Halloween's Night

di ValeA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Halloween's Night ***
Capitolo 2: *** What's wrong with you? ***
Capitolo 3: *** Lost in confusion ***



Capitolo 1
*** Halloween's Night ***


1. Halloween's Night


«Ho delle buone notizie.» mi risvegliai dallo stato di trance o di dormiveglia in cui ero caduta, rivolgendo l'attenzione a Jennifer che era appena arrivata di fronte a me, speravo non avesse notato che mi stavo per addormentare con il viso dentro il mio armadietto. Era troppo sorridente. Era solo la prima ora, qualcosa non andava. Lei per le prime tre ore scolastiche era intrattabile, più di quanto lo potesse essere suo fratello Louis.
E proprio come se i miei pensieri l'avessero chiamato, lui spuntò in corridoio e camminava con un braccio avvolto nelle spalle della sua ragazza per trattenerla a sè, mentre lei ricambiava con un braccio stretto alla vita del ragazzo. Quanto la invidiavo.
Per quanto il suo carattere fosse peggiore di quello di una ragazzina nel periodo di ciclo mestruale, carattere che come detto prima era uguale a quello di Jennifer, se ti voleva bene o ci teneva anche un minimo a te, ti avrebbe dato anche l'anima.
E io me n'ero innamorata qualche anno fa, credo proprio fosse il mio primo anno da liceale, e adesso dopo due anni non mi era ancora passata. Quindi sì, penso proprio che fosse amore quello che provo per lui. Se fosse stata una semplice cotta, mi sarebbe già passata, penso.
«Hai finito di mangiarti con gli occhi mio fratello?» domandò infastidita perché non la stavo degnando di nessuna attenzione.
«Sì, scusami...» diedi un'ultima occhiata, poi la coppietta scomparve dalla mia vista e «Dimmi...» la invitai a darmi queste sue "buone notizie" che mi chiedevo quanto lo potessero essere anche per me.
Io e Jennifer avevamo un concetto differente di buono.
«Ti ricordi della casa in montagna della mia famiglia di cui ti parlo sempre?» in realtà nemmeno sapevo che ne avessero una, non me ne aveva mai parlato. Non mi diede neanche il tempo di rispondere che... «Mio fratello ha avuto il permesso dei miei di andarci per la notte di Halloween.» ecco, quindi dove voleva arrivare con questo discorso? «Ovviamente con i suoi amici e tu sai quanto mi piaccia Zayn...» sì, non faceva altro che parlarmene. «Quindi dopo aver parlato con mio fratello, ha detto che gli farebbe piacere se ci andassimo anche noi.» non era una buona idea quella che mi stava dando, l'avevo detto io. 
Preferivo il programma iniziale, ovvero stare a casa con lei e le altre a guardare un film. 
«Con cosa l'hai ricattato?» conoscevo abbastanza Louis da immaginare che non volesse tra i piedi la sorella, quindi per dirle di sì, erano scesi a compromessi.
«Niente, solo che avrei avvisato mia madre dell'ultimo festino organizzato in casa mentre lei era da mia zia a Londra. E tutte le conseguenze di quel festino, come ad esempio la polizia in casa.» se voleva, sapeva come essere tremenda.
Sapeva sempre farsi rispettare da chi voleva metterle i piedi in testa.
«Comunque io non penso che sia una buona idea...» commentai, distruggendo il suo piccolo attimo di gloria.
«perché?» era quasi sconcertata. «C'è mio fratello, magari potresti farti avanti con lui!» alcune volte sembrava che prima di parlare, spegnesse il cervello. Tanto per essere sicura che dicesse una stupidaggine.
«Lui ha una ragazza» le ricordai. « e poi non ne avrei nemmeno il coraggio di dirgli qualcosa.» sbuffò.
La pensavamo troppo diversamente, eppure eravamo amiche dal primo giorno di asilo.
Finalmente o sfortunatamente, dipende da quale parti si sarebbero poi schierate, arrivano le gemelle più ritardatarie della storia, Jade e Amanda.
Dopo i soliti convenevoli, Jennifer iniziò a raccontare del cambio di programma.
«Sì, per me va bene. Io dovevo andarci con Liam però poi avevo preso impegni con voi e gli ho dato buca.» era ovvio che Jade fosse d'accordo, aveva l'occasione di stare con le amiche e il fidanzato contemporaneamente. 
Riponevo le mie speranze in Amanda, lei non aveva niente a che fare con gli amici di Louis. «Per me è ok.» rispose quest'ultima.
Ma c'era qualcuno che ce l'aveva con me lassù?
Sbuffai sonoramente proprio per far notare il mio disaccordo.
«Siamo tre contro uno. Arrenditi.» Jennifer concluse il discorso.
Suonò la campanella per l'inizio della prima ora, le salutai e sconfitta mi diressi verso l'aula di matematica.
Sarebbe stato il peggior Halloween di sempre.



