accaduto.
DiNozzo abbassò la testa.
Sarebbe mai riuscito a comprendere fino in fondo Gibbs?
Sorrise conoscendo già la risposta.
- Magazzino 11: li troveremo là.- Rispose dopo qualche
secondo osservando il capo negli occhi per specchiarsi in
quelle iridi limpidi di ghiaccio infiammate dal fuoco della vendetta.
- Muovetevi! Andiamo a recuperare Ziva!-
Gli ordinò prima di voltarsi e tornare alla macchina.
Mcgee si avvicinò al collega e gli appoggiò una mano sulla
spalla.
- Andiamo.- Gli disse sorridendogli.
- Stefano rinchiudila in quella stanza e poi torna da me che
abbiamo del lavoro da fare.- Gli ordinò Riaz.
Braida si accostò a Ziva e l’ afferrò duramente per il
braccio.
- Muoviti!-
La donna si strattonò dalla presa e guardò l’uomo in
cagnesco.
- So camminare da sola scimmione!-
Il malvivente le riafferrò con più forza il braccio e la
sospinse all’interno della stanza duramente facendola, una
volta entrati, cadere a terra.
- Se fossi in te Ziva starei più
attenta a come parli… ti avverto la mia pazienza è arrivata al limite.- Le
disse duro digrignando i denti.
- Ah si?- Lo schermì rimettendosi
in piedi – mi è venuta la pelle d’oca dalla paura.- Sorrise beffandosi di lui.
Braida percorse a passo svelto la breve distanza che li
separava e l’afferrò al collo sbattendola contro la parete.
- Non osare prenderti gioco di me!- Drighignò i denti dalla
rabbia.
- Non ne hai avuto ancora abbastanza?- Gli chiese Ziva
sfidandolo con lo sguardo senza cedere.
L’uomo per tutta risposta aumentò la stretta della mano
intorno al collo alzandola di qualche centimetro da terra.
Ziva gli afferrò con entrambi le mani il
braccio tentando di fargli allentare la presa.
L’aria le stava mancando mentre sentiva la presa sempre più
forte intorno al suo collo.
- BASTA!- Tuonò Riaz comparendo alle loro spalle – Lasciala
andare, avrai modo dopo di diverti con lei, ora
abbiamo delle cose da fare!-
Stefano lasciò la presa dal collo di Ziva che si accasciò a
terra sotto lo sguardo divertito del malvivente.
- Io non riderei troppo se fossi in te.- Gli disse con un
filo di voce prima di scattare in piedi e sferrargli un pugno in pieno stomaco.
La risata diabolica di Riaz si diffuse per tutta la stanza.
Braida si era piegato a terra per il dolore ma prima che potesse reagire a
quell’affronto Fernando lo intimò di stare fermo
appoggiandogli una mano sulla spalla.
- Mia cara…- iniziò rivolgendosi alla donna – se fossi in te
non sfiderei troppo la sorte – si avvicinò e le prese il viso con la mano
destra – non vorrei vedere questo bel faccino rovinato, sarebbe proprio un vero
peccato.-
Ziva lo guardò dritto in quegli occhi neri e profondi. C’era
solo malvagità, nient’altro, neanche un briciolo di compassione. Per il momento
doveva calmarsi, era solo uno spreco di energie
continuare a contrastare l’uomo, ora doveva recuperare la concentrazione e
pensare a come portare a compimento il piano.
- Brava, così va meglio.- Le disse Fernando accorgendosi
della momentanea resa della donna.
I due uomini uscirono dalla stanza lasciandola da sola.
Mcgee aveva contattato l’Ncis per
chiamare rinforzi. Tutti gli agenti avevano circondato l’edificio, seguendo le
indicazioni di Gibbs, pronti a bloccare i trafficanti di armi
che non si fecero aspettare molto. I malviventi, colti di sorpresa da quella imboscata, non ebbero scampo e furono tutti
arrestati.
Gibbs e Tony si misero i
passamontagna e si sostituirono a loro pronti per entrare in scena mentre Mcgee
dirigeva l’operazione dall’esterno.
- Niente colpi di testa DiNozzo!- Lo avvertì il capo.
L’Agente lo guardò dritto negli occhi. Non gli era ancora
passata la rabbia nei suoi confronti ma capì che era
meglio se la metteva da parte, avrebbe avuto dopo tutto il tempo per capire.
Gli fece un cenno con la testa ed entrarono nel magazzino.
- C’è troppa calma… non mi piace.- Disse Riaz una volta usciti dalla stanza. Scostò la manica dal polso e
guardò l’ora – Sono in ritardo, a quest’ora dovevano
essere già qui. Occupati tu dell’affare io intanto salgo sul tetto a
controllare se l’elicottero è pronto per partire!- Gli ordinò.
- Va bene come vuoi tu.- Confermò con un gesto del capo.
I due agenti scesero dalla macchina e si guardarono attorno.
- Ben arrivati, siete in ritardo!- Li salutò Braida
circondandoli con tre uomini.
- Dov’è Riaz?- Chiese Gibbs non
vedendo l’uomo.
- Tratterete con me questa sera.- Rispose freddamente il
malvivente.
- Come vuoi tu.- Gli disse Tony cercando di calmare le
acque.
“Dove sei” pensò subito non appena vide l’uomo entrare nel
magazzino.
- Questa è la merce, se vuoi puoi visionarla?- continuò
risoluto l’Agente.
- Mi fido.- Con un gesto della mano fece segno ai suoi
uomini di caricare la merce. – In quella valigetta – indicò
con il dito la ventiquattrore – c’è il vostro compenso.- poi
rivolgendosi agli altri uomini – appena finito di caricare portate la merce
nell’altro magazzino. Signori è stato un piacere fare
affari con voi.- Gli disse avvicinandosi ai due agenti congedandosi con un
segno del capo.
Gibbs aspettò ancora qualche secondo, poi
diede il segnale.
- Ora Mcgee!-
Tim irruppe con tutta la squadra e arrestò i malviventi
mentre Tony e il capo corsero dietro a Braida.
- Io mi occupo di Riaz tu pensa a David!-
Gli ordinò prima di scomparire nell’ombra.
Braida entrò come una furia nella stanza sbattendo la porta.
- Forza alzati…- ordinò a Ziva – muoviti dobbiamo andare!- Le
andò vicino e la strattonò tirandola su di peso.
- Questo lo credi tu!- Gli rispose
con odio sferrandogli un pugno in pieno viso.
- Maledetta mi hai rotto il naso!
ORA NE HO ABBASTANZA DI TE!!!- Le urlò strofinandosi
il braccio pulendo il naso dal sangue.
Si avventò su di lei, colpendo duro, senza
nessuna remore di combattere contro una donna, che per lui era solamente
un killer da uccidere. La colpì con forza allo stomaco facendola accasciare a
terra.
A Ziva mancò l’ossigeno per qualche secondo. Il colpo era
stato forte e inaspettato ma non poteva cedere proprio ora. Raccolse le forze e
iniziò a lottare con l’uomo senza esclusioni di colpi.
- Maledetto pagherai tutto il male che hai fatto!!!- Gli gridò sferrando l’ennesimo pugno.
- Ora basta mi hai proprio
stufato!- Le urlò contro Braida estraendo la pistola dalla giacca e
puntandogliela contro – Ci rivediamo all’inferno.- Le disse cinicamente e senza
aspettare una sua reazione sparò.
Il colpo di pistola rimbombò per tutto l’edificio come se
fosse stato un tuono che aveva squarciato il cielo in due parti.
Ziva si accasciò sulle ginocchia stringendo i denti dal
dolore che sentiva, respirando a fatica quel poco di ossigeno
che le era rimasto. Strinse la mano a pugno e si lasciò cadere a terra.
Era tutto finito.
- Fermo!!!- Urlò Gibbs in direzione
di Riaz, puntandogli la pistola contro, mentre l’uomo stava per salire
sull’elicottero. – Alza le mani lentamente.- Gli ordinò.
- Agente speciale Gibbs…- disse calmo il malvivente
voltandosi e guardandolo dritto negli occhi – mica vorrai sparare ad un uomo
disarmato?- Gli chiese beffardo.
- No… quello che voglio è solo pareggiare i conti.- Gli
rispose freddo lanciando la sua pistola lontano.
I due uomini girarono intorno sfidandosi con lo sguardo,
attendendo anche il più piccolo segnale per iniziare a lottare. Riaz, sicuro di
sé, fece la prima mossa e si avventò su Gibbs, ma non aveva messo in conto, che
di fronte a lui, non c’era solamente un Agente speciale dell’Ncis,
ma un ex marine che cercava la sua giustizia.
Lottarono aspramente, colpendo ogni parte del corpo
dell’avversario.
- Il direttore Shepard era diventata
una spina nel fianco. Se non avesse messo il naso in
cose che non la riguardavano a quest’ora sarebbe ancora viva.- Gli disse
sprezzante in un attimo di pausa.
Gibbs a quelle parole sferrò l’ultimo attacco con tutta la
rabbia che aveva accumulato in quegli anni, sovrastando con la sua forza Riaz
che, con l’ultimo pugno, si accasciò a terra sconfitto.
Jethro tirò fuori le manette dalla tasca e lo ammanettò.
Lo tirò su in piedi e lo consegnò a Mcgee che, proprio in
quel momento, era arrivato sul tetto con un paio di agenti.
Una leggera pioggia iniziò a cadere dal cielo. Gibbs alzò il
viso verso l’alto, chiudendo gli occhi, beandosi della sensazione delle goccia di pioggia che si adagiavano sul suo viso.
Era tutto finito.
Continua…
Beh pensavate che vi concedevo
tutto e subito???
Naaaahhhh ^__^
Lo so che in questo momento mi state odiando per tutto
quello che è successo: un punto per i buoni e un punto per i cattivi, ma
purtroppo hanno deciso così e io non ci posso fare niente T_T
Che dite arriveremo a 30 capitoli o ci fermeremo prima? …
mah non saprei, la cosa mi tenta molto, vediamo un po’
cosa mi dicono i personaggi… in fin dei conti (ormai lo sanno anche i sassi)
fanno quello che vogliono.
Tutto sommato c’è ancora una sacco di cose da scoprire, tante domande che aspettano
la loro risposta.
Io nel frattempo vado a
nascondermi dai lettori di H2… che
per portare avanti questa ho trascurato l’altra ^__^
ma ormai che siamo arrivati alle battute finali non posso non concentrarmi su
questa… vi pare? E poi che ci volete fare Ncis è sempre Ncis
Emmm… salve… che dire in mia
difesa? Eh.. eh.. eh… caspita come vola il tempo?
Ops… tre settimane che non
aggiorno… e ora arrivo con questo capitolo, che come dire… fugace (mettiamola così XD)
Buona lettura
Light
Mcgee lasciò Riaz agli altri agenti e rimase sul tetto, in
disparte sotto la pioggia, ad osservare Gibbs. Una goccia di pioggia, che non
apparteneva al cielo, rigò la sua guancia andandosi a posare sul labbro
lievemente piegato verso l’alto.
“E’ tutto finito”
pensò Tim respirando a pieni polmoni e attendendo un gesto dell’uomo, rimanendo
fermo e in silenzio, rispettando la sua solitudine.
Il primo istinto che aveva avuto Mcgee era stato quello di avvicinarsi
al capo, appoggiargli la mano sulla spalla per fargli capire che era lì, ma
poi, vedendolo con il volto rivolto verso il cielo a
occhi chiusi, aveva capito che quel momento doveva essere solo suo.
Il silenzio di quella calma apparente, disturbato solamente
dal delicato ticchettio delle gocce di pioggia, all’improvviso si infranse.
Timothy si irrigidì sentendo quel suono
ovattato di colpo di pistola che fece vibrare la porta in ferro del tetto.
Gibbs si girò di scatto incontrando gli occhi terrorizzati
dell’Agente, mentre le sue iridi diventarono quasi bianche, di ghiaccio per
l’angoscia che stava piombando un’altra volta su di lui.
Il cuore dell’uomo iniziò ad accelerare. Mosse i primi passi
incerti e poi si tuffò a correre verso l’uscita, raccogliendo da terra la sua
pistola.
“Noooooooo” gridò nella sua mente
mentre i flash della morte di Kate, prima, e quella
di Jenny, poi, gli scivolarono davanti agli occhi, intrappolando il suo animo
nel terrore di vivere lo stesso incubo per l’ennesima volta.
- Muoviti Mcgee!!- Urlò duro scendendo le scale come una
furia.
DiNozzo era fermo, ancora in piedi, con la pistola puntata
verso l’uomo ormai accasciato a terra esamine incapace di muoversi. Gli occhi sbarrati, rivolti a quel corpo di donna disteso per
terra.
Era successo tutto all’improvviso. Aveva agito d’istinto,
come per anni gli era stato insegnato, sentendo il pericolo percorrergli la
schiena infilzandosi nell’animo.
Aveva spalancato la porta e senza esitare neanche un secondo
aveva sparato.
Due colpi di pistola, fatti scattare in perfetta sincronia risultando uno solo, avevano fatto vibrare l’intero edificio
con il loro frastuono.
Un vantaggio di pochi decimi di secondi gli avevano permesso di mettere a tacere la sua più grande paura
e porre fine a quell’incubo: perdere lei.
Ma allora perché non si muoveva?
Perché non gli correva incontro?
Perché i suoi bellissimi, profondi,
occhi neri non lo guardavano?
Perché non si era ancora alzata per
correre da lui?
Perchèèèèèè?????
Tony, con la paura nel cuore, abbassò la pistola, la depose
nella custodia, mosse prima un passo e poi un altro mentre l’angoscia devastava
dentro di lui.
Si piegò sulle ginocchia, facendole toccare terra, allungò
lentamente una mano verso il corpo di Ziva che non dava nessun segno di vita,
ma subito la ritrasse.
Rimase bloccato a guardare la schiena della donna, incapace
di rialzare la mano e appoggiarla sul corpo di lei per
farla voltare.
Si sentì mancare l’ossigeno, iniziò a sudare, non muovendosi
dalla posizione in cui era.
In tutti quegli anni, anche se inconsciamente, aveva sempre
avuto la consapevolezza che lei era viva e prima poi le loro
strada si sarebbero incrociate, ma ora, vederla lì, in quella pozza di
sangue, quell’immagine l’aveva pietrificato, neanche
fosse stato un pivello al primo caso.
Ma quello non era un caso, quella
non era una vittima, era lei: Ziva.
Continua…
Lo so che questa volta mi
odierete sul serio.
Questo capitolo era pronto
già da un po’ ma pensavo, credevo, speravo di proseguire svelandovi qualcos’altro,
ma la mia vita da un mese a questa parte è stata stravolta e un vortice di tour de force l’ha riempita, e così ho
deciso di postarlo visto che sono passate tre
settimane che non mi facevo viva.
Il prossimo capitolo? Bella
domanda.
Ogni giorno ci penso ma la
mancanza di tranquillità non mi dà una mano a trovare la concentrazione, ma non
è mai detto, positività prima di tutto ^_^
Tony a quel esile suono riprese a
respirare e il suo cuore a battere riscaldato da una nuova speranza.
L’uomo allungò la mano e toccò la spalla della donna
facendola voltare verso di lui.
Era debole, respirava appena, ma era viva.
Il proiettile le aveva trapassato la spalla all’altezza del
cuore ed era stato solo un miracolo che non glielo avesse
colpito.
La prese dolcemente fra le braccia e le posò un bacio sulla
fronte.
- Resta con me Mossad.-
Le disse come una preghiera stringendola con più forza.
Ziva respirò a fondo il profumo intenso del collega e si
sentì protetta. Le sue labbra si incurvarono verso
l’alto sorridendo appena, consapevole che tutto era finito.
La sensazione di libertà si tramutò ben presto in paura.
- Gibbs?- Chiese sussurrando appena quel nome.
DiNozzo tutto si sarebbe aspettato ma non quel nome
pronunciato con tanta apprensione.
Sentì il sangue gelare nelle vene. Chiuse gli occhi a quella
triste realtà.
Appoggiò il viso sulla testa della collega e non riuscì a
dire niente.
Non c’era più spazio
per lui nella sua vita.
Aveva appena finito di formulare quel pensiero che nella
stanza entrò Gibbs come un furia seguito da Mcgee. Il
capo si gettò a terra vicino a loro mentre Tim si allontanò per chiamare l’ambulanza.
Jethro rimase fermo, ad osservare la donna, con le mani
appoggiate sulle ginocchia, strette a pugno, i muscoli tesi e con una dura
espressione sul volto. I suoi occhi gelidi, divennero ancora più freddi.
- E’ viva.- Disse piano Tony osservando il viso dell’uomo,
scrutando ogni sua piccola reazione.
Gibbs non rispose, lo guardò per un attimo e poi rivolse di
nuovo la sua attenzione alla donna.
Istintivamente le tolse un ciuffo di capelli dal viso e con
il dito le accarezzò la guancia, togliendo del sangue dal graffio che la
tagliava.
A quel tocco Ziva aprì gli occhi e incontrò quelli del capo.
I due rimasero per qualche secondo a guardarsi, poi Gibbs le
prese la mano e gliela strinse forte.
- Ora è tutto finito.-
Le disse in risposta a quella muta domanda che per
anni era stata in mezzo a loro.
La donna strinse più forte la presa della mano del capo e
sorrise.
- Lo so.- Lo rassicurò.
DiNozzo aveva assistito a tutta la scena in silenzio, come
se al posto di quella calma vi fossero le parole.
Non poteva farci niente, il legame che si era creato tra
Gibbs e Ziva non lasciava spazio per lui.
Quel momento doveva essere loro e fece l’unica cosa che gli
sembrò più giusta fare.
Abbassò il capo e osservò i lineamenti stanchi del viso
pallido della donna, anche in quelle condizioni era sembra
bellissima. Con una stretta al cuore si decise a lasciarla.
- Prenditi cura di lei, vado ad aspettare l’ambulanza.- La
lasciò nella braccia di Jethro.
L’uomo senza dire niente accolse tra la
sue braccia il corpo della donna e la strinse a sé, ma appena che sentì
il suo corpo stanco e inerme non poté impedirsi, per un breve istante, di
ritornare indietro al passato come se lo stesse rivivendo e fosse il presente.
Al posto di Ziva, aveva Kate tra le sue braccia… senza vita,
solo il suo viso pallido e l’espressione sorpresa colma
di paura negli occhi, consapevole di aver incontrato la morte e di aver ceduto
ad essa. La scena cambia di nuovo, tutto è diverso, ma il dolore che c’è nel
cuore è sempre lo stesso.
Jenny tra le sue braccia… con la camicetta sporca di sangue
che gli sussurra per l’ultima volta “ti
amo” e gli strappa la promessa di vendetta, prima di lasciarlo e seguire
anche lei la morte.
Gibbs abbassò il capo incontrando lo sguardo tenero e caldo
di due occhi neri, ritornati in vita.
- E’ finita.- Le disse incurvando le labbra in quel suo
solito accenno di sorriso.
Ziva era stanca, e ora che era tutto finito, la tensione e
lo stress di quei lunghi cinque anni piombò su di lei
come un macigno. Finalmente, dopo tanto tempo, poteva smetterla di combattere, di essere forte, dura e fredda, e tornare a vivere.
Una lacrima sfuggì al suo controllo rigandole la guancia.
Era stanca di lottare, stanca di rimanere
a galla, ora poteva smettere di combattere contro la sua vita.
Era tutto finito.
- Mi dispiace Gibbs.- Gli rispose con un filo di voce
tuffandosi in quel cielo di occhi azzurri limpidi e
chiari.
Lasciò la stretta di mano di Gibbs e il braccio scivolò a
terra a peso morto.
Abbandonò la testa sul petto dell’uomo, chiuse gli occhi e
si lasciò andare, consapevole che giustizia era stata fatta.
Jethro la strinse più forte a sé.
- Non ti permetto di arrenderti, hai
capito David!!- Le urlò contro Gibbs scuotendo il corpo della donna per farla
rinvenire, mentre il suono in lontananza della sirena dell’ambulanza riempiva
la stanza.
Continua…
Visto che siamo in periodo natalizio
vi do un piccolo spoiler per il prox chap… che è ancora tutto da scrivere ma l’idea
c’è già.
Vi siete mai chiesti che cosa ha fatto Tony in questi cinque
anni?
Un capitolo speciale, ma è ovvio quando si tratta di Tony
tutto diventa speciale…
Mi piace molto perché dentro c’è l’essenza DiNozzo ^__^
Buona scoperta!
Buona lettura
Light
Tony era entrato di corsa seguito dagli infermieri.
Rimase in disparte a seguire tutta la scena non osando
neanche respirare talmente era forte la paura di perderla.
Vide Gibbs appoggiare il corpo di Ziva sul lettino e prendersi
cura di lei come non aveva mai fatto con nessun altro. Scostargli i capelli dal
viso e stringerle forte la mano per non lasciarla andare.
E lui? cosa stava facendo?
Niente.
Era completamente paralizzato, intrappolato in quello stato
di ansia e paura che gli impediva qualsiasi azione.
- Il battito è debole, ha perso troppo sangue, dobbiamo fare
in fretta.- Il medico aveva detto in tono concitato all’infermiere facendo
risvegliare DiNozzo dal suo stato inerme.
La barella si fermò un attimo vicino a lui. Guardò il viso
pallido della donna e riuscì solo a dire un debole “fate presto”.
Gibbs gli appoggiò una mano sulla spalla.
Tony girò il viso verso di lui e rimase a fissare gli occhi
del capo, come sempre imperscrutabili.
Ed eccola là, la rabbia, che ritorna a galla, il rancore di
avergli portato via l’unica ragione della sua vita, di avergli nascosto la
verità… di averlo tradito.
I suoi occhi verdi si incendiarono di collera che scivolò nelle
sue mani che si chiusero automaticamente a pugno e dentro di sé nacque la
voglia di colpire… un’altra volta.
- Fallo se ti può far sentire meglio.- Gli disse Gibbs ad un
tratto interrompendo il silenzio che era calato tra di loro.
DiNozzo rilassò la mano, tolse per qualche secondo lo
sguardo da quegli occhi di ghiaccio per poi tornare ad osservarli senza dire
niente.
- L’ho fatto solo per Ziva…- Continuò Jethro come se stesse
rispondendo alla muta domanda dell’uomo. – e per te…- aggiunse dopo qualche
secondo – avevi bisogno di tempo e io te l’ho dato. Ora tocca a te.- Terminò
prima di voltarsi e camminare verso l’uscita.
Parole mirate, all’apparenza senza significato ma che
nascondono solo un’unica verità.
- Muoviti DiNozzo!! David ha bisogno di noi.- Gli gridò
prima di scomparire dalla sua visuale.
È sera tardi. Le condizioni di Ziva sono stabili.
Ventiquattro ore per decidere della sua vita.
Gibbs, Tony e Mcgee sono uno ai lati del suo letto come
degli angeli custodi.
- Fa un certo effetto vederla così…- iniziò Tim infrangendo
quel silenzio che da qualche ora regnava tra di loro.
- Che intendi dire pivello?-
Gli chiese DiNozzo con una punta di fastidio per aver infranto quella
tranquillità.
- Non fraintendetemi…- riprese nervoso Timothy allargando il
nodo della cravatta – ma ho come l’impressione che da un momento all’altro
possa aprire gli occhi e farci a fette con qualche strumento che trova qui solo
perché la stiamo vegliando.- Sorrise incerto.
DiNozzo si rilassò sulla sedia, allungando le gambe e
buttando la testa all’indietro chiudendo per un attimo gli occhi e sperando con
tutto se stesso che quella visione accadesse, o meglio… che si risvegliasse.
Gibbs si allontanò dal letto e si avvicinò alla finestra.
Sorrise immaginandosi la scena, poi si rivolse a guardare il viso della donna
pallido e stanco e quel cenno di riso scomparve dalla sue labbra.
“Forza David non mollare!”
- Signori…- entrò l’infermeria ammonendoli con lo sguardo
per aver disubbidito al suo quarto richiamo – ora fuori!- ordinò perentoria
indicandogli con il dito indice l’uscita.
Il primo a muoversi fu Mcgee spaventato dallo sguardo
minaccioso della donna, Gibbs lo seguì a ruota ignorandola completamente e
infine Tony le sorrise facendole l’occhiolino con il suo consueto savoir faire da
seduttore e la donna non poté far altro che sorridere e arrossire per
quell’attenzione particolare.
- Volete un caffè?- Gli chiese Tim mentre gli altri due si
sedevano nella sala d’aspetto.
- No grazie.- Risposero all’unisono.
Timothy sorrise. Quei due erano più simili di quanto
credessero: testardi e cocciuti allo stesso modo.
Gibbs appoggiò la testa al muro e chiuse gli occhi per un
attimo.
Era stanco ma finalmente in pace con se stesso.
Aveva detto addio ai fantasmi del passato e ora era pronto
per vivere una nuova vita.
- Non dubitare di noi Tony.- Gli disse in tono rassicurante.
Come se quelle poche parole fossero state una molla DiNozzo
scattò in piedi guardandolo dritto negli occhi.
- Gibbs!- Pronunciò quel nome con astio serrando la mascella
e chiudendo le mani a pugno – tu me l’hai portata via!-
- Ti sbagli.- Gli rispose calmo.
- Quello che si sbaglia una volta tanto sei tu capo…io… io…-
ma non riuscì più a dire niente. Abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi.
Jethro si alzò in piedi, gli si avvicinò e gli mollò uno
scappellotto.
- Apri gli occhi DiNozzo, le coincidenze non esistono, non
puoi basarti su congetture… che cosa ti ho insegnato in tutti questi anni?
L’istinto è quello che conta!- Tony lo osservò dritto negli occhi – Che cosa ti
dice il tuo istinto ora?- Gli chiese Gibbs ricambiando il suo sguardo.
- Non lo so più…- ammise sconfortato.
Tony prese la giacca che aveva lasciato sulla sedia, la
indossò e ritornò a guardare l’uomo.
- Me ne torno a San Diego.- Respirò a fondo e gli appoggiò
una mano sulla spalla – prenditi cura di lei senz’altro lo farai meglio di me.-
Gli disse infine.
Tony era ritornato a casa giusto il tempo di prendere le sue
cose, prenotare il volo e poi si era diretto in aeroporto.
Al check-in aveva esitato un attimo ma poi alla richiesta
dell’hostess nel consegnarle il biglietto gliela aveva dato e aveva proseguito.
Si era sistemato sul sedile lasciandosi andare inevitabilmente
ai ricordi.
Cinque anni fa… quella sera all’ospedale se solo Tony avesse
seguito il suo istinto non avrebbe vissuto quel inferno, invece, si era illuso
che tutto potesse andare per il meglio e aveva ignorato il campanello d’allarme
che Ziva involontariamente gli stava comunicando.
Ripensò a quel abbraccio all’ospedale e alla sua reazione
fredda e distaccata, l’espressione del suo viso sorpresa nel vederlo in piedi e
infine i suoi occhi che gridavano dolore.
Se solo avesse seguito il suo istinto invece di abbandonarsi
a quel esile sogno che tutto potesse essere felice non avrebbe permesso di
finire in quel modo.
Afferrò il poggiolo del sedile con forza rilassandosi poi
nel rievocare alla mente quegli attimi d’amore passati con la donna.
“Era mai possibile amare talmente tanto una persona come
loro avevano fatto quella sera?” Si chiese.
Si lo era.
In quelle poche ore Tony e Ziva si erano concessi senza
remore, donandosi completamente e in piena fiducia alla carezze e ai gesti
d’amore dell’altro.
DiNozzo respirò a fondo rievocando il dolce profumo di
vaniglia e rosa della sua donna.
Ma tutto scomparve lasciando il vuoto dentro di lui.
Quella mattina, ancora mezzo addormentato, aveva aperto gli
occhi, distendendo il braccio cercandola con la mano al suo fianco. Non
sentendola vicino a lui aveva sbattuto più volte le palpebre e si era seduto
sul letto cercando tracce di lei senza trovarle.
Tony si maledisse un’altra volta perché anche allora, se
avesse seguito il suo istinto, non l’avrebbe persa, invece, era andato a farsi
la doccia convinto di trovarla in ufficio, pronto a chiederle di vivere per
sempre con lui.
Nervoso come un adolescente alla prima cotta aveva atteso
che le porte dell’ascensore si aprissero contando i minuti per rincontrare
quegli occhi neri e profondi che appartenevano solo a lei.
Si era avvicinato alla sua scrivania mentre un’ansia
iniziava a riempirgli l’anima.
Vuota.
Nessuna traccia di lei.
La paura di averla persa si era trasformata in realtà
qualche istante dopo che Jenny gli aveva detto che era partita, se n’era andata.
Rabbia, tanta rabbia.
Tony aveva sbattuto la porta dell’ufficio del direttore con
violenza ed era sceso correndo giù per le scale incontrando lo sguardo di
Gibbs.
Lui sapeva fin dall’inizio e non aveva fatto niente.
Odio.
Lui poteva fare qualcosa per fermarla ma non l’aveva fatto.
Perchèèèè?
DiNozzo aveva vagato in giro per la città come un pazzo,
disperato, cercando in ogni posto per trovare qualche traccia di lei ma niente
era come sparita.
Mai esistita.
Solo un sogno che finisce all’alba e a te rimane nell’animo
come un dolce ricordo della notte.
Tony, alla fine, si era arreso e si era rifugiato in un bar
a bere per trovare un po’ di conforto a quel dolore che gli trafiggeva il
cuore.
Aveva sentito la presenza dell’uomo accanto a lui.
- Mi
ha lasciato Gibbs!- Gli aveva confessato senza alzare lo sguardo e rimanendo
fisso a guardare il bicchiere che aveva tra le mani – Mi ha detto che mi
amava…- aveva bevuto un altro sorso e sorriso – sono stato così stupido da
crederle e ho abbassato le mie difese, le ho aperte il mio cuore e lei senza
farsi problemi l’ha calpestato.- bevve ancora – solo a lei l’ho detto, perché è
solo lei che amo nessun altra.-
Una
lacrima scese dai suoi occhi, abbassò la testa – perché?- chiese in un soffio.
Gibbs
lo aveva portato a casa con sé e lo aveva aiutato a rimettersi in piedi.
Le
settimane che seguirono la scomparsa di Ziva furono terribili.
In
ogni donna non faceva altro che rivedere lei, nella sua mente, nel suo cuore
c’era sempre e solo lei.
Ogni
giorno si svegliava con la speranza che avrebbe trovato una misera traccia che
lo avrebbe guidato da lei invece ritornava a casa sempre e solo con il niente tra le mani.
La
proposta di dirigere una squadra a San Diego era stata uno spiraglio in quel
buio.
Aveva
parlato molto con Jenny di quella possibilità.
La
prima volta aveva rifiutato ma ora non aveva più niente che lo trattenesse come
allora.
Aveva
accettato l’idea che non avrebbe più trovato Ziva e pertanto doveva buttarsi
tutto dietro le spalle e ricominciare.
Per
l’ennesima volta non aveva dato retta al suo istinto ma era fuggito per non
continuare a soffrire.
La
telefonato di Mcgee gli era sembrata strana ma era troppo preso dalla sua nuova
vita per accorgersene così aveva sbattuto di nuovo la porta in faccia al
destino e si era allontanato ancora di più da lei.
