Angel

di lacla32
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuova missione ***
Capitolo 2: *** No grazie ***
Capitolo 3: *** Il tuo angelo ***
Capitolo 4: *** Madison ***
Capitolo 5: *** Lexton ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Nuova missione ***


“Quello non è il modo giusto per farlo” dico fissando il ragazzo attonito che di colpo si gira a fissarmi.
“Ti faccio vedere” dico prendendo un po’ di rincorsa e facendo uno splendido tuffo a bomba giù dal ponte.
 
Qualche giorno prima…
“Allora come è andata l’ultima missione?” chiede Mimi sedendosi davanti a me col suo vassoio stracolmo di patatine.
“Bene” brontolo fissando il mio caffè
“Dovresti cercare di sorridere un po’ … non uccide sai?” mi consiglia sfoderando uno dei sorridi più belli del suo repertorio. Alzo un sopracciglio squadrandola, sono anni che la conosco e il suo aspetto è sempre lo stesso, capelli castani corti, occhi marroni e ciglia lunghe, un sorriso da favola e una voglia di vivere, se cosi posso dire, impressionante.
“Sono già morta, idiota” ribatto trangugiando il mio caffè
“Uff lo sono, però sei sempre cosi…” cerca le parole
“Cosi triste? Scontrosa?” dico alzandomi “Mi mancano ancora tanti anni per scontare la mia pena, se fossi nella mia situazione i tuoi stupidi sorrisini non esisterebbero” ringhio
“Come sei drammatica! Anche a me mancano molti anni, vorrei ricordarti” sbuffa mettendosi in bocca un paio di patatine
“Si ma…” inizio a dire ma vengo interrotta dal mio cellulare che suona, do un’occhiata al display e riaggancio la chiamata
“Era il capo?” domanda mangiando altre patatine
Annuisco e mi avvio all’uscita sentandola urlare alle mie spalle “Cerca di non farlo arrabbiare, ancora”
Esco dal locale facendo sbattere la porta alle mie spalle e sbuffando. Do un occhiata intorno, tutto è come sempre, come è sempre stato e come sempre sarà, il sole, la perenne temperatura gradevole, gli alberi in fiore, gli uccellini…
Adocchio una panchina e mi ci dirigo stancamente, sono solo le 10 di mattina e già sono ridotta uno straccio, mi stendo e metto un braccio sugli occhi per coprirmi dal sole e rimango in ascolto della brezza e degli uccelli e aspetto. Non so esattamente quanto tempo passi ma una secchiata d’acqua mi fa drizzare di colpo “Ma che diavolo!” strillo alzandomi e guardando l’acqua gocciolare giù dai mie calzoncini di jeans “ erano i miei preferiti!”
“Oh che peccato” dice in tono sarcastico il mio interlocutore
“Muori, Sam” ribatto in tono altrettanto gentile
“shh shh non dire cosi” risponde in tono falsamente triste “Ti ho chiamata diciamo una ventina di volte”
“Opss credo di non aver sentito il telefono” ribatto sorridendo e togliendomi la maglietta e strizzandola.
“Quando imparerai?” mi chiede sconsolato Sam, appoggiandosi all’albero
“Quando sarai meno bastardo?” chiedo a mia volta, lanciandogli uno sguardo omicida
“Vai a cambiarti, ti voglio tra 20 minuti nel mio ufficio” ordina senza guardarmi in faccia e facendo un piccolo balzo e volando via
“Stupido piccione” brontolo avviandomi verso casa. Un ‘ora dopo sono seduta in sala d’attesa ad ascoltare il ticchettio convulso della bionda ossigenata, meglio detta segretaria, che seduta alla sua scrivania sembra tutta assorbita nel suo lavoro.
La porta dell’ufficio di apre e sbuca fuori San che mi invita ad entrare, stancamente mi alzo, senza neanche degnare di uno sguardo il mio capo arranco nel suo ufficio per poi distendermi sul divanetto.
“Fa come se fossi a casa tua” dice chiudendo la porta ed accomodandosi alla scrivania.
Io rimango in silenzio annusando l’aria, mi piace molto il suo ufficio, ha un profumo di vaniglia misto ad altro che non sono mai stata capace di identificare.
“La tua prossima missione vale 50 punti” inizia, subito spalanco gli occhi e mi tiro a sedere scrutandolo in cerca della sua solita espressione del tipo ‘ ti ho fregato’, ma non c’è
“50 punti? Non sono un po’ tanti?” domando cauta, alzandomi e avvicinandomi alla scrivania
“Tieni” dice porgendomi un fascicolo che afferro e apro in un unico movimento, dopo una rapida occhiata e poi lo riappoggio sulla scrivania “ Non mi interessa” dico fissandolo
Mi lancia uno sguardo sorpreso “Sei sicura? Sono 50 punti e tu ne hai bisogno…”
“Io aiuto le vecchiette ad attraversare la strada, i bambini ad superare un trauma, i gatti a scendere dagli alberi… non casi disperati come questo” affermo afferrando la maniglia della porta
“Se vai avanti cosi non arriverai mai a…” inizia ma subito lo zittisco “ Non mi interessa”
“Sei una codarda”
“Sta zitto!” sibilo voltandomi
“Hai paura di sporcarti le mani” mi accusa.
Il mio corpo si muove da solo, percorro la sala a lunghi passi e afferro il suo collo avvicinando il mio volto al suo e ad un pelo dalle sue labbra sibilo “tu non sai niente di me”
“Questo lo dici tu” dice afferrandomi la mano ancora stretta attorno al suo collo, con uno sbuffo mi allontano e afferro il fascicolo avviandomi alla porta, senza voltarmi dico “ Se riesco a portarla a termine voglio più punti” ed esco senza sentire la sua risposta.
Sono oramai un paio d’ore che sono seduta sul divano col fascicolo poggiato sul tavolino che mi guarda “ora o mai più” dico afferrandolo e aprendolo sul primo dei tanti fogli, con calma leggo tutto e sbuffando getto di nuovo il fascicolo sul tavolo, afferro il telefono e compongo il solito numero “Pronto” dice il vocione dall’altra parte
“Hei sono io” dico in tono neutro
“oh ciao! Non mi aspettavo una tua chiama cosi presto” 
“Lo so, mi serve un varco per le 18 di questo pomeriggio” ordino
“Hai già l’autorizzazione di Samuel?” domanda, in sottofondo sento il ticchettio dei tasti del computer
“Si”
“Perfetto, dimmi dove sei diretta”
“Charleston”
“Ok perfetto, alle 18 al solito posto” dice riagganciando
Do un’occhiata all’orologio sono le 17.00, prendo il fascicolo lo getto nel cestino ed esco avviandomi verso la zona dei varchi, so già che quando tornerò a casa da questa missione mi sentirò di nuovo male, non posso salvare tutti, neanche uno stupido ragazzino.
 
 
 
Il mio angolino…
Ciao a tutti! o mamma è una vita che non scrivevo più qualcosa, cosi visto che sono contro la mia volontà, costretta a stare in casa, tra una pausa e l’altra di studio scribacchio qualcosa (spero di decente).  Beh non ho altro da dire…aspetto qualche commento! Baciotti  a tutti XD

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Capitolo 2
*** No grazie ***


In tanti anni di duro lavoro, avevo visto le reazioni più disparate alla fantomatica rivelazione su chi fossi.
C’era chi era svenuto, chi si era messo a piangere oppure era fuggito urlando, chi aveva tentato di buttarmi acqua santa addosso… ma mai nessuno si era messo a ridere.
Ed ora mi ritrovo in piedi in questo sudicio salotto, guardando Gale che se la ride come se avessi appena raccontato una delle barzellette più divertenti della storia.
Do un paio di colpi di tosse, giusto per fargli capire che la sua reazione è del tutto sbagliata.
“Scusa, hai ragione” dice asciugandosi le lacrime col pollice “è solo che, mio dio, questa è la migliore battuta che abbia mai sentito” e scoppia in un’ altra sonora risata.
“Guarda che non sto scherzando” dico avviandomi verso di lui e piazzandomi esattamente al centro del tavolino
In un attimo scatta in piedi con gli occhi sgranati indicando le mie gambe.
“Cosa c’è?” dico abbassando lo sguardo
“T-tu sei…” balbetta
“Forse è meglio che ti siedi… ok?” suggerisco
Lui mi guarda un attimo e poi si siede, sempre fissando le mie gambe che piano piano abbandonano il tavolo per arrivare al divano, dove mi siedo incrociandole.
“Ora che abbiamo appurato che tu non sei pazzo e io sono morta, potresti concedermi dieci minuti per spiegarti cosa ci faccio io qui?” domando esasperata
“Deve essere un sogno” borbotta allungando una mano e trapassandomi una coscia
“Ehi giù le zampe!” strillo, di colpo ritrae la mano fissandomi.
Passano un paio di minuti quando si alza e si dirige in camera sua e si butta sul letto
“Ma che fai dormi?” domando
“Shhh” ribatte lui coprendosi col cuscino
Sono appollaiata sul divano da oramai diverse ore, Gale è nella sua stanza che dorme beato e io sto perdendo tempo, ho pochi giorni e lui dorme “Dannazione” impreco alzandomi ed incanalando tutte le mie energie per passare alla forma corporea, solo ora mi accorgo di quanto freddo faccia in questa casa. Con passo deciso mi avvio alla stanza, appena entro sento il russare leggero del ragazzo, senza troppe cerimonie prendo la bottiglia d’acqua posta sul comodino e gliela rovescio in testa. Con qualche imprecazione spalanca gli occhi fissandomi.
“Buon giorno bell’addormentato” dico sorridendo. Lui mi fissa esterrefatto mentre le goccioline d’acqua cadono sul cuscino.
“Ora rimarrai qui e parleremo del futuro” il mio tono è autoritario
“Vorrei semplicemente che mi ascoltassi ok?” chiedo addolcendo la voce e sedendomi sul letto
“Tu sei reale?” domanda allungando una mano per toccarmi
“Sei un maniaco lo sa?” ribatto storcendo il naso
“Ho bisogno di un caffè” borbotta alzandosi
 
Siamo seduti uno di fronte all’altra con una tazza di caffè fumante davanti
“Per quanto assurdo… proverò ad ascoltarti” dice fissandomi di sottecchi
“Bene, mi chiamo Amy e sono una specie di angelo” inizio
“Non hai le ali” afferma
“Zitto sto parlando” dico fulminandolo con lo sguardo “Stavo dicendo, sono una specie di angelo, ma questo non ti interessa. Sono qui per un preciso motivo, cioè aiutarti a non morire”
Il suo sguardo passa da divertito ad incredulo in una frazione di secondo “a non morire?” balbetta
“Non posso spiegarti i dettagli ma tra 20 giorni, oramai 19 farai qualcosa di molto stupido e io sono qui per impedire questo”
“Aspetta! Cosa intendi  per “qualcosa di molto stupido?” mi domanda
“tipo cercare di vedere a quale velocità si sfracella il tuo corpo, buttandoti da un ponte di 60 metri” dico in tono di rimprovero
“Hai frainteso!” esclama lui
“Umm…ne dubito” ribatto
“Non volevo suicidarmi!”
“Faccio questo lavoro da anni oramai, non ci casco” sospiro
“Che razza di angelo custode sei , se non credi al tuo protetto?” domanda alzando un sopracciglio
“Mi vuoi ascoltare?” sbotto, incomincio ad arrabbiarmi seriamente
Lui sorseggia il suo caffè “fai pure”
“Grazie, allora ti stavo spiegando, io non so esattamente cosa farai, nessuno lo sa, il futuro non lo possiamo prevedere, so solo che infrangerai una regola e questo ti porterà su una brutta strada…”
“Brutta strada?” domanda incuriosito
“Te l’ho già detto, io non so cosa farai o cosa succederà in questi giorni io so solo che ti devo proteggere ed evitare in qualsiasi modo che ti succeda qualcosa”
“Quindi sei la mia guardia del corpo?”
“Si, una specie”
“Beh” dice alzandosi “ Non ne ho bisogno, grazie”
Io mi alzo di scatto “Stai rifiutando il mio aiuto?” sbotto inorridita
“Si”
“Ahah non ci posso credere! Ti rendi conto di quello che stai facendo? Non tutti posso avere questa opportunità da vivi!”
“Allora vai ad aiutare chi ha bisogno”
“Idiota! Mi prendi in giro? Puoi redimerti e vivere la tua vita felicemente e quando morirai andare diretto nell’Eden”
“Preferisco il caldo dell’inferno” dice sarcasticamente
Scuoto la testa sospirando “Tu la vedi cosi, ma i miei superiori pensano che dentro di te ci sia ancora qualcosa da salvare”
“Beh di ai tuoi superiori che faccio da solo” e si avvia in camera
Io lo seguo “Non posso tornare indietro”
“Come scusa?” dice prendendo uno zaino e avviandosi all’ingresso
“Sono stata assegnata a te per i prossimi 19 giorni, non me ne andrò tanto facilmente”
“Benissimo allora vai a farti un giro, è stato bello conoscerti, ci si vede” cosi dicendo esce dall’appartamento sbattendomi la porta in faccia.
 

