FREUNDSCHAFT

di SHUN DI ANDROMEDA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benno e Thomas ***
Capitolo 2: *** BROTHER MY BROTHER ***
Capitolo 3: *** THE WAY OF MEMORIES ***
Capitolo 4: *** ADDIO... O FORSE NO! ***



Capitolo 1
*** Benno e Thomas ***


Prove

FREUNDSCHAFT

CAPITOLO 1

BENNO E THOMAS

“Bill, mi senti?! Tutto a posto laggiù?”.

Una voce di ragazzo tentava disperatamente di sovrastare il fragore del vento gelido della tempesta, scrutando febbrilmente nella voragine sotto di lui; una voce, seppur fievole, al confronto col vento, giunse alle sue orecchie: “Sono qui, non preoccuparti, sto abbastanza bene… Ma sento le gambe intorpidite.”, “Ok, ricevuto! Cerchiamo di uscire fuori da questo pasticcio!”.

Una tremenda tempesta flagellava le Alpi.

Due figure umane, solitarie, sballottate dal vento impetuoso e freddo, dalla neve e dal gelo, tentavano di raggiungere la cima del monte che stavano disperatamente scalando da parecchie ore.

Erano giovanissimi, uno sicuramente di età molto minore dell’altro, nemmeno 18 anni; l’altro doveva averne compiuti da poco almeno 30, forse qualcosa di più.

Si issavano il più rapidamente possibile, ma il vento e la tempesta limitavano terribilmente i movimenti, costringendoli a muoversi con prudenza e lentezza, non vedevano pressoché nulla. Neppure lo stato della loro corda

Improvvisamente, essa, a cui i due erano appesi, si spezzò, e i due ragazzi, con un urlo, caddero nel vuoto.

Tutto era accaduto così in fretta da non rendersene quasi conto.

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“Guarda, finalmente si stanno svegliando… Hanno fatto proprio un bel volo..”.

“Và a chiamare Andrea, subito!”.

Quando il minore tra i due ragazzi cominciò a riprendere conoscenza, si trovò disteso su un letto, caldo e soffice; su di lui, chini, alcuni visi sconosciuti.

Iniziò ad agitarsi, aveva paura.

“Ehi, calmo… Sei al sicuro… Tu e il tuo amico avete fatto proprio un gran bel volo, eh?”

Il ragazzino sbattè ripetutamente le palpebre: “A.. Amico..?” chiese, balbettando, proprio non lo ricordava…

“Ma si, il tuo compagno.. Adesso è nella stanza accanto.. Come ti chiami? Di dove sei?” domandò un donnone molto robusto dall’aria gentile, dalla lunga chioma bionda che rifletteva la luce dell’abatjour acceso sul comodino, unica fonte d’illuminazione, “Io… io..” cominciò il ragazzo, cercando di ricordare; poi, l’atroce certezza: “ Non lo so… Non lo ricordo..” ammise con un sospiro rassegnato.

§§§§§§§§§§§§§§§§

“E così, non ricordiamo chi siamo, eh? Un bel guaio…”.

I due ragazzi si erano ritrovati nell’ampio salottino, entrambi con vestiti puliti prestati da quei gentili uomini che li avevano salvati, davanti a loro un tavolino con sopra una teiera colma di fumante tè e tante tazze.

I loro erano talmente logorati dal freddo e dalla caduta che ormai erano irrecuperabili.

E comunque non avevano portato alcun indizio utile alla loro identificazione.

I due ragazzi si fissavano, spaesati, sapevano che potevano contare solo su loro stessi per ritrovare i loro ricordi: “Calma, ce la faremo. Per ora, restiamo qui. Io parlo tedesco, quindi probabilmente sono originario della Germania, tu parli inglese, quindi dovresti essere americano, o inglese. È già qualcosa aver capito la nostra nazionalità. Vedrai, ce la faremo!” affermò fiducioso il minore, sorridendogli, “Chissà se c’è qualcuno che ci sta aspettando… Chissà se si saranno accorti della nostra scomparsa…” mormorò il più grande, incassando la testa tra le gambe, “Vedrai che ci staranno già cercando, non dobbiamo fare altro che aspettare, aspettare che ci vengano a prendere. E riacquisteremo la memoria.”.

Nella sala entrò il medesimo donnone biondo di prima: “Vedo che state meglio! Ne sono felice.”, parlava tedesco, con una leggera inflessione che il più piccolo riconobbe come del Sud, “Si, grazie. Dove siamo?” domandò lui, traducendo poi per il compagno, “Nel versante tedesco della Svizzera. Vi abbiamo trovati in un crepaccio poco lontano da qui, vi ha recuperato Alex, il nostro Sanbernardo, è addestrato per ritrovare le persone nella neve. È solo grazie a lui che vi siete salvati.” spiegò tranquilla la donna, sedendosi sul divano accanto al più grande, “Allora, cominciate a ricordare qualcosa?” chiese lei, versandosi una tazza di tè, “No, abbiamo solo capito, anche se sommariamente, da dove veniamo… Per il resto, nebbia totale.”, chinò il capo il minore, i lunghi capelli neri che gli coprivano il viso pallido come la Luna; “Ascoltate, non potete muovervi di qui, almeno finchè non vi sarete ripresi! Resterete con noi, ma dovremmo darvi dei nuovi nomi. Allora, te, con la frangia lunga e l’aria mogia,” ed ella indicò senza tante cerimonie il maggiore, “Sarai….. Benno, proprio come mio cugino!” esclamò trionfante, scoccandogli un occhiata furba, “E tu sarai Thomas!” affermò subito, indicando il più piccolo.