La
nuova squadra era composta da agenti efficienti e subito aveva trovato la
sintonia necessaria per lavorare bene insieme.
All’inizio
gli sembrava strano “una squadra tutta
sua” ma poi ci aveva fatto l’abitudine soprattutto al fatto che nessuno più
poteva misurarlo con il metro di Leroy Jethro Gibbs.
Niente
più confronti, niente più dimostrazioni per essere all’altezza di prendere il
posto dell’Agente Speciale Gibbs.
Un
inizio, nuovo ma soprattutto tutto suo.
Aveva
faticato parecchio ma poi ce l’aveva fatta a farsi una posizione anche a San
Diego.
Qualche
mese dopo, mentre stava addentando un panino in pausa pranzo in riva al mare¸ si
era visto di fronte il Direttore Shepard.
-
Jenny!- Era scattato in piedi incontrando gli occhi della donna.
-
Tony.- Lo aveva salutato serafica.
-
Gibbs?- Le aveva chiesto mettendosi subito in allarme.
-
Sta bene.- Gli aveva risposto appoggiandogli una mano sul braccio. – Non ti sei
fatto più vivo.- aveva continuato con un tono accusatorio – volevi proprio
tagliare i ponti con la vecchia vita… non solo con Ziva.- Aveva concluso
esitando.
DiNozzo
aveva sorriso respingendo i suoi ricordi dentro di sé allontanandosi di qualche
passo.
- E’
passato, non conta più ormai.- Le aveva risposto.
Jenny
era rimasta sorpresa dalle sue parole. Aveva mosso qualche passo avvicinandosi
a lui.
- Se
è quello che vuoi…- gli aveva appoggiato una mano sulla spalla – lo accetto.-
Lo aveva fatto voltare in modo da poterlo guardare negli occhi – Sono contenta
di vedere che stai bene Angente Speciale DiNozzo.-
Si
erano abbracciati e poi lei lo aveva lasciato con i suoi pensieri.
Per
l’ennesima volta aveva rifiutato la mano tesa che gli aveva porto il destino.
Tony
stava ripercorrendo quei cinque anni e come in un puzzle stava mettendo al suo
posto i vari momenti scoprendo quanto era stato stupido.
La
visita di Jenny non era stata di semplice cortesia ma era venuta per dirgli di
Ziva e di quello che le era successo ma lui aveva chiuso un’altra volta il suo
cuore e non aveva permesso alla donna di superare le sue difese.
Aprì
gli occhi accorgendosi che erano decollati.
Guardò
fuori dal finestrino e si sentì un emerito idiota.
Quante
occasione sprecate durante in quegli anni e purtroppo quando aveva deciso di
agire era stato troppo tardi.
La morte del Direttore Shepard gli aveva fatto cambiare le
sue priorità e la voglia di lei, Ziva, era ritornata prepotentemente a galla.
Ora aveva più potere, più fonti a cui accedere e si era rimesso sulle sue
tracce. Era volato al funerale di Jenny per stare accanto a Gibbs che si era
chiuso in se stesso.
Jethro non faceva altro che lavorare alla sua barca come se
fosse l’unica cosa che lo potesse calmare. Ogni volta che Tony sentiva lo
sguardo di Gibbs su di sé gli sembrava quasi che lo trafiggessero, come se lo
incolpasse di qualcosa, come se la sua assenza fosse stata determinante per la
morte della donna, creando quella barriera invisibile che annullava tutto
quello che avevano costruito lavorando per tanti anni insieme.
DiNozzo, come ogni mattina, era andato a casa sua portando
con sé il suo caffè preferito e lo aveva atteso in cucina.
Gibbs si vestiva di tutto punto, prendeva dalle mani
dell’Agente il bicchiere di caffè accennando un leggero “grazie” e poi si recava da lei.
Fu proprio in una di quelle mattine, dopo neanche mezz’ora
che si era compiuto quel rituale che Tony ricevette “la telefonata”.
- DiNozzo.- Aveva risposto serio.
- Capo abbiamo trovato l’Agente Ziva David. È appena atterrata
lì da lei da cinque minuti.-
L’uomo non aveva dato il tempo di finire di parlare
all’Agente che aveva subito riattaccato correndo come un pazzo in aeroporto.
Si era appostato fuori l’uscita e aveva atteso.
Non aveva dovuto aspettare molto.
Finalmente dopo quattro anni poteva vederla di nuovo.
“Ziva!” il suo nome era esploso nella sua mente non appena
l’aveva scorta tra la gente.
Era bellissima. Elegante e sensuale. I suoi capelli erano
lisci e indossava un tailleur nero. I suoi occhi erano nascosti dietro ad un
paio di occhiali neri.
Tony era sceso dalla macchina per correrle incontro con il
cuore che batteva all’impazzata per l’emozione ma prima che potesse fermarla
era salita sul taxi.
- Mi porti al cimitero St. Johns.- Aveva detto Ziva
all’autista con il suo consueto tono autoritario.
Un senso d’ansia si era impadronito del suo cuore.
L’aveva pedinata prima in auto e poi a piedi seguendo ogni
suo movimento e non perdendola mai di vista.
Ziva si era diretta senza esitare verso la tomba di Jenny.
L’aveva vista fermasi un attimo quando si era accorta della presenza di Gibbs
di fronte alla lapide e poi muoversi velocemente fino a raggiungerlo
avvicinandosi a lui, spalla contro spalla, e far scivolare la sua mano nella
mano dell’uomo.
Tony aveva trattenuto il respiro incredulo a quello che
stava accadendo.
Jethro si era tuffato nell’abbraccio della donna e l’aveva
stretta a lui.
DiNozzo quel giorno aveva visto anche abbastanza.
Scagliò tutta la sua rabbia contro l’albero, colpendolo con
un pugno e rimanendo fermo per qualche istante. Chiuse gli occhi consapevole
che ormai era troppo tardi.
Era ora che tornasse alla sua vita e chiudesse
definitivamente con il passato.
Era andato all’Ncis a salutare gli altri e con la scusa che
non poteva più assentarsi dal lavoro era ripartito per San Diego scomparendo
completamente e tagliando ogni rapporto con loro.
Da quel incontro era passato un anno.
Un giorno di pioggia Gibbs gli era comparso di fronte alla
sua scrivania in ufficio.
Tony sorrise appoggiando la testa sul poggiolo del sedile.
Non se lo sarebbe mai aspettato di ritrovarsi un giorno
davanti Leroy Jethro Gibbs in persona, non dopo quei tre giorni che li avevano
allontanati l’uno dall’altro.
Erano usciti ed avevamo camminato a lungo, parlandosi a modo
loro, ritrovando quella sintonia assopita e quella complicità perduta.
- Ho bisogno di te DiNozzo.- Aveva concluso Gibbs
guardandolo dritto negli occhi – per Jenny.-
Così aveva accettato la proposta di collaborare a quel caso
e riaffrontare i fantasmi del passato.
Tony scese dall’aereo. Si stiracchiò a andò a prendersi la
valigia.
Finalmente a casa.
- Iva!- Esclamò accorgendosi della presenza della donna.
- Capo ben tornato.- Lo accolse con un sorriso cordiale.
- Che ci fai qua?- Le chiese sospettoso.
- Sono venuta a prenderla… vede… io… pensavo… si …-
- Ahhh… lascia stare, andiamo.- La bloccò prima che
continuasse a balbettare.
- Erik ci sta aspettando con la macchina.- Gli comunicò.
- C’è nessun altro?- Le chiese infastidito.
- No Capo.- Rispose timidamente la ragazza.
Arrivato alla macchina fece un cenno di saluto all’altro
Agente e si sedette dietro.
Non era pronto per tornare alla solita vita, aveva ancora
bisogno di un po’ di tempo.
Stavano percorrendo il molo e Tony fu preso dall’impulso di
sentire l’odore del mare.
- Erik fermati!- Ordinò perentorio.
Scese dalla macchina e si accostò al finestrino dell’Agente.
- Portate il mio bagaglio in ufficio, io vi raggiungerò lì.-
Gli comunicò.
- Ma capo…- cercò di obiettare la donna ma si bloccò
ricevendo in risposta un’occhiataccia severa dell’uomo.
DiNozzo raggiunse la spiaggia.
Si tolse la giacca, le scarpe e i calzini e affondò i piedi
nella sabbia.
Chiuse gli occhi e respirò a pieni polmoni l’aria salmastra
dell’oceano.
Le sensazioni che provava ogni volta che faceva quel gesto
gli ridonavano calma e tranquillità.
Quel ultimo ricordo affollò la sua mente e lui non si oppose
ripercorrendo quegli ultimi attimi.
Sette ore prima, all’ospedale.
Tony aveva appena finito di parlare con Gibbs comunicandogli
la sua decisione di ritornare a San Diego.
Era passato davanti alla stanza di Ziva e non aveva potuto
impedirsi di entrare furtivamente per vederla un’altra volta.
Si era avvicinato a lei. La donna respirava normalmente
accompagnata dal “bip” del monitor
del suo cuore.
Le aveva preso la mano, accarezzando con il pollice il dorso.
Era successo in attimo. Si era sentito stringere la mano e
aveva posato gli occhi su di lei incontrando quelle iridi nere.
- Ciao.- Le aveva detto.
Ziva per risposta gli aveva sorriso.
- E’ finita.- Non era riuscito a dirle nient’altro.
- Dov’è Gibbs?- Gli aveva chiesto ad un tratto vagando con
lo sguardo nella stanza.
DiNozzo d’istinto aveva lasciato la sua mano e si era
allontanato di qualche passo.
- Te lo vado a chiamare.- Era stata l’unica risposta che era
riuscito a darle prima di uscire.
Si era chiuso la porta dietro le spalle e si era appoggiato
pesantemente inclinando la testa verso il basso.
- Tony stai bene?- Gli aveva chiesto preoccupato Mcgee.
- Si pivello non
ti preoccupare.- Aveva respirato profondamente cercando di immettere più
ossigeno che poteva nei polmoni – Ziva è sveglia, avverti Gibbs.-
Gli aveva detto prima di andarsene.
Lo squillo del cellulare lo riportò bruscamente alla realtà.
- DiNozzo.- Rispose.
- Capo la stiamo aspettando in ufficio, va tutto bene?-
Chiese timidamente l’Agente.
- Arrivo Iva.- Rispose telegraficamente Tony.
Riprese gli indumenti e si avviò verso la strada.
Aveva preso la decisione migliore, il passato non ritorna,
non esiste è solo una dolce illusione, è passato.
Prese il cellulare, compose il numero e chiamò un taxi.
Era ora di ritornare alla vita di sempre.
Continua…
Wow!! Era da un po’ che non mi venivano capitoli così lunghi
… ma quando si tratta di Tony non si può non scrivere.
Bene ci siamo… ormai siamo verso la conclusione.
Due capitoli ancora (salvo imprevisti) e concluderemo questo
what if… mi viene già il magone.
Il prox sarà “il capitolo”… ora non sobene cosa accadrà ho giusto qualche
visionuccia… staremo a vedere.
Grazie ragazze siete un vero
supporto… se questa storia va avanti nonostante la mia vita super incasinata è
merito solo vostro ^__^
Buon annoooooooo!!!!!!!!!!!!!! Sono tornata e la befana ha
portato questo nuovo chap!
C’è un momento che mi toglie il fiato ogni volta che lo
leggo, ma non vi dirò niente ^__^
Buona lettura
Light
Gibbs era entrato nella stanza seguito da Mcgee. I due
uomini si erano avvicinati al letto e sentendo la loro presenza Ziva aveva
aperto gli occhi incontrando subito quelle iridi azzurre color del cielo che le
davano sicurezza ogni volta che le incontrava, posando poco dopo il suo sguardo
sul viso dolce di Timothy e poi il vuoto.
La donna aveva richiuso gli occhi sperando di ritrovare il
suo sguardo caldo su di lei, invece, una volta che li riaprì rimase delusa, e quella
verità si trasformò in certezza: Tony se n’era andato, via, lontano da lei.
Non aveva esitato neanche un istante, si era messo la
coscienza apposto sapendola viva e l’aveva lasciata… sola… come lei aveva fatto con lui cinque anni prima.
Chiuse di nuovo gli occhi per non mollare, non poteva e non
voleva.
Il tocco deciso di quella mano la fece riaprire gli occhi e
stringere forte quella presa per non lasciarsi andare.
- Mcgee vai ad avvertire il dottore che Ziva è sveglia.- Gli
aveva detto Gibbs usando il suo consueto tono autoritario.
L’Agente aveva sorriso, capendo al volo di cosa avessero
bisogno entrambi.
Si era chiuso la porta dietro le spalle stando attendo a non
fare rumore. Si era soffermato a leggere il numero scritto sulla porta
svuotando la mente da ogni pensiero. Erano successe troppo cose quella sera. Si
passò la mano sul viso stanco.
“E’ meglio che vado a prendermi qualcosa da mangiare prima
che svengo, per il dottore c’è tempo” pensò l’uomo sorridendo tra sé,
avviandosi verso il bar.
Jethro si sedette sul letto senza lasciare la presa dalla
mano della donna.
- Che intendi fare?- Le chiese ad un tratto.
- Non saprei, sono indecisa, ho talmente tanti modi in mente
per ucciderlo che non so quale scegliere.- Rispose Ziva acida.
Gibbs sentendo quella risposta sorrise.
- Dagli del tempo.- Affermò serafico.
Questa volta fu il suo turno di sorridere.
- Credi che cinque anni non siano abbastanza?- Gli chiese
anche se in realtà non si aspettava una risposta.
Gibbs lasciò la presa della sua mano, si alzò e si avvicinò
alla finestra dandole le spalle.
- Non è stata solo una decisione di Tony, neanche tu gli hai
reso le cose semplici.- Lasciò vagare lo sguardo verso il cielo. – è la storia
della vostra vita: appena vi avvicinate, fate di tutto per allontanarvi… ha
proprio ragione Abby nel dire che siete due calamite esplosive.- Sorrise
ricordando l’espressione divertita della donna quando l’argomento ricadeva su
quei due.
- Divertente, molto divertente.- Rispose seria. – Lo sai
benissimo anche tu che dovevo essere libera… erano i patti, il direttore David
non perdona se si sbaglia. Quella notte ho dovuto fare violenza su me stessa
per allontanarmi da lui, cancellare ogni traccia di me, fare in modo che non
fossi mai esistita e sai bene anche tu che in questo il Mossad è bravissimo…-
sorrise amaramente – sono impresse nella mia mente, marchiate a fuoco le parole
che mi ha detto mio padre “La libertà costa cara, portami Riaz e tu riavrai la
tua vita.” ….- sorrise di nuovo – la mia vita… - sussurrò respirando a fondo -…ora
non so che farmene della libertà… forse ha ragione lui a dire che io appartengo
e apparterò sempre al Mossad.- Terminò triste.
- Che intendi fare?- Le richiese l’uomo avvicinandosi al
letto e osservandola con il suo sguardo indagatore.
- Non lo so…- ammise la donna sconsolata dopo qualche attimo
di silenzio evitando di guardarlo negli occhi.
- Ti lascio riposare.- Le disse dolce avvicinandosi e
baciandole la fronte – l’istinto Ziva, segui l’istinto.- riprese guardandola
dritta negli occhi.
L’uomo si tirò su e fece per uscire.
- Gibbs…- lo chiamò fermandolo prima che potesse aprire la
porta.
Jethro si girò e rimase ad osservarla.
- Grazie.- Gli sorrise.
- Semper fidelis Ziva… semper fidelis.- ripeté piano.
Gibbs raggiunse Mcgee nella sala d’aspetto e si sedette
accanto a lui appoggiando la giacca sulla sedia vicino.
- Buono?- Gli chiese con un accenno di sorriso.
Tim finì di mangiare l’ultimo boccone e osservò il capo.
- Non male... Il medico non l’ho ancora intercettato.-
Rispose infine con un sorrisetto divertito.
- Vai pure a casa Mcgee, rimango io.- Gli disse con la
tenerezza di un padre appoggiandogli una mano sulla spalla.
- Ma io…- cercò di obiettare l’agente.
- Vai a casa, domani ti aspetta una dura giornata di
scartoffie.- Lo ammonì.
- Si Capo!- Rispose consolato.
Jethro aspettò che l’uomo uscisse prima di rilassarsi.
Appoggiò la testa al muro, chiuse gli occhi e si lasciò
andare.
Ora che tutto era finito un immenso vuoto stava circondando
la sua vita.
Che ne sarebbe stato di lui? Non aveva più una ragione da
inseguire, tutto ormai era compiuto.
Lasciò le mani scivolare sulle gambe e la mente vagare nei
ricordi.
Tanti anni a inseguire i fantasmi del passato e finalmente
tutti si erano assopiti.
Aveva vendicato prima Shannon e Kelly, poi Kate e ora era
stato il turno di Jenny.
“La mia vita sarà mai tranquilla?” si chiese sorridendo, ma
lui non sapeva cosa farsene della tranquillità, in questo modo si sentiva vivo.
Aveva provato a vivere come Mike, ma il richiamo “del bene” l’aveva riportato alla sua
vita: cercare risposte per avere giustizia.
Sorrise tra sé.
Ziva era fuori pericolo, era inutile che restasse in
ospedale, così si alzò, prese la giacca che aveva lasciato sulla sedia e si
diresse verso l’uscita.
Si sentiva leggero, con una strana calma interiore, pronto
ad affrontare una nuova vita ma questa volta senza il terrore del passato.
Aspettò che le porte dell’uscita si aprissero e uscì. Si
fermò un attimo sulla soglia, respirò a pieni polmoni l’aria fresca della sera,
facendosi accarezzare dal vento.
“Ora sono pronto” si era detto come un incitamento per
andare avanti.
Mosse così il primo passo e scese i gradini della scalinata
dell’ospedale dirigendosi verso la sua auto parcheggiata lì di fronte.
Alzò lo sguardo verso l’automobile e si bloccò vedendo lei.
L’ex Tenente Colonnello Hollis Mann era appoggiata alla sua
auto, a braccia conserte, e gli sorrideva. Indossava un vestito leggero con un
motivo floreale su sfondo nero. I capelli sciolti mossi delicatamente dal vento
le accarezzavano il viso, un lieve trucco le colorava le labbra e gli occhi
rendendola bellissima.
Jethro mosse qualche passo fino a trovarsi di fronte alla
donna.
- Ciao.- Gli disse Hollis tenendo sempre il suo dolce
sorriso sulle labbra.
- Ciao.- Le rispose guardandola dritto in quegli occhi così
teneri.
Gibbs alzò la mano e con il dito le sfiorò prima la guancia,
e poi le accarezzò con la mano il viso che venne poco dopo raggiunta dalla mano
di lei.
- E’ finita?- Gli chiese con un tono di speranza.
- Si.- Le rispose solo con quel monosillabo annullando
quelle inutili parole che non avrebbero avuto lo stesso effetto per la semplice
risposta alla sua domanda.
- E ora?- Gli domandò incerta.
L’uomo tolse la mano dalla sua guancia e abbassò lo sguardo
sorridendo.
- Guardami.- Gli ordinò Hollis prendendogli il viso tra le
mani e guardandolo dritto negli occhi – che cosa ti dice il tuo istinto Jethro?-
Gli chiese.
Gibbs la osserverò per qualche secondo immergendosi in
quello sguardo speranzoso e misto al timore di essere esclusa per l’ennesima
volta dalla sua vita.
Avvicinò il viso al suo lasciando tra di loro solo un’esile
distanza.
- Che ti amo.-
Le rispose prima di annullare quel breve spazio e baciarla
con tutta la passione che aveva nascosto in quegli ultimi mesi anche a se
stesso.
Hollis dall’incredulità per il primo momento mollò la presa
dal viso dell’uomo, rimanendo scioccata dalle sue parole. Quante notti le aveva
sognate e ora che gliela aveva detto le sembrava impossibile. Per ben due volte
aveva dovuto accettare il suo rifiuto, aspettare il momento che si sentisse
pronto a condividere la sua vita con lei e ora quel giorno era arrivato.
Con questa consapevolezza alzò le braccia e circondò il
collo dell’uomo stringendosi forte a lui approfondendo l’intensità del bacio.
- Ti amo.- Gli sussurrò tra le labbra prima di farsi coinvolgere
di nuovo dalla passione che era esplosa prorompente tra i due.
La prima luce del mattino svegliò Jethro. Sbatté per qualche
volta le palpebre cercando di ricordare gli ultimi avvenimenti. Un corpo
accanto a lui si mosse accoccolandosi ancora di più sul suo petto e nella
stretta del suo abbraccio. L’uomo sorrise sentendo il calore del corpo della
donna. Si soffermò a guardarla. Hollis aveva un’espressione beata sul viso che
gli faceva tenerezza e istintivamente la strinse più forte a sé e le baciò il
capo, assaporando il suo profumo di rosa.
Alla mente gli ritornò il loro incontro - scontro.
Era passato un anno dalla morte del direttore Shepard e
Gibbs finalmente aveva trovato le prove che gli sarebbero servite per aprire il
caso per catturare definitivamente Riaz.
Ora non doveva che ricomporre la sua squadra per vendicare
la morte di Jenny.
Hollis era entrata come una furia nel suo ufficio.
Lo aveva fronteggiato.
Si erano guardati per diversi minuti senza che nessuno dei
due dicesse niente.
- Accetta il mio aiuto Jethro.- Gli aveva detto sicura di se
stessa.
- Stanne fuori Hollis, non è una questione che riguarda te.-
Le aveva risposto gelido.
- Non fare lo stupido Jethro hai bisogno di tutto l’aiuto
possibile con Riaz!- Aveva insistito lei battendo le mani sulla sua scrivania.
Lui si era alzato e l’aveva fronteggiata.
- Ho detto di no!- Le aveva sibilito usando il suo tono più
freddo e autoritario prima di voltarle le spalle e uscire dal suo ufficio.
- Di cosa hai paura Jethro?- Gli aveva chiesto prima che
l’uomo varcasse la porta.
Gibbs si era voltato e aveva eliminato la distanza che c’era
tra loro con pochi passi, guardandola dritto negli occhi.
- Hai paura che possa morire anche io?- Aveva tentato lei
cercando di aggrapparsi a quel esile appiglio che potesse farle capire che in
qualche modo lui ci teneva a lei.
Lui era rimasto rigido, freddo, distaccato cercando di
ignorare la domanda della donna per evitare a se stesso la risposta.
- Come vuoi.- Gli aveva risposto abbassando il capo
sconfitta – aspetterò…- si fermò prima di aggiungere altro e mostrarsi ancora
più patetica ai suoi occhi.
Gli accarezzò la guancia e poi si staccò da lui. Prese il
fascicolo dalla cartellina e glielo appoggiò sulla scrivania.
- Queste sono alcune informazioni che ho scoperto su Braida…
c’entra anche lui con Riaz… è stato l’artefice nell’imboscata al Mossad, credo
che Ziva lo debba sapere. Salutamela quando la vedi.- Gli sorrise triste prima
di chiudersi la porte alle spalle.
Quel giorno era stata l’ultima volta che l’aveva vista.
Gibbs pensava di averla persa per sempre e invece si era
sbagliato.
Ora si sentiva pronto a iniziare una nuova vita accanto a
Hollis e questa volta sarebbe stato tutto più bello e felice.
L’uomo strinse più forte a sé la donna e si lasciò cullare
dal suo respiro regolare fino a quando non si riaddormentò tranquillo.
Ziva si svegliò con un senso di ansia nello stomaco, che il
peggio non fosse ancora finito?
Aprì lentamente gli occhi, sbattendo le palpebre per mettere
a fuoco la stanza.
- Finalmente ti sei svegliata mia cara.- La salutò una voce
gelida.
- Padre!- Ziva dalla sorpresa scattò a sedere sul letto
accasciandosi subito dopo sul cuscino dal forte dolore che provò al braccio ma
che non mostrò.
- Brava! Mai farsi vedere debole.- Continuò il direttore
David non nascondendo l’orgoglio che provava per la figlia che non si piegava
di fronte a niente.
- Che vuoi?- Gli chiese Ziva mettendosi subito sulle
difensive.
- Abbiamo una questione aperta se non ricordo male…-
- Per quanto mi riguarda è conclusa. Hai avuto quello che
volevi. Riaz è tutto tuo.- Gli disse sprezzante.
- Tu appartieni al Mossad non puoi opporti.- Le ricordò.
- Non più.-
Il direttore David rise sadicamente.
- Se è quello che vuoi…- la guardò freddo immergendosi in
quegli occhi nero petrolio così simili ai suoi con l’unica differenza che essi
possedevano il calore umano che a lui mancava – il Mossad farà in modo che tu
non sia mai esistita, verrai cancellata da ogni cosa. Non avrai più un passato,
né una famiglia, nessuno su cui appoggiarti, è questo quello che vuoi veramente?-
Le chiese cercando di far vacillare le sue certezze.
Ziva fissò il viso dell’uomo che aveva di fronte.
Era davvero pronta a rinunciare alla sua vecchia vita per
inseguirne una che non aveva niente di certo, niente di sicuro ma al momento
era solo un’incognita?
Rimase in silenzio per qualche minuto, indecisa su cosa
rispondere ma poi tutto fu chiaro.
L’istinto.
- Si è quello che voglio!- Rispose Ziva decisa lasciandosi
le sue paure alle spalle.
- E sia!- Disse irritato.
Il direttore David schioccò le dita e un gruppo di
infermieri entrò nella stanza.
- Cosa sta succedendo?- Chiese Ziva allarmata vedendoli
entrare.
- Ti cancello dal Mossad!- Rispose il padre con affare
sadico.
Prima che la donna potesse reagire le iniettarono del
sedativo che la fece addormentare e perdere i sensi.
Continua…
Ora abbiamo un grosso problema… che facciamo la continuiamo
ancora un po’ o la terminiamo?
Se dipendesse da me la porterei avanti all’infinito mi piace
troppo come storia, ma mi rendo conto che con il prossimo capitolo siamo a
quota 30 e forse è anche ora di concludere (staranno sicuramente pensando
alcuni di voi) e mi sa che avete ragione…
In fin dei conti i personaggi si creano i casini da soli ^_^
Emmm… sono un po’ in ritardo… eh..eh ..
eh… lo so ma il tempo vola e neanche me ne accorgo…
Buona lettura
Light
Gibbs era seduto su una poltroncina accanto alla finestra.
I raggi del sole del pomeriggio illuminavano la stanza d’ospedale
rendendola meno fredda.
L’uomo guardava il viso di Ziva con una certa apprensione,
non tralasciando nessun lineamento del volto, graffio o ferita che gli
riportavano alla mente come si doveva essere difesa e battuta per non essere
sopraffatta da Braida. Postò, poi, la sua attenzione sulle altre fasciature del
corpo fino ad arrivare alla spalla fasciata dove spiccava il grosso cerotto che
le sigillava la ferita inflitta dal colpo di pistola. Strinse forte i pugni.
Era stato così vicino dal perderla. Non avrebbe sopportato il dolore di lasciare
anche lei, non le avrebbe mai permesso di mollare. Non
ora… che era libera.
Tolse lo sguardo dalla donna e si concentrò sul cielo
limpido.
Sorrise ripensando all’incontro che aveva avuto a metà
mattina.
L’aveva previsto ma in fondo non ci aveva sperato poi molto.
Si era svegliato tenendo tra le braccia Hollis. Insieme avevano fatto colazione, poi lei se n’era andata a casa e
lui era volato in ufficio.
Aveva salutato tutti cordialmente tralasciandosi alle spalle
la tensione di quegli ultimi mesi.
Si era avvicinato alla scrivania di Mcgee, il quale stava
chiacchierando con Abby, dandogli uno dei bicchieri di caffè che teneva in
mano, aveva posato il bacio del “buongiorno”
sulla guancia della donna e poi si era diretto nel suo ufficio.
I due, vedendo la sua reazione, erano rimasti fermi
immobili, increduli che quello che avessero di fronte fosse
il loro Direttore.
Abby riscossasi da quella novità lo aveva rincorso prima che
potesse salire le scale chiamandolo più volte.
- Gibbs! Gibbs! Gibbs!-
Lui si era fermato e l’aveva osservata preparandosi a
ricevere la sua euforia e infatti, non aveva dovuto
aspettare molto, la donna si buttò fra le sua braccia augurandogli il
buongiorno stringendolo forte.
Lui le aveva sorriso e poi si era
diretto in ufficio.
Aveva aperto la porta e subito aveva avvertito la sua
presenza.
L’espressione del viso si era inasprita, gli occhi erano
diventati di ghiaccio e una forte decisione a non cedere a nessun costo si era
impadronita di lui.
- A cosa devo l’onore della tua presenza Eli?
Deve essere piuttosto urgente se addirittura il Direttore del Mossad in persona
è venuto da me.- Gli chiese accomodandosi sulla sua
poltrona.
Il direttore David si allontanò dalla finestra e si sedette
su una delle sedie di fronte alla scrivania di Gibbs.
- Mi stupisco di te Jethro…- lo sfidò con
lo sguardo – ti reputavo più sveglio.- Lo schermì.
- Appunto…- aprì il cassetto e prese la bottiglia di scotch
appoggiando sul piano della scrivania i due bicchieri e versandoci il liquido
ambrato – non c’è niente da discutere.- Gli disse porgendogli uno dei bicchieri
– Ziva ora fa parte dell’Ncis!- continuò risoluto
senza staccare lo sguardo da quegli occhi neri.
Il direttore David strinse forte nella mano il bicchiere,
poi lo avvicinò alle labbra, ne bevve un sorso assaporando il gusto forte e
intenso del liquore, prima di ingoiarlo.
- Cosa ti fa essere tanto sicuro che Ziva abbia scelto l’Ncis piuttosto che restare al Mossad?- Gli chiese ghignando.
Gibbs lo guardò dritto negli occhi, aspettando qualche secondo prima di rispondere.
Scosse la testa e gli sorrise.
- Semplice… non saresti qui a giocare la tua ultima carta
con me…- Gli rispose calmo e tranquillo. – I patti erano chiari: Riaz per la
libertà di Ziva, o mi vuoi far credere che tua figlia sia più importante dal
poter mettere le mani sui traffici di quel malvivente?- Lo guardò sfidandolo posizionando due fogli davanti a lui e porgendogli la penna.
- E sia!- Il direttore David prese la penna dalla mano di
Gibbs e firmò i due fogli: la custodia di Riaz e il passaggio definitivo di
Ziva all’Ncis con la rispettiva cittadinanza.
L’uomo, dopo aver firmato, si alzò, si sistemò la giacca e
prima di voltarsi per andarsene guardò dritto negli occhi Gibbs.
- Tieniti pure Ziva, non so più cosa farmene. Ho già
cancellato ogni traccia di lei. Non fa più parte del Mossad…
non è più nessuno!- Terminò sprezzante.
A quelle ultime parole Jethro scattò in piedi avvicinandosi
all’uomo afferrandolo per il colletto della camicia.
- Che cosa le hai fatto bastardo?!- Gli
chiese fuori di sé.
- Te l’ho già detto Gibbs l’ho cancellata dal Mossad!-
Il direttore David gli fece mollare la presa dalla sua
camicia, si sistemò la giacca e lo lasciò solo nel suo ufficio.
