Eternity

di SweetLuna
(/viewuser.php?uid=584830)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO - L'inizio dell'eternità ***
Capitolo 2: *** Antefatto - Difficili verità ***
Capitolo 3: *** Sette anni dopo - Renesmee ***
Capitolo 4: *** Un compleanno da ricordare ***
Capitolo 5: *** Una bellissima sorpresa ***
Capitolo 6: *** E' da una vita che ti amo ***
Capitolo 7: *** La quiete... e la tempesta ***
Capitolo 8: *** Un biglietto da Volterra ***
Capitolo 9: *** Genitori e figli ***
Capitolo 10: *** Una serata a La Push ***
Capitolo 11: *** Un papà troppo geloso ***
Capitolo 12: *** Ora è tutto perfetto? ***
Capitolo 13: *** Il tempo passa... ***
Capitolo 14: *** Arrivederci, Jacksonville! ***
Capitolo 15: *** Ritorno a Forks ***
Capitolo 16: *** Voglia di maternità... ***
Capitolo 17: *** Qualcosa sta per cambiare ***
Capitolo 18: *** Nuova vita ***
Capitolo 19: *** Le parole giuste ***
Capitolo 20: *** Tempo di annunci ***
Capitolo 21: *** Inaspettato ***
Capitolo 22: *** Natale in casa Cullen ***
Capitolo 23: *** Buon compleanno, Jake ***
Capitolo 24: *** Destinati all'eternità ***
Capitolo 25: *** Famiglia ***
Capitolo 26: *** Tutto scorre ***
Capitolo 27: *** A volte ritornano ***
Capitolo 28: *** La terza visione ***
Capitolo 29: *** Perfetta bugiarda ***
Capitolo 30: *** La tessera mancante ***
Capitolo 31: *** La coincidenza degli opposti ***
Capitolo 32: *** Snervante attesa ***
Capitolo 33: *** Nonostante tutto ***
Capitolo 34: *** Tutto nelle mie mani ***
Capitolo 35: *** Finalmente soli ***
Capitolo 36: *** Calma apparente ***
Capitolo 37: *** Benvenuti a Volterra ***
Capitolo 38: *** La resa dei conti - Prima Parte ***
Capitolo 39: *** La resa dei conti - Seconda Parte ***
Capitolo 40: *** Tra alti e bassi, la vita va avanti... ***
Capitolo 41: *** Nuovo look, nuova vita! ***
Capitolo 42: *** Quando meno te lo aspetti ***
Capitolo 43: *** Progetti per il futuro... ***
Capitolo 44: *** Preparativi ***
Capitolo 45: *** Il matrimonio del millennio ***
Capitolo 46: *** Tra sogno e realtà ***
Capitolo 47: *** Vacanze romane ***
Capitolo 48: *** Novità (belle e brutte) in casa Cullen-Black ***
Capitolo 49: *** L'Angelo Vampiro ***
Capitolo 50: *** Il passato ritorna ***
Capitolo 51: *** Un ospite inatteso ***
Capitolo 52: *** Un pomeriggio tranquillo, dicevano... ***
Capitolo 53: *** Nuovi indizi ***
Capitolo 54: *** Per tutte le vite che vivremo ***
Capitolo 55: *** EPILOGO - Attimi di eternità ***
Capitolo 56: *** Forever Dawn - Cullen-Black's Chronicles ***



Capitolo 1
*** PROLOGO - L'inizio dell'eternità ***


1. Prologo - L'INIZIO DELL'ETERNITA'


Bella
Sono seduta sul pavimento della cameretta di mia figlia.
Renesmee ultimamente ha il sonno leggero e non voglio svegliarla, tra poche ore arriverà Charlie e lei vorrà passare un po' di tempo con il nonno.
Mi fermo a pensare alla mia vita... la mia eternità.
È così strano pronunciare nella mia mente queste parole, fino a poco tempo fa temevo di perdere tutto, mi ero quasi abituata all'idea che i Volturi ci avrebbero attaccato e che saremmo morti tutti. Tutti tranne Nessie, so che Jacob l'avrebbe protetta per l'eternità, gliel'avevo affidata. La guardo, è bellissima. Mia figlia, il mio miracolo.
Ricordo come se fosse ieri la prima volta in cui aveva chiamato me ed Edward "mamma" e "papà", aveva solo una settimana di vita e già temevo di perderla. Ora so di non aver niente di cui aver paura.
Nessie si rigira nel letto, i suoi bellissimi riccioli color bronzo ormai le arrivano quasi alle ginocchia. La somiglianza con suo padre si fa sempre più evidente, ma sorprendentemente somiglia più a me! La lascio dormire e vado da Edward.
Squilla il telefono... è Renée, mia madre. Per la prima volta dopo mesi di silenzio e bugie, decido di rispondere... 
È un nuovo inizio.

***

NOTA DELL'AUTRICE
Benvenuti! Da LETTRICE e spettatrice mi sono sempre chiesta cosa sarebbe accaduto dopo Breaking Dawn... e così l'ho scritto! Nella mia fanfiction Renée farà ancora parte della vita di Bella, proprio come papà Charlie. Accetterà la nuova condizione di Bella e le rivelerà una sorpresa del tutto inaspettata...
E poi cosa succede? 
Passano sette anni, Renesmee è cresciuta. E con lei è cresciuto anche il suo amore per Jacob. Seguiremo passo per passo l'evoluzione del loro amore, e le vicende si intrecceranno con quelle della famiglia umana di Bella. Ci sarà il ritorno dei Volturi, che faranno la loro entrata in scena più di una volta... 


Detto ciò non mi resta che augurarvi buona lettura... e di lasciare qualche recensione!
Ringrazio in anticipo coloro che leggeranno, seguiranno e inseriranno questa storia tra le preferite e ricordate :)

Greta (SweetLuna)

P.S. Ciò che troverete scritto nelle note autrice risale all'anno di pubblicazione, il 2014.

IMPORTANTE! 
La storia è stata revisionata nuovamente nel 2020. La trama è rimasta invariata, ma ho provveduto a correggere eventuali errori, sviste, ripetizioni, errori di punteggiatura, di impaginazione e talvolta errori di forma, rendendo la lettura più scorrevole e gradevole.
Mi scuso qualora fossero ancora presenti eventuali errori. 

IMPORTANTE! (2)
Nell'universo di Twilight, un contesto fantasy, i mezzi vampiri come Renesmee diventano adulti in 7 anni. Pertanto, le vicende che riguardano Renesmee 7 anni dopo Breaking Dawn, riguardano una ragazza adolescente e NON una bambina di 7 anni.

Cover:

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Antefatto - Difficili verità ***


2. Antefatto - DIFFICILI VERITA'


Renée
«Mamma... Sono così felice di sentirti!».
Che emozione riascoltare la voce di mia figlia dopo così tanti mesi... La trovo leggermente cambiata, ma forse è solo una mia impressione. In fondo l'ultima volta in cui l'ho vista era il giorno del suo matrimonio. Tanti, troppi mesi fa.
«Mamma, Charlie ti avrà detto che ho passato un periodo difficile... Edward ed io ci siamo trovati male al college in Alaska, e abbiamo deciso di prenderci un periodo solo per noi due».
Mi sento così in colpa a non esserle stata vicina in un periodo così difficile per lei, così pieno di cambiamenti... Ma per fortuna ha Edward, e ha suo padre. Charlie mi ha sorpreso molto durante questi anni, ha dimostrato di essere un buon padre ed è stato vicino a Bella quando io non l'ho fatto...
«Tesoro, non sai quante cose ho da raccontarti! Phil ed io ci siamo stabiliti definitivamente a Jacksonville! E sai, Bella, ho una cosa molto importante da dirti. Ma lo farò in modo speciale, un modo che non ti aspetti!», le dico cercando di non apparire troppo emozionata. Perché Bella non può neanche immaginare quello che sto per rivelarle. 
«Non fare sciocchezze, mamma!», risponde Bella dall'altro capo del telefono. È felice, riesco a sentirlo perché la sua voce è rotta dall'emozione.
Tra noi due era sempre stata lei la più matura, e questo lo sapevo bene. Ho sempre avuto una grande fiducia in tutte le sue scelte. Anche la scelta di andare a vivere a Forks da suo padre, sulla quale ero stata molto scettica, si era rivelata la migliore per lei. Aveva trovato la persona giusta, quella che io avevo trovato in Phil quando ormai neanche ci pensavo più.
Edward e Bella, nelle poche volte in cui li avevo visti insieme, erano esattamente come due calamite. Lui si muoveva insieme a lei, come se fossero uniti da fili invisibili che li legano l'uno all'altra. Quando lei ed Edward erano venuti a trovarmi a Jacksonville prima del diploma di Bella, avevo detto chiaramente a mia figlia ciò che pensavo. Non volevo che ripetesse i miei errori di gioventù. Ma Edward aveva l'aria di uno che l'avrebbe protetta a qualsiasi costo, che le avrebbe fatto scudo col suo corpo prendendosi il proiettile al posto suo. È vero, io mi ero legata a Charlie quando avevo più o meno la sua età, ed ero ancora troppo giovane e inesperta sull'amore. Avevo fatto le cose troppo in fretta, senza rendermi conto che forse stavo facendo la scelta sbagliata. Inizialmente ero felice con Charlie, nella nostra casa, quando avevo scoperto di aspettare Bella. Ma poi quelle mura avevano cominciato ad opprimermi... Volevo viaggiare, vedere il mondo, vivere in una grande città. E invece ero rimasta imprigionata a Forks, il posto più umido e piovoso degli Stati Uniti, che a poco a poco aveva fatto ingrigire anche me.
Charlie mi amava ancora quando, di punto in bianco, avevo preso Bella e me l'ero portata via, lasciando quel posto che per me era diventato terribilmente opprimente.
Sapevo di averlo fatto soffrire portandogli via nostra figlia, concedendogli del tempo con lei solo per un breve periodo durante la stagione estiva. Bella si era a poco a poco distaccata da lui, sviluppando un rapporto sempre più forte con me. Viaggiavamo insieme, la coinvolgevo nelle mie pazzie, e Bella era sempre stata una bambina speciale, mi riportava sempre con i piedi per terra.
Fin quando non ho incontrato Phil, e ho deciso di risposarmi. Bella e Phil andavano più che d'accordo, ma, per quanto non lo desse a vedere, era stufa di doversi trasferire continuamente a causa del lavoro di Phil.
Ogni volta era costretta a cambiare casa, ambiente, scuola, amici. Con il risultato di ritrovarsi sola, e infelice.
Così aveva preso questa decisione, anche se un po' sofferta. Le sarebbe mancata la sua "tenera e svampita mamma", ma almeno avrebbe trovato un po' di stabilità. L'avevo lasciata andare a malincuore, ma adesso so di aver fatto la scelta giusta. 
Di certo non si immagina la mia sorpresa... Fra una settimana esatta prenderò un aereo e la raggiungerò a Forks. Verrà anche Phil, perché questa cosa riguarda tutta la famiglia.
Non ho neanche avvertito Charlie, deve essere una cosa del tutto inaspettata.
Voglio recuperare il mio rapporto con Bella...

È passata una settimana esatta dalla telefonata con Bella, e lei non immagina minimamente la sorpresa che sto per farle.
È la prima volta che faccio una cosa del genere... Ad essere sincera non so se sia la cosa giusta, ma d'altra parte sono sempre stata un po' pazza, me lo diceva sempre anche lei.
Phil ed io stiamo quasi per prendere l'aereo, siamo in fila al check-in con le nostre due valigie in mano... Tra poche ore finalmente sarò da mia figlia!
Mi sembra passato un secolo dall'ultima volta in cui l'ho vista, e forse farle una sorpresa è stata la decisione migliore che potessi prendere.
«Renée, sei proprio sicura di volerlo fare? Nelle tue condizioni non è proprio l'ideale prendere un aereo...». Phil è sempre il solito apprensivo, si preoccupa troppo.
«Phil, smettila. Sono solo incinta, non malata! E poi ci sei tu, no?».
Phil annuisce, ormai lo sa che non c'è modo di tenermi testa. Ha insistito tanto affinché telefonassi a Bella, o che almeno avvertissi Charlie del nostro arrivo.
«Potrebbero non essere a casa», mi aveva detto Phil, continuando ad insistere.
Ma io volevo che fosse tutto una sorpresa, non c'era stato modo di farmi cambiare idea.
È dal giorno del matrimonio che non vedo Bella, e dopo c'è stato solo il silenzio. Niente telefonate, niente messaggi, niente e-mail. Niente di niente, fino a una settimana fa. E in questi lunghi mesi sono riuscita ad avere sue notizie solo tramite Charlie.
So che Bella è rimasta molto delusa dall'esperienza del college in Alaska, e - come mi aveva detto lei stessa al telefono - voleva prendersi un periodo per riflettere sul suo futuro e per stare un po' da sola con Edward.
L'avrei sicuramente trovata a casa, il mio intuito non sbaglia mai quando si tratta di mia figlia.
Ma c'è un motivo ben preciso per il quale ho deciso di compiere questa pazzia... Alcuni mesi fa ho scoperto di essere incinta. Phil mi aveva detto che gli sarebbe piaciuto diventare padre, avere un figlio tutto suo a cui insegnare a giocare a baseball... E alla fine il suo desiderio si era avverato, stentavo a crederci anch'io.
Questa nuova gravidanza, del tutto inaspettata, mi ha fatto comprendere quanto sia importante recuperare il mio rapporto con Bella. In questi anni ci siamo perse di vista, è inutile negarlo. Ma voglio tornare ad avere il rapporto che avevamo prima della sua partenza.
Deve conoscere suo fratello, far parte della sua vita. So già che sarà un maschietto, si chiamerà Robert. Nascerà tra cinque mesi esatti. Volevo essere certa che andasse tutto bene per dirlo a Bella... Lo stesso Phil l'ha saputo dopo i fatidici tre mesi. In fin dei conti non sono più una ragazzina, ho superato i quarant'anni!
L'aereo sta per decollare, decido di fare un pisolino. Phil mi sveglierà appena saremo all'aeroporto, devo essere pronta per dopo.

Dopo qualche ora di riposo in albergo, Phil ed io prendiamo un taxi.
«Fa freddo per essere giugno», mi fa notare.
Ha ragione... Non sarei mai potuta restare in questa cittadina fredda e umida, non faceva proprio per me. Completamente diversa dalla mia amata Jacksonville e da Phoenix, calde e assolate.
Il tassista ci informa che siamo quasi arrivati all'indirizzo di casa Cullen: 420 Woodcroft Ave. C'ero stata una volta sola, proprio il giorno del matrimonio di Edward e Bella. Era una bella casa a vetri, spaziosa ed elegante. Un buon posto dove stare, fin quando non troveranno una loro sistemazione. La casa è grande, e nonostante la numerosa famiglia di Edward riusciranno sicuramente ad avere un po' di privacy. Esme è adorabile, difficile accostarla all'appellativo di "suocera".
Mi sposto per poggiare la mia testa sulla spalla di Phil. Sento il bambino scalciare dentro di me, non vede l'ora di conoscere sua sorella...
Siamo arrivati a destinazione. Phil ed io saliamo le scale e ci avviciniamo alla porta di casa Cullen.
Mi fermo un attimo, la mia euforia viene interrotta dalle voci di due persone che discutono... Una è la voce di Bella, l'altra non riesco a identificarla, è una voce maschile ma non appartiene a Edward.
«Lascia che entri prima io», mi dice Phil cercando di tranquillizzarmi. 
«Phil, aspetta. Proviamo a sentire ciò che dicono. Se non è il caso torneremo domani, telefonerò a Bella. Addio sorpresa, pazienza». 
Nel frattempo le voci si fanno sempre più forti, sovrapponendosi.
«Jacob, smettila! Ti rendi conto che non posso permettere che mia madre metta a rischio la sua vita? Hai pensato ai Volturi? E hai pensato che non crederà alla storia dell'adozione di Renesmee, così come non ci ha creduto mio padre? Non puoi sempre risolvere tutto a modo tuo!».
«Bells, adesso calmati. Era solo un'idea... in fondo con Charlie ha funzionato! Ti ricordi la sua reazione? "Bella, tu non ti trasformi in un animale, vero?". Dai, Charlie l'ha presa bene!».
«Dimentichi un piccolo particolare, Jacob. Mio padre non ha voluto sapere tutta la verità... Mia madre non è come lui, e non posso di certo dirle che sua figlia ora è un vampiro... Ho sentito un rumore, c'è qualcuno alla porta».                                                                   
Phil mi stringe tra le sue braccia, il mio viso viene rigato dalle lacrime.
Che significa tutto questo? Mia figlia è un vampiro, è possibile? Dove sono finita?
E ho appena scoperto di avere una nipote... Bella non mi vuole nella sua vita, ormai non ne faccio più parte. Ecco perché ha cercato di evitarmi, in tutti questi mesi...
Sento il bambino agitarsi dentro di me, percepisce la mia agitazione. Il cuore mi batte a mille.
«Voglio entrare», dico a Phil.
«Renée, sono... sconvolto. Ma sappi che ti sono vicino, qualunque scelta tu faccia. Ora chiariremo tutto».
Mi sembra di essere in un incubo, tutte le mie certezze stanno andando in frantumi... Il mondo non è ciò che credevo.
Mia figlia, neanche lei è più umana.
«Renée, c'è una cosa che non ti ho mai detto. Una cosa che non avrei mai potuto dirti, ma a questo punto è inutile nascondertela. Quando ero solo un ragazzo ho rischiato... di essere trasformato in vampiro. Sapevo della loro esistenza», mi dice.
«Tu stai scherzando, non è vero?».
Qualcuno sta venendo ad aprirci. Mi viene quasi da svenire, ma non posso. Devo essere forte per il mio bambino.
«Charlie, che bello veder... Ops! Mi sono sbagliato. Tu devi essere Renée, la madre di Bella. E tu suo marito Phil, giusto? Io sono Jacob, il migliore amico di Bella. Lei non è in casa, adesso». 
Dunque era Jacob. Bella mi aveva parlato spesso di lui, nelle sue e-mail. La voce maschile che discuteva con Bella era la sua.
«Jacob, vi abbiamo sentiti. Lasciaci entrare», interviene Phil.
È arrivato il momento di affrontare la realtà, per quanto difficile possa essere.
Jacob ci fa entrare, ha capito subito che è inutile continuare a fingere.
«Edward non c'è, e neanche gli altri. Sono fuori per... motivi familiari. Ci sono solo Esme... e Bella».
Esme ci fa accomodare sul divano, e ci offre da bere. Ci tenevano davvero, a mantenere un'apparenza umana. Al matrimonio avevo visto tutti i Cullen bere e mangiare di gusto tutte le portate. Era finzione, ovviamente... 
Il succo di frutta alla pesca mi fa subito sentire meglio.
«Mamma».
Senza neanche accorgermene vedo entrare nella stanza mia figlia, con passi troppo veloci e al tempo stesso aggraziati per essere umani. Non è poi così diversa da come l'avevo vista l'ultima volta... Ma è inutile negare che non sia cambiata. Il suo fisico è diventato molto più asciutto e snello, il che la fa anche sembrare più alta del suo metro e sessanta. I capelli sono di un castano molto scuro, quasi tendente al nero. Bella non si era mai fatta una tinta in vita sua, ricordo bene il suo colore naturale. I capelli contrastano con una pelle chiarissima e perfetta, che le conferisce un pallore quasi lunare, etereo ed elegante. Il viso è più affilato, è come se i suoi tratti si fossero ingentiliti. Ma ciò che mi colpisce di più sono gli occhi. Non più castani, ma dorati. Come Edward, come tutti i componenti della famiglia Cullen.
Ma la riconosco. È MIA FIGLIA, non un mostro.
Senza neanche parlare ci capiamo entrambe, e corriamo ad abbracciarci. Bella non è più morbida, e la sua pelle è fredda. Ma non mi importa, lei è mia figlia e questa è l'unica cosa che conta davvero.
«Bella, ora so tutto... Ma non mi importa che cosa sei. Tu sei mia figlia, e questa è l'unica cosa importante. Non voglio perderti mai più. A costo della mia stessa vita, davvero».
«Mamma, io volevo proteggerti. Non volevo rovinare la tua vita. Ho fatto la mia scelta, non sono più umana, è vero. Sono... un vampiro, ma non un mostro. Noi non uccidiamo, abbiamo trovato un'alternativa... E riguardo a papà, anche con lui è successo tutto per caso. Volevo tenerlo all'oscuro, ma non ci sono riuscita».
«E ne sono felice, Bells», rispondo io.
«Adesso se non ti dispiace vorrei conoscere una persona... Sono la nonna, giusto? Non devi spiegarmi niente, non adesso».
Sento il rumore di una macchina. «È Alice. Sarà andata a prendere Renesmee da Charlie», mi dice Bella.
«Come hai detto che si chiama? Renes...mee?».
«Sì, mamma. Renesmee. Ho unito il tuo nome a quello di Esme. Ho pensato anche a te, visto? È una bambina speciale, te ne innamorerai. L'unica cosa è... non sorprenderti del suo aspetto. Renesmee cresce in fretta, e sembra molto più grande di una bambina di dieci mes... Lasciamo stare, ne riparleremo!».
Alice entra in casa, dietro di lei sento una voce di bambina chiamare la mamma. È Renesmee, mia nipote.
«Renesmee, tesoro, voglio presentarti una persona. Lei è nonna Renée, ed è come nonno Charlie. E lui è Phil, il tuo nonno acquisito». Renesmee si avvicina a me, e si fa prendere in braccio da Phil. È bellissima... un mix perfetto tra Edward e Bella.
I suoi occhi sono grandi e color cioccolato, come lo erano quelli di Bella. È meravigliosa.
«Ciao Renesmee, sono la tua nonna». Le accarezzo i capelli, sembra una bimba di circa quattro anni e mi accorgo presto che sa parlare perfettamente.
«Ciao, nonna! Sono così contenta di conoscerti! Ho ereditato il mio nome anche da te, oltre che da nonna Esme, lo sai? Mi prendi in braccio?».
«Tesoro, non posso...», le rispondo con dispiacere.
«Mamma, che succede? Se hai bisogno di riposare...».
Mi tolgo il cardigan, e la mia pancia appena accennata rivela il mio segreto.
«Bella, ero venuta qui da te per farti una sorpresa... Aspetto un bambino. Voglio che tu faccia parte della vita di tuo fratello, e che ne faccia parte anche Renesmee».
Tutti i presenti corrono ad abbracciarmi, la prima a farlo è Esme.
«Non saranno troppe tutte queste emozioni insieme?», interviene Phil, avvicinandosi di nuovo a me. È preoccupato, anche se non vuole darlo a vedere.
«Quindi sappiamo che è un maschietto?», mi domanda Esme, mentre Phil ed io rispondiamo "sì" insieme. 
«Robert nascerà tra cinque mesi... A ottobre, un mese dopo il compleanno di Bella».
«Quando torneranno gli altri ci saranno un bel po' di novità da raccontare», interviene Alice.
Nel frattempo mi accorgo che Bella e Jacob stanno ricominciando a discutere, se pur a bassa voce.
«I Volturi. Devo proteggere mia madre, ed ora anche mio fratello...».
«Non ce ne sarà bisogno». È Phil che ha preso la parola, sorprendendomi. Chi sono questi Volturi? Riguarda ciò che mi ha detto prima, a proposito della sua "esperienza" con i vampiri in gioventù?
«I Volturi non possono far del male alla mia famiglia. Abbiamo un patto».
«Alt. Un momento. Phil, tu come fai a sapere dei Volturi? Che significa questa cosa del patto??? Io... io... non capisco, spiegati!». Bella è rimasta del tutto sconvolta dalla risposta di Phil. Be', lo sarei anche io se sapessi chi sono questi Volturi e se fossi ancora capace di meravigliarmi... Ma nel giro di poche ore il mio mondo è stato del tutto stravolto, e ormai credo di aver perso la capacità di sorprendermi. Se ho reagito "bene" a questo, posso sopportare tutto.
Bella si sbagliava, non sono tanto fragile come lei credeva. Forse è Robert a darmi tutta questa forza, facendomi sentire la sua presenza scalciando dentro di me.
Ancora non può sapere che la famiglia in cui verrà al mondo è unica nel suo genere...
I miei pensieri vengono interrotti dalla voce squillante di Alice: «Phil, dicci tutto. Dio, come è possibile che io non abbia previsto nulla?».
Previsto? C'è ancora qualcosa che mi sfugge, evidentemente. 
Tutti ci mettiamo seduti in cerchio, chi per terra, chi sul divano... Anche Renesmee - in braccio a Jacob - sembra interessata ad ascoltare, ha uno sguardo così consapevole! Credo di non aver mai visto una bambina straordinaria come mia nipote. Tutti sono pronti ad ascoltare, e Phil comincia il suo racconto.
«Avevo vent'anni appena compiuti quando venni a sapere dell'esistenza dei vampiri. Era estate, io e il mio gruppo di amici avevamo deciso di fare una vacanza in giro per l'Italia.
Già allora facevo parte di una piccola squadra di baseball, i miei compagni di squadra ed io eravamo molto uniti, non stavamo mai da soli. Ma una sera decisi di uscire da solo, per comprarmi un pacchetto di sigarette. Da allora ho smesso di fumare...
Ci trovavamo a Montepulciano. Da lì a Volterra la strada è "breve"... Mentre camminavo venni aggredito da un uomo, e credo di aver perso i sensi. Soltanto dopo, scoprii che si trattava di un vampiro.
Mi risvegliai in un luogo strano, che puzzava di vecchio. Erano i sotterranei di Volterra, la sede dei Volturi. Al mio risveglio mi trovai davanti una ragazza bionda e minuta, con un aspetto quasi da bambina, ma con due grandi occhi rossi. Un rosso vivo, acceso... da brividi. Per il mio bene capii subito che dovevo mantenere la calma.
"Io sono Jane. Sei stato aggredito da un vampiro", mi disse la ragazza dagli occhi rossi. "Saresti morto, se solo non fossimo intervenuti. Ti abbiamo pulito il sangue dal veleno. C'è un motivo ben preciso per cui abbiamo deciso di non trasformarti in uno di noi"». 
Mi intrometto nel discorso, sembra quasi di stare ad ascoltare un racconto dell'orrore. «Phil, ma chi sono i Volturi? Sono dei... vampiri, okay. Ma chi sono di preciso?».
«Renée... i Volturi sono una sorta di "famiglia reale" dei vampiri, coloro che decidono le leggi del mondo immortale. Mi spiegarono che tenevano d'occhio la mia famiglia da centinaia e centinaia di anni. Sono l'ultimo discendente della famiglia di Jane e Alec, i terribili gemelli. Mi dissero che avevo un potere unico, che però mi avrebbero rivelato soltanto se avessi deciso di unirmi a loro, al loro corpo di guardia. Come potete vedere, ho rifiutato la proposta. Mi hanno concesso di scegliere, privilegio che è dovuto solamente al mio legame con i gemelli. 
La mia famiglia è intoccabile, mi hanno promesso che né io né i componenti della mia famiglia saremo mai attaccati da un vampiro. Quindi anche Renée e nostro figlio sono al sicuro, nonostante siano umani».
«Mio Dio. Sono sconvolta, davvero». Bella è rimasta impietrita dal racconto di Phil... E lo sono anch'io, devo ammetterlo.
«E così tu sei l'ultimo discendente della famiglia di Jane e Alec?!». Anche Esme si alza in piedi improvvisamente, con lo stesso movimento fulmineo che ho visto fare a Bella poco fa. 
«Sì, Esme. Non puoi capire quanto io sia rimasto sconvolto, quando l'ho saputo... Se anche non fossi stato attaccato da un vampiro, i Volturi sarebbero venuti a cercarmi. Mi hanno spiegato che la mia famiglia era sempre stata piena di "talenti naturali", per questo non avevano mai smesso di tenerla sotto controllo. Nel corpo di guardia dei Volturi ci sono altri tre membri della mia famiglia. Loro non hanno avuto scelta, sono stati presi e trasformati contro la loro volontà. Solo a me è stato concesso il diritto di scegliere... "Perché se ti trasformiamo contro la tua volontà, il tuo dono è così potente che potrebbe ritorcersi contro di noi", mi aveva detto Caius». 
Restiamo a parlare per un'altra ora, ognuno chiede chiarimenti sul racconto di mio marito.
Inizio a sentirmi stanca, ho bisogno di dormire ed elaborare tutto questo... probabilmente sono sotto shock, e neanche me ne sono accorta.
«Mamma, Phil, vi accompagno io in albergo. Anzi, se volete vado a recuperare i vostri bagagli e vi preparo una stanza. La casa è grande, c'è spazio!».
«Grazie Bella, ma per questa sera sarà meglio andare in albergo, Phil ed io abbiamo bisogno di stare un po' da soli». Bella ci accompagna in albergo, ed io sono così stanca da addormentarmi in macchina.
Questa è stata la giornata più strana di tutta la mia vita.

La mattina dopo mi sveglio di soprassalto. A Forks il sole non c'è quasi mai, quindi non saprei dire con esattezza che ore sono.
Phil mi dice che sono le due del pomeriggio, e che ha preferito non svegliarmi.
«Come ti senti? Ieri in macchina sei crollata...». 
«Ho mal di testa, Phil. E mi sento strana... Tutta colpa di quel maledetto incubo».
«Ti va di raccontarmelo?», domanda Phil, visibilmente preoccupato.
«Be'... se devo essere sincera riguarda il tuo racconto di ieri. C'erano degli uomini nascosti da lunghi mantelli neri e grigi. E c'era un bellissimo ragazzo biondo, un viso familiare... All'improvviso gli occhi azzurri del ragazzo diventano rossi, lui si gira verso di me e mi dice qualcosa del tipo "Mamma, io ho fatto la mia scelta. Sto con i Volturi''.
E la vampira di cui hai parlato nel tuo racconto... Jane... lo prende per mano dicendogli qualcosa come "Benvenuto tra noi, Robert". Capisci, Phil? Il ragazzo del sogno era Robert, nostro figlio! Che cosa significa tutto questo? I Volturi verranno a prendere anche lui?».
«Ehi, calmati. È solo un incubo, okay? Ricordi ciò che ti ho detto? La mia famiglia è intoccabile. Robert è intoccabile. Non farti suggestionare, ci sono io con te».

Nel pomeriggio chiamiamo Bella e ci facciamo venire a prendere. Voglio stare il più possibile con mia nipote. Non so proprio come farò a lasciarla fra due giorni, quando Phil ed io torneremo a Jacksonville. 
Arrivati a casa Cullen veniamo subito accolti da Esme e Jacob, che tiene Renesmee in braccio. Jacob deve essere molto legato a lei, non la perde mai di vista neanche per un secondo. E Renesmee lo considera una specie di zio, da ciò che mi sembra di capire.
«Alice è andata all'aeroporto a prendere gli altri, sono tutti di ritorno», mi spiega Esme.
«Gli altri?», dico io, agitata.
«Tranquilla, mamma... Sanno tutto. Di te, di Phil, tutto quanto. Dopo avervi riaccompagnati in albergo, Edward ed io abbiamo fatto una lunga telefonata. È tutto risolto, e grazie a Phil non abbiamo nulla da temere». 
«Saluti da Denali! Abbiamo belle notizie, Garrett e Kate si sposano!». È Emmett.
«Ma dai! Che bella notizia! Ci avrei scommesso che quei due sarebbero stati una bella coppia», interviene Bella. 
«Sono amici di famiglia, mamma. Sono... come noi». E così anche i vampiri si sposano, ed hanno una vita normale, a modo loro. Tutto ciò che avevo sempre creduto sui vampiri è falso. I vampiri non sono il frutto dell'immaginario popolare, esistono davvero... E la storia dell'aglio, dei crocefissi, dei paletti nel cuore, del dormire nelle bare, dei castelli diroccati, della luce del sole... quella è tutta leggenda. 
Mi piacerebbe vedere l'aspetto di mia figlia alla luce del sole, e ce ne sarà modo, ne sono certa. La parte che più mi aveva sconvolta era il fatto che non avessero bisogno di dormire. 
Io impazzirei, il sonno è un modo per "evadere" almeno per qualche ora dalla vita quotidiana, bella o brutta che sia. Ma il loro cervello non ha mai bisogno di riposare, al pari del loro corpo. E a dire il vero anche il fatto che vadano a caccia di animali selvatici mi fa rabbrividire. Certo, sempre meglio che sacrificare vite umane... 
«Nonna Renée, posso toccare la tua pancia? Voglio vedere se riesco a sentire Robert!», mi domanda Renesmee avvicinandosi a me. 
«Ma certo, tesoro mio», le rispondo, invitandola a poggiare la sua manina sul mio pancione. 
La dolcezza di mia nipote non finirà mai di sorprendermi. Robert sarà suo zio, ma nonostante la poca differenza di età, Renesmee sembra già avere quasi cinque anni.
Bella ieri mi aveva mostrato le sue foto, la bambina cresceva a velocità inaudita. Non aveva voluto rivelarmi quanto fosse durata la sua gravidanza, mi aveva detto soltanto che era stata difficile, e la trasformazione in vampira era stata l'unica maniera per farla sopravvivere al parto. Io stessa non ho voluto chiederle i particolari, ora mia figlia è felice e non voglio farle ricordare i momenti difficili passati. Non aveva neanche voluto dirmi quando Renesmee avrebbe terminato la sua crescita, e neanche questa è una cosa che desidero sapere. So soltanto che è una bambina speciale, e che lo sarà anche da adulta. Il fatto che sia una mezza vampira, per me è solo un dettaglio. 
Renesmee appoggia la sua manina sulla mia pancia, sorridendo. Il suo tocco è caldo e delicato, e Robert si fa sentire tirando un calcetto. 
Bella fa la stessa cosa. Il tocco della sua mano è leggero, ma freddo come il ghiaccio. 
«Sbrigati a nascere, Robert. Sono proprio curiosa di conoscere mio fratello. Sai, mamma... non mi ero mai vista nei panni di una sorella maggiore. Ma la nascita di Renesmee ha cambiato molto il mio modo di vedere le cose. Su due figli almeno uno dei due sarà normale, no?».
Bella si mette a ridere della sua battuta scema, e mi abbraccia.
Domani è l'ultimo giorno a Forks, e già mi manca. Ma ora che conosco tutta la verità non riesco ad essere triste per le scelte che ha fatto. Non è più umana, è vero, ma resterà sempre la mia piccola Bella.


Il giorno dopo

Oggi è l'ultimo giorno a Forks per me e Phil, e so già che sarà dura salutare mia figlia, mia nipote e la famiglia Cullen. Ma stavolta è diverso, la certezza che ora faccio di nuovo parte della sua vita mi dà forza. L'aereo parte alle tre e un quarto del pomeriggio, perciò dopo la colazione Phil ed io andremo subito da Bella.
Ma dopo aver mangiato inizio a sentirmi strana, e mi viene la nausea. Stamattina mi sono svegliata male, dopo aver fatto di nuovo quell'incubo su Robert e i Volturi. Siamo in taxi, quando perdo i sensi...
«Renée! Mi senti?!? Stiamo andando in ospedale, tranquilla!». Sono svenuta, ma riesco a sentire la voce preoccupata di Phil. Il taxi cambia direzione...

Quando mi risveglio sono all'ospedale. 
«Renée, sei solo svenuta. Tu e il bambino state bene». È Carlisle a parlarmi, Phil mi tiene la mano. 
«Grazie, Carlisle... Per aver interrotto la tua visita ed esserti occupato di mia moglie».
«Non devi ringraziarmi, Phil! Voi fate parte della mia famiglia. Ah, Renée... ti ho fatto un'ecografia, quando sarai a casa la guarderete insieme tu e Phil. Il tuo piccolo Robert è sano come un pesce».
Mi sono presa un bello spavento, così decidiamo di spostare il volo alla sera. 
All'aeroporto vengono proprio tutti a salutare me e Phil, Renesmee mi regala un disegno.
«Le ho dato una tua fotografia e lei ti ha fatto un ritratto», dice divertita Bella, notando che il ritratto è così perfetto da sembrare una foto. Io e Bella restiamo abbracciate a lungo...
«Mi mancherai, Bells». 
«Dai, mamma. Io sono qui, e ti aspetto», mi risponde lei.
«Sempre», aggiungo io.
 

Cinque mesi dopo - 27 Ottobre 2007

Oggi è il grande giorno, fra poche ore stringerò tra le braccia il mio bambino. Non riesco ancora a crederci, mi sembra di aver aspettato una vita... Questa notte mi si sono rotte le acque, e Phil mi ha portata subito in ospedale.
«Devo chiamare Bella», gli dico voltandomi in cerca del cellulare, forse l'ho lasciato in borsa.
«La chiamo io, non ti preoccupare», risponde Phil, tirando fuori il telefonino dalla tasca dei suoi pantaloni e mettendo il vivavoce.
«Bella, sono Phil! Ho portato Renée in ospedale, il bambino sta per nascere!».
«Ciao Phil! Sbaglio o il bambino sta nascendo con una settimana di anticipo?» risponde lei.
«Non sbagli, Bella. Ma è tutto sotto controllo, non ti preoccupare. Renée sta bene!». 
«Chiamami appena sarà nato, e fammi parlare con lei. Dille che qui la salutano tutti, e che Renesmee le manda un bacio...». 
«Okay, a dopo, Bella!».

È nato. Robert Philip Dwyer, mio figlio.
Phil ha voluto assistere al parto, è stato molto coraggioso! Ricordo che quando nacque Bella, Charlie non se la sentì di accompagnarmi in sala parto.
Le infermiere me lo portano dopo avergli fatto il bagnetto, ed ora posso finalmente ammirarlo. Robert ha un leggero strato di capelli biondi chiarissimi, e i suoi grandi occhioni azzurri sembrano sorridermi. Con la manina stringe il dito di Phil.
Robert inizia a piangere non appena il cellulare di Phil inizia a squillare.
«È Bella, rispondi tu», mi dice.
«Phil, allora come procede?». 
«Bella, sono io! È nato, e stiamo bene!», rispondo impaziente.
«Ero così agitata, non ce la facevo più ad aspettare, dopo tutte queste ore! Allora? Com'è mio fratello, mi somiglia?».
«In realtà no! Tu somigli molto di più a Charlie, Robert è uguale a me. È biondo, ha gli occhi azzurri. Un bel bimbo di tre chili... Non vedo l'ora di fartelo conoscere». 
«Anche io non vedo l'ora. Senti, mamma, ora ti passo una persona... Renesmee vuole parlare con te!».
La mia nipotina mi dice che ha in mente una sorpresa per me. Vuole venire a conoscere Robert il prima possibile, sarà Jacob ad accompagnarla. Non potrebbe esserci sorpresa più bella...

Il giorno dopo Phil ed io possiamo finalmente portare Robert a casa.
La cameretta che inizialmente sarebbe dovuta essere di Bella, è diventata ufficialmente la cameretta di Robert.
Il bambino si addormenta, e mentre sto uscendo dalla stanza l'occhio mi cade su una "vecchia" foto di Bella, vestita da ballerina per il saggio di danza.
Ora è di nuovo nella mia vita, e presto inizierà a far parte anche della vita di Robert. Mi importa relativamente di tutto ciò che ho scoperto nei mesi scorsi riguardo alla sua nuova... condizione. Ho capito che tutto ciò che voglio è averla nella mia vita, e sono sicura che per Robert sarà la stessa cosa.
È una buona madre, sarà anche una perfetta sorella maggiore. E sono certa che lui e Renesmee avranno un rapporto speciale, lei si è molto legata a me in questi mesi, ed io a lei.
Questo figlio è venuto al mondo in una famiglia particolare, ma non la cambierei per nessun motivo.
Benvenuto, mio piccolo Robert.

Bella
Continuo a guardare la foto che mi ha inviato mia madre. È Robert, il fratello che mai avrei pensato di avere e che adesso sono impaziente di conoscere... La vita di mia madre ha preso una strada diversa da quella che avevo scelto per lei. Avrei voluto tenerla al sicuro, nel suo normale e felice mondo umano. E invece, per puro caso, era venuta a conoscenza della verità su di me, sulla mia nuova famiglia. Su mia figlia.
Robert le ha dato la forza per affrontare il mio mondo, e ne sono felice. E grazie a Phil e il suo patto con i Volturi, loro sono al sicuro per l'eternità. Da un po' di tempo la fortuna aveva iniziato a girare dalla mia parte.
Fra dieci giorni Renesmee partirà con Jacob per Jacksonville, andranno a conoscere Robert. Sono impaziente di conoscerlo anch'io, non appena Robert potrà affrontare un viaggio in aereo. Chissà come sarà il nostro rapporto... una sorella maggiore vampira e un bambino umano. Ma per lui questa situazione sarà normale... È un po' come quando un gattino viene allevato da un cane: inizia a considerare i cagnolini come suoi fratelli, e crescendo non ne avrà paura. Per lui sarà del tutto normale crescere in una famiglia mista umani/vampiri.
Tra l'altro Renesmee e mia madre hanno legato fin da subito. Mia figlia aveva conosciuto Charlie dopo la sua nascita, e spesso mi chiedeva perché non potesse conoscere anche la nonna. Mi diceva di aver capito, ma in realtà sapevo quanto ci soffriva.
Robert è suo zio... Che cosa buffa, secondo me saranno un po' come cugini, Renesmee non lo chiamerà mai "zio"! Mi viene da sorridere, pensando a questo.
Finalmente ho risolto, nel migliore dei modi, tutte le questioni in sospeso della mia vita da umana. Adesso sono una vampira, una moglie, una madre... e una sorella maggiore!
La mia eternità può cominciare davvero, e non potrebbe essere più bella di così...



NOTA: Alice non ha previsto l'arrivo di Renée, perché non ritenendola un pericolo non l'ha tenuta d'occhio. 
Non ho ignorato i super sensi dei vampiri: la discussione tra Bella e Jacob dura massimo un minuto, tanto che Bella avverte subito un rumore e Jacob va ad aprire.


NOTA DELL'AUTRICE: Le lettrici storiche ricorderanno sicuramente che questa parte era inizialmente divisa in 7 mini capitoli introduttivi (Dopo tanto tempo, Direzione Forks, Difficili verità, Rivelazioni, Il segreto di Phil, Robert), che ho deciso di riunire come antefatto in un unico capitolo. Di conseguenza cambierà la numerazione dei capitoli.
Questo capitolo è stato nuovamente revisionato nel 2018 e nel 2020.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Sette anni dopo - Renesmee ***


3. SETTE ANNI DOPO - RENESMEE

Renesmee
«Mamma, papà, vado a dormire... sono stanchissima».
«Buonanotte, amore!».
Lascio da soli i miei genitori e me ne vado dritta nella mia stanza, buttandomi sul letto.
Domani è il mio settimo compleanno, la data che segna una volta per tutte la fine della mia rapidissima crescita. Sono cresciuta in fretta, ma grazie a loro non mi è mancato nulla.
Dopo l' "incontro" con i Volturi, avevo vissuto la mia breve infanzia in modo felice e sereno, protetta e coccolata dall'amore della mia straordinaria famiglia.
Ed ora mi aspetta una giornata davvero piena, divento ufficialmente una donna adulta.
Non voglio neanche immaginare che cosa avrà organizzato zia Alice, che in questi giorni aveva tenuto la bocca chiusa perché tutto doveva essere assolutamente "top secret"...
Verrà anche nonna Renée insieme a "nonno" Phil e al mio piccolo zio Robert. È buffo pensare che ho solo un anno e un mese più di lui: Robert è un normalissimo bambino di sei anni, io una mezza vampira di sette con l'aspetto di una giovane donna.
Ormai io e mamma ci abbiamo fatto l'abitudine, quando andiamo in giro insieme tutti ci scambiano per sorelle. L'altro giorno la commessa di un negozio, notando la nostra somiglianza, ci aveva chiesto se fossimo addirittura gemelle. Zia Alice era scoppiata a ridere, mettendo in imbarazzo la povera commessa ignara di tutto...
Domani ci sarà anche Jacob, ovviamente. Ormai è da mesi che sono innamorata di lui, ma non posso dirglielo. Non ce la faccio, sarebbe sbagliato.
Lui è convinto che io lo consideri come uno zio, credo. E poi abbiamo sedici anni di differenza, non sono di certo pochi... Mi ha vista nascere, si è preso cura di me, mi ha sempre accompagnata quando volevo andare a Jacksonville a trovare i nonni e Robert. 
No, non posso proprio. 
È giusto che stia con Leah, lo vedo quanto sono legati...
 
Tutto è cominciato esattamente cinque mesi fa, durante una giornata di pioggia.
Avevo sempre visto Jacob come un punto di riferimento, la persona sulla quale avrei sempre potuto contare, eppure tutto a un tratto avevo cominciato a vederlo in un modo del tutto diverso. Un modo che non conoscevo, e che a dirla tutta mi spaventava anche un po'...
Eravamo in spiaggia, a La Push, e all'improvviso aveva cominciato a piovere forte.
«Ness, andiamo a casa, se ti bagni Edward vorrà picchiarmi a sangue!», mi aveva detto Jake coprendomi con il suo giubbotto.
«Smettila Jake, una mezza vampira non può beccarsi il raffreddore!», gli avevo risposto mettendomi a ridere. Era sempre stato così premuroso...
Quel giorno Billy Black si trovava a casa di nonno Charlie per vedere l'ennesima partita di baseball della stagione, Jake ed io eravamo soli in casa. Jacob si era tolto la camicia, completamente zuppa di pioggia, per poi venire a sedersi sul divano accanto a me.
«Stai morendo di freddo... Avvicinati Nessie, qui puoi trovare una stufa umana!».
In quel momento non riuscivo a pensare ad altro che non fosse la bellezza di Jake, desideravo averlo accanto a me il più possibile, essere cullata dalle sue braccia. Mi ero avvicinata a lui, accoccolandomi contro il suo petto e chiudendo gli occhi, beandomi del suo profumo, del suo respiro caldo e leggero sui miei capelli umidi.
«Vediamo se soffri ancora il solletico!», mi aveva detto improvvisamente facendomi sobbalzare. Mi ero subito alzata dal divano, ma Jake mi aveva riacciuffata facendomi cadere a terra. Lo avevo trascinato con me, e ci eravamo ritrovati faccia a faccia. Avevo un'improvvisa voglia di baciarlo, ma dentro di me la sentivo come una cosa sbagliata. Insomma, Jacob era uno di famiglia, il migliore amico di mamma. Un tempo era stato persino innamorato di lei...
Jake mi prese il volto tra le mani, i nostri sguardi erano incredibilmente vicini. Stava per avvicinarsi ancora, per soddisfare il mio desiderio più grande... Ma io mi ero irrigidita, e le sue labbra si erano posate sulla mia fronte, non sulle mie labbra. Jacob non mi vedeva in quel modo, e dovevo farmene una ragione. Lui è un uomo, io invece non lo so neanche, che cosa diavolo sono...
Da quel giorno Jacob era diventato sempre più strano, passava la maggior parte del tempo a confidarsi con Leah, chissà che cosa le raccontava di me. Che ero una ragazzina ingenua e inesperta, ecco cosa le diceva! E così facendo aveva allontanato da me la mia migliore amica, che si era legata a lui sempre di più. In un modo che forse a me non sarebbe mai stato concesso...
Ma ora basta con la tristezza, meglio andare a dormire per davvero. Mi infilo sotto le lenzuola, rannicchiandomi contro il cuscino. Ma la suoneria del mio cellulare mi fa sobbalzare, e mi alzo dal letto con un movimento fulmineo. Dovrei spegnerlo, o non riuscirò mai a prendere sonno...
È un messaggio di Jacob, il primo a farmi gli auguri di compleanno. Il cuore inizia a battere più forte, una reazione che il mio corpo non riesce a controllare di fronte alla vista di quel nome.
 
È mezzanotte, ed è ufficialmente il tuo compleanno! Tanti auguri mia principessa... Domani ti aspetta una bellissima sorpresa.
Buonanotte, dolci sogni
 
Ecco, messaggi di questo genere non aiutano affatto a togliermi Jacob dalla testa... Non mi aveva mai chiamata "mia principessa".
Vorrà dire qualcosa, forse. Ma non voglio farmi troppe illusioni, servirebbe solo a farmi stare peggio...
Domani verrà anche Nahuel. Ho un ricordo piuttosto vago di lui, venne a testimoniare ai Volturi per dimostrare che io ero come lui: una mezza vampira, e non una bambina immortale. Magari lo conoscerò meglio e mi farà dimenticare Jacob... Dovrei essere un'adulta, e invece mi sento come una stupida adolescente, una ragazzina.
Ma in fin dei conti ho solo sette anni, e davanti a me ho tutta l'eternità...




Precisazione: Sono passati 6 anni dalla nascita di Robert, ma 7 anni dalla nascita di Renesmee.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Un compleanno da ricordare ***


4. UN COMPLEANNO DA RICORDARE


La mattina seguente mi sveglio molto presto, dopo aver fatto un bellissimo sogno che è ancora vivido nella mia mente... Ormai non riesco più a riprendere sonno, anche se avrei voluto che il sogno non finisse.
Ero vestita con un elegante abito rosso e mi trovavo da sola al centro di un'enorme pista da ballo, di quelle che si vedono nei film in costume, come le dame dei romanzi di Jane Austen che piacciono tanto a mia madre. 
Mi sentivo leggermente a disagio, non sapevo come ci fossi finita e che cosa dovessi fare. Sapevo che ero lì per aspettare una persona, ma chi? All'improvviso, dall'ombra, spuntano fuori diverse figure, che aumentano sempre di più, fino a circondarmi e a farmi quasi perdere in quell'infinito oceano umano. Persone dal volto non ben definito, sconosciuti. E in mezzo a quelle persone, riesco finalmente ad identificare un volto. Quel volto che tanto amo, la sua figura possente che viene verso di me e mi prende per mano.
«Renesmee, io ho sempre voluto solo e soltanto te», mi dice. È Jacob.
Non appena cominciamo a ballare, tutti i presenti ci osservano incuriositi, meravigliati. L'oceano di persone si apre in un varco per lasciare spazio a noi due, così diversi eppure così vicini. Il disagio era del tutto scomparso, ero finalmente felice. Non vedevo altro che Jacob, mi sentivo come se non avessi mai desiderato altro che non fosse lui, ed era tutto incredibilmente vero...
Ma perché queste cose accadono solo nei sogni?
Mi viene quasi da piangere, ma non voglio farmi vedere da mamma... e soprattutto da papà. Difficile nascondere qualcosa ad un padre che ti legge nel pensiero, anche se a volte riesco a distrarlo pensando ad altro.
Lui sapeva tutto, ovviamente, ma gli avevo detto che ne avremmo parlato quando mi sarei sentita pronta. Al momento parlare di Jacob mi fa soltanto stare male, lo vedo distante.
Da quel giorno trascorso a casa sua, da soli, era come se tra noi si fosse spezzato qualcosa. Mi ero inspiegabilmente irrigidita e ritratta da quel bacio che sarebbe arrivato da lì a breve. Avevo rovinato tutto... ed era solo colpa mia.
Mi asciugo le lacrime che lentamente si fanno strada sul mio volto. Oggi è il mio compleanno, e non dovrei stare così. Non è da me reagire in questo modo, avere continuamente voglia di piangere. Ma stavolta è diverso, perché si tratta di Jacob. E il mio cuore si stringe al solo pensiero di lui, di quegli occhi neri e profondi che non ho saputo decifrare... Basta, devo smetterla!
Penso al piccolo Robert, a nonna Renée... non vedo l'ora di riabbracciarli. Il pensiero che oggi li vedrò di nuovo mi rende felice almeno un po', quel tanto che basta per non scoppiare in lacrime.
 
Dopo essermi fatta una doccia calda, mi sento decisamente meglio. Finalmente prendo coraggio e decido di uscire dalla mia stanza.
«Tanti auguri, amore mio!».
Non faccio in tempo ad uscire dalla camera che vengo subito travolta dall'abbraccio di mia madre, che mi stringe forte a sé.
«Papà ti ha preparato una colazione speciale, vieni!», mi dice con un sorriso raggiante.
Non appena entro in cucina, vengo subito inebriata dall'odore dei cornetti caldi ripieni di cioccolata. Mio padre è un cuoco fantastico, è un vero peccato che non possa mangiare ciò che cucina.
«Tanti auguri, piccola mia».
Mi abbraccia anche lui, e quasi non mi lascia più... Ma mio padre si accorge subito che in me c'è qualcosa che non va, che sotto il mio sorriso si nasconde qualcosa che mi impedisce di essere del tutto serena.
«Renesmee, ne vuoi parlare? Io non ce la faccio più a vederti così, davvero. Oggi è il tuo compleanno, dovresti essere felice. E invece sei sempre triste per colpa di una certa persona... ora basta. Vado a picchiarlo», mi dice lui con lo stesso sorriso sghembo che ha fatto innamorare mia madre. Papà riesce sempre a strapparmi una risata, e sorrido anch'io.
«Ho deciso, papà. Glielo farò capire. Non posso dirglielo direttamente, ma almeno potrei provare a comprendere se il mio sentimento è ricambiato...», gli dico tenendo lo sguardo basso, fissando la mia deliziosa colazione.
«Dammi retta, non farti troppi problemi. Non posso dirti niente, Nessie, ma una cosa te la posso dire. Le cose verranno da sé...», mi risponde lui con uno sguardo indecifrabile, misterioso.
«Come sei enigmatico, papà! Però riesci sempre a farmi avere più fiducia in me stessa... Sono felice di averne parlato».
 
La chiacchierata con mio padre mi ha fatto davvero bene... D'altronde nessuno può comprendermi meglio di lui, osservando i miei pensieri può capire perfettamente ciò che provo.
Guardo distrattamente l'orologio della cucina, sarà meglio che vada a prepararmi.
Fra poco andremo a casa dei nonni per festeggiare il mio compleanno. E non uno qualsiasi, ma il settimo, quello che segna il definitivo raggiungimento della mia crescita. Non cambierò più, non crescerò ancora. Questo sarà l'aspetto che conserverò per il resto dell'eternità, avrò "vent'anni" per sempre. Anche se la mia natura per metà umana mi differenzia dalle altre vampire, perché il mio corpo può cambiare. E quando sarà giunto il momento adatto, voglio conoscere più informazioni possibili su chi sono davvero, quale parte prevale in me. Se la parte umana o quella immortale...
«Questo è il vestito che zia Alice ha scelto per te. Siamo andate a sceglierlo insieme, ma lo sai che io e la moda non andiamo troppo d'accordo!», mi dice mamma osservando una grossa scatola poggiata sul mio letto.
«A proposito, lei e zia Rosalie arriveranno a momenti per darci una mano... Sarai bellissima».
Apro la scatola sul letto, il mio vestito è lì dentro. L'abito è nero, corto ma non troppo. È senza spalline, e la gonna è ricoperta di strass. Molto diverso da quello del sogno di stanotte, meglio così...
Qualcuno suona il campanello di casa, le zie devono essere già arrivate.
«È stupendo, non avresti potuto scegliere di meglio», dico a zia Alice, appena entrata nella mia stanza insieme a zia Rose. Prima di indossare il vestito, mamma e le zie mi aiutano a truccarmi e a sistemare i capelli, chissà come sarà la mia acconciatura.
«Sai, Renesmee... il giorno del matrimonio di Bella siamo state noi a truccarla e a farle i capelli... è una situazione familiare», dice zia Rosalie con un dolce sorriso stampato sulle labbra.
«Solo che questo è soltanto il mio compleanno, non c'è nessuno che mi aspetta all'altare...», aggiungo io con un po' di sarcasmo. Pessima battuta, Renesmee. Questa potevi anche risparmiartela.
«Basta con questo pessimismo, okay? Altrimenti ci pensano le tue zie. E allora sì che saranno guai, per il Cane Lupo!...».
Le mie zie mi fanno morire dalle risate con questa storia del Cane Lupo, lo stupido soprannome che hanno dato a Jake. Da qualche tempo avevo iniziato anch'io a chiamare Jacob con quel nomignolo idiota, quando ero arrabbiata con lui.
«Ecco, adesso sei davvero perfetta», dice zia Alice dopo aver terminato la sua "opera d'arte".
«Come se ne avesse bisogno... lei è sempre perfetta», risponde mamma osservandomi compiaciuta.
Mi soffermo ad osservare attentamente la mia immagine nello specchio: gli occhi marroni incorniciati da un'elegante linea di eyeliner nero e da un leggero strato di mascara, il colore roseo delle mie labbra intensificato da un rossetto rosso ciliegia. E infine, la spettacolare pettinatura di zia Rosalie. Le onde dei miei capelli ramati sono state raccolte in una treccia che parte da dietro la mia testa per poi finire di lato, e ricadere sulla spalla destra.
Ora siamo pronti per raggiungere la casa dei nonni, tutti sono già lì ad aspettarci, compresi nonna Renée, nonno Phil e Robert.
«Sono proprio curioso di vedere la faccia che farà Jacob, vedendoti arrivare. Tu sei un angelo, non un vampiro», mi dice papà guardando incantato la "sua bambina" ormai cresciuta.
«Grazie, papà. Come farei senza di te?!».
 
Quando la macchina raggiunge il vialetto della grande casa dei nonni, noto subito che zia Alice lo ha riempito di fiori e palloncini. Non ha esagerato, la zia riesce sempre ad avere buon gusto su ogni cosa.
«E per stasera ho anche allestito una specie di discoteca, come avevo fatto il giorno del diploma di Bella... È stato abbastanza semplice. Ti piacerà, vedrai!! Buon compleanno, nipotina mia».
È impossibile non voler bene alla zia Alice, ci mette passione in ogni cosa che fa... Il bene che mi vuole è immenso. Con lei ho un rapporto speciale, così come con zia Rosalie. È come se fosse la sorella più grande che non ho avuto, e con la quale posso divertirmi e fare le mie piccole pazzie. Lunghi pomeriggi di shopping, o a divertirci come due ragazzine... Sono certa che non può esistere un'altra persona come lei sulla faccia della Terra, la zia che tutte vorrebbero avere e che aveva voluto bene a mamma fin da subito, quando lei e papà si erano conosciuti al liceo.
La giornata trascorre velocemente, è tutto così bello... Ci sono tutte le persone a cui voglio bene, non manca proprio nessuno: la mia famiglia, nonno Charlie, Sue, nonna Renée con nonno Phil e il piccolo Robert, i "cugini" di Denali con Garrett e Kate, Seth, Leah e gli altri lupi, Billy Black, Nahuel... e Jacob.
Nahuel è un tipo molto simpatico, mi ha piacevolmente sorpresa. Sono sicura che diventerà un buon amico, il nostro essere entrambi metà umani ci fa avere molti tratti in comune.
Robert è diventato un bambino bellissimo, quei capelli biondi e quegli occhioni azzurri conquistano proprio tutti. È cresciuto ancora, dall'ultima volta in cui l'ho visto.
Zia Rosalie è perdutamente innamorata del fratellino di mia madre, è incredibilmente sveglio per la sua età.
E poi c'è lui, Jacob. Papà aveva ragione, quando mi ha vista è rimasto come impietrito. Non so più che cosa pensare a questo punto, per me Jacob rimane un mistero.
 
La sera arriva il momento dei regali. Avevo detto a tutti che avrei voluto dei regali normali, volevo essere una ragazza come tutte le altre per quanto possibile per una mezza vampira...
«Renesmee, questo regalo è da parte di tutti noi», mi dice nonna Esme cingendomi affettuosamente i fianchi. Nonno Carlisle si scambia un rapido sguardo con lei, e avvicinandosi mi porge una scatola ricoperta di velluto rosso. Una scatola per gioielli.
«Lo abbiamo fatto fare su misura per te, Nessie», mi dice il nonno.
Apro la scatola, e tiro fuori il mio regalo: un bracciale. Non un bracciale qualsiasi, un pezzo unico al mondo: ogni membro dalla famiglia ha scelto un ciondolo che lo rappresenta, e al centro c'è lo stemma della famiglia Cullen. Sono ufficialmente una donna adulta, adesso. Una Cullen a tutti gli effetti.
Papà mi aiuta ad indossare subito il bracciale e continuo ad osservare i vari ciondoli, diversi l'uno dall'altro.
Rimango particolarmente colpita dal ciondolo scelto da Jacob: un piccolo lupo in oro bianco, con due minuscole lettere intrecciate incise sul retro: J e R, Jacob e Renesmee.
Ecco la sorpresa a cui accennava ieri sera nel messaggio...
Nel frattempo si sono fatte le undici di sera, e Robert inizia ad avere un po' di sonno. Il viaggio in aereo deve averlo stancato, povero piccolo!
Mamma decide quindi di riaccompagnare i nonni e Rob in albergo; mentre Sue e nonno Charlie, dopo aver salutato tutti gli invitati, si dirigono verso casa.
Papà va a caccia con i cugini di Denali, mentre gli zii restano a parlare al piano di sopra...
È arrivato il momento di ballare, finalmente ho un po' di privacy! Zia Alice abbassa le luci e fa partire la musica, il salone di casa diventa una piccola e perfetta discoteca. Quil, Embry, Seth e gli altri ragazzi sembrano gradire.
Nahuel si avvicina subito a me, illuminato dalle luci colorate della strobosfera comparsa magicamente sul soffitto.
«Mi concedi un ballo, Renesmee?», mi chiede con un sorriso gentile e senza troppe pretese. È simpatico, vicino a me non mostra il minimo disagio.
«Ma certo», gli rispondo senza rifletterci due volte, ricambiando il sorriso. Mi piace stare con lui, e poi fisicamente somiglia un po' a Jacob... Jacob. Il mio pensiero è sempre fisso su di lui.
«Ora se non ti dispiace, ballo io con la festeggiata». Jacob rivolge un sorrisetto beffardo a Nahuel, e mi prende in braccio portandomi via dal mezzo vampiro.
«Jake, sei impazzito?», gli dico, sorpresa e al tempo stesso lusingata da questo gesto del tutto inaspettato.
«Era il mio turno, Nessie. Nahuel ha già approfittato abbastanza della mia Cullen preferita... E poi, quando il gatto non c'è i topi ballano! Finalmente Edward ti ha lasciato un attimo di pace, cavolo! Ti crede ancora la sua bambina, ma da oggi sei...».
«Una donna, Jacob», gli rispondo sorprendendomi delle mie stesse parole. 
Mi stringo a lui, lasciandomi cullare dalle sue braccia. Balliamo insieme, perfettamente coordinati. Sono sempre stata brava a ballare, al contrario di mamma.
Potrei restare così per ore... Mi alzo in punta di piedi, aiutata dalle mie scarpe alte che mi permettono quasi di raggiungere la sua altezza. Lo bacio sul collo, e con mia grande sorpresa non si sposta. Un gesto così intimo, e dolce, che fino a poche ore fa non avrei mai pensato di poter fare. Ma tutto l'imbarazzo e la paura sembrano essersi volatilizzati...
«Buon compleanno, MIA Renesmee», mi sussurra dolcemente all'orecchio, mentre il suo respiro caldo mi soffia piano sul collo.
Divento rossa, ma Jake non può vederlo, grazie alle luci soffuse da discoteca. Mi sembra di essere nel mio sogno, in questo momento esistiamo solo noi due...
Ma stavolta non è un sogno, è tutto vero.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Una bellissima sorpresa ***


5. UNA BELLISSIMA SORPRESA

 
Dopo una giornata come questa, non potrei essere più felice...
Resto a dormire a casa dei nonni, per questa notte io e i miei genitori rimaniamo qui con tutti gli altri.
Quando entro nella mia stanza, mi cambio e mi butto subito sul morbido letto matrimoniale. Dal piano di sotto sento le voci dei miei familiari intenti a chiacchierare, anche papà e i cugini di Denali sono tornati dalla caccia notturna.
Ripenso a prima, ripenso a Jacob. È stato bellissimo ballare con lui, ed entrambi ci siamo lasciati un po' andare. È un bel passo avanti rispetto a prima... Mi ha chiamata "Mia Renesmee", non lo aveva mai fatto. Inizio a pensare che anche lui provi qualcosa per me, nonostante l'episodio di qualche mese fa.
Con il pensiero di Jacob che mi stringe tra le braccia, mi addormento con un dolce sorriso stampato sulle labbra...
 
«Renesmee, tesoro, sveglia! Kate e gli altri vogliono salutarti prima di andare via».
Ancora mezza addormentata, sento la voce morbida di zia Rosalie a pochi centimetri da me.
«Buongiorno, zia Rose... Dammi solo cinque minuti e arrivo!», le rispondo stropicciandomi gli occhi.
Quando scendo al piano di sotto noto subito che sono tutti quanti seduti sul divano, mi stavano aspettando.
«Eccola la nostra bella festeggiata!», mi dice Garrett correndo ad abbracciarmi, seguito da Kate, Tanya, Eleazar e Carmen. Garrett è un simpaticone, lui e Kate facevano coppia fissa proprio da sette anni, un anno dopo la mia nascita si erano anche sposati ed ero andata al loro matrimonio insieme a tutta la mia famiglia. Si erano conosciuti anche grazie a me, erano venuti entrambi per testimoniare ai Volturi la mia vera natura.
Subito dopo vengono a salutarmi anche Nahuel e sua zia Huilen, loro si tratterranno a casa Cullen ancora per qualche giorno.
Ed oggi partiranno anche nonna Renée, nonno Phil e Robert, il loro volo è stasera.
Dopo aver salutato tutti, decido di andarmene un po' in giardino con i miei zii. Ho voglia di parlare con qualcuno di ciò che è accaduto ieri, sono ancora su di giri.
«Ehi, grazie per non aver detto a nessuno di quello che è successo tra me e Jacob», dico ai miei zii andandomi a sedere con loro sotto un grande abete.
«Figurati tesoro... e poi non avete fatto niente di che, avete solo ballato insieme», dice zia Rosalie sorridendomi dolcemente.
«Però stavano praticamente appiccicati!», aggiunge zio Emmett, che mi fa arrossire...
«Credo di aver fatto una figuraccia con Leah, probabilmente mi ha vista un po' troppo disinvolta con Jacob. E sono quasi certa che provi qualcosa per lui. Fantastico... E poi Nahuel, l'ho mollato lì come uno scemo non appena è arrivato Jacob».
«Nessie, tu ti fai troppi problemi. Sei proprio come Edward, uguale!».
«Zio Jasper... Non vale utilizzare il controllo dell'umore con me! Comunque adesso andrò a parlare con Nahuel, magari avete ragione voi».
 
Non appena rientro in casa, trovo subito Nahuel impegnato ad osservare incuriosito i numerosissimi cappelli dei diplomi dei miei familiari.
«Renesmee, ti va di fare una passeggiata?», mi chiede subito, vedendomi arrivare. Non sembra particolarmente arrabbiato, forse ho tratto le mie conclusioni troppo in fretta.
«Certo, Nahuel, stavo cercando proprio te. Andiamo».
E infatti mi sbagliavo di grosso, Nahuel non è affatto arrabbiato con me. Anzi, a sorpresa è proprio lui che inizia a chiedermi di Jacob, ed io inizio a confidarmi. Anche Nahuel inizia a raccontarmi di lui, e mi confida di essere rimasto molto colpito da Tanya, l'unica ancora single tra i miei parenti di Denali.
Quindi non è interessato a me, meglio così... Perché io sceglierei Jacob, sempre e comunque.
Ci confrontiamo anche sul nostro essere entrambi due ibridi, a metà tra il mondo dei vampiri e il mondo degli umani.
«Sai, Nahuel... crescendo ho capito di essere più umana di quanto pensassi. Lo stare a contatto con mia nonna Renée, con il fratellino di mia madre, con Phil, con mio nonno Charlie... mi ha fatta avvicinare molto al loro mondo, al loro stile di vita. Ormai è da tempo che mi nutro solo di cibo umano. Non vado più a caccia con i miei, non voglio uccidere. Neanche gli animali. La mia famiglia non ha scelta, ma io sì. Ammetto che tuttora è difficile fare a meno del sangue, quindi ho trovato una sorta di compromesso...», gli dico continuando a guardarlo negli occhi, senza alcun disagio.
«E in che cosa consiste questo compromesso?».
Nahuel sembra molto colpito da ciò che gli sto rivelando, lui si nutre solo di sangue animale proprio come la mia famiglia.
«Be', io non sono velenosa. Posso bere un po' di sangue senza uccidere l'animale. Quando ero piccola mi sembrava normale andare a caccia e nutrirmi del sangue di animali selvatici, uccidendoli. Ora non lo è più. Io non uccido, voglio essere una persona come tutte le altre, e rispetto la vita di un cervo così come quella di un uomo», continuo decisa.
«Sei meravigliosa Nessie, non ho mai sentito nessuno parlare così. Sei molto più matura di ciò che pensi, lo sai o no?», mi risponde lui senza alcun velo di malizia nella voce.
«Tranne quando si tratta dell'amore», aggiungo io.
«Vedrai che il tuo Jacob non si lascerà scappare una come te. Le cose verranno da sé, vedrai».
È già la seconda persona, dopo mio padre, a ripetermi questa frase. "Le cose verranno da sé". Cosa significa? È come se tutti fossero a conoscenza di qualcosa che io ignoro, ma che avrei scoperto presto. Molto presto. Qualcosa che riguarda proprio me e Jacob...
 
Nel pomeriggio nonna Renée, nonno Phil e Robert vengono a salutarci prima di andare all'aeroporto.
Robert si getta subito tra le mie braccia, è incredibile quanto sia legato a me, ed io a lui.
«Nessie, però devi tornare presto a trovarci», mi dice rivolgendomi uno sguardo implorante.
«Promesso. Ma tu mi prometti che andrai bene a scuola?».
«Speriamo... io mi annoio a stare con i bambini della mia età. Preferisco stare con te, con Bella, con zia Rosalie...».
Robert è molto più maturo della sua età, tanto da essere a conoscenza di quasi tutta la verità sulla nostra famiglia. Per lui è del tutto normale far parte di questa famiglia così particolare. Renée e Phil sono stati molto bravi a non sconvolgerlo con particolari che avrebbero potuto turbarlo e gradualmente sta venendo a conoscenza di tutta la verità, anche se non gli abbiamo ancora mai detto parole come "vampiro" o "immortalità".
«Allora ti aspetto, Renesmee. Mi raccomando, vieni presto!».
E così anche loro se ne vanno... Ma c'è ancora Nahuel a tenermi compagnia, e ne sono felice.
Con lui mi sono confidata a cuore aperto, e lui ha fatto la stessa cosa con me. Sento che di lui posso avere fiducia, è sincero e non ha secondi fini. Spero proprio che Tanya non se lo lasci scappare, se è furba come credo non lo farà.
 
La sera tardi, intorno alla mezzanotte, sento i miei genitori uscire di casa. Sono da sola, siamo di nuovo a casa nostra e non più dai nonni.
Provo inutilmente ad addormentarmi, cercando di non pensare al fatto che Jacob oggi non si è fatto sentire... Certo che è davvero strano, quel ragazzo!
Ma all'improvviso sento un rumore provenire dall'esterno, qualcuno sta bussando alla finestra della mia stanza. Qualcuno...
«Jacob! Che ci fai qui?», gli dico sorpresa, mentre i battiti del mio cuore iniziano ad accelerare pericolosamente e il sangue colora le mie guance di una leggera sfumatura rosea.
«Visto che sei da sola ho pensato di venire a tenerti compagnia...», risponde lui con un sorrisetto malizioso, ancora fermo alla finestra aspettando il permesso di entrare.
«Vieni, entra», gli rispondo cercando di controllare inutilmente le reazioni che Jacob provoca su di me: ansia, eccitazione, e neanch'io so cosa...
Finalmente entra nella mia stanza, restando immobile a guardarmi.
Jacob è qui davanti a me, bellissimo da togliere il fiato... Mi poggia delicatamente una mano sui fianchi, ed io perdo del tutto il controllo, esattamente come era accaduto ieri. Il mio corpo sembra incapace di controllarsi di fronte al tocco dolce e potente delle sue mani...
Jacob inizia a baciarmi il collo ed io faccio la stessa cosa, non sono più padrona di me stessa.
I baci diventano sempre più ardenti, è come se la mia pelle divampasse ad ogni minimo contatto con lui, facendomi provare emozioni intense e a me del tutto sconosciute.
All'improvviso Jake mi prende il viso tra le mani, riflettendo il suo sguardo nel mio, occhi contro occhi. Lo vedo avvicinarsi sempre di più, e lo desidero davvero, ora sono pronta come non lo sono mai stata.
E dopo un attimo che mi è parso interminabile, Jacob finalmente mi bacia. Il mio primo vero bacio, quello che aspettavo...
Mi sfiora le labbra con le sue, soffici e carnose. Incredibilmente dolci, impazienti di incontrare le mie e di non lasciarle mai più. Le nostre labbra sembrano fatte apposta per restare così, incontrarsi in una dolcissima danza e modellarsi le une sulle altre. Il bacio diventa sempre più passionale e profondo, fin quando anche le nostre lingue non arrivano a incontrarsi, a fondersi insieme alle nostre labbra, ai nostri occhi, ai nostri volti. Con le mani gli stringo più forte i capelli, decisa a tenerlo il più possibile attaccato a me. Lui, esperto, continua a tenere una mano tra i miei capelli poggiando l'altra sul fianco, sollevando la canottiera bianca del pigiama che mi lascia scoperto un lembo di pelle, anch'esso completamente assuefatto dal tocco della mano di Jake. Il mio, Jake.
Con dolcezza Jacob separa le sue labbra dalle mie, che subito ne avvertono l'assenza. Mi sorride soddisfatto, riprendendo fiato e continuando a guardarmi. Per lui non è stato il primo bacio, ma non importa. È stato il nostro primo bacio, ed è stato più bello di quanto lo potessi immaginare. Per quanto mi fossi sforzata di immaginarlo, i sogni non possono di certo eguagliare la realtà. Mi sento diversa, mi sento bene come mai prima d'ora, è come se Jacob mi avesse mostrato un po' della sua anima.
«Ti amo, Renesmee», sussurra prima di baciarmi di nuovo, con ancora più esigenza rispetto a prima. Dunque non sbagliavo, ho sempre avuto ragione. Jacob Black mi ama, e finalmente posso dimostrargli anch'io quanto lo desidero, ripetendo le sue stesse parole: «Ti amo, Jacob».

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** E' da una vita che ti amo ***


6. È DA UNA VITA CHE TI AMO


Sono passati alcuni giorni da quando Jacob si è dichiarato a me, in modo del tutto inaspettato ma incredibilmente bello...
Jacob non è una persona romantica, così come non lo sono io. Non avrebbe potuto scegliere occasione migliore per dichiararsi, mi aveva letteralmente colta di sorpresa.
Da quella sera non riesco più ad addormentarmi se prima non vedo Jacob, che puntualmente viene a bussare alla mia finestra.
Mia madre e mio padre forse fanno finta di niente, perché Jake viene anche quando loro rimangono in casa. Ma mi vedono felice e mi considerano una persona matura, quindi mi lasciano piena libertà. Sanno che non farò niente di stupido o affrettato con Jacob, e in effetti è così.
Ancora non ho avuto modo di affrontare mio padre, devo fare molta attenzione a non far trapelare pensieri imbarazzanti...
«Nessie, sono qui». 
«Jake!». Eccolo, puntuale come sempre. Ogni volta che lo vedo non riesco a trattenermi, mi getto tra le sue braccia e lo bacio. La tensione che c'è tra noi è palpabile, il solo sfiorargli la mano mi provoca dei brividi in tutto il corpo. Come una scossa di elettricità, ma incredibilmente piacevole. È complicato da spiegare, ma sono certa che per Jacob sia lo stesso, se non addirittura di più.
«Ehi, Nessie... facendo così mi metti a dura prova, lo sai?», mi dice accarezzandomi piano il volto, dopo aver separato controvoglia le sue labbra dalle mie. 
«Anche tu... Anche tu mi metti a dura prova, più di quanto immagini. Perciò non provocarmi, Jake».
Abbiamo due caratteri forti, ci piace sfidarci a vicenda. Jacob è alto e forte, io invece sono piccola e minuta, con i miei cinquanta chili e il mio metro e sessantacinque di altezza. Ho preso da mia madre nel fisico... ma sono forte quasi quanto lui, così lo faccio cadere sul mio letto e continuiamo a baciarci, finché non mi addormento sfinita tra le sue braccia.
Non c'è niente di più bello che dormire tra le braccia di Jacob. Mi fa sentire sicura, mi fa sentire bene come nessun'altra cosa al mondo...
 
La mattina, al mio risveglio, Jacob è andato via. Ma mi ha lasciato un biglietto sopra al comodino.
 
Questa sera sei tutta per me... Passo a prenderti alle sette!
Jake
 
Le sette di stasera.
Non è poi tanto lontano, eppure mi sembra un'eternità quando si tratta di aspettare Jake... Ma prima voglio risolvere una questione in sospeso, così prendo il cellulare e compongo il numero di una delle persone più importanti per me.
«Seth, ho bisogno di vederti. Devo chiederti una cosa che solo tu puoi sapere...», gli dico cercando di rimanere sul vago. 
«Va bene Ness, vediamoci a La Push tra mezz'ora». 
«A dopo». Seth Clearwater è il mio migliore amico. Ci diciamo proprio tutto, per me è come un libro aperto ed io lo sono per lui. Era sempre andato d'accordo con mio padre, mia madre e i vampiri in generale, al contrario di sua sorella Leah. Lei ci ha messo più tempo per abituarsi a noi, per superare la sua antipatia nei confronti di mia madre. Era persino diventata la mia migliore amica...
 
«Ehi, Seth. Grazie per essere venuto subito». La spiaggia di La Push è un buon posto per chiacchierare, Seth ed io siamo sempre venuti qui per confidarci i nostri segreti in santa pace.
«Dimmi tutto, Renesmee. La questione riguarda Jacob e mia sorella, ho indovinato?», mi domanda. Con Seth quasi non servono le parole.
«Ho bisogno di sapere se Leah è... o è mai stata... innamorata di Jacob. Lascia che ti mostri una cosa». Avvicino la mia mano al volto di Seth, e gliela poggio delicatamente sulla guancia.
Le immagini si susseguono una dopo l'altra, tralasciando i particolari: la mia festa di compleanno, Jacob ed io che balliamo sempre più vicini, Leah che ci vede e se ne va...
«Ecco, ora capisco a che cosa ti riferisci, Nessie. Vedi... Leah e Jacob sono molto legati.
Hanno un rapporto molto particolare, la loro è un'amicizia molto forte. In realtà all'inizio si odiavano, ma poi sono finiti col diventare migliori amici. Ma non potrebbero mai essere innamorati, finiscono sempre per scontrarsi. Hanno due caratteri troppo... polemici, per stare assieme. E poi mia sorella si sta frequentando con un ragazzo della Riserva, un certo Ryan. Lui è l'opposto di Jake, asseconda Leah in tutto. Puoi stare più che tranquilla, Nessie. Mia sorella non è innamorata di Jacob, è solo amicizia», risponde lui in tono pacato, riuscendo a convincermi delle sue parole. 
«Grazie, Seth. Ti voglio bene», gli rispondo abbracciandolo. 
«Anche io, lo sai. Quando ti va passa a trovarmi a casa... e parlane direttamente con Leah, fidati di me».
«Va bene Seth, mi fido! Ci tengo molto a Leah, e non voglio che soffra ancora... Stasera Jacob vuole portarmi fuori, una sorpresa. Non voglio essere negativa, voglio solo passare una bella serata con lui, senza pensieri». 
«Divertiti allora... e non fare niente di stupido e insensato! Sai com'è, Jacob si fa prendere un po' troppo dalla situazione...», mi risponde lui alludendo a qualcosa di malizioso. Jake ed io siamo ufficialmente insieme soltanto da pochi giorni, e non mi sembra il caso di affrettare le cose. Voglio prendermi i miei tempi, sono certa che Jake li saprà rispettare.
«Sei peggio di mio padre, Seth! D'accordo "papà", non provocherò Jacob e sarò responsabile. Lo giuro!».
 
Tornata a casa decido di mettermi un po' a studiare, aiutata dai miei zii e da nonna Esme.
A scuola non ci sono mai andata, la mia crescita accelerata non me lo ha mai permesso.
Ora ho sette anni, ma è come se fossi una ragazza di diciotto, vent'anni. Magari in futuro ci andrò, quando sarò abbastanza grande da dimostrare la mia età. Forse a sedici anni, un'età che mi avrebbe permesso di utilizzare i miei veri documenti, di essere chi sono realmente.
Jacob si era diplomato alla scuola della Riserva, aveva ripreso gli studi due anni dopo la mia nascita. Mamma, papà e gli zii si erano invece diplomati (nel caso di papà e dei miei zii era l'ennesimo diploma, ma questi sono dettagli) al Liceo di Forks. Chissà se ci andrò anche io... Chissà se quando avrò sedici anni saremo ancora qui, o di nuovo qui.
Apro il libro di letteratura, decisa a scacciare certi pensieri malinconici. Non voglio lasciare questo posto così presto.
È bello studiare con la mia famiglia, loro ne sanno più di cento professori universitari messi insieme. Nonno Carlisle ha una cultura pazzesca, resterei ad ascoltarlo per ore, senza mai annoiarmi. Grazie alla mia famiglia il mio livello di preparazione è ormai elevatissimo, di gran lunga superiore a quello di qualsiasi studente del liceo. Inoltre papà mi aveva insegnato a suonare il pianoforte ed altri strumenti musicali, e proprio come lui mi diverto a comporre melodie. Adesso è Jacob a darmi l'ispirazione...
«Nessie, ci sei?». Nonna Esme interrompe i miei pensieri. «Pensi sempre a Jacob, non riesci neanche a concentrarti. Dai, le sette di sera arrivano presto!» 
«Hai ragione... Nonna, zii, mi avete persa! Ma non mi ero mai sentita così... bene», confesso con un po' di imbarazzo. Per me è tutto nuovo, e ancora non riesco a credere al fatto che Jake sia finalmente mio. 
«Ti capisco, Renesmee... Dai, per oggi lo studio può aspettare».
E così mi metto a parlare con nonna Esme e gli zii, dopo l'imbarazzo iniziale mi sento totalmente a mio agio a confidarmi con loro, tralasciando le battute a doppio senso di zio Emmett che grazie al cielo la nonna non riesce a capire (o che fa finta, di non capire!).
Finalmente si fanno le sei, e posso iniziare a prepararmi.
Mi trucco un po', e le mie zie mi aiutano a scegliere che cosa mettermi: dopo un po' di indecisione scelgo un vestito blu scuro che mi arriva appena sopra le ginocchia, e lo abbino a delle scarpe con il tacco.
Sento il rumore della moto di Jacob nel vialetto, così prendo la borsa, un golf e mi precipito subito al piano di sotto. Saluto tutti ed esco dalla porta. I miei genitori non ci sono, sono andati fuori per qualche giorno. Meglio così, perché ancora non sono pronta ad affrontarli. Jake è il migliore amico di mia madre, e a mio padre non posso nascondere neanche i miei pensieri più intimi...
Quando esco dalla porta, Jacob mi accoglie a braccia aperte e mi bacia con dolcezza e passione.
«Sei... bellissima... Mi lasci sempre senza parole», mi dice guardandomi abbagliato, come se non avesse mai visto niente di più bello. 
«Anche tu non scherzi, Jake», gli rispondo rivolgendogli un timido sorriso. È meraviglioso anche lui, con quella camicia che lascia intravedere i suoi muscoli guizzanti.
«Io non scherzo mai, Renesmee», continua lui, stavolta con un velo di ironia e malizia nello sguardo. Jake mi fa salire sulla moto, ed io mi stringo forte a lui.
«Andiamo verso l'ignoto! Paura?», mi dice voltandosi un'ultima volta verso di me, prima di accendere il motore.
«Devi averne tu, Jacob!».
I nostri dialoghi sono tutt'altro che romantici... ecco un'altra cosa che amo di Jacob. Ci piace sempre scherzare, non siamo una di quelle coppiette sdolcinate che si chiamano con nomignoli talmente smielati da far venire l'orticaria.
Mi stringo sempre più forte a lui, il vento mi passa tra i capelli e soffia leggero sul mio viso, facendomi sentire meglio il buonissimo profumo di Jake...
 
Dopo un breve tragitto arriviamo a destinazione: una pizzeria, tranquilla e non troppo affollata, appena fuori Forks.
«Non è qui che ci fermiamo... ma la mia ragazza deve mangiare». 
«Se è per questo devi mangiare anche tu, hai bisogno di energie... Ti terrò sveglio tutta la notte, preparati», gli dico con fin troppa sfacciataggine, divertendomi a provocarlo. Mi dispiace Seth, non ho mantenuto la promessa! Mi viene da sorridere, al pensiero.
Lo bacio di nuovo, e lui ricambia senza farmi troppe domande...
Dopo aver mangiato un po' di pizza arriviamo alla vera destinazione della nostra serata, una discoteca.
Ecco la situazione del mio sogno, che mi si ripresenta di nuovo. Quando iniziamo a ballare tutti si mettono ad osservarci, probabilmente è la bellezza di Jacob ad attirare così tanta attenzione. E lui ancora non ci crede, quando gli dico che non esiste nessuno più bello di lui. Improvvisamente Jake mi lascia da sola in pista, e continuando a tenere lo sguardo su di me si reca dal DJ e fa mettere una canzone. La stessa canzone della mia festa di compleanno, "Madness" dei Muse.
«Questa la dedico alla mia Renesmee, perché tutto è cominciato così, con questa canzone. Ti amo». Stavolta Jacob è davvero riuscito a farmi commuovere. Corre di nuovo verso di me e mi abbraccia, e restiamo così per... non lo so per quanto tempo. Il tempo non esiste, se con me c'è lui.
 
«Jake, grazie per questa sera... grazie per tutto. Resta con me, stanotte».
L'ultima destinazione della nostra serata insieme è casa mia. Ci siamo soltanto noi, e non appena siamo nella mia stanza Jake mi butta subito sul mio letto matrimoniale... È più forte di lui, e non cerca neanche di nasconderlo. Sono sua, e se fosse dipeso da lui avrebbe fatto l'amore con me anche subito. È una situazione "pericolosa", perché Jacob mi fa perdere totalmente il controllo, e devo ammettere che anche per me è difficile restare con i piedi per terra. Ma non è ancora il momento...
«Jacob, non posso. Non ancora», gli dico riabbottonando la sua camicia appena slacciata.
«Nessie, scusami... ma ti avevo avvertito che con te è estremamente difficile mantenere il controllo...», mi risponde lui, sinceramente dispiaciuto. Non voglio che pensi che tutto ciò mi dia fastidio, lo desidero anch'io. Ma non sono un ragazzo, e il mio autocontrollo è decisamente migliore del suo.
«È lo stesso per me, Jake», gli rispondo sincera.
Jacob si fa improvvisamente serio e si mette seduto sul letto, prendendomi la mano e guardandomi negli occhi.
«Renesmee, è arrivato il momento che tu sappia la verità...», mi dice interrompendosi per pochi secondi. E adesso?
«Noi siamo destinati a stare insieme, per un motivo ben preciso. Ho avuto l'imprinting con te. È da una vita che ti amo».

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** La quiete... e la tempesta ***


7. LA QUIETE... E LA TEMPESTA


L'imprinting. Jacob aveva avuto l'imprinting con me.
Come ho fatto a non pensarci prima? Tutte quelle attenzioni, che da fraterne si sono trasformate in qualcosa di diverso... per quale assurdo motivo non ci ho pensato in questi mesi, da quando mi sono accorta di amarlo? Tutte le mie paranoie, il mio cattivo umore, i pianti, hanno avuto un senso?
Non importa, tutto svanisce di fronte a questo. Jacob era nel mio destino, e adesso è mio per sempre.
So bene che cos'è l'imprinting, Jacob mi aveva raccontato di Quil e Claire. Quil dovrà aspettare ancora qualche anno...
«Jake, perché hai deciso di dirmelo solo ora? Io ti amavo da mesi...», mi lascio sfuggire con un tono di voce quasi arrabbiato, una sorta di sfogo. 
«Sinceramente... avevo paura di come avresti reagito, Nessie. Era giusto che lo sapessi, mi sentivo in dovere di dirti tutta la verità. Sarebbe stato sbagliato non dirtelo, o aspettare ancora. Ma non trovavo il modo... e questa era l'occasione giusta», risponde lui ancora un po' incerto e per certi versi anche spaventato dalla mia reazione. 
«Ti amo...», gli rispondo per rassicurarlo. «Ma sei uno stronzo, se solo lo avessi saputo prima mi avresti risparmiato mesi di attese e sofferenze, sai?».
Entrambi scoppiamo a ridere, mentre Jake mi prende le mani tra le sue abbassando lo sguardo, ancora un po' spaesato. Non riesco ad essere seria neanche in un momento come questo, ma sono ancora spiazzata da tutte queste emozioni così forti.
Ci sdraiamo di nuovo sul letto e mi lascio cullare dalle sue braccia, poggiando la testa sul suo petto esattamente all'altezza del cuore.
«Tu sei l'anti-romanticismo in persona, Renesmee», mi sussurra divertito. 
«Be', è anche per questo che non puoi fare a meno di me, no?».
Jacob mi bacia dolcemente la fronte... e mi addormento così. Altro che Morfeo, io dormo solo tra le braccia di Jake.
 
Il mattino seguente mi sveglio più riposata del solito, ma anche un po' frastornata dalla serata di ieri e dalla confessione di Jacob.
Prima di scendere a fare colazione decido di andare a farmi una doccia, come tutte le mattine. Dopotutto Jacob mi ha aspettata per sette lunghi anni, che cosa sarà mai il tempo di una doccia?
«Jake!». Con mia grande sorpresa me lo ritrovo in bagno, decisamente poco vestito... Un autentico attentato al mio già debole autocontrollo.
«Ma allora lo fai apposta per provocarmi! Non hai dei vestiti?», gli dico con un tono forzatamente seccato. In realtà vederlo così è uno spettacolo per i miei occhi, che quasi faticano a staccarsi da questa meravigliosa visione. 
«Senti chi parla. Tu non hai dei vestiti, Nessie?», risponde lui di rimando, vedendomi in pantaloncini e reggiseno. Be', in effetti non ha tutti i torti...
Jacob va in camera a vestirsi, ma io resto a guardarlo di nascosto da dietro la porta...
e vedo un dettaglio che mai avevo notato prima d'ora: un tatuaggio sul fianco sinistro, due lettere intrecciate. Le nostre, proprio come quelle sul ciondolo a forma di lupo che mi ha regalato per il mio compleanno.
«Jacob... è bellissimo», gli dico avvicinandomi a lui e poggiando le mie dita sulla sua pelle, seguendo le linee del piccolo tatuaggio. 
«L'ho fatto un anno dopo la tua nascita, per tenerti sempre con me. Così sei impressa a fuoco anche nella mia pelle. Per sempre, J e R. Non ho voluto mostrartelo prima perché non volevo forzare le cose, dovevi essere tu a scegliermi indipendentemente dal mio imprinting. E tu mi hai scelto, Nessie».
Mi getto tra le sue braccia, commossa. Sono felice di tutto questo, sarebbe impossibile non esserlo. Jacob mi ama davvero, e non credo sia dovuto solo all'imprinting. Siamo sempre stati legati, e il nostro rapporto ha avuto una sua naturale evoluzione. Sarebbe andata così comunque, per come la vedo io. Jacob ha imparato ad amarmi indipendentemente dal suo imprinting, imparando a conoscermi più di chiunque altro e rispettando i miei tempi. Perché aveva già capito che l'avrei scelto anch'io, era inevitabile. Perché ero cresciuta con lui, a poco a poco i miei sentimenti sono cambiati fino a trasformarsi in amore. Un amore che non potrebbe essere più puro e sincero. Le sue parole riecheggiano nella mia mente: per sempre, Renesmee e Jacob.
 
Oggi torneranno i miei e non vedo l'ora di riabbracciarli, ora mi sento pronta persino ad "affrontare" mio padre. L'amore per Jacob mi dà la forza per affrontare ogni cosa, è incredibile.
Ma prima voglio passare a casa di Leah, voglio finalmente chiarire tutto anche con lei come mi aveva consigliato di fare Seth.
«Ciao, Renesmee. Sono un po' sorpresa di vederti qui», mi risponde Leah vedendomi incerta sulla soglia di casa.
Sembra felice di vedermi, ma riesco comunque a percepire nei suoi occhi una leggera agitazione. Eravamo legate, e molto. Leah era la mia migliore amica, quella a cui potevo raccontare ogni cosa. Ma da quando aveva scoperto i miei sentimenti per Jacob è accaduto qualcosa di strano, ci siamo perse di vista. I miei dubbi su ciò che prova per Jacob nascono tutti da qui, altrimenti per quale motivo si sarebbe allontanata da me?
«Leah, ho bisogno di parlarti. In questi mesi ci siamo come... non so, distaccate. Da quando hai scoperto ciò che provo per Jacob sei cambiata».
Leah si siede sul divano ed io faccio la stessa cosa, rigirandomi tra le dita il mio bracciale.
«Hai ragione Renesmee, e dispiace anche a me. Ma credo che tu abbia frainteso, e questo mi ha dato fastidio. Non sono innamorata di Jacob, la mia è solo una normale gelosia da amica, tutto qui. Il tuo comportamento non mi è piaciuto, credevo che tra noi ci fosse fiducia», risponde lei guardandomi negli occhi, per poi distogliere lo sguardo bloccando le parole. Eppure non riesco a vederla del tutto sincera...
«Ho sbagliato anch'io, Leah. Ma c'è altro, vero?», aggiungo notando la sua espressione incerta. 
«E va bene, è inutile continuare a tenermi tutto dentro... Prima che tu nascessi, provavo qualcosa per Jacob. O almeno è ciò che credevo. Lui era l'unico che riuscisse a comprendermi e a farmi stare bene, l'unico con il quale fossi riuscita a confidarmi, dopo la faccenda di Sam. Ero stata felice di abbandonare il suo branco, era stata una liberazione non dover più condividere i miei pensieri con Sam. 
Sapevamo comprenderci, perché entrambi avevamo perso qualcuno. Lui aveva perso la sua migliore amica, tua madre. Io avevo perso l'unico uomo che avessi mai amato, ed ero condannata ad essere qualcuno che non volevo essere. Perché io non ho mai accettato la mia condizione, e soltanto ora sto iniziando a farlo. Poi sei arrivata tu, ed è cambiato tutto. Jacob ha avuto l'imp...». Leah si blocca, preoccupata di essersi lasciata sfuggire qualcosa di troppo.
«L'imprinting, so tutto», aggiungo io, rassicurandola.
«Vedo che Jacob è stato del tutto sincero con te... Non credevo sapessi dell'imprinting. Comunque, non riuscivo ad accettare tutto ciò. Che fosse una cosa artificiale, un gene, a renderlo felice. Jacob non aveva più diritto di scelta, come era accaduto a Sam.
Ho odiato anche te, Renesmee, prima di imparare a conoscerti. Ma poi ho capito che Jacob avrebbe scelto te, e non di certo per l'imprinting. Perché tu lo hai fatto innamorare con il tuo carattere e la tua personalità. Il paragone con Sam era del tutto infondato, anche perché tra noi non c'è stato assolutamente nulla. Come dice Seth, Jacob ed io finiamo sempre per litigare. Siamo troppo polemici per stare insieme, come... coppia. Non avrebbe mai funzionato, anche se lui non avesse avuto l'imprinting e tutto il resto...».
Leah ed io ci abbracciamo, finalmente ho di nuovo la mia migliore amica. Leah ha sofferto tanto per amore e per la sua condizione di donna lupo, sapevo tutto di lei. Sapevo che aveva perso suo padre Harry proprio per questo motivo: Harry aveva avuto un infarto vedendo sua figlia trasformata in lupo davanti ai suoi occhi, nel salotto di casa.
«Adesso sono felice, Renesmee. Frequento Ryan, lui è una persona speciale... E ormai è da alcune settimane che non mi trasformo più, il mio corpo sta tornando normale come quello di qualsiasi donna. Spero di avere dei figli, un giorno», prosegue lei continuando ad aprire il suo cuore a me come aveva sempre fatto.
«Ci riuscirai, non sei un essere ibrido come me. Io sì che sono un'incognita...», le rispondo turbata dal mio stesso ragionamento.
Improvvisamente sento squillare il telefono, sicuramente devono essere tornati i miei genitori.
«Renesmee, devi venire subito». È mia madre, ha una voce preoccupata.
«Mamma, che succede?», domando.
«Non posso dirtelo per telefono, Nessie...». Sto iniziando a preoccuparmi seriamente, anche se devo ammettere che mia madre è sempre stata un po' troppo melodrammatica...
«Riguarda Jacob? Papà? Nonna Renée?!», proseguo io alzando di un'ottava il tono della voce. 
«Abbiamo ricevuto un biglietto. Riguarda Robert... È da parte dei Volturi».

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Un biglietto da Volterra ***


8. UN BIGLIETTO DA VOLTERRA


«Renesmee, tutto bene? Hai una faccia sconvolta», mi chiede Leah dopo avermi vista sbiancare per la telefonata di mia madre. 
«Leah, devo correre a casa... Dopo ti spiego». Abbraccio al volo la mia amica e mi dirigo subito verso la porta di casa Clearwater. E inizio a correre. Correre il più veloce possibile, tra il fitto degli alberi. Non sono veloce quanto un vero vampiro o come Jacob, ma me la cavo. È come se galleggiassi nell'aria, per poi ripiombare a terra e poi saltare di nuovo, un gesto che mi viene del tutto automatico. Ma stavolta sento il cuore battere a mille, per l'agitazione. La sola associazione del nome di Robert a quello dei Volturi mi fa venire la pelle d'oca, è soltanto un bambino, dannazione! Che cosa possono volere da lui?
 
Arrivata a casa dei miei trovo la porta accostata, appena entro vengo subito trattenuta dalle mani forti di mio padre che prova invano a rassicurarmi.
«Volete spiegarmi che cosa succede? Robert sta bene?!», dico con un tono di voce alto, quasi isterico. 
«Renesmee, calmati. È solo un biglietto. Sono preoccupata per Renée, lei non deve sapere niente di tutto ciò», interviene prontamente mia madre, mostrando anche lei una calma apparente.
«Mamma, fammi leggere per favore». Prendo la mano di mia madre per tranquillizzarla, è come se l'oro dei suoi occhi stesse per diventare liquido... È come se stesse per piangere, se soltanto potesse.
Il biglietto è scritto su un'elegante carta dorata, quel genere di carta che si usa per gli inviti alle cerimonie importanti. Mi tremano le mani mentre inizio a leggerlo ad alta voce, togliendolo dalle mani di nonno Carlisle:
 
Carissima Famiglia Cullen, Vi scriviamo per avvisarVi di una questione di vitale importanza.
Come sapete, mantenere l'assoluta segretezza sulla nostra esistenza è necessario, e siamo venuti a conoscenza di qualcosa che potrebbe metterci in serio pericolo.
Robert Dwyer, fratello della nostra giovane amica Isabella Swan Cullen, è l'unico bambino umano a conoscere (se pur parzialmente) il nostro segreto.
Soltanto il suo legame di parentela con Philip Dwyer, ultimo discendente di Jane ed Alec, ci impedisce di intervenire.
Lo stesso Philip ha ricevuto questo semplice avvertimento, del quale Renée Dwyer, moglie di quest'ultimo nonché madre di Isabella e Robert, non dovrà mai sapere nulla.
Ma ora veniamo al dunque: il giovane Robert, in vista del compimento dei sei anni di vita e dell'inizio della sua carriera scolastica, non potrà conoscere la verità fino al compimento dei sedici anni di età. Ciò è dovuto alla frequentazione con i suoi piccoli coetanei, potrebbe lasciarsi sfuggire dettagli irrivelabili.
Se ciò dovesse accadere, chi ne verrà a conoscenza sarà punito con la morte.
Per quanto riguarda Robert, sarà invece prelevato dalla famiglia ed allevato come un futuro componente del nostro corpo di guardia. Questo è quanto.
 
Con sincero affetto, i Volturi.
Aro
Caius
Marcus
Jane
Alec
 
«Con sincero affetto?! Dio, vorrei... vorrei ucciderli con le mie mani! Mamma, mi hai mentito... Non è vero che Robert non ha nulla da temere. Ho paura per lui, ti rendi conto che potrebbe passare il resto dell'eternità tra quei bastardi schifosi?», proseguo a dire ancora più agitata di prima, accartocciando il biglietto tra le mani.
«Nessie». Mamma mi poggia la sua mano fredda sulla spalla, con delicatezza. Come per rassicurarmi. Istintivamente la abbraccio, e le lacrime iniziano a bagnare i miei occhi. Sono lacrime di rabbia, di paura. Non potrei mai sopportare che i Volturi facessero del male a Robert...
I miei macabri ragionamenti vengono interrotti dalle parole di mia madre, che ancora una volta cerca di rassicurarmi.
«Robert è un bambino forte e intelligente. È mio fratello, ed ho imparato a conoscerlo. So con assoluta certezza che lui non si lascerà sfuggire nulla a proposito della sua "strana" famiglia, ci metterei la mano sul fuoco. L'unica cosa da fare è tenere Renée all'oscuro... Phil non le dirà niente, noi non le diremo niente. Tutto tornerà come prima».
Anche Jacob e mio padre mi stringono le mani, adesso mi sento più forte. Robert è al sicuro, almeno per altri dieci anni...
«Ho già chiamato Phil», aggiunge mia madre.
«Con lui è tutto a posto. È una fortuna il fatto che Phil sia un discendente dei Volturi. Altrimenti lui, Renée e Robert sarebbero già morti da un bel pezzo...».
 
Ora ho solo bisogno di stare un po' da sola... Esco in giardino e mi porto dietro il cellulare, sedendomi sotto il grande albero che si trova davanti alla finestra della stanza di mio padre.
Ora più che mai ho bisogno di sentire la voce di Robert e di nonna Renée, così apro la rubrica del telefonino e la chiamo. Sarebbe stata una delle nostre solite conversazioni nonna - nipote, ne ho davvero bisogno.
«Renesmee! Amore mio, come stai?», mi chiede la nonna dall'altro capo del telefono, felice nel sentire la mia voce.
«Tutto bene, nonna, mi mancate... Te, Rob e Phil».
Non va tutto bene per niente, ma lei deve restare all'oscuro...
«Anche tu e Bella, ma vi verremo a trovare per il compleanno di Rob! Allora? Novità con Jacob?!», mi chiede lei curiosa. Jacob era diventato il nostro argomento principale, da quando le avevo detto della nostra storia. 
«Sì nonna... lui è meraviglioso. Mi ha fatto una sorpresa in discoteca, è andato dal DJ e mi ha dedicato la canzone della mia festa di compleanno... E si è fatto un tatuaggio con le nostre iniziali, senza dirmelo. Quando l'ho visto non potevo crederci», le racconto. 
«È davvero innamorato Renesmee, io l'ho visto come ti guarda. E... dimmi un po'... l'avete già fatto? Sai che a me lo puoi dire». 
«NONNA! No, io voglio aspettare! Sono una ragazza seria, cosa credi!».
È bello parlare con la nonna, abbiamo un rapporto speciale. È come un'amica per me, e possiamo parlare proprio di tutto. Mi faccio passare Robert, finalmente sento la sua voce ed ho la certezza che sta bene.
«Ciao, Renesmee! Salutami Bella e tutti gli altri!», mi dice con entusiasmo il mio piccolo zio.
«Dimmi Rob, allora ti piace la scuola?», gli domando.
«Sì, sì... I bambini sono simpatici ma io mi annoio... Le cose che studiamo le so già! Le maestre vogliono mettermi nella classe dei bambini più grandi».
Come mai nonna non me ne ha parlato? A quanto pare abbiamo un piccolo Einstein in famiglia... il piano della nonna di avere almeno un figlio normale era fallito: una vampira e un genio. Però!
Dopo altri cinque minuti di chiacchierata con Robert, vedo che papà sta per raggiungermi in giardino. Saluto Rob facendomi passare di nuovo nonna Renée, e riattacco la chiamata. È bello tornare nella normalità almeno per un po'... Mi piace parlare con la nonna e con Robert, i loro discorsi sono così... umani, felici, normali.
«Papà...». 
«Che ci facevi qui da sola?», mi risponde sedendosi accanto a me. 
«Volevo stare un po' per conto mio. Ho chiamato nonna Renée, volevo sentire la voce di Robert. Ha ragione mamma, è troppo intelligente per...». 
«Shhh, basta Nessie. Calmati. È tutto a posto, siamo una famiglia e ti giuro sulla mia vita che nessuno farà del male a Robert. Abbiamo riunito i vampiri di mezzo mondo per dimostrare ai Volturi che tu non eri un pericolo... Proteggere Robert sarà un gioco da ragazzi». Non aggiungo altro, tanto papà può leggermi nel pensiero. Mi bacia sulla fronte, come faceva quando ero piccola, e mi abbraccia. Rimango stretta nel suo abbraccio, adesso sì che mi sento forte e rassicurata, protetta da tutto e tutti. Capace di affrontare qualsiasi difficoltà...
E per un attimo torno bambina.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Genitori e figli ***


9. GENITORI E FIGLI


Tutto sembra tornato alla normalità, o quasi.
Nonna Renée e nonno Phil sono venuti a trovarci con Robert nel week-end, dieci giorni fa Rob ha festeggiato il suo sesto compleanno. Ora abbiamo quasi la stessa età, pazzesco...
La nonna - come è giusto che sia - continua ad essere all'oscuro del biglietto arrivato da Volterra, e Phil è stato estremamente in gamba nel rimanere coi nervi saldi. Anzi, non era stato poi così difficile dire al bambino che avrebbe dovuto mantenere il segreto sulla famiglia, lo sa praticamente da quando è nato.
Crescendo si era posto delle domande sul perché sua sorella e gli altri componenti della famiglia Cullen non cambiassero aspetto, e come mai io - figlia di sua sorella e con un solo anno più di lui - avessi già le sembianze e l'intelligenza di una donna adulta. 
«Vedi, Robert... tua sorella e la sua famiglia sono persone speciali. Bella, Renesmee e il resto della famiglia Cullen sono unici al mondo. Ma dobbiamo mantenere il segreto, perché se la gente lo venisse a sapere non saprebbe accettarlo. Perciò non devi dirlo a nessuno, ne puoi parlare solo con me, la mamma, e la famiglia di Bella. Immagina di essere amico di Harry Potter: non riveleresti ai babbani i suoi poteri, no?». In questo modo Phil aveva introdotto il discorso a Robert, che aveva capito perfettamente anche grazie al paragone con il protagonista della sua saga preferita. Phil è stato straordinario.
Robert continua a condurre la sua vita come un qualsiasi bambino, tranne che per un piccolo particolare: le maestre, di comune accordo con nonna Renée e nonno Phil, avevano deciso di spostare Rob nella classe successiva alla sua, con i bambini del secondo anno. La sua velocità di apprendimento lo faceva "annoiare", lui era sempre avanti rispetto ai suoi compagni di classe.
Quanto a me invece, non riesco proprio ad essere serena... il pensiero di una nuova minaccia dei Volturi tormenta i miei sogni. Ormai è da più di una settimana che continuo a fare lo stesso incubo, mi sveglio sempre nel cuore della notte con Jacob che cerca di rassicurarmi. Nel sogno vedo Jane e Alec prendere per mano un bambino, Robert. 
«Ecco la nostra rivincita, schifosa ibrida!», mi urla contro Jane. E a quel punto mi sveglio, stanca e agitata. Come in questo momento.
«Nessie, ehi, va tutto bene. È solo uno stupido incubo». Jake mi accarezza e i capelli e mi bacia la fronte, per tranquillizzarmi.
«Jake, non ce la faccio più... sto diventando paranoica», gli rispondo quasi con rassegnazione. 
«Stasera ti porto ad una specie di festa a La Push, così ti distrai. Vietato rifiutare l'invito!», mi dice Jake cambiando totalmente discorso.
«Ma no, perché dovrei rifiutare... mi fa piacere rivedere i ragazzi. A parte Sam, ma vabbe'». Sam non mi era mai andato particolarmente a genio, aveva fatto soffrire Leah e questo non potevo proprio perdonarglielo. Da otto mesi lui ed Emily erano diventati genitori di Matthew, e la notizia della gravidanza di sua cugina era stata un altro duro colpo per Leah, che ancora soffriva per lui.
«Dai, Ness, basta con questa storia... ora Leah è felice», mi risponde Jake.
In effetti la festa è una buona idea... Jacob ha il potere di farmi dimenticare qualsiasi preoccupazione, credo proprio che mi divertirò.
«Che fai? Resta qui!», gli dico vedendolo alzarsi dal mio letto.
«Renesmee, non so te, ma io non ho più sonno». Jake prende il CD della mia festa di compleanno, ci mettiamo le cuffiette e fa partire quella che ormai è diventata la nostra canzone, "Madness" dei Muse.
«È proprio adatta a noi... Un lupo e una mezza vampira, è vero che "il nostro amore è folle"», dice Jacob citandone le parole e strappandomi un sorriso.
Restiamo svegli a parlare fino al mattino, quando per Jake è ormai ora di andare.
Come al solito scendo in cucina a fare colazione, ormai sempre più abituata a seguire gli orari dei pasti umani. I miei genitori sono lì ad aspettarmi. 
«Renesmee, noi andiamo a caccia. Tu non vieni, immagino», mi dice mamma senza provare minimamente a forzarmi.
«Lo sai, niente caccia per me. Non più», le rispondo addentando un biscotto al cioccolato.
«Ah, stasera vado con Jacob a La Push, c'è una specie di festa con tutti i ragazzi del branco. Racconteranno le leggende dei Quileutes!», le dico entusiasta.
«Ci andai anch'io... e fu molto emozionante», aggiunge mamma.
Papà ci saluta, ha letto nei miei pensieri che voglio restare un po' da sola con lei per affrontare l'argomento "Jacob", che fino ad ora avevo sempre cercato di evitare.
«Sai, mamma... per me non è semplice parlare con te della mia storia con Jacob. Lui è il tuo migliore amico, lo conosci da molto prima che io nascessi... La cosa mi imbarazza un po', se devo essere sincera. Questa è la prima volta che mi crea problemi parlarti di una cosa che mi riguarda». Ecco, gliel'ho detto... 
«Renesmee, non sei obbligata a farlo. Mi fido di te e mi fido di lui», risponde lei decisa. Forse non sono pronta a parlarne, ma potrei mostrarglielo...
«Mamma, avvicinati. Ti ricordi che cosa dicevo da piccola? A volte è meglio mostrare che parlare...». Poggio la mia mano sulla sua guancia fredda e perfetta, dura come il marmo ma delicata come il velluto... era da tanto che non lo facevo.
«Adesso chiudi gli occhi, e guarda». Le mostro tutti i momenti più belli passati con Jacob, partendo dalla mia festa di compleanno: la sua dichiarazione, il nostro primo bacio, io che mi addormento tra le sue braccia, la sorpresa in discoteca, la confessione dell'imprinting, il tatuaggio con le nostre iniziali...
«Ti ha detto dell'imprinting?!». Mamma sembra sorpresa, quasi incredula.
«Sì. È stato sincero... e comunque credo che lui mi ami indipendentemente da questo», le rispondo con fermezza. Perché io so che è così, e nessuno potrà farmi cambiare idea.
«Edward non avrebbe voluto», la sento dire tra sé e sé.
«Come? Be', ne parlerò con papà. Pensa se ne fossi venuta a conoscenza per caso, mamma. La sincerità è sempre la miglior cosa, soprattutto quando si tratta di questioni così importanti». In effetti se venissi a scoprire che Jake non è stato del tutto sincero, non la prenderei molto bene... In ogni caso meglio scacciare questi brutti pensieri, frutto delle mie stupide paranoie.
«Mamma, posso farti una domanda? Ecco, vedi... i Volturi... sette anni fa... Se vi fosse accaduto qualcosa, tu e papà mi avreste...».
«Affidata a Jacob, esatto», risponde mamma, terminando la mia frase.
«Renesmee, adesso basta parlare dei Volturi, okay? So che sei preoccupata, lo siamo tutti. Ma quando Robert è venuto abbiamo parlato con Phil... È tutto a posto. I Volturi non possono fargli niente, perché lui è troppo sveglio per parlare a qualcuno della nostra condizione. E poi i Volturi sono pur sempre in inferiorità numerica. Noi, invece, volendo possiamo riunire un esercito».
Anche se con parole diverse, è lo stesso discorso che mi aveva fatto papà il giorno in cui avevamo letto il biglietto. La abbraccio forte, non potrei avere una madre migliore di lei, così protettiva... Lei è la mia roccia.
«Dai, mamma, ora ti lascio andare. Sono felice di averne parlato... di entrambe le cose».
Rimasta sola in casa mi metto un po' a leggere, ma non riesco a concentrarmi.
Se ora sono più tranquilla per quanto riguarda Rob, sono agitata al pensiero di dover affrontare l'argomento "me e Jacob" con papà. All'improvviso il sonno torna a farsi sentire, e mi addormento con estrema facilità...
 
«Renesmee, svegliati! Ti sei addormentata sul divano... Farai tardi alla festa se non fai in fretta!». La voce morbida e tranquilla di papà mi sveglia dolcemente dal sonno, facendomi ricordare che fra poco Jake passerà a prendermi.
«Papà... Ho dormito così tanto?! Sai, la notte non riesco a dormire per via di quegli incubi... Comunque ora vado a cambiarmi». Corro verso la mia stanza, ma papà mi blocca prima che possa raggiungerla.
«Renesmee, aspetta. Volevo parlarti di Jacob. So che per te è difficile affrontare questo discorso con me, ho cercato di non leggere i tuoi pensieri perché è giusto che tu abbia la tua privacy come chiunque altro. È vero, Jacob ed io discutiamo spesso, ma lui è una brava persona e so che ha rispetto di te. E ci tengo a dirti che sono... contento. Per te e lui... e voglio dirti che per te ho cercato di mettere da parte le mie "idee all'antica". Insomma, non dovete per forza sposarvi prima di... insomma, hai capito, no? Quando ti sentirai pronta, devi fare ciò che ti rende felice. Ovviamente non serve che ti dica di... fare attenzione, Nessie...».
Fantastico! Lo stesso discorso imbarazzante che nonno Charlie aveva fatto a mia madre parecchi anni prima... ma le parole di mio padre mi lasciano del tutto esterrefatta.
Lui, un uomo d'altri tempi, per amore di sua figlia ha scelto di diventare un padre "di larghe vedute"... o almeno ci prova. Mi viene da arrossire, non appena capisco che il discorso di papà si sta facendo troppo "approfondito". Non c'è bisogno che mi dica di stare attenta, e Jacob non è uno sprovveduto. E poi... non lo so nemmeno se sono pronta per fare l'amore con lui, tutto verrà da se, noi non programmiamo nulla.
«Okay, okay papà. Felice di averne parlato!».
E quasi con le stesse identiche parole usate dalla mamma con nonno Charlie, bacio mio padre sulla guancia e corro subito nella mia stanza, stavolta senza essere trattenuta. In fondo gli ho fatto anche un favore, mettendo fine a quel discorso imbarazzante. Parlare di sesso con mio padre è decisamente tra i miei incubi peggiori... ma adesso voglio pensare soltanto alla bellissima serata che mi si prospetta davanti.
La Push, sto arrivando!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Una serata a La Push ***


10. UNA SERATA A LA PUSH


Jacob passerà a prendermi tra mezz'ora, sono decisamente in ritardo! Mi metto a frugare nei cassetti e nell'enorme armadio pieno dei vestiti comprati con zia Alice, nei tanti pomeriggi di shopping passati insieme.
Alla fine opto per un paio di jeans, una felpa grigia e nera e delle scarpe da tennis. In fondo è solo una serata in spiaggia, non devo essere elegante!
Dopo essermi messa un filo di trucco ed aver raccolto i miei lunghi capelli in una coda, sono finalmente pronta per andare. Sto per aprire la porta della mia stanza, quando sento la voce di mio padre discutere con qualcuno. Jacob?!
«Sto cercando di essere un buon padre per mia figlia, so che tu la rendi felice ed io voglio soltanto il suo bene. Ma ti avverto, Jacob. Prova a farle qualcosa contro la sua volontà e verrò a cercarti anche sulla luna! E lo vedi questo pugno? Finirà dritto sulla tua bella faccia. È chiaro?».
«Dai, Edward, finiscila! Renesmee non è una povera damigella in pericolo, è una DONNA. Ed io non le farò mai niente che non voglia anche lei. Sei patetico con questi discorsi!».
Meglio intervenire, detesto sentirli discutere per causa mia.
«Papà, di cosa stavate discutendo? Per caso parlavate di me?», mi rivolgo a mio padre mettendo volutamente un velo di ironia nella voce.
«Andate, ragazzi... Ciao Nessie. E ciao, Jacob».
Prima di uscire dalla porta vedo papà e Jacob lanciarsi uno sguardo di sfida... Sono sempre i soliti, quando si decideranno a smetterla? Tutti i bei discorsi di papà sul suo essere moderno vanno a farsi benedire, se continua a comportarsi così con Jacob non appena sono da soli. Ma adesso voglio dedicarmi solo a me stessa e lasciare da parte le preoccupazioni, almeno per questa sera.
 
«Jake, non ti ho sentito arrivare, dov'è la moto?», gli domando non appena siamo da soli.
«È poco più in là, volevo farti una sorpresa. Ma devo ammettere che paparino Edward è un bravo guastafeste. A proposito, prima non ti ho potuta salutare per bene...». Jake mi coglie di sorpresa e mi bacia con passione, facendomi persino cadere la borsa dalle mani. Sento un brivido percorrere tutta la mia schiena...
«Tu mi fai uno strano effetto», gli dico poggiandomi una mano sul cuore, che batte ad un ritmo accelerato.
«Sarà il fascino del lupo», risponde lui, facendomi sorridere. È sempre il solito scemo...
Quando arriviamo alla spiaggia di La Push, tutti quanti sono già lì. È buio, e l'aria fredda di novembre inizia a farsi sentire, anche se a me non dà fastidio più di tanto vista la mia temperatura corporea elevata, simile a quella di Jacob. Leah e Seth vengono subito a salutarci, e noto che Leah non è da sola.
«Piacere, sono Ryan Greenwood. Il ragazzo di Leah». Ryan è un bel ragazzo, alto e non troppo muscoloso, con grandi occhi neri e profondi come quelli della mia amica. È molto più affascinante di Sam, Leah ha fatto davvero un'ottima scelta.
«Jacob Black e la mia ragazza Renesmee Cullen, piacere. Siamo i migliori amici di Leah».
I ragazzi hanno allestito una sorta di capannone sulla spiaggia, hanno fatto davvero un ottimo lavoro. Nel capannone c'è ogni sorta di comodità, cibo (tra cui i deliziosi muffin di Emily), e musica.
«È un CD con la mia playlist, tutta buona musica scelta rigorosamente da me», mi dice orgoglioso Seth. «Dimmi un po', come mai stasera non ti sei messa uno di quei tuoi vestitini alla moda scelti da tua zia?!».
«Scemo, Seth! È una serata in spiaggia, dove vuoi che vada con gonna e tacchi?!», rispondo al mio amico dandogli un buffetto sulla guancia. In effetti ha ragione, zia Alice è riuscita a trasmettermi tutta la sua passione per la moda, cosa che non le è riuscita altrettanto bene con mamma. Jeans e felpa non sono di certo il mio abbigliamento abituale, preferisco abiti più femminili.
Lascio il mio amico per andare a salutare Billy Black, già seduto accanto al falò insieme a Sam, Emily e il loro bambino Matt.
«Ciao Renesmee, sempre più bella! Sono felice di averti con noi, stasera», mi saluta Billy invitandomi a sedermi accanto a lui. Dovrei sentirmi a disagio, una mezza vampira in mezzo a tutti questi lupi. Ma loro riescono sempre a farmi sentire a casa, e non ho motivo per sentirmi fuori posto.
«Grazie, Billy. Non vedo l'ora di ascoltare le vostre "leggende"». Il padre di Jake è una brava persona, un uomo che nonostante la sua disabilità non si era mai perso d'animo.
Ho sempre avuto un buon rapporto con lui, papà dovrebbe prendere esempio da Billy nel modo di comportarsi con Jacob. Sarebbe perfetto se lo facesse...
Dopo qualche minuto, anche tutti gli altri vengono a sedersi attorno al falò.
Io sono seduta accanto a Jacob, che mi stringe la mano, e a Billy. Leah è seduta accanto a Ryan. Chissà se il ragazzo è a conoscenza del segreto dei lupi...
Billy inizia a raccontare la leggenda del loro antenato Taha Aki. Poi la parola passa a Jacob, che prosegue il racconto con la leggenda dei freddi e del sacrificio della terza moglie di Taha Aki. Ovviamente i freddi sono i vampiri, ma quelli del racconto non hanno niente a che vedere con la mia famiglia.
Jacob è molto bravo a raccontare, proprio come suo padre. Rimango molto colpita dalla storia del loro antenato, e mi viene automatico fare dei paragoni con me e Jake.
I lupi mutaforma possono scegliere quanto restare in vita, Taha Aki aveva scelto di morire insieme a sua moglie perché aveva trovato il vero amore. Finché un mutaforma si tramuta in lupo, il suo corpo smette di invecchiare e resta fermo a quell'istante. Jacob ha scelto questo, per restare accanto a me per l'eternità... Leah invece ha scelto - forse momentaneamente? - di non trasformarsi più, per poter essere una donna come tutte le altre ed avere dei figli.
 
Terminati i racconti mi lascio trascinare da Seth e Leah a ballare con gli altri, questa deve essere una serata per distrarmi. Per la prima volta da un mese a questa parte non ho pensato ai Volturi, e questo è decisamente un gran passo avanti.
Pian piano tutti iniziano ad andare via, finché non restiamo solo Jacob ed io. Io, lui, la spiaggia e la musica... non potrei desiderare di meglio.
Mamma ha detto a papà che resterò a dormire da Seth e Leah, ma in realtà i miei piani sono altri. Io e Jake, finalmente da soli e senza il timore di essere disturbati. Con una famiglia come la mia è piuttosto difficile riuscire a trovare un po' di privacy.
Ripenso al discorso di papà, ha detto che l'importante è che io sia felice nel fare le mie scelte...
«Mi hai sorpreso, Jake. Non mi aspettavo che prendessi la parola, dopo tuo padre».
«Sono stato bravo?», domanda lui fingendo di ignorare quale sia la risposta.
«Mi hai emozionata, e mi hai fatto riflettere. Tu hai... già fatto la tua scelta, scegliendo me hai scelto l'eternità», gli rispondo colpita dalla consapevolezza delle mie stesse parole.
«È la scelta che ho fatto dal primo momento in cui ti ho vista», mi risponde, spostandomi delicatamente una ciocca di capelli sfuggita dalla mia coda di cavallo.
 
Dopo aver passeggiato sulla spiaggia illuminata dal chiarore lunare, decidiamo di tornare al capannone e rilassarci un po'. C'è ancora la musica del CD di Seth, e si sta davvero bene...
«Jake, abbracciami», gli chiedo quasi come a supplicarlo, colta da un improvviso bisogno di sentirlo più vicino a me. Jacob mi abbraccia stringendomi forte, con la consapevolezza che questo momento è soltanto nostro.
Senza rendercene conto iniziamo a muoverci allo stesso ritmo della musica, sciogliendo leggermente l'abbraccio per poterci guardare negli occhi.
«Baciami, Ness», mi chiede lui avvertendo lo stesso bisogno di sentirmi vicina. Gli infilo le mani tra i capelli, un gesto che ripeto ogni volta che le mie labbra incontrano le sue... e sento che un desiderio del tutto nuovo sta per impossessarsi di me, più forte di qualsiasi cosa. Desidero fare l'amore con lui, sento di essere finalmente pronta. Avevo fantasticato spesso su come sarebbe stata la nostra prima volta, sapevo soltanto che non l'avremmo programmata, doveva essere una cosa del tutto spontanea.
Leah mi aveva raccontato che la sua prima volta non era andata esattamente nel migliore dei modi, non la conservava come un ricordo piacevole... Ma sento che per me e Jacob sarà diverso, e speciale. È una prima volta per entrambi, e credo che tutto avverrà in modo naturale e delicato, data la nostra inesperienza. E Jake, che ha deciso di aspettarmi tutti questi anni, finalmente potrà amarmi senza riserve...
Inizio a sbottonargli piano la camicia, baciandogli ogni millimetro di pelle nuda con meticolosa perfezione, un bottone dopo l'altro... Ma mi fermo quasi subito, notando sul suo volto un'espressione perplessa. Jacob ha capito bene le mie intenzioni, ma forse crede che io non sia ancora pronta e lo stia facendo per lui.
«Ne sei sicura, Renesmee? Io non farò mai niente contro la tua vol...».
«Shhh, zitto Jacob. Tu sei tutto ciò che voglio, e ne sono certa come non lo sono mai stata in vita mia».
Lo zittisco posando il mio dito indice sulla sue labbra, e riprendiamo a baciarci prima con delicatezza, poi con sempre maggiore trasporto. Jacob si abbandona finalmente al suo desiderio, e questa volta è lui a prendere l'iniziativa.
Inizia a togliermi i vestiti con impazienza, partendo dalla felpa per poi terminare con i miei jeans, che scaglia a terra dall'altro lato del piccolo capannone. Dopo mi scioglie con lentezza i capelli, lasciando che ogni ciocca ricada perfettamente lungo la mia schiena. Sto per affrontare il mio destino vestita soltanto con della biancheria intima di pizzo bianco, ma mi sento incredibilmente potente, sicura di me, senza un briciolo di vergogna. A questo punto sono io a slacciare il bottone dei jeans di Jacob, per poi spostare le mie mani sulla chiusura lampo. I jeans cadono davanti a me, lasciando Jacob in boxer. Sembra ancora più alto e imponente a vederlo così, e il mio cuore perde qualche battito. Jake mi trascina con sé sul pavimento, sopra un'enorme coperta rossa che aveva portato nel caso avessi avuto freddo. Poi, mi libera una volta per tutte dalla biancheria, indugiando sugli slip. Inizio a respirare in modo affannato, preda dell'impazienza e dell'agitazione che contemporaneamente si prendono gioco di me. Ma alla fine prendo coraggio, e mi decido anch'io a sfilare i suoi boxer. Per la prima volta lo vedo in tutta la sua bellezza, ci stiamo mostrando l'uno all'altra in un modo che sarebbe rimasto solo e soltanto nostro, per sempre. Mi sto concedendo a lui, donandogli non solo il mio corpo, ma anche la mia anima.
«Sei mia Renesmee, lasciati ammirare», mi sussurra Jake con voce suadente, spostando i capelli che coprono i miei seni. Non provo alcuna vergogna, e l'agitazione sembra essersi del tutto volatilizzata. Sono sua, e lo desidero con tutta l'intensità possibile. Come il giorno e la notte, come il sole e luna, Jake ed io - il lupo e la vampira - stiamo per cancellare tutto ciò che ci divide, e fonderci in un'unica essenza. Il mio respiro si fa sempre più accelerato, quando Jake inizia a farsi spazio infilando una gamba tra le mie, prendendomi una coscia per adagiarla su di sé. 
«Jake... va tutto bene», gli sussurro assecondando il suo gesto, notando nei suoi occhi il timore misto al desiderio, la paura di farmi soffrire...
Gli accarezzo i capelli con entrambe le mani, facendolo adagiare su di me. La sua testa poggiata nell'incavo del mio collo e il suo respiro che soffia delicato tra i miei capelli, che pian piano ritorna regolare.
«Non ti farò male, Ness... te lo giuro». Jacob scivola dolcemente dentro di me, con estrema delicatezza, facendomi inarcare la schiena contro di lui. Non appena inizia a spingere, sempre più forte, non posso fare a meno di stringerlo di più; rifugiandomi tra i suoi baci. Non voglio che sappia che in questo momento sto provando dolore, perché è così che deve essere, così che deve accadere. Le mie dita sono piantate sempre più a fondo nella sua schiena, ma anche lui sembra ignorare l'eccessiva pressione che sto esercitando sulla sua pelle, fino a segnarla. Le spinte si fanno più insistenti, più forti... e all'improvviso il dolore lascia il posto a qualcosa di meraviglioso e incredibile, riesco a sentire Jacob in un modo che neanche credevo possibile, come se mi stesse proiettando tutto il suo amore. Sento le sue mani calde impossessarsi pienamente del mio corpo e avvolgermi con delicatezza, sento le sue labbra e il suo profumo... Sento lui. Il piacere e la perfezione di questo momento mi fanno dimenticare completamente il mondo intorno a noi.
«Stai sorridendo, Ness? Non mi dire, ti faccio ridere anche in un momento come questo...?», mi chiede interrompendo per pochi secondi un bacio che mi è parso al tempo stesso interminabile ma anche troppo breve.
«Jake, sorrido perché sto pensando a una cosa... Questa è la prima volta di tutta un'eternità!».
E le mie labbra incontrano di nuovo le sue...

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Un papà troppo geloso ***


11. UN PAPA' TROPPO GELOSO


È quasi l'alba e il sole fa capolino dal mare di La Push, irradiando una calda luce dorata.
Jacob ed io siamo in spiaggia a goderci lo spettacolo, lui mi tiene stretta tra le sue braccia. Abbiamo ancora un po' di tempo per stare insieme...
Fare l'amore con Jacob, sentirlo veramente mio, è stata l'esperienza più bella di tutta la mia vita. Non avrebbe avuto senso aspettare ancora, conosco bene i miei sentimenti. Tutto era stato così semplice e naturale... non più lupo e mezza vampira, solo Renesmee e Jacob.
«Jake, questa è stata la notte più straordinaria della mia vita, voglio che tu lo sappia», gli dico voltandomi verso di lui, baciandolo dolcemente.
«È lo stesso per me, Renesmee», mi risponde lui sincero. Lo avevo fatto aspettare, e finalmente avevo scelto di essere completamente sua, in ogni modo umanamente possibile.
Jake si alza e mi prende in braccio, sollevandomi come se fossi una piuma.
«Quando lo saprà mio padre saranno guai!», aggiungo divertita.
«Ho un alibi, Ness. Sei stata tu a provocarmi, e i miei pensieri ne sono la prova».
Jake ed io ci scherziamo su, ma in realtà sono preoccupata davvero per come la prenderà mio padre... Nonostante il suo discorso, per lui sono ancora una bambina. Chissà quanto gli ci è voluto per mettere da parte le sue idee all'antica e dirmi che non avrei dovuto aspettare il matrimonio, come aveva fatto lui con la mamma... Ma d'altronde la mia situazione è molto diversa da com'era la loro, e mio padre ha dovuto imparare ad accettarlo.
Le mie domande vengono interrotte dalla suoneria del mio cellulare, ci sono diversi messaggi da parte di zia Alice, zia Rosalie, Leah e Seth. Tutti e quattro chiedono maliziosamente com'è andata la serata, come se già conoscessero la mia risposta.
Dovranno aspettare, mi diverte tenerli sulle spine... e Seth è diventato particolarmente impiccione! Anche se è il mio migliore amico, è comunque imbarazzante affrontare certi argomenti con lui. Subito dopo arriva anche un messaggio di mamma:
 
Buongiorno tesoro mio, con papà è tutto sotto controllo! Ci vediamo questa sera, ora siamo al lavoro. Salutami Jake, Baci.
 
Mia madre da tempo aveva iniziato a lavorare per un certo J. Jenks, prendendo il posto di zio Jasper. Jenks era lo stesso tizio che aveva realizzato i documenti falsi per me e Jacob sette anni fa, quando i Volturi minacciavano di distruggere la mia famiglia.
Il suo sogno però è sempre stato prendere una laurea in lettere ed insegnare, lo desiderava fin da quando era bambina. Le circostanze le hanno impedito di realizzare questo suo desiderio, non si è voluta perdere neanche un istante della mia rapidissima crescita. È per questo motivo che lei e mio padre avevano deciso che il college poteva aspettare.
Papà invece lavora come ispettore per la polizia di Seattle, ed è spesso impegnato in indagini intricate che però riesce sempre a risolvere. Un altro poliziotto in famiglia, dopo nonno Charlie.
Arrivati a casa Cullen, veniamo subito accolti da zia Alice.
Con lei non ho mai avuto segreti e Jacob le sta simpatico, nonostante la sua abitudine di chiamarlo Cane Lupo.
«Renesmee, Jacob! Avete passato una bella serata? Dai Nessie, racconta!», mi incita zia Alice con la voce carica di entusiasmo e curiosità.
«Ragazze, io vi lascio. Ho una faccenda da sbrigare con gli altri, cose da lupi! A dopo, Ness». Jake mi bacia e lo vedo uscire dalla porta, lasciandomi con un'espressione sognante in viso...
«Dai, Nessie! Non ti vergognerai di me, spero! Sai benissimo cosa voglio sapere!», continua imperterrita zia Alice.
«La risposta è sì. È successo, zia».
Nel frattempo arriva anche zia Rose, ugualmente impaziente di conoscere le novità tra me e Jacob.
«È quello che penso io?», mi chiede zia Rosalie con uno sguardo furbo, ha già capito tutto.
«Sì!!», risponde zia Alice saltellando e abbracciandomi.
Vengo "sequestrata" dalle mie zie e racconto loro tutti i dettagli (be', non proprio tutti!), mentre zia Rosalie mi pettina i capelli raccogliendoli in una treccia. Sono le prime persone a sapere ciò che è accaduto tra me e Jacob, mi piace confidarmi con loro.
Passo il resto del pomeriggio al telefono con Leah, che mi fa ricordare una spiacevole realtà: «I lupi condividono i pensieri con il resto del branco. Jacob non potrà nasconderlo, purtroppo».
«Già... fantastico, Leah. Ora lo sapranno tutti. Certo che è davvero una seccatura non poter nascondere i propri pensieri! Oddio, scusami, tu lo sai molto meglio di me ovviamente...», le rispondo accorgendomi troppo tardi di aver toccato un tasto dolente.
«Nessie, non preoccuparti. Non penso più a Sam, davvero. Anzi, credo che Lui, Emily e Matthew siano una bella famiglia. Sam è cambiato. E sono cambiata io, soprattutto. Ryan mi ha trasformata in una persona nuova». Sono felice di sentire la mia amica parlare in questo modo, merita più di chiunque altro di essere felice dopo tutto quello che ha dovuto passare.
Mi sdraio sul mio letto, è stata una giornata senza fine... Jacob ed io non abbiamo mai dormito, per non sprecare neanche un istante del nostro tempo insieme. Chiudo gli occhi...
 
E mi ritrovo nella foresta, nascosta dietro a un albero. Ed ora che ci faccio qui?
All'improvviso vedo comparire mia madre e Jacob, stanno parlando... Anzi, sembra più una discussione.
«Voglio sapere che cosa è accaduto tra te e mia figlia, Jacob!», gli chiede mia madre furiosa, con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
«Ecco, Bella... io e Renesmee abbiamo fatto...». Jacob non riesce neanche a terminare la frase, che mia madre con un potentissimo calcio lo fa schiantare addosso ad un albero... Adesso basta, questo è troppo!
Sto per correre verso Jacob, ma si intromette anche mio padre, trattenendomi. Dov'era prima, perché non l'ho visto?
«Renesmee, io lo ammazzo...», mi dice prima di scomparire dalla mia vista, dopodiché lo vedo avventarsi sul collo di Jacob nel giro di mezzo secondo.
«No!!!!!!!!!!!». Grido con tutto il fiato che ho in corpo, ma la voce sembra avermi abbandonata, e i miei sforzi diventano del tutto inutili.
Poi, tutto diventa sfocato, e buio...
 
E mi sveglio, con la fronte bagnata dal sudore. Che razza di incubo! Solo una persona con seri problemi mentali potrebbe immaginare una cosa del genere.
Mamma mi ha sempre appoggiata, e papà... ma no, papà non farebbe mai una cosa del genere! Che stupida, quando la smetterò di essere così paranoica? Dormire non è stata affatto una buona idea, forse sarà meglio mangiare qualcosa.
«Renesmee, sono tornata!». È mia madre, che non appena mi vede mi rivolge subito un sorriso raggiante.
Cerco di togliermi dalla mente l'immagine di lei furiosa, decisamente lontana dalla realtà. 
«Ehi, mamma! Non ti ho sentita arrivare». Mamma poggia la borsa sul tavolo del salone, e si siede subito accanto a me.
«Dai, racconta. Come è andata la serata a La Push? Spero che la mia piccola bugia con papà sia servita a qualcosa».
«Certo che sì, mamma. Jacob e Billy si sono alternati nel raccontare le leggende Quileutes. È stato molto emozionante, mi sono persino commossa quando Jake ha raccontato del sacrificio della terza moglie. Ho ballato con Seth e Leah... I ragazzi hanno allestito una specie di capannone in spiaggia. Poi gli altri sono andati via, e Jacob ed io siamo rimasti soli. Si stava bene in spiaggia, non c'era neanche un po' di vento...». Ecco adesso glielo dico, posso farcela... Inutile prendere tempo parlando delle condizioni atmosferiche.
«E poi è successo, mamma. Era inevitabile, perché mi sentivo finalmente pronta... Abbiamo fatto l'amore». Le parole mi escono come un fiume in piena, ora non mi crea più alcun imbarazzo confidarmi con lei.
«Ehi, non sei costretta a raccontarmi ogni cosa, ho già capito... So come ti senti. E sono felice che quella persona sia Jacob. Non ti preoccupare, non lo picchierò come ho fatto quando venni a sapere dell'imprinting, dopo la tua nascita».
«Davvero, mamma? Lo hai picchiato?», le domando.
«Sì... e papà era lì che se la rideva! Ma stai tranquilla, ne ha avuto di tempo per abituarsi all'idea, all'inizio è stato difficile anche per me. Non può fingere che tu sia ancora una bambina. E Jacob ha rispettato i tuoi tempi, quindi...».
Ecco la conferma che il mio incubo era del tutto insensato, il rapporto con mia madre non potrebbe essere migliore di così. Lei è una madre, un'amica, una complice, che tuttavia sa anche riconoscere i miei errori. Ma ciò che è successo con Jacob non è un errore, è la scelta più bella della mia vita.
«Grazie, mamma», le rispondo gettandole le braccia al collo.
«Ti voglio bene, amore mio», risponde lei ricambiando subito il mio abbraccio.
Dopo aver sciolto l'abbraccio con mamma decido di tornare nella mia stanza, stanca ma rassicurata.
«Nessie, aspetta. Papà ha avuto un inconveniente al lavoro, lo vedrai domani mattina. E cerca di stare tranquilla». Meglio così, oggi è stata la giornata delle confessioni... E sinceramente non sono ancora pronta ad affrontare anche lui. Riuscirò a nascondere i miei pensieri? Perché non ho anch'io uno scudo mentale come mia madre?...
 
«Sveglia, Ness... fra poco devo andare via!». È Jacob. Ieri sera l'ho usato come cuscino, ero davvero stanca!
«No Jake, non andare... i miei cuscini non sono comodi come te!». Lo bacio, Jake infila una mano sotto la maglia del mio pigiama. E proprio in questo momento mi pento di non aver chiuso la porta a chiave.
«Jacob, Renesmee, ma che cosa diavolo state facendo?!». È mio padre, che ha avuto la pessima idea di entrare nella mia stanza senza bussare... Lo vedo cambiare espressione, i miei pensieri e quelli di Jacob in questo momento sono gli stessi. E purtroppo papà può vederli con estrema chiarezza.
«Renesmee, tu... voi... Avete...». Lo vedo passarsi una mano tra i capelli, per il nervosismo.
«Papà, ne avevamo parlato. Ora perché reagisci così?».
«Renesmee, lasciami parlare con Jacob. Da soli». Escono dalla mia stanza, li vedo andare in giardino. Entrambi alzano la voce...
«Le hai detto anche dell'imprinting! Mi avevi giurato che non lo avresti fatto! E vedo che non hai saputo aspettare... Bene, ora manterrò la mia promessa, ti devo un pugno in faccia da non so quanti anni, cane bastardo». 
«Edward, lasciami parlare...». Mio padre avventa il suo pugno contro Jake, che all'istante si trasforma in lupo riducendo a brandelli i suoi vestiti... Devo assolutamente intervenire.
«Papà, ora basta!! Io amo Jacob, non sopporto più questa situazione tra voi. E ti sei già dimenticato il discorso dell'altro giorno? La vuoi sapere una cosa? Ho iniziato io, sono io che ho voluto farlo. Non sono più una bambina, papà. Adesso lasciami andare».
Salgo in groppa al grande lupo rossiccio che è anche l'uomo che amo, e vado via con lui. Le mie paure erano fondate.
Questa volta mio padre ha davvero superato ogni limite!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Ora è tutto perfetto? ***


12. ORA E' TUTTO PERFETTO?


Non appena arriviamo a La Push, Jacob torna subito in forma umana.
«Renesmee, mi dispiace... Non voglio essere la causa dei tuoi litigi con Edward, finirà solo per odiarmi di più». Perfetto, ora Jacob si sente anche in colpa...
«Jacob, non è il momento. Ho bisogno di calmarmi, non posso credere a ciò che ho visto. Mio padre mi ha delusa! E adesso se non ti dispiace vado a recuperare dei vestiti per te», gli rispondo distrattamente, ancora scossa da ciò che è appena accaduto.
«Credevo mi preferissi senza...», risponde lui malizioso, attirandomi verso di sé.
«Certo, che domande! È proprio per questo motivo che mi servono urgentemente i vestiti, scemo!».
Entro in casa di Jacob, e trovo subito Billy ad accogliermi all'entrata.
«Ciao, Billy! Mi servirebbero dei vestiti per Jake, si è trasformato... all'improvviso... e i suoi sono ridotti a brandelli», gli dico.
«Tesoro, li trovi sulla sedia accanto al letto di Jacob. Tutto bene, Nessie? Ti vedo un po' scossa». Billy si accorge subito che deve essere accaduto qualcosa, notando l'incertezza nella mia voce.
«Ho litigato con mio padre», gli confesso, sfogandomi.
«Per via di Jacob, e lui si è trasformato», risponde Billy. Caspita, che intuito. Non sarà che anche Billy legge nel pensiero?
«Esatto, Billy... Non lo sopporto quando fa così», continuo a dire, arrabbiata.
«Renesmee, cerca di comprenderlo. Ti ha vista piccola per così poco tempo, e adesso sei già una donna a tutti gli effetti, che vuole stare con il ragazzo che ama. Lui ti vedrà sempre come una bambina... Sai, anche per me non è stato semplice quando le mie figlie si sono fidanzate. Jacob è un ragazzo, con i figli maschi è tutto più semplice. Concedi a Edward un po' di tempo per abituarsi all'idea», mi risponde lui con la sua voce saggia e rassicurante. Ho sempre adorato il padre di Jacob. 
«Grazie Billy, mi ha fatto bene parlare con te». Mi chino per salutarlo, dopodiché chiudo la porta e corro subito da Jake per portargli i vestiti. È incredibile quanto sia bello...
«Eccoli, rivestiti prima che mi vengano in mente altre idee...», gli dico porgendogli i vestiti, distogliendo lo sguardo da tutta quella bellezza.
Mentre Jacob inizia a rivestirsi, mi chiede subito se suo padre sospetti qualcosa. Jacob non perdeva mai il controllo, e di certo non era una consuetudine il fatto che si trasformasse all'improvviso facendo letteralmente esplodere i suoi vestiti.
«Sì, ho detto a Billy ciò che è accaduto... Perché mio padre non è così comprensivo come il tuo?!».
«Perché io ho ventitré anni e sono un ragazzo, semplice!». Esattamente la stessa cosa che mi ha detto Billy poco fa. Devo rassegnarmi.
«Jake, posso farti una domanda... strana? Riguardo a Billy e le tue sorelle?».
«Puoi chiedermi tutto ciò che vuoi, Ness».
«Ecco... come ha reagito Billy quando Rachel e Rebecca si sono fidanzate?». Sono davvero curiosa di sapere se Billy è stato sempre impeccabile, o se l'unico caso disperato qui è mio padre.
«Be', loro facevano le cose di nascosto. E quando mio padre l'ha saputo è subentrata un po' di gelosia, ma poi è stato felice per loro. Devi perdonare Edward, nonostante io debba ammettere che è un grandissimo rompi... volevo dire rompiscatole!».
«Però per questa notte resto da te», gli dico accarezzandogli il viso.
«Dico che è un'ottima idea... Mio padre nel pomeriggio partirà con tuo nonno Charlie, andranno a pesca questo week-end», mi dice Jacob, sfoderando il suo sorriso ammaliante e irresistibile.
 