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Capitolo 3
*** Il tuo angelo ***


“Dannazione” borbotto  appena metto piede nel vicolo, do una rapida occhiata attorno “ certo che hanno scelto un bel posto dove farmi atterrare”
Fa un freddo cane e io sono in pantaloncini corti e canottiera, l’ultima missione era ai Caraibi e mi sono completamente dimenticata che nel resto del mondo fa freddo in pieno Gennaio. Devo assolutamente trovare il ragazzo prima che sia troppo tardi e poi cercarmi un cappotto.
Esco dal vicolo, cercando di orientarmi, avrei dovuto ascoltare la spiegazione di Sam ma ero troppo occupata a mandarlo a quel paese, “stupida” mi dico dandomi un colpo di mano sulla fronte. Sbuffando per il freddo entro in un negozio, dove una commessa attonita mi saluta chiedendo se avessi bisogno di un cappotto, io gentilmente annuisco. Dieci minuti dopo sono vestita di tutto punto con un paio di jeans lunghi, un maglioncino panna che a detta della commessa risalta i miei occhi verdi, una bella sciarpa e il cappotto ma soprattutto con una mappa precisa sul come raggiungere il mio obbiettivo.
Dopo mezzora di camminata intravedo il ponte, con cautela mi avvicino ed è allora che lo vedo, un ragazzone di un metro e ottanta, capelli neri brizzolati con lo sguardo fisso sulle acque nere che tranquille scorrono sotto di noi. Lo vedo mentre si arrampica sulla balaustra ed esita, a questo punto intervengo.
“Quello non è il modo giusto per farlo” dico fissando il ragazzo attonito che di colpo si gira a fissarmi.
“Ti faccio vedere” dico prendendo un po’ di rincorsa e facendo uno splendido tuffo a bomba giù dal ponte.
Sto volando letteralmente giù quando sento un urlo strozzato, mi blocco a mezz’aria guardo all’insù e salutando con una mano il ragazzo bianco come un cencio aggrappato ad una sbarra di un lampione, lentamente risalgo fino a mettermi in equilibrio nel punto esatto in cui si trovava lui un attimo prima.
“Ti senti bene?” domando, forse ho esagerato.
Lui non risponde e mi fissa, scendo dalla balaustra e mi avvicino mentre lui indietreggia “ehi non voglio farti del male” dico alzando le mani in segno di resa
“S-sta-mmi lontano mostro” balbetta
“Mostro a chi, idiota!” esclamo stizzita  “porca miseria, avevo appena comprato quei vestiti!” esclamo guardando giù dal ponte cercando di intravedere il cappotto o almeno i jeans.
“Lei! Si è buttata ed è tornata su” sento dire alle mie spalle, mi volto e vedo il ragazzo che parla con un uomo, probabilmente un passante
“Lei chi? Ragazzo li non c’è nessuno” dice l’uomo
Io rimango li a sorridere e alzo la mano salutando
“ci sta salutando!” esclama il ragazzo
“forse hai bisogno di aiuto? Dimmi dove abiti, ti accompagno a casa” suggerisce l’uomo togliendosi il cappello e grattandosi la testa.
Il ragazzo fa vagare gli occhi da me all’uomo e poi alzandosi dice “No sto bene” e si avvia, l’uomo rimane a fissarlo un momento e poi borbottando se ne va.
“Ehi aspetta” dico correndogli dietro, lui mi ignora
“Sto parlando con te” dico mentre lui prosegue per la sua strada imperterrito, io decido di seguirlo, arrivati davanti ad un vecchio palazzo di ferma e voltandosi dice “ Vattene”
“Ti piacerebbe “ ribatto fissandolo nei suoi occhi neri
Lui mi fissa a sua volta e poi apre il cancello chiudendomi fuori.
“Idiota” esclamo attraversando il cancello senza il minimo sforzo e seguendolo. Entriamo in un piccolo appartamento sudicio.
Lo seguo fino al salotto e mi accomodo accanto a lui sul divano.
“Sai, non serve che ti butti giù da un ponte per morire, basta restare in questa topaia un paio di giorni” esclamo guardandomi attorno
Lui sospira e mi fissa “ stai zitta” si prende la testa tra le mani, apre un cassetto del piccolo tavolo davanti al divano e tira fuori un flacone e dopo aver preso due pillole lo butta per terra.
“Posso darti un consiglio?” chiedo, senza aspettare la sua risposta inizio “Quella roba non serve, se vuoi farmi andare via devi risolvere i tuoi problemi e io sono qui per questo” dico cercando di fare il mio sorriso migliore, uno in stile Mimi
Lui mi lancia un occhiata alzando un sopracciglio e si alza, subito seguito da me, entriamo in un piccolo bagno, lui incomincia a spogliarsi e io rimango li con un sorrisetto sulle labbra.
“Quanto ci mettono ste pillole a fare effetto” borbotta aprendo l’acqua della doccia
“Non faranno mai effetto” dico fissandolo entrare in doccia
Dopo 5 minuti riemerge dal vapore strizzando gli occhi “forse dovremmo sederci e parlare” propongo prima che si fiondi a prendere altre pillole
“Parlare con una cosa nata dalla mia mente?” dice sarcastico
“Io non sono una cosa, prima di tutto e poi non sono nata dalla tua mente” dico stizzita incrociando le braccia sul petto
Ancora avvolto nell’asciugamano si avvia in salotto, dove entrambi ci accomodiamo sul divano
“Bene” inizia “Cosa vuoi da me?”
“Che maleducato!” esclamo “ a casa mia ci si presentava”
“io sono Gale” borbotta
“ Lo so” rispondo sorridendo “ io sono Amy”
“Se sai già il mio nome perché me lo hai chiesto!”
“Si chiama socializzare, sai quella cosa che fanno le persone che si incontrano per la prima volta…” dico come se stessi parlando con un  bambino di pochi anni
Lui mi guarda perplesso
“Ascolta io so tutto di te” inizio “sono qui per aiutarti”
“Non mi puoi aiutare” sussurra, di colpo sembra svuotato da qualsiasi energia
“Senti, ne te ne io vorremmo essere in questa situazione, cerca di renderla meno difficile ok?” borbotto abbandonandomi sul divano
Dopo un lungo silenzio mi chiede “Cosa sei?”
Io mi alzo e comincio a camminare per la stanza, fermandomi e guardandolo come se la risposta fosse piuttosto ovvia “il tuo angelo custode ovviamente”


il mio angolino...
i prossimi capitoli saranno di sicuro più chiari....fatemi sapere cosa ne pensate!

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Capitolo 4
*** Madison ***


“Ho sempre amato la storia” sussurro
“Sta zitta, sono 5 ore che parli!” esclama Gale sbattendo i pugni sul banco.
“Helvet tutto a posto?” domanda il professore abbassandosi gli occhiali sul naso
“Ahah che figuraccia” dico ridendo a più non posso
Gale mi lancia un’occhiataccia e sempre fissandomi dice “Si, mi scusi, forse è meglio se esco a prendere un po’ d’aria”  cosi dicendo si alza ed esce
“Non ti devi arrabbiare” dico svolazzando per il corridoio
“Si può sapere che diavolo vuoi?” domanda voltandosi
Alle sue spalle sentiamo due colpi di tosse, sono due ragazze che si stanno godendo la scena di un pazzo che parla da solo, mi scappa una risatina coperta da un suo insulto.
 
“Se mi degnassi di un minimo di considerazione, forse non passeresti per un pazzo psicopatico che parla da solo” borbotto mentre si siede al tavolo della mensa
“Ehi amico! Come stai?” domanda un ragazzo con una folta chioma rossa, sedendosi sopra di me
“Ma che maniere” esclamo spostandomi, a Gale scappa una risatina
“Sto bene, ieri non ho dormito molto” risponde
“Prendi ancora le pillole?” domanda l’altro ragazzo
“A volte”
“Ti va se sta sera usciamo? Facciamo un giro, cosi tanto per divertirci un po’” propone
“No, Mike davvero sto bene” lo rassicura Gale
Sono intenta a seguire la conversazione quando il cellulare nella mia tasca vibra, lo tiro fuori e vedendo il nome di Sam, riaggancio sbuffando
“scusa ma mica sei un angelo? A che ti serve il telefono?” mi domanda Gale
“Angelo?” domanda Mike a sua volta guardando nella stessa direzione di Gale “Amico, sicuro di sentirti bene?”
“Il tempo delle letterine è finito e sai, per quanto siano comodi i postini celesti il cellulare è leggermente più pratico” spiego in tono divertito
“Postini celesti?” domanda
“Ok, senti forse dovresti tornare dal dottore… come si chiamava? Nicol… Nigol…” azzarda Mike
“Dottor Naigel e no, non ne ho bisogno” afferma Gale alzandosi
“Per questa sera?” domanda speranzoso mister chioma infuocata
“Ho gli allenamenti, facciamo per Sabato prossimo?”
“Come vuoi” sussurra sconsolato Mike
 
“Aveva in testa una zucca” scherzo mentre camminiamo per il corridoio
“Già” borbotta
“Hai detto che hai degli allenamenti…” cerco di avviare una conversazione
“Mica sapevi tutto di me?”
“Il tuo fascicolo era troppo noioso non l’ho letto tutto, mi sono fermata alla prima pagina”
“Fascicolo? No aspetta, lascia stare non mi interessa!” dice scuotendo la testa
“Ciao” sussurra una voce alle nostre spalle, ci giriamo
“Oh oh “ commento
“Ciao” saluta lui lanciandomi un’occhiataccia
“Come stai?” domanda la ragazza
“Eh cosi ti piacciono le bionde? E bravo Gale” dico dandogli un pugno sul braccio che naturalmente lo trapassa
“Non fare ste cose, mi fanno senso” mi sgrida
“Forse non è un buon momento” sussurra la ragazza
“Oh no, emm… scusa Susan! Io… emm… hai bisogno?” domanda
“No solo, insomma volevo sapere se vai alla festa di Morgan…” domanda alzando gli occhi
“le bionde occhi azzurri… beh ti facevo uno coi gusti più complicati, sai roba tipo tattoo o…” inizio
“Si, ci vado è domani giusto, vuoi che ti passi a prendere?” chiede lui ignorandomi
La ragazza annuisce “Ti ringrazio, a domani allora ” dice congedandosi
“Ciao “ la saluta Gale con un gesto della mano
“Evviva!!” esulto “Andiamo a una festa”
“Io vado, tu no” ribatte
“Perché?” mormoro col broncio
“Perché non voglio che la gente mi prenda per pazzo” esclama esasperato , attirando su di se occhi indiscreti
“Facciamo cosi, ti mi accetti come tua guardia del corpo, mi ascolti e io ti lascio in pace” propongo
“Non se ne parla” esclama
“Come vuoi” borbotto iniziando a trapassargli il braccio con la mano
“Eh va bene” sbuffa “ ma smettila, fai venire i brividi”
“Tra quanto iniziano i tuoi allenamenti?” domando
“Tra 30 minuti”
“Perfetto allora possiamo parlare un po’ di ciò che devi fare” dico guardando l’orologio
“Come scusa? Il patto è che tu mi stai dietro come un’ombra e non parli con me”
“Eh no mio caro, ti devo proteggere se non mi ascolti come faccio a farlo?”
“Allora niente patto” ribatte
“Senti, facciamo cosi, io evito di parlarti in pubblico e facciamo che fino a domani sera scompaio… però voglio venire alla festa con te, dove attirerò il meno possibile l’attenzione”
Mi lancia uno sguardo di sottecchi “Nessun inganno” lo rassicuro alzando le mani in segno di pace
“Va bene” dice allontanandosi, quando si volta per controllare sono già sparita
 
