Sinners to be Saints

di RobynODriscoll
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tenersi per mano ***
Capitolo 2: *** Coccole ***
Capitolo 3: *** Videogiochi ***
Capitolo 4: *** Appuntamento ***
Capitolo 5: *** Bacio ***
Capitolo 6: *** Indossando i vestiti uno dell'altro ***
Capitolo 7: *** Shopping ***



Capitolo 1
*** Tenersi per mano ***


Snowy Kiss

1. Tenersi per mano.

 

Quando Leroy le prese il cumulo di cartellette dalle mani e se le sistemò sotto il braccio, Mary Margaret non poté impedirsi di balbettare: «Non ce n'è bisogno, non sono pesanti.»

Per tutta risposta, l'uomo grugnì, senza nemmeno guardarla. «Com'è stata la tua giornata?»

Era di riposo, quel giorno. Da qualche settimana era diventata un'abitudine, per lui, venire a prenderla all'uscita di scuola nel suo giorno libero dal lavoro. I bambini erano tutti andati a casa, la sala insegnanti si stava svuotando. Non che di solito fosse molto popolata: c'erano solo cinque classi, alla Storybrooke Elementary School, coperte da quattro insegnanti e mezzo. Una e mezzo era proprio Mary Margaret, che quando c'era da accollarsi del lavoro extra era sempre pronta a dire di sì.

Non sapeva perché. Ruby diceva sempre che era geneticamente programmata per non dire no.

Anche adesso, insistere con Leroy sul fatto che poteva benissimo portare le proprie cartellette da sola la faceva sentire stupida. Preferì lasciare che gliele portasse lui, anche se notò subito la reazione che quel gesto aveva provocato nelle persone intorno. Le sue colleghe, che si attardavano a chiacchierare fuori dalla macchina. Le mamme con alcuni dei bambini al seguito, ferme a discutere di chissà quale delibera comunale mentre i piccoli si rincorrevano e prolungavano il tempo del gioco. Perfino il bidello che spazzava il cortile si era soffermato a fissarli, con un segreto sorriso di scherno.

La maestrina fedifraga e l'ubriacone asociale. L'accoppiata peggio assortita di Storybrooke.

«E' stato tutto tranquillo» replicò, mentre stringeva le mani sulla gonna, nervosa. Non le era piaciuta quell'occhiata di compatimento della madre di Anna Kingsley. «Abbiamo fatto un vulcano.»

«Wow. Sono tutto un brivido». Leroy aggrottò le sopracciglia con aria sarcastica. Era così buffo quando lo faceva. La gente lo trovava irritante, per Mary Margaret invece era...tenero. Si era ben guardata dal dirglielo, però. Sapeva che non ne sarebbe stato entusiasta.

Gli pizzicò il braccio, ma finì per stringere soltanto la stoffa del giaccone.

«E tu che hai fatto?»

Lui le rivolse un mezzo sorriso. «Le solite cose. Sveglia tardi, colazione con la birra, semina dei vestiti per casa...ho fatto esplodere anche un paio di tubature, devi vedere che bel pantano ti aspetta.»

Mary Margaret storse le labbra e lui sorrise di più. Sapeva che la stava prendendo in giro. Da quando avevano iniziato a frequentarsi seriamente, lui stava cercando di darsi una regolata. Con tutto. L'alcol, il modo in cui teneva la casa. Era ancora un po' incasinato, ma più presentabile della prima volta che aveva messo piede nel suo appartamento. E lei era felice di essere la ragione di quello sforzo.

«Salve, Leroy. Miss Blanchard.»

La voce querula che li sorprese alle spalle era quella di mrs. Kingsley. La donna, caschetto biondo e faccia da topo, aveva la faccia di una che avrebbe iniziato a spettegolare ferocemente appena avessero voltato le spalle.

Stanno davvero insieme? Cielo, non hanno vergogna? Come se non avessero già una reputazione abbastanza disastrosa da soli, in città. Con che coraggio hanno iniziato a frequentarsi? Certo, c'è da dire che, per quanto grotteschi, si sono proprio trovati...due disastri ambulanti, si meritano l'un l'altro.