- Gibbs.- La sua voce era stata meno di un sussurro ma era
bastato per riportare Jethro alla realtà.
L’uomo aveva girato la testa a guardarla e per qualche
minuto era rimasto ad osservare quegli occhi così neri e profondi cercando,
forse per la prima volta, le parole più adatte alla situazione.
Si era alzato e avvicinato al letto. Con un movimento
leggero della mano le aveva tolto il ciuffo di capelli che le era caduto sulla fronte.
- E’ tutto apposto.- Le aveva detto
con il suo tono calmo e rassicurante.
Ziva aveva accennato un sorriso prima
di chiudere gli occhi stanca.
- Mi ha cancellato dal Mossad.- Gli disse come se volesse
confermare le sue parole.
- Si.- Le rispose facendo scivolare
il dito indice sul suo braccio – Ha cancellato ogni traccia anche su di te.-
Soffermandosi sul punto dove una volte era tatuato il simbolo del Mossad e
volgendo lo sguardo alle mani fasciate prive di ogni impronta digitale.
- Libera.- Ziva aveva sussurrato riaprendo gli occhi e
tuffandosi in quelli dell’uomo.
- Libera.- Aveva confermato lui.
- Ziva credo che sia meglio che rimani in ospedale ancora
per qualche giorno.- Le disse il Dottor Mallard guardandola preoccupato.
- Ducky te l’ho già detto. Sto bene! È inutile che io
rimanga qui senza fare niente.- Lo guardò severa
esasperata dall’insistenza dell’uomo che da mezz’ora abbondante cercava di
convincerla in tutti in modi di farle cambiare idea e rimanere tranquilla in
ospedale.
- Perché non ti dai del tempo mia
cara. Il braccio non è ancora del tutto guarito, la ferita si
potrebbe riaprire.- Protestò il dottore.
- Non succederà!- E con quelle due
semplice parole mise fine alla loro discussione.
- Non va bene… assomigli ogni giorni
di più a Jethro.- Sfrecciò divertito alla reazione della donna mentre lei finiva
di riempire il borsone con i suoi vestiti.
- Andiamo?- Ziva lo gelò con il suo sguardo.
- Identici.- Ducky rise di gusto per niente spaventato dalla
reazione della donna.
Ziva si fece scappare un sorriso.
- Ok.- si sedette sul letto arrendendosi lasciando cadere il
borsone a terra.
Il dottor Mallard si posizionò
accanto a lei.
- Allora mia cara mi vuoi dire che
cosa c’è che non va?-
- Niente.- Ziva chiuse le palpebre portandosi il pollice e
l’indice in mezzo agli occhi facendo una lieve pressione per annullare quel inizio di mal di testa.
- Non sarà facile, ma vedrai ce la farai a ricostruirti una
vita.- Le disse dolce appoggiandogli una mano sulla spalla.-
- Grazie…- gli disse piano – possiamo andare ora?- Gli
chiese con un accenno di sorriso imbarazzata da quella
confidenza.
- Va bene, anche se sono ancora convinto che non sia una buona idea…- sospirò sotto l’occhiata assassina della donna
– e va bene ti porto a casa.-
Ziva tossì contrariata.
- No.- Disse risoluto Ducky – Non ci pensare minimamente. No,
è fuori discussione non ti porto all’Ncis.-
Gibbs entrò nel suo ufficio e vedendo la persona che era in
piedi di fronte alla finestra si fermò.
Per un attimo gli sembrò di tornare indietro di due
settimane, prima che tutto portasse alla fine.
Sorrise per la caparbietà della donna, chissà che cosa n’era
stato di Ducky, eppure aveva creduto che mandando il dottor Mallard a prenderla
con l’intento di portarla a casa ci sarebbe riuscito, invece anche lui alla
fine aveva ceduto.
- Dovresti essere a casa.- Le disse
Gibbs con il suo solito tono autoritario.
- Dovrei… ma sono qua.- Gli aveva
risposto Ziva voltandosi a guardarlo. – Devo mettere in piedi la mia vita e
voglio farlo subito: ora!-
Jethro la osservò per un lungo istante lasciando infine
incontrare i suoi occhi con quelli di lei.
- Come vuoi.- Disse infine – Ho
bisogno di qualcuno che vada in appoggio…- iniziò ma venne subito interrotto dalla
donna.
- Perfetto vado io! Sono pronta.- Confermò
con decisione.
- A San Diego.- Terminò serio.
Un silenzio gelido calò tra i due.
Ziva era rimasta impassibile, incapace anche di respirare.
“Tutto tranne questo” aveva pensato nella frazione di
secondo che aveva incontrato gli occhi dell’uomo. Il cuore aveva smesso di
battere e si sentì girare la testa, ma in fondo era pur sempre un Agente del
Mossad, e nulla avrebbe potuto cancellare questo dal suo dna, perciò fece come al solito, come se niente l’avesse turbata e riprese subito coscienza
di sé.
- Ma se non te la senti mando un
altro.- Aveva bluffato Gibbs come un giocatore che è sicuro delle carte che ha
in mano e gusta già il sapore della vittoria.
- Non c’è problema vado io.- Aveva
risposto Ziva in tono serio, nascondendo il suo turbamento interiore,
afferrando il fascicolo e uscendo dall’ufficio.
Gibbs sorrise alla reazione della donna e si rilassò sullo
schienale della sedia lasciando vagare i suoi pensieri. “Che
questa volta vada per il verso giusto?” si chiese non sapendo ancora quale
sarebbe stata la risposta.
Continua…
Ecco al 30esimo capitolo…Che dire? Pensavo che sarebbe stato
l’ultimo… ma è meglio concedersi del tempo... quindi mi dovrete sopportare per
un altro po’
Il prossimo è già in lavorazione… restate in zona che non si
sa mai che il criceto parta e me lo faccia concludere
^_^
Ragazze vi adoro!!!
Grazie per il vostro affetto e soprattutto per il vostro supporto.
Eccomiiiii… tra un impegno e l’altro ma arrivo… che
succederà… per scoprirlo non rimane che leggere ^_^
Buona lettura
Light
La mattina dopo, Ziva era salita sull’aereo con tutti i suoi
dubbi e speranze per raggiungere San Diego.
“Sono davvero pronta ad affrontare Tony?” si chiese mentre
l’aereo decollava senza trovare una risposta.
Il viaggio durò poco, nonostante la distanza, ma l’aver
sfogliato per tutto il tempo il fascicolo analizzando
in ogni suo piccolo particolare senza tralasciare nessun dettaglio, le permise
di non pensare a quanto mancava per arrivare da lui.
Ziva avrebbe collaborato con Erik Preston un membro della
squadra di DiNozzo. “Chissà che tipo è?” si chiese mentre si preparava a
scendere dall’aereo.
“Ma dove cavolo è?” si domandò
l’uomo mentre analizzava con sguardo attento tutte le donne che uscivano
dall’aeroporto.
Erik era contrariato dell’ordine che aveva ricevuto “un
Agente del mio livello fare da baby-sitter ad una pivella, che nervi!!”
pensò irritato mentre osservava i volti femminili.
Il direttore in persona, scavalcando l’autorità del suo capo
DiNozzo, gli aveva ordinato di andare ad accogliere l’Agente che avrebbe
collaborato con loro.
- Speriamo almeno che sia riuscita a prendere l’aereo.-
Disse ad alta voce immaginandosi la pivella
alle prese con la sua prima trasferta.
- Si l’aereo l’ho preso e non ho
avuto nessuna difficoltà.- Rispose dura Ziva comparendo alle spalle dell’uomo
che si allontanò di un passò e istintivamente portò la mano alla pistola.
Erik squadrò la donna che aveva di fronte.
I suoi capelli neri e lisci le scivolavano sulle spalle
accarezzandole il volto. Il corpo sinuoso era fasciato in un tailleur nero, le
gambe snelle e affusolate erano rese ancora più slanciate dalle scarpe con il
tacco che donavano nell’insieme una visione sofisticata
e bellissima. Lasciò vagare gli occhi percorrendo dai piedi al viso il corpo
della donna non tralasciando neanche un dettaglio, fino ad incontrare quelle
iridi nere e profonde che lo stavano uccidendo.
- Emmm…- riuscì a stento a dire – l’Agente Gibbs immagino.-
- Ziva.- Rispose con fermezza porgendogli la mano.
- Erik Preston…- gliela strinse con presa sicura – ma credo
che tu lo sappia già.- Sorrise mostrando la sua dentatura perfetta.
Ziva si concesse qualche secondo per osservare l’uomo che
aveva di fronte. Alto, corporatura massiccia, spalle
larghe, carnagione scura, capelli tendenti al mosso, occhi scuri, un lieve
accenno di barba e un sorriso luminoso che gli faceva brillare lo sguardo. “Beh
poteva capitarmi di peggio” pensò divertita all’idea di collaborare con lui.
- Gibbs…- Disse l’uomo pensieroso – già sentito questo nome.-
Ziva sorrise aspettando che l’Agente riuscisse a fare le sue
congetture.
- Parente di Leroy Jethro Gibbs per caso?- Le chiese
sorpreso.
- Si sono sua figlia.- Gli sorrise.
Quella era la prima volta che Ziva lo diceva apertamente e
quella consapevolezza le riscaldò il cuore in un modo speciale.
In pochi giorni la sua vita era cambiata radicalmente.
Eli David l’aveva cancellata da ogni parte non lasciando
neanche una minima traccia di lei, dimenticandosi perfino di avere una figlia
che gli aveva fatto l’affronto di rivoltarsi contro.
Gibbs non l’aveva lasciata da sola ad affrontare tutto
questo e l’aveva accolta tra le sue braccia, rendendo
realtà quel rapporto di padre e figlia che si era instaurato ormai da tanti
anni tra loro.
- Non gli assomigli molto se devo essere sincero.- Le disse
guardandola attentamente.
Ziva sospirò alla tenacia dell’uomo, in fondo aveva immaginato che non gli sarebbe bastata quella semplice
risposta.
- Sono sua figlia adottiva infatti.-
Risposte gentilmente. – Hai finito con l’interrogatorio?- Gli chiese anticipando e bloccando l’altra domanda che le stava
per fare.
Erik rise di gusto alla perspicacia della donna.
- Per ora…- la guardò sornione - Andiamo.- Le disse Erik
facendole segno con la mano di incamminarsi.
Lungo il tragitto parlarono molto, aiutati dalla
logorroicità contagiosa dell’uomo. Ziva si sentiva strana, era completamente a
suo agio, nonostante lo conoscesse da pochi minuti.
“E’ ora che mi lasci un po’ andare in fondo questa è la mia
nuova vita” pensò serena osservando attentamente i lineamenti dell’Agente
ridendo di gusto all’ennesima battuta dell’uomo consapevole che poteva
finalmente essere felice.
Arrivarono in ufficio tutti e due
ridendo come matti.
- Sei davvero uno spasso.- Gli disse Ziva cercando di
smettere di ridere.
- Grazie ma anche tu mi vieni dietro bene.- Gli rispose
avvicinandosi a lei per fargli una carezza.
Gli istinti di sopravvivenza sono duri a morire e l’essere
killer non si mette a tacere da un giorno all’altro.
Ziva, prima che Erik le sfiorasse la guancia, gli bloccò la
mano, il colore dei suoi occhi divenne nero intenso e i muscoli del suo viso da
rilassati si contrassero facendole assumere un’aria gelida e dura.
- Ahi!! Ma che ti prende.- L’ammonì
mentre sentiva le dita della donna stringersi attorno al suo polso – Volevo
solo farti una carezza, niente di più.- Si giustificò.
L’Agente David a quelle parole si risvegliò.
- Mi dispiace…- iniziò incerta – non so
che mi è preso.- continuò imbarazzata – ho bisogno di un po’ d’aria.-
Senza aggiungere altro si girò e uscì dall’ufficio.
- Preston!- La voce rigida dell’uomo risuonò in tutto
l’ufficio. – Pensi di muoverti o vuoi rimanere a fissare quella
porta tutto il pomeriggio?-
- Capo!- Si riprese Erik sorpreso sentendosi chiamare in
causa.
DiNozzo si avvicinò all’Agente guardandolo insistentemente e
quando gli fu accanto si bloccò.
Quel profumo, quel dolce profumo di vaniglia e rosa… no, non
poteva, ancora per l’ennesima volta ritornava ad ossessionarlo, lei è solo lei, sempre.
Chiuse gli occhi, respirò a fondo cercando di percepirne il
più possibile prima che svanisse.
- Capo tutto bene?- Gli domandò la voce timida dell’Agente.
- Già di ritorno Iva?- Le chiese Tony osservandola appena e
ignorando la domanda che gli aveva fatto.
- Si capo, niente di nuovo. Ho
prelevato dei campioni, li porto ad Albert per analizzarli.- Gli mostrò le buste che aveva in mano.
- Ok, e fatemi sapere al più presto i risultati.- Ordinò con
voce seria.
- Agente Preston il Direttore la vuole nel suo ufficio.- Gli
disse Mary la segretaria del Direttore Lwuis comparendo alle spalle dei due
uomini.
- Grazie Mary, arrivo subito.- Gli
sorrise gentile.
- Cos’hai combinato?- Gli chiese
DiNozzo sospettoso.
- Niente capo. Il direttore mi ha solo detto di andare a
prendere all’aeroporto una nuova Agente.-
- Ebbene?- Lo invitò a farla breve
fulminandolo con lo sguardo.
- L’ho persa… o meglio è andata via…beh… non proprio, si insomma è scappata.- Ammise sconfortato.
Tony per tutta risposta gli mollò uno scappellotto.
- Trovala Preston prima che io finisca
di bere il mio caffè!- Gli ordinò prima di allontanarsi dall’uomo dirigendosi
verso il bar.
- Si capo!- Gli rispose mettendosi
quasi sugli attenti.
“Stupida! Stupida! Stupida!”
Ziva era incredula a quello che era appena successo. Come
aveva potuto reagire in quel modo eppure quel gesto le era
sembrato strano facendola mettere subito sulla difensiva.
Doveva assolutamente rilassarsi.
La sua nuova vita era più difficile del previsto
d’affrontare.
Si era rifugiata sulla terrazza del palazzo. Le mani
aggrappate alla ringhiera, strette forte per non mollare, con la grande paura dentro di sé di incontrare quei due occhi verdi
e scoprire che non c’era più spazio per lei.
- Finalmente ti ho trovata!-
La voce squillante dell’Agente la fece tornare con i piedi
per terra.
- Tutto bene?- Le chiese Erik
avvicinandosi ma mantenendo una distanza di sicurezza.
La donna sorrise all’attenzione
dell’uomo.
- Meglio grazie.- Lo guardò dritto negli occhi trovandoli
sereni e tranquilli.
L’Agente per risposta gli allungò la mano.
- Amici?- Le propose.
Ziva guardò la mano tesa porta verso di lei.
- Si può fare!- Gli rispose dopo un attimo di esitazione stringendogliela forte.
- Dovremmo andare… oggi il capo non è
al massimo del suo splendore.- Le disse scherzando invitandola con la mano a
seguirlo.
- Davvero?- Gli chiese divertita – e com’è questo capo?-
proseguì.
- L’Agente Speciale DiNozzo penso
che sia il migliore Agente che abbia mai conosciuto. Lo stimo molto, anche se
non fa altro che prendermi a scappellotti.- Erik rise
di gusto.
La risata dell’uomo era frizzante e sincera che coinvolse
anche la donna.
- Sul serio?- Gli chiese ancora ridendo.
- Mia cara non risparmierà neanche te
dagli scappellotti stanne certa.- Le fece l’occhiolino.
- Non credo proprio.- Continuò a ridere “Se solo si azzarda
Tony lo faccio fuori!” pensò divertita.
- Direttore voleva vedermi?- Chiese DiNozzo entrando
nell’ufficio del suo superiore.
- Si Tony entra pure.-
L’Agente si posizionò di fronte
alla scrivania in attesa di ordini.
- Da oggi avrai un nuovo membro in squadra.- Gli disse
mentre firmava dei documenti.
- Posso sapere come mai?- Gli chiese curioso.
- Problemi DiNozzo su questa decisione?- Gli domandò Lwuis
ignorando la sua richiesta.
- No direttore, pensavo che mi bastassero l’Agente Preston e
l’Agente Callet.- Obiettò.
- Gli agenti Preston e Callet sono ancora alle prime armi,
non hanno maturato abbastanza esperienza nel campo, hai bisogno di qualcuno di esperto che ti affianchi che ti faccia da spalla.- Lo
guardò deciso. – Perciò ho chiesto al comando generale
di inviarmi un Agente qualificato. Questo è il suo fascicolo. Non c’è molto su
di lei ma le sue note sono dettagliate e minuziose definendola un’ottima agente
che mi hanno convinto a tal punto di affiancartela.-
Tony prese il fascicolo tra le mani
scettico della decisione del direttore.
- E’ l’Agente che è andato a prendere Preston
all’aeroporto?- Gli chiese osservando la cartellina che teneva tra le mani.
- Non ti sfugge mai niente come al
solito.- Sorrise Lwuis. – E’ tutto, puoi andare.- Lo
congedò.
DiNozzo prima che potesse uscire
dall’ufficio fu fermato dalla voce del direttore.
- Ah Tony… dimenticavo, non renderle la vita difficile.-
Sorrise conoscendo a fondo l’uomo.
- Chi io?- si finse offeso – Direttore per chi mi prende.-
Rise sornione già gustando il piacere di infastidire la nuova pivella.
Continua…
Che shock… questo non l’avevo previsto
ma in fondo è da Gibbs… anche io voglio un padre così XD… e credo proprio che
qualcun altro sarà scioccato alla notizia… alt! Niente spoiler ^__^
Beh… pensavate che vi concedevo
tutto e subito? Naaahhhh
Chissà perché ma prevedo casini… rimanete in zona… che il
prox chap è ben avviato
Sono commossa… grazie
del vostro affetto
Mi ha fatto piacere
hermy101 – gangelina – che avete lasciato un segno del vostro passaggio.
Buon inizio settimana!!! Vediamo un
po’ che succede…
Buona lettura
Light
Tony avvicinandosi alla sua scrivania intravide Erik che
scherzava con qualcuno che ipotizzò potessero essere la
nuova Agente.
“Bene l’ha trovata. Andiamo a conoscere
questa pivella” pensò
soddisfatto stampandosi sul viso un sorrisino sadico.
DiNozzo si stava approssimando ai due quando fu intercettato
da Iva.
- Capo!!- Lo chiamò. – Ho i risultati degli esami.- Gli porse la cartellina mentre lo seguiva.
- Grazie Callet.- L’aprì una volta di fronte ai due
soffermando la sua attenzione sul foglio delle analisi.
- Capo le presento l’Agente Gibbs.- Gli disse Preston con
tono frizzante notando che il caffè del superiore era ancora fumante sulla
scrivania.
“Ecco ci siamo” pensò Ziva nell’attimo in cui l’uomo l’aveva
presentata rendendo quel momento pericoloso come quasi avesse sganciato una
bomba.
Tony a sentire quel nome alzò gli occhi
sorpreso fissandoli in quelli di Erik.
- Mi stai prendendo in giro Preston?- Gli chiese irritato.
L’Agente si fece da parte e svelò alla vista dell’uomo la
donna che era dietro di lui.
- No capo. Lei è la nuova Agente: Ziva Gibbs.- Continuò
ignaro di quello che stava succedendo agli interessati.
Ziva a braccia conserte sui fianchi osservava l’espressione
di Tony senza riuscire a respirare.
Erano passati pochi giorni dall’ultima volta che l’aveva
visto ma il cuore non aveva dimenticato niente. Incontrare quegli occhi lo fece
battere ancora più velocemente e quella dolce frase ritornò a riecheggiare
nella mente “Sei solo
mia” facendole comparire un dolce sorriso sulle labbra.
DiNozzo era rimasto fermo e rigido nella sua posizione
incredulo di ritrovarsi di fronte alla donna.
Era viva e stava bene.
Il suo viso era sereno e i suoi occhi brillavano di nuova
luce.
Fece scivolare lo sguardo sul corpo di lei
per poi tornare subito alle sue iridi nere sfavillanti.
Era diversa.
Era sempre stata bella, ma ora gli sembrava che lo era molto di più.
DiNozzo sorrise amaramente mentre nella
mente gli continuava a risuonare quel nome: “Ziva Gibbs”.
- Avete fatto in fretta, non avete perso tempo.- Sfrecciò gelido prima che lei potesse dire qualsiasi cosa. Il colore
cristallino degli occhi di Tony era durato solo pochi istanti prima di
trasformarsi in un verde scuro. Chiuse la cartellina con forza stringendo i
fogli nella mano.
Ziva a quelle parole si irrigidì e
non disse neanche una sola parola di tutto il discorso che si era preparata,
rimase ferma, immobile, senza reagire, incassando il colpo, con lo sguardo
fisso su di lui alla ricerca dei suoi occhi che lui le negò, ignorandola
completamente come se non esistesse.
- Andiamo Iva da Albert c’è qualcosa in queste analisi che
non mi convince.-
Tony richiamò l’Agente Callet e se ne andò
senza aggiungere altro.
Preston rimase di sasso dal comportamento del capo. Con la
coda dell’occhio osservò la donna. Era ferma, rigida nella sua posizione da
sembrare una statua. Non lasciava trasparire niente delle sue emozioni,
apparendo diversa da quella donna che poco prima scherzava con lui.
- Beh ti avevo avvisato che oggi il capo non è amabile.-
Tentò Erik per smorzare la tensione che si era creata.
- Non ti preoccupare, ci sono abituata.- Gli rispose dura
tenendo gli occhi fissi sulla figura di DiNozzo che si allontanava da lei al
fianco dell’Agente Callet.
Ziva era furiosa dentro di sé. Non l’aveva solo sperato, ci aveva
creduto veramente, che una volta averla vista di fronte a lui, la loro
situazione si sarebbe risolta, invece tutto era andato diversamente da come si
era immaginata.
“Maledizione! Idiota!! Stupido che non sei
altro Tony!” pensò Ziva stringendo con forza il pugno che nascondeva
all’interno del braccio cercando di cacciare dentro di sé la tristezza dalla
delusione per quel attimo perduto.
Il tocco delicato di una mano sulla sua spalla la fece
tornare alla realtà.
- Non ti preoccupare. Imparerai a conoscerlo e ad apprezzarlo.
Si comporta in questo modo solo perché è il capo e gli piace interpretare il
ruolo del duro per mettere in soggezione i pivelli.-
Le sorrise Erik cercando di rincuorarla.
- Conosco il tipo.- Gli sorrise lei
a sua volta.
Tony, anche se con qualche piccola differenza, era simile in
tutto e per tutto a Gibbs.
- Su di me non fa nessun effetto…- lo
guardò dritto negli occhi come volesse assicurarsi che Erik credesse alle sue
parole – e poi io non sono una pivella!-
Sillabò scandendo bene le parole.
Erik rise di gusto alla sua reazione.
- Certo… certo.- La prese in giro e per risposta Ziva
sbuffò.
- Dai vieni!- Sorrise l’Agente alla
caparbietà della donna – andiamo giù in laboratorio così ti faccio conoscere
Albert, il nostro genio.-
Tony rimase in disparte mentre lo scienziato terminava di
fare le ultime analisi, combattendo con il marasma di sentimenti che si era
scatenato dopo aver visto Ziva.
“Hai per caso dimenticato il motivo per
cui sei ritornato qui a San Diego?” si chiese sorridendo triste.
Si avvicinò alla finestra del laboratorio, lasciando vagare
lo sguardo lontano verso l’infinito, facendosi intrappolare dai suoi pensieri,
mentre l’immagine sul vetro rifletteva che cosa gli
stesse passando per la testa.
Iva osservava DiNozzo a debita distanza, come ormai era
abituata a fare da tanti anni. Aveva imparato alla perfezione ogni espressione
e gesto dell’uomo e aveva compreso che la nuova Agente non doveva
essergli stata indifferente.
Il comportamento che aveva tenuto non era da lui. Tony ogni
volta che gli capitava per le mani una nuova recluta, o come amava definirle
lui, pivelli, le assediava o meglio
le sfiancava con le sue attenzioni, soprattutto se erano carine e possedevano
quel non so che di particolare. Nonostante che
l’Agente Gibbs avesse tutte queste particolarità e corrispondesse
alla tipologia di donna che piacevano all’uomo, DiNozzo era rimasto fermo e
immobile, comportandosi freddamente nei suoi confronti.
“E poi quella sua affermazione “Avete fatto in fretta, non avete perso tempo” non si riferiva di
certo al comportamento intraprendente di Preston o si?.”
Si chiesa passando per l’ennesima volta lo sguardo sul
volto dell’uomo.
Albert tossì per richiamare l’attenzione dei due agenti
immersi ognuno nelle proprie riflessioni.
Stava per iniziare a discutere delle analisi quando un
chiacchiericcio divertito lo interruppe.
Erik era un tipo che con poco ti metteva di buon umore. Era
uno spasso stare in sua compagnia e Ziva si lasciò subito trasportare dal suo
buonumore meravigliandosi della sua faccia tosta che
le permise di porre in secondo piano quello che era appena successo.
Arrivarono in laboratorio ridendo come matti ma furono
gelati dall’occhiata fredda di Tony che li incenerì notando la confidenza che si
era instaurata tra i due mentre Iva e Albert ridevano
sotto i baffi sapendo già cosa sarebbe successo a Preston da lì a poco.
- Ho bisogno che mi portiate altri
reperti, quelli che ho non mi bastano per le analisi che devo fare.- Disse
Albert cercando di smorzare la tensione che aleggiava nell’aria.
- Ci andiamo noi!- Si propose Erik avvicinando a sé il corpo
di Ziva tenendola per la spalla.
DiNozzo fissò prima la mano stretta attorno al braccio della
donna e poi guardò negli occhi l’uomo.
Preston non riuscì a interpretare
quello sguardo che gli aveva rivolto il capo. Per una volta tanto che si
dimostrava propositivo e poi non vedeva l’ora di vedere Ziva in azione, che
cosa aveva fatto di male?
- Capo se vuole posso andare io?- Propose Iva dopo qualche
istante vedendo il superiore che non reagiva alla proposta del collega cercando
di mediare tra i due riconoscendo quello sguardo che non prometteva niente di
buono.
Tony lanciò un’occhiata a Callet e poi guardò Ziva.
- No.- Disse semplicemente DiNozzo avviandosi verso l’uscita.
- David con me.- continuò prima di scomparire.
Ziva sentendosi chiamare in causa in quel modo si irrigidì e si staccò dall’abbraccio di Preston. Rimase
immobile, cercando di fare finta di niente
dimostrandosi disorientata da quel richiamo condividendo lo stesso stupore del
team.
- Muoviti Ziva!!- Urlò Tony seccato.
- Forse è meglio che ti sbrighi a seguirlo.- Le suggerì
l’Agente Callet – quando è così non bisogna contraddirlo.-
- Lo conosci bene vedo?- Sfrecciò
notando il tono attento della donna con cui aveva pronunciato la frase e senza
aspettare una suarisposta uscì dal
laboratorio.
- Simpatica.- Ironizzò Iva non appena l’Agente fu uscita.
- Ritrai gli artigli Callet, non fermarti alle apparenze,
Ziva è una tipa apposto ed è molto simpatica. Vi siete a
stento parlate quindi a cuccia.- Le sorrise Preston. – e poi…- continuò
osservandola attentamente per vedere la reazione alle sue parole – non ti
porterà via DiNozzo.-
Callet sentendo quella frecciata assottigliò lo sguardo come
se lo volesse incenerire.
- Stupido!- E senza aggiungere altro se ne
andò.
Ziva raggiunse Tony fermo davanti all’ascensore in attesa che le porte si aprissero.
Si affiancò a lui e attese immergendosi nel totale silenzio
ricco di elettricità.
Il “dlin” annunciò
l’arrivo al piano dell’ascensore. Dopo qualche istante le porte si aprirono e i
due agenti vi entrarono.
La donna aspettò qualche secondo e poi bloccò l’ascensore.
DiNozzo dopo un attimo di disorientamento la fissò negli
occhi con un sorrisetto ironico.
- Noto che hai già assunto i modi di fare di Gibbs!-
Ziva strinse forte le mani a pugno per non lasciarsi andare
alla provocazione del collega.
Respirò a fondo cercando di calmarsi.
- Ti avverto Tony non mi chiamare più David. Quel nome non
mi appartiene più, io non faccio più parte del Mossad…
io…- Gli disse seria con una leggera intonazione di tristezza nella voce
incapace di continuare.
Tony l’osservò per qualche istante. Lasciò scivolare lo
sguardo sul ciuffo di capelli che delicatamente le accarezzava la guancia, la
sua pelle liscia e vellutata di un leggero colorito rosso, le sue labbra
strette tra loro come se avessero paura di dire qualcosa di compromettente e
infine i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi neri, pieni di quella luce
particolare che li faceva risplendere.
Distolse lo sguardo prima di
esserne ammaliato, riattivò l’ascensore e dopo qualche secondo le porte si
aprirono.
DiNozzo si avvicinò alla donna lasciando solo una minima
distanza tra i loro visi.
- Giusto tu appartieni a Gibbs… ora.- Le disse cinico mentre
il suo fiato le accarezzava le labbra.
Tony si accorse della vicinanza e rimase immobile per
qualche istante lasciando vagare il suo sguardo sul volto della collega,
soffermandosi sulle sue labbra, così vicine, così morbide, così invitanti… fece
quasi violenza su se stesso per allontanarsi da lei prima che tutto si
complicasse e senza aggiungere altro si voltò dirigendosi verso la macchina.
Ziva riprese a respirare dopo qualche secondo. Si portò una
mano sulle labbra accarezzandole come poco prima il fiato dell’uomo aveva fatto
e poi la fece scivolare sul collo fino al petto per calmare il cuore che
all’improvviso aveva iniziato a battere forte come se volesse uscirle dal
petto.
Un luccichio di furbizia passò nei suoi occhi e un sorriso
tenero si dipinse sul suo volto.
Continua…
Ragazze vi adoro!!!
Emily Doyle che fai inizi
anche spoilerare?? XD ma è ancora presto per svelare tutto.
Il prox chap è a buon punto…
ci sarà da ridere… mi sono alleata con Ziva, Cote approva in pieno, staremo a vedere che succede… intanto il piano “alla riscossa di Tony!”
è già iniziato ^_^
La vostra attenzione a questa FF mi emoziona sempre
La vostra attenzione a questa FF mi emoziona sempre… ogni
volta di più…
Ecco tutto per voi, subito, subito il chap 33!!!
Che farà Ziva? Ci sarà da ridere
Buona lettura
Light
Ora Ziva sapeva cosa fare. La reazione di Tony l’aveva
spiazzata. Al primo momento era rimasta infastidita dal suo atteggiamento ma
quando le aveva detto quelle poche parole usando quel tono così seccato e
cinico una leggera nota di speranza era risuonato nel suo animo
“Mio caro DiNozzo, non lo ammetterai mai, ma sei geloso
marcio!” Pensò soddisfatta uscendo dall’ascensore e raggiungendo l’uomo alla
macchina lanciandogli un’occhiata veloce accentuando il suo sorriso “non è
tutto perduto” pensò accantonando quel triste pensiero che le era sorto vedendo
la reazione che aveva avuto al loro incontro e si concentrò sul paesaggio
rimuginando sul da farsi.