Toc toc, busso alla porta dell’appartamento con molta enfasi, non vedo l’ora di andare alla festa, posso divertirmi e tenero sotto controllo Gale nello stesso momento e poi diciamocelo sono anni che non vado ad una festa come si deve
“Arrivo” la voce di Gale mi arriva da dietro la porta
Ho passato tutto il giorno a cercare un abito adatto ad una festa e alla fine ho scelto un semplice tubino beige con un filo di seta bianca che mi ricopre una spalla a cui sono attaccate piccole catenelle oro, una paio di tacchi oro, i capelli raccolti in uno chignon morbido e quel filo di trucco che non guasta mai …mi sento prontissima
“Chi è?” chiede Gale aprendo la porta
“Sorpresa!” strillo alzando le braccia
Gale rimane a fissarmi
“Si lo so, sono uno schianto” dico spingendolo via ed entrando in casa
“Cosa…” borbotta
“A che ore andiamo?” domando fissando l’orologio
“Stavo uscendo” sussurra a mezza voce
“Ottimo, andiamo a prendere la tua amichetta” dico fiondandomi fuori dalla porta, seguita da Gale
 
Devo ammetterlo, Gale guida piuttosto bene, appena arriviamo troviamo Susan già pronta a salire, quando mi vede diventa tutta rossa e apre lo sportello dietro sussurrando un timido ciao.
“Perché non sali davanti?” domanda Gale voltandosi
“Beh…” inizia lei
“Piacere sono Amy” dico voltandomi a mia volta e sorridendo
“Ciao sono Susan” saluta lei
La bocca di Gale si spalanca “Tu la vedi?” domanda attonito
“Si…”
“Scusalo non ha dormito molto in questi giorni” dico sorridendo “Forza andiamo”
 
 
Appena arriviamo alla festa Susan scompare raccattata da una banda di ragazze e Gale mi afferra per un braccio “Che storia è questa?”
“Vedi, se ogni tanto mi lasciassi parlare ti spiegherei un po’ di cose, ma a quanto pare io non ho la facoltà di essere ascoltata” sbotto visibilmente irritata
“ehi Gale!” una voce maschile che riconosco strilla
“Ciao Mike” saluta
“Ehi pensavo non veniss…” si blocca fissandomi
“Lei è Amy, lui è Mike” ci presenta Gale
“Ciao” saluto allegramente
“Ciao” saluta lui
“Ci dai due minuti?” chiede Gale alla zucca che annuendo ci lascia soli
“Quando torniamo parliamo, capito?” dice
“Alleluia! “ esclamo
 
La festa è fantastica e devo ammetterlo mi sto divertendo, quando ero viva passavo tutte le sere alle feste.
Cerco con gli occhi Gale e lo vedo in un angolo, mi avvicino  “Non ti stai divertendo?”
“Per niente”
“Vieni a ballare dai!” dico tirandolo
“No grazie”
“Se vuoi ci vengo io” dice Mike mettendomi un braccio intorno alla vita
“Scusa ma non amo le zucche” ribatto
“Ahah questa si che è bella!” esclama “la tua nuova ragazza ha stile”
Di colpo Gale schiaccia il bicchiere che ha in mano “Lei non è la mia ragazza” sibila
“Scusa, hai ragione, ho alzato troppo il gomito” dice Mike indietreggiando
“Su ragazzi non ci scaldiamo, va tutto bene” dico cercando di abbassare la tensione, Gale se ne va e Mike mi regala un sorrido preoccupato “Scusami e scusalo, da quando lei è morta non è più molto simpatico”
“Lei?” domando incuriosita, non c’era scritto niente sul fascicolo
“La sua ex, Madison” sussurra, come se l’argomento fosse tabù
“Madison? Ma di cosa stai parlando?” domando sbigottita, il Gale Helvet di cui ho letto era vittima di bullismo
“2 anni fa, Madison si è suicidata buttandosi giù dal ponte,  non stavano più insieme da un anno oramai, ma lui non era ancora riuscito a dimenticarla” spiega
“Perché si è buttata? “ domando
“Si dice, che avesse cominciato a drogarsi o roba del genere” risponde facendo spallucce “Ora se non ti dispiace torno di la”
“Certo, a presto” saluto prendendo il cellulare e notando le 20 chiamate senza risposta di Sam
 
Compongo velocemente il numero “Sam..” inizio
“Cosa diavolo è successo? Perché non hai risposto alle mie chiamate?” incalza
“Abbiamo un problema” dico
“Ci puoi giurare, la tua missione è appena saltata”

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Capitolo 5
*** Lexton ***


Appena mettiamo piede nell’appartamento, Gale si fionda verso il frigorifero, probabilmente per prendere le lattine di birra, io mi paro davanti a lui.
“Siediti” ordino
“Spostati” ribatte lui
“Per favore Gale, devo parlarti” lo supplico
Lui lancia uno sguardo rapido verso il divano e uno verso il frigorifero “ Muoviti” borbotta prima di sedersi.
“Me ne sto andando” dico sedendomi sul tavolino
“Non dovevi stare con me 20 giorni?” domanda lui sorpreso
“C’è stato un piccolo errore burocratico… sai… cose di poco conto” biascico guardandomi intorno, improvvisamente questo appartamento squallido è molto interessante.
“Errore burocratico? Stai scherzando vero?”
“Mi dispiace Gale ma il ragazzo che devo aiutare non sei tu, se hai lamentele falle al mio capo” mi giustifico
“Quindi te ne vai?” domanda guardandomi di sottecchi
“Si” sorrido alzandomi “ Devo andare in un’altra città da un ragazzo che ha davvero bisogno del mio aiuto”
“Vengo con te” dice lui alzandosi
Io rimango di sasso “ Non se ne parla!” esclamo
“Ti accompagno in macchina, se non sbaglio non hai le ali giusto? Non puoi volare” sorride lui avviandosi verso la camera
“Ma cosa diavolo stai farneticando! Solo quegli odiosi angioletti che svolazzano qua e la hanno le ali, noi angeli seri non ne abbiamo bisogno”
“A maggior ragione hai bisogno di aiuto” spiega uscendo con uno zaino in spalla “Andiamo”
“Frena bello! Forse non hai capito, io vado tu resti” dico incrociando le braccia al petto.
 
“La cartina dice che devi girare per di là” borbotto indicando un piccolo incrocio
Alla fine mi ritrovo seduta nell’auto di Gale mentre ci dirigiamo a Lexton una piccola cittadina a circa 200km da Charleston, solo all’idea di rimettere piede in quel posto mi fa rabbrividire.
“Stupido Sam” borbotto guardando fuori dal finestrino
“è il tuo capo?” domanda Gale svoltando all’incrocio
“Chi?” domando
“Sam… lo hai insultato da quando siamo partiti” sorride
“Si è il mio capo”
Cala un lungo silenzio, Gale guida tranquillamente e io fisso il paesaggio fuori dal finestrino.
 
“Forse è meglio se ci fermiamo” affermo vedendo Gale sbadigliare per l’ennesima volta
“Non ce n’è bisogno sono sveglissimo” ribatte lui
“Vorrei ricordarti che se facciamo un incidente quello che muore sei tu e ti assicuro che dall’altra parte non è poi cosi divertente come dicono”
Noto che la mia battuta attira un suo sguardo interessato
“Com’è dall’altra parte?” domanda fissandomi, rimango un attimo incatenata ai suoi occhi
“Non sono affari tuoi” rispondo brusca scuotendo la testa
“Beh credo che ognuno abbia diritto di sapere cosa lo aspetta dopo la sua morte… non credi?” chiede svoltando per entrare nel parcheggio di un Bed and Breakfast
Per un attimo rimango paralizzata e un brivido mi percorre la schiena, mentre i ricordi affiorano.
 
“Lo sai che non amo questo genere di cose!” borbottai rabbrividendo
“Avanti Amelie non fare la fifona” sorrise Michelle aggiustandosi la fluente cosa bionda
“Perché dobbiamo andare al cimitero? Non possono fare questa dannata festa in un altro posto? E per la miseria chiamami Amy”
“Amy ma si può sapere cosa ti prende? È solo un cimitero , una festa e una stupida seduta spiritica! Vedrai che sarà divertente magari scopriamo qualcosa sul paradiso! Non credi che ognuno abbia il diritto di sapere cosa lo aspetta dopo la sua morte?” mi chiese Michelle con gli occhi luccicanti di eccitazione.
 
“Ehi Amy? Stai bene?” domanda Gale al mio fianco “ Hai freddo? Hai la pelle d’oca”
Io mi riscuoto, ho le unghie conficcate nel sedile e il respiro accelerato, in un attimo passo alla mia forma incorporea.
“Cristo Amy! Rispondimi” urla Gale cercando di afferrarmi ma le sue mani viaggiano a vuoto
“Sto bene” balbetto attraversando l’auto per respirare un po’ di aria gelida della notte e per tornare alla forma corporea , erano anni che non mi accadeva di ricordare il passato.
“Michelle” sussurro in tono triste, ricordando la chioma bionda che oscillava seguendo la camminata della sua proprietaria.
“Mi hai fatto spaventare” dice Gale appoggiando la sua giacca sulle mie spalle
“Scusa io… entriamo?” propongo indicando col mento il piccolo B&B
Appena mettiamo piede in camera mi fiondo sul letto.
 
“Non pensavo che anche voi foste capaci di aver bisogno di dormire, mangiare e altro” dice Gale gettandosi al mio fianco e girandosi sulla schiena per fissare il soffitto.
“Quando assumiamo la forma corporea utilizziamo molta energia” spiego “ Quindi abbiamo bisogno di ricaricarci, per cosi dire, di solito possiamo non dormire per giorni interi”
“Posso chiederti una cosa?” inizia lui
“Lo stai già facendo” ribatto mettendomi su un fianco per vederlo in viso, giusto in tempo per osservare i suoi occhi sollevarsi al cielo
“Prima quando eri, come dire, in trance e fissavi il vuoto continuavi a ripetere il nome della città dove ci stiamo dirigendo…”
“Non ero in trance” borbotto lanciandogli un’occhiataccia
“Non hai risposto alla mia domanda” sorride voltandosi anche lui sul lato e fissandomi.
Distolgo lo sguardo e sussurro “ A Lexton c’è una persona che conosco, o meglio, che mi conosceva prima che mi seppellissero sotto due metri di terra”

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Mi giro lentamente per controllare che Gale dorma, non posso assolutamente portarlo con me ma, d’altra parte non posso neanche presentarmi a Lexton come se nulla fosse, qualcuno potrebbe riconoscermi
“Maledetto Sam” borbotto
“Devi volere proprio bene al tuo capo” dice Gale sbadigliando e stiracchiandosi
“Un amore molto profondo” ribatto secca strattonando le coperte “Muoviti ci rimettiamo in marcia, prima arriviamo prima ce ne andiamo e prima mi libero di te”
“E io che pensavo che gli angeli fossero gentili e amorevoli” mi schernì lui alzandosi
“Perché non hai conosciuto il mio capo” ribatto sorridente
 
“La prossima a sinistra”
“Dove alloggeremo?” mi chiede Gale imboccando la piccola stradina
“Emm…” sorrido, non ho pensato che Gale ha bisogno di un luogo in cui dormire
Lui alza gli occhi al cielo “C’è una pensione?”
“La signora Johnson gestiva una piccola pensioncina in centro… qualche anno fa” dico pensierosa
“Esattamente quanti anni fa?” domanda Gale lanciandomi un’occhiata
“Circa 10 “ mormoro sopra pensiero, ma mi rendo conto subito di ciò che ho detto e in questo esatto momento il mio cellulare inizia a vibrare
-Idiota! Hai infranto la prima regola del codice, ti sei giocata 10 punti- leggo velocemente il messaggio e alzo gli occhi al cielo, maledetto Sam
“Quindi… “ inizia Gale ma io lo interrompo subito
“La prossima a destra e poi sempre dritto, l’insegna è in legno con una scritta in rosso”
 
La città non è cambiata molto, forse qualche negozio nuovo ma per il resto è sempre la solita e noiosa Lexton.
“Quindi tu sei nata qui?”  chiede Gale fissando la strada
“Se vuoi ricavare qualche informazione su di me te lo puoi scordare, mi sei costato già troppi punti” dico fissando fuori dal finestrino
“Volevo solo intavolare una conversazione” borbotta lui “ E poi so già un po’ di cose su di te”
Il mio cellulare vibra di nuovo  –Sta attenta! O vuoi che ti tolga altri 20 punti?-
-Se non la pianti ti strappo tutte le piume, stupido piccione!-  rispondo scocciata
“Siamo arrivati” dico appena avvisto l’insegna della pensione “Senti io non posso farmi vedere nella forma corporea… potrei spaventare qualcuno” inizio
“Non ti preoccupare, lo immaginavo” sorrise lui parcheggiando  “Vorrei fare un giro della città… mi accompagni?”
Io mi guardo attorno, avevo una missione da portare a termine ma una piccola gita non avrebbe ucciso nessuno. Annuisco sorridendo.
 