Leroy rispose al saluto della pettegola con un cenno del capo, che tradì il suo nervosismo. Mary Margaret sapeva che non gli piaceva essere alla mercé dei pettegolezzi della gente, per quanto dicesse di infischiarsene. Eppure era lì lo stesso, ogni settimana, di fronte alla scuola.

E Mary Margaret voleva che lui fosse lì, a strapparle le cartellette a forza dalle mani e a prenderla in giro su ciò che faceva con i ragazzi. E i benpensanti andassero al diavolo.

La sua mano tirò via a forza quella dell'uomo dalla tasca. Le dita sottili, bianche come la neve, si intrecciarono tra le sue, tozze, rovinate dal lavoro.

Leroy fu sorpreso per qualche istante. Tenersi per mano era un gesto che non avevano compiuto spesso, nei due mesi in cui si erano frequentati. Soprattutto, mai all'aperto.

Mary Margaret non lo guardò. Stava fissando la madre della sua alunna, con un sorriso smagliante dipinto in volto.

«Salve, Mrs.Kingsley. A domani.»

Strinse più forte la mano di Leroy, mentre si allontanavano con gli occhi di metà Storybrooke addosso. Ecco, adesso avrebbero avuto molto di che parlare.

Camminarono in silenzio per un po'. Leroy non aveva la macchina, perché...beh, la patente gli era stata ritirata per qualche mese, ma era successo prima che le cose tra di loro ingranassero. L'accompagnava a casa a piedi. A Mary Margaret non importava, le piaceva camminare.

«Sai cosa hai fatto, vero?»

Non la guardava, mentre lo disse. Lei volse il viso per scrutare il suo profilo accigliato. Accarezzò il dorso della sua mano con il pollice.

«Sì. Ho preso per mano il mio ragazzo fuori dalla scuola. Credi che mi cacceranno dalla comunità, per questo?»

«Che?»

Il sorrisetto sardonico di Leroy la spinse a fermarsi. Poiché gli stringeva ancora la mano, fu costretto a fermarsi anche lui, e a guardarla negli occhi.

«Santo cielo, Leroy! Ci frequentiamo da due mesi. Sei il mio ragazzo, fattene una ragione. O hai qualcosa da obiettare?»

«No» replicò lui, guardandola con quegli occhi azzurri così magnetici che avevano il potere di disarmarla. «E' la tua scelta di parole che discuto. Ragazzo? Ma mi hai visto?»

Strinsero entrambi le labbra, per poi scoppiare a ridere insieme. Mary Margaret gli diede una lieve spinta sul petto con la mano libera. «Un ragazzo stagionato, d'accordo.»

«Quasi marcio.»

«Sei un idiota.»

«Un idiota marcio?»

Lei rise più forte. «Smettila!»

Fu allora, mentre ancora rideva, che la mano di lui stretta nella propria la attirò verso di sé, per un bacio veloce sulle labbra.

Wow.

Questo avrebbe dato molto di cui parlare. Ma a Mary Margaret non importava. Stava tenendo per mano il suo ragazzo stagionato-quasi-marcio, ed era felice.



NdBlackFool
Comincio col dire che la colpa è tutta di Yoan Seiyryu, che mi istiga a scrivere <3 E' stata lei a parlarmi di questo delizioso contest, e non ho saputo resistere. Anche se devo ancora terminare la mia altra Snowy, "Senza Macchia" - il quarto capitolo sarà finito a breve, se per caso foste passati prima di lì mi scuso per il ritardo enorme! - ho deciso di imbarcarmi nell'impresa, con la mia ship molto poco ortodossa. L'unica cosa è che ho paura di non riuscire a fare alcuna flashfic o drabble, come avrete visto sono troppo prolissa! ^^ 
Grazie per essere passati di qui, mi farebbe piacere avere un vostro parere :)

Laura.

 

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Capitolo 2
*** Coccole ***


2. Coccole
 

Si era buttato subito sul divano.