Decido di passare a casa dei nonni, saranno loro ad avvertire mamma di ciò che è accaduto. Prima sono scappata di corsa con Jacob e non ho preso nulla, neanche il cellulare. 
E al momento non ho alcuna intenzione di rimettere piede in casa con il rischio di incontrare mio padre. Forse è andato al lavoro, ma in ogni caso è meglio non rischiare.
«Ehi Renesmee, entra!», mi accoglie nonna Esme con il suo sguardo amorevole.
«Nonna, per favore... avverti mamma che questa notte resterò a casa di Jacob. Non voglio incontrare papà, dopo la scenata di stamattina. Ha cercato di picchiare Jacob, non posso accettare un comportamento del genere. Cerca di comprendermi», le dico, sforzandomi di mantenere la calma.
«Tesoro, mi dispiace... Vedrai che si risolverà tutto. Conosco mio figlio, è solo un po' geloso della sua bambina. Comunque avviserò Bella, non preoccuparti di niente».
Nonna è sempre così tranquilla e ottimista, mi trasmette positività.
«Grazie, nonna... Zia Alice è in casa?», le chiedo per poi andare verso le scale.
«È nella sua stanza, e credo che sia andata a fare shopping per te!».
Salgo in fretta le scale e raggiungo subito la stanza di zia Alice, sul suo letto vedo diverse buste con la scritta "per Renesmee".
«Ehi, zia! Che cos'è tutta quella roba per me?!». Zia Alice sa bene che non sono una patita delle sorprese, esattamente come mamma, ma stavolta sembra aver fatto un'eccezione alla regola.
«Chiudi la porta e lo vedrai!», mi risponde con uno sguardo furbo, sorridendomi.
Chiudo la porta ed inizio subito ad aprire la prima busta, cercando di mostrare un po' di entusiasmo nonostante la tristezza per l'episodio di stamattina. 
«Questa borsa è fantastica... Zia, non dovevi! E poi lo sai che a fare shopping mi piace andare con te e zia Rose», le dico contrariata, continuando ad osservare la piccola borsa rossa. Ha scelto davvero bene, ma d'altronde zia Alice conosce perfettamente i miei gusti, molto simili ai suoi.
«Aspetta di aprire l'ultima busta... ti saresti vergognata troppo per venire con me», mi risponde rimanendo piuttosto vaga. Incuriosita dalle parole della zia decido di lasciare da parte gli altri pacchetti, e di aprire subito l'ultima busta.
«Di questo sarà parecchio felice un certo lupo...», aggiunge lei sogghignando con la sua vocina da folletto.
«ZIA!». Apro la busta e tiro fuori... Che cos'è? Un completino intimo molto striminzito, di pizzo nero con dettagli in rosso...
«Così la mia nipotina sarà molto sexy!», mi dice raggiungendomi in un nanosecondo davanti allo specchio.
«Dai zia, così mi metti in imbarazzo!... Comunque, se non ti dispiace lo provo subito, stasera sto con Jacob». Non avevo mai indossato una cosa del genere, ma devo ammettere che mi piace. Non è affatto volgare, devo fidarmi un po' di più dei gusti di zia Alice. 
«Grazie, zia». Le do un bacio sulla guancia, per ringraziarla. Più che una zia è sempre stata una specie di sorella maggiore, non ho motivo di sentirmi in imbarazzo con lei. Mi aveva raccontato di aver fatto la stessa cosa con la mamma, ai tempi del viaggio di nozze le aveva riempito la valigia di elegante lingerie di pizzo nero.
«Ringrazia anche zia Rose, l'abbiamo scelto insieme», aggiunge lei come a sottolineare la partecipazione di zia Rosalie al regalo.
«Okay, la ringrazierò appena la vedo». Lei ci aveva messo decisamente più tempo ad accettare la presenza di Jacob nelle nostre vite e i sentimenti che provavo per lui, ma poi aveva capito che la mia felicità è sempre stata strettamente collegata alla sua, e che nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di Jacob. A volte mi sembra quasi di averlo avuto io, l'imprinting, anziché esserne stata l'oggetto.
 
Approfittando dei consigli di zia Alice mi cambio i vestiti, nell'attesa che Jacob passi a prendermi.
«Renesmee, ti squilla il cellulare!», mi dice lei rovistando nell'armadio, in cerca di qualcosa di adatto per questa sera.
«Ma come, se l'ho lasciato a casa...».
«L'ho preso io, Nessie!». Come farei senza di lei? Con la velocità della luce mi porge subito il cellulare, immediatamente mi affretto a rispondere. È Jacob.
«Ness, buone notizie! Ti ricordi la discoteca in cui ti ho portata qualche mese fa? Mi hanno preso a lavorare come barman!», mi dice lui pieno di entusiasmo.
«È una notizia fantastica, Jake». Era da tempo che cercava un lavoretto extra, e finalmente l'ha trovato.
«Farò leggermente tardi, perdonami. Passo a prenderti alle otto e un quarto. A dopo, Ness».
«A dopo, Jake. Sono davvero felice per te...».
Finisco di vestirmi e truccarmi, zia Alice mi aiuta a curare ogni dettaglio. Per ammazzare il tempo che mi separa da Jake, decido di mettermi a leggere...
 
Ed ecco il rombo della moto di Jake, lo sento parcheggiare davanti casa e suonare il campanello. Zia Alice è più veloce di me, e corre subito ad aprire la porta.
«Ciao Jacob, la mia nipotina ti stava aspettando!», gli dice zia Alice con la sua voce trillante.
«Che ragazza studiosa, sempre a leggere...». Jake si china verso di me e mi bacia dolcemente, sollevandomi dal divano. Sa che fortunatamente davanti a zia Alice non c'è bisogno di trattenersi, e lo so bene anch'io.
In pochissimo tempo arriviamo subito a destinazione, casa di Jake.
Billy è partito nel pomeriggio, ed ora è finalmente tutta per noi. Non appena Jacob apre la porta di casa, vedo subito ciò che ha organizzato per noi. Le candele danno all'atmosfera una luce calda e accogliente, e la musica è la stessa dell'altra sera a La Push, l'ormai famoso CD di Seth che ha fatto da colonna sonora alla nostra prima volta. 
«Che cosa leggevi prima di tanto interessante?», mi chiede Jake, sinceramente incuriosito.
«Ti vedo troppo pensierosa», aggiunge. Mi siedo sulle sue gambe ed inizio a raccontarglielo, carezzandogli i capelli lisci e neri.
«Un tempo la Terra era abitata da esseri di forma rotonda, forti e perfetti. Ma Zeus, invidioso della loro potenza e della loro felicità, decise di dividerli in due parti. Gli esseri divennero deboli, infelici, sempre alla ricerca della loro parte mancante. Solo quando riuscivano a trovarla tornavano di nuovo forti, e felici. È un mito di Platone... Io l'ho trovata la mia metà, Jake. Sei tu». Lo bacio sulla fronte, Jacob è rimasto davvero senza parole. «Sai, credo che chi ha l'imprinting debba ritenersi molto fortunato... È come se fosse un "segnale" che ti permette di riconoscere la tua anima gemella», proseguo, continuando ad aprire il mio cuore a la mia anima a lui.
«Mi fai commuovere, Ness... a volte mi chiedo che cosa ne avresti pensato di me se mi avessi conosciuto da umano. Sarei stato alla tua altezza? Sono alla tua altezza, Renesmee? Siamo così diversi... Eppure siamo qui, adesso», mi risponde con un velo di tristezza nella voce. Per quale assurdo motivo dovrei pensare che Jake non è alla mia altezza? Lui è tutto ciò che potrei desiderare, e anche di più.
«Per essere insostituibili bisogna essere diversi», gli rispondo citando una delle mie frasi preferite.
«E questa chi la diceva?».
«Coco Chanel». Non potrebbe esistere frase più azzeccata, per noi due. 
«Sempre con la risposta pronta, la mia Ness...». Ormai la tristezza sembra essere del tutto svanita dai suoi occhi, sostituita da qualcosa di molto più potente: il suo amore per me.
Jake mi prende in braccio portandomi nella sua camera da letto, che grazie ad alcuni lavori fatti dallo stesso Jake era stata ampliata e adesso ospitava un letto matrimoniale. Aveva abbattuto la parete in legno che divideva la sua stanza da quella che era stata la cameretta delle sue sorelle gemelle, Rachel e Rebecca. Quest'ultima non l'ho ancora mai conosciuta.
«Il sesso ti ha resa più romantica, Ness. Se solo lo avessi saputo prima...», mi dice lui con un sorriso soddisfatto, iniziando a baciarmi il collo.
«Romantica? Be', in realtà è tutta una strategia per portarti a letto», gli rispondo ridendo, provando ad assumere un'espressione ammiccante. Jake sa benissimo che scherzo, tutto ciò che ho detto prima lo penso davvero, eppure essere seria proprio non è da me...
Non abbiamo neanche il tempo di raggiungere il letto, che Jake inizia subito a baciarmi e a slacciare i bottoni del mio vestito. Lo lascio fare, impaziente di vedere la sua espressione davanti al mio nuovo completino intimo e di sentire il calore delle sue mani su di me.
«E questo? Devo dire che riservi sempre mille sorprese, Nessie», mi sussurra prima di togliermi con delicatezza, per non rovinarlo, il costoso completino di pizzo.
«Ti stava bene, non voglio rovinarlo... ma io ti preferisco senza».
Senza rispondere lo bacio di nuovo, a volte le parole non servono... Mi lascio completamente trasportare dal momento e, per la fretta di toglierla, strappo la camicia di Jake. Alla faccia della delicatezza che lui aveva usato con me...
«Niente male, oggi è la seconda camicia distrutta... Ma ricorda che il lupo sono io», mi risponde poggiandomi la mano sul fianco destro, senza mollare la presa.
«Dimostramelo», gli rispondo in modo volutamente strafottente, come a volerlo sfidare. Cogliendomi di sorpresa Jacob mi trascina con sé sul letto, stavolta facendo bene attenzione ad essere tutt'altro che delicato. Finalmente lo sento su di me, le sue mani mi provocano un brivido in tutto il corpo...
«Questa volta non ho intenzione di trattenermi», mi sussurra Jake sempre più eccitato, stringendomi più forte.
«E allora non farlo», gli rispondo ormai completamente priva di controllo, prima che Jake sia di nuovo dentro di me. L'agitazione della prima volta non c'è più, non desidero altro che abbandonarmi a lui... E così accade.
 
La mattina seguente mi sveglio frastornata e felice. Jacob è il centro dei miei pensieri, il ricordo della notte appena trascorsa è vivo più che mai. Lo vedo dormire accanto a me, ha un respiro caldo e leggero, quasi impercettibile. Tutto il contrario di come è lui... Arrossisco al ricordo di questa notte, mentre rimango a guardarlo imbambolata nell'attesa che apra gli occhi.
Ed ecco che Jake finalmente si sveglia e mi accoglie di nuovo tra le sue braccia, baciandomi dolcemente.
«Nessie, vorrei averti qui per sempre... Ma devi chiarirti con Edward, così mi fai sentire in colpa». In un attimo, Jake mi riporta dal sogno alla realtà.
«No, resto qui... Jacob, io resto qui, non ho intenzione di tornare a casa! Non sono ancora pronta ad affrontare mio padre, soprattutto... adesso. Vedrà i miei pensieri e reagirà male di nuovo».
 
 
Dieci giorni dopo
 
I giorni passano, ormai è da più di una settimana che sono a casa di Jacob.
Billy è contento di avermi qui, nonostante insista affinché mi chiarisca con mio padre. Jacob si comporta in modo strano da stamattina, è fin troppo nervoso.
«Ness, usciamo. Vieni», mi dice distrattamente, prendendomi per mano.
«Dove mi porti, Jake?», gli rispondo prendendogli il volto tra le mani, costringendolo a guardarmi negli occhi.
«Dai ragazzi, a casa di Quil». Chissà perché è così misterioso... non avrà mica organizzato una trappola per farmi incontrare papà?... Ma no, non è da Jake fare una cosa del genere.
Arrivati a casa di Quil troviamo tutti i ragazzi, Sam come al solito mi guarda in modo strano. 
«Ecco i piccioncini!», dice Paul sorridendo. Arrossisco pensando al fatto che tutti i ragazzi abbiano "visto" i pensieri di Jacob, e ciò che è accaduto tra di noi... Ma tutti i nostri amici sono come sempre molto carini, e non me lo fanno affatto pesare. Tutti tranne Sam.
Jacob mi aveva raccontato che Sam era preoccupato per noi due, perché se restassi incinta il bambino sarebbe un'incognita, qualcosa di sconosciuto e pericoloso. 
«Cosa può venir fuori da un lupo mutaforma e da una mezza vampira?», aveva detto agli altri ragazzi del branco.
In questo modo si era guadagnato un pugno in faccia da Jacob e un incremento della mia antipatia nei suoi confronti. Non deve permettersi di parlare della vita privata mia e di Jacob, neanche fosse mio padre! È vero, fisicamente dimostro vent'anni... ma di fatto ne ho soltanto sette, e mentalmente è come se fossi una ragazza adolescente. E proprio come una qualsiasi adolescente, è decisamente presto per pensare a un figlio. Voglio godermi a pieno la mia storia, senza bruciare le tappe. Tutto accadrà al momento giusto, esattamente come è stato fino ad ora.
E il giorno in cui Jake ed io decideremo di avere un figlio, Sam Uley non dovrà permettersi di dire mezza parola a riguardo.
«Ness, c'è una persona che vuole vederti», mi dice improvvisamente Jacob. Da dietro un albero vedo far capolino una persona... mio padre.
«Papà... Che ci fai qui?», gli dico guardandolo negli occhi, in effetti non sopportavo più questa situazione tra noi e speravo in un passo avanti da parte sua.
«Vedi, Ness... Edward ed io ci siamo chiariti, ed è giunto il momento che lo faccia anche tu». Jacob e mio padre che vanno d'accordo? Non ci credo, forse sto ancora sognando.
Jake è sul punto di andarsene, vuole lasciarci soli. Ma papà lo blocca immediatamente, trattenendolo per la spalla.
«Jacob, resta, le mie scuse sono per tutti e due e voglio che mia figlia lo veda.
Renesmee, voglio scusarmi per come mi sono comportato con te e con Jacob. Ti ho fatta soffrire, non ho compreso le tue esigenze e il tuo amore per lui. Non sei più una bambina ormai, e devo solo imparare ad accettarlo... Sei matura, Nessie, e mi fido di te.
Jacob, perdonami per averti quasi picchiato. Sei l'unico a cui affiderei mia figlia, so che la ami quanto me, più della tua stessa vita. È per questo motivo che sono stato accecato dalla gelosia, ma sono stato uno sciocco. Perdonatemi, avete tutto il diritto di vivere la vostra storia senza interferenze da parte mia».
Papà mi solleva da terra per abbracciarmi, come potrei non perdonarlo? Ricambio l'abbraccio, e una lacrima di gioia mi riga il volto...
«Ragazzi, non ho finito. Voglio farmi perdonare come si deve». Papà tira fuori dalla tasca del suo giubbotto una busta, e la consegna a Jake. La apriamo insieme, sono due biglietti aerei.
«Fra poco è Natale, ho pensato di farvi un regalo in anticipo. Una settimana a Malibù, solo per voi due, in un hotel a cinque stelle. Ho pensato a tutto, partirete il 27 dicembre e tornerete il 2 gennaio. Passerete il capodanno lì! Ah, Renesmee, ti ho fatto fare un passaporto nuovo... Ringrazia tua madre, tutto merito suo». Papà mi mostra il mio nuovo passaporto e inizio a leggere i miei dati, non tutti veritieri.
«Renesmee Carlie Cullen, nata l'11 settembre 1995».
«Così sei maggiorenne, ti ho aggiunto qualche anno in più, se non ti dispiace! Per evitare problemi, visto che Jacob è... un po' più grande di te», mi dice papà facendomi l'occhiolino.
«Tu sì che sai farti perdonare!», rispondo a papà abbracciandolo di nuovo. Jacob rimane in disparte, finché non corro da lui e lo bacio sulle labbra, davanti allo sguardo di papà. Stavolta non ho più niente da nascondere, e non potrei essere più felice.
 
«Ci pensi, Ness? Una settimana solo per noi due a Malibù. Edward comincia ad andarmi a genio», mi confessa Jake, non appena siamo di nuovo soli.
Ora è tutto perfetto. Papà ha finalmente accettato ogni aspetto della mia relazione con Jacob, la minaccia dei Volturi nei confronti della mia famiglia materna sembra svanita, almeno momentaneamente. Con Jake è tutto fantastico, conto i giorni, le ore ed i minuti che mi separano dalla nostra vacanza a Malibù... La nostra prima vacanza insieme, come coppia.
Che cosa mi riserverà la vita? Dovremmo lasciare Forks? È proprio vero che sono come mio padre, mi faccio sempre troppe domande...

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Il tempo passa... ***


13. IL TEMPO PASSA...


Dieci anni dopo 

Sono passati dieci anni da quando la mia famiglia ed io abbiamo dovuto lasciare Forks, ed ora non mi sembra vero che sto per tornare lì, l'unico luogo che ho sempre considerato la mia vera casa. 
È lì che ho lasciato tutti i miei ricordi più cari, i miei migliori amici, tutto. 
La grande casa dei nonni, il cottage nel bosco in cui vivevo insieme ai miei genitori, la spiaggia di La Push... 
Già, La Push. Tutti i più bei ricordi con Jacob sono legati a quei luoghi. Ricordo ancora quando ero piena di dubbi e andavo a confidarmi con Seth e Leah, che nonostante la lontananza di questi anni mi sono sempre stati vicino. 
In questi dieci anni abbiamo vissuto in due luoghi diversi, che siamo stati costretti a lasciare a causa della nostra condizione di immutabilità, prima che la gente cominciasse a mettere in giro strane voci su di noi. 
Il periodo più bello è stato quello trascorso a Denali, dai nostri "cugini". La loro famiglia si era ulteriormente allargata da quando Nahuel e Tanya si erano fidanzati; e Huilen, la zia di Nahuel, si era trasferita con loro per amore del nipote. 
Jacob, non sopportando di starmi lontano neanche un attimo, aveva deciso di seguire me e la mia famiglia nei nostri spostamenti. Non avrei mai potuto stare lontana da lui per tutto questo tempo... 
Il secondo trasferimento è stato quello più difficile, perché non lo avevamo programmato. Siamo stati costretti ad andarcene dopo aver scoperto un'amara verità: il direttore dell'ospedale in cui lavorava nonno Carlisle aveva assunto un investigatore privato tra i più costosi d'America, convinto che il nonno nascondesse chissà quale segreto riguardo la sua identità.
«Dottor Cullen, lei dimostra a malapena trent'anni, come può averne quarantadue?». Questa era stata la frase che aveva messo la pulce nell'orecchio al nonno e a noialtri, e dopo aver scoperto la faccenda dell'investigatore siamo stati costretti a fuggire in fretta e furia. Prendemmo una grossa casa nei pressi di Vancouver, a ridosso della foresta, che per certi versi mi ricorda la casa in cui ero nata e cresciuta. Ma non era la stessa cosa... Certo, ora vivo sotto lo stesso tetto con la mia famiglia e il mio Jacob. Ma mi mancano i miei amici, e i momenti di intimità con Jake a La Push, lontani da tutto e da tutti. 
Ed ora finalmente torneremo a Forks...
Prima di tornare, però, io e Jake ci prepariamo a trascorrere l'ultimo week-end estivo a Jacksonville, da nonna Renée. 
Non vedo Robert da così tanto tempo, sono davvero felice all'idea di riabbracciarlo.
A ottobre compirà sedici anni, e potrà finalmente conoscere tutta la verità su di me e il resto della mia famiglia. Credo che abbia già capito tutto, ma il biglietto che ricevemmo dieci anni fa dai Volturi ci imponeva di rispettare questo termine di tempo.
 
Dopo essermi assicurata di non aver dimenticato nulla, zio Emmett accompagna me e Jacob all'aeroporto.
«Fate buon viaggio, ragazzi. Renesmee, chiama le tue zie appena arrivi, altrimenti chi le sente!».
«Certamente, zio... Be', allora... Ci si rivede a Forks tra una settimana!».
Salutiamo lo zio e finalmente siamo pronti per partire. 
Guardo compiaciuta il mio passaporto, ora che ho davvero sedici anni posso finalmente usare dei documenti veri nei quali compare la mia vera data di nascita, 11 settembre 2006. 
Ora posso essere davvero la figlia di Edward Cullen e Isabella Swan, senza fingere di essere un'altra figlia adottiva di nonno Carlisle e nonna Esme. 
«Nessie, non dirmi che hai ancora paura dell'aereo! Lo abbiamo preso non so quante volte!». Jacob sorride al pensiero, e mi stampa un bacio sulle labbra.
«Smettila di prendermi in giro, Jake... È solo che non amo gli aerei, tutto qui! Hai la sensibilità di un bradipo in coma!».
«Di un lupo, casomai», si affretta lui a correggermi, con il sorriso beffardo di chi ha appena fatto una battuta infelice.
«Dai, Ness. Ti terrò la mano tutto il tempo». Ricambio il bacio di prima, felice di avere un essere così straordinario accanto a me.
 
«Renesmee?». La voce di Jake mi risveglia dal sonno.
«Sì?», gli rispondo con la voce ancora intorpidita.
«Siamo arrivati, l'aereo è atterrato».
All'aeroporto troviamo subito nonna Renée, Phil e Robert ad aspettarci.
Mi lascio sfuggire di mano la valigia e corro subito ad abbracciare Robert, il mio "piccolo" zio che ormai è cresciuto.
«Robert!!... Ma sei... altissimo! Tu non hai quindici anni, ne hai almeno venti!».
Nell'abbraccio Rob mi solleva da terra, come sono soliti fare anche papà e Jake.
«Ora la nana sei tu, Renesmee! Anzi, credo che comincerò a chiamarti "Nipotina"».
«Non ci provare, "Zietto"», gli rispondo sorridendo.
Rob è diventato davvero un bellissimo ragazzo, e non scherzo affatto nel dire che sembra molto più grande dei suoi quindici anni e mezzo. È alto più o meno come Phil, intorno al metro e ottanta, ed ha le spalle larghe di chi gioca a baseball, un'altra passione ereditata dal padre. I capelli sono rimasti biondi come quando era bambino, un bel biondo dorato non eccessivamente chiaro. Li porta più corti ai lati e con un ciuffo più lungo che gli cade appena sulla fronte. Anche gli occhi sono rimasti gli stessi di quando era bambino, azzurri come il mare e con uno sguardo furbo e indagatore, incorniciati da lunghe ciglia leggermente più scure dei capelli. Il leggero strato di barba bionda appena accennato gli conferisce un aspetto ancora più adulto. 
All'abbraccio si uniscono anche nonna Renée e Phil, che ormai considero mio nonno al pari di Charlie. Nonna Renée si lascia sfuggire una lacrima di gioia, era da più di un anno che non mi vedeva. E mi rendo conto che la mia famiglia umana è importante proprio come la mia famiglia immortale, senza distinzione. 
È bello sentirsi così amata, sentirsi a casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Arrivederci, Jacksonville! ***


14. ARRIVEDERCI, JACKSONVILLE!


«Ehi mamma, siamo arrivati circa mezz'ora fa», dico a mia madre. «Dai un bacio a papà e agli altri. Ah, zio Emmett si era raccomandato che facessi una telefonata anche alle zie...».
«Penso a tutto io, Nessie, tranquilla. Ora riposati un po'... so bene che l'aereo non ti è mai piaciuto!», mi risponde lei.
«Grazie, mamma. Ci sentiamo domani. Ora riattacco, il cellulare è quasi scarico... Salutami tutti». Siamo appena arrivati a casa dei nonni e a dire il vero non mi sento stanca, ho già dormito durante tutto il viaggio in aereo... Robert propone a me e a Jacob di andare subito in spiaggia. Direi che è un'ottima idea!
«Renesmee, Jacob, vi ho preparato la stanza degli ospiti. Fate davvero come se foste a casa vostra», ci dice nonna Renée aprendo la porta della stanza. Un'altra fantastica qualità della nonna è che non si fa problemi, se fosse stata una di quelle nonne bigotte non mi avrebbe mai permesso di dormire nella stessa camera con Jake. 
«Renesmee, non fare quella faccia sconvolta, lo sai che non mi faccio problemi», puntualizza la nonna vedendo la mia espressione sorpresa.
Entrata in camera mi metto subito alla ricerca del costume da bagno, rovistando tra le pile di vestiti che zia Alice mi ha messo in valigia. Jacob nel frattempo si è già cambiato, il tatuaggio con le nostre iniziali si intravede sul suo fianco semi coperto dal costume. Osservo compiaciuta la sua immagine statuaria riflessa nello specchio, sorridendo al fatto che tutte le ragazze della spiaggia si volteranno a guardarlo, ma lui avrà occhi solo per me...
Finalmente trovo il mio bikini rosso e mi cambio velocemente.
«Renesmee Cullen, ti rendi conto che attirerai tutti gli sguardi della spiaggia? Dovresti essere illegale...», mi dice Jake squadrandomi dalla testa ai piedi, come se non conoscesse già abbastanza bene ogni centimetro del mio corpo...
Mi avvicino a lui per baciarlo. In questi dieci anni il nostro rapporto non è mai cambiato, siamo solo diventati più adulti. Il nostro bacio viene interrotto da Robert, che bussa alla porta della nostra stanza: «Ragazzi, io sono pronto, sbrigatevi... voglio farvi conoscere i miei amici!». Finisco di vestirmi ed apro subito la porta, sorpresa dall'affermazione di Rob.
«I tuoi... amici? Che cosa sanno di noi?», domando.
«La verità, Renesmee! Che tu sei la figlia di mia sorella e che Jacob è il tuo ragazzo, solo questo».
Dovrei smetterla di preoccuparmi per tutto, ma il fatto di aver sempre vissuto in una cerchia ristretta di persone (per la maggior parte vampiri o licantropi), mi ha resa piuttosto diffidente nei confronti di chi non conosco...
 
Arrivati in spiaggia, Rob corre subito ad abbracciare i suoi amici. Jake mi cinge i fianchi per tranquillizzarmi, ma non sono mai del tutto rilassata quando si tratta di raccontare bugie sulla mia vita.
«Ragazzi, lei è mia... nipote, Renesmee. Lo so, fa ridere il fatto che sia mia nipote, ha un anno più di me! E lui è Jacob, il suo ragazzo.
Renesmee, Jake, loro sono i miei amici, andiamo a scuola insieme: Thomas, Emma, William, Helena, Peter e Katie». Robert li indica uno ad uno presentandoli a noi e vederli mi tranquillizza all'istante, sembrano tutti molto simpatici. Durante la nostra conversazione noto che Emma, la ragazza mora con gli occhi verdi, non stacca gli occhi di dosso a Robert nemmeno per un istante. Eppure Rob sembra non accorgersene, sarà meglio farglielo notare! Sembra di rivedere me, quando fissavo Jacob e lui sembrava ignorare i miei sguardi. Quando ancora pensavo di non avere alcuna speranza con lui...
Jacob entra subito in sintonia con tutti grazie alla sua capacità innata di fare battute, e dopo pochi minuti mi sciolgo anch'io, sentendomi del tutto a mio agio.
Gli amici di Robert hanno la mia stessa età anagrafica, sedici anni. Un anno in più di Robert, che fin da quando aveva iniziato la scuola era un anno avanti rispetto agli altri. Alla fine si era scoperto che Rob ha un'intelligenza leggermente superiore alla media, ma lui non se ne era mai vantato. Anzi, ha sempre voluto essere "normale" agli occhi di tutti, dando anche dimostrazione di essere un ragazzo saggio. Ha sempre dato grandi soddisfazioni a nonna Renée e a nonno Phil, grazie alle borse di studio che continua a ricevere dalla scuola non ha mai "pesato" economicamente sulla famiglia. È un ragazzo estroverso ma anche riservato, uno di quei ragazzi che amano rifugiarsi nella lettura, un po' come facevo e faccio tutt'ora anch'io... Ma la più grande passione di Robert è la musica, di ogni genere. Suona diversi strumenti, ma il suo preferito è la chitarra elettrica, che rispecchia il suo carattere estroverso e ribelle. Per certi aspetti mi ricorda papà e il suo scaffale pieno di dischi e CD, notando che anche la stanza di Robert ne è piena. 
Mentre torniamo a casa Rob si infila le sue inseparabili cuffiette, contemporaneamente ascolta la musica e chiacchiera con me e Jacob.
«Che cosa ascolti, Rob?», gli chiede Jacob rubandogli una cuffietta.
«Un rapper che non conosce nessuno, solo per veri intenditori come me! Cose che voi umani non potete neanche immaginare», risponde Rob mettendosi a ridere per la sua battuta involontaria.
Jake ed io lo seguiamo a ruota, consapevoli che tra noi l'unico ad essere davvero umano è proprio il mio "piccolo" e speciale zio.
 
Dopo aver cenato tutti insieme, Jacob ed io decidiamo di uscire a prenderci un gelato, per stare un po' da soli. Nonostante la mia felicità nel trascorrere del tempo con la mia famiglia umana, non riesco proprio a rinunciare a un po' di intimità con Jacob.
Mi sento così rilassata, amo Jacksonville e il mare, e quell'atmosfera mista di spensieratezza e malinconia che si respira quando l'estate sta per finire... 
Ci fermiamo in una gelateria sul lungomare, piuttosto affollata.
Ad un certo punto, al tavolo davanti a noi arriva una giovane coppia. La donna si siede, mentre l'uomo che è con lei si mette in fila per comprare i gelati. La donna si sfiora il ventre, deve essere incinta di almeno sette mesi... Quando l'uomo torna con i gelati lo vedo baciare il pancione della donna che ama, sembrano così felici...
«Terra chiama Nessie! Ehi?».
«Oh, sì... scusa Jake, mi sono distratta. Guarda quella coppia davanti a noi... guarda come sono felici». Jacob si volta e la sua attenzione viene subito catturata dalla donna col pancione e dalle attenzioni che il suo uomo le riserva.
«Renesmee, ne abbiamo parlato... Non sarebbe meglio rifletterci ancora? Io lo vorrei, non sai quanto...».
«Ma hai paura per me, lo so...», gli rispondo citando le sue parole, che purtroppo conosco bene.
«Ness, ti propongo una cosa. Parlane con tuo nonno Carlisle, lui è un medico. Insomma, non sappiamo neanche se tu puoi avere figli... Scusami, sono uno stronzo. Non devo dirle neanche, certe cose».
«Be', ecco... a proposito di questo, c'è una cosa che non ti ho detto...», gli dico, abbassando lo sguardo sul gelato ormai mezzo sciolto. «Ti ricordi quando tre anni fa sono partita con zia Rosalie per quella vacanza in Svezia? Be', non siamo andate in Svezia... Nahuel ci ha portate a conoscere una delle sue sorelle», rivelo a Jacob.
«Lo sapevo, non dovevo fidarmi della bionda», risponde Jake, facendo una smorfia.
«Jake... Lo sai che zia Rose è l'unica persona che può comprendermi, sotto quel punto di vista. Tornando a noi, la sorella di Nahuel ci raccontò di essere rimasta incinta in seguito ad una relazione con un umano, e di aver perso il bambino probabilmente a causa della sua dieta a base di sangue. A venticinque anni smise di avere il ciclo, e da allora vive con il rimorso per quel bambino mai nato, ora non può averne più. Io non mi nutro più di sangue, non perderei il bambino...».
«Capisco, Nessie... ma è comunque meglio parlarne con Carlisle».
Torno a guardare Jacob negli occhi.
«Okay, lo farò. Anzi, lo faremo. Ma a quel punto non ci tireremo indietro. Jacob, io voglio un figlio da te», rispondo.
«Anche io, Ness. Davvero». Jacob mi guarda negli occhi, il suo sguardo è limpido e sincero. Mi prende la mano e mi bacia teneramente sulla fronte. Una volta tornati a Forks affronteremo l'avventura più bella e complicata di tutta la nostra eternità...
 
La mattina dopo mi sveglio piuttosto presto, Jacob dorme ancora ma io sono più che riposata. Potrei fare uno squillo a papà, ma prima sarà meglio fare colazione, inizio ad avvertire un po' di fame!
Arrivata in salotto noto che anche nonna Renée è già in piedi.
«Renesmee, anche tu sei già sveglia?». Nonna è l'unica persona della famiglia che non mi ha mai chiamata Nessie o Ness. Niente diminutivi, solo ed esclusivamente Renesmee. È felice che io abbia anche il suo nome, ed io sono particolarmente orgogliosa di portare il nome delle mie due fantastiche nonne, che tra l'altro è unico al mondo. Io stessa avevo imposto a tutti, amici e familiari, una regola molto particolare: avrebbero potuto chiamarmi Nessie a patto che ogni tanto utilizzassero anche il mio nome completo.
Nonna si avvicina cingendomi le spalle, e ci dirigiamo insieme verso la cucina.
«Questi maschi, sempre a dormire... Facciamo colazione insieme?».
«Certo, nonna». Mentre beviamo i nostri cappuccini parliamo di tutto. Di Robert, del mio imminente ritorno a Forks, e anche di Jacob.
Ma decido di tralasciare i discorsi che Jake ed io abbiamo fatto a proposito del diventare genitori... Nonna Renée ha sempre saputo tutto anche della mia vita più strettamente privata, ma parlarle di un argomento del genere potrebbe turbarla. Dopo tutto ho pur sempre sedici anni, e non sono del tutto umana... proprio come non lo è Jacob.
 
Dopo la telefonata ai miei passo un po' di tempo insieme a Robert, mi sento già triste all'idea di doverlo lasciare tra pochi giorni...
«Allora, Renesmee... sei emozionata all'idea di andare a scuola per la prima volta?», mi domanda. La scuola... un'altra novità che il ritorno a Forks porterà nella mia vita. Ho scelto di frequentare i miei primi (e non di certo ultimi) due anni di scuola proprio lì, al Liceo di Forks.
«Sì, lo ammetto. Sono curiosa, emozionata ed anche un po' agitata».
«Vedrai, sarà divertente mettere in imbarazzo i professori perché ne sai più di loro. Parola di "zio Bob"». Entrambi ci mettiamo a ridere, anche Robert spesso lasciava i professori spiazzati, con le sue risposte.
«Senti, Rob... cambiando argomento... Davvero non te ne sei accorto? Emma, la tua amica, non ti toglie gli occhi di dosso. Credo che tu le piaccia, e anche parecchio».
«Ah sì?», risponde lui, sinceramente sorpreso.
«Renesmee... credo che sia meglio essere solo amici. Stare con uno come me le complicherebbe la vita, le voglio troppo bene per...».
«Ma perché dici questo, Robert! Ciò che siamo io e la nostra famiglia non deve intaccare le tue scelte. Tu devi condurre la tua vita come un qualsiasi adolescente, e non privarti di nulla. Dai ad Emma una possibilità...».
Finito di parlare ci abbracciamo, veder soffrire Robert è l'ultima cosa che voglio. Phil e la mia famiglia me l'hanno giurato, non gli accadrà mai niente di brutto; non lo permetterei mai.
 
I giorni qui a Jacksonville sono volati, ed è giunto il momento di ritornare a casa.
Abbraccio nonno Phil, nonna Renée e Robert, felice del fatto che li rivedrò a breve, in occasione del sedicesimo compleanno di Rob. Allora conoscerà tutta la verità, ne ho anche parlato di nuovo con Phil. In questi anni è stato un ottimo padre, ha saputo gestire una situazione non esattamente semplice ed ha sempre sostenuto nonna Renée, che sarebbe stata troppo fragile per affrontare da sola questo mondo. Col tempo avevo imparato a capire anche le paure di mia madre, del perché inizialmente avesse deciso di escluderla dalla sua nuova vita non più umana. Per fortuna il destino aveva fatto in modo che tutto andasse per il verso giusto. Ad oggi non riesco a immaginare la mia vita senza di loro...
«Ciao, "vecchio zio Bob". Ti voglio bene». Saluto Robert con il nomignolo che gli avevo dato per prenderlo in giro, per scherzare. 
«Ciao nana, mi mancherai. Poi fammi sapere come ti trovi a scuola».
«Contaci!», gli rispondo.
Ci abbracciamo di nuovo tutti insieme: io, Jake, i nonni e Robert. Un abbraccio caldo, umano. Umano proprio come una parte di me, che è diventata essenziale nella mia vita...
L'abbraccio viene interrotto solo dalla voce che annuncia la partenza del nostro volo.
Si torna a casa, e per me e Jacob sta per iniziare un nuovo capitolo.
Arrivederci, Jacksonville!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Ritorno a Forks ***


15. RITORNO A FORKS


Dopo i saluti ai nonni e a Robert, Jake ed io saliamo sul volo che sta per riportarci a Forks.
Stavolta sono troppo emozionata per dormire, non vedo l'ora di ritornare a casa e riabbracciare tutte le persone che amo.
«Sei pronta? Ti vedo parecchio agitata, Ness», mi chiede Jacob, notando la mia agitazione.
«È da tanto che aspettavo questo momento. Nessun posto sarà mai come Forks. So che prima o poi dovremmo lasciarlo di nuovo, però...».
«Il nostro futuro è lì adesso, Renesmee». Incredibile come il mio Jacob, da dieci anni a questa parte, trovi sempre il modo di scacciare i brutti pensieri dalla mia mente. 
«E comunque la mia è un'ansia positiva! Ma se proprio ci tieni, conosco un ottimo modo per mandarla via...». Mi avvicino a lui per baciarlo, lasciandomi trasportare dal momento. Jacob dovrebbe essere brevettato come antidepressivo, il contatto con le sue labbra mi fa subito sentire incredibilmente bene.
Il signore seduto vicino a noi ci fulmina con lo sguardo e riprende a leggere il suo giornale sportivo, mentre Jacob scoppia a ridere e, ignorando la reazione dell'uomo, continua a baciarmi come se nulla fosse, facendomi arrossire...
 
Arrivati all'aeroporto, ad accoglierci troviamo zia Alice e zio Jasper. 
Zia Alice sventola delle bandierine colorate con i nostri nomi, è sempre la solita!
Abbraccio velocemente i miei zii, subito dopo Jacob e zio Jasper caricano i bagagli sulla nostra Volvo.
«Zia, oggi sei un po' troppo silenziosa per i miei gusti... Sbaglio o mi stai nascondendo qualcosa?», domando.
«Aspetta e vedrai!», dice zia Alice. «Jacob, per favore, potresti mettere questa benda alla mia nipotina?».
«Certamente, madame!», risponde sarcastico Jake, che prende la benda dalle mani di zia Alice e mi copre gli occhi. Dunque si sono messi d'accordo, questi due!
«Ehi, così non vale! State giocando sporco», esclamo divertita.
«Hai visto, Nessie? Jacob e tua zia organizzano piani misteriosi alle tue spalle. Che vergogna!...», interviene zio Jasper, ridendo. 
Arrivati a destinazione Jake mi aiuta a scendere dall'auto, e mi prende in braccio per non farmi cadere. Dove mi avranno portata? A casa Cullen o nel cottage dei miei genitori?
Mi stringo forte al petto di Jacob accoccolandomi a lui, mentre lo sento salire delle scale. È la casa dei nonni, ne sono certa. La riconosco anche dall'odore, così familiare...
«Jake, adesso», dice zia Alice con voce impaziente. Jacob mi poggia a terra con delicatezza e sfila la benda che mi toglieva del tutto la visuale.
«Ness, puoi aprire gli occhi», aggiunge.
«Bentornata, Renesmee!». Tutti, ma proprio tutti, sono venuti a darmi di nuovo il benvenuto. Ogni tanto Jacob tornava a La Push da Billy, io invece rimetto piede qui esattamente dopo dieci anni.
«Nonno!», esclamo, correndo tra le braccia di nonno Charlie. È cambiato, ma è rimasto sempre il mio bellissimo e affascinante nonno...
«Renesmee, sei diventata davvero bella...». Lo vedo emozionarsi e il suo viso viene bagnato dalle lacrime, quanto devo essergli mancata? Abbraccio anche Sue, che ormai da diciassette anni è legata al nonno da un profondo amore. Nonno dà una pacca sulla spalla a Jacob, è felice della nostra storia e Jake gli è sempre piaciuto.
«Da poliziotto, ti posso garantire che Jacob è un tipo a posto. Perfetto per la mia nipotina», mi ripeteva sempre. 
Ad accogliermi ci sono anche tutti i lupi: Jared, Paul, Embry, Quil. Quest'ultimo tiene stretta la mano di una ragazza, la conosco. È Claire, l'oggetto del suo imprinting, che ormai è cresciuta ed ha accettato i sentimenti che Quil prova per lei. Persino Sam mi sorride, vicino a lui ci sono Emily e il loro figlio Matthew, che ho visto nascere proprio dieci anni fa.
«Renesmee...», dice Leah, emozionata. Finalmente vedo avvicinarsi a me la ragazza che è sempre stata la mia migliore amica, bellissima proprio come se il tempo non fosse passato.
«Leah! Dio, mi sei mancata tantissimo!...», le dico, abbracciandola forte.
«Ryan, vieni qui... Renesmee deve conoscere una persona!».
Il marito di Leah si avvicina a me, con in braccio una bambina: è Lily, la figlia che hanno avuto tre anni e mezzo fa e che ho sempre visto solo in fotografia, attraverso lo schermo di un computer. Leah alla fine era riuscita a realizzare il suo desiderio, ma dopo la nascita della bimba aveva ripreso a trasformarsi.
La bambina non appena mi vede si sporge verso di me, sorridendomi, e Ryan la poggia delicatamente tra le braccia di Leah.
«Lily, lei è la migliore amica della mamma. Si chiama Renesmee», dice Leah.
«L'hai vista nelle foto», aggiunge Ryan.
Lily prende tra le mani una ciocca dei miei lunghi capelli e inizia a giocarci, poi la sento pronunciare il mio nome: «Re..nes..mee».
«Ciao Lily, sono proprio contenta di conoscerti! Io e la tua mamma ci vogliamo molto bene». La prendo in braccio, è davvero meravigliosa. Gli occhi grandi e neri e la forma del viso sono di Leah, il naso e la bocca sono di Ryan. I capelli sono neri e liscissimi proprio come quelli della mia amica, e le incorniciano il visetto perfetto e minuto. Leah e Ryan ancora non possono sapere se la bambina ha ereditato il gene che permette la trasformazione in lupo...
Prendere in braccio la figlia di Leah mi fa ripensare a quella sera a Jacksonville, pochi giorni fa, quando Jake ed io abbiamo affrontato l'argomento "figli". 
«Sei ancora più bella con una bambina in braccio», mi sussurra Jake all'orecchio, subito dopo mi cinge i fianchi sfiorandomi appena la pancia con la mano destra. Potrei sciogliermi in questo istante, se fossimo da soli...
«Seth!», esclamo. Ora è il turno del mio migliore amico, che abbracciandomi mi solleva da terra e mi stringe forte a sé.
Subito dopo si avvicina anche una ragazza... la sua ragazza. Anche lei, come Emily e tutte le donne che sceglievano di stare con un lupo, era a conoscenza della verità.
La ragazza si avvicina e mi stringe la mano, mostrandosi subito gentile con me.
«Luna Reeves, piacere. E così sei la famosa Renesmee!». È davvero una bella ragazza. Alta, snella, con i capelli lisci e lunghissimi di un nero lucente. Gli occhi hanno un taglio orientale proprio come quelli del mio amico.
Seth sembra molto protettivo nei suoi confronti, non l'ho mai visto comportarsi così con una ragazza. Luna deve essere davvero speciale!
 
Non posso che essere felice per i miei migliori amici. Anche loro, come me, hanno trovato la loro metà. 
Leah l'ha trovata in Ryan, alla fine si era scoperto che anche lui possiede il gene dei lupi mutaforma. Ryan le ha dato il più bel regalo che Leah potesse ricevere dalla vita, la piccola Lily.
Seth invece, dopo alcune storie sbagliate e dopo un periodo di confusione in cui mi aveva confessato di provare dei sentimenti per me, sembra che abbia finalmente trovato l'amore. 
Vampiri, umani, licantropi... Io li chiamo semplicemente famiglia, perché è proprio con loro che voglio stare, è con loro che mi sento davvero a casa.
I miei genitori corrono ad abbracciarmi, papà mi cinge le spalle e mamma mi sorride con i suoi denti bianchissimi, anche i suoi occhi sembrano sorridere nel vedermi così felice. 
Jacob mi osserva da pochi centimetri di distanza, vedermi con Lily in braccio ha provocato una reazione inaspettata in lui. Spero che presto saremo anche noi come Leah e Ryan...
Ora sì, mi sento davvero a casa, e sono pronta ad affrontare ogni sfida che il futuro vorrà riservarmi.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Voglia di maternità... ***


16. VOGLIA DI MATERNITA'...


La mia vita qui a Forks procede nel migliore dei modi, sto recuperando il tempo perduto per stare in compagnia delle persone che amo: nonno Charlie, che da dieci anni a questa parte mi vedeva a malapena una volta l'anno, e i miei migliori amici Seth e Leah.
La bambina di Leah è dolcissima, adoro stare con lei. Ogni volta che Lily mi vede vorrebbe corrermi incontro, e per farlo capire a Leah mi indica e batte le manine. Ha persino imparato a pronunciare bene il mio nome, ed ha legato molto anche con Jacob. Vedendoci sempre insieme ha subito capito che del mio Jake ci si può fidare ciecamente.
«Renesmee, ti disturbo?». Zia Rosalie entra nella mia stanza, la stessa stanza di casa Cullen che è riservata a me fin dalla mia nascita.
«Zia, entra... cercavo proprio te».
«Ho già capito cosa vuoi chiedermi, dimmi pure», mi dice la zia, sapendo bene ciò di cui dobbiamo parlare.
«Voglio parlare con nonno Carlisle, voglio sapere quante possibilità ho di portare avanti una gravidanza... Jake ed io abbiamo preso la nostra decisione. Ma ho paura di...».
«Renesmee, non devi aver paura», mi risponde lei decisa, accarezzandomi la guancia.
«Come fai ad esserne così sicura? Con tutto quello che ha dovuto passare la mamma per farmi nascere, credo mi prenderà per matta. Una folle, un'autolesionista, una che mette a repentaglio la sua vita per un capriccio...».
«Gli ho parlato, Nessie, tre anni fa gli dissi anche della sorella di Nahuel... E lui sta studiando come funziona il tuo organismo fin da quando sei nata. Ha già ottenuto molte risposte, ma spetta a lui parlartene. Io ho fatto tutto ciò che potevo». Zia Rose ed io ci guardiamo negli occhi, mi viene quasi da piangere al pensiero che abbia fatto tutto questo per me.
«Ho aiutato Bella a farti nascere, amore mio, ed è stata la cosa migliore che io abbia fatto durante la mia esistenza. Adesso voglio aiutare anche te, so esattamente come ti senti in questo momento».
Ed è vero, zia Rose mi comprende alla perfezione. Ma allo stesso tempo vengo assalita da un enorme senso di colpa, conoscendo la sua storia: io non potrò mai aiutarla a realizzare il suo desiderio, spezzato violentemente durante una fredda notte di un secolo prima. Rosalie Hale era una donna felice, eppure le mancava ancora qualcosa. Il suo desiderio più grande era quello di diventare mamma proprio come la sua amica Vera, ma quella dannata sera Royce King la privò per sempre di questa possibilità.
Certo, aiutare mia madre a farmi nascere l'aveva aiutata in parte a realizzare il suo desiderio, ed ora se tutto dovesse andar bene la storia sta per ripetersi con me.
Anche Leah, imprigionata nei suoi geni di donna lupo, aveva provato la stessa sofferenza. Ma poi era riuscita a superare quel vincolo genetico, era riuscita a smettere di trasformarsi per far nascere la sua bambina. Zia Rose questa possibilità non l'avrà mai...
«Nessie, ehi, va tutto bene. Sono felice per te e sappi che ti aiuterò sempre. Dai, ora va' a parlare con Carlisle, sotto c'è Jacob che ti aspetta».
«Ti voglio bene, zia». La abbraccio di nuovo, e dopo essermi asciugata le lacrime scendo al piano di sotto, dove Jake mi aspetta sul divano.
«Eccomi, sono tutta tua», dico a Jake accomodandomi in braccio a lui, che in risposta mi bacia dolcemente il collo.
«Me lo dici come faccio a smettere...?», mi sussurra.
«Jake, ti ricordo che non siamo da soli... Lo sai che sembri un tossicodipendente, o un alcolista? Ecco, dovrei mandarti agli alcolisti anonimi!», gli rispondo, divertita ma anche estremamente lusingata dalle sue uscite, ironiche e dolcissime al tempo stesso. 
«Però, potrebbe essere un'idea, Ness. Già mi immagino seduto in cerchio, a parlare della mia droga preferita, una droga con un nome bellissimo: Renesmee Cullen. Peccato che io non abbia alcuna intenzione di disintossicarmi...». Adesso sono io che non posso trattenermi, e dopo averlo baciato come si deve lo prendo per mano e ci dirigiamo nello studio di nonno Carlisle, pronti a parlare del nostro futuro.
«Nonno?».
«Entrate, ragazzi. So già di cosa dovete parlarmi».
Jacob e mio nonno si scambiano uno sguardo complice, come se ne avessero già parlato per conto loro. Jacob si siede, prendendomi in braccio come se nulla fosse e facendomi sedere sulle sue gambe. 
«Allora, Renesmee... finalmente sto per dirti tutto ciò che desideri conoscere su di te», esordisce il nonno, sedendosi alla sua scrivania con aria fin troppo professionale.
«Nonno, devo iniziare a preoccuparmi?».
«Noi ne abbiamo già parlato, vero Carlisle?», interviene Jake per tranquillizzarmi.
«Esattamente, Jacob».
Dopo una breve pausa di pochi secondi, nonno ricomincia a parlare.
«Renesmee, io ti sto studiando fin dalla tua nascita. Sto studiando il tuo DNA, le tue somiglianze con gli umani e quelle con i vampiri, e in questa mia ricerca mi è stato molto utile ascoltare la storia della sorella di Nahuel. Ma arriviamo al dunque: il tuo organismo rigenera automaticamente le cellule che invecchiano. E questo fa sì che il tuo corpo resti immutato, ma non immutabile come quello di noi vampiri. Non so se segui il mio discorso...».
«Certo, nonno», gli rispondo, esortandolo ad andare avanti.
«Il tuo corpo può mutare, Renesmee. Tu hai il ciclo esattamente come qualsiasi ragazza umana, con la sola eccezione che smetterai di averlo intorno ai venticinque anni... Anche questo processo è accelerato, proprio come lo è stato quello della tua crescita», mi spiega.
«Quello che non capisco è... se sono un'ibrida, come è possibile che io possa restare incinta?», proseguo a domandare.
«La mia teoria è questa: vampiri e umani sono due... evoluzioni diverse della stessa specie, no? Quindi, sempre secondo la mia teoria, non sei una vera e propria ibrida. Non sono riuscito a darmi una spiegazione migliore». Nonno si ferma per alcuni secondi, in attesa di una nuova domanda.
«Nonno, ora voglio che tu sia sincero... Devo sapere se c'è il rischio che la mia gravidanza sia peggiore di quella di mia madre». Jacob mi stringe ancora più forte a sé.
«Sinceramente, questo non posso saperlo. Jacob non è umano, ma il gene dei lupi mutaforma si manifesta durante l'adolescenza. Ho studiato anche il DNA di Jacob, ormai parecchi anni fa... Il bambino dunque sarebbe umano, ma l'incognita sono i tuoi geni, Renesmee. In quanto mezza vampira, credo che tu possa trasmettere i geni o dell'una o dell'altra specie... Comunque, sempre secondo le mie ipotesi, la tua gravidanza non sarebbe come quella di Bella. Il tuo organismo è forte».
Nello sguardo saggio di nonno Carlisle non riesco a vedere delle ombre, conoscere meglio chi sono mi fa soltanto essere più convinta della mia scelta, ogni secondo che passa lo sono di più.
«Renesmee, Jacob ti ama... E credimi, se ci fosse un serio pericolo troverebbe il modo di farti cambiare idea. Invece lo sento parlare come se fosse già padre...». Mi giro verso di lui sfiorando le sue labbra con un leggero bacio, mentre nonno Carlisle ci sorride.
«Però... Jacob ed io abbiamo anche valutato un altro aspetto», aggiunge misterioso il nonno.
«Sarebbe?!», domando.
«La scuola, Renesmee... Stai per frequentare il primo anno di scuola della tua esistenza e fra qualche giorno compirai diciassette anni. Agli occhi di tutti sei un'adolescente, anche se hai smesso di esserlo da un bel pezzo. Se la gravidanza si rivelasse difficile dovresti ritirarti da scuola, gli umani non dovrebbero saperlo... Prenditi altri due anni di tempo, tesoro. Finisci la scuola, prima».
«Dai, nonno... la scuola? Ho un'eternità intera per andarci... Al limite potrei studiare da privatista, le competenze non mi mancano. Il mio livello di preparazione è decine di volte superiore a un qualsiasi studente del liceo. Ricorda, il mio motto è "io posso fare qualunque cosa". Trova una scusa migliore!», gli dico, sorridendo.
«Carlisle, quando Renesmee si mette in testa una cosa è... impossibile farle cambiare idea», interviene Jake.
«Avanti, Jacob! Lo so che muori dalla voglia di avere un'altra piccola Nessie che stravede per te... Renesmee, non riuscirò a farti aspettare, vero?».
«No, nonno. Il mio cuore e il mio intuito non sbagliano mai. Se aspettassi, sento che potrebbe essere troppo tardi».
Mi alzo e vado dall'altra parte della scrivania ad abbracciare il nonno, con quel volto da ragazzino e quello sguardo senza tempo, mentre una ciocca ribelle di capelli biondi gli sfiora il sopracciglio destro. Ho la fortuna di avere come nonno il miglior medico dell'universo, sono certa delle sue teorie. Lui non sbaglia mai, non lo ha mai fatto.
E Jacob? Be', lui continua a sorprendermi, ha voluto parlare con il nonno prima che lo facessi io per assicurarsi di non avere notizie che mi avrebbero fatta soffrire. D'altronde quando mi ha vista tenere Lily in braccio con tanta spontaneità, è stato piuttosto esplicito nel farmi capire che desidera un figlio da me più di qualsiasi altra cosa al mondo...
 
Dopo aver finito la nostra lunga chiacchierata, Jacob ed io decidiamo di passare un po' di tempo da soli a La Push. Ma stavolta non prendiamo né la macchina né la moto di Jake. Aspetto che Jacob si tolga i vestiti, e in pochi secondi lo vedo trasformarsi nell'enorme lupo rossiccio che tanto amo.
Metto i suoi vestiti nel mio zaino e iniziamo a correre tra gli alberi, fino alla spiaggia di La Push. Jake si ferma, e mi sfiora con il muso.
«No, Jake. Oggi ho voglia di correre, magari se mi metto d'impegno riesco a superarti!». L'enorme lupo inizia a correre mentre io cerco invano di tenere il suo passo, è troppo veloce! Alla fine lo vedo rallentare e raggiungiamo insieme la spiaggia. Il lupo ritorna in forma umana, torna ad essere il mio Jake.
Controvoglia gli passo i vestiti, e aspetto che si rivesta.
«Che c'è?», mi chiede con il suo meraviglioso sorriso a trentadue denti.
«C'è che mi sorprendi sempre, Jacob». Gli getto le braccia attorno al collo e Jake mi solleva da terra. Inizio a baciarlo con quanta più passione mi è concessa, lasciando che lui faccia lo stesso.
Ma questo momento perfetto viene interrotto dallo squillo del cellulare di Jacob.
«Come? È ferito?! Tutti e due? Sì, farà senz'altro il prima possibile. Io e Ness arriviamo». Jake termina la chiamata e mi prende per mano.
«Renesmee... Embry e Seth sono stati feriti da un cacciatore... È tutto sotto controllo, ma chiama Carlisle e digli di venire subito a casa di mio padre».
Con le mani tremanti prendo il cellulare dalle mani di Jacob, e digito il numero di nonno Carlisle...
«Nonno, sono io, Renesmee! Vai subito da Billy. È un'emergenza, Seth ed Embry sono stati feriti quando erano in forma di lupo... Sì, un cacciatore deve averli scambiati per degli orsi e gli ha sparato contro... Ti prego, fai in fretta!».
 
In poco tempo raggiungiamo subito la casa di Billy Black, i ragazzi sono stati portati lì perché era il posto più vicino.
«Seth, Embry, sta arrivando mio nonno. Andrà tutto bene, le ferite sono solo superficiali», dico a entrambi, osservando le ferite e stringendo la mano del mio migliore amico. Nell'altra stanza c'è Luna che piange, non vuole che Seth la veda in questo stato. Decido di andare a farle compagnia... Come sempre mi ritrovo ad essere io la forte della situazione, la spalla su cui piangere.
Per fortuna nonno Carlisle arriva in fretta, e va subito a medicare le ferite dei miei amici. Grazie a Dio i licantropi guariscono in breve tempo, ma Seth non potrà camminare per almeno una settimana a causa della ferita profonda alla gamba, mentre Embry non potrà muovere il braccio sinistro per due settimane.
«Ragazzi, sapreste identificare il cacciatore?», chiedo ad entrambi.
«Vuoi metterti nei guai, Renesmee? Ti conosco, lascia perdere. Davvero», risponde Seth, che per fortuna sta già un po' meglio.
Jacob mi abbraccia, dopo questo spavento è proprio quello che mi ci vuole.
«Ness, prima abbiamo interrotto qualcosa o sbaglio?».
«Già, dobbiamo assolutamente rimediare...», gli dico, mentre lui mi prende il volto tra le mani e mi bacia la fronte con una delicatezza che sembra impossibile per uno come lui, che vicino a me sembra un gigante.
Lui, Jacob Black, l'uomo che sarà il futuro padre di mio figlio...

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Qualcosa sta per cambiare ***


17. QUALCOSA STA PER CAMBIARE


La sveglia inizia a suonare incessantemente, mettendo fine al sogno meraviglioso che stavo facendo... 
Jacob non c'è, ieri sera è dovuto andarsene presto per fare un giro di perlustrazione con il branco. Ora che Embry e Seth sono fuori gioco per qualche giorno, passare del tempo con lui sembra diventato quasi impossibile... Un momento, oggi che giorno è?
«Buon compleanno, piccola mia!». Papà irrompe nella mia stanza e mi riporta al presente. Oggi è il mio diciassettesimo compleanno, ed è anche il mio primo giorno di scuola.
«Addirittura la colazione a letto? Papà, sei sempre il solito esagerato...», gli dico, gettandogli le braccia al collo.
«Renesmee, oggi non sei costretta ad andare a scuola, se non ne hai voglia. È il tuo compleanno, si può fare un'eccezione!».
«È il primo giorno, papà, ci voglio andare! Sul serio». 
Questa sera festeggerò prima con la famiglia e gli amici e poi con Jacob, e non credo che domani sarò abbastanza sveglia per andarci...
«Renesmee!», mi riprende papà.
«Sì?».
«Potresti trattenere le tue... fantasie su Jacob?», mi risponde.
«Scusa, papà... La mia mente non è molto allenata di prima mattina!».
Ormai da diversi anni ho imparato a trattenere i miei pensieri più intimi in un angolo remoto della mia mente, permettendo loro di fuoriuscire liberamente solo quando non mi trovo in presenza di mio padre. Ho insegnato questa tecnica anche a Jacob, e questo senza dubbio rende le cose più semplici a tutti noi. Soprattutto a mio padre, che darebbe qualsiasi cosa per smettere di leggere i miei pensieri...
 
Dopo aver finito la mia colazione a letto, faccio una doccia veloce e scelgo i vestiti da indossare in questo primo giorno di scuola. "Meglio non dare nell'occhio", dico tra me e me. Già immagino zia Alice a rincorrermi per casa per farmi indossare qualcosa di più carino, ma non voglio attirare l'attenzione di tutto il Liceo di Forks... Come se già non bastasse il fatto di essere "quella nuova". 
Mi infilo i miei inseparabili jeans scuri a sigaretta, e li abbino con una maglietta bianca e le Converse dello stesso colore. Semplice ma elegante. Lascio sciolti i miei capelli, che ricadono in morbide onde ramate lungo la schiena.
Dopo aver preso il giubbotto e la borsa, sono davvero pronta per andare.
«Mamma! Buongiorno, non pensavo di trovarti ancora qui a quest'ora... Zia Rose, e tu che ci fai qui?». Abbraccio entrambe, mentre loro mi fanno gli auguri di compleanno.
«Voglio accompagnarti a scuola... ho qualche dritta da darti», risponde zia Rose.
«Grazie zia... credo che ne avrò bisogno!». 
Saluto la mamma con un bacio sulla guancia, poi usciamo di casa e salgo in macchina con zia Rose. Mi rigiro tra le mani il mio inseparabile bracciale, il regalo del mio settimo compleanno. Dieci anni fa, come passa il tempo! 
«Sei nervosa, Nessie? Basta essere naturale... e umana. Per te sarà così semplice! Anche se il cibo della mensa credo farà schifo anche a te...».
Mi metto a ridere alla battuta di zia Rosalie, ha smorzato un po' la tensione.
«Non è nervosismo, zia. È solo che mi sento strana, a stare a contatto con gente più piccola di me. È come se avessi almeno dieci anni più di loro. Più esperienze, più conoscenze...». Zia Rose mi interrompe.
«Ma in fondo avete la stessa età, giusto? Fai finta di essere anche tu una normalissima diciassettenne, e soprattutto sii sempre te stessa».
Tra una chiacchiera e l'altra eccoci giunte al parcheggio del Liceo di Forks, un luogo sconosciuto tutto da scoprire...
«Aspetta Renesmee, prima voglio darti il tuo regalo di compleanno!».
Zia Rosalie mi porge una scatolina ricoperta di raso blu, dalla quale tiro fuori un anello d'argento con un ciondolo a forma di cuore.
«Guarda, Nessie, ci ho fatto incidere la nostra iniziale. La R di Rosalie e Renesmee. Oggi ti porterà fortuna!».
«Zia, grazie... è meraviglioso». Saluto zia Rose e scendo dalla macchina, finalmente pronta ad affrontare gli studenti del Liceo di Forks.
 
Giunta in segreteria mi faccio consegnare un foglio con gli orari e le aule, ed anche una piantina della scuola.
«Tu sei la ragazza nuova, giusto? Benvenuta al Liceo di Forks, tesoro!», mi dice la segretaria, una donna di mezza età con un sorriso gentile.
Aula 25. Letteratura. Bene, almeno non inizio con la matematica... Non che io non sia brava in matematica, ma non mi è mai piaciuta, decisamente non fa per me.
Entrata in classe prendo subito posto ad un banco della fila centrale, e il professore inizia a presentarsi.
«Buongiorno ragazzi, sono il professor Alfred Jefferson e sarò il vostro insegnante di letteratura inglese. La maggior parte di voi mi conosce, ma vedo che c'è qualche alunno nuovo...».
In quel momento qualcuno bussa alla porta. Un uomo piuttosto anziano, il preside della scuola.
«Sono venuto ad augurarvi un felice anno scolastico, e a dare il benvenuto alla nuova alunna! Sono il professor Molina, ho insegnato biologia a Edward Cullen... Suppongo che siate parenti, vero signorina Cullen?!», mi domanda.
«Sono la figlia di Edward, signor preside. E di Isabella Swan, sicuramente si ricorda anche di mia madre».
«Ma certo! Edward e Bella, due alunni straordinari... Edward non l'ho mai dimenticato, è stato il migliore alunno di tutta la mia lunga carriera scolastica. Così come tutti i Cullen, alunni eccezionali. Porta alto il nome della tua famiglia, Renes... Perdonami, hai un nome davvero particolare, vuoi spiegarmi il suo significato?».
«Renesmee, signor preside. Scritto con due e finali, mi raccomando! È stata un'idea di mia madre, ha unito i nomi delle mie due nonne. Renée ed Esme», rispondo.
«Be', un nome unico al mondo... davvero bello e originale. Benvenuta in questa gabbia di matti, Renesmee! Somigli tanto a Edward e Bella, si vede che sei la loro figlia!».
E chi l'avrebbe mai immaginato di trovare come preside proprio il professor Molina, colui che ha contribuito a far conoscere i miei genitori?
Galeotta fu la biologia, tra "profase" e "anafase" avevano iniziato a parlare... Ed ora ci sono io, proprio su quegli stessi banchi. Prima che il professore inizi a spiegare, la ragazza seduta accanto a me si presenta.
«Io sono Jennifer! Piacere di conoscerti, Renesmee. Chiamami Jenny, se vuoi!». Jennifer mi sorride, è una ragazza alta e bionda con gli occhi chiari, di un colore che mi ricorda quello degli occhi di Robert. Ormai so leggere gli sguardi, e sento che di lei posso avere fiducia.
«Renesmee, vuoi leggere tu il brano a pagina quattordici?», mi domanda il professore.
«Certo, professore». Mentre inizio a leggere, sento gli occhi della classe puntati su di me. Qualcuno sembra imbambolato dalla mia lettura, "impeccabile" a detta del professore. Altri sembrano colpiti dalla naturalezza con la quale do le risposte. Sapevo che la scuola non sarebbe stata un problema, grazie al mio livello di preparazione datomi dai professori più bravi del mondo: la mia famiglia.
 
Durante la ricreazione andiamo in mensa, e Jennifer mi presenta ai suoi amici. Quanto al cibo, zia Rosalie aveva ragione. Decisamente poco invitante...
«Allora, Renesmee», esordisce Jenny. «Loro sono Julia, Nicole, Jasmine e Caroline. Poi ci sono Jonathan, Hevan, Mark e Jason. E poi laggiù c'è Brittany, che non è esattamente il massimo della simpatia...». 
«Dunque tu sei Renesmee con due e, giusto?». Mark mi saluta subito in modo scherzoso, squadrandomi dalla testa ai piedi.
«Bella e secchiona, ho già capito che tipo sei!», aggiunge Hevan. 
I ragazzi sono simpatici, ma mi sento come se fossi il loro giocattolino nuovo, un fenomeno da baraccone. Anche le ragazze sembrano carine, a parte Brittany che mi guarda come se volesse fulminarmi. 
Ci sediamo tutti allo stesso tavolo e vengo subito circondata, finché Jennifer per fortuna non distoglie l'attenzione da me.
«Ragazzi, avete sentito la notizia? A quanto pare ci sono degli orsi in circolazione, ne sapete qualcosa?».
«Oh sì, mio padre li ha visti e gli sparato... Ha detto che non sembravano orsi, ma grossi lupi. Giganteschi, lupi», risponde Brittany. La mia mente non ci mette molto a ricollegare gli eventi... Dunque è stato il padre di Brittany a sparare a Seth ed Embry, e come se non bastasse sta mettendo in circolazione la voce che nel bosco ci sono dei lupi giganteschi. Il pensiero va subito a Jacob, e ai miei amici che non si sono ancora ristabiliti. Devo assolutamente avvertirli...
 
All'uscita di scuola mi guardo subito intorno, e finalmente lo vedo. Jacob, bellissimo come non mai, appoggiato alla sua moto. Sembra appena uscito da una pubblicità, infatti sta attirando su di sé gli sguardi di tutte le ragazze della scuola. La sua bellezza è innegabile per chiunque sia sano di mente... Il vento gli scompiglia i capelli neri e corti, i jeans stretti e la camicia appena sbottonata mettono in risalto il suo fisico...
«Ragazze, guardate laggiù! Super figo a ore dodici! Che cosa non farei ad uno così...». 
Chi poteva essere, se non Brittany? Come se non bastasse, continua a rincarare la dose con altri commenti sconci e inopportuni su Jacob. 
Notandomi nel gruppetto Jake si avvicina venendo verso di me, mi poggia le mani sui fianchi e... mi bacia, facendomi totalmente perdere il controllo. La mia reazione ai baci di Jake non è mai stata del tutto "normale". Quando finiamo di baciarci mi accorgo che ci stanno guardando tutti, e le mie guance si colorano di rosa.
«Piacere di conoscervi! Sono Jacob, il ragazzo di Renesmee. Trattatemela bene, intesi?». Le ragazze sembrano pietrificate, in parte per la bellezza di Jake e in parte per la delusione di scoprire che sta con me.
I ragazzi sembrano anche un po' spaventati, forse la figura imponente di Jacob li mette in soggezione?
Dopo aver salutato tutti, compresa Brittany che è diventata rossa come un peperone per la figuraccia appena fatta, salgo sulla moto con Jake, stringendogli la vita con le mie braccia sottili.
«Jake, non so se te ne sei accorto... Ci stanno guardando tutti».
«È meglio che i marmocchi con gli ormoni impazziti capiscano subito, no? Marcare il territorio, Ness!». 
Jake mette in moto il gigantesco mezzo a due ruote e ci allontaniamo velocemente dal Liceo di Forks, con ancora gli sguardi di tutti puntati addosso... Le figure dei miei compagni di classe si fanno sempre più piccole, fino a diventare puntini e scomparire all'orizzonte.
 
Sono le nove in punto, e zio Emmett mi accompagna lungo la scalinata di casa Cullen. Tutti mi aspettano per festeggiare i miei diciassette anni.
Purtroppo non tutte le persone che amo possono essere qui, ma mi fanno sentire lo stesso la loro presenza. Nel pomeriggio ho ricevuto le chiamate di nonna Renée, Phil e Robert, nonché dei miei parenti di Denali e di Nahuel.
Nonna Esme entra con la torta, una torta al cioccolato. La preferita di Jake, che ama il cioccolato perché mi ripete sempre che ha lo stesso colore dei miei occhi.
Nonno Charlie mi abbraccia, mentre Leah, raggiante, mi dice che c'è una sorpresa per me.
«Seth! Embry!». I miei amici entrano aiutati da Paul e Jared, Seth con le stampelle ed Embry con il braccio fasciato.
«Abbiamo voluto esserci lo stesso, Ness!», mi dice Seth avvicinandosi a me.
«Ragazzi, che bella sorpresa... E comunque so chi è stato a spararvi, è il padre di una mia compagna di classe. Finché non torna la calma sarà meglio che non vi facciate vedere, ha iniziato a circolare la voce che il bosco è... popolato da giganteschi lupi».
«Grazie per averci avvertito», mi ringraziano i ragazzi. Quanto a Brittany e a suo padre, sarò io a tenerli sotto controllo.
 
«Be'... noi andiamo. Vi rubo Renesmee, per questa sera», dice Jake a tutti i presenti. 
Finalmente il momento che aspettavo, Jake ha detto che festeggeremo in modo speciale... Non che le sorprese mi piacciano particolarmente, ma quelle di Jake sono sempre gradite. 
Arrivati alla spiaggia di La Push, Jake mi copre gli occhi con una mano, mentre con l'altra mi guida fino a destinazione. Siamo a pochi metri dalla spiaggia, intorno a noi c'è solo il rumore del mare che si infrange sugli scogli e l'odore di muschio e salsedine. 
«Ancora pochi passi, Ness... Ecco, ora puoi guardare!», mi dice Jake.
«E questa...?», gli domando, sgranando gli occhi.
«È una vecchia rimessa per le barche. I ragazzi mi hanno aiutato a sistemarla, così abbiamo un posto tutto per noi... Ogni volta che vogliamo...».
«È meraviglioso, Jake».
Jacob mi porge la chiave, l'onore di aprire la porta spetta a me.
«Però! È davvero carino qui... piccolo e accogliente. Sembra una depandance».
«Allora sono riuscito nel mio intento, signorina Cullen...», mi sussurra Jake, baciandomi dolcemente il collo fino ad arrivare alla clavicola; provocando un brivido in tutto il mio corpo che mi fa sobbalzare.
«Jake...». Sussurro piano il suo nome, come se fosse il più dolce degli inviti, irresistibile come il canto di una sirena.
«Ness...». Mi sdraio sul letto, le mani di Jacob mi tolgono il vestito per poi finire sulla spallina del mio reggiseno bianco di pizzo, che Jake toglie con delicatezza ed impazienza al tempo stesso. Le mie mani, come rapite da un'irresistibile frenesia, sbottonano la camicia di Jacob, per poi finire sulla cintura dei pantaloni. In pochi secondi ci ritroviamo senza vestiti, l'uno in balìa dell'altro... Le labbra morbide di Jacob e le sue mani ambrate percorrono ogni centimetro del mio corpo, che non desidera altro che trovare rifugio nel suo.
Jake mi prende la mano e la poggia sul suo cuore, che batte all'impazzata come miliardi di ali di farfalla, mentre con le labbra scende fino a baciarmi il ventre.
«Sono pronto ad accogliere una nuova vita, Renesmee. Perché ciò che viene da te non può che essere meraviglioso e speciale... Tu sei il mio imprinting, tutto ciò non può essere sbagliato...».
Alle parole di Jake non posso fare altro che commuovermi, una lacrima mi scende sul viso. Prontamente Jacob la raccoglie con la sua mano grande e delicata, che sembra contenere perfettamente la mia. Gli sorrido e riprendo a baciarlo, non potrei essere più felice delle sue parole. Sapevo bene che questa sera tutto ciò avrebbe avuto un significato diverso, dopo i nostri discorsi sull'essere una famiglia.
Qualcosa mi dice che dopo questa notte la mia vita sta per cambiare...

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Nuova vita ***


18. NUOVA VITA


È la seconda settimana di ottobre. Un altro giorno di pioggia qui a Forks, il tempo sereno di settembre sembra ormai un ricordo lontano. Il mio sguardo è fisso sull'enorme albero che si vede dalla finestra, piegato in due dal vento, mentre la professoressa di matematica si appresta a spiegare il nuovo argomento alla classe.
«Renesmee, come faccio con il compito di matematica?! Io non capisco assolutamente niente, mi sento una perfetta imbecille!». Jennifer, disperata, inizia a mangiarsi le unghie. Lo fa sempre, quando è nervosa. 
«Jenny... ti aiuto io, te l'ho promesso. Adesso però devi calmarti, okay?».
«Prima o poi ti farò una statua per ringraziarti, Renesmee! Sei il mio Gesù personale, lo sai?... Però devi spiegarmi come fai a prendere sempre il massimo dei voti. Voglio dire... tu non studi. Leggi un paio di volte, e ricordi tutto».
«Ho solo una buona memoria, Jen! E devo ammettere che fa comodo».
Improvvisamente inizio a sentirmi poco bene, mi gira la testa...
«Ness, che hai? Se la matematica ti fa questo effetto, giuro che non te la nomino più!».
Le sorrido per farle capire che non è niente di grave, ma ho bisogno di uscire un attimo dalla classe.
«Professoressa, dovrei andare in bagno».
«Vai, Cullen», mi risponde la prof. vedendomi visibilmente provata, bianca come un lenzuolo.
Una volta uscita dalla classe cammino lentamente verso il bagno. Il mal di testa si fa sempre più forte, e la cosa peggiore è che non posso fare niente per stare meglio. Non ho la minima idea di quale effetto abbiano i farmaci umani su di me, anche se nonno Carlisle stava provando a fare degli studi a riguardo.
Mi bagno la fronte con l'acqua fredda, ma ora sento di avere anche la nausea, non ho digerito la colazione.
Una volta uscita dal bagno mi siedo a terra, rassegnata.
«Tesoro, come va? La professoressa mi ha mandata a vedere se per caso fossi caduta in bagno...». Jennifer viene verso di me, questa ragazza è sempre capace a strapparmi un sorriso.
«Tranquilla, tutto okay. Ho solo avuto un giramento di testa... Puoi dire alla professoressa che sono ancora tutta intera». 
Al suono della campanella che annuncia la ricreazione, anche le altre compagne di classe si precipitano a vedere come sto, compresa Brittany. Dopo un mese di scuola è rimasta esattamente come il primo giorno, mi guarda sempre con aria di sufficienza attirando su di sé le antipatie della classe. Julia mi chiede se va meglio, non mi era mai successo di sentirmi così. Non a scuola, perlomeno, perché ormai questa storia va avanti già da qualche giorno.
 
Accompagno le mie amiche in mensa, ma senza mangiare niente. Come al solito Brittany cerca di monopolizzare la situazione con uno dei suoi squallidi "gossip" sugli studenti del Liceo di Forks. Stavolta riesce nel suo intento, attirando l'attenzione di tutti.
«Notiziona, ragazzi... Ashley Wilder è incinta!».
«Chi è Ashley Wilder?», chiede Jennifer, anche lei visibilmente curiosa e interessata. 
«La ragazza con i capelli rossi... Dai, quella che segue alcuni corsi con Jonathan. Poverina, rovinarsi la vita in questo modo con un figlio a diciott'anni!», risponde Brittany con il solito modo di fare, piuttosto teatrale e melodrammatico.
«Peggio per lei, poteva starci più attenta», aggiunge Jade, l'altra "simpaticona" della classe che guarda caso è la migliore amica di Brittany. Tra i vari commenti di tutte le mie compagne la conversazione viene interrotta da Mark, che ci annuncia felice l'assenza del professor Jefferson. Niente compito di letteratura, dunque. Meglio così, non credo proprio che con questo mal di testa sarei riuscita a combinare qualcosa...
Durante l'ora di buco Jenny ed io formiamo il solito gruppo di studio con le altre ragazze. Ma è risaputo che in questi casi si finisce sempre a chiacchierare! Mi sono ambientata bene, parlare con le mie compagne di classe mi fa tornare alla spensieratezza di qualche anno fa, al modo di fare e di pensare tipico delle adolescenti, categoria che ho abbandonato ormai da diversi anni... ma tanto loro non possono saperlo.
Jasmine tira di nuovo in ballo la notizia di cui parlava Brittany a ricreazione, finché l'attenzione non si sposta - per mia sfortuna - su di me.
«Renesmee, i giramenti di testa e la nausea di stamattina non sono affatto normali...». Jennifer fa una pausa di pochi secondi, per poi tornare alla sua domanda. «È possibile che anche tu sia... ecco... incinta? Non fraintendermi, non voglio insinuare che tu e Jacob siate degli irresponsabili... perché non lo siete, è così? Poi lui è più grande di te, dovrebbe saperle certe cose».
«Jenny, ma cosa ti salta in mente... Jacob ed io ci stiamo attenti», rispondo alla mia amica, mentendo spudoratamente. Ci stavamo, attenti... fino ad un mese fa.
«Anche perché se non vieni più a scuola, chi ci aiuta a fare matematica e trigonometria?».
«Che belle amiche! E così vi servo solo per la matematica, ammettetelo!», rispondo io con il mio solito modo scherzoso, allentando un po' la tensione. Ma le parole di Jennifer mi fanno riflettere. Proprio oggi nonno Carlisle mi comunicherà i risultati delle mie analisi e finalmente saprò la verità...
 
All'uscita di scuola Jake è venuto a prendermi con la macchina, visto che la pioggia proprio non vuole smettere di fermarsi. Si avvicina al gruppo con l'ombrello in mano, deciso a non farmi prendere neanche una goccia d'acqua. In quel momento vedo passare anche il preside, che sembra osservare Jacob con fin troppa curiosità. 
«Giovanotto, mi sembra di averti già visto... Non so perché, ma la tua faccia non mi è nuova. Probabilmente mi sbaglio...» In realtà non sbaglia affatto, neanche troppi anni prima Jacob veniva qui a trovare mia madre, nonché la sua migliore amica, all'uscita di scuola...
«Sicuramente si sbaglia. Sono Jacob Black, il ragazzo di Renesmee... Piacere di conoscerla, professor...?».
«Molina. Sono il preside della scuola. Mi raccomando, Jacob, non distrarre troppo la nostra Renesmee perché deve pensare a studiare... È un ottimo elemento. Sei un giovanotto fortunato, Jacob, tienitela stretta!».
Il preside si allontana verso la sua auto, mentre gli altri ragazzi trattengono a stento le risate immaginando le possibili allusioni della frase "non distrarre troppo la nostra Renesmee"... Che imbarazzo! Molina sarà pure simpatico, ma dovrebbe imparare a tenere di più la bocca chiusa. 
«Jacob, pensaci tu alla mia amica... Stamattina Renesmee si è sentita poco bene», interviene Jennifer.
«Ness, che hai avuto?! Ora stai bene?».
«Sì, Jake... Solo un po' di nausea, tutto qui». 
Jake mi bacia la fronte, anche davanti agli altri è sempre molto protettivo verso di me... Le mie compagne ci guardano con occhi sognanti. Ed ecco che arriva Brittany, con i suoi patetici tentativi di risultare simpatica agli occhi del MIO Jacob.
«Ragazzi! Jacob, che bello vederti qui! Voglio invitare anche te... e Renesmee, naturalmente. Vi ricordate quando vi ho raccontato quella faccenda dei lupi? Be', il pericolo sembra passato, quindi che ne dite di fare una bella escursione nel bosco?».
«Brittany, ma sei impazzita? A parte che questa storia dei lupi è assurda, non ci sono mai stati... E poi può essere pericoloso! Mio nonno è poliziotto, e so bene che c'è il divieto di fare escursioni in questa zona. Vuoi che ti faccia sbattere in galera?».
«Ma che paura! Il nonno in pensione di Renesmee Cullen ci manda tutti in galera!», risponde Brittany. Queste parole mandano in bestia Jacob, ma per fortuna Jason interviene per dividere lui e Brittany dalla rissa che altrimenti sarebbe sicuramente scoppiata. Anche io sono furiosa, dopo un mese Brittany insiste ancora con questa storia dei lupi... Solo che a differenza di Jake io so tenere le mani a posto, e mi trattengo dall'invitante pensiero di darle un pugno in faccia. Ma ecco che il malessere di stamattina torna a farsi sentire... mi tocco istintivamente la pancia con la mano. 
«Sto bene, sto bene...» Jacob mi sorregge prima che io possa cadere, e dopo aver salutato i ragazzi (tutti tranne Brittany), mi fa accomodare sul sedile anteriore della macchina, mettendo in moto.
«La prossima volta giuro che gliela faccio pagare... Con quale diritto quella piccola stronza si permette di trattarti così?».
«Jake, calmati. Ora sto meglio... Senti, più tardi vado al cinema con Leah, perciò voglio stare un po' da sola con te nel nostro posto speciale. Senza pensare a Brittany Lewis, possibilmente».
Arrivati nel nostro piccolo e accogliente rifugio restiamo a parlare, abbracciati. Ed ecco che tutto il nervosismo e le sensazioni negative spariscono, come per magia, scacciati dalla dolcezza dei suoi baci e dalle sue carezze delicate...
«Renesmee, non te ne andare. Resta con me ancora...», mi dice Jacob, stringendomi a sé con tutta la forza possibile.
«Jake, non posso... Leah mi aspetta». Mi libero dalla sua presa d'acciaio e gli do un ultimo, passionale bacio. Non posso far tardi. Leah si è offerta per coprirmi, in realtà sto per incontrare nonno Carlisle in un posto lontano da occhi indiscreti, per conoscere finalmente il mio futuro. Mio e di Jacob, che controvoglia mi lascia andare...
 
Arrivata a Forks prendo un taxi, l'appuntamento è in un tranquillo bar di Port Angeles.
«Dove la porto, signorina?».
«A Port Angeles, grazie. Davanti allo Sweet Madness Cafè, ecco l'indirizzo», dico al tassista porgendogli un foglietto con le indicazioni.
Quando arrivo a Port Angeles, per fortuna la pioggia ha deciso di darmi tregua. Mi guardo intorno in cerca di nonno Carlisle, e lo vedo subito. È proprio davanti all'entrata dello Sweet Madness Cafè, e con la mano destra mi fa cenno di seguirlo.
«Nonno, scusa il ritardo... C'era un po' di traffico». 
«Non preoccuparti, tesoro. Senti, Renesmee... qui non chiamarmi "Nonno", chiamami Carlisle. Sai com'è, per non attirare l'attenzione».
Nessuno potrebbe mai immaginare che Carlisle ed io siamo nonno e nipote. Potrebbe essere un amico, uno zio... al massimo mio padre.
Nonno mi rivolge un sorriso smagliante, che mi fa subito sentire più rilassata. Una volta entrati nel bar nonno ed io ci accomodiamo ad un tavolo riservato, lontano dalle altre persone. Una coppia prende un caffè scambiandosi gesti affettuosi, una signora sembra impaziente di uscire fuori a fumare, mentre un gruppo di signori piuttosto anziani guarda il piccolo televisore del bar che sta trasmettendo una partita di baseball. L'ambiente è tranquillo, e la musica che la radio trasmette a basso volume lo rende ancora più accogliente.
«Che cosa prende, signore?», chiede il cameriere, rivolgendosi al nonno.
«Per me niente, grazie. Renesmee, prendi qualcosa. Offro io».
Lo sguardo del cameriere passa dal nonno a me, il giovane mi sorride ammiccando in modo fin troppo sfacciato.
«Un tè freddo al limone, grazie».
Mentre il cameriere si allontana, il cuore inizia a battermi forte. Il sorriso del nonno lascia presagire buone notizie...
«Allora, sei pronta?».
«Guardami, nonn... Carlisle, sto tremando. Credo che sarà meglio aspettare il tè, altrimenti rischio di svenirti davanti!».
Il cameriere arriva subito con il tè, ne bevo immediatamente un sorso e mi sento meglio. Intanto il nonno mi restituisce i soldi spesi per il taxi.
«Non mi piace quando i tassisti se ne approfittano delle giovani ragazze per spillare loro i soldi, Renesmee». Restiamo in silenzio per un altro paio di minuti, nel frattempo uno dei signori anziani intento a guardare la partita esulta in modo un po' troppo rumoroso, che poco si addice all'atmosfera tranquilla del bar.
«Adesso ce la faccio, Carlisle. Sono pronta».
Nonno Carlisle tira fuori dalla sua valigetta una busta.
«Ecco le tue analisi, Renesmee. Ti avevo detto che forse sarebbe stato presto per avere dei risultati, e invece...».
«E invece?!», rispondo sempre più impaziente, con il cuore in gola. 
«Guarda tu stessa», mi dice mostrandomi il foglio con i risultati, che in parte avevo imparato a leggere proprio grazie a lui.
«Tutti i valori parlano chiaro. Sei incinta, Renesmee. Di cinque settimane. Questo significa che il bambino è stato concepito proprio la sera del tuo compleanno».
Incinta. Aspetto un bambino. Il mio bambino, il figlio di Jacob... Non riesco a dire niente, non credo di essere mai stata così felice. Sorrido al pensiero che sia bastata una volta sola senza stare attenti, e sono subito rimasta incinta...
«Ehi, ti sei commossa?». Nonno Carlisle prende un fazzoletto e mi asciuga la piccola lacrima che si sta facendo strada sul mio volto, aggiungendo altri particolari.
«Sta procedendo come una gravidanza normale. La gravidanza di Bella non durò neanche un mese, si accorse di essere incinta nel giro di pochi giorni. Ma queste sono cose che sai già, Renesmee».
«Carlisle, io... non so come ringraziarti. Per essermi sempre stato vicino e avermi appoggiata. Promettimi una cosa. Mantieni il segreto, fin quando non sarò io stessa a rivelarlo. Non dirlo neanche a zia Rosalie, purtroppo lei non riuscirebbe a trattenere i pensieri come facciamo noi. Papà non deve saperlo, devo essere io stessa a dirglielo».
«Ma tu in cambio promettimi un'altra cosa, Renesmee: che farai tutto ciò che sarà necessario per la tua... per la vostra salute. Che mi permetterai di farti delle visite, per scoprire quanto più possibile sul tuo bambino, okay?». Annuisco, ovviamente sapevo che non tutto sarebbe stato semplice. Ma per fortuna ho un nonno meraviglioso, è solo grazie a lui se tutto questo sta per diventare realtà.
Mi accarezzo la pancia con entrambe le mani, consapevole che ora custodisce il più prezioso dei doni: il figlio di Jacob.
«A cosa pensi, tesoro?», mi chiede il nonno, anche lui commosso e felice per la sua nipotina che ormai è davvero cresciuta.
Mi passano per la testa tante di quelle cose, ma in questo momento riesco soltanto a dire: «Secondo me è femmina!».

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Le parole giuste ***


19. LE PAROLE GIUSTE


Ogni tanto mi piace starmene un po' da sola, a riflettere. È una cosa che devo aver preso da mia madre. Mi sfioro la pancia nel più delicato dei modi possibili, adesso che sono entrata nel terzo mese inizia a vedersi qualcosa. Un piccolo, impercettibile cambiamento, forse invisibile agli occhi umani, ma di certo non a me. Una lieve sporgenza, il mio bambino...
Lo squillo del mio cellulare interrompe bruscamente il silenzio e la pace della spiaggia di La Push.
«Robert! Finalmente ti fai sentire!».
«Hai visto? Non sono tanto male come zio, la mia "nipotina" è sempre nei miei pensieri».
Ecco, Robert è una di quelle persone che riescono sempre a mettermi di buon umore. Come Jacob, come zia Alice e zio Emmett. Come Jennifer, la mia compagna di banco.
«Che mi racconti della scuola? Come ti trovi?», mi domanda.
«Bene, Rob! I compagni sono simpatici, a parte una tipa odiosa, e con i professori va tutto a meraviglia. Sai, tutto sommato mi piace la scuola... E tu che mi racconti?».
«Ti ricordi di Emma? Ce ne ho messo di tempo... ma ho deciso di ascoltare i tuoi consigli, e così le ho chiesto di uscire». Certo che mi ricordo di Emma. Quando Jake ed io siamo andati a Jacksonville e Rob ci ha fatto conoscere i suoi amici, ero rimasta molto colpita da quella ragazza che non gli staccava mai gli occhi di dosso. Finalmente Robert aveva deciso di prendere in mano la sua vita, indipendentemente dalla sua particolare famiglia...
«Vedo che facciamo progressi, ne sono felice Rob».
«Renesmee, c'è qualcosa che non va? Ti sento... strana», mi risponde.
«No, niente... Sono solo felice per una cosa che mi riguarda. La saprai presto anche tu, tanto tra dieci giorni verrai a Forks».
«E a quel punto saprò tutta la verità...». Eh già, eccoci giunti al fatidico momento. Robert ha compiuto i sedici anni di età, ed ora è giusto che sappia. Eppure non riesco ad essere serena, ho come la sensazione che sia stato tutto un piano architettato ad arte dai Volturi, per venire a prendersi il loro ultimo discendente... Ma forse è solo un'altra delle mie stupide paranoie. Sono proprio brava a farmi i film mentali, in questo sono tale e quale a mio padre.
Meglio pensare all'immediato futuro. Questa sera Billy Black resterà a casa di Paul e Rachel, e credo che sia giunto il momento di dire a Jacob che sta per diventare papà. Chissà se sospetta qualcosa... No, sono stata troppo brava a non farglielo notare. Quando sono con lui è come se fossimo su un altro pianeta, Jacob Black diventa il centro assoluto dei miei pensieri. E non c'è imbarazzo, non c'è paura, non ci sono segreti da nascondere.
Questo figlio lo abbiamo voluto insieme, non ho assolutamente nulla da temere.
Quanto a papà, invece... mi si stringe lo stomaco al solo pensiero di annunciargli la lieta notizia. Per lui non sarà tanto lieta, questa volta vorrà ammazzare Jacob. Tanto per cambiare...
Per certi versi lo posso comprendere, il ricordo della difficile gravidanza di mia madre lo fa intristire ogni volta che ne parliamo. Ma ne era valsa la pena, ero nata io. La sua bambina, attesa per più di un secolo, alla quale ora tiene più della sua stessa vita.
Jake ed io non siamo Bella Swan e Edward Cullen... Siamo Renesmee e Jacob, due persone diverse, con una storia diversa da quella dei miei genitori. Per avere il mio bambino avevo dovuto conoscere me stessa, non era capitato per sbaglio o per caso, come invece era accaduto ai miei genitori con me... Jake ed io lo abbiamo voluto.
 
«Mamma, sei in casa?», domando, una volta tornata.
«Ti stavo aspettando, Nessie! Che ne dici se andiamo a farci un giro a Port Angeles...? Un pomeriggio mamma e figlia, non lo facciamo da tanto...», mi propone.
Passare del tempo con mia madre è proprio ciò di cui ho bisogno. Mamma ha appena iniziato il suo nuovo lavoro: professoressa di lettere in un liceo di Seattle. Durante gli anni trascorsi in Alaska lei e papà erano andati al college, ed ora mia madre è finalmente diventata professoressa. Un po' di trucco fatto ad arte dalla zia Alice la fa sembrare più grande dei suoi eterni diciott'anni, e per qualche anno la sua età sarebbe passata inosservata. Mio figlio sarebbe nato a Forks, il futuro si vedrà...
Mente camminiamo tra le vetrine, la vedo improvvisamente farsi seria.
«Renesmee... forse non dovrei dirtelo, ma papà dice che gli stai nascondendo qualcosa. C'è un pensiero in particolare che blocchi con tutta la forza possibile. E la stessa cosa l'ha notata anche da parte di Carlisle...».
Ecco ciò che temevo... Posso nascondere alcuni pensieri a mio padre, ma lui sa che glieli sto nascondendo, e la fregatura sta proprio lì.
Faccio un ultimo, disperato tentativo di sviare l'argomento.
«Be', mamma... Puoi stare tranquilla! Non sono stata sospesa da scuola, non ho bucato le gomme della macchina di nessun professore e non ho fatto a botte con nessuno. Ah, e poi c'è il professor Molina che vorrebbe assolutamente rivedervi, te e papà...».
«Che memoria, quel professore... E pensare che non abbiamo neanche fatto tutte queste lezioni insieme. Sai, spesso lo sostituiva il professor Banner, a biologia».
Fantastico, sono riuscita a sviare l'argomento. Comincio a pensare di essere un genio indiscusso.
«Chi è questo Banner? Sarà andato in pensione, immagino. Visto che anche Molina è piuttosto anziano ed è diventato preside», rispondo a mia madre, mostrandomi estremamente interessata al discorso.
«Sicuramente è in pensione. Renesmee, stai cercando di cambiare argomento? Guarda che non puoi riuscirci proprio con me. Sono tua madre e ti conosco meglio delle mie tasche, sono più furba di te!».
Lo sapevo, lo sapevo... E adesso? Che faccio, glielo dico? Saprà comprendermi o vorrà cacciarmi di casa e picchiare Jake con un piede di porco?
Mamma l'ha provato sulla sua pelle, dovrebbe comprendermi. Dovrebbe comprendere l'amore che provo per il bambino che sta crescendo dentro di me, la creatura più speciale che sia mai esistita, anche se per ora posso vederlo solo con l'immaginazione. Anzi, vederla... perché me la sono immaginata femmina, fin dal primo istante.
«Mamma, siediti. Non è una notizia da dire così, con leggerezza. Di te mi fido perché ci sei passata, puoi comprendermi meglio di chiunque altro. Nonno Carlisle mi ha aiutata a capire se era una cosa possibile, e adesso...».
«Renesmee, così mi fai preoccupare», risponde lei, prendendomi entrambe le mani tra le sue.
«Mamma, io...». Faccio un respiro profondo, prima di terminare la frase. «Sono incinta. Sono al terzo mese, ed è tutto a posto. È una gravidanza normale, non ha niente a che vedere con ciò che hai dovuto passare per avere me». Le prendo la mano e gliela poggio sulla mia pancia, sollevandomi la maglietta quel poco che basta per farle vedere la leggera sporgenza. Non ci sono lividi, è perfetta come quella di qualsiasi donna.
«Non... non posso crederci. Renesmee, io... non lo so, non so che cosa pensare. Io devo essere certa che tu stia bene, e devo farlo perché ci sono passata...».
«Mai stata meglio», le rispondo raggiante.
La stringo forte, con la sua mano ancora poggiata sulla mia pancia, la sua pelle fredda non mi dà affatto fastidio.
«Non dirlo a papà, né a nessun altro. Devo essere io a farlo, e questa sera lo dirò a Jacob. Sai, lo abbiamo voluto entrambi...».
«Ti voglio bene, e ti starò vicina. Ricordalo sempre, Renesmee: "Più della mia stessa vita"», mi dice mamma, rigirandosi tra le mani il medaglione che porto al collo: il mio primo regalo, quello con la nostra foto all'interno.
«Più della mia stessa vita», ripeto anch'io. E restiamo abbracciate per un tempo indefinito.
 
Cerco di uscire di casa senza fare rumore, sperando di evitare papà. È diventato sempre più complicato nascondergli qualcosa che occupa il novanta per cento dei miei pensieri...
«Renesmee, ora neanche mi saluti?», mi dice, bloccandomi sulla soglia di casa.
«Vado a casa di Jake, sono in ritardo».
«Salutami Billy...».
«Billy è da Paul e Rachel, papà...», rispondo rassegnata. Tanto lo ha già letto nella mia mente.
«Capisco...».
Per fortuna mamma interviene a smorzare l'atmosfera glaciale che si è creata tra me e lui.
«Edward... Smettila di fare l'antico, non siamo più ai tempi della seconda guerra mondiale, sai? Lasciale un po' di privacy». Mamma riesce a strappargli uno dei suoi migliori sorrisi sghembi, mentre io li saluto con la mano e salgo velocemente in macchina, accendendo la radio.
Ho bisogno di rilassarmi, prima del grande momento. Prima di cambiare per sempre l'esistenza di Jacob Black...
 
Arrivata a casa di Jake suono con ansia il campanello, aspettando impaziente di entrare. Non lo vedo da due giorni, è decisamente troppo.
«Jake sono io, Ness».
Non appena Jacob apre la porta, resto senza parole. È appena uscito dalla doccia, ha ancora i capelli bagnati. Profuma di bagnoschiuma alla pesca, il mio preferito. E indossa solo un misero asciugamano che gli copre appena i fianchi...
«Jacob, tu sei un attentato alla mia sanità mentale, dannazione...», gli dico, mentre poggio la mia borsa sulla poltrona e mi tolgo il giubbotto.
«Ness... vieni qui».
Mi piace quando mi chiama così, da sempre. La sua voce assume una sfumatura incredibilmente sexy e vellutata, come una carezza.
Mi avvicino a lui e lo bacio, mettendo le mie mani tra i suoi capelli bagnati, che sembrano spettinati ad arte.
«Dovresti toglierti quei vestiti, Ness. Mi stanno dando sui nervi».
«Come sei romantico, Jake... Dovrebbero darti un premio come "ragazzo meno romantico del mondo"», gli dico prendendolo in giro, mentre gli rivolgo un sorriso malizioso... Quello a cui Jake proprio non sa resistere.
«Non hai la minima idea di quanto ne ho voglia...». La situazione mi sta decisamente sfuggendo di mano, so bene dove Jacob vuole andare a parare. Ma è più forte di me, resistergli è praticamente impossibile... Come due calamite, incapaci di resistere alla forza di gravità. 
Jake riprende la frase da dove l'aveva interrotta. «Di fare sesso con te, Renesmee. Sì, hai capito bene, oppure vuoi che sia più chiaro...?». Jacob a volte è del tutto esplicito, va dritto al punto della situazione senza inutili giri di parole. E questo suo modo di fare mi fa letteralmente impazzire, riesce ad essere dolce anche quando se ne esce con frasi come queste...
«Sei davvero senza ritegno, Jacob». Mi ritrovo improvvisamente contro il muro, imprigionata tra le braccia forti di Jake che non mi lasciano via di scampo, trattenendomi i polsi. Come se volessi trovarla, una via di scampo...
I vestiti diventano improvvisamente una barriera fastidiosa anche per me, ma Jake lo capisce all'istante. Mi sfila la maglietta, e la stessa sorte tocca ai miei jeans. A coprirmi rimane solo il mio completino intimo di pizzo nero... e addio autocontrollo, divento come un burattino nelle mani di Jacob. "Non adesso", mi dico. Non erano questi i piani.
«Jake... fermati, io ti devo parlare».
Jacob smette di baciarmi il collo e molla la presa sui miei fianchi, infastidito ma anche preoccupato.
«Adesso?». Si siede sul divano, ed io mi siedo accanto a lui. Le sue braccia tornano a cingermi in modo protettivo, accarezzandomi la schiena.
«Vedi, Jake... ho cercato a lungo le parole giuste per dirtelo. Ma quando si ha un dono speciale come il mio, perché non approfittarne? Nessuna parola potrebbe mai sostituire le emozioni che ho provato in quell'istante. Voglio che tu le veda con i tuoi occhi, attraverso i miei».
«Ness, tu sei...». Lo zittisco posando il mio indice sulle sue labbra morbide e perfette, e poggio delicatamente la mano sulla sua guancia.
Lascio scorrere i ricordi di quel giorno, quando ho scoperto di essere incinta: lo Sweet Madness Cafè, il tranquillo bar di Port Angeles; nonno Carlisle che mi comunica la notizia; le mie lacrime di felicità e le mie mani che si sfiorano il ventre con estrema dolcezza...
«Jacob, io aspetto il tuo bambino. Nostro figlio. È accaduto la sera del mio compleanno, nel nostro posto speciale, quando mi hai detto quelle parole... Che eri pronto ad accogliere una nuova vita». Jacob si alza dal divano, facendo attenzione a non fare movimenti bruschi.
«Ness, io ti amo. Mi stai dando la notizia più bella di tutta la mia vita... E forse non sarò bravo con le parole, ma con i gesti sì...». Jacob mi sfiora il ventre con quelle sue mani grandi e delicate, per poi baciarlo in modo ancora più dolce. «Io ti voglio già bene, piccolo mio», dice rivolgendosi al bambino nella mia pancia, per poi tornare a concentrarsi sul mio volto.
Ne sono certa, non può esistere qualcuno più straordinario del mio Jacob.
«Ness, scusami per prima. Ho esagerato, mi sono lasciato prendere un po' troppo... Forse sono stato troppo... aggressivo», mi dice.
«Jake, non devi affatto scusarti, non dirlo neanche per scherzo... Non mi toccherai più fino alla fine della gravidanza, vero?».
Jacob non mi risponde, si alza dal divano e va dritto in camera sua.
«Vado a vestirmi, Ness. È la cosa migliore da fare».
«Jake, tu non vai da nessuna parte!». Con un movimento fulmineo mi avvicino a lui e faccio scivolare il piccolo asciugamano che gli copriva i fianchi, l'unico "indumento" che aveva addosso. Mi avvicino ancora di più a lui portandogli le mani sui gancetti del mio reggiseno, che Jake fa scivolare abilmente via dal mio corpo. Non credevo di poter essere così sfacciata, ma è così semplice fargli perdere il controllo...
Nel giro di pochi secondi finiamo sul letto di Jake, lo abbraccio con tutta la forza che mi è concessa. Sento il suo respiro caldo tra i miei capelli, e i nostri corpi allacciati l'uno all'altro. È come se ci fosse un fuoco dentro di me, e solo il contatto con la pelle di Jake può spegnere queste fiamme che mi pervadono...
«Jake, ti ricordi quando mi hai toccata così per la prima volta?», gli domando.
«Non potrei mai dimenticarlo, mi hai fatto sentire in Paradiso...».
Il tocco delle sue mani mi fa provare un brivido che arriva fino alle ossa, fino a toccarmi l'anima. Lo stringo a me con tutta la forza possibile, ancora più fortemente di prima, affondando le dita nella sua schiena ambrata e perfettamente liscia. Gli avvolgo le gambe attorno alla vita, per sentirlo su di me con tutta l'intensità umanamente possibile e forse anche di più, visto che nessuno di noi due è del tutto umano. Con la mano mi sfiora le labbra, mentre entra dolcemente dentro di me, impaziente e delicato insieme.
Si sta trattenendo, e lo sta facendo per me. Perché adesso che porto in grembo il suo bambino, sono come un oggetto prezioso da proteggere e custodire con cura. Eppure sento che mi vuole con la stessa intensità di sempre.
«Renesmee, tu sei l'essere più perfetto di tutti i mondi esistenti, di tutto l'universo... E spero che il nostro bambino sia come te, perché sei la meraviglia fatta persona...».
Un brivido più forte di tutti gli altri mi percorre la colonna vertebrale, e mi fa inarcare la schiena. Non è vero che non ci sa fare con le parole, non avrebbe potuto dirmi una frase più bella.
 
Al mio risveglio sono da sola nel letto, un debole raggio di sole illumina la mia schiena. Mi infilo una camicia di Jacob, abbastanza grande da coprirmi per bene, e vado a cercarlo. A sorpresa lo sento abbracciarmi da dietro, mi sorride.
«Ness, adesso resta da fare la cosa più difficile...», mi sussurra.
«Quale?», domando.
«Dobbiamo dirlo a Edward!».

 
***
Spero di aver reso nel migliore dei modi il carattere di Jacob, dolce e impulsivo al tempo stesso.
Recensite!
   

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Tempo di annunci ***


20. TEMPO DI ANNUNCI


Sono appena uscita da scuola, e Jacob è venuto a prendermi come ogni giorno. Stavolta però siamo diretti verso l'aeroporto, Robert e i nonni arriveranno a breve. Anche se non li vedo solo da qualche mese sento che mi sono mancati moltissimo, Robert ormai lo considero come un fratello più che come uno zio. Come ogni anno, in occasione del compleanno di Robert venivano a trovarci tutti e tre insieme, e i viaggi in aereo erano sempre stati offerti da nonno Carlisle, nonostante inizialmente Phil e nonna Renée fossero stati restii ad accettarli. Tutto inutile, perché nonno Carlisle sa essere molto insistente. E poi è sempre contento delle visite della famiglia di mia madre, sa che mi rendono felice.
Jake mi apre lo sportello della macchina per farmi accomodare, da quando gli ho confessato di essere incinta è diventato ancora più premuroso e lo dimostra anche con i più piccoli gesti.
Si offre sempre di guidare la macchina al posto mio, il che ha insospettito molto mio padre... Ormai la "bomba" sta per scoppiare. 
«Dov'è finito il mio Jake? Tutta questa dolcezza mi farà venire il diabete!», gli dico, prendendolo in giro.
«Smettila, Ness! Mi piace avere una scusa per trattarti come una principessa».
Mentre guida, ogni tanto mi sfiora la pancia con la mano, come se non potesse proprio farne a meno. Nel giro di dieci giorni la pancia si è fatta più evidente, e per nasconderla agli occhi di papà e dei miei compagni di classe ho iniziato ad indossare le felpe enormi di Jacob e di zio Emmett.
«Hai intenzione di dirlo anche a loro? A Robert, Phil e Renée?», mi domanda Jacob, alludendo alla mia gravidanza.
«Sì, Jake. Tutto procede alla grande, e poi non avrebbe senso nasconderlo proprio a loro. Hanno scelto di far parte di questo mondo, quindi...».
«E come pensi di dirglielo?», mi domanda.
«Voglio riunire tutta la famiglia. La mia e la tua, vampiri e lupi». Magari qualcuno avrebbe trattenuto la furia di mio padre alla scoperta della notizia. Da alcuni giorni continuo a fare un sogno davvero idiota, a metà tra l'inquietante e il grottesco, nel quale mio padre si lancia letteralmente addosso a Jacob, che però riesce a spostarsi in tempo. Papà spacca il vetro in mille pezzi precipitando giù dalla finestra, e Jacob lo guarda con un sorriso beffardo dicendogli: «Auguri, nonno Edward!».
La mia fantasia non ha limiti quando si tratta di immaginare le possibili reazioni di mio padre...
 
Arriviamo all'aeroporto, e mentre mi slaccio la cintura di sicurezza (sì, la cintura. Piuttosto inutile per una mezza vampira, ma Jake mi costringe a indossarla per la mia sicurezza), Jacob con una velocità inaudita corre ad aprirmi la portiera dell'auto.
Però devo ammetterlo, sono molto lusingata da certi gesti.
«L'aereo dovrebbe essere già atterrato», mi dice, guardando l'orologio.
«Eccoli, sono laggiù!», dico a Jacob cominciando ad indicarli, sbracciandomi e saltellando per farmi notare da loro tra la folla.
«Sei bassa, Renesmee. Non ti vedono, perciò è inutile che fai così», mi risponde Jacob, mettendosi a ridere come uno scemo.
«Dai, Jacob... Le ragazze basse sono le più belle, e tu dovresti saperlo!», gli rispondo, dandogli scherzosamente una gomitata sul fianco. Andiamo incontro alla mia famiglia, e come ogni volta corro ad abbracciare prima Robert, poi nonna Renée e infine nonno Phil. Questa non sarà una visita delle tante, tutti noi lo sappiamo bene. Robert è venuto per conoscere la verità. La verità su di lui e sulla sua famiglia...
Nonna Renée si sorprende subito del fatto che Jacob non mi permetta di caricare i bagagli in macchina, di solito ero sempre abituata a dare una mano. E Robert è fin troppo sveglio, non vorrei che capisse prima del tempo il motivo di tutte queste premure da parte di Jake.
«Allora, Robert? Cosa si prova ad avere sedici anni?», gli domando.
«Posso guidare la macchina. È una svolta, Renesmee!».
«Ehi, non montarti la testa. Sei comunque più piccolo di me!». Ecco il rapporto tra me e Robert, fatto di scherzi e risate. Chissà come prenderà la notizia del bambino... Robert conosce Jacob praticamente da quando è nato, ha assistito a tutte le trasformazioni del nostro rapporto, ha visto nascere il mio amore per lui...
 
Appena arrivati a casa Cullen è già ora di cena, nonna Esme ha preparato la pizza per me, Jake, Rob e i nonni. Anche lei è una cuoca eccezionale per essere una che non mangia, proprio come papà.
Mamma si siede a tavola accanto a Robert, non c'è alcun imbarazzo nonostante siamo solo in sei a mangiare. È una cosa "normale", i nonni e Robert ci hanno fatto l'abitudine anche se quest'ultimo non ne conosce il motivo... ancora per poco.
Nel guardare mamma e Robert l'uno vicino all'altra, mi concentro ad osservare le somiglianze tra loro. Nonostante i diversi colori di occhi e di capelli, è impossibile non notare che sono fratelli. Gli occhi di Robert sono identici a quelli di nonna Renée, il fisico atletico è lo stesso di Phil e i capelli biondi a quanto pare li ha ereditati dalla nonna paterna, la madre di Phil, che purtroppo non ha avuto modo di conoscere. Robert mi aveva mostrato la sua foto da giovane, una delle tante volte in cui Jake ed io siamo andati a Jacksonville. Anche se la foto era un po' sbiadita, la somiglianza con Rob era davvero sorprendente.
Approfittando della tranquillità della situazione, decido di fare un primo passo verso il mio annuncio... Anche nei pensieri devo fare molta attenzione alle parole, davanti a papà non posso farmi sfuggire nulla.
«Visto che siamo qui tutti insieme, volevo dirvi che domani ho da fare un annuncio a tutti quanti. Domattina avviserò Billy, nonno Charlie, Seth e gli altri ragazzi. È una cosa... di famiglia».
Nonno Carlisle abbassa lo sguardo, sa bene a cosa mi riferisco ma in presenza di papà deve fare attenzione anche lui a ciò che pensa. Anche mamma ha capito, ma lei è libera di pensare ciò che le pare e piace. Che fortuna per lei essere uno scudo, non smetterò mai di pensarlo.
 
Non appena finiamo di mangiare, Jake ed io decidiamo di andare al cinema di Forks con Robert, meno stiamo in casa è meglio è. Non per cattiveria, ma non posso farmi scoppiare la testa per nascondere i miei pensieri a papà, e la stessa cosa vale per Jacob.
«Sai, Jacob, dovresti frequentare gente più adulta. Renesmee ed io non possiamo vedere il film horror vietato ai minori di diciott'anni, mi dispiace per te», dice Rob a Jacob in tono canzonatorio.
Mi è andata bene, vedere un film horror quando sei incinta non è proprio l'ideale.
«Non sei divertente, moccioso!», risponde Jacob scherzando. È bello vederli così uniti.
«Ragazzi, ripropongono le saghe più famose al mondo. C'è anche Hunger Games! Vi prego, vi prego...».
«E come ti resisto se me lo chiedi così, Ness?», mi risponde Jacob.
«Aggiudicato», risponde Rob.
La mia scelta ha messo tutti d'accordo... Jake e Rob si ingozzano di pop-corn neanche fossero maiali, io invece non prendo niente. Da quando sono incinta alcuni sapori mi danno inspiegabilmente fastidio, e nella mia lista nera ci sono anche i pop-corn.
Mentre siamo in macchina per tornare a casa, chiudo gli occhi e mi concentro solo sulla musica dello stereo acceso. Jake e Rob iniziano a parlare, credendomi ormai tra le braccia di Morfeo.
«Guardala, Jacob. Si è addormentata. Per caso è la scuola che la rende così stanca? Ho visto oggi come la trattavi, con tutte quelle attenzioni... Insomma, Renesmee è sempre stata talmente piena di energie, sinceramente mi preoccupa vederla così». Come sospettavo, il mio zietto è un ottimo osservatore.
«Rob, non posso dirti niente. Non fino a domani. Per via di Edward...».
«Perché legge nel pensiero, giusto... A proposito, domani saprò la verità anche riguardo a questo. E voglio saperla anche riguardo a te, Jacob. Non sei come mia sorella, tu mangi, dormi e tutto il resto. Ma non invecchi. Davvero, non li dimostri affatto i tuoi trentatré anni».
«Se sapessi come lo ha scoperto Charlie scoppieresti a ridere... Ma davvero, non è il caso di parlarne. Tutto a tempo dovuto, domani è tempo di annunci...».
 
Arrivati a casa preferisco ancora far finta di essere addormentata, tutta una scusa per farmi portare in braccio da Jacob. I nonni sono rimasti svegli ad aspettare Robert, ma ora andranno a dormire. Jacob saluta la mia famiglia, i miei genitori andranno a casa e probabilmente gli altri usciranno per una caccia notturna. Mentre Jacob mi deposita sul soffice letto matrimoniale della mia stanza, inizio a stiracchiarmi per fagli capire che sono sveglia.
«Jake, non stavo dormendo sul serio!».
«Che imbrogliona! Sei una grande attrice, Ness». Jacob si sdraia accanto a me, facendomi accomodare tra le sue braccia.
«Ho sentito di cosa parlavate tu e Rob», gli dico.
«Ah, sì! Finalmente ha fatto un passo avanti con quella ragazza, Emma. Si sono baciati. Ed è stato lui a prendere l'iniziativa, proprio come io ho fatto con te, Renesmee».
«Perché è l'uomo che dovrebbe fare il primo passo... Sono davvero felice per lui. Ma comunque non è a questo che mi riferivo, Jacob. Secondo me ha già capito tutto. Dei vampiri e della gravidanza, intendo. E forse anche di te».
«Ma a questo ci si pensa domani... adesso dormi».
«Va bene, Jake...», gli dico prendendogli la mano e appoggiandola sul mio ventre.
«Forse penserai che sono un pervertito, ma da quando sei incinta sei ancora più sexy... Sei bella, nel vero senso della parola. Non trovo altri aggettivi...». Mi addormento così, con la mano di Jacob ancora poggiata sulla mia pancia, come a dimostrare amore e protezione al nostro bambino non ancora nato. Ma che ama già alla follia il suo papà, di questo ne sono certa...
 
La mattina dopo decido di non andare a scuola, ho delle faccende decisamente più importanti da sbrigare. Dopo aver telefonato a tutti per invitarli nel pomeriggio, Phil prende da parte me e mamma per parlare di Robert.
«Bella, Renesmee... Quando glielo diremo? Ormai non ha più senso aspettare, mio figlio ha già capito tutto. Deve sapere».
«Lo faremo oggi stesso, Phil. Dopo l'annuncio di Renesmee», risponde mamma. «L'importante è che tu ne sia sicuro, in fondo sei tu quello che ha legami con i Volturi. Sei tu a sapere cosa è meglio per Robert, se hai la certezza che tutto questo non significhi metterlo in pericolo allora dobbiamo farlo». Anche io decido di mettere da parte le mie paure riguardo ai Volturi, mia madre e Phil hanno ragione. Non serve più a niente nascondere la verità, ormai.
Nel tardo pomeriggio la casa dei nonni inizia a riempirsi di gente. I primi a venire sono nonno Charlie e Sue, che accompagnano Billy, seguiti da Seth e Leah. Poi iniziano ad arrivare anche gli altri ragazzi... compreso Sam, purtroppo.
Nonna Esme, zia Alice e zia Rose, da brave padrone di casa, li fanno accomodare sui divani e gli offrono un tè. L'ultimo ad entrare in salone è papà, accompagnato da mamma. Le avevo chiesto di tenerlo alla larga il più possibile, per evitare che capisse tutto.
Jacob è seduto vicino a me, e mi cinge i fianchi. Zio Jasper probabilmente sta utilizzando il controllo dell'umore, perché mi sento stranamente calma e tranquilla.
«Grazie a tutti per essere qui. Renesmee ed io dobbiamo fare un annuncio importante che riguarda noi e le nostre famiglie», esordisce Jacob. Mi stringe forte la mano, e a questo punto sono io a prendere la parola.
«Jacob ed io... aspettiamo un bambino. Sono incinta di tre mesi».
Alzo lo sguardo e lo trovo pieno di facce sorprese, zia Rosalie sembra quasi commossa.
E alla fine i miei occhi incrociano lo sguardo più temuto, quello di mio padre. Lo vedo lasciare la mano di mia madre per venire verso di me.
«Okay, devo stare calmo», ripete a se stesso passandosi la mano tra i capelli. «Renesmee, ho bisogno di sapere se stai bene. Ti prego, dimmelo... guardami negli occhi!».
«Sto bene papà, guarda tu stesso», gli dico poggiandogli la mano sul volto per mostrargli tutti i miei pensieri. Rimane impassibile, e di colpo si volta in direzione di nonno Carlisle e di mamma.
«Bella, Carlisle... voi sapevate! Sapevate tutto e me l'avete tenuto nascosto!». Papà, furioso, si rivolge infine a Jake.
«Jacob, io avevo imparato a fidarmi di te, fino a considerarti un fratello. E invece tu come mi ringrazi? Mettendo incinta mia figlia?! Dio, ti rendi conto a quale pericolo la stai esponendo? Hai già dimenticato la gravidanza di Bella, e quando tu mi davi la colpa?».
«Edward, calmati. Renesmee sta bene, te lo ha mostrato. Sai benissimo che non le farei mai correre dei pericoli...».
«Edward ha ragione! Questa gravidanza è un pericolo per tutti noi!», interviene Sam, che viene subito ripreso da zio Emmett: «Non ti permettere, o vai subito fuori di qui!».
La situazione sta degenerando, tutti sembrano sconvolti. Persino Robert...
«Fatemi parlare, per favore!». Alzo la voce, e tutti si zittiscono per ascoltarmi.
«Questa è una gravidanza del tutto normale. Io sto bene, e devo ringraziare soprattutto una persona: nonno Carlisle. Non sto correndo alcun pericolo, io e il bambino stiamo bene».
«Davvero, Edward. La gravidanza di tua figlia non ha niente a che vedere con la gravidanza di Bella, il feto è perfettamente compatibile con il suo organismo e Renesmee non corre alcun pericolo. Dai primi risultati delle analisi sul liquido amniotico, risulta che il bambino sia come Jacob. Ventiquattro cromosomi», dice nonno Carlisle rivolgendosi in particolar modo ai lupi. Non mi aveva ancora detto dei risultati, ma ora ne ho la certezza. Il mio bambino sarà come Jacob.
Dopo alcuni secondi di imbarazzante silenzio tutti quanti vengono a congratularsi, e mi chino per abbracciare Billy. Sam rimane in disparte, mentre Emily mi sorride. Tutti mi abbracciano: vampiri, lupi e umani.
«Ha solo diciassette anni!». Una voce tra tutte attira la mia attenzione. La voce di Robert.
«Robert, Renesmee aveva "diciassette anni" anche dieci anni fa», gli risponde nonna Renée, cercando di tranquillizzarlo.
«Ora basta, voglio sapere. Ho atteso sedici anni, se permettete ho tutto il diritto di sapere chi sono e chi è la mia famiglia». Non credo di averlo mai visto così. Sue e nonno Charlie escono in giardino seguiti da Sam ed Emily. Se c'è una persona che proprio non vuole sapere tutta la verità, quella persona è proprio nonno Charlie.
Mi avvicino a Robert, e a quel punto è proprio lui a continuare il discorso.
«Io lo so cosa siete. Non mangiate, non dormite, avete la pelle bianca e fredda. Non cambiate. Immortali... Vampiri. E tu, Renesmee, sei nata dall'unione tra Edward e mia sorella quando era ancora umana. Sei vampira solo per metà...».
Robert aveva capito tutto. Sapeva da sempre.
«Ma c'è ancora una cosa che devi sapere, Robert», aggiunge mamma, che ora rivolge lo sguardo a Phil. Nonna Renée invece decide di uscire dalla stanza.
«Robert, figlio mio... Devi sapere che la nostra famiglia discende direttamente dai Volturi, e più precisamente da Jane ed Alec, i gemelli. I Volturi sono i più importanti vampiri della Terra, coloro che regolano le leggi degli immortali. Mi proposero di unirmi a loro, ed io rifiutai. Ma la nostra famiglia è intoccabile e lo sei anche tu, perché sei mio figlio. Sono stati loro a imporci di non rivelarti nulla, fino al compimento dei tuoi sedici anni di età».
«Ora capisco molte cose, papà», dice Robert a Phil.
«Jacob, e tu cosa sei?! Perché hai ventiquattro cromosomi?».
«Sono un mutaforma, Robert. Possiedo un gene che mi permette di trasformarmi... in lupo».
«Fantastico, mia nipote è incinta di un licantropo!», lo sento dire in modo sarcastico. E poi è la prima volta che usa le parole "mia nipote"...
Jacob aggiunge altri particolari, dire le cose a metà servirebbe solo a peggiorare la situazione.
«Sia chiaro, Robert. La luna piena non mi fa alcun effetto, e non mordo nessuno! È una cosa genetica».
 
Decido di andare a salutare nonno Charlie e Sue. Nonno è ancora un po' sconvolto, ma tende sempre a sdrammatizzare.
«Mi fai diventare bisnonno così presto, Ness? Ma se sarà bello come lo eri tu sarò molto felice. Sono contento di far parte della vostra vita, non mi interessa sapere cosa sei...».
«Ti voglio bene, nonno».
«E adesso vai da tuo padre, lui sì che è rimasto sconvolto!».
Lo bacio sulla guancia e torno dentro casa, ora sono tutti concentrati su Robert. Ma l'argomento della discussione non è più "i vampiri", bensì la mia gravidanza. Stanno accerchiando Jacob, questa cosa non mi piace affatto. E poi non mi aspettavo la reazione esagerata di Robert, forse oggi lo abbiamo sconvolto abbastanza. Anche se - come pensavo - lui aveva già capito tutto, ma ci ha sempre accettato senza battere ciglio. "Vampiro" non è necessariamente sinonimo di "assassino", soprattutto per quanto riguarda me, che ho quasi represso i miei istinti per andare incontro ad uno stile di vita più umano. Avevo rinunciato al sangue.
«Jacob, tu e Renesmee siete stati degli irresponsabili. Hai sedici anni più di lei, dannazione. Non dovevi assecondarla. Ha appena iniziato la scuola ed ora si ritrova nella peggiore delle situazioni...».
«Robert, no. Non è come dici. Jacob ed io abbiamo fatto una scelta. E non ho detto che sarà semplice, ma non me ne pento per nulla al mondo. I miei diciassette anni sono solo un numero su un pezzo di carta...». La nostra discussione, ormai giunta al termine, viene interrotta da zia Rose.
«Tesoro, vai da Edward... Abbiamo parlato fino ad ora, ti sta aspettando». Jacob mi segue, ma lo blocco.
«Jake, questa è una cosa tra me e mio padre. Andrà tutto bene», gli dico.
«Capirà...», risponde Jacob, lasciandomi andare.
 
«Papà...».
«Renesmee... perché mi stai facendo questo? Ed era proprio necessario riunire tutta la famiglia? Affrontare certi discorsi davanti a Charlie e Renée...».
Gli occhi di mio padre sembrano vuoti e inespressivi, come quelli di un uomo divorato dal dolore. Adesso basta, non posso accettarlo!
«Credi che io non sappia cosa è accaduto prima della mia nascita? Voglio che tutti sappiano che mio figlio non è un mostro, né tantomeno un pericolo. Ascoltami, papà. Ascoltalo...». Gli prendo la mano destra, e mi sollevo la pesante felpa che ho preso in prestito da zio Emmett.
Prendo la mano di papà e gliela poggio su quella piccola e delicata sporgenza che accoglie il mio bambino. 
«Ascolta i pensieri del mio bambino, papà».
Dopo alcuni interminabili secondi lo vedo alzare lo sguardo e accennare un leggero sorriso.
«... C'è la tua voce... e la voce di Jacob... e tanta, tanta confusione...». Papà chiude gli occhi per concentrarsi meglio.
«C'è anche la voce di Carlisle... Ma è strano, è come se i pensieri provenissero da due...».
«Due cosa?!».
«No, niente... Sappi solo una cosa, Renesmee. Se le tue condizioni di salute dovessero peggiorare, non esiterò ad intervenire. In qualsiasi modo possibile. Se oggi non ho messo le mani addosso a Jacob, l'ho fatto solo per te».
Che diavolo significa?! Lo odio, lo odio quando mi tratta così!
«Mi odi, Renesmee? Voglio solo salvarti la vita».
«Quando lo accetterai, papà?».
«Lo accetterò, forse. Ma non adesso...».
Papà si allontana lasciandomi sola, e in quel momento mi raggiunge Jacob. Mi rifugio tra le sue braccia, che da sempre sono un porto sicuro.
«Ness, lo conosco da più anni di te, e il troppo amore lo porta ad essere così. Ma come vedi non mi ha ancora ucciso, no?».
«Già...».
«Lo accetterà, vedrai».
Vedo papà allontanarsi, e lanciarmi un ultimo gelido sguardo.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Inaspettato ***


21. INASPETTATO


Quando ormai tutti se ne sono andati, la consapevolezza della reazione di mio padre mi colpisce violentemente come un pugno dritto nello stomaco.
Jacob è rimasto con me e mi accarezza dolcemente la schiena, con movimenti regolari.
Non serve parlare, i nostri sguardi colmano da soli il silenzio interrotto solo dai rumori della foresta e da qualche automobile che passa per la vicina autostrada.
Il mio udito sviluppato si accorge all'istante dei passi veloci e aggraziati di qualcuno che viene verso di noi: mia madre.
«Ehi, Renesmee...», mi dice, spostandomi una ciocca di capelli ramati dietro l'orecchio. La vedo scambiarsi uno sguardo eloquente con Jacob, che di tutta risposta capta al volo il suo messaggio e si allontana di pochi metri, lasciandoci da sole.
«Avrei dovuto immaginarlo, mamma... Lo sapevo che papà avrebbe reagito così», le rispondo, abbassando lo sguardo sulla mia pancia coperta dalla felpa.
«Lascia che ci parli io. Conosco bene quello sguardo, è lo stesso che fece quando scoprì che aspettavo te...».
«Mi riempie di felicità», provo a risponderle con un velo di acidità nella voce non rivolto a lei, citando le parole che è solito dire nonno Charlie quando qualcosa non gli va a genio. «Mi vede ancora come la sua bambina da proteggere...».
«Sei cresciuta così in fretta, Renesmee... Ti ha avuto tutta per sé solo per pochi anni. E rivede la situazione della mia gravidanza».
«Ma io non sono te, mamma. Lui questo non lo capisce, o si ostina a non capirlo».
«Aspetta che ci parli io... l'ho già affrontato una volta e so come prenderlo. Ti fidi di me?».
«Certo, mamma».
Le parole si trasformano in gesti, e mamma mi bacia la fronte come è solita fare fin da quando ero piccola, con una dolcezza e un amore infiniti.
E la vedo dirigersi verso casa... verso mio padre.
 
«Jake?», lo chiamo.
«Bella risolve sempre tutto, eh?», mi risponde.
«Vieni, voglio sentire quello che dicono. Riguarda me, Jacob. Riguarda NOI», gli dico, enfatizzando l'ultima parola. Quel "noi" non è rivolto solo a me e Jacob, ma anche al nostro bambino.
I suoi occhi neri mi guardano con l'aria di qualcuno che sta per commettere qualcosa di illecito, e nel giro di mezzo secondo Jake mi prende per mano ed entriamo dentro casa. Saliamo le scale per fermarci vicino alla stanza di mio padre. Jacob si ferma dietro la porta, io azzardo di più e mi affaccio alla porta accostata. So essere estremamente silenziosa anche per i sensi dei vampiri, e me ne approfitto.
«Ness, non così vicina», mi avverte Jake.
Ignorando il suo consiglio resto a guardare i miei genitori dalla porta accostata.
Papà è seduto sul tappeto, si tiene la testa tra le mani come se potesse scoppiare da un momento all'altro. Mamma volta lo sguardo in direzione della porta facendo finta di non vedermi, per poi tornare a concentrarsi su mio padre.
«Edward...». Si siede accanto a lui prendendogli le mani tra le sue, e dandogli un leggero bacio sulle labbra.
«Tu non capisci, Bella...».
«Sì invece, io capisco benissimo. Tu rivedi me in nostra figlia, ma è sbagliato. È sbagliato, Edward! Renesmee non è mai stata così felice in tutta la sua vita. E sta bene, non ha niente a che vedere con ciò che ho passato io. Lei non è una "fragile e piccola umana", hai sentito ciò che ha detto Carlisle. Renesmee ormai è una donna, che sta per diventare madre», gli dice, cercando di farlo ragionare. «Edward...».
«È testarda come te, Bella. Ha la tua stessa forza e determinazione. È per questo che devo proteggerla», risponde mio padre.
«Ti sbagli, Edward. Lei è molto più determinata di me... Io ero una ragazzina immatura, pronta a prendersi ciò che voleva senza calcolarne le conseguenze. Ti ricordi quando ti dissi che per me sarebbe stato facile rinunciare ai figli? Mi sbagliavo, perché ad oggi non potrei concepire la mia vita senza Renesmee. Lei è matura, sa quello vuole e le sue scelte sono ragionate e consapevoli. Fidati di tua figlia». Le mani di mia madre sono sempre più intrecciate a quelle di mio padre. È straordinario il modo in cui riescono a comunicare l'uno con l'altra, proprio come accade tra me e Jacob.
«Ma ammettilo, Bella. Quando l'hai saputo non hai forse avuto le mie stesse paure?».
«Sì, sì lo ammetto. Ma ti chiedo solo di ascoltarla. Da padre a figlia, come avete sempre fatto. Leggi i suoi pensieri, ascolta la sua anima. In fondo tu puoi comprenderla meglio di chiunque altro, puoi... sentire ciò che sente lei. Ricorda di quando l'hai sentita per la prima volta nella mia pancia, e l'hai amata anche tu come l'amavo io. È esattamente così che si sente Renesmee in questo momento».
Quelle parole accendono una nuova speranza negli occhi dorati di papà, come se vedessero di nuovo la luce dopo un buio opprimente. Le parole di mamma hanno toccato qualcosa nel profondo del suo cuore. Fermo, sì, ma capace di amare come poche persone al mondo sanno fare.
Quando lui ed io avevamo affrontato il difficile discorso della religione, papà mi aveva detto che per la sua anima non c'era salvezza. Era un'anima dannata, l'anima di qualcuno che aveva ucciso. Avrei voluto prenderlo a schiaffi, come può la sua anima essere dannata? Non lo so se esiste Dio, o il Paradiso. Ma di una cosa sono assolutamente certa. Amore e odio non possono andare d'accordo, e l'anima di papà è solo capace di dare amore. Anche in modo eccessivo, come ha sempre fatto con me manifestando il suo bisogno di proteggermi a qualsiasi costo, come aveva fatto con mamma prima che nascessi io.
«Dammi solo... un po' di tempo, Bella».
«Un po' di tempo, va bene. Ma ricorda... ascolta la sua anima, Edward».
 
Il giorno dopo tutto sembra già tornato alla normalità, come se mi fossi appena risvegliata da uno strano sogno. Robert e i nonni lasceranno Forks oggi stesso, con la consapevolezza che qualcosa è cambiato per sempre. È vero, Robert aveva capito tutto, ma non poteva di certo immaginare di essere l'ultimo discendente dei Volturi, dei quali fino a ieri ignorava l'esistenza.
«Buongiorno, Nessie».
«Ehi». Robert arriva in cucina seguito da nonna Renée e Phil, con un'aria interrogativa.
«Voglio saperne di più, Renesmee. Portami da Carlisle».
Ieri è accaduto tutto così in fretta, è normale che voglia avere ulteriori spiegazioni. E l'unico che può fornirgliele, oltre a Phil, è proprio nonno Carlisle.
Bussiamo alla porta del suo studio, semi accostata, e troviamo il nonno intento a scartabellare tra vari fogli. Le mie analisi, probabilmente...
Nonna Renée, con una scusa, decide di andare da nonna Esme al piano di sotto. Nonostante la sua apparente forza, nonna Renée è troppo fragile per conoscere altri dettagli. Lei è sempre stata piuttosto scettica sul fatto di raccontare al figlio proprio tutta la verità, la parte riguardante i Volturi se la sarebbe volentieri risparmiata. Ma poi era stato Phil a convincerla che non rivelargli tutta la verità sarebbe stato uno sbaglio.
«Carlisle, Renesmee mi ha detto che tu sei l'unico che possa darmi delle risposte... Voglio saperne di più».
Nonno Carlisle alza lo sguardo in direzione di Phil, come a chiedergli il permesso di poter parlare. Phil annuisce, posando una mano sulla spalla del figlio.
«I Volturi sono probabilmente i vampiri più antichi del pianeta. Hanno un imponente corpo di guardia, ma i più importanti sono Aro, Caius e Marcus. Per accrescere sempre di più il loro potere, i Volturi vagavano per il mondo in cerca di potenziali talenti, o di altri vampiri che avrebbero potuto fare al caso loro. In un villaggio inglese si imbatterono nella famiglia di Jane ed Alec...». Vedo sia Phil che Robert sussultare all'ascolto di quei due nomi.
«I due gemelli manifestavano un talento, e i Volturi decisero di prenderseli non appena raggiunsero un'età adatta alla trasformazione. Distrussero il villaggio, ma evidentemente la famiglia riuscì a fuggire. E la discendenza si è perpetrata nei secoli fino a giungere a Philip. E a te, Robert».
Phil prosegue con l'aggiunta di altri dettagli.
«A quanto pare, ho un potenziale potere così unico e potente che se i Volturi mi avessero preso e trasformato contro la mia volontà gli si sarebbe ritorto contro. È per questo che mi hanno risparmiato. Non lo hanno fatto invece con altri nostri avi, Robert».
«Mi state dicendo che la nostra famiglia è piena di "talenti" e che loro ci tengono d'occhio da secoli?!». Adesso Robert sembra visibilmente sconvolto, e ancora maggiormente incuriosito. «Carlisle, va' avanti», lo esorta a proseguire.
«Per un periodo vissi con loro a Volterra. In Italia, e più precisamente in Toscana. Ma decisi di andarmene perché non condividevo il loro stile di vita, il loro inesistente rispetto per la vita umana. Io non ho mai ucciso un uomo in tutta la mia lunga esistenza, per loro invece è consuetudine. Me ne sono andato per sempre, pur continuando ad avere buoni rapporti con loro... Fin quando non è arrivata tua sorella a sconvolgere le nostre vite, e poi è arrivata anche Renesmee».
Nonno Carlisle prosegue a parlare raccontando per filo e per segno gli eventi che sono seguiti alla mia nascita, fino ad arrivare alla battaglia che avrebbe potuto scatenarsi per causa di Irina - che erroneamente mi aveva scambiata per una bambina immortale - e che poi si era risolta grazie a zia Alice, Nahuel, e i testimoni vampiri venuti da tutto il mondo.
«Vorranno anche me, Carlisle?», domanda Robert mantenendo la sua proverbiale calma, nonostante le rivelazioni sconvolgenti appena scoperte.
«Il patto con Phil prevede che la sua famiglia sia lasciata in pace, a condizione che tu non riveli mai a nessuno la nostra condizione di immortali».
Phil sembra saper gestire bene la situazione, ma nonno Carlisle appare sfuggente, come se dovesse nasconderci qualcosa. Il patto con Phil parlava chiaro, ma i Volturi sono subdoli. Chi mi può dare la conferma che lo rispetteranno...?
Mi porto le mani alla pancia, in fondo il mio bambino è al sicuro. Sarà un mutaforma, non può essere scambiato per un bambino immortale. La storia non dovrebbe ripetersi... Ma è proprio quel "dovrebbe" che continua a turbarmi, nessuno può darmi la certezza.
"Renesmee, smettila con le paranoie!", mi dice una vocina nella mia testa. Andrà tutto bene...
 
 
Un mese dopo
 
Dicembre. Quarto mese di gravidanza. Le mie condizioni sembrano buone, eppure ormai ho capito che deve esserci qualcosa che non va: i silenzi enigmatici di nonno Carlisle erano la conferma che mi stesse nascondendo qualcosa. La pancia continua a crescere, un po' troppo per essere solo di quattro mesi. L'ultimo tentativo di ecografia era stato un buco nell'acqua, non si riusciva a vedere niente... Certo, ci avremmo riprovato, non mi sarei arresa tanto facilmente.
Dopo aver parlato con mamma, la posizione di mio padre riguardo alla mia gravidanza sembrava essersi ammorbidita, l'aveva quasi accettato. Quasi. Perché c'era stato qualcosa che lo aveva spaventato, e allontanato di nuovo. Qualcosa che lui e nonno Carlisle mi stavano tenendo nascosto, ma che avrei scoperto presto.
Arrivata nel parcheggio di scuola trovo tutti i miei amici intenti a fare gli scemi, a ridere e scherzare ignari di tutto ciò che sta accadendo nella mia vita. L'argomento è il ballo di fine anno...
«Renesmee!». Jennifer e Caroline, seguite dalle altre ragazze, corrono subito a salutarmi.
«La smetti di vestirti come se dovessi andare al Polo Nord?!», mi dice Jenny, notando quello che ormai è diventato il mio abbigliamento abituale: cappotto pesante, felpa enorme di zio Emmett e una sciarpa lunga che mi arriva, guarda caso, fino alla pancia. Fino ad ora ha funzionato, nessuno sembra sospettare qualcosa della mia gravidanza, a parte le supposizioni iniziali di Jennifer.
Mi ero fatta fare un permesso speciale per le assenze, e avere un nonno medico mi ha aiutato molto anche in questo, ancora una volta. Il motivo ufficiale delle mie ripetute assenze da scuola erano delle visite specifiche per scoprire i motivi dei miei frequenti attacchi di febbre. Ovviamente non ho mai avuto nessun attacco di febbre, ma la mia temperatura corporea - troppo alta per essere normale come quella di qualsiasi essere umano - la rendeva una scusa plausibile e veritiera.
Anche senza cappotto la felpa di zio Emmett nasconde bene il mio pancione ormai non più tanto piccolo, le nausee sembrano ormai essere sparite del tutto. Altrimenti avrei dovuto smettere di frequentare la scuola prima del tempo.
Le ore passano in fretta e Jacob, che per tutta la durata delle mia giornata scolastica ha girato nei dintorni in forma di lupo, per poter correre subito in mio aiuto in caso di bisogno, è tornato in forma umana e mi accoglie come sempre a braccia aperte.
«Al ballo di fine anno ci vengo con lui, altrimenti non se ne fa niente», dico alle mie compagne, riprendendo il discorso di stamani.
«Sicuro. Renesmee non andrà al ballo con uno di quegli zoticoni della vostra classe, il suo ragazzo sono io». Jacob e la sua solita abitudine di "marcare il territorio"... Non cambierà mai!
 
Una volta saliti in macchina lo vedo stranamente teso e silenzioso, non è da lui.
«Jake, che c'è?», gli chiedo, cercando di essere serena il più possibile.
«Niente, Ness».
«Avanti, lo sai che me ne accorgo subito... Che cosa mi nascondi, lupo?». Lo chiamo così quando voglio attirare la sua attenzione, e ci riesco ancora una volta.
«Senti, Ness, non dovrei dirtelo. Ma non ce la faccio a nasconderti le cose, e lo sai. Carlisle vuole provare a farti una nuova ecografia. A quanto pare ha qualcosa da dirci...».
«Dirci? Vuoi dire che anche tu non sai niente?», gli domando preoccupata.
«Non so niente nemmeno io. Esattamente».
Una volta arrivati nel vialetto della casa dei nonni, mi sposto fino a sedermi sulle gambe di Jake. Con la mano mi accarezza dolcemente dietro al collo spostandomi i capelli, mentre con l'altra solleva la mia felpa e mi sfiora il pancione.
«Andrà tutto bene», mi dice. Lo bacio senza rispondere, non riesco a nascondergli di essere tesa... Potrebbero esserci cattive notizie, e devo essere pronta anche a questa evenienza.
In casa non c'è nessuno, a parte nonno Carlisle. Mi sono "trasferita" qui, da quando papà ha saputo della mia gravidanza. Così in caso di necessità avrei avuto sempre qualcuno pronto ad aiutarmi. E soprattutto c'è nonno Carlisle, e il suo attrezzatissimo studio medico con tutte i macchinari e le attrezzature necessarie.
Lo troviamo in piedi sulla soglia di casa, pronto ad accogliere me e Jacob.
«Nonno, vuoi spiegarmi...?», gli domando.
«Jacob, Nessie, venite nel mio studio». Diamine, perché è così silenzioso?!
Tutto questo mistero non sta facendo altro che mettermi agitazione. Eppure il bambino sta bene, lo sento muoversi dentro di me... Jacob continua a tenermi la mano, stringendola ancora più fortemente alla sua. È nervoso ma non vuole darlo a vedere, lo fa per me.
«Sdraiati sul lettino, Renesmee. Facciamo questa ecografia...», mi dice.
«Come fai ad essere certo che stavolta si vedrà?».
«Ecografia tridimensionale. Il bambino è più grande, stavolta dovremmo riuscirci, dammi retta». Mi sdraio sul lettino sollevandomi la felpa, lasciando scoperta la sporgenza che ormai è diventata davvero evidente. Nonno Carlisle mi passa sulla pancia il liquido freddo e gelatinoso che serve a far scorrere il macchinario. Il freddo mi dà fastidio, ma non mi importa.
E poi lo sento. Sento il battito del suo cuore, e Jake mi bacia la mano, emozionato e commosso. Ma... Un momento, il battito non è uno solo. Sono... due?!
Le immagini, seppur offuscate, compaiono sullo schermo dell'ecografo, sia io che Jake ci voltiamo a guardarlo.
«Renesmee, Jacob... Era questo che volevo dirvi. I bambini sono due. Due gemelli». L'espressione sul volto di Jacob da sconvolta diventa euforica, felice. Innamorata. Ci guardiamo negli occhi, e lo avvicino a me, abbracciandolo sempre più forte.
«È... Una bellissima notizia, Carlisle. È solo che non me lo aspettavo... Possiamo sapere il sesso dei bambini?», dice Jake. Voglio saperlo anch'io, basta sorprese.
«Dunque, vediamo... Volete davvero saperlo?».
«Sì!!», rispondiamo entrambi, sempre più impazienti.
«Sono gemelli eterozigoti. Un maschietto e una femminuccia», risponde nonno Carlisle, mentre Jake ed io restiamo a guardare incantati l'immagine sullo schermo: i nostri figli.
«Nonno, come facevi a saperlo? E come hai potuto pensare che l'avremmo presa male... È una notizia bellissima. Ed io che cominciavo a pensare a qualcosa di brutto... Dio, che spavento!».
«È stato Edward... Si era accorto che i pensieri provenivano da due... menti diverse».
Mi ricordo improvvisamente della frase che mi disse papà proprio il giorno dell'annuncio. Non ci avevo dato troppo peso, ma solo ora ne comprendo a pieno il significato. Quel "due" era riferito ai miei due gemelli. E quella scoperta lo aveva scosso, ancora una volta, quando ne aveva avuto la conferma definitiva, che lo aveva allontanato di nuovo da me... Ma li amerà anche lui, ne sono certa. Ha solo bisogno di un altro po' di tempo in più, per abituarsi all'idea che la sua bambina sta per diventare madre di due gemelli, e che non corro alcun pericolo per la mia vita.
Ora capisco molte cose: ecco perché il mio pancione è già così evidente, per essere solo al quarto mese. Le dimensioni del mio cuore aumentano ancora, per accogliere questo bambino inaspettato...

