Lost in confusion, like an illusion..

di 6 Luglio 2014
(/viewuser.php?uid=268684)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 “Hi, I’m…” ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 Niente.. nulla.. zero. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 Rossi.. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 “..dimenticherai..” ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 Occhi ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 “Non è possibile” ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 “Mi dispiace”.. “Perché?”.. “Per queste” ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 “L’uomo” ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 “Hi, I’m…” ***


~~Harry, Liam, Zayn, Niall e Louis.
 Così si chiamavano i 5 ragazzi che avevo conosciuto la sera prima in un locale.
 Ero.. come si può dire.. un po’ brilla (?) quindi non ricordo molto della sera prima, non mi ricordo neanche dei loro volti, però questa mattina, quando mi sono svegliata e ho frugato nelle tasta della giacca ho trovato un biglietto –penso per un concerto- e un fogliettino su cui c’era scritto: DOMANI ALLE 20:30, QUANDO SEI DAVANTI L’ARENA CHIAMA e poi c’erano svariati numeri e ora eccomi qua, davanti alla The 02 Arena di Londra, alle 20:30 in punto, con un cellulare in mano.
 Compongo il numero che ho trovato sul mio splendido Iphone e do il via alla chiamata.
 Uno squillo, due, tre, quattro.. niente
 Riprovo.. ancora niente.
 Alle 4° volta che provo a chiamare inizio a chiedermi “Perché ho deciso di venire qua?”
Decido di provare un ultima volta e finalmente è quella buona.
 Una voce allegra e squillante mi risponde.
 X: “Si? Chi è?”
Io: “Ehm.. Uhm.. Ecco io.. so..” non so che cosa dire, mi sento così stupida in quel momento.
 X: “Allora?” disse per incoraggiarmi.
 Io: “Sono Giada, ho trovato questo numero nelle tasca del giubbotto e non so che ci faccio qui!” dico tutto d’un fiato.
 Una forte risate, talmente forte che mi fa automaticamente allontanare l’apparecchio telefonico dall’orecchio, mi fa sussultare.
 X: “Giada!” Esclama il mio nome con molta felicità
 X: “Stai bene?” certo che stavo bene, ero confusa, ma stavo bene..
 Io: “S-si” balbetto insicura riportando il telefono vicino.
 X: “Ora vengo a prenderti, aspetta” disse mettendo giù.
 Rimasi qualche secondo a fissare il display del telefono per poi riprendere coscienza.
 Una porticina, non molto lontana da me, si apre e da lì esce un ragazzo alto, ben piazzato, con i capelli castani e messi in ordine.
 Aveva due occhi verdi acqua pazzeschi, mi ci sarei persa dentro.
 X: “Ciao” dissi avviandosi verso di me.
 Io gli andai incontro.
 Io: “Ciao” risposi sorridendogli lievemente
 X: “Sai sembri molto più timida da sobria” disse ridacchiando
 Ero perplessa dalle sua parole ma non gli diedi molto peso.
 Io: “Ah.. se lo dici tu” tagliai corto.
 X: “Seguimi” disse infine lui facendo uno strano cenno con la mano.
 La porticina, da cui era uscito quel bel ragazzo, si chiuse alla mie spalle.
 Lo segui in ogni suo movimento, da dietro notai che aveva delle belle spalle larghe, delle gambe muscolose e un cul.. -sedere, scusate- un sedere niente male.
 Di colpo il ragazzo si fermò, facendomi sbattere contro di lui.
 Io: “Scusa” arrossii
 X: “Tranquilla” sorrise, facendomi arrossire ancora di più.
 Dopo uno scambio di sguardi, aprì un’altra porta e quando fui dentro, qualcosa, o meglio, qualcuno mi si precipitò addosso, stringendomi in un forte abbraccio.
 X: “Ciao Giada” disse continuando a stringere.
 Io: “N-non respiro” dissi ansimando faticosamente.
 Il biondo sciolse subito l’abbraccio.
 Quando mi fu davanti rimasi qualche secondo a guardarlo.
 Anche lui era molto bello.
 Alto, un bel fisico, biondo con il ciuffettino e con occhi azzurri come il mare… mi sembrava pure simpatico.
 Distolsi subito lo sguardo dal biondo quando mi accorsi che in stanza c’erano altri 3 ragazzi.
