Il Capitano Spencer

di Loreena McKenzie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prigionia ***
Capitolo 2: *** Ce l'hai un cuore, Spencer? ***
Capitolo 3: *** Mi ha salvata ***



Capitolo 1
*** Prigionia ***



Capitolo 1
 
La fuga
 
Alzo la testa e vengo presa da un altro conato di vomito, causa di un’ennesima onda che aveva preso in pieno la Mary Grey. Devo uscire di qui, e subito. Cerco a tentoni il carnet di Morice Moreu tra le cose del capitano Spencer sparse per la stanza. Dove diavolo è finito?
“Muoviti Julia! Muoviti!”
Il mio sesto senso mi preme di andar via, ma non posso lasciare il prezioso oggetto qui.
-DANNATE SCIMMIE! TORNATE INDIETRO!- la ira del pirata si sente fino a qui sotto. Mi affaccio alla piccola finestra dalla quale ho intenzione di scappare e lo spettacolo mi provoca una lancinante fitta di terrore nel petto. Il mare impazzito, le acque che si ritirano, la spiaggetta di Kilmore Cove dimezzata, le scimmie che si gettano in acqua.
Devo uscire ora, e subito. Al diavolo il carnet, meglio salvare la pelle.
Infilo la testa nella finestra e, poggiando i piedi su un tavolino, mi do una spinta. Fuori una spalla, fuori anche l’altra. All’altezza della vita, però, mi blocco. La finestra è troppo stretta.
Sento Spencer che urla delle imprecazioni, dopodiché degli strani rumori provenienti dai fondali. Sta levando l’ancora.
Una furia improvvisa mi investe. Devo uscire da qui, immediatamente.
Spingo, spingo con tutte le mie forze. Nulla, non ci passo. Non credo di essere grassa ma se mai tornerò a casa devo ricordarmi di mettermi a dieta.
La Mary Grey comincia a oscillare pericolosamente, mi sembra di sputare tutti gli organi da un momento all’altro. Presa da un altro conato di vomito, torno dentro, provando a fare il contrario.
Reggendomi allo stesso tavolino, infilo prima una gamba, poi l’altra.
La Mary Grey si muove. Le vele nere vengono alzate in aria e una potente folata di vento le investe, dirigendola lontano da Kilmore Cove.
Presa dalla disperazione, spingo con tutte le mie forze. La mia pelle sanguina, dagli occhi escono calde lacrime di smarrimento, il mio volto è rosso e umido.
-Dai! Dai!- esclamo.
Torno dentro e provo di nuovo a uscire dall’altra parte. La nave si allontana sempre di più da Kilmore Cove. Ormai svariati chilometri ci separano.
Ma nulla da fare, la mia vita non ne vuole sapere di uscire fuori.
Ritorno dentro e mi affaccio alla finestra, guardando Kilmore Cove diventare un lontano puntino sull’orizzonte e piangendo dalla disperazione come non avevo mai pianto in vita mia.
Penso a Villa Argo, a Jason, a mamma e papà, a Nestor, a Rick...
-Oh, Rick…-
Penso alla mia vita, alla libertà che non avrei mai più avuto, ai Viaggi nel tempo che non avrei mai più fatto con i miei amici, a tutto ciò che avevo perso. E infine alla prigionia che mi aspettava.
Il mio corpo è scosso da tremiti infrenabili. Voglio solo tornare a casa, la mia casa, con tutti i suoi segreti e i suoi misteri. Voglio svegliarmi e rendermi conto che è solo un brutto sogno. Non voglio essere qui, no…
Per il corridoio risuonano dei passi. Quei passi. I passi dell’unica persona che era con me in quella dannata nave. Il mostro, il pirata che mi stava portando via dalla mia vita. Il capitano Spencer sta venendo a prendermi. Ora ha inizio il mio incubo.
 