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Natale in casa Cullen ***


22. NATALE IN CASA CULLEN


Un debole raggio di sole mi illumina il viso, la mia pelle emana un leggero bagliore appena percepibile agli occhi umani. Fa caldo, e indosso solo una leggera veste bianca che mette in evidenza le mie curve arrotondate dai figli di Jacob. Conosco questo posto, è la radura dei miei genitori. Provo a guardarmi intorno, ma vedo solo alberi e fiori, una natura perfetta e incontaminata, un paesaggio bucolico. Mi porto le mani al ventre, e i miei bambini mi fanno sentire la loro presenza tirando dei calcetti proprio dove ho poggiato le mani.
«Renesmee?».
Una voce di donna, gentile e delicata, si rivolge a me come se mi conoscesse. Eppure non vedo nessuno...
«Non ti vedo... Chi sei? Come fai a conoscere il mio nome?». La donna esce dal fitto degli alberi, e si mostra finalmente a me. È bella, ha lunghi capelli neri e ondulati, gli occhi grandi e neri anch'essi, luminosi. Ha la pelle ambrata e un sorriso bianco e abbagliante. È una Quileute, un volto familiare. L'ho già vista, chissà dove... forse in fotografia. Somiglia a qualcuno, qualcuno che conosco anche più di me stessa. Somiglia a Jacob.
La donna si avvicina, fino a prendermi per mano.
«Sono Sarah. Sarah Black». Come è possibile? È Sarah, la madre di Jake. Ecco perché ha il suo stesso sorriso, e gli somiglia così tanto. Ma io non l'ho mai conosciuta, perché è morta tanti anni prima della mia nascita, in un incidente stradale... E allora come è possibile che sia qui davanti a me?
«Siamo nei tuoi sogni, Renesmee. Ma ti assicuro che io sono assolutamente reale. Vieni qui, fatti abbracciare». Mi getto senza pensare tra le sue braccia, solo il mio ventre arrotondato ci divide.
«Sarah... forse non è questa la vita che avresti voluto per Jacob, e mi dispiace...».
«Nessie, piccola mia... Posso chiamarti come ti chiama il mio Jake?».
«Sì, ma certo», le rispondo.
«Ascoltami, io sono felice per Jacob. Perché ha te, e non avrebbe potuto ricevere un dono più prezioso dalla vita. Sei un'anima pura, Renesmee».
«Ma non sono umana, Sarah. Sono una mezza vampira, e Jacob...».
«Shhh, so tutto. Doveva andare così, sapevo che Jacob avrebbe potuto sviluppare il gene dei lupi mutaforma. In fondo è anche grazie al lupo che è in lui che ha potuto "riconoscerti" e amarti. Non mi interessa ciò che sei, ma come sei, Nessie. Sappi che veglio su di voi... e anche sui miei nipotini». Sarah mi poggia una mano sul ventre perfettamente rotondo, accarezzandolo dolcemente.
«Sai, è proprio grazie ad uno di questi bambini se in questo momento puoi parlare con me. Il maschietto. Vorrei tanto riabbracciare Jacob, Rachel, Rebecca. Ma loro non possiedono le facoltà che mi permettono di comunicare con loro», mi spiega.
«Sarah, che cosa intendi dicendo che mi vedi grazie al mio bambino? Non... non capisco», le rispondo.
«Non posso dirtelo, Nessie. Ma ci arriverai da sola, proprio come hai saputo conoscere te stessa per poter avere questi bambini. È arrivato il momento di andare. Bacia Jacob sulla fronte, e digli che quel bacio è da parte mia. Ti voglio bene...».
«Sarah, aspetta!».
L'immagine di Sarah diventa sempre più evanescente, fino a scomparire...
 
Prima di svegliarmi sento delle voci intorno a me: Jacob, zia Alice e zia Rosalie, quest'ultima mi accarezza il pancione.
«Guarda quanto è bella, la mia nipotina», dice zia Rose.
«Già. Ed ha proprio un bel pancione. Perfetto, senza lividi. E Nessie è raggiante anche quando dorme, guarda come sorride...», aggiunge zia Alice prima di uscire dalla stanza, carezzandomi i capelli.
«Non avrei mai pensato di dirlo, Cane Lupo... Ma sono felice che Renesmee abbia te. E i vostri bambini», dice zia Rose.
«Ehi bionda, a cosa sono dovuti questi slanci d'affetto? Ammettilo, sono stato bravo! Due bambini insieme. Il "Grande Capo Jake" non scherza mai! Comunque sono felice anch'io per come le stai vicino... È una situazione del tutto diversa da quella di Bella. Tu la proteggevi in modo ossessivo, ma intanto lei stava sempre peggio. E tutti noi eravamo sull'orlo di una crisi di nervi, ti ho persino lanciato del cibo nei capelli! Dio, quanto ero stronzo! Ma ti sono riconoscente, perché hai amato la mia Nessie fin da subito, anche quando nessuno credeva che sarebbe andato tutto bene. Quando non ci credevo nemmeno io...», le risponde Jake.
«E poi ho dovuto sopportare le tue battute sulle bionde... Eri davvero insopportabile, lo sai?! Dai, ti lascio da solo con Renesmee. Devo aiutare Alice con le decorazioni di Natale, sennò chi la sente?».
«Ci si vede, bionda». Sento zia Rose dare un leggero bacio al mio pancione e "volare" via dalla mia stanza.
Quando decido di aprire gli occhi, la prima cosa che vedo è il meraviglioso sorriso del mio Jake.
«Ehi, dormigliona... hai dormito parecchio, lo sai Ness?». Jake si sdraia accanto a me poggiando il suo viso nell'incavo del mio collo, e la mia mano inizia ad accarezzargli i corti capelli neri, morbidi e profumati di lui.
«Ho fatto un sogno... particolare, Jake», gli dico.
«Ti va di raccontarmelo?».
«Ho sognato tua madre, Sarah. Diceva di essere felice per noi, e che è grazie ad uno dei nostri bambini se è riuscita a mettersi in contatto con me... Non so cosa volesse dire». Jacob era sempre stato scettico su questo genere di cose. Realista, nonostante la sua appartenenza ad un mondo soprannaturale. Ma a me avrebbe creduto, ne sono certa.
«Okay, aspetta Ness. Fammi riprendere dallo shock». Lo sento fare un respiro profondo, per poi riprendere a parlare. Si mette seduto ed io rimango sdraiata, poggiando la testa sulle sue gambe. «Forse uno dei nostri figli possiede un dono che gli permette di comunicare... con chi non c'è più? E... per caso ti ha detto quale dei due bambini ha questa capacità?».
«Sì, è il maschietto. Un dono, come il mio. Non avevo mai pensato a questa evenienza, Jake. E poi nonno Carlisle ha detto che il loro sviluppo mentale potrebbe essere superiore a quello fisico, quindi è una cosa possibile. Sarah ha detto che lo scoprirò da sola... Sai, se non ci avessero già pensato Paul e Rachel a dare alla loro figlia il nome di tua madre, mi sarebbe tanto piaciuto chiamarla Sarah... e il maschietto Billy, se non lo avesse già fatto tua sorella Rebecca». Senza rispondere Jake mi attira a sé e mi bacia, commosso da tutto ciò che gli ho appena detto. Subito dopo gli bacio la fronte, con la dolcezza di... una madre.
«Questo è da parte di Sarah». Ho mantenuto la mia promessa.
 
Nel salone di casa Cullen fervono i preparativi per il Natale. L'albero è già pronto, pieno di luci e colori. Sono appena iniziate le vacanze, quindi niente scuola almeno per un po'. Finalmente posso evitare le felpe di zio Emmett e indossare magliette aderenti che non nascondono la mia gravidanza.
Questo non sarà un Natale come tanti, sarà speciale. Oltre alla mia famiglia umana e alla mia famiglia immortale, ci saranno anche i cugini di Denali e tutti i ragazzi del branco. Solo Sam sarebbe stato assente... Forse aveva dimenticato lo sbaglio commesso prima della mia nascita, credendomi un pericolo. Poi Jacob aveva avuto l'imprinting con me, e tutto si era risolto. Sam si era scusato con Jake, per aver commesso un terribile errore ed aver approfittato di un'autorità che non gli spettava, non essendo il vero alfa. Il vero alfa era Jacob, il nipote di Ephraim Black. E questa cosa a Sam non è mai andata giù. Aveva ricominciato ad essere piuttosto ostile quando si era accorto che i miei sentimenti per Jacob stavano cambiando, e quando Jake, da un giorno all'altro, aveva cominciato a vedermi come una donna, non più come una bambina. Quando erano in branco, sotto forma di lupo, i pensieri di Jake erano alla portata di tutti, ed erano decisamente chiari. Amore sacro e profano, amore per la mia anima e desiderio carnale. E Sam poteva vedere tutto, senza tralasciare alcun dettaglio. E adesso la sua peggiore paura era divenuta realtà: un figlio (anzi, due) mio e di Jacob, un licantropo e una mezza vampira. Nemici naturali. Un abominio, un pericolo per il branco e per i vampiri.
Tutti i ragazzi avevano allontanato Sam, persino Emily aveva provato a farlo ragionare. E nonostante ciò le sue posizioni non sono ancora cambiate. Ma la storia può ripetersi, capirà di aver sbagliato di nuovo e forse allora sarà troppo tardi per recuperare la fiducia di Jacob. L'imprinting di un fratello è sacro, e lui dovrebbe saperlo visto che l'ha provato personalmente, tra l'altro facendo soffrire la mia migliore amica.
Jake ed io lasciamo le zie intente a sistemare gli addobbi natalizi, mentre danno ordini a zio Emmett e zio Jasper sulla disposizione delle ghirlande.
«Io e Nessie andiamo alla Riserva, raggiungiamo gli altri in spiaggia», dice Jake. Zio Emmett se la ride, facendo una delle sue ormai celebri battute a doppio senso. Per fortuna gli è rimasto ancora un po' di buon gusto, ed evita di farle davanti a papà...
«Non divertitevi troppo, ragazzi! Jacob, mi raccomando, trattieni i tuoi bollenti spiriti...».
«Parleremo degli ultimi avvenimenti politici, Emmett. Vero, Ness?».
«Jacob, non ti ci mettere anche tu!», gli dico dandogli una pacca sulla schiena, per poi uscire di casa, lasciandoci alle spalle le risate degli zii. Al nostro ritorno troveremo la nostra casa addobbata a regola d'arte.
 
Arrivati in spiaggia troviamo tutti i ragazzi seduti su dei vecchi tronchi d'albero levigati dall'acqua del mare. Tutti riuniti, come ai vecchi tempi, anche se qualcosa è cambiato.
C'è Leah, con la piccola Lily, che non appena mi vede mi corre incontro poggiando le sue manine sul mio pancione. Poi ci sono Seth, Quil, Embry, Paul, Jared, Collin e Brady. Ci raggiunge anche Rachel, che va a sedersi in braccio a Paul.
«Ehi, ragazzi!», diciamo insieme io e Jacob.
«Allora, qualche idea sui nomi dei bambini?», esordisce Embry.
«È arrivato il momento di far risolvere a Jake i suoi problemi con i nomi...», rispondo.
Jake si mette a ridere, stringendomi più forte a lui.
«Sentiamo un po', quali sarebbero i miei problemi con i nomi?».
«Be', sei stato tu a darmi il soprannome del mostro di Loch Ness. E nonostante mi piaccia essere chiamata Nessie o Ness, sono anche parecchio orgogliosa del mio nome per intero, sai? Tornando a noi... hai in mente i nomi di qualche altro mostro per i nostri bambini?», gli dico trattenendo a stento le risate, mentre gli altri lo osservano divertiti.
«Oh, sì. Pensavo allo Yeti, per il maschietto», risponde lui beffardo.
«Scemo!», gli dico baciandogli la guancia. «Quanto tempo ci ho messo per costringerlo a chiamarmi anche Renesmee... non ne voleva sapere!».
«Non lo sapevo pronunciare bene», mi corregge Jake. «Lo sai che amo il tuo nome, Renesmee. Ma ogni tanto mi piace che tu sia anche la mia piccola Nessie...».
«Be', scherzi a parte, ho già qualche idea...», continuo a dire, suscitando la curiosità di tutti.
«I tentativi di unire i nomi dei nostri genitori non sono andati a buon fine», dico osservando le mani di Jake, mentre penso ai pessimi risultati che ne erano usciti: Sarabel, Edwilly, Billward... No, decisamente no. «Così ho deciso di scegliere qualcosa di meno particolare, ma che abbia un significato per me».
«Vuoi tenerci sulle spine, Nessie? Jacob è piuttosto preoccupato!», interviene Leah.
«Be', ecco... per la bambina ho già scelto, per il maschietto non ancora... Ma voglio aspettare la sera di Natale, per dirlo davanti a tutti». Jake fa una smorfia di dissenso, per poi baciarmi sulla fronte. Si scambia uno sguardo con Quil ed Embry, che si accorgono improvvisamente di avere un "impegno importante".
«Vi raggiungo dopo», gli risponde Jake. Che cosa mi stanno nascondendo?
«Cose da lupi».
Lupi, non li capirò mai...
 
La sera della vigilia siamo tutti riuniti in casa Cullen. Nonna Renée, Phil e Robert sono arrivati stamattina, Nonno Charlie è intento a parlare con Billy davanti al camino, mentre Sue e nonna Esme cucinano per un esercito. Ci sono tutti i lupi, alcuni con le loro ragazze. Seth è con Luna, Quil è con Claire e Jared è con Kim. Poi ci sono Paul e Rachel con la piccola Sarah, Leah e Ryan con Lily. Embry, ancora single, è impegnato a parlare con Collin, ultimamente aveva messo lo sguardo su una ragazza della Riserva, Alyssa. E poi ci sono i parenti di Denali: Eleazar e Carmen, Kate e Garrett e Tanya con Nahuel, seguito da sua zia Huilen, inseparabile dal nipote. Ormai Nahuel e Tanya stanno insieme da dieci anni, si erano conosciuti in occasione della mia festa di compleanno.
Ed ora tutte le persone che amo sono qui, insieme a me. L'amore tra me e Jacob aveva compiuto un vero e proprio miracolo. Aveva unito tutti, indipendentemente dal nostro essere così diversi: vampiri, lupi mutaforma, umani e... me, una mezza vampira. Non più nemici naturali, ma amici e alleati. Guardo la mia bellissima, pazza famiglia allargata, e penso che non potrei essere più felice di così. Mancano solo i miei bambini, che continuano a crescere dentro di me. Vorrei che fosse per sempre, vorrei che niente cambiasse. Ma il tempo passa, e il prezzo da pagare per la mia immortalità è che prima o poi perderò qualcuna delle persone che amo. Nonno Charlie... Sue... Nonna Renée... Nonno Phil. E poi il mio sguardo si posa su Robert. Provo a immaginare due occhi dorati al posto dei suoi, dello stesso colore del cielo e dell'oceano. Non ci riesco. Ma forse un giorno potrà decidere di diventare immortale, chissà. Vorrei averli tutti con me per sempre...
«Renesmee, che hai... sembri pensierosa», mi dice Nahuel.
«Ma no, niente. È solo che sono felice... Forse saranno gli ormoni della gravidanza a farmi questo effetto?», gli rispondo, sorridendo. Tutti sembrano incantati dal mio pancione, il mio piccolo miracolo personale.
«Ho già deciso come chiamare la bambina», dico attirando tutti gli sguardi su di me. «Sophia Elisabeth Cullen-Black. Sophia come "sapienza", "conoscenza". Perché per averla ho dovuto conoscere me stessa», dico ripensando alle parole che Sarah mi aveva detto in sogno. «Elisabeth, ma scritto con la esse al posto della zeta, perché racchiude vari nomi di famiglia... Elizabeth era la mia nonna naturale, la madre di Edward», dico osservando mio padre, rivolgendogli un sorriso. «"Sa" come Sarah, la madre di Jake. "Be" come Bella, mia madre». Jacob mi stringe forte a sé. «Sei un genio, Renesmee Cullen. Ho fatto bene a lasciarti campo libero sulla scelta», prosegue a dire continuando ad abbracciarmi, con le mani sul pancione.
«È bellissimo», mi dice papà avvicinandosi a me e poggiando le sue mani sul mio pancione, dopo tanto tempo. Non ci credo, finalmente papà sta accettando i miei figli...
Tutti ci guardano e ci sorridono, a quanto pare la mia scelta sul nome è stata un successo.
«E per il maschietto?», mi chiede Carmen a nome di tutti.
«... Michael EJ Cullen-Black». Tutti i lupi, i nonni e Robert hanno smesso di mangiare per concentrarsi su di me. «Michael l'ho scelto perché è il nome dell'arcangelo più importante, e più forte... E per una ragione che scoprirete presto». Perché lui con gli angeli ci può parlare, ecco perché ero riuscita a comunicare con la madre di Jacob. Ed Eleazar, esperto nel riconoscere facoltà particolari, ce lo avrebbe confermato. «EJ invece l'ho scelto pensando a te, mamma», le dico voltandomi verso di lei.
«Era il nome che avevi scelto se avessi avuto un maschio... Ed ha un significato molto importante anche per me. Edward e Jacob, gli uomini più importanti della mia vita».
 
Mentre tutti sono impegnati a parlare, vado a prendere una boccata d'aria in balcone, respirando l'odore della foresta. I ricordi tornano al primo Natale della mia vita, a quel 25 dicembre 2006. Io, i miei genitori, nonno Charlie, Sue, Seth e Leah. E ovviamente Jacob, che mi aveva regalato un bracciale intrecciato della tribù Quileute, simbolo del nostro legame. Quante cose sono cambiate da allora... in meglio.
«Renesmee... posso abbracciarti ancora?». Papà mi raggiunge per stare un po' da solo con me. Che bella sorpresa... allora è vero che a Natale sono tutti più buoni!
«Papà... certo che puoi. Ti voglio bene, non immagini quanto. E mi sei mancato, dannazione», gli dico, rifugiandomi tra le sue braccia. E solo ora mi rendo conto di quanto mi sia mancato davvero, in questi mesi.
«Ed io voglio bene a tutti e tre. Però fammi godere gli ultimi mesi da papà, prima che queste due piccole pesti inizino a chiamarmi nonno». Papà aveva ascoltato le parole di mamma. E soprattutto, aveva ascoltato la mia anima.
«Edward... vieni un momento, per favore». Jake arriva interrompendo questo piccolo momento familiare, con il volto corrucciato da una strana espressione. Lui e papà si guardano negli occhi, papà sta leggendo la sua mente.
«Volete spiegarmi, voi due?», gli rispondo infastidita. Odio essere tenuta all'oscuro di ciò che riguarda la mia famiglia.
«Glielo diciamo?», chiede mio padre, leggendo mentalmente la risposta di Jake.
«Ness, va tutto bene. Non è niente di che... Abbiamo solo fiutato una... una nuova scia. Ci sono altri vampiri, qui».


 
NOTA DELL'AUTRICE
Hey! Un capitolo parecchio importante! Spero che vi piacciano i nomi scelti per i bambini di Renesmee, hanno un significato molto importante per lei! Finalmente Edward si è commosso, ce l'ha fatta eh? E adesso chi saranno questi nuovi vampiri in circolazione? Lasciate tante recensioni, mi raccomando. Ringrazio chi recensisce sempre, i nuovi lettori e i vecchi, e chi ha inserito questa storia tra le seguite, le preferite e le ricordate. Ora che la storia si fa più complessa e i capitoli di conseguenza sono più lunghi, volevo avvisarvi che probabilmente aggiornerò una volta a settimana (o forse due!) Un bacio e al prossimo capitolo <3
Greta

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Buon compleanno, Jake ***


23. BUON COMPLEANNO, JAKE


Oggi è il primo di gennaio, l'inizio di un nuovo anno.
Robert ci ha telefonato ieri da New York, dove ha trascorso il capodanno con i suoi amici e quella che è ormai diventata la sua ragazza, Emma. Spesso mi domando come faccia ad essere così tranquillo, dopo aver scoperto che il mondo non è il posto che tutti credono. E, soprattutto, dopo aver scoperto che parte della sua famiglia è composta da vampiri e che lui stesso è imparentato con Jane ed Alec, e quindi con i Volturi. Più veniva a conoscenza di dettagli soprannaturali, più Robert restava con i pedi per terra, saldamente ancorato alla realtà del suo felice e normale mondo umano. Io, al contrario, proprio come mio padre ho sempre avuto il brutto vizio di guardare le due facce della medaglia, il lato positivo e quello negativo di ogni situazione.
Ed ora non posso fare a meno di essere agitata per la scoperta fatta la sera di Natale: la scia fiutata dal branco, vampiri sconosciuti nelle vicinanze. Jacob mi aveva detto che era tutto sotto controllo, che i lupi ogni notte ricacciavano i misteriosi vampiri verso nord. E qualcuno era accorso in loro aiuto, qualcuno di altrettanto misterioso ma che evidentemente è dalla nostra parte e vuole proteggerci.
Sono seduta sul divano con una grossa coperta (un regalo che nonna Renée fece a mia madre), un libro ed una tazza di cioccolata calda fumante. Se dipendesse da me mangerei cioccolata in continuazione, forse è addirittura meglio del sangue. Jacob non sarebbe troppo entusiasta di certi miei pensieri troppo vampireschi... Chiudo il libro e mi concentro solo sul sapore della cioccolata, finché non sento delle voci provenire da fuori. Nonno Carlisle e zia Alice stanno parlando con qualcuno.
Zia Alice entra in casa volteggiando verso di me: «Nessie, ti abbiamo portato una sorpresa!», mi dice. Avvicinandosi alla grande vetrata del salone, fa cenno a nonno Carlisle di entrare.
«Renesmee, non so se ti ricordi di lui...», mi dice il nonno.
Davanti a me compare un vampiro dalla pelle olivastra e i capelli neri e corti, leggermente arricciati. Sì, certo che me lo ricordo...
«Benjamin, sei davvero tu?».
«Proprio io! Non sono da solo, abbiamo pensato di far visita a Carlisle. Amun non può tenermi segregato per i prossimi mille anni». Benjamin, venuto a testimoniare diciassette anni fa davanti ai Volturi, è il vampiro con il potere di dominare gli elementi naturali. E con mia grande sorpresa noto che i suoi occhi non sono più rosso scarlatto, ma dorati come quelli della mia famiglia. «Renesmee... sei diventata bellissima, fatti abbracciare!». Guardo il nonno con un'espressione preoccupata, come potrebbe reagire Benjamin alla vista del mio pancione?
«Nessie, Benjamin sa tutto. Non preoccuparti», mi risponde prontamente. Mi alzo dal divano mettendo da parte la gigantesca coperta, e mi avvicino a Benjamin per abbracciarlo. Dietro di lui appare anche Tia, la sua inseparabile compagna, che mi rivolge un sorriso unendosi all'abbraccio tra me e Benjamin. Alzo lo sguardo e vedo che Benjamin e Tia non sono gli unici ospiti.
«Zafrina?», esclamo.
«Indovinato! Vieni qui, Renesmee! Eri così piccola quando ti ho vista, e adesso sei un'incantevole... mezza vampira». Zafrina si china per abbracciarmi. È davvero alta, forse supera addirittura l'altezza di Jacob e di mio padre. La sua carnagione scura e i muscoli guizzanti la fanno apparire una perfetta guerriera, esattamente come la ricordavo.
«Zafrina, come mai sei con loro? E Senna?».
«Volevo far visita a Carlisle, da sola. Mi sono imbattuta in Benjamin e Tia, e abbiamo proseguito la strada insieme». Sulla soglia di casa appare finalmente anche Jacob, che viene subito verso di me cingendomi i fianchi mentre prosegue il discorso iniziato da Zafrina: «Sono stati proprio loro tre ad aiutare noi lupi a spingere verso nord gli altri vampiri. Vi ringrazio a nome di tutto il branco».
«Questi vampiri potrebbero tornare? Siete riusciti a capire di chi si tratta?», domando a Benjamin e alle due vampire, cercando di mantenere la calma.
«Non lo sappiamo», risponde. «L'importante è tenerli alla larga, i lupi sono forti. Noi gli abbiamo solo dato una mano».
Zafrina, notando la mia agitazione, prova a distrarmi guardandomi negli occhi, e tutto a un tratto anziché essere nel salone di casa Cullen mi ritrovo nella foresta amazzonica. Solo la presenza di Jacob mi aiuta a capire che ciò che sto vedendo è solo un'immagine fittizia.
«Ti ricordi le mie "belle foto", Renesmee? Le chiamavi così le mie immagini mentali».
«È spettacolare, Zafrina...».
«Lupo, così sei tu il fortunato papà dei gemelli? Già allora Renesmee stravedeva per te... Siete davvero una bellissima coppia. Totalmente diversi ma perfetti insieme».
Nonno Carlisle prende la parola, spiegandomi che in questi giorni Benjamin, Tia e Zafrina sono stati ospitati dai miei genitori, e gli è stata spiegata tutta la mia situazione. Per fortuna l'hanno presa bene, forse perché già sappiamo come saranno i miei bambini. Di me invece si conosceva poco e niente, ma Zafrina, così come Benjamin, mi avevano presa subito in simpatia.
«Sai, Renesmee... sto provando a seguire lo stile di vita di Carlisle, mi nutro del sangue di animali selvatici», prosegue a dire Zafrina, guardandomi negli occhi. Ora che anche i suoi sono color miele, così come quelli di Benjamin e Tia, Zafrina ha uno sguardo molto più... dolce. Devo ammettere che quando la vidi per la prima volta, da bambina, Zafrina mi era sembrata oltre che bellissima, anche piuttosto inquietante.
«Be'... che ne dite se andiamo fuori? Voglio vedere se Nessie si ricorda i miei "giochi di prestigio"», dice sorridente Benjamin. Ci dirigiamo tutti in giardino, Jake mi tiene per mano. «Guarda, Nessie». 
Lascio la mano di Jake per avvicinarmi a Benjamin, che muove la mano come un direttore d'orchestra facendo volteggiare la terra e le foglie sopra la mia testa. Sembra quasi una danza. «Certo che me li ricordo, Ben... hai un potere davvero meraviglioso».
«Anche il tuo lo è. E il tuo potere ti ha salvata, Renesmee, con i tuoi ricordi». Benjamin, Tia e Zafrina mi sorridono, e mentre Jake mi stringe a sé tutti e tre poggiano le mani sul mio ventre.
È una sensazione magnifica, sapere che tutti amano i miei bambini. Con me non era stato così, solo mamma e zia Rosalie mi hanno amata fin da subito.
I gemelli reagiscono al tocco delicato dei tre vampiri, così come accade ogni volta che qualcuno sfiora il mio pancione. Così come era accaduto con nonna Renée il giorno di Natale, lei mi aveva accarezzato il ventre rotondo come io avevo fatto con lei tanti anni prima, quando aspettava Robert. Per un attimo dimentico le preoccupazioni, e mi sento amata come nessun'altra persona al mondo...
 
 
Alcuni giorni dopo - 14 Gennaio
 
«Buon compleanno, Jake».
La luce debole del cielo di Forks filtra dalla finestra della mia stanza, illuminando la schiena nuda di Jacob. Jake si gira verso di me baciandomi la fronte, e accogliendomi tra le sue braccia. Oggi compie trentaquattro anni e la cosa buffa è che non li dimostra affatto, arriva a dimostrarne circa venticinque solo quando si lascia crescere un po' la barba. Ecco perché a scuola era stato così semplice inizialmente nascondere alle mie compagne la differenza di età tra me e Jake, esattamente sedici anni. Ma noi saremmo rimasti per sempre uguali...
Io sono entrata nel quinto mese e il pancione ormai è diventato impossibile da nascondere. Non sto andando a scuola, ma ancora non ho superato il limite di assenze. Lì nessuno è a conoscenza della mia gravidanza, e a questo punto mi domando se sia ancora il caso di nasconderlo, ora che non ho più nulla da temere. Anche la data del parto si avvicina, nonno Carlisle mi ha spiegato che quando si tratta di gemelli la gravidanza non arriva quasi mai al nono mese. Ma io non ho paura del parto, sono sempre più impaziente di vedere i miei bambini e stringerli tra le mie braccia.
Forks sembra essere tornato un posto sicuro, ogni sera i lupi sono di ronda e ciò impedisce l'avvicinarsi di nuove minacce, quindi per questa sera abbiamo organizzato una festa per il compleanno di Jake. Il grande assente ovviamente sarà Sam, che ha declinato l'invito con la scusa che almeno un lupo deve sorvegliare il territorio.
Prendo tra le mani il volto di Jake e lo bacio con maggiore intensità del solito...
«È questo il tuo regalo di compleanno per me?», risponde malizioso scoprendomi una spalla, baciandola. «Che ne hai fatto della mia piccola Nessie?».
«La piccola Nessie è cresciuta, Jake...». Jacob poggia le sue labbra morbide sulle mie, le nostre lingue si incontrano di nuovo. Difficile descrivere il sapore dei baci di Jake, so soltanto che non potrei mai farne a meno. Come una droga potentissima che dà assuefazione, sono irrimediabilmente dipendente dai baci di Jacob. Ricordo quando mi aveva baciata per la prima volta, dieci anni fa, nel silenzio della mia stanza. Mi aveva baciato il collo e lo avevo fatto anch'io, e poi mi aveva preso il volto tra le mani, rendendomi definitivamente sua con un bacio che mi aveva fatto comprendere per la prima volta il vero significato della parola "perfezione", regalandomi un attimo di Paradiso.
Ma allora ero ancora troppo giovane e ingenua per rendermene conto davvero, di avere accanto a me l'essere più incredibile dell'universo intero.
«Ci vediamo stasera, Ness. Bella tortura tenermi lontano da te fino a stasera, e tutto per colpa di una fottuta festa...». Jake, che indossa solo un paio di pantaloncini, si infila una camicia verde a quadretti ed esce dalla mia stanza.
«Ci vediamo stasera, Jake. Ti aspettiamo», gli rispondo indicandomi il pancione. Jake mi rivolge un ultimo sguardo, facendomi letteralmente sciogliere nella profondità dei suoi occhi neri.
 
Per la festa di Jake abbiamo scelto un locale a Port Angeles, per festeggiare in modo diverso dal solito. Abbiamo evitato anche Forks per prevenire eventuali incontri sgraditi, non si sa mai! Sono venuta leggermente prima assieme a Leah e gli altri ragazzi per sistemare gli ultimi dettagli, mentre Seth è andato a prendere Jacob. Purtroppo è stato impossibile fargli una sorpresa, l'avrebbe vista nelle menti del branco.
Alla festa sono volute venire anche zia Rosalie e zia Alice, nel caso dovessi sentirmi poco bene. L'altra zona del locale comincia a riempirsi di gente, il DJ fa partire la musica e luci si abbassano. Il locale si trasforma in una piccola e graziosa discoteca, non troppo affollata e rumorosa.
Ed ecco che in lontananza riconosco il mio migliore amico venire verso di noi, insieme al festeggiato. Jake saluta tutti e si volta subito in cerca del mio sguardo, trovandomi seduta su un divanetto tra Leah e le mie zie.
«Mi sei mancata», mi sussurra abbracciandomi.
«Jacob, lascia un po' in pace Nessie, le stai sempre addosso», dice scherzando Seth.
«Grazie, ragazzi. È tutto fantastico, davvero».
«Be', l'idea di fare una festa fuori da La Push è stata mia. Un po' di novità...», aggiunge Embry. Tutti i nostri amici si mettono a ballare, comprese le mie zie che attirano gli sguardi di tutto il locale su di loro.
«Balliamo anche noi, Jake?», gli domando.
«E me lo chiedi anche?». Jake mi prende per mano facendomi girare su me stessa, per poi stringermi a sé. Alzo lo sguardo per vederlo bene, a causa della gravidanza non posso mettere scarpe col tacco e quindi indosso delle ballerine. Jake mi supera di almeno una trentina di centimetri.
«Sei una dea, Ness», mi dice osservando il mio vestito color lavanda con una sola spallina, che mi mette in risalto il pancione. Per l'occasione zia Alice ha insistito per farmi i capelli lisci, che così sembrano ancora più lunghi di come non lo siano già. Una cascata di capelli ramati che ricadono lungo la schiena, fino ai miei fianchi.
«E adesso pretendo un altro regalo di compleanno... Baciami, Renesmee». Mi alzo sulle punte dei piedi per arrivare a lui, avvolgendogli le braccia intorno al collo. Jake mi solleva da terra posando le sue labbra sulle mie, e intorno a noi il mondo sembra fermarsi. Un breve attimo di intimità nonostante la gente intorno a noi, racchiusi nella nostra invisibile e perfetta bolla personale.
«Fra poco c'è la torta, Jake. L'abbiamo fatta io e Leah, quindi ti piacerà...».
«Che me ne faccio della torta quando posso baciarti? Hai un buonissimo sapore, Ness, miliardi di volte più buono di qualsiasi torta».
«Stupido lupo, smettila di provocarmi in momenti poco opportuni!».
All'improvviso il DJ abbassa il volume della musica, per fare un annuncio.
«Ragazzi, c'è qualcuno tra voi che compie gli anni? Abbiamo una sorpresa per lui!». Il DJ lascia il microfono per porgerlo a qualcuno dietro di lui.
«Ness, ma quella non è Leah?». Non ne sapevo niente, chissà perché me l'ha tenuto nascosto. Leah inizia a parlare mentre gli altri presenti la ascoltano in silenzio: «Vorrei fare gli auguri al mio migliore amico, Jacob Black. Sei vecchio, Jake, perciò evito di dire la tua età davanti a tutti». Le altre persone scoppiano a ridere di fronte all'affermazione scherzosa della mia amica. Il mio Jacob non è affatto vecchio, ovviamente. «Ma voglio fare gli auguri anche ad un'altra persona. La mia migliore amica. Ness, tu sai a cosa mi riferisco... Jacob, Renesmee, vi voglio bene. Siete straordinari, i migliori amici che potessi desiderare». Leah lascia il microfono tra gli applausi dei nostri amici e degli sconosciuti accanto a noi, correndo ad abbracciarci.
«Tu sei pazza, Leah», le dico seguita a ruota da Jacob.
«È per questo che mi volete bene, no? E guai se mi dite ancora che sono acida», aggiunge lei scoppiando a ridere.
Lascio un attimo Jacob con gli altri e chiedo a Leah di accompagnarmi in bagno, esattamente dall'altro lato del piccolo locale. Una ragazza si scontra con Leah.
«Ehi, fai più attenzione», le dice la ragazza, con una voce fastidiosa che mi sembra di conoscere già.
«Fai attenzione tu, per poco non cadevo!», le risponde Leah, infastidita.
La ragazza si volta poi verso di me, e purtroppo la riconosco. Quanto è piccolo il mondo, quando si tratta di fare incontri sgraditi...
«Renesmee Cullen! Che sorpresa vederti qui».
«Brittany...?».
Leah mi guarda confusa, prima me e poi lei. «Vi conoscete, voi due?».
«Leah, Brittany è una mia compagna di classe», le spiego.
«Adesso capisco perché non ti fai più vedere a scuola», dice guardando il mio pancione, sconvolta. «Ma almeno Jennifer lo sa? O non lo hai detto a nessuno?». Ecco, addio al segreto.
«No, neanche Jennifer. Era una... una gravidanza a rischio, fino a poco tempo fa. Ma tanto ora la notizia sarà di dominio pubblico, giusto? Ormai ti conosco, Brittany».
«Ehi, calmati! Sai che me ne importa, non lo dirò in giro. Ammetto che a scuola ho esagerato con te, forse. Ah, fai gli auguri a Jacob da parte mia... Sarà pure adulto e maturo, eppure sei rimasta incinta. E tu, Renesmee, forse avresti dovuto studiare meno letteratura e più educazione sessuale». Leah si mette in mezzo tra noi due, furiosa.
«Ma come ti permetti! Sparisci ragazzina, altrimenti ti faccio sparire io!».
«Leah, calmati. Brittany, non dire niente, non mi interessano i tuoi giudizi. E adesso se non ti dispiace ho da fare».
«A presto, Cullen. E comunque sarò di parola, non lo dirò a nessuno». Questa volta sembra sincera, nonostante il suo solito atteggiamento scostante. Spero che mantenga davvero la promessa... Ma tanto non mi interessa ciò che penserà la gente, in ogni caso so che la mia scelta è stata giusta e nessuno potrà mettermi i piedi in testa, tanto meno una ragazzina viziata come Brittany Lewis. E ormai ho deciso, da lunedì si torna a scuola.
Jake, Quil ed Embry ci raggiungono, evidentemente hanno assistito alla scena.
«Jacob! Tanti auguri e... congratulazioni per il bambino», dice Brittany, guardando Jake.
«Andate a scuola nella Riserva, ragazzi?», continua a dire, sfacciata, rivolgendosi a Quil ed Embry.
«Veramente la scuola l'abbiamo finita da un bel pezzo. Lascia in pace Renesmee, è un consiglio».
«Potrei denunciare Jacob alla polizia per aver messo incinta una minorenne. Però non lo faccio, mi sei simpatico Jacob».
«Jake, lascia stare», gli dico trattenendolo, aiutata da Embry e Quil.
«Ci dispiace Nessie, forse sarebbe stato meglio rimanere a La Push...».
«Ma no, non è successo niente. Meglio così, ero stufa di dover nascondere la gravidanza. Ora ho una scusa per tornare a scuola». Jake mi sfiora la guancia, spostandomi una ciocca di capelli.
«Sei proprio come Bella, tendi sempre a sdrammatizzare tutto!».
Quando arriva il momento della torta Jake ed io la tagliamo insieme, e finalmente posso dargli il mio regalo: gli ho fatto un ritratto, senza tralasciare neanche un minimo dettaglio di lui.
«È semplicemente perfetto... Ed è speciale perché l'hai fatto con le tue mani. Avvicinati, devo dirti una cosa». Jacob avvicina le sue labbra al mio orecchio, per non farsi sentire dagli altri.
«Che c'è, hai paura di essere troppo romantico davanti ai nostri amici?».
«Il regalo più bello me lo hai fatto già... Michael e Sophia, che sono proprio qui», mi dice, poggiando entrambe le mani sul mio pancione. Jacob mi abbaglia l'anima con il suo sorriso, un sorriso che guarderei per sempre, senza stancarmi mai.


 

Fonte dell'immagine: Nastenkin Deviantart Jacob & Renesmee

NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutte! Dopo tanti capitoli sono finalmente riuscita a inserire la foto dei nostri Jake e Ness, e ringrazio Mary per la spiegazione dettagliatissima che mi ha permesso di farlo! Ne approfitto per consigliarvi la sua storia "Il Giardino delle Rose", che trovate tra le mie seguite.
Tornando a noi: abbiamo scoperto chi erano i misteriosi vampiri, o meglio chi ha aiutato i lupi a tenerli lontano da Forks. Ho amato fin da subito Benjamin e Zafrina leggendo e guardando Breaking Dawn, quindi ho scelto di farli tornare ancora una volta! Ma ancora non sappiamo chi fossero gli altri vampiri che cercavano di spiare i Cullen... vi siete fatte qualche idea?...
E poi abbiamo il nostro Jacob che festeggia il suo trentaquattresimo compleanno, e il piccolo "inconveniente" capitato a Renesmee, l'incontro con Brittany, che però dà a Nessie il coraggio necessario per decidere di tornare a scuola e di non nascondere più la sua gravidanza.
E ora indovinate che cosa accadrà a Renesmee nel prossimo capitolo? Ormai ci siamo... *_*
Aggiorno giovedì prossimo, tempo permettendo. Aspetto le vostre recensioni! Un bacio,
Greta  

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Destinati all'eternità ***


24. DESTINATI ALL’ETERNITA’


Renesmee
Mi sveglio nel mio letto alle prime luci dell'alba, divincolandomi dalle braccia di Jacob che dorme ancora profondamente.
Siamo a marzo, il mio settimo mese di gravidanza, e in questi mesi sono accadute diverse cose. Dopo l'incontro con Brittany ho deciso di tornare a scuola, e tutti mi hanno accolto a braccia aperte, compagni e professori. Ho dovuto mentire riguardo ad alcune cose, ma non è stato neanche troppo difficile. Jennifer è la persona che mi sta più vicina a scuola, e nonostante le abbia nascosto la notizia per diversi mesi ha saputo comprendermi senza giudicarmi. Brittany invece inizialmente faceva di tutto per farmi innervosire, nonostante avesse rispettato la promessa di non sbandierare la notizia in giro.
«Renesmee e Jacob non sono stati abbastanza attenti...», aveva detto un giorno davanti all'intera classe. Evidentemente non aveva ancora capito con chi avesse a che fare, e la mia risposta l'aveva zittita all'istante.
«Tu non sai niente. Credo che a volte sia il destino a decidere per noi... E comunque ho visto come ci provavi spudoratamente con Jacob, quindi sei l'ultima persona che può permettersi di parlare e soprattutto di giudicare qualcosa che non conosce. La tua invidia non ti porterà da nessuna parte, Brittany».
Da allora non si è più permessa di dirmi mezza parola; anzi, è diventata stranamente gentile e disponibile.
In questi mesi inoltre ho continuato ad incontrare in sogno persone che non ho mai conosciuto, ma che grazie al dono di mio figlio riuscivano a mettersi in contatto con me. Dopo Sarah, che era stata la prima a raggiungermi nei miei sogni, ho incontrato anche Harry Clearwater e la mia bisnonna, la madre di nonno Charlie. Entrambi mi avevano spiegato che dopo la nascita del bambino non avrebbero più potuto mettersi in contatto con me, ma direttamente con mio figlio. Harry mi aveva detto di essere felice e orgoglioso dei suoi due figli, e che avrebbe tanto voluto conoscere la sua nipotina Lily, la figlia di Leah. La mia bisnonna invece mi aveva detto che anche Sophia avrebbe avuto un dono, ma che lo avremmo scoperto solo dopo la sua nascita. Ancora non riesco a capacitarmi di ciò che mi è accaduto, il dono che possiede mio figlio è senza dubbio unico al mondo, sicuramente senza precedenti.
 
Mi alzo dal letto e mi tolgo il pigiama, rimanendo in intimo. Mi soffermo ad osservare la mia immagine riflessa nello specchio, per la prima volta consapevole di ciò che sto per diventare: una madre.
Mi metto di profilo poggiandomi entrambe le mani sul pancione, come per cullarlo. È perfetto, rotondo e ancora più grande, in continua espansione. Sorrido, notando che ormai anche il reggiseno è diventato troppo piccolo... Avrei allattato i miei bambini, cosa che mia madre non aveva potuto fare con me. Il pancione contrasta con il mio fisico snello, tanto simile a quello di mia madre tranne che per i pochi centimetri che mi fanno essere più alta di lei.
Prendo la spazzola e inizio a pettinarmi i capelli ondulati e lunghissimi, dello stesso colore di quelli di papà: chiari, di un castano bronzeo.
Avevo fantasticato a lungo sull'aspetto dei miei figli immaginando le possibili combinazioni tra me e Jacob, oppure provando ad indovinare quale dei due somiglierà a Jake o a me. Mi soffermo sui miei occhi grandi e marroni, gli stessi occhi color cioccolato al latte che sono appartenuti a mia madre nel breve tempo della sua vita umana. Gli stessi occhi che hanno fatto comprendere a nonno Charlie, la prima volta che mi vide, che sono davvero sua nipote.
Nonostante l'innegabile somiglianza con papà, crescendo sono diventata sempre più simile a mia madre, con lo stesso naso piccolo e le stesse labbra a forma di cuore, che Jacob paragona a petali di rosa. Lui che dice sempre di non essere bravo con le parole, e invece si trasforma in un poeta quando parla di me...
«Buongiorno, Ness... Lo sai che sei molto sexy "vestita" così?». Jake si è appena svegliato, mi sorride e viene subito ad abbracciarmi, incontrando le mie mani di nuovo poggiate sul pancione.
«A cosa pensavi?», mi chiede, incuriosito.
«Pensavo al fatto che sei... un poeta da strapazzo. Dovresti coltivare il tuo talento artistico, Jake», gli dico, ripensando al paragone tra le mie labbra e le rose.
«Potrei scrivere un libro di poesie su di te e pubblicarlo».
«È un'idea fantastica Jake, magari scrivilo mentre sono a scuola. Dai andiamo, altrimenti farò tardi!». Mentre finisco di prepararmi, Jacob si infila controvoglia una maglietta blu sgualcita e un paio di jeans. Ultimamente è piuttosto nervoso quando io sono a scuola, mi aveva detto chiaramente che avrebbe preferito restassi a casa. La sua paura è che potrei partorire da un momento all'altro, ma il nonno ha detto che non è ancora il momento.
«Ho il compito di matematica, Jake».
«Divertente, Ness... se vuoi posso farti divertire in un altro modo».
«JAKE!».
«Okay, andiamo. Ma guai a te se fai copiare il compito a Brittany, intesi?».
Lo zittisco attirandolo a me, e stampandogli un leggero bacio sulle labbra che mi fa girare la testa.
 
Arrivata a scuola mi accorgo di aver fatto decisamente troppo tardi, tutti sono già con il foglio in mano. A passi veloci ma non troppo mi dirigo verso il banco dove è seduta Jennifer, pronta ad aiutarla con il compito.
«Mi scusi per il ritardo, professoressa».
«Tranquilla Renesmee, tu sei giustificata», mi risponde la professoressa Green, rivolgendomi un sorriso. Sono l'unica alunna sufficiente in matematica insieme ad altri tre, se potesse mi farebbe come minimo un monumento.
«Ness, ce l'hai fatta finalmente, eh?», mi dice Jennifer preoccupata.
«Fammi vedere». Do una rapida occhiata agli esercizi e li finisco quasi subito. E, mantenendo la promessa fatta a Jake, non faccio copiare Brittany. Quella ragazza me ne ha fatte troppe, non posso far finta di niente...
Le altre ore trascorrono tranquille, finché non inizio a sentirmi poco bene. Nausea e mal di testa.
«Ehi Renesmee, non vorrai mica partorire qui?!», mi dice Jenny, seguita dagli altri miei compagni di classe.
«Studentessa partorisce al Liceo di Forks... No, grazie, non ci tengo! A parte gli scherzi, ora mi faccio venire a prendere da mio padre. Credo che sia meglio restare a casa, ormai. In realtà è ancora molto presto per il parto, ma con i gemelli non si può mai sapere».
 
Mentre sono in macchina con papà chiudo gli occhi e cerco di rilassami, abbassando leggermente il finestrino per far passare un po' d'aria. Aria pulita, l'odore della mia amata foresta...
«Renesmee, questa volta devo dare ragione a Jacob... Non voglio che vai a scuola in queste condizioni, okay?». Con una mano mi accarezza il pancione, mentre con l'altra continua a guidare.
«Va bene, papà...».
«Non voglio che vi accada niente, Renesmee». È bello sentirlo parlare così, finalmente papà ha deciso di mettere da parte le sue inutili paure. Ha scelto di amare, come aveva fatto quando diciassette anni fa aveva ascoltato i miei pensieri attraverso la pancia di mia madre.
Arrivata a casa trovo subito Jacob ad accogliermi, ormai la nausea sembra passata... o forse è il sorriso di Jake a farmi dimenticare ogni cosa. Mi getto tra le sue braccia e cadiamo insieme sul divano, mentre Jake mi bacia il pancione.
«Si sono mossi, Jake. Hai sentito?».
«Aspetta, fammi riprovare...». Al nuovo tocco della mano di Jake i bambini reagiscono ancora, muovendosi dentro di me.
Jake mi bacia, per poi alzare lo sguardo verso qualcuno dietro di noi.
«Edward, fatti gli affari tuoi!», dice zio Emmett a papà, che evidentemente ha assistito a tutta la scena. Zio Emmett ride, papà invece probabilmente è ancora in difficoltà di fronte a momenti come questi tra me e Jacob, due futuri genitori tutt'altro che normali...
«Ma no, Renesmee, perché pensi questo? Vecchi ricordi... mi avete fatto pensare a quando Bella era incinta, e al momento in cui ti ho sentita per la prima volta... Ho baciato il pancione di Bella proprio come Jacob ha fatto ora con te. Be', ora vi lascio soli...».
«Ti voglio bene, papà», gli dico, mentre lo vedo andare via seguito da zio Emmett.
 
È passata una settimana dal giorno in cui mi sono sentita poco bene, e da allora ho deciso di dare ascolto a Jake e a papà. Niente scuola.
Jacob è sempre più premuroso nei miei confronti, ma ciò che è accaduto a Quil pochi giorni fa mi sta facendo riflettere... in negativo.
Quil è stato lasciato da Claire, la ragazza che ama da sempre. Il suo imprinting.
Lei gli aveva detto di aver bisogno di una pausa, per chiarirsi le idee. E aveva detto a Quil una frase che lo aveva ferito nel profondo del cuore: «Io ti amo, Quil... ma allo stesso modo in cui si ama un fratello».
Quil aveva maledetto l'imprinting, e il lupo che era in lui. Perché a causa di quel "maledetto imprinting" non avrebbe mai potuto amare nessun'altra donna che non fosse Claire. E lei lo aveva rifiutato, uccidendolo dentro.
Fino ad ora non ho mai pensato all'imprinting come a qualcosa di negativo, eppure adesso non so più a cosa credere... Per colpa dell'imprinting Sam aveva lasciato Leah. Aveva ascoltato il lupo, ignorando l'uomo. E invece avrebbe dovuto combattere, perché lui l'amore lo aveva già trovato.
E Jacob? Cosa sarebbe accaduto se non avesse avuto l'imprinting con me? O se fosse nato EJ al posto di Renesmee? Mi avrebbe uccisa, sarebbe riuscito davvero a farlo? E forse si sarebbe avvicinato a Leah, complice il profondo legame che li univa e i sentimenti che lei provava per lui...
Ma così non è andata, Jacob era ed è legato a me per sempre. Io lo avevo scelto ancora prima di nascere, e lui mi aveva aspettata, finché non avevo deciso di essere finalmente sua.
L'idea che negli anni mi sono fatta dell'imprinting è sempre stata positiva, uno spostamento di gravità che ti fa riconoscere l'altra metà di te, non una forzatura.
Prima che nascessi io, Jacob aveva creduto di amare mia madre... Me lo avevano detto in tempi non sospetti, quando ero soltanto una bambina e all'amore ancora non ci pensavo.
Senza l'imprinting si sarebbe mai rassegnato?...
«Ness? Mi vuoi dire che cos'hai?».
Jacob mi prende il volto tra le mani, preoccupato. Siamo nel nostro posto speciale, l'ex rimessa per le barche che ora è diventata il nostro rifugio. Il posto in cui, sette mesi fa, Jake ed io abbiamo dato origine a due nuove vite.
«L'imprinting è una maledizione... non riesco a togliermi dalla testa le parole di Quil. Tu non mi vorresti, se l'imprinting non fosse mai esistito», gli dico, mentre una lacrima mi riga il volto.
«Credi che mi sarei fatto condizionare da un fottuto gene, Ness? Tu mi hai fatto innamorare perché sei tu, perché sei la mia Nessie. E non c'è nessun altro posto in cui vorrei stare adesso, se non qui accanto a te... Ecco perché odio Sam, perché lui non ha combattuto per il suo amore, si è piegato alla volontà del lupo. Io ti amo in quanto uomo, Renesmee Cullen. E ti avrei amato anche se fossi stato un semplice umano, anche se l'imprinting non fosse mai esistito...».
«Dimostrami quanto mi ami, Jake».
Jacob mi fissa con i suoi meravigliosi occhi neri del colore del cioccolato fondente. Jacob è capace di spogliarmi con gli occhi, e di fare l'amore con lo sguardo...
 
Jacob
Lei, la mia Ness, la forza di gravità che mi tiene attaccato al pianeta... Non può dubitare del mio amore, perché senza di lei sarei il niente, non sarei me stesso, ciò che sono oggi e che lei mi ha aiutato a diventare. Al diavolo il lupo, io sono Jacob Black. Un uomo, prima di tutto.
La guardo negli occhi, mentre le sfilo la maglietta e lei fa la stessa cosa con la mia. La lacrima sul suo volto non c'è più, Ness continua a guardarmi con quei suoi occhi di cioccolato nei quali potrei perdermi per non fare mai più ritorno.
«Io non appartengo a nessuno, ma ricorda sempre che il mio cuore appartiene a te», le dico prendendole la mano e poggiandola sul mio cuore, con i battiti accelerati come se stesse per scoppiare da un momento all'altro.
«Ti voglio, Jake...».
La guardo, ormai senza vestiti, in tutta la sua bellezza. È straordinaria e bellissima, un angelo sceso dal Paradiso venuto apposta per me, e ancora non riesco a crederci, ancora mi sorprendo di averla tra le mie braccia...
La sfioro dolcemente, facendo attenzione al ventre rotondo che accoglie i nostri figli. Le accarezzo i capelli morbidi respirando il suo profumo, drogandomi di lei... Le mie labbra percorrono le linee del suo corpo, dalle sue labbra dolci al suo collo delicato, al suo seno perfetto. La sua pelle lunare in contrasto con la mia carnagione ambrata, unite e perfette insieme. La stringo ancora più forte a me, lei mi avvolge le gambe attorno alla vita e in quel momento entro in lei, guardando le sue lunghe ciglia chiuderle gli occhi. Renesmee si abbandona sempre di più al piacere; stringendomi con tutta la forza possibile, facendomi quasi perdere la consapevolezza di me stesso.
«Adesso lo sai, non è il lupo ad amarti. Sono io, Jacob Black, ad averti scelto per l'eternità».
 
La mattina dopo mi sveglio presto, un cielo tinto di rosa e arancio indica che il sole è appena sorto. È l'alba, delicata come la mia Nessie che dorme accanto a me, il corpo avvolto dal lenzuolo bianco che lascia scoperti alcuni lembi di pelle. Non appena mi alzo dal letto si sveglia anche lei, infilandosi la mia enorme camicia per coprirsi.
«Hai dei lividi, Jake», mi dice, guardandomi preoccupata. Ness prende un piccolo specchio dalla sua borsa per farmeli vedere, e poggiandoci sopra le sue mani ci accorgiamo entrambi che corrispondono perfettamente alle sue piccole dita affusolate.
«Me li hai fatti tu, Ness. Questa notte mi stringevi sempre più forte...».
Ness sorride e abbassa lo sguardo di fronte a questa constatazione, arrotolandosi attorno al dito una ciocca di capelli, mentre la vedo arrossire.
«Scusa...», mi dice con la sua migliore espressione da bambina innocente, facendomi sorridere.
«Fare l'amore con te è sempre la cosa più bella al mondo, Ness. Non smetterei mai...», le dico, sollevandole il mento per guardarla negli occhi.
«Come fai ad esserne così certo? Non hai termini di paragone...», mi risponde assumendo di nuovo l'espressione da bambina innocente, incrociando le braccia.
«Sono il più invidiato del branco... questo ti basta? E poi neanche tu hai dei termini di paragone, Nessie. Ma ti assicuro che non servirebbero, nessuno è migliore di Jacob Black».
«Non mi servono i termini di paragone, Jake. Però smettila di pavoneggiarti, okay?! E... tornando al discorso di ieri, secondo te Claire tornerà da Quil?», mi chiede, prendendomi per mano.
«Se lui dimostrerà di amarla come io amo te... tornerà». Finalmente la vedo dischiudere le labbra in un meraviglioso sorriso. La mia Nessie che si preoccupa per tutti, e non solo per se stessa. Lei è fatta così, e questo suo lato del carattere l'ha ereditato da Bella.
«Andiamo a casa, Jake».
 
«Finalmente, eh?», ci saluta Alice sulla soglia di casa Cullen, vedendoci arrivare.
«È snervante non riuscire ad avere visioni su di voi. Non so mai cosa state facendo...», dice la piccola vampira, con un'espressione rassegnata.
«Dammi retta, Alice. Meglio non saperlo...», rispondo, facendo di nuovo arrossire Nessie.
Entriamo in casa, mentre Ness rimane sulla soglia con uno sguardo preoccupato... ho forse detto qualcosa di sbagliato, che l'ha fatta innervosire?
«Zia, vieni qui per favore...».
«Ness, che succede?», le dico allarmato, raggiungendola insieme ad Alice.
«Allora, prima di tutto non agitatevi, sto bene. Ma... credo che ci siamo. Mi si sono rotte le acque...», dice, guardando i suoi jeans completamente bagnati.
 
Renesmee
Ormai sono passate cinque ore da quando sono entrata nello studio di nonno Carlisle, su quello stesso lettino sul quale sono nata io, e sul quale mia madre è rinata come immortale.
I miei bambini hanno sorpreso tutti con la loro voglia di nascere, in fondo sono passati "solo" sette mesi e mezzo.
Le contrazioni arrivano regolari ogni dieci minuti, facendomi contorcere dal dolore. Non ce la faccio più, vorrei solo dormire e risvegliarmi con i bambini tra le braccia...
«Ancora non ci siamo», mi dice zia Rosalie. Sarà lei ad aiutarmi nel parto, nonno Carlisle interverrà solo in caso di bisogno. In fin dei conti è mio nonno, e la cosa è piuttosto imbarazzante. Mamma mi tiene la mano, vicino a lei c'è Jake. Non credo di averlo mai visto più agitato di così in vita mia...
Le contrazioni si fanno improvvisamente più forti, e non posso a fare a meno di urlare.
«Non ce la faccio a vederla così e far finta di niente, cazzo! Non posso starmene con le mani in mano mentre lei sta così...».
«Jacob, esci. Se devi agitarti così è meglio che te ne vai. Con Nessie restiamo noi», gli dice mia madre. Jake mi stringe la mano rimasta libera, baciandomi la fronte.
«Io resto qui con te, non ti lascio. Hai capito? Sono qui...». Sapevo che non mi avrebbe mai lasciato...
 
Dopo un'altra ora le contrazioni sono diventate davvero insopportabili. Mi sento come se potessi svenire da un momento all'altro, divorata dalle fiamme... Come se un incendio divampasse dentro di me.
«Spingi, Renesmee! Forza, ormai ci siamo!», mi dice zia Rosalie.
«Non... non ce la faccio!», rispondo con tutto il fiato che ho in corpo. Non sento più niente, solo dolore...
«Amore mio, spingi», mi dice mia madre, sempre più agitata.
«Jake... dov'è Jake?!».
«Bella, vai a chiamarlo. Nessie, torna subito, è andato un attimo da Edward», mi dice zia Rosalie guardando la mia espressione preoccupata, mentre mi incoraggia a non mollare.
E poi lo vedo rientrare e venire verso di me... Adesso ce la faccio, mi sento improvvisamente forte. Io posso fare qualunque cosa.
«Ce l'abbiamo fatta, Ness. Un ultimo sforzo».
Ricomincio a spingere, stavolta con tutta la forza che la mia natura di mezza vampira mi ha concesso... E sento una nuova voce, un pianto.
«È Sophia», dice Jacob osservando la bellissima bambina che ho appena dato alla luce. Sotto lo strato di sangue vedo la sua pelle ambrata e i suoi capelli scuri. Jake me la poggia sul seno, e la bimba spalanca gli occhi di fronte a me: occhi color cioccolato, i miei occhi.
«Sei mia figlia... sei bellissima, Sophia...».
Delle mani delicate mi portano via la bambina: zia Alice.
«Adesso devi continuare a spingere, Nessie», mi dice zia Rosalie cercando di farmi forza.
«Coraggio Nessie, sei bravissima. Dai...».
Un'ultima spinta. Solo una... due... tre...
«È normale tutto questo tempo, Carlisle?», sento chiedere da Jake a mio nonno, supervisore della situazione.
Ignorando la risposta del nonno, continuo a spingere. Stavolta è l'ultima, lo sento.
Sta nascendo...
«Ce l'hai fatta a nascere!», sento dire da zia Rosalie. Il bambino inizia a piangere, e mi guarda con occhi consapevoli. Occhi azzurri, con un colore ancora da definire. E riesco a vedere la sua pelle, bianca come il latte, e i capelli sottili del mio stesso colore. Mentre Jake me lo avvicina, dopo aver tagliato il cordone anche a lui, mio figlio mi poggia una manina sulla guancia.
«Sono la tua mamma... Michael», gli dico guardando i suoi meravigliosi occhi. E mi abbandono al sonno, al mio risveglio saranno tra le mie braccia. Ce l'ho fatta. Sono una donna, e adesso sono finalmente una madre. Due nuove vite, Michael e Sophia. Destinati all'eternità.



NOTA DELL'AUTRICE
Ciao ragazze! Vi avevo detto che avrei aggiornato giovedì e invece sono qui con un giorno di anticipo, domani avrei avuto troppo da fare...
Allora, piaciuta la sorpresa del doppio punto di vista Renesmee/Jacob? Finalmente avete potuto leggere i pensieri di Jake!
Jacob è una persona semplice, uno che non si perde in chiacchiere... però diventa totalmente diverso quando pensa alla sua Ness *_*
Sarà così, con il doppio p.o.v. anche nel prossimo capitolo, nel quale entrambi descriveranno le loro emozioni da neo genitori... le due piccole pesti Michael e Sophia sono finalmente tra noi! 
Amo questo capitolo, ormai Jacob e Renesmee sono nel mio cuore e spero che vi sia piaciuto almeno quanto è piaciuto a me scriverlo, mi sono commossa da sola ahahaha :3
Aspetto le vostre recensioni, e vi ringrazio perché siete sempre più numerose a seguirmi :'')
Aggiorno in settimana, e comunque entro giovedì prossimo. Un bacione a tutte voi <3
Greta 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Famiglia ***


25. FAMIGLIA 


Jacob 
Mentre Nessie dorme ancora, Bella e Rosalie mi portano finalmente i miei figli. Non riesco ancora a crederci, sono un padre. Il padre dei bambini di Renesmee, la donna che ho amato da sempre e che mi ha concesso il privilegio di essere suo.
«Sono ancora molto piccoli, ma sono forti», mi dice Carlisle.
Bella mi mette tra le braccia un fagottino, con il mio stesso colore di pelle e di capelli, gli stessi miei tratti e gli occhi di Renesmee: Sophia.
«Ti somiglia, Jake», mi dice Alice, osservando me e la minuscola bambina tra le mie braccia.
«Io direi che è praticamente uguale a te», aggiunge Bella. Mia figlia non piange, sembra sorridermi con gli occhi mentre cerca di sfiorarmi con le sue manine incredibilmente piccole. Ancora un po' spaesato le bacio la fronte con tutta la delicatezza possibile, come se stessi maneggiando un oggetto di cristallo. Nel frattempo tutti i Cullen mi raggiungono, gli sguardi puntati su me e la mia bambina.
Esme prende Sophia, mentre Rosalie mi poggia tra le braccia il mio figlio maschio.
«E lui invece è la fotocopia di Renesmee», mi dice la vampira bionda. Ed è vero, Michael è uguale a Ness, con la stessa carnagione bianca come il latte e gli stessi capelli bronzei. Gli stessi tratti di Renesmee, però miniaturizzati. 
«E questi occhioni azzurri come diventeranno?», chiede Alice a Carlisle, che osserva il bambino con sguardo attento e anche premuroso.
«Ha ancora il colore tipico dei neonati... Ma dovrebbero diventare verdi. Come i tuoi, Edward, quando eri umano», dice voltandosi verso di lui. Michael mi osserva, ha già capito che sono il suo papà e si sente al sicuro tra le mie braccia.
E solo ora che posso vederli, toccarli, sentire il loro odore, tenerli tra le mie braccia, mi rendo conto davvero di essere diventato una persona diversa. Non credevo di poter amare qualcuno come la mia Ness, ma solo ora sono davvero consapevole di ciò che lei intendeva. Mi aveva detto che le dimensioni del suo cuore erano come aumentate, non appena aveva scoperto che una nuova vita cresceva dentro di lei.
«Jacob, vieni un attimo», mi dice Edward. Mi allontano dagli altri sapendo che i miei figli sono in mani sicure, raggiungendo Edward davanti alla scalinata. E chi l'avrebbe mai detto che un giorno i Cullen sarebbero diventati anche la mia famiglia...
 
«Be'... Congratulazioni, Jacob».
«Congratulazioni anche a te... Nonno», dico a Edward con un sorriso beffardo.
«Mi hai sorpreso, Jacob. Non sei più il ragazzino che conoscevo, adesso sei un uomo. E non credevo che fosse una cosa possibile... tu ami mia figlia allo stesso modo in cui io amo Bella, se non di più. Lo leggo nella tua mente. E finalmente sono riuscito ad accettarlo, la mia Renesmee è cresciuta». Gli poggio una mano sulla spalla.
«Non pensavo che ti avrei sentito parlare così», gli confesso, quasi sconvolto dalle sue parole. Mi avrebbe ucciso volentieri, il giorno in cui aveva scoperto la gravidanza di Ness.
«Non posso più permettermi di detestare qualcuno che Renesmee ama più della sua stessa vita. E poi... mi hai dimostrato di essere degno di lei».
«Siamo finalmente in pace?», gli dico con un'espressione divertita e ancora un po' sconvolta.
«Siamo in pace, Jacob», risponde lui, stringendomi la mano.
«Sarai un papà geloso anche tu quando Sophia sarà più grande... Allora mi comprenderai». 
In realtà è così già da adesso. Ora che sono padre anch'io riesco persino a comprendere Edward. Dov'è finito il vecchio Jacob Black? Sono cambiato davvero...
 
Decido di andare da Nessie. Non riesco a starle lontano per troppo tempo, soprattutto in un momento delicato come questo.
L'ho vista contorcersi dal dolore, durante le otto ore trascorse dalle prime contrazioni alla nascita dei nostri bambini. Mi sono sentito morire, lei che soffriva ed io lì a guardarla impotente, senza poter fare nulla che le alleviasse le sofferenze. Ma sono stato forte per lei, ed ora finalmente siamo una famiglia.
L'ho vista nascere, sono stato il suo compagno di giochi e il più premuroso dei babysitter. 
Un amico, un fratello, il suo difensore: così avevo giurato non appena la vidi per la prima volta. Finché un giorno Renesmee è sbocciata, abbandonando le vesti di bambina per diventare finalmente una donna. E l'avevo aspettata, l'avevo aspettata ancora rispettando i suoi tempi, anche quando già sapevo che mi aveva scelto anche lei; perché volevo fosse sicura nonostante tutto. Nonostante il legame che mi univa e mi unisce a lei, l'imprinting. 
L'avevo aspettata anche quando ogni contatto con lei mi faceva quasi bruciare, per quanto la desideravo. E poi era arrivato il giorno in cui l'avevo baciata per la prima volta, avevo assaporato le sue labbra. L'avevo immaginato tante di quelle volte, e ad un tratto era tutto vero, un sogno ad occhi aperti.
E poi una sera, a La Push, Renesmee si era finalmente concessa a me. Era stata lei a volerlo con tutta se stessa, ed era stata la prima volta per entrambi. Avevo atteso ventitré anni perché l'unica doveva essere lei, lei e nessun'altra. Il sesso lo avevamo scoperto insieme, perché nonostante la differenza d'età e il nostro essere due opposti, il lupo e la vampira, eravamo finalmente alla pari, uguali nella nostra diversità. Non avevo più potuto fare a meno di lei, l'avevo seguita in Alaska e poi in Canada abbandonando il branco e la mia famiglia. Perché non avrei più potuto chiamare "casa" un luogo in cui Renesmee non c'era. E, infine, Ness aveva dovuto conoscere se stessa e la sua natura a metà tra due mondi, per darmi un figlio... E ne sono arrivati due.
Ed ora, proprio come quando Bella aprì gli occhi alla sua nuova esistenza di vampira, Renesmee aprirà gli occhi, e sarà una madre.
Guardo Ness e penso a Sophia, la mia minuscola e bellissima Quileute, uguale a me e bella come lei. Ripenso alle parole che Edward mi ha detto poco fa e solo adesso riesco davvero a capirlo a pieno. A comprendere la gelosia di un padre che ama la figlia più di chiunque e qualunque altra cosa al mondo. Credo proprio che sarò un padre geloso anch'io quando mia figlia attirerà su di sé gli stessi sguardi che io riservavo a Ness. Mi viene la pelle d'oca se penso che uno dei ragazzi del branco, i miei fratelli, potrebbe avere l'imprinting con lei... L'ultimo ad avere l'imprinting sono stato io, dopo la nascita di Renesmee nessun lupo aveva provato su di sé la magia. Seth, Embry, Collin, Brady. Matthew Uley, anche se è ancora molto piccolo...
Decido di scacciare certi pensieri non troppo confortanti, e penso a Michael. Michael Black, mio figlio, tanto simile a Renesmee da farmi sorprendere. Però avrà il mio carattere, me lo sento... Gli insegnerò ad essere un lupo, e lui non avrà paura quando arriverà il momento. Parleremo di ragazze, e gli racconterò di Ness e me... E se dovesse avere l'imprinting saprò spiegargli che non c'è niente di più bello che trovare la propria anima gemella, ma che deve essere un sentimento vero; non dovrà lasciarsi sopraffare dal lupo. E gli insegnerò ad aggiustare le moto, la mia passione di meccanico che mi porto dietro fin da ragazzino. Una volta era stata proprio Bella a rimediarmi due moto, nel periodo in cui Edward l'aveva lasciata. Io mi ero avvicinato a lei in un modo sbagliato, che non ha niente a che vedere con il rapporto tra Ness e me. Avevo confuso l'affetto e l'amicizia con l'amore vero, e se ci ripenso mi sento davvero un imbecille, un ragazzino idiota. 
Ho dovuto aspettare, ma ne è valsa la pena. Perché per la mia Ness avrei aspettato anche cento fottutissimi anni. Ormai certi momenti sembrano appartenere a una vita fa...
Renesmee fa un piccolo impercettibile movimento, e finalmente apre gli occhi alla sua nuova vita.

 
Renesmee 
Mi sveglio da un sonno che sembra essere durato un'eternità, sentendomi stranamente forte e piena di energie. La stanchezza e il dolore hanno lasciato il posto ad una piacevolissima sensazione di benessere.
«Jake... quanto tempo ho dormito?». Jacob è qui di fianco me, mi bacia i capelli non appena apro gli occhi ed alzo lo sguardo su di lui.
«Avevi bisogno di riposare». 
Faccio il punto della situazione, guardandomi intorno. Sono nello studio di nonno Carlisle, ma non sono nel lettino sul quale ho partorito. Zia Rosalie deve avermi spostata, e deve anche aver cambiato i miei vestiti. 
Niente sangue, tutto come prima del mio lunghissimo travaglio. Mi poggio una mano sulla pancia, sorprendendomi di trovarla piatta e... vuota. 
«I bambini, voglio vederli». Jake si allontana con un sorriso radioso stampato in faccia, finalmente potrò vedere i miei figli. Che strano non sentirli più dentro di me, direi quasi che ne sento la mancanza. Ormai mi ero del tutto abituata a sentire i loro piccoli movimenti, i battiti dei loro cuori... Ed io non sembro affatto una donna che ha appena partorito, la mia pelle perfetta di mezza vampira si è subito ritirata, come se nulla fosse accaduto. 
Finalmente Jacob entra nella stanza, con due minuscoli fagottini in braccio. Dio, quanto è bello. È un papà, e quei bambini sono i nostri figli... 
«Ness... ti presento ufficialmente i nostri gemelli», mi dice mettendomi tra le braccia Michael, mentre lui tiene Sophia.
«Benvenuto... Michael EJ Cullen-Black», dico emozionata, mentre mi sfugge una lacrima. 
Mio figlio è uguale a me, e il dono che possiede lo rende ancora più speciale.
«Sono due angioletti, Ness. Ma io dico che fra un po' diventeranno due terremoti...».
«E adesso voglio conoscere per bene la mia bambina», dico a Jake, che prontamente mi mette la bimba tra le braccia.
«Sophia Elisabeth Cullen-Black. Tu sei una perfetta Quileute!», dico osservando mia figlia, la fotocopia di Jacob. 
«Sono bellissimi. I bambini più straordinari che io abbia mai visto. E li abbiamo fatti noi, Jake...».
«Be', io ho fatto solo la parte divertente, il merito è tutto tuo», mi dice Jake sorridendo.
«Che giorno è oggi? Quante ore è durato il travaglio?», domando.
«Otto ore. E poi hai dormito per altre... sì, tre ore, più o meno. È ancora il 28 marzo, comunque».
«Otto ore... Non me ne sono accorta, pensa», dico sorpresa.
«Io sì, invece. Ho rischiato di impazzire... Ma tu sei stata bravissima. Devo ammettere che anche la bionda non se l'è cavata male come ostetrica». 
Jake mi bacia la fronte, per poi baciare i nostri bambini. Sono nati di sette mesi e mezzo, saranno abbastanza forti? Jacob mi risponde come se gli avessi rivolto la domanda direttamente: «I bambini stanno più che bene, Ness. Sono forti e in salute nonostante siano ancora piuttosto piccoli. E Carlisle ha confermato il fatto che il loro sviluppo è stato leggermente più veloce rispetto a quello di un bambino umano. Per non parlare dello sviluppo mentale... Secondo me questi due furbetti capiscono tutto ciò che noi diciamo».
Avremmo avuto tempo per scoprire di più sulla natura dei nostri figli; al momento mi basta solo vedere che stanno bene, che sono proprio qui tra le mie braccia come li avevo immaginati da quando ho scoperto di averli dentro di me.
Sophia mi fa sentire la sua voce, il mio istinto materno mi fa subito essere in simbiosi con lei e mi permette di comprendere le sue esigenze.
«Perché piange?», mi chiede Jake con aria interrogativa.
«Ha fame... Voglio provare ad allattarla». Jacob prende tra le braccia Michael, che dorme beato sentendo la protezione delle mani forti del papà.
Mi scopro il seno, e allattare Sophia mi viene del tutto naturale e automatico. Le accarezzo il leggero strato di capelli neri, morbidi come la seta, e mi soffermo ancora una volta ad ammirarla. Come potrei non amare una creatura così perfetta e così simile al mio Jacob? Con l'altra mano accarezzo i capelli di Michael, che sembra un piccolo Edward in miniatura. Me, in versione maschile. 
«Carlisle dice che avrà gli occhi verdi, quando cambierà il colore. A parte questo, è incredibile quanto ti somiglia...».
 
Il mio udito di mezza vampira mi fa avvertire dei passi leggeri che vengono verso lo studio di nonno Carlisle.
«Posso entrare?».
«Vieni, papà». Papà cammina verso di me, ho appena finito di allattare Sophia e Jacob mi rimette Michael tra le braccia.
«Mi concedi un momento con mia figlia, Jacob?», chiede papà con il suo bellissimo sorriso sghembo.
«A dopo, Ness».
Jake mi bacia le labbra, per poi sorridermi ed uscire dalla stanza, lanciandomi un ultimo sguardo divertito. Mi alzo in piedi, poggiando i miei bambini nella culla accanto a me. Sono stati uniti per quasi otto mesi nella mia pancia, e sicuramente insieme dormiranno meglio. Sophia si gira su un fianco, con la manina rivolta verso Michael. Sarà un fratello molto protettivo, già riesco a vederlo...
Papà mi abbraccia, e mi stringo contro il suo petto.
«Sono orgoglioso di te, Renesmee». Alzo gli occhi verso i suoi e li vedo felici e sorridenti, più dorati che mai.
«Ho visto il parto nei pensieri di Jacob, sei stata bravissima...».
«Scusami se non ti ho fatto entrare, papà... ma volevo un po' di privacy. Sai com'è!». 
Papà ride di fronte alle mie parole, che cosa avrò mai detto di così divertente?
«Mamma e zia Rose ti sono state vicino, avevi bisogno di loro», mi dice, accarezzandomi i capelli.
«Anche se ora ho due bambini... sarò sempre la tua piccola Renesmee, vero?».
«Sempre. Però adesso ci sono anche loro. Ed io sono il nonno più affascinate del pianeta», mi dice papà, rivolgendo uno sguardo ai miei gemelli.
I miei occhi si spostano da papà a Michael. Si somigliano tanto, incredibile.
«Prendili in braccio, papà». Sophia ormai dorme profondamente con un delizioso sorrisetto sulle labbra. Papà prende Michael e lo culla dolcemente, come...
«Esatto, come facevo con te», mi dice terminando la mia frase non detta. Ce ne è voluto di tempo, ma li ha davvero accettati. E li ama. Anche se era stato difficile fargli capire che la gravidanza non mi avrebbe messa in pericolo, e che la natura mi aveva concesso poco tempo a disposizione per diventare madre.
«Zia Alice è stata brava a scegliere i vestitini, vero?», gli dico guardando la tutina azzurra di Michael e il vestitino bianco e rosa di Sophia.
«Ehm... Direi di sì», risponde papà. «Sta trasformando Sophia in una piccola maniaca della moda».
«Dai, papà!». Mi viene da ridere, pensando alla quantità industriale di vestiti che zia Alice avrà comprato per i nipotini.
«Andiamo dagli altri?», mi chiede papà.
«Sì, andiamo. Sono pronta».
 
 
Alcuni giorni dopo
 
«Billy, siamo noi!».
Sono passati pochi giorni dalla nascita dei gemelli, ed è giunto il momento che Jake ed io tanto temevamo... Siamo appena giunti a casa di Billy, e tra poco tutti i ragazzi del branco, i miei amici, verranno a conoscere i bambini per la prima volta.
La nostra paura è che uno di loro possa avere l'imprinting con Sophia. È vero, io stessa sono stata l'oggetto di un imprinting, non potrei mai immaginare la mia vita con accanto qualcuno che non sia Jake. Ma voglio davvero che mia figlia sia l'imprinting di un uomo che ha trent'anni più di lei? 
«Tesoro, che c'è? Sei troppo nervosa», mi chiede Billy non appena Jacob si allontana per andare in cucina. Michael dorme beato tra le braccia del nonno, mentre io cullo dolcemente Sophia.
«Ho paura, Billy... Jake ed io non vogliamo che... che qualcuno abbia l'imprinting con Sophia».
Billy mi guarda sorridendo, mentre con una mano mi sposta la ciocca di capelli che copriva il mio sguardo preoccupato.
«Capisco... Jacob non me ne ha voluto parlare».
«Non vogliamo che qualcuno debba soffrire ancora. Ryan è felice con Leah e la loro bambina, Embry si è finalmente avvicinato ad Alyssa, Seth e Luna sono più innamorati che mai... E poi ci sono Collin e Brady... Lo so, forse siamo due egoisti a parlare così, soprattutto perché l'imprinting ci ha riguardato in prima persona», dico a Billy, lasciando scorrere il fiume di pensieri che mi tenevo dentro. Ma ora si tratta di nostra figlia, e questo cambia il nostro modo di vedere le cose.
«Ti svelo un segreto, Renesmee. In generale ho notato che l'imprinting non avviene quando c'è una differenza di età molto accentuata. In fondo Jacob aveva solo sedici anni quando tu sei nata. E comunque, in ogni caso, vedrai che andrà tutto bene».
«Sei sempre così saggio, Billy», gli dico rivolgendogli un sorriso. Quando Jacob torna in salotto, sentiamo suonare il campanello di casa Black. Ci sono tutti, Sam Uley compreso. È forse venuto a constatare che i miei figli non sono un pericolo?
Jacob prende in braccio Sophia, mentre io prendo in braccio Michael. 
Uno strano silenzio mi fa temere il peggio, ma dopo pochi istanti tutto sembra essere tornato alla normalità, sono tutti incantati di fronte ai nostri bambini. Persino Sam - quasi stento a crederci - si volta verso Emily accennandole un leggero sorriso. Claire si avvicina a Quil prendendolo per mano, e lui la abbraccia. Sono felice che abbiano risolto, ciò che era successo tra loro mi aveva persino portata a dubitare dell'imprinting.
«Carlisle ha detto che possiedono il gene dei lupi» dice Jacob, «e pian piano scopriremo che cosa hanno ereditato da Renesmee. Come vedi, i miei figli non sono una minaccia», continua a dire rivolgendo un'occhiataccia a Sam.
«Lo vedremo», risponde lui. Jacob gli si avvicina furioso, finché Seth e Jared non intervengono a trattenerlo.
«Ehi ragazzi, basta. Questa è un'occasione felice, Jacob e Renesmee hanno avuto i loro bambini. Non mi sembra il caso di fare una rissa qui!», interviene Leah, fulminando Sam con lo sguardo. 
Seth interviene a placare l'atmosfera che si è creata, i miei bambini hanno iniziato a piangere.
«Ehi, non piangere piccolo mio», dico al mio bambino stringendolo a me, mentre Jake interviene per tranquillizzare Sophia.
«E bravo Jacob» dice Embry, «un papà perfetto».
«Certo che Sophia è proprio uguale a Jake, è incredibile», dice Leah sorridendo.
«E Michael è uguale a Ness», prosegue a dire Jacob. «Sei la milionesima persona che ce lo dice!».
Sam nel frattempo si siede sul divano, circondato da Emily e Billy che stanno cercando di farlo ragionare. D'altronde Sam mi aveva messo i bastoni tra le ruote fin dal giorno dell'annuncio della mia gravidanza, avrei dovuto aspettarmela una reazione del genere...
«Ragazzi, Luna ed io vogliamo cogliere l'occasione per fare un annuncio un po'speciale», dice all'improvviso Seth, stringendo la mano della sua ragazza.
«Ecco, noi... Ci sposiamo», dicono insieme, in perfetta sincronia. Portando con me Sophia, corro ad abbracciare Luna e il mio migliore amico.
«Sue lo sa?», gli chiedo sorpresa e felice, davvero non me lo sarei aspettato.
«Sì, glielo abbiamo detto ieri sera, quindi lo sa anche Charlie», risponde lui.
«Ecco perché in questi giorni evitavi di trasformarti, ci avresti rovinato la sorpresa!», interviene Quil.
Matrimonio... Non ci ho mai pensato, se devo essere sincera. Sono molto felice per Luna e Seth, ma se penso a me e a Jake non lo vedo come una cosa necessaria, o urgente. Papà ha dovuto farsene una ragione, non l'ho mai pensata come lui. Forse perché apparteniamo a due epoche diverse, ed è stato lui a doversi adattare alla mia modernità. Con mamma aveva voluto fare tutto per bene, ma per loro era diverso. Lei era umana, papà non voleva privarla di nessuna esperienza, voleva rispettare le tradizioni umane quanto più possibile.
In me non c'è proprio niente di normale, sono diventata donna in sette anni e mi sono presa ciò che volevo. E ciò che volevo era Jake. Seguire le regole di papà avrebbe significato privarmi di tante cose, mi avrebbe resa infelice. Sarei dovuta rimanere vergine fino al matrimonio, cosa che trovo inconcepibile se penso ai meravigliosi momenti di intimità tra me e Jake...
«Sei figlia del tuo tempo», mi diceva spesso papà. Avrei dovuto rinunciare ai miei figli... Non riesco neanche ad immaginarla una cosa del genere, dopo che li ho sentiti dentro di me per sette mesi e mezzo, e che posso finalmente averli qui accanto a me. 
Un giorno ci sposeremo, Jake ed io. Ma non ancora.
 
Mi sdraio sul letto dopo aver allattato i bambini. Zia Rosalie li sta facendo addormentare, è una fortuna avere dei parenti che non dormono...
Jake si sdraia accanto a me, guardandomi negli occhi. «Nessuno ha avuto l'imprinting con Sophia... Sono un padre felice, adesso».
«Già... Ma quando la smetterà Sam Uley di fare lo stronzo?».
Jake mi prende per i fianchi, mettendomi a cavalcioni su di lui.
«Basta pensare a Sam», mi dice infilando le sue mani sotto la mia maglietta leggera di cotone, mentre bacio il suo petto nudo e lo stringo più forte a me, stavolta senza il pancione a mettere le distanze tra di noi. 
«È troppo presto, Jake... Vorrei ma non possiamo». Ho partorito da pochi giorni, meglio tenere le distanze da Jake ancora per un po'... Controvoglia mi rimetto su un fianco accoccolandomi contro di lui, il suo respiro caldo e ancora accelerato mi soffia tra i capelli.
«E così Seth si sposa... Finalmente metterà la testa a posto», mi dice Jake cambiando discorso.
«Sono contenta per lui, ma...».
«Che c'è?», ribatte Jake.
«Non vorrai chiedermi di sposarti anche tu, Jake!», gli dico, scoppiando a ridere.
«Sempre la solita scema... Io sarò pronto quando lo sarai tu, Ness, e ti aspetterò come ho sempre fatto». 
Jake ed io siamo uniti da un legame eterno, molto più profondo del matrimonio e di qualsiasi altra cosa: i nostri due bambini.
E poi, ho pur sempre diciassette anni. E chi cavolo si sposa più alla mia età, al giorno d'oggi?!



NOTA DELL'AUTRICE
Salve gente! In questo capitolo abbiamo visto finalmente Jake e Ness nelle vesti di genitori! Che ne pensate? E vi è piaciuta la sorpresa finale dell'annuncio del matrimonio di Seth?
...Ma in casa Cullen non si può mai stare tranquilli, quindi fra qualche capitolo aspettatevi di tutto... a buon intenditor poche parole XD
Ancora devo decidere se il prossimo capitolo sarà a doppio p.o.v, vi lascio la sorpresa! Il nuovo capitolo arriva entro mercoledì prossimo, nel frattempo aspetto le vostre recensioni! un bacione a tutte, siete fantastiche ;)
Greta 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Tutto scorre ***


26. TUTTO SCORRE


Un anno dopo

Renesmee
È passato più di un anno dalla nascita di Sophia e Michael, e la mia vita non potrebbe essere migliore di così... Ho da poco finito il mio ultimo anno di scuola, e mi sto preparando per gli esami. Ma anche per ciò che Jake definisce "un importante rito di passaggio", il ballo di fine anno.
«Mamma, basta studiare! Sai tutto benissimo», mi dice Michael togliendomi il libro dalle mani.
«Giochi con me e papà?», mi chiede Sophia. Eh già, le mie due piccole pesti sanno già parlare in modo perfetto. Fisicamente dimostrano più o meno la loro età, sembrano dei bimbi di un anno un po' cresciuti.
Michael diventa sempre più simile a me, e nei suoi meravigliosi occhi verdi riesco a vedere gli occhi di mio padre, che un tempo erano stati dello stesso colore. I suoi capelli ramati lo fanno davvero sembrare un piccolo Edward Cullen in miniatura, lo ripetevo sempre. Ma le sue espressioni sono le stesse di Jake, ed è buffo vedere quanto si somigliano caratterialmente. Ed ora che sa parlare perfettamente, racconta a me e Jacob ogni volta che qualcuno di speciale viene a fargli visita nei suoi sogni. 
Anche Sophia ogni giorno che passa diventa sempre più bella: la stessa pelle ambrata di Jacob, le sue stesse labbra piene, i miei occhi color cioccolato e i capelli neri ancora corti, che le ricadono sul collo in morbidi e perfetti boccoli. Solo il naso somiglia di più al mio, e da me ha preso anche il carattere. Non a caso stravede per il suo papà! Ha sempre voglia di imparare cose nuove, e forse era scritto nel destino del nome che le ho dato, "sapienza".
Le piace moltissimo leggere, e alterna i cartoni animati alla visione di film più impegnativi, riuscendo ad apprezzare entrambi allo stesso modo. Papà ed io le insegneremo presto a suonare il piano... Mamma dice che mia figlia le ricorda molto me da piccola, anche se nel mio caso tutto era accaduto molto più in fretta.
I libri per bambini li ha subito messi da parte, quando Jake provava a leggerglieli Sophia glieli toglieva subito dalle mani. Ora ha insistito per leggere il primo libro di Harry Potter, stavolta tutto da sola. Ma entrambi i miei figli sanno esattamente che di fronte agli umani devono comportarsi da bambini "normali", della loro età. Gli avevo chiesto di farlo anche con nonno Charlie e nonna Renée, che dopo una nipote cresciuta a vista d'occhio possono finalmente vivere l'esperienza di essere dei nonni normali.
Eleazar era venuto apposta da Denali per conoscere il dono di Michael, confermando il fatto che fosse unico al mondo e senza precedenti. Una cosa mai vista, un autentico prodigio. Ci aveva detto di aver riscontrato un'energia particolare anche in Sophia, ma secondo lui il suo dono si sarebbe manifestato più in là col tempo.
 
Lascio il libro di letteratura sul divano e corro da Jake e dai miei bambini, che subito mi vengono incontro. 
«Mickey, Sophia, fate il solletico a mamma!», li incita Jacob.
Lui e la sua mania di dare soprannomi! Ormai mi sono abituata anche al soprannome che Jake ha dato a nostro figlio, come aveva fatto con me.
«Mickey, come Mickey Mouse. Non posso di certo chiamarlo Mike! Mi fa pensare a Mike Newton, il tizio che al liceo andava dietro a Bella», mi aveva detto Jake. Un giorno mi aveva anche raccontato che una volta si erano ritrovati al cinema insieme, dopo che gli altri invitati avevano dato buca. Mia madre aveva scelto un film horror, e il povero Mike si era sentito male. Alla fine non ha retto ed è andato in bagno a vomitare, facendo la figura della femminuccia davanti alla mamma e a Jake, a cui non era mai andato particolarmente a genio.
Jake e i bambini mi buttano di nuovo sul divano e mi fanno il solletico... Una mezza vampira che soffre il solletico. Buffo, eh?
«Dai papà, adesso però basta!», gli dice Michael a mo' di rimprovero affettuoso.
«Lo sai che questa notte ho giocato con nonna Sarah? Ha detto che ti abbraccia. E anche mamma e Sophia», prosegue mio figlio, guardando il suo papà. Sophia si mette in braccio a me cercando il mio sguardo, pensierosa.
«Ma perché Mickey può giocare con nonna Sarah ed io no?», mi dice arricciando il naso in segno di dissenso.
Jake ed io ci guardiamo negli occhi, e adesso come glielo spieghiamo?
«Vedi, Sophia... come fa mamma a farti vedere i suoi pensieri? Come fa nonno Edward a leggere la mente?», le dico accarezzandole i capelli morbidi e profumati.
«I poteri», risponde lei decisa. «Ma io che potere ho?». Non voglio ferirla dicendole che al momento non manifesta doti particolari...
«Pensa a ciò che sai fare, Sophia», le risponde Jake con la migliore espressione da padre premuroso, la stessa che papà rivolgeva spesso a me.
«Se tocco le mani di mamma dopo so far vedere i pensieri anche io. Me l'ha detto Mickey». La risposta di nostra figlia ci lascia del tutto senza parole, è forse capace di... acquisire i poteri altrui?
«Davvero?! E per quanto tempo ci riesci?», le chiedo cercando di capirci qualcosa in più. 
«Pochi secondi, mamma. È da qualche giorno che mi sono accorta di questa cosa... Riesco a farlo anche se tocco le mani di nonna Bella, dopo so fare uno scudo per qualche secondo».
«Sì mamma, è vero!», risponde Michael, pronto ad appoggiare la sorellina.
«Posso provare di nuovo?», mi chiede mia figlia, stringendo le mie mani con le sue piccole dita. Subito dopo mi poggia una manina sulla guancia, e riesco a percepire ciò che sta pensando in questo preciso istante: Jacob mentre gioca con lei e Mickey, si rincorrono a vicenda. I pensieri di Sophia si interrompono dopo pochi secondi.
«Sei stata bravissima», le dico, sotto lo sguardo commosso di Jake.
Con un po' di pratica sarebbe riuscita a prendere la piena padronanza del suo dono, prolungando l'effetto per un tempo maggiore...
«Renesmee, vieni! Devi iniziare a prepararti per stasera!». La voce di zia Alice mi riporta al presente. Il ballo di fine anno è stasera, e per le prossime ore verrò sequestrata delle mie zie per i preparativi. Jacob aveva insistito tanto affinché ci andassi, secondo lui devo godermi la mia età, nonostante tutto.
Lascio Michael a giocare con zio Emmett, mentre Sophia viene con me. Zia Alice la sta facendo appassionare al mondo dei trucchi e della moda. A suo tempo aveva contagiato anche me, anche se con gli anni sono diventata più simile a mia madre, sotto certi aspetti.
«Passo a prenderti stasera, signorina Cullen», mi dice Jake coinvolgendomi in un meraviglioso bacio, sotto lo sguardo divertito dei nostri gemelli.
 
Jacob
Lascio Ness nelle mani di Alice e Rosalie, impaziente che arrivi stasera per rivederla... Bella mi raggiunge nel giro di mezzo secondo, con un enorme sorriso stampato in faccia. La nascita dei miei figli aveva fatto bene anche lei, l'aveva resa ancora più felice.
«Jake, che ne dici di fare una passeggiata in spiaggia come ai vecchi tempi?», mi chiede, continuando a sorridere. È bello vedere come la nostra amicizia sia rimasta intatta, dopo tutti questi anni e questi cambiamenti. Lei è semplicemente la mia migliore amica, non mi interessa che lei sia un vampiro ed io una specie di licantropo. D'altronde il mio amore per Ness aveva fatto sì che i vampiri diventassero anche la mia famiglia, alla faccia delle leggi millenarie che ci imponevano di essere nemici naturali. Lei, al contrario di Edward, aveva accettato la faccenda dell'imprinting in poco tempo. Be', inizialmente aveva provato a picchiarmi, ma questa è un'altra storia.
«Come ai vecchi tempi... Ci sto. Andiamo, Bells».
 
Una volta arrivati alla spiaggia di La Push, Bella ed io ci sediamo su un vecchio tronco d'albero. I ricordi mi riportano a quasi vent'anni fa, quando in questo stesso luogo rivelai inconsapevolmente a Bella l'esistenza dei lupi e dei vampiri...
«E così la porti al ballo di fine anno, eh? In questo non ha preso da me, io detestavo ballare», mi dice Bella facendo una mezza risata.
«A lei piace da matti, ballare. Soprattutto con me», le rispondo, facendole l'occhiolino.
«Quando mi è toccato andarci, era stato Edward a trascinarmi a forza».
«"Un importante rito di passaggio"», diciamo insieme, imitando il tono di voce di Edward.
«Quella volta Billy ti pagò venti dollari per venirmi a parlare, ed io ti dissi che doveva pagarti di più... Se ci penso mi viene da ridere! Avevi ancora i capelli lunghi, Jake!».
«Dai, Bells! Comunque... è stato un terribile errore provare a separarti da Edward». Mi interrompo per pochi istanti, per poi riprendere il mio discorso.
«Non posso immaginare un mondo senza Renesmee», continuo a dire, cercando di reprimere certi pensieri innaturali.
«Lei è unica... È mia figlia, la figlia di Edward. L'ho sempre saputo che sarebbe stata speciale», risponde Bella con tutto l'amore di una madre, lo stesso amore che vedo negli occhi di Nessie mentre guarda i nostri bambini.
«Ness mi ha permesso di comprendere la differenza tra l'amicizia e l'amore. Tu sei la mia migliore amica, Bells. E lei è la donna che voglio accanto a me, sempre e per sempre», le rispondo, deciso come non lo sono mai stato.
«Renesmee è sempre stata migliore di me. Matura, consapevole di ogni cosa, ha sempre saputo ciò che voleva. Ed è così combattiva, non si farebbe mettere i piedi in testa da nessuno. Non si arrenderebbe mai, io invece mi sono arresa tante volte... Mi ero rassegnata al fatto che sarei morta, diciotto anni fa, con i Vol... i Volturi».
Bella abbassa lo sguardo e inizia ad arrotolarsi i capelli attorno al dito, un gesto che spesso vedo fare anche da Nessie quando è nervosa.
«È forte, la mia Ness. Ma quella forza gliel'hai trasmessa tu, Bella. E lei ci ha resi tutti delle persone migliori. E i nostri figli, loro mi hanno fatto diventare un uomo...».
«È una madre fantastica. E li ha voluti con tutta se stessa, li ha cercati».
«Anche tu hai voluto Nessie con tutta te stessa, Bella. Anche quando... quando non la voleva nanche Edward... e nemmeno io...». Mi asciugo una lacrima che si fa strada sul mio volto, prima che Bella possa vederla. Se ripenso a quel periodo vorrei maledire me stesso, anche soltanto per aver pensato una simile idiozia: un mondo senza Renesmee.
«Jake, ormai è passato», mi dice Bella, sfiorandomi con la sua mano fredda.
«E mia figlia non potrebbe avere accanto qualcuno migliore di te. Non credo molto a certe cose, ma da quando sono immortale il mio scetticismo è diminuito... Renesmee era nel tuo destino».
Le parole di Bella mi fanno tornare il sorriso, e finalmente posso guardarla di nuovo negli occhi.
«Sai, oggi Sophia ci ha mostrato il suo potere», le dico, orgoglioso.
Entrambi i miei figli hanno ereditato da Ness più di quanto avrei pensato. Entrambi hanno dei doni, caratteristica propria dei vampiri. Carlisle inoltre ha detto che i bambini sono immuni al veleno di vampiro, e che la loro crescita è leggermente accelerata. E poi hanno un'intelligenza molto sviluppata, anche questa è una caratteristica dei vampiri. Possono nutrirsi di sangue e di cibo, esattamente come Renesmee. Ma entrambi abbiamo optato per la seconda opzione, visto che Renesmee stessa ha rinunciato al sangue, con non pochi sacrifici.
Per il resto, presentano le stesse caratteristiche dei lupi mutaforma. Non capisco niente di certe cose genetiche, ma Carlisle era stato piuttosto chiaro, mi aveva detto che hanno il mio stesso DNA, solo con qualche piccola variazione.
«Sophia ha un potere? Da quando, Jake? Allora Eleazar non sbagliava!», esclama Bella.
«Be', lei dice di essersene accorta da poco... È ancora così piccola, neanche gli avrà dato troppa importanza».
Bella si alza, disegnando con i piedi uno scarabocchio sulla sabbia.
«Di cosa si tratta?», domanda.
«Pensiamo che possa acquisire i poteri degli altri vampiri attraverso il contatto delle mani... Oggi ci è riuscita con Ness, anche se per pochi secondi. E dice di averlo fatto anche con te, è riuscita a proiettare uno scudo dopo averti toccata». Bella rimane immobile e stupefatta di fronte alla mia rivelazione. Aspettava da tempo una simile notizia, sapevamo che Sophia avrebbe avuto un dono che si sarebbe manifestato col tempo, al contrario del dono di Michael che conoscevamo ancora prima della sua nascita.
«Be', è fantastico... dobbiamo dirlo a Carlisle. E dobbiamo andare, Nessie ti starà aspettando!».
 
«Papà, papà!».
Appena entrato in casa, i bambini mi corrono subito incontro, sotto lo sguardo divertito di Bella. Nonna Bella, mi fa ancora strano vederla in questo ruolo, con il suo volto da diciottenne.
«Renesmee sta per arrivare, è quasi pronta», mi dice Edward venendoci incontro, insieme a Emmett, Jasper e Carlisle. Dalla scalinata fa capolino Rosalie, seguita da Alice ed Esme.
E poi finalmente la vedo, bella come non mai... Una visione perfetta, talmente perfetta da sembrare irreale.
Renesmee scende le scale con passi troppo leggeri e aggraziati per appartenere ad una semplice umana, sembra quasi che cammini sospesa a mezz'aria. Le altre ragazze, quando indossano le scarpe col tacco, spesso camminano come se avessero dei macigni ai piedi. Fanno passi pesanti, neanche fossero dinosauri.
Ness invece è dotata di una grazia innata, l'ha sempre avuta fin da quando era piccola. Vorrei andare lì e baciarla, e poi...
«Jacob!». Edward mi dà una gomitata sul fianco. Forse non è il caso di fare pensieri impuri su Ness in presenza dell'iperprotettivo Edward Cullen. Ormai dovrebbe esserci abituato, ma in fin dei conti è pur sempre suo padre.
«E dai, non fare il moralista! Anche tu fai certi pensieri su Bella!», gli dico sottovoce, soffocando una risata.
Finalmente Ness si avvicina a me, prendendomi per mano. La faccio girare su se stessa, per ammirarla in ogni minimo dettaglio. Indossa un abito verde smeraldo corto e senza spalline che le fascia il fisico minuto e perfetto, ed ha i capelli tirati su in un'elegante pettinatura intrecciata. Opera di Alice, sicuramente. Il trucco raffinato e non troppo eccessivo riprende il colore del vestito, questo deve essere opera della bionda. Non resisto e la avvicino di più a me, baciandole la mano come farebbe un cavaliere con la sua dama.
«Jake, non vorrai venire al ballo vestito così!». Ness mi fa ricordare che sono in maglietta e pantaloncini, in "tenuta da lupo". Non può andare al ballo con un barbone, devo assolutamente cambiarmi, e in fretta.
«Jacob, vieni con me», mi dice Jasper, che mi ha rimediato un abito elegante. Dopo aver indossato il completo, blu scuro con una camicia bianca, mi guardo allo specchio. Non è poi tanto male. Il completo che avevo messo al matrimonio di Seth mi faceva sembrare una specie di pinguino, così invece mi sento del tutto a mio agio. Degno di stare accanto alla bellezza fatta persona, senza farla sfigurare.
Torno in salone sotto gli sguardi dei Cullen, di Ness e dei miei figli.
Edward e Bella si guardano negli occhi, parlando sottovoce. Bella dice qualcosa a proposito di Charlie e lo spray al peperoncino, ricordando il suo primo e ultimo ballo di fine anno con Edward.
«Andiamo, Ness?».
Renesmee si china per baciare i nostri figli, e faccio anch'io lo stesso gesto.
«Sei bello, papà!», mi dice Sophia all'orecchio facendomi sciogliere come un cretino, mentre Michael dice la stessa cosa a Ness.
 
Prima di salire in macchina apro la portiera a Nessie, che sorride pensierosa.
«Che c'è, sei nervosa? L'anno scorso non ci sei andata, questa è la tua ultima occasione... A meno che tu non voglia ripetere il liceo all'infinito come tuo padre e i tuoi zii...».
«Sarà pieno di ragazzini... Non sarà imbarazzante per un uomo di trentacinque anni come te venire al ballo con una diciottenne?», mi dice Ness provocandomi.
«Nessuno conosce la mia vera età a parte Jennifer e le altre tue amiche. E poi... dimostro forse la mia età?». Le sue parole mi fanno ripensare al gioco scemo che facevo con Bella nel periodo precedente alla mia trasformazione, chi sapeva più cose era più grande. Bella aveva la fissa di darsi della quarantenne.
«Non voglio che tutte le ragazzine ti guardino con la bava alla bocca», mi risponde mettendo il broncio.
«E allora io che dovrei dire? Tu sei... meglio che non parlo, altrimenti rischio di essere volgare. Posso solo dirti che vorrei fare sesso con te in questo preciso istante...».
Tra le risate di entrambi, Ness mette la musica ad alto volume, iniziando a canticchiare imbarazzata. Sono ancora capace di farla arrossire, incredibile.
«Sarò una normalissima diciottenne, questa sera».
«Abbiamo l'eternità per essere adulti, giusto?».
«Giusto, Jake».
La Volvo nera presa in prestito da Edward sfreccia veloce sull'autostrada, mentre ci dirigiamo verso la nostra meta.
Non appena scendiamo dalla macchina, abbiamo tutti gli sguardi puntati addosso. Chissà perché, Ness ed io abbiamo la pessima abitudine di attirare inconsapevolmente l'attenzione su di noi, neanche avessimo addosso delle insegne lampeggianti.
All'ingresso del locale campeggia una scritta luminosa, il tema della serata: "Hollywood". Be', la mia Ness è più bella di qualsiasi stella del cinema. All'entrata veniamo travolti da una marea di gente e dalla musica altissima, i compagni di classe di Ness ci piombano subito addosso. Anche Brittany, che finalmente ha abbandonato il lato oscuro per diventare più o meno simpatica. Più o meno, ho detto, perché l'aria da smorfiosa l'ha conservata.
«Jacob, Renesmee!».
«Che belli che siete... Ness, hai un abito spettacolare! Venite a ballare con noi?».
«E i bimbi dove li hai lasciati?».
«Michael e Sophia sono con i miei», risponde Ness a tutto quell'oceano di domande.
«Ah, prima che mi dimentichi, il preside ti ha scelta per fare il discorso, il giorno della consegna dei diplomi», le dice Jennifer.
Ness non è mai a disagio, in ogni contesto e situazione è sempre spigliata e naturale... Ma se c'era una cosa che avrebbe volentieri evitato, è proprio il discorso della cerimonia dei diplomi. Voleva fare il suo esame in santa pace, senza la seccatura di prepararsi uno di quei discorsi banali sul futuro che inizia adesso, e stronzate simili. Quasi quasi glielo scrivo io il discorso, non voglio che si faccia problemi per questo.
«Deve farlo per forza?», intervengo io, seccato.
«Il preside ci tiene molto, Jacob. Renesmee è stata la migliore allieva del Liceo di Forks, e nessuno è degno di sostituirla. È un dato di fatto».
«Farò questo sforzo... Davvero, non preoccupatevi. Ora basta pensare all'esame e alla cerimonia dei diplomi, questa serata è fatta per divertirsi».
Renesmee si lascia trascinare in pista da Jennifer e Nicole, ma sento che questa notizia le ha rovinato la serata.
Fare un discorso lì davanti a tutti significa mettersi in mostra, ed è proprio ciò che Ness voleva evitare. Ufficialmente è qui a Forks solo con Edward e Bella, i suoi giovanissimi genitori neanche quarantenni. Carlisle lavora sotto falso nome in un ospedale di Seattle, visto che qui a Forks tutti lo ricordano come il medico migliore dell'ospedale locale, e la versione ufficiale è che ormai è in pensione. Quando Bella si trasferì qui da Charlie, i Cullen erano "quelli strani", che se ne stavano sempre per conto loro. Presto dovremmo di nuovo lasciare Forks... Il posto è piccolo, le voci corrono, e non possiamo permetterci di rischiare.
Renesmee aveva già sofferto abbastanza quando si era diffusa la notizia della "gravidanza della nipote diciassettenne del Dottor Cullen"...
Ness mi prende per mano interrompendo i miei pensieri, per poi baciarmi dolcemente le labbra.
«Ti stai annoiando, Jake?», mi domanda, continuando a baciarmi.
«Se fai così... assolutamente no. Mi piace da impazzire». Di colpo si fa di nuovo seria.
«Andiamo un attimo fuori», mi dice, trascinandomi via dalla folla di ragazzi scatenati.
Il cielo è sereno, stellato, e non tira un alito di vento. Serata perfetta, se non fosse per la preoccupazione che vedo negli occhi di Ness.
«Ehi, Renesmee».
«Non voglio farlo quel discorso di merda... è una cosa del tutto inutile», risponde, abbassando lo sguardo.
«Chi ti ha insegnato a parlare così, Cullen?», le dico in tono provocatorio.
«Me l'hai insegnato tu, Black», risponde lei baciandomi sul collo, facendomi venire la pelle d'oca...
«Al discorso ci pensiamo domani, okay? Ci sono io con te. E non è colpa mia se sei una secchiona». Le strappo una risata, mentre la musica che proviene dall'interno ci fa venire voglia di ballare.
«Mi concede questo ballo, Renesmee Cullen?».
«Non potrei mai rifiutare una simile offerta da lei, signor Black». Renesmee mi porge la mano, e la avvicino a me cingendole i fianchi, mentre lei poggia la mano rimasta libera sulla mia spalla. Danziamo insieme, dolcemente, l'uno tra le braccia dell'altra: il nostro piccolo e personale momento di Paradiso.
 
Renesmee
Il fatidico giorno è arrivato. L'esame è andato alla grande, ed ora siamo tutti qui riuniti per la cerimonia della consegna dei diplomi, una cerimonia che segna una volta per tutte la fine della mia adolescenza. Dopo diversi (disastrosi) tentativi sono riuscita a preparare il tanto agognato discorso, tengo il foglietto in mano dandogli un'occhiata di tanto in tanto, mentre sento chiamare uno ad uno i nomi dei miei amici e di ragazzi sconosciuti.
«Mark Arvey... Hevan Bower...».
E dopo ci sono io, la C di Cullen. Jennifer mi guarda dal fondo della fila, rivolgendomi un sorriso incoraggiante. E poi, il preside Molina pronuncia il mio nome: «Renesmee Carlie Cullen».
Salgo sul piccolo palco sotto lo sguardo di tutti, mentre il preside continua a parlare: «Renesmee è stata la migliore allieva di questo Liceo, distinguendosi per le sue capacità in soli due anni. E sono orgoglioso di aver avuto un'alunna come te. Prego, ora ti lascio la parola».
Una scarica di adrenalina mi invade il corpo, portandosi via tutta la tensione dei giorni precedenti. Osservo i cappelli gialli dei miei compagni di classe, per poi concentrarmi sul microfono. Il foglio non mi serve, la mia memoria infallibile non mi tradisce mai.
«Innanzitutto vorrei porgere i miei ringraziamenti a tutti i miei insegnanti e al preside, il professor Molina. Mi sembra ieri di aver messo piede qui per la prima volta, solo lo scorso anno, e tutto a un tratto sono qui a prendere il mio diploma. Scommetto che la prima cosa che vorrete fare appena usciti da qui sarà un bel falò con i libri!». Tutti i miei compagni mi applaudono, ridendo e incoraggiandomi a continuare.
«Be', prima voglio dirvi un paio di cose, sperando di non essere noiosa o retorica. Fra qualche anno ripenseremo con nostalgia al nostro tempo qui. Tanto per fare un'ultima volta la secchiona, vorrei citare la frase di un famoso filosofo: "Tutto scorre". La vita continua, ed ora siamo qui per il nostro primo traguardo importante. Oggi diventiamo adulti. Ci stiamo affacciando per la prima volta ad un mondo diverso. E non siate "normali", distinguetevi, perché io stessa ho scelto di non esserlo. Non sono mai stata normale, e ciò mi ha portata ad essere la persona che sono ora. Tirate fuori quel po' di follia che è in voi, non fatevi mai mettere i piedi in testa da nessuno. E, soprattutto, siate sempre voi stessi, qualunque cosa accada, senza perdere mai l'entusiasmo che avete adesso. Siate giovani dentro, sempre. Grazie a tutti».
Scendo dal palco tra gli applausi generali, e raggiungo tra la folla Jacob e i miei genitori. Zia Alice ha fatto un ottimo lavoro con il trucco, è riuscita perfettamente a non farli apparire come dei miei coetanei. Direi quasi che sono davvero sulla quarantina. Una mano diversa si posa sulla mia, seguita da altre mani... mani umane.
«Robert!». Mi getto tra le sue braccia, per poi ripetere il gesto con nonna Renée e nonno Phil.
«Ti abbiamo fatto una sorpresa, Renesmee! E poi mi mancavano troppo i miei nipotini», mi dice nonna Renée. Sì erano nascosti bene, o forse ero troppo agitata per osservare il mio numeroso "pubblico" mentre parlavo.
«Rob, il prossimo anno tocca a te!», gli dico, alludendo al diploma.
«Non mi ci far pensare... sono venuto a fare un po' lo zio!». Che bella sorpresa, non mi aspettavo di trovarli qui. Sapevo che nonna Renée era stata assente il giorno del diploma di mia madre, ed ora non si era voluta perdere il mio per nessun motivo al mondo. E poi, lei e Rob stravedono per i miei bambini, e vengono a trovarli ogni volta che possono.
Anche i miei genitori, dopo qualche incertezza, avevano deciso di esserci. Non c'era il rischio di imbattersi nei loro ex compagni di classe, tutti loro avevano lasciato Forks per spostarsi verso i grandi centri. Tutti tranne Mike Newton e Jessica Stanley, la loro figlia Martha frequenta il secondo anno, ci conosciamo solo di vista.
«Sei stata bravissima», mi dice mamma abbracciandomi, mentre papà risponde alla mia domanda silenziosa riguardo al mio discorso di poco fa.
«Per niente banale, davvero».
Per il mio discorso mi sono ispirata a loro, la mia famiglia. I miei esempi. Loro che hanno secoli alle spalle e nonostante tutto sono giovani dentro, al contrario di altri vampiri che si erano lasciati sopraffare dal susseguirsi dei tempi. Ovviamente non avrei potuto parlare di vampiri, e non avevo voluto parlare della mia vita privata. Per tutti ero "quella che ha bruciato le tappe", con i figli a diciassette anni e la relazione con Jacob. Ma io so benissimo che non è così, l'adolescenza l'avevo abbandonata da un pezzo e tornare a scuola mi ha riportata un po' indietro, ma facendomi crescere ancora.
Guardo i miei amici, loro hanno ancora tutto da vivere. Il preside fa il nome di quella che in questi due anni è stata un'amica straordinaria: «Jennifer Richards».
Jenny prende orgogliosa il suo diploma, le sorrido da lontano. Spero di poter mantenere l'amicizia con lei, per quanto possibile. Purtroppo la mia natura mi impone di ridurre al minimo i contatti con gli umani, eccetto la mia famiglia.
Eppure mi sento così umana, una diciottenne emozionata e anche un po' triste per aver finito la scuola. Forse inizia una nuova fase della vita anche per me...

 

NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutte! Sono stata puntuale, come promesso. In questo capitolo c'è stato un salto temporale di un anno, e Renesmee ha concluso una parte importante della sua vita. Ora è una donna adulta a tutti gli effetti. A partire dal prossimo capitolo cominceremo ad affrontare la questione Robert / Volturi / Renesmee / Sophia&Michael, ma non vi anticipo nulla, lo scoprirete leggendo! xD
Ne approfitto per farmi un po' di autopubblicità, se volete seguirmi su facebook ho una pagina su Twilight che si chiama *The Twilight Saga Italian Fan Forum*.
Aspetto tutte le recensioni delle mie lettrici, per me il vostro parere conta moltissimo! Un abbraccio a tutte voi, ci si vede mercoledì prossimo con il capitolo nuovo! <3
Greta

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** A volte ritornano ***


27. A VOLTE RITORNANO


Jacob dorme tranquillo di fianco a me, la sua schiena perfetta viene illuminata dalla luce dell'alba che sta per sorgere. Gli accarezzo i capelli spettinati, restando ad ammirare la sua bellezza. Potrei ammirarlo per ore, il mio Jake. Lo bacio sul collo, per poi alzarmi dal letto facendo attenzione a non svegliarlo.
Robert e i nonni dormono ancora, resteranno qui per ancora qualche giorno. La casa è semi deserta, devono essere quasi tutti andati a caccia.
Scendo dalle scale e vedo papà seduto sul divano, con Michael e Sophia che dormono appoggiati alle sue gambe. Papà si gira, notando il rumore impercettibile dei miei passi.
«Renesmee, sei già sveglia?», mi chiede a bassa voce, per non svegliare i bambini.
«Mi mancavano troppo... E poi mi piace vederli dormire». Raggiungo papà sul divano, facendo anch'io attenzione a non svegliarli.
«Che cosa sognano?», chiedo a papà, prendendo Sophia in braccio.
«Colori, mare, alberi... lupi. Te, Jacob...». Sorrido a papà, per poi posare lo sguardo su Michael.
«Sei mai riuscito... a vedere qualcuna delle persone che Mickey incontra mentre sogna?», gli chiedo, presa da un'improvvisa curiosità. Non avevo mai affrontato apertamente questo discorso con lui.
«No, Renesmee, questo mai. Evidentemente avvertono la mia presenza, e non si manifestano. Io potrei vederli, e a me non è concesso. È concesso soltanto a lui», risponde rassegnato.
«E adesso, che cosa vedi nei pensieri di Michael?».
Papà sgrana gli occhi, persi nel vuoto, come se avesse visto qualcosa di incredibile.
«Tutto bene, papà?».
«Mi stava ascoltando...», risponde lui.
«Chi? Chi ti stava ascoltando? Papà, non capisco...». I suoi occhi tornano a posarsi su Michael, per poi riflettersi nei miei.
«Michael sta comunicando con mia madre... Elizabeth Masen».
La rivelazione di papà mi lascia sconvolta, e incredibilmente felice. Perché, grazie al dono di mio figlio, papà può finalmente rivedere la persona che credeva di aver perso per sempre. La donna che lo aveva messo al mondo più di un secolo fa e che, quando per lei non c'era più niente da fare, aveva supplicato Carlisle di salvare quel figlio che amava più della sua stessa vita, rendendolo immortale.
Papà sfiora la piccola mano di mio figlio, che in un gesto automatico stringe subito le dita attorno alla sua. Chiude gli occhi, e resta così per diversi minuti. Immobile, concentrato, e con un leggero sorriso stampato sulle labbra. Quando riapre gli occhi, cerca subito i miei.
Lascio Mickey sul divano accanto alla sorellina, e le braccia forti di mio padre, che mi avevano sempre protetta fin dalla mia nascita, mi stringono in modo sicuro e delicato. Lo abbraccio forte anch'io.
«Grazie, Renesmee... per aver dato la vita ad un essere speciale come lui». Papà scioglie l'abbraccio per guardarmi negli occhi, occhi che se solo ne fossero ancora capaci potrebbero sciogliersi in lacrime di gioia da un momento all'altro. Continua a stringere le mie mani nelle sue.
«Non credevo fosse una cosa possibile. Rivedere mia madre... Io credevo che fosse morta del tutto, che la sua anima non ci fosse più. Tuo figlio mi ha aperto gli occhi».
«I figli di Jacob non potevano che essere speciali», gli rispondo, guardando prima lui e poi loro.
«Parli come tua madre, diceva la stessa cosa di te... e aveva dannatamente ragione, Nessie».
La porta si apre, e il resto della mia famiglia, di ritorno dalla caccia, posa gli sguardi su di noi.
«Abbiamo interrotto un momento papà e figlia?», chiede zia Alice, vedendomi di nuovo abbracciata a papà.
Sentendo delle voci provenire dalla mia stanza decido di tornare al piano di sopra, papà è troppo occupato a raccontare l'evento straordinario appena accaduto. Con una famiglia come la mia non ci si finisce mai di sorprendere, soprattutto da quando i miei figli sono arrivati nelle nostre vite.
Mi fermo davanti alla porta, gettando un rapido sguardo all'interno della mia stanza. Robert e Jacob stanno parlando, ma devo ancora cercare di comprendere l'argomento...
«Jake, io lo chiedo a te perché ormai sei come un fratello», dice Robert a Jacob.
«Il Grande Capo Jake saprà come aiutarti. Avanti, sputa il rospo», gli risponde Jake.
«Si tratta di Emma... Non voglio legarmi troppo a lei, sarebbe sbagliato. L'ho già lasciata una volta, e per un motivo ben preciso. Io so di non essere al sicuro, Jacob. E non vorrei mai che le accadesse qualcosa per causa mia, ma non ce la faccio a stare lontano da lei...». Robert, per quanto non lo dia a vedere, vive con il pensiero costante dei Volturi, e vuole proteggere le persone che ama. Ormai è passato più di un anno dal giorno in cui gli abbiamo detto tutta la verità, lo ricordo bene perché era lo stesso giorno in cui ho annunciato a tutta la mia famiglia di essere incinta. Anche le misteriose presenze che i lupi avevano ricacciato a nord lo scorso Natale, aiutati da Benjamin, Tia e Zafrina, si erano dileguate. Da un anno a questa parte la situazione a Forks e dintorni era del tutto tranquilla.
«Robert...», gli risponde Jake, fermandosi per pochi secondi. «L'amore non è mai una cosa semplice, Ness ed io ne siamo la prova. Completamente diversi, non sapevamo cosa aspettarci, eppure ora siamo qui, abbiamo due figli, abbiamo combattuto contro gli ostacoli...».
«Ti ammiro, Jacob. E invece io che cosa faccio con Emma? La faccio soffrire e basta. Sono frenato, se mi legassi a lei ancora di più non saprei come fare...». La voce di Robert è rotta, spezzata, come se stesse per andare in frantumi.
«No, Robert. Ascoltami. Basta con queste seghe mentali, okay? Tu devi fare ciò che è più naturale e giusto per te... devi amarla! E poi, mi spieghi questo fatto che non vuoi "legarti di più" a lei? In che senso? Stavate per farlo e ti sei tirato indietro?».
Stavolta Jacob ci è andato giù pesante. Sta cominciando ad assumere un atteggiamento autoritario e... paterno. Già, sembra quasi una chiacchierata tra padre e figlio.
Robert tace per alcuni secondi, per poi riprendere la parola.
«Non proprio... Ma sì, ci siamo andati vicino. Ed io mi sono sentito in colpa, non sarebbe stato giusto per lei. Non può essere mia, prima o poi sento che dovrò lasciarla».
«E questo chi lo stabilisce? I Volturi, forse? Tuo padre non si è fatto rovinare la vita, Robert. E non devi fartela rovinare neanche tu. Hai sempre avuto un autocontrollo pazzesco, fin da quando eri piccolo. Non perderlo proprio ora. Non essere frenato con Emma, perché è facendo così che la farai soffrire. E poi... la prima volta è qualcosa di unico, se la vivi con la persona che ami», dice Jacob, e le mie guance arrossiscono al solo ricordo.
«Raccontami», gli chiede Robert. Ormai sta diventando un discorso tra maschi!
«Renesmee mi ha fatto aspettare parecchio... Avevo ventitré anni. E avevo atteso che fosse lei a volerlo, anche se ammetto che è stato molto difficile resisterle. Insomma, basta guardarla... Quando è successo mi sono sentito orgoglioso e incredibilmente felice. Perché lei era mia e di nessun altro, mi aveva scelto. E mi voleva in un modo indescrivibile... Non mi ero mai sentito così potente, prima. Era la prima volta per tutti e due, ero del tutto inesperto... ma è stato magnifico per entrambi».
Decido di entrare in camera, facendo finta di niente. Mi è piaciuto il discorso che Jake ha fatto a Robert, e il modo in cui racconta i nostri ricordi.
«Discorsi tra uomini?», domando sedendomi sul letto in braccio a Jake, che fa finta di non capire a cosa mi riferisco.
«E dai, ho sentito! Gli stavi raccontando la nostra prima volta...».
«Ti assicuro che Jake non è sceso troppo nei dettagli, Ness», dice Rob mettendo le mani avanti, divertito.
«Non preoccuparti, non mi vergogno a parlare con te di certe cose. È come se fossi mio fratello. E poi i pensieri di Jacob sono alla portata di tutti i nostri amici. Niente privacy... Avanti, che altro vuoi sapere?».
«Come è stato per te?», mi chiede Robert, cercando una conferma alle parole di Jake.
«Mi sono sentita... non so bene come spiegarlo... Completa, perfetta. Non ho sentito molto dolore, se è ciò che vuoi sapere. Emma non soffrirà... Jacob ha ragione, non reprimere i tuoi sentimenti: lascia che accada ciò che deve accadere, se è quel che volete entrambi».
Il cellulare di Jake inizia a vibrare, interrompendo la nostra conversazione.
«Ness, rispondi tu», mi dice Jake, continuando a parlare con Robert.
È Seth.
«Ehi Seth, sono Renesmee».
Luna ha partorito pochi giorni fa, ed oggi dovrebbero dimetterla dall'ospedale.
Poco tempo dopo il matrimonio con Seth, Luna aveva scoperto di essere incinta, e il nuovo arrivato è nato esattamente pochissimi giorni fa, un giorno dopo la cerimonia del mio diploma.
«Nessie ho provato a chiamarti, ma avevi il cellulare staccato... Luna è uscita dall'ospedale, abbiamo portato il bambino a casa... Quando vieni a conoscerlo?», mi chiede impaziente Seth.
«Anche subito!», gli dico, guardando Jake. «Non dirmi niente, voglio tenermi la sorpresa!». Seth e Luna erano stati a lungo indecisi sul nome da dare al bambino, non riuscivano a mettersi d'accordo. Luna è newyorchese da parte di madre, e so che ama i nomi particolari. Chissà quale nome avranno scelto alla fine.
«Grazie della chiacchierata... Avete ragione, non devo rinunciare a lei. Ci si vede più tardi, vado a fare colazione. Ho bisogno di parlare un po' con mia sorella», ci dice Rob, prima di uscire dalla nostra stanza.
Avremmo dovuto affrontare nuovamente il discorso dei Volturi, prima della partenza di Robert. La cosa più importante è tenere i Volturi all'oscuro e alla larga dalle nostre vite... Alla larga dai miei figli, dei quali neanche conoscono l'esistenza...
«Terra chiama Ness!», mi dice Jacob, vedendomi soprappensiero.
«Jake, Robert ha ragione, per certi versi. Non possiamo fare finta di niente... Prima o poi i Volturi vorranno controllare cosa sono diventata... Verranno a sapere dei nostri figli!», gli rispondo in modo brusco.
«Sophia e Michael non sono dei bambini immortali, Ness. Sono lupi, come me. Quindi i Volturi non avrebbero nulla da ridire».
«Sai benissimo che non sono del tutto uguali a te... Sono più simili a me di quanto avremmo pensato. E i Volturi si aggrappano anche al più piccolo e insignificante dei dettagli, per stare dalla parte della ragione. Come provarono a fare con me. Potrebbero persino dire che la nostra unione è contro natura, e che quindi dobbiamo essere puniti entrambi», dico, sorpresa dalle mie stesse parole. Pensieri scomodi che mi tenevo dentro da troppo tempo, e che ora fuoriescono tutti insieme.
«A dire che la nostra unione è contro natura ci aveva già pensato Sam. E poi guarda caso è venuto a chiedermi scusa come un cagnolino fedele. Sei proprio la degna figlia di Edward Cullen, non crearti problemi che non esistono».
Senza neanche rispondere vado verso le scale, diretta al piano di sotto.
«Non mi rispondi, Ness?», mi dice Jake, bloccandomi per il polso.
«Vado a prendere i bambini», rispondo fredda e distaccata, senza neanche degnarlo di uno sguardo. Io lo amo più di qualsiasi cosa al mondo, ma detesto quando fa così. Quando chiude gli occhi di fronte alla realtà... la realtà va affrontata, anche se spesso è scomoda.
 
Durante il breve tragitto per arrivare a casa di Seth, Jake ed io non ci rivolgiamo la parola.
E i bambini, come sempre troppo svegli per la loro età, se ne accorgono subito.
«Mamma, perché non parli?», mi chiede Michael, seriamente preoccupato dal mio strano silenzio.
«Mamma è un po' stanca, non vi preoccupate», risponde Jacob lanciandomi un'occhiataccia, che sembra voler dire "dopo facciamo i conti".
Mi affretto a cambiare velocemente argomento, sperando almeno di distrarre i bambini.
«Mickey, Sophia, siete contenti di rivedere Lily fra poco?».
Entrambi i miei bambini avevano legato molto con la figlia di Leah, ma Mickey ogni volta che la vede ha una strana luce negli occhi, la stessa che avevo io quando guardavo Jacob... Se Michael dovesse avere l'imprinting, un giorno, sarei felice se lo avesse proprio con Lily.
Arrivati a casa di Seth, troviamo Leah ad accoglierci all'ingresso, tutti sono già lì. Lily, in braccio a Ryan, chiede subito al papà di farla scendere per giocare con Michael e Sophia.
Seth e Luna sono seduti sul divano, circondati da tutti gli altri. I miei figli si avvicinano per venire a conoscere il nuovo arrivato, che fa capolino da una copertina azzurra tra le braccia di Luna.
«Seth, è bellissimo», gli dico continuando ad osservare il piccolino, così simile a lui.
«Jacob, Renesmee... vi presento mio figlio: Joshua Harry Clearwater», dice orgoglioso, continuando a guardarlo.
«Alla fine abbiamo trovato un buon compromesso per il nome di nostro figlio», aggiunge Luna. «Abbiamo scelto i nomi dei nostri padri. Joshua Reeves ed Harry Clearwater».
Sophia si avvicina piano a Joshua facendo attenzione a non svegliarlo, e gli dà un leggero bacio sulla fronte. La dolcezza di mia figlia non finirà mai di sorprendermi, ma come fa ad essere così straordinaria?
«Ehi, bellissima» le dice Seth, «secondo me Josh ti vuole già bene, anche se ti ha appena conosciuta».
«Anch'io gli voglio bene. Quando cresce giochiamo insieme!», risponde lei.
E con la nascita di Joshua aumentano anche le possibilità che qualcuno abbia l'imprinting con Sophia. Nessuno dei miei amici aveva avuto l'imprinting con lei, ma se il figlio di Sam dovesse trasformarsi c'è un'elevata probabilità che questo accada. E la stessa cosa potrebbe accadere a Joshua.
Seth è il mio migliore amico, e se suo figlio dovesse avere l'imprinting con Sophia non credo che ne sarei dispiaciuta, anzi.
Leah e Rachel notano subito che tra me e Jacob deve essere accaduto qualcosa di spiacevole, ma sinceramente non ho voglia di parlarne... A volte mi sento come un peso per tutti loro.
Se io non ci fossi, la loro vita sarebbe felice e perfetta. Niente Volturi, né altri pericoli dietro l'angolo.
«Renesmee, dai! Non ci piace vederti così», mi rimprovera Rachel. Leah mi osserva, cercando di decifrare la mia espressione. «Rachel, mi dai il permesso di picchiare tuo fratello?», dice, strappandomi un sorriso.
Litigare con Jacob mi fa sentire da schifo, terribilmente in colpa. Ma mi fa anche essere terribilmente acida.
Mamma mi aveva raccontato che quando accadevano certe cose con papà, si buttava subito giù. Senza reagire. Io invece, sono esattamente il contrario: reagisco male anch'io, ovviamente, ma continuo dritta per la mia strada. Testarda, fino alla fine.
 
Da quando siamo tornati a casa, Jake ed io continuiamo ad ignorarci. O meglio, sono io che ignoro Jake. Gli ho persino lasciato la mia stanza, andando a dormire nella camera di zia Rosalie. Tanto a lei non serve...
«Ness, apri questa dannata porta».
«Lasciami stare, Jake».
Mi rannicchio tra le coperte cercando di dormire, fin quando non sento qualcosa sbattere contro la finestra. Qualcuno che bussa. Jake...
«Jacob, ma che ti salta in mente?», gli dico, facendolo entrare.
«Non mi hai lasciato scelta. Mi è toccato arrampicarmi alla finestra, come un ladro». Jacob mi prende il volto tra le mani, i suoi occhi sembrano supplicarmi in silenzio.
«Ness... vieni con me, andiamo a parlare da un'altra parte. Qui ci sentiranno tutti».
Usciamo entrambi dalla finestra. I bambini dormono tra le braccia di mamma e nonna Esme, nessuno farà storie se ci allontaniamo per un po'.
«Mi hai fatto correre un po' troppo», dice Jacob non appena arriviamo al nostro rifugio, mentre io continuo a restare in silenzio, pensierosa.
«Vieni qui, e baciami. Litigare con te mi fa sentire da schifo...», mi dice Jacob, come se fosse un ordine.
«Perché dovrei farlo? Non è facendo finta di niente che si risolvono le cose», gli rispondo, continuando a tenere lo sguardo basso.
«Perché qualunque cosa accada, la affronterai con me. Non permetterò che accada mai niente né a te né ai nostri figli. Scusami se ti sono sembrato brusco». Jacob mi prende per i fianchi, avvicinandomi a sé. Senza neanche darmi il tempo di rispondere mi bacia, affondando le sue labbra nelle mie, spingendomi con foga contro la parete di legno del nostro piccolo rifugio.
«Perché mi fai questo, Jake?». Jacob conosce bene le mie debolezze, e aveva fatto leva ancora una volta sul mio più grande punto debole: lui.
«Tu sei un mio diritto, Renesmee. Ed io lo sono per te, ci siamo giurati che avremmo affrontare insieme ogni ostacolo».
«È mio diritto anche farti vedere la realtà», gli rispondo cercando di allontanarlo, anche se non voglio farlo.
«Qualunque cosa accada, sarò sempre con te... Non accadrà niente alla nostra famiglia, né ora né mai».
Afferro Jake per il colletto della camicia, strappandola come se fosse fatta di carta. I resti della camicia cadono a terra, mentre Jake mi spinge contro di lui con un'intensità sempre maggiore, continuando a baciarmi.
Jake mi abbassa la spallina del vestito, che scivola subito via dal mio corpo finendo a terra accanto alla sua camicia a brandelli. Ormai incapaci di controllarsi, le mie mani slacciano con impazienza i suoi pantaloncini...
«Renesmee, fermati», mi dice all'improvviso staccandosi da me, togliendo le mani dalla mia schiena nuda.
«Perché? Non era ciò che volevi?», gli dico in modo anche troppo strafottente. Forse sto esagerando, e non so neanche perché lo sto facendo...
«Ciò che voglio è che tra noi non ci siano incomprensioni, Ness. Parla, sfogati! Dimmi che sono uno stronzo, ma reagisci, porca miseria!».
«Sono stata troppo dura con te», gli rispondo, lasciandolo senza parole.
«Va tutto bene, Nessie», mi dice lui avvicinandosi di nuovo a me, per baciarmi sulla fronte.
«Prima hai detto una frase che mi ha colpito molto, Jake. Hai detto che "Io sono un tuo diritto", e non c'è niente di più vero. Io per te, tu per me: ci apparteniamo, noi due... E adesso se non ti dispiace vorrei riprendere da dove eravamo rimasti», gli dico baciandogli il collo, e stringendolo forte a me. Le mie mani finiscono sui suoi fianchi, facendo scivolare i suoi boxer a terra.
Mi sdraio sul letto trascinando Jake insieme a me, le sue mani impazienti finalmente mi liberano dalla biancheria di pizzo bianco che indosso. Mi soffermo a baciare il suo torace scolpito, con sempre maggiore insistenza e desiderio. Le mie dita spingono sempre più forte sulla sua schiena, come a volerlo stringere ancora di più... Non voglio litigare con lui, mai più.
«Ness, vacci piano!», mi dice Jake, staccando le sue labbra dalle mie. Sorride, e non c'è niente di più straordinario che vederlo così.
«Non ce la faccio a stare lontana da te», gli dico ricambiando il sorriso, perdendo sempre di più il controllo sulla realtà. Lo desidero con tutta me stessa, e ancora di più.
Jake si sdraia su di me, e con le dita percorre piano la mia colonna vertebrale leggermente sporgente, facendo poi scivolare una mano tra le mie gambe, come a chiedermi il permesso di farmi sua. Come se ce ne fosse bisogno... Il mio corpo risponde subito al suo gesto, siamo ormai completamente uniti e pronti a fonderci in una cosa sola. Il mio corpo aderisce perfettamente al suo, getto la testa all'indietro inarcando la schiena, sussurrando il suo nome. Jacob è di nuovo mio.
«Non ti lascio più andare», sussurra lui continuando a spingere dentro di me, sempre con maggiore esigenza, assecondando il mio desiderio...
Degli ululati provenienti da fuori, in lontananza, interrompono questo attimo di perfezione. Sono ululati sofferenti, allarmati. Voci familiari, che conosco sin dalla mia nascita e che ormai ho anche imparato a riconoscere.
Jake si stacca bruscamente da me, sento ancora il suo battito accelerato confondersi col mio. Poggia la testa nell'incavo del mio collo, lasciandosi accarezzare i capelli.
«Deve essere successo qualcosa, quella era la voce di Embry», mi dice, sollevando il capo per guardarmi negli occhi. La sua voce è ancora affannata.
«Dobbiamo andare...», gli rispondo, dandogli un ultimo bacio sulle labbra. Jacob si sposta su un fianco, permettendomi di alzarmi. Il mio corpo sembra quasi protestare, avevo ancora voglia di lui... 
Recupero da terra i miei vestiti, mischiati a quelli di Jake. Mi rivesto in fretta, agitata, mentre Jake recupera i suoi pantaloncini. Lancia uno sguardo divertito alla camicia che poco fa ho ridotto a brandelli, lasciandola per terra.
Usciamo di fretta dal nostro piccolo rifugio, mettendoci a correre per raggiungere casa il prima possibile. Gli ululati provenivano proprio dalle vicinanze della casa dei nonni.
 
Una volta arrivati, troviamo zio Emmett ad attenderci davanti all'entrata. Zio scoppia a ridere vedendo Jacob tornare senza la camicia, e notando il rossore sulle mie guance e i capelli ancora arruffati. I segni della stretta potente delle mie mani sono ancora visibili sulla schiena di Jake...
«Vedo che avete risolto le vostre incomprensioni, eh?...». Zio Emmett. Non cambierà mai...
«Zio, non è il momento... Che succede? Abbiamo avvertito degli ululati, proprio qua vicino», gli chiedo, preoccupata.
«Si tratta di Alice... ha avuto una visione. I lupi sono venuti qui, li abbiamo chiamati. Ma non siamo riusciti a capire di cosa si trattasse».
Zio Emmett si chiude la porta alle spalle, e nonostante sia ormai notte inoltrata vedo che anche Robert e nonno Phil sono svegli.
«Renée abbiamo preferito non svegliarla», mi dice Phil. Ci sono proprio tutti, il branco al completo.
«Renesmee, Jacob, finalmente!». Sam? Che ci fa lui qui?
«Sam, tu che cosa c'entri con questa storia?», gli domando, seccata.
«A quanto pare la visione di Alice riguarda anche tutti noi. Perché Jacob sta con te, ecco qual è il motivo. E mentre eravate fuori a fare i vostri porci comodi, noi eravamo qui a cercare di comprendere...». Papà lo fulmina con uno sguardo truce, trattenendosi dall'andare verso di lui e picchiarlo.
«Non ti permettere, Sam. Prova a dire ancora mezza parola su mia figlia e non metterai più piede qua dentro».
Lo sguardo di zia Alice si perde di nuovo nel vuoto, si porta le mani alla fronte. L'attenzione si sposta di nuovo su di lei.
«Alice, che cosa vedi?», le chiede zio Jasper, sorreggendola.
«Volterra... Bella sta parlando con Aro... Jane e Alec dicono che non vogliono niente da Robert, vogliono solo vederlo, ma ad una condizione...».
Zio Jasper continua a guardarla negli occhi.
«Calmati, Alice... che altro vedi?».
«Renesmee. Vogliono vedere che cosa è diventata... e di che natura è il suo legame con Jacob e i lupi. Solo così non avanzeranno pretese su Robert».
Zia Alice si lascia cadere sul divano, esausta anche se solo mentalmente. Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto...
A volte i nemici ritornano. E loro, i Volturi, ritornano sempre...


 
NOTA DELL'AUTRICE
Ciao ragazze! Eccomi qui come ogni mercoledì ;)
Con questo capitolo siamo tornate al punto di vista solo di Renesmee, ma non escludo che in futuro ci siano altri capitoli a doppio p.o.v.!
Come vi avevo anticipato sarebbe accaduto qualcosa, i Volturi stanno per tornare....
Aspetto le vostre recensioni, non mi fate scherzi! I vostri incoraggiamenti sono la mia forza u.u
Un abbraccio enorme a tutte, lettrici attive e lettrici silenziose. A mercoledì prossimo :)
Greta 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** La terza visione ***


28. LA TERZA VISIONE


Zia Alice rimane ferma, immobile, con gli sguardi di tutti puntati addosso.
Zio Jasper cerca di tranquillizzarla, probabilmente sta utilizzando il controllo dell'umore nei confronti di tutti i presenti, me compresa. Lascio la mano di Jake per andare verso di lei, andandomi a sedere sul divano proprio accanto a zio Jasper, che mi poggia una mano sulla spalla come per rassicurarmi.
Le visioni di zia Alice non sono ancora finite, il suo sguardo torna a perdersi nel vuoto.
«Lasciamola concentrare», dice zio Jasper. «Non stiamole addosso».
Resto ferma, senza chiederle niente. Non voglio farle perdere la concentrazione, anche perché quando si tratta di me, le sue visioni sono come dei buchi neri.
Mi sento addosso gli sguardi di tutta la mia famiglia e dei lupi, in particolar modo lo sguardo pressante di Sam. Sguardi diversi, ma tutti ugualmente preoccupati.
Mia madre tiene gli occhi rivolti verso il basso, sostenuta dalle braccia di papà che cerca invece di nascondere la sua preoccupazione. Ogni tanto Jacob si scambia delle occhiate con lui, chissà che cosa gli sta dicendo...
«Ce l'ho fatta», sento dire tutto a un tratto dalla voce cristallina di zia Alice. «Sono riuscita a vedere diverse cose, spero solo che i Volturi non decidano di modificare i loro piani. Ho come la sensazione che mi sia sfuggito qualcosa...».
La sua voce è controllata, decisa, mi trasmette tranquillità. Riesce quasi a calmare la mia agitazione. O forse è solo grazie all'intervento di zio Jasper, che è riuscito persino a calmare Sam...
«Alice, se non riesci a raccontarci tutto immediatamente, non preoccuparti. Hai avuto tre visioni nel giro di poco tempo, la tua mente ha bisogno di riposare», sento dire da nonno Carlisle.
«Sto bene, non preoccupatevi. Tutti avete bisogno di sapere. Dobbiamo giocare sul tempo, e coglierli di sorpresa».
Phil prende la parola, rivolgendosi a mia zia: «Alice, che cosa aveva di diverso l'ultima visione che hai avuto, rispetto alla precedente?».
Zia Alice si alza in piedi, voltandosi verso tutti i presenti.
«Nella prima visione, tutto era sfocato. C'era Volterra, e c'erano Jane e Alec che discutevano a proposito dei lupi... e di Robert.
Nella seconda tutto ha cominciato ad essere più definito. Aro chiedeva di Robert e Renesmee a Bella. E poi nell'ultima visione...».
Robert si allontana dal padre, avvicinandosi a zia Alice.
«Alice, devo sapere. Questa cosa riguarda in prima persona me e Renesmee», dice, spostando lo sguardo su di me.
«Robert, io non voglio spaventarti...», risponde zia Alice, bloccandosi di colpo come se avesse paura di continuare a parlare.
«Sono grande abbastanza, no? Possiedo un autocontrollo sufficiente a non farmi perdere il controllo sulla realtà, mio padre lo sa bene. Ti prego, Alice. Devo sapere».
Il Robert insicuro di stamattina sembra essersi volatilizzato, per lasciare il posto alla persona sicura di sé che ho sempre imparato a conoscere. Lui non ha paura per se stesso, ma per le persone che ama. Sua madre, suo padre, i suoi amici... Emma. È lei il punto debole di Robert, proprio come Jake lo è per me.
«Nella terza visione, la prima cosa che ho visto sono stati i sotterranei di Volterra. Aro, Caius e Marcus, con Jane, Alec, Felix e Demetri, erano seduti in cerchio, ad una tavola rotonda. Non riuscivo a sentire con chiarezza che cosa stessero dicendo, ma sono riuscita a riconoscere i nomi di Edward e Bella, di Renesmee e di Robert. Phil, parlavano anche di te... e poi blateravano qualcosa a proposito dei lupi mutaforma, del nostro rapporto con loro, e dello strano legame che teneva uniti Renesmee e Jacob già diciotto anni fa, durante il mancato scontro. Si stavano chiedendo che razza di motivo possa spingere un mutaforma a stringere un tale legame affettivo con dei vampiri. La visione continuava con una scena che avevo già visto in precedenza: Bella era a Volterra, non c'era nessun altro di noi. Non c'erano neanche gli altri Volturi, soltanto Aro era presente. Chiedeva di poter vedere Renesmee. E chiedeva di poter vedere Robert, a nome di Jane ed Alec, per... individuare eventuali doti particolari. Diceva di volerlo nel corpo di guardia, se Robert si fosse dimostrato all'altezza di questo ruolo. Bella a quel punto gli ha detto di lasciar vivere a suo fratello una normale e felice vita umana, proprio come prevedeva l'accordo con Phil. Ed è lì che Aro ha avanzato la sua pretesa... Lascerà vivere a Robert la vita che sceglierà lui, come un qualsiasi altro umano, ma ad una condizione. I Volturi vogliono incontrare Renesmee... a patto che non ci siano tranelli. Renesmee deve essere da sola».
Mamma si scambia uno sguardo preoccupato con papà, stringendo più forte la sua mano.
Jacob viene subito verso di me, stringendomi tra le sue braccia. Nascondo il mio viso sul suo petto, lasciando che i capelli mi coprano gli occhi. 
«Cerchiamo di mantenere la calma!», interviene zio Emmett sbattendo un pugno sul tavolo preferito di nonna Esme. Se solo avesse fatto più forte, lo avrebbe senza dubbio spaccato in due. «Per prima cosa analizziamo tutta la situazione, punto per punto. Perché Bella era da sola? Voglio dire, perché mai dovremmo lasciare una persona della nostra famiglia nelle mani di quei figli di puttana?», continua zio Emmett. Nonna Esme si avvicina al figlio, cercando di calmarlo.
«Hai detto che dobbiamo analizzare la situazione, Emmett», interviene papà.
«C'è un motivo ben preciso, se Bella era lì da sola. È l'unica a cui Aro non può leggere la mente. Se ci andassimo tutti, Aro vedrebbe i nostri pensieri. Vedrebbe Sophia e Michael, figli di una mezza vampira e di un mutaforma. I bambini hanno il gene dei lupi, il loro numero di cromosomi è lo stesso di Jacob. Ma possiedono delle abilità particolari, hanno un'intelligenza sviluppata e una crescita fisica più veloce del normale. Sono immuni al nostro veleno, e posso nutrirsi di sangue... In poche parole sono la perfetta congiunzione tra vampiri e mutaforma. Un caso unico al mondo... e sinceramente non so quale reazione aspettarmi, dai Volturi».
«Edward, vogliono vederla! E lei non possiede uno scudo mentale come Bella... Verranno comunque a sapere dell'esistenza dei bambini!», sbraita Jake continuando a stringermi a sé.
«Jake, calmati. Non ho uno scudo, è vero. Ma sono riuscita a nascondere la gravidanza a papà per ben tre mesi... e la stessa cosa sei riuscito a farla anche tu. I nostri pensieri non sono alla portata di tutti, possiamo scegliere di nasconderli. Lo facciamo sempre, Jake... ricorda ciò che ti ho insegnato: chiudi a chiave i pensieri che vuoi lasciare privati, conservali in un angolo remoto della tua mente. Pensa ad altro. Mantieni la massima concentrazione...», continuo a dire, decisa e determinata. 
Posso farcela. Io posso fare qualunque cosa, è questo il mio motto. A costo di dover fare tutto da sola, di dover chiamare nuovamente dei testimoni per dimostrare che i miei figli non sono affatto un pericolo, così come non lo ero io. "Sconfitta" non è una parola che esiste sul mio vocabolario. Ce la faremo, tutti quanti.
«Che cosa hai detto, Renesmee? Perché non sono riuscito a leggere i tuoi pensieri?!», dice all'improvviso papà.
«Ho imparato bene, ormai... Riesco a pensare a due cose contemporaneamente, decidendo quale pensiero nascondere e quale no. Papà, posso farcela», gli dico, sciogliendomi dalla presa di Jacob. 
«Ness, se stai pensando di andare da sola a Volterra, ti stai sbagliando di grosso! Anch'io riesco a nascondere i pensieri, no?», interviene Jake.
«Be', sì... ci riesci ma non quanto me. Il tuo modo di nascondere i pensieri è diverso dal mio».
Mamma si avvicina a me, abbracciandomi.
«Nessie... nella visione di zia Alice ero io ad andare a Volterra. Lascia andare prima me, poi decideremo cosa fare. Intanto ci prenderemo del tempo».
Papà prende da parte Jacob per dirgli qualcosa, subito dopo Jake ritorna da me prendendomi per mano.
«Ness, hai bisogno di riposare. Vieni, andiamo a dormire, al resto ci penseremo domani».
 