Incredibile. Non importava che Mary Margaret avesse passato la domenica mattina a cucinare per preparargli l'arrosto con contorno di patate fritte – tagliate spesse, come piacevano a lui: appena tornato dal turno di notte, Leroy aveva grugnito un ciao e si era steso a faccia in giù sul divano sgangherato del suo piccolo monolocale. Lei aveva ultimato di guarnire i piatti con la salsa di mele, e lui non si era mosso di un millimetro, anzi. Aveva iniziato a russare.

Mary Margaret sbuffò. Si tolse il grembiule, andò verso il divano e si chinò sulle ginocchia per scrutargli il viso.

«Ti detesto, lo sai?» sussurrò, mentre accarezzava la sua guancia irta di barba. Gli tolse delicatamente il berretto. Dio, aveva ancora la giacca addosso. Doveva essere davvero stanco morto.

Era stata un'idea di Leroy, quella di farla restare a dormire da lui la sera prima. Avevano cenato insieme, e quando si erano fatte le nove lui l'aveva lasciata per andare al lavoro. Per una volta puoi rilassarti senza quella piantagrane dello sceriffo tra i piedi, le aveva detto. Mary Margaret aveva sorriso. Voleva soltanto dormire tra le sue lenzuola e aspettarlo per pranzo, il mattino dopo. Aveva passato la serata a guardare Via col Vento per l'ennesima volta; si era appisolata sul divano, poi verso le due di notte si era riscossa e aveva spento la tv. Aveva indossato una delle grandi magliette bianche di Leroy, e soltanto quella, per andare a dormire. La mattina si era subito data da fare per preparare il suo bentornato...

...ed ecco qui il risultato di tanto sforzo.

Pazienza. Sorrise, sfiorando il contorno del suo orecchio e lasciando che la carezza proseguisse lungo il collo. Era distrutto e completamente k.o., ma era con lei adesso.

Scosse la testa e si alzò, per andare a riporre il pranzo nei contenitori termici. Avrebbero potuto riscaldarlo per cena.

La mano di Leroy la trattenne per il polso. Allora era sveglio.

Con un gemito gorgogliante simile a quello di un orso, Leroy la costrinse a sedersi sul divano scassato, e le cinse la vita con le braccia, sistemando la grande testa rasata sul suo grembo.

«Lasciami sistemare la tavola, almeno!»

«Hmph.»

«Si raffredderà.»

«Hmphumuph.»

Mary Margaret gli accarezzò dolcemente la testa. Si chinò per poggiargli un bacio sulla nuca, e strinse forte le sue spalle ampie per un momento.

«Ti ho già detto che ti detesto?»

Le palpebre di Leroy rimasero chiuse, ma un sorriso gli tirò le labbra.

«Hmph. Humphuhmu.»

Lei sorrise a sua volta. «Anche tu mi sei mancato.»

 

NdBlackFool
Secondo giorno, secondo stralcio di Snowy ^^ Grazie di cuore a Yoan Seiriyu, Pikky ed Erin00 per le incoraggianti recensioni. E' la prima volta che partecipo a una challenge, mi sto divertendo molto e trovo che sia un modo veramente delizioso per spronarci a scrivere di più <3 

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Capitolo 3
*** Videogiochi ***


 
  1. Videogiochi

 

Leroy prese la pistola blu. Le lasciò quella rossa. Sapeva che quel colore le piaceva.

«Tu resta con la guardia alzata e prendi tutte le vite. A fare fuori i lucertoloni ci penso io.»

Era venerdì pomeriggio, e la sala giochi era piena di bambini urlanti. C'era voluto un po' per trovare posto dentro il cubicolo che recava la scritta: Jurassic Park Adventure. Alla fine, dopo che Leroy aveva fulminato marmocchi con lo sguardo per una buona mezz'ora, era arrivato il loro turno.

Per essere un uomo grande e grosso, Leroy aveva una passione insana per quel posto. A Mary Margaret piaceva accompagnarlo: c'era una luce bambina che gli accendeva gli occhi ogni volta che si metteva di fronte a uno di quegli schermi colorati.

Puntò la pistola sullo schermo, dove si disegnò un cerchietto rosso brillante. Non aveva mai impugnato una pistola, ma la sua mira era sempre stata molto buona.