“Thomas….?”.

“Perché questo nome mi è così familaire?”.

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“Cazzo!! Dove è finito mio fratello??!! Dovete trovarlo!!!”.

Un ragazzo con lunghi capelli pettinati a rasta battè un pugno sul bancone della reception, sotto lo sguardo spaventato del maitre, “Mi dispiace, ma i sistemi GPS dei signori Leto e Kaulitz sono irreperibili, la tormenta deve averli mandati fuori sensori.” affermò con voce tremante; per tutta risposta, Tom Kaulitz lo prese per il bavero della sua livrea rossa e lo sbatté senza tante cerimonie contro la parete: “Stammi a sentire bene, damerino! Là fuori, da qualche parte, c’è mio fratello gemello, e c’è anche il fratello di un nostro caro amico!! Quindi, vedete di ritrovarli presto, o ve la farò pagare molto cara!!!” urlò il ragazzo appena diciottenne, poggiandolo a terra.

Seguito a breve distanza da altri due ragazzi, raggiunse il salottino comune.

Lì, seduti scomposti sui divanetti, c’erano altri tre ragazzi, più grandi di loro: “Nulla da fare, dicono che non si può fare nulla per ora, che i loro rilevatori GPS sono fuori uso.” sospirò Tom, rivolgendosi al ragazzo seduto alla sua sinistra, visibilmente preoccupato, “Shannon, vedrai che staranno bene! Saranno scesi dal versante svizzero, vedrai! Mio fratello è tedesco, non ci saranno problemi con la lingua.” Cercò di tranquillizzarlo.

Shannon alzò la testa: “Lo spero, Tom, lo spero tanto. Non me lo perdonerei mai se accadesse qualcosa a Jay…” mormorò, la testa tra le mani.

“Nemmeno io se accadesse a Bill… Non preoccuparti, li ritroveremo!”.

BUONASERA! Seconda storia della sezione Cantanti, questa volta tutta nuova! Vi presento la prima storia dove i protagonisti saranno solo i frontman dei due gruppi rivelazione dell’anno: I 30STM e i TH, nel dettaglio JARED LETO e BILL KAULITZ!

Volevo dedicarla a due persone in particolare.

Alla mia amica Ally, Ikki-sama, che mi ha fatto da consulente, e a kaulitz92 (spero di averlo scritto esatto), per avermi regalato emozioni con le sue fic!! Scusa, non ci conosciamo, ma volevo ringraziarti come si deve!

ALLA PROSSIMA E SPERO DI NON AVER FATTO CASINO!!

SHUN

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Capitolo 2
*** BROTHER MY BROTHER ***


Prove

FREUNDSCHAFT

CAPITOLO 2

BROTHER MY BROTHER

Nel paesello, la vita andava avanti tranquilla.

Dopo l’arrivo di Benno e Thomas, tutti si erano prodigati per accoglierli al meglio, e i due ragazzi si erano subito integrati.

Alloggiavano nella casa di quella donna così gentile che li aveva salvati.

Ormai era passata una settimana.

E loro non ricordavano assolutamente nulla, per quanti sforzi facessero per riesumare ogni minima briciola di memoria dalle loro menti. Era tutto inutile.

Ormai avevano perso le speranze.

I due ragazzi, malgrado tutto, però, avevano trovato un po’ di serenità in quel villaggio, si trovavano bene, si sentivano protetti e al sicuro.

Si sentivano a casa.

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“Thomas, togli il nido dal tetto, rischia di cadere!”.

Ora, Benno e Thomas erano appollaiati sul tetto del granaio, nel tentativo di spostare un nido che, malauguratamente, era rimasto bloccato sulla grondaia: “Aspetta, ci sono quasi!” esclamò il più piccolo, sporgendosi maggiormente, le sue gambe tenute saldamente da Benno, “Ecco, ci sono!”, urlò, afferrandolo e porgendolo delicatamente all’amico.

“Uff, che fatica!” sbuffò il moretto, sedendosi accanto al maggiore, “Etchum!!! Mi sono anche preso il raffreddore!” borbottò, asciugandosi il naso, reso rosso dal freddo e dal continuo sfregarsi contro il fazzoletto; Benno si sdraiò, le mani dietro la nuca, e si mise a guardare il sole tramontare all’orizzonte, dietro le montagne, spargendo una luce color del sangue tutto intorno, “Certo che si sta bene qui….” sussurrò, “Già, non ricordo di aver mai provato una sensazione simile nella mia vita…” rispose Thomas, sdraiandosi a sua volta, raggomitolato nell’ampio giaccone.

I due restarono a lungo in silenzio, godendosi il panorama delle montagne al tramonto.

L’aria era fresca, e tutto attorno non vi era altro che silenzio, piacevole silenzio.

“Ben, senti….”, fu il più piccolo a rompere per primo quella tranquillità; l’interpellato lo guardò dubbioso: “Si, che c’è?” chiese, alzandosi a sedere, “Secondo te è un male sperare di restare qui per sempre?” mormorò a mezza voce Thomas, tenendo il capo chino, “Non mi sono mai sentito meglio, vorrei rimanere qui per il resto dei miei giorni…”.

Benno sospirò.

Capiva benissimo l’amico.