La mia famiglia continua a parlare, mentre Jake ed io ci allontaniamo salendo le scale, diretti nella nostra stanza. Accanto al letto matrimoniale ci sono i nostri figli, che dormono sereni nel lettino ignari di tutto ciò che è accaduto in poche ore... Soltanto questa mattina avevo discusso con Jacob proprio riguardo a questa eventualità, un nuovo ritorno dei Volturi. Ed ora è tutto maledettamente reale...
Guardo i miei bambini, che dormono l'uno accanto all'altra. I miei piccoli miracoli, il simbolo dell'amore tra me e Jacob. Con la coda dell'occhio continuo a guardare Michael e Sophia, mentre mi soffermo sulle tante foto appese alla parete della nostra stanza: una foto di me da piccola, con mamma e papà. Un ritratto di famiglia, in cui ci siamo tutti. Una foto di me da piccola insieme a Jacob, già allora lo guardavo con uno sguardo adorante, già allora sapevo di amarlo... E poi, altre foto di me insieme a Jacob. 
Noi due mentre ci baciamo, poi un'altra ancora di me con il pancione, e Jacob che mi abbraccia da dietro poggiandovi le mani sopra. E infine, la foto di noi che siamo finalmente una famiglia. 
Io, Jake e i nostri due gemelli, felici e uniti più che mai. Come può tutto questo essere sbagliato? Chi sono i Volturi per distruggere il mio mondo, la mia felicità, ciò che mi rende viva?
Stringo la piccola mano di Sophia, gli occhi chiusi nascosti dai boccoli scuri che le ricadono sul volto, e le labbra identiche a quelle di Jacob dischiuse in un dolcissimo sorriso.
«Guardali, Jake... io farò qualunque cosa sia necessaria per loro. Sono i figli che mi hai dato tu, e li amo in un modo che non si può neanche immaginare, che non può essere descritto con delle semplici parole...».
Jacob mi abbraccia, stringendomi con tutto l'amore possibile, e mi carezza la schiena con piccoli movimenti regolari. Ci sdraiamo sul letto, continuando a restare abbracciati. Jake mi bacia piano sulle labbra, che subito cercano di nuovo le sue. Ma stavolta è un bacio diverso... il bacio di qualcuno che non vuole lasciarti andare.
«Che cosa ci siamo giurati prima, Ness? Che qualunque cosa accada la affronteremo insieme, perché io non ti lascerò mai andare senza di me. Noi siamo una cosa sola, dove sei tu ci sono io», mi dice Jake poggiandomi un dito sulle labbra.
«Va bene Jake, hai vinto. E comunque, prima mi hai lasciata senza parole, quando mi hai... fermata», gli dico, ripensando a quello che era accaduto poco fa. Le mie mani impazienti pronte a togliergli i vestiti, e lui che mi blocca. Non mi sarei aspettata una simile reazione da lui, che alle parole preferisce i fatti.
«Non mi interessava il sesso, Renesmee. Mi interessava chiarirmi con te... E dopo è stato ancora più bello, perché mi desideravi davvero. Eri tu a volermi, non il tuo corpo... Adesso dormi, Ness. Ci sono io con te, sempre».
 
La mattina dopo, quando mi sveglio, noto subito che il cielo è ricoperto da una fitta coltre di nubi. Oggi è l'ultimo giorno che i nonni e Robert trascorreranno qui a Forks, domani dovranno già ripartire.
Jacob non c'è, ma in compenso i miei bambini sono venuti a dormire con me nel lettone, e mi stanno praticamente appiccicati.
Accarezzo i capelli ad entrambi, facendo piano per evitare di svegliarli. Sono così sereni mentre dormono...
Jacob rientra in camera, portando con sé un vassoio con dei cornetti caldi e del tè.
«Ehi, ti ho svegliata Ness... mi dispiace. Vi stavo ammirando, tutti e tre insieme. Siete lo spettacolo più bello dell'universo, non mi stancherei mai di guardarvi».
Jacob mi passa un cornetto, l'odore della cioccolata mi ha subito messo l'appetito... e non solo a me, a quanto pare! Sophia, sentendo il delizioso profumo, si stropiccia gli occhietti e si mette subito seduta.
«Piccola, non svegliare tuo fratello», le dice Jake, porgendole un pezzo di cornetto.
«Papà, tu e mamma avete fatto pace ieri?», se ne esce Sophia andando a sedersi in braccio a Jake.
«Io e la mamma non abbiamo litigato. Vero, Ness?», la rassicura Jacob.
«No, assolutamente!», le dico anch'io, confermando la sua "piccola bugia" a fin di bene.
«Zio Emmett mi ha detto che siete andati nel vostro posto speciale per fare pace».
«Zio Emmett è sempre il solito impiccione!», le rispondo. I bambini non dovrebbero sapere che Jake ed io abbiamo un "posto speciale", quando cresceranno inizieranno a farsi delle domande...
«Mamma, allora se avete fatto pace dai un bacio a papà!».
«Se proprio insisti, Sophia...», le dice Jake, spostandosi verso di me e baciandomi le labbra. Sophia ci osserva sorridendo, nel frattempo anche Michael apre gli occhi e inizia a stiracchiarsi. Si mette a giocare con i miei lunghi capelli, dandomi un piccolo bacio sulla guancia. Incapace di controllare le mie emozioni, lascio che una lacrima mi scenda sul volto. Da quando sono diventata mamma, è diventato sempre più difficile controllare tutte queste emozioni così forti e viscerali...
«Mamma, non si piange», mi dice mio figlio, asciugando la piccola lacrima che ormai è quasi del tutto scomparsa dal mio volto.
«Voglio farti vedere una cosa», mi dice all'improvviso Sophia, prendendomi la mano.
Dopo pochi secondi, mia figlia poggia la sua manina sulla mia guancia, mostrandomi i suoi pensieri: Jake ed io addormentati, lei e Mickey che scendono dal lettino per venire a dormire insieme a noi.
«Lo sai che diventi sempre più brava, Sophia? Ora voglio mostrarti una cosa anch'io».
Adesso sono io a poggiarle una mano sulla guancia, visualizzando mentalmente ciò che voglio mostrarle: io con il pancione, quando lei e Mickey erano ancora dentro di me, ma già li amavo in un modo indescrivibile...
«Mamma, non vedo niente», mi dice preoccupata mia figlia. Come è possibile?! Non sapevo che i doni dei vampiri potessero avere delle falle, finora non mi era mai capitata una cosa del genere.
«Jake, fammi provare con te», gli dico, poggiando la mia mano sulla sua guancia.
Ancora niente. Ma in quel momento vengo illuminata da un'intuizione...
«Sophia, vieni qui. Prova a rifarlo tu», dico a mia figlia, cercando di riprendere la calma e la concentrazione. Quando Sophia prova nuovamente a mostrarmi i suoi pensieri, non accade nulla. E a quel punto avverto di nuovo l'energia fluire dalle mie mani.
«Adesso li vedo, mamma», mi dice Sophia, tutta presa da ciò che le sto mostrando.
Subito dopo mi avvicino a Jake, mostrandogli la mia teoria. Non può che essere giusta, pochi minuti fa ne ho avuto la conferma: Sophia acquisisce i poteri degli altri vampiri, e durante il tempo in cui i poteri entrano in suo possesso, li sottrae al vampiro da cui li ha presi. Dopo, tutto ritorna come prima.
Ecco perché non riuscivo a mostrare i miei pensieri nel tempo in cui ci è riuscita lei, non ho perso il mio potere...
«Cavolo Ness, ne sei sicura?», mi chiede Jake, mentre continuo a rispondergli mentalmente.
Sì, ne sono certa. Ma nessuno deve saperlo... o l'informazione potrebbe finire nelle mani sbagliate. Ti prego, Jake, cerca di tenere nascosto il dono di nostra figlia...
«Mamma, papà, tutto bene?», ci chiede Sophia sempre più curiosa, mentre Michael ci guarda cercando di capire qualcosa in più.
«Ehi, piccola», le dice Jake. «La prossima volta che vuoi esercitarti con il tuo potere, fallo solo con la mamma, okay? Non provarci con nonno Edward o con nonna Bella, fino a quando non ti daremo il permesso».
Sophia annuisce. Ha già capito tutto, ed io ancora mi sorprendo di quanto sia intelligente...
 
Dopo essermi fatta una doccia e aver cambiato i vestiti ai bambini, Jake ed io scendiamo al piano di sotto, tutta la mia famiglia è lì insieme a Robert e a nonno Phil. Anche nonna Renée, che prima era impegnata a parlare con nonna Esme, ci raggiunge. Vedo tutti i miei familiari cambiare di colpo espressione. Lei non sa niente, ed è giusto che resti all'oscuro di tutto ciò che è accaduto questa notte.
«Be'? Che sono quelle facce? Mi state nascondendo qualcosa?», ci chiede, notando le nostre espressioni turbate. 
Oh sì, tutto bene, nonna. È solo che i Volturi vogliono vedere me e tuo figlio, per avanzare delle assurde pretese su di lui... Niente di che!
Papà mi guarda male per la battuta sarcastica che ho appena fatto nella mia mente. Sono nervosa, e odio nascondere le cose alla nonna. Ma non posso di certo distruggere l'equilibrio che in tutti questi anni è riuscita a crearsi all'interno di questa "particolare" famiglia. Dobbiamo continuare a proteggerla.
«Nonna, è tutto a posto», le dico, mentre Sophia inizia a giocherellare con i miei capelli. In presenza di nonna Renée e di nonno Charlie, i miei figli entrano subito in modalità "bambini normali", parlando in modo meno articolato e comportandosi come dei qualsiasi bambini della loro età. 
«Renesmee, Jacob, ci verrete a trovare a Jacksonville con i bambini, vero? Un po' di mare gli farà bene», dice rivolgendosi a me e a Jake, ignara del putiferio che la visione di zia Alice ha scatenato.
«Credo di sì, nonna. Lo sai che ci fa piacere», le dico, abbracciandola. Le voglio un bene infinito, è sempre bello passare del tempo al telefono con lei, io che le racconto di Jake e dei nostri bambini, che sono sempre più straordinari ogni giorno che passa. Fin da subito avevo sviluppato con lei un rapporto speciale, che non è mai cambiato. Fa parte del nostro mondo ormai, ma preferiamo comunque proteggerla da tutto ciò che potrebbe metterla in pericolo, farle perdere il controllo sulla realtà. Non aveva mai saputo del biglietto arrivato da Volterra quando Robert era soltanto un bambino di sei anni, con Phil avevamo deciso che sarebbe stato meglio così.
Robert mi guarda come se dovesse dirmi qualcosa, mentre mi sciolgo dall'abbraccio con nonna Renée. Ha aspettato che papà uscisse dalla stanza, in modo che non leggesse i suoi pensieri. Lascio i miei bambini con Jake e zia Rose, e mi allontano in giardino con lui.
«Renesmee, la situazione diventa sempre più difficile... Mia madre sospetta qualcosa, io non ce la faccio più a mantenere la calma...», dice Robert prendendo a calci una pietra, perdendo un po' del suo proverbiale autocontrollo.
«La visione di zia Alice parla chiaro, Robert. I Volturi non possono avanzare alcun tipo di pretesa su di te, perché sei il figlio di Phil. Se ciò che vogliono è vedere come sono diventata, lo farò. Non ho nulla da temere...».
«Come fai ad essere così sicura? Dimmelo, perché mi sembra di essere finito in un incubo senza via d'uscita», risponde lui, passandosi la mano tra i capelli.
«Robert, io non posso dirtelo, adesso... I tuoi pensieri non sono al sicuro come i miei. Ti dico solo di avere un po' di fiducia in me».
«Come faccio, se non posso sapere?».
«Oggi pomeriggio devi venire con me, devi coprirmi con Jake... Porteremo i bambini al parco, io intanto andrò a fare... una telefonata importante». Gli lancio un'ultima occhiata e torno verso casa, dove zia Rose mi aspetta con Mickey in braccio.
Raggiungo Jake in salone, intento a leggere il libro di Harry Potter insieme a Sophia. Mio padre non è nei paraggi, quindi posso parlare tranquillamente.
«Jake», dico sottovoce, per non farmi sentire dalla bambina.
«Stai per dirmi qualcosa di importante o sbaglio?», risponde lui, baciandomi sul collo.
«Hai promesso che mi appoggerai sempre, vero?».
«È un ricatto, Ness?». "Ricatto", che parola esagerata...
«Non proprio. Ho bisogno di parlare un po' da sola con Robert, credo che oggi ti toccherà stare senza di me», gli dico, accarezzandogli i capelli.
«Sappi che dovrai farti perdonare...», mi risponde lui malizioso, strappandomi un altro bacio.
Non ho detto che sarà semplice, ma sento di potercela fare. Devo andare a Volterra, ma la mia famiglia non lo deve sapere. Robert saprà il mio piano soltanto dopo la sua partenza, altrimenti non appoggerebbe la mia scelta, apparentemente così azzardata e incosciente. Ma io so bene quello che sto facendo...
Jake verrà con me, perché insieme saremo più forti. E i bambini, anche loro verranno con noi. Però al momento è meglio non dirlo a Jacob, non credo che sarebbe favorevole; che saprebbe vedere la situazione con lucidità.
Ma la chiave di tutto è proprio mia figlia, e il suo potere del quale solo Jake ed io conosciamo tutte le sfaccettature...
 
Nel pomeriggio, dopo aver preparato i bambini, cerco di mostrarmi il più tranquilla possibile. 
«Dove vai, Nessie?», mi chiede zio Jasper, vedendomi piuttosto agitata e su di giri.
«Ho bisogno di fare quattro chiacchiere con Robert... Ci facciamo un giro con i bambini, niente di che». Zio Jasper mi abbraccia, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Ehi... non si ripeterà ciò che è accaduto diciotto anni fa, te lo assicuro. Non mettere strane idee in testa a Robert».
«Stai tranquillo, zio... Ora devo andare, Robert mi aspetta in macchina», gli dico, salutandolo con un bacio sulla guancia.
Mi siedo sul sedile posteriore, accanto ai bambini.
«Allora, Nessie, si può sapere di che si tratta?», prova a chiedermi di nuovo Robert, tamburellando con le dita sul cruscotto e mettendo in moto.
«Lo saprai domani, quando sarai tornato a Jacksonville. Perdonami, non posso dirtelo adesso. Te lo direi anche, se non avessi un padre che legge nel pensiero».
Parcheggiamo la macchina nei pressi di un centro commerciale a Port Angeles, dirigendoci verso una piccola area verde con le altalene e lo scivolo.
«Aspettami qui... ci metto poco», dico a Robert mentre saluto i bambini, rassicurandoli dicendo loro che torno subito.
Entro nel centro commerciale, confondendomi tra la folla, per poi uscire dal retro. La mia destinazione è un internet point, nascosto in una piccola strada poco frequentata.
Apro la mia borsa, cercando il portafogli. Ciò di cui ho bisogno è proprio lì, nascosto in un minuscolo foglietto di carta. L'ho preso alcuni anni fa dall'agenda di mia madre, di nascosto. Avevo come la sensazione che un giorno ne avrei avuto bisogno, e quel giorno è arrivato...
È il numero privato di J. Jenks, il falsario per il quale ha lavorato zio Jasper e per il quale lavora ogni tanto anche mia madre.
Era stato proprio lui, ormai diciotto anni fa, a realizzare i documenti falsi per me e Jacob. Documenti perfetti, nessuno avrebbe notato che si trattava di documenti falsi, neanche l'occhio più esperto. Jacob e Vanessa Wolfe erano rimasti chiusi in quel famoso zainetto che mia madre non aveva più voluto vedere... e che non avevo più voluto vedere nemmeno io.
Entrata nell'internet point, il proprietario - un sudamericano sulla cinquantina - mi sorride ammiccando, e continua a fissarmi senza mai staccarmi gli occhi di dosso. Sorrido al pensiero che se ci fosse stato Jacob, gli avrebbe come minimo spaccato la faccia, per aver osato fissare "la sua Ness". 
«Salve signorina, come posso aiutarla? Internet, telefono?», mi dice l'uomo, mostrandosi gentile e disponibile.
«Avrei bisogno di fare una chiamata. Vorrei il telefono riservato, se è possibile», dico indicando l'unico telefono lontano da occhi indiscreti.
Il proprietario dell'internet point mi accompagna al telefono riservato, dandomi un codice per sbloccarlo. Decisamente troppo tecnologico, per un posto come questo. 
Srotolo il foglietto, iniziando a digitare il numero privato del falsario. Quello riservato alle cose illecite.
Il telefono squilla per una decina di secondi, fin quando non mi risponde una voce maschile piuttosto rude, da fumatore.
«Salve, desidera parlare con il signor Jenks? Mi dica il suo nome», mi chiede la voce dall'altro capo del telefono.
«Cullen», rispondo io.
«Cullen... glielo passo subito, attenda in linea».
Dopo pochi secondi di attesa, la voce di J. mi risponde.
«Salve, con chi ho il piacere di parlare? Il suo nome mi è molto familiare, è per caso una parente del signor Jasper o della signora Isabella? Ci conosciamo, signorina?».
«Più o meno... Non di vista, ma avrà sentito spesso parlare di me da mia madre, Isabella Cullen.
Sono Renesmee. Renesmee Cullen. Ho bisogno di lei».



NOTA DELL'AUTRICE
Ben ritrovate a tutte voi! Allora, che dire di questo nuovo capitolo? Abbiamo ripreso la storia esattamente da dove l'avevamo lasciata lo scorso mercoledì. Grazie ad Alice e alle sue tre visioni abbiamo finalmente scoperto che cosa vogliono i Volturi. Ma non è tutto...
Abbiamo anche scoperto di cosa è realmente capace la piccola Sophia Black, ma anche qui non è tutto...
Renesmee, con l'aiuto di Robert, decide di fare di testa propria... che cosa avrà in mente? 
MISTERO... :P

Per quanto riguarda la revisione di alcuni dei vecchi capitoli, voglio avvisarvi che questa settimana ho revisionato il 
Capitolo "Sette anni dopo - Renesmee". Ho aggiunto nuovi dettagli, e sono curiosa di sapere il vostro parere. Un abbraccio a tutte, aspetto con impazienza le vostre recensioni! Ci si vede mercoledì con il prossimo capitolo ;) kiss
Greta 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Perfetta bugiarda ***


29. PERFETTA BUGIARDA


I giorni passano, e niente sembra essere tornato come prima. Da quando zia Alice ha avuto quelle visioni, mi sembra come di essere in una sorta di calma apparente che potrebbe esplodere da un momento all'altro.
Robert è tornato a Jacksonville da ormai più di una settimana, e tuttora è il primo e l'unico ad essere a conoscenza del mio piano. Inizialmente non l'ha presa affatto bene, mi ha dato persino della pazza. Aveva detto che così avrei fatto esattamente il gioco dei Volturi, consegnarmi nelle loro mani. Dopodiché sarebbero arrivati a lui. Ma poi gli ho spiegato che possiedo un asso nella manica, in grado di mettere tutti fuori gioco. Non ho potuto rivelargli del dono di Sophia, ma Robert alla fine mi ha dato fiducia. Presto dovrò dirlo a Jake, ma credo di non essere ancora pronta per farlo... Zia Alice aveva detto che c'è ancora qualcosa di irrisolto, in tutta questa faccenda. Perché mai mia madre sarebbe dovuta andare a Volterra di sua spontanea volontà? Per fare una visita al caro vecchio Aro come se fossero dei buoni amici, forse?
Tutto ciò che possiamo fare è aspettare. Aspettare e riflettere, utilizzare il tempo che ci è concesso per cercare una giusta soluzione a tutto questo. Una soluzione che solo io conosco, e che devo nascondere a tutti i costi se voglio davvero riuscire nel mio intento.
Sarebbe tutto così semplice se solo mio padre non leggesse nella mente... Nascondergli le cose è comunque difficile, nonostante l'abilità che ho sviluppato nel celare i miei pensieri. Cerco di stare il più possibile lontana da lui, lo faccio per il nostro bene.
Sophia sa bene di dover nascondere ciò che avevamo scoperto sul suo potere, e per farlo non prova mai ad esercitarsi con mio padre. Se lo avesse fatto, papà si sarebbe come minimo fatto delle domande, accorgendosi di non riuscire a leggere nel pensiero (anche se per un tempo limitato).
Mia figlia si esercita solo con me, diventando sempre più brava. Riesce a prolungare l'effetto del suo potere per molto più tempo, ma soprattutto non ha più bisogno del contatto delle mani: riesce ad acquisire il potere soltanto guardando negli occhi chi lo possiede. Jacob ci scherza su, dice che forse potrebbe persino impedire a un lupo di trasformarsi. In fondo suo padre è un licantropo, e non mi sorprenderei affatto se il suo potere funzionasse anche sui lupi...
 
«Ness, che cos'hai? Sembri sempre distratta, in questi giorni».
Nonno Charlie... Anche lui non deve assolutamente sapere nulla. Lo guardo distrattamente rivolgendogli un sorriso forzato, non ce la faccio proprio ad essere tranquilla. Questa sera dovrò inventarmi l'ennesima scusa con Jacob, mi incontrerò con l'assistente di Jenks per ritirare ciò che gli avevo richiesto: documenti e passaporti falsi, per me, Jake e i nostri bambini.
«Perché vi preoccupate tutti per me, nonno?».
«Perché sono un poliziotto, e tu sei la mia nipotina. Non devi essere triste, se c'è qualcosa che non va con... Jacob, a me ne puoi parlare», mi dice lui, imbarazzato. Quel genere di discorsi che, con scarso successo, aveva provato ad affrontare a suo tempo con mamma.
«Nonno... dai! Con Jake va tutto bene, il problema è un altro...».
«Ne vuoi parlare, Ness?».
I bambini, impegnati nella visione di un DVD, raggiungono me e nonno Charlie prima che possa rispondergli. Tanto meglio, stavo per inventarmi l'ennesima fesseria.
«Mamma! Nonno!», dicono i bambini insieme.
«Non si vede più il film», dice Michael, con una faccina triste che mi fa stringere il cuore.
«Nonno, vieni», gli dice Sophia, tirandolo per la manica della sua camicia di flanella.
«Vado io, non preoccuparti».
Mi alzo dal tavolo della cucina seguendo Michael e Sophia davanti alla TV. Come sospettavo, il vecchio televisore di nonno Charlie ogni tanto fa brutti scherzi. Faccio subito ripartire il film che i bambini stavano guardando, mentre nonno Charlie ci raggiunge.
«Nonno, c'è Peter Pan!», dice Michael, sforzandosi di parlare il meno possibile. Nonno Charlie rimane spesso strabiliato dall'intelligenza dei miei bambini, che con lui cercano di essere il più "normali" possibile.
«Sì, ora guardiamo Peter Pan insieme... Nonno Charlie va ad arrestare Capitan Uncino!», risponde, andandosi a sedere accanto a loro sul divano. 
Guardo l'orologio che porto al polso, un regalo di papà. Sono quasi le cinque del pomeriggio, e l'agitazione per questa sera inizia a farsi sentire. Saluto nonno Charlie e bacio i miei bambini, verrà a riprenderli papà più tardi. Ho detto loro di non pensare ai propri poteri, mentre sono con lui.
Nel giro di poche ore mi toccherà trovare una buona scusa e chiedere a qualcuno di accompagnarmi. Ma a chi posso chiederlo? Non posso dire a nessuno che sto andando a ritirare dei documenti falsi... Per di più l'assistente di Jenks è un tipo strano, chissà che razza di posto avrà scelto per incontrarci. Avrei preferito di gran lunga incontrare Jenks in persona, ma ormai è piuttosto anziano e per qualsiasi cosa si rivolge sempre al suo assistente. Mi chiudo la porta alle spalle, salutando Sue con un cenno della mano.
Non appena salgo in macchina, non posso fare a meno di controllare il cellulare. È da questa mattina che aspetto il messaggio dell'assistente di Jenks, per decidere l'ora e il luogo dell'incontro... Jenks mi aveva rassicurato che sarebbe arrivato a breve. Detesto fare le cose all'ultimo secondo, e se il tipo non si sbriga sarò costretta a chiamarlo io.
E poi, finalmente, la suoneria del cellulare mi avvisa dell'arrivo di un nuovo messaggio:
 
Questa sera alle ventidue ti aspetto al Blue Night Disco Pub di Port Angeles, per consegnarti le tue fotocopie.
J.M.
 
"Fotocopie". È così che John Miles aveva soprannominato i miei documenti falsi. Linguaggio professionale, per non dare nell'occhio. Devo fidarmi per forza, Jenks si fida ciecamente di lui, è diventato il suo braccio destro. Rabbrividisco al pensiero che mia madre e John Miles probabilmente si conoscono, ma mi è stato giurato che manterranno la massima segretezza anche con lei e zio Jasper.
Ed ora non mi resta che scegliere se andare da sola e rischiare di essere scoperta o fingere una serata tra amici. Amici... potrei chiedere a Jennifer e ai miei compagni di classe, in fondo non li vedo dal giorno del diploma.
Incrocio le dita sperando che almeno qualcuno dei miei amici accetti l'invito, e inizio a scrivere il messaggio sulla chat di gruppo che avevamo creato lo scorso anno tra compagni di classe.
 
Stasera tutti al Blue Night Disco Pub a Port Angeles... ci state? Fatemi sapere!
 
Premo "invio", sperando che qualcuno risponda in fretta.
La prima a rispondere è Jennifer, seguita da Hevan, Jason, Jasmine e tutti gli altri.
A quanto pare il mio invito ha riscosso molto successo... Chissà perché, riuscivo ad avere un forte ascendente su tutti loro. Forse è dovuto alla mia natura di mezza vampira, che li attrae inconsapevolmente verso di me. Anche gli zii ai tempi del liceo esercitavano un certo fascino sugli altri.
Dopo aver confermato l'appuntamento, mezz'ora prima dell'orario deciso da John Miles, metto in moto la macchina. Quel locale a Port Angeles è molto gettonato, ci ero già stata una volta con Jake lo scorso anno. La prossima destinazione è casa Black, ora resta da fare la cosa più difficile: dovrò avvertire Jake.
Non ho avuto il coraggio di farlo in questi giorni, nonostante ci abbia provato più volte. Ma poi non era mai il momento giusto, e Jake aveva iniziato a sospettare qualcosa. A parte mio padre, nessuno è in grado di "leggermi" e decifrarmi meglio di lui, in fin dei conti sono il suo imprinting e la madre dei suoi figli.
Prendo le chiavi della casa di Billy, ho il permesso di entrare come e quando voglio.
«Billy, sei in casa?».
Silenzio totale, Billy non c'è. Trovo un suo biglietto sul frigorifero, un post-it attaccato con un magnete:
 
Sono a casa di Seth per aiutarlo con Joshua, per qualsiasi cosa chiamami.
Papà
 
Apro la porta della stanza di Jake, ma sul letto matrimoniale trovo solo un paio di camicie sgualcite. Di lui nessuna traccia. E adesso? Mi siedo sul divano, rassegnata... ma sento il rumore dell'acqua corrente provenire dal bagno. Mi affaccio alla porta semi accostata e vedo che Jake sta facendo la doccia, visto che devo farmi perdonare per l'assenza di stasera non credo che sarà dispiaciuto se gli faccio un po' di compagnia...
Mi tolgo i vestiti lasciandoli sul letto di Jake, per poi dirigermi verso il bagno coperta solo dai miei lunghissimi capelli. Chiudo la porta a chiave camminando a passi leggeri, per poi aprire l'anta della doccia. Jake si volta, guardandomi sorpreso. L'ho lasciato del tutto senza parole...
«Jake... sorpreso di trovarmi qui?», gli dico con finta sfacciataggine, sfoderando uno dei miei migliori sorrisi. Superato lo stupore, Jacob mi fa subito entrare nella doccia con lui.
«Prima o poi mi farai avere un infarto, Ness», mi dice con un sorriso a trentadue denti, mentre l'acqua tiepida gli bagna i capelli neri e fa risaltare il suo fisico scolpito. Senza troppi preamboli e giri di parole mi blocca contro il muro, mentre l'acqua comincia a scendere leggera anche su di me, bagnandomi i capelli. Chiudo gli occhi, e inizio a baciare la spalla di Jake. Un gesto che per qualche strano motivo gli fa completamente perdere la ragione, ormai ho imparato a conoscere tutte le sue piccole debolezze.
«Sei diabolica, Renesmee... a cosa è dovuta questa sorpresa? Hai per caso qualcosa da farti perdonare?», mi chiede guardandomi dritta negli occhi, mentre i miei capelli ondulati si distendono fino a diventare lisci per il peso dell'acqua.
«L'ultima volta siamo stati interrotti... Questa volta non accadrà», gli rispondo abbassando lo sguardo, in realtà è lui ad aver ragione. Non è ancora il momento di metterlo al corrente dei miei piani, ma dopo mi toccherà dirgli di stasera.
«Adesso basta parlare», mi risponde lui, sollevandomi fino a prendermi in braccio.
Ho un bisogno quasi disperato ed essenziale di sentirlo mio più di quanto non lo sia già, e lascio che tutti i miei pensieri svaniscano per potermi concentrare solo su Jake. In questo momento non esistono né i Volturi, né le visioni di zia Alice... niente. Esisto io, e il mio amore per Jacob, il mio attaccamento alla vita e a ciò che mi rende la persona che sono.
Diciotto anni fa mia madre aveva fatto una scelta, quella di salvare me e Jake. Io ho scelto di lottare, non solo per i miei figli ma per tutta la mia famiglia. Non permetterò a nessuno di portarsi via la mia felicità...
Jacob continua a baciarmi senza allentare la presa sul mio corpo, mentre il desiderio di lui fa svanire tutto il resto. L'acqua tiepida continua a scendere copiosa, mentre sposto i capelli neri di Jake via dai suoi bellissimi occhi. Jacob mi spinge contro le mattonelle della doccia, con quel suo modo di fare dolce e rude al tempo stesso che mi fa completamente perdere la ragione. Il mio corpo si modella perfettamente contro il suo, come due tessere di un puzzle che combaciano a perfezione. Era sempre stato così, doveva essere così. Le mie cosce sono avvolte attorno alla sua vita, per permettermi di accoglierlo dentro di me e saziare il bisogno reciproco l'uno dell'altra...
Quando si separa da me, la sensazione di vuoto e il senso di colpa tornano a farsi sentire.
«Passami il bagnoschiuma, prima che ci ripensi», mi dice lui scoppiando a ridere, baciandomi di nuovo.
Inizio a insaponargli la schiena, e lui ripete il gesto con me. Continuiamo a ridere e a scherzare, a provocarci a vicenda. Avevo proprio bisogno di un momento come questo, dopo tutta la tensione di questi giorni.
Quando usciamo dalla doccia, dopo un tempo indefinito, mi accorgo di aver fatto decisamente troppo tardi. Con Jacob il tempo si annulla del tutto...
«Jake, ascolta...», gli dico bloccando le parole sul nascere, mentre mi pettino i capelli umidi e profumati di shampoo alla vaniglia.
«Mi ci potrei anche abituare, lo sai? Non farò mai più una doccia senza di te», risponde lui ignorando le mie parole di prima, infilandosi un paio di pantaloncini beige.
«Jake... Questa sera non potremo stare insieme, ho un appuntamento con i miei compagni di classe. Sai com'è, una "rimpatriata post-diploma"». Jacob storce la bocca in una smorfia di dissenso, avvicinandosi di nuovo a me.
«Allora avevo ragione io, qualcosa da farti perdonare c'era davvero. Ed io che pensavo che mi avessi fatto una sorpresa...».
«Che scemo, Jake! Era da un po' che non mi sentivo così bene, ed è tutto merito tuo», gli dico passandogli una mano tra i capelli bagnati, mentre vengo assalita da un senso di nostalgia. Era tutto perfetto quando i Volturi non erano una minaccia costante nelle nostre vite...
 
Dopo essermi asciugata i capelli, passo a casa per salutare i bambini e cambiarmi i vestiti per stasera. Jacob non sospetta minimamente, e un po' mi sento in colpa per davvero a raccontargli delle mezze bugie...
«Non mi hai ancora detto dov'è l'appuntamento», mi dice distrattamente Jake mentre siamo in macchina.
«Il Blue Night Disco Pub, a Port Angeles. Ti ricordi? Ci siamo andati insieme».
«Sei sicura che non vuoi che ti accompagni?», mi chiede speranzoso, poggiando una mano sulla mia mentre con l'altra continua a tenere il volante.
«È solo per noi ex compagni di classe, Jake... ti sentiresti a disagio».
«Okay, okay... In fondo oggi ti sei fatta perdonare abbastanza bene».
«Come sarebbe a dire "abbastanza"?», gli rispondo alzando un po' troppo la voce, ma Jake non sembra capire il mio tono scherzoso.
«Sto scherzando, Renesmee... Sei nervosa, mi spieghi il motivo?».
«Non sono nervosa... è tutta questa situazione a farmi essere così strana. Zia Alice ha detto che dobbiamo aspettare, ma aspettare cosa?!».
«Ehi, calmati. Scusa, non volevo rovinare tutto, abbiamo passato un pomeriggio perfetto... Divertiti stasera. Io starò con la bionda, e i bambini diranno che la loro mamma è cattiva perché li ha lasciati soli», risponde lui continuando a fare lo scemo.
«Jake!».
«Okay, la smetto». Ecco perché Jake va d'accordo con zio Emmett, entrambi sono specializzati nel fare battute idiote, che però mi fanno sempre sorridere.
Jacob parcheggia in giardino, è inutile mettere la macchina in garage visto che più tardi devo uscire. Appena entrata in casa, Michael e Sophia mi corrono subito incontro, come se fossi la cosa più bella che potessero vedere. Sono mancati anche a me.
«Mamma!», sento dire da entrambi, mentre mi chino per baciarli.
«Amori miei... Avete visto Peter Pan con nonno Charlie?».
«Sì! È bellissimo, mamma, avevi ragione tu», mi risponde Mickey. È bello vedere quanto stiano bene con nonno Charlie, e mi si stringe lo stomaco al solo pensiero di doverli lasciare di nuovo. Ma lo sto facendo per loro... Sarebbe bello se quella di stasera fosse davvero una tranquilla e spensierata serata tra amici.
«Zio Emmett, di' agli altri che sto uscendo, mi vedo con Jennifer e i miei compagni di classe», dico allo zio vedendolo sulla soglia di casa.
«Di' la verità», mi risponde zio Emmett con un'espressione insolitamente seria. «Hai un amante, Nessie. Confessa! Jacob, forse non sei alla sua altezza!», continua a dire lo zio mettendosi a ridere, per fortuna i bambini non l'hanno capita.
«Zio, smettila», gli dico a mo' di rimprovero, dandogli un buffetto sulla spalla, mentre Jacob continua a ridere.
Vado al piano di sopra portandomi dietro i bambini, che mi aiutano a scegliere il vestito. Dal piano di sotto sento le voci di Jake e zio Emmett impegnati in un'interessante discussione. Ormai ci ho perso le speranze, quei due si vantano come dei ragazzini!
Prendo un paio di vestiti dall'armadio, poggiandoli sul letto per mostrarli a Mickey e Sophia. Alla fine scelgo il vestito scuro a fiori, abbinato ad un coprispalle nero e a delle scarpe dello stesso colore con un tacco non troppo alto. Semplice ma carino.
Non voglio risultare troppo appariscente, non vorrei che quel John Miles capisse male. Jenks è una persona assolutamente seria, spero di poter dire lo stesso sul suo giovane assistente. La cosa difficile sarà dividermi tra lui e i miei amici, ma in genere il sabato c'è molta gente in quel locale, e potrò confondermi tra la folla.
Scendo al piano di sotto e prendo le chiavi della macchina, devo prima passare a prendere Jennifer, Nicole e Caroline a Forks.
«Sicura che non vuoi che venga?», mi chiede Jake in un ultimo disperato tentativo.
«Stai con i bambini, Jake... Già mi sento in colpa io a lasciarli soli, almeno staranno con il papà», gli rispondo baciandogli piano le labbra, un gesto che innesca subito il recente ricordo del nostro pomeriggio insieme...
«Ciao, mamma», mi saluta Sophia, minuscola tra le braccia di zio Emmett. Mickey si fa prendere in braccio da Jake, salutandomi anche lui con un bacio a distanza, e un sorriso corredato da tutti i dentini da latte che i miei figli hanno messo in pochissimo tempo.
Una volta salita in macchina accendo subito la radio, la musica è una di quelle cose che riesce a tranquillizzarmi e a mettermi di buon umore. Ho preso da mio padre, mi ha fatta appassionare alla musica fin da quando ero piccola, insegnandomi a suonare il piano e facendomi ascoltare tutti i generi. Ma ovviamente ho sviluppato un mio gusto personale, molto diverso dal suo.
«Renesmee! Hai avuto proprio una bella idea, grazie per averci chiamato», mi dice Jenny, entrando in macchina insieme alle altre ragazze.
«Mark e gli altri li incontriamo direttamente davanti al locale», aggiunge Nicole.
Finalmente sono pronta per andare. Destinazione Port Angeles...
 
L'insegna luminosa del locale campeggia davanti all'ingesso. È pieno di gente, buon segno.
Dopo aver parcheggiato la macchina, troviamo subito i ragazzi ad attenderci davanti all'entrata. Hevan Bower, che fin dallo scorso anno aveva sempre avuto un debole per me, sembra particolarmente felice nel vedermi arrivare senza Jake. Pensavo che i miei due gemelli fossero una buona ragione per farlo desistere dai suoi propositi, e invece no. È un po' com'era Mike Newton con mia madre, simpatico ma troppo insistente...
Appena entriamo nel locale, veniamo immediatamente travolti da un'ondata di gente, quasi non c'è spazio per camminare. Le luci sono basse e la musica è ad altissimo volume, questo mi aiuterà ad allontanarmi più facilmente.
«Ho prenotato un tavolo a nome Cullen», dico ad uno dei ragazzi all'entrata.
«Seguitemi, è qua vicino». Dopo aver fatto pochi passi raggiungiamo il nostro tavolo, e i miei amici chiamano subito il cameriere per ordinare qualcosa.
«Renesmee, non prendi niente?», mi chiede Jason, notando che sono l'unica a non prendere l'ordinazione.
«Dopo devo guidare, non è il caso», rispondo senza pensarci due volte. Come scusa può andare. Odio ammetterlo, ma sto diventando una perfetta bugiarda.
Guardo l'ora sul cellulare, mancano pochi minuti alle ventidue e di conseguenza al vero motivo per cui sono qui...
«Ragazzi, vado un attimo in bagno, torno fra poco».
«Ci sarà la fila... Vuoi che ti accompagni?», mi chiede Jasmine.
«Tranquilla, vado da sola».
 
Mi allontano facendomi spazio tra la gente, che aumenta sempre di più. Gente che balla, gente con drink alcolici in mano... ragazzi mezzi alticci che barcollano tra la folla... Me lo ricordavo migliore, questo posto.
«Cerco un tavolo prenotato a nome John Miles», dico al ragazzo dell'entrata.
«Guarda, è il tavolo lì in fondo», mi dice il ragazzo, indicando il tavolo. È ancora vuoto, sono in anticipo.
Decido di andare davvero in bagno, ma rinuncio vedendo la fila. Jasmine aveva ragione.
Mi sento improvvisamente toccare i fianchi da uno sconosciuto, istintivamente mi volto togliendomi subito quelle mani viscide di dosso.
«Provaci di nuovo e ti spedisco all'ospedale, stronzo», dico rivolgendomi al tipo, mezzo ubriaco e con una bottiglia di birra in mano.
«Pericolosa la ragazza, eh?», insiste lui provando a toccarmi di nuovo, stavolta sulle cosce. Se solo sapesse che cosa sono in grado di fare, se la darebbe via a gambe levate...
«Lasciala in pace», dice all'improvviso un uomo, frapponendosi tra me e il tipo che ha provato a toccarmi.
«Polizia, bello. Se ci riprovi sai dove finisci». Il tipo fila subito via con la sua birra in mano, non appena sente la parola "polizia".
«La ringrazio... ma so difendermi da sola, grazie a Dio», rispondo al poliziotto, un uomo sulla trentina alto e moro, con gli occhi scuri.
«Che bel caratterino, Renesmee», mi risponde lui. E in quel momento capisco subito chi è.
«John Miles».
«Sì, proprio io. E tu sei ancora più bella che in foto, complimenti Renesmee».
«Le "fotocopie", signor Miles», gli rispondo con indifferenza, facendogli capire che i suoi complimenti non mi fanno alcun effetto.
Raggiungiamo in fretta il tavolo, nel frattempo John Miles tira fuori qualcosa dalla tasca della sua giacca nera di pelle.
«Carte d'identità, passaporti... c'è tutto. Jenks ha fatto come sempre un ottimo lavoro», mi dice Miles passandomi una busta apparentemente anonima, ma di vitale importanza.
«Jenks avrebbe scelto un posto riservato e tranquillo, e invece prima quel tipo ha provato a mettermi le mani addosso», gli rispondo seccata.
«Mi dispiace, Renesmee... Quel Jacob è un uomo fortunato, avete dei figli meravigliosi. Anch'io ho una bambina, ha cinque anni. Dimmi almeno la tua vera età. Venticinque?».
«Forse... o forse no. Se Jenks ha mantenuto il riserbo non è il caso che tu lo sappia».
«Posso offrirti qualcosa?».
«Devo andare, non sono da sola. E non è carino nei confronti di tua moglie, provarci con me», gli rispondo indicando la fede sul suo anulare sinistro.
«Tranquilla, non ha motivo di essere gelosa. Ho solo detto la verità sulla tua bellezza, tutto qui. Per qualsiasi cosa rivolgiti a me, Renesmee».
«Senz'altro, John. Domani telefonerò a J. Per ringraziarlo». Mi alzo dal tavolo di John Miles e torno subito dai miei amici, come se nulla fosse accaduto.
«Ehi, ci hai messo un secolo!», mi dice Jennifer, guardando l'orologio.
«C'era un po' di fila. Ora non vi lascio più!».
Missione compiuta, tutto è andato bene e finalmente posso rilassarmi. Seguo i miei amici in pista, e cominciamo a ballare.
 
Giro la chiave nella porta di casa, in salone c'è zia Rose che tiene in braccio Michael e Sophia addormentati come due angioletti.
«Non preoccuparti, vai a dormire. Jacob è di sopra».
«Dopo mettili nel lettino, zia». I miei genitori sono al cottage, meglio così. Non devo sforzarmi di nascondere i miei pensieri, quando papà non è in giro.
Apro piano la porta della nostra stanza, senza fare rumore. Jacob dorme come un bambino e respira piano, in modo rilassato. Mi siedo sul letto, accarezzandogli la schiena. Le dita fanno su e giù sulla sua pelle liscia e ambrata, ancora profumata di bagnoschiuma al cioccolato.
«Amore mio, presto conoscerai la verità. Spero solo che saprai comprendermi...», gli dico senza che possa sentirmi, completamente perso tra le braccia di Morfeo. Mi addormento anch'io, domani mi aspetta una giornata importante...



NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutte! Pubblico questo capitolo in fretta e furia, perché fra poco devo uscire >_< 
Alcune di voi mi hanno chiesto le foto di Michael e Sophia, le ho trovate e le pubblicherò nel prossimo capitolo insieme alla foto di Robert! Dovete pazientare ancora un po', sorry! 
Ora devo proprio andare, aspetto le vostre recensioni e vi mando un bacio. Ci si vede al prossimo capitolo <3
Greta 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** La tessera mancante ***


30. LA TESSERA MANCANTE


Questa notte ho dormito da schifo, i miei sogni sono stati strani e confusionari. Jacob si è svegliato più volte, per cercare di tranquillizzarmi. E alla fine non sono più riuscita a prendere sonno... Sono andata dai bambini, almeno loro dormivano sereni come sempre. E infine ho deciso di correre, per provare a sfogarmi e a togliermi di dosso quella maledetta agitazione. 
Oggi avrei dovuto dire a Jacob tutta la verità, ma nel sogno questo mi era costato un altro litigio con lui, stavolta molto più grave del precedente. Jacob si era preso i nostri bambini e li aveva portati a casa di Billy, sbattendomi la porta in faccia. Il sogno (o sarebbe più opportuno chiamarlo incubo) si era interrotto proprio in quel momento. Dunque, secondo il mio inconscio, Jacob non appoggerà le mie scelte. Eppure ce lo siamo giurato, niente e nessuno potrà mai dividerci e lui sarebbe sempre rimasto al mio fianco come lo è stato in ogni istante della mia vita.
Mi rigiro tra le mani i documenti falsi che John Miles mi aveva consegnato in un'anonima busta marrone: Vanessa Lynn era il nome che era stato scelto per me, sul documento risultavo essere nata a Los Angeles ventisei anni fa. La scelta del nome non era casuale, Jacob avrebbe potuto chiamarmi Nessie o Ness senza dare nell'occhio. Era stata un'idea di mia madre, quando aveva fatto realizzare i famosi documenti falsi dei quali Jake ed io non abbiamo mai avuto bisogno. E poi c'era Jacob Wolfe, anche in questo caso era lo stesso nome che era stato scritto sui vecchi documenti falsi realizzati da Jenks. E infine, i documenti che più mi spaventano, quelli dei miei figli: Michael e Sophia Wolfe, nati tre anni fa a Vancouver. Già, sarebbero potuti benissimo passare per dei bambini di tre anni, la loro crescita è rapida e mentalmente sono ancora più maturi. 
Rimetto i documenti nella busta, nascondendola nel libro di storia che ripongo accuratamente nella mensola accanto alla scrivania. 
Jacob si rigira nel letto, ma dorme ancora profondamente. Mi guardo allo specchio, e noto le occhiaie pesanti che mi solcano il viso. Nonostante tutto, il sonno non vuole proprio ritornare... Scendo al piano di sotto per fare colazione, sperando di non trovare nessuno. Cosa alquanto improbabile, considerando che nessuno dei miei familiari ha bisogno di dormire...
«Renesmee». Zia Rosalie si avvicina a me, cingendomi le spalle in modo amorevole. 
«Zia, grazie per aver messo i bambini a letto, ieri sera stavo crollando», le rispondo, sforzandomi di sembrare tranquilla e spensierata.
«Lo sai che lo faccio sempre con piacere. Da quando ci sei tu e i tuoi bambini, in questa casa è tornata la vita... Mi rendi felice ogni giorno». Zia Rosalie, sempre così dolce e premurosa... ed io come la ripago? Nascondendole tutto, continuando ad essere sopraffatta dal senso di colpa nei confronti di tutta la mia famiglia, dei miei amici... di Jacob.
«Alla fine non sono riuscita a prendere sonno stanotte, ho svegliato Jacob almeno due o tre volte», le rispondo, indicandomi le vistose occhiaie.
«Dai, ti preparo la colazione». Zia Rose inizia a prepararmi il cappuccino, spolverandolo con un velo di cacao. Tutti i miei familiari sono dei cuochi provetti, nonostante abbiano imparato a cucinare soltanto da quando avevo iniziato a nutrirmi di cibo umano.
Sorseggio distrattamente un sorso di cappuccino, leccandomi i baffi che la schiuma ha lasciato sulle mie labbra.
«Tesoro, che c'è?», mi chiede zia Rose mettendosi a sedere accanto a me. Sposto gli occhi sulla tazza del cappuccino ormai mezza vuota, incapace di reggere il suo sguardo indagatore. Devo ammettere che sono davvero una pessima attrice, quando si tratta di nascondere la mia agitazione.
«L'incubo di stanotte... mi ha lasciato una sensazione di fastidio. È per questo che non sono più riuscita a dormire, dopo», mi lascio sfuggire senza riflettere.
«Raccontamelo, ti farà bene».
Non posso di certo raccontarglielo così come è stato... devo ricordarmi che lei non sa niente.
«Nell'incubo c'erano i Volturi, erano schierati in formazione da battaglia. C'era la neve, come diciotto anni fa. C'erano tutti i... i testimoni, e i lupi. Ma stavolta al mio posto c'erano i miei figli...». Non è il mio incubo di stanotte, ma è una delle mie fantasie ricorrenti, frutto dell'ansia e della paura che avevano iniziato ad angosciarmi. Tutti mi hanno sempre detto che sono una persona estremamente forte e in gamba, ma in parte sono umana, e posso crollare anch'io.
«Basta così, Nessie... è solo uno stupido incubo». Jacob mi raggiunge prima che io possa risponderle, abbracciandomi da dietro. La sua sola vicinanza mi procura un benessere fisico, facendomi istintivamente sorridere.
«Dovresti provare a dormire, lo sai?», mi dice accarezzandomi il braccio, continuando a restare abbracciato a me. Zia Rosalie distoglie lo sguardo annuendo, come a dare ragione a Jake. Finisco di bere in fretta il mio cappuccino, dopodiché prendo da parte Jake trascinandolo fuori casa, lontano da occhi indiscreti.
«Che c'è, la serata di ieri non è stata divertente? Te l'avevo detto che dovevo venire anch'io...», mi dice Jake, trascinandomi a forza tra le sue braccia. Così facendo mi rende tutto più difficile, come faccio a deluderlo adesso?
«Jake, non si tratta di questo... noi due dobbiamo parlare», me ne esco, presa da un momento di improvviso coraggio.
«Parlare? Non prometti niente di buono quando mi dici così».
«Seguimi», gli rispondo a mia volta prendendolo in contropiede, cominciando a correre, senza neanche dargli il tempo materiale per potersi trasformare in lupo. Quando Jacob è in forma umana riesco a superarlo nella corsa, nonostante anche lui sia bravo a tenere il passo senza andare a schiantarsi contro qualche albero. 
Non smetto di correre fin quando non raggiungiamo la spiaggia, come sempre tranquilla e silenziosa. Jacob si piega su se stesso, gli ho persino fatto venire il fiatone.
«Fermati, Ness... non ce la faccio più, hai vinto», mi dice con rassegnazione, avvicinandosi a me con passi piuttosto lenti.
«Vuoi smetterla con questo fottuto silenzio, Renesmee?», prosegue a dire, continuando a vedermi perplessa. Ce la posso fare, ce la posso fare... nella mia mente ripeto questa frase come un mantra. È soltanto Jacob, il mio Jacob. E non posso essere spaventata da una sua reazione... lo conosco più di me stessa.
«Vieni qui, Jake...», gli dico prendendolo per mano, per poi alzarmi in punta di piedi per baciarlo come si deve. Prontamente mi avvolge la vita con le sue braccia possenti, sollevandomi di più verso di lui.
«Sei nata per farmi impazzire, mia piccola Ness». Sorride, soddisfatto da quel bacio improvviso. 
«Jake, ora devi ascoltarmi. Non sai quanto io faccia... fatica, a dirti queste parole, ma non possiamo continuare a far finta che vada tutto bene... Sto parlando delle visioni di zia Alice».
Jacob si fa improvvisamente serio, mettendosi a sedere sulla sabbia e trascinandomi in braccio a lui. Continuo a tenergli una mano sulla nuca, scaricando il mio nervosismo carezzandogli i capelli.
«Senti, Ness... io ti ho vista diversa in questi giorni. Non ho voluto dirtelo perché non mi azzarderei mai a dubitare di te, ma ho come avuto la sensazione che mi stessi nascondendo qualcosa, o che avessi qualcosa da farti perdonare. Non voglio che tu abbia paura di dirmelo, sai che per te ci sarò sempre... Mi fido di te perché hai sempre fatto le scelte giuste, sei molto più in gamba di quanto non lo sia io... Non aver paura». 
Jake mi coccola dolcemente stringendomi a sé, riesco a percepire i battiti del suo cuore ormai del tutto regolari e senza un briciolo di agitazione...
«La chiave di tutto è il dono di nostra figlia, Jacob... La sto facendo esercitare in modo che possa controllarlo a pieno. Ora Sophia riesce ad acquisire i poteri semplicemente guardando negli occhi il vampiro che le sta davanti...».
«Okay, Nessie. Ma cosa c'entra Sophia con la visione di Alice e tutto il resto? Scusami, ma non riesco a collegare le due cose...», risponde lui, ancora con un tono pacato.
«Se dovessimo giungere ad uno scontro, Sophia sarebbe in grado di mettere tutti fuori gioco, e potremmo confrontarci ad armi pari. È questo che intendo, Jake... Ma non me ne starò con le mani in mano aspettando che i Volturi vengano qui, noi dobbiamo agire per primi. Devo soltanto aspettare il famoso segnale di cui parlava zia Alice... la famosa tessera mancante. Mia madre si recherà a Volterra, zia Alice l'ha visto. Ma non adesso, dobbiamo aspettare il momento adatto», proseguo a dire cercando di dosare a poco a poco le informazioni, per non sconvolgere Jake.
«Continuo a non capire, Nessie. Sii più chiara, stai facendo dei ragionamenti astratti... forse lo scemo sono io a non voler capire». 
Distolgo lo sguardo dalle sue mani, per potermi concentrare sul volto di Jake e confessargli finalmente tutta la verità.
«Jacob, noi... se dovesse essere necessario dovremmo andare a Volterra. Aro chiederà a mia madre di vedermi, e non posso di certo tirarmi indietro. Loro verrebbero qui, e... per quanto io mi possa sforzare, non posso cancellare i nostri figli dai miei pensieri. Aro è un abile lettore di menti, molto più di mio padre. Leggerà i miei pensieri, vedrà il nostro legame e vedrà nostri figli. Non potrò nascondergli l'esistenza di Michael e Sophia, ma posso comunque omettere dei particolari: il dono di Sophia, per esempio. Seguirò alla lettera tutte le direttive di Aro, ma allora per i Volturi sarà troppo tardi per attaccare: Sophia li avrà già privati di tutti i loro poteri, e a quel punto non potranno neanche avanzare delle pretese su Robert. Se Sophia diventasse ancora più esperta potrebbe anche decidere di tenersi quei poteri tutti per sé. I Volturi dovranno accettare le nostre condizioni, altrimenti diventeranno... il niente».
Jacob rimane interdetto per alcuni secondi, fissando i miei occhi preoccupato.
«Se fossi una persona sana di mente direi che la tua idea è... no, okay è totalmente folle e azzardata... Se al tuo posto ci fosse stato qualcun altro a dirmelo, me ne sarei andato via incazzato come non so cosa. Ma dal momento che sei tu a dirmelo, io mi fido di te. E sarò con te, Renesmee. Però devo confessarti che sono preoccupato per nostro figlio... lui non possiede un dono in grado di mettere tutti fuori gioco, come quello di Sophia». 
L'esternazione di Jake è del tutto lecita, ma ovviamente ho avuto la premura di non tralasciare alcun dettaglio. Per Michael vale lo stesso ragionamento fatto con Robert, e volendo anche il suo potere potrebbe essere usato contro i Volturi. Potrebbe mettersi in contatto con qualcuno di quegli innocenti ai quali i Volturi hanno tolto la vita, e allora molti dei componenti del corpo di guardia potrebbero decidere di abbandonare Aro e compagni, vedendo qual è il loro destino: i Volturi avevano l'abitudine di sbarazzarsi dei vampiri che non gli servivano più, non appena trovavano qualcuno di più potente. Hanno sempre dimostrato non solo uno scarso rispetto per la vita umana, ma anche per la vita di quelli come loro.
«Nessuno toccherà Michael, né nessun altro. Considerando che i Volturi potrebbero vedersi privare dei loro poteri, non gli conviene fare dei passi falsi. Gli conviene sottostare alle nostre, di condizioni, se non vogliono perdere la loro reputazione». 
Rivolgo a Jacob un sorriso compiaciuto, il mio ragionamento non fa una piega. Tutto era stato molto più difficile quando la mia famiglia si era ritrovata a proteggermi chiamando testimoni da tutto il mondo. E se non ci fosse stato Nahuel, chissà che cosa sarebbe accaduto, forse sarei fuggita con Jacob lasciando morire tutta la mia famiglia...
È vero, i miei figli sono un caso unico al mondo, a differenza mia. Potrei anche girare tutti gli angoli della Terra per cercare qualcuno uguale a loro, ma un'unione come quella tra me e Jacob non si era mai verificata. Eppure, Jake ed io eravamo più compatibili di quanto avessimo potuto immaginare. Mia madre aveva dovuto affrontare il dolore e la sofferenza, per essere felice con mio padre. L'avevo quasi uccisa quando crescevo dentro di lei ad una velocità inaudita, incompatibile con il suo essere umana. Lei aveva sofferto, io no. Perché quando avevo scoperto di essere incinta di Jacob, il mio corpo si era adattato naturalmente alla gravidanza, come quello di qualsiasi donna. Due piccole vite crescevano dentro di me, ad un ritmo soltanto poco più veloce rispetto al normale. La mia natura di mezza vampira mi ha resa più potente, tanto che dopo il parto ero tornata forte esattamente come prima, se non addirittura di più. Mia madre aveva dovuto cambiare se stessa, per restare in vita... per me è stato tutto fin troppo semplice.
«A cosa pensi?», mi chiede all'improvviso Jake, destandomi dai miei pensieri.
«I bambini non sono una minaccia... Dimostreremo ai Volturi che noi non siamo affatto nemici naturali, siamo nati per stare insieme».
«Glielo dimostreremo, Ness».
Mi alzo in piedi, sollevando anche Jake tirandolo per il braccio.
«Perdonami per aver dubitato di te, Jake... Credevo che l'avresti presa male, stavolta si tratta dei nostri figli». Non posso fare a meno di baciarlo di nuovo, mi sento una persona orribile per avere soltanto osato dubitare di lui.
«Shhh... basta, Ness. Basta sensi di colpa, ti prego. Non potrei sopportarlo». Mi sfiora le labbra con le dita...
«C'è ancora qualcosa che non ti ho detto, Jake...». A questo punto, è giusto che sappia tutta la verità. Basta menzogne, basta nasconderci le cose. Deve sapere dei documenti falsi.
«Sei di nuovo incinta?», mi chiede lui sorridendo, cercando forse di allentare la tensione. Inizia a giocherellare con una ciocca dei miei capelli, mentre le mie mani incontrano le sue.
«Non ce la fai proprio a restare serio, Jake?», lo rimprovero fingendomi sconvolta, per poi tornare di nuovo seria.
«Avanti Ness, la smetto di fare il coglione».
«Ieri sera sono uscita con i miei amici, ma era una specie di... copertura. Dovevo incontrare una persona, e non volevo farti insospettire...». Vedo Jacob sbiancare di colpo, e diventare serio tutto insieme.
«Perché non me lo hai detto prima? Chi dovevi incontrare in quel locale?», mi risponde lasciandosi sfuggire una voce un po' troppo alta, una sorta di rimprovero.
«Sono andata a ritirare dei documenti falsi... Ci serviranno nel caso in cui dovessimo andare a Volterra. Quello che ti sto dicendo deve restare tra me e te». 
È come se mi fossi finalmente liberata da un grosso peso, pesante ed opprimente come un macigno.
«E hai fatto tutto questo da sola? Dio... come posso farmi perdonare?». 
Oggi Jacob è una continua sorpresa, mi sorprende ad ogni minima parola che esce dalla sua bocca. Il mio Jake...
«Insegnami a combattere, Jake. Ecco come puoi farti perdonare», gli rispondo, lasciandolo del tutto esterrefatto. Questa proprio non se l'aspettava!
«Stai scherzando?... Io non posso farlo, non puoi chiedermi una cosa del genere. Non puoi chiedermi di... picchiarti, ti faresti male», risponde lui mettendo le mani avanti, neanche avessi avanzato la più assurda delle richieste. 
«Dimentichi che sono una mezza vampira... e che sono più forte di quanto pensi. Più forte di te, se mi ci metto d'impegno. Se rifiuti mi farò aiutare da Seth, Harry gli aveva insegnato il kung fu», gli rispondo facendo un po' la smorfiosa, per farlo cedere. 
«Harry lo aveva insegnato anche a me... Okay, affare fatto, Nessie. Ma se dovessi farti anche solo un graffio, sappi che non potrai più contare su di me».
Gli stringo la mano, come a sancire un patto.
«Affare fatto, Jake».
Per qualche assurdo motivo, nessuno dei miei familiari aveva mai voluto insegnarmi a combattere. Dicevano che non ne avrei mai avuto bisogno, e che la lotta non si addiceva ad una come me.
Le mie zie, neanche a parlarne. Mamma e papa? Ma per favore! Solo zio Emmett e zio Jasper a volte mi mostravano qualche mossa, quando ero piccola. Mi divertivo parecchio a guardarli fare quello strano "spettacolo" per me, per farmi divertire. Ovviamente non si facevano male sul serio, era tutto studiato nei minimi dettagli.
«Adesso?», mi azzardo a chiedere a Jake mettendomi in posizione di difesa, aspettando un suo attacco. Jake prova a prendermi per il braccio, ma con un'abile mossa riesco a spostarmi e a ritrovarmi dietro di lui. Incrocio il suo sguardo rivolgendogli un sorriso compiaciuto, per essere la prima volta non sono andata male.
«Cavoli, sei brava a schivare i colpi... Ma adesso andiamo a casa, i bambini saranno già svegli», mi dice prima di darmi un repentino bacio e sfrecciare via, per poi cambiare di nuovo idea.
«Perché ti fermi?», gli chiedo, sorpresa dalla sua bizzarra reazione.
«Perché da lupo sono più veloce», mi risponde beffardo iniziando a slacciarsi i pantaloncini proprio davanti a me, senza un briciolo di pudore. «Sai Ness, una volta mi sono dovuto spogliare proprio davanti a tuo nonno Charlie. Mi sono trasformato davanti a lui... Ho evitato parecchie seccature a Bella, era troppo paranoica da vampira neonata. Te l'avevo già raccontato? Vabbe'... raccoglimi i vestiti», mi dice prima di tramutare nel giro di mezzo secondo nel grande lupo rossiccio, l'altra metà di lui.
Mi affretto a raccogliere i vestiti da terra, issandomi repentinamente in groppa all'enorme Jake-lupo.
«Mi spiace, sono diventata troppo veloce per te», gli dico, aggrappandomi più forte al soffice pelo dietro le orecchie. Si volta a guardarmi con i suoi occhi neri, identici ai suoi occhi da umano, profondi e consapevoli. Non sono di certo gli occhi di un animale, quelli... 
«Anch'io, Jake», rispondo sorridente al suo "ti amo" silenzioso, prima di scomparire con lui nel fitto della foresta.
 
Dopo che Jake si è rivestito cercando di far apparire i suoi pantaloncini un po' meno stropicciati, entriamo in casa. Per zio Emmett ogni occasione era buona per lanciarci una delle sue frecciatine, anche quando Jake ed io non facevamo niente. A volte i vestiti di Jake erano stropicciati semplicemente perché aveva dovuto toglierseli per trasformarsi... 
Appena entriamo in casa, a differenza di poco fa sento le voci di tutti i miei familiari impegnati a discutere in salone, mentre avverto dalle vocine squillanti di Sophia e Michael che zia Rosalie è in cucina con loro per farli mangiare.
Mia madre mi coglie in contropiede, bloccandomi sulla soglia.
«C'è tuo padre, fai attenzione a ciò che pensi», mi avverte con un tono di voce appena udibile, guardandosi le spalle. «Jake, va' dai bambini... dobbiamo parlare con Renesmee. Non voglio che loro sentano», prosegue rivolgendosi a Jake, che subito annuisce e mi lascia la mano, dirigendosi al piano di sopra verso la cucina.
Mia madre mi prende a braccetto, conducendomi in salone in mezzo a tutti gli altri. Papà si avvicina prendendomi per mano, invitandomi a sedermi sul divano proprio accanto a lui e zia Alice.
«È successo qualcosa?», mi lascio sfuggire, notando il silenzio quasi tombale che aleggia tra i presenti.
«Renesmee, questa mattina abbiamo trovato questo». Papà mi porge una scatola di legno, sembra chiusa a chiave. Provo ad agitarla per sentire se c'è qualcosa dentro, e avverto un rumore. «Era in un pacco per la posta prioritaria, ma l'indirizzo non corrisponde a niente... C'era il tuo nome, devi aprirla tu». 
Mamma e papà si facevano ritirare la posta da un assistente privato, i pacchi e le lettere venivano spediti in un appartamento sfitto nei pressi di Seattle.
«Siamo andati a ritirarlo questa mattina presto», mi dice mia madre.
Papà mi porge la chiave del contenitore, anch'essa era chiusa a sua volta in una scatola: piccola, anonima, ricoperta di velluto nero.
Giro lentamente la chiave, riuscendo dopo alcuni tentativi ad aprire la scatola.
«Un gioiello?», dico sorpresa osservando una vistosa catena d'oro, sulla quale è incastonata una pietra ancor più appariscente: un diamante, grosso quanto una palla da biliardo.
Ripongo subito il gioiello nella scatola, notando una busta per le lettere sul fondo del contenitore.
 
Carissima Famiglia Cullen, siamo impazienti di rivedere l'incantevole Renesmee, che ormai si appresta a raggiungere l'età che ha portato sua madre Isabella a varcare le soglie dell'immortalità.
Nel frattempo siamo lieti di omaggiare la giovane Renesmee di un grazioso regalo, sperando che sia un dono gradito.
Aspettiamo presto vostre notizie, 
I Volturi
 
P.S. Sarebbe cosa gradita poter finalmente conoscere anche Robert, il fratello della meravigliosa Isabella.
 
«I Volturi...», ripeto sconvolta, lasciandomi cadere il biglietto dalle mani. Il tono di quelle parole è viscido, finto, falsamente sdolcinato... Avrei dovuto capirlo fin da subito, dal gioiello. Regalare oro e pietre preziose era quasi una consuetudine per i Signori di Volterra. Anche per le nozze dei miei genitori avevano fatto arrivare un vistoso collier, che mia madre mi aveva regalato facendomelo passare per un giocattolo. Mi piacevano gli oggetti luccicanti, e allora non ci avevo fatto troppo caso. Quel gioiello varrà almeno un miliardo di dollari...
«È questo il segnale», dice zia Alice, folgorata da un'intuizione. «La tessera mancante, ciò che non avevo visto nelle mie visioni».
Ora sappiamo tutto ciò che ci è dato sapere. Dobbiamo affrontare i Volturi, e non possiamo più tirarci indietro.


 
NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutte, e scusate il ritardo! Oggi ho avuto da fare, sono andata al cinema a vedere Noah (il film con Emma Watson)! e poi questo imbecille di computer non voleva connettersi >_< lo lancerei volentieri dalla finestra a volte... vabbe', ora basta chiacchiere! Vi lascio le famose foto che vi avevo promesso di Robert e i gemelli (diversi) Cullen-Black. Se vi state chiedendo chi è l'interprete di Rob, è l'attore americano Jeremy Sumpter (vi ricordate il bellissimo bambino di Peter Pan?) ... e poi, i bimbi li ho trovati in rete, e come avrete già letto negli scorsi capitoli sembrano un pochino più grandi della loro età. E adesso... scatenatevi con commenti e recensioni! 
Non vi garantisco con sicurezza che il prossimo capitolo arrivi mercoledì prossimo, a breve mi comunicheranno la data del pre-esame di maturità e dovrò mettermi sotto con lo studio :/ 
Parlando invece dei capitoli revisionati, ho approfittato delle vacanze di Pasqua per terminare questo lavoretto... quindi questa settimana ho revisionato i capitoli fino al 12. Voglio sapere che ne pensate, eh! Non uccidetemi, ma sono una perfezionista e volevo che anche quei capitoli fossero all'altezza degli "ultimi" pubblicati.
A presto... e recensite, mi raccomando!
Greta

Ed ora, ecco a voi le foto!





Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** La coincidenza degli opposti ***


31. LA COINCIDENZA DEGLI OPPOSTI


«Nonna... certo, ci vedremo presto. Sì, Jake ed io ti porteremo i bambini! Però ti confesso che sono un po' preoccupata, per loro è la prima volta in aereo».
Mentre parlo al telefono con nonna Renée, osservo i miei bambini intenti a guardare la TV, Sophia praticamente incollata allo schermo e Mickey impegnato nel fare un disegno da regalare a Jake, il ritratto di un lupo.
«Mi mancano terribilmente, Renesmee... Vedrai che il viaggio in aereo andrà più che bene! Ho visto quanto sei brava a tranquillizzarli, comunichi con loro in un modo a dir poco straordinario... E poi non sarai da sola, c'è Jacob con te. Abbiamo già preparato la stanzetta per i bambini», risponde lei, impaziente di rivedere me e i nipotini.
«Va bene nonna... verremo presto, promesso. Robert è in casa? Vorrei parlare con lui», le chiedo mentre inizio a scarabocchiare un foglio di carta, cosa che faccio spesso quando sono al telefono.
«No tesoro, Rob è da Emma. Partiranno per cinque giorni, stanno pianificando questa loro piccola prima vacanza insieme».
«Capisco... me ne aveva parlato. Be', domani digli di richiamare».
«Lo farò, Renesmee... Mi raccomando, chiamami quando decidi di venire! Io e nonno Phil vi aspettiamo a braccia aperte».
«D'accordo, nonna. Buonanotte». Riattacco la chiamata, lasciando il telefonino sul comò.
Sophia e Michael mi raggiungono, Mickey mi mostra orgoglioso il suo bellissimo disegno.
«Mamma, mi aiuti a finirlo?», mi chiede, porgendomi la matita marrone.
«Certo Mickey, prendimi un libro, così possiamo appoggiare il foglio».
Michael scende dal letto, andando subito a prendere ciò che gli ho chiesto.
Sophia nel frattempo continua a seguire incantata il DVD di Harry Potter e la Pietra Filosofale, completamente persa in quel mondo fantastico. Le avevo promesso che appena sarebbe stata più grande Jake ed io l'avremmo portata a visitare il luogo utilizzato per le riprese del castello di Hogwarts.
«Mickey, parla più piano! Tu l'hai visto ieri, io no!», dice un po' infastidita, rivolgendosi al fratellino.
«Ehi, non litigate voi due! Vieni Mickey, lascia vedere il film a tua sorella, fra poco si va a dormire».
Michael torna vicino a me, con il libro in mano. Prendo la matita e inizio a colorare per bene il disegno già perfetto di mio figlio, facendogli vedere come deve continuare a colorare. A poco più di un anno è già in grado di disegnare così... Dovrei esserci abituata, eppure questi due piccolini continuano a lasciarmi ogni giorno senza parole. 
Soltanto i miei figli e Jake sono in grado di farmi dimenticare ciò che era accaduto appena pochi giorni fa: il biglietto dei Volturi, il famoso segnale tanto atteso da zia Alice. Mia madre si sta preparando per andare a Volterra, esattamente come previsto dalle visioni. Ma non credo che papà la lascerà andare senza di lui, mi sembra assurdo. Non sarebbe da lui lasciarla da sola, la loro forza consiste nel restare uniti, come era sempre stato.
Zia Alice mi ha rassicurato in tutti i modi possibili dandomi la certezza che i Volturi non faranno mosse azzardate, si tratta solo di parlare. Quindi devo stare tranquilla almeno fin quando mamma non tornerà da Volterra, dopodiché toccherà a me fare tutto il resto... A volte mi chiedo se sia giusto il fatto che Jacob e Robert siano gli unici ad essere a conoscenza dei miei piani. Forse dovrei parlarne a mamma, con lei i miei pensieri sarebbero al sicuro. E poi mi farebbe comodo avere un'altra persona dalla mia parte... Chissà come potrebbe prenderla, ne sarebbe sconvolta o comprenderebbe che sto facendo la scelta giusta? I Volturi vogliono incontrarmi senza la mia famiglia, e se non rispetterò le loro condizioni tutto sarà più difficile...
«Ecco, Mickey. Adesso è perfetto, vedrai che a papà piacerà moltissimo».
Mio figlio mi sorride, ignaro di tutti i pensieri negativi che mi tormentano ormai da settimane. Ma perché caricare anche loro delle mie angosce? 
«Mamma, ho sonno», mi dice Sophia, venendo a sedersi più vicina a me. Il film è finito, i titoli di coda continuano a scorrere sullo schermo del televisore.
«Adesso ti porto a dormire... Sicura che non vuoi aspettare papà?», le chiedo accarezzandole i riccioli scuri, incredibilmente morbidi e setosi come solo i capelli di un bambino sanno essere.
«Sì... Intanto mi metti un altro film, mamma?», mi chiede mostrandomi il suo meraviglioso sorriso, tanto simile a quello di suo padre.
«Che vuoi vedere, cucciola?».
«Un cartone... La Carica dei Centouno», risponde lei con fermezza, mentre sento la porta della mia camera da letto aprirsi.
«Papà!!», gridano i bambini avvicinandosi a Jacob, che li solleva con estrema facilità riportandoli sul letto accanto a me.
«Jake, guarda. Michael ti ha fatto un disegno», gli dico, mostrandogli il piccolo capolavoro realizzato da nostro figlio.
«Accidenti Mickey, sei un artista! Questo lupo è proprio uguale a me», gli risponde, ammirando compiaciuto quella piccola opera d'arte.
Nonna Esme bussa alla porta, è venuta per mettere a letto i bambini. In genere preferisco farlo io, ma nell'ultimo periodo la nonna e le zie cercavano di farmi rilassare il più possibile.
«Riposatevi voi due, ai bambini ci pensiamo io e Rosalie», mi dice sorridendomi dolcemente.
I bambini senza battere ciglio obbediscono alla nonna, uscendo dalla stanza con lei dopo averci salutato con il bacio della buonanotte.
Appena nonna Esme chiude la porta, mi getto subito tra le braccia di Jake, baciandolo quasi con foga. Un bacio che dura diversi minuti, con Jake completamente sottomesso ai miei desideri, quasi schiacciato contro il cuscino. Le mie labbra si staccano dolorosamente dalle sue, soltanto per riprendere fiato.
«Che accoglienza Ness... credevo stessi crollando dal sonno», esclama lui gongolante, mordicchiandosi il labbro.
«Ti stavamo aspettando... Ci sei mancato, Jake, ci stai trascurando per occuparti di quelle stupide automobili e delle moto. Dovresti cambiare lavoro!», gli dico, fingendomi offesa.
«Sophia ha aspettato te per andare a dormire, e Mickey voleva mostrarti il suo disegno». Poggio la testa sul petto di Jake, mi piace ascoltare i battiti del suo cuore...
«È incredibile», risponde lui, con uno sguardo dolce e sognante.
«Cosa?».
«Quanto ti somiglino, Ness... Mi ricordano tanto come eri tu, da piccola».
Jake prende ad accarezzarmi la schiena, sollevando leggermente la leggera camicia da notte di seta celeste che porto indosso.
«Andiamo nel nostro posto, Jake?», gli chiedo, accorgendomi troppo tardi del mio tono fin troppo supplichevole...
«È una proposta allettante, ma hai bisogno di dormire... Sei stanca, te lo leggo negli occhi. E sei preoccupata per Bella...».
Jacob, inconsapevole lettore della mia mente, ha centrato perfettamente i miei pensieri. Decido di ignorare la sua risposta, continuando ad insistere nei miei propositi.
«Ti prego... ho bisogno di te».
Il suo cuore inizia a battere più forte, segno che lo sto davvero mettendo a dura prova. Jacob mi stringe più forte a sé, riprendendo a baciarmi più desideroso di prima. La sua mano sale sempre più su, fino al gancetto del reggiseno...
«Basta così, Ness», mi dice, staccandosi di nuovo da me.
«Perché?», gli chiedo infastidita, stavolta lo sono per davvero.
«Non è il caso, ti ricordo che ci sono sei vampiri che potrebbero entrare da un momento all'altro...».
C'è qualcosa di strano, non è da lui tirarsi indietro in questo modo.
«I miei genitori sono al cottage, e nessuno verrà a disturbarci... Che cosa mi nascondi, Jake?». Adesso inizio ad essere seriamente preoccupata, che cosa diavolo mi nasconde?
«Tu puoi nascondermi le cose ed io no, Renesmee?», risponde lui poggiandomi su un fianco, per poi accarezzarmi piano la guancia.
«Jake...».
«Domattina dovrò alzarmi presto... devo discutere di alcune cose con il branco...», prosegue a dire, continuando a restare piuttosto vago. Mi avvicino per baciarlo di nuovo, facendogli tornare la pelle d'oca.
«Ehi lupo, sputa il rospo. Coraggio».
«Era da tanto che non mi chiamavi così... E va bene, Ness. È che non volevo metterti più agitazione di quanta tu non ne abbia già».
Gli stringo forte la mano, intrecciando le mie dita alle sue.
«Non ho fatto tardi al lavoro o per fare un giro di perlustrazione, Ness... Ho aiutato Paul e Jared a... ad uccidere dei vampiri. Non ci hanno lasciato scelta, erano diretti verso casa e non volevano sentire ragioni... Erano gli stessi vampiri che avevamo ricacciato a nord lo scorso Natale».
Mi alzo bruscamente dal letto, passandomi le mani tra i capelli.
«Gli altri lo sanno? Mio padre, mia madre?», gli chiedo cercando di mantenere inutilmente un contegno, mentre Jake mi raggiunge stringendomi di nuovo tra le sue braccia.
«È tutto passato Nessie, non agitarti. Non volevo vederti così, ecco perché ho cercato di tenertelo nascosto. Edward e Bella sanno tutto, ma ora non abbiamo più nulla da temere, è stato semplice sbarazzarci di quei bastardi».
Mi rifugio tra le sue braccia, concentrandomi sul suo profumo e cercando di annullare i pensieri... inutilmente.
«Non voglio perderti, Jake... Sarò pure un'egoista, ma non voglio che ti immischi in certe faccende! Potevi essere ferito, o anche peggio! Non ci pensi ai tuoi bambini, Jake? Non ci pensi... a me?».
Inizio a singhiozzare, bagnando la maglietta di Jacob con le mie lacrime. Forse già si aspettava una reazione così eccessiva, per questo motivo non ha voluto parlarmene. Sono stata forte per troppo tempo, e finalmente ho deciso di sfogarmi e scaricare tutte le mie paure...
Jacob continua ad accarezzarmi la schiena, cullandomi tra le sue braccia. Mi libero dalla sua presa per buttarmi sul letto, con il volto nascosto dai miei capelli lunghi e dal cuscino. Avverto il rumore della chiave nella serratura, subito dopo Jake torna al mio fianco iniziando ad accarezzarmi i capelli. Scosta delicatamente le ciocche dal mio volto, per poi asciugarmi le lacrime che proprio non vogliono smettere di fermarsi, come se avessero preso il sopravvento sul mio autocontrollo.
«Ness, per favore... non posso vederti così... Anche io ho bisogno di te», mi sussurra appena prima di sfiorarmi il collo con le labbra, riaccendendo improvvisamente il desiderio di lui... Finisco di asciugarmi il viso con la mano, per poi sfilare piano la maglietta di Jake ancora bagnata dalle mie lacrime. Con le dita traccio dei segni invisibili sui suoi pettorali, guidando le sue mani ancora incerte sul bordino della mia camicia da notte, aspettando che me la tolga. Le sue mani calde e avvolgenti mi fanno sentire subito incredibilmente protetta, al sicuro da ogni cosa e lontana dai brutti pensieri. Il nostro modo di comunicare è fatto anche di questo, un linguaggio tutto nostro fatto non solo di parole, ma di gesti. Perché nessuno si era mai amato nel modo in cui io e Jake ci amiamo... Il licantropo e la mezza vampira, la coincidenza degli opposti.
Mentre slaccio il bottone dei suoi jeans, mi soffermo con le dita sul tatuaggio che Jake ha sul fianco sinistro, le nostre lettere intrecciate. Quel tatuaggio è lì da tanti anni, per ricordare a Jake che saremmo rimasti uniti per sempre, esattamente come quelle due piccole lettere sulla sua pelle. Lo bacio proprio in quel punto, per poi tornare a guardare i suoi occhi. Quante emozioni gli passano per la testa? I suoi occhi ne sono lo specchio, incredibilmente limpido.
«Non farmi mai più una cosa del genere, Jake», gli dico prima di continuare a baciarlo, stendendomi sotto di lui con le gambe accavallate attorno alla sua vita e le braccia che gli circondano il collo.
«Mai più Ness, te lo giuro», replica Jacob, che ormai mi sovrasta con la sua figura imponente e magnifica; i suoi capelli che mi solleticano la fronte e i nostri visi che si sfiorano. Mi stringe più forte, cullandomi con le braccia sotto la mia schiena. Restiamo così per qualche minuto, abbracciati, ora sono io ad accarezzare il volto di Jake. Sento la tensione scivolare via dal mio corpo, e finalmente permetto a Jacob di impossessarsi di me, di farmi sentire completa appagando il mio bisogno sconsiderato di lui. I nostri cuori battono all'unisono, veloci come un battito d'ali, e sento che Jake prova lo stesso viscerale bisogno di non lasciarmi andare, non questa volta... Continuiamo a fare l'amore per un tempo indefinito, lasciando da parte il passato e il futuro, ciò che ormai è accaduto e ciò che avverrà.
Non lo avrei lasciato mai più da solo di fronte ad un pericolo, o entrambi o nessuno. Un tempo mia madre aveva fatto la stessa richiesta a mio padre, implorandolo di non andare a combattere contro l'esercito di vampiri creato da Victoria, la vampira che le dava la caccia. Più passa il tempo e più mi rendo conto di somigliare a lei... Ma io sono sempre stata più forte - è la mia natura a rendermi tale -, e devo continuare ad esserlo per Jacob e per i nostri figli.
Jake continua a farmi sentire tutta la sua pienezza, i suoi movimenti sono veloci e sempre più intensi. Mi sembra di non averne mai abbastanza, resterei così per sempre se solo fosse possibile... Mi bacia ancora una volta, prima di sdraiarsi sfinito su di me. Mi sposto leggermente, per potermi addormentare accoccolata al suo petto, cullata dal suo odore. Jake mi copre con il lenzuolo, un gesto apparentemente insignificante ma pieno di premura e attenzione.
«Sai a che cosa pensavo, Ness?», mi chiede all'improvviso, continuando ad accarezzarmi la schiena e avvicinandomi maggiormente al suo corpo. Alzo appena lo sguardo per incontrare di nuovo i suoi magnifici occhi neri.
«A cosa, Jake?».
«Sarebbe bello... Non dover più fare attenzione a chiudere la porta a chiave, dover uscire per stare un po' da soli, non avere l'ansia di essere beccati dai tuoi parenti che non dormono...». Alzo gli occhi, sorpresa.
«C'è sempre il nostro posto, quando vogliamo stare da soli...», gli rispondo distratta, non riuscendo a comprendere dove voglia realmente arrivare.
«Mi riferisco a un'altra cosa, Nessie. Sto dicendo che mi piacerebbe... andare a vivere con te... Noi due e i bambini, nessun altro. Magari quando tutta questa storia dei Volturi sarà finita». Mi metto seduta continuando a coprirmi con il lenzuolo, baciando Jake sulla fronte.
«Jake... è semplicemente bellissimo ciò che mi stai dicendo, e piacerebbe anche a me... ma devo anche ammettere che vivere con i nonni e gli zii ha le sue comodità. I bambini non sono mai da soli, c'è sempre qualcuno pronto a prendersi cura di loro. Ma ti prometto che accadrà, Jake, abbiamo tutta l'eternità per farlo. E poi... lo so che è assurdo, ma mio padre non accetterà finché non saremo... Sposati».
«Abbiamo già infranto tutte le regole di Edward», replica Jacob sorridendo al pensiero.
«Quasi tutte... C'è ancora la regola dell'Isola Esme, Jake. Fattela raccontare da mio padre», gli rispondo misteriosa.
«Non mi va di dormire, Ness», prosegue lui cambiando discorso, gli occhi nuovamente carichi di desiderio. Non rispondo, e lascio che Jacob prenda nuovamente possesso di ogni singola cellula del mio corpo... per il resto della notte.
 
Al mio risveglio sono ancora tra le braccia di Jacob, letteralmente intrecciata a lui.
Non appena mi alzo avverto subito un lieve mal di testa, avremmo dormito sì e no due ore. Dovrò tenermi le occhiaie ancora per un po', ma è un prezzo che sono disposta a pagare volentieri... All'improvviso un pensiero scomodo mi ritorna in mente, facendomi sudare freddo: oggi stesso mia madre partirà per Volterra.
Sento qualcuno bussare alla porta della stanza, e ringrazio mentalmente Jake per averla chiusa a chiave prima di dedicarsi completamente a me...
«Renesmee, sei sveglia?».
Zia Alice, nessuno di cui vergognarmi. Dopo aver recuperato la biancheria indosso la prima cosa che capita, prendendo dall'armadio un paio di leggings neri e una canottiera lilla.
«Un momento, zia», rispondo a bassa voce, avvicinandomi alla porta.
«Riposati ancora un po', oggi non devi andare al lavoro», sussurro piano a Jake coprendolo per bene con il lenzuolo. Apro finalmente la porta, richiudendola alle mie spalle.
«Zia... scusami, mi ero appena svegliata. I bambini dormono?». "Appena in tempo per dare loro il buongiorno", penso.
«Sì, loro dormono ancora, Nessie. Ieri sera ti abbiamo sentita piangere, mi vuoi spiegare che cosa è successo?», mi chiede zia Alice, scrutandomi con lo sguardo.
«Jacob mi ha raccontato ciò che è accaduto... Non chiedermi perché, ma ho avuto... paura di perderlo, zia. Chi erano quei vampiri, ne sai qualcosa?».
«Ehm... no, erano dei nomadi», risponde lei con una voce strana, come se mi avesse appena raccontato una frottola. Decido di far finta di niente, forse è meglio non sapere. Sono morti, ormai non possono più farci del male.
Mentre scendiamo le scale, veniamo subito raggiunte da nonno Carlisle.
«Renesmee, devo parlarti». Sembra quasi impaziente, come se andasse di fretta. Per quale motivo tutti vogliono parlare con me con questa urgenza? Non mi piacciono i loro sguardi preoccupati, non fanno altro che aumentare la mia agitazione per il "viaggio" di mia madre. Se così si può chiamare...
 
«Renesmee, tuo padre mi ha confessato di non riuscire più a leggerti nella mente, se non in rari momenti. Voglio scoprire se hai sviluppato uno scudo come quello di Bella, o se si tratta semplicemente della tua abilità mentale... Ti ho preparato un test», mi dice nonno Carlisle non appena raggiungiamo il suo studio, porgendomi un foglio pieno di quiz a crocette e di strane domande perlopiù di logica. Guardo il nonno perplessa, non mi sembra di certo il momento adatto per mettersi a fare dei test...
«Non dire niente, Renesmee, capirai il perché più avanti».
Dopo circa una decina di minuti, riconsegno il foglio a nonno Carlisle. Non ci mette molto ad esaminare le domande, e il suo volto si illumina subito in un sorriso compiaciuto.
«Incredibile...», lo sento dire tra sé e sé, sempre più soddisfatto.
«Nonno, sii più chiaro», mi affretto a rispondere, ancora interdetta. Continuo a non capire...
«Non ho mai visto una cosa del genere... Hai un quoziente intellettivo pari a duecentoventisette, Renesmee. Il tuo cervello funziona in un modo che non mi era mai capitato di vedere, in nessun individuo né umano né vampiro... Riesci ad utilizzare ogni parte del tuo cervello, tanto da controllare persino il tuo inconscio: è proprio per questo motivo che impedisci la lettura del pensiero a tuo padre, il tuo cervello attua un meccanismo di difesa che hai sviluppato e affinato negli anni».
Resto a bocca aperta, nel sentire le parole del nonno... Non posso crederci, non può essere possibile.
«Non posso essere più abile di un vampiro... Anche tu riesci a bloccare i tuoi pensieri, nonno. Ti ricordi quando abbiamo scoperto della mia gravidanza? Sei riuscito a nasconderlo a papà, così come ci siamo riusciti io e Jacob».
Nonno sembra contrariato, e si affretta subito a replicare: «Io ci sono riuscito grazie al mio autocontrollo, Renesmee. E Jacob riesce a nascondere i pensieri perché glielo hai insegnato tu. Riesce a pensare ad altro, come faccio io. Tu no, Renesmee, tu riesci a pensare a molte più cose allo stesso tempo...». Sorrido, ancora un po' incredula. Dunque papà non riusciva più a leggermi nella mente da tempo, ed io neanche lo sapevo. Ci sarebbe riuscito solo qualora lo avessi voluto anch'io.
«Di' la verità, hai misurato anche il quoziente intellettivo di Jake!», chiedo a nonno, colpita da un'improvvisa curiosità. I licantropi lo incuriosivano parecchio, fin da quando ero piccola compiva studi su di loro. Forse proprio in vista di ciò che sarebbe stato il mio futuro con Jake...
«Centocinquantadue, non è affatto male. Certo, rispetto al tuo...!». Nonno ci scherza su, mi viene da sorridere.
«Adesso vuoi spiegarmi il motivo di questa cosa, nonno?», gli chiedo, ricordandomi ciò che mi aveva detto poco prima.
«Quando tua madre sarà partita, lo saprai. Il suo aereo è tra poche ore... Vaia salutarla, Nessie, sono sicura che ti sta cercando».
 
Mi affretto ad uscire dallo studio del nonno, per vedere se effettivamente mia madre è già qui.
Scendo la scale e la trovo a parlare con nonna Esme davanti alla porta di casa, insieme a papà. Non ho smesso di sperare che mio padre decida di accompagnarla, anche se non potrà essere con lei dai Volturi le darà comunque sostegno. Nonna Esme le accarezza teneramente la guancia, so che la ama esattamente come una figlia. Il mio cervello si mette subito sull'attenti, e decido di andare dai miei genitori.
«Nessie!». Mamma corre ad abbracciarmi, lasciando a terra la piccola valigia con lo stretto necessario.
«Mamma... andrà tutto bene», le dico, stringendola forte a me sotto lo sguardo pensieroso di papà, che mi accarezza i capelli.
«Sono solo due giorni, tornerò presto Renesmee... Dopo sarà tutto risolto», risponde lei, senza rendersi conto che ci stiamo facendo forza a vicenda. Decido di far leggere i miei pensieri a papà, sperando che mi dia ascolto... Gli poggio una mano sulla guancia, pronunciando nella mia mente queste semplici parole: "Papà, vai con lei... io ho Jacob, ma lei adesso ha bisogno di te". Papà scosta la mia mano con un movimento delicato, baciandomi la fronte. Mi osserva con uno sguardo eloquente, come a darmi ragione. Nel frattempo ci raggiungono anche tutti gli altri, compreso Jacob, che sembra perfettamente riposato nonostante la notte appena trascorsa...
«Ho deciso, io vado con Bella», comunica papà a tutti i presenti. In cuor mio sapevo che lo avrebbe fatto anche senza che glielo dicessi, perché loro sono esattamente come me e Jacob. Ieri sera avevo compreso per la prima volta cosa significasse sentirmi addosso quella maledetta paura di perderlo... Ci eravamo giurati che non avremmo mai lasciato l'altro da solo di fronte ad un pericolo: insieme, sempre e comunque. Avevo avuto un bisogno indescrivibile di fare l'amore con lui, ma per un motivo ben preciso. Dovevo avere la certezza che fosse con me mentalmente e fisicamente, dovevo sentirlo in tutti i modi possibili, nel vero senso della parola. Tutto ciò andava ben oltre il sesso, e Jacob lo aveva compreso... Ringrazio il mio cervello per la sua strana capacità di celare i pensieri, se papà sentisse certi discorsi non avrei più il coraggio di guardarlo in faccia!
«Voglio accompagnarvi all'aeroporto», mi affretto a dire ai miei genitori, con il cuore in gola.
«Renesmee... Ci vediamo tra due giorni, e appena saremo arrivati ti chiameremo. Pensa ai bambini, sono loro ad aver bisogno di te. E Jacob, anche lui ha bisogno di te», mi dice papà stringendomi in un ultimo abbraccio, prima della partenza.
Si allontana per alcuni minuti, prendendo da parte Jake. Mi piace vederli così complici, loro farebbero qualsiasi cosa per me ed è proprio questo a renderli così uniti. Cerco di affinare il mio udito già perfetto di mezza vampira, per cercare di captare le parole di mio padre. Lo vedo poggiare una mano sulla spalla di Jake, un gesto di lealtà e fiducia.
«Prenditi cura di mia figlia, Jacob. Falle forza in questi due giorni. E... a parte i nostri soliti battibecchi, non potrei essere più felice del fatto che mia figlia abbia al suo fianco un uomo come te».
Al solo udire queste parole, mi sembra di poter toccare il cielo con un dito. "Ti voglio bene, papà", ripeto nella mia mente abbattendo quella strana barriera che gli impediva di leggere i miei pensieri.
«La proteggerò sempre, Edward... Sempre».



NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutte! Intanto volevo augurarvi buon primo maggio, e scusate il leggero ritardo!
Facciamo il punto della situazione: Bella sta per andare a Volterra, Edward verrà con lei.
Renesmee si è abbandonata ad un momento di fragilità, provando per la prima volta su di sé la paura di perdere Jake... Facciamo un piccolo salto temporale e ritroviamo i vampiri che avevano tentato di raggiungere Forks il Natale precedente ("Natale in casa Cullen")… vi siete fatti un’idea di chi possano essere? Non tutto è scontato, ricordate! E poi, che cosa vorrà dire Carlisle alla nipote di tanto misterioso? Si accettano scommesse xD
 
Poi... la data del pre esame di maturità si avvicina, e fra poco dovrò smettere di scrivere… spero che non mi abbandonerete e che ci sarete al mio ritorno. Questa storia non resterà incompiuta, ve lo assicuro!
Che altro dire? Aspetto le vostre recensioni, soprattutto quelle di chi non ha recensito il capitolo precedente :P Mi servono le vostre opinioni, altrimenti penso che il capitolo non è piaciuto e sapete come siamo noi “scrittrici”… tendiamo sempre a sottovalutarci! Sono contenta che le foto di Michael, Sophia e Robert, pubblicate nello scorso capitolo, siano piaciute ;)
Ok basta, ho scritto un bel papiro D: spero di poter pubblicare la prossima settimana! Un bacio :*
Greta
 
RECENSITE! <3 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Snervante attesa ***


32. SNERVANTE ATTESA


Renesmee 
Domani. Solo un altro giorno, e i miei genitori torneranno da Volterra. Questa attesa inizia a diventare snervante, opprimente, insopportabile. Altro che due giorni, il tempo sembra quasi non passare mai, neanche lo facesse apposta. Aspettare, aspettare, e ancora aspettare...
Ed io che ancora mi ostino a chiedermi il perché... Perché i Volturi vogliono rovinarmi la vita proprio adesso che sono davvero felice? C'è ancora qualcosa che non mi è chiara in tutta questa faccenda, più di qualcosa a dire il vero: i vampiri nomadi che Jacob avrebbe ucciso con l'aiuto del branco, il mistero di nonno Carlisle e dei suoi test sul mio quoziente intellettivo... Tante, troppe cose irrisolte.
Approfitto del fatto di essere un momento da sola, visto che la nonna e le zie sono impegnate a pulire la soffitta e che i bambini sono da Billy. Gli zii sono a caccia, nonno è nel suo studio. Jacob non ha quasi più tempo per me, impegnato com'è tra il lavoro e le questioni del branco. Però sa sempre come farsi perdonare, questo devo ammetterlo.
Prendo la scala, per poter raggiungere la mensola sulla quale si trova la scatola di legno contenente il vistoso ciondolo e il biglietto che i Volturi mi avevano indirizzato. Credo che quel ciondolo mi servirà presto...
Mi tocca quasi alzarmi sulle punte per arrivare a prendere la scatola, era stata messa in alto in modo che non fosse alla portata di Michael e Sophia.
Finalmente riesco a prenderla, e dopo aver recuperato il biglietto la rimetto esattamente dov'era, per non destare sospetti.
Mi siedo sul divano, aprendo piano la busta... e mentre leggo di nuovo il biglietto, i miei occhi si soffermano in particolar modo su una frase:
 
"... che ormai si appresta a raggiungere l'età che ha portato sua madre Isabella a varcare le soglie dell'immortalità..."
 
Vengo come colpita da un lampo di genio... Ecco perché i Volturi vogliono incontrarmi adesso, in occasione del mio diciannovesimo compleanno! Perché mia madre diciannove anni non li ha mai compiuti... I miei genitori si sposarono il 13 agosto del 2006, e mia madre fu subito trasformata dopo avermi data alla luce, esattamente pochi giorni prima del suo compleanno.
Questo significa anche un'altra cosa: i Volturi vogliono controllare se sto ripetendo lo stesso percorso di mia madre, quando aveva la mia età: un matrimonio, una gravidanza... un bambino, un altra creatura dalla natura ignota, come lo ero io.
Lascio il biglietto sotto al divano, lo avrei messo a posto più tardi. Torno a sedermi, poggiando la testa sul cuscino. Fa piuttosto freddo per essere luglio, ma d'altronde siamo pur sempre nel posto più nuvoloso degli Stati Uniti... E piove, tanto per cambiare. A tenermi caldo c'è la felpa blu di mia madre, morbida e con addosso il suo odore. È un modo per tenerla qui vicina a me, anche se ora è lontana. Fin da quando ero piccola non ho mai perso questa abitudine, mi piace avere addosso l'odore delle persone che amo, per sentirle accanto.
«Ehi, bellissima». Jacob, appena rientrato, mi viene incontro cercando subito le mie labbra. Si china verso di me, avvicinando dolcemente il mio volto al suo. Lo sento ritrarsi, non appena si accorge che l'odore della mia felpa non è il mio, né tanto meno il suo.
«Che puzza di vampiro!», esclama sorridendo, lasciando scoperti i suoi bianchissimi denti che contrastano con la sua carnagione scura. «Ti sei messa la felpa di Bella», prosegue a dire guardandomi con tenerezza, sfiorandomi di nuovo le labbra con le sue. Ecco che cosa intendo, quando dico che sa farsi perdonare...
«Sono molto infantile, vero Jake?». Continuo a sorridere, trattenendolo accanto a me.
«Non è una cosa infantile, Ness... Anzi, credo che sia una cosa molto dolce».
Lo vedo incupirsi, chissà cosa gli passa per la testa, forse ho detto qualcosa di sbagliato...
«Sai, Ness... mi ricorda una cosa che facevo anch'io. Quando mia madre... se n'è andata, mi piaceva sentire il suo odore sui vestiti, riuscivo ad addormentarmi col pensiero che fosse accanto a me...».
Jacob si schiarisce la voce, vedo i suoi occhi diventare lucidi... È raro vederlo così, ma parlare di sua madre gli ha sempre fatto questo effetto. Magari quando Michael diventerà un lupo potrà rivederla nei suoi pensieri, grazie allo straordinario dono di nostro figlio che aveva permesso anche a me di conoscerla, quando Mickey era ancora nella mia pancia...
Lo abbraccio forte, accarezzando i suoi capelli spettinati che lo rendono ancora più bello.
«Jake... amore mio», gli sussurro piano all'orecchio, continuando a cullarlo tra le mie braccia.
«Ness, non ce lo diciamo molto spesso, perché ce lo dimostriamo in altri modi... ma ogni tanto sento il bisogno di dirti che ti amo tantissimo...».
Okay, sto decisamente per sciogliermi.
«Mi ami anche se puzzo di vampiro?», rispondo cominciando a scherzare, pur continuando ad abbracciarlo come prima.
«Se ti togli la felpa di Bella non puzzerai più», prosegue lui iniziando a farmi il solletico, facendomi quasi rotolare a terra.
«I vampiri non puzzano, Jake!».
«Hai ragione, i vampiri non puzzano...», ripete lui prima di bloccarmi sul divano, baciandomi di nuovo...
In quel momento sento la chiave girare nella serratura, zio Emmett e zio Jasper sono di ritorno insieme ai miei bambini.
«Beccati!», dice zio Emmett, vedendo me e Jacob praticamente avvinghiati l'uno all'altra.
«Papà, che fai!», lo rimprovera Michael, che da qualche tempo aveva iniziato a sviluppare una sorta di piccola "gelosia" nei miei confronti. Jake ed io cerchiamo di ricomporci, mentre zio Emmett quasi non si piega in due dalle risate.
«Allora è vero che i licantropi hanno gli ormoni a mille, eh Nessie? Confermi?».
«Zio, che significa?», chiede Sophia, seguita a ruota da Mickey.
Zia Rose arriva come per magia a togliermi dall'imbarazzo, lascio Jake a scherzare con zio Emmett e i bambini.
«Vai da Carlisle, ti deve parlare», mi dice, portandomi davanti al suo studio.
«Non preoccuparti, va tutto bene. Bella se la sta cavando alla grande, poco fa mi ha telefonato». Dal piano di sotto sento la voce di mia figlia chiamare a gran voce la zia, e dopo averla lasciata andare entro subito nello studio del nonno.
 
«Renesmee... avanti, siediti», mi risponde lui tranquillo, senza tradire alcun tipo di emozione.
«Adesso puoi dirmelo, nonno? Perché mi hai sottoposto a quel test?», gli chiedo, cercando di mostrarmi altrettanto calma. Aveva detto di avere qualcosa di importante da dirmi, non appena i miei genitori fossero partiti...
«Volevo assicurarmi che Edward non ti avrebbe letto nella mente, e che Bella fosse lontana. L'idea è stata sua... Ora so che la tua mente è al sicuro».
«Continua nonno, ho bisogno di sapere», lo esorto a proseguire.
«Riguarda ciò che ti hanno detto Jacob e Alice a proposito di quei "vampiri nomadi"», risponde lui, mimando il gesto delle virgolette. Questo significa che Jacob non mi ha raccontato tutta la verità, e che nemmeno zia Alice è stata del tutto sincera...
«Perché vogliono nascondermi le cose, nonno?». Io a Jacob avevo raccontato tutta la verità, perché lui non ha fatto lo stesso con me?
«Nessie, per favore, non prendertela con Jacob. Siamo stati tutti a noi a chiedergli di mantenere il silenzio. E poi non ti ha mentito, ti ha semplicemente raccontato solo una parte di come è andata la faccenda».
Sprofondo nella poltrona, fissando il pavimento con sguardo vacuo.
«Non sono arrabbiata con Jacob, né con zia Alice e nessun altro... Non preoccuparti di questo. Ma adesso vorrei conoscere come sono realmente andati i fatti», rispondo tornando a sedermi in maniera più posata, incrociando lo sguardo del nonno.
«Tutto è iniziato il giorno in cui hai ricevuto il biglietto e il ciondolo dai Volturi, Renesmee», inizia a dire lui. «Il branco era di ronda, e alcuni giorni fa vedendo che la situazione era tranquilla sono rimasti solo in tre a sorvegliare il territorio: Paul, Jared e Jacob. A quel punto hanno fiutato una scia, ma ormai era troppo tardi per ricacciare gli intrusi a nord. Sono arrivati quattro vampiri, si trovavano al confine tra il nostro territorio e quello dei lupi. Credevano di poter aggirare tranquillamente quell'ostacolo, non sapendo che il patto che impedisce ai lupi di entrare nel nostro territorio è stato annullato dopo la tua nascita. Jacob e Paul li hanno catturati con estrema facilità, mentre Jared è andato a cercare rinforzi, chiamando noi Cullen. Sono intervenuti Quil e Seth, e siamo andati anche io, i tuoi genitori, Emmett e Alice. I vampiri hanno provato a raggiungere la nostra casa, così abbiamo aiutato i lupi... ad ucciderli. Solo uno di loro è rimasto in vita, perché si è arreso. Ci ha detto di essere un nomade, e che a mandarlo sono stati i Volturi, volevano spiarci e scoprire quanto più possibile su di te. Conoscevano il tuo nome, Renesmee».
Avrei dovuto immaginarlo, che di mezzo ci fossero i Volturi.
«Edward ha letto nella mente di quel vampiro, era sincero. È disposto ad aiutarci, Renesmee. I Volturi li avevano completamente soggiogati, li avrebbero usati per i loro scopi per poi sbarazzarsene. Purtroppo gli altri vampiri non hanno voluto desistere, volevano attaccarci senza sentire ragioni».
Nonno rimane perfettamente immobile, ma lo vedo più sereno per essersi finalmente liberato di un peso. Perché la mia famiglia si ostina a nascondermi le cose, trattandomi come una bambina? Nonno Carlisle e mia madre sono stati gli unici a darmi fiducia, se non fosse stato per loro probabilmente ne sarei ancora all'oscuro. Continuo a chiedermi il perché, senza riuscire a darmi una risposta. Jacob voleva che fossi più serena, raccontandomi una mezza verità. Ma gli altri?
«Dov'è ora quel vampiro?», chiedo al nonno, sperando che decida di non tralasciare alcun dettaglio.
«Qui nei paraggi, sorvegliato dai lupi. Gli abbiamo vietato di cacciare sul territorio, ovviamente», precisa notando il mio sguardo perplesso. Il solo pensiero che un vampiro possa cacciare qui, dove vivono i miei amici e le persone che conosco e a cui voglio bene... mi fa venire il voltastomaco, mi fa rabbrividire.
«Nonno, sei sicuro che possiamo fidarci di lui?», gli domando, ancora dubbiosa.
«Te l'ho detto, tuo padre gli ha letto nella mente. Il vampiro, Nicholas, non sa che Edward è in grado di leggere nel pensiero. I suoi pensieri erano del tutto sinceri, non ha alcuna intenzione di tornare dai Volturi».
Forse mi sarebbe tornato utile parlare con quel vampiro, per quello che sarebbe stato il mio ormai prossimo "viaggio" a Volterra. La mia intenzione è quella di incontrare i Volturi in un luogo aperto, in modo da avere una via di fuga in caso di pericolo.
Non sono così stupida da andare nel loro covo, mettendomi in trappola con le mie stesse mani e trascinandoci Jacob e i nostri figli. Ma se per caso avessi dovuto mettere piede lì, avrei almeno voluto conoscere una via di fuga che mi avrebbe permesso di metterci in salvo.
«Renesmee, non farne parola con nessuno, Edward non deve sapere. Neanche Jacob, ho paura che non riuscirebbe a nasconderlo. Ma appena sarà tornata, parlane con tua madre».
Mamma... Lei ha dimostrato ancora una volta di avere fiducia in me, e adesso sono ancora più sicura delle mie intenzioni. Lei deve sapere, devo concederle la stessa fiducia che lei ha concesso a me.
«Grazie, nonno», gli rispondo, prima di uscire di nuovo dal suo studio. E così l'arcano è stato risolto, il mio test e la questione dei vampiri nomadi erano strettamente collegati... Se non altro ora sarà tutto più semplice, visto che ho la consapevolezza che i miei pensieri sono al sicuro.
 
Vado in cucina, dove trovo Jacob e i miei gemelli intenti a mangiare.
«Ti ho preparato un piatto di pasta, spero che non faccia troppo schifo. Cucinare non rientra nelle mie abilità migliori», mi dice, indicandomi un piatto di spaghetti al sugo. Sembra invitante, Jacob è sempre il solito stupido a sottovalutarsi. Ne assaggio un po', e mi viene subito l'appetito. Anche i bambini stanno mangiando la stessa cosa, ma vedo che Jake ha tagliato gli spaghetti per farglieli mangiare più facilmente.
«Mamma, dov'eri?», mi chiede Sophia, che evidentemente non si è lasciata sfuggire la mia lunga assenza.
«Stavo parlando con nonno Carlisle. Ti sei divertita oggi con nonno Billy?», le rispondo, sorridendo.
«Di cosa, Ness?», mi domanda Jake vedendomi soprappensiero, forse crede che si tratti di qualcosa che riguarda proprio i bambini.
«... Mi ha misurato il quoziente intellettivo. Duecentoventisette», rispondo soddisfatta sotto lo sguardo incredulo di Jacob.
«Devi sempre esagerare, tu... Mi fai sentire un povero idiota», mi risponde poggiando una mano sulla mia.
I bambini continuano a mangiare, ma li vedo distratti, pensierosi...
«Sì, domani vogliamo riandare da nonno Billy... Ma quando tornano nonno Edward e nonna Bella?», mi chiede Sophia, smettendo di mangiare.
«Sì, mamma, quando tornano?», prosegue a dire Mickey. Mi alzo dalla sedia per andare ad abbracciarli, seguita da Jacob. Tutti questi nonni e bisnonni li stanno decisamente viziando troppo!
«I nonni tornano domani», li rassicura Jake. Ogni volta che li guardo insieme, è come se il mio cuore diventasse più profondo, per accogliere tutto quell'amore. Mi tornano in mente le parole pronunciate da Jacob la notte precedente, il suo desiderio di andare a vivere insieme, noi due e i nostri figli, come una famiglia. Una famiglia, solo un po' più speciale delle altre...
I miei occhi incrociano quelli di Jake, che sembra pensare la stessa cosa. L'ho sempre detto che tra noi spesso le parole non servono...
 
Jacob
Questa sera non c'è stato verso di mettere i bambini a letto, hanno insistito per dormire nel lettone insieme a me e a Renesmee, e ovviamente abbiamo ceduto. Guardo la mia Nessie dormire rannicchiata su un fianco, con i bambini accoccolati proprio vicino al suo volto, cullati dal suo respiro dolce e leggero.
E mi sento davvero uno schifo, perché non le sto raccontando tutta la verità. Lei mi aveva confessato tutto, con me era stata completamente sincera, liberandosi da quel peso che la faceva sentire in colpa nei miei confronti. Sto davvero facendo la scelta giusta, ascoltando Edward? Raccontando a Ness una mezza verità, per non alimentare le sue preoccupazioni? Tra noi è sempre stata lei la più forte... Non potrò nasconderle la verità a lungo, aspetterò il momento giusto proprio come aveva fatto lei con me. Li osservo di nuovo, lei e i nostri figli, prima di abbandonarmi al sonno...   
 
Davanti a me la spiaggia di La Push, il vento che mi soffia leggero tra i capelli. Il sole, che si affaccia timidamente tra le nuvole, e la musica, che proviene dalla radio accanto a me a volume non troppo alto. E lei, la mia Renesmee, che si diverte a rincorrermi.
Una Nessie ancora bambina, con un visetto di porcellana e occhi da cerbiatta, i suoi capelli lunghissimi che ondeggiano al ritmo del vento...
«Non mi prendi, Nessie!», le dico, continuando a sfuggirle.
«Renesmee!», si affretta subito a correggermi, mentre mi viene incontro mostrandomi il suo bellissimo sorriso. Mi lascio afferrare per la camicia... Nessie vince sempre, con me.
«Jacob, avvicinati», mi dice poggiandomi la sua manina sul volto, mentre la sollevo per poggiarla su un vecchio tronco d'albero levigato dal mare.
«Così sei alta quanto me, Renesmee». Mi sorride, sentendo che la chiamo con il suo nome completo.
«Ripetilo», mi chiede, continuando a tenere la sua piccola mano sul mio volto.
«Renesmee... il tuo nome è bellissimo».
Inizia a comunicare con me, attraverso il suo dono. E mi mostra un'immagine, incredibilmente nitida... Io, con una donna al mio fianco, tra le mie braccia. Talmente bella da sembrare un angelo, la ragazza mi poggia una mano sul volto. La guardo negli occhi, occhi di cioccolato, mentre le accarezzo i capelli ramati, selvaggi come le onde del mare. È sempre la mia Renesmee, solo un po' più grande... 
«Tienimi per sempre con te», mi sussurra attraverso i suoi pensieri.
«Sempre», le rispondo, tornando a guardare la bellissima bambina davanti a me.
«Noi ci diremo sempre tutto, vero Jake?», mi domanda facendomi sentire di nuovo la sua dolcissima voce, stavolta togliendo la mano dal mio volto per parlarmi in modo diretto.
 
Il sogno si interrompe, e mi ritrovo di nuovo nel nostro letto, con Renesmee e i nostri bambini.
Che sogno strano... strano e bellissimo. E quella frase, che per poco non mi faceva scoppiare il cuore: «Tienimi per sempre con te», mi aveva detto Ness. Troppo reale, per essere soltanto un sogno... sembrava più che altro un ricordo. Sì, perché ciò che ho visto stanotte è accaduto davvero, quando la mia Ness era ancora piccola. E già mi amava di un amore profondo e incondizionato, aspettando di crescere per poter essere definitivamente mia...
E poi, una domanda, innocente e pura come può essere solo l'animo di un bambino: «Noi ci diremo sempre tutto, vero Jake?». Il sogno era svanito prima che potessi risponderle...
Le bacio piano la fronte, e Ness fa un piccolo movimento appena percepibile. Riesce ad essere elegante e aggraziata anche mentre dorme, e bellissima anche prima di svegliarsi...
Decido di farmi una doccia, ancora scosso dal ricordo del sogno, incredibilmente reale... Che strano rivederla di nuovo bambina, per poi risvegliarmi accanto a lei con la meravigliosa consapevolezza che mi appartiene, che è la madre dei miei figli, l'unica che vorrei per l'eternità. Niente è mai cambiato, Nessie mi provoca tantissime emozioni contrastanti che neanche riuscirei a descrivere a parole... È l'essere più puro e prezioso che esista sulla faccia della Terra, e l'amore per lei è un sentimento talmente bello, elevato, che neanche credevo di poter provare. Lei mi rende una persona migliore, ogni singolo giorno. Io, che per metà sono un lupo, un animale guidato dall'istinto, quello stesso istinto che mi fa desiderare di sentirla nel profondo di me senza esserne mai sazio, senza averne mai abbastanza. Il nostro legame era sempre stato caratterizzato da una forte componente fisica, anche quando da bambina comunicava con me attraverso il suo dono. Proprio come nel sogno/ricordo di questa notte, i suoi contatti con le mani erano una consuetudine per noi due. Non sempre Renesmee si dava la pena di parlare con le sue labbra, preferiva mostrare direttamente ciò che pensava, per farmelo vedere attraverso i suoi occhi...
 
«Jake?». Esco dalla doccia legandomi in vita un piccolo asciugamano, e vengo improvvisamente distratto dal suono della sua voce che mi chiama per nome.
«Ness, vieni qui... ho voglia di abbracciarti», le rispondo imprigionandola tra le mie braccia, mentre il contatto con la sua pelle fa subito risvegliare in me delle sensazioni incredibili... Devo darmi una calmata, davvero. Non sempre riesco a controllare i miei pensieri con il branco, e credo che Nessie non sarebbe troppo felice di saperlo. Mi sembra di violare la sua intimità, di mancarle di rispetto.
«Dai, finisci di vestirti... sei troppo bello così, non credo di potercela fare», risponde lei, che deve aver pensato le stesse cose vedendomi indossare soltanto l'asciugamano.
«Vado dai bambini, Mickey si è appena svegliato», prosegue a dire, prima di ritornare in camera nostra. Mi sembra impossibile che abbia soltanto diciotto anni... È una madre perfetta, i nostri figli la adorano e devo ammettere che le obbediscono molto più di quanto facciano con me, il loro "papà lupo", come sono soliti chiamarmi.
Scendo al piano di sotto, per sapere se ci sono notizie di Edward e Bella. Dovrebbero tornare oggi, e francamente spero che facciano in fretta. Non posso resistere ancora, a vedere la mia Ness così preoccupata.
Vedo Alice venirmi incontro per dirmi che Edward e Bella torneranno a breve, Edward l'ha chiamata prima di prendere l'aereo. Ma mi chiede anche di Ness, credendo che sospetti qualcosa a proposito della faccenda dei vampiri nomadi.
«Alice, secondo me stiamo facendo un'enorme cazzata a nascondere le cose a Nessie», le rispondo, seccato.
«L'hai vista, Jacob? Hai visto come sta? Ecco, non ci sembra il caso di caricarla con ulteriori preoccupazioni!», risponde alzando di troppo la sua vocina da folletto, non è credibile quando si arrabbia. Emmett si intromette nel discorso, e si affretta subito a darmi ragione.
«Jacob, te la stai cavando alla grande, e lascia stare quello che dice Edward. Siete adulti, e devi fare ciò che ritieni più giusto per Renesmee. Mia nipote è una tosta, dobbiamo smettere di trattarla come una ragazzina... E poi, tu sai bene come prenderla per il verso giusto». Emmett era stato l'unico ad opporsi, quando Edward aveva proibito a tutti noi di raccontare a Nessie ciò che era accaduto...
La nostra conversazione viene interrotta dal rumore di un'automobile che sta parcheggiando nel garage di casa, sembrerebbe la Volvo grigia di Edward, una delle tante automobili della famiglia Cullen. Tutte rigorosamente con i vetri oscurati, ovvio.
Dopo pochi minuti, la porta di casa si spalanca, è Carlisle... seguito da Edward e Bella, finalmente di ritorno da quel maledetto viaggio a Volterra. Dal piano di sopra avverto i passi veloci di Ness...
 
Renesmee
Sento il rombo di una macchina, l'automobile di papà...
«Andiamo, sono tornati i nonni!», dico entusiasta ai miei bambini. Mi precipito per le scale seguita da Sophia e Michael, appena in tempo per vedere la porta di casa spalancarsi. I miei genitori sono di nuovo qui, zia Alice aveva ragione!
«Mamma, papà!». Non faccio in tempo a raggiungerli, sono loro a correre verso di me per abbracciarmi. Stringo forte mia madre, che non fa altro che ripetermi quanto le sia mancata in questi due interminabili giorni. Non appena mi sciolgo dall'abbraccio con lei, mamma corre subito a riabbracciare i nipotini. Papà per abbracciarmi mi solleva da terra, esattamente come faceva quando ero bambina. Mi sento incredibilmente piccola vicino a lui, esattamente come accade con Jacob.
«Papà, le sei stato vicino?». Domanda retorica, ovviamente conosco già la risposta.
«Assolutamente sì. Purtroppo non ho potuto accompagnarla da Aro, per via dei miei pensieri. Ma tua madre è stata magnifica, se l'è cavata nel migliore dei modi proprio come zia Alice aveva previsto». Continua ad abbracciarmi, sotto lo sguardo protettivo di Jacob.
«E lui, ti è stato vicino?», mi chiede, lanciandogli un'occhiata da padre apprensivo.
«Sì, papà... Jacob mi sta sempre vicino. Ma dimmi, ora ho bisogno di sapere...».
«Tutto a suo tempo, Renesmee. Ora hai bisogno di rilassarti, lo sento che sei stata tesa in questi giorni. Siamo qui, non ce ne andremo mai più. Sappi che non sarai mai da sola».
Abbasso gli occhi, sfuggendo dal suo sguardo. Me la caverò da sola, papà, e mi dispiace non potertelo dire... ma il troppo amore che hai per me ti porterebbe a fare le scelte sbagliate. Ora non puoi sentirmi, e mi sembra quasi di tradire la tua fiducia, ma quello che sto facendo lo faccio anche per te, per mamma. Per tutta la nostra famiglia.
«Abbracciami di nuovo, papà».



NOTA DELL'AUTRICE
Hey! Anche questa settimana me la sono presa un po' comoda per pubblicare il capitolo, mi dispiace avervi fatto aspettare >_<
Piaciuto il ritorno del doppio pov Renesmee/Jacob? Ogni tanto aspettatevi qualche altro capitolo così!.... non dico nient'altro, lascio a voi tutti i commenti! Mi raccomando non sparite, aspetto con ansia le vostre recensioni ;) Vi anticipo già che non so quando pubblicherò il prossimo capitolo, quindi per farmi perdonare vi lascio una bella foto del nostro Jake/Taylor... pensate che all'inizio ero team Edward convinta, ma adesso non saprei davvero chi scegliere! E poi, immedesimarsi in Renesmee gioca brutti scherzi :P
A presto, spero <3
Greta


Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Nonostante tutto ***


33. NONOSTANTE TUTTO


Per tutta la giornata di oggi i miei genitori hanno preferito sviare il discorso della loro visita a Volterra, facendo finta di niente.
Ne ho approfittato per andare a trovare Seth e Luna, il piccolo Joshua li tiene davvero occupati e molto spesso li fa anche svegliare di notte. Michael e Sophia erano sempre stati tranquilli e inoltre Jake ed io abbiamo avuto l'aiuto dei miei familiari, che durante la notte tenevano d'occhio i bambini al posto nostro.
Jake ed io li mettiamo a dormire, coprendoli appena con il lenzuolo leggero di cotone.
«Fate tanti bei sogni», dico loro dandogli il bacio della buonanotte, mentre Sophia sfiora con le sue piccole dita l'acchiappasogni che Jake aveva messo sopra al loro lettino.
Ne abbiamo uno anche nella nostra stanza, e Jacob ne aveva regalato uno anche a mia madre per il suo diciottesimo compleanno. Li fabbrica con le sue mani, in certe cose è davvero bravo.
«Mamma, ci leggi Harry Potter?», chiede Michael anche a nome della sorellina.
«Vai Ness, faccio io», mi risponde Jacob sottovoce, per non farsi sentire dai bambini.
«Mamma vuole stare un po' con nonna Bella, il libro ve lo legge papà», dice Jake ai bambini. Che tenerezza sentirlo parlare in terza persona, perfettamente calato nel ruolo di papà innamorato dei suoi figli...
 
Tutti sono andati a caccia, mamma è rimasta da sola. Dopo aver salutato Jake con un bacio sulle labbra, scendo le scale dirette in salone. Trovo mamma seduta sul divano, intenta a fare zapping col telecomando. Si ferma su un canale musicale che trasmette successi del passato, sentendo una vecchia canzone dei Muse che piaceva a entrambe. La raggiungo iniziando a canticchiare, mi sorride vedendomi venire verso di lei. Restiamo a cantare insieme quella vecchia canzone, "Neutron Star Collision ‒ Love is Forever", tenendoci per mano come due ragazzine. Quando la canzone finisce mi sdraio accanto a lei, poggiandomi con la testa sopra alle sue gambe. Spesso da piccola mi addormentavo così, cullata da lei, dalle zie o da nonna Esme. Mamma continua a cantare a bassa voce, accarezzandomi i capelli con dolcezza.
«Mi sei mancata tantissimo», mi dice all'improvviso.
«Adesso sei qui», le rispondo socchiudendo gli occhi, facendo un piccolo sbadiglio.
«Ehi, se sei stanca vai a dormire, abbiamo tutto il tempo del mondo per parlare».
«Voglio restare ancora un po' con te», le rispondo.
Mia madre continua ad accarezzarmi i capelli, mi sembra quasi di tornare bambina. Con lei ho sempre avuto un legame particolare, che non è di certo il tipico rapporto tra madre e figlia. Di fatto ci passiamo pochissimi anni di differenza, lei mi ha avuta a diciotto anni e sette anni dopo la mia nascita avevo già raggiunto la maturità. Allora aveva soltanto venticinque anni. È come se fossimo delle quasi coetanee, lei per me è stata e continua ad essere una madre, una sorella, un'amica, una confidente, una spalla su cui piangere... Tutto.
«Mamma, volevo ringraziarti per avermi dato fiducia... Ho parlato con nonno Carlisle, adesso so tutto. E voglio dirti che ho preso anche una mia decisione, spero che tu possa comprendermi». Mamma smette all'improvviso di accarezzarmi i capelli, è giunto il momento di raccontare anche a lei la verità. Sono certa che mi comprenderà, proprio come ha fatto Jacob.
Mi metto seduta, incrociando lo sguardo dorato di mia madre.
«Renesmee... ho voluto che nonno ti sottoponesse a quei test per scoprire come fai a nascondere così abilmente i tuoi pensieri. Era da tempo che tuo padre mi aveva confessato di non riuscire più a leggerti nella mente, se non in rari momenti. Nonno Carlisle ha confermato che non hai sviluppato uno scudo, ma è tutto merito del tuo cervello. Dovevo essere certa che i tuoi pensieri sarebbero stati al sicuro, papà non sarebbe d'accordo se sapesse che ti ho raccontato tutto. Per lui sei ancora la sua bambina da proteggere, farebbe qualsiasi cosa per te e lo sai bene. Ma non fargliene una colpa, è il suo modo di dimostrarti il suo amore».
«Capisco mamma, e non ce l'ho con papà. Ma adesso è giusto che tu sappia...». Poggio una mano sulla sua, che la stringe teneramente.
«Prima devi sapere ciò che è accaduto a Volterra», mi risponde facendosi seria, pur mantenendo la sua compostezza.
«Ti ascolto».
«È andato tutto come previsto dalle visioni di zia Alice», esordisce. «Sapevo già come muovermi, e se fosse stato necessario Edward sarebbe entrato dall'ingresso di riserva».
Un'entrata di riserva? Non sapevo che ce ne fosse una, ma questa informazione gioca senz'altro a mio favore.
«Come facevi a sapere che c'è un'entrata di riserva?», le domando, forse con fin troppo interesse.
«Nonno Carlisle ti ha parlato dei vampiri nomadi che abbiamo catturato con l'aiuto dei lupi, giusto? Saprai senz'altro che uno di loro ha deciso di aiutarci. È stato Nicholas a fornirci delle informazioni importanti».
Nicholas, il vampiro nomade... Stando a ciò che mi ha detto nonno Carlisle, possiamo fidarci ciecamente di lui. Papà gli aveva letto nel pensiero, quel vampiro è seriamente intenzionato a darci una mano.
«Capisco. È stata una fortuna avere l'aiuto di Nicholas...».
Mamma prosegue il suo racconto, decisa a raccontarmi ogni cosa.
«Era notte fonda quando ho incontrato Aro, e a farmi entrare è stata una sorta di loro... "segretaria", un'umana che spera di essere trasformata». Queste parole mi fanno ripensare a Gianna, i miei genitori mi avevano raccontato tutta la loro storia, senza tralasciare alcun dettaglio. Mamma era andata a riprendersi papà a Volterra con l'aiuto di zia Alice, dopo i lunghi mesi trascorsi dalla loro separazione. Mio padre aveva preso la decisione di lasciarsi uccidere dai Volturi, dopo aver frainteso una telefonata e aver creduto che mia madre fosse morta gettandosi da una scogliera. Mia madre aveva fatto un gesto decisamente coraggioso, forse ancora più coraggioso di ciò che sto per fare io. Io sono forte, sono una mezza vampira... E lei era una semplice e indifesa umana quando ha affrontato tutto questo, inerme se non per lo scudo mentale che già allora custodiva i suoi pensieri. Allora, Gianna era un'umana che sperava di essere trasformata e di entrare a far parte del corpo di guardia dei Volturi. Evidentemente le è andata male, anche se mi domando che razza di persona possa essere stata per aver desiderato unirsi ai Volturi, magari aiutandoli a catturare degli ignari turisti che poi finivano per diventare il loro pasto... Inizio ad arrotolarmi i capelli attorno al dito indice, per scaricare il nervosismo.
«E poi mi sono ritrovata davanti ad Aro, proprio come nella visione. Non c'erano né Caius né Marcus, come sospettavo, e neanche Jane ed Alec». Provo ad immaginare la scena, e mi viene la pelle d'oca nel rivedere Aro davanti a mia madre.
«Perché Aro era da solo?».
«Per dimostrarmi "le sue buone intenzioni", mi ha detto. Ma ovviamente ha avanzato delle pretese a nome di Alec e Jane, riguardo a Robert. Aro ha detto che vuole incontrarti da sola, a Volterra, e che questa è l'unica condizione per lasciare mio fratello fuori dalla faccenda...». Mamma cerca di mantenere la calma e la lucidità, nonostante dentro di lei si stia scatenando una tempesta.
«Mamma, tranquilla... risolveremo tutto. Andrò a Volterra, non mi accadrà niente». La abbraccio, ma la sua reazione mi fa quasi spaventare.
«Che cosa? Che stai dicendo, Renesmee?! Tu, da sola... No, no, no! Non posso lasciartelo fare, sei pazza?!».
Il suo è come un pianto senza lacrime, e in questo momento mi sembra di assistere ad un'inversione di ruoli: io la madre, lei la figlia. Ha sempre voluto proteggermi, e immaginavo che avrebbe reagito così, a primo impatto. Ma ancora non conosce tutta la storia, e adesso è arrivato il momento di raccontargliela.
«Mamma, continua ad avere fiducia in me... Ascoltami, e dopo capirai. Ho bisogno anche del tuo aiuto per farcela, non ce l'avrei mai fatta senza gli insegnamenti che mi hai dato in questi anni».
Le poggio una mano sul volto, lasciando che le immagini passino direttamente da me a lei.
«È il modo migliore che ho per comunicare, guarda attraverso i miei occhi e capirai».
Inizio il mio racconto fatto di immagini e ricordi, partendo dal dono di Sophia, di tutte le volte in cui si esercita con me... La telefonata a J. Jenks, i documenti falsi, l'incontro con John Miles per ritirare i documenti, il locale a Port Angeles, le "bugie" con Jacob e finalmente la verità, che lui aveva saputo comprendere. E infine, un'immagine che sfugge ai miei pensieri. Io con addosso la sua felpa, per sentirla accanto a me nonostante la lontananza, durante i due giorni in cui era a Volterra.
Tolgo la mano dal suo volto abbassando repentinamente lo sguardo, incapace di reggere il confronto con il suo.
«Non dire niente, Renesmee... Adesso comprendo tutto. Ti chiedo solo di poterti stare vicina, per me è impossibile pensare di lasciarti da sola, lo capisci?».
«Va bene mamma, ma nessuno deve sapere, me lo devi promettere».
«Te lo prometto... Ma tu da ora in poi non mi terrai nascosto più nulla, intesi?». Sul suo volto vedo tornare un leggero sorriso. Adesso posso contare anche su di lei, come avevo sempre fatto.
«Voglio parlare con Nicholas, mamma. Mi sembra strano che i Volturi non si siano chiesti che fine abbiano fatto lui e gli altri che avete... ucciso».
«Va bene, se potrà esserti utile ti porterò da lui... Sappi che sono orgogliosa di te, sei tutto ciò che io non sono mai stata...», mi confessa, lasciandosi andare.
«Non dire sciocchezze, mamma. È grazie a te se ad oggi ho il coraggio di affrontare questa situazione». Mi sdraio di nuovo con la testa poggiata sulle sue gambe, mamma riprende ad accarezzarmi i capelli.
«La mia piccola brontolona», la sento sussurrare piano. Era il soprannome che mi aveva dato quando crescevo dentro di lei. E mi aveva amata anche quando l'avevo costretta a nutrirsi di sangue per riacquistare le forze, anche quando le spezzavo le costole prosciugandola di tutta l'energia, anche quando l'avevo uccisa venendo alla luce, strappandola alla vita umana e mortale... Mi sento ancora in debito con lei, e credo che non smetterò mai di esserlo. Mi ha dato la vita quando tutti gli altri mi consideravano un abominio della natura, qualcosa che doveva essere eliminato. Mamma aveva mostrato a tutti che si sbagliavano. Persino Jacob si era sbagliato...
Non le ho mai fatto una colpa per aver provato dei sentimenti per Jacob, per averlo baciato, per il fatto che lui l'aveva amata. Io non ero neanche in programma, ed era giusto che mia madre facesse le sue scelte. Se l'avessi colpevolizzata per questo, non sarei Renesmee Cullen. Sarei una ragazzina come tutte le altre, una di quelle che non si soffermano a riflettere sulle cose. Ma la mia natura ha voluto che fossi speciale, che avessi qualcosa di diverso rispetto a qualsiasi altra persona. E, proprio come ho fatto con mia madre, non ho mai dato la colpa neanche a Jacob per gli errori commessi prima della mia nascita, quando lui mi considerava l'assassina di Bella, la donna che amava. E poi, quando ero nata io e lui aveva avuto l'imprinting, aveva scelto di starmi accanto per l'eternità.
Jacob è bellissimo, affascinante, simpatico, intelligente, brillante, schietto... Avrebbe potuto avere tutte le ragazze ai suoi piedi, se solo lo avesse desiderato. Invece, da quando ero nata io, ha saputo aspettarmi per ben sette anni, senza mai desiderare nessun'altra ragazza...
Sono in debito con tutti loro, proteggerli è il minimo che io possa fare per ripagarli di tutto il loro amore.
«Adesso dormi, piccola mia», mi sussurra pochi secondi prima che io chiuda gli occhi... Sento le braccia di Jacob sollevarmi con facilità dal divano, per poi depositarmi poco dopo sul soffice letto della nostra stanza. Ancora in dormiveglia sento Jacob sussurrarmi qualcosa mentre avvicina il suo volto al mio, sul cuscino, e sento il suo respiro soffiare dolce sulle mie labbra...
«Nessie, Nessie...». Si diverte a ripetere il mio soprannome, quasi sottovoce.
«Non posso più tenermi tutto dentro... Ti ho sognata, nel mio ricordo eri soltanto una bambina. Un giorno mi chiedesti di essere sempre sincero con te, ed è esattamente ciò che intendo fare. Quanto ti amo, Renesmee...».
L'ennesimo tratto che accomuna me e Jacob, la prova di quanto noi due ci assomigliamo. Anche a me piace parlargli quando lui dorme e non può sentirmi, sussurrandogli parole che spesso non ho il coraggio di dirgli durante il giorno.
Lo so, l'ho sempre saputo... Jacob è un'anima pura e sincera, e non avrebbe potuto resistere a lungo nel tenermi nascosto ciò che era accaduto.
«Ti ho sentito, Jacob», mi lascio sfuggire lasciandolo di stucco, talmente vicina a lui da sfiorarlo con le mie lunghe ciglia non appena apro gli occhi.
«E so tutto, non devi spiegarmi niente. Questo mi basta, Jake». Gli poggio una mano sul volto, mostrandogli i miei pensieri e quanto io lo amo... E ci addormentiamo così, felici per esserci finalmente detti tutta la verità.
 
Il mattino seguente mi sveglio finalmente riposata, dopo giorni e giorni di preoccupazioni, silenzi e notti insonni. Allungo la mano per cercare Jake, ma mi accorgo subito che il letto è vuoto. È ancora caldo, questo significa che Jacob deve essersi alzato da poco. Trovo un biglietto sul cuscino, l'inconfondibile calligrafia del mio lupo.
 
Sarò qui al tuo risveglio, con una bella colazione a letto... Nel frattempo ho qualcosa da chiarire con Edward papà iperprotettivo-Cullen.
 
«Scemo», mi lascio sfuggire sorridendo, buttandomi di nuovo sul cuscino. Avanti, usa il tuo potentissimo intuito, Renesmee. 
Che cosa dovrà chiedere Jacob a mio padre?
Guardo l'orologio, sono solo le otto e un quarto. I bambini staranno ancora dormendo. L'occhio mi cade poi sul calendario, è il 18 luglio. Devo chiamare Robert, fra pochi giorni partirà con Emma... Continuo a posticipare la mia visita a Jacksonville, l'avevo promesso alla nonna e ormai era diventata una specie di tradizione andare a trovarla a Jacksonville ogni estate. Quest'anno sarebbe stato tutto diverso, avremmo portato i bambini. Ma andare a Jacksonville significa anche un'altra cosa, che prima o dopo dovrò decidermi ad affrontare. La prossima tappa sarà Volterra...
La porta si spalanca, e Jacob entra con un vassoio pieno di cose buone. E pensare che da piccola non ne volevo sapere di assaggiarle...
«Buongiorno, bellissima». Mi saluta baciandomi con fin troppo entusiasmo, fermandosi prima che sia troppo tardi per tornare indietro.
«Hai fame, Ness?», mi chiede sedendosi accanto a me, prendendo a morsi una fetta di ciambellone al cioccolato.
«Sembra tutto buonissimo... Direi che ho davvero molta fame», gli rispondo, ammiccando un po'. Mi diverte troppo provocare Jake e vederlo sciogliersi nel giro di pochissimi secondi, totalmente incapace di resistermi come se il tempo si fosse fermato al primo giorno della nostra storia.
«Ho fame anch'io», risponde, «ma credo che la mia sia un altro tipo di fame...». Mette da parte il vassoio, sollevandomi appena la veste quel poco che basta per sfiorare la mia pelle nuda.
«Ho chiuso a chiave, Ness... Mi hai provocato, e adesso fai quello che dico io».
«Questo è un ordine degno di un alfa, Grande Capo Jake...». Sollevo la sua maglietta, sorprendendomi ogni volta di quanto sia dannatamente perfetto. Ha sempre avuto degli addominali fantastici, un fisico atletico e asciutto, per nulla eccessivo... Non lo dico perché sono di parte, ma Jacob è il più bello dell'intero branco.
«Prima devi raccontarmi cosa hai chiesto a mio padre», gli rispondo riabbassando la sua maglietta, spostandomi di poco da lui. So essere davvero crudele, a volte.
«Che mossa audace Ness, ti faccio i miei complimenti. Ma purtroppo per te non ho niente da nascondere, ho chiesto a tuo padre quale fosse la famosa regola dell'Isola Esme».
Papà me ne aveva parlato non appena Jake ed io ci eravamo messi insieme: Jacob potrà portarmi all'Isola Esme soltanto quando sarò diventata la signora Black, la moglie di Jacob. Almeno per quanto riguarda questo, ci teneva che rispettassimo la tradizione. E' tuttora la più importante tra le "Regole di Edward Cullen", alle quali Jake ed io non abbiamo mai dato troppa importanza...
«Devo dare ragione a papà... le tradizioni sono importanti», sussurro a Jacob mentre lui prosegue a baciarmi il collo, facendomi impazzire...
«Così importanti che le abbiamo rispettate tutte, non è vero signorina Cullen?». Jacob riprende a sfiorarmi dappertutto, a farmi sentire le sue mani su di me... Ma come si fa a sostenere una conversazione seria e a mantenere la lucidità, in questo modo?
«Adesso decido io, Ness».
«Non stiamo rispettando le tradizioni, questo non va bene», gli rispondo togliendogli finalmente la maglietta...
«RENESMEE, lo so che sei sveglia! Perché chiudi sempre la porta a chiave? Sbrigati, scendi subito giù, Edward ti vuole parlare!».
Zia Alice... Adesso capisco cosa intendeva Jacob. Sarebbe bello non essere interrotti nei momenti meno opportuni...
«Arrivo subito, zia! Mi sto... cambiando!».
Jacob assume un'espressione dispiaciuta, mi guarda con la nostalgia di appena pochi secondi fa...
«È mattina presto, che cosa vogliono a quest'ora? E se ti avessero svegliata?». Jacob prende un'altra fetta di ciambellone, facendola sbriciolare tra le sue mani.
«Non mi sembrava che stessimo dormendo, Jake... Ti prometto che mi farò perdonare presto», gli rispondo, facendogli l'occhiolino.
«Mi accompagni oppure hai intenzione di uccidere quel povero ciambellone?», proseguo, attirandolo dolcemente verso di me. Subito mi cinge i fianchi con il braccio, strappando dalle mie labbra l'ennesimo bacio.
 
Appena giunti al piano di sotto, vedo i miei genitori parlare tra loro a bassa a voce, circondati da tutti i miei familiari.
«Renesmee, mi dispiace averti svegliata», mi dice papà mentre Jake si copre la bocca con la mano, trattenendo una risata.
«Papà... tranquillo, ero sveglia». Mi viene incontro, facendo cenno agli altri di lasciarci da soli.
«Jacob... anche tu».
Gli altri si allontanano, Jacob continua a guardarmi con la coda dell'occhio mentre lo vedo chiacchierare con zio Emmett.
«Allora, papà... a cosa è dovuta tutta questa fretta?». Cerco di sembrare spensierata, quando in realtà non lo sono affatto. Papà mi preoccupa quando fa così, riesce ad essere del tutto indecifrabile quando ci si mette d'impegno. Lo vedo farsi serio, tutto d'un tratto.
«So che hai parlato con mamma, riguardo ciò che è accaduto a Volterra. Abbiamo ancora un po' di tempo per decidere sul da farsi. Ti chiedo solo di non immischiarti troppo in tutta questa faccenda, Renesmee. Ora sei una madre, devi pensare prima di tutto ai tuoi bambini, sono loro la priorità. Del resto ce ne occuperemo noi, come abbiamo sempre fatto». Ed ecco che il senso di colpa torna a perseguitarmi, per tutto ciò che sto nascondendo a mio padre e a tutta la mia famiglia, o quasi... Mi sento in colpa anche nei confronti di mamma, ora che l'ho messa nelle condizioni di mentire a papà.
«Va bene papà... non preoccuparti. Ora se non ti dispiace non vorrei parlarne». Abbasso lo sguardo giocherellando con una ciocca di capelli, papà si affretta subito a cambiare discorso.
«Dovresti andare un po' a Jacksonville, ti farebbe bene passare un po' di tempo con Robert e cambiare aria... Tu adori il mare, e poi hai promesso a nonna Renée che le avresti portato presto i bambini».
«Sì, non vedo l'ora di riabbracciare la nonna... Mi manca molto». Smetto di parlare, poggiandogli una mano sulla guancia per comunicare attraverso il mio dono. Mostro a papà un'immagine di quando ero bambina, e mi lanciavo letteralmente tra le sue braccia. Papà era sempre pronto ad afferrarmi al volo, ovviamente. Le sue braccia erano e sono tuttora un rifugio accogliente e sicuro.
«Mi fai commuovere, lo sai?». Gli sorrido, abbracciandolo. A volte con lui mi sembra proprio di tornare bambina.
«Jacob, vieni qui!», chiede poi a Jake notandolo ancora nascosto in un angolo, mentre zio Emmett gli augura "buona fortuna" continuando a sghignazzare. Jacob viene a sedersi accanto a me, strappandomi dalle braccia di papà. Li vedo sorridere, chissà cosa si dicono.
«Jacob Black, voglio sfidarti a braccio di ferro. Non dovresti mostrarmi ciò che Renesmee ti dice a proposito del tuo fisico e dei tuoi addominali perfetti, ti dimostrerò che il più forte sono io».
«Ci sto, Edward».
Jacob e la sua mania di provocare mio padre... quando si decideranno a smetterla? Non posso fare a meno di arrossire, e sorrido al pensiero che un giorno sarà mio padre a prendere in giro Jake. Qualche sera fa ricordo di aver fatto uno strano sogno: Sophia cominciava ad essere grandicella, ed era diventata una bellissima ragazza. Jacob lanciava occhiate assassine a Joshua Clearwater, che nel sogno era diventato il ragazzo di nostra figlia. Papà rideva come un matto, dando una pacca sulla spalla a Jacob. 
«Un tempo non ero io il "dinosauro", quello troppo all'antica?», diceva a Jake continuando a ridere. Dovrei mostrare il sogno a papà, sicuramente lo farebbe divertire.
Li seguo in giardino, non riesco a smettere di ridere. In famiglia era rimasta celebre la sfida tra mamma e zio Emmett: mia madre era riuscita a battere a braccio di ferro il più forte e muscoloso dell'intera famiglia Cullen, spaccando in due la roccia che avevano utilizzato per la loro sfida.
«Tre, due, uno... via!».
Mio padre e Jake iniziano la loro sfida, papà rimane perfettamente composto mentre a Jake vedo gonfiarsi la vena sul braccio, per lo sforzo.
Ovviamente non mi fa alcun effetto, non ho mai desiderato il sangue di Jacob. Il pensiero non mi ha mai sfiorato, neanche una sola volta. Ai miei familiari non faceva effetto perché Jake è un licantropo, e il sangue di lupo non è appetibile per i vampiri. Io ho sempre avuto una percezione diversa del suo odore, irresistibile per i miei sensi ma non capace di scatenarmi la sete. Sapevo quanto mio padre aveva sofferto desiderando il sangue di mia madre, e sono felice di non aver dovuto provare sulla mia pelle una simile esperienza. Una volta scoperto il cibo umano, per me era stato facile rinunciare al sangue animale. Anche se spesso avvertivo l'esigenza di entrambi, col passare del tempo ho imparato a controllare quasi del tutto certi impulsi.
Jake non ce la fa più e alla fine soccombe alla forza di mio padre, che sorride fiero e soddisfatto.
«Però così non vale, ti ricordo che sono in forma umana!», protesta Jacob, mentre papà continua a sorridere compiaciuto.
«Così ti impari a far vedere i miei pensieri a mio padre, Grande Capo Jake!». Mi diverto a stuzzicarlo, sotto lo sguardo divertito di papà. È bello avere una famiglia come la mia, capace di scherzare anche in un momento difficile come questo, a farmi stare bene nonostante tutto...
Presto avrei parlato con Nicholas per scoprire quanto più possibile sul covo di Volterra, nei prossimi mesi dovrò affrontare la prova più difficile di tutta la mia vita. E di una cosa sono assolutamente certa: non ce l'avrei mai fatta, senza di loro.