 
Una settimana dopo
 
Non ho voglia di mangiare, non ho voglia di dormire, non ho voglia di bere e non ho nemmeno voglia di guardare la luce del sole. Chiusa in questa dannata cella, non faccio altro che pensare, e pensare, e pensare ancora.
Chissà dove sono i miei amici, chissà come sta Jason, chissà come sono preoccupati mamma e papà. E chissà cosa sarà successo a Kilmore Cove. Si sarà ripreso dall’attacco? Nestor avrà trovato la sua amata Penelope? La pasticceria Chubber sarà tornata a sfornare squisitezze?
Il mio stomaco brontola rumorosamente dalla fame. Ma non ho voglia di mangiare. Voglio solo tornare a casa. Non voglio più stare qui.
Le scimmie sono scappate tutte, JohnDoo è rimasto prigioniero a Kilmore Cove, i corpi di Black Vulcano e sua figlia Oblivia sono stati gettati in mare. Me lo aveva detto lei di scappare. Ma no, io volevo recuperare quel dannato carnet, che ora chissà che fine ha fatto. Se solo me ne fossi fregata, ora forse non sarei qui, ma al caldo sotto le coperte di casa mia.
Oltre a me e al pirata, nella nave ci sono solo due vecchie sguattere che mi danno il voltastomaco. Spencer ha ordinato loro di prendersi cura di me, dopodiché mi ha lasciata chiusa a marcire qui dentro e non è più venuto a cercarmi. Non so dove questa nave si stia dirigendo, non so dove diavolo stiamo andando, non so cosa mi succederà ora. So solo di avere una dannata paura del mio futuro e di quello che mi succederà.
 
 
Un mese dopo
 
Spencer mi minaccia. Se non mangio, se non mi muovo, se non gli rispondo, mi legherà ad un palo sotto il sole e mi lascerà per delle lunghe ore lì, o mi farà assalire dagli insetti, o mi infilerà in una vasca di acqua gelata, o peggio ancora mi getterà in mare e mi sparerà una volta per tutte. Ma alla fine non fa nulla. Guarda la mia silenziosa malinconia e continua a minacciarmi. Dice che non ha senso sperare di poter tornare a casa, che resterò con lui per sempre e che presto capirò di essere molto fortunata. Ma io non lo ascolto nemmeno. Penso a Rick e spero che un giorno torni a prendermi.
Mi ha portata sulla sua isola, mi ha dato tutto ciò che un tempo apparteneva alla sua Sophie, compresa la sua camera in quella sottospecie di abitacolo. Mi ha donato oro, diamanti, gioielli, ma a me non importa. E poi si innervosisce. A volte fa di tutto per ricevere una mia sola parola o un mio solo sguardo, il secondo dopo di arrabbia come un mare in tempesta e comincia a urlare e a prendere a pugni ogni cosa. E poi mi chiude nella stanza di Sophie e non vuole vedermi per giorni interi.
Ti odio, Spencer, e mi vendicherò, lo giuro.
 
 
Un anno dopo
 
Abbiamo attraccato in un altro Porto Oscuro. Spencer ha saputo che in circolazione c’è un’altra nave dalle vele nere… L’imbarcazione di una certa Pandora. Ha radunato una ventina di scagnozzi  e ora vogliono farla fuori.
Mi porta sempre con se e io non ho altra scelta se non ubbidire ai suoi ordini. Dal giorno del rapimento, non ho più rivisto Kilmore Cove, la mia famiglia e tutti i miei amici. Non so se siano venuti a cercarmi, ma io evito di pensare al mio futuro in questa nave e con questo mostro altrimenti mi viene impossibile andare avanti.
Spencer non ha un cuore. Il suo unico interesse è il proprio potere personale. Chiunque cerchi di essere alla sua altezza o addirittura di superarlo, viene ucciso. È un uomo che non prova sentimenti, è un essere crudele. Non so cosa voglia da me, non so perché mi obblighi a seguirlo… vorrei solo che mi lasciasse.
 
 
Due anni dopo
 
Il giorno del mio quindicesimo compleanno.
-Julia…- mormora Spencer esasperato.
-Cosa vuoi?!- esclamo infuriata.
-Non puoi continuare così!- borbotta al centro della mia stanza.
Guardo l’enorme collana di diamanti che mi ha appena regalato poggiata sul tavolo. Immagino a quanto sia pesante.
-“Così” come?!-
-Così! Così indifferente, sprezzante, schifata dal mondo intero! Ormai sono passati due anni, dovresti aver capito che la tua vecchia vita a Kilmore Cove è cosa passata! Dimentica, dimentica tutto! Ormai il tuo posto è qui e ci resterai per il resto della vita.-
Io mi alzo sofferente e avanzo verso di lui. A meno di un metro di distanza dal suo corpo, crollo inginocchiata a terra accompagnata da lacrime amare che mi solcano il viso.
-Ti prego, Spencer! Ti prego! Lasciami libera!- esclamo, disperata, tra i singhiozzi.
-Ah… Smettila, Julia! Ormai sei grande, dovresti capire che queste sceneggiate non mi fanno più alcun effetto.- borbotta, voltando lo sguardo dall’altra parte.
-Spencer! Io voglio tornare a casa! Ti scongiuro, lasciami andare una volta per tutte! La mia è una prigionia senza senso! Non ti cambierà nulla liberarmi! Ti prego fallo, lasciami andare!-
Spencer si volta verso di me lentamente e si avvicina ancor più piano. Si china e quando il suo volto è a pochi centimetri dal mio, mi prende per le spalle e fa:- Il tuo amico Ulysses lo sapeva che volevo lui, ma non ha avuto il coraggio di farsi sotto… Così ho deciso di prendermi te. Fine della storia, accettalo Julia.
Si alza e si dirige verso la porta. Il suo respiro e il suo buon profumo mi abbandonano lentamente.
-Basta! – esclamo, alzandomi di scatto in piedi – Tu mi hai rapita solo perché sei arrabbiato con i Moore per averti portato via la tua Sophie! E ora vuoi vendicarti pensando di portarti via me! Ma non capisci che tutto ciò che fai non ti porterà a nessun risultato!
Le lacrime sul mio volto sono incontrollabili.
Spencer si ferma un instante. Nella mia stanza cala il silenzio, l’unico rumore che si sente è il lento ondeggiare del mare.
Subito dopo, Spencer si rianima e continua a camminare verso la porta. Poco prima di uscire, si volta verso di me e mormora:- Quanto vorrei che tu capissi che ciò che faccio non è per il tuo male…
 