Lo capiva.

Perché anche lui si sentiva così.

“No, affatto. È normale, anche io lo sento.” ammise Benno, con un sorriso triste, “Il fatto di non riuscire a ricordare nulla ci lascia liberi di legarci a qualunque cosa, ci lascia liberi di decidere. Ma, ascolta, se noi non sappiamo chi siamo, non pensi che magari c’è qualcuno che ci sta aspettando e ci sta cercando? Magari qualcuno che non potrebbe fare a meno di noi? Lo so, può sembrare stupido, ma ho questa sensazione. Qualcuno ci sta cercando, e noi dobbiamo aspettare, fidati di me.” affermò il più grande, “Hai ragione…” replicò con un leggero sorriso il ragazzo; “Forza, che ne dici di scendere e aiutare Andrea a preparare la cena?” propose lui, tendendogli una mano per alzarsi.

Un forte vento cominciò a soffiare, e Thomas non potè trattenersi dal guardare il cielo: prima così limpido, e ora velato da nuvole nere, che non presagivano nulla di buono.

Un flash.

Acqua, tanta acqua…

E una melodia, una voce malinconica che cantava.

E una strada che correva dritta verso l’occhio di un ciclone.

E poi….

La pioggia scrosciante, ne sentiva quasi il tocco sulla sua pelle diafana.

“Ehi, Tommy, ti sei incantato?”.

Fu la voce di Ben a svegliarlo dal suo torpore.

“Eh?”, era confuso, non capiva cosa fossero quelle immagini, quelle sensazioni, non le comprendeva, non le riconosceva.

“Tutto a posto?” chiese il moro dalla frangetta lunga con voce preoccupata, poggiandogli una mano sulla spalla, “Si, non preoccuparti… Forza, scendiamo..”.

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Era calata la notte.

L’ottava notte passata senza di loro.

Ormai Shannon stava cominciando a perdere le speranze.

Come era possibile che, in una settimana, non fossero ancora riusciti a ritrovarli?

Avevano battuto ogni pista, ispezionato ogni crepaccio, usato i cani da soccorso…

Nulla.

I due ragazzi sembravano spariti nel nulla.

Shannon sospirò.

Il fratello gli mancava terribilmente.

Passeggiava silenziosamente nei corridoi lunghi e stretti dell’albergo in cui alloggiavano lui e i suoi amici, lo stesso in cui alloggiavano i loro fratelli prima che sparissero.

Improvvisamente, udì un singhiozzo sommesso provenire dal corridoio alla sua destra; d’istinto, guardò l’orologio: le 3 del mattino.

Chi poteva esserci in giro a quell’ora?

Shan affrettò il passo.

Accoccolato accanto alla finestra che dava sull’esterno trovo Tom, avvolto dalla luce diafana della Luna che stava per tramontare inesorabile.

Piangeva.

Senza far rumore, gli si avvicinò.

“Ehi, Tom.. Che ci fai ancora in piedi? Domani sarà una giornata tremenda, dovresti riposarti un po’…” sussurrò a mezza voce, cercando di attirarne l’attenzione.

Ma il più piccolo dei suoi amici non lo notò neppure.

Continuava a stare girato verso la finestra, socchiusa, fissava il manto stellato dalle volute misteriose con aria supplice, le lacrime continuavano a scorrere.

“Se veramente c’è qualcuno lassù…. Per favore, restituitemi mio fratello, vi prego…” mormorò con voce sommessa e rotta dal pianto.

Shannon sbuffò e lo prese delicatamente per le spalle: “Tom, ascolta. Vedrai, li ritroveremo. Non perdere le speranze!!” avrebbe voluto dirgli, quasi per rassicurare sé stesso e l’amico, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu abbracciarlo forte, senza aprire bocca.

Erano spaventati.

Era stata una delle settimane più brutte della loro vita.

Volevano solo che tutto finisse.

Che tutto tornasse come prima.

Che Jay e Bill tornassero da loro.

Chiedevano solo quello.

Riavere i loro fratellini, e riabbracciarli.

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“Non riesci a dormire, vero?”.

La voce sottile di Thomas scosse Benno dai suoi pensieri.

Si voltò.

Vide il suo amico seduto sul letto, le ginocchia al petto, che lo guardava con aria triste e malinconica: “No, non ci riesco.”, ammise, alzandosi a sedere a sua volta.

“Ho una strana sensazione… Mi sento triste… C’è qualcosa che mi manca, qualcuno….” ammise con un sospiro il minore dei due, “Oggi cosa avevi? Mi sembravi malinconico, distante..” chiese il più grande, avvicinandosi maggiormente al bordo del letto, “Ho avuto come un flash… Qualcosa che ha a che fare con l’acqua… E poi, questo nome che mi ha dato Andrea… Mi ricorda qualcosa..” rispose, era confuso, confuso e spaventato.

“Anche per me è strana questa situazione, c’è qualcosa che mi bussa alla mente, ma non riesco a dargli una forma precisa… Nella mia mente ci sono come delle ombre, a cui non riesco a dare il giusto posto…” replicò, coprendosi con il pesante piumone.

Improvvisamente, due voci giunsero alla loro mente, voci imploranti, tristi, rapide come scariche elettriche e altrettanto dolorose al contatto: “Se veramente c’è qualcuno lassù…. Per favore, restituitemi mio fratello, vi prego…”.

Poi, quelle voci sparirono, così come erano venute.