NOTA DELL'AUTRICE
Ciao ragazze!!! Con parecchio ritardo, ma ce l'ho fatta ad aggiornare!
Domani e per tutta la settimana sarò impegnata con gli esami, quindi non so proprio quando riuscirò ad aggiornare... mi perdonate? Tornerò il prima possibile, e al mio ritorno vi voglio tutte qui! Ultimamente ho visto poche recensioni, anche se mi rendo conto che il mese di maggio è terribile per noi studenti...
Sono stata buona, avrei anche potuto decidere di lasciarvi in un momento clou della storia u.u Questo è un capitolo importante, ma di passaggio: importante per il momento mamma e figlia tra Bella e Ness, di passaggio perché segna la calma piatta prima della bufera che si scatenerà nei capitoli a venire! Spero vi sia piaciuta la scena del braccio di ferro tra Ed e Jake (Bessielizzie, grazie ancora per l'idea, visto che sei stata tu a suggerirmela sulla mia pagina facebook *The Twilight Saga Italian Fan Forum*)
Fatemi l'in bocca al lupo per questi esami, e mi raccomando: RECENSITE!!
Un bacio a tutte voi :*
Greta


Nota: La canzone dei Muse a cui faccio riferimento nel capitolo, "Neutron Star Collision - Love is Forever", fa parte della soundtrack di Eclipse.

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Tutto nelle mie mani ***


34. TUTTO NELLE MIE MANI


«Papà vieni qui, voglio mostrarti una cosa!», dico a mio padre, allontanandomi di nuovo da Jacob.
«Ehi, voglio vedere anch'io!», mi rimprovera Jake, raggiungendomi all'istante.
Poggio entrambe le mie mani sui loro volti, impaziente di vedere le loro reazioni al mio strano sogno, quello riguardante Sophia.
«Chi è lei?», chiede Jake ad occhi chiusi, concentrandosi sull'immagine che gli sto mostrando.
«È Sophia», esclama papà, cominciando a ridere non appena gli mostro l'immagine di Jake nei panni del padre geloso.
«Ness, mi stai dicendo che nostra figlia si metterà insieme a Joshua Clearwater?».
Papà scoppia a ridere, ora gli sto mostrando il momento in cui prende in giro Jacob, ricordando i "vecchi tempi". Scosto le mani dai loro volti, abbracciando Jake sotto lo sguardo ancora divertito di papà, che proprio non vuole smettere di ridere.
«Com'è che mi chiami, Jacob? "Dinosauro"? Credo che fra qualche anno il dinosauro sarai tu! Povera nipotina mia, la terrai segregata in casa?». I battibecchi tra Jacob e papà mi fanno sorridere, non fanno più sul serio come qualche anno fa.
«Senti senti, tu eri molto peggio con Nessie! Mia figlia non dovrà seguire il decalogo della "Brava ragazza del Novecento"», risponde Jake alludendo alle regole troppo "antiche" imposte da papà, tutte rigorosamente infrante eccetto quella dell'Isola Esme.
«Neanche Ness è stata molto attenta alle mie regole», prosegue papà, il volto disteso nel suo solito sorriso sghembo.
«Ehi, voi due! Per quanto avete intenzione di continuare?», mi intrometto, mettendomi in mezzo tra loro per "dividerli". Mi fanno sentire incredibilmente piccola, di certo da papà non ho ereditato la statura!
«La nostra sfida non finisce qui, Edward», risponde Jake, puntandogli scherzosamente il dito contro. È incredibile quanto il loro rapporto sia cambiato in questi anni... Jacob non è più il rivale di mio padre, o colui che le ha portato via la sua bambina. Tutt'altro, la loro forza sta proprio nell'essere uniti per me, per farmi stare bene, per proteggermi... Ricordo ancora quando lo scorso anno a scuola tutte le ragazze stravedevano per Jacob. Mi ricordo di Brittany e dei suoi commenti su quanto fosse perfetto... e la cosa buffa è che era accaduta la stessa cosa con papà: il giorno della cerimonia del diploma tutte le mie compagne e non solo non gli staccavano gli occhi di dosso, ignare del fatto che lui potesse osservare i loro pensieri. Ovviamente Brittany aveva pensato che mio padre fosse - testuali parole - "un figo pazzesco", per poi soffermarsi di nuovo su Jacob, che quel giorno si era vestito elegante per l'occasione speciale. L'antipatia che Brittany nutriva nei miei confronti era dovuta in gran parte al fatto che stessi insieme ad uno come Jake.
Rientriamo in casa, Jacob mi cinge le spalle con un braccio mentre papà continua a sorridere soddisfatto.
«Non avete idea di cosa vi siete persi. Ho battuto Jacob a braccio di ferro!», annuncia orgoglioso.
Zia Rose e zio Emmett cercano a stento di trattenere le risate, mentre zia Alice e nonna Esme, dal piano superiore, mi fanno cenno di raggiungerle nella cameretta dei bambini.
«Jake, vieni con me», gli dico, prendendolo per mano.
Entriamo nella stanza, e notiamo subito che Sophia sta piangendo. Mi viene un tuffo al cuore non appena la vedo piangere...
«Nonna, voglio papà!», dice la mia bambina a nonna Esme che sta provando a farla calmare, mentre nel frattempo zia Alice sta cercando di distrarre Michael.
Jacob prende subito in braccio Sophia, che sentendo la voce di Jake si tranquillizza all'istante. Inizia a canticchiarle piano una canzone in lingua Quileute, e a poco a poco il volto di nostra figlia torna a sorridere. L'istinto paterno è senza dubbio una delle migliori qualità di Jacob, ed è stata una cosa assolutamente inaspettata. Io li avevo tenuti in grembo per quasi otto mesi, e credevo che Jacob ci avrebbe impiegato più tempo ad abituarsi effettivamente all'idea di essere padre. E invece mi aveva sorpreso, ancora una volta...
Zia Alice mi mette Mickey in braccio, mentre chiedo a lei e alla nonna di lasciarci un po' da soli. Sophia sembra essersi quasi completamente calmata, tutto merito di Jacob.
«Che è successo, Sophia?», le chiede, mentre le accarezzo i capelli con la mano rimasta libera.
«Ho sognato che dovevamo andare via da qui per sempre... Mamma, papà, io non voglio andare via».
«Non andiamo da nessuna parte, è stato solo un brutto sogno», la rassicuro.
Mickey si intromette nel discorso, finora è stato in silenzio ma ora sembra deciso a dire la sua.
«Mamma, chi è Irina?», mi chiede, alzando lo sguardo verso il mio. La domanda lascia basiti sia me che Jacob, e per la prima volta non so davvero quale risposta dare a mio figlio. Nel corso della mia vita ho conosciuto solo una persona con quel nome: la sorella di Kate e Tanya di Denali, colei che mi scambiò per una bambina immortale andando dai Volturi, convinta che la mia famiglia avesse commesso il più abominevole dei crimini per noi vampiri. Quell'errore lo pagò con la vita, le sue ultime parole furono di scuse nei confronti della mia famiglia. I miei genitori mi dissero di non guardare, quando i Volturi la uccisero proprio di fronte ai nostri occhi.
«Mamma, non mi dici niente? È una vampira bionda, la conosci? Non mi era mai venuta a trovare, prima. Voleva chiedere scusa a te e anche a papà, e poi mi ha detto una cosa strana...».
«Che cosa, Mickey?», chiede Jacob, subito dopo ci guardiamo negli occhi.
«Che il momento giusto è questo, e non dobbiamo più aspettare. Ha detto che andrà tutto bene perché è così che deve andare... Io non ho capito, ho provato a chiedere a Irina di spiegarmi meglio ma lei ha detto che lo dovevo dire a voi».
Sophia ascolta attentamente mentre accarezza le mani di Jake, Mickey mostra ancora un'aria interrogativa.
«Ehi, chiacchierone». Jacob prova a smorzare la tensione, rispondendo al mio posto. «Te lo dice papà chi è Irina... Ecco, lei ora si trova in un altro posto, come nonna Sarah». Mickey annuisce, per lui è una cosa del tutto normale e ordinaria.
«Questo l'ho capito, papà».
«Lei era un'amica di famiglia, Mickey», prosegue a dire Jake.
«Papà, ma tu l'hai capito che cosa mi doveva dire?».
«Era un messaggio per me e la mamma, non preoccuparti». Mickey continua a fare domande, e inizio a vedere Jacob leggermente in difficoltà.
«Che significa che adesso è il momento giusto e che andrà tutto bene?».
Guardo Jacob negli occhi, e lui mi capisce all'istante. Adesso tocca a me dare spiegazioni.
«Mickey... fra un po' di tempo andremo a conoscere delle persone nuove, che vivono lontano da noi. L'ho fatto anch'io quando ero molto piccola... Loro sono un po' diversi da noi e da papà». Mickey mi interrompe: «Vuoi dire che non sono né vampiri, né lupi, né umani? E non sono neanche come te, mamma? Che cosa sono?».
«No, Mickey... sono vampiri, ma hanno delle abitudini leggermente diverse da quelle dei nonni e degli zii». Michael continua a fissarmi con i suoi profondi occhi verdi, troppo consapevoli per essere gli occhi di un bambino. Lo vedo fare lo stesso sorriso sghembo di papà, e fa sorridere anche me per quanto gli somiglia.
«Non ti preoccupare mamma, io non ho paura. E neanche Sophia». Anche lei mi sorride con i suoi dentini bianchissimi, mentre Jake le scocca un bacio sulla fronte. «Io non ho paura di niente, se ci siete voi».
La guardo sorridere, sotto lo sguardo amorevole di Jake.
«Mamma, ti posso fare anch'io una domanda?», si azzarda a chiedermi Sophia, con un po' di incertezza nella voce.
«Certo».
«Quando incontriamo questi vampiri, devo fare quel gioco che faccio con te? Li guardo negli occhi e gli tolgo i poteri?». Dovrei smettere di sorprendermi, eppure l'intuito e l'intelligenza dei miei figli è qualcosa di incredibile... Chiunque rimarrebbe esterrefatto nel sentir parlare due bimbi così piccoli in maniera così spigliata.
«Sì», mi limito a dire.
Jacob li prende entrambi per mano, facendomi capire con lo sguardo che ne avremmo parlato più tardi.
«Andiamo a fare colazione ragazzi?». "Ragazzi", che esagerato... sono ancora così piccoli.
«Sì, papà!», rispondono in coro.
«Adesso vi raggiungo anch'io, voi andate».
Resto lì seduta, immobile, fissando la foto dei miei bambini appesa alla parete. Irina è riuscita a mettersi in contatto con noi, e ha detto che andrà tutto bene. Ora basta, non serve più aspettare... è arrivato il momento di agire.
 
 
Alcuni giorni dopo
 
Ormai ho quasi finito di preparare le valigie, e fra due giorni partirò per Jacksonville. Phil ha portato nonna Renée in crociera, e torneranno pochi giorni dopo il mio arrivo. Anche Robert ed Emma sono partiti, e torneranno più o meno fra una settimana. Nonna mi aveva detto di fare come se fossi a casa mia, e sinceramente non me la sono sentita di rimandare ancora il viaggio. La prima cosa che ho messo in valigia sono stati i documenti falsi, mi serviranno più in là per andare a Volterra. E domani, prima di partire, mi resta da fare ancora un'ultima cosa: parlare con Nicholas.
Questo pomeriggio Jake ha portato i bambini da Billy, ci sono anche Paul e Rachel con Sarah. Anche Seth e Luna sono andati lì con Joshua, e Ryan ha portato Lily. Mi sono presa una serata per rilassarmi con Leah, che come tutti gli altri prova a farmi distrarre da quando la minaccia dei Volturi incombe nuovamente sulle nostre vite. Abbiamo deciso di andare a cena fuori, per confidarci con un po' di tranquillità e stare finalmente da sole come non accadeva da tempo. Anche se nemmeno con lei posso essere del tutto sincera, visto che nemmeno Leah è immune alla lettura del pensiero di mio padre. E poi, ogni cosa che le direi finirebbe inevitabilmente nelle menti del branco...
«Siamo arrivate!», mi annuncia felice indicando l'insegna di un ristorante italiano. Italiano... ma perché ogni cosa mi fa pensare ai Volturi?
«Non sapevo ti piacesse la cucina italiana, Leah».
«Tante cose non sai di me... un uccellino mi ha detto che tu adori la cucina italiana...», risponde, facendo la misteriosa.
«Scommetto cento dollari che è stato Jacob».
«Puoi tenerti i tuoi verdoni, Renesmee. È inutile nasconderti le cose, sei una leggipensiero come tuo padre!».
Entriamo nel ristorante, è davvero un posto carino e c'è molta gente... Credo che mi farà bene stare in mezzo alle persone, Leah riesce sempre a vederci giusto quando si tratta di me. Uno dei camerieri ci fa subito accomodare, quasi fatica a toglierci gli occhi di dosso, soprattutto da Leah. Probabilmente è un ragazzo della Riserva, un volto già visto.
In questo momento mi piacerebbe essere come mio padre, per scoprire cosa sta pensando. Papà mi aveva raccontato del periodo in cui lui e mia madre non erano ancora fidanzati, e lei era all'oscuro del fatto che lui fosse un vampiro. L'aveva salvata da una banda di malviventi, e subito dopo l'aveva portata a cena. Per un vampiro non era di certo all'ordine del giorno mettere piede in un ristorante, e si era divertito a leggere i pensieri della cameriera. Oltre a chiedersi perché non volesse ordinare nulla, aveva avuto dei pensieri decisamente poco casti su di lui.
«Carino quello!», mi dice Leah sottovoce.
«Ma chi, il cameriere? Leah sei una donna sposata, non dovresti dire certe cose!», le rispondo, fingendo un rimprovero.
«E dai, Nessie! Sto scherzando, Ryan è unico e insostituibile». Quando parla di Ryan le si illuminano gli occhi, sembrano diventare ancora più scuri e intensi.
Il cameriere torna verso di noi pronto a prendere l'ordinazione, fissando un po' troppo la scollatura di Leah. Non aveva mai avuto una grande autostima, nonostante sia oggettivamente bellissima.
«Che cosa prendete?», chiede il cameriere, porgendoci il menu.
«Un'acqua liscia... e spaghetti alla carbonara», risponde Leah.
«Io prendo le pennette all'arrabbiata». Quando il cameriere si allontana, Leah scoppia di nuovo a ridere, facendo finta di asciugarsi una lacrima.
«Ci buttiamo sul piccante! Jacob ti trascura, Ness? O sei tu che lo trascuri?».
«Sei tu quella che può vedere i suoi pensieri... Dovresti dirmelo tu».
Leah si schiarisce la voce, prima di proseguire a parlare. «... Be'... diciamo che non sempre Jake sa trattenere i suoi pensieri su di te... E sì, lo stai trascurando...».
«Okay, okay non voglio sapere altro». I pensieri così intimi dovrebbero rimanere privati, ma purtroppo questo è il prezzo da pagare per chi sceglie di stare con un lupo.
«Se ti può consolare certi pensieri sfuggono anche a Ryan... e la cosa che mi fa più male è che anche Sam può vederli. Ma che cosa pretende? Solo lui e mia cugina devono essere felici? Mi sono presa le mie rivincite, ma mi sono soltanto illusa nel credere che Sam fosse cambiato... Non ho niente contro suo figlio, ma Sam continua ad essere infastidito da me, ed Emily ogni volta che mi vede è palesemente in imbarazzo». Leah mi guarda negli occhi, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Ora li porta più lunghi, le arrivano appena sulle spalle. Dopo una decina di minuti il cameriere ci serve le portate, ammiccando a Leah prima di scomparire tra le cucine.
«Tu sei migliore di tutti loro, Leah. Di Sam, di Emily...».
«Lo odio anche per come si comporta con te, Renesmee, per ciò che pensa di te. Jacob è stato più volte sul punto di picchiarlo... Un tempo ti rispettava perché sei il suo imprinting, ma ora se ne sbatte altamente, odia il tuo carattere perché gli ricorda il mio. Ovviamente ha avuto da ridire anche sulla nostra amicizia, solo perché un tempo la mia opinione su quelli come la tua famiglia era diversa... Be', io e tua madre non siamo mai state grandi amiche in passato, ma ora ci rispettiamo». La vedo incupirsi, mentre inizia a mangiare gli spaghetti.
«Per Sam io sono una minaccia, i miei figli sono una minaccia, io distraggo Jacob dai suoi doveri... Ormai è diventato patetico», le dico. Sam ha sempre provato invidia nei confronti di Jacob perché il nostro rapporto è sempre andato ben oltre l'imprinting, a differenza del suo rapporto con Emily. Non si era fatto alcuno scrupolo nel lasciare Leah, e purtroppo ancora la fa soffrire.
Più volte avevamo creduto che fosse cambiato, ad esempio quando lui ed Emily erano diventati genitori di Matthew, che non ha proprio nulla a che spartire con suo padre. Dopo la nascita dei miei bambini aveva chiesto scusa a me e a Jacob per aver creduto che fossero una minaccia... ma poi è bastato poco per farlo tornare come prima. I Volturi vogliono vedere me, è tutta colpa mia se la sua vita non può essere tranquilla e perfetta...
«Renesmee basta parlare di Sam... non dovevamo lasciare da parte le preoccupazioni?».
«Hai ragione», le rispondo.
«Stavo pensando che adesso tu e Jacob vi fate questa bella vacanza a Jacksonville, e visto che Renée e Phil muoiono dalla voglia di stare con i gemelli... smettila di trascurare Jacob! A meno che tu non voglia finire nei pensieri di tutto il branco, e francamente siamo tutti un po' stufi di sapere che cosa fate tu e Jacob a letto!», mi dice divertita.
Scoppiamo entrambe a ridere, consapevoli del fatto che se qualcuno ascoltasse le nostre conversazioni ci spedirebbe dritte al manicomio. Vampiri, licantropi, lettura del pensiero...
«Smettila di ridere, Renesmee!».
«Possibile che Jacob riesca a nascondere i pensieri a mio padre ma non a voi del branco?... E per quanto riguarda Sam, vorrei tanto che si trasformasse in un barboncino, di quelli con il pelo bianco e vaporoso».
«Stanotte i miei incubi saranno popolati da Sam - barboncino! Adesso mi paghi la cena, Renesmee!». Per il resto della serata non facciamo altro che ridere, e i piatti sono davvero squisiti. Una volta pagato il conto ci dirigiamo di nuovo verso La Push, Leah mi riaccompagna a casa prima di andare via.
«Chiamami ogni tanto, okay?».
«Stai forse dubitando di me?». Le sorrido, scherzando.
«Non mi hai ancora detto dove andrete dopo Jacksonville...».
«Jake dice che è una sorpresa». Sospiro, pensando alla verità. Mi piacerebbe davvero che tutto fosse così semplice, ma purtroppo non posso dire a Leah che sto per andare a Volterra, senza mettere in mezzo né i lupi né la mia famiglia...
«Quando torni voglio i dettagli!».
«I dettagli potrai vederli direttamente dai pensieri di quello scemo di Jacob! Dai, torno presto, non starò via per altri dieci anni».
Restiamo abbracciate per qualche minuto, poi la vedo tornare in macchina e salutarmi con la mano, con un sorriso smagliante stampato in faccia.
Detesto mentire anche a lei, ma quando tutto questo sarà finito saprà comprendere le mie scelte, proprio come hanno già fatto mia madre e Jake.
 
Quando rientro in casa trovo soltanto Jacob, seduto sul divano ad aspettarmi con un libro in mano. Mi avvicino a lui e mi siedo sulle sue gambe, togliendogli il libro dalle mani e baciandolo sulle labbra, e poi sul collo...
«I bambini dormono da Billy», mi dice Jake. «Abbiamo allontanato tutti quanti con una scusa, perché... io e Bella vogliamo portarti da Nicholas».
Mia madre giunge nel giro di mezzo secondo dietro di me, sembra piuttosto tranquilla.
«Abbiamo spostato il volo a domani mattina, con un giorno di anticipo.
Così evitiamo il rischio che tuo padre possa leggere accidentalmente i tuoi pensieri o quelli di Jacob. Dobbiamo andare, Nicholas ci sta aspettando», mi dice mamma. Annuisco, mentre mia madre e Jake si scambiano uno sguardo complice. È proprio vero che non ce l'avrei mai fatta, senza il loro aiuto...
Iniziamo a correre nella foresta fin quando non raggiungiamo il rifugio del vampiro nomade, che mi si presenta di fronte mentre mamma e Jake sono rispettivamente alla mia destra e alla mia sinistra.
«Nicholas, lei è Renesmee. Mia figlia».
Jacob non vuole lasciarmi la mano, come a ribadire la mia appartenenza a lui. Mi piace da impazzire quando fa il geloso, peccato che io gli dia poche occasioni per farlo...
«Jacob non te la rubo, puoi stare tranquillo», lo rassicura Nicholas, abbozzando un sorriso. Jake e mia madre si allontanano di pochi metri, mentre mi allontano anch'io con Nicholas. Ha i capelli neri e gli occhi dorati, la pelle diafana illuminata dal chiarore lunare. Vederlo in volto mi rassicura, mi sembra una di quelle persone che trasmettono istintivamente fiducia.
«E così sei tu Renesmee, la mezza vampira...», mi dice osservandomi attentamente, con uno sguardo che farebbe subito ingelosire Jacob.
«Ho bisogno del tuo aiuto...», è tutto ciò che riesco a dire.
«Vedi, Renesmee... ho già parlato con Jacob e con la tua famiglia, ho aiutato Bella ad avere informazioni preziose. Mi sono unito volontariamente ai Volturi, anche se sono stati loro a trovarmi. Ho soltanto sessant'anni, dei quali trenta trascorsi da vampiro. Ero stufo di essere un nomade, e in realtà sono stati i miei compagni a spingermi a fare questa scelta. Loro erano diversi da me, non gli importava di uccidere... Ho rischiato di diventare cinico e spietato come loro. I Volturi mi hanno mandato qui per te, ma poi ho compreso che stavo per commettere un terribile errore. Non tornerò mai più a Volterra, ho fatto la scelta giusta».
«Prima o poi verranno a sapere che gli altri sono morti... ho paura che ti stiano cercando», gli confesso.
«Non mi conosci Renesmee, non mi farò riacciuffare. E per quanto riguarda i miei compagni, non sentirti in colpa per la loro morte. La tua famiglia non ha avuto scelta, loro puntavano a te. Mi domando come ho fatto, a stare dalla loro parte per tutto quel tempo. Adesso che ti vedo con i miei occhi, sono ancora più convinto delle mie scelte. Credo che le cose uniche al mondo come te vadano preservate, non distrutte».
Restiamo a parlare per molto tempo, Nicholas mi racconta ogni minimo dettaglio del covo dei Volturi. Se mi fossi trovata davvero in pericolo l'uscita segreta avrebbe fatto al caso mio, i Volturi la fecero costruire molto tempo fa per poter sfuggire ad eventuali nemici. La vera ragione per cui la fecero costruire fu un incendio, niente per i vampiri è più distruttivo del fuoco.
«E poi voglio consegnarti questo, Renesmee; solo tua madre ne è a conoscenza. Ha voluto che te lo consegnassi io», mi dice porgendomi un foglio ben ripiegato, che tira fuori da una tasca interna della sua giacca.
La carta è ingiallita, consumata dal tempo. E le parole sono scritte in italiano, una delle lingue che mi sono state insegnate da nonno Carlisle... Persino lui, che aveva trascorso diverso tempo presso i Volturi, ignorava l'esistenza di alcuni dettagli come l'uscita segreta. O forse all'epoca non era ancora stata progettata.
«L'ho trovato nella biblioteca dei Volturi, ho pensato che facesse al caso tuo. Tienilo con te, ti servirà...».
Inizio a leggere mentalmente quelle parole, scritte con un'elegante calligrafia da un autore rimasto anonimo, che si firma solo con la lettera F:
 
Verrà il giorno in cui un'umana e un freddo si uniranno, e daranno vita a una creatura mezzosangue, metà umana e metà immortale. Incantevole nelle forme e acuta d'ingegno, dal suo sangue immortale e dal sangue di un lupo prenderà vita una nuova stirpe, che segnerà la fine della millenaria guerra tra le due razze nemiche.
21 Agosto 1723
F.
 
«Il lupo e la mezzosangue, io e Jacob... 1723... All'epoca i Figli della Luna erano già stati sconfitti, credo... Quindi per "lupi" si intendono i mutaforma come Jacob, non i veri licantropi», rispondo basita, continuando a guardare Nicholas.
«Sei perspicace, Renesmee... Tutto è dalla tua parte, ma ricorda di non mettere in mezzo la tua famiglia, eccetto tua madre e il lupo: i Volturi non perdonano chi non rispetta i patti».
«Ti ringrazio, Nicholas...».
Lo abbraccio, per poi tornare da mia madre e da Jacob non prima di essermi messa il foglio in tasca.
«Andiamo a casa Renesmee, hai bisogno di dormire», dice mia madre prendendomi a braccetto, mentre Jacob mi prende per mano.
Ho bisogno di riflettere, dopo tutto ciò che ho scoperto oggi e negli ultimi giorni: Irina che si mette in contatto con mio figlio, le parole di Nicholas... e infine, uno scritto del 1700 che ha tutta l'aria di essere una profezia...
Di due cose ho la certezza: la prima è che questa notte sognerò Sam Uley trasformato in barboncino, e la seconda è che adesso è tutto nelle mie mani. Cari Volturi, siete fottuti!



NOTA DELL'AUTRICE
Ragazze, sono tornata! Ho fatto gli esami e sono stata ammessa alla maturità!!!!!!
Per almeno un altro po' tornerò ad aggiornare la storia puntualmente, e non ad ogni morte di papa come ho dovuto fare per queste due settimane xD
A grande richiesta, Renesmee mostra il sogno fatto su Sophia a Edward, che non può che sorridere nel vedere Jacob geloso proprio come lui lo era con Ness. E che dire, ve l'aspettavate una cosa del genere? Irina che si mette in contatto con il figlio di Jacob e Renesmee, le rivelazioni di Nicholas e addirittura una profezia... come dice il titolo del capitolo, ora Ness ha tutto ciò che le serve nelle sue mani.
Inoltre ho voluto inserire una chiacchierata tra Ness e la sua migliore amica Leah Clearwater. Leah è un personaggio che mi sta molto a cuore, e come avrete capito detesto Sam Uley, che prima l'ha fatta soffrire e poi in Breaking Dawn voleva uccidere Bella e Ness, approfittando di un'autorità che è sempre appartenuta a Jacob. Voi che cosa ne pensate di Sam?
Aspetto con super impazienza le vostre recensioni, non deludetemi!
Astrosara, Freakme, mi piacerebbe avere anche le vostre visto che non vi fate sentire da qualche capitolo :P
Alla prossima settimana, un abbraccio a tutte <3 (Scusate il mio solito papiro egizio finale)
Greta

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Finalmente soli ***


35. FINALMENTE SOLI


Ormai dovremmo essere quasi arrivati, questa mattina ci siamo svegliati presto per andare all'aeroporto. È stata mamma ad accompagnarci, dopo che Jake ed io abbiamo salutato tutti. Sophia e Michael sono riusciti nuovamente a prendere sonno, dopo che siamo saliti sull'aereo.
«Guarda come dormono Ness, come facciamo a svegliarli?», mi chiede Jacob, che osserva i nostri due bambini dormire come due angioletti. Per loro è la prima volta in aereo, Jake ed io glielo abbiamo descritto come un gioco perché non volevamo che avessero paura. Ormai l'ho preso tante di quelle volte da esserci abituata, ma non sono mai riuscita a farmelo piacere.
«Semplice, li lasciamo dormire», rispondo a Jake. «Io porto il passeggino, tu pensi ai bagagli».
«Per fortuna Alice non ti ha riempito la valigia di cianfrusaglie», dice Jake, ridendo.
«Dovevamo fare spazio alle cose dei bambini!».
La voce della hostess ci annuncia finalmente che siamo in fase di atterraggio, la parte che preferisco di meno.
«Fifona, dammi la mano», mi dice Jake.
«Ai tuoi ordini, Grande Capo», rispondo mentre lo prendo per mano.
«Certo che tu sei tutta strana, Ness... Sei pronta ad affrontare i Volturi ma hai paura dell'aereo...», dice, ridendo.
«Quanto sei scemo!», lo rimprovero, stringendogli un po' troppo la mano. «E comunque noi due abbiamo qualcosa da mettere in chiaro», gli rispondo ripensando alle parole di Leah, sul fatto che la mia vita privata con Jake fosse diventata di dominio pubblico all'interno del branco.
«Non vedo l'ora...», risponde lui, continuando a ridere sotto i baffi. Quando Jacob inizia a fare lo scemo, non c'è modo di farlo tornare serio...
 
Dopo un breve viaggio in taxi siamo finalmente arrivati a destinazione, e mentre Jacob tiene per mano i bambini tiro fuori dalla borsa le chiavi di casa di nonna Renée. Portiamo dentro i bagagli e ci buttiamo subito sul divano, esausti. E poi oggi fa davvero caldo, quasi non si respira.
«È bella la casa dei nonni, vero?», chiedo ai bambini.
«Sì! Ma quando tornano?».
«Fra due giorni... invece zio Robert torna lunedì».
Dopo aver mangiato qualcosa, ci andiamo a riposare un po' nella "nostra" camera da letto, tutti e quattro insieme. Adoro questa stanza, e il letto è comodissimo... L'ultima volta che ho messo piede qui non avevo ancora i bambini.
Sophia e Michael si sdraiano sul letto e chiudono subito gli occhi, Jake ed io li osserviamo completamente rapiti. Nonostante abbiano già dormito, il viaggio in aereo li ha stancati parecchio.
«Jake torno subito, vado a telefonare a nonna Renée. A quest'ora lei e Phil si staranno chiedendo dove siamo finiti», dico, sottovoce.
«Aspetta, vengo con te...», mi risponde. Non appena mi alzo dal letto mi prende subito per mano, camminando a passi leggeri per non disturbare i bambini.
«Certo che il viaggio li ha davvero stancati, eh?», mi dice Jake, mentre lo guido verso la stanza che i nonni hanno preparato apposta per i bambini.
«Sono stati davvero carini a preparare una stanza per loro...», dice Jake, osservando la cameretta. Era una specie di seconda stanza degli ospiti, mai usata. Nonno Phil l'aveva sgombrata e messa a nuovo per adattarla alle esigenze dei miei bambini.
«Quello era il lettino di Robert», dico osservando il lettino. È un po' piccolo per loro, ma credo che ai miei bambini andrà bene lo stesso.
Richiudiamo piano la porta, più tardi mostreremo la stanza a Michael e Sophia. Mentre raggiungiamo il salone non posso fare a meno di notare che la casa si è arricchita di dettagli, nonna Renée ha davvero buon gusto. È una bella casa, l'ho sempre pensato fin dalla prima volta in cui ci sono venuta. Non troppo grande, ma con gli spazi ben distribuiti e parecchie stanze. Sorrido, notando che le foto alle pareti sono aumentate: ci sono molte foto di mia madre, da piccola e quando aveva più o meno la mia età... C'è anche una sua foto con l'abito da sposa, era davvero bellissima anche da umana, al contrario di ciò che dice lei. Nella foto del matrimonio con papà ha una bellissima luce negli occhi, luminosi e carichi di gioia. Ci sono tantissime foto di Robert... e, infine, ci sono anche le mie foto insieme a quelle di Michael e Sophia. Le avevamo scattate quando lei, nonno Phil e Robert erano venuti per la cerimonia del mio diploma, mentre alcune gliele avevo spedite via e-mail.
«Si vede che ti vogliono bene, Ness... Come tutti, del resto. Credo che sia impossibile non volertene». Jake mi prende in braccio, trascinandomi con lui sul divano. Ci scambiamo un bacio, uno di quelli passionali, a cui è davvero difficile resistere...
«Ci basta così poco per essere felici...», mi dice, con le labbra ancora poggiate sulle mie.
«Finalmente soli... È bello avere un po' di privacy», rispondo accarezzandogli i capelli, mentre Jake continua a guardarmi negli occhi tenendo le sue labbra a pochi millimetri di distanza dalle mie. Nessuno sguardo potrà mai essere come quello di Jake, è come se riuscissimo a comunicare attraverso gli occhi.
«Ed è bello anche non avere intorno tutta quella gente che legge nel pensiero...», prosegue a dire, lasciandosi sfuggire una piccola risata.
«A proposito di gente che legge nel pensiero... Leah mi ha confessato che ultimamente fai piuttosto fatica a trattenere i tuoi pensieri su di me... Mi dà fastidio, Jacob. A mio padre riesci a nascondere tutto, e ai tuoi fratelli no? Come me lo spieghi?», mi lascio sfuggire, mostrandomi infastidita.
«Speravo che non lo venissi a sapere, Ness... ma l'ho fatto per una giusta causa...», risponde.
«In che senso?».
«Non potevo di certo lasciarmi sfuggire tutta la questione dei... documenti falsi, del dono di Sophia e tutto il resto, o tutto ciò che hai fatto sarebbe stato inutile. E fidati, niente riesce a distrarmi quanto pensare a te, a noi due...». A questo non avevo pensato... Se Jacob non fosse stato abbastanza bravo nel nascondere i suoi pensieri, gli altri avrebbero scoperto tutto... e addio piano perfetto.
«E va bene, per questa volta sei perdonato... Leah mi ha detto anche che ultimamente ti sto trascurando», gli dico, abbassando lo sguardo.
«Sono l'argomento principale dei tuoi discorsi con Leah, a quanto pare... Fantastico. E comunque adesso abbiamo tutto il tempo per rimediare», risponde con una voce maliziosa, baciandomi sul collo.
«Volevo portare i bambini in spiaggia, ma è già tardi...».
«Lasciamoli riposare, sono stanchi. Intanto per questa sera avevo in mente qualcosa per noi. Voglio portarvi a cena fuori, ma adesso sto pensando che siamo senza macchina».
«E chi ti dice che siamo senza macchina? Phil mi ha detto dove ha messo la copia delle chiavi... Mai sottovalutare Renesmee Cullen». Il sorriso di Jake torna a riflettersi nel mio.
«Sei una donna dalle mille risorse... Dicevamo?».
«Dicevamo che ci porti a cena fuori, e poi?», rispondo, facendo finta di non aver capito dove vuole arrivare.
«E poi mettiamo i bambini a dormire, così finalmente posso dedicarmi a te...», mi dice, sfiorandomi le labbra con le dita. Un brivido percorre il mio corpo, e Jacob se ne accorge all'istante... Riprendiamo a baciarci, fin quando non mi rendo conto che ci stiamo spingendo verso un punto di non ritorno. Non scherzo affatto, quando dico che Jacob crea dipendenza!
«Jake, devo... devo fare quella telefonata, si staranno chiedendo perché non chiamiamo», dico a Jake, allontanando le mie labbra dalle sue.
«Be', io... intanto vado a chiamare Bella», risponde, alzandosi controvoglia dal divano.
Mi rimetto composta e cerco di riprendere fiato, se non ci fossero stati i bambini nell'altra stanza ci saremmo sicuramente spinti oltre...
Il mio cellulare inizia a squillare e raggiungo subito il tavolo per andare a rispondere, altrimenti sveglierò anche i bambini.
«Renesmee, siete arrivati a casa?», mi domanda nonna Renée.
«Certo, è tutto a posto, nonna. E grazie per la cameretta di Sophia e Michael, è fantastica!».
«Per quello devi ringraziare Phil», risponde lei.
«A proposito, devo ringraziarlo anche per le chiavi della macchina!».
«Lo farai appena torniamo... Intanto godetevi questi giorni da soli, ne avete davvero bisogno! Ah, manda un messaggio a Robert! Anche lui non vede l'ora di rivederti».
«Ma certo... Ciao nonna, ci sentiamo domani». Riaggancio la chiamata, e mando subito un messaggio a Rob. Dovrò aggiornarlo su un po' di cose, ma sono ancora indecisa se parlargli o meno di Nicholas e della profezia...
La risposta di Robert non tarda arrivare, tempismo perfetto!
 
Ehi! A Los Angeles c'è un mare stupendo... abbiamo avvistato anche qualche attore. Ti saluta Emma.
Salutami Jake e i nipotini, tra una settimana sarò lì.
 
Raggiungo Jacob in camera da letto, i bambini sono ormai addormentati.
«Bella dice che è tutto sotto controllo, Edward non sa che tu hai parlato con Nicholas. Però mi ha anche detto che devi parlarmi di una cosa, qualcosa che riguarda Nicholas e i Volturi...», mi dice Jake.
«Oggi mi voglio soltanto rilassare, Jake... Avremo modo di parlarne in questi giorni, okay?».
«Come preferisci... Adesso riposiamoci, visto che staremo svegli tutta la notte», mi dice facendomi l'occhiolino, prima di sdraiarsi accanto ai bambini.
«Sei un pervertito». Lo prendo in giro, sdraiandomi sul lato sinistro del letto, mentre socchiudendo le palpebre mi lascio sfuggire un debole sbadiglio.
 
Quando mi sveglio, mi accorgo subito che sono da sola. La mia attenzione viene immediatamente catturata dalla musica che proviene dal salone e dalle voci di Jacob e dei bambini... Che cosa staranno combinando?
«Due contro uno, così non vale!», sento dire da Jake.
«Vinciamo noi, papà!», dicono i bambini.
Li raggiungo in salone, e vedo che stanno giocando. A quanto pare si stanno anche divertendo parecchio!
«È arrivata mamma, adesso vinco io!», dice Jake, voltandosi subito verso di me.
«A che cosa si gioca?», chiedo a Michael, che mi raggiunge all'istante.
«Alla battaglia dei cuscini!», risponde.
Mi avvicino a Jacob, parlandogli all'orecchio: «Hai intenzione di distruggere tutti i cuscini di mia nonna?!».
«E dai, Nessie! Dopo mettiamo a posto, nessuno si accorgerà di niente. Ah, ricordami che devo dire a Phil che ha degli ottimi gusti musicali», risponde, alzando ancora il volume dello stereo. Certe volte mi sembra davvero un bambino, nonostante i sedici anni che mi separano da lui... Lo amo anche per questo. Iniziamo a tirarci i cuscini, rincorrendoci l'un l'altro. Jacob e Mickey riescono a buttarmi per terra, Sophia si mette a ballare... Ripenso alle parole che Jacob mi aveva detto poco tempo fa, su quanto sarebbe bello andare a vivere insieme, da soli. Vorrei che tutti i giorni fossero così, forse è davvero questa la felicità...
Jacob e i bambini si siedono sul divano, ormai stanchi, mentre io rimetto a posto i cuscini.
«Che altro avete fatto mentre io dormivo?», chiedo a Jacob, che mi guarda come un bambino innocente.
«Abbiamo disfatto le valigie e abbiamo mangiato le patatine!», risponde Sophia.
«Jake, se questa sera non mangiano sarà tutta colpa tua», lo rimprovero scherzosamente.
«A proposito, dobbiamo iniziare a prepararci...», mi dice, guardando il suo orologio da polso.
Vado in camera chiudendomi la porta alle spalle, e tiro fuori dall'armadio uno dei miei vestiti preferiti: rosso, corto e con le spalline larghe, non eccessivamente scollato. Anche Jake lo adora... Era stato un regalo di nonna Renée, me lo aveva portato in occasione del mio diploma. È la prima volta che lo indosso.
Mi ravvivo un po' i capelli, pettinandoli come di consueto: riga da una parte, sciolti e al naturale, ovvero ondulati. Leah dice che dovrei tagliarli un po', visto che ormai sono diventati davvero lunghissimi. Ma a Jacob piacciono così... e lo stesso vale per me.
Mi trucco leggermente; solo un po' di mascara, matita e rossetto dello stesso colore del vestito.
«Renesmee, posso entrare? Mickey e Sophia sono pronti, ma io mi devo cambiare».
Apro la porta lasciando entrare Jake, che in pochissimo tempo si cambia. Jeans, camicia bianca e giacca blu scura. Sbircio la sua immagine nella specchiera, mentre mi infilo anch'io il vestito. Si gira di colpo verso di me, osservandomi da capo a piedi.
«Sei uno schianto assoluto», mi dice prendendomi per mano, mentre mi fa fare una piroetta su me stessa.
Prima di uscire dalla stanza mi spinge tra le sue braccia, baciandomi con trasporto. Ci guardiamo negli occhi per l'ennesima volta, prima di uscire e chiuderci la porta alle spalle... Adesso siamo finalmente pronti per andare!
 
È stata davvero una bellissima serata, dopo essere andati al ristorante abbiamo portato i bambini a prendere un gelato, sul lungomare. Nella stessa gelateria dove, appena due estati fa, avevo iniziato a fantasticare in maniera seria sull'idea di diventare madre...
Una volta rientrati in casa mettiamo i bambini a dormire, sembrano particolarmente entusiasti della loro stanzetta. Si addormentano senza fare storie dopo avergli letto mezzo capitolo del secondo libro di Harry Potter, che ormai è diventato il loro preferito. Lascio la luce appena accesa, chiudendo piano la porta della cameretta.
Jake mi stava aspettando sul divano, e appena mi vede uscire dalla stanza corre subito da me, più impaziente che mai.
«Fra poco si addormenteranno... per loro è stata una giornata stancante», gli dico.
«Ci siamo divertiti parecchio, mentre dormivi», risponde lui, sorridendo. Mi prende per mano, conducendomi nella nostra camera da letto. Il tempo di chiudere la porta a chiave, e Jake inizia subito a baciarmi, spingendomi contro la parete.
«Non facciamo rumore, ti ricordo che c'è soltanto il bagno a dividerci dalla cameretta dei bambini», gli dico, prima di riprendere a baciarlo. Inizia a spogliarmi lentamente, slacciando con delicatezza la chiusura lampo sul retro del mio vestito. Si ferma, lasciandomi fare lo stesso con i suoi vestiti.
«Che cos'è questa lentezza, Ness? Mi hai fatto aspettare abbastanza», mi dice finendo di spogliarsi da solo, notando la mia espressione divertita.
«Lo stavo facendo apposta... era divertente», gli rispondo. Le sue mani si soffermano sui dettagli del mio completino intimo, rosso come il vestito che avevo indosso fino a pochi minuti fa.
«Scusami se ti ho trascurato...», gli sussurro piano avvicinandomi alle sue labbra, sfiorandole.
«A cosa pensi?», gli domando, vedendolo pensieroso.
«Penso che un essere umano non potrebbe reggere tutta questa bellezza... La tua bellezza, Renesmee». Sussurra il mio nome per intero, pronunciando ogni singola lettera con dolcezza... e le parole si trasformano a poco a poco in sospiri, battiti, ci sfioriamo fino ad impossessarci l'uno dell'altra. Lo sento dentro di me, e mi lascio andare sempre di più, fino a perdermi in lui... Dolce e selvaggio, potente e delicato, il mio Jake. Continua a spingere, è sempre più insistente... ed io non posso farne a meno. Le sue labbra si separano dalle mie e scendono a baciarmi il collo, le clavicole, e poi sempre più giù, fino al ventre...
«Jake...», sussurro assecondando i nostri movimenti, mentre i nostri occhi si incontrano di nuovo, per fondersi anch'essi...
 
Mi sveglio nel letto coperta soltanto dal lenzuolo, accoccolata al petto di Jake. Il suo volto è disteso e rilassato, come qualcuno che si sente in pace con il mondo intero. Mi sdraio su un fianco per poterlo ammirare meglio, seguendo con le dita la linea scura della vena sul braccio.
«Non sei stanca?», mi chiede ancora con gli occhi chiusi, avvicinandomi di più a sé.
«Non credo che si possa stare meglio di così... Se questo è il risultato, credo che ti trascurerò molto più spesso», rispondo spudorata passandogli una mano tra i capelli, mentre si gira di nuovo verso di me con un sorriso radioso.
«Come sei sfacciata, Ness, se ti sentisse Edward!... La sua piccola Nessie è tutt'altro che ingenua. Mi stai facendo impazzire, prima o poi sento che diventerò pazzo». Sorride, bloccandomi improvvisamente tra le sue braccia per baciarmi, e restiamo così per altri dieci minuti.
«Oggi portiamo i bambini al mare», dico a Jacob, alzandomi per prendere il mio costume ed il suo.
Dopo essersi infilato il costume, mi aiuta ad allacciare la parte di sopra del mio bikini, poggiando la testa sulla mia spalla. Mi sposta i capelli da un lato, sfiorandomi il collo con le labbra.
«Ness... oggi dobbiamo anche parlare, è meglio farlo mentre Renée e Phil non ci sono. E visto che torneranno domani, devi dirmi che cosa vi siete detti tu e Nicholas; lo sai che con me non hai nulla da temere», mi rassicura.
Mi alzo in piedi andando a prendere la mia borsa, dalla quale tiro fuori il foglio che mi aveva consegnato Nicholas, accuratamente ripiegato e nascosto in una bustina di plastica trasparente. È pur sempre un pezzo di carta del 1700, e nonostante ne abbia fatta una copia non voglio farlo rovinare.
Jacob mi osserva, mentre, con estrema attenzione, lo apro e lo maneggio con cura.
«Che cos'è?», mi chiede avvicinandosi di più, provando a sbirciare.
«È scritto in italiano, te lo leggo io». Dopo avergli tradotto quelle parole, vedo il suo sguardo fissare il vuoto.
«Jacob, mi segui?».
«È una profezia, Renesmee? Non ho mai creduto a certe cose, mi conosci...», mi risponde, portandosi il volto tra le mani.
«Tutto è possibile, Jake, guarda noi due: tu ti trasformi in lupo, ed io sono una mezza vampira».
Torna a guardarmi negli occhi, e mi prende per mano.
«Quella cosa... parla di noi, e parla anche di Edward e Bella...».
«È esattamente questo, ciò che stavo cercando di spiegarti. "L'umana e il freddo" sono mia madre e mio padre, "la mezzosangue e il lupo" siamo io e te... e "la nuova stirpe" sono i nostri figli, Jacob. Si parla anche di Michael e Sophia». Jacob continua a riflettere, fissando la luce del sole che filtra dalla finestra.
«Questo significa che in ogni caso i Volturi non possono farci niente, perché questo pezzo di carta parla di noi? Vorrei sapere chi è questo F, non è detto che sia una fonte attendibile...».
«Vorrei saperlo anch'io, Jacob... ma non credo che sia possibile. Piuttosto, mi soffermerei su un altro particolare», gli rispondo.
«Sarebbe?».
«La data, Jacob».
«1723?».
«No, non l'anno. Mi riferisco a questo. 21 Agosto. Guarda qui...», dico a Jacob, guidando la sua mano sul foglio.
«Sotto a questa data, mi sono accorta che c'è una specie... di freccia. Guarda. Questo significa, o potrebbe significare, che la profezia sarà compiuta il 21 Agosto di questo stesso anno. Sarà quello il giorno in cui incontreremo i Volturi...».
«Sembri un'esaltata, Ness... E Robert, che cosa diavolo c'entra con questa storia della profezia? Non mi sembra che si parli di lui», mi risponde confuso.
«Non lo so, non lo so Jacob! Le mie sono soltanto delle supposizioni!». Alzo un po' troppo il mio tono di voce, alzandomi bruscamente dal letto e ripiegando il prezioso manoscritto.
«Ehi... Ness, calmati. Non ti agitare, per favore». Jacob si alza e mi raggiunge, ponendosi davanti a me. Sto tremando, non sono affatto tranquilla. Jacob mi prende le mani tra le sue, accarezzandomi i polsi. Nota immediatamente il mio battito accelerato e mi stringe a sé, facendomi subito sentire meglio...
«Non mollare proprio adesso, Renesmee. Ce l'abbiamo quasi fatta, e tutto grazie a te... Noi due siamo una squadra, ricordi? Siamo vicini alla soluzione».
«Non mollerò mai, Jacob», gli rispondo, stringendolo più forte a me. Qualcosa mi dice che i miei ragionamenti sono esatti. E, in tutti questi anni, una cosa l'ho imparata. Il mio intuito non sbaglia mai.





NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutteee! Vi piace la foto? Sono Renesmee e Jacob poco prima della loro serata insieme, infatti Ness ha il vestito rosso :) C'è il tag della mia pagina *The Twilight Saga Italian Fan Forum* perché questa fan art è opera mia (la foto originale è presa da Moulin Rouge, se ve lo state chiedendo).
Passiamo al capitolo: Finalmente un po' di tranquillità per Jake e Ness, che grazie a questa vacanza a Jacksonville sperimentano per la prima volta come sarebbe la loro vita familiare, se andassero a vivere da soli... se la cavano alla grande, no? Purtroppo la tranquillità è destinata a durare poco, e ogni tanto Ness ha dei piccoli momenti di cedimento... nel prossimo capitolo tornerà Robert, e non vi anticipo altro.
Aspetto le vostre recensioni, non mi abbandonate! Mi rivolgo anche alle ragazze che non recensiscono da un po'... datemi dei segni di vita XD
Alla prossima settimana, con il capitolo 36 :-*
Greta

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Calma apparente ***


36. CALMA APPARENTE


Le giornate qui a Jacksonville trascorrono tranquille e spensierate, mi sembra quasi di essere su un altro pianeta. I due giorni che Jake ed io abbiamo trascorso da soli con i bambini sono stati magnifici, ma ora sono felice di poter passare del tempo con nonna Renée e nonno Phil.
Nonna continua a rimanere una bella donna, nonostante qualche capello bianco sfuggito alla tinta e qualche ruga in più. E lo stesso posso dire di nonno Phil, che da bravo sportivo continua a mantenersi in forma. Ormai sono tornati dalla crociera da diversi giorni, e sono entrambi in fibrillazione perché domani finalmente tornerà anche Robert.
Nonna Renée passa tutto il tempo che può insieme a Michael e Sophia, è letteralmente pazza dei suoi nipotini. Spesso andiamo in spiaggia tutti insieme, Jake ed io insegniamo loro a nuotare, facendoli divertire un mondo. Qui riesco davvero a sentirmi normale, umana, e tutto questo mi piace. È proprio per questo motivo che il rapporto che ho con nonna Renée è sempre stato speciale, lei non mi ha mai fatto pesare il fatto di essere così "diversa". Qualunque nonna non avrebbe preso bene la notizia di una gravidanza a soli diciassette anni, ma lei quando lo venne a sapere mi è stata vicina fin da subito, ha saputo mettersi nei miei panni e comprendere le mie scelte. Per lei è come se avessi ventotto anni anziché diciotto, perché il tempo che ho vissuto come adulta è stato maggiore rispetto al breve periodo della mia infanzia...
 
È sera, io e Jake ci andiamo a mettere in veranda per goderci un po' di aria fresca prima di andare a dormire. Si sta bene, il cielo è sereno e pieno di stelle, che somigliano a tante piccole lucciole.
«In spiaggia ti guardano tutti, Ness... inizio ad essere geloso. Ti sbavano dietro, nel vero senso della parola», mi dice Jake, facendomi accomodare sulle sue gambe.
«Magari mi guardano perché sono bianca come un lenzuolo... A quanto pare sono immune ai raggi ultravioletti», rispondo osservando la mia pelle bianca come il latte, una caratteristica che ho ereditato da mia madre.
«Ha parlato "miss crema solare"! Non lamentarti, io te l'ho detto di non usare una protezione così alta! E poi, una mezza vampira ha davvero bisogno della crema solare?», prosegue a dire, iniziando a ridere.
«Sì, forse hai ragione... e comunque sono io a dover essere gelosa. Guardati, tutte le ragazze della spiaggia ti salterebbero volentieri addosso!». Jacob diventa sempre più abbronzato, il che mette in risalto il suo fisico già fin troppo perfetto. Guardo distrattamente il cellulare per controllare l'ora, e mi accorgo che c'è un messaggio da parte dei miei ormai ex compagni di scuola.
«Fammi vedere che ti scrivono», mi dice Jake, leggendo il messaggio insieme a me:
 
Saluti da Disney World! Ci manchi Ness, non è lo stesso senza di te! Manda un saluto a Jacob e ai tuoi bambini :)
Un bacio da tutti noi.
 
In allegato c'è anche la loro foto, tutti insieme: Jennifer, Nicole, Julia, Caroline e Jasmine... Mark, Hevan, Jonathan e Jason.
Loro mi erano stati vicino fin dal primo giorno di scuola, erano sempre pronti ad intervenire quando Brittany diceva cose poco lusinghiere su di me. E poi c'era chi mi riteneva "strana", la "bella secchiona" che se ne sta spesso per i fatti suoi, e che si è fatta mettere incinta a diciassette anni.
Le pettegole, le invidiose, quelle che mi escludevano dal gruppo senza un reale motivo, quelle che mi guardavano male quando Jacob veniva a prendermi all'uscita. Non ho mai dato troppo peso a certe persone, ma i miei amici mi hanno sempre tenuta alla larga da tutto questo.
«Saresti voluta andare anche tu?», mi chiede Jacob notandomi pensierosa, mentre continuo a tenere il cellulare in mano.
«Questi giorni sono stati i più belli che potessi desiderare», gli rispondo con un sorriso che lui ricambia all'istante. E non è una frase detta così per dire, è semplicemente ciò che penso. Tutti i miei amici di scuola erano partiti per festeggiare il loro imminente ingresso al college, e da una parte mi sarebbe piaciuto andare con loro. Ma in ogni caso non sarebbe stato giusto... Posso anche fingere di essere una qualsiasi ragazza della mia età, ma non posso mentire a me stessa. Non posso legarmi troppo a loro, sapendo che un giorno neanche troppo lontano dovrò tagliare i ponti.
«Ness, non devi sentirti in colpa a pensarlo... Hai quasi diciannove anni, che male c'è a desiderare di fare una vacanza con i propri amici?», mi risponde con un tono estremamente rilassato. Come fa ad essere sempre così comprensivo?
«Mi hai sempre detto che saresti voluta andare al college...», prosegue a dire.
«E non ho cambiato idea, Jake. Ma la mia concezione del tempo è... un po' particolare. Voglio veder crescere i nostri figli, poi avrò tutto il tempo del mondo per andare al college. Voglio fare psicologia, questo lo sai già...». Ancora seduta in braccio a lui, mi volto per guardarlo meglio, continuando a tenere un braccio sulle sue spalle come ad abbracciarlo.
«Magari potrei andarci anche io al college...», se ne esce all'improvviso.
«Studiare non ti è mai piaciuto», gli rispondo, sorpresa dalla sua affermazione.
«Sono cambiato, Ness. E poi non è che non mi piacesse studiare, voglio semplicemente fare le cose a modo mio. Carlisle ha detto che il mio quoziente intellettivo è di centocinquantadue, no? Stai parlando con un possibile futuro scienziato», controbatte continuando a tenermi tra le sue braccia, mentre mi viene da ridere. A quanto pare anche i licantropi hanno spesso un'intelligenza superiore alla media.
«Abbiamo tutto il tempo del mondo, e poi non mi piace fare le cose nel giusto ordine... Altrimenti ci saremmo sposati, prima di avere Michael e Sophia», rispondo.
«Io una decisione importante l'ho già presa, Ness... Ma te la dirò quando tutta questa storia dei damerini italiani sarà finita», prosegue.
«Non vedo l'ora di scoprire di che cosa si tratta. E comunque affrontare tutto questo insieme a te non mi pesa, tu riesci a risollevarmi ogni volta che sto per cedere», gli rispondo.
Jake mi prende il cellulare dalle mani, e poco dopo fa partire una vecchia canzone: Precious dei Depeche Mode, una delle mie preferite, ripetendone alcune frasi, una in particolare.
«Ascolta questa frase...», mi dice, alzando il volume.
«Gli angeli con le ali d'argento non dovrebbero conoscere la sofferenza, vorrei prendermi il dolore al posto tuo...».
Stringo più forte la sua mano, cercando il suo sguardo. «Sembra che parli di noi, Ness».
Ed è profondamente vero... Jacob si farebbe carico di ogni dolore pur di non farlo patire a me, ed io farei lo stesso per lui.
 
Il giorno dopo ci svegliamo presto per andare in spiaggia, nel frattempo i nonni si stanno preparando per andare a prendere Robert all'aeroporto.
Ancora pochi giorni e dovremmo partire di nuovo, ormai è già da diverso tempo che stiamo abituando i bambini all'idea. Jacob ed io gli abbiamo detto che andremo in Italia a conoscere degli "strani amici di famiglia", come li aveva definiti Jacob. Sophia sapeva già che cosa avrebbe dovuto fare, non c'è stato bisogno di ripeterglielo ancora. Avevo raccontato ai bambini che quando ero molto piccola i Volturi erano venuti a conoscere anche me, gli avevo raccontato di quanto fosse buffa la risata di Aro. Voglio che loro lo considerino come un gioco, non me lo perdonerei mai se iniziassero ad essere spaventati. Voglio che la loro infanzia sia serena, e raccontargli le cose come stanno sarebbe soltanto un trauma inutile per loro; Sophia potrebbe persino bloccarsi senza riuscire a mettere in atto il suo potere. Ed è vero che sono molto intelligenti, ma hanno pur sempre meno di due anni. Io ero più consapevole alla loro età, perché la mia crescita era stata molto più repentina, sia quella fisica che quella mentale. Sapevo che i miei genitori avevano messo in conto anche la peggiore delle ipotesi, quella che io potessi crescere senza averli accanto. Tutto era stato un'incognita, loro non avevano armi a parte i testimoni. Se dovessi fare un paragone, la mia situazione è certamente più avvantaggiata rispetto a quella che la mia famiglia si era ritrovata ad affrontare ormai quasi diciannove anni fa.
La cosa che più spaventa i bambini è il viaggio per raggiungere l'Italia, con tutte quelle ore di aereo. Dovremo prendere due aerei, per la precisione. Abbiamo anche spiegato loro che quando andremo all'aeroporto faremo il "gioco dei nomi", ovvero che per quel lasso di tempo saremmo stati la famiglia Wolfe e non la famiglia Black. Ormai manca poco alla resa di conti, e non c'è niente che possa andare storto. Da una parte c'è il patto di Phil, che di fatto rende Robert intoccabile. Dall'altra c'è la profezia, e il dono di mia figlia... In ogni caso i Volturi si vedrebbero privare dei loro poteri. Un'altra cosa fondamentale è che al nostro incontro avrebbero presenziato soltanto Aro, Caius, Marcus e i due gemelli Alec e Jane. Forse ci saranno anche Felix e Demetri, ma non è niente se paragonato all'esercito che la mia famiglia si ritrovò davanti. Non ci sarebbe stato l'intero corpo di guardia, come accadde con me. E grazie a Nicholas so anche come devo muovermi nel caso io debba mettere piede nei sotterranei di Volterra, la loro dimora.
 
 
Qualche ora dopo
 
I bambini stanno guardando la TV, mentre Jake ed io parliamo a bassa voce per non disturbarli. In questi giorni Jacob sta anche mantenendo la promessa che mi aveva fatto tempo fa, quella di insegnarmi a combattere, ma devo ammettere che mi lascia vincere con fin troppa facilità.
«Approfittiamo adesso che siamo da soli, Jake... Dai, per favore!». Tra l'altro i bambini si divertono a guardarci, sanno benissimo che non ci facciamo male sul serio.
«Sai essere davvero insistente, Nessie», mi risponde rassegnato, dopo diversi tentativi di convincimento. Usciamo in giardino con i bambini, mentre seguo attentamente ciò che Jacob mi dice di fare.
«Avanti, colpisci!», mi sussurra indietreggiando, mentre alla velocità della luce lo colpisco all'altezza dello stomaco. Ovviamente cerchiamo di essere delicati nello sferrare i colpi, altrimenti ci faremmo male entrambi vista la nostra forza soprannaturale. Jake mi aveva raccontato che da umana mia madre provò a dargli un pugno, e in quell'occasione si ruppe una mano.
«Perché mia madre voleva picchiarti?».
«Ancora quella storia? Te l'ho detto, avevamo litigato».
«Non pensavo che mamma fosse così manesca», gli rispondo divertita.
«Perché, che cosa ha fatto quando ha scoperto dell'imprinting? Avevi tre giorni di vita, Nessie».
«Ma non ti ha picchiato per l'imprinting... È perché mi avevi chiamata come il mostro di Loch Ness!». Riesco a distrarre Jake strappandogli una risata, lasciando che si perda nei ricordi.
Adesso sono io ad indietreggiare, mentre con la coda dell'occhio osservo Michael e Sophia, completamente presi dallo "spettacolo".
Jacob prova ad afferrarmi per i fianchi, ma non riesce nel suo intento. Finché non faccio una mossa sbagliata, e Jake, da dietro, mi stringe a sé trattenendomi per i polsi.
«Adesso come farai a sfuggirmi?».
Continuo a sentire la pressione delle sue mani che dai polsi si spostano fino a trattenermi i fianchi, per poi finire all'altezza delle costole.
Giro di scatto il volto per guardarlo negli occhi, riuscendo nel mio tentativo di farlo distrarre.
«Adesso sei tu il prigioniero», gli dico trattenendolo tra le mie braccia, usando tutta la mia forza di semi vampira.
«Tutti i prigionieri vorrebbero una carceriera come te, Ness. La tua forza è terribilmente... sexy», mi sussurra all'orecchio. È impossibile esercitarsi in maniera "professionale" con lui, si finisce sempre con le provocazioni.
«Secondo me i Volturi ci resteranno secchi appena ti vedranno», prosegue.
«Non credo che siano particolarmente sensibili al fascino femminile», gli rispondo.
«E questo chi ce lo garantisce? Magari non sono poi tanto diversi dai tipi che ti fissavano in spiaggia!».
«Sì, certo... come no!». Cerco di scacciare dalla mia mente la terribile immagine di Aro che prende il sole, con un bel costume da surfista mancato e gli occhiali da sole colorati, comodamente seduto su una sdraio in qualche isola sperduta delle Hawaii. Mi viene da ridere, ma come mi saltano in mente certe cose?
Veniamo distratti dai bambini, stanno correndo in salone dopo aver sentito suonare il campanello.
«Andiamo ad aprire, Jake, devono essere arrivati!».
Ci precipitiamo alla porta, e veniamo subito accolti dal sorriso smagliante di nonna Renée, seguita da Phil.
«Guardate chi c'è!», dice la nonna, spostandosi per far entrare Robert. Corro subito verso di lui, e Robert mi abbraccia sollevandomi da terra, come di consueto, sotto lo sguardo attento e curioso di Jacob e dei bambini. Ogni volta che lo vedo sembra sempre più alto, è persino più alto di Jake.
«Mi sei mancato, "vecchio zio Bob"».
«Anche tu, nana». Ci salutiamo con i nostri soprannomi, e subito dopo Rob prende in braccio Michael e Sophia per salutarli come si deve, da perfetto zio.
«Quanto siete cresciuti!», gli dice, mentre i bambini gli sorridono. E dopo è il turno di Jake, tra loro basta uno sguardo e sembrano capirsi a vicenda.
«Ti vedo diverso, Robert», gli dice Jacob, osservando l'espressione serena sul volto del mio giovane zio.
«Sono diverso, Jake... Ti ricordi quel discorso che mi avevi fatto? Ti ho semplicemente dato ascolto. Sono innamorato di Emma, e ho capito che non voglio fare a meno di lei».
Jacob era stato molto importante per Robert, lo aveva fatto riflettere e scavare a fondo in se stesso, quando lui stava per avere un crollo emotivo. Voleva isolarsi, per la paura di far del male alle persone che ama. E adesso lo riconosco di nuovo: è tornato ad essere il ragazzo forte e determinato che conoscevo, al suo posto credo che chiunque avrebbe perso il proprio autocontrollo.
«Renesmee, Jacob... Poi dovremmo parlare di alcune cose», mi dice con uno sguardo eloquente, prima di andare in camera a disfare la valigia.
«Bambini, andiamo a prenderci qualcosa da bere», dico loro portandoli in cucina, nel frattempo che Robert posi la valigia in camera.
«Che cosa devi dire a zio Robert?», mi chiede Michael, come sempre non gli sfugge nulla.
«Io lo so, gli devi parlare degli amici strani che stanno in Italia...», prosegue Sophia, facendomi rovesciare il bicchiere con l'acqua.
«Non fatene parola con nonna Renée e nonno Phil, siamo intesi?».
«Sì, mamma», rispondono. Nel frattempo mi accorgo che anche i nonni stanno venendo in cucina. Li sento ridere e scherzare, è bello che almeno loro siano felici e spensierati.
 
La sera, mentre nonna Renée prepara la cena, ne approfitto per ultimare le prenotazioni dell'albergo a Volterra. Jake ed io ci chiudiamo nella cameretta dei bambini, e inizio a comporre il numero.
«Buonasera», dico in italiano alla signorina che si occupa delle prenotazioni.
«... Sì, dal 17 agosto. Fino a quando, dice?». Faccio un sospiro, ripensando a ciò che è stato scritto sulla profezia. Se l'incontro con i Volturi dovesse davvero avvenire il 21 agosto... se le mie supposizioni sono esatte, allora...
«22 agosto. Fino al 22 agosto», rispondo.
«Lei è Vanessa Lynn, giusto? E le altre persone sono Jacob, Sophia e Michael Wolfe. Dunque una matrimoniale con un letto in più...».
«Esatto».
«Bene, la aspettiamo signora Wolfe! È raro trovare qualcuno che sappia parlare così bene l'italiano, dalle sue parti!».
"Signora Wolfe"... ovviamente avrà pensato che io e Jacob siamo sposati. Vedo Jacob confuso, giustamente non ha capito una virgola di ciò che ho detto. La porta si spalanca improvvisamente, e vediamo entrare Phil. A quanto pare i miei sensi super sviluppati da mezza vampira stanno perdendo colpi.
«Phil, ascolta...», gli dice Jacob.
«Nonno, io...». Non riesco a proseguire e mi blocco di colpo, mentre sento il mio battito aumentare in maniera spropositata.
«Quello era italiano, Nessie...». Ecco. Ha capito tutto.
«Ne parliamo stasera. Con Robert. Tutti insieme, dopo che nonna sarà andata a dormire», gli rispondo.
Ci scambiamo un'ultima occhiata, ormai quel che è fatto è fatto. E forse è giusto così, Phil può davvero darci un enorme aiuto...
 
«Domani sera potresti invitare Emma a cena!», dice nonna Renée, mentre siamo a tavola.
«Mamma, non lo so...», le risponde Robert, imbarazzato.
«E dai, Rob! Guarda che io e lei siamo grandi amiche», gli risponde, facendo l'occhiolino a Rob. Mi aveva raccontato di quanto fosse contenta che Emma fosse la ragazza di suo figlio; a Robert ci teneva davvero nonostante si fossero lasciati diverse volte a causa delle paranoie di Rob. Ogni tanto sorrido, ma l'agitazione mi impedisce di prendere parte ai discorsi.
«Renesmee, tesoro, se non hai fame non è un problema», mi dice guardando che non ho quasi toccato cibo.
«Ho solo un po' di mal di testa, nonna», le rispondo, cercando di mostrarmi il più normale possibile.
«Siete tutti così silenziosi, come se mi steste nascondendo qualcosa...». Nonna è sempre stata un'ottima osservatrice, altroché se lo è. Per fortuna che Jacob sa sempre come tirarmi fuori dalle situazioni difficili.
«Renesmee si è messa in testa di imparare il kung fu. Hai una nipote un po' strana, Renée».
Il silenzio sparisce di colpo, anche perché Robert ha fatto molti anni di arti marziali.
«Se Jacob non vuole insegnartelo, puoi sempre contare su di me!», mi dice, sorridendo.
Ovviamente Phil lo aveva fatto appassionare al baseball, ma Robert aveva sempre insistito per dedicarsi anche ad altro.
La cena prosegue tranquilla, riesco quasi a distrarmi in questo clima felice e apparentemente senza ombre, una calma che però è soltanto apparente.
Una volta messi a letto i bambini, aspettiamo che anche nonna Renée vada a dormire. Phil ha già trovato una scusa perfetta per restare sveglio, "discorsi tra padre e figlio". Nonna sembra non sospettare nulla.
«Si è addormentata», ci annuncia Phil a bassa voce, mentre io, Jacob e Robert ci rechiamo con lui in veranda per poter parlare.
«Papà, pensavo che tu non sapessi niente...», dice Robert a Phil.
«Era così fino a poco fa», rispondo io. «Mi ha sentito parlare in italiano...», proseguo a dire, rivolgendomi a Robert.
«Renesmee, io posso aiutarti. C'è di mezzo anche mio figlio. Ma devi essere chiara, credevo che questa situazione l'avremmo risolta insieme... Che cosa pensi di fare? Bella lo sa?», inizia a chiedere Phil.
«Guarda qui». Tiro fuori dalla tasca dei pantaloncini la fotocopia della profezia, leggendola ad alta voce a Phil e a Robert.
«Parla di te... e di mia sorella?», domanda Robert. «Chi ha scritto questa cosa?».
«Proviene direttamente dalla biblioteca dei Volturi, è una lunga storia. È una profezia. Nonno, mia madre è a conoscenza di tutto, e si fida di me».
Inizio a raccontare loro tutto il mio piano, per filo e per segno, e vedo Phil sempre più sbalordito.
«Sembri così sicura di te...», mi dice, pieno di orgoglio.
«È tutto dalla mia parte, nonno». Ripenso anche alle parole che Irina aveva detto in sogno a mio figlio: "Andrà tutto bene, perché è così che deve andare".
«Aro non si aspetta minimente ciò a cui sta andando incontro», aggiunge Jacob. Il silenzio aleggia per diversi minuti fra tutti noi, Phil sembra impegnato a riflettere.
«Vengo con voi», se ne esce all'improvviso.
«No, Phil, i Volturi vogliono Renesmee da sola, se non sottostiamo ai loro patti manderemo tutto a puttane», risponde Jacob. Sta iniziando ad agitarsi... «Io entrerò in gioco in un secondo momento. Vi ricordate la visione di Alice? Si chiedevano cosa potesse spingere uno come me a legarmi ad una come lei», prosegue a dire, dopo aver fatto un profondo respiro.
Robert si alza in piedi, per guardare meglio tutti noi.
«Fatto sta che questa situazione riguarda anche me. Vorranno quanto meno vedermi. Papà, cerca di comprendermi», dice rivolgendosi a Phil. «Renesmee, Jacob... lasciatemi venire con voi».


 
NOTA DELL'AUTRICE
Ciao, ragazze! Scusate il ritardo con cui pubblico questo capitolo, ma sto preparando la tesina di maturità.
Allora... calma apparente. Robert vuole venire a Volterra, e adesso? Dovete aspettare il prossimo capitolo :3
La frase che Jacob dice a Renesmee è tratta dalla canzone "Precious" dei Depeche Mode, che io trovo bellissima. Quella frase rispecchia a perfezione il modo in cui Jake vede Ness, una devozione totale. *_*
Non so quando riuscirò a postare il nuovo capitolo, perché il 18 giugno inizio gli esami. In ogni caso sappiate che non sparirò, ormai la storia si sta avviando alla sua naturale conclusione e non la abbandonerei neanche sotto tortura. Dovete solo darmi tempo, (maledetti esami!!)
Anyway, se riesco pubblico venerdì prossimo. Fatemi vedere che siete sempre presenti con le vostre recensioni, non sapete che soddisfazione averne ricevute già più di 370.
Un bacione enorme, e a presto <3
Greta

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Benvenuti a Volterra ***


37. BENVENUTI A VOLTERRA
 

Non è stato poi tanto difficile convincere nonna Renée a lasciar partire Robert con noi.
Ovviamente Phil è dovuto restare a Jacksonville, o il fatto l'avrebbe insospettita fin troppo. Jacob è stato davvero bravo ad inventarsi la scusa di aver vinto una vacanza con un concorso a premi: biglietti gratis per cinque persone in una località a scelta dell'Italia, ma se non avessimo trovato la quinta persona non saremmo potuti andare.
Nonna si fida ciecamente sia di me che di Jacob, e alla fine ha acconsentito a lasciarlo andare. In fondo si tratta solo di una settimana.
Il viaggio dall'aeroporto di Jacksonville a quello di Pisa è stato davvero estenuante; anche se all'ultimo siamo riusciti a trovare un volo diretto, senza fare nessuno scalo.
La sera prima della partenza abbiamo tenuto svegli i bambini il più possibile, in modo che sull'aereo potessero dormire: abbiamo fatto una sorta di "maratona" con i film della Disney, anche Robert ne è sempre andato pazzo come tutti noi. Siamo riusciti a vedere i primi due film, dopodiché i bambini sono sprofondati nel sonno. Sono state tredici pesantissime ore di volo, per non parlare degli effetti devastanti del fuso orario: sei ore di differenza rispetto all'orario di Jacksonville, e quando siamo atterrati era ancora giorno. Una volta arrivati all'aeroporto abbiamo dovuto prendere anche un pullman che da Pisa ci portasse fino a Volterra, ma prima abbiamo deciso di far riposare un po' i bambini.
Nel frattempo tutta la mia famiglia è andata a Denali, eccetto mia madre che ha trovato una brillante scusa per non far insospettire nessuno: affari da sbrigare per conto di J. Jenks. Appena possibile ci raggiungerà qui a Volterra, il suo scudo è assolutamente necessario per tutti noi.
Tutto sta filando liscio come l'olio. Fin troppo, oserei dire... È ancora presto per cantare vittoria, devo anche tenere conto di possibili imprevisti. In fondo è risaputo, gli imprevisti saltano fuori proprio quando meno te lo aspetti... Ma è meglio non pensare troppo a certe cose, perché devo portarmi sfortuna da sola?
 
Entriamo finalmente nella hall dell'albergo, non sembra esserci molta gente.
«Salve», dico alla ragazza della reception, la stessa con cui ho parlato al telefono per le prenotazioni.
«Lei è Vanessa Lynn! Benvenuta», mi dice, riconoscendo subito il mio accento americano.
«La ringrazio. Dovremmo prendere una stanza in più perché si è aggiunto un altro ospite», le rispondo, indicando Robert.
«Rob, me ne occupo io», gli dico, avvicinandomi a lui.
Dopo aver ultimato gli ultimi dettagli, possiamo finalmente andare nelle nostre stanze. Quella di Robert è comunicante con la nostra, almeno non dovrà fare su e giù da una parte all'altra.
«Mamma, sono stanca...». Sophia sbadiglia, e chiude subito gli occhi non appena si siede sul letto.
«Non mi piace più, l'aereo», aggiunge Michael, imbronciato. Lo prendo in braccio e inizio a cullarlo, nel giro di pochi minuti lo vedo chiudere gli occhi e rilassarsi, rassicurato dal mio respiro regolare.
«E adesso che si fa?», chiede Robert, lasciandosi cadere sul letto.
«Per questa sera niente, Robert. Restiamo qui, è meglio non lasciare troppe... tracce in giro».
Rob si alza dal letto, sbuffando. Non aveva mai affrontato un viaggio tanto lungo in aereo, e adesso anche lui inizia ad avvertire la stanchezza.
«Vado a chiamare casa... Mamma sarà sicuramente in ansia», ci dice, prima di entrare nella sua stanza. 
Jacob è seduto sul letto insieme a me; senza dire niente inizia a farmi un massaggio sulla schiena, facendomi subito sentire meglio.
«Jake... non so tu ma io sono davvero stanca, ho bisogno di dormire. Se vuoi pensaci tu a chiamare mia madre...». Lo bacio sulle labbra e vado in bagno, portandomi dietro il pigiama per cambiarmi. Non credo di aver mai avuto tanto sonno in vita mia.
 
«Mamma, mamma! Svegliati!». Ancora in dormiveglia, sento le voci dei bambini che saltano sul letto... Apro lentamente gli occhi, e vedo Jacob e Robert impegnati a parlare alla finestra.
«Ehi, sono sveglia!». Inizio a fare il solletico a Mickey e Sophia, attirando gli sguardi di Jake e Rob su di me.
«Ti sei persa la colazione, perciò ho rubato un cornetto apposta per te», mi dice Jacob, venendomi vicino con una bustina bianca in mano.
«Non si rubano i cornetti, Jake!».
«In realtà sono stato io a rubarlo...», interviene Robert, fingendosi distratto.
Inizio a mangiare il cornetto a piccoli morsi, ma non riesco neanche a finirlo... Sono a Volterra, e questa non è una vacanza di piacere.
«Ah, Ness...». Jake si osserva le mani, cercando di non guardarmi troppo negli occhi.
«Che c'è?».
«Alle undici c'è la visita guidata al... al Palazzo dei Priori», prosegue a dire, tutto d'un fiato.
Resto immobile per alcuni secondi: il Palazzo dei Priori è proprio nei sotterranei di quel palazzotto medioevale in cui risiedono i Volturi...
 
Davanti all'uscita dell'albergo troviamo un piccolo gruppo di turisti perlopiù inglesi, tedeschi e italiani. Le guide turistiche ci dividono in gruppi, separandoci dai turisti tedeschi e italiani.
Vengo immediatamente distratta dalla voce di alcune persone che discutono nel bar vicino all'albergo.
«Ecco, ne parlano adesso al notiziario!», dice un signora al suo amico, portandolo nel bar.
«Aspettatemi un attimo qui», dico a Jacob, Michael e Robert, portandomi dietro Sophia che mi tiene forte per mano. Prendo un giornale che qualcuno deve aver dimenticato su uno dei tavolini del bar:
"Turisti scomparsi a Volterra, è giallo" è il titolo che compare in neretto sulla prima pagina.
«Che c'è scritto, mamma?».
«Niente di interessante, tesoro», rispondo a mia figlia, prendendola in braccio.
Entro nel bar, unendomi al gruppo di gente che sta ascoltando il telegiornale:
"È ancora avvolta nel mistero la scomparsa di un gruppo di turisti inglesi a Volterra. La tranquilla cittadina toscana non era mai stata protagonista di simili fatti di cronaca, ma ora sono state intensificate le misure di sicurezza. È infatti aumentata la presenza di posti di blocco di Carabinieri e Polizia. Nel frattempo proseguono le ricerche dei cinque turisti... Tra le possibili piste c'è anche quella di un serial killer". 
Turisti scomparsi... che sia opera dei Volturi? Strano, troppo strano. In tutti questi secoli Aro e compagni non hanno mai attirato l'attenzione, e tutto a un tratto salta fuori questa notizia dei turisti scomparsi. Che ci siano altri vampiri in circolazione?
Sto per uscire dal bar, quando due signore anziane si fermano a guardare incantate la mia bambina.
«Che bella bimba, deve essere adottata», dice una delle due rivolgendosi all'altra, senza sapere che capisco perfettamente l'italiano.
«Veramente somiglia al papà!», mi intrometto. Non è la prima volta che la scambiano per una bambina adottata, lo stesso succede a Jake con Michael, che mi stanno raggiungendo insieme a Robert nel bar.
«Ness, andiamo», mi dice Jacob, accorgendosi solo in un secondo momento della presenza delle due signore che stanno parlando con me. Sophia sorride, senza dire niente.
«Ah, ecco a chi somiglia la bimba! E lui è il suo fratellino?».
«Michael è il fratello gemello di Sophia... anche se non si direbbe!». Jacob sorride alle due signore, senza capire che cosa ci stiamo dicendo. Usciamo dal bar tornando nel gruppo di turisti, ormai pronto per andare.
«Mi piace troppo sentirti parlare in italiano... Ma non ti devi allontanare così», mi sussurra Jacob all'orecchio.
«Ehi, guarda che non scappo! Pensavano che Sophia fosse stata adottata, dovevo dire a quelle signore che somiglia al suo bellissimo papà... Ma c'è dell'altro». La guida turistica continua a parlare della storia di Volterra, ora sta parlando della civiltà etrusca che l'ha fondata, ma solo Robert sembra interessato ad ascoltare.
«Avanti Ness, sputa il rospo. Tutto, il rospo».
«Stavo ascoltando il notiziario, e poi ho visto la prima pagina sul giornale... Si parlava di strane sparizioni di un gruppo di turisti. Qui, a Volterra».
«Pensi che ci sia lo zampino di tu sai chi?», mi domanda Jake enfatizzando quel "tu sai chi", soprannome preso in prestito al celebre Lord Voldemort di Harry Potter.
«Non lo so... ma non mi sento sicura. Forse avrei dovuto dare ascolto a mio padre, sto facendo una pazzia. E ci ho portato i nostri figli, Jacob!».
«Ness, calmati. Adesso fai un bel respiro e rilassati».
«Mi sono perso qualcosa?», interviene Robert, con una strana espressione in volto.
«Te lo spiego dopo...», gli dice Jake, che nel frattempo mi cinge dolcemente i fianchi accarezzandomi piano. Jake è come una "medicina", ogni volta che le sue mani mi sfiorano riesce a far scomparire ogni sensazione negativa.
Uno dei turisti ci lancia un'occhiataccia, facendoci cenno di fare silenzio. "Che gente", lo sento borbottare tra sé e sé. Stai calma, Renesmee, non è il caso di agitarsi per una simile sciocchezza. Ho notato che ogni volta che mi agito inizio ad avvertire meglio l'odore del sangue, soprattutto quando mi trovo in mezzo alle persone come in questo momento. Non mi piace affatto questa cosa, ma non credo che riuscirò mai a reprimere del tutto la mia natura di vampira...
Arriviamo finalmente al Palazzo dei Priori, la guida turistica ci dice di restare uniti. All'entrata (l'ingresso pubblico dell'edificio) è tutto come descritto dal racconto di mia madre. La cosa difficile sarebbe stata raggiungere il secondo piano inferiore, dove avrei incontrato la segretaria umana dei Volturi.
Continuiamo la visita come se fossimo dei normali turisti, Jacob prende in braccio Michael facendogli sentire la musica con le cuffiette, nostro figlio sta iniziando ad annoiarsi.
«Jake, andiamo via. I bambini si stanno annoiando...».
«Ottima idea, mi sto annoiando anch'io», risponde.
«Anch'io!», aggiunge Robert. In mezzo a quella confusione la guida turistica non si accorge nemmeno che ci stiamo dileguando, ora si sono aggiunti alla calca anche i turisti tedeschi e quelli italiani.
 
Per tutto il resto della giornata giriamo per Volterra, cercando di far distrarre i bambini. Giochiamo con loro, gli compriamo il gelato, e infine torniamo un po' in albergo, dove c'è una bellissima piscina; l'unica cosa che sembra distrarli davvero. Avevo scelto questo lussuoso albergo proprio per questo motivo.
Mentre Robert e Jacob giocano in acqua con i bambini, mi soffermo a riflettere... Se tutto va bene, mia madre dovrebbe raggiungerci domani sera. Mi restano solo tre giorni per mettere in atto il mio piano, e mille domande mi frullano per la testa: sarà servito usare dei documenti falsi per non farci intercettare dai Volturi? All'ultimo minuto avevo contattato Jenks per fargli fare dei documenti falsi anche per Robert. Non so come sia possibile, ma i Volturi riescono ad accedere a tutto, neanche fossero ammanicati con la CIA. Sarebbe stato un gioco da ragazzi per loro scoprire del nostro volo da Jacksonville a Pisa. Anche mamma farà la stessa cosa, in fondo a mio padre aveva raccontato una mezza verità dicendogli che doveva sbrigare delle faccende per conto di Jenks. Robert telefona spesso a Phil per raccontargli gli ultimi sviluppi, nonna Renée è invece convinta che siamo in Sardegna, come avevamo deciso di raccontarle fin dall'inizio. Robert è un mago del Photoshop, ed ha persino preparato delle foto false per non farla insospettire, nel caso ce ne fosse stato bisogno. E i lupi? Be', loro non sospettano nulla, altrimenti anche mio padre leggendo le loro menti avrebbe scoperto tutto.
Se ripenso a ciò che ho dovuto affrontare, mi sembra quasi impossibile che ce l'abbiamo fatta. Io nel corso degli anni ho imparato a controllare talmente bene il mio cervello da renderlo quasi inaccessibile a mio padre; Jacob anche se con maggiore difficoltà aveva imparato a fare lo stesso non solo con mio padre, ma anche con il suo branco.
Spesso mi racconta che un tempo era stato tutto più semplice, quando il suo branco e quello di Sam erano separati. Ma poi, quando Sam aveva cominciato ad essere ostile nei miei confronti, i membri del suo branco avevano deciso di appoggiare Jacob. Sam, suo malgrado, si era trovato solo, ed era stato costretto ad unirsi al branco di Jacob. Per Leah era stato brutto dover nuovamente condividere i pensieri con Sam, soprattutto da quando Ryan si era unito al branco. Ryan detesta vedere quanto la sua Leah abbia sofferto per via di Emily e Sam... Darebbe qualsiasi cosa pur di non condividere la sua mente con lui, ma non ci riesce; così come non ci riesce Leah.
All'interno del branco, Jacob è l'unico ad essere in grado di tenere a bada i suoi pensieri, e questo gli è costato anni e anni di esercizio. Prima della mia nascita e quando ero ancora molto piccola, una cosa del genere poteva soltanto sognarsela. Dice che se ha imparato a farlo il merito è soltanto mio, che gliel'ho insegnato pazientemente.
Lascio squillare il cellulare, nell'attesa che mamma risponda...
«Renesmee», mi risponde lei con la sua voce vellutata e melodiosa.
«Mamma... allora?».
«È tutto confermato, vi raggiungo domani sera... Ho preparato i documenti e il passaporto», mi dice.
«Papà e gli altri?».
«Sono a Denali, sembra tutto tranquillo».
È proprio quel "sembra" che non mi piace. Le racconto di oggi, della visita al Palazzo dei Priori (la "torre campanaria" dei suoi racconti) e delle strane sparizioni a Volterra.
«Non possono essere stati loro... o meglio, loro non si farebbero beccare. Dici che ce ne sono altri in giro?». Altri vampiri, intendo.
«Non lo so, Renesmee. Senti, non voglio che vi muoviate dall'albergo. Né tu, né Jacob, né Robert. Non perdere mai di vista Michael e Sophia», mi dice con una voce preoccupata.
«Va bene, mamma...».
«È per via di Demetri. È un potentissimo segugio, potrebbe avvertire la tua scia».
Mia madre ne sa sempre una più del diavolo. Non avevo minimamente pensato a questa eventualità...
 
«Irina?». La vampira bionda mi compare davanti; ha uno sguardo malinconico, ma non distoglie i suoi occhi dai miei.
«Renesmee... finalmente ho trovato il modo di comunicare con te».
Dove mi trovo? Mi guardo intorno, sono in un campo di grano. Davanti, dietro e intorno a me c'è soltanto la natura incontaminata, gli alberi... In lontananza riesco a vedere le antiche mura di Volterra.
«È qui che avverrà l'incontro. Il 21 agosto», mi dice Irina.
«Irina, come hai fatto a metterti in contatto con me? Credevo che potessi farlo solo con mio figlio».
«Ed è così, lo scoprirai presto come ho fatto», mi risponde. 
«Come faccio a fidarmi?».
«Io voglio aiutarti. Te lo devo, Renesmee, sono in debito con te. Guarda la fine che ho fatto per aver commesso l'errore di scambiarti per ciò che non eri. Tutti commettono degli errori, ma i Volturi non perdonano, e non danno mai una seconda possibilità. Lo hanno fatto con me, e lo hanno fatto anche con Bree Tanner. I tuoi genitori ti hanno parlato di lei, no? Era solo una ragazzina, e l'hanno uccisa senza un briciolo di pietà». Il suo volto perfetto si contrae in un'espressione disgustata. Mi avvicino, e lei mi prende per mano. Ha una strana consistenza, evanescente, come se potesse scomparire da un momento all'altro.
«Ti ascolto, Irina».
«Devi andare da Aro, ti assicuro che non ti faranno del male. Non sono così stupidi da fare un tale passo falso, Renesmee. Sanno che la tua famiglia è potente. Dovrai comunicargli il luogo dell'incontro, soltanto questo. E dovrai dirgli che c'è con te... il tuo compagno».
«Tu detesti i licantropi, hanno ucciso il tuo Laurent...», mi lascio sfuggire.
«Non sono qui per ingannarti. E non servirà lo scudo di Bella, il dono che possiede tua figlia è più che sufficiente per disarmarli», prosegue a dire. «Un'ultima cosa... Felix. Ha delle mire su di te», aggiunge.
«Che genere di "mire"?».
«Lui... ti vuole. Come compagna. In questi anni i Volturi hanno fatto i loro calcoli, sei "un pezzo raro", e ti vogliono nelle loro file. Pensano che tu sia in grado di concepire un figlio, e in effetti è così. Aro sarebbe curioso di sapere cosa ne uscirebbe, qualora ti unissi ad un vampiro. Felix si è mostrato particolarmente interessato...».
Guardo Irina, anche lei come me sembra schifata da ciò che mi sta rivelando.
«Sai qualcosa a proposito di Robert?», le chiedo, cambiando subito discorso.
«Purtroppo no, su di lui non sono riuscita a scoprire nulla». Irina sospira, in attesa della mia prossima domanda.
«E la profezia? Chi l'ha scritta?».
«Frederick Winston, era un vampiro dalle straordinarie potenzialità. Il suo dono era incredibilmente potente, era in grado di prevedere il futuro ancor meglio di Alice. I Volturi lo trovarono in Germania intorno al 1720, dopo che Carlisle ebbe abbandonato Volterra. I Volturi erano entusiasti delle sue capacità, fin quando non decise di rivelare loro una delle sue profezie: un giorno si sarebbero visti privare del loro potere, così decisero di ucciderlo e strapparono quella profezia. Trovarono un quaderno nel quale Frederick aveva scritto tutte le sue profezie. Decisero di non leggerlo, ma lo custodirono gelosamente all'interno della loro biblioteca. I Volturi non sono a conoscenza della profezia che ti riguarda».
Tutto torna. F, Frederick. Il misterioso autore della profezia che mi aveva consegnato Nicholas ha finalmente un nome.
«Ora devo andare, Renesmee, forse ci incontreremo di nuovo. Ricorda, Felix può giocare a tuo favore», mi dice in maniera enigmatica, senza lasciarmi il tempo di farle altre domande. La figura elegante della vampira bionda sbiadisce, i contorni del suo corpo diventano indefiniti, finché non riesco più a vederla...
 
Mi sveglio di colpo, sbattendo le palpebre più volte. Mi accorgo di avere la mia mano ben stretta a quella di mio figlio. La mano... possibile che... Ma sì, certo! Irina si è servita di Michael per mettersi in contatto con me. E questo significa che mio figlio ha sviluppato il suo potere, riuscendo a trasmetterlo attraverso il contatto... Non vedo l'ora di dirlo a Jacob.
Il cerchio si stringe ancor di più, ora so esattamente cosa mi resta da fare. Finora avevo fatto tutto con le mie forze, e con l'aiuto di mia madre e di Jacob. Assurdo, non mi sarei mai aspettata di ricevere un aiuto dall'aldilà, se così si può chiamare. Ma ciò che mi colpisce di più, è la consapevolezza che se ce l'ho fatta è soprattutto grazie a loro: Sophia e Michael. Come avrei potuto difenderli se Sophia non avesse avuto il suo dono? E se non ci fosse stato Michael, non avrei mai potuto ricevere tante informazioni importanti come quelle che mi ha fornito Irina.
Ho dato loro la vita, e adesso loro la donano a me...
«Jake, svegliati!». Non resisto, mi avvicino piano a lui per svegliarlo, devo raccontargli tutto.
«Nessie... se mi hai svegliato per baciarmi è okay, altrimenti torno a dormire», mi dice, stropicciandosi gli occhi. Riesce a strapparmi una risata anche da appena sveglio... Lo bacio, dandogli il tempo di mettersi seduto.
«Jake, devo dirti una cosa... Ho delle importantissime novità!».


NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutte! Vi avevo promesso che avrei pubblicato oggi e ce l'ho fatta, nonostante gli esami di maturità!
Vi aspettavate la "svolta", e invece dovrete aspettare il prossimo capitolo per sapere cosa accadrà con i Volturi. Non avrei potuto risolvere il tutto in un unico capitolo, no?
Non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo, sempre per colpa degli esami... spero il prima possibile. Ultimamente ho visto poche recensioni, spero che alcune di voi non siano scomparse :/
A presto, e... RECENSITE IL PIU' POSSIBILE^^
Greta


Vi lascio un bello scorcio di Volterra!

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** La resa dei conti - Prima Parte ***


38. LA RESA DEI CONTI - Prima Parte


Jacob è rimasto completamente sbalordito dal mio racconto, e quando Michael si è svegliato gli abbiamo subito chiesto se ricordasse qualcosa di stanotte. Nostro figlio ha detto di non ricordare nulla, quindi, come sospettavo, è riuscito a trasmettermi il suo potere facendolo passare direttamente da lui a me. Nel sogno infatti, lui non era presente.
Mamma dovrebbe arrivare tra poco, non appena sarà calato il sole lei sarà qui.
Osservo Robert dalla finestra, è in piscina con i bambini. Questa mattina ha parlato al telefono con Emma, anche a lei ha raccontato la stessa versione che avevamo deciso di dire a nonna Renée, quella della vacanza in Sardegna.
Lo vedo divertirsi con i miei figli, gli piace fare lo zio anche perché Sophia e Michael non fanno i soliti capricci tipici dei bambini della loro età. Mentre con nonna Renée e nonno Charlie fanno finta di essere più "piccoli", come avevo detto loro di fare, con Robert non hanno assolutamente nulla da nascondere. Adoro sentirli parlare insieme dei loro libri e film preferiti, riescono a fare dei discorsi davvero interessanti.
«Secondo te si divertono?», mi chiede Jake, venendo ad abbracciarmi alla finestra.
«Secondo me sì... Robert non mi dice mai le bugie», gli rispondo.
«Mi dispiace solo che debba fare il "terzo incomodo" tra noi», prosegue a dire, sorridendo.
Lascio cadere il discorso, chiudendo le persiane. Jacob mi guarda confuso, andando a sedersi sull'enorme letto matrimoniale della nostra bellissima stanza. Avevo scelto un albergo lussuoso, potendomelo permettere. Nonno Carlisle lavora da centinaia di anni, e non ho la minima idea di quanto denaro disponga effettivamente. Lo mette a disposizione dell'intera famiglia...
«Restare da solo con te con un letto comodo come questo è molto pericoloso, Renesmee...».
Avevo chiesto a Robert di lasciarci soli, per parlare a Jake di qualcosa che stamattina avevo omesso dal mio racconto: Felix e il suo interesse nei miei confronti.
«Jake... dobbiamo parlare di una cosa, e so già che non ti piacerà». Sospiro, avvicinandomi a Jacob per prendere le sue mani tra le mie. 
«Possiamo parlarne dopo», risponde, mordendosi il labbro inferiore.
Mi siedo sopra di lui, abbracciandolo. Sento il bisogno di stringerlo forte, il suo odore riesce a calmare la mia tensione.
«Ness, ehi... rilassati». Le sue mani mi accarezzano delicatamente la schiena, i miei occhi incontrano i suoi e finalmente mi decido a parlare.
«C'è un'altra cosa di cui Irina mi ha parlato...».
Jacob mi stringe più forte, continuando ad ascoltare.
«Devi dirmi tutto, Ness».
Le sue mani si posano sui miei capelli, con il dito indice mi sposta una ciocca dietro l'orecchio. Subito dopo, Jake slaccia il primo bottone della mia camicetta, baciando la mia pelle proprio in quel punto...
«È difficile parlare con te che fai così, lo sai?». Sorrido, riprendendo a parlare.
«In questi anni i Volturi si sono posti mille domande su di me... E sono giunti alla conclusione che mi vogliono tra loro. Almeno, stando a ciò che mi ha detto Irina. Ed è soprattutto uno di loro, a volermi... si tratta di Felix». Mi viene il voltastomaco al solo pensiero, e mi stringo più forte a Jake annusando l'odore della sua pelle.
«Tu sei mia, Renesmee. Mia e basta. Nessuno dovrà provare a toccarti neanche con un solo dito, né a posare gli occhi su di te, o giuro sui nostri figli che li ucciderò con le mie stesse mani, uno per uno, finché non saranno diventati un mucchio di cenere... E ci sputerò sopra, su quella feccia». Feccia. Questo è un vocabolo che deve aver sentito da mio padre, non è da lui parlare in modo tanto composto quando è nervoso.
Vedo come un fuoco accendersi nei suoi occhi, che non vogliono lasciare i miei. L'imprinting di un lupo è sacro, e nessuno deve provare a portarglielo via... o i due rivali finiranno per uccidersi.
«Jake, ascoltami... Irina ha detto che questo può giocare a mio favore. Ma non posso farcela, senza il tuo aiuto. Non devi attaccarlo per nessun motivo al mondo, o passerai dalla parte del torto». Prendo il suo volto tra le mani, avvicinandolo al mio. Le nostre labbra si sfiorano appena, per poi tornare a fondersi di nuovo, stavolta sento la sua lingua sfiorare la mia. Per me e Jacob "parlare" significa molto di più. Significa comunicare in ogni modo possibile, con parole e gesti.
«Va bene, Ness. Ma se dovesse fare anche un solo passo falso, non mi farò alcuno scrupolo ad intervenire».
«Non sarà necessario», lo rassicuro.
Sentiamo dei rumori provenire dalla nostra stanza comunicante, devono essere tornati Robert e i bambini. Jacob mi fa alzare in piedi, e va subito a bussare alla porta.
«Che faccia sconvolta, Jacob», gli dice Robert, non appena lo vede.
«È assurdo, davvero assurdo...», gli risponde Jake iniziando a fare su e giù per la stanza. Robert mi guarda come a domandarmi che cosa sia accaduto in questo breve lasso di tempo.
«Dopo ti spiego», gli dico, senza che Jacob possa sentirlo. Deve sbollire la rabbia, non è proprio il caso che si trasformi in una stanza d'albergo.
«Vado a farmi una doccia», mi dice Robert, prima di chiudersi la porta alle spalle.
«Okay, a dopo», gli rispondo, facendo segno ai bambini di andare in bagno a lavarsi.
«Bambini, andiamo a toglierci il cloro della piscina! Jake, tu non vieni?».
Riempio la vasca, e Jake mi raggiunge dopo pochi minuti. Aiuto Sophia ad insaponare bene i capelli, Jacob aiuta Mickey e lo vedo finalmente più rilassato.
«Vi siete divertiti in piscina con zio Robert?», chiede Jacob ai bambini.
«Tantissimo», rispondono loro in coro come fanno spesso, e subito dopo si mettono a ridere per averlo fatto. Il telefono della nostra stanza, quello collegato alla reception, inizia a squillare insistentemente.
«Vado io», dico a Jacob.
«Signora Lynn, è arrivata la signora Arabella Heathcliff. La aspetta nella hall», mi dice la receptionist. È arrivata mia madre. Che fantasia, ha scelto di chiamarsi con il nome del protagonista di Cime Tempestose, l'avrò vista leggere quel libro centinaia di volte. Per il nome invece ha scelto qualcosa che ricordasse il suo, almeno possiamo chiamarla Bella senza evitare di sbagliarci.
«Le dica che arrivo subito».
Riattacco il telefono e mi affaccio di nuovo verso il bagno, dove Jake sta asciugando i capelli ai bambini.
«È arrivata Bella?».
«Sì».
Esco dalla stanza e mi precipito subito giù per le scale, raggiungendo in fretta l'elegante hall dell'albergo.
In lontananza riconosco subito la figura snella di mia madre, con un piccolo bagaglio a mano e gli occhiali da sole scuri infilati. Indossa un elegante abito color blu notte, e attira subito l'attenzione di qualsiasi uomo che si trovi a passare da quelle parti. Mamma si toglie gli occhiali, salutandomi da lontano.
«Ehi, Ness!». Corro ad abbracciarla, mamma ha già detto alla ragazza della reception la nostra versione dei fatti, ovvero che lei è mia cugina.
«Finalmente sei qui», le dico all'orecchio.
«Signora Heathcliff, le mostro la sua stanza, mi segua», le dice uno degli addetti, prendendole la valigia.
 
Passiamo il resto della serata fuori dall'albergo. Io, Jake, Robert e i bambini prendiamo un po' di pizza a taglio, per evitare di far entrare mamma al ristorante.
Verso l'una di notte, quando ormai tutti loro dormono già da un'ora, senza fare rumore mi reco nella hall, dove mia madre mi stava aspettando da alcuni minuti.
«Ti va di fare un giro o preferisci restare qui?», le chiedo.
«Usciamo, mi sento osservata», mi risponde, guardando il receptionist che già da prima le aveva messo gli occhi addosso.
Camminiamo per le stradine di Volterra, e le racconto di tutti gli ultimi avvenimenti.
«Perché proprio Felix?», le domando, dopo averle raccontato dell'incontro con Irina.
«Non lo so... ma quando sono andata da loro avevo portato una tua foto. Volevano vederti, e non potendogli mostrare i miei pensieri ho pensato che una foto fosse la cosa migliore», mi risponde.
«Quindi Felix mi ha già vista, ecco perché è così interessato a me...».
«Suppongo di sì».
Ad un certo punto ci ritroviamo davanti ad un vicolo buio, uno di quei posti poco raccomandabili per due donne da sole. Be', noi due non siamo esattamente due donzelle indifese! Stiamo per tornare indietro, ma la voce di due persone cattura subito la nostra attenzione. Non solo la voce, soprattutto l'odore...
«Vampiri», dico a mia madre.
«Andiamo via». Mi prende per mano, ma i due vampiri - uno biondo, l'altro con i capelli scuri - sono più veloci di noi. Li riconosco...
«Vladimir? Stefan?», esclama mia madre, trovandosi davanti i due vampiri del clan rumeno. 
«Isabella! Che sorpresa!», risponde Vladimir, mentre Stefan sghignazza divertito. Li ricordo ancora, quando vennero a casa Cullen insieme agli altri vampiri. Mamma non voleva che parlassi con loro, ed io li consideravo piuttosto inquietanti, come avevo confessato a Jacob.
«È tua figlia, Bella?», chiede Stefan, provando ad avvicinarsi di più a me.
«Sì, sono Renesmee... Mi ricordo di voi», rispondo. «Perché siete qui?».
«Dovremmo fare la stessa domanda a voi».
Una voce nella mia testa mi suggerisce che la misteriosa sparizione dei turisti inglesi sia opera loro...
«Vogliamo attirare l'attenzione dei Volturi, vediamo che cosa succede», risponde Vladimir.
«Abbiamo ucciso un gruppetto di turisti... dovevamo pur mangiare! Fra un po' di tempo faremo ritrovare i cadaveri, così i giornalisti attireranno molta attenzione qui a Volterra... Giusto per dare un po' di fastidio ai nostri amichetti italiani». Mi viene la nausea solamente a sentirli parlare, non mostrano il minimo rispetto per la vita umana.
«Voi piuttosto, siete qui in vacanza? È buffo, non trovi, Stefan? Vampiri che vengono in vacanza in Italia, la terra del sole! Gli umani lo troverebbero molto divertente», prosegue a dire Vladimir, senza interrompere la sua fastidiosa risata.
«Renesmee è cresciuta, e Aro vuole controllare che tutto si sia svolto secondo le previsioni», risponde mia madre.
«Altroché se è cresciuta!», esclama Vladimir, aggiungendo qualcos'altro in rumeno che grazie al cielo non riesco a capire...
Quando ero piccola credevo che Stefan e Vladimir stessero insieme come coppia, ma ora a vederli meglio sembrano piuttosto promiscui. Vedo mamma innervosirsi, alle parole dei due vampiri.
«Vi consiglio di non... cacciare qui», dice mia madre con riluttanza. «Attirare l'attenzione dei Volturi non è una buona idea, ve lo assicuro... Andiamo, Renesmee». Mamma mi afferra per un braccio, e imbocchiamo in fretta la strada per tornare in hotel. 
«Arrivederci, bellezze!», li sentiamo dire, ormai in lontananza. Per fortuna sono innocui, almeno per noi. Ma non per gli umani, a quanto pare... Mi viene da piangere se penso a quei poveri turisti, la Polizia non catturerà mai il "presunto serial killer" di cui parlavano al notiziario. Gli umani non possono neanche immaginare quanti omicidi irrisolti siano in realtà opera di vampiri...
Ritorniamo in fretta in albergo, nel sicuro delle nostre stanze, e provo ad addormentarmi, annusando il profumo della maglietta di Jake.
 
L'indomani mattina mi sveglio stanca e nervosa, non sono quasi riuscita a chiudere occhio.
Le poche ore in cui ho dormito non ho fatto altro che avere degli incubi: i poveri turisti uccisi da Stefan e Vladimir, loro due che danno fuoco ai cadaveri ed io che li imploro di non farlo. E poi, un sogno ancora peggiore: Jacob mi bacia, stiamo per fare l'amore... ma improvvisamente al suo posto subentra Felix, e vedo Jacob agonizzante e con una profonda ferita sul petto, proprio all'altezza del cuore. Mi sono svegliata di soprassalto, tranquillizzandomi soltanto dopo averlo visto dormire accanto a me.
Non appena mi alzo dal letto avverto subito dei conati di vomito, e mi affretto a correre verso il bagno. Tutto questo non è normale, non ricordo di essere mai stata così se non quando...
Faccio dei calcoli a mente, il mio ciclo non è in ritardo. Non è mai stato regolare, non dovrei preoccuparmi. Jake ed io ci abbiamo sempre fatto attenzione, e in tanti anni non era mai capitato se non quando siamo stati noi stessi a deciderlo... No, non posso essere di nuovo incinta, non posso e non voglio. Non adesso, poi...
«Renesmee, sei in bagno?». Jake mi chiama, deve essersi appena svegliato.
«Sì Jake, vengo subito...». A lui non avrei detto niente, né dell'incontro con Stefan e Vladimir, né tanto meno del mio strano malessere. Lo farei soltanto preoccupare di più, e non voglio assolutamente che questo accada. Bevo un sorso d'acqua e torno a sedermi sul letto accanto a lui, abbracciandolo. Ricambio i suoi baci, niente è in grado di farmi sentire meglio.
«Ho fatto un incubo...», gli confesso. Ci mettiamo entrambi seduti, e poggio la testa sul petto nudo di Jake, perfetto e senza ferite. Maledetto incubo...
«Sei qui con me, e non può accadere niente di brutto», mi risponde, baciandomi con dolcezza la guancia destra.
«Ho bisogno di sentirti mio...», mi lascio sfuggire. Il sogno di questa notte mi ha lasciato una sensazione di fastidio, vedere Jacob in quelle condizioni è stato qualcosa di terribile.
«Come siamo maliziose...». Jacob mi fa sorridere, e riesce a scacciare tutta la mia agitazione. Ieri sera abbiamo parlato tutti insieme, ora che c'è mia madre si sente più sicuro ed ha persino acconsentito a lasciarmi andare con lei dai Volturi, per comunicare loro il luogo e la data del nostro incontro.
«Devo andare a vestirmi. Stai qui con i bambini, e quando si svegliano digli che torno presto. C'è mia madre, non temere...».
 
Oggi a Volterra il cielo è grigio e nuvoloso, e questo rende tutto più semplice per mamma, che per ovvi motivi non può mostrarsi alla luce del sole. La raggiungo nella hall dell'albergo, e all'uscita troviamo un taxi che ha noleggiato appositamente per noi, diretto al Palazzo dei Priori.
«Sei agitata?», mi chiede prendendomi per mano, dopo che il nostro taxi è partito.
«No...». Sto mentendo, lo sono eccome.
«Lascia andare me, per prima. Come abbiamo concordato».
«Va bene». Entrambe indossiamo i vistosi medaglioni che i Volturi ci hanno donato, giusto per accattivarci meglio le loro simpatie.
 
«I vostri nomi, prego».
«Isabella e Renesmee Cullen», rispondo.
La segretaria umana del piano inferiore - una donna alta con lunghi capelli rossi e lisci e gli occhi cerulei - ha subito riconosciuto la vera natura di mia madre, ma sembra dubbiosa su di me; come se non riuscisse a identificarmi come vampira o come umana.
«Seguitemi».
Entriamo con lei nell'ampio ascensore che conduce direttamente alla sala grande dei Volturi.
«Renesmee resta qui con lei, finché non sarò di ritorno», raccomanda mia madre alla segretaria, che lei già conosce.
Dopo pochi ma interminabili minuti la vedo finalmente tornare, il battito del mio cuore aumenta a dismisura.
«Renesmee, io non posso entrare. Vai... ti aspetto», mi dice. La abbraccio, e lascio che la segretaria mi apra il portone. Lo sento richiudersi alle mie spalle, pesante come un tonfo, e inizio a camminare a piccoli passi...
«Quale lieta sorpresa, incantevole Renesmee...», mi accoglie una voce stridula che conservo nei più remoti ricordi.
«Aro». Lo vedo comparire nella penombra, seduto sul suo bizzarro trono. Ricordo come se fosse ieri quando posai la mia mano sul suo volto, per mostrargli i miei ricordi. La sua pelle era sottile come una membrana, e al tempo stesso granitica. "Magnifico", aveva esclamato osservando i miei pensieri.
«Sono venuta a comunicarti la data e il luogo del nostro incontro, Aro. Ho rispettato le tue regole, non ho portato con me la mia famiglia. A parte mia madre, non mi avrebbe mai lasciato andare da sola».
Il vampiro si avvicina a me con un movimento fulmineo, prendendomi la mano per portarsela al volto. Gli mostro il luogo che Irina mi ha indicato nel sogno, e la data di domani: il famoso 21 agosto indicato dalla profezia.
«Perché non adesso, già che sei qui», mi risponde Aro.
«Ho portato con me Robert, il fratello di mia madre. Hai giurato che se avessi rispettato i patti non avresti avanzato pretese di lui, che ti sarebbe bastato soltanto vederlo. E con me c'è anche il mio... compagno». Mi suona strano usare questa parola per riferirmi a Jacob, lui è molto di più.
«Un compagno... È un vampiro, forse?», mi domanda lui con estrema curiosità.
«È... un licantropo. O meglio, è un mutaforma».
«Bene, Renesmee, di' al tuo lupo di presentarsi in forma umana. E adesso, mia giovane amica, lascia che ti presenti qualcuno che stravede per te, forse ti ricordi di lui. Prego, Felix». Dalla stessa penombra di poco prima vedo emergere la figura imponente di Felix, che aveva popolato i miei incubi di questa notte. Avanza verso di me a passi lenti ma decisi, scrutandomi da capo a piedi con estremo interesse.
«Renesmee... io sono Felix. Vedo che hai gradito il nostro dono», mi dice, osservando compiaciuto il mio vistoso medaglione.
«Vi lascio soli. A domani, Renesmee, non vedo l'ora di conoscere Robert e questo tuo misterioso compagno!». Aro se ne va, e mi ritrovo da sola con Felix. Sento il suo sguardo addosso, è davvero insistente.
«In fotografia eri incantevole, ma ora che posso ammirarti personalmente devo dire che la foto non ti rendeva affatto giustizia».
«Ti ringrazio, Felix», è tutto ciò che riesco a dire, senza guardarlo nei suoi occhi rosso scarlatto. "Può giocare a tuo favore", aveva detto Irina. Ma come...?
«Sono stato morto per millenni, Renesmee, ma osservarti mi fa sentire incredibilmente vivo... Chiedimi tutto ciò che vuoi, ed io lo farò». Colgo la palla al balzo, e approfitto immediatamente delle sue parole. Lo guardo per poco più di un secondo sbattendo le palpebre con le mie lunghe ciglia, e mi avvicino di più a lui...
«Qualsiasi cosa, Felix?».
«Qualsiasi», ribadisce, completamente rapito dal mio sguardo. Possibile che basti così poco? È pur sempre uno dei Volturi, non dovrebbe abbassare la guardia così facilmente...
«Ti prego, Felix... devi aiutarmi. Deve esserci un quaderno, nella vostra biblioteca. Il quaderno di un certo Frederick Winston. Vorrei averlo, se non ti dispiace, mi serve per...».
«Se mi scoprono mi puniranno...», mi risponde.
«Tu sei dalla mia parte, vero?». Lo vedo completamente ammaliato da me, se gli chiedessi di darsi fuoco probabilmente farebbe anche quello.
«Aspettami, torno subito. Conosco bene quel quaderno, Aro non vuole sentirne parlare, ha proibito a molti di noi di leggerlo».
«È molto importante, forse potrà dirmi qualcosa sulla discendenza di Robert».
Felix si allontana, e torna da me dopo alcuni interminabili minuti. Cinque, o forse di più.
«Tieni, nascondilo. Domani dovrai restituirmelo, sia chiaro. Ma tanto sarai mia, quindi...».
«Ti ringrazio infinitamente». Infilo il quaderno nel mio zainetto; Felix mi guarda un'ultima volta negli occhi, dopodiché lo vedo scomparire nella stessa penombra dalla quale era emerso. Mentre mi reco nuovamente verso il portone, l'occhio mi cade su un piccolo corridoio: l'entrata/uscita di riserva di cui mi avevano parlato Nicholas e mia madre. Prima di salire di nuovo nell'ampio ascensore, la abbraccio forte e sento l'adrenalina scorrermi nelle vene. Il mio battito torna pian piano regolare, tutto è andato bene almeno per il momento. Irina aveva ragione, riguardo a Felix... Ora che quel quaderno è nelle mie mani, i Volturi non potranno contraddirmi. Sedurre Felix è stato fin troppo semplice, forse Jacob aveva ragione riguardo quella storia del fascino femminile, sulla quale avevamo scherzato.
Una volta uscita dal quel posto sento di nuovo l'aria fresca e pulita riempire i miei polmoni. Non avrei più dovuto mettere piede lì dentro, mai più. I Volturi hanno accettato le mie condizioni perché io ho seguito le loro, presentandomi senza la mia famiglia al seguito - ad eccezione di mia madre. Aro la teme per via del suo scudo, perciò non ha avuto nulla da ridire sul fatto che ci fosse anche lei...
Non appena torniamo in albergo, troviamo subito Jake, i bambini e Robert ad aspettarci. Corro immediatamente a riabbracciare i miei figli, dicendo loro che è andato tutto bene, dopodiché mi getto tra le braccia di Jacob baciandolo con fin troppa passione. Ho sempre odiato quelle coppiette che si baciano in pubblico, ignorando del tutto le persone che gli stanno intorno... Ma per questa volta credo proprio che farò un'eccezione.
«Vi lasciamo un po' da soli, facciamo un giro con i bambini. Immagino che tu e Jacob vogliate parlare», ci dice mamma, prendendoli in braccio come se non pesassero nulla e facendo cenno a Robert di seguirla.
«Grazie, mamma... a dopo».
Jacob mi prende per mano e raggiungiamo in fretta la nostra stanza, dirigendoci verso le scale. Una volta giunti in camera lo vedo esitare per un momento, così sono io a raccontargli tutto, senza aspettare che mi faccia domande. Mi tolgo subito il pesante medaglione dei Volturi poggiandolo sul comodino, e inizio a raccontare...
«Dimmi che Felix non ha provato a toccarti, Ness».
«Non lo ha fatto, non devi preoccuparti. Ma ricordati di non attaccarlo, non dobbiamo dargli motivo di aver ragione», gli rispondo.
«Mi costa un certo sforzo... ma lo faccio per te». Finisco di raccontargli ogni dettaglio, finché il discorso non si esaurisce da solo. Ho preferito non dirgli nulla a proposito del quaderno, questa informazione deve restare al sicuro nella mia mente.
Mi alzo dal letto, e Jacob mi segue posizionandosi dietro di me, poggiando le sue mani sui miei fianchi e avvicinando il suo corpo al mio...
«Felix deve capire che tu sei soltanto mia, Renesmee».
«Voglio essere tua... adesso».
Jacob inizia a sollevarmi il vestito, rimanendo sempre nella stessa posizione. Seguo i suoi movimenti poggiando le mie mani sulle sue, aiutandolo a spogliarmi.
«Adesso...?», mi chiede un'ultima volta, ormai sempre più impaziente, trattenendo il vestito all'altezza delle mie costole.
«Adesso, Jacob». E forse sono un'incosciente, forse non è esattamente il momento più adatto, ma sinceramente non m'importa.
«Sei sempre stata mia, adesso e per sempre». Mi abbandono dolcemente a lui, senza riserve...





NOTA DELL'AUTRICE
Hey, eccomi qui con un giorno d'anticipo, e con una bellissima foto dei nostri Jacob e Renesmee *^*
Ho deciso di dividere in due parti questo capitolo, perché sarebbe stato davvero troppo lungo (adesso sono più o meno 12 pagine Word e lo devo ancora finire). Credevo che questo capitolo sarebbe stato davvero quello decisivo, ma scrivendo mi sono resa conto che non si può risolvere il tutto in poche righe! Non in una storia seria, perlomeno XD
Che dire, questo capitolo non è stato affatto semplice da scrivere, quindi fatemi sapere le vostre opinioni!!
Il prossimo arriva presto, non vi preoccupate! L'esame orale di maturità ce l'ho a luglio, quindi ho ancora un po' di tempo.
Un bacione a tutti voi, e alla prossima C:
Greta 

P.S. Vi aspetto sulla mia pagina facebook *The Twilight Saga Italian Fan Forum*

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** La resa dei conti - Seconda Parte ***


39. LA RESA DEI CONTI - Seconda Parte
 

Oggi è il giorno della resa dei conti, il fatidico 21 agosto che secondo i miei ragionamenti indica il compimento della profezia.
Guardo l'orologio fin troppo spesso, e sembra quasi che le lancette non vogliano spostarsi, lente come non mai. Non appena sarà giunto il tramonto - come avevo stabilito ieri con Aro - raggiungeremo il luogo dell'incontro e ci mostreremo finalmente ai Volturi. Tutti insieme, uniti: io, Jacob, mia madre e Robert. I miei figli inizialmente resteranno nascosti sotto il mantello che indosserà mia madre, li mostrerò ai Volturi soltanto in un secondo momento.
Phil ha telefonato di nuovo a Robert, rassicurandolo sul fatto che andrà tutto bene. I Volturi lo temono, e probabilmente non sono così stupidi da non sapere che se facessero qualcosa di male a suo figlio, lui non esiterebbe a farsi trasformare in vampiro pur di salvarlo e di riportarlo sano e salvo a casa.
Io invece è da quando sono qui a Volterra che non ricevo telefonate dalla mia famiglia: né papà, né gli zii, né i nonni e neanche Seth e Leah. Strano, ero abituata a sentirli piuttosto di frequente, e tutto questo silenzio non sta facendo altro che insospettirmi. E se papà avesse scoperto qualcosa e fosse stato così abile da non farmelo capire? E se qualcuno dei lupi fosse riuscito ad accedere ai pensieri più profondi di Jacob? Devo ammetterlo, ma il fatto che nessuno di loro si sia fatto sentire è davvero troppo strano...
«È quasi l'ora», mi dice Jake destandomi dai miei intricati ragionamenti. Come gesto scaramantico ho deciso di indossare qualcosa che per me è molto significativo: il bracciale intrecciato dei Quileute che Jacob mi regalò per il mio primo Natale, fatto con le sue stesse mani. Man mano che crescevo, Jacob lo allargava un po’, e quel braccialetto era “cresciuto” insieme a me. Per ultimo, indosso il vistoso e pesante medaglione dei Volturi, gelido al contatto con la mia pelle.
Indossare i loro doni è considerato da Aro e compagni come un gesto di rispetto e riconoscenza, come mi è sembrato di percepire ieri dalle parole di Felix.
«Mamma, non ci faranno del male, vero?», mi domanda mia figlia cercando di mostrarsi comunque il più serena possibile. Per quanto io abbia cercato di tener nascosta la verità a lei e a Michael, i miei figli alla fine hanno capito tutto. Un anno e cinque mesi di vita, l'aspetto di bambini di ormai due/tre anni e un'intelligenza quasi pari a quella che avevo io alla loro età...
«No, Sophia, te lo prometto. Ma tu fai ciò che ti ho detto, mi raccomando».
«Non ti preoccupare… Però se fanno qualcosa di sbagliato io ti difendo. Adesso sono brava con il mio potere, lo sai mamma…», mi risponde con la sua vocina. Michael è più silenzioso, lui il suo contributo l'ha dato mettendosi in contatto con Irina. Questa notte l’ho fatto addormentare prendendolo per mano, ed è accaduta la stessa cosa che era successa con Irina: stavolta però, al suo posto c’era Didyme, la moglie di Marcus. Mi ha rivelato di essere stata assassinata proprio da suo fratello Aro, con lo scopo di trattenere Marcus vicino a sé. Dopo tutti questi millenni, Marcus non ne è ancora mai venuto a conoscenza. Incredibile… anche questa informazione potrà essere usata a mio favore.
«Mickey, grazie anche a te», gli dico sottovoce. Lui mi sorride e va subito a sedersi in braccio a Jacob, che mi osserva con uno sguardo dolce. Aro era stato chiaro, voleva che Jake si presentasse in forma umana.
Mamma e Robert entrano nella nostra stanza, anche loro sono pronti per andare. Un pezzo di strada la faremo con una macchina noleggiata da mia madre, dopodiché andremo a piedi fino al campo indicato da Irina, che mia madre aveva trovato con estrema facilità quando ieri mi aveva lasciata da sola con Jake.
«Noi siamo pronti...», ci dice Robert.
«Anche noi».
 
Mentre siamo in macchina, tutti noi restiamo in silenzio. Ci vorrebbe zio Jasper, il suo dono sul controllo dell’umore è stato una mano santa in molte situazioni di tensione e nervosismo. Il silenzio tombale viene spezzato soltanto quando Robert decide di accendere l'autoradio, e provo a distrarmi concentrandomi solo sulla musica. In genere funziona... In genere, ma non adesso.
«Dai, non stiamo mica andando in guerra!», se ne esce all’improvviso Robert, facendoci sorridere. Ammiro molto il suo autocontrollo e il suo saper restare lucido in ogni situazione, chissà se potrebbe essere un potenziale dono vampiresco…
Una volta arrivati, mamma copre i bambini con il suo ampio mantello, e insieme avanziamo al centro della radura. Intorno a noi c'è il campo di grano che avevo visto in sogno, in lontananza ci sono alberi e altri campi, e vedo le antiche mura medioevali di Volterra che anni fa in parte erano crollate a causa di un terremoto.
 
E poi, li vedo arrivare in lontananza, nascosti dai loro mantelli neri e grigi: Aro, Caius e Marcus in prima fila, seguiti da Jane, Alec, Felix e Demetri. Al fianco di Aro c’è Renata, la sua inseparabile difesa personale. C’è anche Chelsea, chissà che diavolo si è messo in testa Aro. Se pensa di poter spezzare tanto facilmente i nostri legami, si sbaglia di grosso. A separarci ci sono soltanto pochi metri. Ed io, secondo loro, sarei dovuta venire qui completamente sola? Ma per favore!
«Finalmente siamo tutti qui, che meraviglioso quadretto familiare!», esordisce Aro con quel suo tono sdolcinato, mentre gli altri, soprattutto Felix, non mi staccano gli occhi di dosso. Jane ed Alec hanno subito messo gli occhi su Robert, c’era da aspettarselo. Marcus sembra piuttosto indifferente e annoiato, nonno Carlisle me lo descriveva spesso così quando mi raccontava dei suoi anni a Volterra.
«I patti sono stati rispettati. Sono qui come mi avete chiesto, per raccontarvi della mia crescita. Ebbene, Aro, la mia crescita si è svolta esattamente come quella del semi vampiro Nahuel».
Avanzo di alcuni metri, senza voltarmi, e Aro mi raggiunge alla velocità della luce, mostrandomi un sorriso falso. Mi prende la mano, portandosela al volto… ma decido di non mostrargli nulla, non adesso.
«Non… non vedo niente! Come è possibile? Ieri mi hai mostrato il luogo dell'incontro, oggi c'è il vuoto più totale...».
«Lascia che ti spieghi a parole, Aro». Ritraggo la mano, ed inizio a raccontare.
«Ho raggiunto la maturità fisica nel mio settimo anno di vita, il mio aspetto è questo da allora. Nel corso degli anni il mio cervello ha sviluppato una sorta di sistema difensivo per impedire a mio padre di accedere ai miei pensieri, se non quando sono io stessa a decidere se può farlo. Nessuno scudo, Aro, l'unico potere in mio possesso è quello che tu conosci già». Nel frattempo Marcus ci osserva, il suo dono è quello di individuare i legami tra le persone. Chissà se mia figlia ha già messo in atto… non devo pensarci, non posso sapere se la mia mente è davvero protetta.
«Renesmee, sei una creatura senza dubbio incantevole e molto interessante... Nelle tue vene scorre del sangue, il tuo cuore batte e il tuo corpo può mutare, è così forse?», continua a chiedermi con estremo interesse.
«Il mio organismo rigenera automaticamente le cellule che invecchiano. Sì, il mio corpo può mutare...».
«Interessante. Davvero interessante, non trovate fratelli? Felix?», prosegue Aro, voltandosi verso quest’ultimo.
«Straordinario», esclama Felix sorridendo appena. Aro torna a prendere la parola, gesticolando.
«E adesso, Renesmee, vuoi parlarci del tuo compagno mutaforma qui presente? Mi ricordo molto bene di lui, ti era a fianco anche durante il nostro primo incontro…», mi chiede, sfregandosi le mani. Probabilmente già immaginava che si trattasse di Jacob, ma preferiva far finta di non sapere.
«Esattamente, Aro. Jacob Black è il mutaforma che era al mio fianco anche diciotto anni fa», rispondo indicandolo. «Stiamo insieme fin dai miei sette anni, da quando ho raggiunto la maturità fisica e mentale».
Aro inizia a confabulare con gli altri, e a questo punto è Caius a prendere la parola, rivolgendosi a Jacob.
«Dimmi, mutaforma. Cosa ti ha spinto a stringere un tale legame affettivo con una mezza vampira?».
«Al momento della sua nascita, ho avuto l'imprinting con lei». Jacob inizia a spiegare il fenomeno dell’imprinting, e di come il nostro legame si sia evoluto fino a trasformarsi in amore.
Marcus mi osserva con uno sguardo malinconico, probabilmente certi discorsi gli fanno ricordare la sua Didyme. Demetri sorride in modo beffardo, e vedo Felix scrutarmi con i suoi occhi rosso cremisi contratti in un'espressione di fastidio. Non poteva di certo immaginare l’entità del mio legame con Jacob, accecato com’è dalla brama di avermi tutta per sé. Alec lo osserva, mentre Jane mi guarda con una smorfia di disprezzo, per poi tornare a fissare Robert.
«Renesmee», mi riprende Felix, tornando a parlare: «Ho ascoltato abbastanza riguardo al legame con il tuo compagno, e ho bisogno di sapere un’informazione che per me è molto importante, vista la proposta che ti ho fatto ieri», prosegue a dire, osservando Jacob.
«Dimmi, Renesmee. Il mutaforma afferma di essere il tuo compagno da undici anni, come tu stessa hai confermato… Ti sei mai congiunta carnalmente con lui?». Che razza di domanda!
«Sì», rispondo decisa, guardandolo dritto negli occhi, mente Jacob sorride beffardo dando la conferma alle mie parole.
«Avrei dovuto immaginarlo», mi risponde infastidito. Lo vedo stringere i pugni e tornare accanto a Demetri.
«Aro, adesso vorrei mostrarti una cosa molto importante. Ti sarai senz’altro chiesto se io abbia seguito il percorso di vita intrapreso da mia madre. Jacob ed io non siamo ancora sposati, ma più di un anno fa ho messo al mondo… dei figli. Sono due gemelli, possiedono il DNA di Jacob». Aro si avvicina nuovamente a me, alzo appena lo sguardo per vedere le facce sbigottite degli altri Volturi. Gli poggio la mia mano sul volto, facendo estrema attenzione a fargli vedere soltanto una parte dei miei pensieri, quella che già da tempo avevo deciso di mostrargli. Le immagini che gli trasmetto sono quelle della mia gravidanza, e della crescita dei miei figli, facendo ben attenzione a non pensare ai loro doni.
«Fratelli, tutto questo è davvero straordinario!», esclama Aro con la sua risata da pazzo esaltato. «Due piccoli mutaforma... Dove sono, adesso? Vorrei conoscere la tua famiglia al completo, Renesmee». Aro si allontana di nuovo, e a questo punto dico ai miei figli di uscire allo scoperto.
«Michael, Sophia… adesso».
 Mamma sposta lentamente il suo mantello, dietro il quale erano ben nascosti i miei bambini.
«Ciao, Aro». Lo salutano educatamente come avevo detto loro di fare.
«Davvero straordinario... Renesmee, vuoi parlarmi di loro?». Li prendo per mano, e Jacob prende la parola al mio posto.
«Sophia e Michael sono gemelli, e possiedono il mio stesso patrimonio genetico, come ha affermato Renesmee e come ha confermato Carlisle».
Aro si ferma alcuni secondi a riflettere, per poi tornare a rivolgersi a Jacob.
«Possiedono il gene dei mutaforma, dunque? E invece, non hanno ereditato proprio niente dalla nostra Renesmee?». La cosa alquanto strana è che Aro non abbia chiesto di leggere le loro menti...
«Possono nutrirsi di cibo ma anche di sangue, sono immuni al veleno dei vampiri e la loro intelligenza è molto più sviluppata rispetto alla crescita fisica, che è quasi nella norma. Solo un po' più veloce». Jacob sta mantenendo un'incredibile compostezza, sono davvero orgogliosa di lui.
I bambini mi stanno vicino, Marcus sembra piuttosto rapito da loro, mentre Caius li osserva quasi con disgusto, dicendo qualcosa sottovoce a Felix per poi tornare a rivolgersi ad Aro: «Questi bambini sono per metà lupi e per metà come noi. Questo è un abominio, mescolare la nostra razza con degli insulsi cani!». Jacob stringe i pugni, trattenendosi dal mutare.
«Caius, fratello, la storia ci insegna a disprezzare i discorsi riguardanti l'inquinamento della razza...», lo riprende immediatamente Aro. Come sospettavo, è rimasto molto affascinato dai miei figli... Per lui saremmo stati tutti un gran bel bottino.
«Scoprire questa... come dire… compatibilità, tra noi e i lupi è qualcosa di straordinario», prosegue a dire.
Nel frattempo Sophia li guarda tutti negli occhi, privandoli - senza che loro lo sappiano - dei loro poteri. Jacob cerca di mantenere un contegno di fronte alla vista di Felix, che avanza verso di lui fermandosi a poca distanza.
«Sei davvero sicuro, Jacob, che Renesmee possa essere la compagna giusta per te? Siete troppo diversi, mutaforma. Lei è meravigliosa quanto letale, ricorda, e continuando a stare con lei vedrai morire a poco a poco tutte le persone a cui tieni, per continuare a starle accanto. È questo il prezzo da pagare per la tua felicità, Jacob? Lei non è adatta a te... Allora capirai, quando Renesmee si porterà dietro una lunga scia di morte...». Jacob inizia a tremare. Ti prego, non attaccarlo, non ti trasformare, Jake...
«Tu non sai niente. Niente, del legame tra me e Renesmee! Lei non sarà mai tua, né adesso né mai! Sei soltanto un povero illuso, ad aver pensato che potesse cedere!». Felix si allontana di nuovo, lanciando a Jake un'occhiata assassina.
«Ma adesso, mia cara Renesmee, vorrei passare alla seconda questione del nostro incontro», prosegue Aro ignorando lo scambio di battute tra Felix e Jacob. Mi sembra quasi di essere l'imputata a un processo, spero solo di essere abbastanza brava a difendermi…
«Come avrai saputo, ci sono state delle strane sparizioni qui a Volterra. La nostra Heidi è sempre molto discreta nel procurarci le prede, spero che tu non abbia pensato che possa essere stata opera nostra! Qualcuno vuole attirare l'attenzione su di noi; ne sai qualcosa, Renesmee? Immagino che tu segua la particolare dieta di Carlisle, non è forse così? Demetri, vuoi aggiungere qualche particolare?».
Demetri, il potente segugio dei Volturi, inizia a parlare: «Ho individuato delle scie di vampiri, ma sono troppo abili a non farsi rintracciare. Devono essere dei vampiri antichi, per esercitare un tale controllo sulla mente. Ma anche tu non scherzi affatto, Renesmee, la tua mente è incredibilmente protetta…». Per quanto mi dispiaccia per i turisti uccisi da Stefan e Vladimir, non voglio mettermi in mezzo in questioni che non mi riguardano. Aro prova nuovamente a leggere i miei pensieri, ma senza risultato.
«Mi dispiace, il mio cervello agisce in automatico. Comunque, ho abbandonato da tempo l’alimentazione a base di sangue animale. Mi nutro solo di cibo umano». Aro sembra ignorare le mie parole, e prosegue a parlare come se non avessi proferito parola.
«Non ho mai visto una cosa del genere, se non in presenza di uno scudo...», mi dice osservandomi con bramosia. Ancora non può immaginare che mia figlia lo ha privato del suo potere, e spero che se ne renda conto il più tardi possibile.
Aro torna vicino agli altri Volturi, scambiando qualche parola con loro.
«Bene, Renesmee, adesso se non ti dispiace vorrei discutere con il nostro caro Robert... Siamo ben lieti di fare finalmente la tua conoscenza», dice rivolgendosi a lui, che subito mi viene accanto. Jacob si posiziona al suo fianco, per sicurezza. Mai abbassare la guardia, in presenza dei Signori di Volterra.
«Aro, so che desideravi vedermi. Alec, Jane, soprattutto voi, dato il nostro se pur lontano legame di parentela», esordisce Robert con la sua solita compostezza.
«Fratelli, finalmente potete fare la conoscenza del vostro discendente!», aggiunge Aro, con la sua risata maniacale. I due gemelli vampiri si avvicinano a Robert, scrutandolo dall'alto al basso con i loro occhi rossi. Alec sembra molto più piccolo di Robert, con i suoi lineamenti da dodicenne e la sua bassa statura.
«Saremmo davvero lieti se decidessi di unirti a noi», esordisce Alec. «Ma la decisione finale spetta a te, visto che hai rispettato le nostre regole non rivelando agli umani la nostra esistenza. Come ben sai, esiste un patto tra noi e tuo padre. Altrimenti tua madre sarebbe già morta, questo lo sai…».
«Ne sono a conoscenza», si limita a rispondere Robert. «E so anche che questo beneficio deriva non solo dalla discendenza di mio padre, ma anche dal suo potenziale dono».
A questo punto è Caius a prendere la parola: «Il potere di Philip era ben manifesto anche in forma umana. Non ci è voluto un grande sforzo, per venirne a conoscenza». Spesso mi ero chiesta come avessero fatto a scoprire il dono di Phil, visto che Eleazar li aveva abbandonati.
«Qual è il dono di mio padre? Se mi è concesso conoscerlo, ovviamente».
«Philip, qualora venisse trasformato in uno di noi, sarebbe molto potente... Non possiamo dirti, nello specifico, in che cosa consiste il suo potere». Tutti i Volturi sembrano diventati stranamente calmi e tranquilli. Strano, molto strano… come se fossero in qualche modo influenzati dall’autocontrollo di Robert.
«Anche io possiedo un dono potenziale?», chiede infine Rob, mantenendo sempre la calma.
«Al momento non sappiamo dirtelo…», gli risponde Alec, misterioso.
«In ogni caso saremmo davvero lieti di avere con noi un'altra persona di famiglia. Ci sono altri tre discendenti nelle nostre file, ma non sono interessanti quanto te». Mi sembra di scorgere una leggera somiglianza tra Robert e Jane, ma forse è solo suggestione. Forse è dovuta al fatto che hanno entrambi i capelli chiari.
«Da quanto va avanti la nostra discendenza?», prosegue a domandare Robert.
«Da quanto, Alec? Non lo ricordo più», chiede Jane al fratello. Jane e Alec sono gemelli, esattamente come i miei figli... E ho notato lo strano interesse con cui li stavano osservando prima...
«Dall'800 dopo Cristo, su per giù è quella la data della nostra nascita», risponde Alec, lasciando Robert basito. Possibile che una discendenza possa perpetrarsi per più di mille anni...? Evidentemente sì...
La conversazione apparentemente tranquilla tra Robert e i due gemelli viene interrotta dalla voce minacciosa di Caius...
«Guardate, fratelli! La mezza vampira non ha rispettato i nostri patti, vogliono attaccarci!». Sul momento non capisco le parole di Caius, ma poi mi volto... e vedo tutta la mia famiglia, e il branco, venire verso di noi. Ciò che più mi colpisce è che tutti i lupi sono in forma umana. Non appena si avvicinano, noto immediatamente che Demetri sta fissando una persona in particolare all'interno del gruppo: Leah.
«Aro, veniamo in pace», si affretta a dire nonno Carlisle. Dietro di lui c’è la mia famiglia al completo: nonna Esme, zia Alice, zio Jasper, zia Rose, zio Emmett, e i ragazzi del branco: Seth, Quil, Embry, Paul, Jared, Leah, Ryan e Sam. Solo Collin e Brady devono essere rimasti a La Push…
«Non vogliamo attaccare, è per questo che i lupi sono in forma umana!», prosegue a dire papà.
Ma come hanno fatto a sapere tutto e ad essere qui? Li guardo uno ad uno, e vedo zia Alice scambiare uno sguardo eloquente con mia madre.
«Bella, ho avuto una visione su di te! Mi spiegate che cosa diamine vi è saltato in mente?».
I miei figli corrono di nuovo verso di me, e cerco di rassicurarli.
«Mamma, che succede?», mi chiede Michael.
«Va tutto bene, fra poco andremo via».
«Non è vero mamma, hai sentito? Aro ha detto a Caius che vogliono attaccarci». Sophia sta per mettersi a piangere, ma si trattiene. Mi chino alla sua altezza per asciugarle la piccola lacrima e baciarle la fronte... Aro inizia a dare ordini a Jane ed Alec, ed anche a Chelsea e Renata.
«Ora...».
Vedo Alec provare a scagliare la sua terribile nebbia paralizzante, ma senza alcun risultato. La stessa cosa accade quando Jane pronuncia la parola "dolore", rivolgendola verso mio padre.
«Non funziona, dannazione! Scusami, Alec, fammi provare con te». Jane prova ad usare il suo potere contro il fratello, inutilmente.
«Allora non è lo scudo di Bella... Non abbiamo più i nostri poteri! Come è possibile?». Jane osserva i presenti uno ad uno, finché l'occhio non le cade proprio sui miei figli... Tutti gli occhi dei Volturi sono puntati su di me.
«Dimmi chi dei due è stato», prosegue a dire Jane con gli occhi carichi di odio.
«Scordatelo, Jane!».
«Schifosi mezzosangue», la sento dire. Jacob la distrae, e affido i bambini a mia madre. Mi scaglio su di lei, come Jacob mi aveva insegnato a fare, evitando accuratamente ogni colpo che la piccola ma perfida vampira cerca di sferrare.
«Sei forte, mezzosangue».
Jacob accorre subito in mio aiuto aiutandomi a trattenere Jane, che è molto più bassa di me ma è incredibilmente forte. La blocca mentre io trattengo la sua testa con le mani, ma poi Jane riesce a sfuggirmi…
“Dolore”, sento pronunciare da mia figlia, sotto gli sguardi attoniti di tutti. Sophia impara ad usare il nuovo dono acquisito non appena ne viene a contatto. Jane si contorce, finendo di nuovo a terra agonizzante per colpa del suo stesso potere. Alec prova nuovamente ad utilizzare la sua nebbia, finché Sophia non mima il gesto di scagliarla contro di lui, ritraendola subito indietro.
«Dunque… tua figlia ci ha privati dei nostri poteri, a quanto vedo. Ora le cose da fare sono due: o ce li restituisce, o saremo costretti ad attaccarvi fisicamente», dice Aro, sempre più furioso. Jane si rialza, e torna a nascondersi con la coda tra le gambe accanto a Felix.
«Aro, stai giocando con il fuoco. Sono a conoscenza di una certa faccenda che ti riguarda… Vieni, posso mostrartela», rispondo catturando immediatamente la sua attenzione. Gli poggio nuovamente la mano sul volto, mostrandogli le immagini di sua sorella che mi rivela la sconcertante verità sulla sua morte.
 
… Renesmee, sono Didyme, la moglie di Marcus! Lui non lo sa, non lo ha mai saputo… È stato mio fratello Aro ad uccidermi, per tenere Marcus accanto a sé, per la sua sete di potere!...
 
«Io non farò passi falsi, se non sarete voi a farli, Aro. Non si possono tener nascosti gli scheletri nell’armadio per così tanto tempo… Prova ad attaccarci e sarò io a rivelare ciò che ti ho mostrato. Non preoccuparti, se ci lascerai andare via mia figlia vi restituirà i vostri poteri…».
Nel frattempo, vedo che Demetri si è avvicinato pericolosamente ai lupi, con l’intenzione di attaccare. Ma poi, non appena si volta verso Leah, abbandona immediatamente la posizione di attacco.
«Sei davvero incantevole, donna lupo. Non credevo che potesse esistere una creatura tanto bella, in mezzo a quei cani», le dice, pronunciando con disprezzo l'ultima parola. Vedo Ryan avvicinarsi piano, seguito da Sam.
«Tu non mi attaccherai, segugio, lo so…», gli risponde Leah maliziosa, sottovoce. Sta provando ad usare la stessa tattica che ho usato io con Felix.
«Non mi chiamo segugio, il mio nome è Demetri».
«Ed io non mi chiamo donna lupo, il mio nome è Leah».
«Leah... Che nome incantevole, esattamente come chi lo porta. Ricorda, tra noi non finisce qui… Non posso lasciarmi sfuggire una tale meraviglia, senza aver ottenuto niente…».
Ryan ha capito il piano di Leah, e sa che attaccare sarebbe un passo falso. Vedo Sam diventare nero dalla rabbia, per quanto possa essere assurdo è ancora geloso di Leah. O meglio, è la sua parte umana, ad esserne gelosa.
Demetri va da Aro, dicendogli qualcosa sottovoce.
«Bene, la nostra intenzione non è quella di attaccare. Ma vogliamo proporre alla nostra Renesmee di unirsi a noi. Avresti un compagno degno di te, mia cara». Aro torna a rivolgersi a me, indicando Felix. So benissimo che non si tratta di una proposta, ma di un obbligo. Ryan si avvicina a Leah cingendole i fianchi in modo protettivo.
È giunto il momento adatto per tirar fuori il mio asso nella manica: la profezia.
«Non puoi avanzare alcuna pretesa, Aro. Guarda qui, ho una cosa da mostrare a tutti voi». Tiro fuori il foglio ingiallito della profezia dal mio zainetto, e inizio a leggerla di fronte a tutti:
 
«Verrà il giorno in cui un'umana e un freddo si uniranno, e daranno vita a una creatura mezzosangue, metà umana e metà immortale. Incantevole nelle forme e acuta d’ingegno, dal suo sangue immortale e dal sangue di un lupo prenderà vita una nuova stirpe, che segnerà la fine della millenaria guerra tra le due razze nemiche.