“Visto che sei così ottuso da non capirlo da solo, mi
divertirò un po’ prima di farti arrivare alla verità!” Pensò gioviale mentre
con la coda dell’occhio lanciava delle fugaci occhiate a Tony concentrato sulla
guida quando finalmente decise la strategia da seguire.
Arrivarono sul posto. Scesero in silenzio senza dire una
parola e si avviarono uno accanto all’altro verso il sentiero dove era stato
ritrovato il cadavere di un marine.
- Sei felice?- Constatò Tony notando l’espressione serena sul suo viso.
Ziva girò la testa verso di lui e lo osservò per qualche
secondo.
Il sorrise comparve di nuovo sulle sue labbra senza poterlo
fermare.
- Non dovrei?- Gli chiese a sua volta qualche secondo prima
di intraprendere la discesa del dirupo per arrivare al punto.
- Il terreno è fragile ed è ripido, non è facile da
scendere… stai attenta Mossad.- La schermì lui scendendo dopo di lei.
L’Agente sentendosi chiamare con quel nomigliolo si irrigidì
e scattò come una belva verso di lui.
- Ti ho già detto di non chiamarmi così!!- Ma la sua
reazione fu troppo impulsiva che mise un piede male imprigionando il tacco
della scarpa in una radice che usciva dal terreno che le fece perdere
l’equilibrio sbilanciandola all’indietro.
- Zivaaaa…- urlò DiNozzo spaventato afferrandola per la mano
non riuscendo a rimanere in equilibrio e cadendole addosso scivolando giù dal
dirupo insieme a lei.
Tony la strinse tra le sue braccia premendole la testa
contro il suo petto nel proteggerla mentre rotolavano giù per la discesa.
Dopo qualche minuto i due agenti riuscirono a fermarsi.
Rimasero fermi nella loro posizione per degli attimi: Ziva
stretta nell’abbraccio protettivo di Tony e le gambe intrecciate tra loro.
- Stai bene?- Le chiese non riuscendo allontanare il viso
dal suo.
A DiNozzo gli sarebbe bastato così poco per eliminare quel esile
distanza ma rimase fermo, bloccato, imprigionato dallo sguardo di lei.
- Se ti levassi di dosso starei ancora meglio.- Gli rispose
Ziva imbarazzata spingendolo lontano da lei.
L’uomo si scostò e si alzò in piedi porgendole la mano per
aiutarla.
Ziva la strinse e a quel contatto sentì una scossa partirgli
dallo stomaco ed arrivarle al cervello.
“Ma come fai a non capire?” Gli chiese mentalmente triste quando
i loro visi furono uno di fronte all’altro.
Tony inconsciamente accarezzò con il pollice il dorso della
mano di Ziva per qualche istante prima di farla scivolare lentamente e
sciogliere la presa, soffermandosi per un attimo ancora sulle punte delle dita
come se odiasse lasciarla andare e continuare quel contatto all’infinito.
La donna sentendo accarezzarsi nel suo punto debole e non
avendo ancora accettato quella parte di lei, levò d’istinto la mano e la cacciò
in tasca allontanandosi di qualche passo.
Un lieve dolore alla spalla la fece distrarre da quegli
attimi che quel gesto aveva rievocato.
“Merda!” pensò con una leggera smorfia “deve essere per lo
strattone che Tony mi ha dato quando mi ha afferrato prima che cadessimo…
accidenti!” stringendo i denti mentre il dolore si accentuava.
- E’ tutto ok?- Le domandò lui preoccupato dal repentino
cambio di umore.
- No…- respirò a fondo – se mi avessi lasciato il tempo di
andarmi a cambiare questo non sarebbe successo!- Gli rispose irritata per dar
sfogo al male che sentiva ripulendosi dalla terra e dalle foglie.
- Pensavo che ti avessero addestrata a dovere…- sfrecciò
ironico.
La collega per tutta risposta grugnì continuando a cercare.
- Beh che stai facendo?- Le chiese tenendo sempre quel suo
tono canzonatorio.
- Ho perso il cellulare e lo sto cercando.- Gli rispose
senza badarlo facendo vagare lo sguardo sul terreno.
- Questo?- Le chiese beffardo ciondolando l’oggetto
tenendolo tra il pollice e l’indice.
Ziva lo guardò torva cercando di trattenersi per non
strozzarlo. Quando Tony si comportava in quel modo riusciva a tirare fuori il
peggio di lei.
Stava per afferrare il cellulare che questo squillò.
DiNozzo fece scivolare lo sguardo sul display dove
lampeggiava il nome di Gibbs.
- Non può stare senza di te.- Sfrecciò ironico non
nascondendo la sua irritazione.
La donna sorrise e prese in mano il cellulare, “ora mi
diverto un po’” pensò con una punta di vendetta.
- Ciao.- Iniziò la telefonata con tono caldo.
Per tutta risposta DiNozzo sbuffò
e iniziò a prendere
dei reperti.
-
Tutto bene Ziva?-
Gli chiese
incerto Gibbs sentendo
il
tono con cui l’aveva salutato.
- Si non ti preoccupare.-
Le era difficile fingere con lui.
Ci fu un lungo silenzio, anche se erano lontani chilometri
il loro silenzio era più eloquente delle parole.
- … no per niente.-
Gli disse sottovoce arrendendosi.
- Ah
…ah…-
Gibbs
sorrise in attesa di sentirla parlare,
immaginandosela
presa nella sua frustrazione.
-
Rilassa i muscoli non ti fa bene essere così tesa.-
- Mah…-
sorrise rilassando le spalle.
- Grazie.-
- Ti ho fissato una visita per la spalla.-
Le
comunicò con il suo solito tono autoritario.
- Non ce n’era bisogno, posso fare
da sola.-
Controbatté irritata.
Silenzio, ancora il loro silenzio.
Si arrese – quando?-
Gli chiese rassegnata.
- Sta
sera. Non provarci neanche a dimenticartene.-
Sorrise
soddisfatto.
- Che cosa!!-
Disse ad alta voce attirando
l’attenzione di Tony.
- Sta sera? Non hai perso tempo.-
sorrise - A che ora?-
Gli domandò sorpresa.
DiNozzo si irrigidì.
- Il
dottore Wilds ti aspetta alle 19.00-
Le
comunicò.
- Sei incorreggibile.- Rise di gusto.
- Hai vinto, d’accordo alle 19.00 ci sarò.-
- Ne
dubitavi? – Rise anche lui.
-
Voglio sapere che cosa ti ha detto il dottore.-
L’avvertì
serio.
- Non mi diventerai sdolcinato,
ora che tra noi…-
Lasciò in sospeso il discorso.
In risposta il solito silenzio che
fece sorridere entrambi.
- A dopo allora.- Gli rispose in
un soffio.
- Ci
conto e salutami DiNozzo.-
Le
disse Gibbs prima di riagganciare.
Ziva riattaccò e tamburellò il cellulare sulle labbra per
qualche secondo, poi lo mise in tasca girandosi e trovandosi gli occhi di Tony puntati
addosso.
Rimase sorpresa ma anche compiaciuta scorgendo in quello
sguardo truce che le aveva rivolto quel pizzico di gelosia alla DiNozzo. Gli
angoli delle labbra si curvarono in un lieve sorriso soddisfatto.
- Ti saluta Gibbs.- Gli disse e lui rispose con un cenno del
capo e un suono simile ad un grugnito.
La donna scrollò il braccio in modo che l’orologio scivolasse
al polso e guardò l’ora.
“Le 17.30 ho ancora tempo prima della visita. Sono più che
convinta che Jethro avrà minacciato il medico di prelevarmi all’Ncis se non mi
presento.” Pensò divertita da quella ipotesi.
- Hai fretta? Devi andare da qualche parte?- Le chiese Tony
notando il suo gesto.
- No.- Rispose interdetta prestandogli attenzione. – Hai
finito?- Gli chiese poi, non vedendo l’ora di tornare in ufficio per prendere
una pastiglia per la spalla che la stava tormentando.
- Si, penso che i campioni che IO ho raccolto possano
bastare.- Rispose seccato accentuando il tono sull’ “io”.
Ziva gli sorrise per quella bambinata, a volte gli sembrava
lo stesso di sempre.
DiNozzo si infilò le bustine all’interno della giacca e si
avvicinò alla salita afferrandole la mano sinistra.
- Che fai?- Gli chiese mettendosi sulla difensiva cercando
di far scivolare la mano dalla sua presa.
- Cerco di evitare che tu possa cadere di nuovo.- Strinse
più forte la presa impedendole di lasciarlo. – La salita è troppo ripida e il
tuo abbigliamento non è adatto.- Fece scivolare il suo sguardo sul suo tailleur
nero composto da giacca e la gonna che le arrivava sopra il ginocchio lasciando
le sua gambe scoperte, arrivando alle sue decolté con il tacco.
- Non potevi accorgertene prima?- Gli chiese ironica.
La salita fu dura anche perché il braccio con cui la teneva
Tony era quello della ferita e al primo strattone dovette stringere i denti e
mordersi la lingua per non lamentarsi.
DiNozzo sembrò per un attimo rendersi conto del suo stato
perché appena iniziato a salire si accorse del suo irrigidimento e si fermò ad
osservarla ricevendo in cambio uno sguardo sorpreso.
- Finalmente in cima.- Disse quando arrivarono tirandola su
con più forza.
- Ahi!- Si lamentò Ziva non riuscendo a trattenersi per la
scossa di dolore che le era partita dal braccio fino ad arrivarle al petto.
- Stai bene?- Le chiese cercando di leggere che cosa le
passasse nella testa.
- Mmm… mmm…- Mugugnò dirigendosi verso la macchina cercando
di ricordare se per caso avesse messo le pastiglie dell’antidolorifico dentro
alla borsa.
Aprì la portiera, afferrò la borsa e vi guardò all’interno.
Niente.
“Maledizione!” pensò stizzita.
Ziva respirò a fondo, doveva resistere e concentrarsi ad
estraniare il dolore da lei.
- Che c’è!- Le disse Tony tra l’irritato e il preoccupato.
- Niente!- lo guardò gelida, ma poi incontrando i suoi occhi
si ammansì – ho solo dimenticato una cosa nel borsone che ho lasciato sulla
scrivania in ufficio.-
- Non ti preoccupare tra poco te la potrai rimettere al
dito!- Sfrecciò velenoso.
La donna si girò a guardarlo sorpresa non capendo che cosa
intendesse ma poi seguendo il suo sguardo sulla mano sinistra capì.
Sorrise divertita.
“Stupido” pensò teneramente.
Quando arrivarono in ufficio erano passate da poco le 18.15.
Il dolore alla spalla aveva iniziato a diminuire. Ziva si diresse direttamente
verso il suo borsone sulla scrivania mentre Tony andò in laboratorio da Albert
a portargli i campioni in modo che si potesse mettere subito al lavoro.
DiNozzo con la coda dell’occhio la seguì cercando di non
perdersi neanche un suo gesto.
La vide avvicinarsi al borsone, cercare con una certa foga
all’interno ed estrarne un barattolo e la vide sospirare quando lo prese tra le
mani chiudendo gli occhi avvicinando la scatola vicino alle labbra.
L’uomo preferì distogliere lo sguardo per non farsi altro
male e rassegnato se ne andò.
- Tieni prendi questa.- Le disse Erik porgendo a Ziva una
bottiglietta d’acqua.
- Grazie sei molto gentile.- Gli sorrise.
- Ti è successo da poco?- Le chiese.
Ziva lo guardò incerta non sapendo bene se avesse intuito
quello che volesse dire l’Agente.
- Ti hanno accoltellata o sparata?- Le chiese con un
sorrisino soddisfatto per averla presa in contro piede.
La donna non rispose e continuò ad osservarlo.
- E dai… me lo puoi dire… sicuramente ti starai chiedendo
come faccio a saperlo… le pastiglie che hai in mano le prescrivono a chi ha
avuto contusioni di questo genere.- Proseguì compiaciuto di aver catturato la
sua completa attenzione.
- Sparato.- Disse infine.
Erik rispose con un fischio di ammirazione.
- Non ci trovo niente di speciale.- Lo ammonì gelidamente.
- Beh dai, deve essere stata una bella esperienza per una pivella come te.-
Ziva agì d’istinto.
Lo afferrò per la cravatta e lo strattonò a sé.
- IO – NON – SONO –
UNA – PIVELLA!!- Gli disse seria scandendo bene le parole – e se vuoi rimanere
in vita ti conviene ricordartelo.-
- Ok, ok… stavo
solo scherzando. L’ho capito anche da me che non sei una pivella.-
A quella
affermazione la donna mollò la presa.
- Anche se fingi
bene non puoi nascondere il tuo istinto di Agente speciale…e chissà cos’altro.-
Aggiunse più a bassa voce Erik – Sai l’ho capito subito fin dal nostro primo
incontro da come mi sei comparsa silenziosamente alle spalle, da come mi hai
individuato in aeroporto, poi sfuggita e infine da quelle pastiglie… una
pivella non nasconderebbe una ferita di quella portata sotto la giacca come se
niente fosse … ma soprattutto non avrebbe la presunzione di trattare me come un
pivello.- Sorrise soddisfatto.
- Touché.- Rispose
Ziva colpita dal ragionamento del collega.
I due agenti, dopo
quell’attenta analisi, iniziarono a parlare amichevolmente scherzando ed
entrando di nuovo in sintonia.
DiNozzo li sorprese
proprio in uno dei loro momenti di ilarità. Strinse forte i pugni, inasprendo i
lineamenti del visto e contraendo i muscoli della mascella.
- Preston!- Disse
duro.
- Si Capo!- Rispose
Erik mettendosi dritto in attesa degli ordini.
Ziva guardò i due
avendo quasi un dejavu, rimanendo in disparte a godersi la scena.
Le piaceva sempre
di più questo nuovo lato di DiNozzo e voleva analizzarlo in ogni piccola
sfumatura.
- Il rapporto
Drumst.- Ordinò.
- E’ sulla sua
scrivania.- Rispose rincuorato l’Agente.
- Bene. Albert avrà
solo domani mattina l’esito delle analisi, quindi potete andare a casa adesso.-
Disse non appena arrivò anche Iva.
- Ottimo… che ne
dite se ci andassimo a bere qualcosa insieme… così possiamo festeggiare il tuo
arrivo Agente Gibbs!- Disse avvicinandosi alla donna mettendole un braccio
sulle spalle.
- Mi piacerebbe
molto…- iniziò Ziva ma poi guardò l’orologio e si accorse che era ora del suo
appuntamento con il medico – ma ho già un impegno. Sarà per la prossima volta.-
Gli sorrise.
- Va bene…- rispose
sconsolato poi si rivolse verso gli altri due – Callet? Capo?-
- Io ci sto!- Rispose
affermativamente Iva.
- Non sta sera
Preston, ho ancora del lavoro da sbrigare.- Rispose Tony in tono scorbutico
dirigendosi verso la sua scrivania.
- Buona serata…-
disse infine Ziva – scusate la fretta ma devo andare.- continuò frettolosamente
salutando i colleghi velocemente.
- Chissà che cosa
avrà di così importante da fareper
farla scappare in quel modo?- Chiese Erik ad alta voce rivolgendo uno sguardo
perplesso a Callet.
- Forse dovrà
vedersi con qualcuno.- Buttò lì Iva.
All’improvviso si
sentì lo stropicciare di un foglio e videro volare una pallina di carta che
andò dritto a colpire in testa Preston.
- Andate a casa
invece di dire scemenze!- Ordinò Tony seccato.
I due Agenti si
guardarono perplessi, raccolsero le loro cose e se ne andarono.
Passarono pochi
minuti e DiNozzo si trovò da solo nell’ufficio, silenzioso, svuotato da tutto
il personale. L’unica luce che si diffondeva nella stanza era quella della sua
lampada.
Seduto alla sua
scrivania guardava attentamente il fascicolo che quel giorno gli aveva dato il
Direttore.
“Il fascicolo di
Ziva” sospirò, sapendo bene che in quelle carte era scritta tutta la vita della
donna.
Respirò a fondo e
iniziò a leggere i vari documenti con attenzione per placare la voglia che
aveva di lei.
Continua…
Carini…
Per il prox chap ho una
bellissima visione… è chiara e limpida… ora devo trovare solo il tempo per
buttarla giù e farle prendere vita.
Un grazie speciale a piccoligiganti, tinta87 e a slurmina mi avete stuzzicato dei
dettagli che avevo tralasciato aiutando la mia visione…. Alt! Basta spoilerare
^_^
E ovviamente anche a tutte le
altre senza di voi questa storia farebbe moooolta mooolta fatica ad andare
avanti, siete veramente importanti.
Emmm… salve…ho giusto qualche giorno di ritardo… eh eh eh…
siate buoni…
Cosa dire a mia discolpa… vi pensavo ogni giorno ^_^
Ora mettete giù i forconi fate i bravi… non lo faccio più…
(ops! Avete scoperto le dita incrociate ^_^!!)
Per farmi perdonare un capitolo lungo, lungo per rimediare
alle eventuali crisi di astinenza
Ecco a voi il 34esimo chap… la resa dei conti!
Buona lettura
Light
Il tuffo nel passato era iniziato. Documento dopo documento Tony
non trovò niente che li collegasse. Tutto era diverso, niente era suo, di loro.
Nessun caso, nessuna missione che parlasse veramente di lei. Un falso,
solamente un imbroglio.
Tutti i casi che avevano seguito insieme, le missioni sotto
copertura in cui erano stati coinvolti… niente.
Tutto cancellato, mai esistito.
L’Agente Ziva David non esisteva più, non era mai esistita,
cancellata.
Ora c’era solo l’Agente Ziva Gibbs, con un passato, una
storia simile ma completamente diversa.
Nessuna Ziva.
Nessun Mossad.
Nessuna collaborazione Ncis – Mossad.
Niente.
Quegli anni, dove lui e Ziva avevano imparato a conoscersi,
avevano collaborato uno a fianco dell’altro, creando quella particolare intesa
che li distingueva da tutti gli altri colleghi, erano stati annullati.
Mai esistiti… ufficialmente,
perché il cuore non dimentica, non cancella chi è veramente importante.
Tutto quello che c’era stato era stato eliminato, rimosso.
Tony depose l’ultimo foglio sulla scrivania.
Si rilassò sullo schienale della sedia e chiuse gli occhi
massaggiandosi con la mano le tempie.
La mente era affollata da tanti momenti che per molto tempo
aveva ignorato e quasi dimenticato.
Cinque anni non erano stati sufficienti a dimenticarla, il
destino in un modo o nell’altro aveva sempre fatto incrociare le loro strade.
“Che cosa devo fare?”
si chiese cercando di mettere ordine dentro di sé.
Lo squillo del telefono lo fece destare dai suoi pensieri.
- DiNozzo.- Rispose.
- Signore, ho in linea la segretaria del dottor Wilds che ha
un messaggio per l’Agente Gibbs, è ancora lì?- Chiese l’Agente di sorveglianza.
- No, ma me la passi pure.-
Tony rimase in attesa per qualche secondo e poi sentì la
voce femminile.
- Buonasera sono la segretaria del dottor Wilds, dovrei
parlare con l’Agente Gibbs.- Chiese gentilmente la donna.
- Può dire direttamente a me, sono il suo capo.- Rispose Tony
in tono serio.
- Volevo avvisarla che purtroppo il dottor Wilds è stato
trattenuto in sala operatoria e che ritarderà, ma di non preoccuparsi e di
aspettarlo. Io mi devo assentare un attimo per fare una commissione per il
dottore.-
- Capisco.-
- Allora la informa lei la signora Gibbs?- Chiese titubante
la donna.
- Si non si preoccupi. Mi lasci l’indirizzo dello studio.-
Le rispose irritato sentendo il titolo con il quale aveva chiamato Ziva.
Tony scrisse su un biglietto di carta l’indirizzo del
dottore e congedò la segretaria.
Si alzò di scatto, prese la sua pistola, le chiavi
dell’auto, il cellulare e si fiondò verso l’uscita.
Le luci della sera si riflettevano sul suo viso, la mente
era affollata da tante domande e neanche una risposta da poter dare.
“Perché?” si chiese mentre accelerava.
Gli era stato tutto taciuto, nascosto.
Non gli avevano detto neanche una parola, perché?
L’Agente entrò nel palazzo, salì le scale di corsa fino a
raggiungere la porta dello studio medico.
Lesse la targa “Dott. Eduard Wilds – medico legale”
Appoggiò la mano sulla maniglia, la piegò ed entrò nella
stanza.
Il silenzio sovrano veniva interrotto a intervalli
irregolari dallo sfoglio delle pagine di una rivista che la donna seduta in una
delle sedie della sala d’attesa stava leggendo svogliatamente.
L’uomo andò a sedersi accanto a lei.
- Bel posto romantico per incontrarsi.- Le disse dopo
qualche minuto di silenzio.
Ziva non rispose, sorrise semplicemente, chiudendo la
rivista e appoggiandosela in grembo.
- Ebbene?- Gli chiese girandosi a guardarlo.
L’Agente appoggiò la testa al muro chiudendo gli occhi
sorridendo.
- Per caso ho visto che avevi appuntamento con il Dott.
Wilds e ho pensato che avessi bisogno di un po’ di compagnia.- Le rispose
aprendo gli occhi immergendoli in quelli di lei che lo osservavano curiosa.
Ziva abbassò il capo e sorrise.
- Erik che devo fare con te?- Gli domandò esasperata.
- Niente… sono un caso disperato…sai forse una visitina me
la faccio fare anche io… non ci posso fare niente, quando vedo una bella donna,
rimango subito folgorato. Dici che sia grave?- Le chiese sornione girando la
testa a metà e guardandola con la coda dell’occhio.
La donna rimase per un attimo in silenzio, soppesando le
parole che le aveva appena detto il collega.
- Mi sa di si, un caso disperato.- Gli sorrise rilassandosi
sulla sedia.
I due vennero interrotti dall’entrata tutta trafelata della
segretaria.
- Signori scusate l’attesa, il dottore sarà qui a momenti.-
I due le sorrisero e continuarono a chiacchierare
tranquillamente.
- Ma tu non dovevi andare a bere con Callet?.- Gli chiese.
- Ahhh!! Lascia perdere quella lì… è una lunatica. Appena ha
sentito che DiNozzo non veniva ha inventato una scusa e mi ha liquidato…. ma in
fondo meglio così, non ti pare?-
“Callet e Tony?” subito quel pensiero si fece spazio nella
mente di Ziva affollandola di mille domande.
- Pensi che tra Iva e Tony ci sia qualcosa?- Gli domandò a
bruciapelo.
- Perché?- Le rispose sorpreso.
- Non so, sembrano molto intimi.-
- Tony?- Le chiese Erik ripensando alle sue parole e notando
il tono particolare con il quale aveva pronunciato il nome dell’uomo.
- Non è il suo nome?- Gli rispose subito Ziva mettendosi
sulla difensiva.
- Certo, ma chiami per nome tutti i tuoi capi?- Ribattè
Erik.
In effetti era un’obiezione più che valida, dopo tutti
quegli anni e con la confidenza che sia era creata tra lei e Gibbs, le era ancora
difficile chiamarlo “Jethro” se non per scherzare.
Sorrise ignorando la domanda del collega per evitare di dare
troppe spiegazioni.
Erik stava per attaccare nuovamente con ulteriori domande
quando entrò il dottore.
- Signorina Gibbs immagino.- Disse il medico avvicinandosi
alla donna che prontamente si alzò.
- Piacere di conoscerla Dott. Wilds.- Strinse la mano che
l’uomo le aveva porto.
- Prego di qua.- Le fece cenno di seguirlo.
- Ti aspetto qui cara.- Le disse prontamente Erik sorridendo
facendole l’occhiolino.
Per tutta risposta Ziva lo fulminò togliendogli dalla faccia
l’espressione sorniona che aveva assunto il suo viso divertito.
Dopo un quarto d’ora abbondante la donna uscì. Erik appena
la vide le corse incontro.
- Tutto a posto?- Le chiese ansioso notando il viso stanco
della collega.
- Non si preoccupi, la sua fidanzata non ha niente di grave,
deve cercare di tenere a riposo la spalla e non sforzarla. Le ho dato un
sedativo, farà effetto tra un po’. Quello che le ci vuole è una bella dormita e
vedrà domani mattina già si sentirà meglio.-
- Stia tranquillo mi prenderò cura io di lei.- Gli disse
Preston appoggiando il braccio sulle spalle della donna avvicinandosela a sé.
Ziva si scrollò dalla sua presa dandogli una gomitata nel
costato.
- Non lo stia ad ascoltare… è solo un collega molto, molto
buffone.- Disse Ziva rivolgendosi al dottore prima di congedarsi.
- E dai stavo scherzando…- le disse Erik appena riuscì a
raggiungerla – e poi è stato il dottore a fraintendere tutto, io sono stato al
gioco per non deluderlo.- ma notando l’occhiata truce che gli aveva rivolto la
donna la smise – e va bene… ti chiedo scusa ho esagerato, rimango al mio posto
di semplice collega.-
Erano fermi sulla soglia dell’uscita.
Ziva lo guardò freddamente.
- Erik torna a casa!- Gli ordinò senza dargli la possibilità
di controbattere.
- Lascia almeno che ti accompagni in albergo.- Tentò l’agente.
La donna per risposta uscì dallo stabile lasciandolo da
solo.
Ziva era furente.
Arrabbiata con se stessa.
Si era illusa per un attimo che Erik potesse essere Tony, ma
non era così, lui non era lui e non
poteva ingannarsi.
La sensazione che aveva provato il cuore le faceva male.
“Stupida!” pensò delusa di se stessa.
Aveva sbagliato tutto, fin dal principio, ma era più forte
di lei, ogni volta che si trattava di DiNozzo non era più capace di ragionare e
qualsiasi scelta che prendeva risultava sempre quella sbagliata.
Un senso di solitudine si insinuò dentro di lei.
Il freddo di essere sola ad affrontare tutto quel casino che
aveva creato la gelò, bloccandola in mezzo alla strada, incapace di proseguire.
Respirò a fondo per riuscire a calmarsi ma il tentativo
risultò vano.
“Stupida” si ridisse.
Perché si complicava sempre la vita.
Avrebbe dovuto spiegargli subito quel malinteso, chiarire la
situazione, la sua vita e a quest’ora sarebbe stata fra le sue braccia invece
di ritrovarsi da sola in mezzo in una strada deserta senza saper dove andare.
- Pensi di rimanere in quella posizione per molto ancora?-
Le chiese la voce calda dell’uomo.
Ziva alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi dolci, di quel
verde intenso che tanto amava.
Tony era appoggiato alla macchina, a braccia conserte,
strette al petto e la osservava.
L’aveva vista uscire dal palazzo e aveva atteso che si
avvicinasse. Aveva letto il turbamento sul suo viso e aveva capito che era arrivato
il momento di mettere le carte in tavola.
- Camminiamo?- Le aveva proposto come se quella semplice
parola fosse un atto di tregua… di pace.
Camminarono a lungo, lungo il molo, in silenzio uno a fianco
all’altro, rispettando e aspettando che l’altro si sentisse pronto.
- Non è quello che credi.- Disse Ziva all’improvviso
fermandosi dietro a Tony di qualche passo.
- Non so più cosa credere…- ammise sincero DiNozzo
- Non so più chi sei, non so più che cosa pensare. Quando
credo di aver capito, di essere finalmente riuscito ad avvicinarmi a te, di
poterti stare accanto, tu in un modo o nell’ altro scappi via, lontano da me.-
Gli rispose Tony lasciando liberi i suoi pensieri girandosi di scatto. – Sono
cinque anni che cerco di capire qualcosa, di trovare risposte alle mie domande,
quando penso di averle trovate tu disfi le carte in tavola e a me non rimane
che un pugno di mosche in mano.-
Tony le si avvicinò di qualche passo fino a trovarsi di
fronte a Ziva.
- Parla con me, spiegami, aiutami a capire…- lasciò la frase
in sospeso rapito dallo sguardo della donna velato di lacrime.
Tony agì d’istinto e l’abbracciò forte a sé, stringendola al
suo petto con il desiderio di non lasciarla più andare.
Ziva respirò a fondo il profumo dolce dell’uomo godendo di
quell’attimo di protezione e sicurezza che stava provando.
Restarono a lungo in quella posizione, nessuno dei due
voleva allontanarsi dall’altro e non fecero neanche un gesto per interrompere
quel contatto così intimo che si era creato tra loro.
- Non è come credi tra me e Gibbs…- si staccò leggermente da
lui per riuscirlo a guardare in faccia – io non amo Gibbs.- Terminò seria.
- Ma…- prima che potesse continuare Ziva gli mise un dito
sulle labbra per farlo tacere.
- Io non amo Gibbs.- Ripetè calma. – lui è sempre stato al
mio fianco, mi ha sorretto nei momenti difficili, mi ha aiutato a rialzarmi, a
costruirmi una vita, mi ha ridato una vita.-
- Perché non hai permesso a me di farlo?- Le chiese triste
togliendo la mano di lei dalle labbra e tenendogliela stretta nella sua.
- Perché sono stata una stupida.- Iniziò esausta ammettendo
la sua colpa, allontanandosi da lui e dandogli le spalle.
- Cinque anni fa, dopo il caso Bads, avevo deciso di farla
finita con il Mossad. Il Direttore David mi propose uno scambio: la mia libertà
in cambio di Riaz e il suo traffico di affari. Ho deciso di lasciarti fuori da
tutto quello schifo. Sono passata in ospedale credendo di trovarti addormentato
per vederti un’ultima volta, perché ero certa che se ti avessi informato di
quello che avevo intenzione di fare non me l’avresti permesso. Ma tutto è
andato storto, sconvolgendo i miei piani.- Ziva chiuse le palpebre cercando di
reprimere le lacrime che le pungevano gli occhi.
- Si l’avrei fatto, non ti avrei lasciato andare.- Ammise
serio Tony stringendo forte i pugni.
- Quando ho scoperto di essere rimasta incinta, di aspettare
un figlio da te, è stata la cosa più bella della mia vita, un figlio tuo e mio,
un sogno che si avverava, una speranza per il nostro futuro. Per questo motivo
ho chiesto a Jenny e a Gibbs di collaborare alla cattura di Riaz, così avrei
potuto rivederti, dirti tutto senza che il Direttore David venisse a conoscenza
dei miei piani ma tu eri appena partito per San Diego e alla fine il mio
segreto non era un segreto.- Sorrise triste ricordando quel giorno che sua
padre glielo aveva detto.
- Ho vissuto quei giorni solo con la speranza che presto ti
avrei raggiunto per poter vivere la bellissima vita che ci meritavamo insieme a
nostro figlio ma…- strinse forte i pugni per non cedere, non poteva mollare,
era decisa a svelare tutto – ma.. quel sogno si è frantumato in mille pezzi per
colpa di quell’imboscata, che ha distrutto la mia vita, portandosi via l’unica
cosa che mi teneva legata ancora a te. Perdere nostro figlio è stato come
perdere una parte di me stessa, quella parte che era solo tua. A quel punto non
mi avresti più perdonato, non mi avresti capita e l’unica cosa che mi rimaneva
da fare era quella di continuare a dare la caccia a Riaz e fargli pagare il
male che mi aveva inflitto.-
- Mi hai lasciato all’oscuro da tutto.- Si lasciò sfuggire DiNozzo
in tono triste, rassegnato.