E tutto tornò tranquillo.

BUONASERA. ECCOMI CON UN NUOVO CAPITOLO!! QUESTA VOLTA NON VI HO FATTO ASPETTARE MOLTO, VERO? MA SONO TORNATA!!!

NON PENSAVO CHE QUESTA MIA STOIRA RISCUOTESSE UN SIMIL SUCCESSO, SPERO CHE APPREZZERETE ANCHE QUESTO CAPITOLO!

kaulitz92 : Figurati, sono io che devo ringraziare te per avermi spinto a “far danni” pure in questa sezione! Per avermi fatto emozionare!! GRAZIE A TE!

pikkolahacker: Wow, sono contenta che tu sia stata la prima a recensire e ad aver avuto un idea positiva della mia opera. Spero di non averti deluso con questo.

Artemide82: Arigatou, mi ha fatto molto piacere ricevere una tua recensione!

ArY_EnGeL: Sono contenta che ti sia piaciuta, e spero che anche alla tua amica lo sia! Io seguo indistintamente TH e 30STM, quindi li conosco abbastanza bene!!!

BUONASERA A TUTTI!!!

E BUONANOTTE!

SHUN

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Capitolo 3
*** THE WAY OF MEMORIES ***


Prove

FREUNDSCHAFT

CAPITOLO 3

THE WAY OF MEMORIES

La notte passò in fretta e l’alba colse Tom, addormentato sulla spalla di Shannon, entrambi seduti sulle poltroncine del salottino comune.

Il 18enne aveva pianto tutta la notte.

Era stato complicato calmarlo.

Ma soprattutto consolarlo.

Per fortuna, dopo aver pianto tutte le sue lacrime, si era addormentato.

Aveva bisogno di riposare.

Silenzioso, Shannon s’alzò dalla poltrona, cercando di non svegliarlo e si diresse a passo sostenuto verso le camere. Bussò alla porta di quella dei tre ragazzi tedeschi.

Tempo qualche minuto e udì dei passi strascicati, sentì il chiavistello scattare e comparve l’espressione assonnata di Gustav, gli occhi gonfi.

“Ah, sei tu Shan. Credevo fosse Tom.. L’hai visto? Non è rientrato stanotte.” affermò lui, si vedeva chiaramente che aveva passato una notte pessima anche lui, “Era con me… Senti, vieni ad aiutarmi a portarlo in camera? S’è addormentato sulla poltrona in sala comune e non so come fare a riportarlo qui senza svegliarlo.” spiegò a bassa voce il più grande.

Subito, il batterista si svegliò del tutto: “Si, eccomi”, disse, e lo seguì, socchiudendo la porta alle sue spalle, dove ancora Georg dormiva della grossa.

Arrivarono nella saletta e trovarono il ragazzo raggomitolato sulla poltrona, i capelli scompigliati e spettinati, la maglia tutta sformata che cadeva come un vestito sul petto e sulle gambe.

Con delicatezza, Gustav lo prese in braccio e lo riportò in camera: “Grazie Shan.” Disse solo, prima di rientrare, “Nulla, ci vediamo tra un po’ di sotto.”, lo salutò veloce, prima di rientrare nella sua stanza, dove Tomo e Tim dormivano della grossa.

Ormai la seconda settimana aveva avuto inizio.

E il cuore del moro californiano era sempre più pesante.

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Intanto….

“Ben, forza!!! Vieni ad aiutarmi! Tutto deve essere perfetto per stasera!”.

La testolina mora di Thom sbucò da dietro il fienile, rivolta all’amico, che stava riempiendo d’acqua alcuni secchi alla pompa; il più grande sospirò e s’asciugò la fronte, “Uff, si, arrivo subito!”.

Era una bella giornata di sole, l’alba era già sorta da un pezzo oltre le montagne e il villaggio era avvolto dal tiepido calore del sole.

Quella sera ci sarebbe stata una piccola festa per la loro integrazione nella comunità e tutto, per ordine di Andrea, doveva essere organizzato per tempo.

I due ragazzi, perciò, si stavano prodigando a montare le luci.

Dopotutto, era quasi Natale, e gli addobbi erano d’obbligo.

Un grande albero era stato issato nel centro della piazza, e decorato con la collaborazione di tutti, grandi, e soprattutto piccini.

Era una gioia per Ben e Thom vedere quei visini sorridenti, ridere stentatamente mentre mettevano le palline.

Era una gioia per loro aiutarli a decorarlo.

Sentivano una grande serenità nel farlo.

“Forza, dobbiamo mettere il puntale! Allora, chi lo mette? Tu o io?” affermò Thom, poggiando la scala a terra, “Mettilo su te, io reggo la scala. Così, se cadi, ti posso prendere al volo! È sicuramente più facile per me prender te, che tu prender me, no?” sorrise Ben, ravvivandosi la folta chioma color ala di corvo.

Il minore annuì e s’arrampicò sveltamente sino in cima e pose al suo posto la decorazione.

Come adorava decorare l’albero….

“Anche da bambino, assieme a Tomi”, sussurrò lui d’impulso, sorridendo e cercando di tenerla dritta.

All’improvviso, si bloccò.

“Un momento….”

Cosa aveva appena detto?

Tomi….

Tomi…

C’era qualcosa di familiare…

Quel nome….

