FREUNDSCHAFT di SHUN DI ANDROMEDA (/viewuser.php?uid=19740)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benno e Thomas ***
Capitolo 2: *** BROTHER MY BROTHER ***
Capitolo 3: *** THE WAY OF MEMORIES ***
Capitolo 4: *** ADDIO... O FORSE NO! ***
Capitolo 1 *** Benno e Thomas ***
Prove
FREUNDSCHAFT
CAPITOLO
1
BENNO E THOMAS
“Bill, mi senti?!
Tutto a posto laggiù?”.
Una voce di
ragazzo tentava disperatamente di sovrastare il fragore del vento gelido della
tempesta, scrutando febbrilmente nella voragine sotto di lui; una voce, seppur
fievole, al confronto col vento, giunse alle sue orecchie: “Sono qui, non
preoccuparti, sto abbastanza bene… Ma sento le gambe intorpidite.”, “Ok,
ricevuto! Cerchiamo di uscire fuori da questo
pasticcio!”.
Una tremenda
tempesta flagellava le Alpi.
Due figure umane,
solitarie, sballottate dal vento impetuoso e freddo, dalla neve e dal gelo,
tentavano di raggiungere la cima del monte che stavano disperatamente scalando
da parecchie ore.
Erano
giovanissimi, uno sicuramente di età molto minore dell’altro, nemmeno 18 anni;
l’altro doveva averne compiuti da poco almeno 30, forse qualcosa di
più.
Si issavano il più
rapidamente possibile, ma il vento e la tempesta limitavano terribilmente i
movimenti, costringendoli a muoversi con prudenza e lentezza, non vedevano
pressoché nulla. Neppure lo stato della loro
corda
Improvvisamente,
essa, a cui i due erano appesi, si
spezzò, e i due ragazzi, con un urlo, caddero nel
vuoto.
Tutto era accaduto
così in fretta da non rendersene quasi conto.
§§§§§§§§§§§§§§§
“Guarda,
finalmente si stanno svegliando… Hanno fatto proprio un bel
volo..”.
“Và a chiamare
Andrea, subito!”.
Quando il minore
tra i due ragazzi cominciò a riprendere conoscenza, si trovò disteso su un
letto, caldo e soffice; su di lui, chini, alcuni visi
sconosciuti.
Iniziò ad
agitarsi, aveva paura.
“Ehi, calmo… Sei
al sicuro… Tu e il tuo amico avete fatto proprio un gran bel volo,
eh?”
Il ragazzino
sbattè ripetutamente le palpebre: “A.. Amico..?” chiese, balbettando, proprio
non lo ricordava…
“Ma si, il tuo
compagno.. Adesso è nella stanza accanto.. Come ti chiami? Di dove sei?” domandò
un donnone molto robusto dall’aria gentile, dalla lunga chioma bionda che
rifletteva la luce dell’abatjour acceso sul comodino, unica fonte
d’illuminazione, “Io… io..” cominciò il ragazzo, cercando di ricordare; poi,
l’atroce certezza: “ Non lo so… Non lo ricordo..” ammise con un sospiro
rassegnato.
§§§§§§§§§§§§§§§§
“E così, non
ricordiamo chi siamo, eh? Un bel guaio…”.
I due ragazzi si
erano ritrovati nell’ampio salottino, entrambi con vestiti puliti prestati da
quei gentili uomini che li avevano salvati, davanti a loro un tavolino con sopra
una teiera colma di fumante tè e tante tazze.
I loro erano
talmente logorati dal freddo e dalla caduta che ormai erano
irrecuperabili.
E comunque non
avevano portato alcun indizio utile alla loro
identificazione.
I due ragazzi si
fissavano, spaesati, sapevano che potevano contare solo su loro stessi per
ritrovare i loro ricordi: “Calma, ce la faremo. Per ora, restiamo qui. Io parlo
tedesco, quindi probabilmente sono originario della Germania, tu parli inglese,
quindi dovresti essere americano, o inglese. È già qualcosa aver capito la
nostra nazionalità. Vedrai, ce la faremo!” affermò fiducioso il minore,
sorridendogli, “Chissà se c’è qualcuno che ci sta aspettando… Chissà se si
saranno accorti della nostra scomparsa…” mormorò il più grande, incassando la
testa tra le gambe, “Vedrai che ci staranno già cercando, non dobbiamo fare
altro che aspettare, aspettare che ci vengano a prendere. E riacquisteremo la
memoria.”.
Nella sala entrò
il medesimo donnone biondo di prima: “Vedo che state meglio! Ne sono felice.”,
parlava tedesco, con una leggera inflessione che il più piccolo riconobbe come
del Sud, “Si, grazie. Dove siamo?” domandò lui, traducendo poi per il compagno,
“Nel versante tedesco della Svizzera. Vi abbiamo trovati in un crepaccio poco
lontano da qui, vi ha recuperato Alex, il nostro Sanbernardo, è addestrato per
ritrovare le persone nella neve. È solo grazie a lui che vi siete salvati.”
spiegò tranquilla la donna, sedendosi sul divano accanto al più grande, “Allora,
cominciate a ricordare qualcosa?” chiese lei, versandosi una tazza di tè, “No,
abbiamo solo capito, anche se sommariamente, da dove veniamo… Per il resto,
nebbia totale.”, chinò il capo il minore, i lunghi capelli neri che gli
coprivano il viso pallido come la Luna; “Ascoltate, non potete muovervi di qui,
almeno finchè non vi sarete ripresi! Resterete con noi, ma dovremmo darvi dei
nuovi nomi. Allora, te, con la frangia lunga e l’aria mogia,” ed ella indicò
senza tante cerimonie il maggiore, “Sarai….. Benno, proprio come mio cugino!”
esclamò trionfante, scoccandogli un occhiata furba, “E tu sarai Thomas!” affermò
subito, indicando il più piccolo.