 

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Capitolo 2
*** Ce l'hai un cuore, Spencer? ***




2
 
Esco fuori dalla mia stanza di corsa.
-Dove stiamo andando?!- urlo a una delle sguattere della Mary Grey, Viana.
-Il capitano sta attaccando.- risponde cupa quella.
-Cosa?!- esclamo, sperando di non aver capito bene.
-Sono ordini. Ti consiglio di andare sottocoperta.- borbotta, e poi se ne va. Io mi precipito sulla poppa in cerca di Spencer.
Non è possibile. Abbiamo attaccato più navi nell’ultimo mese che nei due anni del mio soggiorno qui.
-Spencer!- urlo, quando lo intravedo a capo del timone mentre urla ordini ai suoi scagnozzi. Lui non mi sente.
-SPENCER!!- urlo più forte.
Lui, tutto preso dal comando della situazione, si volta distratto verso di me. Quando mi vede, sgrana gli occhi ed esclama:- Julia?!
-Che cosa diavolo stai facendo?!- faccio avvicinandomi.
-Cosa stai facendo tu, piuttosto! Perché sei qui? Ti avevo detto di rimanere chiusa nella tua cabina!- borbotta inferocito lui.
-Io pensavo che me lo avessi ordinato per un altro tuo scatto d’ira, non credevo volessi saccheggiare un’altra nave!-
-Dannazione Julia! Vattene via, muoviti!-
-No! Non me ne vado fino a quando tu non la smetterai di comportarti da mostro e non ordinerai di dirottare questa dannata nave al Porto Oscuro!-
-Ma cosa diavolo dici?! Io sono un pirata, dannazione! Vivo per saccheggiare!-
Il forte vento del Mare Chiuso ci assale e mi spettina i capelli. Vedo con la coda dell’occhio gli scagnozzi di Spencer spegnere tutte le luci ed andare da una parte all’altra per preparare l’assalto. Pian piano, la Mary Grey si avvicina ad un veliero che, ignaro di ciò che gli sta per accadere, oscilla tranquillo sulle acque leggermente agitate del Mare. Si sente una musica, allegre risa e canti provenire dall’imbarcazione.
-Saccheggiare! Saccheggiare! Spencer, ti prego, piantala di comportarti in questo modo! Non ha senso questo comportamento da tiranno! Non… Non… Ehi! Lasciami! Mollami, Spencer!-
Il pirata mi afferra con entrambe le mani per le spalle e mi spinge con forza all’interno della nave.
-Questo non è il tuo posto, ragazzina! Va’ via!- borbotta.
-No! Lasciami! Ti prego, non attaccare un’altra nave innocente! Non farlo!- lo supplico, mentre vengo trascinata con forza sottocoperta.
-Alec! Portala dentro!- ordina a uno dei suoi uomini.
Alec mi afferra con le sue mani viscide e la sua puzza di alcol e mi porta con forza verso la mia stanza-cella.
-Ti odio, Spencer! Ti odio! Sei un mostro!!- gli urlo, mentre lui torna al comando dell’attacco.
 