Non facevo altro che pentirmene della mia scelta, minuto dopo minuto. Non potevo dire che me ne restavo a casa? 
Alla "festa" in montagna di Louis, io e le mie amiche non eravamo di certo le benvenute. Eravamo di troppo. Preferiva non averci tra i piedi, soprattutto non voleva Jenny che a primo errore del fratello, l'avrebbe ricattato e fatto presente ai genitori. Proprio come aveva fatto qualche giorno fa per farci andare con loro stasera.
Ero in macchina con Louis, Jennifer e la sua fidanzata, Helen. Stavamo andando a prendere Zayn perché Jenny aveva torturato il fratello affinché fosse lui a dargli il passaggio. Io non facevo altro che sentirmi a disagio e l'intrusa di turno.
«Tutto bene lì dietro?» domandò Louis, guardando me e la sorella dallo specchietto retrovisore.
Jenny mi spinse leggermente il braccio per far rispondere me. Speravo solamente che lui non avesse notato quel movimento improvviso.
«Sì, sì.» mi sentì una stupida. «Tutto bene.» cercai di mostrarmi più convinta.
Mi voltai verso Jenny e lei mi fece il segno del pollice alzato e mimò qualcosa che non capì. E forse era anche meglio così.
«Suppongo che mia sorella non ti abbia raccontato di Jamie Stuart...» non appena Louis completò la frase, sua sorella si alzò leggermente dal suo posto e gli diede uno schiaffo sulla nuca.
«Idiota.» lo definì. Lui in risposta ghignò.
Mi chiedevo il perché di quella reazione, in fondo Jenny mi raccontava sempre tutto. Anche di più di quello che volessi sapere. E perché adesso non voleva che sapessi di questa "Jamie Stuart"? 
«No, chi è?» domandai incuriosita.
Helen non disse nulla, partecipava poco alla conversazione ma ero sicura che stesse ascoltando. Jennifer al contrario, se avesse potuto avrebbe preso il fratello a testate.
«Nessuno.» 
«Una ragazza che morì circa centocinquanta anni fa in montagna, oggi è l'anniversario della sua morte.» risposero all'unisono, confondendomi.
Ovviamente la risposta della mia amica era quella più veloce ed evasiva.
«Al riguardo c'è una leggenda, si dice che il suo fantasma vaga sulla terra senza pace e ogni trentuno ottobre di ogni anno chiunque si trovi per la sua strada viene ucciso.» Nonostante non fossi amica di Louis, mi conosceva abbastanza da sapere che mi spaventavo per le cose di questo genere.
Sapeva che non riuscivo a vedere un film horror per più di un minuto, che a ogni rumore sospetto sussultavo, che accendevo sempre le luci in ogni stanza in cui mi trovavo per non restare al buio e sapeva anche che la notte dormivo con una piccola lucina. Ed era a conoscenza di queste cose perché da piccoli eravamo "compagni di giochi" e per un piccolo periodo avevo vissuto con i suoi, ovvero quando i miei divorziarono ed erano in atto le pratiche del divorzio. 
Mi avevano allontanata per non farmi soffrire di quella situazione e la madre di Louis era stata contenta di ospitarmi.
Lei e mia madre si conoscevano dai tempi del liceo, era stata proprio la prima a proporre di prendermi con sé finché fosse necessario.
«Louis, sta' zitto.» lo rimproverò la sorella.
«Smettila Louis...» concordò anche Helen. «Non la spaventare per una sciocca leggenda.» e nonostante tutto, non riuscivo neanche a farmi stare antipatica la ragazza di Louis. Era maledettamente gentile, simpatica e bella. 
Il resto del viaggio proseguì in silenzio e dopo che salì in macchina anche Zayn, gli unici a parlare furono proprio quest'ultimo e Louis riguardo all'ultima partita di calcio disputata contro un liceo di un paese vicino al nostro.