21 Agosto 1723
F.»

Tutta la mia famiglia mi osserva esterrefatta, mentre proseguo a parlare: «L’umana e il freddo sono Edward Cullen e Isabella Swan, i miei genitori. La creatura mezzosangue sono io, e il lupo è il mio compagno Jacob Black. Dal nostro sangue è nata la nuova stirpe, i nostri figli: Sophia e Michael Cullen-Black, metà lupi e metà vampiri. La “millenaria guerra tra le due razze nemiche” è giunta al termine, e la nostra unione non è un abominio, Caius», proseguo a dire osservando il vampiro con i capelli talmente chiari da sembrare bianchi.
«Oggi è il 21 agosto, e la profezia è compiuta. F. sta per Frederick Winston, è lui l’autore. Quel vampiro è stato barbaramente ucciso perché aveva iniziato a raccontarvi delle verità troppo scomode, dato che profetizzò la vostra caduta».
«Dove l'hai trovata?», domanda Caius con il volto contratto. «E come hai fatto ad avere quelle informazioni?!».
«È una lunga storia, Caius. Diciamo che ho ricevuto un notevole aiuto… da persone che non potrete mai più rivedere», proseguo osservando Aro, una chiara frecciatina a ciò che gli ho mostrato prima riguardo a Didyme.
«So anche che nella vostra biblioteca custodivate gelosamente il quaderno con tutte le profezie di Frederick, non provate a negare». Aro prende di nuovo la parola, non prima di avermi fatto sentire la sua spaventosa risata.
«Non hai le prove, mia dolce Renesmee».
«Oh, eccome se ce l'ho...». Mi sfilo di nuovo dalle spalle lo zainetto, tirando fuori il quaderno di Frederick.
«È stato Felix a consegnarmelo, è bastato chiedere». Felix mi guarda sbigottito, mentre Jane lo osserva con uno sguardo truce.
«Mi hai ingannato, ragazzina! Aro, sono stato ingannato, raggirato!», cerca di difendersi.
«Ti sei fatto ammaliare da questa piccola... canaglia, Felix», gli risponde a tono Aro.
Continuo a rivolgermi a Felix, un'ultima volta.
«Fino a poco fa non ero una ragazzina. Incantevole e letale, lo hai detto tu. È stato così semplice convincerti, Felix… Avresti fatto qualunque cosa pur di avermi. Potete riprendervi ciò che è vostro, adesso», dico ai Volturi lasciando a terra il quaderno, che subito Felix torna a riprendersi. La sera prima mi era venuta la tentazione di aprirlo per scoprire quali fossero le altre profezie, ma alla fine avevo preferito non leggerlo. Ciò di cui avevo bisogno era già nelle mie mani.
«Credo che il nostro incontro debba concludersi qui», dico sotto lo sguardo sbigottito di tutta la mia famiglia e dei lupi.
«Quella mocciosa deve restituirci i nostri poteri», inizia a sbraitare Jane indicando mia figlia.
«Li riavrete i vostri poteri, state tranquilli. Non appena io e la mia famiglia saremo andati via da qui. Ma ora non avete più nulla con cui contraddirmi, siamo ad armi pari. Noi non attacchiamo, voi non attaccate. Giurate di lasciare in pace me e la mia famiglia, e vi assicuro che nessuno di noi farà passi falsi».
Aro mi osserva rassegnato, mormorando un semplice ma forzato «Lo prometto, a nome di tutti noi». Poi, aggiunge un’ultima cosa: «Ma rivogliamo i nostri poteri, o sappi che torneremo a cercarti».
«I patti sono patti, Aro. Ah, vorrei aggiungere un'ultima cosa: Felix, forse è il caso di cercare altrove una compagne degna di te», proseguo a dire, sbeffeggiandolo di nuovo davanti a tutti.
«Andiamo, fratelli. Ora dobbiamo risolvere una questione... più urgente», dice Aro riferendosi alla questione dei turisti scomparsi. Chissà se Stefan e Vladimir riusciranno a farla franca...
I Volturi si allontanano in fretta, mentre il cielo inizia ad imbrunire. Felix e Demetri lanciano un’ultima occhiata a me e a Leah, prima di scomparire… Demetri ha detto che tornerà per Leah, è il caso di iniziare a preoccuparsi?
«Non è così crudele come sembra… non mi avrebbe mai attaccato, l’ho letto nel suo sguardo. Forse è solo il potere di Chelsea a tenerlo legato ai Volturi».
Ormai dei Volturi non c’è più neanche l’ombra, e corro subito ad abbracciare i miei bambini.
«Adesso possiamo tornare a casa, mamma?», mi domanda Mickey.
«Sì... Siete stati fantastici, tutti e due». Jacob si avvicina a noi, li prende in braccio e continuiamo a restare abbracciati. E poi, uno ad uno, osservo gli sguardi della mia famiglia, e di una persona in particolare…
«Sei stata grandiosa, non potrei essere più orgoglioso di te», mi dice mio padre correndo subito a stringermi tra le sue braccia.
«Scusami per averti tenuto tutto nascosto».
«Era necessario, Ness. Ho capito…». Lascio che mio padre, nell’abbraccio, mi sollevi da terra come se fossi ancora la sua piccola bambina.
«Adesso si torna a casa, papà».


NOTA DELL'AUTRICE
Buon pomeriggio!! Ho deciso di aggiornare con un giorno di anticipo perché domani non avrei potuto farlo.
Questo capitolo è stato decisamente il più complicato da scrivere fino ad ora, e spero di non aver deluso le vostre aspettative, l'ho letto e riletto centinaia di volte :P
Renesmee e Bella non avevano fatto i conti con le visioni di Alice, ma alla fine si è risolto tutto per il meglio!
Uffauffauffa, spero tanto che ti sia piaciuto il fugace scambio di battute tra Leah e Demetri ;3
Che altro dire... fatemi trovare tantissime recensioni, ci si vede la prossima settimana con il nuovo capitolo. Sta per iniziare una nuova fase per Jake e Ness, che sarà la parte conclusiva della storia (e non vi anticipo nulla ù_ù).
Fatemi l'in bocca al lupo perché sabato ho l'orale di maturità!!!
Un abbraccio a tutti,
Greta 

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Tra alti e bassi, la vita va avanti... ***


40. TRA ALTI E BASSI, LA VITA VA AVANTI...

 
Sono passate ormai diverse settimane, da quando io e la mia famiglia abbiamo fatto ritorno a Forks. Tutto si è concluso per il meglio, ed ora ho come la sensazione che stia per iniziare una nuova fase della mia vita...
Zia Alice aveva avuto una visione su mia madre, e tutta la mia famiglia era immediatamente partita da Denali per raggiungerci a Volterra, con il branco al seguito. E papà aveva percepito qualcosa dai pensieri dei gemelli.
Tutti i miei piani rischiavano di fallire, i miei sforzi avrebbero potuto essere vani. Avevo giurato ai Volturi che la mia famiglia non si sarebbe immischiata e invece erano tutti lì, vampiri e lupi, uniti ancora una volta per difendermi. Io e mia madre non avevamo minimamente messo in conto la possibilità che zia Alice avrebbe potuto vedere tutto. Jacob ed io siamo dei buchi neri nelle sue visioni, ma mia madre non lo è affatto. Nonostante tutto, ho saputo giocare bene tutte le mie carte: Felix, la profezia, Didyme... Ancora non riesco a crederci, mi sembra quasi impossibile che io abbia affrontato tutto questo. Io, Renesmee Cullen, una mezza vampira di quasi diciannove anni. Certo, senza di loro non ce l'avrei mai fatta: mia madre, Jacob, i nostri figli.
Jake è stato straordinario, mi è stato a fianco in ogni istante senza mai perdere il controllo, nonostante le provocazioni di Felix. E mia figlia Sophia... ho sempre avuto ragione su di lei, sapevo con assoluta certezza che ce l'avrebbe fatta: lei mi ha difeso utilizzando il potere di Jane, quando stava per attaccarmi. Purtroppo i Volturi hanno scoperto il suo dono, ma non quello di Michael. Ero stata molto attenta a tenerlo fuori dai miei pensieri, quando ho mostrato ad Aro l'immagine di sua sorella Didyme.
Ho paura che un giorno possano tornare, il dono di mia figlia è qualcosa che nel corso dei millenni non hanno mai visto: i Volturi hanno scoperto che i miei figli, data la loro particolare natura, sono delle creature ancora più potenti dei lupi e dei vampiri stessi. E poi c'è Demetri, non ho dimenticato ciò che ha detto a Leah...
«Non torneranno, Renesmee», mi dice all'improvviso mio padre. Lo vedo spuntare da dietro il divano, ha letto la mia mente. Quando sono sola non ci penso mai a "difendere" i miei pensieri dalle sue incursioni.
«Ehi, papà... non vale leggermi la mente quando abbasso la guardia!», lo riprendo scherzosamente.
«Non voglio che ci pensi più, non essere paranoica».
«Hai detto paranoica? Chissà da chi ho preso...!», gli rispondo, sorridendo appena.
«Ness... io non credo che ce l'avrei fatta ad affrontare tutta quella situazione, al posto tuo. E ti ammiro moltissimo, non potrei essere più fiero di te. Sei eccezionale, tua madre ha sempre avuto ragione fin dal primo momento in cui scoprì di essere in attesa di te... Ho imparato finalmente a vederti per ciò che sei. Una vera donna, non più la mia bambina», mi ripete, lasciandomi davvero sorpresa. Le sue parole sono sincere e spassionate, da quando abbiamo fatto ritorno da Volterra ha finalmente imparato a guardarmi in un'ottica diversa ed ora me lo sta dimostrando attraverso i suoi discorsi.
«Papà, è bellissimo ciò che mi stai dicendo... Ma ho semplicemente fatto la stessa cosa che tu e mamma avete fatto per me quando sono nata. Ho difeso i miei figli e ho difeso tutti voi, non avrei potuto fare diversamente. E poi... siete stati proprio voi, tu e mamma in primis, a darmi l'esempio».
Papà si siede sul divano accanto a me, e mi lascio coccolare come quando ero piccola. Mi accarezza dolcemente i capelli, mentre rimango stretta nel suo abbraccio.
«Adesso però voglio che tra noi non ci siano più segreti, Renesmee. C'è qualcosa che ti preoccupa, non provare a negare. Non stai mangiando niente, in questi giorni sei... strana».
In effetti papà non sbaglia, qualcosa che mi preoccupa c'è... Mi conosce fin troppo bene.
«Mi ucciderai se te lo dico. Oppure ucciderai Jake», gli rispondo, pensando al motivo della mia preoccupazione.
«Ti starò vicino, e cercherò di aiutarti... Ma se non togli quella strana "barriera mentale", non mi mostri i tuoi pensieri o non mi dici niente, la vedo molto difficile.» Mi sposto leggermente da lui, abbassando lo sguardo.
«Ecco... vedi...». Prendo un bel respiro, per poi tornare a parlare. Questa volta sarà diverso...?
«Papà, ho paura di essere di nuovo... incinta», gli confesso, tutto d'un fiato.
Alzo appena lo sguardo, per incontrare l'oro liquido dei suoi occhi ambrati.
«Di nuovo incinta...», ripete lui, inespressivo.
«Forse ho sbagliato a dirtelo», mi lascio sfuggire.
«No, no, non voglio che pensi questo... Mi cogli un po' in contropiede, ma sappi che puoi dirmi qualsiasi cosa, e ti starò vicino. Quando te ne sei accorta? E ti prego, sii sincera, Renesmee. Tu non lo vuoi... Questa volta è capitato, non l'avete scelto».
«Ho iniziato a sentirmi poco bene a Volterra, ormai ho un ritardo di due settimane. Jacob non lo sa, l'unica a saperlo è Leah. Gliel'ho detto ieri, questa settimana non ha i turni con il branco. Quando tornerà a trasformarsi lo sapranno tutti, e a quel punto dovrò dirlo a Jake. Non è... non è che io non lo voglia, papà, ma... non in questo momento! Voglio dire, sono felice con Michael e Sophia, ho raggiunto un mio equilibrio. Non avrei mai pensato di avere un altro figlio, adesso». Mi sto confidando con lui come forse non ho mai fatto in vita mia, e sono felice che il rapporto con mio padre stia finalmente cambiando: da padre a figlia adulta, non più una ragazzina.
«Ehi, stai parlando come se fosse una certezza. Potrebbe benissimo trattarsi di un falso allarme... Parlane con nonno Carlisle, fai le analisi. E se anche fosse, sono certo che lo amerai. Perché sei una madre fantastica, Renesmee. Avrai tutto il mio sostegno, e quello di tutti noi. Per quanto riguarda Jacob... be', lui ti ama in maniera incondizionata, non c'è neanche da rispondere».
Lo abbraccio di nuovo, mi ha lasciata davvero senza parole come mai prima d'ora.
«Be'... Adesso esco», gli dico, alzandomi dal divano.
«Stai tranquilla, okay?», mi ripete, con il tono di voce più amorevole che possa esistere. Capisco perché mia madre si sia innamorata della sua voce...
«Okay, papà. Sai, non me l'aspettavo una risposta del genere, da te... Sei diventato troppo "moderno" per i miei gusti!». Lo prendo in giro, prima di dargli un bacio sulla guancia e sgattaiolare verso la mia camera da letto.
«Guida piano, Nessie».
«Papà...».
 
Dopo essermi cambiata, esco velocemente di casa e mi dirigo subito nel garage di casa Cullen, verso la Volvo nera di mio padre. Jacob mi aveva insegnato a guidare la macchina quando avevo nove anni, eravamo in Alaska. Nove anni di età anagrafica, ma diciannove di fatto... Domani li compirò per davvero, diciannove anni. Spero tanto che questa volta zia Alice non abbia organizzato una mega festa in onore della sua "eroica nipotina", in occasione della sconfitta dei Volturi. Domani torneranno a trovarmi anche Robert, nonno Phil e nonna Renée, ignara di tutto ciò che è accaduto a Volterra. In realtà è ignara del fatto stesso che ci siamo andati, a Volterra...
Per l'occasione verrà anche Eleazar da Denali, così finalmente scopriremo i doni di Phil e Robert.
Metto in moto la macchina, e accendo subito la radio. Mi piace molto stare da sola in macchina, è una cosa che mi rilassa. E poi posso cantare in pace le mie canzoni preferite! Prendo la strada per andare a La Push, prima di tutto passerò a prendere Leah. In questo momento ho davvero bisogno della mia migliore amica...
«Nessie, sei in ritardo!», mi saluta Leah entrando in macchina, dandomi un bacio sulla guancia.
«Ops, forse non dovevo dire "ritardo", ma "poca puntualità"», si corregge.
«Come siamo spiritose!».
Leah riesce sempre a strapparmi un sorriso, e non potrei avere un'amica migliore di lei. Ma in fondo è per causa mia se il branco di Jacob e quello di Sam sono tornati ad essere un gruppo unico, per via dell'ostilità che Sam ha sempre nutrito nei miei confronti dovuta al mio essere metà vampira. E adesso è arrivato il momento di fare ciò che avevo in mente da tempo, è bene che i branchi tornino ad essere separati... Spero di riuscire a mettere in atto il mio piano il prima possibile.
Non appena arriviamo davanti a una farmacia, Leah si offre di scendere al posto mio, tornando dopo pochi minuti con la bustina in mano.
«Non ho mai fatto un test di gravidanza, magari neanche funziona su una come me», le confesso preoccupata. Quando avevo scoperto di aspettare Michael e Sophia era stato nonno Carlisle a comunicarmelo...
«Ti fidi della tua migliore amica, Renesmee? È così che ho scoperto di aspettare Lily». Ci guardiamo negli occhi sorridendo senza un apparente motivo, e metto nuovamente in moto la macchina, stavolta per andare a casa di Leah.
 
«Ryan, siamo io e Ness!». Nel momento esatto in cui Leah apre la porta di casa, Lily viene subito a salutare la mamma. Ormai ha quattro anni e sta diventando bellissima, la fotocopia di Leah.
«Ciao, tesoro mio». La saluto, e lei viene subito a darmi un bacio sulla guancia. Pochi secondi dopo arriva anche Ryan, ogni volta che guarda Leah sembra che gli brillino gli occhi. Dalla cucina vedo arrivare anche... Jacob?!
«Jake, anche tu qui!... Pensavo che fossi in officina», gli dico sorpresa di trovarlo proprio lì, come se sospettasse qualcosa. Jake viene subito verso di me, dandomi un leggero bacio a fior di labbra. Ogni volta è difficile staccarsi da lui, le mie guance prendono subito colore...
«E poi non dire che non so sorprenderti!», mi sussurra all'orecchio.
Gli sorrido, nel frattempo vedo che anche Michael e Sophia vengono a salutarci.
«Papà ci ha portato a giocare con Lily», dice mio figlio con la voce piena di entusiasmo, mentre Sophia corre verso Jake per farsi prendere in braccio.
«Be', noi andiamo un attimo in bagno...», dice Leah prendendomi a braccetto.
«Non ho mai capito perché le ragazze vanno in bagno in due», se ne esce Jake mettendosi a ridere con Ryan.
«Perché Hermione ci andò da sola, e fu attaccata da un troll!», rispondo con un tono da maestrina, facendo subito sorridere i miei figli.
«Grande risposta, Ness. E comunque tra vampiro e troll non c'è partita, vinceresti tu!».
Guardo Jacob un'ultima volta, prima di seguire Leah nel suo piccolo e accogliente bagno personale. Per fortuna lei e Ryan hanno i bagni separati, possiamo prenderci tutto il tempo che ci serve...
 
«Allora, che dice? Leggilo tu, io non ce la faccio», chiedo a Leah bevendo un sorso d'acqua dal rubinetto. Ormai è da parecchio che aspettiamo, sto iniziando ad essere nervosa. Mi guardo di nuovo allo specchio per osservare la bellissima treccia che Leah mi ha fatto in attesa del risultato...
«Sei pronta?», mi domanda un'ultima volta.
«Spara». Sento il battito del cuore aumentare in maniera vertiginosa. Leah mi sorride, prima di riprendere a parlare.
«Ness, qui dice che è negativo! Ma non possiamo esserne sicure al cento per cento, finché non farai le analisi».
Tiro un sospiro di sollievo, ma come ha detto Leah non posso ancora esserne sicura. Da una parte mi sento persino in colpa a desiderare così tanto di non essere incinta, di sperare con tanto ardore che le analisi siano negative... Ma dall'altra penso anche che sarebbe bello avere un altro figlio con Jacob. Però non adesso, come ho detto anche a mio padre... Sento che questo non sarebbe il momento adatto, e ciò che ho affrontato con i Volturi dimostra che il mio istinto generalmente non sbaglia mai.
«Tranquilla, non lo saprà nessuno. Come ti ho già detto, questa è la mia "settimana di riposo" dai turni di ronda, quindi hai tutto il tempo per dirlo a Jake senza che lo sappia attraverso di me, e senza che tutti i ragazzi ne vengano a conoscenza», prosegue a dire.
Usciamo dal bagno come se nulla fosse, Leah si affretta subito a buttare il test di gravidanza sul fondo del cestino per l'immondizia.
Si è fatto piuttosto tardi ed è ora di andare a casa, i bambini devono mangiare anche perché dopo cena saremmo usciti di nuovo.
«Ci vediamo stasera!», ci salutano Leah e Ryan, prima di chiudere la porta di casa. Leah mi fa l'occhiolino, facendomi intendere che devo stare più serena.
 
A La Push hanno organizzato una specie di fiera di fine estate. Vicino alla spiaggia sarà pieno di bancarelle con gli oggetti tipici dei Quileutes, e i ragazzi hanno organizzato un falò.
Torniamo a casa in macchina, e Jacob apparentemente sembra non sospettare nulla. Glielo avrei detto dopo il mio compleanno; e anche se per ora la mia gravidanza rimane soltanto un sospetto, è giusto che Jake lo sappia. In questi mesi ero stata più volte costretta a nascondergli le cose, a mentire, ed ora voglio che tra noi non ci sia più alcun segreto...
«... vero, Ness?».
«Come, Jake? Scusa, non ho sentito...». Sono talmente presa dai miei pensieri da non aver neanche ascoltato le parole di Jacob.
«Che Sophia e Mickey vengono con noi, ma a una certa ora li porto a dormire da Billy».
«Certo che venite con noi!». I bambini sorridono, e riprendono a parlare con Jake. Durante la notte spesso fanno ancora qualche incubo; da quando siamo tornati da Volterra dormono nel letto con noi, oppure ci pensano nonna Esme e le zie a farli addormentare. Spero che tra qualche tempo l'esperienza di Volterra diventi per loro solo un vago ricordo...
Dopo aver cenato con le patate al forno preparate da nonna Esme, ci prepariamo di nuovo per uscire. Non vedo l'ora di osservare con i miei occhi che cosa hanno organizzato a La Push.
Mi cambio la canottiera, indossando qualcosa di più adatto alla sera. Dall'armadio tiro fuori una maglietta nera a maniche corte, è da un po' che non la metto.
Michael e Sophia sono al piano di sotto con gli altri, Jake ed io siamo nella nostra camera per cambiarci.
Mentre mi infilo la maglietta, l'occhio mi cade accidentalmente sulla pancia. Mi metto di profilo, cercando di vedere con la coda dell'occhio se per caso sia più arrotondata... No, piatta come sempre, almeno per il momento.
«Ness, ti sei imbambolata?», mi domanda Jacob, venendo a sedersi accanto a me.
«Se non ti rivesti subito non usciamo più, è una minaccia!». Sorrido, per poi baciarlo sulle labbra in modo tutt'altro che casto. Il fatto che i bambini dormano spesso con noi ci lascia ben poca intimità, e non vedo l'ora di passare del tempo da sola con lui, di sentire le sue mani...
«Scusami, faccio subito... e non vedo l'ora che sia dopo domani, sono proprio curiosa di sapere che cosa hai organizzato per il nostro anniversario di fidanzamento».
«Rimarrai senza parole, te lo assicuro... E non immagini neanche quanto ti desidero, Renesmee. Da quando siamo tornati continui ad essere troppo pensierosa, hai bisogno di distrarti un po'», mi risponde, accarezzandomi dolcemente il dorso della mano.
«È che sono ancora un po' scossa, Jake... Spesso la notte ancora faccio incubi su Felix. Non voglio più sentir parlare dei Volturi, almeno per altri dieci anni». Jacob mi attira di nuovo verso di sé baciandomi sul collo, e dopo aver finito di cambiarci scendiamo insieme le scale che portano in salone, mano nella mano.
Mio padre mi guarda con un'espressione di stupore notando i miei nuovi pantaloncini jeans, un regalo di zia Alice.
«Sei bellissima!», mi dice zia Alice, avvicinandosi a noi con Sophia in braccio.
«Non sono... un po' troppo corti, Alice?», si affretta a riprenderla papà.
«Dai Edward, sono corti al punto giusto! E poi Ness sarebbe bella anche con uno straccio addosso», gli risponde immediatamente Jacob, osservandomi compiaciuto.
Jake porta i bambini in macchina, mentre io saluto papà. Gli poggio la mano sulla guancia per mostragli ciò che avevo scoperto oggi pomeriggio: l'esito del test di gravidanza, negativo. Mio padre mi abbraccia, parlandomi all'orecchio per non farsi sentire dagli altri.
«Ma non è sicuro...», mi dice.
«Lo so».
Noto con la coda dell'occhio che mamma ci sta osservando curiosa, cercando di captare qualche parola.
«Che cosa mi nascondete, voi due?», ci domanda, avvicinandosi a noi. Papà le avvolge un braccio intorno alla vita, e mi avvio velocemente verso la porta di casa lanciandole un bacio a distanza.
«Segreti tra padre e figlia», lo sento dire soddisfatto. In effetti è una bella sensazione avere il suo appoggio, e condividere una cosa tanto importante con lui.
 
Una volta salita in macchina accendo subito la radio, scegliendo una delle playlist sul mio lettore mp3. Non ho esattamente i gusti musicali di una ragazza della mia età, come mi faceva scherzosamente notare Jennifer a scuola.
Ascolto un po' di tutto, dalla musica attuale a quella del passato. Zia Alice va pazza per la musica anni '80, ed è riuscita a coinvolgere anche me.
Faccio partire la musica, abbassando leggermente il finestrino per far passare un po' di aria fresca.
«Dove vi siete date appuntamento, tu e Leah?», mi domanda Jacob.
«In spiaggia, sotto al piazzale». Michael sembra entusiasta di rivedere Lily per la seconda volta nel corso della giornata, Seth e Luna invece hanno lasciato Joshua da Sue e nonno Charlie. A breve compirà due mesi di vita, ed è ancora troppo piccolo per portarlo in giro la sera.
Jacob parcheggia poco lontano dal piazzale, e grazie alla mia incredibile vista da vampira riesco a scorgere in lontananza tutti i ragazzi del branco con le loro fidanzate e mogli, riuniti attorno al falò. Dopo il nostro ritorno da Volterra Kim ha annunciato di aspettare un bimbo da Jared, il loro primo figlio. 
Mi sbraccio per salutare Leah, che ci viene subito incontro.
«Mister Simpatia non manca mai», le sussurro ironicamente sottovoce, riferendomi a Sam.
«Ignoralo, tanto non se lo fila nessuno a parte mia cugina».
Tutti i ragazzi vengono subito a salutarmi, dopo l'accaduto di Volterra sono diventata una specie di supereroina del branco.
«È arrivata "Colei che ha sconfitto i Volturi"!», mi saluta Paul dando una pacca sulla spalla a Jacob. Un tempo odiava la mia famiglia, i "succhiasangue"... ma ormai è acqua passata.
«Ciao Paul, Rachel dov'è?».
«Alla bancarella con Sarah. Voleva salutarti, più tardi passa da lei».
«Contaci», gli rispondo, abbozzando un leggero sorriso.
Ci sono Quil e Claire, Jared e Kim, Collin e Brady con due ragazze che non conosco, ed Embry con la sua nuova ragazza. Speriamo sia quella giusta, gli voglio molto bene visto il suo legame di profonda amicizia con Jacob. La ragazza, dopo averlo baciato, si unisce al gruppo riunito attorno al falò. Anche Jacob è lì insieme a tutti gli altri, sta giocando con i bambini.
«Ehi, Nessie!», mi saluta Embry poco lontano dal falò, raggiungendomi di corsa.
«Ciao, Embry!». Iniziamo a camminare, mentre ci raccontiamo le ultime novità.
«Il mio regalo per il tuo compleanno sarà una maglietta con la scritta "Io sono leggenda"! Quando l'ho detto a Jacob, non ha potuto che essere d'accordo con me». Embry mi sorride, è una di quelle persone che ispirano simpatia a chiunque.
«Non essere esagerato!». So che non scherza affatto, parlando della maglietta.
«E dai, sei stata davvero una grande, a Volterra... Tutto il branco lo pensa». Vorrei rispondere che per Sam non è così, e che lui dovrebbe saperlo meglio di me... Ma lascio cadere il discorso.
«Senti un po'... Chi è quella ragazza che era con te? Credevo che stessi ancora "male" per Alyssa», gli domando.
«Fino a poco tempo fa era così... ma poi abbiamo capito entrambi che era meglio essere solo amici. Più che altro, con Alyssa era solo attrazione fisica. Con Susan invece è diverso, mi sembra di provare ciò che Jacob prova per te, ciò che Ryan prova per Leah, ciò che Quil prova per Claire... E be', imprinting o no, ho capito che per amare davvero non serve l'imprinting», mi confessa.
«Però, sei diventato davvero... "profondo", grande filosofo Embry Call», gli rispondo scherzando.
«Susan è quella giusta».
Embry ed io torniamo da Jacob, mi siedo sulle sue gambe mentre i nostri figli ci osservano divertiti.
«Jake, portiamoli a vedere le bancarelle».
Ci alziamo e prendiamo i bambini per mano, con noi vengono anche Leah, Ryan, Lily e Seth. Saliamo al piazzale sopra la spiaggia, e lo troviamo pieno di luci e colori che illuminano la notte di La Push. La fresca brezza marina rende la temperatura davvero gradevole e mite. Le bancarelle si estendono per un ampio tratto, c'è parecchia gente anche di Forks. Davvero una perfetta "fiera di fine estate". Luna e Rachel ci salutano in lontananza, facendo cenno di avvicinarci alla loro bancarella.
«Nessie, sei venuta alla fine!». La sorella di Jake mi saluta entusiasta, sporgendosi dall'altro lato della bancarella per abbracciarmi. Subito dopo saluto anche Sarah, la figlia di sei anni avuta con Paul. Accanto a lei c'è Luna, che sta parlando al cellulare.
«Ehi, Ness! Stavo parlando con tuo nonno Charlie, dice che Josh dorme come un angioletto. A quanto pare ha il sonno pesante come quello di Seth!», mi risponde sorridendo con la dolcezza tipica di una neomamma, guardando Seth con aria sognante.
La bancarella è piena di oggetti tipici dei Quileutes come lupi intagliati nel legno, acchiappasogni, braccialetti come il mio, ritratti di indiani e lupi...
 
Dopo un'altra mezz'ora, Jacob si allontana per portare i bambini a dormire a casa di Billy. Anche Leah e Ryan mi salutano, Lily inizia ad essere stanca e Seth e Luna devono tornare a prendere Joshua a casa di nonno Charlie e Sue.
Resto seduta vicino al falò insieme agli altri ragazzi e ragazze scambiando quattro chiacchiere con Quil, finché non si avvicina Matthew, il figlio di Sam ed Emily.
«Renesmee, puoi venire un attimo?», mi domanda il bambino, chiedendo scusa a Quil per aver interrotto la nostra conversazione. Mi alzo sorpresa, di solito a Sam dà fastidio che io parli con suo figlio.
«Dimmi pure, Matt». In lontananza vedo Emily osservarci per alcuni secondi, per poi tornare da Kim. Io le sto simpatica, anche se con me è costantemente in imbarazzo vista la mia amicizia con Leah. Emily mi aveva sempre difeso ogni volta che Sam diceva qualcosa di brutto su di me, ad esempio quando ancora non conoscevamo la natura dei miei figli. La stessa storia era toccata a mia madre, quando aspettava me. Sam avrebbe ucciso entrambe, se non fosse stato per l'imprinting di Jacob...
«Nessie, mi dispiace per come ti tratta mio padre», mi dice Matthew, guardandomi con i suoi occhi neri. Somiglia ad Emily, doveva essere bella prima che Sam la sfigurasse. Lo è ancora, ma ciò che le ha fatto Sam mi fa venire i brividi. Jacob non l'avrebbe mai fatto, non avrebbe mai perso il controllo a tal punto, né con mia madre né tanto meno con me. Continuo a parlare con Matt, che a soli undici anni dimostra di essere molto più maturo di suo padre...
«Matt, non preoccuparti per me. Davvero, non voglio che ti senti in colpa, e non voglio che litighi con tuo padre per causa mia». Gli poggio una mano sulla spalla, nonostante la sua età è già più alto di me. In breve tempo si avvicina anche Emily, mi osserva con uno sguardo dolce.
«Ho saputo di Volterra... e volevo dirti che sei stata una grande donna, hai dimostrato fermezza e coraggio».
«Grazie Emily...», le rispondo cortese, ma ancora stranita da tutta questa confidenza. Matt si allontana permettendomi di parlare con lei, ma in tutto ciò non riesco a capire dove si sia cacciato Sam.
«Senti Renesmee, vista la tua vicinanza con Leah voglio che tu sappia che io le voglio bene, gliene voglio da sempre anche se l'ho fatta soffrire. Voglio che questa situazione tra noi finisca».
«E allora cambia atteggiamento, Emily! Non evitarla ogni santa volta come hai fatto questa sera!».
Forse sono stata troppo aggressiva?
«Hai ragione, hai perfettamente ragione Nessie. E davvero, credimi... Un giorno Sam smetterà di essere ostile nei tuoi confronti».
«Voglio parlare con lui, è arrivato il momento di fare una cosa che volevo fare da tempo... Prima di tutto deve smettere di trattare male Leah. Dovrebbe essere felice del fatto che abbia trovato qualcuno che la ami quanto Ryan. E forse non lo sai, Emily, ma Sam diceva che lo scopo dell'imprinting fosse la procreazione, e Leah secondo lui sarebbe sempre rimasta sterile. Come puoi vedere, non è così...
Seconda cosa, deve cambiare atteggiamento nei miei confronti, sta diventando lo zimbello del branco continuando con quei suoi atteggiamenti. Persino tuo figlio lo pensa!».
«Non posso che darti ragione su tutto. Se pensi che parlagli possa servire a qualcosa, fallo pure».
Sono felice delle parole di Emily, e sinceramente non mi sarei mai aspettata il suo appoggio.
Mi allontano da lei, vedendo che Jacob è di ritorno.
Tra alti e bassi, la vita va avanti... E sento che parlare con Sam sarà un piccolo ma significativo passo per risolvere una volta per tutte alcune questioni in sospeso. In fondo le grandi rivoluzioni iniziano sempre dalle piccole cose, no?



NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti!! Prima di tutto voglio annunciarvi che sono finalmente diplomata! Voto schifoso a parte (meritavo un po' di più >_<) sono felice di avercela fatta^^
Ma ora passiamo a noi: dopo la resa dei conti della scorsa volta, ho deciso di regalarvi un capitolo più intimo e familiare, lascio a voi tutti i commenti e aspetto tantissime recensioni... 
Secondo voi Renesmee è incinta? Ovviamente io ho già deciso come andrà a finire, ma conoscere i vostri pareri fa sempre piacere. Nel prossimo capitolo Ness affronterà Sam, e poi... basta spoiler, dovete aspettare! xD tranquilli, il prossimo capitolo arriverà presto!
kisssss :*
Greta 

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** Nuovo look, nuova vita! ***


41. NUOVO LOOK, NUOVA VITA!


«Ehi dormigliona, sveglia!», mi dice Jake, continuando ad accarezzarmi la schiena. Guardo fuori dalla finestra, c'è un debole sole che prova a riscaldare il cielo di Forks.
«Che ore sono?», gli domando, con la voce ancora assonnata.
«Le undici... Buon compleanno, Ness».
Il mio compleanno. Il mio diciannovesimo compleanno, quello che avrebbe dovuto essere la data di scadenza per l'incontro con i Volturi. E invece sono qui nel mio letto, con un uomo meraviglioso al mio fianco...
«Robert e i nonni sono già qui?».
«No, Bella è andata a prenderli all'aeroporto».
Non appena mi alzo dal letto, avverto subito dei forti dolori al basso ventre. Mi siedo di nuovo e Jake mi viene subito vicino, cingendomi le spalle.
«Che succede?», mi domanda preoccupato.
«Non lo so... non mi sento molto bene». Forse sarebbe ora di dirglielo, non ce la faccio più a nascondergli una faccenda tanto importante.
«Ness... ti conosco troppo bene, mi stai nascondendo qualcosa». Jacob mi prende il volto tra le mani per guardarmi dritta negli occhi, e mi bacia sulla fronte per rassicurarmi.
«Ho iniziato a sentirmi poco bene quando eravamo a Volterra...», inizio a dire. Jacob rimane calmo e composto, aspettando che io continui a parlare. «Jake... ho un ritardo di due settimane».
Jacob rimane interdetto per pochi secondi, tornando poi a guardarmi negli occhi.
«Questa proprio non me l'aspettavo. È colpa mia, forse non sono stato abbastanza attento, non lo so...».
Abbasso lo sguardo, e Jake mi sposta subito una ciocca di capelli dietro l'orecchio per tornare a guardarmi.
«Ieri ho fatto un test di gravidanza, è risultato negativo. Ormai è da due settimane che aspetto, ma niente...».
Sospiro, distogliendo di nuovo lo sguardo da lui.
«Sei seriamente preoccupata, Ness?», mi domanda mostrandomi il suo sorriso bianchissimo.
«Abbastanza», mi limito a rispondere.
«Ascoltami, Renesmee. A questo punto è necessario che Carlisle ti faccia le analisi, per avere un risultato certo. E poi... Be', non era nei nostri piani, ma sarebbe comunque una bellissima notizia. Io non te l'ho mai detto, ma dopo Michael e Sophia ho conservato il desidero di avere un altro figlio. Non so se hai notato, ma siamo piuttosto bravi a fare bambini!».
Sorrido, stringendolo forte tra le mie braccia.
«Quanto posso essere stupida ad aver pensato che... lasciamo stare, aspettami qui». Lo bacio dolcemente, per poi sgattaiolare verso il bagno. Il dolore è passato, ma il ciclo proprio non vuole arrivare. Torno subito da Jake, sedendomi di nuovo sul letto insieme a lui.
«Niente?».
«Niente».
Jacob sembra felice, nervoso e sconvolto al tempo stesso. È pensieroso, chissà che cosa gli passa per la testa...
«In ogni caso, i miei piani non cambiano», mi dice con un'espressione enigmatica. «La sorpresa che ti farò domani», prosegue a dire con ovvietà.
«Mi stai tenendo troppo sulle spine con questa storia. Lo sai che sono come mia madre, le sorprese mi mettono ansia!». Gli sorrido, cercando di decifrare il suo sguardo.
«Ieri hai fatto il test di gravidanza con Leah, ecco perché siete state in bagno tutto quel tempo!». Ha cambiato discorso, adesso inizio seriamente ad insospettirmi.
«E invece tu e Ryan di cosa stavate parlando?».
«... Mah, niente di importante. Faccende da lupi». Prima che possa rispondere di nuovo, le labbra di Jake si impossessano di nuovo delle mie. Lo spingo verso di me, facendolo sdraiare sul letto.
«Chi altro lo sa, a parte Leah?», mi domanda, tornando serio per pochi secondi.
Faccio finta di schiarirmi la voce, prima di tornare a parlare.
«L'ho detto a mio padre...».
«A Edward?!», risponde lui, sorpreso. «Fantastico, allora quando scenderò al piano di sotto troverò tuo padre ad aspettarmi in fondo alla scala con una mannaia», prosegue, sarcastico.
«Ma no, Jake... Questa volta è diverso. Mi ha vista affrontare i Volturi, e finalmente mi considera una donna adulta. Quell'esperienza ha cambiato il suo modo di vedere le cose, Jake. Di vedere me», gli rispondo.
«Wow... cioè, non ci credo! Vuoi dire che tuo padre non vuole più uccidermi?». Gli sorrido, incrociando il suo sguardo ancora perplesso.
«Lo vedrai con i tuoi occhi, Jake. Niente mannaia».
Riprendiamo a ridere e a baciarci, incuranti del fatto che la porta è solo accostata.
«Jake, potrebbe entrare qualcuno», cerco di dirgli tra un bacio e l'altro. Jacob inizia a farmi il solletico, e vedo la esile figura di zia Alice sfrecciare davanti alla porta.
«Jacob, non lo sai che la mia nipotina soffre il solletico?», la sentiamo dire con la sua vocina squillante. Sensi da vampiro, non sbagliano mai.
«Te l'ho detto che se ne sarebbe accorta!», gli sussurro attirandolo ancora verso di me, prendendolo per il colletto della t-shirt.
«Ness, smettila di baciarmi o non riuscirò a fermarmi». Che dolce minaccia...
Nel frattempo zia Alice passa di nuovo davanti alla porta, bussando piano per chiedere il permesso di entrare.
«Toc toc, chi è?».
«Il lupo mangia frutta», risponde Jake mettendosi a ridere per la sua battuta idiota, sedendosi in maniera composta.
«Vieni zia, puoi entrare!», le dico dando un buffetto sulla guancia a Jake.
«Pessima battuta, lupo», dice zia Alice rivolgendosi a Jacob.
«Buon compleanno, Renesmee! Adesso la mia nipotina viene con me». Me ne ero quasi dimenticata... Oggi zia Alice sarà la mia parrucchiera.
«Quando mi rivedrai sarò... un po' diversa», dico a Jacob, dopo avergli dato un fugace bacio sulle labbra.
«Che cosa avete in mente, ragazze? Forse non dovrei fidarmi di due vampire», risponde lui, guardandomi con un'espressione interrogativa.
«Un piccolo trattamento di bellezza, Jacob», gli risponde la zia.
«A Ness non servono i trattamenti di bellezza!».
Con un movimento fulmineo mi alzo dal letto, ridendo insieme a zia Alice.
«A dopo, Jake!».
Prima che Jacob possa aggiungere qualcos'altro, seguo subito zia Alice nel grande bagno di casa Cullen. Dopo essermi fatta un leggero shampoo, mi accomodo davanti all'enorme specchiera del bagno. Zia Alice pettina i miei lunghissimi capelli, che quando sono bagnati assumono una sfumatura color mogano.
«Nuovo look, nuova vita!», se ne esce prendendo in mano la forbice da parrucchiera.
«Non troppo corti, però».
«Li hai portati lunghissimi per anni... e in effetti mi dispiace un po' tagliarli, quindi fidati di me! Saranno lunghi al punto giusto», mi risponde, rassicurandomi.
«Okay, mi fido...».
La vedo maneggiare abilmente la forbice, e dopo avermi studiata per un millesimo di secondo, inizia a tagliare.
Una ciocca, poi due... Cavolo, saranno venti centimetri, quelli!
«Chiudi gli occhi, Renesmee». Cerco di intuire dal rumore della forbice quanto zia Alice abbia intenzione di tagliare, finché...
«Ho finito!».
Sorrido, vedendo che zia Alice ha rispettato i patti. Prima i capelli mi arrivavano ai fianchi, adesso mi arrivano sotto il seno.
«Sono sempre lunghi come piacciono a te, ma rispetto a prima è un bel cambiamento!».
Dopo essermi asciugata i capelli, posso finalmente ammirare il risultato finale: questo è il look della mia nuova vita, della fase "post Volturi". I miei capelli, dello stesso colore di quelli di papà, ricadono lungo la schiena in tante onde perfette.
«Sembri la Venere del Botticelli, Renesmee... Anzi, tu sei molto più bella!», mi dice, entusiasta del suo capolavoro. «... Sì, piaceranno moltissimo a Jake, vedrai!», mi rassicura, rispondendo alla mia domanda muta. A volte in questa casa sembra che tutti leggano nel pensiero.
 
Dalla scalinata di casa Cullen vedo Jacob che sta giocando con i gemelli, e poco più in là c'è nonna Renée che chiacchiera con nonna Esme. Nonno Phil e Robert stanno parlando con zio Jasper, e noto che è arrivato anche Eleazar.
Tutta la mia famiglia punta lo sguardo verso di me, la prima a farmi i complimenti per il mio nuovo look è nonna Renée, seguita da tutti gli altri.
«Sei bellissima tesoro, fatti abbracciare... E buon compleanno!». Corro subito da lei abbracciandola forte, mentre Jake mi osserva imbambolato. Dopo alcuni minuti, approfittando della confusione, mi prende un attimo da parte.
«Sei favolosa».
«Te l'ho detto, devi fidarti di più di zia Alice!».
Ci sediamo tutti a tavola, umani e non. Sono arrivati anche Sue e nonno Charlie, che ormai sembra non fare più caso alle innumerevoli stranezze della mia famiglia. Nonna Esme ci serve le lasagne, per poi tornare a sedersi accanto a nonno Carlisle. A tavola parliamo un po' di tutto, facendo estrema attenzione a non tirare fuori la faccenda di Volterra davanti a nonna Renée e a nonno Charlie. Vedo Jake e papà scambiarsi delle occhiate complici, papà mi sorride.
«Glielo hai detto», lo sento dirmi pochi minuti dopo. Annuisco, tornando ad osservare Jake. Mio padre è cambiato parecchio, non c'è che dire.
 
Dopo aver finito di mangiare, nonna Renée si siede sul divano con mia madre, nonna Esme e le zie. Nonno Charlie e Sue giocano con i bambini. Robert mi guarda, e capisco subito ciò che intende dirmi: è arrivato il momento di sapere la verità. Nonno Phil viene con noi, seguito da Eleazar e da nonno Carlisle. Anche Jacob e mio padre ci seguono in balcone, tutti sono impazienti di conoscere i loro doni.
«Siete davvero sicuri?», domanda un'ultima volta Eleazar, prima di procedere nell'individuazione dei poteri. Il primo a farsi avanti è proprio Robert, estremamente tranquillo e sicuro di sé.
«Devi solo stare fermo, e attendere alcuni minuti», gli dice Eleazar. Dopodiché lo vedo chiudere gli occhi, concentrandosi il più possibile. Anche zio Emmett e zio Jasper ci hanno raggiunti, seguiti da mia madre. Dentro casa sono rimaste solo le nonne, le zie e nonno Charlie con i bambini.
«Ho individuato il tuo dono, Robert», sentenzia Eleazar, mentre tutti noi restiamo in silenzio. «Si tratta di un dono molto simile a quello di Jasper... Hai un potente autocontrollo, e se fossi un vampiro potresti trasmetterlo a chi ti circonda». Robert lo interrompe con compostezza.
«Eleazar, durante l'incontro con i Volturi sembravano tutti... non so come dire, tranquilli». Ciò che sta dicendo lo avevo notato anch'io: mentre parlavano con Robert, i Volturi sembravano stranamente calmi, mai visti così sereni.
«Il tuo dono è già presente in forma umana, anche se al momento è debole. Se fossi stato un vampiro, il tuo autocontrollo li avrebbe influenzati a tal punto da impedirgli anche il solo pensiero di attaccare».
Robert mi guarda stupito, ci avevo visto lungo riguardo al suo dono. Adesso è il turno di nonno Phil, e sono impaziente di sapere quale sia il suo potenziale dono tanto temuto dai Volturi. Robert gli resta vicino, mentre Eleazar torna a concentrarsi...
«È stato semplice individuare il tuo dono, Phil», gli spiega pochi secondi dopo. Eleazar, Phil e Robert si erano già incontrati lo scorso Natale, quando ero incinta dei gemelli.
Era stato papà a chiedergli di non provare a individuare i doni, allora non sarebbe stato il momento adatto.
«I Volturi ti temono, Phil, per un motivo più che ovvio. Il tuo dono interviene nel profondo della mente, ed ha a che vedere con la memoria. È presente nel tuo inconscio, e ovviamente non funziona in forma umana. Ma se tu fossi un vampiro, Phil, ti basterebbe guardare negli occhi una persona, umano o vampiro che sia, e la sua memoria andrebbe persa. Andrebbero persi tutti i ricordi, fino a ridurre anche la mente di un vampiro a una tabula rasa. I Volturi ti temono, dunque, perché potresti privarli della loro memoria. Le loro menti potrebbero regredire fino allo stato di incoscienza e non conoscenza, e in questo modo anche i loro doni andrebbero perduti. Neanche Chelsea potrebbe provare a legarti a loro, sarebbe inutile qualsiasi potere contro il tuo. Solo un potere come quello di Sophia potrebbe contrastare il tuo, ma a quel punto sarebbe una partita su chi dei due è più veloce a utilizzare il proprio dono».
Phil resta perfettamente immobile, di fronte alle parole di Eleazar. Abbraccia subito suo figlio, mentre tutti noi restiamo in silenzio. È... felice, scosso, e chissà cos'altro.
«Ma quando io non ci sarò più, i Volturi torneranno a sorvegliare la mia famiglia», gli domanda. Non vuole dirlo apertamente, ma teme per la sorte di Robert.
«Questo non saprei dirtelo, Phil», risponde Eleazar cercando di restare vago. Questa era un'eventualità alla quale non avevamo affatto pensato.
Se da una parte scoprire il dono di Phil è qualcosa che va a nostro favore, dall'altra lo porterà a fare delle scelte decisive per la sua vita e per quella delle generazioni future della sua famiglia. Inoltre il fatto che padre e figlio umani abbiano entrambi un potenziale dono, dimostra ciò che hanno detto i Volturi: la loro discendenza è sempre stata ricca di talenti affascinanti.
Mi viene da pensare di nuovo alle parole che Felix disse a Jacob: l'immortalità non è tutta rose e fiori, vedrò morire a poco a poco le persone a cui voglio bene... E non posso negare che sarei felice se Phil, nonna Renée, Robert diventassero immortali. Ma non posso decidere per loro, non è una decisione che spetta a me.
«Papà è il migliore», sento dire da Robert per sdrammatizzare. Scaccio via i brutti pensieri cercando di pensare positivo, e al fatto che i loro doni sono davvero straordinari.
Mentre tutti gli altri sono in salone, ne approfitto per salire in camera e schiacciare un pisolino. Michael e Sophia mi seguono, questa notte hanno dormito da Billy e papà è andato a riprenderli stamattina presto. Mi metto sdraiata su un fianco, con i bambini alla mia destra... e in pochi secondi sprofondo nel sonno, Jacob verrà più tardi a svegliarmi...
 
Sono nello studio di nonno Carlisle, in attesa che arrivi con i risultati. Fare le analisi, per una come me, è piuttosto stressante: l'ago non riesce a penetrare la mia pelle, e per prelevare il sangue è necessario che io mi faccia un taglio con i miei denti: denti da vampiro... È una cosa piuttosto raccapricciante.
«Renesmee, ho qui con me i risultati... Avrai un bambino, fra qualche anno», mi dice il nonno, non appena apre la porta del suo studio.
«Che significa fra qualche anno?», gli domando, perplessa. Nonno mi viene vicino, mostrandomi le analisi. Le scritte sul foglio scompaiono a poco a poco, finché il pezzo di carta non diventa completamente bianco...
 
Apro lentamente gli occhi, guardando Michael e Sophia sdraiati accanto a me. Che strano sogno, chissà che cosa significa. Guardo l'orologio, Jacob sarebbe venuto a svegliarmi tra una decina minuti.
Questa sera festeggio il mio compleanno a La Push insieme ai ragazzi, e finalmente potrò mettere le cose in chiaro con Sam. Emily lo avrà costretto a venire, i ragazzi non avrebbero perdonato la sua ennesima assenza. Ripenso alle parole di Matthew, possibile che neanche suo figlio sia riuscito a farlo cambiare? Matt è un bambino adorabile e molto intelligente, se non lo fosse stato a quest'ora mi odierebbe come suo padre.
Ogni tanto continuo ad avvertire dei dolori, e se qualcosa non cambia è bene che le faccia sul serio, le analisi. Nel sogno di poco fa nonno Carlisle diceva che avrei avuto un altro figlio, ma non adesso. Ho ancora sei anni di tempo per poter avere un altro bambino... magari è stato un sogno rivelatore.
Jacob entra nella nostra stanza a passi leggeri, sorprendendosi di trovarmi già in piedi.
«Shhh, i bambini dormono ancora», gli sussurro con un tono di voce appena udibile per un essere umano.
Jake mi aiuta a scegliere i vestiti da indossare per questa sera: voglio mettere qualcosa di comodo, così prendo un paio di leggings neri con una fantasia a fiori bianchi e una maglietta nera con dettagli in pizzo, il tutto abbinato alle mie ballerine nere con gli strass. Mi lego i capelli raccogliendoli in uno chignon, ma Jake, venendo ad abbracciarmi da dietro, mi toglie il ferma capelli.
«Così sei più bella», mi dice, abbassandosi alla mia altezza e poggiandomi la testa sulla spalla. Mi lascio abbracciare, e il contatto con lui mi provoca subito la pelle d'oca. Come se la pelle di Jake fosse in grado di provocarmi una strana e piacevole reazione chimica...
«Quindi tu saresti felice se io fossi di nuovo incinta?», gli domando soprappensiero, restando ferma tra le sue braccia.
«Come potrei non esserlo?», mi risponde baciandomi sul collo, mentre mi sposta i capelli dall'altro lato.
«Ho come il presentimento che si tratti di un falso allarme... Io desidero un altro figlio da te, ma non credo che arriverà adesso», gli rispondo, ripensando ancora una volta al sogno.
«Quindi credi che si tratti solo di un ritardo».
«Sì».
Finisco di prepararmi, nel frattempo arriva zia Rosalie per svegliare i bambini. A lei ho preferito non dire nulla a proposito dei miei sospetti, ci resterebbe male se non fossi incinta.
«Zia, noi andiamo», dico a zia Rose prendendo la borsa. Saluto in fretta nonna Renée e gli altri, a parte Robert che verrà con noi.
«Divertitevi!», sento dire da tutta la mia famiglia, prima di salire in macchina con Jake e Robert.
 
Nel giro di dieci minuti arriviamo davanti casa Black, e noto che fuori non c'è nessuno. Probabilmente vogliono farmi una sorpresa, si saranno nascosti da qualche parte. Parcheggiamo in giardino, e Jacob corre subito ad aprirmi la portiera dell'automobile.
«Non c'è nessuno qui fuori... Si saranno dimenticati!», dico a Jake trattenendo a stento le risate.
«Hai capito tutto, eh?».
«Tutto cosa?».
Jacob mi prende per mano, fermandosi davanti alla porta.
«Fai la faccia sorpresa, io non ti ho detto niente».
Dentro casa è tutto buio, ma grazie alla mia potente vista riesco a distinguere ogni angolo della casa. Noto l'ombra di qualcuno nascosto dietro ai divani, il più classico degli scherzi da festa di compleanno.
«Begli amici, si sono dimenticati di Nessie!», se ne esce Robert, che continua a stare al gioco.
Non appena Jake accende la luce, vedo tutti i ragazzi saltare fuori da dietro i divani, mentre Billy arriva dalla sua camera da letto.
«Sorpresa!», gridano tutti insieme. Seth corre subito ad abbracciarmi, mentre Robert va a salutare Billy e tutti i ragazzi.
«Buon compleanno, leggenda vivente», mi dice Seth, sollevandomi da terra.
«Lo scherzo era banale, sappilo!».
«Lo so», risponde lui, mettendosi a ridere. Abbraccio tutti i ragazzi e le ragazze, e per ultimo Billy, chinandomi per raggiungere l'altezza della sua sedia a rotelle.
«Mio figlio è fortunato ad averti, Renesmee», mi dice Billy, scambiandosi uno sguardo complice con suo figlio. Mi stanno nascondendo qualcosa, me lo sento.
«Jake ti ha detto qualcosa che io non so, Billy?».
«Domani scoprirai tutto», risponde lui misterioso, senza far trapelare nulla di più.
«Nessie, la festa è in giardino! Siamo in troppi qui dentro», mi dice Jared, mentre tutti iniziano ad andare fuori. Usciamo sul retro, e vedo che tutto è stato addobbato a festa.
«Colpa di Alice», si lascia sfuggire Leah, sorridendomi.
Claire fa partire la musica, e sono contenta di vedere che Robert si stia divertendo con i miei amici. Caratterialmente è molto più simile a Jake di quanto potessi immaginare, è molto diverso da mia madre.
Il cibo è tutto buonissimo, una serata perfetta. In lontananza vedo arrivare anche Sam ed Emily, e per un attimo non mi va di traverso la Coca-Cola. Devo trovare il giusto momento per potergli parlare, lontano dagli altri.
«Ciao, buon compleanno», mi dice Sam in modo freddo e distaccato, passandomi davanti.
Emily abbassa lo sguardo, con rassegnazione. Se crede che mi basti così poco per arrendermi, ha davvero capito male.
Decido di lasciare un po' da parte Sam e di godermi la serata. Jacob deve aver spifferato a Seth la mia playlist, e Leah mi trascina a ballare.
«Siamo le più sexy di La Push, facciamogli vedere chi siamo!», le dico seguendo il ritmo della musica. Alla faccia di ciò che il branco diceva anni prima che io nascessi, Leah è molto femminile e sinuosa nei movimenti. Jacob ci raggiunge, e prendendomi per mano mi fa volteggiare verso di sé. Ryan ripete lo stesso gesto con Leah, mentre ormai sono imprigionata tra le braccia di Jake.
«Domani... non vedo l'ora che arrivi», mi ripete di nuovo Jake, baciandomi prima che io possa rispondere. E stavolta non ho davvero la minima idea di cosa abbia architettato il mio lupo...
 
Dopo aver tagliato la torta, arriva il momento dei regali.  Assumo un'espressione di stupore non appena apro il regalo di Embry, la famosa maglietta con la scritta "Io sono leggenda" che decido di indossare subito.
Quando arriva il momento di scartare il regalo di Jake, rimango basita nel vedere che il pacco regalo è vuoto. Ma c'è una bustina per le lettere, che apro immediatamente.
 
Per il tuo regalo dovrai aspettare domani!
Jake
 
Leggo ad alta voce il biglietto, e mi accorgo che tutti si stanno comportando come se già sapessero qualcosa.
«Che sono queste facce?».
«Sapessi, Renesmee...», mi dice Quil, facendo l'occhiolino a Jacob. Non ho intenzione di scervellarmi per cercare di scoprire la sorpresa, mi basterà soltanto aspettare...
I ragazzi continuano a mangiare la torta, Emily è vicino a Sam e così ne approfitto per avvicinarmi a loro.
«Emily, potresti lasciarci soli?», le domando guardandola negli occhi, mentre lei mi capisce all'istante. Questa sera, dopo tanto tempo, l'ho persino vista comportarsi in modo diverso con Leah. La cosa difficile sarà far cambiare atteggiamento a suo marito, missione (quasi) impossibile.
«Sam, Renesmee ti deve parlare... Ascoltala, almeno per questa volta». Emily si alza dalla panchina andando a raggiungere le altre ragazze, e faccio cenno a Sam di seguirmi poco lontano dagli altri.
«Che cosa vuoi, Renesmee?», se ne esce con il suo tono più acido. Non si sforza neanche, di essere educato con me.
«Voglio parlarti di una questione importante, Sam. Questa situazione deve finire...».
«Ma quale situazione, ragazzina? Ah, la prossima volta cerca di vestirti in maniera decente... A Jacob dà fastidio se gli altri ti guardano il culo». Vestirmi in maniera decente?
«Nessuno ti ha chiesto di guardarmi, Sam. Non mi sembra di essere tanto indecente!...». Cerco di darmi una calmata, se fossi stata un licantropo a quest'ora mi sarei già trasformata.
«Che cosa devo fare con te, Sam? Ormai non ho più sette anni, le cose sono cambiate! Hai visto con i tuoi stessi occhi che non sono un pericolo, così come non lo sono i miei figli. Pretendo che tu mi chieda scusa per come ti sei comportato con me, in tutti questi anni. Ti sei mai chiesto perché il tuo branco ti abbia abbandonato? Perché io sono l'imprinting di un tuo fratello, e nonostante questo tu mi odi!».
«Sei una mezza vampira, la mia specie dovrebbe combattere quelli come te... Jacob ha avuto un imprinting contro natura». Dio, è peggio che parlare con Aro! Almeno i Volturi mi ascoltavano...
«Ancora con questa storia, Sam? Ciò che è successo a Volterra non ti ha fatto capire nulla? Nessuno ti ha chiesto di venire a salvarmi insieme alla mia famiglia. Di' la verità, tu sei venuto a Volterra per Leah! Perché nel tuo inconscio la ami ancora, e...».
«Basta così, Renesmee. Sei molto brava con le parole, non c'è che dire. E sei brava anche a... capire la mentalità delle persone, e a ferirle...», mi dice, abbassando il tono della voce. Ho toccato il suo punto debole, ed è proprio da qui che devo partire.
«Sam... La tua parte umana non si è mai del tutto distaccata da Leah. Ma lei ha sofferto tanto per causa tua e di Emily, cerca di comprenderla! Si è sentita usata, come una pezza da piedi. E si è dovuta sorbire i tuoi pensieri per anni! Dico solo che dovresti essere felice per lei. Ha trovato un uomo fantastico che la ama, è riuscita a diventare madre. Ha accettato la sua condizione di donna lupo, e questo soprattutto grazie a Ryan. Meritano entrambi di essere felici, e tu hai bisogno di staccarti da lei. E per farlo, Leah non deve mai più far parte del tuo branco. A Emily non dirò niente, ma ciò che voglio chiederti, Sam, è di... dividere nuovamente il branco. Dimostra a chi faceva parte del tuo branco che sei cambiato, che non mi odi più. E chiedi scusa a Leah e Ryan, lascia che siano felici nel branco di Jacob».
Sam rimane in silenzio, sul suo volto non leggo più l'odio nei miei confronti.
«È la prima volta che noi due parliamo in modo serio... E devo dire che mi hai sorpreso, Renesmee. Matthew ha ragione quando mi parla di te, io non gli ho mai dato retta. Chiederò scusa a Leah e Ryan, come hanno fatto gli altri del branco tanti anni fa. E chiederò scusa pubblicamente a te e a Jacob. Hai ragione, è il momento che i branchi tornino ad essere separati per il bene di tutti noi. Sei molto saggia, non ti facevo così... Ho sempre invidiato il rapporto che Jacob ha con te, perché io non sono mai riuscito ad avere un simile rapporto con Emily. L'ho sfigurata, e non mi perdonerò mai per averlo fatto. Jacob non avrebbe mai potuto farti una cosa del genere».
Mi do un pizzicotto sulla guancia, per essere certa che non stia sognando. Forse è vero che sono una brava psicologa... Per far comprendere a Sam i suoi errori mi è bastato usare la più pacifica delle armi: la parola.
Ancora incredula, invito Sam a tornare dagli altri.
«Ehi, dove sei stata tutto questo tempo!», mi dice Jake trascinandomi di nuovo a ballare.
«Aspetta e vedrai».
Sam abbassa la musica, e prende la parola davanti a tutti.
«In questa occasione, ho una cosa molto importante da dire a Renesmee. Si è dimostrata coraggiosa e astuta sconfiggendo i Volturi, e non so quanti ci sarebbero riusciti al posto suo». Leah sgrana gli occhi, Jacob mi domanda se per caso Sam sia ubriaco.
«Ma soprattutto, voglio chiedere scusa a Renesmee e Jacob per il comportamento che ho avuto nei vostri confronti per troppi anni. E voglio chiedere scusa a Leah e Ryan, per tutto. È giunto il momento che i nostri branchi tornino ad essere separati! È una promessa che faccio davanti a tutti voi». Emily corre ad abbracciare Sam, anche Billy viene verso di lui. Jacob si avvicina, e Sam gli stringe la mano. Il patto ormai è sancito. Abbraccio all'istante la mia migliore amica, le basta guardarmi negli occhi per capire.
«Sei stata tu... Sei una persona speciale, Renesmee», mi dice.
Anche Ryan mi abbraccia, prima che Jacob venga di nuovo verso di me. Torniamo a ballare, e stavolta tutti si fermano ad osservarci.
«Ti amo», mi sussurra Jake all'orecchio, mentre lo stringo più forte a me. E adesso, non vedo l'ora che sia domani...


 
NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Ebbene sì, mi piace pubblicare i capitoli ad orari improponibili!
Scherzi a parte, questo è stato un capitolo molto importante: finalmente scopriamo quali sono i doni di Phil e Robert, e poi... MIRACOLO!! Sam mette da parte la sua ostilità per Renesmee e decide anche di scusarsi con Leah! 
Nel prossimo capitolo scoprirete se Ness è incinta e qual è la sorpresa di Jacob... attenzione, vi ho lasciato parecchi indizi in giro!
Alla prossima settimana <3
Greta 

P.S. Vi annuncio che a giorni pubblicherò una one shot su Leah Clearwater, il contesto ovviamente è sempre quello di Eternity. Vi aspetto anche lì, eh!

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** Quando meno te lo aspetti ***


42. QUANDO MENO TE LO ASPETTI


Jacob
Finalmente, il giorno che aspettavo da anni è arrivato. Esattamente undici anni fa, baciai Renesmee per la prima volta... Stasera, le chiederò ufficialmente di diventare mia moglie.
Ieri è stato il suo diciannovesimo compleanno, ed ha compiuto un vero e proprio miracolo per tutti noi. La situazione con Sam era diventata ormai insostenibile, tenerlo all'interno del mio branco era diventato un peso. Ricordo ancora quando i nostri due branchi tornarono ad essere un solo gruppo: Renesmee aveva sette anni, ci eravamo da poco messi insieme. Sam non sopportava il fatto che potessi davvero stare con una come lei, una mezza vampira. E inoltre la considerava una ragazzina, cosa che ha continuato a fare praticamente fino a ieri sera.
Per lui il mio imprinting non contava assolutamente nulla, credeva che tra Ness e me non sarebbe mai accaduto niente che andasse oltre il semplice affetto e l'amicizia. Siamo anche venuti alle mani, per colpa del suo schifosissimo atteggiamento. I ragazzi, compresi Paul, Jared e gli altri che facevano parte del suo branco, non riuscivano a capacitarsi dell'astio che Sam nutriva nei confronti di Renesmee, e così mi chiesero di essere accolti nel mio branco. Sam si era ritrovato solo, e per non peggiorare ulteriormente le cose decisi di accogliere anche lui, a patto che seguisse i miei ordini di alfa.
Ma questa non era stata una soluzione a tutti i problemi: Leah soffriva di nuovo, non era giusto che dovesse nuovamente sopportare i pensieri di Sam. Quando anche Ryan entrò a far parte del branco, Sam divenne ancora più ostile. Era ancora geloso di Leah, cosa alquanto sbagliata per uno che ha avuto l'imprinting...
Renesmee ha avuto il coraggio di fare l'unica cosa che avrebbe potuto risolvere questa situazione: parlare con Sam. Tante, troppe volte avevo provato a farlo ragionare, ma invano. Ness invece ha saputo colpirlo nel segno, dimostrando lo stesso coraggio che ha tirato fuori a Volterra, mettendo i Volturi nella condizione di non poter replicare.
Ed è vero che ormai Renesmee è adulta da parecchio tempo, ma in fin dei conti ha soltanto diciannove anni. Eppure, in ogni situazione ha sempre dimostrato una saggezza e una prontezza che spesso è difficile riscontrare anche in persone con molti più anni ed esperienza. È molto più matura anche di me, che di anni ne ho ben sedici più di lei. Nessuno, e dico nessuno, dovrà più azzardarsi a chiamarla ragazzina. Mai più. Lei è una vera tigre, una combattente nata.
Persino Edward è cambiato, dopo averla vista affrontare i Volturi. Ha finalmente compreso quanto sua figlia sia intelligente, furba, astuta e brillante... Potrei usare tutti i migliori aggettivi del vocabolario, ma non basterebbero a descriverla.
«Jacob?». Mi sento chiamare da Edward.
«Che succede, ci hai ripensato?», gli rispondo. Lo invito a sedersi accanto a me, sulle scale davanti all'ingresso di casa Cullen. Ieri, mentre Ness era impegnata a farsi tagliare i capelli da Alice, ho parlato a Edward della proposta di matrimonio che le farò questa sera.
«No, Jacob... Voglio solo farti delle raccomandazioni», mi risponde.
In realtà non credevo neanche che l'avrebbe presa bene, ma Ness ha ragione quando dice che è cambiato...
«Jacob, io apprezzo molto il fatto che tu abbia voluto parlarne con me, prima di fare questo passo», mi dice.
«Edward, il nostro rapporto è cambiato davvero molto in questi anni... Era un gesto dovuto».
«E lo apprezzo, davvero. Non è da te venire a chiedermi la mano di mia figlia... State insieme da anni, avete due figli. Per tutte le altre cose non mi hai mai chiesto il permesso, né tu né Renesmee».
«Ness non è il tipo di persona a cui si può imporre qualcosa, Edward. Lei sa e ha sempre saputo che cosa è giusto per lei, e come vedi te lo ha dimostrato».
Edward mi guarda negli occhi, senza che io riesca a nascondergli i miei pensieri.
«Hai perfettamente ragione... Lei è la persona più in gamba che io abbia mai conosciuto. E mi dispiace di averla sottovalutata, o di essere stato a volte troppo severo con lei. Ma forse è servito a me stesso, per comprendere i miei errori. Vedi, Jacob... Io ho sempre saputo che tu sei l'unico che possa starle accanto e tenerle testa. Non c'è nessun altro uomo che vorrei vedere accanto a Renesmee, perché il suo posto è con te. Anche quella... profezia, lo diceva. È il destino». Lo vedo sorridere, perché quella stessa profezia parlava anche di lui e di Bella. «Ho fatto bene ad insistere con Bella...», prosegue a dire mostrandomi il suo sorriso sghembo, ripensando ai vecchi tempi.
«Altroché se hai fatto bene! Se avessi lasciato perdere non sarebbe nata la mia ragione di vita», gli faccio notare con ovvietà.
«Ma Renesmee è nata, e ti ha scelto».
«Tu lo sai, Edward, che il mio amore per lei non dipende solo dall'imprinting... L'avrei amata lo stesso, se fossi stato umano ti avrei persino implorato di trasformarmi per poterle stare accanto».
Questo Ness lo sa bene, e con lei ho sempre voluto mettere in chiaro la differenza tra l'imprinting e il vero amore. Il lupo l'ha sempre amata, ma è la mia parte umana ad amarla davvero. Nessuna magia da lupi.
«Addirittura? Saresti persino potuto diventare un succhiasangue come noi?», mi domanda sorpreso, accennando un leggero sorriso.
«Senza ombra di dubbio».
Il mio sguardo è deciso, e senza la minima incertezza.
«Be'... adesso però voglio dirti un'ultima cosa. Sono sicuro che Renesmee ti dirà di sì, sento che è pronta per questo passo», mi confessa.
«Lo credo anch'io... Anche se da quanto ho capito non sospetta minimamente. Dimmi un po', non è che per caso sei riuscito a dare una sbirciatina ai suoi pensieri?». Provo a giocare quest'ultima carta, voglio che per Ness questa sia una sorpresa a tutti gli effetti.
«Veramente no... la mente di Renesmee è diventata quasi inaccessibile. L'ultima volta che sono riuscito a leggerle la mente, era ancora preoccupata per i Volturi... e per questa presunta gravidanza...».
Ha detto bene, presunta. Ma Ness insiste ad aspettare, non vuole fare le analisi.
«Perché non vuole?».
«Si è convinta del fatto che si tratti solo di un ritardo». Sospiro, chissà come fa ad esserne così sicura.
«In ogni caso, sappi che hai la mia benedizione», mi risponde, poggiando la sua mano gelida sulla mia spalla.
«Dopo che saremo sposati potrò portarla all'Isola Esme, vero?», gli domando, cambiando argomento.
«Regola di Edward Cullen, certo che potrai!».
Mentre continuo a parlare con Edward, non riesco a non pensare a lei, a stasera...
«Alice e Rosalie l'hanno portata a fare shopping, sarà incantevole».
«Povera Nessie, nelle mani di quelle due!». Ci mettiamo a ridere entrambi, al pensiero di Alice che corre tra le vetrine come una pazza esaltata.
Ci alziamo dalle scale della veranda, è arrivato il momento di andare. Di incontrarmi con tutti gli altri per poter nuovamente dividere i branchi.
«Buona fortuna, Jacob».
«Non ne avrò bisogno... Ed è tutto merito di Renesmee».
 
Salgo velocemente in moto mentre Edward mi saluta con la mano, rientrando in casa.
Prima di incontrarmi con tutti gli altri, ho bisogno di scambiare quattro chiacchiere con Seth. Lui ha già affrontato il grande passo, e l'altro ieri ha deciso di accompagnarmi a scegliere l'anello di fidanzamento per Ness.
«Seth, meno male che sei qui!». Parcheggio la moto nel piazzale davanti alla spiaggia, Seth è arrivato appena cinque minuti fa.
«Sei agitato per questa sera?».
«Più che agitato sono impaziente... Ho parlato di nuovo con Edward, e ha detto che secondo lui Renesmee è pronta per questo passo. Stento a crederci, mi ha detto di essere felice per noi e...».
«Guarda che a Edward sei sempre piaciuto! Io e lui siamo grandi amici, Jake», mi risponde con sicurezza. Seth andava d'accordo con Edward da molto tempo prima di me, era stato il primo di noi lupi ad accettare i Cullen come "alleati".
«Edward lo ha sempre pensato, è orgoglioso di averti come genero».
«Genero, hai detto?». Per me sarebbe stato sempre e solo Edward, non mi sono mai piaciuti gli appellativi parentali che si acquisiscono con il matrimonio. 
«Abituati, Edward e Bella diventeranno i tuoi suoceri!». Entrambi ci mettiamo a ridere, ogni tanto guardo l'orologio per scoprire quante ore mancano all'appuntamento con Ness.
«E comunque, grazie per avermi portato in quella gioielleria».
«Tu e Nessie siete i miei migliori amici, quindi posso dire di conoscere i gusti di entrambi. E poi l'anello lo hai scelto tu».
«Dici che le piacerà?». Non riesco ad essere del tutto lucido, mi sembra di essere un ragazzino al suo primo appuntamento.
«E dai, Jake! Che ti prende, rilassati! Amerà quell'anello, hai avuto un'ottima idea a prenderne uno così particolare».
Iniziamo ad addentrarci nel bosco, fra poco ci incontreremo con Sam e gli altri. Lasciamo i nostri vestiti in una busta, ai piedi di un albero, e in pochi secondi ci ritroviamo di nuovo in forma di lupi.
Jacob, Seth, io e Quil siamo già lì, sento dire dalla voce di Embry.
Al deposito di legname, andiamo Seth!
Corriamo velocemente, la terra umida mi si conficca sotto gli artigli rallentando di poco il mio passo...
Ci sono anch'io... Sto arrivando... Brady, aspettami... Rallentate, ragazzi!
Le voci dei miei compagni di branco popolano i miei pensieri...
Sono pronto, Jacob. Questa è la voce di Sam.
Seth ed io raggiungiamo il luogo dell'incontro pochi minuti dopo, tutti sono lì ad aspettarci: Embry, Quil, Ryan, Leah, Paul, Jared, Collin, Brady... e Sam. Mi osserva, con la pelliccia nera smossa dal vento. E ripenso a ciò che era accaduto diciannove anni prima.
Avevo preso in mano la situazione, spodestandolo dalla sua autorità di alfa. Io ero il nipote di Ephraim Black, e nessuno avrebbe potuto dirmi cosa dovevo fare! Soprattutto se i suoi ordini erano quelli di uccidere Bella e il bambino che portava in grembo... la mia Renesmee.
Cerco di soffocare il ringhio che risale cupo dalla mia gola. Non voglio nascondere i miei pensieri, non questa volta. Tutti devono vedere. Tutti devono ricordare. Soprattutto lui, Sam Uley.
Procediamo, Sam. Ritorna in modalità alfa, e riprenditi il tuo branco. Adesso scoprirò finalmente se sei sincero.
Dopo alcuni secondi, tutti i pensieri dei miei fratelli vengono interrotti dalla voce cupa di Sam, che sta parlando con il timbro dell'alfa.
Paul, Jared, Collin e Brady. È a voi che mi rivolgo, perché un tempo eravate nel mio branco. Ieri, parlando con Renesmee, ho finalmente compreso i miei errori. Jacob, ti prometto che da ora in poi avrò rispetto del tuo imprinting. Renesmee non è un pericolo, ma è la degna compagna di un capo come te. Ryan, Leah, vi chiedo perdono. Meritate di essere felici, e la nuova separazione del branco eviterà futuri contrasti.
Sam è sincero, finalmente sincero.
Vi ordino di distaccarvi da Jacob. Ora il vostro alfa sono di nuovo io.
Sam graffia il terreno, invitando i componenti del suo branco ad avvicinarsi a lui, scavando la terra nello stesso punto toccato dalle sue unghie affilate.
Tu sei il mio alfa, ed io ti sono fedele.
Queste sono le parole che mentalmente ripetono gli altri. Dopo ogni giuramento, smettiamo di sentire i pensieri di Paul e di tutti gli altri.
Non sento più la voce di Sam, sta pensando Seth in questo momento.
È normale, il branco è di nuovo diviso! Difficile nascondere la mia felicità in questo momento.
Io riesco ancora a sentire la voce di Sam, poiché gli alfa possono comunicare tra di loro.
Ryan sfiora Leah con il muso. Seth, Quil ed Embry continuano a ripetere che la mia Ness è una grande... E quando le metterò quell'anello al dito, sarà mia. La mia futura sposa, mia per sempre...
 

Renesmee
«Zia, non esagerare con il mascara!», raccomando a zia Alice, intenta a truccarmi gli occhi.
«Devi fidarti di più della tua zia preferita, non sto affatto esagerando con il mascara!».
«Ehi, guarda che sono io la sua zia preferita!», la riprende zia Rosalie. Adoro i loro battibecchi per me, mi fanno sempre sorridere.
«Ammira il risultato, è semplicemente perfetto!». Mi avvicino allo specchio per osservare meglio il trucco: raffinato, elegante, da fare invidia alle migliori make-up artists di Hollywood.
«Sophia, tu che dici?», domando a mia figlia, prendendola in braccio.
«Che sei bellissima, mamma, e a papà piacerai tantissimo». La abbraccio, dandole un piccolo bacio sulla fronte.
«Adesso dobbiamo finire i capelli», mi dice zia Rosalie prendendo il pettine in mano, mentre sorride a Sophia.
Una volta finito, zia Alice mi passa lo specchio per poter guardare da dietro la mia pettinatura: capelli sciolti, raccolti soltanto da una piccola treccia che si confonde con le altre ciocche.
«Perché non mi dite niente... Voi sapete qualcosa. Sophia, anche tu!».
«Papà ha chiesto a me e a Mickey di non dire niente», mi risponde lei con uno sguardo da furbetta.
«Forza, Nessie, vieni a mettere il vestito!». Dopo una lunga giornata di shopping, abbiamo finalmente trovato l'abito perfetto: verde acqua, corto, con uno scollo a cuore e la gonna di tulle. Le spalline sottili sono impreziosite da alcuni strass.
«È perfetto, riprende anche il trucco», mi fa notare zia Rose. Per ultimo, zia Alice mi passa la boccetta del profumo: Chanel Numero Cinque, "un vero tocco di classe", come dice lei.
«Solo qualche goccia... e adesso sei assolutamente perfetta!». Dopo essermi infilata le scarpe, rigorosamente dello stesso colore del vestito e con un bel tacco dodici, andiamo insieme verso le scale. Vedo mio padre sgranare gli occhi, e precipitarsi subito verso di me per aiutarmi a scendere.
«Sei davvero bellissima».
«Papà, grazie». Lo abbraccio, e saluto i bambini. Mamma mi sorride, così come tutti gli altri. A quanto pare sono l'unica a non sapere che cosa Jacob ha architettato per questa sera...
Sentiamo suonare il campanello, deve essere arrivato Jake. Sto per andare, ma papà mi fa un'ultima raccomandazione: «Questa sarà una serata molto importante per te... Fai ciò che senti. Adesso vai, non far aspettare Jacob».
Non appena apro la porta, rimango letteralmente sbalordita dalla sua bellezza. Jake ha davvero superato se stesso, è una visione a dir poco paradisiaca. Indossa uno smoking nero con la camicia bianca, i capelli perfettamente pettinati e le scarpe abbinate. È talmente bello che... oddio, devo darmi un contegno! Ovviamente non ha messo il gel per capelli, sa quanto lo detesto.
Prima di farmi salire in macchina, non riusciamo a resisterci a vicenda: lo bacio, lasciandomi abbracciare.
«Non riuscirò a resisterti a lungo, questa sera», mi sussurra prima di allontanare le sue labbra dalle mie.
«Detto tra noi, vorrei saltarti addosso in questo istante, signor Black...», gli rispondo in modo provocante, per stuzzicarlo un po'.
Durante il viaggio in macchina, cerco inutilmente di estorcergli qualche informazione. Ma Jake non vuole proprio dirmi niente, è muto come un pesce riguardo alla sorpresa. "Fai ciò che senti", ha detto papà. Chissà a cosa si riferisce...
 
«Siamo arrivati», mi annuncia Jacob quando ormai sta per spegnere il motore dell'automobile. Una volta scesi dalla macchina, mi guardo intorno. È un posto bellissimo ed elegante, con una vista meravigliosa. Un ristorante immerso in un bellissimo giardino.
«Jake, è... fantastico».
Mi cinge la vita, ed entriamo insieme nel ristorante. Tutti i clienti sono vestiti in maniera molto chic, ma nessuno è bello quanto lui; sembra appena uscito da una rivista di moda.
«Se provano a metterti gli occhi addosso, dovranno vedersela con me», mi dice, stringendomi più forte a sé.
«Prego, signor Black, il suo tavolo è da questa parte», ci dice uno dei camerieri, non appena facciamo il nostro ingresso nel ristorante. Lo ha chiamato "Signor Black" e lo ha riconosciuto, quindi si conoscono già... Jacob ha organizzato tutto nei minimi dettagli. Eppure non riesco proprio ad immaginare quale possa essere la sorpresa...
Durante la cena, Jacob mi racconta di ciò che è accaduto oggi mentre ero con i bambini e le zie: finalmente il suo branco e quello di Sam sono tornati ad essere separati. Il mio pensiero va immediatamente a Leah e Ryan, era ora che fossero davvero felici. Una volta finito di cenare, Jacob chiama uno dei camerieri per ordinare il dessert. Al piano bar hanno iniziato a suonare il pianoforte, qualcuno si alza timidamente per ballare.
Io ordino un gelato al tartufo nero, mentre Jake prende il tartufo bianco. È tutto squisito, non credo di aver mai mangiato meglio di così, in un ristorante.
All'improvviso, sento che al pianoforte hanno iniziato a suonare Clair de Lune di Debussy. Quanti ricordi, quella canzone piace molto ai miei genitori; papà mi aveva insegnato a suonarla parecchio tempo fa. Ed io l'ho fatta conoscere a Jake...
«Ehi, che stai facendo?».
Vedo Jacob alzarsi improvvisamente dalla sedia, per poi inginocchiarsi di fronte a me. Dal taschino della giacca tira fuori una scatolina per gioielli ricoperta di velluto nero, e... oddio, ci stanno guardando tutti! Persino l'uomo al pianoforte ha smesso di suonare.
Jacob apre la scatolina, mostrandomi il contenuto: un anello con il simbolo dell'infinito, ricoperto di piccoli cristalli. Guardo Jake negli occhi, soffermandomi ad osservare le sue labbra, ma soprattutto le parole che sta per pronunciare...
«Voglio che tu faccia parte della mia vita per sempre, se per caso non lo avessi ancora capito... Sposami, Renesmee». Mi lascio infilare l'anello, e sento gli occhi gonfi di lacrime. Lacrime di felicità, e di stupore... perché una cosa del genere proprio non me l'aspettavo!
«Sei già mio, Jacob... E sì, certo che ti sposo!». Mi lancio letteralmente tra le sue braccia, e incurante della gente che ci sta guardando e applaudendo, mi lascio travolgere dai suoi baci...
Non riesco a crederci, Jacob mi ha appena fatto una proposta di matrimonio!
Il musicista riprende a suonare il piano, e Jacob mi invita in pista.
«Mi concede questo ballo, futura signora Black?». Lo prendo per mano, e in pochi secondi sono di nuovo abbracciata a lui.
«Signora Black... Mi piace. E l'anello è meraviglioso... Come ti è venuto in mente il simbolo dell'infinito?», gli domando.
«Ho scelto quel simbolo perché credo che ti rappresenti: eternità e perfezione, sei tu Renesmee», mi risponde. Gli sfioro di nuovo le labbra...
«Te lo ricordi? Undici anni fa ci siamo baciati per la prima volta. Ero entrato nella tua stanza, e tu eri agitatissima... Ma poi quando ti ho baciata ho capito che mi amavi anche tu».
«Me lo ricordo come se fosse ieri... non vedo l'ora di essere la tua sposa».
È strano da dire, ma non mi sarei mai aspettata che Jacob potesse organizzare qualcosa di tanto importante. Lui è sempre stato una persona semplice, ma quando si tratta di me farebbe qualsiasi cosa... E poi, amo il modo in cui me l'ha chiesto. Semplice, diretto: Sposami, Renesmee.
Lui e mio padre si somigliano molto, per quanto assurdo possa essere. Forse è per questo che finalmente sono riusciti ad andare d'accordo, a comprendere quanto siano simili.
«Dove mi porti, adesso?», domando a Jake, mentre stiamo per tornare in macchina.
«Su una stella, o anche sulla luna... scegli tu».
«Voglio andare a La Push... nel nostro posto speciale». La mia risposta lo lascia sorpreso, e lo fa sorridere.
«Ma come, io ti porto nel posto più elegante di Port Angeles e tu vuoi andare in spiaggia?!». Mi prende di nuovo per mano, aspettando una risposta che già conosce.
«Che c'è, sono così divertente? Quel posto è il più importante per me... Perché lì abbiamo concepito Michael e Sophia. E non voglio la spiaggia, voglio te...». Il suo sorriso mi fa sciogliere, perché per lui è esattamente lo stesso.
Durante il tragitto, continuo ad ammirare il mio anello. È davvero bellissimo, unico. Decisamente l'anello di fidanzamento meno tradizionale che io abbia mai visto...
 
Neanche il tempo di aprire la porta della nostra piccola depandance, che lo spingo subito contro la parete. Stavolta non voglio trattenermi, a costo di essere aggressiva...
Gli tolgo la giacca, e con le mani tremanti gli slaccio i bottoni della camicia. Sento che il mio cuore sta per scoppiare dall'eccitazione, sento che questa sera lo desidero più del solito... In pochi secondi le mie mani si fermano sulla cerniera dei suoi pantaloni.
«Ness... che ti prende, stasera? Sei più impaziente del solito...». Jacob mi distrae con la sua voce incredibilmente sexy, e ribalta la situazione: con una semplice e velocissima mossa fa cadere a terra il mio vestito, facendo scivolare entrambe le spalline.
«Si rovinerà se lo lascio per terra», gli faccio notare, mentre lui continua a baciarmi il collo. Zia Alice mi ha esplicitamente raccomandato di non ritornare a casa con il vestito in condizioni pietose... Forse crede che Jake sia così "animale" da strapparmi i vestiti di dosso?! Mi viene da ridere, Jake mi guarda in modo strano. Raccoglie il vestito poggiandolo sulla sedia, tornando poi a concentrarsi su di me. L'intimo che porto indosso è dello stesso colore del vestito, perché tutto doveva essere perfettamente coordinato... Lo sento slacciare i gancetti del reggiseno, e anche quello finisce a terra, insieme agli slip...
Finalmente liberi dal peso dei vestiti ci lasciamo cadere sul letto, e questa volta sono io a prendere di nuovo il comando della situazione.
«Ti avevo avvertito che ti sarei saltata addosso», gli sussurro, mentre i miei capelli ricadono sul suo volto. Jake li sposta con delicatezza, per poi poggiare le sue mani sui miei fianchi. Mi stringe a lui sempre di più, e non riuscirò a resistere ancora per molto...
«Puoi farlo tutte le volte che vuoi, non voglio essere avvertito», mi risponde, facendomi rotolare dall'altra parte. I suoi occhi neri sembrano ardere di passione, mentre mi ritrovo distesa sotto il suo corpo imponente.
«Non ti conviene provocare una vampira...». Mi lascio andare del tutto, le mie braccia esili lo stringono sempre più forte e le mie gambe sottili lo rendono prigioniero. Prigioniero, ma libero di impossessarsi di ogni singola parte di me. Come se fosse la prima volta, perché con lui non è mai la stessa cosa...
«Mezza, vampira. Non conviene nemmeno provocare un licantropo», mi risponde, tornando ad occuparsi delle mie labbra... per poi rendermi finalmente sua, scivolando dentro di me.
«Non ti fermare...», gli sussurro ormai preda del desiderio, stringendolo più forte ad ogni sua spinta...
«Sono tuo, Ness... sono tuo per sempre»...
 
Quando riapro gli occhi, sono distesa sul letto. Ancora avvolta dal lenzuolo, allungo la mano per cercare Jake, ma non lo trovo. Mi sposto i capelli dal volto, ritrovando il mio anello al suo posto. Ancora devo farci l'abitudine, ormai sono la futura signora Black.
«Hai dormito più di me... soltanto due ore», mi dice Jake, avvicinandosi al letto per baciarmi. Adesso indossa un paio di jeans, i lividi lasciati dalle mie mani sono quasi scomparsi. Mi dispiace, ma non lo faccio apposta ad essere così forte... Lui dice di non accorgersene neanche. Mamma mi aveva raccontato che quando era ancora umana, sull'Isola Esme, le era accaduta la stessa cosa. In quel caso era lei ad essere la meno forte, e papà si sentiva in colpa.
«Noi due abbiamo...? Per così tanto tempo?», gli domando sorpresa. Non mi è sembrato affatto che fossero passate tutte quelle ore...
«Sai com'è... Non eri mai stanca, Ness», risponde, cercando di giustificarmi.
«E te ne sei approfittato, ammettilo! Ho seriamente paura di cosa potremmo combinare in luna di miele».
Scoppiamo a ridere entrambi, mentre mi alzo dal letto ancora avvolta dal lenzuolo. E avverto lo stesso dolore al basso ventre che ormai mi perseguita da giorni... Sul letto, vedo delle piccole macchie di sangue: la conferma che non sono incinta, che era solo un ritardo.
«Jake».
«Lo so, ho visto... Meglio così, almeno non dovrai fare le analisi». Mi abbraccia, dandomi un bacio sulla fronte. «Ah, ci sono dei vestiti di ricambio anche per te... Il vestito di ieri l'ho già messo in quella busta».
Ripenso al sogno fatto ieri, ancora una volta il mio intuito ha avuto ragione. Avremo un altro figlio, ma non adesso...
«E comunque non mi sarei mai sposata con il pancione... Se fossi stata incinta adesso, avremmo dovuto rimandare il nostro matrimonio». Jake mi sorride, credo che stia pensando la stessa cosa.
«Abbiamo ancora qualche anno per poter pensare a un altro figlio. Adesso il vero problema è capire se Edward si opporrà all'abito bianco... Un altro matrimonio in casa Cullen!», risponde, imitando la voce di zia Alice. Lo bacio di nuovo, pensando alle parole di Leah: le cose belle arrivano quando meno te lo aspetti.





NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! La foto, una fan art di NikitaJuice, l'ho trovata perfetta per la fine del capitolo <3
Ormai lo sapete, ogni tanto mi piace scrivere capitoli a doppio pov! Ho voluto iniziare con il pov Jacob per farvi assistere alla separazione dei branchi, ma anche alla chiacchierata tra Edward e Jacob e tra Jacob e Seth...
Per descrivere i pensieri del branco in forma di lupo, ho seguito esattamente ciò che ha fatto la Meyer in Breaking Dawn. L'incontro inoltre avviene al deposito di legname, pensate a Breaking Dawn parte 1 e ricorderete subito la scena in cui Jacob si ribella a Sam.
Poi si passa ad un pov Renesmee, ancora ignara della sorpresa che l'aspetta *-* Vi è piaciuto ciò che ha organizzato Jake, e il modo in cui le ha chiesto di sposarlo? Direi che Nessie l'ha presa più che bene, per la felicità di Jake :P
Alla fine del capitolo si scopre anche che Renesmee non è incinta (spero non vogliate linciarmi per questo XD) ma credo di essermi fatta perdonare più che bene con la proposta di matrimonio! E poi, entrambi hanno detto di volere un altro bambino, più in là...
Questo capitolo è stato abbastanza complicato da scrivere, spero che vi sia piaciuto e aspetto le vostre recensioni!
Alla prossima settimana
Greta

P.S. Vi aspetto su facebook: *The Twilight Saga Italian Fan Forum* e alla mia one shot su Leah "You Can Save Me", per chi ancora non l'avesse letta :)

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** Progetti per il futuro... ***


43. PROGETTI PER IL FUTURO…

 
Al nostro rientro in casa, per fortuna non c'è quasi nessuno. Forse avranno pensato che a me e a Jacob avrebbe dato fastidio essere subito bombardati di domande.
«Siamo tornati», annuncio timidamente a zia Rose e zio Emmett, seduti sul divano.
«I bambini?», domanda subito Jacob, da bravo padre premuroso.
«Dormono ancora», risponde zia Rose, per poi guardarmi con la coda dell'occhio lasciandosi sfuggire un sorriso.
«Guardate qua?... Presto sarò Renesmee Cullen-Black!», annuncio raggiante agli zii. Jacob mi abbraccia da dietro, mentre zia Rose e zio Emmett vengono a congratularsi con noi.
Zio Emmett prende da parte Jake, e iniziano subito a chiacchierare sottovoce come due vecchi amici. Jacob ha uno sguardo sognante, zio Emmett lo ascolta con estremo interesse. E con zio Emmett i discorsi vanno sempre a cadere su un certo argomento...
«Jake, ti ricordo che stai parlando con mio zio!», lo riprendo scherzosamente mentre tiro fuori dalla busta il mio vestito e il completo di Jake, mettendoli su una sedia per evitare che si sgualciscano.
«Uno zio di larghe vedute, mica come quel fossile di tuo padre!», risponde lui, sorridendo a Jacob. Fossile, solo lui può uscirsene così! Senza riuscire a controllarmi scoppio a ridere, probabilmente ora staranno pensando che sono pazza.
«Okay, questa proposta di matrimonio ti ha fatta decisamente uscire di testa... Renesmee, forza, fatti abbracciare!». Corro ad abbracciare zio Emmett; subito dopo all'abbraccio si unisce anche zia Rose, che mi bacia sulla fronte accarezzandomi con dolcezza i capelli.
«Congratulazioni alla futura sposa più bella del mondo», mi dice con la stessa dolcezza che userebbe mia madre.
Dal piano di sopra vedo arrivare anche zia Alice, con in braccio Sophia, e zio Jasper, con in braccio Michael. Mostro subito l'anello anche a loro, e zia Alice inizia a saltellare come una ragazzina al luna park. I bambini si precipitano subito da me e da Jake, anche loro già sapevano che Jacob mi avrebbe chiesto di sposarmi.
«Papà, l'anello di mamma è bellissimo», gli dice Sophia, facendosi subito prendere in braccio.
Iniziano a parlare tra loro, Jake la tratta davvero come una piccola principessa.
Michael mi sorride, facendosi prendere in braccio da me. In questi giorni è capitato spesso che Jake ed io non siamo potuti stare con loro, e adesso voglio passare più tempo possibile con i miei bambini.
«Anche io da grande mi voglio sposare...», mi dice Michael tra la confusione generale del chiacchiericcio.
«Non sei un po' troppo piccolo per pensarci?».
«Perché, tanto lo so già chi voglio sposare», risponde lui convinto, esattamente come quando Jacob si mette in testa qualcosa.
«Lo so anch'io, tesoro... è una certa Lily, vero? Ed io che pensavo che volessi sposare la tua mamma!». Lui annuisce, mostrandomi il suo sorriso corredato da perfetti e bianchissimi dentini da latte. Devo dire che Michael è più affettuoso con me di quanto non lo sia Sophia, lei ha una speciale predilezione per il papà e di certo non posso biasimarla!
«Jacob, perché non ci racconti come hai chiesto a Nessie di sposarti? Qui siamo tutti impazienti di sapere», inizia a domandare nonno Carlisle stringendo la mano di nonna Esme.
«Be', io vorrei aspettare i miei genitori, se non vi dispiace», li interrompo. Dovrebbero arrivare a breve, visto che poco fa zia Rose si è precipitata al telefono.
Continuo a stringere le manine di mio figlio, adesso che so di non essere di nuovo incinta mi sento molto più... sollevata. Voglio godermi per bene la crescita di Michael e Sophia, e se adesso fosse arrivato un altro bambino non avrei potuto farlo come si deve.
 
Dopo pochi minuti arrivano finalmente i miei genitori. La prima ad abbracciarmi è mamma, che non appena mi guarda con i suoi occhi dorati mi capisce all'istante.
«Tu sapevi, mamma...?», le domando, titubante. Ieri sera l'avevo vista sorridere, come se già fosse a conoscenza di tutto.
«Certo che lo sapevo... Jacob ha voluto per prima cosa parlarne con me. Ma prima ancora ne ha parlato con tuo padre...», mi risponde, spostando lo sguardo da me a lui. Papà mi dà la conferma, dicendomi che Jacob è venuto a chiedergli la mia mano.
«Be', devi riconoscere che Jacob si è comportato da "bravo ragazzo del Novecento"», gli dico, trattenendo a stento il sorriso. Quale ragazzo al giorno d'oggi chiederebbe ancora la mano di una giovane donna a suo padre?
«Adesso capisco perché mi hai detto quelle parole, papà: "Fai ciò che senti". Be', ovviamente ho detto sì!». Mi abbraccia anche lui, ed è bellissimo vederlo così felice per qualcosa che riguarda me e Jacob.
«Ah, papà...». Si china verso di me in modo che io possa parlargli all'orecchio ed aggirare l'udito sopraffino dei miei parenti vampiri.
«Non sono incinta... L'ho scoperto questa mattina». Visibilmente sollevato, mi sorride anche lui. D'altronde gli avevo detto chiaramente che adesso non sarebbe stato il momento adatto per un altro figlio. Come se nulla fosse torniamo tutti quanti a sederci sui divani, con papà avrei parlato meglio una volta rimasti soli. Jacob si siede vicino a lui, iniziando a raccontare alla mia famiglia della serata perfetta e del momento in cui si è alzato dalla sedia per inginocchiarsi di fronte a me. E di quando mi ha detto "Sposami, Renesmee", mettendomi l'anello al dito...
«Ehi, hai organizzato tutto quanto meglio di come avrei potuto fare io! Bella, devo ammetterlo. Jacob mi ha superato», commenta mio padre.
«Anche la tua proposta è stata perfetta, Edward! Non potevi di certo portarmi al ristorante... non avresti mangiato niente!», si affretta a riprenderlo mamma. Mi aveva raccontato tutto, papà le aveva fatto la proposta di matrimonio prima dello scontro con Victoria.
«E dopo, cosa è successo?», domanda zia Alice senza cattive intenzioni. Ma zio Emmett comincia a ridere, e Jacob sorride imbarazzato. Vedo papà storcere il naso e guardare male Jake, nonostante continui a sorridere.
«Okay, okay... il resto della serata non lo voglio sapere, Jacob», gli dice, facendo il gesto di coprirsi gli occhi.
«Jake! Che c'è, ti sei dimenticato come si fa a nascondere i pensieri?». Mi alzo dal divano prendendolo per mano, con le guance rosse dall'imbarazzo. Lo sapevo, lo sapevo! Con papà nei paraggi va sempre a finire male!
«Scusate un secondo...». Porto Jacob in un'altra stanza, mentre sento la voce di zia Alice sovrastare tutte le altre.
«Sai Jake... non è carino mostrare a mio padre la nostra notte di sesso selvaggio...». Lo rimprovero puntandogli il dito contro, ritrovandomi le sue braccia sui miei fianchi. Okay, non sono stata abbastanza convincente.
«Se fai così non sei affatto di aiuto, dolce e innocente Nessie», mi risponde, prendendomi in giro. Mi libero dalla sua presa con una mossa felina, voltandomi per tornare in salone.
«Beviti un bel bicchiere d'acqua ghiacciata, e quando avrai calmato i tuoi bollenti spiriti potrai tornare tra noi vampiri», gli raccomando prima di tornare dagli altri.
«... e ovviamente sarò io ad organizzare le nozze della mia nipotina!». La mia attenzione viene subito catturata dalla frase già iniziata da zia Alice.
Torno a sedermi accanto a papà, rassicurandolo sul fatto che io sono molto più brava a tenere a freno i miei pensieri.
«Dicevamo, Renesmee, che mi occuperò io dell'organizzazione del tuo matrimonio. E poi lo hai visto il filmino del matrimonio di Edward e Bella, farò un ottimo lavoro!».
È vero, quel filmino l'avrò visto tante di quelle volte da saperlo a memoria. Mamma era bellissima, ancora umana e con gli occhi castani come i miei. Papà era il più bello di tutti, elegantissimo come tutta la mia famiglia immortale. E poi nonno Charlie, nonna Renée, nonno Phil... Jacob si presentò in ritardo, soltanto per salutare mia madre. Le cose sono cambiate tantissimo, da allora...
«Sono felice zia... e se ci sarai tu ad aiutarmi so che sarà tutto magnifico».
«Sarà il matrimonio del secolo. Anzi, del millennio!».
Mi alzo per darle un bacio sulla guancia, lei mi stringe subito con le sue braccia esili accarezzandomi con dolcezza la schiena. Proprio come zia Rosalie, penso che anche lei sarebbe un'ottima madre... Ma purtroppo questo non le è concesso, e mi rendo conto di quanto io sia stata fortunata.
Nel frattempo è tornato anche Jacob, con un bicchiere di tè alla pesca in mano.
«Scusa, Edward», lo sento mormorare a bassa voce, mentre zio Emmett gli dà una pacca sulla spalla. Oggi voglio stare un po' con la mia famiglia, e poi devo assolutamente telefonare a Leah per raccontarle della proposta di matrimonio e della notizia che non sono incinta.
Il cuore mi batte più forte al pensiero di ciò che mi aspetta nei prossimi mesi: dovrò scegliere la data del matrimonio, l'abito, e tante altre cose: e non vedo l'ora di vederlo all'altare, perché già so con certezza che Jacob sarà bellissimo. Ma soprattutto, so che non appena i miei occhi incontreranno i suoi, mi sentirò completa...
 
 
Diversi mesi dopo
 
Siamo alla fine di luglio, e questo significa che ormai manca davvero poco alla data del matrimonio tra me e Jacob, fissata per agosto.
I mesi trascorsi dalla sua proposta di matrimonio sono stati incredibilmente felici. La minaccia dei Volturi è tornata ad essere un lontano ricordo per tutti noi, anche per i bambini.
Mi sembra ieri quando nonno Carlisle mi comunicò i risultati di quelle analisi, e adesso i miei bambini hanno già due anni e quattro mesi, a marzo hanno festeggiato il loro secondo compleanno.
Nonno Carlisle continua a lavorare in un ospedale di Seattle, papà continua a lavorare per la polizia. Però il tempo passa, e li ho sentiti di nuovo discutere sull'eventualità di lasciare Forks. Ma io non voglio, non voglio assolutamente lasciare questo posto. Per ben dieci anni sono stata lontana da qui, e non appena sono tornata mi sono subito sentita di nuovo a casa. E poi, stare lontano dai miei amici, da nonno Charlie... Nonostante venissero a trovarmi, non era la stessa cosa. Ricordo quando ero stata male perché non avevo potuto vedere Robert e nonna Renée per mesi, o quando non ero potuta andare al matrimonio di Leah. Ci ero stata male davvero, avevo pianto per questo.
Io ho già preso una mia decisione, e nessuno potrà farmi cambiare idea. Jacob ha bisogno di stare vicino al suo branco, io ho bisogno di avere accanto i miei amici... Qui ho tutto il mio mondo. E poi penso anche a zia Rosalie, e a quanto starebbe male se dovesse stare lontana da Michael e Sophia... Potrebbero rimanere qui in incognito, possiamo trovarla una soluzione.
So già che non mi diranno niente prima del mio matrimonio, ma prima o poi l'argomento salterà fuori. Ed io ho scelto: ho scelto Jacob, ho scelto La Push. Sono una Quileute ormai, e questo è il mio posto.
«Ness, andiamo. Io sono pronto». Prendo la borsa, e raggiungo subito Jake prendendolo a braccetto. Oggi andremo a vedere una casa, e almeno su questo abbiamo voluto fare di testa nostra. Nonna Esme si occuperà dell'arredamento, ma la casa vogliamo sceglierla noi. Be', questo dovrebbe essere un buon segno, se la mia famiglia non ha detto niente in contrario magari non vuole davvero lasciare Forks. Dopo aver già visto altre due case, spero davvero che questa sia quella giusta.
«Lo sai che sono parecchio emozionato?», mi dice Jake, prendendomi il volto tra le mani. «Una casa a La Push, tutta per noi e i bambini...». È un suo desiderio da molto tempo.
«Anche io».
«Sei di poche parole, oggi», mi fa notare Jake, ma prima che possa dire altro gli poggio il dito indice sulle labbra carnose, guardandolo con dolcezza.
«È solo che aspettavo questo momento da tanto tempo... E non mi sembra vero che stiamo finalmente andando a scegliere la nostra casa». Mi alzo in punta di piedi, lasciando che Jake mi sollevi verso di lui per farsi baciare.
Scendiamo le scale e salutiamo la mia famiglia e i bambini, per poi dirigerci verso la macchina.
Accendo la radio e mi rilasso sul sedile, mentre Jake mi rivolge l'ennesima occhiata piena di dolcezza. Quando ormai ci siamo allontanati da casa, ripenso a quei giorni in cui Jake ed io eravamo soli con i nostri figli, a Jacksonville, aspettando il ritorno dei nonni. Ero stata bene, i bambini erano felici e Jake ed io riuscivamo a ritagliarci i nostri spazi. Sorrido involontariamente, mentre guardo verso il finestrino.
Una volta arrivati a La Push, ci fermiamo a pochi metri da quella che potrebbe essere la nostra futura casa. Ad aspettarci c'è Quil, il nostro personale agente immobiliare. Tutti i lupi hanno un lavoro normale, tralasciando le attività di ronda e di protezione del territorio.
«Ciao, Quil!», lo saluto appena scendiamo dalla macchina.
«Allora, siete pronti? Renesmee, sono felice che abbiate scelto La Push», prosegue a parlare, spostando lo sguardo da Jake a me.
«Ness, digli un po' perché hai scelto La Push? Voglio sentire di nuovo quelle parole», mi esorta Jacob, ripensando a ciò che gli avevo detto e che lo aveva fatto seriamente emozionare.
«Perché sono una Quileute, ecco perché. O meglio, non lo sono ancora... Quando sposerò Jake lo diventerò a tutti gli effetti». Quil nota subito l'espressione di Jake, sembra che gli brillino gli occhi ogni volta che mi sente pronunciare queste parole.
«E noi ti consideriamo una sorella, una di noi. Adesso se siete pronti, vi mostro la casa».
Jake mi tiene una mano sulle spalle, mentre Quil gira la chiave nella serratura. La casa non è arredata ovviamente, ma noto subito che gli spazi sono ben distribuiti. Niente scale, come la casa di Billy anche questa è sviluppata su un solo piano.
«E questa è... la vostra camera da letto», annuncia infine Quil, che ci ha riservato questa stanza per ultima.
«È perfetta», mi dice Jake all'orecchio, chiedendo a Quil di lasciarci un momento da soli. Quil esce dalla stanza, mentre Jake mi invita a sedermi per terra, in braccio a lui.
«Jake, mi piace...».
«Anche a me... Ti confesso che non vedo l'ora di inaugurare questa camera da letto...», prosegue a dire, malizioso.
«Non provocarmi, Jake», gli rispondo, sorridendo.
«La prendiamo... è questa la nostra casa. Mickey e Sophia la ameranno». Mi alzo, prendendo Jake per mano. Gli getto di nuovo le braccia al collo, e se non ci fosse stata la parete dietro di noi saremmo finiti di nuovo a terra.
«Sì... è lei».
Torniamo in fretta nella stanza che sarà il nostro futuro salone, comunicando a Quil la notizia. Ci abbracciamo, finalmente abiteremo tutti vicini!
«Sapevo che avreste scelto questa casa!». Salutiamo Quil e torniamo subito in macchina, impazienti di comunicare alla mia famiglia la bellissima notizia. Jacob vorrebbe pagarla con i soldi guadagnati grazie al suo lavoro di meccanico, e anche Billy si è offerto di dare una mano. Ma mio padre e nonno Carlisle insistono nel volercela regalare. Jacob è orgoglioso, e purtroppo li ho già sentiti discutere per questo... Spero che alla fine riusciremo a trovare un compromesso.
 
«Sono tornati!!!», sento dire con entusiasmo da zia Alice, che corre ad abbracciarmi senza un apparente motivo. O meglio, un motivo c'è! Domani proverò finalmente il mio abito da sposa, che zia Alice ha fatto confezionare da uno dei migliori atelier degli Stati Uniti.
Papà e mamma mi corrono subito incontro, con i bambini in braccio. È bello vederli fare i nonni, vedere quanto papà ami i suoi nipotini. Mi sembra passato un milione di anni dal tempo in cui faticava ad accettare la mia gravidanza.
Papà tiene in braccio Michael, e ogni volta che vedo la loro somiglianza mi viene da sorridere. Mamma tiene in braccio Sophia, mentre con l'altra mano tiene il libro di Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban.
«Allora, che avete fatto con i nonni?», domanda Jake ai bambini, guardando il sorriso compiaciuto di mio padre.
«Ho suonato per loro qualche brano al pianoforte», inizia a dire papà.
«E quando siamo più grandi, nonno ha detto che ci insegna a suonarlo», prosegue Sophia. Ripenso a quando papà aveva insegnato a suonarlo anche a me, alla mia nascita aveva persino composto una melodia che aveva intitolato "Renesmee's Song".
«E poi abbiamo letto un po' di Harry Potter», aggiunge mamma.
«E ho fatto un disegno dell'ippogrifo», mi dice Michael orgoglioso, mostrandomi il disegno.
«È bellissimo, Michael...». E non lo dico perché l'ha fatto mio figlio, ma perché nessuno potrebbe mai credere che un bambino di due anni possa disegnare così.
Andiamo a sederci sui divani, e comunichiamo alla mia famiglia la nostra scelta sulla casa. Papà è felice, l'unica condizione che ha imposto a me e a Jacob è che potremo andarci a vivere soltanto dopo il matrimonio. Almeno questo devo concederglielo, visto che ho già infranto quasi tutte le sue regole un po' troppo all'antica...
«La regola dell'Isola Esme non è stata infranta», puntualizza lui. Stava ascoltando i miei pensieri, e sono troppo presa da tutte queste novità per pensare a nasconderglieli.
«Non ti preoccupare, prometto che non ascolterò se penserai ad altro», mi risponde sorridendomi.
«Dai Ness, andiamo. Siamo in ritardo», mi fa ricordare Jake. La cena a casa di Seth, come ho fatto ad essermene dimenticata? Tutti questi progetti per il futuro occupano la maggior parte dei miei pensieri...
 
«Siete arrivati finalmente, eh?», ci accoglie Seth venendo ad aprirci la porta. La tavola è già apparecchiata, nel salotto di casa ci sono anche Leah e Ryan.
Sophia e Michael corrono subito da Lily, intenta a giocare con il gatto di Seth. Dalla cucina arriva a salutarci anche Luna, con il piccolo Joshua in braccio. Lo fa scendere e Josh viene subito verso di me, con un'andatura ancora instabile. Ha iniziato da poco a camminare, ed è un bambino molto vispo. Michael e Sophia a un anno di vita erano già in grado non solo di camminare, ma anche di parlare e persino di leggere perfettamente. In questo secondo anno dei nostri figli, Jake ed io abbiamo notato che la loro crescita fisica sta rallentando, per raggiungere dei ritmi più vicini alla normalità. Josh invece è un bambino del tutto normale, e solo quando sarà cresciuto potremo sapere se si trasformerà in lupo come suo padre. Sophia, nonostante si senta più grande, si mette con pazienza a giocare con Joshua, senza escluderlo dal piccolo gruppo formato da lei, Michael e Lily. Leah mi racconta sempre che Lily non fa altro che parlare dei miei figli, ma soprattutto di Michael. C'è qualcosa nel loro legame che mi ricorda tanto me e Jacob.
Durante la cena raccontiamo anche a loro la notizia della casa, e dopo ci mettiamo un po' in veranda, seduti sotto il gazebo che si trova nel giardino di Seth. Mi piace l'atmosfera di famiglia che c'è tra noi. Il legame fraterno di Seth e Leah, il rispettivo amore per Luna e Ryan e per Joshua e Lily.
«I bambini ti adorano, Nessie», mi fa notare Luna notando la naturalezza con cui mi approccio con Josh. Luna mi aveva mostrato le foto di Seth da piccolo, e Joshua è davvero la sua fotocopia. Si fa prendere in braccio da me, iniziando a giocherellare con le ciocche dei miei capelli.
«Ness, lo prendo io», mi dice Seth, venendomi vicino.
«Non mi dà fastidio, Seth... Ci sono abituata!».
 
Passare questa serata tra amici non ha fatto altro che convincermi che il mio posto è qui.
Anche vedere quanto i miei bambini abbiano legato con i figli di Seth e Leah, mi fa capire quanto anche loro siano affezionati a questo posto...
Quando torniamo a casa, troviamo soltanto nonna Esme e nonno Carlisle. I miei genitori devono essere tornati al cottage, mentre gli zii sono a caccia. Dopo aver messo a dormire Michael e Sophia ed essermi cambiata, mi sdraio subito sul letto. Sono sfinita, è stata una giornata piena di eventi. Sto quasi per sprofondare nel mondo dei sogni, ma poi sento Jake tornare dal bagno. Mi giro per guardarlo e resto quasi imbambolata, quando mi accorgo che indossa soltanto i boxer. I miei occhi mi tradiscono, non riescono a smettere di guardarlo...
«Ti ho svegliata? Scusami, non volevo», mi dice, restando ancora in piedi.
«Non stavo dormendo, Jake. Dai, vieni qui». Si mette seduto accanto a me ed inizia ad accarezzarmi la schiena, sollevando la mia canottiera leggera di cotone. Jacob è bravissimo anche a fare i massaggi, ma vengo distratta dalle voci provenienti dal piano di sotto. Mi sembra di riconoscere la voce di mio padre, ma perché dovrebbe essere qui a quest'ora?
«Ness, sciogliti... sei troppo tesa», mi dice Jake, continuando a massaggiarmi la schiena.
«Edward è venuto a provare il suo abito per il nostro matrimonio. Ovviamente non ti ho detto niente, eh! E poi, la porta è chiusa», mi rassicura. Ma sì, devo togliermi dalla testa questa fissazione che qualcuno potrebbe entrare da un momento all'altro.
Jacob mi solleva di più la maglietta, e inizia a baciarmi lungo la colonna vertebrale. Mi giro di scatto e lo attiro verso me, tenendo le mie mani tra i suoi capelli. I nostri respiri si fanno più veloci, e mi lascio sfuggire un sospiro un po' troppo accentuato.
«Non vorrai farti sentire da qualcuno al piano di sotto...», mi riprende scherzosamente, liberandosi dalla mia presa. Si mette seduto a gambe incrociate, facendomi spazio per permettermi di sedermi in braccio a lui. Le mie braccia tornano ad aggrapparsi al suo collo, e per mettermi comoda gli avvolgo le gambe attorno al bacino. Jake mi spinge verso di sé, sostenendomi prima per i fianchi e poi poggiando entrambe le mani sul mio fondoschiena, sollevando la stoffa leggera dei pantaloncini del pigiama... Il vento fa spalancare una delle finestre, e mi sembra quasi di sentire il cigolio della porta.
«Che... che cosa è stato...?», domanda Jake con disinteresse, troppo concentrato a baciarmi per essere davvero interessato alla finestra.
«Non lo so... e in questo momento non mi interessa. Continua, Jake...». Non avrei mai immaginato che soltanto pochi attimi dopo mi sarei pentita di questa risposta. La porta si apre, sbattuta con forza, e vedo comparire davanti a noi... mio padre.
«... No, perché! Scusa Renesmee, non dovevo entrare...». La voce allarmata di papà mi fa sobbalzare, e mi copro istintivamente con una mano. Per fortuna non ce n'è bisogno, dato che sono ancora vestita. Vedo papà girarsi dall'altra parte, mentre Jacob lancia qualche imprecazione a bassa voce per poi rivolgersi in modo brusco verso di lui.
«Edward, ma come cazzo ti salta in mente di entrare in camera nostra a quest'ora?!». Jacob è a dir poco furioso, mentre si rivolge a mio padre.
«Non volevo farlo, non so perché sono entrato. Ho visto la porta accostata e volevo chiuderla, ma poi ho visto che... Dio, lasciamo perdere!».
«Ma non ti stava bene ciò che stavo facendo con Renesmee, giusto?».
«Finiscila, Jacob. Tu non lo sai... non lo sai quanto mi costa vedere che non riesci a... trattenerti, quando pensi a lei».
«Non immischiarti, Edward. Non è più una cosa che ti riguarda, siamo tutti adulti». Me lo sentivo, che prima o poi sarebbe successo.
«Papà, esci per favore. Entrare in camera mia, all'una di notte! E voi due, smettetela di fare i ragazzini! Vado a dormire da un'altra parte, visto che qui non si può stare in pace!».
Prendo il cuscino, e vado a sistemarmi in camera di zia Rosalie. Ho bisogno di sbollire la rabbia con papà, e non voglio avere nessuno intorno. Dalle scale sento le voci di papà e di Jacob, sembra che mio padre gli stia chiedendo scusa. Dopo pochi minuti lo sento bussare alla porta, prima di entrare senza il mio permesso.
«Ti sei messo una maglietta. Wow, adesso mio padre sarà più contento». Jake viene a sedersi per terra, al lato destro del letto matrimoniale.
«Be'... prima o poi doveva succedere. Ti ricordi quel film idiota che abbiamo visto l'altro giorno? Quando il padre di lei li becca, e lui risponde "Non è come sembra!"? Per fortuna il tuo futuro sposo non è un coglione come quel tipo del film... E avevamo ancora i vestiti addosso». Jacob riesce a strapparmi un sorriso, e a convincermi a tornare nella nostra stanza. Ma sono delusa da ciò che ha fatto mio padre; entrare nella mia camera così, senza rispettare la mia privacy. Ci mancava soltanto questa, a poco meno di un mese dal matrimonio...



NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Vi ho spiazzato, eh? Dopo l'annuncio del matrimonio ai Cullen ho scelto di fare un salto temporale di quasi un anno, in modo da avvicinarmi alla data del matrimonio. Jacob e Renesmee fanno progetti per il futuro, scegliendo finalmente la loro casa. Anche i figli di Seth e Leah crescono, e Renesmee è sempre più decisa a non lasciare La Push.
Abbiamo visto anche Edward e Bella fare i nonni, vi sono piaciuti? Ovviamente non può mancare qualche piccolo malinteso, Edward che entra senza permesso nella camera di Ness e Jake in un momento poco opportuno... d'altronde nessuno è perfetto, nemmeno Edward Cullen!
Aspetto con ansia le vostre recensioni, ci si vede al prossimo capitolo :*
Greta 

P.S. Ringrazio di cuore chi ha letto e recensito la mia one shot su Leah, You Can Save Me... per chi ancora non l'avesse letta, vi aspetto!! (_Caramellina99_ manchi solo tu :P)

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Preparativi ***


44. PREPARATIVI

 
Renesmee
Al mio risveglio papà non c'era, ma nonno Carlisle e nonna Esme mi hanno subito vista piuttosto infastidita. Ovviamente avevano sentito tutto, ma a maggior ragione hanno capito che parlarne mi avrebbe dato ancora più fastidio.
Jacob invece si era svegliato tutto tranquillo, come se non fosse accaduto niente di spiacevole. Aveva provato a dirmi che mio padre è pur sempre un uomo all'antica, e non vuole vedermi litigare con lui. Ho apprezzato molto le parole di Jake, perché dimostra di essere davvero un uomo maturo. Ha iniziato a fare dei discorsi sul futuro, parlando di quando sarebbe toccato a lui fare la parte del padre geloso.
«Se non altro una cosa l'ho imparata, Ness», mi aveva detto.
«E sarebbe?».
«Mai entrare senza permesso nella camera della propria figlia... Credo che con Sophia sarò molto peggio di Edward». Mi ero messa a ridere, immaginandomi la scena.
Nel primo pomeriggio zia Alice aveva praticamente costretto tutti gli uomini di casa Cullen a lasciarci sole. A breve sarebbero arrivate tutte le ragazze per la prova degli abiti da damigella, ma soprattutto avrei finalmente visto e indossato il mio abito da sposa. Lo avevamo disegnato insieme zia Alice ed io, dopodiché lei lo aveva fatto confezionare da un celebre atelier di New York. Sarebbe stato un pezzo unico al mondo, esattamente come lo era stato l'abito di mia madre...
«Renesmee, andiamo?», mi domanda zia Rosalie invitandomi a seguirla nell'enorme stanza/cabina armadio di zia Alice, dove mi aspettano quest'ultima e mia madre. Nonna Esme nel frattempo sta tenendo occupati i bambini, avrei voluto mostrare il vestito anche a lei ma ha detto che non le dispiace avere l'effetto sorpresa.
Zia Rose mi prende a braccetto, mentre inizio ad essere seriamente emozionata ad ogni gradino che salgo.
«Rilassati, tesoro!», mi riprende, notando la mia tensione.
«Sono agitata... E se poi dovesse starmi troppo largo? Oppure troppo stretto, o troppo corto... Insomma, non escludo niente». Ci fermiamo per un attimo davanti alla porta della stanza, e zia Rose mi rassicura poggiando entrambe le mani sulle mie spalle, come a sostenermi.
«Che cosa mi avevi promesso, Renesmee?». Domanda retorica, ma ha perfettamente ragione.
«Niente stupide paranoie», rispondo, dischiudendo le labbra in un leggero sorriso. «Ma...».
«Niente ma, Renesmee».
Questo mio essere un po' paranoica è una caratteristica che ho ereditato dai miei genitori, c'è poco da fare.
Non appena entriamo nella stanza di zia Alice, la troviamo intenta a parlare con mia madre. 
«Mamma, ma quello è...?».
«Sì, è proprio lui... il mio abito da sposa. Ci siamo lasciate prendere dalla nostalgia», mi risponde, ammirando l'abito che aveva indossato ormai quasi vent'anni prima.
«Renesmee, perché non lo provi anche tu?», mi domanda zia Alice, come presa da un improvviso entusiasmo. «Tanto abbiamo parecchio tempo, sono appena le quattro... Rachel, Leah e le altre saranno qui alle cinque».
Zia Alice aiuta mia madre a togliersi il vestito, mentre io nel frattempo mi tolgo la maglietta e i pantaloncini.
Zia Rose dice qualcosa sottovoce a mia madre, mentre zia Alice mi aiuta ad indossare l'abito. La stoffa sembra scivolare sul mio corpo con estrema facilità, zia Alice mi fa fare una piroetta su me stessa portandomi davanti alla specchiera.
«Mio Dio, sei... così uguale a Bella!», mi fa notare, per poi storcere il naso in una smorfia che appare graziosa, sul suo visetto di porcellana. «Tranne che per l'altezza, Nessie. Ci sono quei tre centimetri che... uffa, volevo fartelo indossare per il ricevimento ma non credo che andrà bene. Dovrebbe toccare per terra, e invece ti sta corto». Ecco perché ha tirato fuori quest'abito, c'era un secondo fine.
«Be', io sono un metro e sessanta, Renesmee ha le gambe più lunghe delle mie», le fa notare mia madre.
«Non dire sciocchezze Bella, tu sei alta un metro e sessantadue, esattamente tre centimetri meno di Renesmee», la riprende zia Alice.
«Davvero?», rispondo io, che esattamente come mia madre avevo sempre creduto di essere quei cinque centimetri più alta di lei.
«Certo che è così, ti ricordo che quando ho fatto fare questo vestito sono stata io a prendere le misure a Bella». Mia madre sorride, di fronte a tutta la precisione di zia Alice. Piccole sottigliezze che a volte gli umani non notano, ma i vampiri sì. Soprattutto se il vampiro in questione è quella precisina di zia Alice! Non so se al ricevimento vorrò indossare l'abito di mia madre, per quanto sia bello io non sono mai stata una tradizionalista. E con questa storia dei tre centimetri di stacco, zia Alice sembra aver già accantonato l'idea.
«Be', Nessie... Adesso che ti sei rilassata, sei pronta per il tuo, abito da sposa?».
«Prontissima», affermo decisa.
Zia Rose si avvicina all'enorme armadio, mentre zia Alice mi aiuta a togliere l'abito di mia madre. Il mio vestito è ben chiuso in una custodia, che sento aprirsi non appena zia Rose fa scorrere la chiusura lampo. E adesso, l'abito del disegno diventerà finalmente realtà, davanti ai miei occhi...
«Tesoro, non guardare! Devi vederti direttamente davanti allo specchio», mi raccomanda zia Rose.
Una volta infilato l'abito, vedo gli occhi color miele di mia madre e delle mie zie illuminarsi di luce, come se tutte e tre stessero per esplodere in un pianto d'emozione.
«Vieni con me davanti allo specchio», mi dice mamma prendendomi la mano con la sua, delicata e fredda. Avanzo a passi lenti, per poi alzare lo sguardo una volta giunta davanti alla specchiera.
Spalanco gli occhi, sorridendo non appena vedo la mia immagine riflessa nello specchio. È ancora più bello di come era nel disegno, incredibile!
L'abito è bianco, a sirena, con eleganti dettagli in pizzo e trasparenze. Lo scollo a cuore mi mette in risalto il decolté, e le spalline arricciate scendono delicatamente sulle spalle, lasciandole un po' scoperte. Il corpetto è di pizzo ricamato con una raffinata fantasia floreale che inizia a diramarsi proprio al centro della scollatura, e i miei fianchi lasciati scoperti da due aperture sono velati da un leggero strato di tulle.
«Voltati, guarda com'è bello di dietro», mi dice zia Alice. Mi volto, osservando l'immagine nello specchio. La coda, anch'essa di tulle, sembra slanciare di più la mia figura minuta. Ma ciò che mi colpisce più di ogni cosa è la mia schiena nuda, unita da alcuni lembi di stoffa che ne disegnano al centro un simbolo: lo stesso del mio anello di fidanzamento, l'infinito.
«Zia, questo...».
«Non lo avevamo programmato, lo so. Vedendo quanto ti piacesse il tuo anello di fidanzamento ho pensato di fare questa piccola modifica, ma se non ti piace non c'è alcun problema, possiamo...».
«No zia, volevo dire che è bellissimo. Perfetto...».
A volte mi era capitato di guardare in TV un programma in cui le future spose andavano a scegliere il loro abito. Quando lo trovavano, i loro occhi diventavano lucidi dall'emozione. La stessa sensazione che sto provando io in questo istante, quasi mi dispiace toglierlo! Con ancora l'abito indosso corro ad abbracciare mamma e le zie, mentre con la mano cerco di asciugarmi le piccole lacrime di felicità che non sono riuscita a controllare.
«Ehi, Nessie, così rovinerai il vestito!», mi riprende zia Alice, porgendomi subito una velina.
«Renesmee, sei davvero stupenda... Sei elegante e raffinata, e credo che Jacob ti troverà anche molto sexy. Non credo che esista una sposa più bella di te», aggiunge mia madre, abbracciandomi commossa.
Mentre mi faccio aiutare a togliere il vestito, la mia curiosità va istintivamente al completo che indosserà Jacob. So per certo che zia Alice si è occupata anche di questo, come di ogni singolo aspetto che riguarda il mio matrimonio. Era stata lei a convincere papà che non c'era niente di sbagliato nel farmi indossare l'abito bianco, nonostante io abbia già due figli. "Edward, sii più "elastico" una buona volta... Sta per sposare Jacob, non un altro uomo. Che cosa cambia che siano stati insieme prima del matrimonio? I tempi sono cambiati, adeguati fratellino!" Papà le aveva dato ragione, e quando anche mamma si era intromessa nel discorso alla fine aveva ceduto. Ed anche se a volte è davvero un gran rompiscatole, è impossibile non volergli bene. Mi toccherà perdonarlo, e non credo che si azzarderà di nuovo ad entrare in camera mia a quell'orario assurdo. Non accadrà più, dopo quello che ha quasi visto stanotte.
Dopo aver riposto l'abito nella custodia, zia Alice tira fuori dall'armadio anche le scarpe: le stesse che indossò mia madre, perché tanto calziamo lo stesso numero e ci tenevo ad indossare qualcosa di suo.
«Guarda che ci so camminare! Le abbiamo già provate parecchie volte, zia», le dico sbuffando.
«Dimostramelo, Nessie!», mi risponde in segno di sfida. Mi infilo le scarpe ed inizio a camminarci con naturalezza, i tacchi non mi hanno mai dato grossi problemi. «E brava nipotina... Bella ha sopportato quelle scarpe giusto il tempo del matrimonio!», mi risponde zia Alice voltandosi verso di lei, che subito inizia a ridere.
«Al ricevimento ho indossato le scarpe da ginnastica, tanto il vestito era abbastanza lungo da coprirle», mi racconta lei.
«Mamma, sempre la solita!». Dopo essermi di nuovo vestita, do un'occhiata all'orologio e mi accorgo che sono le cinque meno dieci. Le ragazze saranno qui a momenti, adesso tocca alle damigelle. Per loro abbiamo scelto degli abiti blu chiaro, un colore che sta molto bene con il colore di pelle delle donne Quileutes. Gli abiti delle damigelle d'onore, Leah e Rachel, sono leggermente più scuri di quelli delle altre: Claire, Kim, Luna ed Emily.
Sentiamo suonare il campanello, e zia Alice si precipita subito al piano di sotto per accogliere le ragazze.
Una volta giunte di nuovo nella stanza di zia Alice, vengono a salutarmi a turno. Io, zia Alice, mamma e zia Rose le aiutiamo a provare gli abiti, sembra non esserci alcun problema perché sono tutte perfette. Dopo alcune insistenze, decido di mostrare anche a loro il mio abito da sposa.
«Tanto l'importante è che non lo veda mio fratello», mi dice Rachel.
«Altrimenti porta sfortuna! Anche se non so quanto valgano le tradizioni umane al matrimonio tra un licantropo e una mezza vampira, ma è sempre meglio non rischiare», le fa eco Leah, per poi tornare a concentrarsi sul suo vestito. Le calza a perfezione, è davvero bellissima. Kim invece è la più insicura tra le ragazze, due mesi fa ha dato alla luce la piccola Katie e deve ancora perdere un po' di peso. In realtà è una sua fissazione, trovo che con qualche chilo in più sia molto più femminile.
Vedo Emily aiutare Leah ad allacciare il vestito, ed è davvero bello vederle così complici. Da quando ho parlato con Sam, la sera del mio diciannovesimo compleanno, tante cose sono cambiate. Il rapporto tra Leah ed Emily è tornato ad essere quello di un tempo, prima che l'imprinting di Sam combinasse quel gran casino che tutti noi sappiamo. Sapevo che ad Emily mancava il suo rapporto con la cugina, e che era sinceramente dispiaciuta di come in passato si era comportata con lei. Anche a Leah mancava Emily, nonostante tutto ha sempre voluto la sua felicità anche se il prezzo da pagare era stato alto. Sento Emily mormorare un «Ti sta d'incanto», mentre Leah ricambia il sorriso sistemandole una piega del vestito.
Ed ora che anche gli abiti sono a posto, sento che questo matrimonio sta per diventare reale, e incredibilmente vicino. Nel giardino di casa sono già sistemate le panche per gli invitati, ovvero Robert e la famiglia di mia madre, i miei parenti di Denali, i lupi e le loro mogli e bambini. Ho invitato anche i miei amici di scuola, ovvero Jennifer, Mark e gli altri. Tanto, a parte i miei genitori, non conoscono la mia famiglia, e potrò far passare tutti loro per miei zii e cugini. La scelta più difficile era stata quella del rito con cui avremmo fatto celebrare la funzione. A rendere marito e moglie i miei genitori fu il padre di Angela Weber, un'amica di scuola di mia madre. Suo padre era un pastore protestante. Jake ed io abbiamo fatto la stessa scelta... Non siamo atei, ma abbiamo entrambi una nostra particolare teoria religiosa. Papà spesso mi prendeva scherzosamente in giro, quando gliene avevo parlato la prima volta, a cinque anni. Non voleva ammetterlo, ma era rimasto a bocca aperta dopo aver sentito la mia teoria. La chiamavo "la filosofia dello scrittore", perché immaginavo e immagino tuttora Dio come l'autore di un gigantesco e infinito libro che contiene le vite di ogni essere, mortale o immortale, come nel mio caso. Il destino è già scritto, ma può sempre cambiare, se lo "scrittore" decide di revisionare qualche capitolo. Jacob era stato l'unico a non ridere, perché la pensava in maniera molto simile a me.
«E forse quando dimentichiamo qualcosa è perché "lo scrittore" prende una gomma e cancella», mi aveva detto.
Anche la data che abbiamo scelto, ha un significato ben preciso. Il dieci agosto, era stato Jacob a sceglierla perché, come ama spesso ripetermi "È la notte delle stelle cadenti e dei desideri... E appena vedrò una di quelle stelle, esprimerò il desiderio di averti accanto in ogni millesimo di secondo dell'eternità" ...

Jacob
Mentre sono in moto, con l'aria fresca che mi scompiglia i capelli, non posso fare a meno di fantasticare sull'abito da sposa di Ness. Oggi l'ha provato per la prima volta, chissà se era emozionata. Chissà quanto era bella... La curiosità mi uccide, ma l'attesa non fa che rendermi ancora più impaziente. E poi, a quanto pare, vedere l'abito della propria sposa prima del matrimonio porta sfiga. Seth mi ha fatto una testa così con questa storia. Io il mio completo l'ho già provato, e conoscendo i gusti di Nessie so già che non saprà resistermi vestito in modo così elegante.
Stasera la porto al cinema, ma prima voglio assolutamente che si chiarisca con Edward. Non nego che mi abbia dato fastidio vederlo entrare in quel modo in camera nostra, e non mi pento affatto di avergli risposto in malo modo. Non voglio neanche immaginare cosa sarebbe potuto accadere se fosse entrato soltanto dieci minuti dopo... Credo che gli sia servito di lezione, non proverà mai più a farlo.
Parcheggio la moto davanti casa dei Cullen, la mia seconda famiglia ormai. Un tempo non lo avrei ammesso neanche sotto tortura, ma ora devo proprio ammettere che i vampiri mi piacciono. Sono simpatici e non sono poi tanto male, esclusi quei damerini impaccati dei Volturi e quelli che non seguono una dieta "vegetariana", come ama definirla il Dottor Cullen. Emmett è una specie di fratello maggiore, e con Edward, per quanto possa essere assurdo, abbiamo molte cose in comune. Renesmee me lo fa notare spesso, e devo dire che in fin dei conti ha ragione.
Non appena apro la porta di casa, non faccio quasi in tempo ad entrare che Nessie si lancia subito tra le mie braccia, più raggiante del solito. Le scosto i capelli dal viso per poterla baciare, finché non sento qualcuno fare dei finti colpi di tosse. Questo deve essere Emmett che si diverte a fare lo scemo, ma dopo mi sente!
«Cinque minuti e andiamo, devo finire di truccarmi», mi dice Renesmee indicandosi gli occhi, si stava mettendo l'ombretto. Amo anche questo suo lato un po' vanitoso, il voler sempre apparire ai miei occhi curata e attenta ad ogni dettaglio, anche se per me rimarrà sempre e comunque la più bella ragazza dell'universo. La vedo precipitarsi per le scale con il suo passo aggraziato, i fianchi le ondeggiano in modo fin troppo sensuale ma lei neanche se ne rende conto, le viene naturale.
«Jacob». Mi giro sentendo una mano fredda posarsi sulla mia spalla, la mano di Edward. «Non vuole parlarmi», mi dice con rassegnazione indicando le scale, percorse da Ness appena pochi secondi fa.
«Be'... lascia che ci parli io. Purtroppo, Edward, hai fatto davvero una gran bella cazzata...».
«Sì, sì, lo so. Ma ti ho chiesto scusa. Vi ho chiesto scusa, e poi...». Edward sbuffa, non sapendo come proseguire la frase.
«In questo momento Renesmee ti considera un "Padre impiccione livello master". E poi che diavolo ti ha preso? Non era il caso di scandalizzarsi tanto. E dai, stiamo insieme da dodici anni, abbiamo due figli e ci stiamo pure per sposare, non siamo due adolescenti sregolati. Mi ricordi tanto il padre di Brady quando aveva scoperto che il figlio si faceva le canne, aveva iniziato ad essere ossessivo...». Edward annuisce, per poi soffocare una risata.
«Tu non hai mai fumato uno spinello, vero Jacob? Brady poi... ha smesso, no?», mi domanda preoccupato. A volte dimentico che sia un poliziotto, il lavoro lo ha fatto somigliare sempre di più a Charlie Swan.
«Edward! Certo che no, e poi quando Sam lo ha scoperto per poco Brady non ci passava i guai. È una storia vecchia un milione di anni, comunque. Ti ripeto, tua figlia non è un'adolescente sprovveduta. Non ha mai toccato neanche una sigaretta, se vuoi saperlo».
«Ma in fondo ha ancora diciannove anni...».
«E tu hai sposato Bella quando ne aveva diciotto», controbatto.
«Hai sempre la risposta pronta, eh?». Vedo Renesmee scendere di nuovo le scale, con la sua borsa a bauletto in mano. È un vero schianto, come sempre. Si è messa una camicetta a quadri e la gonna jeans più corta che ha nell'armadio, quasi per fare un dispetto a Edward. Da bravo padre all'antica, non è esattamente il fan numero uno della minigonna.
Dopo aver biascicato uno svogliato «Io vado» al padre, mi prende per mano trascinandomi verso la porta. I bambini sono da Paul e Rachel, e passeremo a riprenderli domattina.
«Renesmee, aspetta», le dico, bloccandole l'uscita. «Finché non avrai chiarito con Edward, io non mi muovo da qui».
Renesmee sbuffa, lo stesso gesto che ho visto fare proprio da Edward poco prima.
«Jake, hai rovinato il mio piano! Volevo farlo sentire in colpa giusto fino a domani...». Subito dopo, si rivolge direttamente a Edward.
«Papà, mi hai chiesto scusa e so che non accadrà più... Ma sappi che non è stato affatto divertente!» Edward si avvicina a Ness e la abbraccia, mentre lei gli poggia la mano sul volto per mostrargli qualcosa.
«Sì, anch'io. Adesso andate, o farete tardi al cinema», le dice baciandola sulla guancia.
Nessie corre di là per salutare gli altri, mentre Edward mi ringrazia.
«Ci mancherebbe, Edward».
 
Una volta arrivati al cinema di Forks, ci affrettiamo subito a comprare i biglietti per lo spettacolo delle ventuno. Nel frattempo Ness compra la Coca-Cola e i pop-corn, ora che ha risolto il malinteso con Edward è molto più rilassata e pronta a godersi la serata. Scegliamo di vedere una commedia romantica, per farci quattro risate e rilassarci. La protagonista del film è, neanche a farlo apposta, una futura sposa. Renesmee mi tiene per mano senza mai smettere di ridere, vedendo gli assurdi equivoci che coinvolgono i due sposi del film.
Una volta finito lo spettacolo, ci fermiamo in un pub a bere qualcosa.
«Il padre della sposa era peggio di Edward», dico a Nessie, riferendomi al film appena concluso. Lei scoppia a ridere, per poi scostarmi un ciuffo ribelle dalla fronte con le sue lunghe dita affusolate.
«Grazie per avermi praticamente costretta a chiarire con lui... Questa volta mi sono comportata un po' da ragazzina», ammette con dispiacere.
«Avrei fatto la stessa cosa se al posto di Edward ci fosse stato mio padre», le rispondo poggiando la testa sulla sua mano, lasciando che Ness continui ad accarezzarmi la guancia.
«Billy non farebbe mai una cosa del genere», mi risponde continuando a bere un po' del suo drink dalla cannuccia, giocherellando con l'ombrellino di carta che sbuca fuori dalle foglie decorative di menta. «Ne vuoi un po'...?».
Mi avvicino per bere un sorso dalla cannuccia, mentre Ness continua a bere dalla sua, sorridendomi con gli occhi. A differenza sua reggo bene l'alcol, ma visto che devo guidare la macchina non voglio esagerare.

Mentre torniamo verso la macchina, Renesmee si stringe forte a me. Non ha mai retto particolarmente le bevande alcoliche, le basta un bicchiere per andare su di giri.
In macchina si riposa un po', chiudendo gli occhi e concentrandosi sulla musica dell'autoradio.
«Mi gira la testa...», mi dice imbarazzata, mentre ci fermiamo nel piazzale davanti alla spiaggia di La Push.
«Vuoi scendere un po' dalla macchina?».
«No, Jake». Renesmee alza il volume della radio, poggiando le gambe sul cruscotto e inclinando leggermente il sedile. Non appena la radio passa una vecchia canzone dei Muse, io e Nessie iniziamo subito a cantare insieme. Prendo dal sedile posteriore una busta contenente un pacchetto di patatine, e inizio a mangiarle.
«Hai ancora fame dopo tutti quei pop-corn?», mi domanda sorpresa.
«Be'... si dice fame dal lupi».
«Guarda che se ingrassi, non ti sposo più!... E poi devi essere in forma per la luna di miele...», mi risponde lei maliziosamente.
«Sai, non mi piace molto il termine "luna di miele"», le confesso distrattamente.
«Ah, no? E perché?».
«Mi sa troppo di roba sdolcinata, Ness». Lei sorride, con gli occhi ancora un po' lucidi a causa dell'alcol.
«E...?».
«Io sono più un tipo da... "sesso, droga e rock'n roll"», le rispondo facendo finta di fare il serio.
«Sto per sposare un cattivo ragazzo, allora... Che cosa intendi con ciò che hai appena detto? Illuminami, Jake», mi risponde poggiando la testa sulla mia spalla, in maniera incredibilmente dolce.
«Be'... Numero uno: non ti farò uscire dalla stanza da letto finché non sarai tu a supplicarmi...
Numero due: la mia droga sei tu, Ness. E credimi, dai assuefazione. Per quanto riguarda il numero tre... per il rock'n roll possiamo sempre rimediare uno stereo».
Renesmee si mette di nuovo a ridere, sento le vibrazioni della sua risata cristallina attraversare il mio corpo.
«Dopo il matrimonio andremo subito all'Isola Esme, ma dopo? Uffa, sai che non mi piacciono le sorprese...». Ci guardiamo negli occhi, mentre le accarezzo il mento.
«Ti piacerà... Fidati del tuo Grande Capo Jake, non ti ha mai deluso». Sarà un bel viaggio in aereo, ma sono certo che ne varrà la pena.
«Mi mancheranno i bambini...», mi confessa, leggendo nei miei occhi la stessa preoccupazione.
«Già, anche a me. Ma staranno benissimo con la tua famiglia, Rosalie sarà felice di avere i nipotini tutti per sé. Sono solo quindici giorni, Ness».
Renesmee annuisce, tornando a sorridermi. Riprende a baciarmi, spostandosi dal suo sedile per venire a sedersi accanto a me... o meglio, sopra di me. Sento salire l'eccitazione non appena Renesmee inizia a sbottonarmi la camicia, baciandomi la spalla destra rimasta nuda. Nel frattempo inclino il sedile spostandolo un po' indietro, permettendole di mettersi comoda.
«Jake... ti voglio», mi sussurra in maniera decisa, e resisterle mi è praticamente impossibile.
«Non è carino approfittare di una ragazza ubriaca», le dico, con la certezza che saprà rispondermi a tono.
«Non sono ubriaca, Jake... Smettila di fare lo scemo!». Renesmee si toglie da sola la camicetta, mentre le accarezzo le cosce sollevando sempre di più la sua minigonna. Getta la testa all'indietro, quasi implorandomi di non fermare le mie mani.
«Ti avevo promesso che non l'avremmo più fatto in macchina...», le dico ripensando alla volta in cui Nessie aveva preso, per sbaglio, una bella capocciata.
«Dai, ancora con quella vecchia storia?».
Ci guardiamo per un istante negli occhi prima che Ness avvicini le sue labbra alle mie, sussurrando le sue parole contro la mia bocca.
«Jake... ti svelo un segreto. Non siamo in macchina, ma in un posto molto speciale. Quel posto che nessuno può vedere...», mi dice facendo la misteriosa, allontanando le sue labbra quel tanto che basta perché io ne avverta la mancanza.
«Ah, sì? E quale sarebbe questo posto?».
«Il Paradiso», mi risponde poggiando di nuovo la testa nell'incavo del mio collo.
«I lupi non vanno in Paradiso, Ness».
«Ma gli angeli sì...».
La sue labbra tornano a completare le mie, mentre mi abbandono finalmente a lei. Lei, Renesmee, il mio Paradiso personale...


 
NOTA DELL'AUTRICE
Hola a todos :P Questa volta pubblico un po' prima perché venerdì parto per qualche giorno, e ho un sacco di cose da fare. Il prossimo capitolo dovrebbe arrivare comunque mercoledì prossimo.
Passiamo a noi: Renesmee ha provato il suo abito da sposa, che ve ne pare dalla descrizione? Nel prossimo capitolo vi metto il disegno (fatto da me, quindi lo devo perfezionare!). Mi sono cimentata a fare la stilista, perché l'abito doveva essere unico al mondo proprio come quello di Bella.
Uffauffauffa, spero ti siano piaciute Leah ed Emily che sono finalmente tornate amiche come un tempo.
Alice è la solita precisina, secondo me dovrebbe fare l'organizzatrice di matrimoni!
Jacob interviene da paciere tra Edward e Renesmee, ve lo aspettavate?
E poi, Jake e Ness passano una bella serata insieme, che stavolta ho voluto descrivere dal punto di vista di Jake. Non sono io a decidere come e quando mettere il doppio pov, mi viene automatico quando inizio a scrivere il capitolo. Il mio dialogo preferito è quello finale, Nessie in fondo è una romanticona anche se non vuole ammetterlo XD.