 Uno riccio, con gli occhi verdi e un sorriso che ti scioglieva.
 Uno alto, magro, con i capelli corti color miele e con un viso che ispirava dolcezza e poi un altro, uno che di dolcezza ne ispirava ben poca, aveva un ciuffo alto biondo mentre il resto dei suoi capelli erano mori, due occhi marroni con qualche sfumatura dorata, la pelle ambrata e un sorriso che prometteva solo guai..
 X: “Ehila” disse qualcuno passandomi una mano davanti la faccia.
 Scossi un attimo la testa e tornai dai paesi dei sogni.
 Io: “S-si?” dissi un po’ smarrita
 X: “Capisco che Zayn è molto bello ma non mi sembra il caso dì consumarlo con lo sguardo” disse il ricciolino.
 Io: “Zayn..” mormorai tra me e me ma evidentemente mi sentirono anche gli altri, visto che risero.
 X: “Si.. si chiama così” disse divertito il ragazzo con i capelli color miele.
 Zayn: “Non ti ricordi di noi?” chiese in modo apatico, privo di sentimenti.
 Effettivamente, i loro volti erano difficili da scordare, ma io non ricordavo un bel niente!
 Io: “Beh.. onestamente.. no” ammisi sospirando.
 La stanza si riempì di risate, tutti stavano ridendo di me.. tutti tranne quel Zayn..
 X: “Avremmo dovuto immaginarlo che non ti saresti ricordata niente visto la sbronza che ti sei presa ieri” disse ancora ridente il biondo.
 Io: “Ah Ah Ah molto divertente” dissi un po’ scocciata.
 Quando finirono di ridere mi venne in mente un dubbio.. che avevo combinato la sera prima?!
 Dovevo assolutamente saperlo!
 Io: “Ragazzi.. io..”
X: “Comunque se veramente non ti ricordi nulla, mi presento, io sono Louis Tomlinson” disse interrompendomi.
 Io: “Ok molto piacere di conoscerti ma io..” anche sta volta non riuscii a fare la mia domanda, visto che uno dei ragazzi mi prese la mano e me la baciò.
 X: “Piacere io sono Liam James Payne” disse con fare da aristocratico.
 Louis: “Buffone” mugugnò l’altro
 Liam: “Fanculo” rispose facendogli il terzo dito.. ‘si molto principesco questo’ pensai vedendo la scena xD
 Ormai mi arresi.. decisi di farli finire di presentare, avrei posto i miei dubbi dopo..
 X: “Io sono Harry Styles, il più bello dei 5” disse ammiccando.
 Louis e Liam risero e Harry ci rimase male..
 X: “Tranquillo Harry loro non sanno riconoscere le vere bellezze..” disse il biondo passando una mano sulla schiena dei riccio.
 Harry: “Meno male che si sei tu Niall..” disse divertito.
 Io: “Quindi tu sei Niall?!” chiesi, facendo finta che mi interessasse.
 Niall: “Già, sono proprio io.. sono il magnifico e fantasticherrimo(?) Niall Horan”
Scoppiai a ridere quando finì di parlare.
 Io: “Devo dire che la modestia qua non manca” sorrisi.
 Il sorriso però scomparse quando il ragazzo con la pelle ambrata si avvicinò a me pericolosamente.
 Zayn: “Io sono..”
Io: “Zayn” –lo interruppi- “Lo so..” conclusi in modo freddo.
 Non mi piaceva quel ragazzo.. aveva qualcosa che non andava.
 Zayn rimasi a guardarmi come se fossi una scimmietta allo zoo.. potevo sentire i suoi –splendidi- occhi marroni percorrermi il corpo e questo mi faceva rabbrividire.
 Mentre Zayn esaminava ogni minima parte del mio corpo, qualcuno aprì la porta violentemente.
 Mi girai per vedere chi fosse.
 Ero un uomo alto, in carne, non della nostra età un po’ vecchio, era vestito di nero e sembra avere un viso da papà protettivo.
 X: “Ragazzi è ora” disse semplicemente per poi uscire andarsene.
 Io: “E ora per cosa?” chiesi confusa.
 Louis: “Ora vedrai” mi fece l’occhiolino e poi quei 5 ragazzi scomparirono dalla mia vista.
 Io: “Ma aspettate io devo chiedervi una cosa!!” urlai ma ormai era troppo tardi, nella stanza ero rimasta da sola.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 Niente.. nulla.. zero. ***


~~
 Ero sola, sola a pensare a quei ragazzi con cui avevo appena parlato.
 Sola per ricordare finalmente quello che era successo la sera prima.
 Sola..