“Thomas….?”.
“Perché questo
nome mi è così familaire?”.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
“Cazzo!! Dove è
finito mio fratello??!! Dovete trovarlo!!!”.
Un ragazzo con
lunghi capelli pettinati a rasta battè un pugno sul bancone della reception,
sotto lo sguardo spaventato del maitre, “Mi dispiace, ma i sistemi GPS dei
signori Leto e Kaulitz sono irreperibili, la tormenta deve averli mandati fuori
sensori.” affermò con voce tremante; per tutta risposta, Tom Kaulitz lo prese
per il bavero della sua livrea rossa e lo sbatté senza tante cerimonie contro la
parete: “Stammi a sentire bene, damerino! Là fuori, da qualche parte, c’è mio
fratello gemello, e c’è anche il fratello di un nostro caro amico!! Quindi,
vedete di ritrovarli presto, o ve la farò pagare molto cara!!!” urlò il ragazzo
appena diciottenne, poggiandolo a terra.
Seguito a breve
distanza da altri due ragazzi, raggiunse il salottino
comune.
Lì, seduti
scomposti sui divanetti, c’erano altri tre ragazzi, più grandi di loro: “Nulla
da fare, dicono che non si può fare nulla per ora, che i loro rilevatori GPS
sono fuori uso.” sospirò Tom, rivolgendosi al ragazzo seduto alla sua sinistra,
visibilmente preoccupato, “Shannon, vedrai che staranno bene! Saranno scesi dal
versante svizzero, vedrai! Mio fratello è tedesco, non ci saranno problemi con
la lingua.” Cercò di tranquillizzarlo.
Shannon alzò la
testa: “Lo spero, Tom, lo spero tanto. Non me lo perdonerei mai se accadesse
qualcosa a Jay…” mormorò, la testa tra le mani.
“Nemmeno io se
accadesse a Bill… Non preoccuparti, li
ritroveremo!”.
BUONASERA! Seconda storia della sezione Cantanti, questa volta
tutta nuova! Vi presento la prima storia dove i protagonisti saranno solo i
frontman dei due gruppi rivelazione dell’anno: I 30STM e i TH, nel dettaglio
JARED LETO e BILL KAULITZ!
Volevo
dedicarla a due persone in particolare.
Alla
mia amica Ally, Ikki-sama, che mi ha fatto da consulente, e a kaulitz92 (spero
di averlo scritto esatto), per avermi regalato emozioni con le sue fic!! Scusa,
non ci conosciamo, ma volevo ringraziarti come si
deve!
ALLA
PROSSIMA E SPERO DI NON AVER FATTO CASINO!!
SHUN
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Capitolo 2 *** BROTHER MY BROTHER ***
Prove
FREUNDSCHAFT
CAPITOLO 2
BROTHER MY BROTHER
Nel paesello, la vita andava avanti
tranquilla.
Dopo l’arrivo di Benno e Thomas, tutti si erano
prodigati per accoglierli al meglio, e i due ragazzi si erano subito
integrati.
Alloggiavano nella casa di quella donna così
gentile che li aveva salvati.
Ormai era passata una
settimana.
E loro non ricordavano assolutamente nulla, per
quanti sforzi facessero per riesumare ogni minima briciola di memoria dalle loro
menti. Era tutto inutile.
Ormai avevano perso le speranze.
I due ragazzi, malgrado tutto, però, avevano
trovato un po’ di serenità in quel villaggio, si trovavano bene, si sentivano
protetti e al sicuro.
Si sentivano a
casa.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
“Thomas, togli il nido dal tetto, rischia
di cadere!”.
Ora, Benno e Thomas erano appollaiati sul tetto
del granaio, nel tentativo di spostare un nido che, malauguratamente, era
rimasto bloccato sulla grondaia: “Aspetta, ci sono quasi!” esclamò il più
piccolo, sporgendosi maggiormente, le sue gambe tenute saldamente da Benno,
“Ecco, ci sono!”, urlò, afferrandolo e porgendolo delicatamente
all’amico.
“Uff, che fatica!” sbuffò il moretto, sedendosi
accanto al maggiore, “Etchum!!! Mi sono anche preso il raffreddore!” borbottò,
asciugandosi il naso, reso rosso dal freddo e dal continuo sfregarsi contro il
fazzoletto; Benno si sdraiò, le mani dietro la nuca, e si mise a guardare il
sole tramontare all’orizzonte, dietro le montagne, spargendo una luce color del
sangue tutto intorno, “Certo che si sta bene qui….” sussurrò, “Già, non ricordo
di aver mai provato una sensazione simile nella mia vita…” rispose Thomas,
sdraiandosi a sua volta, raggomitolato nell’ampio
giaccone.
I due restarono a lungo in silenzio, godendosi
il panorama delle montagne al tramonto.
L’aria era fresca, e tutto attorno non vi era
altro che silenzio, piacevole silenzio.
“Ben, senti….”, fu il più piccolo a rompere per
primo quella tranquillità; l’interpellato lo guardò dubbioso: “Si, che c’è?”
chiese, alzandosi a sedere, “Secondo te è un male sperare di restare qui per
sempre?” mormorò a mezza voce Thomas, tenendo il capo chino, “Non mi sono mai
sentito meglio, vorrei rimanere qui per il resto dei miei
giorni…”.