Ero spaventata e disgustata e avevo preferito scappare da quel salone dove regnava confusione, odore eccessivamente forte di alcool e fumo. Io al contrario di tutti gli altri, non ne ero abituata.
Ero rintanata in bagno, sciacquai il mio viso con l'acqua gelida e poi mi guardai allo specchio.
Non mi riconoscevo neanche, avevo superato ogni mio limite. 
Sapevo che stavo sbagliando a venire ma Jenny era riuscita a convincermi. Come sempre, del resto.
Speravo che nessuno si accorgesse della mia assenza. Per adesso avevo bisogno di stare da sola.
Asciugai il viso nella mia stessa maglietta e mi accasciai nel pavimento, sicura di aver chiuso la porta a chiave. O forse no ma non mi interessa, adesso non avevo proprio voglia di alzarmi per controllare.
La testa iniziava a far male, la vista un po' confusa però ricordai che avevo solo bevuto un sorso di birra e subito dopo tanta, tanta acqua per togliere alla bocca il saporaccio della bevanda precedente.
Avvicinai le gambe al petto e le tenni strette con le braccia, racchiudendo il mio viso tra esse.
Se fosse servito, sarei uscita da qui anche domani quando saremo dovuti tornare a casa.
Ma ogni mio desiderio e ogni mia speranza andarono in frantumi quando sentì lo scricchiolare della porta e la maniglia di essa, abbassarsi.
Alzai il mio viso in direzione della persona appena arrivata e guardai chi fosse. Era Louis.
Era così tanto ubriaco che non si accorse nemmeno che non era solo, che c'ero anche io.
Feci un po' di rumore per farmi notare, non avevo il coraggio di chiedergli niente, neanche nelle condizioni in cui si trovava. Questa sera l'avevo visto così tanto bere che anche se gli avessi detto qualcosa, domani sicuramente l'avrebbe dimenticato quindi in realtà non avevo niente da perdere.
Finalmente sembrò notarmi e sorrise. Si stropicciò gli occhi un paio di volte e io lo fissai incapace di dire qualcosa. Aspettavo che prendesse lui la parola. E così fece.
«Alex...» mi guardò attentamente. «che ci fai qui?» domandò.
In quel momento rimasi senza nulla da dire, non sentivo la sua voce pronunciare qualcosa rivolto verso di me da tanto tempo.
«Non ti stai divertendo?» continuò sempre lui.
Era così evidente che non mi stessi divertendo?
"Ma dai, c'è anche mio fratello" aveva detto Jennifer in una delle tante volte che provò a convincermi e io stupida mi ero arresa e avevo accettato di venire.
«No.» risposi infine alla sua ultima domanda.
Io odiavo questi tipi di feste. Non ne prendevo mai parte. 
In tutta la mia vita forse avevo partecipato solo a tre di esse dopo essere stata convinta sempre da Jennifer.
«Ah, già...» lasciò la frase in sospeso. «Tu odi questo genere di cose.» la completò qualche secondo dopo.
Lo guardai interrogativa mentre lui si avvicinava a me. Barcollava a destra e a sinistra ma nonostante tutto sembrava più lucido di quanto lo fossi io poiché aveva il pieno controllo di sé stesso.
Era calmo, non era euforico come uno che esagera con gli alcolici.
Ma ancora non mi spiegavo il senso della sua ultima affermazione. Stavo per chiederglielo ma lui mi precedette.
«Mi ricordo ancora, Alex.» persi qualche battito sia perché mi aveva confermato che non si era dimenticato di questi particolari, sia perché ancora dovevo abituarmi al fatto che mi chiamasse per nome.
Ormai non lo faceva mai e se succedeva che si dovesse rivolgere a me, lo faceva con un normale "tu" e se invece parlava di me con la sorella, ero definita con un "lei" o "la tua amica".
«Davvero?» cercai di ricompormi e mi alzai dal pavimento.
«Sì, anche se adesso non siamo amici come lo eravamo da piccoli...» ci aveva definiti amici? Speravo che non si accorgesse della mia felicità improvvisa a quelle sue parole. «ricordo ancora cosa ti fa paura e cosa ti disgusta.»
«Ah.» risposi non sapendo che altro dire. Avevo scollegato un attimo il cervello per la contentezza.
Ero sicura di essere appena diventata rossa in viso. Ne ebbi la conferma quando lo vidi sorridere.
Mi distrassi due secondi, secondi in cui mi persi nei suoi bellissimi occhi azzurri e mi accorsi che si stava sbottonando i pantaloni.
«Ma che fai?!» la voce mi fuoriuscì eccessivamente acuta.
«Quello per cui ero venuto qui.» disse ovvio. 
Come se fosse normale fare i suoi propri bisogni fisiologici davanti a me. Portai la mano sugli occhi.
«Potevi anche chiedermi di uscire e darmi il tempo di farlo!» senza che vedessi niente, avendo gli occhi chiusi e il viso coperto dalla mia mano, cercai di raggiungere la porta, invano.
Al contrario mi scontrai con lui e si mise a ridere.
«Ma tu non vuoi uscire...» sussurrò al mio orecchio e non potei impedire al mio corpo di rabbrividire quando il suo alito mi arrivò dritto sul collo, solleticandolo. «Non vuoi tornare in mezzo a quella gente.» era vero ma non potevo neanche rimanere in bagno con lui.
Levai le mani dagli occhi, guardai Louis in viso e cercai di non far cadere lo sguardo in giù, nonostante sapessi che non aveva ancora tirato giù i suoi pantaloni
«Devo andare...» presi la situazione in mano.
«Non ti immaginavo così pudica, Simpson.» non poteva immaginarmi in nessun modo non avendo più nessuno rapporto con me. «Non è neanche la prima volta che mi vedi nudo.» disse malizioso.
Sapeva solo con poche parole come mettermi in imbarazzo. «Ma non avevamo più di otto anni, non è la stessa cosa...» prima eravamo due bambini innocenti, adesso lui era diventato un uomo e io una donna. L'unica cosa che non era cambiata, era quello che provavo per lui. Già fin da piccoli mi piaceva.
Ma le cose adesso stavano diversamente, la maggior parte delle volte a scuola faceva finta di non vedermi. Solo perché lui aveva una reputazione da difendere, una fidanzata e degli amici popolari.
Non poteva permettersi di salutare l'amichetta della sorellina con cui non andava tanto d'accordo.
Mi salutava più Helen che lui.
Quelle poche volte che lui lo faceva, era solo un veloce cenno della mano accompagnato da un mezzo sorriso. E ovviamente nei corridoi era sempre solo.
Non ero una tipa dalla risposta pronta, quindi non sapendo che altro aggiungere, convenni che era meglio andare via da lì ma lui mi bloccò per un polso prima che potessi farlo.
«Aspettami sul portico, neanche io ho tanta voglia di ritornare di là.» fece segno verso il salone «Ci facciamo un giro nei dintorni...» mi propose sorridendo.
Normalmente avrei rifiutato ma lui era Louis Tomlinson e mi stava offrendo la sua compagnia, perché non accettare?
«Ok.» risposi e poi uscì definitivamente da lì.







Note dell'autrice:
Ok, non so cosa sia questa cosa... 
Ero a scuola, mi stavo annoiando e mi è balenata questa idea in mente e l'ho scritta tra una lezione e l'altra, può sembrare simile a un'altra mia storia (
When nothing goes right, go left.) ma penso che prenderà una piega diversa, anzi ne sono più che sicura :)
Beh, non so cosa aggiungere, mi farebbe piacere sapere qualche opinione riguardo questa "cosa".
Dal prossimo si entrerà nel vivo della storia, questo era solo per introdurre un po' la situazione in cui si trovano i protagonisti e boh, è tardi quindi buonanotte, un bacio <3 

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Capitolo 2
*** What's wrong with you? ***