«Chi tira giù il tirannosauro vince una cioccolata calda con tripla panna montata e marsh mallows» sorrise, sicura. Leroy fece scivolare i gettoni nella macchina, e selezionò Player One.

Mary Margaret selezionò Player Two, e si preparò a tornare bambina. Avrebbe vinto quella cioccolata, le fosse costato fino all'ultima vita.

 

***

 

«Aspetta. Da che mondo e mondo, trenta velociraptor valgono un tirannosauro.»

«Non credo proprio.»

«Voglio un marsh mallow. Solo uno!»

«No! Sei morto nel laboratorio, non ti meriti nemmeno un assaggio di cioccolato.»

«Chi sei tu, mostro? Che ne hai fatto della mia principessa?»

Mary Margaret si chinò per baciargli la punta del naso. Lo faceva sempre, quando la chiamava principessa. Leroy ne approfittò per prenderle il polso, portarsi il bicchiere alle labbra e sporcarsi con la panna. Mary Margaret si finse indignata, e sottrasse il bicchiere di cioccolata alla sua stretta.

«Sei un imbroglione!»

«Anche tu. Non mi avevi detto che ti alleni al poligono dalla mattina alla sera.»

«Non essere ridicolo, non mi alleno al poligono.»

«E allora come la spieghi quella mira letale?»

Mary Margaret ci pensò seriamente, per un momento. Batté le palpebre, e si strinse nelle spalle. «Da ragazzina tiravo con l'arco.» Non era sicura di quando, o per quanto tempo, avesse studiato quella disciplina. I suoi ricordi erano un po' sfocati.

«Molto principesco» approvò Leroy. Senza un'apparente ragione, Mary Margaret rabbrividì.

Poi Leroy le mise il giaccone sulle spalle, e una sensazione di rassicurante calore si spanse nel suo corpo. D'accordo, il passato alle volte era sfocato. Ma il presente era vivido, e la faceva sentire al sicuro. Solo questo importava.

 

 

 

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Capitolo 4
*** Appuntamento ***


 
  1. Appuntamento

 

«Non ti azzardare a lamentarti. Te lo meriti.»

Leroy storse il naso e distolse lo sguardo, accigliato, mentre Mary Margaret gli metteva una borsa di ghiaccio sulle nocche livide.

«Chi se lo aspettava che quel damerino avesse dei denti così duri?» grugnì. «Devono essere fatti di cemento.»

«Era solo ubriaco.»

«L'ho fatto tornare sobrio.»

«L'hai fatto svenire.»

«Per cinque secondi netti. Poi ha ricominciato a blaterare.»

Odiava Whale da sempre, ma mai aveva avvertito il bisogno di colpirlo. Fino a quella sera, almeno, quando dal bancone di Granny's aveva sentito il suo commento sulla facilità con cui Mary Margaret saltava da un fiore all'altro.

Sì, sapeva cosa c'era stato tra loro. E forse quella consapevolezza aveva caricato il suo pugno di un po' di violenza in più.

Restava il fatto che nessuno, nessuno poteva permettersi di parlare così di lei. Non lo meritava. Nessuna donna lo meritava meno di lei. Perché, be'...perché era Mary Margaret. C'era davvero bisogno di un'altra ragione?

La guardò per un po', mentre gli medicava la mano. Aveva l'aria concentrata. Si chiese quanto furiosa fosse, in una scala da uno a dieci.

«Avrai problemi sul lavoro, per questo.»

«Nah, non credo. Whale non è il mio superiore.»

«Potrebbe fare pressioni sul sindaco. Ci mancherebbe solo che ti facessi licenziare per quella sciocchezza...»

«Non doveva permetterselo.»

«Insomma, Leroy, ragiona! Importa davvero cosa quel cretino va a dire in giro di me?»

«Sì, importa.»

«Non dovrebbe.»

«A me importa, ok?»

Dopo un lungo sospiro, Mary Margaret fu pronta a pronunciare la sua sentenza.