I suoi ricordi scattarono con la forza di una molla: “Ma sì! Da bambini, io e Tomi adoravamo fare l’albero, e anche da grandi.. Assieme a Georg e Gustav!! Come ho potuto scordarmi dei miei amici? Della mia famiglia?” si chiese, stringendo i pugni

Ecco perché di quel nome così familiare!!!

Perché era il nome di suo fratello!

Il nome del suo gemello.

Improvvisamente, tutto gli fu chiaro.

Gli fu chiara la sua origine, gli fu chiaro chi era.

Gli fu chiaro cosa fosse successo.

“Thomas, scendi, Andrea ci vuole in casa!”, la voce di Benno da sotto lo riscosse dai suoi pensieri.

“Aspetta, scendo subito!” urlò il ragazzo, sistemando meglio la decorazione; finito, fece per scendere, quando la sua attenzione fu attirata dalle montagne, non le aveva mai viste così splendenti del riflesso della neve.

Si era perciò attardato un momento ad ammirare il panorama.

Era fantastico.

Il cielo era azzurro, le montagne mandavano bagliori di luce intensa.

Troppo intensa.

Un improvviso lampo gli ferì gli occhi, e si coprì istintivamente il viso, cercando di indietreggiare, non udendo minimamente le urla disperate dell’amico sotto di lui: “Thomas, non muoverti!!! Non muoverti!!!” continuava a gridare.

Ma era tutto inutile.

Il ragazzo cadde all’indietro e scivolò.

Subito Ben mollò la scala, che cadde al suolo con un tonfo sordo, e prese al volo l’amico, cadendo entrambi per terra.

Rotolarono per un paio di metri nel fango, fino a fermarsi.

“Thom, Thomas! Tutto ok?” si preoccupò subito il moro, rizzandosi in piedi; il minore si mise seduto, e scosse ripetutamente la testa, come per schiarirsi le idee, poi cercò di muoversi.

“Ghh, mi fa male la gamba…” si lamentò il ragazzino, aggrappandosi al braccio del più grande, che lo sorreggeva, “Fa attenzione, potrebbe essersi slogata la caviglia.. Forza, entriamo, Andrea la controllerà meglio. Ce la fai a stare in piedi?” gli chiese, passandosi un suo braccio dietro le spalle e dirigendosi verso casa, “Non tanto… Senti, mettimi giù, devo parlarti di una cosa importante!” affermò deciso.

“Che c’è?” chiese lui, fermandosi a metà strada e fissandolo, “Ho capito chi siamo.” disse lui.

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Un elicottero, nel frattempo, era partito dal paese, dirigendosi verso le montagne.

Il comandante stava parlando con Tom e Shannon nel piazzale prima del decollo: “Oggi è il primo giorno utile per cercarli anche oltre le vette, nelle valli tedesche. Il tempo è splendido, non avremmo problemi. Per qualsiasi cosa, resteremo in contatto via radio.”, spiegò, era un giovane uomo di circa 23-24 anni, dalla parlatina veloce e dal cervello fino, “Grazie…” sospirò a capo chino il più piccolo.

“Vedrete, li troveremo.”.

L’elicottero s’alzò in aria, dirigendosi verso nord, mentre una squadra di supporto a terra, coi cani, avrebbe battuto le piste dei grandi ghiacciai.

FINALMENTE SONO TORNATA!!! Allora, avevo in programma di farla terminare più avanti, ma ciò non è possibile perché vorrei finirla in tempo per il 5 luglio.

Vi chiederete cosa succederà il 5 Luglio di così importante, vero?

Ma è lampante!

LA SOTTOSCRITTA SARà AL SUO PRIMO CONCERTO (si spera non ultimo..) DEI TOKIO HOTEL!!!!!

Perciò, la fic deve finire prima di quella data, così da potermi concentrare maggiormente sul concerto e sulla “caccia”!

Dopo lo sclero mattutino, ringraziamo KAULITZ92 per il suo supporto e la sua amicizia!

Mi dispiace, ma questo è il penultimo capitolo. So che la storia non è delle migliori, ma è la mia prima sui Tokio e devo fare ancora gavetta!

Ma prometto che per il concerto ne posterò una nuova!!!

UN BACIONE!!!

SHUN

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Capitolo 4
*** ADDIO... O FORSE NO! ***


Prove

FREUNDSCHAFT

CAPITOLO 4

ADDIO… O FORSE NO!

La squadra di terra esaminava attentamente ogni anfratto, calandosi in tutti i crepacci con corde e picchetti, imbragati.

Sopra di loro, l’elicottero esaminava i punti più impervi e difficili.

All’improvviso, uno dei cani della squadra di terra cominciò ad abbaiare forsennatamente e a correre verso nord.

I soccorritori lo seguirono di corsa, inoltrandosi tra i pini e la neve: “Karl, cosa c’è da questa parte?” chiese il capo squadra, rivolgendosi al ragazzo biondo al suo fianco, “Da questa parte c’è solo un vecchio villaggio, ci andavo da bambino.” spiegò lui, seguendo il cane attraverso la boscaglia.

“Squadra di Terra a Black Hawk, abbiamo trovato una traccia. Seguiteci!”.

L’elicottero invertì la marcia e seguì la squadra dall’alto.

All’orizzonte, già si profilava il villaggio.

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Intanto, Bill e Jay erano seduti nel salottino di Andrea, sporchi di terra, ma con le facce, per la prima volta dopo tanti giorni, consapevoli di quello che stava succedendo attorno a loro.