2. What's wrong with you?

Dopo essermi congedata da Louis, attraversai il salone guardandomi intorno ma estraniandomi completamente da tutte quelle persone lì presenti.
Poco più lontano da me, in un angolo, c'erano Liam e Jade che parlavano indisturbati e ogni tanto si scambiavano qualche piccolo bacio. Sedute nei divani c'erano Amy e Jenny, con altre due ragazze che insieme alle mie amiche osservavano e si lasciavano scappare qualche commento per quello che stavano facendo gli altri ragazzi tra cui Zayn, Niall, Harry a qualche metro di distanza da loro. Poi infine c'era Helen con le sue amiche che ballavano in centro della sala mostrando quanto in realtà fossero ubriache a causa del loro scarso equilibrio e per l'euforia del tutto inspiegabile.
Cercai nel modo più disinvolto possibile di dirigermi verso la porta d'ingresso. Non appena fui fuori, inspirai l'aria fresca che faceva da contrasto a quella calda e satura dell'interno.
Presi posto in uno degli scalini del portico dando le spalle alla porta. Aspettai.
Speravo che non fosse solo uno scherzo, che Louis mi avrebbe fatto attendere tutta la sera e che poi non sarebbe arrivato.
Schiacciai via quel pensiero quando voltandomi, lo vidi che stava per uscire.
Mi alzai, lui si avvicinò a me.
Non riuscivo ancora a realizzare che stavo per andare con lui tra i boschi. Avevo sognato me e lui in luoghi e momenti diversi ma mai avevo pensato che si potesse avverare uno di essi.
«Tieni.» mi porse la sua felpa quando si accorse che stavo rabbrividendo per il freddo. L'accettai ringraziandolo e l'indossai.
Non conoscendo il luogo, aspettai che fosse lui a dirmi che strada prendere e proseguire.
Guardai l'ora dal display del mio cellulare, erano le 22.30.
Pensavo che fosse passata già la mezzanotte e invece eravamo qui solo da tre ore.
I primi metri furono in assoluto silenzio, un silenzio quasi imbarazzante che non sapevo come eliminare. Cosa potevo chiedergli?
A lui piace il calcio e a me no.
A me piacciono le materie scientifiche e a lui no. 
Avevamo interessi molto diversi fin da sempre. Come potevo trovare un argomento che andasse bene per entrambi?
«è strano...» iniziò però lui. «che io e te siamo qui, soli...» e in effetti mi chiedevo come mai non avesse preferito abbandonare tutti i suoi amici alla festa e invece venire qui in mia compagnia. «in un bosco di notte...» e nonostante prima l'avessi dimenticato o solo del tutto rimosso volontariamente, proprio in quel momento mi ricordai ciò che Louis aveva detto in macchina a proposito di una certa "Jamie Stuart".
«la notte di Halloween...» stava ancora continuando il suo discorso. «pur sapendo che ci potrebbe essere un fantasma che si aggira tra di noi.» concluse.
Avevo capito già a metà del suo discorso dove volesse arrivare ma non capivo se provasse piacere nello spaventarmi.
«Così la mia voglia di passeggiare svanisce completamente, penso di trovare più allettante la possibilità di tornare alla festa nonostante non mi stessi divertendo.» constatai.
Non ero più convinta che andare per i boschi fosse una buona idea ma non potevo lasciarlo da solo.
«Sta' tranquilla. Te l'ha già detto anche mia sorella che è solo una stupida leggenda. E poi ci sono io con te...» disse facendomi ridere per l'ultima frase quando mise in mostra il suo muscolo del braccio destro. Lui non aveva così tanta forza come voleva farmi credere, io questo lo sapevo bene.
Ma se anche lui credeva che fosse una sciocchezza, perché per una seconda volta ne aveva parlato?
«Vieni.» mi porse la sua mano. «Ti faccio vedere un posto.» l'afferrai e mi lasciai trascinare dalla sua presa salda.
Per tutto il tragitto avevamo parlato poco, sì e no avevamo detto solo due frasi.
«Come mai non sei con la tua ragazza?» mi morsi la lingua non appena pronunciai quella frase dando voce ai miei pensieri.
«Non sopporto le sue amiche.» rispose tranquillamente. «Non ci lasciano nemmeno un secondo da soli.» alzò gli occhi al cielo. «In più sia Helen che quelle streghe hanno bevuto così tanto da essere impazzite.» lo bloccai prima che aggiungesse altro.
«Ma anche tu ha bevuto...» lui mi sorrise.
«Ma so reggerlo egregiamente.» si vantò. «Diresti mai che sono ubriaco?» annuì contraddicendolo.
«Perchè se no non saresti qui a perdere del tempo con me.» mi sorprendevo sempre di più per come gli stessi parlando.
Quella era la nostra prima conversazione dopo tanto tempo.
Lo spiazzai ma lui cercò di non mostrarlo prendendo subito la parola. «Chi ti assicura che non l'avrei mai fatto se non avessi bevuto niente?» ma non mi diede neanche il tempo di formulare un pensiero concreto che esclamò «ECCOCI QUI!» mi fece segno di guardarmi attorno e seguì il suo consiglio.
Ne rimasi estasiata.
A qualche metro di distanza da noi c'era un piccolo laghetto, la luna piena rifletteva nell'acqua abbastanza da poter vedere il fondo non molto profondo.
Mi lasciò la mano e fece qualche passo avanti, si tolse poi le scarpe, poggiò il suo cellulare sopra esse e si voltò verso di me.
«Non vieni?» ma era impazzito?
Il clima non era dei migliori per farsi un bagno.
«Ma c'è freddo...» mi lamentai e gli feci notare.
Scosse le spalle. «E qual è il problema?»
«Che ci prenderemo una polmonite.» lui iniziò a ridere e mi si avvicinò.
«Sai qual è il tuo problema, Alex?» quella vicinanza stava mandando in corto circuito il mio cervello, era troppo poca la distanza che ci divideva. Scossi la testa con quel minimo di lucidità che non mi aveva ancora abbandonata. «Il tuo problema è che rifletti molto e ti perdi molte occasioni.» che male c'era nell'essere razionale valutando sempre i pro e i contro di ogni situazione?
Senza che avessi il tempo di decidere mi prese in braccio e si avvicinò sempre di più al laghetto, nonostante non ne fossi d'accordo e scalciassi e battessi dei pugni sulla sua schiena per farmi mettere giù.
Ma poi, in effetti, aveva ragione lui. Perdevo molte occasioni.
Quando mi sarebbe ricapitato passare del tempo con Louis? E perchè per una volta non potevo lasciarmi andare?
«Louis...» mi fermai con i miei movimenti di resistenza. «le scarpe...» mi fece ritornare con i piedi sul terreno, tolsi gli stivali e svuotai le mie tasche prima di buttarmi in acqua.
L'acqua era gelata, una polmonite forse sarebbe stato solo il male minore. Iniziai a rabbrividire ma in pochi secondi mi ritrovai Louis accanto che mi spinse la testa sott'acqua. 
Quando ritornai in superficie, cercai di ricambiare il favore ma ovviamente non ci riuscì.
All'improvviso mi abbracciò. «Stai morendo dal freddo.» non era una domanda ma un'affermazione.
Lo guardai senza dire nulla, tra le sue braccia, mi ero dimenticata della temperatura molto bassa.
Era strano come solo un semplice abbraccio mi potesse far stare bene. Si avvicinò pericolosamente, sapevo che stava per avvicinarsi alle mie labbra.
«Che fai?» lo interruppi. «Sei fidanzato.» gli ricordai.
Se non avesse avuto una ragazza, non l'avrei mai fermato per nessun motivo al mondo. Ma Helen non si meritava questo.
Sembrò risvegliarsi da una sorta di stato di trance e si allontanò di scatto.
«Giusto...» era confuso. Come se non avesse capito cosa stava per fare. E in effetti non l'avevo capito nemmeno io. «Forse è meglio andare.» sì, pensavo che fosse meglio anche io.
Mancavamo già da un po', forse si erano accorti della nostra assenza, o almeno della sua.
Uscì dal laghetto, indossai di nuovo le scarpe e presi tutto il resto di ciò che mi apparteneva.
Louis era ancora in acqua. Il suo sguardo era ancora perso nel vuoto, non sembrava nel pieno delle sue facoltà mentali.
Lo richiamai preoccupata.
Si riscosse dai suoi pensieri e poi fece le stesse cose che avevo fatto prima io. Quasi meccanicamente, in ciò che stava facendo non c'era niente di naturale.
Non smetteva neanche di guardarmi, fissava ogni mia mossa attentamente. Come per paura che potessi sparire da un momento all'altro.
Iniziai a camminare seguita da lui, il ritorno proseguì tutto in silenzio, a farci compagnia c'erano solo i rumori della notte. I grilli, il vento che si abbatte sugli alberi e qualche altro e poco percettibile rumore.
C'era imbarazzo, almeno per quanto riguardava me. Perchè Louis sembrava aver perso la sua vitalità in quel lago, dopo avermi abbracciato.
Scorsi poco lontano da me casa Tomlinson e mi avvicinai quasi correndo.
Mi sorpresi quando vidi venirmi incontro Jennifer. Era un misto di emozioni.
Sorpresa, sollevata, furiosa, contenta, curiosa.
E sapevo già che mi avrebbe riempito di milioni di domande. «Mi hai fatta preoccupare.» mi abbracciò e anche se si era rivolta solamente verso di me, sapevo quanto fosse stata in pensiero anche per Louis. «Dove siete stati?» rivolse la domanda più al fratello che a me.
«In giro.» rispose irritato, superandoci ed entrando in casa, sbattendo poi la porta.
«Ma che è successo?!» domandò stranita Jennifer.
«Niente.» "purtroppo", volevo aggiungere.
Ma se non era successo niente era anche grazie a me.
«Siete tutti bagnati, proprio "niente" non penso.» le feci segno che le avrei raccontato tutto dopo.
Adesso volevo solo dei vestiti asciutti e una coperta per dormire.
Lei capì e mi fece segno di seguirla dentro.