Mi rinchiudo in quel buco di cabina e affondo la testa nel cuscino, scoppiando in lacrime.
“Lo detesto, lo detesto…”
Perché deve comportarsi da tiranno con tutti? Perché?! Perché deve sottomettere chiunque incontri? Perché non lascia spazio anche agli altri? Perché?!
“Ma che l’hai un cuore, Spencer?”
Sento urla e grida provenire dall’esterno. Si sente tutto un viavai. Donne che piangono, urla inferocite, suppliche, e gli ordini del capitano Spencer che comandano di assalire. Tutt’un tratto lo sento imprecare a gran voce, seguito subito da numerosi rumori di passi sulla Mary Grey. Rumori di spade, corde che si spezzano, frasi dalla pronuncia strana. Intuisco cosa potrebbe essere successo e non so se sia un bene o un male.
Socchiudo la porta della mia stanza di appena un paio di centimetri e vedo la seconda sguattera del veliero, Hanna, che mi fa segno di chiudermi dentro, per poi zoppicare velocemente via.
Io seguo il suo consiglio e mi chiudo immediatamente dentro, comprendendo all’istante ciò che è successo. In fondo, anche la fortezza di Spencer e dei suoi ha i propri punti deboli.
Mi affaccio alla minuscola finestra circolare e vedo i nemici saltare dal loro veliero direttamente a bordo della nostra nave.
Benché riconosca il fatto che un fallimento faccia bene all’animo di un tiranno come il pirata che mi tiene prigioniera qui, devo ammettere che ci troviamo in un pericolo non sottovalutabile.
L’assalto sta fallendo, ma cosa ci faranno i nemici se riusciranno a farci prigionieri?
Mi avvicino alla porta, cercando un modo per bloccarla. Mi guardo intorno e, dopo aver afferrato il comodino, uno dei pochi oggetti della stanza, ce lo posiziono davanti. Mi allontano di un passo e lo fisso.
“Dannazione, chiunque potrebbe spazzarlo via!”
Comincio ad andare nel panico. I pochissimi oggetti nella stanza non avrebbero mai bloccato la porta. Se i nemici fossero arrivati fino a qua, sarei stata una preda facile e sarei sicuramente diventata prigioniera per la seconda volta.
Mi guardo intorno. Spengo la luce e, nel buio più totale, scivolo sotto il letto. Sento grumi di polvere che mi si appiccicano addosso.
Col cuore alla gola, resto ferma immobile cercando di captare un qualsiasi minimo suono o movimento esterno. Il Mare Chiuso è privo di luna e di conseguenza non c’è nulla che possa rischiarare minimamente l’ambiente. Fisso il buio totale di fonte a me e, appiccicata al pavimento, sento dei passi scendere le scale della Mary Grey e camminare lentamente lungo il corridoio.
Sento il cuore martellarmi nel petto. Delle goccioline di sudore mi scivolano dalla fronte. I passi si avvicinano lentamente alla mia cabina. Sembra che ognuno duri ore. Poi si bloccano, proprio di fronte alla mia porta. Mi appiccico al pavimento più che posso. Sudo freddo e il cuore per poco non mi salta dal petto. Le mie vene pulsano ferocemente sul collo e sulla fronte.
Poi sento uno scatto improvviso. La porta della stanza si spalanca e una luce proveniente da fuori mi acceca.
 

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Capitolo 3
*** Mi ha salvata ***