La signora Johnson era rimasta uguale a 10 anni prima. La osservo mentre chiacchiera allegramente con il mio accompagnatore, certo ha qualche ruga in più ma è un’allegra settantenne piena di forze.
La pensione non è cambiata di una virgola anche il profumo è lo stesso, mentre i due continuano a conversare io mi dirigo verso una delle poltroncine della hall e mi lascio cadere passandoci attraverso, mi raggomitolo e mi lascio travolgere dai ricordi.
“Signora Johnson il suo thè è il migliore del mondo” sorrise Michelle assaporando la bevanda calda
“O cielo cara, non dire cosi” sorrise la donna porgendoci una fetta di torta
“Grazie mille” dissi afferrando il piattino
“Se avete bisogno di me sono in cucina” disse la donna congedandosi
“Io adoro quella vecchietta” sospirò Michelle assaggiando un pezzetto del dolce “ Ma bando alle ciance, allora verrai alla festa sabato sera?”
Io alzai gli occhi al cielo “ Mich è lunedì pomeriggio! Non so neanche cosa farò domani figurati sabato sera” sbuffai
“Oh io lo so cosa farai domani. Andrai a scuola” iniziò conteggiando con le dita “ Farai il tuo assurdo allenamento da cheer leader, uscirai con David”
“Hai parlato con David?” domandai guardandola in cagnesco
“Non fare quella faccia! Povero ragazzo, ti corre dietro da 4 anni oramai e tu non gli dai neanche una possibilità!”
“Sai che non mi interessa sotto quell’aspetto” sbuffai  “Perché non ci esci tu?” sbottai
“Naah non è il mio tipo”
 
Scossi la testa, mi era successo di nuovo, sospirando alzai gli occhi e vidi Gale intendo a fissarmi
“Ti senti bene?” domanda preoccupato
“Si, stavo solo pensando…”
“Nella poltrona?”
“Non vedo dove stia il problema, ognuno è libero di pensare dove vuole” ribatto acida.
 
“Quella è la vecchia drogheria del signor Thomson, anche se credo che sia morto, ora dovrebbe lavorarci il figlio” dico indicando un piccolo negozio “Quella invece è la casa blu, ci andavo a giocare da piccola”
Da quando avevamo iniziato il tour della città Gale era diventato stranamente silenzioso
“ Ti sto annoiando?” domando scocciata incrociando le braccia al petto
“No, stavo solo pensando che non dovevo chiederti di accompagnarmi in giro per la città” dice lui pensieroso
“Perché?”
“Hai una missione, una vita dipende da te e io sto qui a farti gironzolare in lungo e in largo” fa spallucce
Lo guardai di sottecchi “Vedrò di fare velocemente” conclusi scomparendo.
 
“Maledetto Sam” sbraitai tirando un calcio ad un sasso ma naturalmente il mio piede ci passò attraverso “Maledetto piede”, cammino come un’ossessa per le strade di Lexton, avevo perso non 10 ma 60 punti in un solo giorno “Peggio di così non può andare” borbottai  ficcandomi le mani in tasca.
Nella mia tasca il telefono cominciò a vibrare
“Cosa vuoi stupido piccione!”
“è un piacere anche per me sentirti Amy” disse Sam
“Ho avuto una bella sorpresina circa 2 minuti fa… “ iniziai
“Lo so mi dispiace, ci sono stati un po’ di problemi quassù”
“Quando è previsto il mio rientro?” domando
“Ecco di questo vorrei parlarti…” dice con un tono di voce tremolante
“Non mi piace quel tono Sam”
“Probabilmente per un paio di giorni non potrai tornare, abbiamo avuto dei problemi col portale” spiega
Riaggancio il telefono, non voglio sentire altro, sono bloccata qui con Gale, mi viene quasi da ridere, qualcuno lassù mi deve proprio detestare.
 
Gironzolo un po’ per il centro e sorrido nel ripensare a quando ero viva e mi sedevo sempre sulla panchina sotto il ciliegio a fissare i fiori.
Senza accorgermene mi ritrovo davanti al cimitero, deglutisco rumorosamente. Molti di noi tornano sulle loro tombe qualche volta, io non lo avevo mai fatto.
Lancio un’occhiata in giro, come se qualcuno potesse vedermi, varco il cancello in ferro.
Cammino a passo svelto tra le file di lapidi e infine raggiungo il viale che porta alla mia e mi blocco sgranando gli occhi.
Gale sta mettendo dei fiori sulla mia tomba, è una visione piuttosto macabra, ma di colpo una furia ceca mi assale. Mi ha ricordato della missione solo perché voleva venire qui!
A grandi passi mi avvio verso di lui riprendendo la forma corporea per spintonarlo.
“Ma che diavolo…” borbotta non appena lo spingo via
“Non ne avevi il diritto” sibilo
Lui mi guarda spaesato “Ho messo solo dei fiori sulla tomba” si difende
“Si, sulla mia tomba” sbraito sottolineando in modo eccessivo mia
“Non capisco perché ti arrabbi tanto” dice alzando un sopracciglio
Rimango zitta, non lo neanche io il perché, so solo che non amo che lui sia qui
“Andiamo” ordino voltandomi
“Sai a volte mi chiedo se eri cosi testona anche quando eri viva” inizia Gale
“Cosa?” domando voltandomi ma noto che non sta parlando con me, ma con la mia foto
“Vorrei scoprire più di te, sapere cosa facevi, quali erano i tuoi amici…” continua
“Piantala Gale” dico avvicinandomi
“Come era la tua casa, la tua famiglia, se avevi qualche animale…”
“Gale lo dico per il tuo bene… smettila” sussurro
“Come sei morta Amy?” domanda fissando la mia foto sorridente
Finalmente anche io getto un’occhiata sulla pietra grigia su cui c’è ciò che resta di me, un nome, una foto e due misere date.
Rimango come ipnotizzata dal sorriso di quella ragazza piena di vita che appoggiata al pontile sorride al futuro.
Sento due forti braccia avvolgermi e rabbrividisco, non sono più abituata al calore di un corpo. Due calde lacrime mi rigano le guance, sorpresa mi tocco con la mano il viso. Era molto tempo che non piangevo, dall’incidente con Jude.
“Shhh” sussurra Gale stringendomi di più “Non volevo farti piangere”
“è stato un incidente…” sussurro
“Un incidente?” domanda
“Sono morta in un incidente stradale” confesso mentre una marea di ricordi mi colpisce. 

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


“Si sente bene?” domandò una voce alle nostre spalle, io ne approfittai per staccarmi dall’abbraccio di Gale, era il momento buono per scappare ma non ci riuscì. La voce della donna che ci aveva interrotti aveva una nota famigliare “Michelle” sussurrai guardandola. Gale vagava lo sguardo da me a lei.
“Ehi? Hai bisogno?” chiese ancora Michelle
“Io…no grazie” balbettò Gale
“Idiota non balbettare! Forza andiamocene” dissi io
“Ho visto che hai messo dei fiori sulla sua tomba… la conoscevi?” domandò ancora lei
Gale mi lanciò un’occhiata, era in difficoltà, io incrociai le braccia al petto con un sorriso soddisfatto “ Ben ti sta”
“Non proprio” disse lui grattandosi la testa
“Oh… pensavo, quasi nessuno le porta dei fiori, cosi pensavo la conoscessi, ma effettivamente sei troppo giovane”
Ora che ci facevo caso Michelle era invecchiata, era sempre splendida certo, ma ora aveva un’aria più adulta, aveva messo su qualche chilo e portava la fede.
“Lei la conosceva?” domandò allora Gale sorridendomi , io alzai gli occhi al cielo sbuffando
“Eravamo molto amiche…” sussurrò “ Scusa ma devo andare” dicendo cosi girò sui tacchi e si avvio velocemente all’uscita
 