La casa era avvolta nel buio, tutti stavano dormendo come stavo pur facendo io qualche secondo prima se non fossi stata svegliata da dei rumori all'esterno.
Scostai le mie coperte attenta a non svegliare né Jenny, né Amy e Jade.
Mi avvicinai alla finestra, l'unica in camera di Jennifer, guardando fuori.
In direzione delle macchine c'era qualcuno. Quel qualcuno era Louis.
Ma che stava facendo?!
Scesi subito al piano inferiore per raggiungerlo, cercai di non svegliare tutto il resto delle persone in quella casa.
Arrivata in soggiorno, presi una coperta che trovai su uno dei divani e me la misi sulle spalle, ne afferrai una seconda prima di uscire all'esterno.
Mi avvicinai cautamente a Louis, poteva essere sonnambulo.
Una delle raccomandazioni più frequenti è di non svegliarli mai.
«Louis...» dissi sottovoce. «Perché sei qui? Che stavi facendo?» finalmente mi notò.
Sembrò quasi terrorizzato ma era sveglio.
«NOI non possiamo andarcene.» rispose risoluto.
Lo fissai attentamente per cercare di comprendere meglio le sue parole, ma forse era troppo tardi per me e quindi la stanchezza mi impediva di essere lucida.
Ritornò a far ciò che prima gli avevo interrotto.
Solo in quel momento capì gran parte delle sue parole.
Stava manomettendo proprio in quel momento i fili della sua macchina.
Non voleva che domani tutti quanti potessimo andarcene.
Lo bloccai e cercai di allontanarlo da lì.
«Perché lo fai?» chiesi confusa e un po' spaventata.
Avevo paura di rimanere ancora qualche giorno lì. Io volevo tornarmene a casa.
«Perché non torneremo mai più.» il suo tono era cambiato. Adesso era cattivo, ghignava. «Moriremo tutti.»