Benno
sospirò.
Capiva benissimo
l’amico.
Lo
capiva.
Perché anche lui si sentiva
così.
“No, affatto. È normale, anche io lo sento.”
ammise Benno, con un sorriso triste, “Il fatto di non riuscire a ricordare nulla
ci lascia liberi di legarci a qualunque cosa, ci lascia liberi di decidere. Ma,
ascolta, se noi non sappiamo chi siamo, non pensi che magari c’è qualcuno che ci
sta aspettando e ci sta cercando? Magari qualcuno che non potrebbe fare a meno
di noi? Lo so, può sembrare stupido, ma ho questa sensazione. Qualcuno ci sta
cercando, e noi dobbiamo aspettare, fidati di me.” affermò il più grande, “Hai
ragione…” replicò con un leggero sorriso il ragazzo; “Forza, che ne dici di
scendere e aiutare Andrea a preparare la cena?” propose lui, tendendogli una
mano per alzarsi.
Un forte vento cominciò a soffiare, e Thomas
non potè trattenersi dal guardare il cielo: prima così limpido, e ora velato da
nuvole nere, che non presagivano nulla di
buono.
Un
flash.
Acqua, tanta
acqua…
E una melodia, una voce malinconica che
cantava.
E una strada che correva dritta verso l’occhio
di un ciclone.
E poi….
La pioggia scrosciante, ne sentiva quasi il
tocco sulla sua pelle diafana.
“Ehi, Tommy, ti sei
incantato?”.
Fu la voce di Ben a svegliarlo dal suo
torpore.
“Eh?”, era confuso, non capiva cosa fossero
quelle immagini, quelle sensazioni, non le comprendeva, non le
riconosceva.
“Tutto a posto?” chiese il moro dalla frangetta
lunga con voce preoccupata, poggiandogli una mano sulla spalla, “Si, non
preoccuparti… Forza, scendiamo..”.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Era calata la
notte.
L’ottava notte passata senza di
loro.
Ormai Shannon stava cominciando a perdere le
speranze.
Come era possibile che, in una settimana, non
fossero ancora riusciti a ritrovarli?
Avevano battuto ogni pista, ispezionato ogni
crepaccio, usato i cani da soccorso…
Nulla.
I due ragazzi sembravano spariti nel
nulla.
Shannon
sospirò.
Il fratello gli mancava
terribilmente.
Passeggiava silenziosamente nei corridoi lunghi
e stretti dell’albergo in cui alloggiavano lui e i suoi amici, lo stesso in cui
alloggiavano i loro fratelli prima che
sparissero.
Improvvisamente, udì un singhiozzo sommesso
provenire dal corridoio alla sua destra; d’istinto, guardò l’orologio: le 3 del
mattino.
Chi poteva esserci in giro a
quell’ora?
Shan affrettò il
passo.
Accoccolato accanto alla finestra che dava
sull’esterno trovo Tom, avvolto dalla luce diafana della Luna che stava per
tramontare inesorabile.
Piangeva.
Senza far rumore, gli si
avvicinò.
“Ehi, Tom.. Che ci fai ancora in piedi? Domani
sarà una giornata tremenda, dovresti riposarti un po’…” sussurrò a mezza voce,
cercando di attirarne l’attenzione.
Ma il più piccolo dei suoi amici non lo notò
neppure.
Continuava a stare girato verso la finestra,
socchiusa, fissava il manto stellato dalle volute misteriose con aria supplice,
le lacrime continuavano a scorrere.
“Se veramente c’è qualcuno lassù…. Per favore,
restituitemi mio fratello, vi prego…” mormorò con voce sommessa e rotta dal
pianto.
Shannon sbuffò e lo prese delicatamente per le
spalle: “Tom, ascolta. Vedrai, li ritroveremo. Non perdere le speranze!!”
avrebbe voluto dirgli, quasi per rassicurare sé stesso e l’amico, ma l’unica
cosa che riuscì a fare fu abbracciarlo forte, senza aprire
bocca.
Erano
spaventati.
Era stata una delle settimane più brutte della
loro vita.
Volevano solo che tutto
finisse.
Che tutto tornasse come
prima.
Che Jay e Bill tornassero da
loro.
Chiedevano solo
quello.
Riavere i loro fratellini, e
riabbracciarli.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
“Non riesci a dormire,
vero?”.
La voce sottile di Thomas scosse Benno dai suoi
pensieri.
Si
voltò.
Vide il suo amico seduto sul letto, le
ginocchia al petto, che lo guardava con aria triste e malinconica: “No, non ci
riesco.”, ammise, alzandosi a sedere a sua
volta.
“Ho una strana sensazione… Mi sento triste… C’è
qualcosa che mi manca, qualcuno….” ammise con un sospiro il minore dei due,
“Oggi cosa avevi? Mi sembravi malinconico, distante..” chiese il più grande,
avvicinandosi maggiormente al bordo del letto, “Ho avuto come un flash… Qualcosa
che ha a che fare con l’acqua… E poi, questo nome che mi ha dato Andrea… Mi
ricorda qualcosa..” rispose, era confuso, confuso e
spaventato.
“Anche per me è strana questa situazione, c’è
qualcosa che mi bussa alla mente, ma non riesco a dargli una forma precisa…
Nella mia mente ci sono come delle ombre, a cui non riesco a dare il giusto
posto…” replicò, coprendosi con il pesante
piumone.
Improvvisamente, due voci giunsero alla loro
mente, voci imploranti, tristi, rapide come scariche elettriche e altrettanto
dolorose al contatto: “Se veramente c’è qualcuno lassù…. Per favore,
restituitemi mio fratello, vi prego…”.