La donna poggiò sul basso tavolino la tazza di tè che stava sorseggiando, e li guardò benevola: “Alla fine ce l’avete fatta a ritrovare la vostra memoria. Ora cosa farete?” chiese, guardandoli alternativamente, prima Jay poi Bill, “Dobbiamo tornare. Sicuramente ci staranno cercando, e sicuramente i nostri amici saranno follemente preoccupati per noi. Ma soprattutto…” e qui il viso di Jared si fece triste, guardando quello di Bill, a testa bassa, coperto dalla frangetta, “I nostri fratelli… Sono almeno due settimane che siamo qui, sicuramente ci staranno cercando…” completò il moro, sempre a capo chino, giocando con le ciocche che gli ricadevano sul viso, “Bill ha ragione, Shan e Tom saranno preoccupatissimi, dobbiamo tornare!” esclamò in risposta Jared, ancora leggermente frastornato per gli ultimi avvenimenti.

Andrea fece per dire qualcosa, ma improvvisamente, trafelato, entrò Matt, uno dei suoi nipoti: “Zia! C’è una pattuglia del soccorso alpino, con un elicottero. Sono appena arrivati in paese, e chiedono di te.” spiegò il ragazzino, trafelato, “Penso che stiano cercando i nostri ospiti, adesso c’è Marc con loro, ma chiedono di te.”.

Andrea s’alzò, e così Jay e Bill, che subito, per il dolore alla caviglia, quasi si accasciò a terra, preso al volo da Jared: “Ti aiuto io… Non è il caso di sforzarla.” gli disse, aiutandolo ad alzarsi, e dirigendosi verso la porta, “Scusami, sono stato un cretino a cadere dalla scala…” affermò a capo chino il più giovane.

Il gruppetto uscì fuori di casa, dirigendosi verso il centro del paese, dove già si era radunata una nutrita folla, soprattutto bambini che giocavano allegri attorno all’elicottero, arrampicandosi sulla coda, infilandosi nell’abitacolo, sotto lo sguardo benevolo dei soccorritori.

Il caposquadra si fece innanzi, teneva un foglio tra le mani, mentre Andrea gli andava incontro: “Buongiorno, scusi il disturbo. Stiamo cercando due ragazzi, sono spariti da due settimane, li ha per caso visti?” fece lui molto educatamente, mostrandole alcune foto.

Due ragazzi, mori, ammiccavano dalle fotografie.

Non c’era alcun dubbio.

Andrea alzò il capo, e annuì: “Si, sono qui.” disse solo, facendo cenno ai due cantanti di farsi innanzi, il più giovane sorretto dal più grande, “Siete voi Bill Kaulitz e Jared Leto?” chiese ai due ragazzi.

Jay guardò il compagno, poi entrambi annuirono.

Il caposquadra sorrise.

“Finalmente vi abbiamo trovato. Venite con noi, sono due settimane che vi stavamo cercando.” affermò lui, facendo cenno al resto della squadra di raggiungerli e organizzare il rientro: “Possiamo salutare tutti?” chiese timidamente il 18enne, sempre reggendosi all’amico, “Certo, ma sbrigatevi. Dobbiamo rientrare prima che faccia buio, e la strada per il ritorno è lunga.” rispose lui accondiscente, voltandosi verso i suoi sottoposti, “Comunicate la nostra posizione al comando.” ordinò, prima di dirigersi verso il velivolo.

Era finita.

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I due ragazzi girarono per alcuni minuti per il paese, salutando con calore, e un po’ di tristezza le persone che per lunghi giorni li avevano accuditi e gli avevano voluto bene.

Che li avevano accolti.

Tutti i bambini, tristi e malinconici, li attorniarono, facendo a gara per abbracciarli e salutarli, le bambine donarono loro mazzolini di fiori, i bambini si facevano promettere di ritornare presto, chi donava piccoli pezzetti di legno intagliato, chi semplici fili d’erba, ci fu anche un bambino, che aveva appena perso un dentino, che lo donò ai due ragazzi, che lo accettarono commossi.

Era tristemente giunto il momento di lasciare il paese.

Dopo un ultimo e straziante abbraccio ad Andrea, Bill e Jay, con le lacrime agli occhi, si diressero verso l’elicottero.

“Aspettate.”.

Improvvisamente, la voce di Andrea li fermò, e i due si voltarono.

Anche la donna piangeva.

“Mi mancherete ragazzi, è stato bello questo tempo con voi… Mi dispiace che ve ne dobbiate andare, ma sappiate che qui sarete sempre i benvenuti. Grazie di tutto.” E la donna li abbracciò forte forte, stringendoli a sé.

Per Jay fu come tornare bambino tra le braccia della madre, e così per Bill.

Era davvero il momento dei saluti.

Tra le lacrime, si salutarono definitivamente, e poco dopo l’elicottero decollò.

L’ultima cosa che i due ragazzi videro fu il viso sorridente e solcato di lacrime di Andrea.

“Black Hawk a base. Li abbiamo trovati. Stiamo rientrando.”.

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“TOM!!!!!!! TOM!!!!! LI HANNO TROVATI!!!”.

Shannon entrò a razzo nella stanza del 18enne, che trovò sdraiato sul letto, raggomitolato come un gatto, “Tom, alzati!!! Li hanno trovati!!!! Stanno bene!!! Stanno ritornando qui con l’elicottero del Soccorso Alpino!!! Svegliati pigro di un tedesco!!!” rise, le lacrime che ancora scorrevano.