Ziva sorrise sarcasticamente.
- Si volevo proteggerti da quel marciume in cui ero
invischiata… - respirò a fondo - Se non fosse stato per Gibbs e Jenny mi sarei
sicuramente persa in quell’oblio di odio puro alimentato dal Direttore David.
Mi sono stati accanto, sostenendomi e quando Jenny è morta ho giurato vendetta
anche per lei. Io e Gibbs abbiamo condiviso lo stesso destino, ma insieme ci
siamo salvati.- sorrise più serenamente – Non sai che mente diabolica che è
Gibbs.-
Ziva, per la prima volta dall’inizio di quelle verità, si
voltò a guardare negli occhi Tony scorgendo uno sguardo attento in attesa che
continuasse e gli accennò un sorriso per poi osservare il cielo stellato.
- Gibbs, con il suo solito modo di fare silenzioso e
casuale, ha fatto di tutto per farci riavvicinare, incastrandomi, o meglio,
incastrandoci nella missione nascondendosi dietro alla scusa di voler
ricomporre la sua squadra, ma non aveva fatto i conti con la mia testardaggine
e la tua cocciutaggine. Ti ho permesso di fraintendere il rapporto che c’è tra
me e Gibbs, quello che mi lega a lui, ti ho lasciato credere che il sentimento
che mi unisce a lui fosse qualcosa di diverso da quello che in realtà è: affetto
e stima che si prova verso colui che chiami “padre”.-
Sorrise e con la coda dell’occhio osservò di sottecchi il collega, fermo
immobile nella sua posizione, attento a non perdersi neanche una sua parola.
- Ma neanche tu hai voluto andare oltre a quello che vedevi…-
continuò girandosi verso di lui guardandolo finalmente in viso ma prima che
Tony potesse ribattere lo fermò con la mano.
- Fino a quel giorno, in piscina, ricordi? Io non ho
dimenticato niente di quel attimo… mi hai manifestato i tuoi sentimenti
ribadendoli poi alle sera abbattendo le mie difese con quelle semplici parole “Io voglio te e farò di tutto per farti
tornare da me”. Lì ho creduto veramente che tutto potesse rimettersi
apposto, che tutto potesse tornare come un tempo, che il nostro futuro
finalmente si potesse scrivere insieme invece…-
Ziva tolse nuovamente lo sguardo da quegli occhi incapace di
sostenere il suo sguardo.
- Per l’ennesima volta è andato tutto storto e mi sono
ritrovata in poco tempo a dover scegliere tra noi e te, e ho scelto te.- sorrise tristemente - Io pensavo
solamente al modo di salvarti ma non capivo che in realtà ti avrei perso.-
Il silenzio calò tra i due agenti.
L’ultime parole dette dalla donna erano così pesanti e
difficili da sostenere.
- Ti ho lasciato sola e questo non so se riuscirò a
perdonarmelo…- Disse Tony ad un tratto infrangendo quel silenzio – Se fossi
rimasto in ospedale…- ma non riuscì a proseguire talmente il peso della colpa
lo opprimeva.
Ziva si avvicinò all’uomo appoggiandogli una mano sulla
guancia.
- Tu mi hai salvato la vita. Se non fossi intervenuto sarei stata
senz’altro sconfitta da Braida. Ora sono libera. Ho una nuova vita e ho la
possibilità di scegliere come viverla.-
Si staccò da lui per guardarlo negli occhi.
- Ricominciamo tutto da capo. Il passato è passato non può
più tornare, neanche lo si può cancellare, ma possiamo creare il presente, abbiamo
tutto un futuro da scrivere. Non potrò mai dimenticare di essere stata un
Agente del Mossad, non potrò eliminare dalla mia memoria il Mossad, fa parte di
quella che sono stata, ma ora sono una persona nuova, ho un’intera vita
davanti, finalmente libera e Gibbs mi ha ricostruito un passato e la
possibilità di crearmi un futuro.- Gli rivolse un sorriso sereno.
La donna fece qualche passo in avanti superando Tony e
guardò il mare che si estendeva nell’oscurità della sera.
L’Agente rimase ad osservarla non perdendosi neanche un
piccolo particolare.
Ziva si girò di scatto e lo guardò tranquilla, aver
confessato tutto, aver messo in chiaro la loro situazione le aveva tolto quel
peso dal cuore che aveva tenuto in tutti quegli anni.
- Dobbiamo ri-imparare a fidarci dell’altro Tony, a
ri-conoscerci e a ri-scoprirci. Tu sei cambiato quanto me, ma se tu lo vuoi
possiamo provarci.- Gli propose con una certa ansia nella voce.
DiNozzo la osserverò per qualche istante, si avvicinò a lei
e le porse la mano sorridente.
- Benvenuta in squadra Ziva Gibbs.- Le disse sincero suggellando
quel nuovo patto.
Ziva osservò la mano tesa dell’uomo per qualche secondo, poi
gli sorrise e l’afferrò.
- Grazie.-
Si appoggiarono
entrambi alla staccionata, in silenzio, sereni come non lo erano da tanto
tempo, felici di essere di nuovo uno accanto all’altro, e sicuri di poter
ricostruire quel rapporto non del tutto perduto ma semplicemente assopito.
Ziva sbadigliò sonoramente.
- Mi sa che il sedativo che mi ha dato il medico sta
iniziando a fare effetto.- Rabbrividì al soffio del vento che le accarezzò il
viso.
- Hai freddo?- Le chiese Tony e senza aspettare risposta le
appoggiò la giacca sulle spalle stringendogliela addosso, tenendola ferma sul
davanti.
I due si erano avvicinati, come se i loro corpi fossero
delle calamite che non potevano stare lontano l’uno dall’altro.
- Stai bene?- Le chiese osservando i suoi occhi neri che
brillavano sotto la luce del lampione.
- Si ora sto bene.- Gli sorrise felice.- Il medico ha detto
che non c’è da preoccuparsi, una leggera infiammazione alla spalla ma di
continuare la vita di sempre senza esagerare.-
- Dai andiamo, ti porto…- ma si bloccò – ma tu dove
alloggi?- Le chiese interdetto.
- Questo lo vorrei sapere anche io.- Rispose sconsolata. –
Portami in un albergo qualsiasi e domani mi preoccuperò di trovare una
sistemazione, ora sono troppo stanca per organizzarmi.- Chiuse gli occhi per un
attimo, come se volesse addormentarsi lì.
- Sta notte dormi da me, domani troveremo una soluzione. Ho
un appartamento grande, c’è spazio per entrambi.- Le disse sicuro come se fosse
già tutto stabilito.
- Ma io…- tentò di obiettare Ziva.
- E’ deciso, e poi Agente Gibbs vuole mettere in discussione
la parola del capo?- Sorrise sornione Tony, quei nuovi ruoli stavano iniziando
a piacergli.
- Molto divertente DiNozzo.- Lo sbeffeggiò staccandosi da
lui.
- Muoviti Ziva, andiamo a casa.- E si avviò verso la
macchina.
“A casa…sì, a casa!” pensò la donna sorridendo prima di
seguirlo.
Continua…
Uaf! Che capitolo faticoso, a un certo punto del discorso mi è
venuto da piangere, ma sono contenta di come è andata a finire la situazione,
per un attimo ho temuto che …. Non ci voglio pensare, i miei personaggi sono
imprevedibile a volte.
Ora ci aspetta l’ultimo fase, prima di arrivare alla fine,
la ri-conoscenza… cinque anni cambiano chiunque, soprattutto due come loro,
vedremo insieme che cosa succederà…
E poi…
Eh beh mo che faccio mi metto anche a spoilerare???
Naaaaaaa!!!
DiNozzo fermò la macchina di fronte al portone del garage e
si soffermò a guardare il viso della donna illuminato dalla luce della luna.
Ziva si era assopita non appena si erano messi in viaggio
verso casa.
Tony se n’era accorto solamente quando si era fermato a un semaforo rosso.
Insospettito dal silenzio della donna si era girato dalla sua parte per
vedere se era tutto apposto immaginandosela di trovarla immersa nei suoi
pensieri mentre guardava fuori dal finestrino, invece,
si era semplicemente addormentata.
Libero di poterla guardare tranquillamente, sicuro di non
essere scoperto e dover dare delle spiegazioni per il suo atteggiamento, Tony si
era soffermato sul suo viso osservando ogni piccola parte. Dopo che era partito
per San Diego l’aveva sognato tutte le notti ma con il
passare degli anni il suo ricordo si era affievolito per poi ritornare prepotentemente
nei suoi pensieri una volta che l’aveva lasciata al termine della missione.
Gli sembrava così incredibile quella situazione.
Erano un’altra volta uno affianco dell’altro, eppure, quando
aveva preso la decisione di andarsene e lasciarsi tutto il passato alle spalle,
non avrebbe creduto di poterla rivedere ancora ma soprattutto di starle
accanto, invece, il destino aveva deciso di non arrendersi e di continuare a incrociare le loro strade.
“Ziva figlia di Gibbs, Gibbs padre di Ziva” sospirò
sorridendo tra sé.
“Almeno non è sua moglie” pensò sollevato ridendo della sua
stupidità.
“Chissà se Gibbs adotterà anche me?” si chiese ridendo più
forte, ingranando la marcia per ripartire allo scattare del verde.
Tony si tolse la cintura e si girò nuovamente verso la
donna.
La osservò per qualche istante ancora, come se quella sera
non volesse perdere niente di lei e non ne avesse mai
abbastanza, poi, con il dito indice le accarezzò dolcemente la guancia e la
chiamò.
Ziva a quel tocco delicato si mosse appena, piegando gli
angoli della bocca in un dolce sorriso, sbatté qualche volta le palpebre e poi
aprì gli occhi girandosi verso il collega risvegliandosi da un dolcissimo sogno.
- Siamo arrivati bella
addormentata.- Le disse Tony sorridendo della sua debolezza.
La donna si stiracchiò, passandosi subito dopo una mano sul
viso per risvegliarsi dal torpidimento.
- E’ colpa del sedativo che mi ha dato il medico…- ribatté
Ziva mettendosi sulle difensiva – e poi…- gli scoccò
un’occhiata furba – non c’è niente da temere con il tuo modo di guidare… Mcgee
al tuo confronto è molto più pericoloso.- Lo sbeffeggiò riprendendo coscienza
di sé.
- Molto divertente Ziva, molto divertente.- Le rispose
DiNozzo contrariato scendendo dalla macchina. – Sempre meglio della tua guida… comunque!- aggiunse poi non perdendo l’occasione di
controbattere.
- Con questo che cosa vorresti dire?- Gli chiese sorpresa della
piega che stava prendendo il discorso.
- Ma dai è risaputo che mettere te
al volante significa andare incontro alla morte!- Rise di gusto.
- Molto divertente Tony, molto divertente.- Ripeté la donna
contrariata per essere lei questa volta ad essere presa in giro.
I due si fissarono negli occhi per qualche istante,
lanciandosi fulmini e saette, ma neanche dopo qualche secondo si misero a ridere.
- Come ai vecchi tempi.- Dissero all’unisono scoppiando di
nuovo a ridere come bambini.
Tony aprì la porta di casa e si mise da parte invitandola ad
entrare con un gesto della mano.
Ziva si guardò attorno. La casa era in perfetto ordine.
L’entrata dava direttamente nel salotto dove si trovava la
televisione al plasma vicino una grande videoteca e di
fronte ad essa un divano ad angolo. Tra la tv e il divano c’era un tavolino in
vetro sul quale vi erano appoggiate delle riviste prettamente maschili. La donna sorrise nel vederle.
“Certe cose non cambiano proprio mai” pensò divertita mentre
Tony cercava di nasconderle facendo finta di niente posandovi sopra la giacca
che teneva in mano.
Ziva si girò verso l’ingresso e solo allora si accorse del portafotografie contente una foto dove li ritraeva
insieme. Gliela aveva scattata Abby di nascosto
durante la festa del compleanno di Mcgee prima del caso Badb. Si stavano
prendendo in giro come al solito perché Tony si era
sporcato il colletto della camicia con la panna della fetta di torta che stava
mangiando. Lei gli si era avvicinata e lo aveva aiutato a pulirsi. In quell’attimo lui le aveva afferrato
la mano e tenuta stretta nella sua avvicinandola a sé, inchiodandola ai suoi
occhi. In quel momento, mentre entrambi erano persi
nello sguardo dell’altro, Abby aveva scattato la foto, cogliendo la loro
essenza di amanti. Il risultato della foto era piaciuto talmente tanto alla
donna che aveva fatto due copie regalandole una a Ziva e l’altra a Tony.
DiNozzo seguendo il suo sguardo intuì i suoi pensieri.
- Ce l’hai ancora?- Gli chiese
quasi sottovoce prendendo la cornice in mano.
L’uomo si avvicinò e gliela strappò dalle mani.
- Perché non dovrei?- Le rispose
secco irrigidendosi da quella affermazione stupita – è stata una bella serata.-
Continuò come a volersi giustificare per aver tenuto quella foto.
- Già.- Rispose Ziva non riuscendo ad aggiungere altro.
Un silenzio imbarazzante calò tra i due che venne interrotto dal suono del campanello della porta.
I due Agente si guardarono per un
attimo interdetti.
- Aspetti visite?- Gli chiese la donna sentendosi di troppo.
- Non ti manca qualcosa?- Le domandò lui in
risposta avviandosi ad aprire la porta.
Ziva lo seguì all’ingresso e rimase ferma dietro di lui.
Tony aprì la porta e sorrise all’uomo.
- Grazie Erik.- Gli disse accogliendolo facendo segno di
entrare.
Preston rimase immobile sul ciglio della porta ad osservare
prima i due e poi si soffermò a guardare la donna.
Ziva per risposta alzò una mano in segno di saluto.
“Che situazione imbarazzante!” pensò cercando di fare finta di niente.
- Ecco qua capo, le ho portato il
borsone dell’Agente Gibbs come mi aveva chiesto.- Disse asciutto contrariato da
quella situazione non riuscendo a staccare gli occhi dalla donna.
- Perfetto.- Tony afferrò il borsone con una mano mentre
l’altra era appoggiata sulla maniglia della porta. – Ci vediamo
domani in ufficio.- Lo congedò.
A sentire quelle parole Ziva mosse qualche passo per cercare
di rimediare a quella situazione imbarazzante ma prima che potesse fare
qualsiasi cosa DiNozzo chiuse la porta.
Tony si girò e se la ritrovò di fronte che lo guardava come
se lo volesse uccidere.
- Che c’è?- Le chiese tra il
divertito e il serio.
- Tu!- Lo accusò Ziva silenziosamente picchiettando il dito
indice sul suo petto.
- Non avresti reagito così se avessi chiesto a Callet di
portarmi il tuo borsone.- La sfidò andando ad appoggiare il borsone sulla
sedia.
La donna chinò leggermente il capo verso il basso sorridendo
appena.
“Eh già” pensò immaginandosi la faccia sconcertata di Iva nel vederla lì, insieme al “suo” capo.
Erano seduti in cucina, intorno alla penisola e si stavano
gustando la cena. Avevano ordinato la pizza perché il frigo di Tony urlava
pietà talmente era vuoto.
Ziva buttò giù il boccone e si decise a domandarglielo.
- Com’è la tua squadra?- Gli chiese osservandolo
attentamente.
DiNozzo si bloccò, sorpreso da quella domanda, appoggiò la
fetta di pizza che stava per addentare e si preparò a soddisfare la curiosità
della donna.
- Da chi vuoi che incominci?- Le domandò gentile.
- Preston.- Affermò decisa.
Tony sorrise, era sicuro che lei avrebbe
fatto il nome dell’Agente per primo.
- E’ solo perché lo conosco meglio.- Si giustificò lei.
- Beh posso affermare che è Mcgee in persona ma ha anche tutto
quello che mancava a lui…- fece una piccola pausa – ovvero me!- Si indicò con il dito. – E’ un genio al computer non c’è
sistema operativo che non sappia filtrare, quando si
concentra mi sembra di rivedere il pivello
in azione…- sorrise – e come avrai potuto constatare da te ha una grande dose
di savoirfaire, è intuitivo, attento
perspicace… sarebbe un ottimo Agente se non si distraesse così spesso e se
aggiungiamo la sua incostanza…-
- Assomiglia completamente a te.- Lo precedette Ziva
ridendo di gusto.
- Ehi! Si ricordi Agente Gibbs che sono sempre il suo capo.-
- Ah, ah.- Annuì la donna come se quell’affermazione
valesse meno di niente, proprio come faceva Gibbs quando discuteva con qualche agentucolo che incontravano su un caso, e per dimostrare
ciò prese il pezzo di pizza e lo addentò.
Tony la guardò assottigliando gli occhi girandosi di tre
quarti sullo sgabello appoggiandosi con il braccio sinistro sul tavolo e
sporgendosi verso Ziva afferrò con la mano destra il trancio di pizza prima che
lei potesse morderlo di nuovo.
- Questo era mio!- Ne addentò un
grosso pezzo prima che la donna obiettasse il suo gesto.
- Infantile.- Lo canzonò.
- Senti da che pulpito.- La rimbeccò lui.
DiNozzo ingoiò il boccone, bevve un sorso di birra e si
preparò a continuare la presentazione della sua squadra.
- Callet invece…- fece una pausa osservando con attenzione
la donna per vedere la sua reazione e scorgendo quella nota di
ansia non poté che sorridere – Assomiglia molto a Kate.- Il sorrise
scomparve dal suo volto sostituendolo con un’espressione seria.
- L’Agente Todd?- Chiese incerta
Ziva anche se conosceva già la risposta.
Alla fine in un modo o nell’altro si tornava sempre a lei: a
Caitlin Todd.
Ziva scese dallo sgabello, afferrò la bottiglietta di birra
in mano e si avvicinò alla finestra.
Per molto tempo la presenza-assenza di Kate era stata
opprimente, sia con il suo rapporto con Tony ma anche con quello con Gibbs.
Nonostante che fossero passati anni dalla
morte dell’Agente non era mai riuscita a parlarne apertamente con Gibbs.
L’argomento era stato sfiorato quando il capo l’aveva accettata in squadra e
poi qualche anno più tardi, ma ogni volta che cercava di capire meglio che
rapporto ci fosse tra i due l’uomo alzava automaticamente una barriera e non le
permetteva di entrarvi, come se Kate fosse solo qualcosa di suo che non volesse
condividere con nessun altro, neanche con lei che sapeva di Shannon
e Kelly, di tutta la sua storia con Jenny… che in fin
dei conti era ormai sua figlia.
- Tutto bene?- Le chiese Tony appoggiandole una mano sulla
spalla.
- Certo.- Gli rispose girandosi e guardandolo dritto negli
occhi.
- Avanti chiedimelo…- Le disse scorgendo quella domanda che
non osava fargli.
Ziva sbuffò, contrariata che lui riuscisse
a intuire il suo stato d’animo.
- Tra te e Kate c’è mai stato qualcosa?-Gli domandò tutto d’un
fiato.
- Ma stai scherzando Callet è un
mio agent…- DiNozzo si bloccò ripensando alla sua
domanda – che cosa?- Le chiese sconcertato.
Continua…
È sempre bello ritrovarvi
tutte quante… rimanete nei paraggi che il seguito è già pronto ^_^
Eccoci qua… è un piacere pubblicare tutto e subito … siete
un vero supporto, preziose ^_^
Buona lettura
Light
- Ahhhh… lascia stare.- Rispose Ziva imbarazzata
maledicendosi per avergli fatto quella richiesta allontanandosi, ma prima che
potesse sottrarsi da Tony, lui l’afferrò per il polso facendola voltare e avvicinandola
a sé.
- No.- Le rispose semplicemente e quando la sentì rilassarsi
mollò la presa dal suo braccio.
- Non sarebbe stato possibile… eravamo solo ottimi amici,
colleghi, facevamo un bel trio insieme a Mcgee, ma il nostro rapporto era molto
diverso da quello che c’era tra lei e il capo…- Guardò fuori dalla finestra
-…No, non c’è stato mai niente tra di noi semplicemente perché Kate aveva
qualcun altro per la testa.- continuò sorridendo.
- Gibbs.- Ziva pronunciò quel nome come in un soffio.
- Eh già.- Confermò Tony massaggiandosi la testa sospirando
– ma è andata diversamente.- L’uomo si rabbuiò un’altra volta e la donna
comprese che era meglio cambiare argomento.
- Allora com’è Callet?- Gli chiese andandosi a sedere sul
divano assumendo un tono curioso.
- Callet?- Tony pronunciò soprapensiero il nome dell’Agente
come se stesse riordinando i pensieri.
- Beh lei è precisa, si lascia condizionare forse troppo
dalle sue emozioni. La prima impressione che ti lascia è quella di essere una
persona con la puzza sotto il naso, seria e bacchettona, probabilmente è dipeso
dal suo modo di vestire sempre preciso e impeccabile “di classe”, ma se non ti
fermi alla prima impressione e riesci ad andare oltre scopri una donna
caparbia, che non molla mai, generosa, che prende a cuore tutto anche se questo
richiede un completo coinvolgimento, si può dire che lei è il membro più “umano” della squadra, perché nonostante
i miei sforzi a fargli capire che deve tenere un atteggiamento distaccato per
ogni caso lei non può fare a meno di sentirsi coinvolta sempre e comunque,
proprio come faceva Kate.-
Terminò serio Tony sedendosi in poltrona vicino alla donna.
Ziva rimase in silenzio a meditare sulle ultime parole di
DiNozzo.
Lo aveva ascoltato con attenzione, riscontrando in quello
che diceva l’opinione che si era fatta sia sull’Agente Callet che su Kate a suo
tempo.
- Perché con Gibbs non si può toccare l’argomento Kate?- Gli
chiese ad un tratto dando voce ai suoi pensieri. – Non riesco a capire.-
- Perché è personale, e sai Gibbs com’è fatto, qualsiasi
cosa che tocchi la sua sfera interiore è tabù per il resto del mondo almeno che
tu non ne abbia o ne faccia parte.- Sospirò rassegnato Tony.
- Appunto, perché il resto si e non Kate?- Chiese più a se
stessa che al collega.
DiNozzo a quella domanda la guardò sorpreso capendo
veramente il rapporto di complicità che si era creato tra i due.
Ziva era entrata a tutti gli effetti nella vita di Gibbs,
condividendone gioie e dolori.
Si alzò dalla poltrona e si affacciò alla finestra facendo
vagare il suo sguardo nella oscurità della sera.
- Gibbs non si è mai perdonato per la morte di Kate.- Iniziò
Tony a bassa voce – Kate non era un semplice componente della sua squadra, era
molto di più. Tra quei due c’era intesa, pathos, elettricità, in coppia erano
perfetti la parte razionale e irrazionale, la durezza e fermezza di lui che si
amalgamava con la dolcezza e delicatezza di lei. A volte mi sentivo di troppo a
stare con loro, come se fossi qualcosa di superfluo. Kate era l’unica a
comprendere subito Gibbs. Le bastava uno sguardo per intuire quali fossero i
suoi pensieri. Forse c’è stato qualcosa di più oppure no, non lo so, ma credo
di sì… Il loro modo di comportarsi era complice, il loro rapporto era molto
vicino a quella sottile linea di confine dell’essere qualcosa in più…- si fermò
un attimo, girandosi ad osservarla, per farle capire che non si riferiva
solamente a Gibbs e Kate, poi, dopo qualche secondo riportò la sua attenzione
al buio della sera.
- Ma non c’è stato il tempo…- Concluse Ziva riuscendo a
capire il discorso di Tony
- La prematura scomparsa di Kate, il modo in cui ci ha
lasciato è stato duro per Gibbs ad accettarlo. Non era pronto a lasciarla
andare, aveva ancora bisogno della sua presenza, invece, da un giorno all’altro,
ha dovuto abituarsi all’idea di non averla più al suo fianco. È stata una
grossa sconfitta per lui, non aver previsto come si sarebbero evoluti gli eventi,
è stato un susseguirsi di azioni che non hanno permesso di ragionare, facendolo
ritrovare all’improvviso con un Agente in meno della sua squadra… e…- Si bloccò
voltandosi e guardando Ziva negli occhi. – privandolo della persona più
importante per la sua vita in quel momento.-
A quelle ultime parole la donna si irrigidì e tolse lo
sguardo dagli occhi di Tony non riuscendo a sostenerlo.
Una verità che fa male per essere sopportata.
Il senso di colpa che si insinua nell’animo per aver
contribuito anche se involontariamente a quella decisione.
- Posso capire Gibbs…- continuò Tony avvicinandosi a lei
sedendosi al suo fianco senza toglierle gli occhi da dosso. – quando te ne sei
andata via in quel modo senza lasciare una spiegazione, qualcosa che mi
riconducesse, che mi portasse da te, è stato come se una parte di me fosse
morta…- respirò a fondo prima di continuare – E’ stato difficile ma qui a San
Diego mi sono ricostruito una vita. C’è il sole, la gente è più rilassata, ho
una squadra tutta mia, ho tutto quello che ho sempre desiderato…- accennò un
sorriso.
- Sono felice per te DiNozzo.- Disse Ziva scattando in piedi
cercando di sorridere e non fargli capire che quelle parole l’aveva ferita più
di quanto volesse ammettere, e andò in cucina a prendere un’altra birra.
- Ma non ho te.- Confessò Tony a bassa voce mentre la
guardava prendere la bottiglietta dal frigorifero.
L’Agente si rilassò sul divano e chiuse gli occhi. La sentì
muoversi vicino a lui e quando avvertì il suo profumo respirò a fondo per
imprimersi la sua fragranza di vaniglia e rosa.
Aprì gli occhi mentre lei gli porgeva una bottiglietta di
birra.
- Grazie.- Le disse afferrandola. – Che dici ci vediamo un
film?- Le propose per smorzare la tensione che si era creata tra loro con quel
ultimo discorso.
- Va bene, scegli tu, per me fa lo stesso.- Rispose la donna
senza enfasi.
Tony prese un film a caso, lo inserì nel dvd e andò a sedersi
al lato opposto del divano dove si era seduta Ziva.
I due non scambiarono neanche una parola per tutta la durata
del film. Rimasero in silenzio concentrati nei loro pensieri invece di prestare
attenzione alla storia.
Quando il film finì era ormai sera tardi.
DiNozzo spense la televisione con il telecomando e si girò
verso la donna che dormiva beatamente.
Sorrise accorgendosi di quanto fosse rilassata e tranquilla.
Si alzò, la prese in braccio stringendola forte a sé e la
portò in camera.
Appena la ebbe tra le sue braccia Ziva involontariamente si
accoccolò meglio nel suo abbraccio sospirando il suo nome.
Tony a quella reazione la strinse a sé più dolcemente.
Ora che ce l’aveva tra le sue braccia non l’avrebbe lasciata
più andare.
Si sistemò sul letto insieme a lei e si lasciò cullare dal
suono del suo respiro fino ad addormentarsi tenendola stretta a sé.
Fu proprio in quella posizione che si ritrovarono il mattino
dopo.
Ziva tra le braccia di Tony, la sua testa appoggiata sulla
spalla di lui con le labbra che quasi sfioravano il suo collo, il braccio
dell’uomo che le circondava la vita tenendola stretta a sé e le mani della
donna appoggiate sul suo petto sul quale, su una di esse, era posata la mano di
lui.
Quando entrambi aprirono gli occhi non potevano crederci.
Si staccarono immediatamente l’uno dall’altro.
Si osservarono per qualche istante, ancora increduli della
situazione, cercando di trovare qualcosa da dire per smorzare quello stupido
imbarazzo che aleggiava nell’aria.
- Dormito bene?- Le chiese Tony mentre rovistava nel
comodino alla ricerca di qualcosa che neanche lui sapeva cosa.
- Si grazie.- Rispose frettolosamente Ziva prima di
chiudersi in bagno per uscire poco dopo per prendere le sue cose e rifugiarsi
nuovamente in bagno dandosi della stupida.
Tony vedendo la reazione della collega rise tra sé divertito
dalla scena. Erano poche le occasioni che gli erano capitate di vedere Ziva
nella confusione più totale.
Il cellulare della donna iniziò a vibrare sul comò e attirò
l’attenzione dell’uomo.
L’agente cercò di ignorarlo ma quando vide che era Gibbs non
resistette e rispose.
- Non mi hai chiamato ieri sera!- L’ammonì Jethro senza
darle il tempo di rispondere.
- Ciao capo.- Biascicò DiNozzo.
- Tony?- Chiese l’uomo sorridendo alla cornetta.
Prima che l’uomo potesse aggiungere altro Ziva gli tolse il
cellulare dalla mano trafiggendolo con un’occhiataccia.
- Gibbs.- Rispose una volta che si fu rifugiata di nuovo in bagno.
- Ebbene?- Chiese l’uomo.
- Non è come pensi.- La donna mise subito le cose in chiaro.
- E cosa dovrei pensare?- La canzonò lui nel suo tono semi
serio.
- E’ colpa tua, non mi hai assegnato neanche un alloggio, mi
hai messo alle spalle al muro...-
Gibbs intanto appoggiò il telefono sulla scrivania e riprese
a lavorare aspettando che lei finisse di tirare fuori giustificazioni assurde.
- Sto blaterando vero?- Gli chiese ad un tratto Ziva accorgendosi
della sua reazione.
- Stai bene?- Le domandò dolce.
- Si.- Rispose sincera.
- Bene. Tienimi aggiornato.- Concluse lui senza tanti
preamboli e terminò la telefonata soddisfatto.
- Ma…- Cercò di obiettare ma in risposta ricevette solo il
segnale del termine della conversazione.
“Sempre il solito” sbuffò Ziva sorridendo. Fece un grosso
respiro e uscì dal suo nascondiglio.
La donna finì di prepararsi e poi raggiunse il collega in
cucina.
Tony era affaccendato nel preparare il caffè.
- Lascia stare ci penso io.- Gli disse Ziva avvicinandosi a
lui – che almeno siamo sicuri di bere… - gli afferrò il barattolo e nel farlo
gli sfiorò la mano. I due si guardarono per un attimo e poi fecero finta di
niente. - … un buon caf-fè.- Terminò la frase cercando di ignorare quella
scossa che aveva sentito non appena era entrato in contatto con lui.
Troppe ferite che si devono ancora rimarginare che non permettono
ad entrambi di comportarsi come sarebbe naturale tra loro.
“Ci vuole tempo” pensò DiNozzo mentre prendeva le tazze dal
mobile osservando la donna con la coda dell’occhio.