Note dell'autrice:
Salve a tutti :)
Dopo tanto tempo sono di nuovo qui, purtroppo aggiungerete di sicuro voi ahahah ma non sono nemmeno sola, c'è qui accanto a me -a rompermi le scatole- mia sorella che vi saluta ;)
Finalmente ho avuto un po' di tempo libero e ho potuto scrivere questo capitolo, ho avuto due settimane piena di interrogazioni e compiti in classe e oggi prendo la pagella :(
Ma tornando al capitolo, vi piace il personaggio di Alex?
In tre aggettivi lei è razionale, insicura, timida cioè tutto il contrario di Jennifer e la vera parte interessante del capitolo forse è l'ultima parte ma era necessaria mettere la prima per capire la situazione in cui si svolge tutto e soprattutto... avete notato qualcosa di strano in Louis? (oltre l'ultima parte si intende xD)
Comunque adesso vado a nascondermi sia per questo capitolo bruttissimo (avrei voluto cancellarlo e riscriverlo ma sicuramente avrei peggiorato di più) e soprattutto da quella pagella che fra un'ora mia madre andrà  a prendere :'(
Un bacione a tutti, alla prossima! 

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Capitolo 3
*** Lost in confusion ***


3. Lost in confusion

La luce del sole mi risvegliò all'improvviso.
Ero ancora sconcertata per il sogno fatto stanotte. Avevo sognato Louis, ma non era uno di quei sogni che ti rimangono impressi perchè sono fantasie che si desidera che un giorno diventino realtà. Era tutto il contrario. 
Era cattivo, non aveva nessuna buona intenzione. Ma perchè Louis avrebbe dovuto esserlo?
Perchè mai avrebbe dovuto manomettere i fili elettrici delle auto e perchè avrebbe dovuto spaventarmi dicendomi che moriremo tutti?
Mi stavo preoccupando inutilmente.
Era solo un innocuo e stupido sogno. Solo un incubo.
Uscì dalla camera di Jennifer, a quanto pare ero l'unica che stava ancora dormendo.
Scendendo le scale sentivo delle voci provenire dalla cucina.
Non si capiva di cosa stessero parlando ma i toni non erano dei più benevoli.
Entrai ma nessuno si accorse di me, troppo impegnati a litigare e a osservare il litigio. Non che volessi attenzioni, non ero quel genere di persona.
In quella stanza si respirava un'aria di eccessiva tensione.
C'erano Harry e Zayn, l'uno contro l'altro.
Qualcuno cercava di tenerli lontani per non far scoppiare una rissa da un momento all'altro.
I minuti passavano e io ancora non ero riuscita a capire il motivo della lite. Ma non mi interessava. Affari loro.
Mi avvicinai ad Amy, invece ero più interessata a sapere quando saremo tornati ognuno a casa propria, infatti fu quello che le chiesi.
Purtroppo avevo un test di storia lunedì, avrei dovuto studiare.
Lei mi guardò per un paio di secondi «Non hai capito?»
A cosa si riferiva? Perchè era preoccupata? «Non possiamo tornare.» mi spiegò, io scoppiai a ridere. Era di sicuro uno scherzo.
Forse stanotte si era messa d'accordo anche con le altre ragazze, sapeva quanto fossi credulona. Era di sicuro così. Doveva essere per forza così.
«Perchè?» domandai non appena smisi di ridere.
Jennifer e Jade si erano avvicinate ed erano proprio entrate nella parte. Erano serissime.
Potevo fare le attrici, erano molto credibili.
«Guarda tu stessa...» Jenny mi prese per il polso e mi portò alla porta, mi fece guardare all'esterno proprio di fronte a me.
Adesso stavo iniziando a spaventarmi.
Uscì fuori seguita dalle mie amiche. Quando vidi meglio così si presentava ai miei occhi, mi venne solamente voglia di piangere.
Iniziai a pensare che l'incubo di stanotte fosse la realtà.
Mi guardai per qualche secondo attorno come per cercare qualcosa, anzi qualcuno. 
Louis in cucina non c'era e neanche qui fuori.
«Louis dov è?» necessitavo di parlargli. Volevo sentirmi dire che lui non c'entrava niente, che saremo tornati presto e che quello fosse solo uno scherzo di cattivo gusto.
«Non lo so.» dagli occhi di Jenny si poteva ben capire quanto fosse preoccupata per il fratello «Nessuno di noi lo sa.»
Tipico di Louis. 
Quando voleva sapeva come far perdere le sue tracce.
«Ha discusso con Harry e poi se n'è andato furioso e ancora non è tornato.» mi informò Jade.