Poi, quelle voci sparirono, così come erano
venute.
E tutto tornò
tranquillo.
BUONASERA. ECCOMI CON UN NUOVO CAPITOLO!! QUESTA VOLTA NON VI HO
FATTO ASPETTARE MOLTO, VERO? MA SONO TORNATA!!!
NON PENSAVO CHE QUESTA MIA STOIRA RISCUOTESSE UN SIMIL SUCCESSO,
SPERO CHE APPREZZERETE ANCHE QUESTO CAPITOLO!
kaulitz92 : Figurati, sono io che devo ringraziare te per avermi
spinto a “far danni” pure in questa sezione! Per avermi fatto emozionare!!
GRAZIE A TE!
pikkolahacker: Wow, sono contenta che tu sia stata la prima a
recensire e ad aver avuto un idea positiva della mia opera. Spero di non averti
deluso con questo.
Artemide82: Arigatou, mi ha fatto molto piacere ricevere una tua
recensione!
ArY_EnGeL: Sono contenta che ti sia piaciuta, e spero che anche
alla tua amica lo sia! Io seguo indistintamente TH e 30STM, quindi li conosco
abbastanza bene!!!
BUONASERA A TUTTI!!!
E BUONANOTTE!
SHUN
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Capitolo 3 *** THE WAY OF MEMORIES ***
Prove
FREUNDSCHAFT
CAPITOLO 3
THE WAY OF MEMORIES
La notte passò in fretta e l’alba colse Tom,
addormentato sulla spalla di Shannon, entrambi seduti sulle poltroncine del
salottino comune.
Il 18enne aveva pianto tutta la
notte.
Era stato complicato
calmarlo.
Ma soprattutto
consolarlo.
Per fortuna, dopo aver pianto tutte le sue
lacrime, si era addormentato.
Aveva bisogno di
riposare.
Silenzioso, Shannon s’alzò dalla poltrona,
cercando di non svegliarlo e si diresse a passo sostenuto verso le camere. Bussò
alla porta di quella dei tre ragazzi
tedeschi.
Tempo qualche minuto e udì dei passi
strascicati, sentì il chiavistello scattare e comparve l’espressione assonnata
di Gustav, gli occhi gonfi.
“Ah, sei tu Shan. Credevo fosse Tom.. L’hai
visto? Non è rientrato stanotte.” affermò lui, si vedeva chiaramente che aveva
passato una notte pessima anche lui, “Era con me… Senti, vieni ad aiutarmi a
portarlo in camera? S’è addormentato sulla poltrona in sala comune e non so come
fare a riportarlo qui senza svegliarlo.” spiegò a bassa voce il più
grande.
Subito, il batterista si svegliò del tutto:
“Si, eccomi”, disse, e lo seguì, socchiudendo la porta alle sue spalle, dove
ancora Georg dormiva della grossa.
Arrivarono nella saletta e trovarono il ragazzo
raggomitolato sulla poltrona, i capelli scompigliati e spettinati, la maglia
tutta sformata che cadeva come un vestito sul petto e sulle
gambe.
Con delicatezza, Gustav lo prese in braccio e
lo riportò in camera: “Grazie Shan.” Disse solo, prima di rientrare, “Nulla, ci
vediamo tra un po’ di sotto.”, lo salutò veloce, prima di rientrare nella sua
stanza, dove Tomo e Tim dormivano della
grossa.
Ormai la seconda settimana aveva avuto
inizio.
E il cuore del moro californiano era sempre più
pesante.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Intanto….
“Ben, forza!!! Vieni ad aiutarmi! Tutto deve
essere perfetto per stasera!”.
La testolina mora di Thom sbucò da dietro il
fienile, rivolta all’amico, che stava riempiendo d’acqua alcuni secchi alla
pompa; il più grande sospirò e s’asciugò la fronte, “Uff, si, arrivo
subito!”.
Era una bella giornata di sole, l’alba era già
sorta da un pezzo oltre le montagne e il villaggio era avvolto dal tiepido
calore del sole.
Quella sera ci sarebbe stata una piccola festa
per la loro integrazione nella comunità e tutto, per ordine di Andrea, doveva
essere organizzato per tempo.
I due ragazzi, perciò, si stavano prodigando a
montare le luci.
Dopotutto, era quasi Natale, e gli addobbi
erano d’obbligo.
Un grande albero era stato issato nel centro
della piazza, e decorato con la collaborazione di tutti, grandi, e soprattutto
piccini.
Era una gioia per Ben e Thom vedere quei visini
sorridenti, ridere stentatamente mentre mettevano le
palline.
Era una gioia per loro aiutarli a
decorarlo.
Sentivano una grande serenità nel
farlo.
“Forza, dobbiamo mettere il puntale! Allora,
chi lo mette? Tu o io?” affermò Thom, poggiando la scala a terra, “Mettilo su
te, io reggo la scala. Così, se cadi, ti posso prendere al volo! È sicuramente
più facile per me prender te, che tu prender me, no?” sorrise Ben, ravvivandosi
la folta chioma color ala di corvo.
Il minore annuì e s’arrampicò sveltamente sino
in cima e pose al suo posto la
decorazione.
Come adorava decorare
l’albero….
“Anche
da bambino, assieme a Tomi”, sussurrò
lui d’impulso, sorridendo e cercando di tenerla
dritta.
All’improvviso, si bloccò.
“Un
momento….”
Cosa aveva appena
detto?
Tomi….
Tomi…
C’era qualcosa di
familiare…
Quel
nome….