Continua…
Pensavo di prendermi avanti
per buttare qualcosa giù prima di pubblicare questo ma visto che siete sempre
così presenti non ho voluto farvi aspettare oltre ^_^
Confidiamo tutte insieme
nella domenica di relax che mi aspetta e incrociamo le dita di vederci lunedì…
Un grazie
immenso per la vostra attenzione a questa mia fanfiction,
Visto che siete così presenti non potevo non presentarmi
oggi con un nuovo capitolo, così ho mantenuto anche alla
promesso che vi ho fatto nello scorso chap! ^_^
Buona lettura
Light
Lungo il tragitto da casa – ufficio Tony e Ziva non si rivolsero
neanche una parola, la situazione in cui si erano svegliati quella mattina,
aveva creato tra loro uno stato di imbarazzo che con
tutte le loro forze cercavano di ignorare e fare finta di niente.
- Oggi mi trovi un alloggio.- Gli disse Ziva bloccando DiNozzo
con una mano sul braccio prima che entrasse nell’ascensore.
Lui si girò a guardarla per qualche istante e poi entrò
nell’ascensore senza dire niente.
- Vuoi entrare o fai le scale?- Le chiese irritato vedendola
ferma nella sua posizione.
L’Agente sbuffò ed entrò in ascensore.
- Non voglio che circolino strane idee sul nostro conto.-
Continuò Ziva – E’ già stato imbarazzante ieri sera con Erik… e…- si bloccò un attimo come se non volesse ammetterlo.
- E…- DiNozzo le fece segno di
continuare.
- E poi sei il mio … capo.- Terminò sbiascicando l’ultima
parola appoggiandosi con la schiena alla parete.
- Non vuoi che ci sia conflitto di interesse.-
La canzonò Tony sorridendo, voltandosi verso di lei, appoggiando la mano vicino
al suo viso tenendo il braccio teso e avvicinando il viso al suo.
- No.- Rispose seria Ziva – non voglio che gli altri credano
che sono qui solo perché pensano che vado a letto con il capo…- si bloccò
accorgendosi di quello che aveva appena detto.
DiNozzo sorrise per quella manifestazione di frustrazione.
- Puoi stare tranquilla Agente Gibbs, io non mi preoccuperei di questo ma più che altro del nome che porti.-
Sorrise più apertamente staccandosi da lei.
Il profumo della donna stava diventando pericolosamente
attraente per i suoi sensi.
- Essere la figlia del Direttore Generale dell’Ncis
è molto più compromettente di essere considerata l’amante del capo.- ghignò
Tony prima di uscire dall’ascensore.
DiNozzo adorava lasciare Ziva di stucco, farle accorgere di
quello che la realtà era, gli dava un senso di potere che nel loro rapporto
sempre e in costante confronto, lo faceva sentire il
migliore almeno fino a quando lei non si riprendeva e lo batteva con la sua
stoccata.
La donna memorizzato quelle parole
si riprese e lo raggiunse affiancandolo.
- Stupido!- Gli disse mollandogli uno scappellotto.
- Ehi!!- L’ammonì Tony afferrandola per il polso.
I due si scambiarono un’occhiata di fuoco.
- Che c’è?!- Gli chiese esasperata
e con una mossa veloce del braccio si liberò dalla sua presa.
- Non è più come un volta Ziva. Io
e te non siamo più partner. È diverso qui a San Diego:
Io sono il capo e tu un’Agente della mia
squadra.- Sottolineò Tony accentuando il tono sulla
parola “mia”
- Quindi, vediamo se ho capito, tu puoi dare scappellotti a
me ma io non posso darli a te?- Gli domandò ironicamente sottolineando
la differenza con il gesto della mano.
- Esatto! Sarebbe come se io dessi scappellotti a Gibbs!-
Quando terminò quel paragone Tony sorrise all’idea che
gli era passata per la mente contagiando anche la collega.
- Eh va bene DiNozzo, ma mettiamo le cose in chiaro, primo: puoi
scordarti che ti chiami capo; secondo: se fai cazzate niente e nessuno mi impedirà di farti tornare in qua con un bel scappellotto;
terzo: trovami una sistemazione!- Terminò seria la donna con il suo ultimatum.
- Lasciamo perdere a volte parlare con te è peggio che
parlare con un mulo.- Si incamminò alzando un braccio come
se volesse cancellare con quel gesto le ultime parole dette dall’Agente.
- Beh il capo è già nervoso di prima mattina?- Chiese la
voce dell’uomo alle sue spalle.
Ziva si girò e incontrò i suoi occhi che la osservavano
duri.
- Cos’è non è andata bene la
serata?- continuò cinico.
- Hai finito Erik?- Lo bloccò prima che continuasse. – No,
non è come pensi. No, non sono affari tuoi.- proseguì prevedendo le domande che
le avrebbe fatto – Si, grazie il caffè lo accetto volentieri.- Ziva prese uno
delle tazze che aveva in mano in cambio gli fece un
sorriso tenero.
- Non mi incanti così, ci vuole ben
altro che un sorriso per abbindolarmi.- La stuzzicò lui.
L’Agente si avvicinò al collega, gli prese la cravatta nella
mano tirandola dolcemente a sé in modo che l’uomo si abbassasse alla sua
altezza.
- Grazie per ieri sera.- Gli sussurrò all’orecchio e poi lo
liberò dalla sua presa sorridendogli.
Erik rimase sorpreso dalla reazione della donna. Era
incredibile, ogni volta che gli mostrava il suo lato tenero rimaneva sempre
affascinato da lei, peccato che subito dopo riassumeva la sua aria distaccata.
- Figurati, per te qualsiasi cosa Agente Gibbs.- Le disse
sussurrandoglielo all’orecchio.
- Ora che è arrivata anche Callet possiamo presentarci dal
capo.- Disse guardando dietro le spalle della donna.
Ziva si voltò e incontrò lo sguardo serio dell’Agente.
- Buongiorno.- La salutò senza enfasi.
- Buongiorno anche a te.- Iva cercò di sorridere ma le
riuscì solo una strana smorfia e senza dire nient’altro sorpassò i due colleghi
e andò direttamente dal capo.
- Qualcosa mi dice che non saremo grandi amiche.- Ironizzò
Ziva.
- Non si può mai dire, voi donne siete
così imprevedibili.- Scherzò ridendo sotto i baffi.
Ziva lo guardò per un istante e poi scoppiarono a ridere
insieme.
- Voi due cosa aspettate a venire
qui? Volete per caso un invito scritto!!- Li raggiunse
la voce severa di Tony che aveva assistito a tutta la scena.
- Ops!- Sussurrò Preston spingendo dolcemente la collega per
raggiungere il capo.
DiNozzo li accolse con un’occhiataccia.
- Capo Albert ha novità ci vuole da
lui.- Disse Callet mettendo giù il telefono.
Tony si mosse rapidamente afferrando la cartellina che gli
porgeva Iva e si precipitò verso l’ascensore seguito dai suoi agenti.
Gli agenti ritornarono al piano di sopra demoralizzati. Le
notizie che aveva scoperto Albert non gli erano state
d’aiuto, anzi brancolavano ancora di più nel buio, mentre un assassino girava a
piede libero per la città.
DiNozzo si sedette alla sua scrivania cercando di riordinare
le idee, analizzando per l’ennesima volta tutte le
prove che aveva in mano e le tracce che avevano scoperto.
- Tony… e se la guardassimo da un’altra posizione?- Gli
chiese ad un tratto Ziva avvicinandosi all’uomo.
- Che intendi dire?- La guardò
sorpreso.
- Noi stiamo cercando un assassino che ha ucciso la sua
vittima, il Tenente Colonnello Hocks addetto alle comunicazioni internazionali,
in una zona desolata di un parco. Fino ad ora ci siamo sempre concentrati su di
lui, ma perché non proviamo a valutare il caso guardandolo dalla parte
dell’ufficiale. Che cosa i due avevano in comune? Che può aver fatto o scoperto Hocks per essere stato ucciso così
sadicamente con una morte lenta e dolorosa.- Lo osservò attentamente negli
occhi come se in realtà stessero comunicando mentalmente. Si sedette
sulla scrivania di lui senza mai staccare lo sguardo
pensieroso.
- Hocks può aver scoperto un messaggio che non doveva
sapere.- Intervenne Erik avvicinandosi alla donna mentre sfogliava il fascicolo
del militare. – Qui c’è il foglio della trasferta di un giorno che ha fatto
alla base militare per portare dei documenti e si trova proprio vicino al luogo
del delitto.-
Ziva gli prese il foglio dalle
mani.
- E’ stato lì il giorno prima della
sua morte.- Constatò la donna passando a DiNozzo un altro foglio sul quale
c’era scritto un messaggio in codice.
- Il Tenente Colonnello Hocks stava ricattando il suo
assassino.- Terminò Tony le congetture dei due agenti, poi guardò la donna come
per avere conferma della sua intuizione e in cambio ricevette un sorriso di approvazione.
- Il Capitano Mayers è il responsabile delle comunicazioni
della base.- Intervenne Callet.
I due agenti a quell’informazioni
scattarono contemporaneamente: Tony si alzò, prese dal cassetto la pistola, il
distintivo e la giacca dalla sedia e Ziva si precipitò alla sua scrivania per
prepararsi anche lei.
- Callet andiamo!- Ordinò Tony.
- Subito capo.- Scattò pronta e seguì l’uomo.
La donna rimase ferma nella sua posizione, gelata da
quell’ordine. Per un attimo aveva creduto di essere ritornata al passato, lei e
Tony, come una volta, ad indagare insieme sul campo.
- Tutto bene?- Le chiese Preston avvicinandosi a lei.
- Non te la prendere arriverà anche il tuo momento di
entrare in azione.- Le appoggiò una mano sulla spalla confortandola.
- Ho bisogno d’aria.- Gli rispose freddamente lasciandolo
solo e dirigendosi verso la terrazza.
- E così tu e il capo siete stati
colleghi.-
Ziva non distolse lo sguardo dal panorama,
continuò a lasciarsi accarezzare dal vento caldo del mezzogiorno.
- Devo prendere questo silenzio come una risposta
affermativa?.- Continuò Preston appoggiandosi anche
lui alla ringhiera sorridendo.
- A Washington? O in un altro
posto? Baltimora, Philadelphia...-
- Vedo che sei informato sulla carriera di DiNozzo.- Accennò
un sorriso.
- E’ il mio lavoro, mi documento sempre sulle persone con
cui lavoro.-
- Ah si?- Ziva si voltò a guardarlo – e su di me che cosa
hai scoperto?- Gli chiese sfidandolo.
- Niente.- Ammise Erik dopo qualche secondo – Sei un mistero
per me Agente Gibbs. Il tuo curriculum è eccellente, le tue missioni sotto
copertura interessanti, i posti dove hai lavorato e i tuoi contatti davvero
notevoli, ma neanche una piccola traccia che ti possa
ricollegare al capo.-
La donna sorrise.
“Gibbs è stato proprio bravo, lo devo ammettere anche io”
pensò soddisfatta.
- Eppure…- continuò Preston – il
vostro rapporto è strano per due persone che non si sono mai conosciute. Come avete ragionato insieme sul caso, il tuo scatto
contemporaneo al suo, pronta per entrare in azione con DiNozzo e poi… tu e lui
a casa sua ieri sera, quella sottile confidenza che vi unisce…- si fermò
accorgendosi dello sguardo glaciale che gli aveva rivolto la donna – è strano.-
- Cos’è normale al giorno d’oggi.-
Affermò serafica.
- Ammettilo siete stati colleghi anche se non so né quando
né dove.-
- No.- Ziva con quel semplice monosillabo concluse
il discorso.
- E va bene… so aspettare.- Si
rassegnò l’uomo.
La donna piegò lievemente gli angoli della bocca sorpresa
della caparbietà di Erik.
“Preston è un ottimo osservatore ma per ricollegare me e
Tony c’è solo un modo, il più semplice, forse è così ovvio che non si capisce? Ce l’ha sotto il naso e non se ne accorge, se sottolineassi
quel particolare riuscirebbe a ricollegare il tutto e scoprire anche di più.” pensò preoccupata.
- Gibbs!- La chiamò.
“Appunto, come non detto” pensò seria Ziva.
Si girò a guardarlo e con gli occhi gli domandò che cosa volesse.
- Dai che è ora di pranzo e il sottoscritto sta morendo di
fame. Andiamo a mangiare.- Le propose tutto allegro.
La donna sorrise per i suoi stupidi
timori.
- Va bene ma offri tu.- Si incamminò
verso l’uscita.
- Aaaahhh sarai la mia rovina!- Scherzò lui mentre la
raggiungeva e si metteva al suo fianco.
Quando i due agenti rientrarono dal pranzo, uscendo
dall’ascensore ridendo come matti, vennero accolti
dallo sguardo furente di Tony che scattò in piedi non appena li vide e si
avvicinò ai due.
- Ebbene?- Chiese a Preston
osservandolo con sguardo truce.
- Siamo andati a pranzo.- Tentò di dire qualcosa.
Ziva abbassò la testa per non scoppiare a ridere perché la
situazione era troppo comica.
DiNozzo strinse forte il pugno per non cedere alla rabbia.
- Il Capitano Mayers era coinvolto insieme a Hocks nel
traffico di armi per la Libia, il Tenente Colonnello
ha cercato di alzare la posta ricattando il Capitano visto che faceva il doppio
gioco e teneva contatti anche con la Siria, lui non c’è stato, con un tranello
ha condotto Hocks nel bosco e lì l’ha ucciso.- Terminò la donna il riassunto del
caso che stava attendendo DiNozzo da Preston.
Erik la guardò stupito “Ma come ha fatto?”
si chiese.
- L’hai capito dai messaggi che si scambiavano i due ufficiali vero?- Le chiese Callet stupita quanto il
collega dandosi nel frattempo della stupida per non esserci arrivata prima.
Ziva rimase immobile ignorando lo stupore dei colleghi.
- Andiamo Agente Gibbs abbiamo
delle cose da fare. Voi terminate di compilare il rapporto e poi andate pure a
casa, per oggi abbiamo finito.- La richiamò Tony
salvandola da quella situazione.
Senza dire niente la donna lo seguì nell’ascensore.
- Stai bene?- Gli chiese una volta che si chiusero le porte.
Si era voltata verso Tony notando la sua espressione seria e
i muscoli facciali contratti.
Doveva essere parecchio arrabbiato.
- In fin dei conti abbiamo risolto
il caso grazie all’intuizione che è venuta a me a Preston e al gioco di squadra
che n’è derivato.- Tentò la donna.
Tony si girò a guardarla furente.
Ziva distolse lo sguardo appoggiandosi alla parete
dell’ascensore.
- Erik ha iniziato a fare troppi collegamenti, sospetta
qualcosa.- Lo informò.
- Questo non significa che ogni volta che siete vicini gli
devi fare gli occhi dolci!!- Le disse riversandole addosso
tutta la sua frustrazione.
- Io non gli faccio gli occhi dolci!- Ribatté lei per
difendersi.
- Invece si, ho visto gli sguardi, i sorrisi, le battutine
che vi scambiate ogni volta, come allunga le mani e tu
non fai niente per sottrarti.-
- Non hai nessun motivo per essere geloso.- Gli disse
sfidandolo guardandolo dritto negli occhi.
- Io geloso? Figuriamoci. Certo che no, tu ed io non abbiamo rapporto di quel tipo…- Cercò di calmarsi prima di
continuare - …. non ammetto coinvolgimenti personali
nella mia squadra!-
- Giusto!- Ziva lo guardò furente e uscì dall’ascensore senza
aggiungere una sola parola.
- Dove vai non abbiamo ancora
finito!- Le disse uscendo dall’ascensore e afferrandola con rabbia per un polso
facendola voltare e avvicinandola a sé.
I loro visi si ritrovarono a un
millimetro di distanza, gli occhi incatenati l’uno all’altro.
Il profumo della donna lo avvolse dolcemente a sé imprigionando
i suoi sensi.
Tony la strinse più forte e si abbassò su di lei fino a far
incontrare le sue labbra catturandole in un bacio possessivo come se un forte
magnetismo si fosse impadronito dei loro corpi.
Ziva in un primo momento rimase sorpresa dalla sua reazione
sbarrando gli occhi incredula di quello che stava
accadendo ma poi sentendo il desiderio
di come la stava baciando Tony cedette e si fece coinvolgere da quella
passione.
“Non così” pensò all’improvviso la donna ritornando in sé.
Si staccò brutalmente dall’uomo guardandolo per un secondo negli occhi ferita e poi con tutta la rabbia che
aveva lo colpì con uno schiaffo.
- Che cosa diavolo ti ha preso!!- Gli urlò contro ansimando
ancora in preda della tempesta ormonale che aveva scaturito
quel bacio. Senza dargli il tempo di giustificarsi si voltò e raggiungere
l’auto.
Tony si passò una mano sul viso.
“Accidenti!” pensò arrabbiato.
Salì in macchina e rimase fermo.
Ziva non osava girarsi dalla sua parte,
continuava a rivedere la scena di quegli attimi rubati e mordersi le
labbra per non cedere alla tentazione di saltargli addosso.
DiNozzo mise in moto l’auto non riuscendo a trovare le
parole per giustificare il suo gesto, in fondo che cosa poteva dirle? Che non
sopportava l’idea di vederla ogni volta in compagnia di Erik
e che gli rodeva il loro atteggiamento così complice perché al posto
dell’Agente avrebbe voluto trovarsi lui?
Rimasero in silenzio fino a quando non imboccarono la strada
principale e raggiunsero il supermercato.
La donna, quando lui parcheggiò l’auto, si girò finalmente a
guardarlo disorientata dal luogo.
- Dovremmo pure mangiare.- Le rispose a quella muta domanda.
Ziva stava per scendere dalla macchina quando Tony la fermò.
- Senti per quello che è capitato…- Iniziò incerto non
riuscendo ad andare avanti.
- Quando eravamo nel garage…- Disse
lei tesa non sapendo che cosa volesse dirle.
- È stata una reazione emotiva con tutto quello che è
accaduto, è stata una giornata stressante, la morte di Hocks, l’arresto del
Capitano Mayers…- Continuò DiNozzo cercando di giustificare il suo gesto.
- Lo so…- Ziva cercò di non mostrare la sua delusione.
- Non è che…- Le disse gesticolando
con le mani quello che a parole non riusciva a dire.
- Nemmeno io.- Rispose lei, non volendo dargli la
soddisfazione di mostrargli che quel gesto fosse stato più importante di quanto
credesse
- Insomma…- Tentò Tony di rimediare al disastro che stava
facendo.
- Esattamente.- Disse Ziva per fargli capire che aveva
compreso dove volesse arrivare.
- Allora è tutto apposto?- Le chiese DiNozzo mentre
mentalmente si dava dell’idiota.
- È tutto apposto.- Confermò la donna rivolgendogli un
sorriso forzato prima di scendere dall’auto.
Continua…
Bene… il prox chap è già in lavorazione… ma no vi dico
niente di più… solo che sarà il capitolo…
Mi viene un po’ da piangere… ma cerco di trattenere le
lacrime per il prox cha sono sicura che ci sarà un bel
diluvio…
Che abbia spoilerato? Naaaaaahhhhh
Rimanete in zona che arrivo entro venerdì ^_^ (almeno
lo spero XD)
Che casino!!
Quei due fanno perdere le staffe anche a me… sempre
una XD… meno male che … beh mica posso dirvi tutto
^_^
Buona lettura
Light
I due agenti
entrarono nel supermercato.
Tony prese il carrello e si affiancò alla
donna che rimase ferma e immobile all’ingresso.
- Perché siamo
qui?- Gli chiese interdetta.
- Perché a casa
mia non c’è niente da mangiare e se sta sera vogliamo cenare con qualcosa di
decente è meglio che riempiamo il frigo.- Le sorrise come se fosse la cosa più
ovvia a questo mondo.
- Non hai
dimenticato qualcosa?- Gli chiese in tono serio non muovendosi di un passo.
DiNozzo rimase
un attimo perplesso ma poi capì a cosa si stesse riferendo la donna.
- E va bene…lo ammetto, mi sono dimenticato di inoltrare la tua
domanda per trovarti l’alloggio… ma oggi con tutto
quello che è successo mi è proprio passato per la testa. Non capisco che
problema c’è se stai da me?- Le chiese irritato.
- Non voglio
essere di peso. Non lo sono mai stata e non inizierò ora ad esserlo…,
non voglio che ti senta obbligato a farmi da balia…-
gli disse tutto d’un fiato, poi accorgendosi di cosa si era lasciata sfuggire
rimediò - … e poi come hai detto tu qui a San Diego sei il capo.-
Sfrecciò ironicamente.
DiNozzo respirò
a fondo prima di rispondere, Ziva aveva il potere di innervosirlo solo con
delle innocue sfrecciatine.
- Ziva…- si avvicinò a lei e le appoggiò le mani sulle spalle
guardandola dritta negli occhi – Sta mattina ho messo in chiaro i nostri ruoli
solo per spiegarti che non siamo più quelli di un tempo, non siamo più due
agenti alle dipendenze di Gibbs. Io qui a San Diego
ho delle responsabilità, non posso più permettermi di essere l’Agente
spensierato e burlone che ero un tempo, anche se, a dire il vero, me lo concedo
qualche volta.- sorrise tra sé abbassando leggermente il capo – Sulle mie
spalle ho la responsabilità di due agenti e ora che ti sei unita alla squadra
ho anche la tua.- La guardò dritta negli occhi – Non posso farvi correre rischi
inutili solo perché sono stato superficiale e distratto. Non posso permettermi
che ti succeda qualcosa… no volevo dire che vi… si esatto… vi succeda
qualcosa.- Recuperò in fretta accorgendosi del suo lapsus.
Tony lasciò
cadere le mani dalle spalle di lei e la guardò dolcemente, deciso a togliersi
la maschera e parlarle apertamente.
- Non serve che
fingi con me Ziva, anche se vuoi credere il contrario, io ti conosco e so che
cosa provi…- le sorrise - Tu hai paura del tuo
passato, che tu lo voglia ammettere oppure no. Hai paura che Preston possa scoprire chi eri, chi sei stata e cosa sei
stata, che possa arrivare a collegarti al Mossad,
temi che in questo modo tutta la tua vita venga di nuovo rimessa in discussione
e i tuoi progetti per la nuova possano essere infranti in mille pezzi.-
Ziva a quelle
parole sbarrò gli occhi, irrigidendosi e si portò una mano al petto sorpresa di
quanto fosse veritiero quel discorso.
Era da così
poco tempo libera che non si era ancora abituata ad esserlo e aveva su di sé la
sensazione che qualsiasi cosa facesse ci fosse un pericolo ad aspettarla o che
qualcuno potesse ricollegarla al Mossad e riportarla
a quella vita.
DiNozzo le
prese la mano e la strinse nella sua.
- Anche io ho paura…- ammise – la mia paura è quella di svegliarmi un
giorno e accorgermi che è stato solo un sogno, che non sei più al mio fianco,
ho paura di lasciarmi andare perché se mi mostrassi di nuovo vulnerabile e tu
scomparissi un’altra volta…- lasciò il discorso
sospeso.
- Io…- Tentò di dire qualcosa la donna ma si bloccò.
- Ma ho anche
capito che se continuo a nascondermi da questa paura invece di affrontarla non
potrò mai averti di nuovo, completamente. Se sei qui un motivo ci deve essere e
non solo perché Gibbs è stato così bravo da far incrociare
le nostre strade e ti ha incastrato in modo tale da farti venire da me.- Le sorrise e Ziva ricambiò.
- Abbiamo solo
bisogno di tempo.- La rincuorò – Senza fretta, con calma e quando saremo pronti
lo sapremo, lo saprò io e lo saprai anche tu.- Le accarezzò
una guancia.
Ziva gli
sorrise rincuorata da quel discorso.
- E per quanto
riguarda la sistemazione stai tranquilla risolveremo questa situazione se hai
bisogno di avere i tuoi spazi, comunque…- un
scintilla di furbizia brillo nei suoi occhi -…Gibbs non
ha niente in contrario, ormai siamo grandi non devi chiedere il permesso al
paparino per dormire fuori.- La canzonò.
“Qua c’è lo
zampino di Gibbs!” pensò divertita la donna
rassegnandosi all’idea di quella convivenza forzata, in fin dei conti, ora che era
a conoscenza dei pensieri di DiNozzo i suoi timori di sforzare gli eventi con
lui iniziarono ad affievolirsi.
Girarono
insieme per le corsie del negozio scegliendo i vari prodotti fino a quando la
tensione che si era creata tra i due fin dal mattino scomparve lasciandoli
rilassati a ridere e scherzare su ogni cosa.
- Vado a
prendere la pasta mentre tu prendi la frutta.- Le disse Tony prima di
allontanarsi.
Ziva vagò con
lo sguardo sulla frutta deposta in modo ordinato nelle varie cassette cercando
di scegliere l’alimento che più si addiceva per la cena.
- Hai bisogno
di una mano? Posso consigliarti qualcosa?- Le chiese ad un tratto il commesso
che vedendo l’attraente ragazza non si era fatto scappare l’occasione di
attaccare bottone.
La donna si
girò a guardarlo. Era carino, occhi azzurri, corporatura media e il viso
simpatico. I capelli gli ricadevano sugli occhi dandogli quell’aria
interessante.
- Pensavo di fare una macedonia,
tu che cosa mi consigli?- Gli chiese giocando a fare la donna da salvare.
“In fondo che
male c’è a divertirsi un po’?” si chiese stando al gioco
I due
iniziarono a parlare del più e del meno scherzando su ogni frutto.
Tony li
raggiunse dopo un po’ e accorgendosi della presenza del tipo volle anche lui
divertirsi un po’.
- Tesoro…- Le si avvicinò cingendole per la vita – meglio
penne o spaghetti per sta sera?- Ghignò notando il viso sbiancato del commesso.
- Scusatemi ma
mi stanno chiamando.- Si congedò in fretta il ragazzo.
Ziva si girò
nell’abbraccio di lui in modo da poterlo guardare negli occhi.
- Ti sei
divertito?- Gli chiese seria.
- Si molto… hai visto che faccia ha fatto?- Gongolò tra sé.
- Si l’ho vista… ma vedo anche la faccia della commessa che stava
venendo da te con i mano i pacchi di pasta, che sicuramente hai rimorchiato con
fare innocente.- Lo guardò tra il serio e il divertito. – Poverina ma non lo sa
che è stata fortunata a capire in tempo che dongiovanni sei.- Rise di gusto
prima di dargli un bacio veloce sulle labbra.
“Meglio che
capisca subito che deve stare alla larga da lui” pensò sadica Ziva osservando
la ragazza allontanarsi da loro come se niente fosse.
Ziva si staccò
da DiNozzo e andòa prendere dei
biscotti.
Tony a quel
gesto rimase impietrito. Abbassò la testa e sorrise, gustandosi la pace che
c’era tra i due.
- Ottima cena
Ziva, mi è mancata la tua cucina.- Le disse soddisfatto una volta che finì di
mangiare l’ultimo pezzo di dolce.
Lei sorrise e
si alzò per sparecchiare la tavola.
Quello strano
quadretto famigliare le stava iniziando a piacere.
Tony senza dire
niente l’affiancò e l’aiutò a lavare i piatti e rimettere in ordine.
- Ci vediamo un
film?- Le propose DiNozzo una volta che ebbero finito.
- Va bene. A te
la scelta.- Rispose gentile accomodandosi sul divano.
Tony come la
sera precedente prese un film e lo inserì nel dvd, andandosi poi a sedere
vicino alla donna tenendo sempre una certa distanza ma inferiore alla sera
prima.
Il film terminò
e DiNozzo spense la televisione.
- Andiamo a
dormire?- Le chiese.
- Si sono
stanchissima.-
I due agenti si
alzarono contemporaneamente dirigendosi dalla stessa parte per andare in camera
da letto.
Si bloccarono
sulla porta non sapendo cosa fare.
- Dovremo
condividere il letto almeno fino a quando non troveremo una soluzione.-
Sottolineò Tony.
- Già.- Rispose
seria Ziva chiudendosi in bagno per cambiarsi.
La donna uscì
poco dopo con indosso semplicemente una canottiera sportiva e dei pantaloncini.
Posizionò i vestiti sulla sedia e andò a prendersi il libro che aveva
appoggiato quella mattina sul tavolino in salotto.
DiNozzo fece
finta di non prestarle attenzione ma, sperando che la donna non se accorgesse,
con la coda dell’occhio osservò ogni suo movimento come se fosse incapace di
levare lo sguardo da lei.
“E’ bellissima”
pensò sorridendole mentre lei rientrava in camera.
- Che c’è?- Gli
chiese scorgendo il sorriso sul suo volto.
- Niente…niente…-
- E dai dimmelo… deve essere una cosa divertente se hai
quell’espressione sul viso.- Lo incitò lei.
- Beh mi è
venuta in mente la prima missione che abbiamo fatto sotto copertura…occhioni belli!-
- Si davvero
comica e pensare che i due agenti dell’FBI ci hanno creduto davvero, che
attori.- Rise divertita ricordando quei momenti, anche se era per finta era
stata la prima volta che si erano sfiorati.
Quel ricordo
diede il via a una carrellata dei vecchi tempi e alla fine ognuno di loro passò
a raccontare i cinque anni che aveva vissuto lontano dall’altro.
- Ne abbiamo
passate eh?- Disse Tony ripensando alle ultime parole dette dalla donna.
- Già.-
Confermò Ziva scendendo un po’ più giù nel letto avvicinandosi al corpo
dell’uomo.
- Appoggiati a
me starai più comoda.- Le offrì il braccio.
La donna si
avvicinò ancora di più fino ad appoggiare la testa nell’incavo della spalla di
lui.
Uno strano
silenzio scese tra i due.
- Non volevo
reagire in quel modo oggi pomeriggio.- Disse ad un tratto Ziva rompendo il
silenzio.
Tony si
irrigidì a quella confessione.
- E che mi hai
presa alla sprovvista.- Si girò a guardarlo sollevando la testa facendo leva
con la mano sul suo petto in modo che fossero alla stessa altezza.
- Io non è che
non lo volessi…- abbassò lo sguardo – è solo… non così.- Lo guardò di
nuovo. – Non voglio che tutto avvenga per una reazione a degli eventi che
scatenano in te la tua non-gelosia.-
Sorrise ricordando quello strano scambio di battute di qualche ora prima. – Io
non voglio essere travolta da te per un momento e poi scoprire nei tuoi occhi
che non sei sicuro di me.- Si allontanò mettendosi
seduta girata verso di lui.
- Il timore che
hai nei miei confronti, lo leggo nel tuo sguardo, a come mi cerchi
involontariamente ogni volta che non sai dove sono. Sento la tua ansia che
cresce quando non sei sicuro di me.- Cercò di
sorridere ma riuscì solamente a piegare leggermente gli angoli della bocca.
- Ora ho capito
perché non mi hai ancora trovato un alloggio, perché fino a quando starò con te
sarai sicuro di non perdermi, che mi avrai al tuo fianco.-
Ziva respirò a
fondo prima di continuare e mettere tutte le carte in tavola, senza più
indecisione.
- Io sono
pronta per te, sei tu che non sei ancora pronto per me.-
Ammise triste. – Sarebbe così facile lasciarsi andare all’evidente attrazione
che c’è tra noi, ma non porterebbe a niente. Sarebbe solo un fuoco di paglia
che si spegne alla prima folata di vento. Vuoi questo?- Gli chiese guardandolo
dritto negli occhi.
- Io no.- Rispose lei per lui avvicinando il viso al suo
accarezzandogli la guancia.