«Mi devi un appuntamento decente, sappilo» disse, piantandogli in viso due severi occhi verdi. «Questo è stato senza dubbio il peggiore che io abbia mai avuto.»

Ok, era moderatamente al sicuro. Forse.

«Non credevo me la sarei cavata con così poco.»

«Non cantare vittoria. Devo ancora decidere la tua punizione.»

Un grande sorriso gli distese le labbra. «Posso suggerire quella cosa dell'altra volta? Non è stato niente male.»

Un lampo malandrino balenò negli occhi di Mary Margaret. Le sue labbra si arricciarono per trattenere un sorriso. «Scordatelo, non sarà niente di piacevole.»

Leroy roteò gli occhi al cielo.

«Ma quella cosa la possiamo fare lo stesso?»

Si chinò un po' di più verso di lei, abbassando il tono di voce in un sussurro roco. Per tutta risposta, lei gli passò delicatamente la borsa del ghiaccio sulle guance. Poi sulla gola. Poi a sfiorare le labbra.

«Vedremo. Se saprai guadagnartela» sorrise. Quella luce malandrina non aveva lasciato il suo sguardo.

Leroy seppe così che non solo era salvo, ma anche dannatamente, dannatamente fortunato.

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Capitolo 5
*** Bacio ***


 

5. Bacio

 

Il sapore del whiskey bruciava ancora nella gola, quando Mary Margaret incontrò le labbra di Leroy.

Avevano bevuto. Tanto. Troppo. Per festeggiare la buona riuscita della Festa dei Minatori, avevano detto. Per dimenticare due amori che non potevano avere. Avevano ridacchiato come idioti per tutto il tragitto verso casa. Avevano oscillato pericolosamente uno contro l'altra, riso ancora nel ricordare come lui avesse distrutto l'impianto di illuminazione della festa, e poi si erano fermati su una panchina del parco, per continuare a bere da fiaschetta che Leroy portava sempre con sé. Ad ogni sorso, Mary Margaret pensava: ma sì. Al diavolo David, le sue indecisioni, i suoi doppi biglietti di san Valentino. Con il prossimo sorso laverò via anche l'ultimo ricordo, e starò bene.

Poi le risate si erano fatte sospiri e parole amare. Da entrambe le parti, inaspettatamente. Avevano parlato molto. Avevano ascoltato. Fino a che Leroy non aveva detto, in un tono basso e cupo che sembrava incrinato:

«In ogni caso, chi si prenderebbe uno come me?»

«Sei molto dolce.»

«Già.»

«Soprattutto quando taci.»

«Che bel complimento.» Una pausa. Mary Margaret non riuscì a decifrare il suo sguardo, capì solo che si era fatto più vicino. Non la guardava negli occhi. Fissava un altro punto del suo viso, fino a che non disse di colpo, in una voce a malapena udibile: «Sai cosa sembra dolce? Le tue labbra.»

Sentì la propria bocca arricciarsi in un oh di sorpresa. Lui non sembrava il tipo da lusinghe.

«Ci stai provando con me, Leroy?»

«No. Se ci provassi con te, farei questo.»

La sua mano sulla nuca. Le sue labbra sulle proprie. Il fiato confuso nel suo, così improvvisamente che per un attimo Mary Margaret dovette pensare seriamente: sto baciando Leroy? Davvero?

Fu naturale aggrappare le mani allo scollo del suo giubbotto, e ricambiare il bacio con passione. Perché lui le piaceva. Perché la sua ruvidezza era vera, e non le faceva promesse, e non la guardava con adorazione dolente, come se volesse dirle: ti amerei con tutto me stesso, se solo non fossi sposato con una donna che non voglio lasciare. Fanculo a David, alle sue bugie, alle sue indecisioni. Mary Margaret si perse nella bocca di Leroy, che le diceva: non sei sola. Sono spezzato come te. Sono senza ali come te.

Si separarono per respirare. Il volto di Mary Margaret bruciava per lo sfregare impietoso della barba di lui.

«Cosa stiamo facendo?» mormorò.

I suoi grandi occhi azzurri erano spersi quanto quelli di lei. «Non lo so.»