I suoi ricordi scattarono con la forza di una
molla: “Ma sì! Da bambini, io e Tomi adoravamo fare l’albero, e anche da
grandi.. Assieme a Georg e Gustav!! Come ho potuto scordarmi dei miei amici?
Della mia famiglia?” si chiese, stringendo i
pugni
Ecco perché di quel nome così
familiare!!!
Perché era il nome di suo
fratello!
Il nome del suo
gemello.
Improvvisamente, tutto gli fu
chiaro.
Gli fu chiara la sua origine, gli fu chiaro chi
era.
Gli fu chiaro cosa fosse
successo.
“Thomas, scendi, Andrea ci vuole in casa!”, la
voce di Benno da sotto lo riscosse dai suoi
pensieri.
“Aspetta, scendo subito!” urlò il ragazzo,
sistemando meglio la decorazione; finito, fece per scendere, quando la sua
attenzione fu attirata dalle montagne, non le aveva mai viste così splendenti
del riflesso della neve.
Si era perciò attardato un momento ad ammirare
il panorama.
Era
fantastico.
Il cielo era azzurro, le montagne mandavano
bagliori di luce intensa.
Troppo
intensa.
Un improvviso lampo gli ferì gli occhi, e si
coprì istintivamente il viso, cercando di indietreggiare, non udendo minimamente
le urla disperate dell’amico sotto di lui: “Thomas, non muoverti!!! Non
muoverti!!!” continuava a gridare.
Ma era tutto
inutile.
Il ragazzo cadde all’indietro e
scivolò.
Subito Ben mollò la scala, che cadde al suolo
con un tonfo sordo, e prese al volo l’amico, cadendo entrambi per
terra.
Rotolarono per un paio di metri nel fango, fino
a fermarsi.
“Thom, Thomas! Tutto ok?” si preoccupò subito
il moro, rizzandosi in piedi; il minore si mise seduto, e scosse ripetutamente
la testa, come per schiarirsi le idee, poi cercò di
muoversi.
“Ghh, mi fa male la gamba…” si lamentò il
ragazzino, aggrappandosi al braccio del più grande, che lo sorreggeva, “Fa
attenzione, potrebbe essersi slogata la caviglia.. Forza, entriamo, Andrea la
controllerà meglio. Ce la fai a stare in piedi?” gli chiese, passandosi un suo
braccio dietro le spalle e dirigendosi verso casa, “Non tanto… Senti, mettimi
giù, devo parlarti di una cosa importante!” affermò
deciso.
“Che c’è?” chiese lui, fermandosi a metà strada
e fissandolo, “Ho capito chi siamo.” disse
lui.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Un elicottero, nel frattempo, era partito dal
paese, dirigendosi verso le montagne.
Il comandante stava parlando con Tom e Shannon
nel piazzale prima del decollo: “Oggi è il primo giorno utile per cercarli anche
oltre le vette, nelle valli tedesche. Il tempo è splendido, non avremmo
problemi. Per qualsiasi cosa, resteremo in contatto via radio.”, spiegò, era un
giovane uomo di circa 23-24 anni, dalla parlatina veloce e dal cervello fino,
“Grazie…” sospirò a capo chino il più
piccolo.
“Vedrete, li
troveremo.”.
L’elicottero s’alzò in aria, dirigendosi verso
nord, mentre una squadra di supporto a terra, coi cani, avrebbe battuto le piste
dei grandi ghiacciai.
FINALMENTE SONO TORNATA!!! Allora, avevo in programma di farla
terminare più avanti, ma ciò non è possibile perché vorrei finirla in tempo per
il 5 luglio.
Vi chiederete cosa succederà il 5 Luglio di così importante,
vero?
Ma è lampante!
LA SOTTOSCRITTA SARà AL SUO PRIMO CONCERTO (si spera non ultimo..)
DEI TOKIO HOTEL!!!!!
Perciò, la fic deve finire prima di quella data, così da potermi
concentrare maggiormente sul concerto e sulla
“caccia”!
Dopo lo sclero mattutino, ringraziamo KAULITZ92 per il suo supporto
e la sua amicizia!
Mi dispiace, ma questo è il penultimo capitolo. So che la storia
non è delle migliori, ma è la mia prima sui Tokio e devo fare ancora
gavetta!
Ma prometto che per il concerto ne posterò una
nuova!!!
UN BACIONE!!!
SHUN
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Capitolo 4 *** ADDIO... O FORSE NO! ***
Prove
FREUNDSCHAFT
CAPITOLO
4
ADDIO…
O FORSE NO!
La squadra di terra esaminava attentamente ogni anfratto,
calandosi in tutti i crepacci con corde e picchetti,
imbragati.
Sopra di loro, l’elicottero esaminava i punti più impervi e
difficili.
All’improvviso, uno dei cani della squadra di terra cominciò ad
abbaiare forsennatamente e a correre verso
nord.
I soccorritori lo seguirono di corsa, inoltrandosi tra i pini e la
neve: “Karl, cosa c’è da questa parte?” chiese il capo squadra, rivolgendosi al
ragazzo biondo al suo fianco, “Da questa parte c’è solo un vecchio villaggio, ci
andavo da bambino.” spiegò lui, seguendo il cane attraverso la
boscaglia.
“Squadra di Terra a Black Hawk, abbiamo trovato una traccia.
Seguiteci!”.
L’elicottero invertì la marcia e seguì la squadra
dall’alto.
All’orizzonte, già si profilava il
villaggio.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Intanto, Bill e Jay erano seduti nel salottino di Andrea, sporchi
di terra, ma con le facce, per la prima volta dopo tanti giorni, consapevoli di
quello che stava succedendo attorno a loro.