Appena varcai la porta della nostra stanza mi sentii subito meglio, avevamo camminato in silenzio ognuno assorto nei propri pensieri.
“Cosa facciamo?” domandò Gale gettandosi sul letto
“Per il momento nulla, io rimango qui ma se tu vuoi andartene sei libero di farlo” borbottai sdraiandomi accanto a lui e riprendendo la forma corporea.
“Nah, mi piace questa cittadina” sorrise stiracchiandosi
“Vado a vedere se riesco a rubare qualcosa da mangiare” dissi alzandomi e avviandomi verso la porta
“Pensavo che non avessi bisogni umani”
“Evidentemente non hai mai assaggiato la torta della padrona di casa” cosi dicendo aprii la porta ma quando cercai di varcarla andai a sbattere  “Ma che diavolo” borbottai tastando davanti a me
“Cosa succede?” domandò Gale avvicinandosi
“Perché hanno attivato una barriera?” mi domandai , tornando alla forma corporea.
“Barriera?” Gale attraverso tranquillamente la porta facendo spallucce
“Idiota su di te non ha effetto!” sbuffai estraendo il cellulare e componendo velocemente il numero di Sam che però non rispose, fui scossa da un brivido.
“Cosa succede?” chiese Gale rientrando e chiudendosi la porta alle spalle
Ricomposi il numero di Sam ma non ottenni nessuna risposta, infuriata scagliai il telefono sul letto.
“Vuoi dirmi cosa succede?” disse Gale afferrandomi e strattonandomi
Io mi guardai in giro, ero imprigionata, tecnicamente isolata dal mondo, Sam non rispondeva al telefono… sbuffai e liberandomi dalla sua presa mi sedetti sul letto, invitandolo a fare lo stesso.
“Non dovrei parlartene, mi costerà un bel po’ di punti ma non credo che Sam ci stia osservando…” dissi circospetta “ So che hai molte domande su di me e su quelli come me, ma non voglio essere interrotta, ti racconterò ciò che voglio, non risponderò alle tue domande per essere chiari”
“Perché lo fai?” domandò sedendosi al mio fianco
“ Prendilo come un ringraziamento per i fiori” feci spallucce e incomincia a raccontare “ Come ben sai io sono un angelo, nello specifico un angelo guida, ovvero aiuto le persone a ritrovare la retta via. Una volta mi hai chiesto cosa c’era dopo la morte, giusto?”
Lui annuì
“Quando si muore l’anima giunge alle Grandi Porte, una specie di luogo senza spazio e tempo, li viene destinata all’Inferno oppure al Purgatorio o al Paradiso, in base a ciò che si è compiuto in vita” ripresi fiato “Io sono finita in Purgatorio, come potrai immaginare”
Gale mi fissò intensamente inclinando leggermente la testa, automaticamente mi spuntò un sorriso “ Quando entrai nel Purgatorio un angelo calcolò, sulla base dei peccati, credo… non ricordo non ero molto attenta mentre spiegata” dissi grattandomi il mento cercando di ricordare “Beh comunque, viene assegnato un punteggio, nel mio caso piuttosto alto” borbottai
“Un punteggio?” domanda scettico alzando un sopracciglio
Io annuì “è complicato non so neanche io su cosa si basa, credo sui peccati, più peccati fai più tempo impieghi a purificarti”
“ Quindi tu hai una specie di conto alla rovescia da fare?”
“ Si più o meno è cosi” dico convinta, mi piace la metafora  “Ogni missione ha un punteggio, ogni volta che la porto a termine mi vengono scalati i punti e io mi avvicino al paradiso”
“Quanto ti manca?”
“Non sono affari tuoi” borbotto giocherellando con i capelli, odiavo parlare del mio punteggio, era piuttosto alto, nonostante fossero 10 anni che ero morta.
“Se combini qualche casino ti aumentano i punti” sbuffo come di scusa.
Gale mi fissa per qualche istante, quanto vorrei poter capire quello che pensando  “ E perché sei bloccata qua?” domandò di punto in bianco
“Niente di che, è solo una misura preventiva” dissi facendo spallucce
“ Misura preventiva per cosa?”
Sospirai, Sam mi avrebbe ucciso “ Abbiamo qualche nemico, sai cose cosi…” dissi vaga ma notando lo sguardo accigliato di Gale aggiunsi “ Ci sono delle creature che provengono dall’Inferno, quelli che voi chiamate diavoli e alcuni uomini, che sono convinti che se si uccide un angelo si possano ottenere poteri immensi… roba fantascientifica per intenderci”
“Frena” disse scuotendo la testa “ Gli uomini non possono vedervi… e scusa ma dopo averti conosciuta sono portato a credere alle cose fantascientifiche”
“Ci sono persone capaci di vederci, non so neanche io spiegare come, ma loro ci riescono” spiegai
“ Quindi se ti uccido divento potente?” domandò Gale socchiudendo gli occhi, mi venne la pelle d’oca “Tu…”
“ Non ti preoccupare non potrei mai farlo” disse dandomi un bacio sulla fronte, rimasi pietrificata
“Gale, forse non…” iniziai a dire ma un colpo alla porta mi blocco, subito passai alla forma incorporea
Gale si alzò e con cautela aprì, rimase di sasso e anche io quando vedemmo Michelle sulla porta in evidente imbarazzo.
“C-ciao” salutò lei ciondolando da un tacco all’altro
“Buona sera… prego si accomodi” sorrise Gale spostandosi per farla entrare
“Mi dispiace disturbarti però… sia dopo che sono tornata a casa continuavo a pensare a te e ad Amy” sussurrò lei
Io rimasi in un angolo della stanza, era un faccia a faccia col mio passato che avrei evitato volentieri.
“Ha bisogno di qualcosa?” domandò gentilmente Gale
“Ho una domanda da farti”
Lui si sedette sorridente “ Quello che vuole”
“ Tu la vedi?”
Gale sbiancò e se fossi stata umana lo avrei fatto anche io, gli occhi di lui saettavano da me a lei, tanto che Michelle si voltò nella mia direzione
“Dille di no” sillabai come se potesse sentirmi
“Ti sembrerò una pazza, scusami” disse lei alzandosi
“Si signora, la vedo” la interruppe Gale alzandosi
La mia bocca si spalancò “ Ma sei idiota? Lei crede a tutte quelle cavolate sui medium!” strillai
Michelle alzò lo sguardo incredula “ Davvero?”
Gale annui lanciandomi un’occhiata che non seppi decifrare
“Io ti uccido!” sbottai avviandomi verso di lui
“Può sentirmi?” domandò Michelle guardandosi attorno
“Dille di no! Cazzo” urlai
Gale alzò gli occhi al cielo “ No signora, Amy sta sempre vicino alla sua tomba, l’ho vista per caso mentre passeggiavo per il cimitero… i fiori erano per mia zia” mentì
Sam mi avrebbe uccisa, ora ne ero certa.
“Tornerai da lei?” domandò titubante la donna
“Non penso signora, non mi tratterrò per molto” sorrise dispiaciuto
“Per favore” iniziò lei mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime “Sono disposta a pagarti ma ti prego aiutami “ singhiozzò
Gale mi guardava preoccupato, io feci spallucce, si era cacciato in quella situazione da solo, io non lo avrei aiutato ad uscire
“Signora, non pianga la prego e non voglio i suoi soldi, se mi spiega il problema cercherò di aiutarla” la rassicurò lui
“ Io non faccio sedute spiritiche sia chiaro” esclamai stizzita, Gale mi lanciò un’occhiataccia degna di nota
“ Lei è morta per colpa mia” singhiozzò più forte Michelle
“ Come?” domandò il ragazzo
“ L’ho uccisa io” biascicò la donna 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Gale rimase a fissare Michelle che singhiozzava convulsamente.
Io a mia volta rimasi scioccata, perché diceva una cosa del genere? Non era vero, ero morta in un incidente stradale.
“Io pensavo che fosse stato un incidente…” sussurrò il ragazzo guardandomi
“Lo è stato” dissi “ Un auto ci venne addosso e Michelle non riuscì a evitarla”
“Ne sei sicura? Mi sembra sconvolta” il tono di Gale era piuttosto scettico
“Gale, mi ricordo come sono morta” dissi esasperata
Michelle intanto ascoltava con gli occhi sgranati la strana conversazione che Gale stava avendo
“Allora perché dice che ti ha uccisa?”
“Come faccio a saperlo? Non so leggere nel pensiero!” mi stavo alterando
“S-scusami” sussurrò la donna  “ Lei è qui?”
Io alzai gli occhi al cielo, questa situazione era ridicola
“No, cioè si… è complicato” disse Gale grattandosi il capo in difficoltà
Michelle si asciugò le lacrime ed estrasse dalla borsa un piccolo blocco, scribacchiò qualcosa e poi porse il foglio a Gale “ Questo è il mio indirizzo, è da un po’ che non faccio una seduta spiritica ma se questo può aiutarmi lo farò” detto questo uscì
“ Seduta spiritica?” borbottò Gale
Io scoppiai a ridere “ Buona fortuna caro” dissi dandogli una pacca sulla spalla e ritornando alla forma corporea
“Io non ho mai parlato di seduta spiritica” disse ancora lui fissando prima il foglio poi la porta
“Sono affari tuoi, io non mi immischio in questa pagliacciata” dissi alzando le braccia
“Non sei curiosa?” domandò Gale sedendosi sul letto
Io lo guardai e poi lo raggiunsi sul letto “ No”
“Avanti Amy! Ha appena confessato il tuo omicidio”
“Non sono interessata perché non c’è stato nessun omicidio” feci spallucce
“Se mi raccontassi cosa è successo…” iniziò ma io lo interruppi
“Gale ascoltami, quello che è successo 10 anni fa non ti deve interessare. Non dovremmo neanche stare qui a discuterne”
“Non capisco il perché? L’hai vista no? Era disperata”
“L’ho visto ma non posso farci nulla” speravo di chiudere la conversazione ma Gale continuò
“è il tuo compito aiutare gli uomini e le donne in difficoltà”
Questo fu un colpo basso, lo guardai malissimo “Non ricordarmelo”
“Quindi è tuo compito aiutarla a risolvere i suoi problemi” concluse soddisfatto della sua argomentazione
“Ricorda che quando morirai ti verrò a cercare” lo minacciai
“Non vedo l’ora” sorrise lui facendomi alzare gli occhi al cielo
 
Gale stava guardando la televisione mentre io cercavo di uscire da questa dannata stanza, niente ero ancora bloccata. Presi il telefono e composi il numero di Sam ma ancora nessuna risposta.
Insultandolo tornai a sedermi sul letto mentre Gale spense la televisione
“Che c’è?” dissi guardandolo “Lasci solo dopo 12 episodi di Master Chef? Pensavo avessi deciso di aprire un ristorante”
“Voglio andare da Michelle” affermò alzandosi
“Sai che io non posso seguirti”
“Lo so, infatti vado per farmi raccontare la tua storia, niente sedute spiritiche o altro, le dirò che è stato tutto un equivoco” concluse aprendo la porta
“Aspetta” urlai precipitandomi verso di lui
Gale mi guardò vittorioso
 
“Ok” dissi sbuffando “Dieci anni fa ero all’ultimo anno di superiori, io e Michelle dovevano andare al College. Era estate e faceva molto caldo” iniziai cercando di ricordare il più possibile “Michelle venne a sapere di una festa nella vecchia casa Luis e volle assolutamente andarci”
“Vecchia casa Luis?” domandò Gale
“ Era una dannata baracca pericolante, da quanto ricordo” spiegai picchiettandomi sulla fronte
“Tu naturalmente dicesti di no, immagini” sorrise Gale
“Esatto, i miei genitori mi dicevano sempre di evitare quel luogo, non solo perché era pericolante ma anche perché la gente che lo frequentava  non era molto raccomandabile”
“Allora perché ci siete andate?” chiese lui sorpreso
“Michelle insistette molto, ora non ricordo i dettagli ma alla fine mi lasciai convincere. Volevo vegliare su di lei, non ricordo” borbottai sforzandomi di ricordare
Gale mise una mano sulla mia “ Se non ci riesci fa niente” sorrise rassicurante, io ritirai di scatto la mano come scottata mentre il mio cuore iniziava a battere. Mi toccai il petto, da quando ero morta non lo avevo mai sentito battere cosi forte nella forma corporea.
“Credo che Michelle volesse partecipare a una seduta spiritica” dissi velocemente per attirare l’attenzione di Gale sulla storia, piuttosto che su di me che cercavo di scappare da lui.
“Umm…” sussurrò, non so se fosse per me o per la storia
“Beh allora andammo a quella dannata festa, c’era musica altissima e tanta gente che ballava, beveva e vomitava” sospirai “ Persi Michelle dopo circa dieci minuti dal nostro arrivo”
“Parlami della seduta spiritica”
“Nessuna delle due la fece. Michelle mi accompagnò a casa prima” dissi strizzando gli occhi  e impallidendo
“Ti senti bene?” domandò lui avvicinandosi a me
“è stata colpa mia” sussurrai “ Se non l’avessi supplicata di portarmi a casa probabilmente non sarebbe successo nulla” iniziai a sudare freddo. Quando morii Sam mi spiegò che se avessi voluto mantenere i ricordi avrei dovuto esercitarmi ogni giorno per mantenerli intatti, se no sarebbero scomparsi e riapparsi secondo una loro logica e molto spesso sarebbero stati confusi. Naturalmente io avevo evitato di rivangare i ricordi, preferivo distaccarmi dal mio vecchio mondo. “Non ricordo!” dissi arrabbiata
“Fa niente Amy “
“No aspetta, ricordo un ragazzo…” lo fermai alzando un dito “ Ci stavamo baciando credo, era ubriaco.”
Gale strinse i pugni ma io continuai lo stesso
“Lo spinsi via ma lui mi tenne ferma cercando di allungare le mani… credo di avergli tirato un calcio nei gioielli di famiglia” sorrisi soddisfatta  guardando Gale
“Ti ha fatto qualcosa?” domandò serio
“No, dopo il calcio sono corsa a cercare Michelle” spiegai
“Deduco che sia per questo che siete tornate a casa”
Io annuì “ Supplicai Michelle di riportarmi a casa, non volevo stare neanche un minuti di più lì. Dopo qualche lamentela da parte sua siamo salite in macchina e ci siamo avviate a casa. Raccontai a Michelle cosa era successo e lei iniziò a ripetere di voler tornare indietro per insultare quell’idiota”
“E lo fece?” domandò Gale
“No. Non tornammo indietro perché mentre Michelle accese la radio per mettere un po’ di musica, per rilassarsi, un’auto ci venne addosso” fui scossa da un brivido  “Non ricordo molto, solo i fari dell’auto e Michelle che all’ultimo cercò di sterzare e poi un botto” mi venne la pelle d’oca “Quando riaprì gli occhi vidi che la macchina si era ribaltata, probabilmente eravamo cadute nel piccolo precipizio al fianco della strada. Un albero aveva frenato la nostra caduta, mi guardai attorno ma non vidi Michelle, solo dopo scoprii che nell’urto era stata sbalzata fuori dal veicolo” mi tremò la voce “ Quando cercai di muovermi mi resi conto che ero bloccata, il mio corpo non rispondeva, entrai nel panico fino a che non notai un piccolo tronco che attraversava il parabrezza dell’auto e si conficcava nel mio sterno. Allora capii che ero morta” una lacrima scese sulle mie guance “Quando uscii dall’auto, attraversandola, vidi ciò che era successo, l’auto era slittata, cercai Michelle e la trovai priva di sensi qualche metro più giù, aveva molti graffi, aveva battuto la testa su una roccia, quando andai in ospedale, qualche tempo dopo scopri che si era rotta anche una gamba, ma era salva. Io vagai per un po’ fino a che Sam non mi trovò”
Gale si avvicinò e mi strinse tra le sue braccia accarezzandomi i capelli
“Pensavo di avere tanto tempo” singhiozzai “Pensavo di andare al College, di prendere una laurea, trovare un ragazzo sposarmi ed essere felice”
“Shhh” sussurrò lui stringendomi di più
“Avrei voluto fare tante cose Gale, vivere e viaggiare.”
“Adesso aiuti le persone” disse
“Si, le aiuto ad andare avanti a vivere la vita che io non potrò mai vivere! Io non avuto questa possibilità Gale, non ho avuto una seconda opportunità! Io la volevo…” i singhiozzi divennero sempre più forti
“Amy” sussurrò alzandomi il mento con il dito “Ora hai la tua seconda opportunità “ dicendo questo mi baciò.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Quando mi svegliai Gale non c’era più. Sbuffando mi sedetti sul letto afferrando il cellulare, composi il numero di Sam e attesi
“Pronto” la sua voce rimbombò nell’apparecchio
“Alleluia!” borbottai “è stato molto gentile da parte tua scaricarmi qui”
“Suvvia Amy, non prendertela, abbiamo avuto qualche piccolo problemino…” scherzò lui
Alzai gli occhi al cielo “Quando torno?”
“Come mai tutta questa fretta di tornare?” domandò incuriosito Sam
Non risposi, non potevo dirgli ciò che era successo con Gale “Emm…”
“Amy è successo qualcosa?” la sua voce si fece seria
Mi guardai attorno disperata e poi vidi il biglietto di Michelle “Ho diciamo avuto un incontro ravvicinato col mio passato…”, ti prego fai che mi faccia tornare indietro, pensai.
“Oh ma è una cosa meravigliosa!” esclamò
“M-meravigliosa?” domandai incredula
“Finalmente ti sei decisa ad affrontarlo!” era soddisfatto
“No aspetta Sam! Non hai capito” esclamai gesticolando “Io…”
“Prenditi pure un paio di giorni… ma che dico una settimana di vacanza!” detto questo riagganciò
Rimasi pietrificata, avrei dovuto dirgli del bacio con Gale, mai una scelta giusta prendo, proprio in quel momento Gale rientrò in stanca con un sacchetto “Ho pensato che avresti voluto mangiare qualcosa” sorrise
“Gale io sono morta, non mangio” sospirai
“Nella tua forma  corporea devi mangiare, lo hai detto tu” affermò lui avvicinandosi e posandomi un bacio sulle labbra
“Senti io credo che questa non sia la situazione migliore per noi” borbottai allontanandomi
“Noi?” chiese sorridendo
“No hai capito male” mi affrettai a correggere arrossendo, dannata forma corporea, mi affrettai a tornare angelo
“No! non mi piaci quando sei trasparente “ disse lui
“Io non sono trasparente!”
“Lascia stare… piuttosto stavo pensando a una cosa…” iniziò lui
“Non mi piace quando ‘pensi a qualcosa’” dissi muovendo le dita
Gale alzò gli occhi al cielo “ Andiamo a parlare con Michelle e poi andiamocene di qua, appena tu potrai uscire da qui”
“Posso già uscire” borbottai attraversando la porta per poi tornare indietro
“Perfetto!” esultò battendo le mani e iniziando a preparare i bagagli
“Aspetta! Non ti è neanche passato per l’anticamera del cervello che forse io non sono d’accordo con te?”
Lui mi guardò pensieroso poi sorrise “No”
 
