Iced Glance

di Iced_Glance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nulla è per sempre, neanche l'amore ***
Capitolo 2: *** Occhi di ghiaccio ***
Capitolo 3: *** La prima volta ***



Capitolo 1
*** Nulla è per sempre, neanche l'amore ***


"C'era una volta - e c'è ancora - un'anima curiosa che vagava per gli spazi infiniti senza trovare un amore dentro al quale tuffarsi."
Massimo Gramellini

La guardavo, guardavo quel suo visino dolce. Senza farmi vedere, la osservavo. La ammiravo, ogni suo singolo movimento era una sorpresa per me, troppo orgoglioso per andare lì, baciarla e dirle che era il sole di ogni mia giornata spenta e la luna di ogni mia notte buia. Se solo avessi potuto, voluto diceva la mia coscienza , le avrei detto tante cose, le avrei detto tante dolci parole, le avrei fatto tornare in mente tanti bei ricordi, fino a che quei lacrimoni non sarebbero scesi giù per la sua guancia delicata costruendo un piccolo solco sul leggero strato di fondotinta che ogni giorno si dava per dare un po’ di colore a quelle guance candide. L'avrei portata fino in capo al mondo pur di vederla felice di nuovo. Mi sarei immerso nell'abisso più profondo per dirle che ha le labbra più rosse del corallo più raro, scalato la vetta più alta solo per urlarle che neanche il panorama da lassù potrebbe mai competere con lo splendore dei suoi occhi. L'avrei baciata come se fossi stato senza respiro, delicatamente, perché lei è fragile come una rosa senza spine, vulnerabile. Sarei stato quello che non sono mai stato, sarei cambiato, per lei, avrei fatto di tutto. Ma tutt’a un tratto mi sentivo immobile, incapace di ogni sorta di movimento. Sapevo che a trattenermi era la stessa forza che mi spingeva verso di lei. Sapevo che non sarei mai riuscito a renderla felice e lasciarla andare era stato il sacrifico più grande che avessi mai fatto nei miei trentadue anni.

 

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Capitolo 2
*** Occhi di ghiaccio ***


All’improvviso mi tornarono in mente i più bei ricordi di sempre, quando la domenica mattina la mia sveglia suonava alle 7.00 in punto perché alle 7.30 iniziavano le gare di pattinaggio e ovviamente non potevo perdermi l’amore della mia vita pattinare per me. Ero sempre in prima fila, il suo primo sostenitore.. che poi, come si poteva non sostenerla? Era così.. così dolce nel suo perfetto costume. La luce soffusa delle lampade rifletteva nel ghiaccio, dove lei fluttuava come su una nuvola, facendo brillare ancora di più quei grandi occhi celesti, del colore del ghiaccio ma mai, e ripeto mai, ho mai visto degli occhi che esprimono così tanto calore. Chiusi gli occhi e mi abbandonai alla dolce sensazione di rivivere quegli attimi. Amavo ogni singola parte di lei, eppure ero riuscito a dirglielo una sola volta. Lei me lo ripeteva ogni giorno quando arrivava e quando andava via. Sosteneva di amarmi ogni volta che la facevo ridere. Ogni volta che le facevo il solletico. Ripeteva di amarmi sempre, come per scacciare alcune mie insicurezze che non le ho mai confessato. Riusciva a leggermi nel profondo dell’anima. Per me invece era come un libro chiuso, potevo osservare la copertina e tutte le rifiniture della rilegatura, ma non sapevo niente della storia, a parte il titolo. Oh, il suo nome. Il suo nome suonava nella mia mente come uno scintillio. Se mai gli angeli dovessero avere un nome, questo sarebbe sicuramente Ludovica. Ricordo ancora la prima volta che l’ho vista.

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Capitolo 3
*** La prima volta ***


Era l’otto maggio, giovedì, e come ogni giorno stavo aspettando il tram per andare a lavoro. L’arrivo del tram era previsto per le 08.17, erano le 8.25 quando in fondo alla strada avvistai un grande mezzo di trasporto arancione. Appena chiuse le porte, nonostante il ritardo, vidi una ragazza correre e sbraitare per salire. Il conducente un po’ divertito da questa giovane accaldata, probabilmente a causa della corsa, aprì sorridendo le porte facendo entrare la sconosciuta e il suo sorriso a trentadue denti. Essere riuscita a prendere quel tram le sembrava una tale conquista, le si leggeva in faccia che era soddisfatta. Pareva così.. distratta, sbadata, un uccellino che ha appena imparato a volare e per le prime volte assapora il brivido di sbattere le ali lontano dal nido. Da quel giorno tutte le mattine mi imbattevo nella sua figura. Sul marciapiede di fronte, alla fermata del tram, sul tram stesso. Molto spesso i nostri occhi si incontravano e per me tutte le volte era amore, amore a prima.. seconda, terza, ottava, undicesima vista. Tutti i giorni era come se la incontrassi per la prima volta e mi dava sempre le stesse sensazioni. Avevo già provato quelle emozioni, avevo già provato l’amore.. o almeno credevo di aver già provato l’amore. Davanti alla bellezza dei suoi occhi mi sentivo piccolo. Ogni giorno mi sentivo un quindicenne alle prese con la prima cotta adolescenziale, tutto in me iniziava a fremere e alla fine ho capito, quegli sguardi rubati.. io l’amavo e anche lei mi amava, solo che ancora doveva scoprirlo.

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