AnnaLoveTwilight, come ti avevo promesso ecco qui l'anello di fidanzamento di Nessie (è l'anello di Tiffany) :D


Ci si vede al prossimo capitolo, e intanto aspetto le vostre recensioni! Ne approfitto per dare il benvenuto alle nuove lettrici!
Un forte abbraccio a tutti, soprattutto perché sopportate i miei soliti papiri finali! <3
Greta

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** Il matrimonio del millennio ***


45. IL MATRIMONIO DEL MILLENNIO


10 Agosto 2026

Renesmee
Sono appena tornata dalla mia festa di addio al nubilato. Le mie zie e le mie amiche mi hanno praticamente trascinata a forza in un locale, avevano preparato una sorpresa per me. Ovviamente niente spogliarellisti, soltanto una bella serata tra donne. Jacob non c'è, questa notte dormirà a casa di Billy. So che anche a lui hanno organizzato una festa di addio al celibato; spero solo che zio Emmett non lo abbia portato in uno strip club, altrimenti mi sente! Non riesco a dormire, per quanto sono agitata al pensiero di domani. Non è un'agitazione negativa, ma soltanto una grande impazienza di diventare finalmente la signora Black. Provo a leggere un po', ma i miei occhi non riescono a concentrarsi sulle parole...
«Mamma, noi non abbiamo sonno». Alzo lo sguardo e vedo Michael e Sophia, davanti all'entrata della mia stanza.
«Vi va di dormire con mamma?», domando loro, che senza neanche rispondere mi raggiungono subito sul letto. Prendo uno dei fumetti manga che ho iniziato a leggere insieme a loro, e a turno leggiamo qualche pagina. Dopo mezz'ora, Mickey e Sophia si addormentano senza fare storie.
Mi accoccolo vicino ai miei bambini, e, prima di sprofondare nel sonno, il mio ultimo pensiero va proprio a lui, a Jacob.
"Buonanotte, Jake", dico tra me e me sfiorando l'acchiappasogni fatto proprio dalle sue mani... E mi sembra quasi di poter sentire la sua voce che ripete queste stesse parole, sussurrando il mio nome.
 
«Renesmee, sveglia!». Sento delle piccole mani che mi tolgono di dosso il lenzuolo, stiracchio le braccia per poi stropicciarmi gli occhi, in cerca dei miei bambini.
«Sono già svegli, dobbiamo preparare anche loro», prosegue a dire zia Alice, poggiando un piccolo vassoio sopra il mio comodino.
L'odore del caffè mi fa subito risvegliare, profumando l'aria intorno a noi.
«Bevilo, oggi devi essere più che sveglia», mi raccomanda zia Alice.
«C'è già lo zucchero?».
«Due cucchiaini e mezzo come piace a te!». Inizio a sorseggiare il mio caffè, assaporando il retrogusto dolciastro dello zucchero sul fondo.
«Nessie, ti tremano le mani... Agitazione pre-matrimoniale?». Felicità, impazienza, ansia, agitazione, voglia di vederlo, di diventare finalmente la sua sposa... Miliardi di sensazioni si intrecciano e si confondono tra loro, e tutto per "colpa" di una persona: Jacob Black.
«È normale essere così... impaziente?!».
«Hai gli occhi a cuoricino, Nessie. E credo che il caffè abbia fatto fin troppo effetto, a saperlo ti avrei portato una tisana calmante!», mi risponde la zia poggiando le sue piccole mani sulle mie spalle.
La abbraccio; mi sento come una bambina che sta per comprarsi l'intero negozio di giocattoli, per quanto sono felice.
Dopo essermi fatta una doccia, zia Alice mi aiuta ad asciugare i capelli con phon e spazzola, allisciandoli. Più tardi, zia Rose le darà una mano a farmi l'acconciatura. Sarà una pettinatura semplice, niente fronzoli.
 
Mentre zia Alice si diverte a fare la parrucchiera, non posso fare a meno di ripensare al sogno di stanotte. Era un sogno bellissimo, ma non ben definito. Forse il magico luogo del sogno è l'Isola Esme, chissà... Era uno di quei sogni privi di spazio, tempo e logica temporale: c'era una spiaggia da favola, con la sabbia bianca e finissima. Un mare cristallino, un cielo reso magico dalle diverse tonalità di colore che andavano dal blu al rosa e infine all'arancione, il colore del sole al tramonto. E c'eravamo io e Jake, che giocavamo a rincorrerci, a baciarci... Eravamo perfettamente in armonia con il mondo intero.
Dopo una decina di minuti, mia madre, già vestita di tutto punto con un elegante abito scuro a fiori, raggiunge me e zia Alice nella mia stanza, con nonna Esme e zia Rosalie al seguito.
«Sono arrivati Renée e Phil», mi dice nonna Esme.
«E mio fratello è davvero elegante... Sono tutti ansiosi di vederti», aggiunge mia madre. Noto che tra le mani sta tenendo una scatolina, chissà che cosa contiene...
«Mamma...?». Lei si osserva le mani, e subito dopo mi guarda con un sorriso quasi commosso.
«Questo è per te... "qualcosa di vecchio e di blu"». Mamma tira fuori dalla scatolina un fermacapelli, impreziosito da uno zaffiro. Mi sembra di averlo già visto, anche se non riesco a collegare dove.
«Era della madre di Charlie, la tua bisnonna. Lo indossai anch'io il giorno del mio matrimonio... È stato il mio primo cimelio di famiglia, da tramandare a mia figlia e poi a mia nipote...». Lo prendo tra le mani, adesso sì che lo riconosco: era tra i capelli di mia madre, il giorno del suo matrimonio con papà.
«E poi serve anche "qualcosa di nuovo", Renesmee», mi dice zia Rose, mostrandomi una catenina sottile in oro bianco impreziosita da piccoli punti luce. Mi sollevo i capelli, e zia Rosalie mi aiuta ad indossarla.
«È bellissima», dico osservandomi allo specchio, sfiorandomi la catenina con le mani. «Grazie, è tutto bellissimo... E per "qualcosa di prestato" ho già le tue scarpe, mamma».
La mia stanza è tutta un viavai, e dopo aver finito il trucco e i capelli è finalmente arrivato il momento di indossare l'abito. Mamma e le zie, con estrema cautela, mi aiutano ad indossarlo senza rovinare la mia bellissima pettinatura. Zia Alice e zia Rosalie si sono date il cambio per farmi i capelli, e la pettinatura è semplice ed elegante come piace a me. I capelli sono raccolti in alto, con la riga da una parte, in uno chignon. Prima di fare lo chignon, zia Rose ha raccolto i capelli in una treccia; in modo che la pettinatura fosse ben salda. Sento un brivido percorrere la mia colonna vertebrale, non appena indosso il "fermacapelli di nonna Swan". Mia madre lo ha dato a me, ed io lo darò a mia figlia, un giorno.
Indosso le scarpe, e mi guardo un'ultima volta nello specchio. La mia ultima volta come signorina Cullen, perché fra poco sarò la signora Black...
 
«Sei pronta, Nessie? Papà ti aspetta in fondo alle scale, e tutti gli invitati sono già seduti ai propri posti in giardino», mi dice nonno Carlisle, rimasto per un breve attimo sbalordito dal mio abito.
Mamma e le zie mi accompagnano in fondo alla scala di casa Cullen, per poi andare fuori a sedersi accanto al resto della mia famiglia. Nonno Carlisle le segue, lasciandomi per un attimo da sola con mio padre.
Lo vedo venire verso di me, con gli occhi quasi lucidi per la commozione.
«Se fossi in grado di piangere, lo farei per la gioia di avere una figlia come te», mi dice abbracciandomi forte, facendo attenzione a non stropicciarmi l'abito o a non rovinare la pettinatura.
«Papà...».
«La mia piccola meraviglia, sei bellissima... Jacob ti aspetta all'altare, sei pronta?».
Lo prendo a braccetto, mostrandogli un sorriso a trentadue denti.
«Sì, sono pronta. Tu piuttosto, i vampiri possono svenire?». Gli strappo un sorriso, tra noi due il più agitato è senza dubbio lui. Il mio affascinante, insostituibile e un po' rompiscatole papà...
«Non potrei affidarti in mani migliori». Mi bacia la fronte, dopodiché ci avviamo in giardino, dove mi aspetta il mio destino. Sento partire la marcia nuziale, che zio Jasper sta suonando al pianoforte. Il tremore nelle mie mani è sparito, i miei passi sono sempre più veloci mentre io e papà raggiungiamo finalmente gli invitati.
Ci sono Nahuel, Tanya e i miei parenti di Denali, nonna Renée, nonno Phil e Robert. Nonno Charlie, già commosso, stringe la mano di Sue. E poi ci sono Jennifer, Nicole, Mark, Hevan e gli altri miei amici di scuola. Dal lato sinistro, ci sono Billy Black e tutti i lupi con le loro mogli, fidanzate e figli. Embry ha portato Susan, sono sempre più uniti. Le damigelle sono tutte bellissime, in particolar modo Leah e Rachel. Emily è seduta accanto alla cugina, mentre qualche fila più indietro ci sono Sam e Matthew. Luna ogni tanto si gira per guardare Seth e Joshua... E poi, lo sguardo mi cade su una persona che non avevo mai conosciuto, ma che è incredibilmente uguale a Rachel: Rebecca, la sua sorella gemella, con un uomo ed un bambino al suo fianco...
Passiamo in mezzo a tutti loro: lupi, umani e vampiri, ma i miei occhi incontrano subito i suoi. Gli occhi di Jacob, quegli occhi capaci di farmi sentire a casa in ogni posto dell'universo. Jacob mi porge la mano, e dopo un ultimo sguardo a papà, che va a sedersi accanto a mia madre, la afferro con decisione.
«Vuoi farmi svenire qui davanti a tutti?», mi sussurra, baciandomi la mano.
«Sì... l'intenzione era quella». Jacob ha i capelli pettinati all'indietro, e indossa un elegante completo color grigio perla, che si accosta divinamente col colore della sua carnagione. Mentre il pastore inizia la funzione, Jake ed io continuiamo a mangiarci con gli occhi, finché non arriva il momento di pronunciare le fatidiche frasi che sanciscono definitivamente la nostra unione.
«Vuoi tu, Renesmee Carlie Cullen, prendere il qui presente Jacob Black come tuo legittimo sposo?», mi domanda il pastore.
«Sì, lo voglio». E non potrei essere più decisa di così...

Jacob
«Io, Jacob Black, prendo te, Renesmee Carlie Cullen, come mia legittima sposa; e prometto di amarti e onorarti...». Mentre pronuncio queste parole, non posso che essere completamente ammaliato dalla bellezza di Renesmee. Come se fosse possibile, oggi è ancora più bella del solito. Il suo sorriso illumina il suo sguardo, e il vestito è qualcosa di eccezionale addosso a lei. Riesce ad essere delicata come un angelo ma al tempo stesso incredibilmente provocante, tanto da farmi quasi distrarre.
«... In salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, in ogni istante della nostra esistenza». Abbiamo leggermente modificato la formula tradizionale, come avevano fatto a loro tempo anche Bella e Edward. Non mi è mai piaciuta la frase "Finché morte non ci separi", e tralasciando il piccolo particolare che Ness ed io siamo immortali, non credo che la morte di un corpo possa separare due anime predestinate.
I nostri figli si avvicinano con le fedi, e mi viene quasi da piangere per l'emozione. Sophia indossa un vestitino blu come quello delle damigelle, Michael dei pantaloni scuri e una camicetta bianca. Io e Ness ci scambiamo gli anelli, la cerimonia è ormai conclusa. Renesmee Cullen è mia moglie.
«Jacob, puoi baciare la sposa». Giusto il tempo che il pastore finisca di parlare, e le labbra di Renesmee si fondono con le mie. Un bacio tutt'altro che casto, ma allo stesso tempo intimo e solo nostro. Perché quando Ness mi guarda negli occhi, quando il suo sguardo si fonde con il mio, è come se potessi fare l'amore con lei qui, davanti a tutti, ma senza che nessuno ci possa realmente vedere...
Continuo ad accarezzare la schiena di Renesmee, passando le dita sul simbolo dell'infinito che vi è "disegnato" sopra. Osservo la mia famiglia e la famiglia di Ness, che lentamente si alzano dalle panche per congratularsi con noi. Renesmee va subito ad abbracciare Bella, poi Renée, Robert e Phil. A salutarmi vengono anche gli ex compagni di scuola di Renesmee, ai quali abbiamo detto che Esme e Carlisle sono gli zii di Ness. Qualche piccola bugia a fin di bene, in fondo Renesmee non è ancora pronta ad abbandonare del tutto quella che era stata la sua vita da "ragazza umana".
 
Alice ha avuto davvero un'ottima idea a fare un buffet, almeno i Cullen e i Denali non dovranno far finta di mangiare. L'atmosfera è elegante e raffinata, il giardino di casa Cullen profuma di fiori freschi, gli stessi che sono praticamente dappertutto.
Quando arriva il momento del taglio della torta nuziale, Nessie sembra quasi dispiaciuta di dover distruggere la nostra torta a cinque piani, realizzata con tanta cura e attenzione da una celebre pasticceria specializzata nel realizzare torte in pasta di zucchero, delle vere e proprie opere d'arte.
Tutti quanti ci sediamo ai tavoli a brindare e a mangiare la nostra torta, mentre la musica rende l'atmosfera leggera e gradevole. A un certo punto Emmett inizia a gridare «Discorso! Discorso!», voltandosi verso il tavolino al quale siamo seduti Ness ed io. Mi alzo dal nostro tavolo per andare sul piccolo palco allestito sopra alla pista da ballo, e, con il cuore a mille, prendo in mano il microfono e prendo la parola.
«Be'... sono davvero emozionato, quindi spero di non farmi fregare dall'agitazione...
Renesmee, io ti ho amata fin dal primo istante in cui ti ho vista, e questo lo sai bene. E quando ho capito che per te era lo stesso, mi sono sentito davvero vivo. Come se all'improvviso avessi aperto gli occhi, e visto la luce per la prima volta. Sai quanto odio le frasi sdolcinate, quindi voglio dirti le cose a modo mio. Tu sei energia, sei adrenalina, sei vita. Da oggi sei mia moglie, sei Renesmee Black. Grazie a te so con certezza che l'universo - il mio, universo - ruota attorno ad una stella più bella e luminosa di tutte le altre. Tu sei il mio infinito, la mia eternità. Continua a farmi sentire vivo, Renesmee, oggi e per sempre. Potrei liquidare il discorso con un semplice "ti amo", ma la verità è che un "ti amo" non basta ad esprimere tutte le emozioni che mi fai provare...». Renesmee si alza e corre verso di me, baciandomi con passione. Restiamo abbracciati, finché qualcun altro non si decide a prendere la parola: Bella.
«Renesmee, amore mio... Quando ti ho avuta avevo soltanto diciotto anni. Ero pronta a rinunciare a cose di cui neanche immaginavo l'esistenza... Poi sei arrivata tu, e hai stravolto la mia vita e quella di tuo padre. Ciò che voglio dirti, è che sono fiera di te. Tu sei tutto ciò che io non sono mai stata, che ho imparato ad essere solo grazie a te. Alla tua forza, al tuo essere così determinata e forte come una roccia. Ti amo più della mia vita, non dimenticartelo mai. E Jacob, tu sei il mio migliore amico. Non avrei potuto desiderare di meglio per Renesmee... Edward, ora tocca a te!».
Continuo a tenere un braccio attorno alle spalle di Nessie, le do un bacio sulla guancia non appena mi accorgo che i suoi occhi stanno diventando lucidi. Un misto di felicità e commozione.
Ness ricambia il mio bacio, appoggiando la sua testa sulla mia spalla.
«Prima di tutto voglio ringraziare tutti voi, per essere qui nel giorno più importante di Renesmee e Jacob. Bella, voglio ringraziare soprattutto te, per avermi dato una figlia così straordinaria e così simile a te... Jacob, ne abbiamo passate tante, ma tu sei sempre stato e sarai sempre l'unico uomo per mia figlia. Perché quando la guardi, capisco che lei è il centro esatto del tuo universo, come tu stesso hai detto. E sei un padre straordinario con Michael e Sophia, l'amore che tu e Ness avete per i vostri figli è lo stesso che dovrebbe avere ogni genitore. Prenditi cura di lei, ricorda che sono un poliziotto! Charlie, ti ricordi quando mi dicesti la stessa cosa il giorno del matrimonio con Bella? Io sono stato di parola, e sono sicuro che lo sarà anche Jacob». Edward è riuscito a strapparmi un sorriso, oltre che farmi emozionare. Charlie, dalla folla, inizia a gridare "Due poliziotti, stai attento Jacob!". Di fronte agli amici umani di Renesmee, Edward deve recitare la parte del padre giovane e moderno, ma tutto ciò che ha detto è sincero. Emmett, che oggi fa la parte del cugino di Renesmee, inizia a fare uno dei suoi soliti discorsi a doppio senso, facendo sbellicare tutti gli invitati. Non tutti riescono a capire il suo umorismo, il suo "talento comico" migliora sempre di più.
 
Una volta terminati i discorsi, possiamo dare inizio alle danze. Con la mente ritorno al matrimonio di Bella, e penso a quante cose siano cambiate. Mi ero presentato soltanto perché non volevo farla soffrire. Ma poi avevo scoperto ciò che aveva intenzione di fare, consumare la sua luna di miele come qualsiasi altra sposa, anche se il suo matrimonio non aveva proprio niente di normale.
E poi, quando Edward e Bella erano tornati dall'Isola Esme, avevo scoperto un'amara verità: Bella era incinta, ed io ancora non sapevo ciò che quella bambina avrebbe significato per me... Il mio imprinting si era manifestato quando Renesmee era ancora nella pancia di Bella, piena di lividi e priva di forze. Non smetterò mai di essere grato a Bella per aver lottato, per averci creduto quando nessuno, a parte Rosalie, la appoggiava. Bella sarà anche stata una ragazza solitaria e piena di difetti, ma una cosa che non le è mai mancata è la forza di volontà e la testardaggine.
«Jake, il primo ballo...».
Ness mi riporta al presente, trascinandomi al centro della pista. Alice fa partire una vecchia canzone di Frank Sinatra, "I've Got You Under My Skin". Perfetta per l'atmosfera di classe che caratterizza tutto il ricevimento.
«Pensa che quando è stata scritta questa canzone, Edward era ancora un giovanotto. Erano i magnifici Anni '30 del Novecento!», dico a Renesmee cominciando a danzare con lei, che mi sorride con un'aria da furbetta.
«Baciami», mi risponde tra un passo e l'altro, lasciando che io la sollevi da terra. Obbedisco al suo dolcissimo ordine, perdendomi nelle sue labbra...
"Ho te sotto la mia pelle, ho te nel profondo del mio cuore...", dice la canzone, mentre continuiamo a ballare di fronte a tutti gli invitati.
Dopo il nostro ballo, la musica si fa movimentata. Renesmee balla con suo padre, con Seth, con Leah e Rachel, per poi tornare sempre da me. E dopo aver danzato per un tempo indefinito, mentre tutti sono impegnati, Ness ed io saliamo in camera a cambiarci per il viaggio. Ci aspettano diverse ore di volo per raggiungere Rio de Janeiro, dopodiché dovremo prendere anche un motoscafo per raggiungere l'Isola Esme. Edward è stato super dettagliato nel fornirmi tutti i dettagli del viaggio, anche perché io a differenza sua non so guidare un motoscafo! Una volta arrivati al molo, troveremo ad aspettarci Francisco e Mariana, che si occuperanno anche delle pulizie e del cibo durante il nostro soggiorno sull'isola.
«Jake, mi dai una mano?», mi chiede Renesmee, con ancora indosso il suo meraviglioso abito da sposa. La aiuto a toglierlo senza rovinarlo, e mentre mi cambio anch'io la vedo sciogliersi i capelli sistemandosi le ciocche ondulate con le mani.
«Lasciamoli qua, zia Alice ha detto che ci penserà lei... Che dici, starò comoda per il viaggio?». Renesmee si è messa un vestito nero e lilla leggero, e un paio di ballerine.
«Sei bellissima, signora Black...», le rispondo attirandola verso di me, lasciandomi stringere dal suo abbraccio.
«Dobbiamo andare, Jake... L'aereo non ci aspetta, e voglio salutare i bambini», mi dice, dopo avermi dato un altro bacio sulle labbra.
 
«Le vostre valigie sono in macchina, Emmett vi accompagnerà all'aeroporto», ci dice Edward non appena ritorniamo dagli altri.
Renesmee sta salutando i nostri figli, che sono con Rosalie ed Esme. Vado a salutarli anch'io, anche se non sembrano tristi all'idea di stare senza di noi per due settimane.
«Papà, non ti devi preoccupare, noi ci divertiamo con gli zii!», ci dice Michael, mentre Sophia dà un bacio sulla guancia a Renesmee. Rosalie e Bella prendono in braccio i bambini, mentre finiamo di salutare tutti.
«Quanto sei bella, tesoro mio!», dice Renée a Nessie. Vedo gli sguardi commossi di Robert, Phil, Leah, Seth e mio padre.
«Divertiti, fratellone!», sento dire da Rachel.
Stiamo per andare via, quando una voce femminile ci blocca. Rebecca, mia sorella, seguita da suo marito e da suo figlio Billy. Non credevo che sarebbe venuta davvero.
Mia sorella corre ad abbracciarmi prima della mia partenza, poco fa mio padre mi ha rivelato che adesso anche lei è a conoscenza di tutto.
«Ci rivediamo presto, Rebecca?», le domanda Renesmee. «Magari a Natale... Ciao anche a te, Billy Junior».
«Sei una ragazza fantastica, sono davvero felice per te e mio fratello. Non ho pregiudizi su di te, la tua famiglia è meravigliosa. E i miei nipotini, poi...».
Emmett viene ad interrompere questo momento familiare, è davvero arrivato il momento di andare via.
Saliamo in macchina, tutti ci salutano felici. Michael e Sophia, ora in braccio a Edward e Bella, lanciano baci volanti verso la macchina. Ci allontaniamo da casa Cullen, osservando dal finestrino le nostre famiglie allontanarsi sempre di più.
«Avete un tassista d'eccezione!», dice Emmett, voltandosi per un attimo verso di noi.
«Grazie, zio... o forse dovrei dire cugino! Sai che Jennifer ha detto che ho un cugino fico?».
«Modestamente, nessuno sa resistermi». Poggio un braccio attorno alle spalle di Renesmee, che subito si volta per baciarmi.
«Voi due, ce la fate a resistere ancora un po' o volete farlo qui?». Nessie scoppia a ridere, e arrossisce.
Una volta arrivati all'aeroporto, scarichiamo i nostri due bagagli. Siamo in anticipo, ma non vedo l'ora di partire.
«Spero solo che non ci smarriscano i bagagli, a Jennifer è capitato e le hanno restituito la valigia dopo mesi e mesi, quando è andata in Brasile...», dice Renesmee preoccupata.
«Tanto a che vi servono i vestiti?», risponde Emmett dandomi una pacca sulla spalla, in modo complice.
«Be', Emmett ha ragione, Ness», le rispondo con una faccia da finto innocente. «Sai com'è, c'è il mare...».
«Sì, certo. Il mare, come no!», risponde Emmett continuando a ridere. «Scherzi a parte, avete preso tutto? Costumi, occhiali da sole, caricabatterie, computer... una copia del Kamasutra?».
«Emmett, quello lo sappiamo a memoria!», gli rispondo facendo di nuovo arrossire Nessie, che viene a nascondersi tra le mie braccia.
"Il volo per Rio de Janeiro è in partenza", annuncia una voce meccanica dagli altoparlanti dell'aeroporto.
«Dobbiamo andare!», dice Renesmee, prendendo il suo trolley. Come al solito è stata Alice ad aiutarla a fare la valigia, e devo dire che è stata davvero brava a mettere solo lo stretto necessario.
«Mi raccomando, domani fatevi sentire via webcam... E divertitevi come matti, altrimenti quando tornate vi picchio!».
Guardo Renesmee negli occhi, e so già che questo sarà il viaggio più bello della mia vita.

Edward
Ormai il ricevimento è quasi concluso, e tutti gli invitati stanno per andare via. Gli amici di Nessie se ne sono andati dieci minuti fa, ed ora ci sono soltanto la mia famiglia, la famiglia di Bella e quella di Jacob.
Alice viene a sedersi accanto a me, con la sua macchina fotografica professionale in mano.
«Guarda, Edward... non è bellissima?», mi domanda, mostrandomi la foto di me che accompagno Renesmee all'altare.
«Non credo di averla mai vista più felice di così, se non quando sono nati Michael e Sophia. Risplendeva di luce propria...».
Bella ci raggiunge sedendosi in braccio a me, e Alice decide di lasciarci un po' da soli.
Le stampo un delicato bacio sulle labbra, accarezzando i suoi lucenti capelli color mogano.
«Oggi è il dieci agosto... Fra tre giorni è il nostro anniversario», mi dice, prendendomi per mano.
«Sei ancora la mia qualità preferita di eroina, lo sai?». La prendo in braccio, portandola sulla pista da ballo.
«Bella, mi concedi questo ballo o sei ancora un pezzo di legno come quando eri umana?», le domando, mostrandole il sorriso sghembo che tanto ama.
«Chi sarebbe il pezzo di legno?!». Le poggio una mano sui fianchi, e l'altra sulla spalla. Bella si stringe a me, e cominciamo a danzare.
«Nostra figlia si è sposata... Ora la smetterai di essere così antidiluviano con lei?».
«Non sono antidiluviano! Però... ammetto che per me è ancora strana l'idea che lei e Jacob... be', sì...».
«Che lei e Jacob facciano sesso? Ti ricordo che hanno due figli», prosegue a dire Bella, togliendomi le parole di bocca.
«Okay, okay hai ragione tu!».
Bella scoppia a ridere, alzando lo sguardo verso il mio.
«Grazie per avermi dato una figlia straordinaria», le dico, baciandola dolcemente sulla fronte.
«Grazie per non esserti tirato indietro durante la nostra luna di miele... È tua figlia, ed è per questo che è così speciale». Bella mi bacia, uno di quei baci travolgenti e irresistibili.
I suoi occhi sono pieni di luce, la stessa che vedo negli occhi di Renesmee quando guarda Jacob.
Mia figlia si è sposata. È una moglie, è madre di due splendidi bambini ed ha soltanto diciannove anni (ormai quasi venti!) anche se di fatto è come se ne avesse almeno dieci in più. È cresciuta così in fretta, diventando una donna a soli sette anni di età. Ed è sempre stata unica, speciale. La sua intelligenza fuori dal comune, il suo modo di affrontare la vita.
Ha messo i Volturi stessi con le spalle al muro, dimostrando un coraggio che mai in nessuno ho riscontrato. È forte, la più forte del mondo. Ed è mia figlia. Per me sarà sempre la stessa bambina che correva tra le mie braccia chiamandomi "papà", tanto simile a Bella quanto a me.
E so che Jacob le starà accanto per l'eternità, proprio come io farò con Bella. Forse il loro amore è qualcosa di ancora più forte, e allora mi chiedo: può qualcuno capace di tanto amore essere dannato? Può una persona come Bella essere dannata perché ha scelto di essere un vampiro? Può nostra figlia, per metà vampira, essere una creatura senza anima?
No, e adesso ne sono davvero certo.


 
NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Perdonate il mio leggero ritardo, sono tornata lunedì dal mare e ho scritto il capitolo in due giorni :P
Fino a pochi minuti fa era il 13 agosto (anniversario di Edward e Bella), quale giorno migliore per pubblicare il capitolo del matrimonio della loro figlia? Spero di essere stata all'altezza delle aspettative, e di avervi fatto emozionare e sorridere almeno un po'.
Ho ripensato al matrimonio di Bella, e alle varie analogie e differenze tra lei e sua figlia: Bella era agitatissima quando Charlie la accompagnò all'altare, Renesmee invece è sicura di sé ed è lei a "tranquillizzare" Edward. Conosciamo finalmente anche Rebecca, l'altra sorella di Jacob.
Ho deciso inoltre di inserire un triplo punto di vista, tra i quali ce n'è uno nuovo, quello di Edward. Ho voluto descriverlo in una veste inedita, quella di papà! E per i nostalgici di Edward e Bella, ho voluto mostrare che il loro amore non è cambiato...



Vi lascio una bella foto dello sposo (Lo sposerei volentieri anch'io *_*) e...


... il famoso disegno dell'abito da sposa da Renesmee che vi avevo promesso la volta scorsa, perfezionato rispetto a quello che alcune di voi hanno visto. Vi piace??

RECENSITE, RECENSITE, RECENSITE... Alla prossima settimana! 
Greta 

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** Tra sogno e realtà ***


46. TRA SOGNO E REALTÀ


Jacob
Siamo in volo da ormai molte ore, e tra un'ora esatta dovremmo finalmente atterrare all'aeroporto di Rio de Janeiro. Dopo aver visto un film, Renesmee si è addormentata come un ghiro appoggiando la testa sulla mia spalla... A dire il vero mi sono svegliato da poco anch'io, ma Ness è rimasta esattamente nella stessa posizione in cui l'avevo lasciata.
«Devo essere pronta per dopo... ci aspettano taxi e motoscafo», mi aveva detto con un'aria rassegnata.
«Be', in effetti non voglio passare la prima notte di nozze a poltrire... Soprattutto se abbiamo un'intera isola tutta per noi», le avevo risposto, ammiccando.
Faccio un leggero movimento per prendere le cuffiette per la musica dalla tasca dei pantaloni, quando mi accorgo che Ness si sta svegliando. Sposta lentamente il suo viso dalla mia spalla, mollando la presa sul mio braccio.
«La principessa si è svegliata», le sussurro a bassa voce, rubandole un bacio sulle labbra.
«E tu... che cosa hai fatto in tutto questo tempo?», mi domanda subito lei staccandosi svogliatamente dalle mie labbra, con gli occhi ancora semichiusi.
«Ho dormito anch'io, furbetta! Voglio essere più sveglio di te, questa notte...». Quanto mi piace provocare Ness, adoro vederla arrossire.
«Mi sta minacciando, signor Black?», risponde lei spostandosi i capelli all'indietro, facendo la finta ingenua.
«Sì, la sto minacciando... Adesso sei mia moglie, e non mi scappi più!», le rispondo, atteggiandomi da spavaldo.
«Ehi, fai poco lo spaccone, Grande Capo Jake!». Entrambi ci mettiamo a ridere, Ness mi prende la mano ed inizia ad accarezzarla, seguendo con le sue dita bianche e sottili le piccole vene scure che si intravedono sotto la mia pelle.
«Stavo pensando...» le domando, distraendola dai suoi pensieri, «che mi piacerebbe sapere qualcosa in più riguardo all'Isola Esme. Sicuramente Esme e Carlisle ti avranno raccontato la storia di questo... "posto speciale di famiglia", no?». Mi mordo il labbro inferiore, passandomi tra i capelli la mano libera dalla stretta di Ness.
«Be'... quello che so è che nonno voleva fare a nonna Esme un regalo che fosse unico e degno di lei, un posto speciale e lontano dal mondo. Così le ha regalato un'isola... Roba da matti, eh?».
E in effetti, chi diavolo poteva avere l'idea di comprare un'isola a sua moglie?
«Siete una famiglia di pazzi, e Carlisle è davvero un grande».
Nessie mi sorride, avvicinandosi per baciarmi di nuovo.
«Jake...».
Le prendo il mento tra le mani, ho voglia di baciarla ancora. La mia droga personale, difficile fermarsi.
«Non resisto più», si lascia sfuggire all'improvviso. A quanto pare siamo anche telepatici! «Credo che zio Emmett avesse ragione riguardo al fatto che... che non passeremo molto tempo con i vestiti addosso», prosegue, per poi voltarsi come se avesse il timore che qualcuno ci abbia sentiti.
Vicino a noi non c'è nessuno, e Ness ne approfitta per darmi un altro bacio, stavolta più passionale degli altri. Se c'è una cosa che le riesce alla perfezione, è provocarmi... Una tigre nascosta dietro un volto d'angelo, ecco chi è Renesmee.
«Ricorda», le dico, fissandola nei suoi occhi di cioccolato. «Ti farò pentire di averlo detto». E la vedo arrossire di nuovo, mentre sulle sue braccia inizia a comparire la pelle d'oca.
 
L'aereo è atterrato, e Ness ha tirato un sospiro di sollievo non appena abbiamo ritirato le nostre valigie. Nessuno smarrimento, come lei temeva.
Ora siamo in taxi, e stiamo quasi per raggiungere il molo dove ci aspetta il nostro motoscafo.
Guardo fuori dal finestrino, continuando a stringere la mano di Ness. Luci, colori, musica... in questi giorni avremo anche occasione di visitare questa splendida città.
«Mamma aveva ragione», mi dice Ness sporgendosi verso il finestrino del taxi.
«Questa città è stupenda, mi verrebbe quasi voglia di uscire e fermarmi un po'. È così piena di vita!».
«Non stasera, Nessie. Abbiamo un'intera settimana». Nessie annuisce, tornando a guardare fuori dal finestrino.
In lontananza riesco a vedere l'enorme statua del Cristo che sovrasta la città. Il sole è appena tramontato, il cielo è ancora chiaro e illuminato da diverse sfumature di giallo, di rosa e di arancione.
Una volta giunti al molo, due persone in lontananza ci fanno segno di avvicinarci.
«Congratulazioni per le nozze, io sono Mariana. Il signor Cullen mi ha parlato molto di voi», dice la donna, riferendosi a Edward. 
«Ed io sono Francisco, ancora auguri», prosegue a dire l'uomo. Devono essere entrambi sulla quarantina, e sembrano molto gentili e disponibili.
«Jacob Black, piacere mio. Lei è la mia bellissima sposa, Renesmee. Grazie al cielo parlate inglese!», rispondo, con un sospiro di sollievo.
«Ammetto che il portoghese non lo mastico bene neanche io!», aggiunge Nessie.
Ci accomodiamo sul motoscafo, mentre Ness inizia a raccontare a Mariana qualche aneddoto sulla luna di miele di Edward e Bella.
«Tuo padre parla perfettamente il portoghese e sa guidare un motoscafo... io no», le rispondo, mettendo un finto broncio.
«Sei perfetto così», mi risponde lei facendomi letteralmente sciogliere, mentre vedo il vento scompigliarle i lunghi capelli bronzei.
Francisco è impegnato nella guida del motoscafo, mentre Mariana ci racconta di essere la figlia di Kaure e Gustavo, che in passato avevano già lavorato per i Cullen.
«So quanto basta... e so che siete delle splendide persone», dice ad un certo punto, facendoci capire di essere almeno in parte a conoscenza della mia natura e di quella di Nessie.
«Francisco è mio marito, ed è un esperto delle leggende Ticuna. E tu, Renesmee, sei qualcosa di eccezionale».
 
Finalmente raggiungiamo l'Isola Esme, e mi viene un tuffo al cuore pensando che la mia Ness sia stata concepita proprio in questo luogo da sogno.
Francisco scende dal motoscafo con i nostri bagagli, ma glieli tolgo di mano: hanno già fatto abbastanza per noi, e non mi piace approfittare della gentilezza delle persone. Mariana ci informa che il frigorifero è già pieno di qualsiasi cosa possiamo avere bisogno, e, dopo aver salutato entrambi, Francisco fa ripartire il motoscafo, che in poco tempo si allontana di nuovo nel mare.
Deposito i bagagli davanti all'entrata di casa e mi precipito subito in direzione di Renesmee, ancora abbagliata dal paesaggio mozzafiato e dalla "nostra" casa in riva al mare.
La sollevo prendendola in braccio, le sue braccia si aggrappano immediatamente al mio collo e le sue labbra si incontrano di nuovo con le mie... Elettricità allo stato puro.
«La tradizione vuole che lo sposo varchi la soglia di casa con la sua sposa in braccio», le dico, continuando a tenerla tra le mie braccia. Appena entrati in casa, dopo l'ennesimo bacio, Ness prende subito la sua valigia e si precipita in bagno.
«Mettiti il costume Jake, io vado a cambiarmi!».
Approfittando del fatto di essere un attimo da solo, faccio velocemente un giro della casa. A quanto pare c'è un bagno solo, ma giustamente questa casa è pensata per dei vampiri... e i vampiri non hanno bisogno di fare la pipì! Decido di farmi trovare già pronto e quindi mi cambio anch'io, mettendomi il primo costume che trovo in valigia.
Tiro fuori anche l'asciugamano del mare, so quanto Ness detesti la sabbia e non ci si metterebbe seduta neanche se la pregassi in ginocchio. Esco di nuovo di casa, nel cielo ancora chiaro iniziano a comparire le prime stelle. Ma quanto ci metterà Renesmee?!...
Inizio a camminare avanti e dietro sulla battigia, mi sento stranamente nervoso.
Torno in casa, e vedo qualcosa che prima non avevo notato: l'impianto stereo degno di una discoteca, con due enormi casse per la musica. Recupero l'iPod e lo collego allo stereo, facendo subito partire un po' di musica. Adesso va molto meglio, c'era troppo silenzio per i miei gusti.
Torno fuori, lasciando che l'acqua del mare mi bagni i piedi... e quando mi volto, mi accorgo che adesso c'è anche Renesmee. Dio, quanto è bella! La vedo danzare sotto i raggi ancora pallidi della luna, i capelli ondulati smossi dal vento e le sue mani che tengono strette un pareo, che ondeggia anch'esso insieme ai suoi capelli. Renesmee sembra una dea, perfetta come se l'ambiente stesso si stesse inchinando di fronte alla sua perfezione. Una dea che danza alla luce della luna, proprio di fronte ai miei occhi ormai completamente succubi di questa visione così sublime. Si avvicina sempre di più, lasciando cadere a terra il pareo e mostrandomi le sue forme, avvolte da un semplice bikini nero. Renesmee è sempre stata minuta: un metro e sessantacinque, pochissimo se paragonato ai miei quasi due metri di altezza. Nonostante ciò ha delle gambe chilometriche, le più belle gambe che io abbia mai visto. Il bikini nero le fascia perfettamente il seno, la sua semplicità la rende ancora più bella.
"Tutto ciò che ho sempre desiderato, tutto ciò di cui ho sempre avuto bisogno è qui, tra le mie braccia...". Vengo immediatamente colpito dalle parole della canzone in sottofondo, che mai come ora potrebbe essere più perfetta.
Renesmee è finalmente tra le mie braccia, poggio le mie mani sui suoi fianchi morbidi prima che lei possa di nuovo sfuggirmi... E mi bacia, prima di correre verso la riva e tuffarsi in mare. L'acqua è piacevolmente tiepida, e non c'è bisogno di bagnarsi gradualmente per abituarsi alla temperatura. A dire la verità da quando sono un lupo non faccio più molto caso alla temperatura...
«Vieni, Jake! L'acqua è calda, si sta benissimo!», mi dice lei sbucando fuori dall'acqua come una sirena. Non me lo lascio ripetere due volte e la raggiungo in acqua, stringendola di nuovo a me. Il contatto con lei, i nostri corpi bagnati, le sue labbra che vanno a posarsi sul mio collo, mi provocano una strana scarica di elettricità... I nostri respiri si fanno accelerati, finché Renesmee non mi sfugge ancora rituffandosi nel mare cristallino.
Senza che io possa protestare, mi prende per mano e usciamo insieme dall'acqua. Continuo a sentire caldo, e non di certo per la temperatura...
«Adesso guardami, Jake», mi dice, fissandomi negli occhi. La vedo sfilarsi il costume, prima il pezzo di sopra e poi lo slip. E rimanere nuda, e bellissima, davanti ai miei occhi. Rimango imbambolato come un perfetto idiota, di fronte al suo gesto così audace e alla sua bellezza non umana.
Mi avvicino lentamente a lei, lasciandomi ammaliare dalla sua perfezione. Sento i suoi capelli bagnati sfiorare la mia pelle, e le sue mani che mi liberano finalmente dal costume, facendolo scivolare sulla sabbia.
«Sei bellissimo», mi dice, poggiando la sua testa all'altezza del mio cuore. «E per me, questa è una nuova "prima volta"», prosegue.
«La prima volta come Renesmee Cullen-Black». Mia moglie, aggiungo mentalmente. Ancora non riesco a credere di essere così fortunato.
«Renesmee Black basta...», mi dice, sbattendo le sue ciglia lunghissime come se fossero ali di farfalla. Il suo modo di sedurmi, così elegante e raffinato... Renesmee non potrebbe mai essere volgare, neanche se ci si mettesse d'impegno. Ci lasciamo cadere sul telo da mare, e Renesmee si mette subito a cavalcioni su di me. Lascio che sia lei a comandare la situazione, voglio abbandonarmi completamente a lei... almeno per un po'. La sento avvolgere le sue gambe sempre più saldamente al mio bacino, per essere sicura di avermi in pugno. Si china per baciarmi prima sulla fronte, poi sulla bocca, poi sul collo... Come se mi stesse contemplando, senza lasciarsi sfuggire neanche un dettaglio. Neanche un solo millimetro della mia pelle. Si getta all'indietro i capelli, selvaggi come la criniera di un leone, mentre le mie braccia le afferrano saldamente i fianchi, e le mie labbra sono impegnate a deliziarsi della sua bellezza. Del suo collo sottile, della sua pelle lunare... del suo seno, dove le mie labbra si soffermano fin troppo a lungo. E sento i suoi sospiri carichi di desiderio, preludio del piacere vero e proprio.
Renesmee mi desidera come mai prima d'ora, è pronta per accogliermi e rendermi di nuovo suo. E potrebbero passare cento, mille anni o l'eternità, ma io non ne avrei mai abbastanza...
«Potrei tenerti prigioniero per sempre», mi sussurra, prima di catturarmi con gli occhi. I suoi occhi sono sempre stati il mio dolce baratro, il luogo della mia perdizione...
 
Renesmee
«Ness, non guardarmi così...», mi sussurra Jacob come a supplicarmi, incapace di reggere il mio sguardo. Sposta le sue labbra sul lobo del mio orecchio, lentamente. Mi sta facendo impazzire, come se fossi sotto l'effetto di una strana sostanza stupefacente...
«Amo perdermi nei tuoi occhi», mi sussurra ancora. Jake mi fa scivolare di fianco, i miei capelli finiscono sulla sabbia. Ora è sopra di me, e riprende a baciarmi dappertutto, sempre più giù, raggiungendo infine la parte più intima di me. Istintivamente il mio corpo asseconda ogni suo gesto; le mie gambe si aprono lentamente come un fiore che sta per sbocciare, avvolgendosi attorno alla sua vita... Lo stringo più forte, aggrappandomi ai suoi capelli bagnati e baciando la sua pelle che sa di salsedine, finché non lo sento finalmente dentro di me.
«Ti amo, Renesmee». Non me lo dice mai, ma quando lo fa è qualcosa di meraviglioso. Inizia a spingere lentamente, aumentando la velocità non appena torno abbastanza lucida da seguire i suoi movimenti... Perdiamo entrambi la consapevolezza del tempo e della realtà, completamente immersi nel piacere più sfrenato, ma al tempo stesso più dolce che possa esistere...
Riapro gli occhi per un secondo, guardando il cielo immenso sopra di noi. Oggi è il 10 agosto, e ripenso subito al perché Jacob avesse scelto questa data, per le nostre nozze.
«Una stella cadente!». Jake si volta appena in tempo per vederla, la stella attraversa il cielo come una folgore e poi sparisce all'orizzonte.
«Qual è il tuo desiderio?», gli domando continuando ad accarezzargli i capelli, notando il suo battito incredibilmente veloce.
«Non potrei dirlo, ma per te farò un'eccezione... tanto conosci già la risposta. Ti voglio accanto sempre, Ness. E ti desidero per tutta la notte...».
Ritorniamo a perderci l'uno nell'altra, per chissà quanto tempo... Per tutta la notte, finché i primi raggi del sole ci colgono ancora svegli, ancora impegnati ad amarci. Inizio ad avvertire il sonno, Jake mi solleva per portarmi in casa... e mi addormento, felice come non lo sono mai stata prima d'ora...
... Al mio risveglio sono in un comodissimo letto matrimoniale, e vengo subito travolta dai ricordi di questa notte. Eravamo in spiaggia, ma poi siamo venuti qui... adesso ricordo perfettamente. Sono coperta solo dal lenzuolo, le punte dei miei capelli sono ancora piene di sabbia. Avrò dormito massimo due ore, ma mi sento incredibilmente riposata e... soddisfatta.
Mi alzo dal letto, coprendomi con un asciugamano per il mare. Ho davvero bisogno di farmi una doccia, non riesco neanche a passarmi le mani tra i capelli. Ma non appena mi guardo allo specchio, nonostante la sabbia tra i miei capelli arruffati, mi vedo bellissima; raggiante. Il sorriso disegnato sul mio volto non ha alcuna intenzione di scomparire. Sento i passi silenziosi di Jake venire verso la stanza, e in meno di un secondo lo sento abbracciarmi da dietro. Mi bacia i capelli, poggio le mie mani sulle sue voltandomi per guardarlo meglio.
«Dormito bene?», mi dice sorridendo appena, con un'aria stravolta che lo rende ancora più affascinante.
«Tu sei il dio del sesso, Jacob Black...», mi lascio sfuggire, ormai sono completamente andata. "L'abbiamo persa", direbbe zia Alice se fosse qui.
«Ma ho bisogno di farmi una doccia, e non credo che da sola riuscirò a togliere tutta questa sabbia dai miei capelli...». La sabbia. Bella scusa, Nessie...
Senza rispondermi, Jake mi trascina in bagno ed entriamo insieme nella doccia. Mi lascio pettinare i capelli, facendo scivolare via ogni granello di sabbia... E poi, la tentazione per entrambi è troppo forte. In fondo l'ho provocato io, e non desideravo altro. Se papà potesse sentire i miei pensieri in questo istante, penserebbe che Jacob mi ha trasformata in una vera pervertita...
«Be'... adesso la sabbia non c'è più, non hai scuse. Sono o no il dio del sesso?». Jake mi trattiene contro le mattonelle della doccia, e il tutto accade in pochi secondi, come se il mio corpo fosse fatto apposta per accogliere il suo. Ricordo quanto fossi agitata ieri sera, prima di uscire dal bagno. Agitata, ma solo perché ero talmente impaziente da essere totalmente su di giri. Perché volevo essere bellissima agli occhi di Jake, come se fosse davvero la nostra prima volta. E, in un certo senso, lo è stata davvero. La prima volta come marito e moglie, come Jacob e Renesmee Black.
«Lo sei, Jake... ma adesso non montarti la testa!».
Quella di ieri è stata una delle notti più belle della mia vita...
 
 
Alcuni giorni dopo
 
Non mi sembra vero, le giornate all'Isola Esme sono praticamente volate. Oggi è l'ultimo giorno che Jake ed io passeremo qui, ma Jacob non ha ancora voluto svelarmi quale sarà la seconda tappa del nostro viaggio di nozze...
Questi giorni sono stati un vero e proprio sogno ad occhi aperti: abbiamo visitato l'isola, abbiamo fatto esattamente ciò che volevamo: niente orari, regole, soltanto noi due e nessuno che ci dicesse cosa fare. La noia è una parola che non esiste in questo posto, Jake ed io sappiamo bene come occupare ogni secondo del nostro tempo. E poi Francisco e Mariana ci hanno portati a visitare Rio, sia di giorno che di sera. Siamo andati a ballare, ed è stato davvero bellissimo. Abbiamo anche parlato con la mia famiglia via webcam, i bambini si stanno divertendo un mondo con i nonni e gli zii. I miei figli sono i bambini più viziati dell'universo, con una famiglia come la mia.
La spiaggia, la casa, il mare... mi mancherà ogni singola cosa di questo posto.
Le valigie sono quasi pronte, partiremo domani mattina. Ci aspetta l'ultima notte qui all'isola, e l'ultimo bagno in questo mare cristallino. Mamma mi aveva detto che si possono avvistare le focene o i delfini, ed ho coinvolto Jake in questa piccola "missione". Mi tuffo da uno scoglio, seguita a ruota da Jake. Abbiamo avvistato dei delfini, mi piacerebbe poterli vedere più da vicino.
«Ness, sei sicura di poterli avvicinare?», mi domanda Jake. Chissà se i delfini avvertono che cosa siamo realmente...
«Loro avvertono se sei pericoloso o no... Io voglio solo vederli, è sempre stato un mio sogno fare il bagno con i delfini. Sono bellissimi, e molto intelligenti». Mi rituffo in acqua, cominciando a nuotare come un pesce. Riesco a trattenere il fiato a lungo, molto di più di un semplice umano. Jacob tiene bene il mio ritmo e mi segue, riuscendo persino a baciarmi sott'acqua. Ci ritroviamo esattamente nel bel mezzo del branco di delfini, e un cucciolo più curioso degli altri inizia a nuotare verso di me. Mi sfiora con il muso e inizia a farmi gli scherzi, facendomi ricadere in acqua. Provo ad accarezzarlo, e lui non si sposta... Anzi, sembra proprio che io gli piaccia.
«Jake, avvicinati... è bellissimo». Anche Jacob si avvicina, ma il delfino sembra più restio a farsi accarezzare da lui.
«Secondo me hai fatto innamorare anche il delfino», mi risponde lui avvicinandosi con cautela, per non spaventarlo.
«Lo so amico, la mia Ness è bellissima». Il delfino resta a giocare con noi, alla fine anche Jake riesce ad accarezzarlo. Non vedo l'ora di raccontarlo a Michael e Sophia, resteranno a bocca aperta. Ormai è il tramonto, e almeno per questa notte dovremo andare a letto presto, il volo è domani mattina alle otto.
 
Dopo esserci fatti una doccia e aver cenato, faccio un ultimo giro della casa. Questo posto già mi manca... Sarebbe bello tornarci, anche con i bambini.
«Renesmee?». Mi volto, notando che Jake è proprio dietro di me. Mi solleva appoggiandomi sul tavolo della cucina, e mi abbraccia.
«Mancherà anche a me», mi dice, mentre mi avvicino di più a lui. A volte anche lui sembra leggermi nel pensiero. «... E mi mancherà fare l'amore con te in ogni angolo della casa, e ogni volta che vogliamo», ammette, abbassando gli occhi. Lui che non è mai in imbarazzo, adesso è talmente agitato che riesco a percepire il suo battito accelerato.
«Questo sarà il nostro piccolo segreto, Jake. Guai a te se lo racconti a zio Emmett». Ridiamo entrambi, mentre Jake mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Potrà sembrarti assurdo, ma ti desidero ancora... qui, in questo momento», mi dice, sollevandomi appena il vestito leggero che porto indosso.
«Se ti svelo un segreto, prometti che non scoppierai a ridere?», gli domando, bloccando le sue mani sui miei fianchi.
«Lo giuro solennemente», mi risponde poggiandosi una mano sul cuore.
«Mi basta solo sfiorarti la mano, per avere ancora voglia di te... È sempre stato così». Non mi dà il tempo di aggiungere altro, e le sue labbra sono di nuovo sulle mie... Il sapore dei suoi baci è qualcosa a cui non potrei mai rinunciare.
Questa non sarà l'ultima volta all'Isola Esme. Abbiamo un'infinità di tempo...


 
NOTA DELL'AUTRICE
Ciao!! Scusatemi di nuovo per il ritardo, ormai ci ho fatto l'abbonamento :P
Ho deciso di dividere il capitolo della luna di miele in due parti, altrimenti sarebbe stato più lungo di un papiro egizio... quindi il prossimo sarà dedicato alla seconda tappa del viaggio di nozze, e ci sarà anche un pov Bella a fine capitolo.
Parlando di ciò che avete appena letto... è stato molto molto difficile da scrivere. Doveva essere assolutamente speciale, spero di esserci riuscita e di non aver deluso le vostre aspettative.
Ho voluto mostrare come Renesmee sia molto più audace rispetto a com'era Bella ai tempi della sua luna di miele... anche perché non era affatto la prima volta, per Nessie e Jake :P
Dimenticavo, la canzone a cui faccio riferimento nel capitolo è "Enjoy The Silence" dei Depeche Mode.
Lascio a voi commenti, che ansia XD

Un bacio, e la prossima settimana spero di essere più puntuale :D
Greta 


Una piccola foto dell'Isola Esme... non potevo non metterla!

Ritorna all'indice


Capitolo 47
*** Vacanze romane ***


47. VACANZE ROMANE


Renesmee
«Allacciate le cinture di sicurezza, l'aereo è in fase di atterraggio», ci annuncia una delle hostess. È di nuovo sera, e l'aereo sta finalmente per atterrare. Sono davvero distrutta, nonostante io abbia dormito parecchie ore durante il volo. L'aereo partito dall'aeroporto di Rio si è fermato a Londra, dove Jake ed io abbiamo dovuto fare uno scalo. Jacob, fino all'ultimo minuto, non ha voluto svelarmi la nostra destinazione... A dire la verità l'ho scoperta soltanto quando abbiamo dovuto prendere il secondo aereo.
«Ebbene sì, ti porto a Roma!», mi aveva detto poco prima di salire sul nostro volo. Gli sono praticamente saltata in braccio per la felicità, visitare Roma è sempre stato un mio desiderio e forse papà ci ha messo lo zampino nel consigliare questa meta a Jake.
Una volta arrivati quasi non mi sembra vero di rimettere piede a terra, con tutti questi viaggi in aereo. Ancora un po' frastornati ci guardiamo attorno, c'è una piacevole brezza che mi fa subito sentire meglio. Siamo a Roma, all'aeroporto di Ciampino, e adesso ci aspetta anche un bel viaggetto in taxi. Credo che mi butterò sul letto non appena saremo in albergo, e che dormirò come un sasso fino alle due... Anzi, le tre del pomeriggio.
 
L'albergo è nei pressi del Colosseo, molto elegante ed accogliente. La vista dalla nostra stanza (una delle suite dell'hotel) è davvero meravigliosa, ma non riesco proprio a reggermi in piedi. Mi tolgo le scarpe da ginnastica e mi butto immediatamente sul letto matrimoniale, a peso morto. Jacob fa la stessa cosa, sta morendo dal sonno ancora più di me!
«Jake...», mormoro con la voce assonnata, guardando di sfuggita verso il balcone per poi avvicinarmi di più a lui.
«Che c'è, Ness...». Ha già chiuso gli occhi, ma mi stringe la mano con la sua.
«Come facevi a sapere che mi piace Roma?».
Jacob apre gli occhi, e mi guarda attentamente. Sta per dire una delle sue frasi ad effetto, questo è poco ma sicuro...
«Vedi, Ness... Roma è la città eterna. Ed io ho pensato di visitarla con il mio eterno amore!». Mi scappa un sorriso, e bacio Jake sulle labbra prima di lasciarlo dormire.
«Di' la verità, questa frase te la sei preparata da mesi».
«Sì... lo ammetto!».
«Buonanotte, Jake». Spengo la luce accoccolandomi sul petto di Jake, e sprofondo subito nel mondo dei sogni.
«Buonanotte, Ness».
 
Il mattino dopo, come avevo previsto, ci svegliamo davvero tardi. Maledetto fuso orario, sono le due del pomeriggio... Abbiamo perso la colazione, ed ora sto letteralmente morendo di fame. Fa davvero molto caldo, anche se il cielo di Roma è funestato da qualche nuvola. Mi infilo i pantaloncini jeans e una canottiera bianca, Jake è già vestito e mi sta aspettando in balcone.
«Visto che è ora di pranzo, che ne dici di un bel ristorante italiano?», mi domanda Jake, una volta usciti dall'albergo. Per fortuna non dobbiamo camminare molto per trovarne uno, veniamo subito attratti da un buonissimo profumino. Jacob se ne approfitta del fatto che so parlare italiano, e lascia fare tutto a me. In genere i turisti inglesi o americani che sanno parlare l'italiano sono un'autentica rarità, ed io me ne vanto di conoscerlo così bene. Tutto merito di nonno Carlisle, gli avevo chiesto di insegnarmelo nel periodo in cui aveva iniziato a farmi studiare la Divina Commedia.
Una volta finito di mangiare, ci aspetta un bel giro di Roma con il pullman turistico, quello con il tetto scoperto.
Prendiamo posto, mentre Jacob mi poggia un braccio attorno alle spalle.
«Grazie», gli dico, appoggiandomi a lui. Mentre il pullman si mette in moto, metto una mano tra i capelli di Jake e lo bacio, mentre sento una coppia di turisti anziani bisbigliare un "Guarda che carini!".
Jacob sorride, se n'è accorto anche lui. Tutti dicono che siamo una bella coppia, e mi ritengo la ragazza più fortunata di questo mondo ad avere un uomo come Jacob tutto per me. E mi è bastato venire al mondo, per renderlo per sempre mio...
«Grazie per cosa, Ness... Tu mi dai tutto, sono io a doverti ringraziare della tua esistenza». Mi osserva con uno sguardo incredibilmente dolce, mi dice certe frasi come se fossero la cosa più normale del mondo. Gli vengono del tutto spontanee, sul momento.
«All'inizio non ero sicuro di portarti qui. Sai com'è, Italia uguale Volturi...».
«Ma no, Jake... Quella è acqua passata. E Sappi che un giorno dovrai portarmi anche a Firenze». La guida turistica inizia a parlare al microfono, non appena raggiungiamo le vicinanze della Basilica di San Pietro. Il cielo è di nuovo sereno, e il vento che soffia tra i miei capelli mi fa sentire bene.
«Siediti in braccio a me, così guardi meglio», mi dice Jake. Non ci penso due volte, guardare Roma tra le braccia di Jake rende questa città ancora più bella.
Il pullman attraversa alcuni tra i posti più significativi di Roma: il Colosseo, Castel Sant'Angelo, i Fori Imperiali, passando per Piazza Venezia e per le vicinanze di Piazza del Popolo.
Una volta scesi dal pullman, la guida ci porta a visitare il Colosseo. C'è molta fila, ma è questione di poco. Il nostro gruppo ha una specie di convenzione, e abbiamo il diritto di passare per primi. Alcuni turisti si fanno le foto con degli uomini vestiti da centurioni, uno di loro fa il gesto di inchinarsi di fronte a me non appena gli passo davanti.
Jacob, in tutta risposta, mi bacia. Sempre il solito geloso, adoro quando fa così. Dopo una ventina di minuti riusciamo finalmente a visitare il Colosseo: mi fa uno strano effetto pensare che questa struttura sia in piedi da più di duemila anni...
«Ness, secondo te è più vecchio il Colosseo o i Volturi?». Guardo male Jake, nascondendo la testa sul suo petto per evitare di scoppiare a ridere.
«In questo momento ad Aro e i suoi amichetti staranno fischiando le orecchie, è già la seconda volta che li nominiamo!», gli rispondo.
«Resta il fatto che sono più vecchi del Colosseo... Dei fossili viventi, praticamente!».
 
Quando torniamo in albergo, siamo di nuovo esausti. Ma ho deciso che in questi sei giorni che ci rimangono voglio visitare tutti i luoghi più belli di Roma, in fondo abbiamo parecchio tempo.
Sento squillare il cellulare, e mi precipito subito a vedere chi è.
Leggo il nome di mamma, e rispondo immediatamente. Per fortuna hanno tenuto a mente il fatto che c'è il fuso orario.
«Ciao, Renesmee!».
«Mamma... come stai? I bambini?». Mi lascio prendere dall'entusiasmo e inizio a farle una marea di domande.
«I bambini stanno benissimo, voi pensate a divertirvi... Come stanno andando le vostre vacanze romane?». Mentre mamma parla, avverto in sottofondo le vocine dei miei figli.
«Allora tu lo sapevi che Jacob mi avrebbe portata a Roma! È tutto perfetto, davvero... Jacob è perfetto, e amo questa città!», rispondo, voltandomi verso di lui. Glielo passo, dopodiché chiediamo di parlare con Sophia e Michael.
«Mamma, papà! Gli zii ci hanno portato al luna park», inizia a raccontare Sophia.
«E oggi siamo stati in piscina con Lily!», aggiunge Michael.
«Però ci mancate tanto!», dicono in coro. «Sì, tanto... Quando tornate c'è una sorpresa!». Le loro vocine si sovrappongono, sono felice di sapere che se la cavano bene anche senza di noi. Ma non vediamo l'ora di riabbracciarli, anche perché è la prima volta che li lasciamo senza di noi per tanti giorni, e iniziamo ad avvertire la loro mancanza.
Dopo aver terminato la chiamata, Jacob mi domanda se io abbia voglia di uscire.
Vedere Roma di notte sarebbe davvero bello, ma non appena mi affaccio al balcone della nostra stanza mi accorgo che ha iniziato a piovere a dirotto.
«Mi sa tanto che ci toccherà rimandare...», dico a malincuore, mentre Jake è sdraiato sul letto con indosso soltanto un paio di pantaloncini. A dire il vero non mi dispiace affatto della pioggia...
«Aspettami qui», gli dico, gettandogli una maglietta in faccia.
«Che fai?».
«Tieniti quella maglietta in faccia... e non guardare finché non te lo dico io. Torno subito!». Vado in bagno portami dietro una "busta speciale" messa in valigia da zia Alice. Vediamo un po' che cosa ha combinato la zia, visto che all'Isola Esme non ci ho neanche pensato a guardare... Non ne ho davvero avuto il tempo!
Dentro la busta c'è anche un biglietto, scritto con la sua bella calligrafia ordinata.
 
Ciao, nipotina... ecco quelle pazze delle tue zie che ti rompono le scatole anche in luna di miele!
Adesso che sei una donna sposata devi essere ancora più bella, e siamo sicure che Jacob apprezzerà molto ciò che ti abbiamo messo in questa busta... Fanne buon uso, e ricorda che quando torni vogliamo conoscere tutti i dettagli!
Un bacio dalle tue zie Alice e Rosalie.
 
Sorrido, rimettendo il biglietto nella busta. Sono contenta che anche zia Rose abbia partecipato al regalo, in genere queste cose sono più tipiche di zia Alice.
Nella busta ci sono diversi completini intimi di pizzo nero con eleganti trasparenze, scelgo quello che mi piace di più e lo indosso. Sorrido non appena ripenso che zia Alice aveva fatto la stessa cosa dodici anni fa, quando le avevo raccontato di aver fatto l'amore con Jacob per la prima volta. E nello specchio mi sembra di rivedere me emozionata come lo ero allora.
Sempre uguale nell'aspetto, questo sì... Ma ora sono una madre, una moglie e una donna adulta. Nei miei occhi da ragazzina si celano anni di ricordi: alcuni più difficili, come i due incontri con i Volturi; altri bellissimi, come la nascita dei miei figli e ogni singolo momento passato con Jake...
Lego i miei capelli con una matita, questa è una cosa che mi ha insegnato zia Rose ormai parecchio tempo fa. Dice che è una cosa molto sexy... Chissà, forse è uno dei punti deboli di zio Emmett. 
Torno in camera camminando in punta di piedi, ma Jake non è più sul letto. È in balcone, a guardare la pioggia che diventa sempre più forte.
La stanza è grande, e mi appoggio allo stipite della porta, dicendo a Jake di tornare seduto sul letto.
«Senza guardare!», aggiungo, mentre Jake continua a tenere lo sguardo basso.
«Ora posso...?», mi domanda, dopo essersi di nuovo sdraiato.
«Sì».
Non appena Jacob apre gli occhi, noto subito l'effetto che il mio completino intimo ha su di lui. E in realtà so benissimo che il merito non è della mia lingerie, ma solo e soltanto mio: mi guarda come se fossi la cosa più bella dell'universo... e in modo incredibilmente dolce, ma al tempo stesso anche pieno di desiderio. Con un gesto molto "teatrale", come lo definirebbe zia Rose, mi tolgo la matita dai capelli, che ricadano subito lungo la mia schiena tornando perfettamente al loro posto.
«Sei un sogno, Renesmee... potresti avvicinarti? Non sono sicuro che tu sia reale». Jacob ha un modo tutto suo di dimostrarmi a parole il suo amore. Non mi dice spesso "ti amo", se non quando lo decide lui. E non mi chiama mai "amore", perché dice che è un soprannome che danno tutti, e se lo si usa troppo spesso perde di valore.
Mi sdraio sul letto proprio accanto a lui, lasciandomi ammirare dalla testa ai piedi. Jacob poggia timidamente una mano sui miei fianchi, facendo su e giù con le dita... E sembra volermi dire qualcosa, ma poi si blocca.
«Aspettami qui, e non ti muovere», mi dice.
«È una specie di vendetta per prima? Per averti fatto aspettare... Jake!».
«Aspetta e vedrai». Con un movimento veloce Jake si alza dal letto, andando a prendere la matita che poco fa avevo tra i capelli e un blocco di fogli bianchi per gli appunti. Prende una sedia, posizionandola proprio al lato del letto, ed inizia a disegnare...
«Vuoi farmi un ritratto?».
Jacob è bravissimo a disegnare, una passione che abbiamo in comune e che abbiamo trasmesso anche ai nostri figli, soprattutto a Michael.
«Voglio catturare questo momento, Renesmee». Resto ferma a guardarlo mentre inizia ad abbozzare sul foglio di carta la mia immagine. Non è la prima volta che mi ritrae, e quando lo fa ha una strana luce negli occhi. Jacob è estremamente concentrato, con la matita in mano e il blocco nell'altra. Ha la mascella contratta, e ogni tanto si passa la mano tra i capelli... Gli sono leggermente cresciuti, e qualche ciocca gli cade sulla fronte. Potrei restare a guardarlo per tutta la notte, scoprendo ogni volta nuovi dettagli da ammirare.
 
«Ho finito», mi dice più o meno un'ora dopo. Un semplice disegno in bianco e nero, che mi riproduce perfettamente.
«È bellissimo, Jake... e adesso?». Jacob ritorna sul letto, mettendosi sopra di me e bloccandomi con le sue braccia, da entrambi i lati.
«Adesso voglio fare l'amore con la mia opera d'arte...».
Ieri sera eravamo troppo stanchi per poter fare qualsiasi cosa, appena arrivati in albergo. Adesso invece, con il rumore della pioggia in sottofondo, mi lascio andare completamente, distendendomi sotto di lui.
«La nostra prima volta nella città eterna... Ti amo, Jake».
Sapevo che il completino non mi sarebbe rimasto addosso troppo a lungo... Spero che zia Alice mi perdonerà!
 
Il mattino seguente ci svegliamo abbastanza presto, il rumore della sveglia fa sobbalzare Jake. Guardo fuori dalla finestra e sorrido, vedendo che il cielo è di nuovo limpido e senza neanche una nuvola. Faccio come per alzarmi ma Jake mi blocca, sorprendendomi con uno dei suoi baci.
«Questa notte è stato bellissimo... Con te è sempre, bellissimo», mi dice, sdraiandosi di nuovo con il volto poggiato nell'incavo del mio collo.
«Non sarà che ti sto viziando troppo, Jake?», gli domando, giocherellando con i suoi capelli lisci.
Jake alza il mento per darmi un ultimo bacio, prima di alzarsi dal letto. Ha ancora il segno dei lividi lasciati dalle mie mani sulle sue spalle, anche se sono quasi scomparsi. L'abitudine di stringerlo con troppa forza non mi abbandonerà mai, è una di quelle cose che non riesco a controllare.
«Detesto farti questo...», gli dico mentre mi alzo dal letto, infilandomi la sua camicia.
«Questo cosa, Ness?».
«I lividi, Jacob. Succede ogni volta che noi due facciamo...». Jacob mi interrompe.
«Ehi, sono un lupo... guariscono nel giro di qualche ora. Mi hai mai sentito lamentarmi in dodici anni? Se il prezzo da pagare per passare l'eternità accanto a te sono i lividi, be'... ti assicuro che ne vale la pena!». In certi momenti capisco come deve essersi sentito papà, durante la luna di miele. Era stata mamma a raccontarmi della faccenda dei lividi. E lei era umana, quindi non guariva in fretta come Jacob. Dopo la sua prima notte di nozze si era svegliata piena di lividi, e così nelle volte successive. Inoltre era piena di lividi sul pancione quando era incinta di me... Io scalciavo, e senza poterlo evitare le facevo del male.
«Ness, per favore... non rovinare tutto. All'Isola Esme non ci hai mai dato troppo peso, e sono stati i sette giorni più straordinari della mia vita. Sai che ti dico? Se fossi umana saresti piena di lividi anche tu, quindi siamo pari!». Mi lascio abbracciare da Jake senza replicare, e scendiamo subito a fare colazione. Il caffè italiano è tutta un'altra cosa rispetto al nostro... Qui è tutto buonissimo.
Dopo esserci cambiati con qualcosa di comodo, siamo finalmente pronti per uscire. Oggi visiteremo la Basilica di San Pietro, dopodiché prenderemo la metro e faremo un giro a Villa Borghese. Jacob ha pianificato tutto il viaggio alla perfezione, mi ha sorpreso molto.
 
 
«Ti dirò, quei gruppetti di turisti li trovo così noiosi!», mi dice sottovoce non appena usciamo dalla Basilica.
«Anch'io... Mi piace il fatto che siamo soltanto noi due».
«E devo dire che sei molto preparata, tu non hai bisogno di una guida turistica», mi confessa.
«Per quello devo ringraziare nonno Carlisle. Quando ha iniziato a farmi studiare la storia, la civiltà di Roma mi ha sempre affascinata. Ho voluto saperne il più possibile, e poi la cosa bella è che nonno non è come quei noiosi professori di storia del liceo... Per non parlare di quando mi ha fatto studiare i secoli in cui è vissuto! La storia è tutta un'altra cosa, se raccontata da qualcuno che l'ha vissuta. Papà ha assistito alla prima e alla seconda guerra mondiale e a tutti gli avvenimenti importanti del Novecento». Mi viene da ridere non appena ripenso al mio professore: lo prendevamo sempre in giro io, Jennifer e Mark, per la sua abitudine di chiamarci "signori".
«Be', il professore di storia che avevo alla Riserva non era male. Sempre meglio del prof. di matematica!», mi dice Jacob.
«Ti ricordi il mio professore di storia, Jake? Turner, quello calvo con gli occhialetti...».
«Sì, quello che ti diceva che io avevo l'aria da cattivo ragazzo... Che pezzo di idiota!».
Dopo aver preso la metro, raggiungiamo finalmente Piazza del Popolo. Ci dirigiamo verso Villa Borghese, in direzione del Pincio. Da lì c'è una vista spettacolare, almeno dalle foto viste su internet è così! Inizio a correre, con la mano ben stretta nella sua, per poi lasciarla.
«Adesso acchiappami, fammi vedere quanto corri veloce!».
 
Jacob
Renesmee inizia a correre come una matta, quasi dimenticandosi che siamo in mezzo a persone normali. Potrei correre più veloce di qualsiasi campione della corsa, ma attirerei su di me un po' troppi sguardi.
Riacciuffo Renesmee bloccandola contro un albero, e dandole uno di quei baci così passionali da farla andare fuori di testa. Le mordo delicatamente il labbro inferiore, staccandomi da lei.
«Okay, Jake... mi hai convinto, non scappo più». Sorrido compiaciuto, vedendo che Renesmee ha il fiatone. E non di certo per la corsa...
«Dove scappi, senza di me? Senza i miei baci non potresti resistere neanche due secondi, Ness. Nessuno bacia meglio di me».
«Abbassa la cresta, lupacchiotto. Ti basta vedermi con uno di quei completini intimi addosso e ti sciogli come un ghiacciolo al sole!». Ness ha sempre saputo come tenermi testa... Ha sempre la risposta pronta, in qualunque occasione. La dolcezza contrapposta alla forza, questo suo lato del carattere è una delle cose che amo di più di lei.
Di fianco a noi c'è un gruppo di ragazzine che mi guardano come se fossi una specie di loro idolo, o qualcosa del genere. Mi piacerebbe tanto sapere che cosa stanno dicendo, ma non so neanche una parola d'italiano...
«Ness?».
Renesmee si gira per un secondo verso le ragazzine, per poi tornare a guardarmi. A quanto pare lei ha ascoltato attentamente tutta la loro conversazione.
«Prima la cameriera, poi la tipa del bar... possibile che fai colpo su qualsiasi essere di sesso femminile e non solo?», mi dice con un'aria scocciata. È adorabile quando fa la gelosa, è sempre stata molto possessiva e in questo facciamo quasi a gara.
«Vogliamo parlare del finto centurione, del cassiere del ristorante e di quel branco di imbecilli che ti fischiavano dietro?», ribatto subito.
«Siamo pari, Grande Capo...».
«Traduci, Ness, voglio farmi quattro risate».
Arriviamo finalmente alla terrazza del Pincio, con ancora le ragazzine alle calcagna. Renesmee mi prende in contropiede e mi bacia... sta difendendo "il suo territorio"!
«Be'... una di loro ha detto - testuali parole - che "hai un culo perfetto"».
«È la verità, perché ti arrabbi!». Renesmee sbuffa, alzando gli occhi al cielo.
«... L'altra ha detto che "sei tutto perfetto" e che vorrebbe saltarti addosso. E poi, le altre cose sono troppo volgari per poterle ripetere! Solo io posso dirti certe cose, sei proprietà privata Jacob Black». Wow, devo farla ingelosire più spesso!
Il sole illumina i capelli di Renesmee di una bellissima sfumatura dorata, che ne fa risaltare il colore bronzeo.
«Da qui si vede tutta Roma», esclama sorpresa, facendosi di nuovo abbracciare.
«Io preferisco guardare te!». Nessie arrossisce, come una bambina che riceve un complimento.
«Quando torniamo a La Push dovrò raccontare ai nostri amici che sei diventato un romanticone... Adesso andiamo, abbiamo ancora tanti posti da visitare!».
 
Ogni giorno con lei è una continua sorpresa, e quando torneremo a casa so già che sarà difficile non avere Renesmee a mia disposizione ventiquattro ore su ventiquattro... Però saremo finalmente una famiglia: vivremo da soli con i nostri due figli, nella nostra casa. Io continuerò il mio lavoro, e Renesmee per adesso si occuperà dei bambini. Non ha bisogno di lavorare con una famiglia come la sua alle spalle, e lei stessa ha detto che vorrà intraprendere gli studi universitari quando i bambini saranno più grandi. Per passione, non per denaro.
Voglio viziarla e prendermi cura di lei, come ho sempre fatto. Solo che adesso sarà tutto diverso, e più bello.
Oggi è il penultimo giorno della nostra vacanza a Roma, domani sera ci aspetta un lunghissimo viaggio di ritorno. Guardo Renesmee dormire accanto a me, bella come un angelo e con un'espressione felice in volto... Mi piace pensare che stia sognando me.
In questi giorni siamo riusciti a visitare quasi tutti i luoghi più belli di Roma, e l'ho portata a cena in un bel ristorante sul Tevere, nei pressi di Ponte Milvio. Quando siamo arrivati alla Fontana di Trevi abbiamo gettato entrambi una moneta, come vuole la tradizione, e alla Bocca della Verità mi ero divertito a fare lo scemo quando le avevo detto «Se non mi ami davvero ti mangerà la mano!» 
Questa mattina l'ho anche portata a fare un giro su una di quelle carrozze con i cavalli, ma la mia Nessie è sempre la solita: si è voluta accertare, facendo una marea di domande al vetturino, che il cavallo fosse tenuto in buone condizioni. Era tutto in regola, e alla fine siamo partiti! Il vetturino non era affatto infastidito dalle domande di Ness, dette in un perfetto italiano ma con il suo irresistibile accento americano. Ci ha persino fatto lo sconto, Renesmee ha il potere di ammaliare chiunque... Come ha fatto con me praticamente ogni sera, mostrandosi ogni volta con indosso un nuovo completino intimo, uno più sexy dell'altro. Qualcosa mi dice che c'è lo zampino di Alice dietro a tutto questo, Nessie mi aveva parlato di un regalo speciale fatto da sua zia.
Facciamo l'amore ogni volta che possiamo, abitudine che abbiamo acquisito durante la settimana all'Isola Esme e dalla quale sarà molto difficile staccarsi... Abbiamo un bisogno inesauribile l'uno dell'altra, e so bene che per entrambi non si tratta solo di sesso e dell'attrazione fisica che abbiamo sempre provato l'uno per l'altra. Il solo pensiero di farlo con una donna che non sia Renesmee mi ripugna totalmente, e lei mi aveva confessato la stessa identica cosa, ormai molto tempo fa.
«Non riesco neanche a immaginare di farlo con qualcuno che non sia tu, Jake. E poi, non avrebbe alcun senso... ho bisogno di te, e di sentirti mio mentalmente e fisicamente. E avrò sempre bisogno di te, perché sei tu a rendermi la persona che sono», mi aveva detto, con una naturalezza e una spontaneità che mi avevano lasciato senza parole. Non sono del tutto d'accordo, non sono io a renderla speciale: lo è e basta.
È buffa la posizione in cui dorme, con entrambe le mani protese verso il mio cuscino, come se volesse stringermi. Adesso porta la fede all'anulare sinistro, ma sull'altra mano continua a portare l'anello di fidanzamento con il simbolo dell'infinito. Mi sdraio di nuovo accanto a lei accogliendola tra le mie braccia, e ripensando alla serata appena trascorsa: la nostra ultima serata nella città eterna.
Dopo aver cenato con un bel piatto di pasta e un gelato artigianale, Ness ed io abbiamo camminato un po' per le vie di Roma, e poi ho voluto concludere la serata portandola in un altro dei posti più belli di questa città: Lo Zodiaco. Lì si possono vedere le stelle, e si può ammirare tutta la città, illuminata e bellissima. Ci siamo già stati di giorno, ma di notte è tutta un'altra storia...
«Giurami il tuo amore eterno davanti alla città eterna, Ness», le avevo chiesto portandola in un punto preciso chiamato "Vialetto degli Innamorati".
«Lo giuro, amore mio».
Amore mio... Renesmee conserva certe parole per i momenti speciali, proprio come faccio io. È proprio in questo modo che assumono un significato speciale.
E adesso anche Roma è testimone che il nostro amore è senza tempo: eterno, come questa città.
 
Bella
Renesmee e Jacob sono appena tornati dalla loro luna di miele, ma ciò che non si aspettano è che la loro casa è già pronta con ben due settimane di anticipo. Jasper e Alice sono andati a prenderli all'aeroporto e di certo Jacob e mia figlia non si aspettano di essere portati qui, dove li stiamo aspettando tutti quanti. Michael e Sophia in particolar modo, non stanno più nella pelle per la felicità di riabbracciare i genitori.
«Nonna, fra quanto tornano?», mi domanda Michael seduto per terra accanto alla sorellina. Mi alzo dal divano per andare a sedermi accanto a loro, mentre Edward è al telefono con Jasper.
«Bambini, tornano fra poco! Dieci minuti!», mi dice venendo a sedersi accanto a noi.
Edward si mette a gambe incrociate, entrambi i bambini si siedono sulle sue ginocchia. Rosalie ed Emmett ci guardano da poco più in là, alcuni giorni fa hanno portato i bambini al luna park e si sono divertiti anche loro! Esme invece è impegnata a mostrare a Carlisle alcuni dettagli dell'arredamento.
«Nonno, nonna...», esordiscono insieme i bambini. «Io e Mickey vi vogliamo ringraziare, perché grazie a voi, agli altri nonni e agli zii non abbiamo sentito troppo la mancanza di mamma e papà». Mi sposto per baciare Sophia sulla fronte, mentre Michael sorride a Edward, alzandosi per andare a prendere qualcosa sul tavolino accanto all'ingresso.
«Vi abbiamo fatto un ritratto», ci dice Michael, tornando con una cornice in mano.
«E poi nonna Esme ci ha comprato la cornice», precisa Sophia. Osservo il disegno, preso da una vecchia foto mia e di Edward. Assolutamente perfetto, realizzato e colorato con un'attenzione maniacale dai miei nipotini.
Poco dopo avvertiamo dei rumori in giardino, è la macchina di Jasper... Mi affaccio alla finestra, e vedo mia figlia e Jacob seduti sui sedili posteriori. Usciamo tutti in giardino per andare ad abbracciarli, lasciando che salutino prima i loro bambini.
«Sorpresa, la vostra casa è pronta!», annuncia Esme non appena scendono dalla macchina. Jasper e Alice portano in casa i loro bagagli, mentre Renesmee corre immediatamente ad abbracciarmi.
«Mamma, non so come ringraziarti... te e papà, per tutto. È stato un viaggio meraviglioso», mi dice con la voce rotta dall'emozione.
«Ve lo siete meritato, noi abbiamo soltanto dato una piccola mano. È papà quello che devi ringraziare... E mi sei mancata tantissimo, Ness». La stringo forte a me, e la vedo un po' cambiata: più donna, più adulta... felice, e davvero completa. La stessa sensazione che ho provato su di me tanti anni prima, quando sono diventata la moglie di Edward e quando l'ho tenuta tra le mie braccia per la prima volta.
Negli occhi della mia Renesmee rivedo Edward, e non posso fare a meno di amarla.
Perché l'ho amata fin dal primo istante della sua esistenza, la mia piccola brontolona. Anche quando non sapevo se sarebbe nata Renesmee o EJ, e se sarei sopravvissuta al parto.
Oggi, quasi vent'anni dopo, so con assoluta certezza di aver fatto la scelta giusta. Ma d'altro canto l'ho sempre saputo, Renesmee sarebbe stato il mio miracolo e nessuno avrebbe potuto portarmela via. Ho scelto di amare, al di là degli stupidi confini che la natura umana ci impone. Mi sono innamorata di un vampiro, e allora? Ho sempre seguito ciò che mi ha dettato il mio istinto, prima con Edward e poi con il dono più prezioso che potesse farmi: nostra figlia.
Prima di restare incinta, non avevo mai desiderato diventare madre, ero ancora una ragazzina accecata dall'amore, disposta a tutto pur di passare l'eternità accanto a Edward. Avevo ascoltato la storia di Rosalie e conoscevo la storia di Leah, ma ancora non potevo comprendere il dolore che avevano dentro.
Renesmee mi ha letteralmente aperto gli occhi: mi ha fatta crescere, mi ha resa una persona migliore e mi ha fatto conoscere la vera me stessa. Mi ha insegnato a lottare, e mi ha insegnato che l'amore nei confronti di un figlio è la cosa più bella che possa esistere, quella cosa per cui saresti disposto persino a morire. Io ho commesso molti sbagli, ma Renesmee è stata la scelta migliore della mia esistenza, anche se è "capitata" per sbaglio.
E lei è sempre stata una persona migliore di me, una piccola donna più matura di chiunque altro. Ha sempre saputo cosa voleva, e molte sue scelte sono state difficili. Difficili ma giuste, in ogni caso. Ha scelto di diventare madre, e il rapporto che ha con i suoi bambini mi insegna qualcosa di nuovo ogni giorno. E poi ha Jacob, la persona migliore che potessi desiderare per lei. Gliel'avrei affidata se fossimo stati sconfitti dai Volturi vent'anni fa, e gliela affiderei altre mille volte.
«Ehi, Bells!». Mentre mia figlia corre a salutare il padre, Jacob viene subito ad abbracciarmi. Un abbraccio caldo e familiare, quello del mio migliore amico di sempre che adesso è diventato mio genero!
«Non ti azzardare a chiamarmi suocera, intesi?», gli dico, lasciandomi abbracciare. Sorrido tra me, notando che abbia addosso lo stesso odore di Nessie... niente "puzza di lupo".
«Tu sarai sempre e solo Bells, e se dovessi chiamarti suocera hai il permesso di picchiarmi!».
Entriamo in casa; Jacob si avvicina di nuovo a Renesmee, con i bambini in braccio. Vanno a visitare le stanze insieme a Esme, è stata come sempre una bravissima arredatrice. Anche la casa in cui vivo con Edward è stata opera sua, ci andammo ad abitare esattamente tre giorni dopo la nascita di Ness. Edward mi raggiunge cingendomi i fianchi, portandomi lontana da occhi indiscreti.
Gli poggio un dito sulle labbra, prima di baciarlo come merita. Una volta mia madre mi disse che Edward ed io ci muoviamo come due calamite. La stessa cosa potrei dirla di Renesmee e Jacob, è come se l'una tenesse l'altro in equilibrio, come se i loro spostamenti implicassero la forza di gravità. È stato difficile, ma non mi pento per nulla al mondo di tutto ciò che ho dovuto affrontare. Mi basta guardare Edward, mia figlia, Jacob... sono loro, la mia famiglia, a dare un senso alla mia esistenza.



NOTA DELL'AUTRICE
Ciao!! Già dal titolo avete potuto scoprire qual era la seconda tappa del viaggio di nozze: Roma! L'ho scelta non perché io sono romana, ma perché è la città eterna... eterna come il loro amore! (Emotrilly_Watanka spero ti piaccia il modo in cui ho rielaborato la famosa frase) XD
Non aggiungo altro perché lascio a voi i commenti, spero che anche il pov Bella sia di vostro gradimento :D
Dal prossimo capitolo si cambia musica, nel senso che vi sorprenderò ancora!...

Ci tengo a fare una precisazione sul capitolo precedente: avevo scritto che il volo Forks/Rio dura 6 ore, basandomi sul fuso orario, ma in realtà credo di aver preso una bella cantonata quindi l'ho lasciato più sul generico :P

Per le ragazze che non hanno recensito la volta scorsa: sarò super paziente, ma sappiate che voglio avere il vostro giudizio su entrambi i capitoli della luna di miele, soprattutto perché lo scorso capitolo è uno dei miei preferiti!

Recensite, e a presto <3
Greta

P.S. Vi ricordo la mia pagina facebook *The Twilight Saga Italian Fan Forum* e i capitoli revisionati


... Vi lascio Roma di notte, così come la vedono Jake e Ness :D

Ritorna all'indice


Capitolo 48
*** Novità (belle e brutte) in casa Cullen-Black ***


48. NOVITA’ (BELLE E BRUTTE) IN CASA CULLEN-BLACK


Quattro anni dopo
 
Cerco di alzarmi dal letto senza fare troppo rumore. Sono le quattro e venti di notte, e ormai mi sveglio sempre a quest'ora per i miei improvvisi attacchi di fame. O forse, nel mio caso, sarebbe meglio chiamarle voglie...
Eh già, non sono una di quelle casalinghe pazze che si svegliano nel cuore della notte per degli spuntini notturni. Sono incinta di cinque mesi e mezzo, e ormai non sto più nella pelle all'idea di avere questo bambino. Jacob ed io non abbiamo voluto sapere se sarà maschio o femmina, questa volta vogliamo che tutto sia una sorpresa. Michael somiglia a me, Sophia somiglia a Jacob... Vorrei tanto che questo bambino o bambina somigliasse un po' ad entrambi.
Una volta arrivata in cucina, accendo la luce e prendo un cucchiaino con il barattolo di Nutella. Intingo il cucchiaino nel barattolo, tirandolo fuori ricolmo di quella deliziosa crema alla nocciola. Ne mangerei in continuazione, anche se so benissimo che non posso esagerare.
Dopo quello che è successo quattro anni fa sto attenta a qualsiasi cosa, non voglio perdere anche questo bambino visto che questa è la mia ultima possibilità...
Quattro anni fa rimasi incinta, durante il nostro viaggio di nozze. Ero al settimo cielo, perché sia Jake che io avevamo detto di volere un altro figlio. Avevamo lasciato che fosse il destino a decidere, e circa un mese e mezzo dopo il nostro ritorno a La Push avevo avuto la conferma di una nuova gravidanza.
Non l'avevamo ancora detto a nessuno, gli unici a saperlo erano nonno Carlisle e mia madre. Ma poi, una notte, mi svegliai con dei forti dolori al ventre e il mal di testa... e mi accorsi di aver perso del sangue, avevo macchiato il lenzuolo. Jacob, nel cuore della notte, mi aveva portata da nonno Carlisle per sapere cosa fosse successo. Io stavo bene, ma senza un apparente motivo avevo avuto un aborto spontaneo. "Cose che possono succedere", aveva detto il nonno.
Non ho voluto più riprovarci, almeno fino a cinque mesi fa. Ormai ho ventiquattro anni, e fra un anno esatto non potrò più restare incinta. Madre Natura ha pensato proprio a tutto, donandomi l'immortalità ma un tempo limitato per mettere al mondo dei figli. Venticinque anni sono il limite massimo... Nonno mi aveva spiegato che per me questo processo è accelerato, come lo è stato quello della mia crescita. È una cosa che so da anni, per questo motivo ho voluto diventare madre a diciassette anni. La gente avrebbe pensato "Ecco un'altra ragazzina che non è stata attenta", o roba del genere. Ma io ero già una donna; e nessuno avrebbe potuto comprendermi, se non la mia famiglia e i lupi. Me ne sono completamente fregata del giudizio della gente e di alcuni compagni di scuola come quella Brittany Lewis, e ho fatto la scelta giusta.
Con la mano sinistra mi sfioro con dolcezza la pancia, rotonda e perfetta. È molto più piccola rispetto a quando ero incinta di Michael e Sophia, ma in quel caso i bambini erano due. Bevo un sorso d'acqua e mi lascio travolgere dai ricordi, di quando avevo paura perché non sapevo cosa aspettarmi dalla mia gravidanza... Il bambino scalcia, lo fa spesso quando mi poggio le mani sul pancione. È il suo modo per comunicare con me e con Jake.
Ricordo perfettamente la sera in cui lo abbiamo concepito, come potrei dimenticarla! Michael e Sophia erano rimasti a dormire da Paul e Rachel, e Jacob aveva organizzato una serata speciale tutta per noi. Cena al lume di candela e musica rock, una strana combinazione che fa impazzire entrambi. A dire la verità la cena sarà durata sì e no un quarto d'ora, mi era bastato sedermi sulle gambe di Jake per accorgermi che mi desiderava da impazzire. Non avevamo avuto neanche il tempo di raggiungere la camera da letto, volevo soltanto che mi facesse sua. E ci eravamo lasciati andare del tutto, lasciando completamente da parte i freni inibitori. La mattina seguente mi ero svegliata con una strana sensazione, come se già avessi capito che presto avrei scoperto di essere incinta. D'altro canto con i bambini in casa non potevamo concederci spesso serate del genere, e quella volta non abbiamo sprecato neanche un secondo...
«Beccata con l'arma del delitto!». Distolgo lo sguardo dal mio pancione e dalle mie fantasie, e mi ritrovo Jake in cucina. Ho ancora il cucchiaino sporco di Nutella in mano.
«Ne ho mangiati solo due cucchiaini, giuro!», gli rispondo sulla difensiva, leccandomi le labbra per cancellare le eventuali tracce del "delitto".
«Tu vieni qui, tutta sola... Non è giusto, ne voglio un po' anch'io, o finirò per sentirmi emarginato», se ne esce, aggrottando le sopracciglia. «E poi dovresti sapere che adoro gli spuntini alle quattro di notte», prosegue, avvicinandosi di più a me.
«E da quando in qua, Grande Capo Jake?».
«Da adesso, Renesmee», mi risponde togliendomi di mano il cucchiaino, per ripulirlo da quel po' di Nutella che c'è rimasta sopra. Be', devo ammettere che mi fa venire strani pensieri... Datti una calmata Renesmee, dannazione! 
Jacob lascia subito il cucchiaino da parte, andando a sedersi sul pavimento e poggiandomi la testa in grembo, sfiorando il pancione con la guancia.
«Che c'è, riesci a sentirlo?», gli domando infilandogli le dita tra i capelli, che profumano di shampoo all'albicocca.
«Credo che a quest'ora il nostro lupacchiotto stia dormendo, Ness», mi dice con uno sguardo lucido, pieno di amore e di dolcezza.
Jacob mi fa alzare dalla sedia e mi prende in braccio, riportandomi in camera da letto. Mi bacia con delicatezza, poggiando appena le sue labbra sulle mie. Riesco ancora a sentire il sapore del cioccolato sulle sue labbra, e la mia mente viene di nuovo invasa da pensieri decisamente poco casti su mio marito. Mi poggia sul letto facendo attenzione a non fare movimenti bruschi, e si sdraia accanto a me. Uffa, non riesco a riprendere sonno! E non voglio che Jake scopra che da quando sono rimasta incinta, oltre ad avere voglia di qualsiasi cibo che abbia a che fare con il cioccolato, ho anche una costante voglia di lui. In realtà credo che se ne sia accorto, è come se i miei ormoni fossero definitivamente impazziti e Jake sembra particolarmente felice di tutto ciò.
«Secondo me è maschio», se ne esce all'improvviso, avvicinandosi di più a me per darmi un bacio sulla fronte.
«Come fai a dirlo?», gli rispondo, ancora persa tra i miei assurdi pensieri.
«Seth mi ha raccontato che quando Luna aspettava Joshua, aveva una pancia molto simile alla tua. Stessa forma e stessa grandezza, ma forse è solo un caso», mi dice, senza esserne troppo convinto.
«Secondo me questa cosa è un po' una leggenda metropolitana», gli confesso. «Ad essere sincera non saprei dirti se secondo me sarà maschio o femmina, questa volta l'unico mio pensiero è che stia bene», proseguo, poggiando di nuovo entrambe le mani sul mio bellissimo pancione. Voglio conservare per l'eternità la meravigliosa sensazione di sentirlo muoversi dentro di me, il battito del suo piccolo cuore, i suoi calcetti...
«Ness lo so che non hai dimenticato ciò che è accaduto quattro anni fa, ma hai sentito cosa ha detto Carlisle...». Nascondo il viso sul suo petto, lasciandomi sfuggire una lacrima che ben presto mi bagna il viso. «Ehi... va tutto bene», mi rassicura lui, accarezzandomi con dolcezza i capelli. Le sue mani grandi, calde e delicate mi fanno sentire bene. Ogni singola carezza, ogni suo bacio, la sua pelle contro la mia.
«Perché abbiamo perso quel bambino, Jake?». Inizio a singhiozzare, mi sono tenuta dentro questo dolore per troppo tempo. Ho perso quel bambino senza alcuna ragione, forse è stato il prezzo da pagare al destino per avermi dato troppa felicità. Doveva togliermi qualcosa per far quadrare i conti, l'equilibrio dell'universo e chissà cosa.
«Non è colpa tua, Nessie... Sono cose che purtroppo possono accadere, e noi non ne siamo esclusi. Ma pensa a Michael e Sophia, sono meravigliosi e li amo ogni giorno di più. E pensa a questo bambino che sta per arrivare, è il regalo più bello che potessi farmi». Jake si mette seduto a gambe incrociate, sollevandomi la maglietta per accarezzarmi il pancione, senza il fastidio della stoffa a dividerlo dal contatto con suo figlio. Inizia a disegnare dei cerchi immaginari sulla mia pelle tesa, chissà se il bambino riesce a sentirlo. E poi mi bacia proprio sopra l'ombelico, dove la mia pelle è più sensibile. Lo trascino per i capelli fino alle mie labbra, affamate dei suoi baci, e mi abbandono tra le sue braccia finché il sonno non torna a raggiungermi...
 
Quando mi sveglio, noto guardando dalla finestra che fuori piove a dirotto. Jake è già alzato, deve accompagnare i bambini a scuola. Quest'anno Sophia e Michael hanno iniziato le elementari, e abbiamo deciso di mandarli alla scuola della Riserva. Una volta li ho sentiti parlare con Jake riguardo alcune voci che circolano su di noi... Le dicerie sui Cullen si tramandano di padre in figlio, a quanto pare.
«A scuola un bambino mi ha detto che mamma è strana perché è una Cullen», aveva detto Sophia, con un tono di voce a metà tra l'arrabbiato e il disgustato.
«Che cosa dobbiamo fare? Abbiamo smesso di parlare con quel bambino e lo abbiamo detto alla maestra, ma ci sono strane voci su di noi... Papà, noi non vogliamo che qualcuno parli male di te o di mamma, e non vogliamo lasciare La Push». Jacob li aveva abbracciati entrambi, rassicurandoli. Probabilmente mi aveva sentito, mi ero nascosta dietro alla porta della loro cameretta.
«Non dovremmo lasciare La Push, chi vi mette in testa certe idee?... Queste persone vanno soltanto ignorate e lasciate perdere. Voi due valete molto più di loro, è chiaro?».
I nostri bambini hanno sempre saputo che non devono lasciarsi sfuggire nulla a proposito dei vampiri e dei lupi. Sanno fin da piccolissimi che mantenere il segreto è una cosa di vitale importanza, non c'era mai stato bisogno di spiegarglielo. Leah, Seth e gli altri, invece, hanno detto che con i loro figli è meglio aspettare. Riveleranno loro tutta la verità quando sarà giunto il momento adatto. Matthew, il figlio di Sam, ha avuto la sua prima mutazione esattamente due mesi fa, Emily e Sam gli hanno detto la verità dopo la prima trasformazione. Matthew è sempre stato molto sveglio e intelligente, e per lui non è stato un trauma. Ma ricordo di quando Jacob mi raccontò della sua prima mutazione, credeva di essere uscito fuori di testa.
«Ness, noi andiamo», mi dice Jacob, tornando in camera nostra per salutarmi insieme ai bambini.
«Ciao, mamma», mi dicono con gli sguardi ancora assonnati, Sophia sta bevendo il suo latte al cioccolato e Michael è impegnato a trafficare con il pacchetto di biscotti.
«Buona scuola, bambini».
Dopo essermi riposata per un'altra mezzora passo il resto della mattinata a fare alcune faccende di casa, ma senza affaticarmi troppo. Il tempo fa davvero schifo, e neanche posso uscire a prendere una boccata d'aria fresca. La mia famiglia, a parte nonna Esme e nonno Carlisle, è partita alcuni giorni per Denali. Alla fine hanno scelto di stabilirsi qui a Forks in via "definitiva", la gente sembra essersi quasi dimenticata della grande casa dei Cullen. Ma ora la mia famiglia è qui in incognito, nessuno sa della loro presenza qui a Forks. Mio padre ha dovuto rinunciare al suo lavoro di poliziotto, e adesso si è messo a ripassare Medicina con i libri di nonno Carlisle. Nonno, a malincuore, ha deciso che per almeno qualche anno rinuncerà alla sua attività di medico. Ora i suoi studi riguardano me e i miei figli, vuole scoprire il più possibile su di loro anche per facilitare le cose in vista dell'arrivo del mio terzo figlio. In realtà non c'è proprio niente di definitivo... Forks non è una landa deserta come Denali, e un giorno qualcuno potrebbe insospettirsi.
Sento bussare alla porta, e mi precipito subito a vedere chi è.
«Ness, sono Leah!».
Apro la porta e vedo la mia migliore amica con l'ombrello in mano, con lei c'è anche Ryan.
«Entrate, questa pioggia non vuole proprio smettere!». Faccio accomodare Leah e Ryan sul divano, e faccio una telefonata a nonno Carlisle. Oggi Leah deve fare un'ecografia per vedere come procede la sua gravidanza. Anche lei, dopo tanto tempo, è riuscita nuovamente a smettere di trasformarsi e a restare di nuovo incinta. La cosa buffa è che abbiamo scoperto di essere incinte a pochissimi giorni di distanza, lei era stata la prima ad averne la conferma. Il bambino di Leah sarà un maschietto, e non appena l'ha saputo ha pensato subito al nome. Si chiamerà Harry, come suo padre... segno che finalmente, dopo tanti anni, la mia amica ha smesso di sentirsi in colpa per la sua morte.
Nonno Carlisle mi risponde che possiamo venire anche subito, ha già sistemato tutti i macchinari.
«Allora andiamo?», domanda Ryan, accarezzando piano il pancione di Leah.
«La macchina è qui davanti, Renesmee», aggiunge, guardando Leah con uno sguardo attento e premuroso.
Stiamo quasi per uscire di casa, ma avvertiamo le voci di alcuni dei ragazzi a poca distanza da noi.
«Quil! Dobbiamo portarlo da Renesmee, non possiamo andare da Carlisle! Non c'è più tempo».
Vedo Embry avvicinarsi a noi, e guardarmi con uno sguardo implorante. È senza scarpe e indossa soltanto un paio di pantaloncini sgualciti, segno che deve essersi appena trasformato.
«Abbiamo bisogno del tuo aiuto, Ness. Non fare domande, apri la porta di casa».
«Ma che diavolo succede?», domanda Leah rivolgendosi ad Embry, per poi voltarsi preoccupata verso Ryan.
«Ryan portala via, non vogliamo che veda...», risponde Embry, sempre più agitato.
«Smettetela di trattarmi come una rammollita, vi sembro una che si impressiona?!».
Apro la porta di casa, da poco lontano vedo sbucare Quil e Seth, che tengono tra le braccia un uomo in preda agli spasmi... E anche se non ho mai assistito personalmente a una trasformazione, capisco subito che l'uomo è stato morso da un vampiro e la trasformazione è iniziata. I ragazzi lo adagiano sul pavimento di casa, Ryan abbraccia Leah dicendole di non guardare.
«È in trasformazione, Ness... Se non facciamo subito qualcosa sarà troppo tardi», mi dice Seth.
«Aspettate, chiamo mio nonno...». Frugo nelle tasche in cerca del cellulare, ma Embry mi blocca.
«Renesmee... non c'è tempo, devi farlo tu! Pulisci il sangue dal veleno, sei l'unica che può farlo! Altrimenti si trasformerà, e sinceramente non ho voglia di tenere a bada un neonato!», mi dice fuori di sé.
«Sono incinta, e non rischierò di perdere il bambino! Non bevo sangue da quando ho sette anni, vi rendete conto?». Nella mente mi risuonano anche le parole di una delle sorelle di Nahuel: "Ho perso il bambino probabilmente a causa della mia dieta a base di sangue...".
Seth mi abbraccia. «Non c'è più tempo, Renesmee. E dimentichi che i tuoi figli possono nutrirsi anche di sangue, non accadrà niente». Vedo l'uomo disteso sul pavimento, ormai privo di coscienza, agitarsi sempre di più e fare degli strani movimenti a scatti. Papà aveva fatto la stessa cosa con la mamma, l'aveva salvata quando James la morse nella scuola di danza a Phoenix. Posso farlo anch'io, mi dico. Non farà male al bambino. Dopodiché mi chino su di lui e, con riluttanza, affondo i miei denti nella pelle nel braccio, sentendo il liquido caldo scorrere nelle sue vene. È una cosa che non faccio ormai da anni, ma l'istinto prevale sulla ragione. Il sangue non è pulito, e riesco a sentire il sapore dolciastro del veleno al quale io sono immune, proprio perché il mio organismo ne possiede una piccola percentuale. Non ricordavo che il sangue potesse essere così... irresistibile, e mi sento quasi in colpa a pensarlo.
Ora il sangue è pulito, e mi fermo subito facendo attenzione a non fare male all'uomo. I veri vampiri, quando assaggiano il sangue, vengono colti da una specie di frenesia, cosa che a me non è mai accaduta neanche quando ero molto piccola.
«Prendetemi una benda e dell'acqua ossigenata, adesso... Leah, tu sai dove sono». La mia amica annuisce, lasciando la mano di Ryan per dirigersi verso il bagno.
Quando torna, mi passa una mano tra i capelli e si china per abbracciarmi.
«Sei stata molto coraggiosa», mi dice. L'uomo torna a respirare regolarmente, e quando finisco di medicarlo Ryan si offre di accompagnarci con la sua macchina per portarlo da nonno Carlisle.
Una volta arrivati, mando un messaggio a Jake per dirgli che non sono a casa.
 
Porta i bambini da Paul e Rachel e raggiungimi subito da Carlisle... Non posso spiegarti x messaggio, ma ho bisogno di te.
 
«Tesoro, come stai? Sei stata bravissima, non si sarebbe salvato se non fossi intervenuta», mi dice nonna Esme, venendo ad abbracciarmi. Scoppio in lacrime, lasciandomi consolare dal suo abbraccio delicato. Non riesco a controllarmi, cerco di scacciare dalla mia mente il più terribile dei pensieri.
«Ho paura, nonna... Ho paura che ciò che ho fatto possa avere delle conseguenze sul bambino, e non me lo perdonerei mai!». Nonna mi asciuga le lacrime con le dita fredde della sua mano destra, continuando ad accarezzarmi la schiena con dei movimenti circolari.
«Lo so che stai pensando a ciò che ti disse la sorella di Nahuel. Ma la sua dieta, quando perse il bambino, era costituita solo di sangue. Senza contare che il tuo piccolo ha i geni di Jacob, è molto più forte. Abbiamo deciso di non far mai assaggiare il sangue a Michael e Sophia, ma hai sentito che cosa ha detto tuo nonno. Il sangue è perfettamente compatibile con il loro organismo, e loro sono immuni al veleno esattamente come te...».
«E questo bambino non ha nulla di diverso da loro», aggiungo io, passandomi una mano sugli occhi ancora inumiditi dalle lacrime.
Anche Seth e Leah mi raggiungono e mi abbracciano. Leah mi prende le mani tra le sue, le nostre pance arrotondate si sfiorano e sorridiamo istintivamente.
«Carlisle mi ha fatto l'ecografia... Harry cresce bene», mi rassicura.
«E quell'uomo? Cosa gli diremo quando si sveglierà?», domando, con una voce involontariamente preoccupata.
«Intanto dobbiamo vedere che cosa ricorda... Potrebbe essere sotto shock», risponde Seth provando a rassicurarmi. «È da qualche giorno che il branco di Sam aveva fiutato una scia», mi confessa subito dopo.
«E a quanto pare non si tratta di un vampiro innocuo», aggiunge Leah confermando le parole del fratello.
Il mio cellulare inizia a squillare in maniera insistente, e leggo sul display il nome di Jacob.
«Jake, è tutto okay...», gli dico senza dargli neanche il tempo di rispondere.
«Che cosa è successo Ness, mi fai preoccupare! Comunque sto arrivando, esci di casa».
Chiedo a Seth, Leah e nonna Esme di lasciarmi un po' da sola. Fuori ha smesso di piovere, e c'è persino l'arcobaleno. In un'altra circostanza avrei sorriso, ho sempre amato quello strano gioco di luci nel cielo. Oggi invece, dopo quello che è accaduto, non riesco a togliermi dalla testa la miriade di pensieri negativi che mi sta facendo diventare pazza. Vedo la macchina di Jacob parcheggiata davanti casa, e non appena chiude lo sportello si precipita subito verso di me. Mi getto tra le sue braccia premendo le mie labbra sulle sue, per poi continuare a stringerlo forte.
Jake si china per baciarmi il pancione, tornando a guardarmi negli occhi subito dopo.
«Il bambino sta bene, non si tratta di questo...», mi affretto subito a dire. In realtà mi sento più che bene, dopo aver bevuto il sangue umano mi sono subito sentita piena di energie... Che schifo.
«Grazie a Dio, Ness», mi risponde, facendo un sospiro di sollievo.
Entriamo di nuovo dentro casa, dove nonna Esme, Leah e Seth sono ancora impegnati a parlare. Al gruppo si sono aggiunti anche Quil, Embry e Ryan.
«Che sono quelle facce?», domanda Jake, notando che tutti i presenti hanno un'aria sconvolta.
«Ricordi ciò che ha detto Sam alcuni giorni fa, Jacob? Aveva ragione, c'è un vampiro in circolazione... E... e al piano di sopra, con Carlisle... c'è un uomo che rischiava di trasformarsi in vampiro...», inizia a raccontare Seth, tenendo lo sguardo basso.
«Renesmee gli ha salvato la vita pulendo il sangue dal veleno», aggiunge nonno Carlisle scendendo dalla scalinata. «E il processo di trasformazione è stato interrotto». Jake mi stringe più forte, baciandomi sulla fronte.
«L'ho fatto Jake, ho dovuto». Jacob mi zittisce posandomi una mano sul pancione, sento il bambino scalciare.
«Vorrei visitarti, Nessie... È solo per precauzione, devo essere certo che il sangue ingerito non faccia male al bambino». Mi volto verso Jake, abbassando istintivamente lo sguardo.
«Merda!», esclama sbattendo il pugno sul tavolo preferito di nonna Esme.
«Poteva essere pericoloso per il bambino e voi glielo avete lasciato fare! Il tizio al piano di sopra può andare a farsi fottere, se è successo qualcosa a mio figlio giuro che...». Non riesce quasi a terminare il suo sfogo, gli prendo le mani per tranquillizzarlo.
«Calmati Jake, non è successo niente... Stiamo bene, te lo assicuro». Nonno Carlisle dice a nonna Esme di andare a controllare le condizioni dell'uomo, mentre Jacob continua a guardarmi con un'espressione preoccupata.
«E non voglio che accada mai più una cosa del genere, è chiaro?», dice, rivolgendosi di nuovo ai compagni di branco. Ma se ci fosse stato un effettivo pericolo sarei stata io stessa a rifiutarmi, e adesso la cosa più importante è scoprire chi sia il responsabile. Se episodi di questo genere dovessero ripetersi, potrebbero intervenire i Volturi... E sinceramente non ci tengo affatto, a rivederli.
 
«Renesmee, sdraiati», mi dice nonno Carlisle, mentre Jake continua a tenermi la mano. È teso, riesco a percepirlo perfettamente e mi fa male vederlo stare così.
Nonno inizia a passarmi il liquido freddo sulla pancia, per poi far scorrere il macchinario.
Fino a pochi attimi fa c'era soltanto il silenzio, mentre adesso percepisco il battito del mio bambino: veloce, regolare... perfetto. Jake mi sorride sollevato.
«Il mio nipotino sta benissimo», ci risponde nonno Carlisle osservando i nostri sguardi sognanti, poggiando il dito indice sullo schermo dell'ecografo.
«Queste sono le manine... i piedini... È un bambino perfetto». Nonno Carlisle conosce già il sesso del bambino, ma gli abbiamo fatto giurare che non ci rovinerà la sorpresa.
Torniamo al piano di sotto, annunciando a tutti i presenti che è tutto a posto. Leah mi abbraccia di nuovo, è protettiva come una sorella maggiore.
Quando torniamo a casa troviamo Paul, Rachel e Sarah ad aspettarci con Michael e Sophia. Jacob si allontana per parlare un po' con Paul, mentre io rimango in cucina con Rachel e i miei nipoti. Tre anni fa Paul e Rachel hanno avuto Jamie, il loro secondo figlio. Sarah invece inizia ad essere grandicella, ormai ha otto anni.
«Sarah, ti va un po' di crostata alla ciliegia?», le domando, mentre vedo i miei figli giocare con Jamie.
«Certo, zia! L'hai fatta tu?».
«Zia Renesmee è bravissima a fare le torte», risponde Rachel al posto mio, mentre ne offro una fetta anche a lei.
«Ho saputo quello che è accaduto oggi, Ness. Ti sarai presa un bello spavento». Sarah capisce subito che si tratta di un discorso da adulti, così fa l'occhiolino a sua madre portando in salone anche Jamie e i miei figli.
«Mi sono sentita combattuta, Rachel... Non sapevo che cosa fare, se lasciare che quell'uomo si trasformasse o... Non lo so, ho avuto paura che il... sangue, potesse far del male al bambino». Rachel avvicina la sua sedia alla mia, mettendomi un braccio sulle spalle. Ha un modo di fare molto protettivo, che mi ricorda tanto quello di Jacob. È una delle mie più care amiche, insieme a Leah.
«Vieni qui, Nessie. Hai fatto la cosa giusta, ed eri l'unica che potesse farlo. Hai usato la tua metà vampira nel migliore dei modi. E non devi ripensare a ciò che è accaduto quattro anni fa, ora hai un bambino che scoppia di salute e che non vede l'ora di conoscerti. Sei davvero bellissima con questo pancione», mi dice poggiandoci la sua mano delicata sopra, mentre mi sorride con lo stesso sorriso luminoso di Jake. È una cosa di famiglia, anche Billy e Rebecca hanno lo stesso sorriso... Anche nostra figlia Sophia.
«Avanti, so benissimo che mio fratello ti trova incredibilmente sexy con il pancione...», mi domanda lei, alludendo a ciò che le avevo raccontato.
«È vero, Rachel! E le mie uniche voglie continuano ad essere...».
«Jacob e la cioccolata!», risponde, terminando la frase per me.
«Sei fortunata, sai? Quando ero incinta, soprattutto quando aspettavo Sarah... Paul aveva paura di farmi male, quindi... niente sesso per mesi». Ci mettiamo a ridere, sembriamo due pettegole impegnate a raccontarci i nostri segreti. Jacob e Paul vengono in cucina, e proponiamo a lui e Rachel di rimanere a cena da noi. Riesco a distrarmi un po' e a non pensare a ciò che è accaduto oggi, ed è bello avere la casa così piena di bambini. Mio nipote Jamie è adorabile, sembra la fotocopia di Paul in miniatura, ma con la dolcezza di Rachel.
 
La sera, dopo aver messo a letto i bambini, Jake mi aspetta nella nostra camera. Ma prima voglio telefonare a nonno Carlisle, per sapere se ci sono novità.
«Renesmee, è tutto okay?». A rispondermi è nonna Esme, mi aveva vista preoccupata e vuole assicurarsi che adesso stia bene.
«Benissimo, nonna... Ci sono novità?». La sento esitare, per poi rispondermi che l'uomo si è finalmente svegliato. Chiedo di parlare con nonno Carlisle, e gli domando se abbia detto qualcosa a proposito del suo aggressore.
«L'uomo si chiama Andrew Walker, ed è anche lui un medico. Dice di non ricordare nulla, se non il momento dell'aggressione. È ancora sotto shock».
Carlisle, vieni subito qui! Sento la voce allarmata di nonna Esme chiamare il nonno.
«Scusami un attimo, Nessie. Tu stai bene, sì?».
«Sì... solo un po' scossa».
Maria... si chiama Maria la donna che mi ha aggredito!, sento dire da una voce sconosciuta.
Deve essere la voce dell'uomo al quale appena poche ore fa ho salvato la vita. Si sarebbe trasformato, non sarebbe morto... Ma non l'avrebbe scelto lui, e non sarebbe stato giusto.
«Nonno, ti richiamo domani».
«Okay, Renesmee».
La vampira che lo ha aggredito, dunque, si chiama Maria. Ho già sentito questo nome, ma è possibile che sia davvero lei?
Vado in camera da Jacob, ho soltanto bisogno di dormire e di non pensarci più... almeno fino a domani.


 


NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! La foto è una fan art che ho fatto io, per questo c'è il nome della mia pagina ;)
Capitolo pieno di sorprese, eh? Sono passati 4 anni, e dopo aver perso un bambino Renesmee è finalmente incinta del suo terzo figlio. Non può essere sempre tutto perfetto, ma vi assicuro che a questo bimbo non accadrà niente di brutto u.u
La prima parte è dolce, Nessie parla della sua gravidanza... mentre la seconda parte del capitolo è decisamente più dark, per la prima volta ho deciso di mostrare la vera natura di Renesmee, ma per una buona causa. E adesso chi sarà questa Maria? Vi siete fatti qualche idea? Mi piacerebbe sapere anche se secondo voi il bambino sarà maschio o femmina (io in teoria avrei già deciso, ma mi tengo il segreto :P)
Alla prossima settimana <3
Greta 

P.S. Ne approfitto per consigliarvi una delle fanfiction Jacob/Renesmee che più apprezzo su questo sito: 
Sunlight's ray parte 1/2 di Vanessie, leggetele perché sono davvero belle e meritano *-*

Ritorna all'indice


Capitolo 49
*** L'Angelo Vampiro ***


49. L'ANGELO VAMPIRO


È trascorsa ormai una settimana da quando ho salvato la vita di quell'uomo, impedendo che si trasformasse in un vampiro. Nonno Carlisle mi aveva detto che Andrew Walker era qui a Forks per sostituire un suo collega. Quando si è svegliato diceva di non ricordare nulla, se non che alcuni ragazzi gli avevano salvato la vita dopo averlo trovato nel bosco. Parlava di Quil, Embry e Seth, ovviamente. Visto che papà non c'era, il nonno aveva anche cercato di capire se ci stesse mentendo, o se effettivamente quello che diceva fosse tutto ciò che ricordava. La faccenda aveva fatto insospettire soprattutto Jacob, dopo tutto che cosa diavolo ci faceva quel tipo da solo nel bosco? Alla fine ci aveva raccontato di aver aiutato una donna alla quale si era fermata l'automobile, a causa di una gomma bucata. E che quella stessa donna lo aveva poi aggredito. L'aveva portato nel bosco e lo aveva morso, e quando si era accasciato al suolo aveva udito un'altra voce, stavolta maschile, chiamare quella donna con il nome Maria. Quando è stato portato in casa mia era ormai privo di coscienza, nonno Carlisle mi ha spiegato che è una cosa che può accadere durante la trasformazione...
Ma adesso c'è un grosso problema, che quasi non mi fa dormire la notte. Quell'uomo è scappato da casa di nonno Carlisle il giorno dopo, lasciando soltanto un biglietto in cui diceva che lo ringraziava e che avrebbe tenuto la bocca chiusa. Che avesse capito la vera natura di nonno Carlisle e nonna Esme? Che avesse capito che cosa siamo davvero? Che avesse deciso di raccontarlo a qualcuno? ... E poi c'è Maria, che per qualche assurdo motivo ricollego alla stessa vampira che trasformò zio Jasper. Ne abbiamo parlato, ma se i lupi non riescono a catturarla non possiamo essere certi che sia davvero lei. E se fosse proprio lei, che cosa vuole? Cerca noi, cerca zio Jasper?!
«Renesmee, mi stai ascoltando?». La voce di mia madre mi riporta di colpo alla realtà, tutta la mia famiglia è tornata da Denali dopo aver saputo dell'accaduto. La verità è che siamo tutti nervosi, ma nessuno cerca di esserlo in mia presenza per evitare di farmi agitare.
«Sì, mamma... Scusami se sono un po' distratta», le rispondo, incrociando per un secondo i suoi occhi indagatori.
«Sei sicura di voler venire, stasera? Non voglio che ti stanchi, secondo me non è il caso. Robert capirà». Mi arriccio una ciocca di capelli attorno al dito, con l'altra mano poggiata sul pancione.
«No mamma, non riuscirai a convincermi. E poi ho bisogno di distrarmi». Questa sera Robert si esibirà con la sua band in un locale a Port Angeles, sono già andati anche a Seattle. Certo, non sono famosi, ma devo dire che sono sulla buona strada. Robert ha sempre amato suonare la chitarra elettrica, e quando è andato al college ha trovato altri ragazzi con la sua stessa passione per la musica. È da tempo che aspetto di vederlo in un suo spettacolo dal vivo, e di certo non mi lascerò sfuggire questa occasione... magari riuscirò anche a distrarmi.
Sentiamo la chiave girare nella serratura, ed ecco comparire Jacob con i bambini, di ritorno dal lavoro e da scuola.
«Papà ha detto che possiamo venire anche noi al concerto di zio Robert», mi dice Michael entusiasta, correndo a salutare me e mia madre.
«E domani niente scuola!», aggiunge Sophia, facendosi sollevare in aria da Jacob.
«Jake, come...». Vorrei chiedergli il perché di questa decisione, ma non appena i suoi occhi incrociano i miei riesco a percepire l'inquietudine nel suo sguardo. Da quel famoso giorno, quando Jake si era preso un bello spavento per me, vuole avere me e i bambini sempre sotto controllo... E lo capisco perfettamente, come posso dargli torto? Anche mia madre è preoccupata, e poi adesso che sono incinta tutti vogliono proteggermi ancora di più.
«Jacob, vi ho cucinato qualcosa... Non volevo far stancare Nessie, quindi ho cucinato io», dice mamma, alzandosi dal divano per apparecchiare la tavola.
«Che suocera fantastica!», le risponde Jake venendo a sedersi accanto a me sul divano, mentre mamma storce il naso di fronte alla parola "suocera".
Mi appoggio alla sua spalla, prendendogli le mani per poggiarmele sul pancione. Sono quasi entrata nel sesto mese, e questo significa che ormai per me manca poco. Con Michael e Sophia la gravidanza è stata più breve, ma stavolta dovrei partorire all'ottavo mese.
«Avete scoperto qualcosa...?», provo a domandare a Jacob vedendolo ancora perplesso, come se proprio non riuscisse a rilassarsi.
«Non ne voglio parlare, Ness. Non adesso», mi dice, aggiungendo poi sottovoce: «Ci sono i bambini, non è il caso». Di comune accordo abbiamo deciso che questa volta i bambini non devono sapere nulla. Jacob mi posa un leggero bacio sulle labbra accennandomi un sorriso, e andiamo a sederci a tavola.
Michael e Sophia raccontano a mia madre della scuola, ma non appena lei gli domanda dei compagni di classe Mickey assume l'espressione di chi ha commesso una marachella, o qualcosa che non deve essere fatto.
«Mickey, non sei bravo a fingere», risponde Sophia al posto suo, prendendo un po' di succo di frutta. Ormai hanno sei anni, anche se a occhio direi che ne dimostrano otto. Mentalmente poi... inutile dire che sono molto più avanti di tutti i loro compagni di classe, che proprio quest'anno impareranno a leggere e a scrivere. Loro sanno farlo da quando avevano un anno di vita, ma non è il caso di farlo sapere proprio a tutti. Sophia somiglia sempre di più a Jake: stessa pelle ambrata, il colore di carnagione tipico dei Quileutes; stesso sorriso capace di illuminare chi lo guarda, proprio come quello di Jacob. Gli occhi sono i miei, invece: non carboni ardenti come quelli di Jake, ma color cioccolato, incorniciati da lunghe ciglia nere e folte. Mia figlia non avrà mai bisogno del mascara! I boccoli neri che aveva da piccola sono stati sostituiti da morbide ciocche ondulate, che le scendono di poco sotto le spalle. Da me non ha preso di certo l'altezza, è già molto alta per essere una bambina della sua età. Anche le labbra piene e carnose le ha ereditate sicuramente da Jake. Michael invece, più cresce e più somiglia a mio padre, è la mia versione maschile. Gli occhi verde intenso hanno il mio stesso taglio (lo stesso di mio padre), e i capelli rossicci che aveva a due o tre anni si sono scuriti per lasciare il posto allo stesso colore ramato mio e di papà... Anche il profilo, se pur ancora con i tratti infantili, è decisamente quello di un piccolo Edward Cullen.
«A ricreazione io stavo con Lily...», inizia a raccontare Michael. 
«E c'ero anch'io, ma poi è arrivato un bambino della sua classe...», prosegue a raccontare Sophia, che viene subito bloccata dal fratello.
«Sophia, racconto io!», dice, spostando tutta l'attenzione su di sé.
«Il bambino che sta in classe con Lily l'ha presa in giro perché stava parlando con noi, che siamo più piccoli. Ha detto che siamo degli sporchi Cullen, e così gli ho dato una spinta. Lily si è messa in mezzo e mi ha difeso, e allora lui ha iniziato a dire cose brutte anche a lei».
Se fisicamente Michael somiglia a me, caratterialmente è decisamente uguale a Jacob. È protettivo con Lily e sua sorella proprio come suo padre lo è con me. Anche Sophia ha un bel caratterino: apparentemente tranquilla, ma sempre con la risposta pronta, proprio come me. Ed è vero che dovrei dire a mio figlio di non mettere le mani addosso agli altri bambini, ma nessuno deve permettersi di chiamarli "sporchi Cullen".
«Mickey... hai fatto bene a difenderti e a difendere Lily, ma non devi alzare le mani», lo riprende Jake.
«Ma dovevo difendere Lily! E poi noi siamo orgogliosi di chiamarci Cullen-Black. Quel bambino era un rompipalle». Jake mi guarda negli occhi, mi sa tanto che questa parola l'ha sentita dire da lui.
«Mickey è innamorato di Lily!», inizia a canticchiare Sophia, facendosi prendere in braccio da mia madre.
«Senti un po', chi ti ha insegnato quella parola, Michael?», gli domando, alzandomi dalla sedia e poggiando le mani sulle spalle di Jacob.
«L'ho sentita a scuola, da papà e anche da zio Emmett...».
«Be', scommetto che a Lily non piacciono i bambini che dicono le parolacce», rispondo a mio figlio, che abbassa lo sguardo sulla fetta di crostata che sta mangiando. Restiamo a parlare per un altro po', ma lo spettacolo di Robert è alle nove di sera e dobbiamo prepararci per tempo per arrivare a Port Angeles.
Mamma ci saluta, dopo andremo con macchine separate perché Robert ha invitato anche il resto della mia famiglia e i nostri amici.
 
Decido di riposarmi un po' sul divano con Jake e i bambini, Sophia poggia l'orecchio sul pancione sotto lo sguardo attento di Jake.
«Sophia fai piano, hai visto come fa papà?», dice Michael alla sorella. È vero, Jake mi sfiora la pancia con una delicatezza incredibile, come se stesse toccando qualcosa di fragile e prezioso.
«Voglio vedere se riesco a sentirlo», gli risponde Sophia, poggiando dolcemente l'orecchio. Sono entrambi felici all'idea di avere un fratellino o una sorellina, e non hanno espresso preferenze. Stavolta però, il nome l'ho lasciato scegliere a Jacob. Ne abbiamo parlato, e alla fine però abbiamo deciso insieme.
Inizio a fare zapping col telecomando, finché non vengo involontariamente attratta dalla parola "vampiro". Di fronte a certe parole è come se nel mio cervello si accendesse una lampadina. È uno di quei talk show pomeridiani per casalinghe, la conduttrice sta dicendo ai telespettatori che fra poco ci sarà un'intervista esclusiva.
«Ness, non guardare queste stronzate...», mi dice Jacob sbuffando, ancora impegnato a contemplare nostra figlia poggiata sul mio pancione.
«Papà ha detto una parolaccia», lo riprende Sophia.
«Shhh, Jacob, fammi guardare». Nello studio televisivo c'è un uomo seduto di spalle con una parrucca in testa e la voce camuffata.
"Quest'uomo per motivi di privacy ci tiene a non farsi riconoscere, ma ha deciso di raccontare a noi telespettatori di Misteri Paranormali la sua esperienza. Lo chiameremo con un nome fittizio, Joe. Prego, Joe, inizia a raccontarci la tua esperienza paranormale". Adesso anche Jacob sembra impegnato a seguire, a colpirlo è stato la scritta "L'Angelo Vampiro", che dovrebbe riassumere il racconto dell'uomo in studio. Non appena "Joe" inizia il suo racconto, entrambi iniziamo a notare delle incredibili somiglianze con il racconto che Andrew Walker, l'uomo aggredito da Maria, ha fatto a nonno Carlisle... E non solo quello.
"Una ragazza bellissima mi ha salvato la vita. Avrà avuto vent'anni circa, ed era incinta. Lei mi ha pulito il sangue dal veleno, altrimenti sarei probabilmente morto... O forse mi sarei trasformato in un vampiro", dice l'uomo.
"E quindi è lei l'Angelo Vampiro, come l'hai definita tu, Joe", continua a chiedere la conduttrice con un'espressione falsamente allarmata, come se stesse parlando con un povero imbecille da compatire. Anche dal pubblico sento provenire qualche risata trattenuta.
"Ho giurato che non farò nomi, ma potrei descriverla. Sembravo privo di coscienza, ma in realtà non lo ero... L'Angelo Vampiro aveva i capelli lunghi e ondulati, di un castano rossiccio. I suoi occhi erano color cioccolato, era la più bella donna che avessi mai visto...".
«Mamma, ma sta parlando di te?!», mi chiede Michael, sempre attento a qualsiasi cosa.
«Tesoro... questo programma è finto, è... per impressionare il pubblico», gli rispondo. I bambini non sembrano credere troppo a ciò che gli ho detto, ma smettono di farci domande. Jacob mi lancia un'occhiata fin troppo eloquente, noi due ne avremmo parlato stasera una volta rimasti soli in camera da letto. Spegne la TV, e per distrarre i bambini inizia a fare il solletico a Sophia, che prontamente scappa e non si fa riacciuffare. Michael torna a sedersi accanto a me sul divano dando un bacio al pancione, altro gesto che vede fare molto spesso da Jacob.
«Come lo volete chiamare il bambino, tu e papà?», mi domanda, colto da una curiosità improvvisa.
«Se è femmina, io e papà non abbiamo ancora deciso... E invece se è maschio... Jake? Di' un po' a quale nome hai pensato?». Jacob, con Sophia in braccio, sembra un po' incerto nella risposta anche se ne abbiamo già parlato.
«William», risponde qualche secondo dopo con ancora un po' di incertezza.
«Come nonno Billy?», domandano i bambini in coro a pochi secondi di distanza, aggiungendo: «Ma anche il figlio di zia Rebecca si chiama così».
Jacob sbuffa, spostandosi una ciocca di capelli dalla fronte.
«Be', capita che due cugini abbiano il nome uguale. E poi lui è Billy Junior, vostro fratello sarà... Will».
Michael sorride, alzandosi di nuovo dal divano. Lascio andare lui e Sophia in camera a vedere un po' di cartoni, e mi riposo sul letto insieme a Jacob...
 
Il resto del pomeriggio passa così, in una calma apparente. Nella mezz'ora in cui ho dormito ho fatto anche uno stupido incubo, in cui camminavo per strada e la gente cominciava ad additarmi come "Angelo Vampiro". Infine, una donna dal volto non ben definito mi porgeva la mano, portandomi via da Jacob e dai miei figli. Mi toccavo la pancia e mi accorgevo che il mio bambino non c'era più, era nelle mani di quella donna...
«Avete finito i compiti?», domanda Jacob mettendo i piatti sporchi nel lavello. Abbiamo appena finito di cenare, e stiamo per uscire per andare al locale dove si esibirà Robert. Jacob continua a tenermi d'occhio e a starmi vicino il più possibile, non ho voluto raccontargli neanche dell'incubo nonostante abbia visto che dopo essermi svegliata stavo peggio di prima.
«Sì papà... ma sono stupidi, questa è l'ultima volta che li faccio», risponde Sophia, comprensibilmente scocciata per aver dovuto fare dei compiti sull'alfabeto.
«Infatti sì, davvero! Sembra una presa in giro», le fa eco Michael. Anche il lato un po' polemico del carattere l'ha ereditato da Jake.
 
Per tutto il tempo del viaggio in macchina, cerco di rilassarmi e di non pensare a tutto ciò che sta accadendo: Maria, l'incubo, la storia dell'Angelo Vampiro... Ci manca solo di essere scoperti, lasciare La Push sarebbe un duro colpo per tutti.
«Dai mamma, canti anche tu?», mi domandano i bambini, vedendomi distratta. Jake poggia la mano sulla mia, e mi lascio un po' andare cantando con loro le canzoni alla radio.
Possibile che i problemi arrivino sempre nei momenti migliori? Guardo Jake, i miei due figli e la mia pancia arrotondata; il bambino che sta per arrivare. Ho costruito una famiglia meravigliosa, ma c'è sempre qualche minaccia dietro l'angolo che mi impedisce di godere a pieno della mia felicità...
I Volturi sono un ricordo lontano, così come le ostilità di Sam e la paura che Jane ed Alec reclamassero la presenza di Robert nelle loro file. Ma c'è sempre un ma...
«Siamo arrivati!», annuncia Jake guardando i bambini dallo specchietto retrovisore.
Nel parcheggio del locale troviamo anche mamma, papà, gli zii e anche Seth ed Embry, gli unici lupi che hanno potuto accettare l'invito. Gli altri ragazzi e il branco di Sam saranno di ronda per sorvegliare il territorio, e un brivido mi percorre la schiena se penso che quella vampira spietata gira a piede libero nei dintorni di Forks.
Una volta entrati nel locale, mia madre parla con un signore corpulento che dovrebbe farci accadere al backstage.
«Siamo amici e familiari di Robert Dwyer, io sono sua sorella e...». I bambini iniziano a sbuffare, finché dalla confusione non vedo emergere Robert, che ordina all'addetto alla sicurezza di farci passare. Ormai Rob è un giovane uomo: ha ventitré anni, esattamente un anno meno di me. Gli occhi azzurro cielo e i capelli biondi sono rimasti sempre gli stessi, ma l'espressione no: quella è diversa, più adulta. Lo guardo dal basso verso l'alto, anche se il suo metro e novantasette di altezza non mi fa effetto più di tanto visto che Jacob è poco più basso di lui. L'altezza dice di averla ereditata dal nonno, il padre di Phil.
«Nana, come sei bella!», mi dice venendo subito a salutarmi.
«Ehi, che bello rivederti, mi sei mancato tantissimo». Gli prendo una mano poggiandola sul pancione. «Fra poco lo conoscerai anche tu, manca poco... Ma dimmi, come va il college? E... Emma?», mi azzardo a domandare, sapendo che tra lui e la ragazza c'erano stati alcuni problemi. Per quanto riguarda il college invece, Robert è sempre stato un secchione come me e coltiva il sogno di diventare giornalista, se con la musica non dovesse sfondare. In ogni caso, due lavori molto diversi da quello di nonno Phil.
«Il college va a gonfie vele, Ness. Con Emma... ci siamo rimessi insieme, alla fine torniamo sempre l'uno dall'altra», mi dice.
«Comunque saresti perfetta come voce femminile della band, sai Nessie?», mi domanda incurvando le labbra in un sorriso divertito.
«Be', una donna incinta e mezza vampira non è esattamente l'ideale», rispondo, passandomi le mani tra i capelli. «Però devo ammettere che vampiri e rock star sono un binomio di successo, almeno secondo i libri di Anne Rice». Robert sorride scoppiando in una fragorosa risata, è bello che abbia imparato a fare ironia sui vampiri. A turno saluta tutti: mia madre, Jacob, i nostri figli... finché non si avvicinano anche gli altri componenti della band. Quando andavo al liceo c'era uno degli amici di Mark che stava provando a mettere su un gruppo, ma con scarsi risultati. Era una band piuttosto sfigata, il preside non era stato molto entusiasta quando si esibirono alla festa di fine anno del quarto superiore.
«Ti presento i miei "colleghi"», prosegue a dire, presentandomi agli altri ragazzi.
«Lui è Taylor, la voce; Liam è alla batteria; io ovviamente suono chitarra e basso e Dylan si occupa di tastiera e sintetizzatore». Sono tutti quanti dei bei ragazzi, anche se credo che la bellezza di Robert spicchi su quella degli altri. Tutti i componenti della band, Robert compreso, indossano una maglia con su scritto "Dark Diamonds", il loro nome. Grazie ad internet si stanno facendo conoscere parecchio, sono tutti pieni di talento.
Prima dello spettacolo ci accomodiamo tutti ai nostri posti, i bambini sembrano particolarmente emozionati all'idea di sentir suonare lo zio. Le luci si abbassano, e la gente ai tavoli si alza in piedi non appena la band inizia a suonare. Cavoli, Robert è davvero bravo con quella chitarra elettrica! E anche il genere di musica che fanno mi piace molto. Lo sguardo mi cade sulla gente seduta ai tavolini, molti si alzano in piedi per ballare, c'è chi beve e chi resta seduto...
«Devo andare in bagno», sussurro all'orecchio di Jake nel bel mezzo dello spettacolo. Uno degli effetti collaterali della gravidanza...
«Ti accompagno», mi dice alzandosi dalla sedia, mentre mia madre e i bambini continuano a guardare il palco.
«No, no... Faccio subito». Jacob, rassegnato, torna a sedersi accanto a Seth. Scendo alcuni scalini e mi faccio spazio tra la folla, continuando a guardare Robert. È davvero... professionale, sembra un tutt'uno con la sua chitarra.
La mia attenzione viene poi attratta da un odore dolciastro e pungente... odore di vampiro. E non appartiene a nessuno dei miei familiari, è selvatico. Tra la gente, cerco di capire da quale direzione provenga l'odore... E mi accorgo che ci sono due odori diversi, a dire la verità. Ma non vedo niente, l'odore continua a spostarsi. La toilette del locale è piccola, vedo una ragazza uscire dal bagno con una sigaretta in mano e l'aria colpevole, vista la scritta "vietato fumare" in bella mostra. Dopo essermi lavata le mani ed essere uscita, avverto di nuovo quell'odore... e due voci, provenire da un angolo più buio e nascosto del locale. Con la musica così alta un umano non riuscirebbe a sentirle, ma io sì. Forse il mio odore è coperto da quello di Jacob, ma nonostante il rischio di essere scoperta decido comunque di restare ad ascoltare.
«No Felix, te lo giuro... Non devi essere geloso di Jasper, lui mi ha abbandonata. Certo, se mi vedesse probabilmente resterebbe shockato, ma...».
Felix? Quel Felix?
«Va bene, Maria, ti credo. L'importante è far vedere ai Volturi che merito ancora un posto tra di loro», le risponde l'uomo. Il mio cuore inizia a battere più forte, perché la voce è proprio la sua. Felix dei Volturi.
«E poi avresti la tua vendetta su Renesmee o Resmé o come cavolo si chiama».
«Renesmee Cullen, questo è il nome della bastarda. È per colpa sua se Aro mi ha punito, mi sono fatto ingannare come uno sciocco». Fuggo via, e tornando tra la folla mi scontro con una donna vestita tutta di nero, piena di profumo da far venire la nausea.
Non sbagliavo, Maria è la stessa vampira che trasformò zio Jasper. Ma, cosa ancora peggiore, è che Maria e Felix sono alleati. E vogliono me, sicuramente sanno che sono qui...
Un paio di braccia forti mi bloccano all'improvviso. Le sue braccia, il suo odore di lupo e di bagnoschiuma alla pesca. Jacob.
«Renesmee! Dov'eri finita, abbiamo pensato che ti fossi sentita male, i bambini e Bella mi hanno...». Mi alzo in punta di piedi gettandogli le braccia al collo, e interrompo le sue parole con un bacio.
«C'era molta confusione...», gli dico, staccandomi dalle sue labbra. «Sto bene Jake... davvero, mai stata meglio».





NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Ho trovato un'altra foto stupenda ^_^
Parlando del capitolo: per prima cosa ho voluto mostrare come Michael e Sophia stanno crescendo, con un momento familiare. E poi si passa alla questione che dà il titolo al capitolo: l'uomo alla tv è Andrew Walker, e con la storia dell'angelo vampiro fornirà involontariamente degli indizi a Maria. Ritorna anche Robert, ve lo aspettavate un ritorno del genere?
E infine, scopriamo che Maria è la stessa vampira che trasformò Jasper, e che ora è alleata con Felix Volturi... Che cosa vogliono da Renesmee?
Con tutte queste domande vi lascio, e vi aspetto al prossimo capitolo... recensite, eh!
Greta 

Ritorna all'indice


Capitolo 50
*** Il passato ritorna ***


50. IL PASSATO RITORNA


Jacob
Renesmee ha cominciato ad essere strana da ieri sera, ma non ha voluto dirmi il perché. Una volta tornati a casa dal concerto di Robert, dopo aver messo i bambini a dormire l'avevo trovata nel nostro letto già addormentata, con la testa poggiata sul mio cuscino e una mano sul pancione. Mi ero sdraiato accanto a lei e avevo iniziato ad accarezzarle i capelli, osservando il suo volto disteso ma non del tutto. Avrei potuto prenderle la mano e osservare i suoi pensieri, ma sarebbe stato incredibilmente sleale, un gesto non da me. Ness aveva detto che avremmo dovuto parlare, una volta tornati a casa. Ciò che aveva visto in TV l'aveva lasciata sconvolta, non ci è voluto uno scienziato per capire che quell'uomo era Andrew Walker e che stava parlando di lei. Ma non posso essere nervoso, devo proteggerla e fare in modo che sia il più serena possibile. E poi, quando c'è qualcosa che non va, Renesmee si chiude a riccio in se stessa, come se volesse in qualche modo proteggere me da ciò che le mette agitazione... Assurdo.
Sono le nove del mattino, mi alzo dal letto per andare a bere un bicchiere d'acqua fresca. Oggi Michael e Sophia non andranno a scuola, ma Edward mi ha detto che sarebbe venuto a prenderli in mattinata per permettermi di parlare con Ness in tranquillità. Lascio il bicchiere sul tavolo della cucina, fissando per qualche secondo il giallo intenso della tovaglia. Vado verso la camera dei miei figli e apro la porta, sentendo che sono già svegli e che stanno chiacchierando.
«Papà!», mi salutano in coro mentre mi siedo sul letto di Sophia, dove è seduto anche Michael.
La televisione è accesa a volume bassissimo su un canale televisivo per bambini, che trasmette cartoni animati già dal primo mattino.
«Anche oggi che non andate a scuola vi siete svegliati presto, ragazzi? Che stavate guardando?», domando loro, facendo sedere Mickey in braccio a me.
«Cartoni giapponesi... Ma quelli che guarda Sophia sono da femmina, non fanno per me», risponde lui.
«Michael, si chiamano anime!», lo riprende Sophia con il tono da maestrina che deve aver sicuramente imparato da Nessie.
«Tu sempre a fare la precisina, eh?», le rispondo, facendo sedere anche lei sulle mie ginocchia.
«Ci porti dai nonni, fra poco?», mi domanda Michael, guardandomi con i suoi occhi verdi.
«Viene nonno Edward a prendervi. Dai, andate a vestirvi, e fate piano perché mamma sta ancora dormendo». I bambini si alzano, vedo Sophia sgattaiolare verso il bagno di Ness e Michael verso il mio bagno. Per fortuna non fanno storie per alzarsi, si sono abituati bene anche ai ritmi della scuola.
Una ventina di minuti dopo, sento Edward bussare piano alla porta di casa. I bambini mi salutano e corrono subito tra le braccia del nonno, mentre lascio che Edward mi legga nel pensiero.
Non preoccuparti per Renesmee... mi farò dire tutto, dico, senza che le mie labbra si muovano per dire una parola.
«Okay... ci vediamo nel pomeriggio, Jacob», mi risponde fiducioso. Anche lui ieri sera si era accorto che in Ness c'era qualcosa di strano, ma come al solito non era riuscito a leggerle nel pensiero. Mi piace la complicità che si è creata tra me e Edward, e sono felice che i Cullen abbiano deciso di non trasferirsi, almeno per il momento. Archiviata per qualche decennio la carriera di poliziotto, ora Edward è sempre chinato su quegli enormi libri di medicina di Carlisle. Mi ero domandato spesso perché uno che nei suoi cento e rotti anni di esistenza avesse già due lauree in medicina e chissà cos'altro si ostinasse a studiarla ancora. "C'è sempre qualcosa di nuovo da imparare", mi aveva risposto Edward con ovvietà. Credo che prima o poi mi toccherà prendere una laurea, per non sentirmi escluso.
 