Tom, a quelle parole, s’alzò di soprassalto, guardandosi attorno con aria sperduta: “Cos’hai detto?” chiese, con voce roca, “Hanno ritrovato Bill e Jay, stanno bene, stanno ritornando. Saranno qui tra poche ore!” esclamò nuovamente, la gioia era innumerabile, le lacrime non accennavano a smettere.

Ma poi…

Perché farle smettere?

Jared era vivo, e stava bene, e così Bill.

Era più che giusto essere felici.

“Georg e Gustav.. Dove sono ..?” chiese a fatica, emozionato per la notizia, le lacrime che a loro volta minacciavano di straripare copiose, “Di sotto, con Tim e Tomo. Ci stanno aspettando!! Sbrigati, avanti!!” incalzò Shan, lanciandogli una maglietta pulita.

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Intanto, sull’elicottero, una donna stava fasciando la caviglia a Bill: “Ecco, ora non dovrebbe farti più male, è una brutta distorsione ma dovresti guarire in poco tempo.” affermò lei, dopo aver chiuso la fasciatura ben stretta, “Grazie, ghh…” mugolò lui, cercando di muoverla, “Non sforzarla troppo, per ora non la ho steccata, ma se la si sforza, potresti anche doverla steccare.” replicò lei, mettendo via la cassetta del prono soccorso, “Riposatevi, tra un oretta, se tutto va bene, dovremmo essere a destinazione” affermò lei, guardando fuori dal finestrino.

La notte stava calando rapidamente, il sole era già quasi del tutto tramontato.

“D’accordo… Cosa è successo in queste settimane?” si decise finalmente a chiedere Jay, rannicchiandosi sul sedile, scambiandosi un’occhiata con l’amico a fianco; “Vi abbiamo cercato a lungo, c’era un gruppo di ragazzi che erano molto preoccupati per voi, due in particolare” spiegò brevemente lei.

A quelle parole, Bill si rannicchiò maggiormente sul sedile, chiudendo lentamente gli occhi, mentre una lacrimuccia dispettosa scivolò via, andando a morire tra le sue labbra serrate, “Tomi..” sussurrò, prima di cadere tra le maglie del sonno.

Fu svegliato da una voce gentile che lo chiamava: “Bill, siamo quasi arrivati, svegliati..”, era Jay.

Con uno sbadiglio, Bill aprì i profondi occhi nocciola, cercando di alzarsi, ma un lancinante dolore al piede lo costrinse seduto, “Sta buono, siamo ancora in volo, guarda fuori, dovresti vedere le luci del paese” rispose tranquillo l’americano.

Effettivamente, in lontananza, tra l’oscurità calante, si vedevano le luci.

Presto avrebbe potuto riabbracciare il fratello.

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Un forte vento annunciò l’arrivo del velivolo.

Tom, Shan e le rispettive band erano in attesa già da alcune ore sulla neve, seduti sui muretti che delimitavano il campo scelto come pista d’atterraggio, a pochi metri dall’albergo.

Finalmente, il velivolo cominciò ad atterrare, fino a fermarsi del tutto.

S’aprì il portellone posteriore.

Ne scesero due guide alpine, con le divise catarifrangenti, una lanterna ciascuno, e poi due figure barcollanti.

Una più piccola, che camminava storto, a balzelloni, sorretta da una più grande, che faticava non poco a reggerla.

Le luci delle lanterne ne illuminarono le sagome, si distinsero due chiome folte e scure come la notte.

Non c’erano dubbi.

Erano loro.

Camminando e barcollando, fecero pochi passi, prima che due voci rompessero il silenzio placido della notte: “BILL!!!” “JAY!!”, e due figure scattassero in avanti, separando i due ragazzi, e gettandoli nella neve, per poi abbracciarli forte.

Non c’era bisogno di parole.

Shannon e Tom si erano riappropriati di ciò che era loro.

E nessuno glielo avrebbe mai tolto.

I gemelli erano quasi distesi nella neve, ancora stretti in un abbraccio soffocante, ma voluto, desiderato per tanti giorni lunghi e tristi, soprattutto per il più grande, che ora non voleva staccarsi dal fratellino.

Piangeva perfino.

Quelle due lunghe settimane erano state tremende per lui.

“Tomi, ma piangi?” sussurrò piano il più piccolo, accorgendosi con sorpresa dei singhiozzi soffocati del gemello, “Non dire nulla, per favore… Non dire nulla, non parlare, ok?” replicò singhiozzando il rasta, nascondendo il viso tra la spalla e il collo del fratello, “ti prego, non dire nulla..” sussurrò, stringendolo ancora di più, “Ok…” rispose Bill, abbracciandolo a sua volta, “Ho avuto molta paura.. Eravate spariti, non vi si trovava… Ho temuto di averti perso per sempre, fratellino… Come avrei fatto?” parlò dopo qualche minuto Tom, ancora scosso dai singhiozzi, “Scusami… Mi dispiace di tutto…” replicò Bill a testa bassa, “non importa, stupidotto… L’importante è che tu sia vivo e che stia bene… Bentornato fratellino…” affermò l’altro, cercando di sciogliere l’abbraccio, ma le sue braccia sembravano non volersi staccare da quel corpo da cui erano state a lungo lontane, non lo voleva lasciare ancora solo, quella storia lo aveva reso più fragile di quanto non fosse. Così, si staccò leggermente, cercando di alzarsi: “Forza, andiamo, ci stanno aspettando..” gli mormorò a un orecchio, cercando di tirarlo su, “Ok, ghh…” mugolò il ragazzo, la gamba gli faceva molto male, “Ti aiuto io, passa il braccio dietro il mio collo ti porto dentro.”.