La donna poggiò sul basso tavolino la tazza di tè che stava
sorseggiando, e li guardò benevola: “Alla fine ce l’avete fatta a ritrovare la
vostra memoria. Ora cosa farete?” chiese, guardandoli alternativamente, prima
Jay poi Bill, “Dobbiamo tornare. Sicuramente ci staranno cercando, e sicuramente
i nostri amici saranno follemente preoccupati per noi. Ma soprattutto…” e qui il
viso di Jared si fece triste, guardando quello di Bill, a testa bassa, coperto
dalla frangetta, “I nostri fratelli… Sono almeno due settimane che siamo qui,
sicuramente ci staranno cercando…” completò il moro, sempre a capo chino,
giocando con le ciocche che gli ricadevano sul viso, “Bill ha ragione, Shan e
Tom saranno preoccupatissimi, dobbiamo tornare!” esclamò in risposta Jared,
ancora leggermente frastornato per gli ultimi
avvenimenti.
Andrea fece per dire qualcosa, ma improvvisamente, trafelato,
entrò Matt, uno dei suoi nipoti: “Zia! C’è una pattuglia del soccorso alpino,
con un elicottero. Sono appena arrivati in paese, e chiedono di te.” spiegò il
ragazzino, trafelato, “Penso che stiano cercando i nostri ospiti, adesso c’è
Marc con loro, ma chiedono di te.”.
Andrea s’alzò, e così Jay e Bill, che subito, per il dolore alla
caviglia, quasi si accasciò a terra, preso al volo da Jared: “Ti aiuto io… Non è
il caso di sforzarla.” gli disse, aiutandolo ad alzarsi, e dirigendosi verso la
porta, “Scusami, sono stato un cretino a cadere dalla scala…” affermò a capo
chino il più giovane.
Il gruppetto uscì fuori di casa, dirigendosi verso il centro del
paese, dove già si era radunata una nutrita folla, soprattutto bambini che
giocavano allegri attorno all’elicottero, arrampicandosi sulla coda, infilandosi
nell’abitacolo, sotto lo sguardo benevolo dei
soccorritori.
Il caposquadra si fece innanzi, teneva un foglio tra le mani,
mentre Andrea gli andava incontro: “Buongiorno, scusi il disturbo. Stiamo
cercando due ragazzi, sono spariti da due settimane, li ha per caso visti?” fece
lui molto educatamente, mostrandole alcune
foto.
Due ragazzi, mori, ammiccavano dalle
fotografie.
Non c’era alcun dubbio.
Andrea alzò il capo, e annuì: “Si, sono qui.” disse solo, facendo
cenno ai due cantanti di farsi innanzi, il più giovane sorretto dal più grande,
“Siete voi Bill Kaulitz e Jared Leto?” chiese ai due
ragazzi.
Jay guardò il compagno, poi entrambi
annuirono.
Il caposquadra sorrise.
“Finalmente vi abbiamo trovato. Venite con noi, sono due settimane
che vi stavamo cercando.” affermò lui, facendo cenno al resto della squadra di
raggiungerli e organizzare il rientro: “Possiamo salutare tutti?” chiese
timidamente il 18enne, sempre reggendosi all’amico, “Certo, ma sbrigatevi.
Dobbiamo rientrare prima che faccia buio, e la strada per il ritorno è lunga.”
rispose lui accondiscente, voltandosi verso i suoi sottoposti, “Comunicate la
nostra posizione al comando.” ordinò, prima di dirigersi verso il
velivolo.
Era finita.
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I due ragazzi girarono per alcuni minuti per il paese, salutando
con calore, e un po’ di tristezza le persone che per lunghi giorni li avevano
accuditi e gli avevano voluto bene.
Che li avevano accolti.
Tutti i bambini, tristi e malinconici, li attorniarono, facendo a
gara per abbracciarli e salutarli, le bambine donarono loro mazzolini di fiori,
i bambini si facevano promettere di ritornare presto, chi donava piccoli
pezzetti di legno intagliato, chi semplici fili d’erba, ci fu anche un bambino,
che aveva appena perso un dentino, che lo donò ai due ragazzi, che lo
accettarono commossi.
Era tristemente giunto il momento di lasciare il
paese.
Dopo un ultimo e straziante abbraccio ad Andrea, Bill e Jay, con
le lacrime agli occhi, si diressero verso
l’elicottero.
“Aspettate.”.
Improvvisamente, la voce di Andrea li fermò, e i due si
voltarono.
Anche la donna piangeva.
“Mi mancherete ragazzi, è stato bello questo tempo con voi… Mi
dispiace che ve ne dobbiate andare, ma sappiate che qui sarete sempre i
benvenuti. Grazie di tutto.” E la donna li abbracciò forte forte, stringendoli a
sé.
Per Jay fu come tornare bambino tra le braccia della madre, e così
per Bill.
Era davvero il momento dei
saluti.
Tra le lacrime, si salutarono definitivamente, e poco dopo
l’elicottero decollò.
L’ultima cosa che i due ragazzi videro fu il viso sorridente e
solcato di lacrime di Andrea.
“Black Hawk a base. Li abbiamo trovati. Stiamo
rientrando.”.
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“TOM!!!!!!! TOM!!!!! LI HANNO
TROVATI!!!”.
Shannon entrò a razzo nella stanza del 18enne, che trovò sdraiato
sul letto, raggomitolato come un gatto, “Tom, alzati!!! Li hanno trovati!!!!