- Avevi ragione
oggi. Se sono qui non è solo perché Gibbs mi ha
incastrato e perché ho voluto essere qui. Tentare ancora un’altra volta di
salvare quel poco che è rimasto tra noi. Perché da quando ci siamo rincontrati
mi sono ancora di più innamorata di te, dell’uomo che sei diventato.- Gli
sorrise.
Tony a sentire
quelle parole rimase colpito.
- Che cosa?-
Chiese con un filo di voce.
- Ti amo, forse
anche più di prima.- Confessò tranquilla.
- Perché me lo
dici?- Le domandò Tony.
- Perché tu
inizi a sentirti sicuro di me.- Gli prese la mano.
DiNozzo osservò
le loro mani intrecciate per un istante e poi le sciolse.
- Me lo hai
detto anche cinque anni fa ma poi non ti sei fatta nessun problema a scomparire
nel nulla, a non fidarti di me, come pretendi che ti possa credere ora?- Scattò
in piedi alzandosi da letto sconvolto da quella confessione.
- Perché ora
sono qui, libera, solo per te.- Gli disse alzandosi e
avvicinandosi a lui.
- Te lo ricordi
… io sono tua.- Continuò decisa
prendendogli di nuovo la mano e appoggiandola sul cuore. – Aggrappati a questo
quando avrai paura di perdermi.-
Tony sorrise e piegò lievemente il capo.
- Non è facile… ho
bisogno di tempo… abbiamo bisogno di tempo.-
- Io per il momento non ho progetti di
andare da nessuna parte.- Gli rispose dolcemente appoggiando la fronte alla sua
per poi staccarsi da lui di qualche passo dopo qualche istante e lo osservò attentamente.
- Ma non posso aspettarti in eterno prima o
poi dovrai decidere se vuoi stare con me o no.- Gli
disse seria.
Tony non rispose, rimase fermo nella sua
posizione, soppesando le parole che gli aveva detto.
Ziva si mise sotto le coperte e spense la
luce del comodino augurandogli la buona notte.
“Un momento mi concede la parte più intima
di lei e poi dopo un attimo mi chiude fuori da sé…
solo lei mi complica così la vita!” sorrise Tony a quel gesto.
“Eh si dovrò decidermi” pensò serio.
Si accomodò sul letto, spense anche lui la
luce del suo comodino.
Esitò per qualche istante poi si avvicinò
alla donna e la strinse a sé.
Ziva nell’oscurità sorrise a quel tenero
gesto protettivo. Si rilassò subito nel suo abbraccio e si lasciò andare al torpore
della stanchezza della giornata.
Continua…
Come al solito i personaggi sono imprevedibili… pensavo che fosse questo l’ultimo capitolo,
ne ero convinta, anzi ne ero certa… perciò mi ero
sbilanciata a definirlo “Il capitolo” anche se a suo modo lo è stato… ma ovviamente ai due non andava bene niente e
c’era bisogno di chiarire (anche perché domaris
hai fatto delle sottolineature giuste che bisognava spiegare ^__^ ))hai fatto delle
sottolinear____________________________________________________________________________________________________…
poi ci siamo dilungati e quindi mi è toccato rimandare e vabbè
si vede che non mi voglio proprio staccare da questa FF ^_^ non so se l’avete
capito ahahhahahahah______________________________________________________________________________________________________________________________
Per farmi perdonare dell’attesa un capitolo
lungo, lungo.
Buona lettura
Light
Il tempo vola,
specialmente quando tutto è perfetto e in sintonia con il resto del mondo,
quando il tuo cuore è felice e continua a battere sereno non ti fa accorgere
della fortuna che hai tra le mani.
La natura
umana è fatta così, dà sempre per scontato la vita quando va tutto bene, ma
appena qualcosa viene a mancare e stravolge il tuo essere, solo in quel preciso
istante ci si rende conto dell’importanza che ha per noi quello che ormai non
si può più avere e allora tenti con tutte le forze di recuperare il perduto ma
soltanto se lotti veramente riesci a riprenderti quello che hai perso e tenerlo
stretto a te senza mai più lasciarlo andare via.
Ziva era sulla terrazza in pausa,
rilassandosi da quella giornata stressante nel fare niente di niente.
Da quando era arrivata a San Diego la sua
vita era diventata piatta.
Tony non perdeva occasione per lasciarla in
ufficio oppure per affidarle incarichi di poco conto, preferendo al suo posto Callet
o a volte Preston, facendola sentire con quel comportamento pari ad una
pivella, invece di trattarla come si meritava un Agente con le sue capacità: importante.
Era veramente frustante per lei.
Aveva avuto anche la tentazione di
telefonare a Gibbs e lamentarsi con lui di quello che stava succedendo, con la
speranza che l’uomo potesse far cambiare le cose, ma per fortuna non aveva
ceduto a quell’infantile capriccio.
Era stata tentata di parlarne con DiNozzo ma
la paura di rovinare le cose tra loro due per quella sciocchezza l’aveva
frenata dal farlo.
Stavano bene, meravigliosamente bene eppure….
La mattina si svegliava stretta
nell’abbraccio di lui, godeva qualche istante di quel gesto e poi dolcemente si
girava e respirava a fondo il profumo di muschio bianco che aveva la pelle
dell’uomo.
Con il dito indice gli sfiorava
delicatamente la guancia e attendeva il momento che lui aprisse gli occhi e
poi, una volta lucido, gli augurava il buongiorno.
Era un semplice rituale così intimo che non
esigeva altro, che non andava oltre a quello scambio di sguardi complici.
Quella abitudine era iniziata tutto dopo
quella mattina.
Era passata poco più di una settimana dalla
sera dove Ziva aveva confidato a DiNozzo di amarlo.
La donna, svegliata dai primi raggi del
sole, si era staccata silenziosamente dalle braccia dell’uomo che dormiva
tranquillamente al suo fianco. Aveva indossato la tenuta sportiva e dopo aver
lasciato un biglietto all’ingresso che lo avvertiva dei suoi piani, era uscita
per fare una bella corsa intorno all’isolato.
Tony, sentendo la mancanza di qualcosa,
aveva aperto lentamente gli occhi cercando con la mano il corpo della donna
accanto a sé.
Accorgendosi che non c’era, si era svegliato
di colpo mettendosi a sedere sul letto.
Frastornato si era guardato intorno tentando
di individuare la sua presenza.
Tutto era in silenzio, nessun rumore, niente… neanche lei.
Si era alzato velocemente e aveva girato per
tutta casa con la paura nel cuore che i suoi timori “di averla persa un’altra
volta” fossero realtà.
Niente.
Era rimasto in piedi in salotto per un paio
di minuti, incredulo a quello che era successo, stringendo forte i pugni per
non cedere al dolore che stava sentendo il cuore.
La rabbia, dopo qualche istante, si era
insinuata dentro di lui, facendolo arrabbiare con se stesso per essere stato
così stupido da esserci cascato un’altra volta.
Si era vestito come una furia, prendendo a
caso i vestiti dall’armadio e sbattendosi la porta di casa dietro di sé era
andato in ufficio.
Nella prima ora non aveva parlato con
nessuno e neanche un Agente aveva provato ad avvicinarsi a lui, stando bene
attendo di girare lontano dal capo, di non incappare nel suo mirino e
scatenare, in quel modo, la furia che teneva dentro sé.
Tony, cogliendo l'occasione di un nuovo caso
che gli era capitato per le mani, si era sfogato con i suoi agenti: Callet e
Preston impartendogli ordini a tutto spiano.
I due agenti, ormai abituati agli sbalzi
d'umore dell’uomo, gli sembrò di ritornare ai primi tempi di quando avevamo formato
appena la squadra e DiNozzo gli era apparso un uomo che odiava l’intero mondo:
prima fra tutti loro due.
Ziva era rientrata a casa dopo due ore di
corsa. In fretta e furia si era preparata accorgendosi del suo ritardo, ma era
un sacco di tempo che non correva e si era lasciata andare scaricando tutta
quella tensione che aveva accumulato in quei giorni.
Una volta rientrata a casa, la donna aveva
trovato il biglietto, che aveva lasciato a Tony, per terra nell’ingresso.
“Che strano” aveva pensato ignara di quello
che era successo un’ora prima, appoggiò il caffè e il sacchettino con il
bombolone che aveva preso per lui in cucina e si diresse in bagno a prepararsi.
Si era fatta una doccia veloce, preparata
alla svelta e poi era volata in ufficio.
“Beh poteva anche aspettarmi invece di
andare direttamente al lavoro” aveva pensato delusa dal comportamento dell’uomo
mentre era nel taxi che la stava portando in ufficio.
- Capo ma Ziva non viene oggi?- Aveva
chiesto Preston con aria innocente in un attimo di calma apparente, avendo
intuito che il cattivo umore dell'uomo poteva ricollegarsi solamente
all'assenza della donna.
Per risposta l’Agente aveva ricevuto solo
un’occhiataccia che avrebbe incenerito chiunque fosse passato da lì nei pressi
di 10 chilometri.
Tony, senza badare oltre ad Erik, aveva
continuato a lavorare stracciando e appallottolando i fogli in palline di carta
non trovando neanche un indizio che lo potesse convincere per la soluzione del
caso.
Il suono delle porte dell’ascensore attirò
la sua attenzione facendolo voltare.
Quando vide Ziva uscirne rimase bloccato per
qualche istante, incredulo che lei fossi lì e non se ne fosse andata.
Si era alzato in piedi e in pochi passi le
era andato in contro mentre la furia devastante della sua paura si insinuava
nell'animo.
- Che ci fai qui?- Aveva esordito tentando
di tenere a freno la sua rabbia.
- Che domande mi fai?- Gli aveva sorriso
Ziva cercando di ignorare lo sguardo duro dell’uomo – Ci lavoro.- aveva
concluso mantenendo il suo tono divertito per alleggerire quella tensione che
avvertiva tra loro due.
- Sei in ritardo.- Aveva aggiunto Tony non
distogliendo il suo sguardo dagli occhi di lei come se avesse paura che se solo
l'avesse fatto potesse svanire nel nulla e cercando di tenere a freno la rabbia
per essere stato cosi debole e fragile, tenendo i pugni stretti fino a far
diventare le nocche bianche.
- Lo so è solo…-
Ziva aveva tentato di spiegare ma lo “stop” che Tony con il gesto della mano le
aveva fatto la bloccò.
- Non serve che mi dai spiegazioni Agente
Gibbs per me puoi anche andare al diavolo.-
DiNozzo aveva pronunciato le ultime parole
con una tale durezza e rabbia che avevano trafitto l’animo della donna, facendo
calare l’intero ufficio in un silenzio tombale.
Tony non voleva ascoltare oltre, quelle
poche parole che la donna aveva pronunciato gli erano sembrate così false che
l'unica cosa che gli era rimasta da fare per non essere di nuovo la vittima era
stata quella di attaccarla con tutta la rabbia che covava dentro di sé.
Ziva aveva stretto forte la presa del
sacchetto che teneva in mano, cercando di trattenere le lacrime di delusione
per quelle parole che l’avevano ferita fino in fondo al cuore.
Lo aveva osservato per un istante prima di
voltarsi senza dire niente, poi aveva buttato nel cestino quello che gli aveva
preso ed infine era andata via.
L’uomo l'aveva guardata allontanarsi, senza
muovere un muscolo per fermarla. Si era voltato e aveva incontrato gli occhi
dell'intero ufficio su di sé, ma era bastato una sua occhiataccia per far
riprendere il lavoro a tutti gli agenti come se niente fosse successo.
Il resto della giornata era trascorsa
lentamente ma la sera era arrivata inesorabile, lasciandolo solo in ufficio.
DiNozzo quando si decise a tornare a casa
era ormai sera tardi.
Si era trascinato a casa senza togliersi
dalla mente lo sguardo ferito della donna che gli aveva rivolto prima che gli
voltasse le spalle per andare via.
Non aveva saputo più niente di Ziva da
quella mattina.
Se n’era andata, o meglio l’aveva fatta
andare via, ma quando l’aveva vista di fronte a sé i suoi timori si erano
frantumati lasciandogli il vuoto dentro, la sensazione di paura nel cuore e non
aveva potuto impedire a se stesso di attaccarla piuttosto di ammettere di
essere stato male per lei.
Aveva aperto la porta di casa con la
speranza di trovarla là ma l’accolse solamente il silenzio che regnava in
quelle quattro mura.
Entrò dentro, appoggiando le chiavi sul
mobile e solo allora si accorse del biglietto.
Lo prese in mano e lo lesse.
“Vado a
sgranchirmi un po’, l’aria fresca del mattino è davvero invitante per una corsa
all’aperto, se non dormissi così bene ti avrei chiesto di venire con me ma mi è
sembrato un delitto svegliarti. Per farmi perdonare ti porto il caffè e un
bombolone di quelli che a te piacciono tanto! A dopo. Ziva”
DiNozzo era rimasto fermo, incredulo a
quello che aveva letto.
Ma dov’era il biglietto quella mattina?
Perché non l’aveva trovato?
Era stato uno stupido, l’aveva aggredita
senza darle la possibilità di spiegare.
Si era fatto fregare dai suoi timori.
Preso dalla sua paura più grande era saltato
subito alla conclusione che lei lo avesse lasciato.
Era un idiota.
Doveva trovarla, ma dove?
Era passato così tanto tempo dall’ultima
volta che l’aveva vista.
Un timore l’assalì all’improvviso.
Corse in camera ma trovò solo il suo armadio
vuoto.
Ogni cosa della donna era scomparsa.
Ziva se
n’era andata... ed era solo colpa sua.
Tony si sedette sul letto, si prese la testa
tra le mani disperato.
Perché era stato così stupido.
Aveva avuto la felicità tra le mani e invece
se l’era fatta scappare.
Doveva trovarla a qualsiasi costo, farla
tornare da lui.
Prese in mano il cellulare e compose il
numero dell’unica persona che potesse dirgli dove poter trovare la donna.
- Gibbs.- Rispose l’uomo con il suo consueto
tono autoritario.
- Dov’è?- Gli chiese subito Tony senza
aspettare.
- DiNozzo che cosa le hai fatto?- Gli
domandò Jethro a sua volta con tono alterato non appena capì il senso di quella
domanda così disperata.
- Io…- tentò di
giustificarsi ma si fermò subito sentendo su di sé lo sguardo duro del capo –
sono un’idiota Gibbs.- Ammise l'uomo sconfitto dai sensi di colpa.
- Che cosa stai aspettando DiNozzo?
Trovala!- Gli ordinò con durezza stringendo tra le mani il cellulare prima di
chiudere la conversazione.
Jethro lanciò il cellulare sul divano con
forza e corse in camera a fare la valigia.
- Hei! Che cosa ti
ha preso?- Gli chiese Hollisvedendolo
entrare come una furia.
Notando l’espressione seria dell’uomo si alzò
da letto e gli andò vicino.
- E’ successo qualcosa?- Gli domandò.
Lui per risposta la guardò serio.
- Me lo dici tu o lo indovino io?- Gli
propose abbozzando un sorriso.
Ancora niente solo un leggero piegamento
degli angoli della bocca verso l’alto.
- E va bene… che
ha combinato DiNozzo per farsi scappare Ziva?- Sospirò Hollis.
Gibbs la guardò più calmo, non si era ancora
abituato a come la donna riuscisse a leggergli i suoi pensieri.
- Non lo so. Vado a San Diego per
scoprirlo.- Le rispose duro.
- E cosa pensi di fare, uccidere DiNozzo?-
Scherzò lei per smorzare la tensione ma in cambio ricevette solo
un’occhiataccia.
Hollis gli prese la mano e gliela strinse
nella sua facendolo sedere accanto a sé sul letto.
- Lo so, anche se non lo dici apertamente, vorresti
proteggere Ziva da tutto questo, ma non puoi farci niente, devono risolvere tra
di loro questa situazione.-
Gli appoggiò una mano sulla guancia
facendogli voltare il volto verso di sé.
- Andrà tutto bene vedrai.- Gli sorrise
prima di sfiorargli le labbra con un bacio delicato.
Gibbs, sentendo la dolcezza di quel bacio,
si rilassò prendendo piano il viso della donna tra le sue mani attirandola più
a sé in modo da approfondire quel contatto.
- E' solo...- Le disse appoggiando la fronte
sulla sua.
- Andrà tuttobene, vedrai. Quei due testoni devono
concedersi un'altra possibilità... altrimenti gliela faremo vedere noi.-
I due si scambiarono un'occhiata complice.
L'aeroporto era l'ultimo posto che gli
rimaneva da cercare.
“Se non dovessi trovarla? Se fosse scomparsa
nel nulla anche questa volta?” Tony chiuse gli occhi per scacciare quei brutti
pensieri dalla mente.
A passo spedito si diresse verso la sala
d'attesa dopo che diede un'occhiata veloce al tabellone delle partenze.
“Deve essere qui!” pensò deciso.
Varcò la soglia della sala d'attesa e rimase
immobile.
Una giovane donna era in piedi davanti alla
grande vetrata illuminata dalla luce dei lampioni della pista di atterraggio.
Tony avanzò di qualche passo incapace di dire
neanche una parola.
Vedendola aveva tirato un sospiro di
sollievo, non era tutto perduto.
Ziva lo aveva sentito arrivare, il suo passo
l'avrebbe riconosciuto fra mille. Non appena aveva capito che era lui il suo
cuore aveva iniziato a battere velocemente.
Era riuscito a trovarla. Aveva capito le sue
intenzioni.
Sorrise leggermente di se stessa.
Era rimasta in attesa di lui per tutto quel
tempo e ora che era a pochissima distanza da lei non voleva assolutamente
incontrare quegli occhi che le avevano fatto tanto male.
- Non abbiamo più niente da darci, oggi sei
stato più che chiaro.- Lo anticipò in tono duro prima che potesse l'uomo aprire
bocca.
- Guardami Ziva.-
Le disse calmo avvicinandosi ancora di qualche passo.
La donna rimase ferma nella sua posizione.
- Ziva...- La chiamò Tony non perdendosi
d'animo e aggrappandosi a quell'esile speranza che se l'aveva trovata poteva
salvare quel poco che restava tra loro.
- Vai via DiNozzo!- L'ammonì lei.
- No!- Rispose deciso.
A quel “no” categorico Ziva si girò all'istante
presa dall'ira ritrovandoselo più vicino di quanto credesse.
- Non ti basta avermi umiliata oggi? Vuoi
infierire ancora? E' inutile che ci illudiamo, non potrà mai esserci qualcosa
tra noi.- Gli riversò contro tutta la sua rabbia, prima di prendere la valigia
e allontanarsi da lui.
Tony l'afferrò per il braccio attirandola a
sé.
- Perdonami non
volevo farti del male.- La strinse più forte nel suo abbraccio affondando il
viso tra i suoi capelli – Io non posso più stare senza di te.-
Ziva tentò di sottrarsi da quell'abbraccio ma l'uomo la strinse più forte.
- Sta mattina
quando mi sono svegliato e non ti ho trovato al mio fianco mi sono sentito
perso, come se un'altra volta una parte di me fosse stata cancellata. Non
volevo credere ma il timore che te ne eri andata è stato più forte. Poi ti ho
vista in ufficio, nella tua semplice bellezza, di fronte a me... non ho capito
più niente. Ero stato uno stupido a pensarlo ma invece di accettare il dolore
ho preferito attaccarti.-
- Io ti ho
detto che ti amo!- Gli disse Ziva staccandosi con forza da lui e guardandola
duramente negli occhi – perché non ti basta?- Gli chiese triste calmandosi.
- Semplicemente
perché la ferita che ho nel cuoreche mi
hai lasciato è così profonda che non riesco a guarirla. È stata una tua scelta
andartene, tu hai realizzato di allontanarti da me anche se eri costretta... ma
è stata una tua decisione...- La guardò seriamente come se fosse un atto di
accusa.
- Ma per me non
è stato facile accettarlo e penso di non esserci mai riuscito completamente,
per la prima volta avevo aperto veramente il mio cuore alla persona che amavo e
alla fine che cosa ho avuto in cambio?- Le chiese esausto – Niente, il vuoto,
il silenzio, il nulla… mi sono ritrovato solamente
con delle illusioni tra le mani. Credimi, vorrei tanto riuscire a fidarmi del
tuo amore ma non riesco a lasciarmi andare...- ma non riuscì ad andare avanti.
Ziva gli
sorrise tristemente consapevole di quello che stava provando DiNozzo.
Aveva ragione
in tutto.
Lei aveva deciso
di andarsene, lei aveva fatto quella scelta, lei aveva avuto tutto il tempo di
abituarsi all'idea del distacco, a lui non gli era stato concesso niente di
tutto ciò, si era trovato di fronte il vuoto.
Non voleva
neanche immaginarsi come avrebbe reagito se fosse stato al suo posto... forse
l'avrebbe cancellato con tutte le sue forze dalla sua vita, dalla sua mente,
dal suo cuore...ma ci sarebbe realmente riuscita?
No
La donna gli
prese il volto tra le mani e lo avvicinò al suo appoggiandogli dolcemente le
labbra sulle sue. Lo baciò con delicatezza, piano per fargli capire che non
doveva più dubitare di lei.
Tony a quella
dolcezza si lasciò andare stringendo a sé la donna e approfondendo l'intimità
di quel momento.
Quando si
staccarono per prendere fiato Ziva si immerse in quello sguardo carico di
passione.
- Ti amo non
dubitarne mai più.- Gli disse dolce ma decisa.
DiNozzo le
sorrise più sereno, le prese la valigia e insieme tornarono a casa.
Ziva si
stiracchiò racchiudendo dentro di sé quel ricordo.
Ora stavano bene, meravigliosamente bene eppure….
La donna chiuse
gli occhi beandosi del calore dei raggi del sole sul viso.
Non poté
impedirsi di far tornare a galla quel momento, erano trascorse appena 24 ore da
quando era accaduto e ogni volta che ci pensava la sensazione che le provocava
quel ricordo le faceva vibrare il corpo di brividi caldi.
Stava
trascorrendo uno dei soliti noiosi pomeriggi in ufficio…
da sola, si perché gli altri della squadra erano usciti a trovare prove, tutti,
compreso Tony, ma non lei.
DiNozzo con una
banale scusa l’aveva costretta a rimanere bloccata in ufficio.
Ziva, per
l’ennesima volta, aveva represso quel sentimento di opposizione che negli
ultimi tempi stava diventando più forte in lei, e aveva accettato con un cenno
della testa la decisione dell’uomo per tenere a bada quella calma apparente che
si era instaurata fra loro.
Non appena
aveva finito di riordinare l’ultimo fascicolo, aveva preso le sue cose e se
n’era andata a casa rassegnata che anche per quella sera sarebbero rientrati
tardi e sarebbe stato inutile aspettarli.
Aveva
riordinato l’appartamento, aveva fatto il bucato e poi si era lasciata andare
sotto una doccia calda.
Era rimasta a
lungo sotto il getto dell’acqua calda cercando di cancellare quella sensazione di
soffocamento e frustrazione che non riusciva più a nascondere a se stessa.
Da quella sera
il tempo era volato, ormai non sapeva neanche più quanti giorni erano trascorsi
da allora… tre o quattro mesi? Non contava, almeno
fino ad allora.
Si erano
concessi del tempo, ma quanto tempo ancora aveva bisogno Tony per capire di
potersi fidare del suo amore?
Una domanda che
ormai era diventata opprimente e ogni giorno che passava aveva sempre più
bisogno di una risposta.
Chiuse il
rubinetto dell’acqua e uscì dalla doccia.
Si asciugò con
cura e andò a vestirsi.
Su letto vide
la camicia di Tony.
Ziva agì
d’istinto e la indossò respirando a fondo il profumo di muschio bianco
dell’uomo.
Si spazzolò i
capelli e solo con indosso quella camicia andò a preparare la cena.
Era stato un
gesto stupido indossare la sua camicia, lo sapeva, non aveva motivo eppure ne
aveva bisogno, bisogno di sentirlo vicino.
Sorrise di se
stessa e di quanto si sentisse stupida.
Erano accanto
giorno e notte eppure si stavano allontanando sempre di più perché lui non era
capace di abbattere quel muro che aveva eretto tra loro e lei non riusciva a
trovare un varco per entrarci.
Sospirò
profondamente.
Era inutile
pensarci, avevano bisogno di tempo, ma allora perché aveva la sensazione che il
tempo stesse per scadere?
“Non posso aspettarti in eterno” quella
frase detta quasi per scherzo quella sera ora le sembrava più una verità.
Ziva andò in
cucina e si concentrò nel preparare la cena.
Tony era
rientrato in ufficio e come ogni volta che non la vedeva una leggera ansia si
insinuava dentro di lui.
- Capo l’Agente
Gibbs è già andata a casa.- Gli disse Erik
anticipando la sua domanda conoscendo ormai alla perfezione il significato di
quello sguardo.
- E voi che
cosa ci fate ancora qui?- Gli aveva risposto Tony con il suo tono scontroso che
assumeva ormai quando non c’era lei.
L’uomo aveva
preso le sue cose e si era diretto a casa anche lui.
Aveva aperto la
porta di casa individuando i rumori tipici della cucina.
Si tolse la
cravatta e la giacca lasciandoli sulla poltrona e si diresse verso la donna.
Quando entrò
nella stanza si bloccò vedendola.
Lasciò vagare
lo sguardo sul corpo di lei. Sorrise accorgendosi che Ziva indossava una sua
camicia.I capelli mossi e bagnati le
accarezzavano la schiena mentre un ricciolo ribelle le toccava la guancia.
Si mosse di
qualche passo senza mai togliere lo sguardo da lei. Avvicinò il viso al suo
orecchio.
- Che cosa c’è
per cena?- Le chiese per poi respirare a fondo il suo profumo di vaniglia e
rosa.
Ziva
accorgendosi della sua presenza si irrigidì.
Era abituata ad
essergli vicino ma quella volta era diverso, c’era una strana tensione tra
loro.
- Sto
preparando un risotto.- Gli aveva risposto senza voltarsi smettendo però di
girare il riso nella pentola.
- Mmmm… buono.- Apprezzò Tony con voce calda scostando i
capelli dalla spalla in modo da poter lasciare libero il suo collo.
Quel contatto
le fece venire i brividi sulla pelle e afferrò il mobile con le mani per
tenersi salda perché le gambe avevano iniziato a cedere
- Hai fatto la
doccia?- Le chiese avvicinando il naso al collo respirando a fondo il profumo
che lasciava la sua pelle e sfiorando con le labbra l’incavo della spalla.
- Si.- Rispose cercando di tenere ferma la voce, chiudendo
gli occhi e concentrandosi sulle labbra dell’uomo che avevano iniziato a salire
sul collo.
- Che cosa
stiamo facendo?- Gli chiese aggrappandosi a quel poco di lucidità che era
rimasta.
- Ancora niente…- Sorrise Tony.
La prese dolcemente
per i fianchi e la fece voltare in modo che si potessero guardare negli occhi.
- Sei
bellissima.- Si lasciò sfuggire estasiato nell’ammirare il corpo della donna
con indosso la sua camicia.
DiNozzo con il
dito indice percorse il petto, il collo fino ad arrivare alle labbra di lei che
disegnò. Le guardò per un istante e poi la baciò.
Un bacio calmo,
dolce che più andava avanti più diventava esigente, impetuoso.
Ziva in un
primo momento era rimasta di stucco. Non avrebbe mai immaginato che Tony potesse
agire in quel modo ma poi si lasciò trasportare da quella passione.
Le mani
dell’uomo iniziarono a scendere dal collo percorrendo il corpo della donna fino
a farsi strada sotto la camicia e toccare la pelle calda di lei.
DiNozzo la
spinse verso il mobile bloccandola con il suo corpo mentre lentamente le
slacciava i bottoni della camicia. Abbandonò le sue labbra e iniziò a lasciarle
una scia di baci soffermandosi sul collo. Ziva piegò indietro la testa
mordendosi le labbra dal piacere che stava provando spingendo il bacino contro
quello di lui.
Quel gesto fece
accendere ancora di più Tony che si rimpossessò delle sue labbra mentre con le
mani esplorava ogni parte di lei.
- Ti amo Tony.- Gli disse Ziva con voce roca quando si staccarono
per riprendere fiato con un trasporto e un’intensità che colpirono l’uomo.
DiNozzo ritornò
indietro nel tempo alla loro prima volta e qualcosa si infranse in lui.
Paura,
solamente paura che ti blocca e non ti lascia libero di vivere.
Si staccò dalla
donna cercando di tenere sotto controllo le sue emozioni.
- Io…- Tentò di dire ma si fermò – Scusami, non so che cosa
mi ha preso.- Si giustificò allontanandosi ancora di qualche passo evitando di
guardarla negli occhi sentendosi colpevole.
Quelle parole
per Ziva ebbero lo stesso effetto di un pugno nello stomaco.
Gli aveva
aperto il suo cuore veramente, completamente ma neanche questo era bastato.
Si abbottonò la
camicia. Spense il gas sotto alla pentola.
Strinse forte i
pugni per non cedere.
Si voltò a
guardarlo mascherando il suo dolore.
- Mi è passata
la fame.- Gli disse in tono neutro.
Andò in camera
e si cambiò, indossando dei jeans e una maglietta.
Prese la
borsa,il cellulare e le chiavi della
macchina.
Tony vedendola
apparire vestita si parò davanti bloccandole il passaggio.
- Lasciami
andare.- Iniziò senza guardarlo negli occhi
- Aspetta…parliamone… fammi
spiegare.- Tentò lui.
- Credimi è
meglio di no… non adesso.- Si sforzò di sorridere –
Questa volta ho bisogno io di tempo.-
E con quelle
ultime parole era uscita lasciandolo li da solo.
Ziva era
rientrata solo qualche ora prima dell’alba. Aveva guidato per tutto il tempo.
Il primo istinto che aveva avuto era stato quello di andarsene, di tornare a
Washington da Gibbs, alla sua vita di Agente operativo, ma poi si era convinta
che non poteva farlo, doveva affrontare questa volta la situazione senza
fuggire e lasciarsi le cose alle spalle.
Aveva fatto
marcia indietro ed era tornata da lui.
Era entrata silenziosamente
in casa e non appena aveva mosso i primi passi la luce si era accesa mostrando
ai suoi occhi la presenza di Tony.
- Puoi
toglierti quell’espressione dal viso, come vedi sono qui, non sono scomparsa.-
Gli aveva detto con ironia tagliente.
- Attaccami
pure se ti fa sentire meglio ma in questo modo non risolveremo quello che c’è
tra noi.- Le rispose pacatamente.
- Che cosa c’è
tra noi?!!- Gli urlò guardandolo dritto negli occhi. Respirò a fondo cercando
di calmarsi. – Non lo so più che cosa c’è tra noi, vorrei tanto saperlo. Mi
tieni lontano da te. Almeno prima eravamo colleghi, partner, ora neanche
questo. Non ti fidi neanche più di me come Agente?- Gli chiese esasperata.
- Non è questo
e lo sai anche tu. Io… io non voglio perderti.-
Ammise guardandola dritto negli occhi.
Ziva rimase
ferma un attimo nella sua posizione e poi mosse qualche passo nella sua
direzione.