«Moriremo tutti.» quelle furono le ultime parole che Alex potè udire quella sera, le forze vennero sempre meno e cadde sul terreno.
Louis era ancora di fronte a lei, non sembrava in sè. Forse non lo era per davvero ma la sbornia gli sarebbe dovuta già passare da un pezzo.
Si avvicinò, sembrava che volesse prenderla e portarla dentro al caldo sopra una superfice più comoda di un umido terriccio.
Invece si accertò che non fosse sveglia e poi continuò quello che stava facendo precedentemente.
No, quello non era Louis Tomlinson.
Louis era una persona che cercava di fare sempre la cosa giusta ma in quel momento stava sbagliando tutto.
Era troppo concentrato a portare il lavoro al termine per capire quanto stesse sbagliando.
Era già quasi alla fine della sua opera di distruzione, nessuno ancora era uscito a controllare cosa fossero quei rumori all'esterno.
Alex era ancora a terra priva di sensi.
Louis sentì come una folata di vento attraversarlo.
Si guardò attorno circospetto. Qualcosa non andava. 
Lasciò perdere e si avvicinò ad Alex.
La prese in braccio e si avviò verso la casa.
In quell'istante dalla porta di ingresso uscì Harry e aveva visto più di quanto dovesse. Quello non era un bene.
«Che le è successo?» chiese vedendo la ragazza tra le braccia del suo amico.
«è svenuta.» in fondo quella era la verità.
Harry lo fece entrare mentre rifletteva a quelle parole oppure stava cercando solamente di comprendere tutta la situazione in generale.
Poi si ricordò che erano tornati tutti bagnati quella sera, toccò la fronte di Alex. Aveva indovinato.
Era svenuta per via della febbre ma sicuramente qualunque cosa gli aveva detto Louis aveva contribuito.
«Perchè?» chiese più a se stesso che all'amico ma quest'ultimo non potè fare a meno di chiedere. 
«Cosa?»
«Perchè non vuoi farci tornare domani?» mantenne il tono calmo, come sempre.
Nonostante fosse lecito che il suo tono si alzasse di qualche ottava, che iniziasse ad agitare e a inveire contro il ragazzo di fronte a lui rischiando di far svegliare tutti.
Louis adagiò Alex su un divano e poi si avvicinò cautamente a Harry.
«Lo capirai presto.» sussurrò, poi gli diede un pugno sul naso che lo fece cadere a terra e svenire. Proprio come aveva previsto.
Uscì fuori, raccolse tutto e nascose ogni traccia che facesse pensare che fosse stato lui.
Lasciò Harry inerme sul pavimento.
Al contrario prese di nuovo Alex in braccio e questa volta la portò al piano superiore, in camera con le sue amiche e sua sorella.
Sperava che non si ricordasse di nulla il giorno dopo.



Ero riuscita a sfuggire dalle grinfie di Jennifer, Jade e Amanda.
Si stavano chiedendo perchè stessi cercando Louis ed esigevano delle risposte ma prima di poterle dare a loro, avevo bisogno io di qualche chiarimento.
Camminavo per il bosco senza sapere bene dove mi trovassi, ogni tanto urlavo il nome di Louis per vedere se fosse nelle vicinanze. 
Sicuramente era già passata un mezz'oretta da quando avevo iniziato a cercarlo.
Possibilmente era anche tornato dagli altri mentre io ero qui.
"Sta' attenta!" sentì sussurare, la voce a me sconosciuta proveniva da dietro le mie spalle.
Però quando mi voltai non trovai nessuno.
Forse era stata solo una mia immaginazione. Stavo diventando abbastanza paranoica ma penso che sia anche giustificabile per una persona facilmente impressionabile, penso.
Imperterrita, continuai a camminare.
Dovevo trovare Louis o almeno dovevo trovare la strada per tornare indietro.
Sentì per una seconda volta lo stesso sussurro di prima.
Ero sicura che fosse una voce femminile.
«Chi sei?» urlai per farmi sentire senza guardare esattamente da nessuna parte, non sapevo dove fosse.
Nessuno rispose.
"Sta' attenta!" di nuovo.
Mi comparve di fronte una ragazza dai lunghi capelli ricci e biondi fin sotto le spalle, due occhi chiarissimi da sembrare bianchi e la carnagione molto pallida da sembrare il corpo di un cadavere.
Indossava una lunga camicia da notte tutta stracciata e all'altezza della pancia c'era una profonda macchia di sangue.
Appena lo realizzai, indietreggiai istintivamente. Che diavolo era?!
«Non aver paura di me...» disse con calma come se stesse per tranquillizzarmi.
«Chi sei?» il mio indietreggiare fu ostacolato da un albero dietro di me.
La mia voce sembrò quasi un sussuro per quanto piano avessi parlato.
Purtroppo l'ansia si stava prendendo gioco di me.
«Mi chiamo Jamie.» mi fissò aspettando una mia qualsiasi reazione «Jamie Stuart.»
No, non poteva essere.
Ora sì che ero davvero terrorizzata!
«No.» urlò avvicinandosi a me.
La testa iniziava a scoppiare, sentivo freddo, sarei potuta svenire da un momento all'altro.
Proprio come stanotte...
E fu proprio in quel momento che ebbi come un flashback.
Mi ricordai delle ultime parole di Louis e di esser poi caduta a terra, priva di sensi.
«Ti ho già detto che non devi aver paura di me...» mi riscosse dai miei pensieri «So che ti hanno già parlato di me o per meglio dire ti hanno raccontato una stupida leggenda che gira sul mio conto...» avrei voluto scappare ma, oltre a ritrovarmi con le gambe attaccate al suolo, volevo darle la possibilità di dirmi la sua versione dei fatti. Non so neanche con quale coraggio.
«Quello che sai tu, è tutto falso.» completò il suo discorso.
Vide però che non avevo voglia di parlare.
«Non ho mai ucciso nessuno, al contrario...» si fermò.
«Al contrario, cosa?» mi sorrise.
Non voleva che l'unica a parlare fosse solo lei.
«Cerco di proteggere le persone dal vero male.» spiegò.
Avevo tante domande da porle ma le chiesi solamente un perchè molto vago e senza neanche tanto senso.
«Non auguro a nessuno la mia stessa fine.» rispose frettolosa.
La testa non faceva altro che farmi male sempre di più.
«Lo so, lo so che fa male ma tra poco passerà.» come faceva a sapere come mi sentissi?
Ero davvero ridotta male. Così tanto da avere delle allucinazioni da credere che fossero la realtà.
Non potei farle altre domande, si scusò con «Devo farlo.»
Sentì attraversarmi da una folata di vento, una scarica elettrica pervase il mio corpo.
Il mal di testa era sparito, non sentivo più nessun dolore. Adesso stavo meglio.
Che fosse la presenza di quella -non sapevo come definirla- Jamie Stuart a rendermi debole?
Sentì ogni forza abbandonarmi per una seconda volta, l'ultima cosa che vidi fu il terreno.
Poi chiusi gli occhi.