E Mary Margaret non trovò soluzione migliore a quel dubbio che baciarlo ancora.

 

 

NdBlackFool.

Eccoci all'inizio di tutto. In questa fanfic ho ipotizzato che David non sia stato arrestato da Emma alla fine della festa; quindi, Mary Margaret e Leroy hanno finito la serata ubriachi, soli e...insieme. E da qui, una cosa ha portato all'altra.

Non ho niente contro Nova, lo giuro. Ma sia Leroy che Grumpy mi sembrano meno loro stessi quando sono con lei. So che nella serie Snow e Grumpy sono come fratello e sorella, ma non ho resistito all'ipotesi di vederli come qualcosa di più: ho idea che sarebbero non solo molto dolci, ma anche in grado di esaltare l'altro per com'è davvero, con i suoi pregi e i suoi difetti, con la sua parte splendente e quella danneggiata.

Grazie di cuore per essere passati di qui!

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Capitolo 6
*** Indossando i vestiti uno dell'altro ***


6. Indossando i vestiti uno dell'altro

 

Domenica mattina, da Granny's. Conversazione semplice di fronte a una colazione luculliana: un ricco brunch settimanale era qualcosa su cui Leroy non transigeva, cascasse il mondo. Certo, se non fosse stato per Mary Margaret probabilmente avrebbe divorato un brunch ad ogni pasto, con buona pace delle sue arterie. Avevano raggiunto un buon compromesso, a quel modo.

Stavano giusto programmando cosa fare nel pomeriggio (andare al corso di cucina a cui si erano iscritti senza mai partecipare – Mary Margaret – oppure restare in casa a poltrire davanti alla televisione – Leroy -) quando Ruby arrivò con il secondo cappuccino di Mary Margaret, e storse il naso mentre lo poggiava di fronte all'amica.

«Ragazzi, santo cielo, abbiate un po' di ritegno.»

Leroy e Mary Margaret alzarono lo sguardo su di lei in contemporanea. Non stavano facendo niente di particolare. Nemmeno si tenevano per mano.

«I vestiti» precisò Ruby, «Avete iniziato a scambiarveli, adesso? Siete proprio diventati due piccioncini.»

Entrambi fissarono il capo incriminato: il maglione grigio di Leroy, in cui il fisico sottile di Mary Margaret sprofondava confortevolmente.

Lui si schiarì la voce e aggrottò le sopracciglia. «Be'? Che c'è di male?»

Mary Margaret arrossì leggermente. «E' perché mi si è...» Strappata. «...sporcata la camicia a casa sua, e non avevo nient'altro da mettermi.»

«E quella?» Il dito pallido con l'unghia laccata di rosso indicò la sciarpa decisamente beige e molto di ciniglia che stava attorno al collo di Leroy, intrisa di un profumo poco maschile che si avvertiva anche a distanza.

Leroy distolse lo sguardo, mugugnando.

«Ho mal di gola e non avevo sciarpe pulite, ok? E ora fatti gli affari tuoi, non hai niente di meglio da fare che guardare come si veste la gente?»

Ruby se ne andò con una linguaccia a lui e un'occhiolino a lei.

Mary Margaret ridacchiava sommessamente, quando prese la mano di Leroy attraverso il tavolo.

«Il beige ti dona, sai? E anche il mio mio profumo ti sta bene.»

«Ah, taci.»

Bevve un lungo sorso di caffè nero, ma per quanto si fingesse offeso stava ancora ricambiando la stretta della sua mano.


 

NdBlackFool
Uh, questa challenge si sta facendo difficile! Ma ci proviamo. Grazie di cuore per continuare a seguire questa impresa :) domani mi attende una delle sfide peggiori, il cosplay! Pensando pensando mi è venuta una mezza idea...spero apprezzerete. Un bacione!

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Capitolo 7
*** Shopping ***


8. Shopping

 

D'accordo, Mary Margaret aveva infranto la sua promessa. Ma insomma, erano così graziosi, e le avevano fatto pena nel negozio di animali, in quella gabbia così piccola che a malapena potevano saltellare, figurarsi volare. La verità era che non sopportava di vederli rinchiusi, e appena aveva posato lo sguardo su di loro avevano fatto quel chirp così carino...