Stanno bene!!! Stanno ritornando qui con l’elicottero del Soccorso Alpino!!!
Svegliati pigro di un tedesco!!!” rise, le lacrime che ancora
scorrevano.
Tom, a quelle parole, s’alzò di soprassalto, guardandosi attorno
con aria sperduta: “Cos’hai detto?” chiese, con voce roca, “Hanno ritrovato Bill
e Jay, stanno bene, stanno ritornando. Saranno qui tra poche ore!” esclamò
nuovamente, la gioia era innumerabile, le lacrime non accennavano a
smettere.
Ma poi…
Perché farle smettere?
Jared era vivo, e stava bene, e così
Bill.
Era più che giusto essere felici.
“Georg e Gustav.. Dove sono ..?” chiese a fatica, emozionato per
la notizia, le lacrime che a loro volta minacciavano di straripare copiose, “Di
sotto, con Tim e Tomo. Ci stanno aspettando!! Sbrigati, avanti!!” incalzò Shan,
lanciandogli una maglietta pulita.
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Intanto, sull’elicottero, una donna stava fasciando la caviglia a
Bill: “Ecco, ora non dovrebbe farti più male, è una brutta distorsione ma
dovresti guarire in poco tempo.” affermò lei, dopo aver chiuso la fasciatura ben
stretta, “Grazie, ghh…” mugolò lui, cercando di muoverla, “Non sforzarla troppo,
per ora non la ho steccata, ma se la si sforza, potresti anche doverla
steccare.” replicò lei, mettendo via la cassetta del prono soccorso,
“Riposatevi, tra un oretta, se tutto va bene, dovremmo essere a destinazione”
affermò lei, guardando fuori dal finestrino.
La notte stava calando rapidamente, il sole era già quasi del
tutto tramontato.
“D’accordo… Cosa è successo in queste settimane?” si decise
finalmente a chiedere Jay, rannicchiandosi sul sedile, scambiandosi un’occhiata
con l’amico a fianco; “Vi abbiamo cercato a lungo, c’era un gruppo di ragazzi
che erano molto preoccupati per voi, due in particolare” spiegò brevemente
lei.
A quelle parole, Bill si rannicchiò maggiormente sul sedile,
chiudendo lentamente gli occhi, mentre una lacrimuccia dispettosa scivolò via,
andando a morire tra le sue labbra serrate, “Tomi..” sussurrò, prima di cadere
tra le maglie del sonno.
Fu svegliato da una voce gentile che lo chiamava: “Bill, siamo
quasi arrivati, svegliati..”, era Jay.
Con uno sbadiglio, Bill aprì i profondi occhi nocciola, cercando
di alzarsi, ma un lancinante dolore al piede lo costrinse seduto, “Sta buono,
siamo ancora in volo, guarda fuori, dovresti vedere le luci del paese” rispose
tranquillo l’americano.
Effettivamente, in lontananza, tra l’oscurità calante, si vedevano
le luci.
Presto avrebbe potuto riabbracciare il
fratello.
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Un forte vento annunciò l’arrivo del
velivolo.
Tom, Shan e le rispettive band erano in attesa già da alcune ore
sulla neve, seduti sui muretti che delimitavano il campo scelto come pista
d’atterraggio, a pochi metri dall’albergo.
Finalmente, il velivolo cominciò ad atterrare, fino a fermarsi del
tutto.
S’aprì il portellone posteriore.
Ne scesero due guide alpine, con le divise catarifrangenti, una
lanterna ciascuno, e poi due figure
barcollanti.
Una più piccola, che camminava storto, a balzelloni, sorretta da
una più grande, che faticava non poco a
reggerla.
Le luci delle lanterne ne illuminarono le sagome, si distinsero
due chiome folte e scure come la notte.
Non c’erano dubbi.
Erano loro.
Camminando e barcollando, fecero pochi passi, prima che due voci
rompessero il silenzio placido della notte: “BILL!!!” “JAY!!”, e due figure
scattassero in avanti, separando i due ragazzi, e gettandoli nella neve, per poi
abbracciarli forte.
Non c’era bisogno di parole.
Shannon e Tom si erano riappropriati di ciò che era
loro.
E nessuno glielo avrebbe mai
tolto.
I gemelli erano quasi distesi nella neve, ancora stretti in un
abbraccio soffocante, ma voluto, desiderato per tanti giorni lunghi e tristi,
soprattutto per il più grande, che ora non voleva staccarsi dal
fratellino.
Piangeva perfino.
Quelle due lunghe settimane erano state tremende per
lui.
“Tomi, ma piangi?” sussurrò piano il più piccolo, accorgendosi con
sorpresa dei singhiozzi soffocati del gemello, “Non dire nulla, per favore… Non
dire nulla, non parlare, ok?” replicò singhiozzando il rasta, nascondendo il
viso tra la spalla e il collo del fratello, “ti prego, non dire nulla..”
sussurrò, stringendolo ancora di più, “Ok…” rispose Bill, abbracciandolo a sua
volta, “Ho avuto molta paura.. Eravate spariti, non vi si trovava… Ho temuto di
averti perso per sempre, fratellino… Come avrei fatto?” parlò dopo qualche
minuto Tom, ancora scosso dai singhiozzi, “Scusami… Mi dispiace di tutto…”
replicò Bill a testa bassa, “non importa, stupidotto… L’importante è che tu sia
vivo e che stia bene… Bentornato fratellino…” affermò l’altro, cercando di
sciogliere l’abbraccio, ma le sue braccia sembravano non volersi staccare da
quel corpo da cui erano state a lungo lontane, non lo voleva lasciare ancora
solo, quella storia lo aveva reso più fragile di quanto non fosse. Così, si
staccò leggermente, cercando di alzarsi: “Forza, andiamo, ci stanno
aspettando..” gli mormorò a un orecchio, cercando di tirarlo su, “Ok, ghh…”
mugolò il ragazzo, la gamba gli faceva molto male, “Ti aiuto io, passa il
braccio dietro il mio collo ti porto dentro.”.