“Non è possibile” borbottai scuotendo la testa
“Cosa?” domandò Gale raggiungendomi dopo aver parcheggiato
Non risposi e gli lanciai un’occhiata omicida, alla fine mi ritrovai davanti a casa di Michelle sbuffai  “Penso che sia una delle cose più idiote che abbia fatto”
“Non ti sentirai meglio dopo aver sistemato le cose col tuo passato?”  domandò lui avviandosi con me sul piccolo sentiero ciottolato che conduceva all’ingresso della casa
“No” risposi seccata, incrociando le braccia sul petto mi voltai
“Ehi” mi chiamò lui facendomi voltare e depositandomi un lieve bacio a fior di labbra per bussare
 
Il salotto della casa era molto accogliente e caldo, mi guardai attorno mentre Michelle portava del caffè per Gale “Spero che ti vada di traverso” gli augurai sorridendo
Gale mi ignorò “Allora” disse rivolgendosi alla donna “ L’altro giorno era piuttosto agitata… si sente meglio?”
Michelle sorrise “Si, grazie”
“Senta le voglio parlare chiaro” iniziò Gale sistemandosi meglio sulla poltrona “ Io non sono un medium, non parlo coi morti o robe simili. Però so la storia di Amy”
“è stata colpa mia, non dovevamo andare a quella festa” sussurrò la donna
“Poteva succedere comunque” concluse Gale
Sia io che Michelle alzammo lo sguardo, lui si voltò verso di me e disse “ Era giunta la sua ora, punto, non si poteva evitare”
Michelle rimase zitta, evidentemente come me era senza parole
“è inutile che lei si dia la colpa, lei non era ubriaca, ha cercato di evitare l’altra auto” continuò lui
“Si ma…”
“Per come la vedo io, non avrebbe potuto salvarsi comunque” detto ciò si alzò
“Aspetta” lo fermò la donna “Pensi che lei stia bene?”
Gale mi sorrise e io alzai gli occhi al cielo, avvicinandomi a lei le accarezzai una guancia. Michelle si portò una mano al viso
“Penso di si” rispose Gale avviandosi all’entrata
 
“Non l’avevo mai vista sotto questo aspetto” dissi una volta fuori
“A volte avere vari punti di vista torna utile… Forza andiamo” si avviò all’auto
“Dove?” chiesi correndogli dietro
“A vivere la tua seconda occasione, ovviamente” sorrise raggiante mentre accendeva l’auto.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Guardai fuori dal finestrino sconsolata, mi ero fatta trascinare di nuovo e di nuovo, avevo la sensazione che fosse stata una pessima scelta, sospirai “ Posso almeno sapere dove stiamo andando?”
Gale era concentrato sulla strada “In un bel posto fidati”
Alzai gli occhi al cielo sospirando per l’ennesima volta, più stavo con quel ragazzo meno lo capivo, ad un tratto sentii una mano poggiarsi sulla mia gamba
“Ti divertirai… te lo prometto” disse Gale sorridendomi
Io fissai prima lui poi la sua mano e mi sentii terribilmente imbarazzata per quel contatto così intimo, non allontanai la mano, lascia che mi accarezzasse placidamente… era quello che volevo.
Gale voleva darmi una seconda opportunità, quella che non mi era stata concessa, forse avrei dovuto lasciarmi andare e divertirmi, per qualche giorno avrei potuto essere una ragazza normale, niente missioni, niente punteggi e niente capi petulanti. Sorrisi, si avrei accettato questa opportunità, dopo tutto me la meritavo.
 
“Posso togliermi la benda?” strillai avanzando a tentoni frastornata dalla musica che fuoriusciva dalle cuffiette “ Come si chiama questa canzone?”
Gale mi tolse una cuffia “Certo che sei proprio petulante! Siamo quasi arrivati e la canzone si chiama ‘ Cliche Love Song’ “ disse rimettendomi la cuffia
“Non ti facevo cosi sdolcinato” dissi sarcastica, ascoltando le note che scorrevano velocemente e troppo forti per farmi sentire la sua risposta.
“Siamo arrivati” disse togliendomi le cuffie e la benda
“Non capisco il perché di tutta…” dissi strizzando gli occhi per abituarmi alla luce e mi bloccai spalancando la bocca “Cos’è ?” dissi indicando l’enorme massa d’acqua davanti a noi
Gale si grattò la testa “ Beh… potrei affermare con certezza che si tratti dell’oceano, però non ne sono sicuro, forse è meglio controllare“ cosi dicendo si abbassò e passando un braccio sotto le mie gambe mi sollevò
“No aspetta, mettimi giù!” strillai dimenandomi.
“Non ci penso nemmeno” sorrise avvicinandosi all’acqua e mettendomi giù per togliersi le scarpe, io osservai prima lui poi l’Oceano
“Non ti togli le scarpe?” mi domandò avviandosi verso l’acqua
Mi morsi il labbro, mi ero ripromessa di passare questi pochi giorni come una ragazza normale “Come facevi a sapere che non avevo mai visto l’oceano?”
Lui fece spallucce “Chiamalo intuito” mi porse la mano
Sospirando mi tolsi le scarpe e allungai la mano verso di lui, subito mi tirò a sé baciandomi… mi lasciai andare tra le sue braccia.
 
Ero sdraiata con la testa sul petto di Gale e fissavo l’Oceano “ Ci porti tutte le ragazze qui?”
Sentì il suo petto tremare, stava ridendo “Solo quelle importanti”
“E Madison lo era?” azzardai, non so perché me volevo sapere qualcosa di più su Gale
“Non sono affari tuoi” rispose freddo scostandomi e alzandosi
“Aspetta… fammi vedere una sua foto”
Gale mi lanciò un’occhiata sospettosa
“Ci tieni molto a lei… quando tornerò di là vedrò di riuscire a cavare qualche informazione a Sam…” spiegai, non che l’idea mi andasse a genio ma dovevo ripagare Gale in qualche modo. Gli lanciai un’occhiata e vidi che fissava l’Oceano
“Ero davvero innamorato di lei, ma aveva deciso di mettermi da parte… quindi non ci sono problemi” sorrise triste
“ Sei sicuro?” insistetti
Lui si voltò sorridendomi raggiante “ Siamo qui per farti passare quattro giorni meravigliosi… direi di si, sono sicuro”
 
A fine giornata ero stanca morta, perdonatemi la battuta, avevamo camminato tutto il giorno, Gale mi aveva mostrato tutte quelle piccole botteghe dove vendevano souvenir e aveva insistito per comprarmi una piccola collana con una goccia contenente della sabbia.
“Ti sta bene quella collana” disse mentre passeggiavamo tra i locali, avevamo trovato un piccolo alberghetto molto accogliente vicino alla spiaggia.
“Te lo ripeto, non posso tenerla! Quando tornerò nella mia forma incorporea…” borbottai ma mi zittì
“Oggi sei umana come me, non esiste la parola incorporeo”
Alzai gli occhi al cielo “Come vuoi”
Passeggiammo ancora per qualche tempo ,mano nella mano, con lui le ore volavano e io mi sentivo bene, ero felice, per un poco mi sentii come una persona qualunque.
Quando tornammo in albergo mi resi conto che nella stanza c’era solo un letto, nel pomeriggio non avevo prestato molta attenzione alla stanza, ero più attratta dal panorama che offriva il piccolo balconcino.
“Emm…” borbottai grattandomi il mento “E quello?” dissi indicando il letto
“Beh… potrei affermare con certezza che si tratti di un letto…” sorrise ripetendo le stesse parole del pomeriggio
“So cos è!” sbottai “ La domanda è perché ce n’è uno solo?”
“è una stanza matrimoniale” spiegò come se fosse la cosa più ovvia del mondo
“Beh capitan Ovvio! Tu dormi sul divano” dissi mettendomi le mani sui fianchi
“E di grazia, vorresti dirmi dove trovo un divano?”  domandò sarcastico indicando la stanza
Dannazione! Non c’era nessun divano “Nei film ci sono sempre i divani!” esclamai scandalizzata
Lui fece spallucce come se nulla fosse “Non vedo dove stia il problema”
Sorridendo risposi  “Hai perfettamente ragione”
 
“Avanti ti prego, fammi dormire sul letto” si lamentò di nuovo Gale
Scoccai una rapida occhiata al fagotto di lenzuola di fianco al letto, che si muoveva convulsamente “Non ci sperare”
Avevo cacciato Gale giù dal letto senza troppe cerimonie, non avremmo dormito insieme, questo era poco ma sicuro
“Mi farai prendere il raffreddore!” piagnucolò
“No”
“Poi starei molto male! Non potremmo più divertirci”
“No”
“Sei un mostro!” strillò dibattendosi nelle coperte, io lo ignorai e appoggiai la testa sul cuscino chiudendo gli occhi
“Eh va bene, l’hai voluto tu” sospirò e in un attimo attaccò a cantare il ritornello Always, peccato che lui non fosse Bon Jovi e che la sua voce fosse qualche ottava sopra il livello di tolleranza delle mie orecchie
“Basta!” strillai rizzandomi sul letto e tappandomi le orecchie, lui continuò quell’oscena scenetta “Vieni sul letto, ma ti prego smettila! Sei la cosa peggiore che abbia mai sentito”
Gale balzò sul letto con un sorriso trionfante “ Scherzi? Le mie interpretazioni sono sempre molto richieste” cosi dicendo si accoccolò vicino a me, sbuffando mi afflosciai sul cuscino. Sarebbe stata una lunga nottata.
 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Fu il caldo a svegliarmi quella mattina.
Cercai di alzarmi ma qualcosa mi trattenne… o meglio qualcuno.
“Gale” ruggì spintonandolo per farlo allontanare, lui si alzò di scatto disorientato
“Quale parte del concetto ‘stammi lontano ’ non ti è chiara?” domandai alzandomi e incrociando le braccia sul petto
“Se ti arrabbi sempre ti verranno le rughe” borbottò lasciandosi cadere sul letto, un attimo dopo spalancò gli occhi “ Scusa io non…” iniziò ma io mi fiondai subito in bagno.
 
