Capitolo
3
You
said it best, when you
say nothing at all...
“Shigure”.
La voce non apparteneva di
certo ad
Hatori. Shigure era sorpreso, ma non troppo, in fondo Akito dava
l'impressione di essere una ragazza sveglia e decisa.
“Akito”,
rispose semplicemente.
“Vediamo
quello che dirà”,
rimuginò fra sé e sé.
Akito si richiuse la porta
alle spalle
ed iniziò:
“Ieri sera era il
contrario”, e
vedendo lo sguardo confuso di lui aggiunse:
“Io ero sdraiata
sul letto ed eri tu
ad entrare”.
“Accipicchia, sei
una che va subito
al sodo, non è vero?” esclamò lui,
compiaciuto dal
suo modo di fare.
“Diciamo di
sì... Posso
sedermi?”
“Come capo
famiglia non hai bisogno
di chiedere”, la stuzzicò lui.
“Vuoi dire che
come capo famiglia, mi
appartengono tutto e tutti? Hatori di sicuro non la pensa
così...”
Prese graziosamente posto
nella
poltrona vicina e lo guardò. Shigure notò che il
suo
sorriso era nervoso e tirato. Ma ciononostante Shigure provava
l’istinto di provocarla.
“Hatori diceva
che sei una mia fan”.
“Sì,
lo sono”, fu la
disarmante risposta. Ad un tratto Shigure si sentì
colpevole,
sapeva che la ragazza voleva parlare della ‘loro
notte’, e lui
non sapeva far altro che punzecchiarla crudelmente.
“Sono un idiota,
scusami”.
“Di
niente”. Il sorriso questa
volta riuscì.
“Mi dispiace per
quello che è
successo, credimi non intendevo... Cioè, non sapevo chi
fossi…
Pensavo un rega... Be’, come posso spiegarti...”
“Tu credevi che
fossi il tuo regalo
di compleanno”
O era molto intelligente,
oppure una
maga.
“Lo so
perché me lo hai detto
tu, dopo che...”. Arrossì ma continuò
coraggiosamente
“...Dopo l'amplesso”.
“Ahahah!”
Shigure si mise a ridere
forte nel vederla imbarazzata.
“Per favore
Shigure, Hatori ci
sentirà!” esclamò lei, spaventata.
Il nome di Hatori
bastò per far
dissipare come d'incanto l'ilarità di Shigure.
“Certo, scusami.
Allora, sì,
dicevo... Mi sembravi una squillo”
“Una squillo io?
Ma perché?”
“Mi sono confuso
con le stanze e
appena ti ho visto con quella camicina da notte... Ero stanco e avevo
bevuto, ma tutto questo non mi scusa”, e prima che lui
potesse
aggiungere qualcosa, lei lo interruppe.
“Non ti devi
dispiacere” disse
diventando rossa. Shigure constatò come lei fosse ancora
più
bella quando arrossiva.
“Avevo intenzione
di perdere al più
presto la mia verginità”.
“Porco cane! Al
povero Hatori
verrebbe un colpo, se lo sapesse”.
Il volto della ragazza si
oscurò
ad un tratto.
“Oh, ho sedici
anni, dopotutto. In
Giappone ci si può già sposare a questa
età!
Hatori non vuole ammettere che io sia cresciuta. Sono una donna e
comunque ormai ciò che è fatto è
fatto, e non si
può cambiare. Hai dormito con me e... A me è
piaciuto”,
ammise la ragazza.
“Questa storia
riguarda soltanto noi
due, Hatori non lo deve sapere!”
“Il nostro
piccolo segreto?”
“Il nostro
segreto. Piccolo o grande
che sia”
“Wow!”
E finalmente i due diedero
sfogo
ridendo all'imbarazzo e all’insicurezza.
“Adesso ti lascio
riposare, scusami
per il disturbo”. Si alzò per uscire, ma la voce
di Shigure
la trattenne.
“Akito”.
“Sì?”,
rispose voltandosi.
“È un
onore essere stato il
tuo primo amante”.
La ragazza non sapeva cosa
dire, così
optò per la risposta più banale, ovvero
l’unica che
le venne in mente.
“Prego”,
e con questo scappò
dalla stanza. La coscienza di Shigure non era candida come la neve,
ma almeno era un po’ più sollevata.
“Che
ragazza!” disse lui con
ammirazione. Se lei non fosse stata la sorella di Hatori... Allora
Shigure avrebbe approfondito volentieri la loro conoscenza.
Shigure chiuse gli occhi, addormentandosi quasi subito.
“Ehi,
dormiglione, svegliati!”
Shigure avrebbe preferito
di gran lunga
essere svegliato da Akito, possibilmente nella sua deliziosa camicia
da notte con i fiocchetti. Invece a disturbare il suo sonno era stato
Hatori, un'alternativa decisamente non altrettanto invitante per
Shigure.
“Ok, ok,
finiscila, mi sto alzando”.
“Bene,
è già ora di
pranzo. Akito ha scoperto il suo lato da casalinga”, disse
sorridendo al cugino.
“Deve essere
orrendo avere dei fan,
non è vero?”
“Be’...”
“Fino a quando
lei si limita a
riempirti di cibo, non ho nulla in contrario. Basta che lei non si
trasformi in una groupie”, rise Hatori.
Shigure si
sforzò di ridere. “Se
lui sapesse...”.
“Be’,
non mi dispiacerebbe avere
dei groupie, ma caro Ha-san, purtroppo sono soltanto un misero
scrittore, non una rock star”.
Hatori sorrise per la
leggera ironia
nel tono dell’altro. Shigure aveva sempre avuto fortuna con
le
donne, ma dopo essere diventato famoso si era ritrovato con uno
stuolo di donne ai suoi piedi.
“Donne!”