3
 
-Via! Via! Lasciatemi!- urlo, mentre vengo portata con forza dalla Mary Grey alla nave che avremmo dovuto attaccare ma che era riuscita a far breccia fra gli uomini del capitano e a fare di alcuni di noi dei prigionieri.
-Aiuto! Aiuto! Lasciatemi!- grido. Mi sembra di essere in un incubo. Non solo la mia vita d’inferno a bordo della nave del capitano-pirata, ora dovevo anche essere rapita per una seconda volta!
-Taci, ragazzina!- esclama uno dei loschi uomini che mi stava portando via.
Una volta saliti a bordo del veliero sconosciuto, vengo portata per una sala in cui c’erano uomini e donne vestiti per festa che mi guardavano sbigottiti e forse un po’ impauriti a causa del nostro attacco inaspettato.
-Chiudetela in una cella! – esclama l’uomo ad un altro dei suoi – Domani la portiamo al Mercato Nero degli schiavi!
-NOO!!- grido, sentendo quelle parole.
-Taci!-
-Portatemi indietro! Portatemi indietro!-
-Scordati del tuo capitano, ragazzina! Ora sei nostra prigioniera!-
Piango tutte le lacrime che ero in grado di piangere, supplicando tutti gli uomini del veliero di lasciarmi libera, ma non c’era nulla da fare.
Dopo un po’, vengo portata dal capitano del veliero, un ragazzo giovanissimo e dai modi strafottenti. Il capitano mi si avvicina e mi scruta per bene, dopodiché di afferra per il mento e fa un sorriso sghembo. Io mi scosto di scatto e lui comincia a ridere in modo ancora più rauco.
-No ragazzi, questa qui non la portiamo al Mercato Nero! Preferisco tenermela io, ahaha!-
Tutti i mozzi e gli uomini della nave cominciano a ridere raucamente mentre io continuo a piangere ancora più disperatamente.
-LASCIATELA!- si sente ad un tratto.
Gli uomini del veliero cessano di ridere immediatamente e cominciano a guardarsi attorno, cercando il padrone di quella voce.
-Chi ha parlato?!- esclama il loro capitano.
Subito dopo si sente un ridere strafottente.
-Hahaha! Non hai sentito? Ti ho detto di lasciare la ragazza!- continua la voce. Immediatamente capisco da dove proviene la voce e mi giro di scatto verso la prua del veliero. Sussulto e impallidisco quando vedo a bordo il capitano Spencer. Il mio capitano. Il pirata. Il mostro. Il tiranno che mi aveva rapita e che mi teneva prigioniera da due anni ormai.
-Spencer!- esclama il giovane capitano del veliero.
-Hai sentito, sì o no?! Lasciala!-
-Come diavolo hai fatto a liberarti?!-
-Eh no, allora non capisci proprio!- esclama, buttandosi subito all’attacco seguito a da Alec e tutti gli altri uomini della Mary Grey.
Succede tutto in un secondo. Spencer che sguaina la spada e attacca. I suoi che lo seguono e gli uomini del veliero che si gettano nella difesa. In una frazione di secondo, il capitano del veliero abbandona la mischia e mi afferra con forza, portandomi chissà dove.
-Lasciami! Lasciami!-
-Sta’ zitta! Taci!- esclama lui, trascinandomi di peso lungo i corridoi della sua imbarcazione.
-SPENCER! SPENCER!!- urlo alla fine disperata – SPENCER! AIUTAMI!!
Spencer, preso nella lotta, si volta, chiamato dalle mie urla, e subito si getta al nostro inseguimento. Il giovane capitano sconosciuto mi trascina con forza verso l’esterno della nave e subito ci troviamo a prua.
-Fermo Spencer! – urla il capitano – Fermo oppure la getto in mare! – fa, spingendomi verso il bordo dell’imbarcazione e schiacciandomi sulla ringhiera.
-Non farlo!- risponde il pirata.
-Tu non avvicinarti!-
Io vedo l’acqua scura del mare a pochi metri da me e degli schizzi freddi mi bagnano il viso.
-Non avvici…- lo sconosciuto non finisce di parlare che Spencer, ignorando ogni tipo di ammonimento, si getta all’attacco con la spada sguaiata.
Non ho nemmeno il tempo di rendermene conto, che vengo investita da un freddo polare e il secondo dopo mi trovo ad agitare farneticamente le mani e le braccia ghiacciate cercando di restare a galla.
L’acqua pesante e salatissima del Mare Chiuso mi trascina verso il fondo e io cerco di lottare con tutte le mie forze per rimanere su e assorbire più aria possibile. Sento il lontananza rumori di spade ed esclamazioni. Dopo un tempo incalcolabile per me, avverto qualcosa che cade in mare poco distante, ma non riesco a capire cosa sia. A causa del freddo, non riesco più a sentire le braccia. Provo a muoverle ma quelle restano immobili e inevitabilmente comincio ad affondare. Non riesco più a stare a galla, dalle mie narici comincia ad entrare acqua al posto dell’aria e spalanco gli occhi terrorizzata, che subito cominciano a bruciarmi a causa dell’acqua troppo salata del mare. Vedo il corpo inanime del giovane capitano sconosciuto precipitare verso il fondo svariati metri sotto di me. Subito dopo mi si appanna la vista. Non sento più nulla. Non riesco più a vedere niente. Non riesco neanche a pensare. I miei sensi diventano insensibili. Mi sembra di oscillare nel vuoto.
All’improvviso, sento un brusco calo di pressione. Qualcosa mi ha afferrata alla vita. Ancor più improvvisamente, torno a respirare. Tutto il resto accade molto velocemente. Due forti braccia mi portano all’asciutto e presto vengo avvolta in qualcosa di morbido.
Istintivamente, sento un vuoto dentro di me e comincio a singhiozzare.
-Shh… Tranquilla, Julia, sei al sicuro, ora.- mormora dolcemente il capitano Spencer, stringendomi a se.
 

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