- Non te ne
rendi conto, ma mi stai già perdendo.- Gli disse triste, passò oltre e si
chiuse in camera.
Si cambiò,
indossò il pigiama e si mise a letto.
Il tempo passa,
la stanchezza predomina sui sensi e un leggero torpore si impossessa della
mente.
Il mondo dei
sogni è vicino, basterebbe un passo per entrarci da sola, ma due braccia che
l’afferrano e stringono a sé la riportano alla realtà.
Ziva aprì gli
occhi sentendosi abbracciare.
- Sto lottando
per te… per noi. Abbatterò le mie paure…
per me… per te.- Tony le
baciò la nuca stringendola a sé più forte, affondando il viso nei suoi capelli.
La donna
appoggiò le mani su quelle dell’uomo per qualche minuto e poi si sciolse dal
suo abbraccio girandosi a guardarlo.
- Non aspetterò
in eterno Tony.- Gli ripetè
come l’ultima volta.
Gli sfiorò le
labbra con le sue e poi si rifugiò nel suo abbraccio stringendo forte le
palpebre per non cedere a quella consapevolezza che il tempo era ormai finito.
Una tregua.
La calma dopo
la tempesta ma che lascia dietro di sé tracce di nuvole.
Ziva aprì gli
occhi, sbattendo le palpebre diverse volte per riabituarsi al sole.
Era passato un
giorno ma nulla era cambiato e lei si trovava ancora lì, bloccata.
- Sono stufa!-
Affermò ad alta voce sferrando un pugno nell’aria.
-
Complimenti!!! Bel gancio.- La voce allegra di Erik la fece voltare.
- Siete
tornati.- Lo accolse senza enfasi.
- Si da poco e
il capo si sta già innervosendo.- Gli sorrise sornione.
La donna per
tutta risposta sbuffò.
- Lo sai che
quando rientra in ufficio e per prima cosa non ti vede entra in paranoie.-
Scherzò ancora.
- Non dire
sciocchezze.- Gli rispose seccata, avviandosi verso l'entrata, sorridendo
appena. - Che fai non vieni???!!- Gli urlò dietro mentre scendeva le scale.
Preston la
raggiunse e le batté affettuosamente la mano sulla spalla.
- Che cos'hai?
È da un po' che ti vedo strana?- Le chiese osservandola con la coda
dell'occhio.
Ziva non
rispose, lo guardò semplicemente scrutando nel suo sguardo se confessargli la
verità o no, ma poi riconoscendo la voce dell'uomo si voltò di scatto
illuminando il viso con un grande sorriso.
Ebbene si…
siamo arrivati a conto tondo… ci ho messo un po’ lo
so, ma questo capitolo lo esigeva… in fondo è sempre
il n. 40!
Buona lettura
Light
- Ti raggiungo tra poco.- Disse
Ziva a Preston allontanandosi da lui e avvicinandosi piano all’uomo.
Gibbs era appartato in un angolo
con Tony e lo scambio tra i due non era quello che si aspettava.
Entrambi gli uomini erano tesi e
i loro sguardi non promettevano niente di buono.
Con passo silenzioso si accostò
in modo tale da poter sentire la loro conversazione senza essere vista.
- Mi vuoi spiegare che cosa sta
succedendo?- Gli chiese Gibbs assumendo il suo tono duro e di rimprovero.
Tony lo guardò fisso negli occhi
cercando di non far trasparire niente di sé.
- Cinque mesi fa mi chiami e mi
chiedi se so dov’è finita Ziva. Quattro mesi più tardi controllando le schede
operative mi accorgo che non fai altro che assegnarle incarichi di ufficio. Quanto
ci sentiamo al telefono il suo tono è piatto e senza enfasi invece di essere
allegro come dovrebbe. Scommetto che se la guardassi ora negli occhi invece di
trovarvi la felicità che mi aspetto ci troverei solo amarezza.- Si avvicinò a
Tony fronteggiandolo reprimendo l’impulso di prenderlo per il colletto della
camicia.
- Si può sapere che cosa diavolo stai
facendo DiNozzo?!- Continuò digrignando i denti cercando di tenere a freno la
sua rabbia mantenendo sempre il tono di voce bassa e dura.
Tony avanzò di un passo verso di
lui eliminando la distanza tra loro guardandolo duramente.
- Stanne fuori…
Jethro!- Lo avvertì pronunciando il nome dell’uomo in modo duro e dopo
un’ultima occhiata se ne andò non accorgendosi della presenza della donna
dietro l’angolo.
Ziva respirò profondamente prima
di uscire allo scoperto.
Stava per muovere un passo quando
Gibbs le si presentò di fronte rimanendo stupito di trovarla lì.
- Ziva.-
La chiamò dolce.
Lei sorrise e lo abbracciò
affettuosamente. L’uomo la strinse forte a sé.
Gli era bastato un veloce sguardo
per rendere veritiere le paure che aveva manifestato a DiNozzo qualche secondo
prima.
- Come mai sei qui?- Gli chiese
liberandosi dalla sua stretta.
- Normale routine.- Le rispose vago
non distogliendo lo sguardo dai suoi occhi osservando attentamente ogni piccola
espressione sul volto della donna.
Jethro, con il passare degli
anni, aveva imparato a riconoscere e a leggere i sentimenti di Ziva che le
passavano in quegli occhi così neri e profondi.
I primi tempi del loro rapporto
per lui era stato davvero frustante non riuscire a cogliere la maggior parte
dei pensieri della donna, talmente abile a nascondere e tacere ogni cosa di sé,
ma poi, aveva imparato a percepire anche il più piccolo e insignificante
turbamento, riuscendo a soddisfare la sua sete di sapere per far in modo che
non le capitasse niente e proteggerla da qualsiasi cosa.
- Che succede?- Chiesero
contemporaneamente i due.
Si osservarono per un attimo e
poi sorrisero.
- E’ quasi ora di mangiare mi
offri il pranzo… papi?- Lo canzonò lei.
Gibbs per risposta l’ammonì con
lo sguardo avviandosi verso l’ascensore incurvando appena le labbra in un
sorriso quando la donna si accostò al suo fianco.
- Questo non è possibile!!!- Urlò
Tony sbattendo la mano a pugno sulla scrivania del Direttore Lwuis.
- Si calmi Agente DiNozzo. Sono
ordini che vengono dall’alto e lei non può fare altro che accertarli e
obbedire.- L’ammonì severamente il Direttore.
- Se pensa che stia buono e
accetti questa disposizione se lo può anche scordare!- Digrignò i denti prima
di uscire dall’ufficio del capo.
- Dov’è Ziva?- Chiese Tony irritato
non vedendo la donna con Callet e Preston.
- Capo è uscita con il Direttore
Gibbs.- Rispose l’Agente intimidita dallo sguardo severo dell’uomo.
- Ottimo!- Sbuffò sprezzante – E
voi? Non avete niente da fare?- Li intimò con lo sguardo di dileguarsi.
Erik e Iva non se lo fecero ripetere
due volte e si tolsero dai piedi rifugiandosi in laboratorio da Albert, l’unico
posto sicuro quando il capo era fuori di sé.
- Allora che ne dici Gibbs del
ristorantino che ti ho portato?- Gli chiese Ziva uscendo dall’ascensore
sorridente.
- Non male, anche se avrei
preferito la tua cucina.- Le sorrise – Allora ci penserai?- Le chiese ad un
tratto.
- A cosa deve pensare?- Si
intromise Tony arrivando alle loro spalle.
- Tony!- Lo chiamò sorpresa.
- Allora?- Le fece segno di
rispondere ignorando lo sguardo truce che l’uomo gli stava rivolgendo.
- Jethro ma che piacere vederti!-
La tensione fra i tre fu interrotta dall’arrivo di Lwuis.
- Carl è un piacere anche per me.- Gibbs strinse la mano che gli porgeva accennando un
sorriso.
- Vieni con me nel mio ufficio
che abbiamo un sacco di cose da raccontarci e poi ho un ottimo brandy da farti
assaggiare.-
- Se è così non posso proprio
rifiutare.- Gli sorrise e lo seguì.
Tony e Ziva si guardarono per un
lungo istante, come se volessero sapere quello che stava passando per la testa
dell’altro.
- Ci rinuncio!- Esclamò dopo
qualche istante DiNozzo sbuffando, alzano in alto il braccio in segno di resa e
si diresse in palestra.
- Bravo è la cosa che sai fare
meglio in questo periodo!- Sfrecciò dura Ziva stringendo forte i pugni
reprimendo la rabbia.
“Siamo arrivati al punto di non
sopportarci più?” si chiese triste.
Ziva era alla sua scrivania
sfogliando svogliatamente un fascicolo quando arrivò Erik, facendo il giro del
tavolo si sedette accanto a lei voltandola con la sedia in modo che lo potesse
guardare in faccia.
- Ebbene?-
La donna lo guardò sorpresa.
- Ebbene?- Gli chiese lei a sua
volta ignorando il motivo di quella domanda.
- Te ne vai, non è così?- La
guardò dritto negli occhi per cercare la verità.
- Prego?- Gli domandò stupita dopo
qualche istante.
- Avanti Ziva non dirmi che non
hai ancora capito che con me non puoi fingere, che dietro a questa bella faccia…- e si indicò con il dito sorridendole
seducentemente – c’è un attento osservatore, specialmente se si tratta di una
bella donna come te.- Si porse verso di lei togliendole
un ciuffo dalla fronte. – Se il Direttore Gibbs è venuto in persona, il capo ha
quella faccia e Lwuis è così teso in mezzo a questo
triangolo ci devi essere solo tu, perché dubito vivamenteche il papi venga a trovare la propria figlia
per un giorno, che DiNozzo sia più teso del solito senza una ragione e Lwuis gli abbia intimato qualcosa che ancora devo capire
che non gli faccia piacere, pertanto, che cos’è l’unica cosa che collega loro
tre?- La fissò un attimo prima di proseguire – Sei solo tu.-
Respirò a fondo massaggiandosi la tempia.
- Quando darai l’annuncio? O te
ne vai in silenzio come sei arrivata?-
Ziva per tutta risposta si alzò,
prese la giaccia e fece il giro della scrivania.
- Dovresti guardare meno telefilm
Erik.- Gli disse sorridendo prima di andarsene
lasciandolo con tutti i suoi dubbi.
Ziva andò in palestra come ormai faceva
da un paio di mesi per impegnare il tempo per non impazzire in mezzo alle
scartoffie. Aveva proprio voglia di tirare qualche pugno e calcio per sfogare
tutta quella tensione.
Quando aveva parlato al telefono
con Gibbs non avrebbe mai creduto di trovarselo lì davanti.
Non si era lamentata, avevano
semplicemente parlato come facevano spesso, ma alla domanda come procedeva il
lavoro lì a San Diego era riuscita solamente a rispondere con un banalissimo “bene”, senza aggiungere altro.
Non aveva potuto raccontargli di
nessun caso interessante, di nessun arresto pericoloso, di nessun malvivente
complicato, niente, in fondo che cosa avrebbe potuto dirgli? Che le sue
giornate passavamo lentamente dietro ad una scrivania? No, non poteva e non
voleva perché sapeva che lui si sarebbe intromesso in un modo o nell’altro per
cambiare le cose… era così frustante.
Respirò a fondo per calmare quel
marasma che c’era nella sua testa.
Sorrise di se stessa, doveva intuire
che Gibbs non avrebbe impiegato molto a capire come stavano realmente le cose,
specialmente quando gli aveva chiesto di DiNozzo e lei era rimasta anche lì sul
vago. Lei e Jethro non avevano mai avuto bisogno di parole per intendersi e
quella era stata l’ennesima conferma che il loro silenzio era più esplicito di
qualsiasi discorso.
Prima di chiudere quella strana
telefonata, nata solo dal bisogno di lei nel sentire la sua voce per
tranquillizzarsi e riacquistare la fiducia nel futuro, lui l’aveva messa di
fronte ai suoi dubbi con quella affermazione: “Penso che presto avrò bisogno di te qui a Washington” rispondendo
alla sua domanda come se la cavava senza di lei a quartiere generale dell’Ncis.
Ziva, in quel momento, non aveva
saputo dire niente. Con quella breve frase aveva capito che Gibbs aveva
compreso che non andava poi così bene.
Respirò a fondo entrando in
palestra e alzando lo sguardo si accorse che Tony era ancora lì, con indosso
solo i pantaloni e a torso nudo, tutto sudato, mentre continuava a sferrare pugni
contro il sacco, facendolo muovere a destra e a sinistra ad ogni colpo come se
lo volesse disintegrare talmente la rabbia che imprimeva ad ogni pugno.
Lo osservò per qualche minuto,
lasciando scivolare il suo sguardo sul corpo dell’uomo.
Il cuore accelerò, si passò la
lingua sulle labbra arse, assaggiandole poi, non trascurando neanche un piccolo
movimento del corpo che sferrava e reagiva ai colpi che dava, reprimendo la
voglia di lui che il suo animo urlava con ogni parte di se stessa.
Prese l’asciugamano dal suo
borsone e si avvicinò a lui con passo lento e sinuoso non distogliendo mai lo
sguardo da lui.
- Se continui così va a finire
che lo distruggi.- Gli disse porgendogli l’asciugamano cercando di tenere un
tono neutro.
Tony non l’ascoltò, e come se non
ci fosse, continuò a sferrare pugni al sacco.
Ziva con un movimento agile si
mise davanti al sacco spostando la testa sulla sinistra prima che lui potesse
colpirla.
- Ma sei impazzita???!!!- Le urlò
contro spaventato dall’idea che la poteva colpire.
- Almeno così potrò avere la tua
attenzione.- Sfrecciò gelidamente stufa del suo comportamento.
Era da quella maledetta sera che
la trattava con distacco, accennando a stento un sorriso finto come se la
volesse tranquillizzare, ma poi di cosa???
Si chiese esasperata arrivando
alla realtà.
- Hai voglia di fare a pugni?
Bene! Colpisci!!- Gli urlò contro.
DiNozzo la guardò sorpreso e
sorrise alla proposta assurda che gli aveva rivolto.
- Non essere sciocca.- Si voltò
per andare a prendere l’asciugamano che aveva lasciato sulla panca.
- Un tempo non mi avresti detto
di no. Che cos’è hai paura che scopra che non riesci più a tenermi testa? …- lo sfidò sapendo bene che punti toccare – Beh se ci penso…- si tamburellò il mento con il dito indice – Tu non
hai mai vinto con me.- Tirò l’ultima freccia al suo
arco colpendo dritto al centro del bersaglio. – In fondo…-
si fermò in attesa della sua reazione prima di sferrare l’ultimo colpo.
- In fondo?- Reagì Tony girandosi
e guardandola dritta negli occhi.
- Non riesci neanche a dirmi che
tra noi è finita.- Gli disse gelidamente.
Il colore degli occhi di Ziva assunsero
un’intensità più nera e profonda.
Un colpo basso, di una realtà
nascosta.
Tony le si rivoltò contro,
eliminando la distanza che c’era tra loro in pochi passi.
- Non sai quello che dici!- Le
disse duro.
- Attenzione gente il grande
DiNozzo si ricorda come si fa a reagire?- Lo schermì avvicinandosi a lui
sfidandolo con lo sguardo.
- Vuol dire che in quello che ho
detto c’è un fondo di verità. Un tempo non ti saresti mai arreso.- Lo guardò
gelidamente affondando in quel mare verde in tempesta.
- Smettila!!- La intimò
stringendo i pugni. -Sei tu che mi hai
sempre tagliato fuori dalla tua vita! L’unica codarda tra me e te sei sempre
stata solamente tu. Non sei stata neanche capace di dirmi che torni a
Washington, hai dovuto far intervenire paparino. Sai invece che cosa ti dico io:
ne ho abbastanza Ziva di questo tuo comportamento…cresci!!-
A quelle parole, la rabbia prende
il sopravvento e l’istinto agisce prima della ragione.
Ziva sferrò un pugno dritto alla
guancia destra di Tony, ma l’uomo, prevedendo la sua reazione, lo schivò
tirandosi indietro stringendole il pugno nella sua mano.
- Non essere prevedibile Agente
Gibbs!- La sbeffeggiò.
La donna sorrise sadicamente e
voltandosi di scatto, ruotò su se stessa e gli sferrò una gomitata all’addome,
spingendolo a terra sul tappetino, bloccandolo con il suo corpo.
- Prevedibile eh?- Sorrise
soddisfatta a Tony avvicinando il viso al suo.
- Molto!-
DiNozzo con un colpo di reni
capovolse la situazione, trascinando la donna a spalle a terra e salendo su di
lei.
- E ora come la metti Ziva?-
Ghignò fiero di averla presa in contropiede con la sua mossa, bloccandole
entrambi i polsi e avvicinando lui questa volta il viso al suo immergendosi in
quella pozza di oro nero respirando a fondo la sua essenza.
- Non sai quanto ti desidero…- iniziò con voce roca -…ogni
volta che mi stai vicina non posso impedire al mio sguardo di scivolare sul tuo
corpo e immaginare che cosa c’è sotto ai vestiti che indossi, il tuo dolce
profumo di vaniglia e rosa è così delicato e inebriante che mette a dura prova
i miei sensi e quando mi tocchi inavvertitamente o sento il tuo sguardo su di
me mi è così difficile tenere la concentrazione, non sai quanto è difficile
resisterti tutto il giorno, non poterti toccare, tenerti a debita distanza per
non cedere alla tentazione di farti mia, sei così terribilmente sexy nei tuoi movimenti
che neanche ti rendi conto che effetto hai su di me…io…- Le disse ad un tratto.
- tu…-
Gli chiese trattenendo ancora il fiato sentendo il respiro di lui che le
accarezzava le labbra.
La donna inconsciamente si sporse
in avanti eliminando quell’esile distanza tra di loro sfiorando le labbra di
lui.
Tony allentò la presa spostando
le mani sul volto di lei, mentre Ziva lo circondò con le braccia trascinandolo
verso di sé.
Un bacio delicato che più
passavano i secondi più diventava intenso e coinvolgente.
Tony fece scivolare la mano dalla
guancia al collo, seguendo poi il profilo del corpo della donna, infilandosi
sotto la maglietta per accarezzare la pelle delicata dell’addome.
Ziva sentendo il calore della
mano di Tony su di lei gemette fra le sue labbra, inarcando il bacino contro
quello di lui e intrecciando le loro gambe.
La mano di DiNozzo si fece più
audace andandole a sfiorare il seno facendo emettere un altro gemito alla donna
che soffocò riprendendo a baciarle le labbra con avidità.
Si guardarono negli occhi e si
sorrisero.
- Sei mia.- Le soffio Tony sulle
labbra prima di baciarle per poi lasciare una scia di baci dal collo a suo
corpo facendola vibrare ogni volta che sentiva le labbra di lui a contatto con
la sua pelle.
Ziva smise quasi di respirare
quando sentì la mano di lui sfiorarle la sua intimità. Si morse le labbra
assaggiandole poi prima di essere catturate un’altra volta da quelle vogliose
di Tony.
- Beh che fai ferma sulla porta?-
Le chiese brusco Tony facendo ritornare Ziva bruscamente alla realtà.
DiNozzo prese l’asciugamano e se
lo mise sulle spalle asciugandosi il viso mentre si avvicinava alla donna.
La guardò per un attimo
accorgendosi del suo rossore e di come si morsicava il labbro inferiore.
Ziva cercò di ricomporsi in fretta.
La voglia di lui era talmente
forte che le stava giocando dei brutti scherzi, eppure quella visione era così vera.
Poteva sentire ancora i suoi baci, le sue mani che la toccavano….Alt!
“Ho bisogno di una doccia fredda”
pensò divertita facendo scivolare il suo sguardo sull’uomo ancora a torso nudo.
Ma non poteva continuare a
correre dietro alle sue fantasie per sempre.
- Stai bene?- Le chiese non
staccandole gli occhi da dosso riportandole un ciuffo che era scappato dalla
coda dietro l’orecchio.
- Io…-
tentennò – devo dirti una cosa…- respirò a fondo – Tony…io… torno a Washington con Gibbs.-
Terminò tutto d’un fiato.
DiNozzo non disse niente rimase
in silenzio a guardarla assumendo quello sguardo inquisitore che aveva imparato
fin troppo bene da Gibbs.
- Ha bisogno di me…- Cercò di giustificarsi.
- E non pensi a noi?- Le chiese
ad un tratto.
- Quale noi Tony?- Gli domandò
lei a sua volta. – Io non credo più che ci possa essere un noi.- Disse triste.
- E’ per quello che è successo l’altra
sera?- Le chiese a bruciapelo.
- Anche…
ma non solo… quando mi hai rifiutato ho capito che
non ci potrà mai essere un futuro per noi è inutile che continuo a crederci. Tra
noi due è finita già quella notte di cinque anni fa. Sono stati commessi troppi
errori e prima che ci distruggiamo a vicenda è meglio che ognuno di noi
continui la sua strada, tu qui a San Diego e io a Washington con Gibbs.-
Ziva si voltò per uscire dalla
palestra.
- Aspetta!- L’afferrò per il
braccio.
La donna rimase immobile nella
sua posizione non voltandosi, dandogli le spalle.
- E’ stato Gibbs vero?- Le chiese
duro.
- Non c’entra lui, è stata una
mia decisione, lui l’ha resa reale. Era da un po’ che ci pensavo, ma ogni volta
che cercavo di parlartene tu hai sempre aggirato l’argomento. In questa mia
decisione non c’entra niente, Gibbs si è arreso anche lui all’evidenza dei
fatti: per noi non c’è futuro.-
A quelle ultime parole Tony mollò
la presa dal braccio di Ziva e la lasciò andare.
- Ce l’hai fatta a liberarti!- L’ammonì
Ziva quando finalmente incontrò Jethro.
Gibbs l’osservò per qualche
secondo. Il corpo della donna era rigido, le braccia erano incrociate al petto
nascondendo all’interno le mani serrate a pugno.
I suoi occhi erano scuri, neri e
profondi, colmi di tristezza ma determinati ad andare avanti.
Gibbs si passò una mano sul volto
consapevole di cosa aveva appena scelto la donna.
- Hai deciso allora?- Le chiese.
- E’ meglio così.-
Rispose Ziva seria avvicinandosi alla grande vetrata, chiudendo gli occhi
reprimendo l’impulso di piangere e lasciarsi andare.
Jethro l’affiancò, fece scivolare
la mano nella sua e gliela strinse forte.
Ziva aprì gli occhi e si immerse
in quello sguardo di ghiaccio che la guardava amorevolmente.
- Io…-
si tuffò nel suo abbraccio non riuscendo a dire altro.
Quella era la terza volta che Ziva
gli permetteva di vedere il suo animo.
La prima volta era stato quando
gli aveva fatto tornare la memoria, in ospedale portando in superficie il
triste ricordo di Ari, poi cinque anni prima quando Riaz
aveva cancellato la vita che stava nascendo in lei e ora che aveva deciso di
guardare avanti invece di continuare a vivere nel passato.
- Andiamo.- Le disse baciandole
il capo e incamminandosi verso l’uscita.
Il rumore delle onde che si
infrangono sulla spiaggia aveva avuto sempre un potere calmante sui suoi nervi.
Era stata una giornata intensa. Aveva lottato contro i fantasmi del suo cuore e
aveva perso. Nella testa gli rimbombavano ancore le ultime parole di Ziva “per noi non c’è futuro”.
Tony respirò a fondo, alla fine l’aveva
persa.
Ma allora perché una parte di lui
non smetteva di sperare?
Perché sapeva che c’era ancora
una piccola possibilità che tutto andasse come sempre aveva sperato che
andasse.
Lasciò vagare lo sguardo all’orizzonte,
mentre il sole si immergeva nel mare fondendo il cielo con l’acqua arrossando
il tramonto di quel colore caldo che aveva impregnato la giornata.
Percepì la sua presenza dietro di
lui.
Sorrise, il suo istinto non l’aveva
tradito.
- Mi sembrava giusto passare a
salutarti prima di andare via.- Gli disse incerta Ziva osservando le spalle di Tony.
Era sicura di trovarlo lì. Quando
l’aveva visto seduto sulla spiaggia aveva detto a Gibbs di fermare la macchina.
Era scesa dall’auto ed era
rimasta immobile indecisa su cosa fare, combattuta dal desiderio di parlargli
un’ultima volta o scappare via.
Gibbs le si era avvicinato,
appoggiandole entrambe le mani sulle spalle.
- Va da lui.- Le aveva detto
dolcemente, guardandola dritta negli occhi.
Ed ora eccola lì in attesa di una
mossa dell’uomo.
DiNozzo si voltò lentamente, la
guardò per un istante, poi si alzò, si sbatté i pantaloni per togliere la
sabbia e riprese a guardarla senza dire niente.
- Prenditi cura di te Tony.- Continuò cercando di ignorare quello sguardo intenso
che le stava rivolgendo.
Si avvicinò a lui e lo abbracciò
respirando a fondo il suo profumo.
- E’ meglio che vada, Gibbs mi
sta aspettando.- Disse imbarazzata staccandosi da lui.
- Buona fortuna.- Gli rivolse un
ultimo sguardo per imprimersi nella mente quegli occhi che non avrebbe mai
dimenticato e poi si voltò, dandogli le spalle, decisa a chiudere con il
passato.
DiNozzo rimase fermo, nella sua
posizione, con la sensazione ancora di averla tra le sue braccia.
Un flash con tutti i momenti che
avevano passato insieme, le risate, i momenti tristi, le loro litigate e quelli
teneri dove ognuno dei due aveva abbassato le sue difese per mostrare il cuore
all’altro.
Il desiderio cresce e prende il
sopravvento sulla paura schiacciandola definitivamente.
- Sposami!- Urlò Tony afferrando Ziva
per un braccio e facendola voltare verso di sé.
Affondò lo sguardo in quel mare
nero in tempesta confuso dalla sua reazione.
- Sposami.- Le chiese più dolcemente
facendo scivolare la mano dal braccio alla sua mano stringendogliela forte.
- Perché?- Gli domandò Ziva con
un filo di voce mentre cercava di tenere a bada i battiti del suo cuore prima
che potesse uscire dal petto.
- Perché ti amo.-
Le sorrise prima di avvicinare il viso al suo e sfiorare con il pollice il
contorno delle sue labbra per poi appoggiarvi delicatamente le labbra,
assaggiando il labbro inferiore e leccando il labbro superiore fino a farla
arrendere e unirsi a lui per assaporare fino in fondo il loro amore.
- Nonno, nonno ma la mamma che
cosa ha risposto?- Chiese la bambina seduta sulle gambe dell’uomo osservandolo
con quel suo sguardo intelligente mentre il verde delle sue iridi brillava di
furbizia.
Jethro le sistemò il ricciolo
nero corvino che era sfuggito da uno dei codini che Ziva le aveva fatto quella
mattina e le sorrise sorpreso di come gli facesse sempre la stessa domanda ogni
volta che arriva a quel punto della storia che raccontava di quei strani dieci
anni di fidanzamento dei suoi genitori.
- Secondo te piccola mia?- La
strinse a sé beandosi di quelle manine paffute che gli stringevano con tenerezza
il viso.
- Gli ha detto di si!- Rise
furbescamente – e come si fa a dire di no a papà?!- Gli chiese facendo
comparire sul suo dolce visino lo stesso ghigno divertito alla DiNozzo.
Gibbs la osservò per un attimo
sorprendendosi per l’ennesima volta di come, giorno dopo giorno, la bimba assomigliasse
sempre di più ad entrambi i genitori.
La mise a terra e la incoraggiò
ad andare a giocare.
Jethro restò seduto in poltrona
osservando la bambina mentre giocava fuori in giardino.
Sorrise soddisfatto…
alla fine tutto era andato secondo i piani.
Caso chiuso.
Archiviato!
Il passato ritorna solo se lo vuoi far tornare per trasformarlo
semplicemente nel futuro.
Sono così emozionata che non so
neanche io che cosa dire.
A quasi ad un anno dall’inizio, questa
storia è giunta alla fine, in fondo lo sapevo, ma come lo sapevate anche voi,
non si poteva andare avanti all’infinito ma il caso doveva essere risolto… ce ne abbiamo messo un po’ (eh eh 40 capitoli
ammazza) e chi si voleva staccare più da questa FF ma ogni cosa doveva avere il
suo corso.
Posso solo dire che questa fanfiction “Il
passato ritorna” mi ha dato grande soddisfazione facendomi appassionare ad
ogni capitolo a questi personaggi e a tutta l’intera storia che si è costruita
nel tempo.
Il merito è anche vostro, che mi
avete seguito durante tutto questo anno e soprattutto chi mi segue da “Badb” dandomi la forza di reagire ai momenti
no, supportandomi capitolo dopo capitolo e per questo è doveroso che ringrazi
alcune di voi specialmente.
Ragazze non sapete
che base siete state capitolo dopo capitolo,
ognuno di voi è
speciale per me
Domaris: Tu lo sai che la mia vena creativa di Gibbs è merito tuo? Ogni volta
che scrivo di lui penso sempre “chissà se robin lo
vede così” e quando lo faccio entrare in scena aspetto con ansia il tuo parere.
Grazie perché so che da te posso sempre ricevere un parere sincero e quando c’è
da mollare scappellotti lo fai volentieri e mi fai rientrare nei binari ^_^
Piccoli giganti: Il tuo supporto è sempre stato prezioso fin dall’inizio
della mia avventura nella FF di Ncis. Sei uno delle
mie colonne portanti, hai saputo darmi una mano quando mi perdevo e facendomi
diventare chiara la visione del proxchap.
Emily Doyle: ecco un’altra colonna portante
della mia storia, tu sei la mia essenza Tiva o meglio
la mia parte che muove Ziva, ti ho fatto penare tutto il tempo ^_^ e lo so quei due testoni sono difficili da
gestire.
Slurmina: e arriviamo a te carissima che più di una volta con i tuoi
commenti mi hai fatto arrossire. Sei sempre stata più che generosa facendo
crescere ad ogni capitolo il mio “ego”
già grande di suo. Grazie perché sei sempre stata un vero supporto
incoraggiandomi a continuare per questa strada.
Asheptus: se il mio ego cresce ad
ogni capitolo è anche colpa tua ^_^ Grazie perché tu mi hai seguito fin dall’inizio
e non mi hai mai abbandonato, imperterrita capitolo dopo capitolo ci sei sempre
stata
Identity: sei arrivata a metà strada ma devo dire che hai recuperato alla
grande! Ti sei appassionata alla storia, passando prima da Badbapprodando a questa… ogni tuo commento è
stato come se capissi la verità del capitolo, come se fossi in sintonia
rendendo chiaro anche quello che a me non era, dando al capitolo quel
significato particolare che volevo poter imprimere.
E infine grazie a
tutti voi che avete lasciato un segno del vostro passaggio è stato molto
importante per me motivandomi a continuare ed è stato bello condividere questa
avventura con tutti voi… grazie!!
madllin, roxy_yxz, hermy101, mada02, kae, piccina, live in love, thia,
tinta87, melmon, gangelina,
melf, sweet stella, tiva95,
23jo, titina
Siamo finalmente arrivati ai
saluti finali.
Al momento non ho nuovi progetti in
cantiere ma come si dice “mai dire mai”
^_^