Saluto i bambini chiudendomi la porta alle spalle, non mi piace averli lontani da casa in un periodo come questo... Ma so che con i Cullen sono perfettamente al sicuro, e che c'è sempre qualche lupo di ronda anche durante il giorno. Apprezzo molto ciò che sta facendo il branco di Sam per noi, questo dimostra che dopo anni e anni di ostilità è cambiato davvero. Con Leah di nuovo incinta, il mio branco per i prossimi mesi è senza un elemento; mentre al branco di Sam si è aggiunto suo figlio Matthew e quindi sono più numerosi rispetto ai "miei".
Vedo l'automobile di Edward allontanarsi, e mi affretto a tornare dentro casa. Affacciandomi di nuovo alla nostra camera da letto noto che Ness dorme ancora, così decido di andarle a preparare la colazione. Qualche ora dedicata solo a noi due le farà bene, e la aiuterà a rivelarmi le sue paure.
Vado in cucina e preparo qualcosa da mangiare per me e per Nessie, gliela porterò a letto. La tipica colazione americana non le è mai piaciuta: niente uova e pancetta, Renesmee preferisce fare colazione con latte e cereali, come ormai molti anni prima faceva anche Bella. È buffo vedere come i figli prendano dai genitori abitudini delle quali neanche sapevano l'esistenza.
Prendo il vassoio con il latte al cioccolato, biscotti e cereali, e torno in camera da letto. Ora Ness è sveglia e sta... parlando con il pancione, seduta a gambe incrociate con le mani poggiate esattamente alla base del ventre. È così dolce quando lo fa, chissà se il bambino riesce a sentirla.
È ancora più bella del solito, lo pensavo anche quando aspettava Michael e Sophia. Così piccola e delicata, con questa pancia perfettamente rotonda che per qualche strana ragione non stona affatto con il suo fisico snello. In genere si dice che le donne incinte tendano a sentirsi brutte e grasse come balene spiaggiate, ma Renesmee no. Si sente bellissima e glielo leggo negli occhi, e forse il merito è anche un po' mio, che la guardo ogni volta come se vedessi un angelo.
«Buongiorno, Jake», mi saluta, vedendomi arrivare con il vassoio. Mi siedo accanto a lei baciando prima le sue labbra, poi il pancione.
«'Giorno, Ness. Abbiamo mezza giornata tutta per noi, Edward è venuto a prendere i bambini», le dico, porgendole la tazza con il latte e i cereali. Renesmee inizia a mangiare, intingendo il cucchiaino nella tazza e piegando le labbra in un sorriso.
«Che intenzioni hai, Jacob?». Diamine, Jacob Black, proprio non ce la fai a toglierti dalla faccia quell'espressione da pesce lesso ogni volta che la guardi?
«Aspetta e vedrai... Finisci di mangiare, e abbi fiducia nel grande capo alfa Jacob Black», le dico, alzandomi piano dal letto.
«Qualsiasi cosa tu abbia in mente, ho la netta sensazione che mi piacerà», mi risponde lei prima di vedermi sparire dietro la porta.
Ormai conosco Renesmee meglio delle mie tasche, e so che facendola sentire meglio sarà lei stessa a chiedermi di parlare. Non credo che quell'Andrew Walker sia un grosso problema, altrimenti avrebbe già spifferato alla TV più di quanto ha già detto con quel racconto dell'Angelo Vampiro. In fondo sarebbe stato un problema anche se Renesmee l'avesse lasciato trasformare. In TV ci sarebbe finito lo stesso, magari come persona scomparsa o chissà cosa... Per quanto riguarda Maria invece, non so cosa diavolo pensare. Jared, Paul, Collin e gli altri hanno detto che in queste ultime sere non ha provato ad avvicinarsi, che la sua scia si è allontanata... Eppure, c'è qualcosa che non mi convince.
«Jake?». Mi volto e vedo Renesmee proprio dietro me, con la maglietta celeste e i pantaloncini blu del pigiama ancora indosso.
«Ehi... mi stai rovinando la sorpresa!», le dico chiudendo il rubinetto della vasca, ormai piena di schiuma bianca e vaporosa. Ness mette una mano nella vasca, soffiandomi un po' di schiuma sui capelli. La blocco imprigionando le sue mani tra le mie, continuando a ridere insieme a lei. I capelli di Renesmee sono raccolti in uno chignon disordinato; la maglietta troppo corta lascia intravedere la rotondità del pancione, la sua pelle chiara, liscia e perfetta. Così bella, così piccola, così... mia, con mio figlio che cresce dentro di lei. La guardo e penso che anche tra mille anni l'immagine di lei incinta di mio figlio sarà vivida nella mia mente, perché è la cosa più bella che i miei occhi possano vedere.
«Mi piace il modo in cui ti prendi cura di me», mi dice. Renesmee mi prende la mano destra e se la poggia sulla guancia, accaldata e rosea a causa del mio tocco.
Le sciolgo lo chignon lasciando i suoi capelli selvaggi in libertà, e le sfilo delicatamente la maglietta, poggiandola accanto agli asciugamani.
«E a me piace prendermi cura di te», le rispondo abbracciandola, mentre il suo pancione mi sfiora la pelle. Mi poggia poi una mano sulla guancia, abbassando lo sguardo con un sorriso apparentemente innocente. E la mia mente viene catturata dalle immagini che mi sta mostrando attraverso il suo dono.
«Che cosa vedi?», mi domanda, alzando nuovamente lo sguardo su di me.
Vedo l'Isola Esme... colori vividi e forti, e sento il rumore del mare che si infrange sugli scogli, e le nostre risate...
«Adesso vedo noi, Ness», le rispondo, chiudendo gli occhi, per osservare meglio i suoi pensieri. Mi piace osservare il mondo attraverso i suoi occhi, sentire e vedere ogni singola cosa attraverso di lei. L'immagine cambia repentinamente, irrompendo nei miei pensieri come un fulmine a ciel sereno...
«E adesso?», mi domanda ancora con un'aria innocente.
«Renesmee, potresti essere meno... esplicita?». Le sue guance prendono colore, mentre distoglie lo sguardo e ride. Con la sua mano ancora poggiata sul mio volto mi chino per baciarla, osservando contemporaneamente le sue sensazioni e le mie... È qualcosa di meraviglioso.
Renesmee finisce di togliersi i vestiti ed entra subito nella vasca da bagno, ancora piena di schiuma. È una vasca a idromassaggio, rotonda e pensata apposta per due persone. Era stata un regalo di Rosalie ed Emmett, quando tutta la famiglia di Ness aveva contribuito a rendere più bella la nostra casa. Nonostante io abbia ancora i pantaloncini del pigiama addosso, Ness mi trascina nella vasca con lei.
«Ehi, che modi!», le dico prendendola in giro, mentre mi alzo in piedi per togliermi i vestiti zuppi. Li lascio sul pavimento, immergendomi di nuovo nella vasca. Lascio che Ness venga a rifugiarsi di nuovo tra le mie braccia, poggiando i suoi capelli ormai bagnati e pieni di schiuma sul mio petto... La vedo rilassarsi a poco a poco, come cullata dai miei respiri regolari e dalle mie braccia. E inizia finalmente a confidarmi le sue preoccupazioni.
«Jake...», inizia a dire, mentre con le dita prova a disegnare dei cerchi nell'acqua tiepida. «Ripensavo a quella storia dell'Angelo Vampiro... Sono preoccupata che Walker abbia detto qualcosa di troppo ai giornalisti, potrebbero risalire a noi. Non voglio andarmene da qui...», prosegue a dire, con una voce rotta dall'agitazione.
«Non accadrà, Ness. Magari Walker si è sentito un peso addosso e voleva in qualche modo sfogarsi... La gente è strana, valla a capire». Renesmee non aggiunge altro, restiamo così per diversi minuti. Poi, all'improvviso, si volta, e aggrappandosi al mio collo mi fa sbattere la schiena su uno dei bordi arrotondati della vasca. Avverto le sue ginocchia ben strette attorno al mio bacino, con le braccia la aiuto a tenersi sollevata verso di me.
«Ness fai... attenzione, non voglio farvi male».
Nonostante il pancione, Renesmee trova sempre un modo per mettersi comoda. Per me è più difficile, ora che è incinta è come se fosse di cristallo, e soprattutto ho sempre paura di non sapermi controllare. Ma è così bella che resisterle va contro tutti i miei principi, non saprei resisterle nemmeno se mi dicessero che per questo andrò dritto all'Inferno. Crede che io non me ne sia accorto, ma da quando è incinta mi desidera ancora di più, ed io non posso che esserne felice...
«Dolcemente», mi sussurra all'orecchio, tenendo una mano tra i miei capelli e l'altra aggrappata al bordo della vasca, mentre con delicatezza entro in lei, che subito si lascia andare tra le mie mani come un artista con la sua scultura.
«Dolcemente», ripeto io contro le sue labbra, e la vedo sciogliersi come neve al sole, i lineamenti perfetti distesi in un'espressione di piacere e serenità... Quasi in una sorta di estasi, nella quale voglio perdermi anch'io...
 

Renesmee
I nostri respiri accelerati, le nostre gambe intrecciate, le nostre labbra che si rincorrono fino a trovarsi... Credo che non potrò mai rinunciare a certi momenti, a ciò che Jacob riserva per me. Ancora stretta tra le sue braccia nella vasca da bagno, con le nostre mani poggiate sul mio pancione, sembra che tutto il mondo fuori sia qualcosa di estremamente lontano ed evanescente, come uno strano sogno.
«Sei ancora più bella, quando sei del tutto mia», mi sussurra Jake baciandomi i capelli bagnati, mentre mi volto per guardarlo.
«Anche tu lo sei...». Sorride imbarazzato, passandosi una mano tra i capelli resi ancora più neri dall'acqua.
«Togliti dalla faccia quell'espressione da ebete, per quando andremo a prendere i bambini! Ti si legge in faccia ciò a cui stai pensando... Povero papà, non voglio che capisca». Guardo un attimo l'orologio e mi volto per baciarlo di nuovo, notando che abbiamo ancora parecchio tempo per noi... Jake mi tratta come una principessa, ed io come al solito lo ripago tenendogli le cose nascoste.
«Senti, Ness... devo chiederti una cosa». Come non detto, ormai Jake e io siamo talmente in simbiosi da prevedere persino cosa stiamo per dirci.
«No Jake, sono io a doverti spiegare. Tu sei così premuroso, fantastico... E devo togliermi questo brutto vizio di nasconderti le cose, non è giusto nei tuoi confronti».
«Così però mi fai spaventare, Renesmee».
Prendo fiato, e mi decido finalmente a raccontare a Jake cosa ho visto - o meglio, sentito - ieri sera, durante il concerto di Robert.
«Io ti ho vista strana da quando sei tornata dal bagno... Ci hai messo tre ore, ci siamo preoccupati tutti quanti perché non rispondevi neanche al cellulare», mi dice Jake, sforzandosi di apparire calmo.
«Ecco, vedi... si tratta di Maria. Ci ha seguiti al locale ieri sera, e non era sola. Quando stavo per andare in bagno ho avvertito odore di vampiro, e poi l'ho sentita parlare...».
«Come fai a sapere che si trattava di Maria? Chi era con lei?», prosegue a domandarmi.
«Il vampiro che era con lei l'ha chiamata per nome, e...». Mi interrompo per pochi secondi. «Era Felix... Felix dei Volturi, lui e Maria sono alleati, credo. Vogliono qualcosa da me». Sospiro, come se mi fossi tenuta per troppo tempo la stessa aria nei polmoni.
«Renesmee». Jacob mi stringe di più, colto dall'istinto di proteggermi. «Promettimi che fin quando non li prenderemo mi starai sempre vicino, e che ti lascerai difendere da me e dalle nostre famiglie. Devo proteggere te e nostro figlio, ho bisogno di saperti al sicuro anche quando io sono con il branco. Non rimanere mai da sola in casa, è chiaro?». Nonostante tutto, la sua voce è tranquilla. Jacob mi fa spostare ed esce dalla vasca, e dopo essersi infilato l'accappatoio prende un asciugamano e mi aiuta ad uscire, avvolgendomi subito.
«Te lo prometto, Jake», gli dico, poggiando la mia testa sul suo petto.
«Felix... ancora lui. Vuole vendetta per l'umiliazione che ha subito quattro anni fa, ma che diamine c'entra Maria? È tornata per Jasper o per che cosa? Dio, è tutto così dannatamente assurdo Renesmee».
«Lo so che è assurdo», gli dico, stringendo le sue mani tra le mie. «Ma ce la faremo, Jacob. Noi due ce la facciamo sempre».
 
 
Qualche ora dopo
 
Ora che Jacob sa tutto, mi sento come se mi fossi tolta un grosso macigno dalle spalle. Jacob cerca sempre di minimizzare, in fondo ne abbiamo passate di peggio. Felix e Maria non sono in possesso di doti particolari, a parte la forza fisica di Felix... Ma se penso che ho i branchi di Jacob e Sam e la mia famiglia dalla mia parte, non credo che quei due abbiano molte possibilità di riuscita.
Jake ed io siamo quasi arrivati alla casa dei nonni, dove ci aspettano Sophia e Michael.
«Però ti prego, Jake... i bambini non devono sapere niente di questa storia», gli dico mentre parcheggia la macchina.
«Ness, ti pare? Vedrai che questa situazione sarà risolta prima di quanto immagini... Ormai ci sono abituato», mi risponde, sorridendo appena.
«Abituato?». A cosa?
«Sai cosa dicevo a Bella tanti anni fa? "Vampiri che vogliono ucciderci... sempre la stessa storia!"». Jake scoppia a ridere, scendendo dall'auto e venendo subito ad aprirmi la portiera.
«Be', hai ragione... Sono i pericoli del mestiere! Essere lupi o vampiri non è mica una passeggiata». L'allegria di Jacob sta contagiando anche me, non riesco ad essere in ansia quando lui mi fa sorridere. E poi la nostra mattinata insieme è stata fantastica...
«Michael, sono arrivati mamma e papà!», sento dire da mia figlia non appena nonna Esme apre la porta di casa. I miei figli si precipitano subito a salutarci, seguiti da mia madre e mio padre.
«Papà, senti... zia Alice e zio Jasper vogliono portarci al parco giochi...», inizia a dire Michael, lasciando proseguire Sophia. «Quello con i mega scivoli e le montagne russe... vi prego, ci andiamo?».
Jake alza gli occhi al cielo, assumendo un'espressione pensierosa.
«Fatemi pensare... Sì, certo che ci andiamo! Andate a chiamare gli zii, forza!». Mamma mi viene vicino, raccomandandomi di non salire sulle montagne russe... Sempre la solita apprensiva!
«Dai mamma, non sono così incosciente», le rispondo, poggiandomi le mani sulla pancia. Mi volto e vedo mio padre e Jacob parlare a bassa voce, Jacob parla e mio padre annuisce, passandosi una mano tra i capelli.
«Ah Nessie, Robert parte tra due giorni, quindi domani io vado a salutarlo. Vieni anche tu?».
«Certo, mamma». I bambini tornano con zio Jasper e zia Alice, Jake saluta mio padre aprendo gli sportelli della nostra Volvo. I miei genitori mi salutano, e dallo sguardo di papà capisco che Jacob deve avergli raccontato tutto.
Questa volta non posso difendermi da sola, devo pensare prima di tutto al bene del mio bambino... "Non so davvero cosa aspettarmi da te, piccolo mio", dico tra me e me osservandomi il pancione. Michael aveva manifestato il suo dono ancora prima di nascere, Sophia un anno dopo la sua nascita. Chissà come sarà questo bambino o bambina, e quale sarà il suo dono, se ne avrà uno. Forse ha ragione Jacob, sarà un maschietto... Mentre guida tiene sempre una mano poggiata sul pancione, e mi fa sentire amata e protetta.
 
È frustrante andare al luna park e non poter salire su delle giostre che non siano i cavallucci volanti o il trenino dei bambini. Mi sono sempre piaciute le montagne russe, da quando ci andai la prima volta con zia Rosalie e zio Emmett.
Jacob e zia Alice accompagnano i bambini sulle montagne russe più "tranquille", quelle che vanno ad una velocità accettabile. Sarò pure una mezza vampira, ma l'unica volta in cui ero salita sulle vere montagne russe (quelle per veri temerari, si intende), avevo rigettato tutto il pranzo.
Mickey, Sophia, Jacob e zia Alice ci salutano prima che la giostra si metta in moto, mentre io resto con zio Jasper seduta su una panchina lì di fronte. Ci allontaniamo per pochi secondi notando un chiosco che vende caramelle e zucchero filato, e zio Jasper, quasi leggendomi nel pensiero, mi porge subito uno stecco pieno di soffice zucchero filato rosa.
«Tanti auguri per il bambino», mi dice il negoziante, porgendo il resto a zio Jasper. «È il primo figlio?».
Oddio, che figuraccia! Ha scambiato zio Jasper per... mio marito.
«Veramente siamo... cugini», mi affretto subito a rispondere. «Ed è il terzo bambino, per me». Il negoziante si scusa per la figuraccia, mentre io e zio Jasper ci allontaniamo ridendo. Dalle montagne russe sento gli strilli di zia Alice, che si diverte a fare la scema.
Iniziamo a parlare, e pian piano il discorso va a finire sull'intervista di Walker e infine su Maria.
«Non mi preoccuperei troppo per Walker. È innocuo, e poi lo sanno tutti che quel programma è finto», mi dice, incurvando le labbra in un sorriso.
«Stai dicendo la stessa cosa che mi ha detto Jacob», gli rispondo.
«Per quanto riguarda Maria, non so che cosa abbia in mente. Per me lei è il passato, Alice mi ha fatto capire che quello che stava con Maria non era il vero Jasper. È un'abile manipolatrice, questo devo ammetterlo». Zio Jasper abbassa lo sguardo sul suo polso, dove intravedo il segno di una cicatrice.
«Questo, Renesmee», mi dice indicandosi il polso, «è solo uno dei tanti segni che porto addosso. Conosci la mia storia, e sai cosa dovevo fare... Uccidere, uccidere e ancora uccidere. E mi facevo davvero schifo, ma ero totalmente succube di Maria». Gli poggio una mano sulla spalla, come a confortarlo. Quel Jasper non esiste più, non voglio che si senta in colpa.
Nel frattempo i bambini, Jake e la zia sono scesi dalla giostra; stavolta è zia Alice a volermi tenere compagnia, ma attraverso uno sguardo le faccio capire che prima devo finire il mio discorso con zio Jasper.
«Andiamo sul mega scivolo, bambini?», la sento dire, portandosi dietro Jacob. Continuo a giocherellare con lo stecco ormai vuoto dello zucchero filato, mentre zio Jasper prosegue a parlare.
«Se ieri ti hanno seguita in quel locale, è perché vogliono vedere i tuoi spostamenti senza dare nell'occhio. E non vogliono attaccare, perché un combattimento tra vampiri in luogo pubblico non è esattamente il massimo se Felix vuole farsi accettare di nuovo dai Volturi». Il discorso sembra essersi esaurito, ma c'è ancora qualcosa che desidero sapere.
«Zio, volevo chiederti... com'è Maria? Fisicamente, intendo. È facile da battere?». Non credo che zio Jasper si aspettasse una domanda del genere.
«Maria è... forte, nonostante la sua statura. Sarà almeno dieci centimetri più bassa di te. Capelli neri, pelle olivastra, occhi rosso sangue. Eravamo rimasti... in buoni rapporti, se così si può dire. Lei aveva perdonato la mia fuga. Non so che cosa abbia in mente, ma sappi che ti difenderemo. Il passato a volte può tornare, ma bisogna essere abbastanza forti da non lasciarci schiacciare. E tu per me sei come una figlia, Renesmee; ti proteggerò sempre». Restiamo per un altro po' di tempo al luna park, mentre Jake e zia Alice a turno mi fanno compagnia. Sento il cellulare vibrare nella mia borsa, e mi affretto subito a rispondere.
«Ehi Leah, sono al luna park con i bam... Oh mio Dio, davvero?!».
«Sì, Renesmee. Dovete venire subito. Non ci sto capendo niente, dice di essere dalla nostra parte».
È proprio vero che non si può mai stare un attimo in santa pace...


 
NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Renesmee ha il solito vizio di voler nascondere le cose a Jacob, ma in questo caso ha capito che non sarebbe stata la cosa giusta da fare. Jake sa usare bene le sue armi, e mi sono divertita a far usare a Nessie il suo dono in un'occasione così intima :P Inoltre ho voluto usare un pov Jacob per mostrare il suo modo di vedere Nessie incinta *_*
Nella seconda parte del capitolo Nessie si ritrova a parlare con lo zio Jasper, che le racconta qualcosa in più su Maria. Nel corso della storia un bel dialogo tra Renesmee e Jasper mancava, e quale occasione migliore di questa? Ho voluto inoltre mostrare che anche lui considera sua nipote proprio come come una figlia. E stavolta sono stata cattivella e ho deciso di lasciarvi con il mistero: di chi stava parlando Leah al telefono? Vediamo se ci arrivate... e secondo voi l'intervista televisiva di Andrew Walker avrà delle conseguenze?

P.S. Ci tengo a sottolineare che sto correggendo tutta la storia da eventuali errori di distrazione (di grammatica no, perché se non lo avete ancora capito sono super fissata su queste cose u.u) e mi scuso se ne trovate qualcuno al momento della lettura, sappiate che li troverò e li correggerò! ;)
Sto pubblicando la storia anche su Wattpad (per ora ho messo i primi capitoli) dove potete trovarmi come Greta_SweetLuna.
Un bacio, a mercoledì/giovedì prossimo <3

Ritorna all'indice


Capitolo 51
*** Un ospite inatteso ***


51. UN OSPITE INATTESO


La telefonata di Leah mi ha lasciata davvero basita. Zio Jasper mi aveva vista sbiancare, si era persino preoccupato che mi stessi sentendo poco bene. Zia Alice si era innervosita perché "come al solito non ha previsto niente", mentre Jacob sta palesemente facendo finta di essere tranquillo. Credo che zio Jasper stia utilizzando il controllo dell'umore, mi sento stranamente meglio rispetto a prima.
«Papà, guarda che io e Michael non siamo scemi, dicci cosa è successo», gli dice Sophia, seduta in braccio a zio Jasper.
«Uffa, ci trattate come dei bambini di sei anni», le fa eco Michael. Riescono ad essere particolarmente insistenti quando ci si mettono d'impegno in due.
«Ma voi li avete, sei anni», risponde Jacob, continuando a tenere le mani sul volante.
«Di età anagrafica, non di testa... Dai, papà!», prosegue Mickey. Be', in effetti quale bambino di sei anni direbbe "età anagrafica"?
«A casa dei nonni è venuta una persona. Quando la vedrete - e se, la vedrete - non fate commenti e filate subito da nonna Esme, intesi? Renesmee per favore, diglielo anche tu». Jake non ha mai avuto molta pazienza, questo lo devo ammettere.
«Papà ha ragione, dovete fare ciò che vi dice». Per fortuna, dalla radio interviene a distrarli una delle loro canzoni preferite. Di solito i gemelli tendono a sviluppare gusti diversi l'uno dall'altro, invece loro due - gemelli diversi - hanno davvero moltissime cose in comune, dai gusti ad alcuni lati del carattere.
Una volta arrivati alla villa dei Cullen, sento che l'agitazione di prima è ritornata. Leah ha detto che mio padre ha letto nei pensieri di questa persona, e che per quanto assurdo possa essere dobbiamo averne fiducia. Ma se ci riesco io che di anni ne ho solo ventiquattro, perché non dovrebbe riuscirci un vampiro antico come Demetri, a nascondere i propri pensieri? Questi sono veri e propri misteri dell'esistenza...
L'ossessione per Leah gli è rimasta, da quando la vide a Volterra in forma umana. Si è presentato in maniera pacifica tra i lupi dicendo che avrebbe parlato soltanto con la "incantevole mutaforma", loro due da soli. Chissà come avrà reagito vedendola incinta, si sarà rassegnato? ...
Jake prende per mano i bambini continuando a restarmi vicino, mentre nonno Carlisle ci apre con cautela la porta di casa, con uno sguardo indecifrabile disegnato in volto. Nonna Esme prende i bambini e li porta subito nella loro stanza al piano di sopra, mentre nonno Carlisle ci fa cenno di venire in salone. Ci sono tutti i lupi, il branco di Jake e quello di Sam al completo, compreso il "piccolo" Matt che ha preso molto sul serio le questioni del branco, nonostante la giovane età.
Sono tutti in piedi, in fondo per i vampiri non fa alcuna differenza. L'unico ad essere seduto è proprio Demetri, impegnato a parlare con un'aria tranquilla e quasi annoiata.
«Chi abbiamo qui...!», dice all'improvviso, voltandosi verso me e Jacob. «Anche tu incinta, Renesmee? Deve essere scoppiata un'epidemia, da queste parti!», prosegue, per poi mettersi a ridere da solo. Ryan tiene ben stretta Leah a sé, con fare protettivo, mentre Jacob fa la stessa cosa con me. Leah ha un'aria colpevole, e non riesco a capire il perché...
Tutti i miei familiari sembrano immobili come statue, papà e mamma si avvicinano a me mentre li vedo scambiarsi uno sguardo.
«Adesso che ci siamo tutti, posso dirvi il perché della mia visita». Più che visita, lo definirei un auto-invito, ma questo è un altro paio di maniche.
«Io direi di lasciare da parte ciò che è accaduto quattro anni fa, Carlisle. Non sono qui per parlare di questo, anche se la faccenda è strettamente collegata a ciò che è accaduto proprio durante il nostro incontro a Volterra. Aro decise di... "declassare" Felix, dopo che tradì la sua fiducia con quella storia del quaderno consegnato a Renesmee. La punizione sarebbe potuta essere peggiore, ma Aro alla fine ha optato per qualcosa di più leggero, se così si può dire, vista la grande fiducia che Felix ha sempre dimostrato a lui, Caius e Marcus. Aro lo ha lasciato andare in cerca di una compagna, in modo che episodi come quello non si ripetano più. Sapete, Felix è sempre stato molto sensibile al fascino femminile... Alla fine gli è costato caro», dice, continuando a fissare Leah. «E come ben sappiamo, la nostra Renesmee gli ha spezzato il cuore...», prosegue a dire spostando lo sguardo su di me, mentre continua a parlare gesticolando con singolare eleganza: le mani sono coperte da un paio di guanti neri di pelle dello stesso colore del suo mantello, appuntato sul davanti dal sigillo dei Volturi. Nonno Carlisle, tra le varie cose che mi aveva raccontato riguardo ai Volturi, mi disse anche che Demetri e Felix erano considerati "i due dongiovanni dei Volturi". Nel periodo in cui visse a Volterra li vedeva spesso circondarsi di bellissime donne, vampire e anche umane. Queste ultime finivano sempre per diventare il loro pasto, questa fu una delle ragioni per le quali il nonno decise di lasciare Volterra.
«Ma ora veniamo al dunque, questa puzza di cane mi sta facendo innervosire. Oh, Leah, ovviamente non è riferito a te», puntualizza Demetri.
«Non mi sembra il caso di parlare delle nostre rispettive "puzze"», interviene Ryan, piuttosto seccato dagli sguardi che il vampiro riserva alla sua donna.
«Be', tornando a noi, Aro mi ha messo sulle tracce di Felix. Sappiamo che si accompagna ad una certa Maria, una vecchia conoscenza di Jasper. E sappiamo che entrambi vogliono qualcosa da Renesmee. Credo che le nostre questioni siano state risolte quattro anni fa, quindi il mio compito è riportare Felix a Volterra senza creare danni, una bella seduta con Chelsea e Corin gli farà dimenticare tutto».
Okay, dove sono finita? I Volturi dalla nostra parte?! Forse hanno capito che non gli conviene mettersi contro la mia famiglia, soprattutto dopo aver visto di che cosa è capace mia figlia Sophia. Ma il punto è questo: che cosa vuole Maria da me?
"Avresti la tua vendetta su Renesmee", aveva detto a Felix... Ma non ci arrivo, non capisco proprio dove voglia arrivare. Probabilmente prima che incontrasse Felix neanche sapeva della mia esistenza...
«Che cosa hai intenzione di fare con Maria?», chiedo senza pensarci troppo a Demetri.
«Se vorrà essere la compagna di Felix ben venga, ma se dovesse avere mire di altro tipo, evidentemente non ha davvero capito con chi ha a che fare. I Volturi non concedono mai una seconda possibilità». Rabbrividisco nel sentire questa frase: mi torna in mente Irina, ma anche una persona che ho sentito nominare soltanto nei racconti dei miei genitori: la povera Bree Tanner, uccisa dallo stesso Felix dopo lo scontro con i vampiri di Victoria. Se i Volturi le avessero concesso la famosa seconda possibilità, forse oggi farebbe parte della nostra famiglia... Mia madre e mio padre ne hanno passate davvero tante, in confronto la minaccia di Maria sembra quasi una sciocchezza. Mamma diceva di essere particolarmente incline a cacciarsi nei guai, forse un po' di sfortuna è parte integrante del mio patrimonio genetico.
«Carlisle, se non ti dispiace resterò qui fin quando non avremo fermato Felix e Maria. Se non reco disturbo, ovviamente». Di bene in meglio, magari vorrà anche festeggiare il Natale con noi?!
«Per me va bene, Demetri. Ma gli accordi sono questi: niente caccia sul territorio», gli risponde nonno Carlisle, mentre gli occhi scarlatti di Demetri sembrano diventare due piccole fessure.
«Potrebbe sempre nutrirsi di sangue animale», interviene Leah, conscia del forte ascendente che esercita sul Volturo.
«Perché no, potrei anche provare se a chiedermelo è una bellissima donna. Sai, è strano, mia cara Leah. In mezzo a questi can... volevo dire lupi, sei l'unica a non avere quell'odore fastidioso da bestia». Ryan stringe i pugni, fin quando le nocche non gli diventano bianche. Demetri sembra ignorare del tutto la presenza di Ryan, continuando a puntare lo sguardo sulla mia amica.
«Se dobbiamo collaborare, vampiro, sappi che dovrai stare alla larga da mia moglie», prosegue a dire Ryan, enfatizzando l'ultima parola.
«Lasciami almeno ammirare la sua bellezza, mutaforma. Il bambino, sarà una femmina?», prosegue a chiedere Demetri con sfacciataggine.
«No, è maschio», risponde subito Leah.
Dal piano di sopra sento le voci dei bambini, e zia Rose che dice loro di non correre... Troppo tardi, Michael e Sophia ci raggiungono al piano di sotto, fermandosi non appena vedono Demetri.
«Oh, ma che meraviglia! La piccola ladra di doni!», esclama il vampiro, vedendo mia figlia. «E lui, ha sviluppato qualche potere?», prosegue, riferendosi a mio figlio.
«Non sono tenuto a rispondere», gli risponde Michael per nulla intimorito, mentre Jake gli si avvicina poggiandogli le mani sulle spalle. Entrambi hanno subito ricordato chi fosse; anche Sophia si è subito messa sulla difensiva, avvicinandosi a zio Emmett che ora l'ha presa in braccio.
Fuori inizia ad imbrunire, Jake ed io decidiamo di tornare a casa. Questa notte Jacob sarà di ronda con Embry, Quil, Ryan e qualcun altro del branco di Sam, così Seth e Leah si sono offerti di farmi compagnia restando a dormire da me. Porteranno anche Lily e Joshua, con la speranza di far distrarre un po' i miei figli.
«Questa notte verrò con voi, quale branco è di ronda?», si affretta subito a domandare Demetri, mentre Jacob risponde anche a nome degli altri.
«Demetri, potresti venire a caccia con noi, così potrai sperimentare la dieta "vegetariana"», interviene nonno Carlisle. Demetri sembra particolarmente entusiasta dell'idea, mentre io continuo ad essere sconvolta da tutta questa situazione... A quanto pare dovrò farci l'abitudine, fin quando Felix e Maria non cadranno nella trappola. Si dice che "dopo qualche giorno l'ospite puzza", ed io non vedo l'ora che tutta questa situazione sia finita. Se non altro prima che nasca il mio bambino, perché al momento è molto più al sicuro nella mia pancia anziché fuori...
 
 
Qualche ora dopo
 
«Ci vediamo domani mattina, Ness». Jacob si piega per baciarmi, annullando l'abissale differenza di statura che c'è tra noi. Sta per andare via. Ma le nostre labbra, le nostre lingue e le mie mani tra i suoi capelli sembrano voler dire tutto il contrario. Continuando a tenere le sue mani sui miei fianchi arrotondati, Jake separa le sue labbra dalle mie, rassicurandomi sul fatto che non può accadergli niente, che è solo un giro di ronda come tutti gli altri. Mi dà un ultimo bacio, ancora meno casto dei precedenti.
«Avete finito di slinguazzarvi?», risponde sarcastico Seth, mentre Leah gli lancia un'occhiataccia di rimprovero.
«E poi sarei io quella acida, vero fratellino?».
Jacob fa il gesto di rincorrere Seth per picchiarlo, mentre Leah lo rassicura sul fatto che lei e suo fratello non mi avrebbero fatto sentire la sua mancanza. Un ultimo bacio sulla fronte, una carezza al pancione, un bacio ai bambini e vedo Jacob uscire di casa, con la solita borsa sgualcita e sporca di terra che usa per poggiare i vestiti, prima di trasformarsi. Tutto questo fa parte della nostra soprannaturale quotidianità.
Mentre Leah mette il DVD scelto da Seth, vado subito in cucina a prendere il barattolo di Nutella e tre cucchiaini. È il barattolo che tengo nascosto, per evitare che Jake se lo finisca tutto in una volta. La "fame da lupo" lo fa essere più goloso di me a volte, e poi mi aveva spiegato che le mutazioni comportano una grossa perdita di calorie. "Senza contare le calorie che mi fai bruciare tu a letto", aveva aggiunto malizioso.
Cerco di scacciare dalla testa certi pensieri fin troppo invitanti, tornando a concentrarmi sulla mia serata. Sono troppo cresciuta per un pigiama party con i miei migliori amici?
«Nessie, torna qui! Il film sta iniziando, ci sono un sacco di zombie!», mi chiama Leah, mentre Seth mi raggiunge in cucina.
«Nutella?», mi chiede vedendomi già con il barattolo in mano.
«E Nutella sia!», gli rispondo con uno sguardo furbo. Appena torno in salone mi scontro con Lily, impegnata a giocare a nascondino con i miei figli e il cuginetto Joshua. Anche Josh è piuttosto sveglio per la sua età, prima l'ho visto baciare Sophia sulle labbra... e lei non si è spostata!
«Corri a nasconderti, Lily!». La figlia di Leah è più grandicella rispetto a Mickey e Sophia, ma sta sempre insieme ai miei figli. Sophia è la sua migliore amica, mentre Michael... L'ho detto e lo ripeto, Lily lo guarda esattamente come io guardavo Jake. Al diavolo le differenze di età, anche io e Jacob abbiamo parecchi anni di differenza, ben sedici. Ovviamente per loro è ancora presto per parlare di amore e sentimenti, ma si vogliono bene e insieme formano un bel gruppetto. Questo basta, per la loro età.
Io, Seth e Leah ci sediamo sul divano, intingendo i nostri cucchiaini nella Nutella.
«Se ti vedesse Demetri!», dice Seth alla sorella, che subito scoppia a ridere, non senza un pizzico di fastidio nella voce.
«Voi ridete e scherzate, ma intanto questa cosa gioca a nostro favore. E poi sono incinta, credo che il nostro dongiovanni dei Volturi abbia capito di non avere speranze con la sottoscritta», risponde Leah.
«Ha detto che tu non puzzi di lupo... È la prima volta che sento un vampiro dire una cosa del genere», interviene Seth. «Ma ora che ci penso, neanche tu dici a Jacob che puzza di lupo», prosegue, rivolgendosi a me. Nel frattempo, sullo schermo del televisore vedo comparire un tizio mascherato di nero che tiene in mano un piccone insanguinato. È il tipo che dovrebbe uccidere gli zombie, forse. Seth, che razza di film hai scelto?!
«Non sono un vero vampiro, per me avete tutti quanti un buon odore. E Jacob ha un profumo che mi manda fuori di testa», puntualizzo.
«Lo so bene, lo so più che bene...». Seth si mette a ridere, dandomi un pacca sulla spalla.
«Non mi dire che Jacob non riesce ancora a controllare i pensieri con voi, sennò quando torna a casa lo picchio», rispondo a Seth. So già di essere il punto debole di Jake, e sarà capitato chissà quante volte che si sia lasciato sfuggire pensieri troppo "privati" su di me. Tutti i ragazzi del suo branco (e anche quelli del branco di Sam, considerando che prima erano uniti) mi hanno vista nuda, completamente persa tra le braccia di Jake. Fantastico, davvero!
«E dai Nessie, non fare la permalosa!». Lascio da parte il cucchiaino e chiudo il barattolo di Nutella. In tre siamo riusciti a mangiarne metà, se mi vedesse Jacob lo farebbe sparire dalla circolazione.
«Dovremmo farli più spesso questi pigiama party», dice Leah, alzandosi dal divano per andare a bere un po' d'acqua. «Mi fanno pensare ai vecchi tempi, quando Renesmee era piccola e ci raccontavamo i segreti», aggiunge.
«Ed ora siamo qui, abbiamo quarant'anni... ma la nostra amicizia non è cambiata», prosegue a dire Seth, mentre i bambini corrono per la casa continuando a giocare a nascondino.
«Ehi, io di anni ne ho ventiquattro! E poi noi siamo un caso a parte, l'età è solo uno stupido numero». Ripenso anch'io a quando avevo sei o sette anni, non avevamo ancora lasciato Forks. Prima di scoprirmi innamorata di Jacob passavo molto tempo con Seth e Leah, erano sempre stati i miei migliori amici. Passavamo spesso serate come questa, alle quali spesso prendeva parte anche Jake. Ricordo di averlo sempre considerato bellissimo, anche prima di capire che mi piacesse. Seth mi lanciava delle frecciatine, notando che mi incantavo a fissarlo per minuti interi. Per un periodo Leah ed io ci distaccammo, quando avevo iniziato a provare dei sentimenti per Jacob e avevo frainteso la loro amicizia. Ma poi era tornato tutto come prima, e la nostra amicizia non è mai cambiata da allora. Anche quando la mia famiglia mi impose di non mettere piede a Forks e a La Push, durante i dieci anni trascorsi prima a Denali e poi in Canada. A volte erano loro a venirmi a trovare, e la presenza costante di Jacob mi aveva aiutata a sentire meno la loro mancanza e quella di tutti gli altri. In fondo che cosa sono stati quei dieci anni per una come me? Un battito di ciglia... Ed ora ho tutto ciò che potrei desiderare. Potrà sembrare assurdo, ma mi sento più tranquilla con la presenza di Demetri. Jacob ha detto che questa faccenda si risolverà il prima possibile, prima che il tempo della gravidanza arrivi al termine. Ma c'è ancora la questione di Andrew Walker, e qualcosa mi dice che quella storia non è finita con il racconto in televisione.
Nessuno di noi sembra interessato a seguire quello stupido film di zombie, così accendiamo lo stereo e ci mettiamo a ballare. Io e Leah, pancia contro pancia, sembriamo davvero... enormi. Dopo un po' mettiamo i bambini a dormire, dopodiché ci mettiamo anche noi sul divano-letto, lasciando la TV accesa a volume basso su un canale di musica. Leah si sfiora la pancia, leggermente più grande della mia, mentre sorridiamo entrambe. Io sono sdraiata al centro tra lei e Seth, che si diverte a fare battute idiote e a prenderci in giro, dicendo che io e Leah somigliamo tanto a due foche dell'Antardide, con le nostre pance.
«Non avrei mai pensato di dormire con due donne incinte. Be', se non altro Luna non può essere gelosa di Renesmee-sono-tutta-di-Jacob e di mia sorella».
«Zitto Seth, dormi! A una certa ora inizi a dire cose senza senso», lo rimprovera con affetto Leah.
 
Leah è la prima ad addormentarsi, mentre io e Seth non riusciamo a prendere sonno. Seth si alza per guardare i numerosi libri sul mio scaffale.
«Una mezza vampira che legge libri fantasy», dice soffermandosi sui volumi di Harry Potter, Shadowhunters, Hunger Games, Percy Jackson, storie romantiche e svariati libri sui vampiri.
«Seth, non dire che non ti piacciono... Okay?». Gli punto il dito contro, con uno sguardo minaccioso. In fondo, ho gli stessi gusti delle normali ragazze della mia età... più o meno. Nessuno deve offendere i miei libri. E (viva la modestia), i libri che piacciono a me sono universalmente belli e non possono essere offesi.
«Okay!... No, mi piacciono Nessie, ma vederti leggere le storie di vampiri è davvero il massimo». Ride, per poi tornare a fissare la libreria.
«Mi incuriosisce il modo in cui gli umani ci descrivono, tutto qui. Leggo anche molti classici, Seth. Romeo e Giulietta...».
«Cime Tempestose, Orgoglio e Pregiudizio... libri di filosofia?!», esclama Seth mettendosi a ridere.
«Ehi, non c'è niente da ridere!». Leah si gira dall'altra parte, prendendosi quasi metà della coperta.
«Hai freddo?», mi domanda Seth, vedendomi raggomitolata su me stessa.
«No... è solo che stavo pensando a tutta questa situazione. Maria, Felix, Andrew Walker». Sembra la lista della spesa, con tutti questi nomi. «Demetri che vuole aiutarci, poi! È... è il colmo, Seth! Non è un buon momento per metterli al mondo», dico sconsolata, indicando il mio pancione e quello di Leah.
«Lo so, è strano... Ma dobbiamo fidarci di Demetri. Non ha alcun interesse nel mandare in giro Felix con quella pazza esaltata di Maria».
«Ecco, Maria... Che cosa può volere da me? È da un po' di giorni che continuo a fare un sogno orribile», confesso al mio migliore amico. Accade sempre quando mi addormento il pomeriggio, senza Jake.
«Me lo vuoi raccontare?».
«Un attimo prima sono incinta, l'attimo dopo la pancia scompare e vedo il mio bambino nelle mani di un'altra donna, vuole portarmelo via... In poche parole, nel mio inconscio ho paura che Felix voglia vendicarsi di me attraverso i miei figli, magari ha promesso a Maria un posto tra i Volturi». Abbasso lo sguardo, il mio battito cardiaco inizia ad aumentare.
«No, Nessie, no. Non accadrà niente ai tuoi bambini, ci siamo noi con te. Jacob, i nostri branchi, la tua famiglia. I Volturi non hanno alcun interesse ad inimicarsi Carlisle, e sanno che tua figlia è intoccabile perché il suo dono gli si ritorcerebbe contro. E poi... noi "abbiamo" Phil, non dimenticarlo». Seth mi prende la mano, avvicinandosi a me per cingermi con il braccio.
«Il famoso quaderno delle profezie che mi diede Felix, parlava di qualcuno che un giorno avrebbe spodestato i Volturi. Forse vogliono eliminare i miei figli perché sono troppo potenti, temono ciò che potrebbero diventare...». Prendo un bel respiro, alzando di nuovo lo sguardo.
«Renesmee», mi dice Seth con l'aria di chi cerca di tranquillizzarti. «Leggi troppi fantasy. Okay che siamo lupi, vampiri e mostri vari, ma questa è la realtà. Dammi retta, ti stai solo facendo un assurdo film mentale troppo pieno di vampiri», prosegue con il suo solito sguardo da ragazzino spensierato.
«Cambiando argomento», dice rivolgendo uno sguardo a sua sorella.
«Come la vedi, Leah? Con te si confida molto di più che con me, adesso che non può trasformarsi non mi dice mai niente», mi confessa.
«Seth, è felice. Per Lily che sta crescendo, per l'arrivo di Harry, per Ryan... Ma se devo dirtela tutta, oggi l'ho vista strana. Come se si sentisse in colpa per qualcosa...». È difficile nascondermi le cose, mi basta uno sguardo per capire se una delle persone a cui voglio bene mi sta nascondendo qualcosa. Sono un'ottima osservatrice.
«Ecco, allora non l'ho notato solamente io... Sai, domani vorrei andare a trovare papà al cimitero, ma Leah ha detto di non voler venire. È molto strano, Nessie. Ormai credevo che avesse smesso di sentirsi in colpa».
«Seth, lascia che ci parli io... Sono una brava psicologa, sai?». Avrei scoperto presto cosa c'è che non va, con me non c'è scampo.
«Posso... appoggiarmi? Di solito Jacob mi fa addormentare così», domando a Seth, prima di posare la testa sul suo petto.
«Certo che puoi, sei la mia migliore amica. Se Jacob non è geloso, fa' pure».
«Geloso di te? È come se fossi suo fratello! E Luna invece? Perché non hai fatto venire anche lei, è rimasta da sola a casa senza neanche Joshua...», rispondo.
«Luna non sa niente di Felix, Maria e Demetri. È uscita con Emily e Kim questa sera, e sua madre è venuta a farle compagnia. Non voglio che sappia niente».
«Non preoccuparti». Mi alzo dal letto per andare a controllare i bambini, stanno dormendo come angioletti. Vedo che Michael sta dormendo vicino a Lily, e che Sophia ha il viso rivolto verso Josh. Sono tenerissimi.
Torno in salone senza fare rumore, mettendomi di nuovo in mezzo tra Leah e Seth e poggiando di nuovo la testa sul petto del mio amico di sempre.
«Tuo figlio ha un debole per la mia bambina, dovresti almeno dirgli che è un po' troppo presto per baciarla sulla bocca». Seth ride, coprendosi gli occhi con una mano. Spenge la luce, continuando a ridere.
«Seth, che cosa c'è ancora da ridere? Sveglierai Leah», gli dico sottovoce.
«Mi chiedevo: c'è pericolo che tu mi dia dei calci durante il sonno ed io mi ritrovi pieno di lividi? Insomma, Jacob racconta sempre che tu lo riempi di lividi...». Wow, anche la storia dei lividi è di pubblico dominio.
«Shhh, zitto! Se non dormi, i lividi te li faccio venire sul serio, piccolo lupo color sabbia».
Seth sbuffa, dandomi la buonanotte.
Mi rendo conto di essere davvero fortunata ad avere degli amici come loro, capaci di farmi affrontare anche le situazioni più difficili nel migliore dei modi.
«Buonanotte, Seth. Sono contenta che tu e Leah siate qui». Proprio come quando Jacob mi stringe forte a sé, sono certa che questa notte sarà senza incubi.



NOTA DELL'AUTRICE
Hey! Perdonate il leggero ritardo, ma ho avuto davvero poco tempo. Credo che mi prenderò un giorno in più per aggiornare, non me ne vogliate ma così potrò lavorare meglio e con più calma. 

Abbiamo finalmente scoperto a chi si riferiva Leah al telefono nello scorso capitolo: Demetri (Uffauffauffa, per la tua felicità xD). Non è stata una scelta casuale, in quanto segugio Demetri era l'unico che potesse mettersi sulle tracce di Felix. Ma ci sono ancora tante questioni irrisolte: Andrew Walker, lo strano atteggiamento di Leah, Maria e Felix che per il momento sono a piede libero e che Renesmee spera vengano "catturati" prima della nascita del suo bambino...
Nella seconda parte del capitolo ho voluto mostrare anche il profondo legame di amicizia tra Ness e Seth, ed anche i legami tra Sophia, Joshua, Michael e Lily.
Che altro aggiungere? A voi la parola, e se trovate errori di battitura/distrazione fatemeli notare così li correggo :)
Ormai mancano davvero pochi capitoli, ufficialmente sarebbero 3 ma il numero potrebbe variare. Tranquille, Eternity non finisce qui perché ho già in progetto di scrivere una sorta di seguito ma a capitoli autoconclusivi, una raccolta di one-shot.

P.S. Vi ricordo la mia pagina facebook *The Twilight Saga Italian Fan Forum*, e per chi non l'avesse letta la mia one-shot su Leah: You Can Save Me.

Alla prossima settimana, RECENSITE!
Greta 

Ritorna all'indice


Capitolo 52
*** Un pomeriggio tranquillo, dicevano... ***


52. UN POMERIGGIO TRANQUILLO, DICEVANO…


Il mattino seguente mi sveglio serena e riposata, il mio sonno è stato tranquillo e senza incubi. Apro gli occhi in cerca di Jacob, ma poi mi ricordo improvvisamente che ieri sera era di ronda con il branco e che Seth e Leah sono venuti a tenermi compagnia. Seth dorme ancora, mentre Leah è già sveglia, intenta a mandare un messaggio con il cellulare.
«Nessie, buongiorno», mi dice, mentre mi stropiccio gli occhi. «Sto mandando un messaggio a Ryan», prosegue a dire.
«Andiamo a fare colazione?», le domando, con la voce tipica di qualcuno che si è appena svegliato. «C'è ancora tanta tanta Nutella!», aggiungo. Leah annuisce e mi sorride, mentre ci alziamo dal letto cercando di fare poco rumore, per non svegliare Seth. Sono appena le otto, Jacob dovrebbe tornare al massimo tra un'ora o due. E finché Seth non si sveglia, potrei provare a capire il perché ieri Leah fosse così strana. Con me si confida sempre, non vedo perché non dovrebbe farlo anche ora...
«Latte o tè?», domando a Leah.
«Fammi pensare... Tè».
Mentre preparo il tè, vedo che Leah continua ad essere fin troppo assorta nei suoi pensieri.
«Leah... Senti, io non ci riesco a fare finta di niente, è da ieri che ti vedo strana», le dico, senza troppi giri di parole. A Leah non sono mai piaciute le persone che girano e rigirano intorno ai discorsi, senza arrivare mai al punto. E neanche a me.
«È inutile provare a nasconderti qualcosa, vero Nessie? Sei sempre stata brava a capire le persone», mi risponde rassegnata.
«Ho frequentato l'Accademia di lettura nel pensiero di Edward Cullen!», le rispondo, cercando di metterla a suo agio. Leah sorride, poi riprende a parlare.
«Riguarda Demetri», se ne esce tutta d'un fiato.
Sospettavo che Demetri potesse avere a che fare con questo, in qualche modo. Le mie sensazioni si sono rivelate quasi sempre giuste, diciamo nel novantanove virgola sette per cento dei casi, se devo essere pignola.
«Ehi, lo sai che puoi raccontarmi tutto», le dico, mentre verso il tè nelle tazze e prendo dalla credenza il pacco dei biscotti.
«Renesmee... Non voglio caricarti di questo peso, ciò che ti dirò non ti piacerà affatto. Ormai è andata così, mi sono messa l'anima in pace», mi dice, sistemandosi nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Mentre ieri ti sei addormentata, ne ho parlato con Seth. Mi ha detto che oggi sarebbe andato a trovare vostro padre al cimitero, ma che tu gli hai detto che non saresti venuta. Non capisco, Leah, è come se ti sentissi in colpa per qualcosa. In colpa nei confronti di tuo padre, di Seth... anche di Ryan». Leah annuisce, come a darmi ragione.
«È così, Renesmee». Dopo un attimo di pausa, Leah prosegue a raccontare.
«Tuo padre sa tutto, mi ha letto nel pensiero. E quando ieri ve ne siete andati tutti, ho voluto parlare da sola con lui, per sapere come facesse ad essere convinto delle buone intenzioni di Demetri».
«Perché?», domando a Leah. Sono confusa, non riesco ancora a capire.
«Tuo padre mi ha spiegato che quando una persona sta mentendo cerca di pensare ad altro, ma scatta un meccanismo particolare nella mente di quella persona. Demetri è un vampiro molto antico, e ho pensato che avrebbe anche potuto aggirare il potere di Edward, come fai tu. Be', poi mi ha spiegato che quando tu gli nascondi i pensieri, lo fai in tanti modi diversi: pensi a più cose contemporaneamente - e non so davvero come tu faccia - oppure, a volte, riesci ad oscurare del tutto la tua mente, e lui non vede assolutamente nulla. Ma questo sei in grado di farlo soltanto tu, Renesmee». Ripenso a quando nonno Carlisle mi aveva fatto quei test sul quoziente intellettivo, grazie ai quali aveva capito che il mio cervello funziona in un modo molto particolare. Ma che cosa c'entra tutto ciò con Leah e Demetri?
«Invece», prosegue Leah, «Jacob, Carlisle, tutte le altre persone che gli abbiano mai nascosto qualcosa, lo hanno fatto con lo stesso meccanismo che si usa per mentire. Anche Demetri avrebbe potuto farlo, ma non lo ha fatto. È sincero, ci aiuterà... Anche se si è preso qualcosa in cambio». Mi sto preoccupando, questa faccenda non mi piace.
«Leah, mi fai preoccupare!». Non so neanche come proseguire la frase...
«Tuo padre non lo dirà a nessuno, ma prima o poi si verrà a sapere... Ti ricordi che cosa è successo a Volterra? Demetri mi disse che non si sarebbe arreso, senza aver ottenuto niente». Ti prego Leah, dimmi che non ha fatto niente di brutto...
«Ieri si è presentato dai lupi dicendo che avrebbe parlato solo con me. Quindi il mio branco e quello di Sam lo hanno condotto da me, e mi hanno spiegato la situazione. Ho accettato, che altro potevo fare! L'ho fatto entrare in casa, e mentre parlavo con Demetri tutti gli altri erano fuori, pronti ad entrare in caso di pericolo. Lily era a casa di mia madre e di Charlie, per fortuna. Ryan dovevi vederlo, era davvero preoccupato per me». La interrompo, notando la voce di Seth provenire dal salone.
«Leah, arriva al dunque. Non abbiamo più tempo», le dico.
«Ecco... Demetri mi ha baciata. Un bacio sulle labbra. Ha detto che un mio bacio era ciò che voleva in cambio per il suo aiuto. Credimi, mi sento uno schifo. È come se avessi tradito Ryan, tradito tutti quanti voi...». Mi avvicino a lei per abbracciarla. Demetri è un bastardo, i Volturi hanno sempre un secondo fine. Non potevo pretendere che ci avrebbe aiutato senza volere nulla in cambio...
«Ti prego, non sentirti in colpa. Non è stata colpa tua, Leah. Ma finché questa storia non sarà finita, Ryan non lo deve sapere, altrimenti credo che vorrà farlo a pezzi». Leah ha gli occhi lucidi, si lascia abbracciare da me e ha bisogno di sfogarsi. Ha sempre avuto la pessima abitudine di sobbarcarsi le colpe degli altri.
«Come fai ad essere certa che ti lascerà in pace?», le dico, ancora sconvolta da ciò che mi ha appena rivelato.
«Sai, non credo che sia davvero cattivo. Sta con i Volturi più per abitudine che per altro, è Chelsea a tenerlo legato a loro. Voleva qualcosa che non può avere, me. E per certi versi lo capisco perché ci sono passata anch'io. Adesso che l'ha ottenuta, credo che si sia rassegnato. Non prendermi per pazza, Renesmee». So bene a che cosa Leah si riferisce: ormai non è più così, ma un tempo aveva desiderato fortemente tornare indietro, non essere più un lupo. Voleva qualcosa che non poteva ottenere, prima di accettare la sua condizione e conoscere meglio se stessa. Non faccio in tempo ad aggiungere altro che Seth piomba in cucina fischiettando, e salutandoci con una delle sue solite battute sceme.
«Buongiorno, belle balene», ci dice sedendosi al tavolo della cucina, accanto a me. Non posso fare a meno di ridere, anche Leah sorride guardando male il fratello.
«Noi saremo anche balene, ma tu hai la delicatezza di un elefante, Seth», lo riprendo scherzosamente. Nel frattempo si svegliano anche i bambini, oggi è domenica e quindi per loro niente scuola.
«Seth... oggi vengo con te», aggiunge Leah, mentre mi scambio uno sguardo complice con suo fratello. Non potevo permettere che facesse un passo indietro, sentendosi di nuovo in colpa nei confronti di suo padre. Dal salone sento all'improvviso il rumore del campanello, e mi precipito subito ad aprire. Deve essere tornato Jacob.
Quando gli apro la porta, vedo che il suo volto è solcato da pesanti occhiaie, in mano sta tenendo la copia di un quotidiano.
«Jake, sei stanco... Ti va di riposare?». Jacob si limita a darmi un bacio sulla fronte, e a porgermi il giornale.
«Guarda qui». Guardo attentamente la prima pagina in cerca di qualcosa che possa catturare la mia attenzione, i miei occhi vengono subito colpiti da un nome: Andrew Walker.
Medico di Seattle scomparso nel nulla, leggi l'articolo a pagina 13.
Leah e Seth ci raggiungono, mentre sfoglio le pagine del giornale in cerca di ciò che mi interessa.
«Che succede?», domanda Seth, notando il mio sguardo preoccupato.
«Jacob, sembri uno zombie! Perché non vai un po' a dormire?», gli suggerisce anche lui.
«Seth, ascolta». Finalmente trovo l'articolo, occupa solo un breve trafiletto della pagina di giornale.
«Leggi ad alta voce, Ness», dice Jacob.

MEDICO DI SEATTLE SCOMPARSO NEL NULLA, POSSIBILE RAPIMENTO?

L'articolo dice che Andrew Walker, medico chirurgo di un ospedale di Seattle, è scomparso nel nulla da ormai cinque giorni. Dice anche che a dare la notizia della scomparsa è stato il figlio ventisettenne Steven...
«Allora, che dice?», domanda Seth con impazienza.
«Fammi finire di leggere».
Dice che Walker è vedovo da molti anni e che l'unico familiare con cui è in contatto è proprio suo figlio Steven.
«È scomparso senza lasciare tracce di alcun tipo. Non accennano all'intervista televisiva, visto che lì era andato in forma anonima, quindi non credo che delle indagini possano portare a noi». Non fa una piega, ma sta di fatto che la scomparsa di Walker è sicuramente opera di Maria e Felix. Una volta che Seth, Leah e i loro bambini sono andati via, i miei figli notano subito la strana espressione sul volto del padre. Loro non devono sapere nulla, questi sono i patti. Jacob li saluta e lo accompagno subito in camera da letto, dove crolla sfinito. È una situazione di merda, davvero. Lui vuole sempre essere forte per me, ma lo vedo quanto tutto questo lo stia provando. Sarà stato sveglio tutta la notte...

Nel primo pomeriggio, dopo aver pranzato con un bel piatto di pasta, vedo che Jacob si è rimesso in forze. Non ha voluto dirmi cosa è accaduto stanotte, forse li hanno visti. Jake ed io lasciamo i bambini da Paul e Rachel e ci incontriamo con mia madre e zio Emmett, Robert domani dovrà ripartire e questa è l'ultima occasione per salutarlo. Da un po' di tempo a questa parte la sua vita era serena e umana, non abbiamo più voluto metterlo in mezzo nelle nostre faccende di vampiri. Ci siamo dati appuntamento in un centro commerciale a Port Angeles.
Ci incontriamo con mia madre e zio Emmett direttamente al centro commerciale, Robert è leggermente in ritardo e mi accorgo ben presto che qualcuno ci sta seguendo. Demetri, sorprendentemente vestito in abiti "borghesi". Be', in effetti avrebbe dato troppo nell'occhio se si fosse vestito con il suo inquietante mantello. Bene Renesmee, non sei contenta? Adesso abbiamo anche la guardia del corpo, come i vip!
«Mamma, ma perché? Non ha niente di meglio da fare che stare a seguire i nostri spostamenti?», le domando osservando la sua espressione, perplessa almeno quanto la mia.
«Lascia stare, davvero. Anche io la trovo una cosa assurda. Tuo padre dice che è meglio così, beato lui che è così fiducioso...», mi risponde sbuffando.
«Edward non è geloso?», le domanda poi Jake facendo ridere entrambe.
Con Robert ci siamo dati appuntamento davanti al negozio di camicie. Lo vedo arrivare un po' di corsa, vestito come suo solito in maniera molto elegante: jeans scuri, camicia bianca e una giacca blu. Siamo ad ottobre, qui nel posto più nuvoloso degli Stati Uniti inizia a fare piuttosto freddo per i comuni mortali.
«Scusate davvero per il ritardo», ci dice mentre saluta, a turno, tutti noi.
Due ragazze si fermano insistentemente a guardarlo, poi una delle due, più coraggiosa dell'altra, si avvicina per chiedergli di fare una foto.
«Robert Dwyer! Ti abbiamo visto al locale ieri sera!», gli dice la ragazza mora, la più spigliata delle due. La biondina, un po' intimidita dalla bellezza di Robert, segue a ruota l'amica dicendogli che è stato davvero bravissimo. Robert sembra lusingato, e dopo aver fatto la foto saluta gentilmente le due ragazze.
«Non mi sembra vero, essere addirittura riconosciuto dalle persone!». Mamma gli dà una pacca sulla spalla, ed entriamo tutti quanti nel negozio di camicie. Fino ad ora Robert sembra non aver notato la presenza del nostro bodyguard auto-invitato...
«Jake, dovresti comprarti anche tu una camicia nuova», dico a Jacob, mentre mia madre sta parlando al telefono probabilmente con papà e una commessa si è letteralmente appiccicata a Robert.
«Sì, perché no. Mi piace questa», mi risponde Jake continuando a stringermi a sé, mentre nota una camicia blu scura che sembra fare al caso suo.
«Be', c'è sempre la camicia fuxia, se vuoi essere alternativo», gli dico per prenderlo un po' in giro, è divertente. I bambini invece si sarebbero annoiati a morte, e a La Push sono molto più al sicuro. Tanto avrebbero rivisto lo zio Robert a Natale.
«Ma io non voglio essere alternativo, Renesmee». Jake mi dà un leggero bacio vicinissimo alle labbra, e una delle commesse sembra quasi infastidita da questo gesto.
«Sta diventando verde d'invidia. La vedi diventare verde? È dura la vita degli uomini sexy come me, che ci vuoi fare?» Sono contenta di vederlo più rilassato rispetto a stamattina, sembrava appena uscito dal film di zombie che ieri sera ho visto con Seth e Leah.
«Dio, Jake, quanto sei vanitoso! Peggio di zia Alice, a volte».
Ci dirigiamo insieme verso i camerini, Robert e la mamma sono ancora impegnati a scegliere mentre zio Emmett si guarda intorno. Accompagno Jake ai camerini, prendendo anche la taglia più grande della camicia che ha scelto.
«Mi dispiace, signora, lei non può entrare nel camerino», si affretta subito a riprendermi la commessa che Jacob avrebbe visto "diventare verde".
«Perché?», le domando in maniera gentile. Zio Emmett mi dice all'orecchio che probabilmente è invidiosa di me, visto che si stava mangiando Jake con gli occhi.
«È vietato entrare in due nei camerini».
Jacob, rassegnato, si avvia da solo verso il camerino più vicino. Ogni tanto esce con la camicia sbottonata, chiedendomi di aiutarlo almeno ad allacciare i bottoni. Secondo me lo fa apposta.
«Io lo so perché la commessa non ti ha fatto entrare», se ne esce all'improvviso zio Emmett, trattenendosi dal ridere.
«Sentiamo».
«Insomma, non ci arrivi? Tu e Jacob da soli in un camerino, chissà che cosa potreste combinare!». Mi metto a ridere, zio Emmett va a parare sempre lì, il suo chiodo fisso.
«Vorresti insinuare che io e Jacob abbiamo la faccia di due persone che lo farebbero in un camerino? Andiamo, sono anche incinta!».
«Sì, avete proprio quella faccia», insiste lui. Zio Emmett mi fa sempre sorridere, non sto più pensando a Felix e Maria, e neanche a Demetri. Ops, ci hai appena pensato!
Dopo aver pagato le camicie, decidiamo di andare a prenderci un caffè. L'inseparabile-segugio Demetri è sempre alle nostre calcagna, che bello!
«Scusa Bella, ma c'è un... losco figuro che ci sta seguendo», dice Robert una volta che abbiamo preso posto al tavolo.
«Lo so», si limita a rispondere mamma, leggermente nervosa. Anche lei sperava che Robert non se ne accorgesse. Il cameriere arriva a togliere mamma dall'imbarazzo, chiedendoci l'ordinazione. Ovviamente mamma e zio Emmett non prendono nulla, io invece prendo un succo alla pesca e Jake e Robert un caffè macchiato. Lo avrei preso anch'io, ma adesso che sono incinta mi fa venire la nausea.
«Bella, fammi capire. Hai una specie di stalker alle calcagna e fai finta di niente? Jacob, Emmett, e voi?». Nessuno di noi sa come rispondere.
«C'entra con... con i vampiri?», si azzarda a domandare Rob.
Il cameriere arriva a portarci le nostre ordinazioni, ha fatto una faccia strana dopo aver sentito accidentalmente la parola "vampiri". Una volta che il cameriere si è allontanato, è zio Emmett che inizia a parlare. Di solito non è tipo da fare discorsi seri, ma quando ci si mette lascia tutti di stucco.
«Robert, noi vogliamo tenerti fuori da tutto questo... Ma sei grande e grosso, e sinceramente mi sembra stupido non dirti niente. Quel tizio che ci sta seguendo è Demetri». Zio Emmett inizia a raccontare la storia per filo e per segno, mentre Robert, sbalordito ma neanche troppo, ascolta mantenendo la calma che da sempre lo contraddistingue, bevendo a piccoli sorsi il suo caffè macchiato. Fuori dal bar del centro commerciale vedo che si sta riempiendo di poliziotti, chissà che cosa è successo... Forse sarà stato rubato un portafogli, ma di solito se succede non c'è mai tutto questo trambusto.
«Capisco... Non si può mai stare tranquilli con voi! Forse Felix ha dimenticato che il patto con mio padre prevede di lasciare in pace la mia famiglia. Voi siete la mia famiglia, e i Volturi non vogliono guai. Giusto?», prosegue Robert.
«Qui Phil non c'entra, Robert. Felix vuole vendetta nei miei confronti. E Maria... Be', io ancora non lo so che cosa vuole Maria», rispondo. Quando ci alziamo dalle sedie, vedo Demetri venire a passi veloci verso di noi, con un portamento che definirei di un'altra epoca.
«Robert, amico, che piacere rivederti!», esclama Demetri. «Ma ora non c'è più tempo, dobbiamo andare via». Demetri sembra preoccupato, e ci obbliga a seguirlo.
«Che succede? E perché è pieno di poliziotti?», domanda Jacob, cingendomi i fianchi.
«Non ho ben capito che cosa sia accaduto, ma dobbiamo andarcene», risponde Demetri come se stesse parlando del più e del meno.
La gente inizia a farsi prendere dal panico, mentre i poliziotti cercano di sgomberare la zona. Quando usciamo fuori, vediamo che un'area vicina al parcheggio è stata recintata, c'è anche l'ambulanza oltre alla polizia ed è pieno di giornalisti. Pieno zeppo... Tra la folla, riesco a distinguere un telo bianco disteso sul pavimento... Ma è un cadavere!
«Ness, non guardare», mi dice Jacob, mentre lui e zio Emmett mi circondano nascondendomi la visuale.
«È pieno di giornalisti», dice mia madre. Ringrazio Dio per non aver trascinato i bambini in questo casino assurdo... Andando verso la macchina ci avviciniamo ad uno dei cronisti che sta facendo un servizio per la TV, e le sue parole giungono subito alle mie orecchie.
«Accanto al cadavere di Andrew Walker, il medico scomparso da Seattle cinque giorni fa, è stato rinvenuto un biglietto scritto a mano, in italiano, che riporta la scritta "Questo è per te, Angelo Vampiro". Non sappiamo cosa voglia dire. Ancora non si sa niente su come sia avvenuta la morte... niente sangue... strangolamento...». Non voglio più ascoltare, parole senza senso continuano a colpirmi come uno schiaffo.
Questo doveva essere "un pomeriggio tranquillo", dicevano...

 

NOTA DELL'AUTRICE
Eccoci qui, come vi avevo anticipato mi sono presa un po' più di tempo e farò la stessa cosa per i prossimi due capitoli, non mi piace fare le cose di corsa :P
Tutti i nodi stanno venendo al pettine: Renesmee ha scoperto che cosa nascondeva Leah, i Volturi non fanno mai qualcosa senza un doppio fine. È stato molto difficile scrivere il pezzo in cui Leah si confida con Nessie, perché ho pensato che non l'avrebbe capito nessuno: il Demetri di cui parlo io non è davvero cattivo, ma il legame con i Volturi lo fa essere cinico. Al tempo stesso però capisce che Leah non potrà mai essere la sua compagna, e si accontenta di un bacio. Leah si sente in colpa, perché in qualche modo comprende Demetri, ripensando alla se stessa di molti anni prima: una donna lupo che desiderava qualcosa che non poteva avere, ritornare umana. Spero di non aver fatto un ragionamento troppo contorto (Uffauffauffa, è tutta colpa tua, l'idea me l'hai data tu XD)
E poi, un pomeriggio tranquillo si trasforma in un incubo, con il ritrovamento del corpo di Andrew Walker a poca distanza da dove si trovavano Renesmee e la sua famiglia, e poi c'è il biglietto chiaramente indirizzato a Renesmee... ve lo aspettavate? Spero di non essere stata banale, questo capitolo l'ho modificato davvero tante volte... si sa che gli ultimi capitoli sono i più difficili!

P.S. Alcuni giorni fa ho pubblicato una one shot su 
Colpa delle Stelle, che si svolge dopo il libro. Se come me l'avete visto/letto e apprezzato, sono sicura che la mia one shot vi piacerà molto! Fatemi sapere se passerete a leggerla, e ringrazio chi l'ha già letta e recensita *-*

Alla prossima settimana, entro venerdì prossimo aggiorno :)
Greta 

Ritorna all'indice


Capitolo 53
*** Nuovi indizi ***


53. NUOVI INDIZI


Dicembre
 
Renesmee
Sono passati due mesi da quell'orribile giorno al centro commerciale, quando è stato rinvenuto il corpo senza vita di Andrew Walker. Un delitto perfetto, cosa che solo un vampiro è in grado di compiere. Mi era dispiaciuto molto per la morte di quell'uomo; gli avevo salvato la vita impedendo la sua trasformazione, ma questo non è bastato. Maria e Felix lo hanno ucciso per prendersi gioco di me, la sua unica colpa è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ne hanno parlato molto alla televisione, d'altronde si sa che i programmi di cronaca nera ci sguazzano in certe situazioni. Il mio pensiero era andato subito a Steven Walker, il figlio di Andrew. Si era ritrovato non solo senza una madre, visto che Walker era vedovo da molti anni, ma ora anche con un padre ucciso. La vita è ingiusta. E l'intervista televisiva anonima, suo malgrado, ha permesso a Felix e Maria di rintracciarlo e di scoprire che io lo avevo salvato. Che ero io l'Angelo Vampiro di cui parlava, e loro lo avevano ucciso proprio per farmi un dispetto.
Zia Alice alcuni giorni fa ha avuto una visione. Era stata una visione piuttosto fumosa, con Felix e Maria che parlavano dell'uccisione di Walker e del fatto che sarebbero "venuti a prenderli". Prenderli, prendere che cosa? Zia Alice è abbastanza frustrata, perché la sua visione non è servita granché, se non a dare la conferma che l'uccisione di Andrew Walker era stata opera loro. Ma questo lo avevamo già capito, chi altro poteva essere? Per fortuna le indagini non hanno portato a niente che riguardi me o la mia famiglia. L'Angelo Vampiro era rimasto un mistero, due parole messe insieme a casaccio. Demetri continua ad essere qui, ormai neanche ci faccio più caso alla sua presenza. Leah non ha potuto raccontare niente a Ryan, e sarà meglio che non lo faccia finché Demetri non sarà tornato a Volterra. Entrambi i branchi lo sopportano a malapena, ma comunque collaborano e va bene così... credo.
 
Mancano pochi giorni al Natale. Questo pomeriggio zia Rose e zio Emmett sono venuti a tenermi compagnia nell'attesa che torni Jacob, zia Rosalie è tutta concentrata nel ricamare una copertina a mano per il mio bambino. "Sarà il suo primo regalo", dice. Con la gravidanza sono ormai di otto mesi, e questo significa che il tempo per me è quasi giunto al termine. Nonno Carlisle dice che potrebbe nascere a giorni. A Leah invece manca ancora un mese, quella strana sono io!
«Perché verde acqua?», domanda zio Emmett a zia Rosalie, notando il colore della copertina. Zio Emmett fa sempre lo scemo, ma sa essere anche molto dolce. Appena finisco di bere la mia cioccolata calda, si alza al posto mio per poggiare il bicchiere vuoto sul tavolo.
«Perché non sappiamo se sarà maschio o femmina, Emmett», gli risponde lei con ovvietà, continuando a sferruzzare la copertina di lana.
«Sei ingegnosa Rose, non ci avevo affatto pensato».
Con la testa poggiata sulla spalla di zio Emmett ed entrambe le mani poggiate sulla pancia, ormai rotonda come un pallone da calcio, chiudo gli occhi. Sono stanca, in questi giorni più del solito.
«Ti senti bene, Ness?».
«Sono un po' stanca, zio... Ogni tanto sento qualche dolore, credo che manchi davvero poco».
I bambini sono nella loro stanza a guardare i cartoni, così zia Rose decide di accantonare per un po' la copertina e li raggiunge. Resto da sola con zio Emmett, e il mormorio della TV in sottofondo.
«Zio, posso farti... una domanda un po' particolare?», gli domando all'improvviso, appoggiandomi meglio al suo braccio.
«Un po' particolare?», risponde lui, interrogativo.
«Sì... non ho mai avuto il coraggio di chiedertelo». Apro gli occhi, zio Emmett mi osserva pensieroso.
«Dimmi, Renesmee». Mi metto seduta dritta, appoggiandomi al cuscino. Il rumore della TV mi rilassa, ed anche le luci colorate degli addobbi natalizi e dell'albero.
«Hai... hai mai pensato a come sarebbe stato avere un bambino tutto vostro, tu e zia Rosalie?». Non so neanche perché gliel'ho chiesto, zio Emmett è sempre così scherzoso che non mi è mai passata per il cervello l'idea che potesse aver sofferto per qualcosa.
«Certo che ci ho pensato, Nessie... In te e Jacob vedo come saremmo potuti essere io e lei, magari avremmo avuto tre o quattro bambini, o anche cinque». Ride, ma con una punta di malinconia nello sguardo.
«Io e te non facciamo mai discorsi seri, ma tanto adesso siamo in argomento... Quando sei nata ed è andato tutto bene, ho provato per la prima volta nella mia vita un'emozione nuova, diversa. Vedevo quella piccola bambina tra le braccia di Rose, e per un attimo ho desiderato che fossi nostra figlia. Come l'ha desiderato Rose. E Alice, e Jasper. Questo tuo padre lo sa, ma non Bella. Però ho imparato... - abbiamo, imparato - che possiamo essere felici amandoti come una figlia. Essere gli zii migliori dell'universo. La stessa felicità l'ho provata quando hai avuto i gemelli, e Rose l'ha avuta quando ti ha aiutato a partorire».
«Lo farà di nuovo», lo interrompo, sorridendo per tutte le belle parole che mi sta rivolgendo.
«Be'... Non mi manca niente, Renesmee. Un po' sono padre anch'io, grazie a te e ai tuoi bambini... E a lui o lei che deve nascere», prosegue a dire, poggiando la sua mano sul mio pancione. La sua mano enorme, ecco perché zia Rosalie lo ha sempre chiamato scimmione.
«Zio, non ti facevo così... profondo. Tu sei molto più aperto ed espansivo rispetto a zio Jasper, ma mi avete detto le stesse parole». Sorrido ancora, felice di essere riuscita a chiedere a zio Emmett qualcosa che mi ero sempre ripromessa di non domandare. Conosco, almeno a grandi linee, tutte le storie dei miei familiari. Nonna Esme, così dolce e amorevole, è la più simile a zia Rose. Entrambe si erano viste negare la maternità, nonna Esme aveva perso un bambino e zia Rose era stata privata, nel fiore degli anni, della sua vita umana. Nonno Carlisle ha sviluppato un forte senso paterno, per questo motivo mi sono domandata spesso se non fosse lo stesso anche per zio Emmett. Mi alzo un secondo dal divano per andare a rispondere al cellulare, zio Emmett mi aiuta ad alzarmi. Come una bambina, aspetto quei pochi secondi in più prima di rispondere, per poter ascoltare la canzone che ho messo come suoneria.
«Ciao, Rebecca!». È l'altra sorella di Jacob, la gemella di Rachel. Abbiamo legato molto, Rebecca ed io. Billy Black aveva deciso di non tenerla più all'oscuro, aveva saputo tutta la verita quattro anni fa, prima del matrimonio tra me e Jacob. Suo figlio Billy Junior inizia ad essere grandicello, ha dodici anni. Ho persino pensato che se venisse qui a La Push potrebbe trasformarsi, ma forse è ancora troppo piccolo perché possa accadere una cosa del genere...
«Va bene, Renesmee. Riposati, che manca poco!». Rebecca, così come Robert e i nonni, sarebbero dovuti venire qui per Natale. Ma abbiamo trovato una scusa, con due vampiri sanguinari nei paraggi non mi è sembrato il caso di esporre anche loro al pericolo. Riaggancio la chiamata e mi rituffo sul divano, continuando a parlare con zio Emmett. Ormai con la minaccia di Maria e Felix abbiamo quasi imparato a conviverci. E poi ci siamo detti che sono comunque in netta inferiorità numerica, quindi in fin dei conti che cosa possono fare?
 
La sera tardi, dopo aver messo a letto i bambini, Jake si siede sul divano con me. Inizio a fargli le solite domande su come sia andato il giro di ronda e su altre cose, ma Jake mi interrompe con un bacio fin troppo passionale. Le luci dell'albero di Natale rendono l'atmosfera del salone di casa serena e rilassata, facendomi quasi dimenticare tutte le preoccupazioni...
Jake si alza dal divano invitandomi a prenderlo per mano, e accende lo stereo a basso volume. È la Bella's Lullaby, la canzone che mio padre compose al piano per mia madre. Papà l'ha registrata, sa che mi piace ascoltarla. Stretta tra le braccia di Jake, lancio uno sguardo al televisore. Solito programma di cronaca nera con i soliti quattro imbecilli che fanno i grandi esperti. Sullo sfondo, la scritta "Il caso Walker". Spero tanto che suo figlio non decida mai di partecipare ad uno di questi programmi... Mi sentirei in colpa se gli accadesse qualcosa di male, già mi sento abbastanza in colpa per la morte di suo padre.
«Basta guardare, Ness». Jacob mi lascia andare per pochi secondi andando a spegnere il televisore, senza neanche darmi il tempo di replicare.
«Jake, aspet...». Jacob mi tappa la bocca con un altro dei suoi baci, e i miei sensi prendono il sopravvento sulla ragione. Sento il caldo e familiare contatto del suo corpo contro il mio, e mi lascio abbracciare da Jake cullata dalle note della canzone.
«Jake, dobbiamo parlare di...».
«Shhh, abbiamo tempo per parlare. Ma potrei morire se quelle labbra si rifiutassero di baciare le mie...». Lo fa apposta, Jacob lo fa apposta. Certe frasi sono praticamente impossibili da ignorare, anche se si tratta di questioni importanti... In TV stavano parlando del biglietto ritrovato accanto al corpo di Walker.
«Dimmi un po', queste frasi te le sogni la notte, Jake?». Ci dirigiamo verso la nostra stanza, ma non appena mi siedo sul letto inizio ad avvertire una fitta al ventre, e assumo un'espressione strana.
«Ehi...», mi dice Jacob, preoccupato. È una contrazione, la so riconoscere. Credo proprio che il bambino nascerà molto presto.
«Dici che sta per nascere, Ness?», mi domanda Jake, poggiando la mano destra alla base del pancione. «Okay, okay... Chiamo Carlisle».
«No!», lo interrompo. «Sto bene, so riconoscere quando è qualcosa di serio... Ma credo che dovrai rinunciare ai tuoi piani per la serata». Mi sdraio, cullata dalle sue braccia, concentrandomi solo sul suo respiro caldo e regolare.
«Sicura che non hai troppo caldo vicino a me?», mi domanda.
«Jake, che dici. Abbiamo quasi la stessa temperatura».
Chiudo gli occhi e mi addormento, in fondo non dovevo dirgli niente di importante...
 
Jacob
Questa notte non riesco proprio a prendere sonno, al contrario di Renesmee. La tengo tra le mie braccia e la guardo dormire, sono troppo agitato al pensiero che potrebbe sentirsi male mentre dormo. Mi piace guardarla mentre dorme, e poco fa, quando l'ho vista sorridere, ho preso la sua mano per osservare cosa stesse sognando: noi due, Michael e Sophia. Ma nel sogno c'era anche il nostro terzo bambino. Renesmee lo vedeva come un maschio, somigliante un po' ad entrambi.
Ricordo che quando Renesmee era molto piccola, Bella la faceva addormentare tra le sue braccia e restava ad osservare i suoi sogni di bambina. Lo facevo anch'io...
Le accarezzo i capelli e mi alzo dal letto, sul cellulare trovo un messaggio da parte di Edward.
 
Jacob, sei sveglio? Dobbiamo parlare, non dire nulla a Renesmee.
 
Edward e la sua mania di non dire nulla a Nessie... È ancora la cosa giusta da fare? Be', forse sì, ora che la gravidanza è agli sgoccioli. Fuori è ancora buio, sono le quattro del mattino. Questi dannati orari delle ronde mi hanno completamente sballato il sonno.
 
Vieni qui, non posso lasciare Ness da sola.
 
Invio a Edward un messaggio di risposta. Tanto lui e Bella non dormono, e non voglio neanche immaginare che cosa combinano durante la notte.
 
Io e Bella arriviamo fra poco.
 
Preciso come un orologio svizzero. Mentre aspetto l'arrivo di Edward e Bella, controllo di nuovo che Renesmee stia bene. Anche i bambini dormono, hanno sempre avuto entrambi il sonno pesante. Soprattutto Michael, considerando i suoi "particolari" sogni.
Esattamente dieci minuti dopo, Edward e Bella sono a casa. Li faccio entrare facendo il minimo rumore possibile, e ci accomodiamo sul divano.
«Jacob, Alice ha avuto una visione. Su Maria e Felix, ora sappiamo che cosa vogliono», dice Edward, mentre Bella lo fissa con il volto contratto. È parecchio in ansia per Renesmee, e la capisco perfettamente.
«Parla, dimmi tutto», gli rispondo, invitandolo a proseguire in fretta.
«E tu promettimi che Renesmee non ne saprà nulla», mi dice Edward, puntandomi involontariamente il dito contro.
«Sì, sì, Edward. Sta per partorire, il bambino deve essere il suo unico pensiero. LO. SO». Bella sbuffa, guardandosi i piedi. Io faccio il gesto di tenere la bocca cucita, a volte sembra che a Edward servano i disegnini.
«JACOB», risponde, tornando ad alzare lo sguardo su di me. «Felix vuole vendicarsi di Renesmee per ciò che accadde a Volterra, e ha pensato bene di farlo attraverso i vostri figli...».
«Che cazzo dici, Edward?!». Che diavolo c'entrano i miei figli in questa storia?!
«Felix ha raccontato a Maria del dono che possiede Sophia, e Maria ha messo in testa a Felix l'idea che con... che se prendessero mia nipote, potrebbero accrescere il potere dei Volturi; visto che Sophia è in grado di privare i vampiri del loro dono. Vogliono mettere le mani anche su Michael, sospettano che anche lui abbia qualche particolare facoltà... Lui e Sophia sono gemelli, entrambi hanno un dono. Per Felix sarebbero un buon biglietto da visita per riconquistarsi la stima di Aro». Edward ha gli occhi neri, e stavolta non credo sia perché deve andare a caccia. Gli costa un certo sforzo raccontarmi queste cose, Bella tiene lo sguardo basso e le mani strette a quelle del marito.
«I miei figli non si farebbero mai plagiare dai Volturi... poveri illusi», rispondo, stringendo i pugni e continuando ad imprecare mentalmente di fronte a Edward.
«E questo non è tutto, Jacob», dice all'improvviso Bella, mentre Edward le accarezza la schiena. «Hanno radunato un gruppo di nomadi che appoggiano i loro piani... Nella visione di Alice erano quindici, alcuni neonati. Dobbiamo preparaci ad uno scontro, è l'unica cosa da fare se vogliamo farcela». Io e Bella ci scambiamo uno sguardo preoccupato. Edward aggiunge inoltre che nella visione Alice non è riuscita a determinare quando verranno. Domani, dopodomani, potrebbero arrivare in qualsiasi momento.
«Demetri ha rintracciato la scia mentale di Felix, dice che è vicino. Di nuovo vicino», prosegue a dire Bella. Dobbiamo prepararci, è l'unica soluzione. Dobbiamo utilizzare tutto il tempo possibile, non possiamo permettere che qualcosa vada storto. Ringrazio il cielo per il fatto che Alice abbia avuto questa visione...
Dalla nostra camera da letto sento provenire uno strillo, ci precipitiamo tutti e tre a vedere se Renesmee sta bene.
«Ness. Ness, sono qui». Renesmee mi guarda con aria spaurita, sorpresa dalla presenza dei genitori.
«Oh... Jacob non riusciva a dormire, siamo venuti a tenergli compagnia», le dice Bella, mentre Edward si china accanto a lei.
«Ho fatto un incubo, volevano portarmeli via...», dice Renesmee, ancora agitata.
«Ness, adesso calmati», le dico abbracciandola, mentre Edward e Bella ci osservano preoccupati.
«Felix e Maria mi portavano via i bambini...». Renesmee si passa la mano sinistra tra i capelli bagnati di sudore. E pensare che per me è bellissima anche così, vorrei solo abbracciarla e dirle che va tutto bene. Prova ad alzarsi dal letto ma si blocca, facendo una smorfia.
«Un'altra contrazione... Non credo che resisterò ancora per molto».
Edward e Bella propongono di portarla subito da Carlisle, ormai sembra che il bambino sia quasi pronto per nascere. Carlisle la terrà in osservazione.
«Be', aspetta almeno Natale, Ness. Non si fanno regali in anticipo».
Renesmee capisce subito cosa intendo e mi sorride, e nonostante la situazione non esattamente rosea non riesco a pensare ad altro: fra un giorno o due stringerò tra le mie braccia il nostro bambino...



NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti, scusate il ritardo! C'è stato un cambio di programma, nel senso che questo doveva essere il capitolo decisivo. Ma ricontrollandolo ho visto che stava andando oltre le dieci pagine Word, quindi ho preferito ricavarne due capitoli. Il prossimo sarà quello decisivo, e il capitolo 55 sarà l'epilogo :)
Torniamo a noi: Alice ha avuto una visione, ed ora sappiamo quali sono gli scopi di Maria e Felix. Renesmee sta per partorire, nel prossimo capitolo finalmente conoscerete il bambino/bambina! E poi ho voluto inserire un bel dialogo tra Renesmee ed Emmett: ho voluto mostrare un lato più nascosto del suo carattere, e come Emmett possa essere non solo "il simpaticone" della famiglia Cullen, ma anche molto dolce con sua nipote.
Alla prossima settimana! Recensite!
Greta 

P.S. Se trovate errori non esitate a farmeli notare, provvederò a correggerli.
Vi aspetto alla mia one shot su Colpa delle Stelle ( _Caramellina99_ soprattutto tu :3)

Ritorna all'indice


Capitolo 54
*** Per tutte le vite che vivremo ***


54. PER TUTTE LE VITE CHE VIVREMO


Renesmee
Questa notte i miei genitori mi hanno portata subito da nonno Carlisle. Jacob è dovuto restare a casa con i bambini, ma ha fatto giurare a mamma e papà che lo avrebbero chiamato in caso di nuovi sviluppi. Sembravo davvero sul punto di partorire, ma poi è tornato tutto come prima e mi sono anche riaddormentata. Per fortuna gli incubi non sono tornati, e questa mattina ho chiesto a mia madre quale fosse il reale motivo della loro visita notturna. Insomma, Jacob avrebbe potuto guardare un po' di TV, leggere, perché mai avrebbe dovuto chiamare i miei nel cuore della notte? Sarà che il mio essere paranoica mi porta sempre a farmi un migliaio di domande... ma sono più che convinta che i miei genitori e Jake mi stiano nascondendo qualcosa. È da stamattina che fanno a turno per sorvegliarmi, in questo momento ad esempio sono sola in casa con papà, zio Emmett e zia Rosalie. Tra poco dovrebbe arrivare Leah a tenermi un po' di compagnia, visto che non posso fare niente. Poco fa nonno Carlisle mi ha anche fatto una nuova ecografia, dice che il bambino è in posizione e che dobbiamo stare in allerta.
 
Dieci minuti dopo sento bussare alla porta, deve essere arrivata Leah. Demetri non è nei paraggi per fortuna, non è il caso di farli incontrare ancora. Papà, veloce come un fulmine, si precipita alla porta al posto mio e prende il cappotto di Leah per poggiarlo sull'appendiabiti. Leah viene subito a sedersi accanto a me sul divano, la mia pancia è più grande della sua nonostante dovrebbe essere il contrario.
«Allora ormai ci siamo, Ness», mi dice, poggiando la sua mano sul mio pancione.
«E invece per te manca ancora un mese... Sarebbe stato bello se avessero potuto nascere insieme, ma sai com'è!».
«Sì, sai com'è, la mia è una normalissima gravidanza di nove mesi!». Papà si avvicina a noi, sedendosi accanto a me sul divano. Ogni tanto lancia delle occhiate alla finestra, chissà dove sono andati tutti gli altri.
«Leah, è tutto sotto controllo. Osservo spesso i suoi pensieri», dice papà a Leah, riferendosi a Demetri.
«Ti ringrazio, Edward. Per me significa molto». Leah ha preferito non dire niente a Ryan riguardo alla faccenda del bacio, per evitare di farlo sapere a tutto il branco.
«Capirai da sola quando sarà il momento di dirglielo. E non aver paura, perché lui ti ama», prosegue a dire papà, riferendosi a Ryan. 
Il resto del pomeriggio passa abbastanza tranquillo, io e Leah ci mettiamo a guardare un film insieme a Sophia e Michael. Entrambi sono preoccupati per me, perché sanno che il fratellino potrebbe nascere in qualsiasi momento. Sono entrambi euforici, Sophia mi accarezza il pancione e Michael resta seduto tranquillo in mezzo a me e a Leah. I miei familiari continuano ad uscire di casa a turno, quando torna nonno Carlisle se ne va zia Rose.
«Chiamami se ci sono novità con Renesmee», la sento dire al nonno prima di uscire di casa con papà e zio Emmett. Leah sembra strana, ogni tanto si alza dal divano per parlare con qualcuno dei miei familiari. E i miei sospetti aumentano, perché tutti - ma proprio tutti - hanno l'aria di chi vuole nasconderti qualcosa. I bambini non hanno fatto domande, sono troppo presi dalla nascita imminente del bambino. Poco fa mi hanno chiesto se il fratellino abbia qualche potere, perché a Mickey avevo raccontato che le sue facoltà erano già ben sviluppate quando era ancora nella mia pancia. In realtà durante questa gravidanza non ho avvertito nulla di strano, e poi mio figlio non deve per forza avere un qualche dono particolare per essere speciale... È speciale già per il semplice fatto di essere figlio di Jake.
 
Oggi è la vigilia di Natale, il 24 dicembre. Questa notte ho avuto l'ennesimo falso allarme, zia Rose mi ha portata nello studio del nonno e Jacob ha insistito per starmi vicino. Avevo dei dolori fortissimi, che tutto a un tratto sono scomparsi. Mi sono svegliata sul divano, con la testa poggiata in grembo a Jake che dormiva come un bambino.
Ormai è sera, e sono arrivati anche Sue e nonno Charlie. L'atmosfera sembra tranquilla, io mi sento bene. Però riesco a percepire una certa tensione... Basta Renesmee, basta con queste paranoie!
Forse dovrei davvero ascoltare la vocina che mi dice di non preoccuparmi, ma dall'altra parte, un'altra voce mi dice l'opposto. Ti nascondono qualcosa, Renesmee. 
Mi alzo dal tavolo, lanciando un'occhiata a Jake per chiedergli di venire con me.
«Jake, dovresti...».
«Vengo subito, Ness». Jacob mi aiuta ad alzarmi, e lo porto abbastanza lontano da non farmi sentire dagli altri. Anzi, forse è meglio essere più prudente... Prendo un block notes ed inizio ascrivere, voglio essere certa che nessuno ci senta.
 
Siete tutti strani... mi vuoi spiegare
cosa sta succedendo?
 
Niente. Abbiamo aumentato i giri di ronda, vogliamo essere al sicuro ora che sta per nascere il bambino. Anche i tuoi familiari ci stanno aiutando, tutto qui.
 
Jacob strappa il foglio dal block notes e lo straccia, baciandomi sulla fronte. In ogni caso devo pensare al bene del mio bambino, quindi niente stress. Ci penserò dopo, se sarà ancora necessario.
Torniamo dagli altri, la mia mano stretta in quella di Jake. Ma all'improvviso avverto un dolore acuto, e mi sorreggo la pancia con la mano sinistra. Mi poggio a terra, seduta sulle ginocchia e sorretta dalle mani di Jake.
«Mamma, tutto okay?», mi domanda Sophia con uno sguardo preoccupato, mentre Michael e tutti gli altri si precipitano accanto a me nel giro di mezzo secondo. Zia Rosalie si avvicina per aiutarmi a rimettermi in piedi. Passa un secondo, e mi accorgo di essere seduta su qualcosa di... bagnato.
«Adesso sta davvero per nascere», dice Jacob con una faccia sconvolta. Mi si sono rotte le acque, ormai ci siamo davvero...
 
Jacob
Prendo in braccio Renesmee e la porto subito nello studio di Carlisle, seguito da Rosalie. La bionda aiuta Ness a togliersi i pantaloni e la fa sdraiare sul lettino, poggiandole sulla pancia un asciugamano in modo che possa coprirsi. Passano pochi secondi e Ness inizia a respirare a fatica, Carlisle vuole farle l'ultimo monitoraggio finché le contrazioni sono ancora distanziate.
Passano i minuti, i secondi...
... un'ora. Carlisle entra ed esce dallo studio, per informare gli altri su come procede il parto. Renesmee vuole essere aiutata solo da Rosalie, e mentre la vedo stare sempre peggio le tengo la mano e cerco di tranquillizzarla.
«È passata un'ora. Sei dilatata di cinque centimetri, stai andando bene», risponde Rosalie alla domanda di Ness, che sembra essersi tranquillizzata. Bella entra nella stanza per vedere come sta Renesmee, e mi dice di andare subito al piano di sotto. Ha una strana espressione, indecifrabile.
«Vai, Jake... Sto... bene, ce la fac... ce la faccio», riesce a dirmi Ness tra una contrazione e l'altra. Dio, quanto mi costa lasciarla senza di me in un momento come questo, ma dalla faccia di Bella sembrava una cosa importante.
 
Appena scendo le scale mi accorgo che anche Demetri è qui, e che Alice è più agitata del solito.
«L'ho visto, maledizione!», esclama con la sua vocina trillante, mentre lascio che Edward veda nei miei pensieri come sta Nessie.
«Hai visto cosa, Alice?», le domando, con gli sguardi di cinque vampiri puntati addosso. «Renesmee sta bene, non preoccupatevi». Rispondo alla loro domanda silenziosa, prima di ascoltare la risposta di Alice.
«Maria, e Felix, e il loro gruppo di vampiri... Stanno venendo ad attaccarci, Demetri l'ha confermato. Prepara il tuo branco, Sam e gli altri sono già intorno al perimetro della casa, li abbiamo avvertiti per tempo». Penso al povero vecchio Charlie, in salone. La nipote che sta per partorire, noi in allarme per qualcosa della quale lui neanche sa l'esistenza.
«Veniamo anche noi», dice Jasper, indicando gli altri: Emmett, Alice, Edward e Demetri.
«Ma come faccio a lasciare Renesmee in un momento come questo? E chi starà con i bambini?», inizio a domandare. Sono finito in un fottuto incubo, questo è certo...
«Jacob, i bambini sono con Charlie e Sue, e con Esme», risponde Edward, mentre dalle scale vedo scendere anche Carlisle. Rosalie starà accanto a Renesmee, mi fido ciecamente di lei.
Mentre Edward prova a tranquillizzare Charlie dicendogli che non è nulla di grave, esco di casa e mi trasformo. Ululo, in modo che tutti i ragazzi possano sentirmi e trasformarsi. Cerco di intercettare la voce mentale di Sam...
Jacob, qui è tutto sotto controllo. Il mio branco è pronto, mi dice.
Perfetto, Sam. Sto chiamando gli altri, spero solo che facciano in fretta, dannazione...
Jacob, te la senti di combattere con Renesmee in quelle condizioni? sento dire poco dopo dalla voce mentale di Seth, e nel giro di qualche minuto avverto anche il suo ululato. In poco tempo le voci di tutti i miei compagni iniziano a popolare i miei pensieri.
Jacob, abbiamo saputo che Renesmee sta per partorire... Questa proprio ora non ci voleva... Che cosa farei al posto suo?
Uso il timbro dell'alfa per zittire tutta quest'accozzaglia di pensieri.
Devo proteggere Renesmee, ecco che devo fare!, rispondo. Sarò molto più utile qui con voi, Rosalie è con lei.
Nonostante tutto non riesco ad essere tranquillo, vorrei tanto stringerle la mano, veder nascere nostro figlio...
Quanti saranno, Embry? ... Spero di essere pronto, non possiamo perdere nessuno di noi, sento mormorare da Quil.
SMETTETELA! LO ABBIAMO GIÀ FATTO, E QUALUNQUE COSA ACCADA SAPETE COME DOVETE COMPORTARVI!
Usando il timbro dell'alfa in modo tutt'altro che tranquillo, ordino a Seth, Quil, Embry e Ryan di mantenere la calma.
Sam, mi senti?
Ti sento, Jacob. Siamo con te.
«Anche noi», interviene Edward, dietro di lui ci sono tutti i Cullen tranne Rosalie ed Esme. Anche Bella ora è di fianco a Edward, e lo tiene per mano. Vorrei tanto essere lì con Nessie, il mio pensiero è sempre fisso su di lei. Sta per mettere al mondo il nostro bambino, e non posso permettere che niente vada storto. Niente. Dentro casa ci sono anche i miei due figli, ripenso alle parole di Ness: "Vogliono portarmeli via"...
Ordino ad ogni lupo del mio branco di circondare la casa, mentre Sam fa lo stesso con i suoi.
La casa è coperta, Jacob. Non potranno accedere da nessuna parte, mi dice Sam. Apprezzo davvero tanto l'aiuto che mi sta dando.
Sono con Matthew, è pronto a combattere, mi risponde. Durante il nostro breve allenamento, anche Matt ha insistito per esercitarsi. È davvero un ragazzo in gamba, ma sinceramente se fossi al posto di Sam non lo lascerei combattere. Probabilmente Emily era contraria, ma Matt ha sempre avuto un bel caratterino.
Sei sicuro, Sam? È tuo figlio, e non ha mai combattuto.
Emily non sa niente, crede si tratti di un semplice giro di ronda. Tu non preoccuparti, ho detto a Matthew di mandare avanti prima me, in ogni caso.
 
All'improvviso, tutti i lupi e i Cullen si mettono in allerta. Li vediamo avvicinarsi: Maria e Felix, apparentemente da soli, sono quasi ridicoli per via della loro differenza di altezza. Lei sarà alta sì e no un metro cinquanta, mentre Felix rasenta i due metri, come me. Maria sarà facile da battere, ma voglio evitare di giungere a uno scontro.
«Fermatevi», dice Edward. «Vogliamo parlare, non combattere».
«Jasper, chi si rivede!», esclama Maria, facendosi avanti. «Tu non mi attaccherai, Jasper... Vieni con noi, ti concedo un'altra possibilità».
«Oh, sì che posso attaccarti. Io difendo la mia famiglia», risponde Jasper, mentre mi trattengo dal pensiero fin troppo invitante di staccarle la testa.
Voltati, Jacob. Guarda! sento dire dai pensieri di Seth. Ci ritroviamo improvvisamente in due schieramenti. I buoni contro i cattivi. I seguaci di Maria e Felix sono quindici vampiri. Quindici, possiamo batterli facilmente. Forse.
«Siamo qui per l'Angelo Vampiro. L'Angelo Vampiro deve morire, e i suoi figli saranno nelle nostre mani! Non è vero, Maria?», dice uno dei vampiri.
«E allora il potere sarà nostro», prosegue a dire un altro di quei pazzoidi.
Non metterete le mani su Renesmee, né tanto meno sui nostri figli! Vorrei poterglielo dire a voce, ma non posso. Tutto ciò che posso fare è ringhiare, ma non basta. Non riesco più a controllare me stesso, mi lancio addosso a quel bastardo. Iniziamo una lotta corpo a corpo, mentre intorno a me si scatena l'inferno in Terra. Non posso permettermi di perdere qualcuno, non posso farlo. Per Renesmee, per i nostri figli, per i Cullen, per i miei fratelli...
Il vampiro prova a stringermi per le costole, ma io sono più grande di lui. Molto, più grande di lui. Lo schiaccio a terra con una sola zampa, piantandogli le zanne nella pelle granitica. Dopo avergli staccato un braccio, il vampiro prova a dimenarsi... Sforzo inutile, perché Seth accorre in mio aiuto e gli stacchiamo la testa. Dopo penseremo a bruciare i resti, ma prima devono morire tutti. 
Non facciamo in tempo a voltarci che abbiamo altri due vampiri proprio dietro di noi, ma Emmett e Jasper ce li tolgono di torno. Con un colpo secco, Jasper fa rotolare via una delle teste dei due vampiri; mentre Emmett si occupa dell'altro, che prova ad attaccarlo puntando sulla velocità. In lontananza vedo Maria e Felix stare immobili come due imbecilli, ad aspettare che il loro ridicolo esercito venga distrutto. Demetri combatte contro i vampiri, ma dalla nostra parte. Bella estende il suo scudo ai nostri, ma nessuno dei vampiri sembra possedere doti particolari. Be', meglio così...
Jacob, attaccala, noi finiamo il resto! mi dice Embry, mentre mi getto addosso a quella piccola ma perfida vampira. Felix prova a difenderla, ma Edward, con l'aiuto di Emmett, gli tiene la testa bloccata. Dietro di loro ci sono anche Paul e Collin, non ha via di scampo.
«Ordina ai tuoi di fermarsi, Felix, o sai che cosa ti succede», gli dice Emmett.
«Non ho niente da perdere», risponde Felix.
«Lasciatelo, lasciatelo!», inizia a urlare Maria, con gli artigli delle mie unghie a pochi centimetri dal volto.
«Felix, Aro mi ha ordinato di riportarti a Volterra. Non c'è nessuna guerra in corso con i Cullen, nessuna», dice Demetri. Quil e Matthew sono ancora impegnati a sconfiggere l'ultimo vampiro rimasto, e Matt sta per finirlo quando...
«Quil, Matthew, lasciatelo. Ci serve un testimone», dice Demetri. Giusta osservazione, non ci avevo affatto pensato.
«Tu, come ti chiami. Parla, abbiamo bisogno di sapere», ordina Demetri al vampiro, suppongo che sia un neonato. Circondato da due enormi lupi, non gli resta che parlare e confessare tutto.
Carlisle ed Alice lo tengono fermo, mentre il vampiro inizia a raccontare. Nel frattempo vengo distratto dalla voce mentale di Ryan, che mi avverte della presenza di una vampira nascosta dietro agli alberi. È innocua, sembra spaventata più che interessata a combattere.
«È Maria il capo. Ci ha detto che il suo obiettivo era prendere i figli dell'Angelo Vampiro, la mezzosangue. I due bambini sono in grado di accrescere il potere dei Volturi, perché sono più potenti dei vampiri e dei lupi stessi. Felix ha promesso un posto nella guardia a tutti noi, e vuole vendetta sulla mezzosangue. Questo è ciò che so». Demetri ordina ad Alice e Carlisle di lasciare andare il vampiro, dopodiché torna a concentrarsi su Maria e Felix.
«Felix, che cosa pensavi di fare? La questione con i Cullen è chiusa, definitivamente. Pensavate davvero di poter prendere i bambini? Hai messo davvero questa strana idea in testa alla tua compagna?», domanda.
«Felix voleva vendicarsi. E ho pensato che i bambini potessero essere un buon mezzo per i nostri scopi. Attaccare Renesmee e accrescere il potere dei Volturi. La bambina è una ladra di doni, e il maschio ha un qualche potere mentale. E il bambino che sta per nascere, forse anche lui...», dice Maria. Mi esce un ringhio, e chiedo a Edward di poter tradurre i miei pensieri.
«Jacob dice che loro non si sarebbero mai fatti manipolare da voi. Sophia è in grado di mettere tutti fuori gioco, avete fatto male i vostri piani. E tu, Felix, rassegnati. Renesmee non potrà mai essere tua, neanche con la vendetta».
Jasper si rivolge poi a Maria, dicendole quanto non sia cambiata nonostante i secoli trascorsi. Demetri offre loro l'ultima possibilità: riprendere Felix come membro del corpo di guardia e accogliere Maria come sua compagna, a patto che non siano più causa di ostilità nei confronti dei Cullen. Nel frattempo, il vampiro che poco fa ha fatto da testimone prova ad attaccare Matthew. Sam gli si para subito davanti, e Jared lo blocca. Matt emette un ringhio profondo e lo morde alla base del collo, facendo rotolare via la testa. Era l'unica cosa da fare, ci avrebbe attaccati ancora.
«Tu dietro l'albero, vieni qui», dice Demetri, rimasto indifferente alla morte del vampiro neonato.
Con riluttanza, una ragazza dai lineamenti delicati si avvicina a noi lupi e ai Cullen, aiutata da Carlisle. Ha la pelle olivastra e i capelli neri, il viso gentile contrasta con gli occhi color cremisi.
«Io non volevo, non c'entro niente. Non ho mai voluto prendere parte ai piani di Maria!». La piccola vampira si nasconde dietro a Carlisle, che si scambia uno sguardo con Edward.
«La ragazza è sincera», dice un attimo dopo. Demetri ordina alla ragazza di avvicinarsi a lui, Edward le dice di non aver paura. E poi, accade qualcosa che mai e poi mai mi sarei sognato di vedere. Demetri prende per mano la ragazza, e la abbraccia.
«È tutto finito», le sussurra quasi teneramente. La ragazza si lascia stringere da Demetri. Dov'è finito lo spietato Volturo che non concede seconde possibilità?
Una volta che noi lupi siamo tornati tutti quanti in forma umana, mi faccio aiutare a bruciare i resti dei vampiri sconfitti. La giovane vampira continua a restare al fianco di Demetri, che sembra quasi voglia proteggerla dalla visione di tutti questi vampiri uccisi. All'improvviso Bella mi viene incontro, sembra quasi elettrizzata.
«Renesmee ha partorito. Vai a conoscere tuo figlio, Jacob. Sophia e Michael stanno bene...». Dimentico tutto il resto: Maria, Felix, i vampiri sconfitti, l'odore di bruciato melenso dei cadaveri senza sangue dei vampiri...
Mi precipito per le scale, sempre più impaziente di conoscere mio figlio o mia figlia...
Ce l'abbiamo fatta!
 
Renesmee
 
Alcuni minuti prima
 
Ho i capelli completamente bagnati dal sudore, le gambe mi fanno male. Le mezze vampire non sono escluse dai dolori del parto, a quanto pare. Jacob non c'è, mia madre nemmeno. C'è soltanto zia Rosalie a sostenermi.
«Forza tesoro...». Respiro male, gettando fuori l'aria dai polmoni tutta insieme. Faccio l'ultimo sforzo che zia Rosalie mi ha chiesto di fare... e sento la mia pancia sgonfiarsi, e il bambino venire alla luce.
Inizio a piangere e a ridere insieme, non appena lo vedo. E lo sento piangere, un pianto forte e vigoroso. Vedo zia Rose tagliare il cordone e avvolgere il bimbo in un asciugamano.
«Renesmee, ce l'hai fatta». Zia Rose ripulisce per bene il volto del bambino... o bambina?
«È un maschietto». Lo accolgo tra le mie braccia, e lo osservo. Occhi marroni, pelle leggermente olivastra. Capelli castano chiaro. Come il bambino che tante volte avevo visto nei miei sogni, la perfetta combinazione tra me e Jake.
«È perfetto, è bellissimo... Dov'è Jacob? Glielo devo far vedere... Somiglia a tutti e due!».
Mi sento euforica, e non riesco a trattenere la mia felicità.
 
La porta dello studio si apre, e finalmente vedo entrare Jacob.
«Jake... È nato, è un maschio». Jacob si china su di me abbracciandomi, osservando con gli occhi lucidi il piccolo tra le mie braccia.
«Devo fargli il bagnetto, ma prima voglio sapere il nome», ci dice zia Rose. Questo bambino somiglia ad entrambi, e il suo nome avrà qualcosa di entrambe le famiglie, la mia e quella di Jacob.
«William Anthony Cullen-Black, benvenuto al mondo», dico, continuando a stringere tra le braccia mio figlio. William come il padre di Jacob, Anthony come il secondo nome di mio padre.
«Il nostro Will», dice Jake, baciandomi teneramente la fronte.
«Che cosa è successo Jacob, me lo spieghi?».
«Ci sarà tempo, Nessie. Abbiamo tanto tempo, e nessuno minaccia di farci del male...», mi dice. Ed io capisco tutto. Tutto quanto.
«Maria, Felix...?».
«È finita, Renesmee».
Guardo mio figlio, e sorrido.
«È il 25 dicembre», ci dice nonno Carlisle, entrando nello studio. William è il più bel regalo di Natale che potessimo ricevere.
 
 
Un mese dopo
 
Tutto è tornato alla normalità. Alla nostra solita vita di lupi e di vampiri, e a poco a poco tutti quanti stanno venendo a conoscere William. Adesso ci sono Rebecca; la sorella di Jake, e la mia famiglia umana: nonna Renée, nonno Phil e Robert, che per la prima volta ha portato anche Emma.
Ieri pomeriggio siamo andati a trovare Leah. Il suo piccolo Harry è nato pochi giorni fa, ed è un bambino bellissimo. Leah ha raccontato a Ryan di ciò che era accaduto con Demetri, ed è stato meglio così. Quel gesto è stato un addio a qualcuno che Demetri non potrà mai avere, e non possiamo fargliene una colpa. Ci ha aiutato, e gliene siamo riconoscenti. Demetri ha portato Felix e Maria a Volterra, ha concesso loro la famosa seconda possibilità che solitamente i Volturi non concedono. E a quanto pare ha avuto anche il suo lieto fine, perché durante lo scontro ha salvato la vita ad Amy, una vampira che non aveva niente a che fare con i piani di Maria e Felix. A nonno Carlisle ha persino manifestato l'intenzione di lasciare i Volturi, e di vivere un'esistenza diversa con Amy: lontano dal sangue umano e dai secoli trascorsi con Aro, Caius e Marcus.
Mi tornano in mente le profezie, quelle che parlavano dei miei genitori e di me e Jacob. Ma anche quella che prediceva la caduta dei Volturi. Forse il significato di quella profezia non era letterale, forse ciò che ha fatto Demetri può essere un primo passo verso il cambiamento... O forse i Volturi non cambieranno mai, ma non si immischieranno mai più nelle vicende della famiglia Cullen. Sophia è in braccio a Robert, mentre Michael guarda il fratellino tra le braccia della zia Rebecca. Billy Junior; suo figlio, parla con Jacob.
«Renesmee, certo che tu e mio fratello fate dei bambini bellissimi», se ne esce Rebecca a bassa voce, per non svegliare Will. Rebecca sa tutto, io e lei abbiamo sviluppato un bel rapporto, anche se a distanza. Ogni tanto andiamo anche noi a trovarla alle Hawaii.
«Sai com'è, la bellezza è di famiglia!», le fa eco Jake. Mi alzo un attimo dal divano portando Will con me, quando devo allattarlo non voglio avere nessuno intorno. Nessuno a parte Jacob.
«Scusatemi... Torno fra poco», dico a tutti i presenti, nonna Renée mi fa l'occhiolino e lo sguardo che Emma rivolge a Robert è pieno di dolcezza. Una volta arrivati in camera, mi sdraio sul letto e mi scopro il seno, mentre Jake fa lo stupido coprendosi gli occhi con la mano.
Inizio ad allattare Will, resto incantata a guardarlo. I suoi capelli fini color castano chiaro, la pelle leggermente scura. Gli occhi color cioccolato fondente di Jake, e i lineamenti che sono un perfetto mix dei nostri volti.
Jacob mi fa accomodare tra le sue braccia, mi accarezza dolcemente mentre mi occupo di nostro figlio.
«Sai che c'è?», mi dice. «Tanti anni fa, mi sono posto una domanda. Sull'imprinting, e sul senso della mia vita».
«Jacob filosofo», gli rispondo, divertendomi a prenderlo in giro. Jake sorride, per poi riprendere a parlare.
«Mi sono chiesto se ne valesse davvero la pena. Vivere per sempre, per restarti accanto. Veder morire le persone che amo. Quelle che hanno, come la maggior parte dei comuni mortali, un tempo limitato sulla Terra. Poi mi è bastato guardarti, e nei tuoi occhi ho visto tutto ciò che potevo desiderare. E adesso guardo Sophia, Michael e William, e guardo noi. È tutto ciò che desidero, per sempre. Per tutte le vite che vivremo, Renesmee».
Per noi una vita sola, esattamente come per i miei genitori, non sarebbe mai bastata. 
"Per sempre" è una bella frase, se posso viverlo con Jacob Black.


 
NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti e perdonatemi dell'immenso ritardo >_<
Questo è il capitolo che conclude la vicenda, l'epilogo sarà una sorpresa... perciò è stato un capitolo davvero impegnativo. Maria e Felix sono stati sconfitti e riportati a Volterra, e finalmente è nato l'ultimo piccolo Cullen-Black: William. Un maschietto, alcune di voi avevano previsto bene. 

Uffauffauffa, come ti avevo anticipato anche Demetri ha il suo lieto fine, grazie ad Amy. Per lei mi sono ispirata alla storia di Bree Tanner, ma con un finale diverso. I mesi trascorsi con i Cullen hanno fatto cambiare anche Demetri, che ha imparato a concedere la famosa “seconda possibilità”, e in questo caso ha trovato anche l’amore.
Lo scontro non è stato facile da scrivere, volevo che non fosse troppo breve e immediato ma neanche lungo e pesante e spero di essere riuscita a renderlo nel migliore dei modi.
Avete domande? Recensite, mi rivolgo anche a quelle ragazze che solitamente sono lettrici silenziose, spero di ricevere un vostro commento visto che questo è stato il capitolo decisivo :) Ah, il fatto che i figli di Renesmee e Leah si chiamino William ed Harry non è fatto apposta, ma ho riso appena ho fatto caso a questa cosa :P
Alla prossima settimana con l'epilogo!
Greta

Ritorna all'indice


Capitolo 55
*** EPILOGO - Attimi di eternità ***


55. EPILOGO - Attimi di eternità


Undici anni dopo
 
Mi sveglio con la testa poggiata sulla schiena di Jake, ascoltando il battito del suo cuore.
Mi sistemo meglio il lenzuolo e gli accarezzo i capelli, finché non lo sento fare un piccolo movimento e stiracchiarsi. Mi sposto poggiando la mia testa sul suo cuscino, impregnato del suo odore.
«Ma che ore sono, Ness?», mi domanda mettendosi sdraiato di fianco, facendo un piccolo sbadiglio.
«È il tramonto. Saranno le sette e qualcosa, credo... Ci siamo addormentati», rispondo.
«Tu, Renesmee. Mi fai stancare troppo, non è possibile andare avanti così», prosegue a dire lui, malizioso.
Lo bacio sulle labbra e mi alzo subito dal letto acciuffando la sua camicia, per poi andare in bagno a farmi una doccia. Be', chiamarlo bagno è un po' riduttivo. C'è una vasca enorme, una doccia super spaziosa e bagnoschiuma dell'albergo in vari gusti: cocco, pesca, vaniglia... Jake invece si infila un paio di bermuda, e si affaccia al balconcino della nostra lussuosa stanza che si affaccia proprio su una delle piazze principali. Siamo a Venezia, la seconda tappa del nostro viaggio. Michael, Sophia e William hanno pensato bene di farci un regalo speciale per il nostro quindicesimo anniversario di nozze. Ognuno dei miei tre figli ha scelto una delle tre tappe: Michael ha scelto Parigi, probabilmente perché mi ha sentito spesso dire a Jacob che avrei voluto visitarla. Sophia ha scelto Venezia, perché dice che "è una città magica, romantica e sospesa in un alone di mistero". Will ha scelto Amsterdam, perché tempo fa mi aveva visto rileggere un vecchio libro nel quale Amsterdam era il "posto speciale" dei due protagonisti.
Raccolgo i capelli in uno chignon e mi lascio travolgere dal getto di acqua fresca, sono quasi tentata di chiedere a Jake di farmi compagnia. Ma è anche vero che questa è la nostra ultima sera a Venezia, e se Jacob entrasse nella doccia con me so già che non ne usciremmo per le prossime tre ore... Mi insapono per bene con il bagnoschiuma al cocco, e ripenso a questi giorni. A Parigi siamo stati davvero bene, è la città dell'amore per eccellenza. Abbiamo camminato un sacco, e siamo andati per ben due volte sulla Tour Eiffel, di giorno e di sera. Così, per il puro gusto di farlo. Qui a Venezia siamo stati ancora meglio se possibile, e non solo per questo fantastico hotel. Sorrido istintivamente al pensiero che la nostra vacanza non è ancora finita, perché ho ancora voglia di starmene da sola con lui; di non pensare ad altro che non sia Jacob. Però mi mancano i miei tre figli, che posso farci... Come la prima volta che li avevamo lasciati, per la luna di miele. Michael e Sophia hanno compiuto a marzo diciassette anni, Will ne farà undici il 25 dicembre, proprio il giorno di Natale. In realtà dimostra più anni, e giuro che è molto più sveglio di qualsiasi bambino della sua età. Le ragazzine (quelle più grandi, di due o tre anni più di lui) già gli vanno dietro, il mio "piccolo" è gia alto più di un metro e settantacinque e ha ereditato lo sguardo magnetico di Jacob e il fascino di mio padre. Un mix irresistibile, Will è bellissimo perché somiglia a me al pari di quanto somiglia a Jake. È l'unico dei miei figli a non avere un dono, ma esattamente come i suoi fratelli anche lui a un anno di vita era già in grado di parlare, leggere e scrivere perfettamente.
Michael invece... Be', lui ha gli stessi colori miei e di mio padre, due meravigliosi occhi verdi che ti fanno restare incantata a guardarlo. Sorprendentemente, ha anche qualcosa di Jake. Il mio Mickey è alto un metro e novanta, ed è dolce e protettivo esattamente come suo padre. Non mi stupisco che sia riuscito a conquistare Lily con tanta facilità, nonostante lei sia più grande di mio figlio. Michael ha avuto la sua prima mutazione a quindici anni, che lo ha fatto crescere in maniera vertiginosa. Per Will è ancora presto, ma stando a ciò che dice il nonno in lui è prevalente il patrimonio genetico di Jake. E poi c'è Sophia, la mia bellissima Quileute. Sapevamo che avrebbe potuto mutare anche lei, ma non è accaduto. Nonno Carlisle dice che nel suo caso il gene dei lupi è latente. Sophia è alta un metro e settanta, qualche centimetro più di me. Ha i lineamenti e i colori di Jake e del suo popolo, i capelli scuri e ondulati e le lunghe ciglia che sembrano perennemente intensificate dal mascara, esattamente come quando era bambina. Ha preso il mio carattere, e il sorriso luminoso di Jake. Sophia era la figlia che avevo immaginato fin da quando ero piccola, e fantasticavo sul fatto di avere un figlio con Jake. Bella come lui, ma con quel qualcosa che la rende somigliante anche a me. Forse l'espressività, il vizio di attorcigliarsi i capelli sul dito indice o chissà cosa. Jacob è così geloso di Sophia... soprattutto da quando Joshua Clearwater è diventato ufficialmente il suo ragazzo. Joshua mi ricorda molto Jacob, perché Sophia è stata il suo imprinting. Josh ha sempre avuto occhi solo per mia figlia, era quasi inevitabile che avesse l'imprinting con lei... E se anche lo avesse avuto con un'altra ragazza, avrebbe combattuto per amore di Sophia.
 
Quando esco dalla doccia e torno in camera, vedo che Jacob è gia vestito di tutto punto. Camicia bianca e jeans che mettono in risalto il suo fondoschiena perfetto... Renesmee, riprenditi!
«Io sono pronto, Ness», mi dice, passandosi la mano tra i capelli. Certo che è pronto, gli bastano due secondi ed è perfetto. In realtà è perfetto anche appena alzato dal letto, ma questo me lo tengo per me. Dopo più di vent'anni che stiamo insieme mi perdo ancora nei suoi occhi e nel suo fisico statuario, da fare invidia a qualsiasi scultura di un dio greco.
«Dammi cinque minuti Jake, avevo proprio bisogno di una doccia». Jacob torna sul piccolo balcone della nostra stanza, gettando di tanto in tanto un'occhiata nella mia direzione. Per il suo bene, è meglio che continui a guardare il panorama di Venezia. Mi infilo velocemente la mia solita biancheria di pizzo nero ed un vestito dello stesso colore, comodo e adatto per la sera. Indosso le decolté rosse con il tacco e intensifico il mio sguardo felino con l'eyeliner nero e un po' di mascara. Jacob dice sempre che le mie lunghe ciglia mi fanno avere gli occhi da cerbiatta, "dolci e letali al tempo stesso". Mi sciolgo lo chignon e ravvivo i miei capelli lunghi e ondulati con le mani, metto una passata leggera di rossetto rosso ciliegia e sono pronta. Se ci fosse stata zia Alice mi avrebbe segregata in bagno a truccarmi per chissà quanto tempo, altro che cinque minuti!
«Ehi lupo, adesso puoi girarti», dico a Jake, che in tutta risposta mi fa un fischio restando incantato a guardarmi.
«Che bambola!», esclama, restando immobile come un baccalà. Renesmee uno, Jacob zero. Prendo la borsa, rossa come le scarpe che indosso, e mi precipito in fretta verso la porta della stanza. Ebbene sì, so correre anche con i tacchi! Tutto merito di zia Alice.
«Ness, aspettami!». Mi volto e vedo Jacob afferrare il portafogli e corrermi dietro. Esco fuori dalla stanza fermandomi proprio davanti alle scale, aspettando che Jake digiti il codice per chiudere la porta. Altro che chiavi, qui è tutto ultramoderno. Passando nella hall dell'albergo noto che il ragazzo della reception arrossisce al mio passaggio, Jacob si affretta subito a cingermi i fianchi per ribadire la mia appartenenza a lui.
«Devo rassegnarmi al fatto che ti sbaveranno dietro anche quando avrai centoquindici anni, Ness», mi dice ridacchiando. Potrei benissimo dire la stessa cosa di te, caro il mio Jake.
Una volta usciti dall'albergo vedo che il cielo inizia a tingersi del colore della sera, le sfumature arancioni e rosa del sole appena tramontato si riflettono sulla laguna. Sophia aveva ragione riguardo al fatto che questa città ha un'atmosfera fiabesca, quasi sospesa nel tempo. Devo portarcela, o forse Joshua lo farà prima che possa farlo io.
«Un ultimo giro in gondola, mademoiselle Renesmee?», mi dice Jacob prendendomi la mano con dolcezza.
«La ringrazio, mio cavaliere». Per una volta Jacob mi prega di non vantarmi della mia conoscenza dell'italiano, e lo sento parlare in inglese con il gondoliere per conoscere le tariffe. Poi mi fa accomodare accanto a lui, dicendomi di stare attenta a non scivolare, visto il mio abbigliamento poco consono ad un giro in laguna. Probabilmente con una tuta sarei stata più comoda, ma se non altro al contrario di mia madre non sono mai stata incline alle cadute.
Poggio la testa sulla spalla di Jake, scattando di tanto in tanto qualche foto. Tutto qui sembra appartenere ad un'altra epoca, mi lascio cullare dal rumore leggero dei remi della gondola e dalla presenza di Jake al mio fianco.
«Questa notte ci ritorniamo», mi sussurra sottovoce, poggiando le sue labbra sul lobo del mio orecchio.
«Questa notte? Come...?». Okay, meglio far finta di non aver capito, ultimamente mi piace assecondare tutte le piccole pazzie di Jacob. Sono una madre di tre ragazzi adolescenti, questo è vero. Ma quando appartieni all'eternità gli anni non contano. Posso essere madre, moglie, donna matura e ragazzina al tempo stesso...
 
Dopo aver cenato in un elegante ristorantino, facciamo un ultimo giro per le vie di Venezia, resa ancora più magica dalla luce delle stelle. Adesso che ci penso, questa è la terza volta che vengo in Italia: la prima volta è stata un'occasione che è meglio dimenticare, l'incontro con i Volturi; la seconda volta invece siamo venuti a Roma per la seconda tappa della nostra luna di miele. Questa sera Jake mi ha fatto ripensare alla sera in cui mi chiese di sposarlo. Mi sembra ieri, ciò che provo per lui non è cambiato nemmeno di una virgola...
«Togliti le scarpe», mi dice Jake, riportandomi al presente.
«E perché dovrei?». Sono ancora decisa a fare la gnorri, è divertente.
«Stiamo per fare una cosa illecita, non voglio ritrovarmi gli sbirri alle calcagna», mi risponde. Gli sbirri, non posso fare a meno di sorridere pensando a nonno Charlie e a mio padre. Mi tolgo le scarpe col tacco, ritrovandomi di nuovo minuscola accanto a Jake. Mentre con la mano sinistra tengo le scarpe, con la mano destra mi faccio aiutare da lui a salire su una delle gondole ormeggiate. Tutto a un tratto ci ritroviamo sdraiati sul fondo cavo della piccola imbarcazione, sotto la luna.
Mi poggio sul suo petto, guardando la sua pelle ambrata illuminata dalla luce lunare; lasciandomi travolgere dal calore inebriante delle sue labbra.
«Mi piacciono molto le cose illecite», se ne esce all'improvviso.
«Stare su questa barca è molto illecito...», gli rispondo, sfiorandogli il volto con le dita.
«Anche baciarti dovrebbe essere considerato illecito... E fare l'amore con te dovrebbe esserlo ancora di più, Renesmee». Mi sento improvvisamente avvampare. Le tipiche frasi alla Jacob Black, per nulla sdolcinate ma romantiche come nessun'altra cosa al mondo.
«Se è per questo, potrei dire le stesse cose di te», gli rispondo, accoccolandomi più vicina al suo volto.
«Resta così, Ness. La luce della luna ti rende ancora più bella».
«In effetti la mia pelle riflette in parte la luce come quella dei veri vamp...». Jacob mi interrompe posando un altro delicato bacio sulle mie labbra. Non ricordo neanche più cosa stavo dicendo.
«Restiamo un altro po', che ne dici? Venezia è tutta per noi e la notte è ancora lunga», mi dice restando sdraiato accanto a me, occhi negli occhi... annullando la mia cognizione del tempo e dello spazio.
 
La mattina seguente ci tocca svegliarci presto per andare all'aeroporto, la terza e ultima tappa del nostro viaggio ci aspetta! Sull'aereo non posso fare a meno di addormentarmi di nuovo, ieri notte Jake ed io siamo stati in giro per un bel po', volevamo vedere per l'ultima volta Piazza San Marco e il Ponte dei Sospiri...
 
 
Alcune ore dopo
 
«Nessie, sveglia! Siamo ad Amsterdam!». Mi stropiccio gli occhi, dimenticandomi completamente del mascara che avevo... Adesso sembro un panda!
«Ho un occhio nero, è così?», domando a Jacob, fissandomi le dita impiastricciate.
«Renesmee, non ti ho mai detto che nutro una passione segreta per i panda?», mi risponde Jacob per le rime, poggiandomi le sue dita intorno agli occhi per rimuovere il trucco sbaffato. «Eri sexy anche prima, ma okay...».
 
Per fortuna il viaggio dall'aeroporto all'albergo è breve, eppure non vedo l'ora di buttarmi di nuovo sul letto.
La stanza dell'albergo è grande e ben arredata, davvero confortevole. Le pareti sono dipinte da un tenue color pesca, e sopra al letto matrimoniale c'è un quadro che raffigura due angeli.
«Wow», esclama Jacob. «I ragazzi hanno scelto degli alberghi uno meglio dell'altro».
In realtà sappiamo benissimo che mio padre li ha aiutati a scegliere, e che a contribuire alle spese del viaggio ci ha pensato nonno Carlisle. Quattro giorni a testa in tre meravigliose capitali europee, in alberghi sempre rigorosamente a cinque stelle. Scelta tipica di papà... Gli piace rendermi felice, e non vedo il motivo per cui dovrei rifiutare.
Apro il portafogli, nel quale ho messo la scheda per la ricarica telefonica. Ogni volta mi incanto di fronte alla foto dei miei tre figli da piccoli. La foto di un William a poco più di un anno di vita mi cade dal portafogli e la raccolgo subito, notando che è caduto anche un altro foglietto con un numero di telefono scritto sopra.
 
Ciao mamma, scusa se ti rompo le scatole durante il tuo viaggio con papà, ma poi ti lamenti quando non rispondo ;) 
Questo è il nuovo numero di cellulare di Harry, starò quasi sempre da lui e se non rispondo sul mio puoi chiamarmi qui. Divertiti ad Amsterdam!!
Will
 
Sorrido, Will e Harry sono nati ad un solo mese di distanza e sono praticamente cresciuti insieme, come se fossero fratelli.
Mentre disfo la valigia, il cellulare di Jacob inizia a squillare. Jake risponde immediatamente, e il mio udito sopraffino riesce subito a riconoscere la voce di Sophia.
«Ciao papà, siete arrivati?».
«Certo, principessa... Che cosa combinano quei due pazzi dei tuoi fratelli?», risponde Jacob.
«Ehi, papà! Un po' di fiducia no, eh? Michael sta sempre con Lily, per la cronaca. Mi ha rubato la mia migliore amica, praticamente». Sento mia figlia ridere.
«Passami Mickey». Jacob si allontana in balcone per parlare con Michael, ma quando torniamo a La Push mi sentono! A volte Jacob mi sembra Edward Cullen 2 - La Vendetta, è un po' ossessivo nei confronti di Sophia e so che ha chiesto a Michael di tenerla d'occhio. Mi ha detto che ora capisce davvero il punto di vista di mio padre, di come deve essersi sentito quando lui gli ha "portato via" la sua bambina.
Quando torna da me mi faccio passare Sophia e Michael, che mi dicono che William è rimasto a dormire a casa di Embry e Susan con Harry e Brenda. Brenda è la figlia di Embry, ha solo un anno meno di Will.
«Va bene tesoro, ci vediamo fra tre giorni. È tutto magnifico qui. Senti, che cos'è questa storia del tenere d'occhio i tuoi fratelli?», dico a Sophia.
«Be', papà mi considera la più responsabile, e mi ha chiesto di tenere d'occhio soprattutto Will».
"Peccato che abbia chiesto la stessa cosa a Michael", penso con sarcasmo. Finisco di chiacchierare con Sophia, e andiamo subito a visitare la città.
Per certi aspetti Amsterdam mi ricorda Venezia, con tutti questi canali e le case che sembrano essere uscite da un dipinto d'epoca. E poi le piste ciclabili, è tutto così diverso da Forks e La Push...
 
«Prego, signori Black», ci dice un uomo in giacca e cravatta appena entrati nel ristorante.
«Che cos'è questa storia?», domando a Jake a bassa voce alzandomi in punta di piedi per parlargli meglio.
«Ho prenotato una serata speciale per noi», mi risponde, mentre il cameriere ci guida verso il nostro tavolo. La gente si volta a guardarci, cosa alla quale ormai sono abituata. Mi fa sentire tanto "star del cinema", è il prezzo da pagare per avere un marito così bello.
«Il menu, signori Black». Ordiniamo entrambi un risotto, Jacob ordina anche due bicchieri di Champagne.
«Non lo bevo, lo sai...», gli dico. Jacob lo sa bene, in fatto di gusti sono tutta strana.
«Questo ti piacerà. È speciale... E se non lo bevi, sappi che come penitenza dovrai portarmi a visitare il Quartiere a Luci Rosse...».
«JACOB BLACK!», mi affretto subito a replicare, «se vuoi sfidarmi sappi che sono molto pericolosa». Il cameriere ci serve il risotto e ci porta una bottiglia di acqua fresca, mettendo fine al discorso "Quartiere a Luci Rosse".
Jacob sorride, mentre inizio a mangiare. Cavoli, questo risotto è spettacolare!
«Mi stai fissando», gli dico, facendo la finta infastidita.
«È perché sei bella. Ovvio, no? Nessie, piccola Nessie... devo farti ingelosire più spesso».
«Non sono affatto gelosa». Niente di più falso, Renesmee. Continuiamo a stuzzicarci per tutta la sera, e dopo aver finito la nostra cena andiamo un po' all'aperto. C'è il piano bar, e Jacob mi costringe a ballare.
«Ammettilo, lo Champagne ti è piaciuto», mi sussurra mentre mi stringo a lui.
«Okay... non era poi tanto male». Jacob mi solleva verso di lui, e iniziamo a danzare in un modo piuttosto strano. I miei piedi sono poggiati sui suoi, gli sto praticamente schiacciando le scarpe ma a lui non sembra importare più di tanto. Le labbra calde di Jacob mi sfiorano la punta del naso.
«È stata una bellissima serata...», gli sussurro, mentre mi accorgo che i suoi occhi sono praticamente incollati ai miei...
«È mezzanotte, Ness. E sai che giorno è oggi?», mi domanda all'improvviso.
«Il giorno in cui sono diventata tua moglie», rispondo, guardandomi l'anello al dito anulare della mia mano sinistra.
«Risposta esatta». Mi bacia, e diverse coppie ci guardano, danzando al ritmo della musica e parlando in una lingua a me sconosciuta.
«Come concluderesti questa serata perfetta, Ness?», mi domanda all'improvviso Jake continuando a tenere i suoi occhi riflessi nei miei.
«Be'... conoscendoti...». Jacob sorride, e mi rendo conto di non riuscire a smettere di guardarlo. Nonostante il tempo, nonostante tutto...
«Sai perché non riesco a smettere di guardarti?», me esco così, all'improvviso.
«Perché non c'è nessuno più fico di me», mi risponde con ovvietà. È il momento di tirare fuori le mie carte vincenti.
«Schopenhauer diceva che la vita è un pendolo che oscilla tra l'infelicità e la noia... alla continua ricerca del piacere. Be', non condivido molto questo pensiero, ma se fosse davvero così...». Jacob mi guarda confuso, ma anche interessato. «... La felicità si raggiunge quando si soddisfa un piacere, ma poi si ricade nella noia. È per questo che non posso smettere di guardarti, perché guardarti è un piacere che non voglio negarmi. Se ti guardo sono felice, e non voglio smettere di esserlo neanche per un secondo». Jake mi bacia, spostandomi i capelli dietro l'orecchio.
«Bene, ora sappi che non voglio cadere nella noia, e quindi sarò costretto a fissarti per tutta la sera».
 
 
Tre giorni dopo
 
Ed anche i quattro giorni ad Amsterdam sono volati: tra musei, camminate per la città, ristoranti e momenti solo per noi. È bello isolarsi dal mondo per un po', ed essere soltanto Jake e Ness. Ma è bello anche ritornare a casa, e riabbracciare i propri figli...
Siamo in macchina con nonna Esme, che è venuta a prenderci all'aeroporto. Accende la radio e ci domanda di come sia andato il viaggio, rassicurandoci sul fatto che i nostri ragazzi sono stati impeccabili.
«Esme, non me la racconti giusta!», le dice Jake sorridendo, per poi continuare a fare domande su Josh e Sophia.
«Jacob, non è molto giusto il fatto che tu conceda piena libertà a Mickey e Will ma non a Sophia...», inizio a dire. Questo discorso era in programma già da tempo, e prima o poi doveva essere affrontato.
«È vero Jacob, così ripeterai gli stessi errori di Edward. Non eri molto contento quando sembrava avercela a morte con te per avergli, tra virgolette, "portato via" Renesmee». Bene, anche la nonna mi dà ragione. Due contro uno!
«Dai, Jake! Non essere antico... Nostra figlia è una ragazza responsabile, non si metterà nei guai», proseguo a dire io.
«Okay forse avete ragione... Ma lei è la mia piccola, è normale volerla proteggere! In lei ho piena fiducia, ma... insomma, so perfettamente a cosa pensa un ragazzo dell'età di Joshua...». Oh, certo che lo sa!
«Jacob, Josh ha molto rispetto di te. È il figlio di Seth, ed è adorabile proprio come suo padre. E poi adesso non è il caso di pensarci, perché siamo arrivati!».
Scendiamo dalla macchina, nonna Esme apre la porta di casa mentre Jake ed io prendiamo i nostri due bagagli. Quando Jake accende la luce, non accade niente.
«Fantastico, è andata via la corrente», esclama sbuffando. Non ho il tempo di replicare che vedo la luce accendersi, e tutta la mia famiglia spuntare fuori dal nulla.
«Piccola sorpresa! Bentornati!», ci dice William venendo subito ad abbracciarmi.
«Ehi, l'idea è stata tua?», gli domanda Jake, scompigliandogli i capelli.
«Sono un fottuto genio, papà!» Will mi solleva da terra, mentre Jake sorride. Prima papà, poi Jake, Robert, Michael e adesso anche Will, tutti con lo stesso vizio di sollevarmi da terra... Mi sento così piccola in mezzo ai miei uomini!
«Le parolacce, Will...».
«Scusa, mamma, ma non credo ci sia un altro termine per dire che sono un fottuto genio... Vero, papà?». Salutiamo Sophia, Michael e tutti i miei familiari, poi passiamo ai ragazzi con le loro famiglie. Ora tutti i ragazzi del branco di Jake e di Sam hanno dei figli, anche se non tutti oggi sono qui. Non sarebbe facile spiegare ai più piccoli perché Jacob ed io non invecchiamo, molte delle ragazze lupo conoscono la verità solo in parte.
All'improvviso Michael entra con una torta, una bellissima torta al cioccolato con la scritta "Buon anniversario Jacob e Renesmee".
«Sophia, Will, venite anche voi», dice Mickey ai suoi fratelli. Il mio piccolo Mickey, mi ostino ancora a chiamarlo così nonostante ormai sia un giovane uomo.
«Mamma, papà... questa torta è per voi. E questa festa, è per voi. Vogliamo dirvi grazie per tutto, per essere dei genitori fantastici...». Michael lascia la parola alla sua gemella.
«Per esserci sempre per noi, anche se a volte papà è un po' troppo geloso... Mamma, mi hai raccontato che quando eri incinta di me e Michael hai sempre saputo che sarei arrivata io. Perché volevi una femmina, e volevi che fosse uguale a papà. Poi hai scoperto che eravamo in due, e la vera sorpresa è stato Michael...», dice Sophia, suscitando il sorriso di Jake. Michael abbraccia Sophia, entrambi si voltano verso Will che subito riprende il discorso dei fratelli.
«Io sono l'ultimo arrivato in famiglia, e che dire... So che alla mia nascita papà ha combattuto per proteggere me e la mamma, insieme a tutti voi. Siete i genitori più fichi che si possano avere, e anche se ho soltanto undici anni - okay, quasi undici - penso che il modo in cui vi guardate sia bellissimo». Jake ed io abbracciamo di nuovo i nostri figli, subito dopo arrivano anche i miei genitori.
«Piaciuta la sorpresa? È stata un'idea di William», mi dice mamma, portandomi un piattino con la torta.
«Moltissimo». Papà mi fa l'occhiolino, accarezzandomi i capelli. Domani sarà anche il loro anniversario!
«Ehi, auguri anche a voi... per domani. E grazie per il viaggio, papà. È stato tutto perfetto». Mi lascio abbracciare, mentre taglio con la forchetta un boccone di torta. È davvero buonissima, qualcosa mi dice che l'abbia fatta Emily.
«Will ha un'altra sorpresa, Nessie... ma non ti sveliamo niente! Una vera novità in casa nostra», aggiunge papà, facendosi misterioso.
Mi allontano dai miei per tornare da Jake, seduto su una delle sedie in giardino con Seth, Leah e Rachel. Poco più in là ci sono i nostri figli insieme a Matthew e Sarah. Michael tiene un braccio intorno alla vita di Lily, mentre Josh fa sedere Sophia in braccio a lui.
«Tieni a bada gli ormoni di tuo figlio, Seth», gli dice Jacob puntandogli scherzosamente il dito contro, mentre Seth lo prende altrettanto scherzosamente in giro.
Anche mio padre ci raggiunge, vedere Jake geloso della figlia è per lui qualcosa di imperdibile.
«Jacob, vecchio mio, ora sì che mi capisci!», dice mio padre poggiando una mano sulla spalla di Jake, che gli rivolge subito uno sguardo rassegnato.
«Resta il fatto che tu avevi la mentalità di un dinosauro, fratellino!», lo riprende zia Alice, comparsa magicamente dal nulla come un folletto dei boschi.
Mi alzo dalla sedia invitando Jake a venire con me in un angolo più nascosto del giardino.
Senza bisogno di parlare lo attiro a me e lo bacio, andiamo entrambi a sbattere contro il muro.
«Che c'è, non riuscivi a trattenerti?», mi domanda malizioso.
«In realtà è un modo come un altro per cominciare un discorso serio: Sophia e Josh». Sorrido, abbracciando di nuovo Jake. Ma poi veniamo distratti da un rumore...
«Josh, ci sono i miei genitori e i tuoi, non è il caso di scomparire così!». La voce di Sophia, lei e Josh hanno avuto la nostra stessa idea?
«Be', qui non c'è nessuno, Soph». Soph? Jacob potrebbe diventare viola in questo istante, per la gelosia. Josh e Sophia si baciano, ma vedo che Josh tiene in braccio... un cane? Jacob inciampa all'improvviso, e... addio copertura!
«Mamma, papà!», esclama Sophia, con la faccia sconvolta.
«Che cosa ci fai qui, signorina?», le domanda Jacob togliendosi dalle labbra il segno lasciato dal mio rossetto... Che cosa imbarazzante!
«Potremmo fare la stessa domanda a voi», interviene Josh, che sembra piuttosto divertito dalla situazione. Mi viene da ridere, mentre Josh ci presenta la famosa sorpresa della quale prima parlava papà.
«Vi presento Wolf, il nuovo cane della famiglia Black», dice.
«William voleva un cane, non è bellissimo? Siamo andati a sceglierlo ieri», aggiunge mia figlia. Sophia mi mette tra le braccia il piccolo cucciolo di husky, con due bellissimi occhi azzurri.
«Chi ha scelto il nome?», domando divertita.
«L'ha scelto Will...», risponde Joshua.
«Be', visto che c'erano pochi lupi in famiglia!» Jacob sorride, prendendo in braccio il cucciolo.
Torniamo dagli altri, e guardo tutte le persone delle mia strana e bellissima famiglia. Spero che la felicità che provo ora mi accompagni in ogni singolo attimo dell'eternità, e mi basta guardare gli occhi di Jacob per sapere che sarà così.



NOTA DELL’AUTRICE
Ed eccoci giunti all’epilogo… sono un po’ triste, ma anche felice e soddisfatta del lavoro che ho fatto.
In questo capitolo finale ho voluto fare un ultimo salto temporale per mostrarvi i figli di Renesmee e Jacob non più bambini. Come vi sembra l’ultimo arrivato in famiglia, William?
Per GiadaRugiada: questa foto è per te, che mi avevi chiesto una foto di Will da piccolo e non potevo dire di no!

 



La parte che si svolge a Venezia mi è stata ispirata da un capitolo di Città delle Anime Perdute (Shadowhunters, saga di Cassandra Clare), mentre la parte che si svolge ad Amsterdam mi è stata ispirata da Colpa delle Stelle (libro di John Green).
I commenti su tutto il resto li lascio a voi, e se avete domande di qualsiasi genere chiedete pure! Se trovate errori, non esitate a farmeli notare.



Ringraziamenti e non solo...

Questa storia è stata necessaria per me, perché adesso che l'ho terminata non sento più il vuoto che avevo provato quando finii di leggere Breaking Dawn per la prima volta, nel 2009.
Ringrazio prima di tutto lei, STEPHENIE MEYER, per aver dato vita a questa saga meravigliosa ed anche per averla lasciata incompleta: altrimenti Eternity in questo momento non esisterebbe!
Ringrazio chi mi ha fatto conoscere Twilight, non so se leggerai mai questa storia ma tutto è iniziato grazie a te! G.
Ringrazio Arianna, che mi ha costretta quasi un anno fa ad iscrivermi su Efp (so che leggerai questi ringraziamenti, sappi che non mi sono dimenticata di te!).
Grazie a questa storia ho conosciuto delle persone meravigliose, come Sonia e Margherita che ormai non sono più amiche a distanza, ma amiche vere!
Ringrazio chi mi ha messo tra le autrici preferite e chi lo farà adesso. Chi ha inserito Eternity tra le storie seguite, preferite e ricordate (spero che ora le darete un bel posticino nelle preferite :3).
Ringrazio i lettori attivi e quelli silenziosi, chi ha recensito una volta e chi lo ha fatto sempre. Siete tantissime perciò non faccio nomi solo per non rischiare di dimenticare qualcuno. Siete davvero fantastiche, tutte quante!
Ringrazio chi ha fatto la recensione per l'inserimento di Eternity tra le storie scelte, e chi vorrà farlo adesso, se pensate che me lo sia meritato :)
Qualche piccola curiosità: ho scelto il titolo Eternity perché l'eternità è il filo conduttore dell'intera vicenda. La saga di Twilight; la storia di Bella, era ormai conclusa, quindi ho voluto creare uno stacco con la saga. Cosa che ho fatto anche utilizzando la narrazione al presente anziché al passato.
Sappiate che tornerò presto con una sorta di seguito di Eternity, una raccolta di one shot a capitoli autoconclusivi nella quale conoscerete meglio anche i tre figli di Ness e Jake. Se vi fa piacere, vi avviserò con un messaggio privato, fatemi sapere. Tra i miei progetti futuri c'è anche una fanfiction su Taylor Lautner.
Per le lettrici storiche: adesso è il momento giusto per leggere i capitoli revisionati, dal 2 al 12! Aspetto tante tante recensioni, non deludetemi proprio ora che siamo giunti alla fine!
Ora vado, prima che mi metta a piangere :')
A presto, un grande abbraccio a tutte/i voi! (Il tempo di risolvere qualche problemino di computer e tornerò prestissimo).
Greta 

P.S. Se mi cercate, mi trovate anche qui:
Facebook, *The Twilight Saga Italian Fan Forum*
Wattpad, Greta_SweetLuna (sto pubblicando Eternity anche lì)

AGGIORNAMENTO 2021: Mi trovate anche sulla pagina facebook Greta SweetLuna - Fanfiction.
E vi ricordo che Eternity esiste solo su EFP, visto che Wattpad me l'ha rimossa senza motivo dopo ben 7 anni che la storia era pubblicata lì sopra.

Poi non dite che sono irrintracciabile, eh! :*

Ritorna all'indice


Capitolo 56
*** Forever Dawn - Cullen-Black's Chronicles ***


AVVISO

A gennaio tornerò con "Forever Dawn - Cullen-Black's Chronicles", raccolta di one shot dedicata ad Eternity!
Vi aspetto :)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2315638