Mi guardai allo specchio, ero esattamente uguale a dieci anni prima.
 Spazzolando i denti mi resi conto che mancavano due giorni al mio ritorno e cosa più importante la situazione con Gale era ambigua.
Molto probabilmente era successo quello che era successo solo perché voleva essere gentile e farmi sentire come una persona qualunque, mi lancia un’occhiata allo specchio… a volte il mio genio mi spaventava.
Sorrisi consapevole che la mia idea era corretta e che per farlo felice avrei dovuto reggere il gioco per altri due giorni.
Continuai a fissarmi allo specchio e lentamente il mio sorriso si affievolì, avevo provato qualcosa mentre Gale mi baciava e di certo non era semplice voglia di essere normale.
Uscì dal bagno sbattendo la porta.
“Mi dispiace” disse subito Gale venendomi incontro
“Lascia stare, essere morti ha i suoi vantaggi” alzai le spalle lanciandogli un’occhiata di sottecchi, appena sveglio era proprio carino
 
“Cosa offre, oggi, l’agenzia viaggi Gale?” domandai scrutando l’oceano dal piccolo porto
“Devo presentarti una persona” sorrise trascinandomi verso gli ormeggi
Inclinai la testa scrutandolo “ Qualcuno?”
Lui non mi rispose e continuò la sua marcia tra le barche bianche ormeggiate, si fermò un attimo guardandosi attorno e riprese a camminare.
Mi guardai attorno, c’erano barche piccole e grandi, la maggior parte con nomi strani e bellissimi disegni sugli scafi, non mi sono mai intesa molto di barche ma queste erano davvero belle.
“Eccoci, Amy ti presento Cindy” disse fermandosi
Io mi guardai attorno e poi vidi una barchetta davanti a noi “Cindy” dissi poco convinta
“Esatto” sorrise “ Ho un amico, Stephen, che vive qui e mi ha insegnato a guidare la barca quando venivo in vacanza qui” spiegò
“Ci vuole la patente” affermai
Gale si tastò il retro dei pantaloni ed estrasse il portafoglio, lo aprì e tirò fuori un foglietto spiegazzato e sventolandomelo sotto il naso disse “ Forza Sali!”
Piuttosto riluttante misi un piede avanti all’altro e salì la piccola scaletta che collegava la barca al molo.
 
Cindy filava liscia sulla superficie dell’acqua, io ero appoggiata alla balaustra e mi godevo il sole e il vento, era magnifico, Gale guidava tranquillo fischiettando un motivetto allegro.
Mentre fissavo l’orizzonte mi accorsi di una piccola isola in avvicinamento “Terra!!” urlai indicando quel microscopico puntino
“Spugna getta l’ancora” strillò con il vocione Gale, continuando a tenere il timone
“Spugna?” domandai lanciandogli un’occhiata interrogativa
“Peter Pan…” sospirò sconsolato
“Ma certo” dissi dandomi una botta sulla fronte “ Peter Pan” , scoppiamo entrambi a ridere
 
Non appena ci avvicinammo all’isola Gale gettò l’ancorà e con un piccolo gommone scendemmo a riva.
La sabbia era finissima e di un bianco abbagliante, affondai coi piedi godendomi la sensazione di pace e tranquillità
“Signorina” mi chiamò lui e voltandomi notai che aveva preparato un telo con sopra il nostro pranzo, lo raggiunsi raggiante
 
“Da dove esce tutta questa roba?” domandai addentando un tramezzino al prosciutto
Fece spallucce e mordicchio la sua mela “ Ho semplicemente pensato che fosse più bello mangiare qui”
Mi guardai attorno inspirando l’aria fresca “è meraviglioso”
“Vengo qui tutte le estati… è un piccolo angolo di paradiso”
“Già” borbottai
“ Non ci sei mai stata?” domandò fissandomi
“ Dove?” chiesi a mia volta corrugando la fronte
“In paradiso”
Lo fissai un attimo socchiudendo gli occhi “ No” risposi secca “ Se avessi messo un solo piede in paradiso, ora non sarei qui”
“Hai ragione, scusa” sorrise
Alzai le spalle e mi guardai attorno “ Voglio fare un bagno” affermai
Gale spalancò la bocca, mentre iniziavo a spogliarmi “Aspetta che fai?” domandò
“Vado a tuffarmi” risposi togliendomi la maglia e i pantaloni
 
L’acqua era gelida, rabbrividì saltellando qua e là per scaldarmi, non avevo il coraggio di tuffarmi stavo per voltarmi quando un colpo mi fece perdere l’equilibrio e fini nell’acqua, riemersi urlando con tutto il fiato che avevo nei polmoni e sputacchiando acqua
“Come sei drammatica! Non è poi cosi fredda” ghignò Gale tuffandosi e alzando un’altra ondata gelida
“Ti auguro vivamente di annegare” lo fulminai con lo sguardo
“Non essere arrabbiata, dopo un po’ che stai in acqua non è più cosi fredda…” mi rassicurò
“Beh questo è logico, se rimani dentro per dieci minuti muori congelato, ti sfido a non sentire più freddo” borbottai avviandomi verso la riva
Gale mi afferrò il braccio e mi trascino ancora in acqua, cercai di divincolarmi ma mi abbracciò “Rilassati”, mi afflosciai, il suo petto di alzava e abbassava sotto di me, sentivo il suo cuore battere e pian piano mi rilassai
“è tutto così calmo” sussurrò nel mio orecchio facendomi rabbrividire, mi mossi e senti qualcosa di duro sotto il sedere, mi irrigidì immaginando cosa fosse
“Mi dispiace, ma non posso farci niente se ci piaci” sorrise sul mio collo baciandolo
Trattenni il respiro e lentamente mi voltai mettendomi a cavalcioni su di lui, lo fissai per qualche secondo e poi lo baciai.
 
Non so come ma ritrovai sulla barca e più precisamente sul piccolo letto nella cabina del capitano. Gale era sopra di me e lentamente seguiva il profilo del mio addome cospargendolo di baci.
Mi fissò negli occhi e io capì subito la domanda che si celava dietro quello sguardo, arrossendo annuì.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Un forte rumore mi fece aprire gli occhi di scatto, tastai la parte di fianco a me per capire se Gale fosse ancora lì ma era fredda.
Un altro colpo mi fece sobbalzare, decisi di alzarmi e di raccattare i vestiti prima di uscire. Mi infilai velocemente la biancheria ma mi ricordai che i miei pantaloni e la maglietta, erano sulla spiaggia, gettai una rapida occhiata alla cabina e notai un piccolo armadio, aprendolo afferrai una maglietta blu scuro e mi diressi verso il ponte.
Nella mia mente un solo pensiero si dibatteva “ Complimenti” mi dissi “ bel casino”, non che fossi pentita della nottata di fuoco con Gale, certo che no, nessuno potrebbe pentirsene, Gale è favoloso sotto le lenzuola.
Sorrisi mentre varcavo la soglia della cucina.
“Gale?” domandai guardandomi attorno
“Buon giorno” disse alle mie spalle una voce profonda
Feci una risatina isterica “ S- Sam?”
“Mi fa piacere vedere che stai bene”
“Io…” iniziai
“E mi fa piacere che stai ‘riscoprendo il tuo passato’” disse sarcastico
Arrossì dalla punta dei piedi fino alla radice dei capelli “P-posso spiegare” balbettai
“Lo farai più tardi, ora vestiti, dobbiamo andare” ordinò
Mi voltai “Avevi detto quattro giorni”
“Lo so” sospirò “ ma abbiamo dei problemi, i demoni sono piuttosto scatenati e non vorrei metterti a rischio” il suo tono si fece più dolce
“So badare a me stessa” incrociai le braccia sul petto
Mi lanciò un’occhiata squadrandomi da capo a piedi “ Questo l’ho notato”
“Rimarrò qui” conclusi evitando il suo sguardo accusatorio.
“ Potrai tornare tra qualche tempo”  cercò di spiegare
“No Sam, non tornerò tra qualche tempo, ho solo un giorno, un misero giorno per essere normale e non lo sprecherò”
Fece qualche passo avanti “Tu non sei normale, sei un angelo Amy”
“Non ora, non oggi “ sorrisi triste
Sam mi abbracciò “ Va bene rimani, ma se avverti qualche sentore di pericolo torna da me ok?”
Annuì sorridendo
“Me ne vado” annunciò allontanandosi da me
“Grazie” borbottai mentre spariva
 
“Oh ti sei già svegliata?” domandò Gale entrando in cucina e sobbalzando
Arrossì. Mi tastai le guance, che idiota
“Beh sono qui davanti a te, è logico che io sia già sveglia!” dissi in tono brusco.
Gale sgranò gli occhi “Scusa, si è logico… ho preparato la colazione… vieni?” così dicendo si avviò verso il ponte, io mi diedi un colpo sulla fronte, idiota.
 
Gale aveva preparato la tavola sul ponte, era una mattina splendida e la tovaglia bianca quasi accecava. C’erano spremuta d’arancia, thè, caffè e latte e poi una torta e un’infinità di biscotti.
“Wow” esclamai stupefatta “Ma come…”
“Forza siediti! Sto morendo di fame” sorrise allegro spingendomi
 
Mangiai tutto di buon gusto e ogni tanto lanciai qualche occhiata a Gale, lui continuava a sorridere come un ebete… potevo benissimo capirne il perché, ma era giunto il momento di discutere dell’argomento.
“Senti…” inizia “ Credo che ci siano un po’ di cose da spiegare” mi sistemai una ciocca di capelli dietro l’orecchio
Lui alzò lo sguardo ma notai che invece che da me fu catturato da altro, lentamente mi voltai e la vidi. Una figura scura stava tranquillamente appollaiata sulla poppa della nave.
“Oh merda” sussurrai cercando di mandare giù il groppo che si era formato in gola
“Cosa diavolo è?” domandò Gale alzandosi, io balzai su e lo bloccai
“Jack… quale onore” dissi avanzando
“Mia dolce, cara Amy!” esclamò fingendo sorpresa e con un agile balzò atterrò davanti a me, lo squadrai, non era cambiato di una virgola, beh neanche io in effetti. Era alto, abbronzato, gli occhi verdi risaltavano grazie ai capelli neri, era bellissimo, un meraviglioso demone tentatore.
“Chi sei?” domandò Gale da dietro la mia spalla, mi ero dimenticata di lui accidenti
Jack inclinò la testa arricciando le labbra “Un umano?” domandò sorpreso guardandomi
Ci fu un attimo di silenzio, alla fine dissi “ Si un umano, sai anche io ho del lavoro da fare” incrociai le braccia al petto, stavo sudando freddo.
Il demone si sporse verso di me e annusò l’aria “ Odori di sesso” sorrise
La mia bocca si spalancò e divenni rossa, ottimo modo per fronteggiare il mio probabile assassino.
“Quello che faccio nelle mie missioni sono affari miei” sbottai mentre Gale mi mise un braccio intorno alle spalle
“Ti ho chiesto chi sei” ripetè Gale
“Gale stai dietro di me” sussurrai liberandomi dal suo braccio
Jack sorrise “Non devi avere paura Amy, non ti voglio fare del male”
Spinsi Gale facendolo oscillare pericolosamente vicino al tavolo della colazione “Vai di sotto” gli ordinai
“Mi vuoi spiegare cosa succede?” domandò infuriato
“Va di sotto ho detto!” ripetei fissando Jack negli occhi
“Suvvia Amy non essere dura con lui, se vuoi posso ucciderlo per primo” il suo sorriso era raccapricciante
“Non ti lascio” sussurrò Gale alle mie spalle
“Vai Gale, sai quanto Lui Odi Non Essere Informato del meteo” dissi scandendo parola per parola, sperando che capisse lo sentì muoversi molto lentamente verso le scale che conducevano in cabina
Io e Jack rimanemmo a fronteggiarci per qualche secondo poi lui scattò, io afferrai velocemente la caraffa e gliela frantumai in testa, stordendolo. Amy uno, Jack zero.
Velocemente cercai di sollevare il suo corpo muscoloso e con molta fatica lo buttai in mare.
 