 *FLASHBACK*

 Io: “Sei bello lo sai?” dissi accarezzandogli la nuca.
 Zayn: “Lo so” si morse il labbro.
 Io: “Ahahhaha” risi anche se non sapevo bene il perché.
 Zayn: “Sei bella lo sai?” risi nuovamente
 Io: “Tesoro le mie frasi hanno il copyright” ammiccai.
 Zayn: “Ahahah questa era bella” rise per poi farsi immediatamente serio.
 Iniziò a fissarmi e a scrutare il mio viso.
 Sentii le sue mani grandi e calde cingermi i fianchi e con dolcezza mi accompagnò al muro, facendo combaciare perfettamente la mia schiena ad esso.
 Zayn: “So che non ci conosciamo e che non dovrei farlo ma..” non lo lasciai finire di parlare che lo baciai.
 Le sue labbra sapevano di tabacco e di vodka.. era un mischio insolito ma non mi dispiaceva, forse perché anche io sapevo di vodka.

 *FineFLASHBACK*

 Cos’era stato? Un ricordo? O una immaginazione causata dal mio cervello?
 Comunque sia, non mi era piaciuto, Zayn.. non ci volevo credere.
 Come avevo potuto baciare un ragazzo che non mi piaceva? Semplice.. l’alcool.
 E’ strano come una semplice sostanza liquida ti possa far fare cose che pensavi non avresti mai fatto.
 Andai su e giù per la stanza, sperando in qualche altro Flash ma niente.. nulla.. zero.
 L’unica cosa che sapevo che avevo baciato quel ragazzo o forse.. forse avevo fatto qualcosa in più.
 No! Impossibile!
 Eppure fino a qualche minuto fa avrei ritenuto impossibile baciare quel ragazzo tanto strano e inqueto e invece l’avevo fatto.
 No! No! No!
 Mi rifiutavo.. baciare è un conto, andarci a letto è un altro.
 Dovevo ricordare, dovevo per forza farlo
 Con tutta me stessa sforzai il mio misero cervellino ma ancora niente.. nulla.. zero.
 Sarei impazzita se non avessi saputo.
 D’un tratto uno musica, delle urla, una canzone.
‘Sarà qualche scherzo provocato dalla mia mente’ pensai ma quella musica sembrava così reale, così vicina.
 Apri la porta e uscii dalla stanza.
 Seguii quelle urla fino ad arrivare ad un'altra porta.
 Rimasi qualche minuto a guardarla, la musica si era fatta più alta.
 L’aprii.
 Di colpo mi trovai davanti una folla di ragazzine urlanti, che gridavano un nome: One Direction.
 Non capivo, mi guardai un attimo attorno e poi vidi quei 5 ragazzi.
 Quei 5 ragazzi che chiamavano One Direction ma che io conoscevo come Harry, Niall, Liam, Louis e.. Zayn.
 Erano s’un palco che saltellavano e camminavano cantando.

“…Yeah, I've been watching you all night
 There's something in your eyes
 Saying c'mon, c'mon and dance with me, baby..”

La musica, le loro voci, le urla, tutto rimbombavano nella mia testa.

“…The one that I came with
 Didn’t know how to move
 The way that you let your hair down
 I can tell that you do…”

*FLASHBACK*

“…So come on, come on
 Move a little closer now
 Come on, come on
 Ain’t no way you’re walking out
 Come on, come on
 Show me what you’re all about..”

X: “Non li trovi fantastici?” mi urlò nell’orecchio una ragazza che mi era vicina
 Io: “Si.. sono bravi” risposi con lo stesso tono di voce, visto che era difficile capirsi.
 X: “Io sono una directioner da un anno e mezzo tu?” non capii niente di quello che disse ma feci finta di niente
 Io: “Certo, anch’io amo la salsa” dissi qualcosa a caso, sperando di aver azzeccato, ma non fu così visto che la rossa mi guardò stranita e se ne andò.. ahahaha

“…Come on, Come on, Come on, Come on
 Come on, Come on
 And dance with me baby…”

I ragazzi finirono di cantare e tra le urla di felicità delle ragazze scomparirono dal palco.
 Non m’importò molto di andare a cercarli, così rimasi a scatenarmi.
 Ballai con un paio di ragazzi, ma non ballare nel senso, facciamo passi a caso a ritmo di musica, ballare nel senso, strusciamoci l’uno addosso l’altro, mi stavo divertendo tanto quanto facevo la troia, tutta colpa dell’alcool che avevo in corpo.
 Niall “Ehi mi offri questo ballo?” chiese la sua voce angelica alla mie spalle.
 Io: “Certo” risposi sorridendo.
 Iniziai a strusciarmi addosso a lui ma proprio quando stavo facendo una mia mossa speciale, mi bloccò girandomi verso di lui e facendomi trovare a pochi centimetri dalle sue labbra.
 Non ci pensai due volte e lo baciai.