«No.»

Di fronte alla coppia di Inseparabili (il quinto duo alato che si presentava a casa nel giro di quindici giorni), Leroy aveva subito opposto un grugno duro e irremovibile.

«Ma Leroy!»

«Avevamo un accordo.»

«Che fastidio ti danno? Li libererò comunque in un paio di settimane, il tempo di riprendersi dalla malnutrizione e far sgranchire loro le ali nella voliera...»

«Che fastidio mi danno? Te lo faccio vedere subito.»

Con quelle parole, Leroy aprì l'armadietto dove tenevano il pane raffermo che Mary Margaret teneva da parte per i suoi amici pennuti. Uscì dalla porta a vetri che dava sul piccolo giardino della casa che avevano affittato da qualche mese, si circondò di un cerchio di briciole e ne prese un grosso pugno in entrambe le mani, lasciando il sacchetto ai propri piedi. Nel giro di pochi istanti, un cinguettio persistente invase l'aria, mentre piccoli pennuti di forme e colori differenti si posavano allegri, zampettanti e affamati sulle braccia di Leroy, sulla sua testa, sulle spalle e tutto intorno a lui, banchettando famelici.

«Eccolo qua, il fastidio. Non posso mangiare un dannato panino nel mio dannato giardino, che questi dannati mi prendono per il loro dannato fast food personale! E sono già un'orda, Mary Margaret. Un'orda. Non abbiamo bisogno di altri due mangiapane a ufo.»

Lei non demorse. Sbuffò, poggiò la gabbia a terra, incrociò le braccia al petto come sempre faceva prima di iniziare a replicare...e fu allora, che il suo sguardo incrociò il sacchetto del negozio di fai da te sul tavolino. Un sogghigno vittorioso si delineò sulle sue labbra, e causò l'accigliarsi improvviso del suo compagno.

«Guarda guarda...qualcuno ha fatto shopping.»

Estrasse dal sacchetto qualcosa che le era diventato molto familiare, da quando conviveva con Leroy: un set di punte per trapano elettrico.

«Nuovi giocattolini? Se non sbaglio è la terza volta che vai al negozio di fai da te, questa settimana.»

Lui si scrollò di dosso qualche uccelletto, ma i più continuarono a beccargli addosso senza turbarsi più di tanto. Replicò teso, sulla difensiva. «Avevo bisogno di attrezzi nuovi per rimettere in sesto la barca. Dunque?»

«Perché? Questi...» Mary Margaret andò verso l'armadio che stava sul fondo della stanza, e incurante del progressivo pallore di Leroy aprì l'anta con un gesto teatrale. Una gloriosa cascata di pennelli, brugole, punte da trapano, cacciaviti, martelli e pialle si rovesciò, con un tintinnio trionfante, sul pavimento della cucina. «...non bastavano?»

Si guardarono. Lei con un'espressione vittoriosa, lui con le guance gonfie per lo scorno.

«D'accordo» si arrese infine. «I pennuti restano.»


NdBlackFool

Accidenti, è passata una vita da quando ho aggiornato l'ultima volta e moltissime hanno già finito la challenge! Ho appena trascorso un paio di mesi piuttosto impegnati e allo stesso tempo impegnativi, e il ciclone non è ancora passato del tutto...ma ho deciso di continuare comunque questo progetto. Amo troppo la Snowy per metterla da parte...e grazie al prezioso consiglio di Giulia/Yoan, che mi ha suggerito cosa avrebbero potuto comprare MM e Leroy, l'ispirazione si è riaccesa! Chissà quando riuscirò ad andare avanti. Spero presto.
Grazie a chi è passato di qui! ^_^ 


Laura.

Ps: so che liberare i pennuti che non appartengono a un determinato clima è molto dannoso, in primis per loro stessi e in secondo luogo per l'habitat circostante. Ho solo voluto giocare un po' semplicisticamente con il topos di Biancaneve circondata da uccellini cinguettanti XD

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