“Andiamo Hatori,
non si deve mai
lasciar aspettare le signore!”.
“Dopo di
te”.
“Oh, grazie
gentile signore”, e
ridendo si incamminarono insieme.
Il pranzo era delizioso,
Akito aveva
preparato l’Oden, una tipica zuppa giapponese.
“Non sai quanto
mi sia mancata la
cucina giapponese! All'estero non trovi granché oltre al
sushi”, e Shigure sottolineò la sua affermazione
servendosi
una doppia razione.
Hatori era divertito e
Akito lottava
per non arrossire.
“Shigure
è così...
Bello, intelligente e per nulla arrogante. Com'è diverso
dagli
altri...”
“Akito, vuoi
sposarmi?”
“Fantastica
a letto e pure in
cucina...”
“Oh mio
Dio, fammi morire adesso,
adesso, all'apice della mia felicità...”.
Akito era
emozionata, anche se sapeva che lui stava solo scherzando.
“Dici questo
perché non hai
mai assaggiato il suo curry... Credimi, si trattava più di
tentato omicidio che di cibo” rise il fratello.
“Hatori!”
Akito certe volte avrebbe
volentieri
buttato un vaso sulla sua testa dura. Shigure stava ridendo, ma
rideva di lei?
“Quanto
ride è ancora più
affascinante”, pensò, e rise insieme a i
due. Non poteva
comportarsi da bambina o Shigure l'avrebbe disprezzata, pensava.
“Un giorno devi
prepararmi questo
fantomatico 'curry-assassino'”.
“Se vuoi lo
preparo stasera”,
rispose pronta lei.
“Se...”
“Mi dispiace, ma
stasera Shigure e io
siamo fuori”.
“Ah!”.
Akito era delusa.
“Si, 'Ah'. E tu,
mia bella, vedi di
fare i compiti. Marinare la scuola è già
abbastanza
brutto, e anche se stavolta ho chiuso un occhio, non intendo
tollerare che tu non faccia il tuo dovere. Sei peggiorata in
Giapponese classico!”
“Va bene padrone,
ma il Giapponese
classico non è e non sarà mai la mia materia
preferita”.
“Io adoro il
Giapponese classico”,
disse Shigure.
“È
vero, ti è piaciuto
sin da piccolo” ricordò Hatori.
“Ho frequentato
dei corsi
universitari all'Estero... Se vuoi ti posso dare una mano”,
gli
sfuggì prima che l'allarme nel suo cervello potesse scattare.
Due voci discutevano nella
sua
testa:“Shigure, mi sembrava che avessi deciso di
tenerti lontano
da lei!”, e la seconda tentava di difendersi: “Ma
tanto
non credo che lei accetterà mai!”
“Shigure, credevo
che volessi
rilassarti e cominciare un nuovo romanzo, non avrai certamente il
tempo e i nervi necessari per tentare di insegnarle
qualcosa...”
“Sei un mostro!
Shigure, credimi, non
sono un'idiota!”
“Prima
una squillo, adesso
un'idiota... Stiamo migliorando!” Akito avrebbe
schiaffeggiato
volentieri Hatori.
“Ma ti pare! Ho
un metodo di
scrittura tutto mio, sono convinto che insegnare qualcosa ad Akito mi
inspirerà” “Shigure stai
ragionando con i tuoi organi
sessuali!”
Ancora una volta la sua
lingua era
stata più veloce del suo cervello. Aveva deciso di tenere le
mani a posto, ma la curiosità di vedere come Akito avrebbe
reagito era troppo forte.
“Grazie, accetto
volentieri, e
cercherò di non deludere le tue aspettative”,
rispose lei
guardandolo negli occhi.
“Mi sta
sfidando?”, si
chiese Shigure divertito.
Qualcosa disturbava Hatori,
anche se
non sapeva dire cosa. Era come se lui fosse l'unico a non capire cosa
stesse succedendo, ma decise di non darci troppa importanza.
Pensò al
programma di quella
sera. Kana voleva presentare una ragazza a Shigure, e Hatori era
sicuro che in poco tempo il cugino non avrebbe avuto più
tempo
per dare lezioni... Hatori nascose una piccola risata dietro la sua
salvietta.
“Be’,
avevo pensato di ingaggiare
una studentessa, ma visto che Shigure è così
gentile...”
Hatori era sicuro che
conoscendo a
fondo Shigure, la cotta di Akito sarebbe svanita come neve al sole.
I tre sparecchiarono e
sistemarono la
cucina insieme.
“Adesso Shigure e
io faremo una
passeggiata, tu fai i compiti, da brava”.
Akito alzò gli
occhi al cielo,
di solito trovava Hatori in versione mamma molto divertente, ma
venire trattata da poppante davanti all'uomo su cui voleva fare
colpo... Non era per niente gradevole! Ma Akito decise di fare i
compiti senza protestare. Dopotutto, era una ragazza intelligente e
li finì velocemente.
I ragazzi fecero una lunga
passeggiata
e nonostante i rimorsi di coscienza, Shigure trovò la
giornata
stupenda, pur accorgendosi di pensare spesso ad Akito.
L'ora di uscire si
avvicinò in
un battibaleno e quando tornarono a casa trovarono la ragazza
addormentata sui suoi libri.
"Be’, almeno ha
fatto i compiti"
disse Hatori, e sorrise, con la tenerezza di un vero padre.
Prese la ragazza tra le sue
braccia e
la portò nella sua stanza, ignaro che la sua
‘bambina’
fosse ormai una donna... Grazie a Shigure.
“Akito o
qualcun'altra, ho
solamente bisogno di una donna, niente di più”
Anche perché, se
Shigure aveva
imparato qualcosa dalla vita, era proprio che le donne erano in fondo
tutte uguali.
Fine capitolo
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