 *FineFLASHBACK*

 Un altro ricordo.. un altro brutto ricordo.
 Ora capisco perché non ricordavo niente, perché mi conveniva farlo.. ero stata una troia la sera prima e questo mi faceva schifo, ribrezzo!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 Rossi.. ***


~~
 I ricordi non mi lasciavano un attimo di tregua.. in mezz’ora avevo ricordato una serata di 5 ore, era assurdo come il mio cervello potesse scordare e ricordare tutto con estrema facilità.
 Ormai il concerto -se così potevo chiamarlo- stava giungendo al termine e la musica era cambiata, era passata da un ritmo veloce e allegro, a un ritmo lento e molto dolce.

“..If you’re pretending from the start
 Like this, with a tight grip
 Then my kiss can mend your broken heart
 I might miss..”

Le loro voci unite mi persuasero, ero magnifiche..
 E ora che li guardavano sotto le luci dei riflettori, dovevo dire che erano molto più belli di quel che pensavo.
 La loro pelle era perfetta, senza alcuna imperfezione, gli zigomi e le mascelle ben pronunciati, i capelli - messi in un ordine/disordine- ti toglievano il fiato e gli occhi.. cavolo i loro occhi erano unici, un misto fra innocenza e dannazione, mi ci sarei persa dentro.
 Ero così persa a fantasticare su di loro che non mi ero neanche accorta che avevano appena fatto un inchino..
 Niall: “Ci si vede Londraa!” urlò per poi scappare via tra le urla delle fans.
 Pian piano l’arena si vuotò lasciandomi nuovamente sola..
 Quel posto era veramente enorme.
 Mi guardai attorno, quando d’un tratto i miei occhi si incrociarono a due iridi verdi.. mi mancò per un attimo il respiro.

 *FLASHBACK*

 Ero in trappola, ero rinchiusa in quella stanza sola con lui e sinceramente questo non mi dispiaceva.
 Io: “Hai dei bei occhi, lo sai?” dissi di colpo.
 Vidi gli angoli delle sue labbra curvarsi in un sorriso compiaciuto.
 Harry: “Grazie” rispose freddo.
 Rimanemmo a fissarci a lungo, i suoi occhi erano puntate sulle mie labbra e quando me ne accorsi arrossii, mordendomi il labbro inferiore involontariamente
 Harry: “E tu hai delle belle labbra” mormorò.. avvicinandosi a me.
 In quel momento, un colpo di vento entrò dalla finestra di quella stanza.
 I miei capelli mori e mossi si scompigliarono, facendomi finire qualche ciocca in viso, impedendomi per pochi secondi una visuale limpida.
 Quando misi i capelli a posto, potetti notare Harry con gli occhi chiusi che respirava dal naso quasi come se si stesse inebriando di qualche profumo, che per l’esattezza non c’era.
 Quando aprì i suoi magnifici occhi, notai qualcosa di diverso, erano cambiato, inscuriti.. esatto erano di un verde più scuro ed intenso, metteva paura.
 Harry: “Hai anche un buon odore” disse divertito, prendendomi per i fianchi e facendo scontrare il mio petto con il suo.
 IO: “Strano.. oggi non ho messo nessun profumo” ammisi con estrema ingenuità.
 Giurai di aver sentito Harry ghignare alle mie parole.
 Harry: “E da quando ti ho vista che ho detto ai ragazzi che mi avresti portato solo guai” ringhiò.
 Io: “A-ah si?” balbettai impaurita vedendo i suoi occhi inscurirsi sempre di più, cambiando colore.
 Harry: “Eh già.. non dovrei farlo, l’avevo promesso ma tu, il tuo odore, i tuoi occhi.. non riesco a resisterti” disse chiudendo gli occhi e per poi riaprirli in un attimo.
 Mi allontanai di scatto, quando vidi le sue iridi passare da verde scuro a rosso..
 No.. no.. che stava succedendo? I suoi occhi.. erano rossi.. impossibile!
“Cazzo! Avevo bevuto troppo!” esclamai nella mia mente.
 Eppure non erano allucinazioni portate dal alcool, era tutto -purtroppo- vero.
 Io: “H-Harry..”
Harry: “Mi dispiace piccola.. ma il mio istinto animale è stato per troppo tempo rinchiuso” anche la sua voce era cambiata, era più forte, graffiante, tenebrosa, provocante.. paurosa.
 Io: “Stammi lontano..” non so dove trovai il coraggio per dire quelle parole.
 Harry: “Non ci riesco” ammise quasi dispiaciuto per poi tornare a sorridere.
 Feci dei passi indietro per ogni suoi passo in avanti, ma la stanza non era molto grande, così in poco tempo mi trovai con le spalle al muro.
“Era la mia fine” pensai..
 Harry: “Sentirai un po’ di dolore” disse facendo trapelare fra le labbra due cose appuntite e scintillanti.
 Non poteva essere.. era tutto così assurdo.
 Chiusi gli occhi e contai fino a tre, sperando che quando li riaprissi mi ritrovassi nel mio letto, sudata, succube di un brutto sogno.
 1..2..3..
 Harry: “Delusa?” disse la sua voce quando finii di contare.
 Purtroppo ero ancora in quella stanza, con quel ragazzo.
 Io: “Tu non puoi essere reale!” esclamai.
 Harry: “Invece lo sono” rispose per poi far sprofondare i suoi canini nel mio collo.