Il cantante era commosso da come si comportava con lui il
fratello, doveva essersi spaventato parecchio per farlo comportare
così.
I due, seguirono Shan e Jay dentro, dove trovarono i loro
compagni, che li abbracciarono: Georg e Gustav saltellarono attorno a Bill
felici, mentre Tomo e Tim facevano lo stesso con Jared, facendoli sedere sulle
poltrone e coprendoli con le coperte.
Intanto, Shan e Tom parlavano con i
soccorritori.
Poi, i due gruppi si salutarono, dirigendosi alle rispettive
camere.
Una volta dentro, Georg e Gustav uscirono dopo pochi minuti,
alludendo a un fantomatico “appuntamento con Tomo e Tim per festeggiare” spiegò
frettolosamente Georg, tirandosi dietro il
compagno.
i due gemelli rimasero soli in
camera.
Dopo qualche minuto, Bill si sedette sul letto, e iniziò a
sbadigliare, stanco, sdraiandosi.
Crollò addormentato dopo pochi
minuti.
Quelle settimane erano state faticose anche per lui, e solo in
quel momento ne sentiva tutta la stanchezza
addosso.
Con un sorrisino, Tom lo prese in braccio e lo mise sotto le
coperte, coprendolo fino al mento.
Poi lo abbracciò ancora una volta e gli diede un leggero bacio
sulla guancia: “Grazie di essere tornato, fratellino, mi sei
mancato..”.
Poi s’alzò e uscì, chiudendosi delicatamente la porta alle
spalle.
Decisamente c’era qualcosa da
festeggiare.
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Quando il mattino dopo Bill si svegliò, si trovò davanti due facce
che lo fissavano sorridendo furbescamente.
“Tom!! Andreas!!! È questo il modo di svegliare una persona?”
esclamò, rizzandosi a sedere, “Buongiorno dormiglione!! È questa l’ora di
alzarsi??” affermò il nuovo arrivato, levandogli le coperte e facendolo
ruzzolare giù dal letto, “Ahia!! Non sei divertente!!” rise il più piccolo,
beccandosi un cuscino in piena faccia, lanciatogli dal fratello, “Grr!!! Tomi,
ora assaggerai la mia ira!!!” strillò Bill in pigiama, scagliandosi sul fratello
come una belva, e ruzzolando sul tappeto, rotolandosi giocosamente per
terra.
Dopo poco, anche il loro amico li raggiunse, ingaggiando una lotta
all’ultimo sangue coi cuscini, “Attenti, gemelli!! Sto arrivando!!!” esclamò,
tirando cuscinate a destra e a manca, “Ma quando sei arrivato??” chiese Bill,
tra un colpo e l’altro, “Stanotte, Tom mi ha chiamato e mi ha detto di
raggiungervi qui! Perché, non sei contento di vedermi?” chiese con aria
falsamente offesa, “Non fare quella faccia, non ci casco!! Certo che sono
contento di vederti!!!” esclamò in risposta.
UN ANNO DOPO
Quel Natale, casa Kaulitz risuonava di risate e grida
allegre.
Dall’America erano arrivati i fratelli Leto e le rispettive band
per festeggiare il Natale coi gemelli e i loro amici, tra cui l’onnipresente
Andreas.
L’intero gruppo, comandato dai gemelli, gironzolava per casa,
decorandola e portando ogni sorta di cibarie nella sala da pranzo, sfornate
dalla madre dei ragazzi, Simone.
Improvvisamente, suonò il
campanello.
I gemelli si fermarono.
“Chi mai può essere?” si chiesero, guardandosi in
viso.
Simone uscì dalla cucina, pulendosi le mani sul grembiule, “Ah, ho
dimenticato di dirvi che stasera c’è anche mia sorella, non la conoscete
ragazzi… Sono anni che non ci vediamo, e mi sembrava una buona idea.” affermò
tranquillamente la donna, aprendo la porta: “Ciao Andrea!! Che bello rivederti!”
esclamò lei, abbracciandola, “Ciao Simone, sorellina!! Da quanto tempo!” rispose
lei, entrando.
Tra lo stupore di Jay e Bill, dal cono d’ombra del pianerottolo
sbucò la figura della donna.
Sembravano passati anni.
Ma i ricordi erano indelebili.
Per un attimo, quando i loro sguardi s’incrociarono, ci fu
silenzio, un silenzio stupito, poi scoppiarono tutti e tre a ridere, sotto gli
occhi straniti dei presenti.
Ma non avevano nulla da spiegare.
Solo una salda e bella amicizia che era nata in una circostanza
non proprio felice, ma che era diventata un legame così forte da attraversare il
tempo.
Solo una grande e bella amicizia.
CI
SONO RIUSCITA!!!!
FINALMENTE,
ECCO A VOI L’EPILOGO DI “FREUNDSCHAFT”!
È
stata una storia particolare, la mia prima storia sui TH, e ne vado
fiera!
Per
questo, devo solo ringraziare la mitica KAULITZ92, con cui ho fatto amicizia, e
la grande ArY_EnGeL!
GRAZIE!
SPERO
DI POTERNE SCRIVERE UN'ALTRA!!
CIAO
CIAO
SHUN
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