Gale in quel momento fece capolino dalla coperta “Metti in moto!” ordinai correndo verso il timone, dovevamo andare via da lì il più presto possibile.
“Chi era?” mi domandò Gale prendendo il timone e mettendo in moto Cindy
“Jack uno dei demoni della tentazione” borbottai guardandomi attorno
“Ehi” sorrise lui tirandomi a sé “ Andra tutto bene”, il bacio fu lento e dolce, meraviglioso
 
Navigammo per circa mezzora poi, finalmente, attraccammo.
Non appena mettemmo piede sul molo mi voltai verso Gale “è il momento di salutarci”
Lui rimase a fissarmi spaesato “ Ma è solo mezzogiorno!” protestò  “Avevi detto quattro giorni”
Spalancai gli occhi “ Gale non so te ne sei reso conto… ma quel demone voleva ucciderci! “
“Lo hai ucciso no? Questione risolta” fece spallucce
“Gale non si uccidono così i demoni…” sospirai
Mi prese per le spalle “Amy, ancora qualche ora… andiamo in hotel e rilassiamoci”
“Scusa, ma non posso” dissi allontanandomi
“Mi sono innamorato Amy, è sbagliato ma è successo” sussurrò lui
Mi voltai verso il pontile
“Guardami e dimmi che tutto quello che è successo è sbagliato e che lo hai fatto solo perché volevi sentirti umana” mi strattonò la spalla
Scossi la testa “Gale…”
“Guardami e dimmi che la notte scorsa è stato solo per divertimento”
Nell’attimo esatto in cui mi voltai uno spostamento d’aria mi scagliò per terra, facendomi ruzzolare per qualche metro. Stordita cercai di rialzarmi ma un calcio in pieno petto mi fece mancare l’aria.
“Te lo ha mai detto nessuno che non sei per niente gentile” sorrise inquietante Jack
“Mentirei… se….dicessi… di no” feci fatica a rispondere
“Nessun problema, tanto tra poco sarai morta” fece spallucce e si abbassò per afferrarmi in una stretta micidiale il collo per poi sollevarmi da terra.
Iniziai a contorcermi, mi mancava l’aria
“Passa alla forma incorporea!” urlò Gale alle mie spalle
“Non…” la stretta era troppo potente
“Non può! Vero angioletto?” disse sarcastico Jack
Era vero, se un umano mi aggrediva potevo rendere invisibile la mia anima mentre con un demone era impossibile, loro afferravano l’anima.
Gale scattò verso di noi ma con una manata Jack lo fece scivolare in acqua, spalancai gli occhi e ripresi a divincolarmi, per tutta risposta Jack strinse ancora di più, ma non mi importava, dovevo salvare Gale.
Sferrai un calcio, con tutta la mia forza, dritto nelle sue parti intime e feci centro, poteva avere una forza sovraumana ma di sicuro, li era sensibile come ogni altro uomo.
Non appena mollò la presa mi accasciai a terra riprendendo fiato, vagai con lo sguardo verso il mare e vidi due mani appese al molo, mi precipitai verso Gale e lo aiutai a issarsi su
“Come stai?” mi chiese tossicchiando
“Vattene subito da qui” ordinai
“No!” esclamò
“Gale! Dannazione” sbottai
“Fino a quando non arriva Sam” sussurrò prendendomi il mento tra le dita e baciandomi
 
“Incomincio seriamente a stufarmi” disse Jack avvicinandosi
Alzai lo sguardo su Gale “ Devo dirti una cosa…” iniziai ma Jack si tuffò su di me, saltai di lato schivandolo, Gale mi si mise accanto “Avrai tutto il tempo del mondo più tardi” sorrise
“No, voglio vegliare su di te, ogni giorno da qui in avanti” dissi
Mi guardò sorpreso “Amy…” un pugno lo fece volare lungo il pontile
“Gale” urlai
“Facciamola finita” sentenziò Jack cercando di colpirmi ma prontamente schivai, dopo tutto Sam mi aveva insegnato qualche cosa sull’auto difesa.
Era una lotta impari, ogni volta che lo colpivo, lui, non si muoveva di un millimetro mentre io iniziai ad accusare i primi segni di stanchezza.
La mia attenzione era tutta concentrata sul nemico e quando Gale scagliò su di lui un pezzo di legno, mi resi conto che, prima di proteggere me stessa dovevo proteggere Gale.
Jack si voltò verso il ragazzo con gli occhi infuocati, mi lanciai verso di lui e venni sbalzata via, caddi in acqua.
 
“Quanto trambusto!” esclamò una voce alle mie spalle, mi voltai e vidi Sam che, tranquillo, camminava sull’acqua.
“Era ora” sbottai, con un rapido gesto mi issò su e raggiungemmo il pontile proprio mentre Jack si fiondava su Gale
Sam si parò davanti a Gale e assorbì il colpo rimanendo immobile.
Io presi la mano di Gale e lo trascinai via, corremmo a perdifiato verso la città, eravamo quasi arrivati quando qualcosa mi afferrò la caviglia e scivolai sbattendo la testa, l’ultima cosa che vidi prima di svenire fu Jack che afferrava per la gola Gale e lo sbatteva con violenta contro il legno chiaro del pontile.
Chiusi gli occhi e mi abbandonai al buio, per la seconda volta nella mia vita.
 
Quando rinvenni ero sdraiata su un letto morbido, sbattei gli occhi un paio di volte.
“Sei tornata tra noi, finalmente” la voce di Sam mi rimbombò in testa, cercai di sollevarmi ma mi spinse leggermente contro il letto “ Stai giù, devi riposare”
“Cosa è successo?” domandai “Gale? Dov’è Gale?”
Sam scosse la testa. Le lacrime mi annebbiarono la vista.
 
Fine.

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


Poggiai il vassoio sul tavolo e mi stravaccai sulla sedia.
“Dovresti essere un po’ più fine” mi rimproverò Mimi appoggiando il suo vassoio sul tavolo.
Le feci un gesto con la mano e comincia a mangiare.
“Ho visto Madison… mi ha detto di dirti che Lui ancora non è arrivato nel suo distretto” aggiunse piano Mimi guardandomi di sottecchi, alzai lo sguardo fulminandola.
“Scusa, pensavo volessi saperlo” fece spallucce incominciando a mangiare
Io mi alzai lasciando il vassoio pieno sul tavolo e uscì dal locale sbattendo la porta, mi diressi alla mia solita panchina sotto il grande albero.
Erano passati cinque anni oramai e Gale non era passato di qua, all’inizio quando Sam mi aveva detto che era morto ero caduta in una sorta di disperazione, vagavo per le strade poi ebbi un’illuminazione, se era morto doveva essere da qualche parte. Esclusi subito l’inferno,  quindi rimanevano due possibilità.
Lo cercai in ogni distretto di questo dannato posto, ma lui non c’era, Sam continuava a ripetere che dovevo lasciar stare e andare avanti e mi proibì di andare a Lexton.
Alla fine ero arrivata alla conclusione che era finito in Paradiso e che quindi, dopo tutto, prima o poi lo avrei incontrato.
Fissai le foglie scosse dal vento, c’era pace, calma e tranquillità.
“Avevi ragione, qui la temperatura è sempre uguale” bofonchiò qualcuno
Subito mi alzai, avrei riconosciuto quella voce ovunque “G-gale?” balbettai
“Mi hanno sempre chiamato cosi… quindi immagino sia il mio nome” sorrise lui
Rimasi pietrificata, se era qui c’era solo e un’unica spiegazione, strinsi gli occhi “Bastardo” sibilai prima di scomparire per poi riapparire nell’ufficio di Sam.
Lo trovai seduto alla scrivania, mi stava aspettando.
“Bastardo!” urlai scaraventando tutti gli oggetti della sua scrivania per terra “Come hai potuto!”
“Amy calmati” disse alzandomi
“Calmarmi?” domandai sarcastica afferrando la sua adorata lampada di Murano “Io.Dovrei.Calmarmi?” scandii parola per parola “Va al diavolo” lanciai la lampada contro di lui, addio stupido oggetto inutile.
“Ti dobbiamo delle spiegazioni” disse Gale dietro di me
“Sta zitto!” strillai lanciando il posacenere verso di lui
Approfittando della mia distrazione Sam mi afferrò da dietro e mi bloccò, iniziai a urlare e a dimenarmi.
“Se ti calmassi un attimo, ti potremmo dare una spiegazione” disse calmo Gale
“Mi aveva detto che eri morto!” iniziai a piangere più per la rabbia che per la disperazione
“Lo so, è stata una mia idea” sorrise triste
Sam mi lasciò e mi accasciai a terra fissandolo incredula “ Io ti ho cercato”
“Lo so”
“Ho girato ovunque cercando la tua anima” singhiozzai “ E tu eri vivo!”
Si accucciò vicino a me “Puoi lasciarci soli?” domandò a Sam
Lui annuì “ Però potreste andare da un’altra parte” disse indicando il suo ufficio distrutto “Sai, ho una collezione di libri piuttosto costosa non vorrei…”
“Va bene”
 
Mi ritrovai sulla mia solita panchina mentre Gale mi teneva la mano.
“Quando sei svenuta, Jack mi ha colpito e sono caduto, Sam mi ha soccorso e poi abbiamo soccorso te”
“Jack è morto” sussurrai, poi aggiunsi “ Credo”
Gale sorrise “è stato incredibile sono arrivati una decida di angeli e hanno iniziato a combattere…”
Mi lanciò un’occhiata accarezzandomi la guancia “Ho chiesto a Sam di dirti che ero morto”
“Questo si era capito” dissi scostando il viso
“Non essere arrabbiata, per favore” disse in tono implorante
“Mi hai fatto credere che eri morto! Hai la minima idea di quello che ho passato?” sbottai
“Amy, ascoltami, volevi stare con me ogni giorno, volevi proteggermi!”
“Avrei fatto questo e altro! Ma evidentemente a te non andava bene, io ero innamorata di te” strillai spintonandolo
“Non ti avrei mai permesso di restare con me, ti ricordi cosa hai detto sulla seconda opportunità?” mi domandò avvicinandosi
Annuì
“Ecco, restando con me avresti privato altre persone di questa possibilità… non era corretto” sentenziò abbracciandomi, rimasi inerme “Probabilmente ora sarai arrabbiata ma prima o poi, capirai che tutto questo è giusto”
 
Rimanemmo abbracciati per un po’ poi chiesi “ Se sei qui significa che sei morto… come?”
Sospirò “Ho avuto un incidente…”
Alzai lo sguardo “Tu...”
“Nevicava e la strada era ghiacciata, ho solo sbandato… dovrei essere morto sul colpo” disse tranquillo
“Come puoi essere così tranquillo?” sbottai spintonandolo e alzandomi
“Sapevo che ti avrei rivista” fece spallucce e mi raggiunse, in un attimo mi afferrò e ci spostammo in camera mia, con un sorriso malizioso disse “Allora… dove eravamo rimasti?”
Scoppiai a ridere e afferrai la sua maglia e lo attirai in un bacio che sarebbe durato per l’eternità.
 
 

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