Il cantante era commosso da come si comportava con lui il fratello, doveva essersi spaventato parecchio per farlo comportare così.

I due, seguirono Shan e Jay dentro, dove trovarono i loro compagni, che li abbracciarono: Georg e Gustav saltellarono attorno a Bill felici, mentre Tomo e Tim facevano lo stesso con Jared, facendoli sedere sulle poltrone e coprendoli con le coperte.

Intanto, Shan e Tom parlavano con i soccorritori.

Poi, i due gruppi si salutarono, dirigendosi alle rispettive camere.

Una volta dentro, Georg e Gustav uscirono dopo pochi minuti, alludendo a un fantomatico “appuntamento con Tomo e Tim per festeggiare” spiegò frettolosamente Georg, tirandosi dietro il compagno.

i due gemelli rimasero soli in camera.

Dopo qualche minuto, Bill si sedette sul letto, e iniziò a sbadigliare, stanco, sdraiandosi.

Crollò addormentato dopo pochi minuti.

Quelle settimane erano state faticose anche per lui, e solo in quel momento ne sentiva tutta la stanchezza addosso.

Con un sorrisino, Tom lo prese in braccio e lo mise sotto le coperte, coprendolo fino al mento.

Poi lo abbracciò ancora una volta e gli diede un leggero bacio sulla guancia: “Grazie di essere tornato, fratellino, mi sei mancato..”.

Poi s’alzò e uscì, chiudendosi delicatamente la porta alle spalle.

Decisamente c’era qualcosa da festeggiare.

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Quando il mattino dopo Bill si svegliò, si trovò davanti due facce che lo fissavano sorridendo furbescamente.

“Tom!! Andreas!!! È questo il modo di svegliare una persona?” esclamò, rizzandosi a sedere, “Buongiorno dormiglione!! È questa l’ora di alzarsi??” affermò il nuovo arrivato, levandogli le coperte e facendolo ruzzolare giù dal letto, “Ahia!! Non sei divertente!!” rise il più piccolo, beccandosi un cuscino in piena faccia, lanciatogli dal fratello, “Grr!!! Tomi, ora assaggerai la mia ira!!!” strillò Bill in pigiama, scagliandosi sul fratello come una belva, e ruzzolando sul tappeto, rotolandosi giocosamente per terra.

Dopo poco, anche il loro amico li raggiunse, ingaggiando una lotta all’ultimo sangue coi cuscini, “Attenti, gemelli!! Sto arrivando!!!” esclamò, tirando cuscinate a destra e a manca, “Ma quando sei arrivato??” chiese Bill, tra un colpo e l’altro, “Stanotte, Tom mi ha chiamato e mi ha detto di raggiungervi qui! Perché, non sei contento di vedermi?” chiese con aria falsamente offesa, “Non fare quella faccia, non ci casco!! Certo che sono contento di vederti!!!” esclamò in risposta.

UN ANNO DOPO

Quel Natale, casa Kaulitz risuonava di risate e grida allegre.

Dall’America erano arrivati i fratelli Leto e le rispettive band per festeggiare il Natale coi gemelli e i loro amici, tra cui l’onnipresente Andreas.

L’intero gruppo, comandato dai gemelli, gironzolava per casa, decorandola e portando ogni sorta di cibarie nella sala da pranzo, sfornate dalla madre dei ragazzi, Simone.

Improvvisamente, suonò il campanello.

I gemelli si fermarono.

“Chi mai può essere?” si chiesero, guardandosi in viso.

Simone uscì dalla cucina, pulendosi le mani sul grembiule, “Ah, ho dimenticato di dirvi che stasera c’è anche mia sorella, non la conoscete ragazzi… Sono anni che non ci vediamo, e mi sembrava una buona idea.” affermò tranquillamente la donna, aprendo la porta: “Ciao Andrea!! Che bello rivederti!” esclamò lei, abbracciandola, “Ciao Simone, sorellina!! Da quanto tempo!” rispose lei, entrando.

Tra lo stupore di Jay e Bill, dal cono d’ombra del pianerottolo sbucò la figura della donna.

Sembravano passati anni.

Ma i ricordi erano indelebili.

Per un attimo, quando i loro sguardi s’incrociarono, ci fu silenzio, un silenzio stupito, poi scoppiarono tutti e tre a ridere, sotto gli occhi straniti dei presenti.

Ma non avevano nulla da spiegare.

Solo una salda e bella amicizia che era nata in una circostanza non proprio felice, ma che era diventata un legame così forte da attraversare il tempo.

Solo una grande e bella amicizia.

CI SONO RIUSCITA!!!!

FINALMENTE, ECCO A VOI L’EPILOGO DI “FREUNDSCHAFT”!

È stata una storia particolare, la mia prima storia sui TH, e ne vado fiera!

Per questo, devo solo ringraziare la mitica KAULITZ92, con cui ho fatto amicizia, e la grande ArY_EnGeL!

GRAZIE!

SPERO DI POTERNE SCRIVERE UN'ALTRA!!

CIAO CIAO

SHUN

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