Era a terra, inerme.
Di Jamie Stuart non c'era più nessuna traccia. 
Qualche secondo dopo fece il suo arrivo Louis, inizialmente non sembrò notare Alex. Era troppo impegnato a ritornare dagli altri senza destare sospetti e poi fare quello che doveva essere fatto.
Se ne accorse poco dopo.
Si avvicinò non appena percepì qualcosa di strano.
Il corpo della ragazza era troppo freddo, la temperatura corporea era troppo differente da quella scottante della notte precedente.
Alex aprì gli occhi ma le pupille erano visibilmente dilatate.
Non perse molto tempo prima di notare Louis a qualche passo di distanza da lei.
Fece finta di niente.
Si alzò e nessuno dei sembrava intenzionato a dire qualcosa.
Si guardarono negli occhi per un paio di minuti.
Un rumore li distrasse, proveniva da poco più lontano di loro. Era una voce furiosa.
«Io non ho fatto niente!» continuava a urlare.
Man mano che quella voce diventava sempre più nitida, capirano che era quella di Harry.
Louis era già pronto a dargli un altro gancio destro se fosse stato necessario.
Sperava anche che Alex avesse completamente rimosso qualsiasi cosa riguardasse la notte scorsa.
Poco dopo si ritrovarono il riccio di fronte.
Alex iniziò a gurardarsi le scarpe, era imbarazzata.
Ma fu costretta a rialzare lo sguardo poco dopo perchè sentì un tonfo. Harry stava attaccando Louis.
Lo stava ricoprendo di pugni e il più grande preso alla sprovvista iniziò a difendersi solo poco dopo.
Alex non sapeva come intervenire.
Se avesse provato a dividerli molto probabilmente le avrebbe prese anche lei. Fece l'unica cosa che potesse fare. Iniziò a urlare per farsi sentire da qualcuno che avrebbe potuto riuscirci a farli smettere.
In fondo Harry stava prima urlando contro qualcuno che doveva essere ancora nelle vicinanze.
Infatti dopo pochi secondi arrivarono Jennifer, Liam e Jade.
I primi due provarono a dividerli.
L'ultima invece andò vicino Alex per tranquillizarla.
Le sembrava più strana di quando si era svegliata, Inoltre era anche spaventataa.
«Che diamine state facendo?» iniziò Liam ma venne interrotto.
«è tutta colpa di questo stronzo se siamo rimasti bloccati qui. NON MIA.» pose Harry le sue accuse contro Louis.
«Non mi pare abbiano trovato me vicino la porta d'ingresso...» si difese tranquillamente quest'ultimo.
Louis era sempre stato un ottimo attore quindi gli altri come avrebbero potuto dubitare delle sue parole? Soprattutto quando a suo favore c'erano anche i fatti.
«Ieri mi hai dato un pugno perchè ti ho colto in flagrante mentre toglievi ogni prova che potesse ricondurre a te!» era diventato uno scontro a tutti gli effetti.
Sembrava una scena di un telefilm poliziesco quando arriva il momento di incriminare il colpevole.
Avrebbero pure continuato a menarsi se non fosse trattenuti.
«Diglielo Alex che ho ragione!» si rivolse alla ragazza ancora spaventata e tra le braccia di Jade.
Adesso i riflettori erano puntati solamente su di lei.
Se avesse dato ragione a Harry, forse sarebbe stato anche creduto ma se lo avesse smentito, avrebbero diffidato da lui sempre di più.
Era completamente confusa.



Cosa potevo rispondere?
Non volevo mettere nessuno nei guai per una mia risposta che sarebbe stata incerta.
Era giusto che dicessi la verità e che non fossi di parte.
Era vero che non ricordavo niente, non l'avrei detto per tirarmi fuori dai guai.
Anche io sospettavo di Louis ma prima di accusarlo non sarebbe stato più giusto parlargli in privato?
«Io...» Harry mi guardava speranzoso così come Louis «Io non lo so...» dissi velocemente quelle parole dispiaciuta verso entrambi i ragazzi.
Non potevo accusare Louis, in fondo ieri avevo la febbre che stranamente adesso non avevo più, tutto poteva essere solo frutto delle allucinazione.
Ma quante probabilità c'erano che io e Harry avessimo le stesse allucinazioni?
Poche, se non nulla.
Per adesso sia Harry che Louis avevano bisogno di calmarsi perchè prendendosi a parole e picchiandosi non sarebbero arrivati a nessuna conclusione.




 

Note dell'autrice:

Per iniziare mi scuso per l'abnorme ritardo, purtroppo non ho molto tempo per scrivere e sono molto indietro con tutte le mie storie e non so neanche come sono riuscita a finire questo capitolo che è anche un po' più lunghetto del secondo :)
Mi scuso per eventuali errori che sono sicura che ci siano, non l'ho ricontrollato... l'ho pubblicato direttamente.
Vorrei sapere cosa ne pensate, se la storia piace e ne vale la pena continuarla oppure se è meglio di no... 
Cosa pensate di Alex? Che cosa le sta succedendo?
Adesso vi lascio, un bacione e alla prossima <3
-Valentina

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