 *FineFLASCHBACK*

 Quando tornai alla realtà, mi accorsi di star tremando.
 Portai una mano sul collo e con mio grande stupore lo trovai liscio, senza alcune segno o buco.
 Non capivo.. ero sconvolta.
 Quello era un ricordo, ne ero sicura, ma non riuscivo a credere che fosse reale.
 Harry: “Tutto bene?” chiese quella voce.
 Lo guardai di colpo.
 I suoi occhi erano gli stessi del mio ricordo, solo che erano tornati al loro colore naturale.. non erano ne scuri ne rossi.
 Deglutii.
 Io: “S-si” balbettai impaurita.
 Che cos’era lui? E possibile che la sera prima mi avesse morso?

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 “..dimenticherai..” ***


~~Paura.
 Era quello che provavo in quel momento.. un angosciante paura!
 Lui era davanti a me, che mi fissava intensamente negli occhi, come se dentro ad essi potesse leggere i miei pensieri.
 Harry: “Ti è piaciuto il concerto?” chiese con tranquillità.
 Io: “Ah.. si siete stati molto bravi” finsi un sorriso.
 Tutto in quel momento mi diceva di correre, scappare lontana, senza voltarmi a guardare indietro.. e l’avrei fatto se solo i miei muscoli non fossero paralizzati.
 Harry: “Io e i ragazzi stiamo per andare a mangiare qualcosa al Mc, vuoi unirti a noi?”
 “Mangiare”
Quella parola mi fece tremare per non so quale motivo.
 IO: “Eh.. no” –feci un respiro –“Non posso” conclusi incerta.
 Harry: “Perché non puoi?” si avvicinò.. io mi allontanai di qualche passo.
 Io: “Perché è tardi.. i miei non vogliono che stia in giro fino a quest’ora” mentii.. Harry se ne accorse.
 Harry: “Bugiarda..” ringhiò tra i denti.
 A quel punto vidi gli occhi di Harry inscurirsi di nuovo e i ricordi ritornarono a galla.
 Harry: “Tu.. tu..” il modo in cui pronunciava quelle due sillabe mi fece tremare ancora di più.
 Diedi un occhiata alle mie spalle.. la porta era vicina, l’avrei raggiunta con pochi passi.
 Iniziai ad arretrare lentamente, senza smettere di fissare Harry negli occhi.
 Io: “Harry.. lo sai, forse se ritardo di qualche minuto i miei non si arrabbiano” dissi..
 Harry: “Già.. lo penso anch’io” la sua voce si era calmata ma i suoi occhi facevano ancora paura.
 Ormai ero vicina.. sentii la porta alle mia spalle e con estrema velocità l’aprii e corsi via.
 L’adrenalina che avevo in corpo mi faceva correre come non mai ma purtroppo non bastò.
 Due mani grandi e robuste mi bloccarono.
 Non ebbi il coraggio di girarmi, le lacrime cominciarono a solcare il mio viso.
 Era la mia fine, Harry mi aveva presa..
 Io: “Ti prego non farmi del male” dissi singhiozzando senza guardare il mio assalitore negli occhi.
 Zayn: “Non ti farò del male.. almeno non oggi” la sua voce..
 Mi girai di scatto e fui sorpresa quando davanti a me non trovai più quei due occhi grandi e verdi ma altri due occhi marroni quasi dorati.
 Io: “Zayn” dissi pronta a buttarmi fra le sue braccia ma poi mi bloccai.
“E se anche lui fosse un..” i miei pensieri si fermarono quando lui prese il mio viso fra le mani.
 Zayn: “Siamo stati degli stupidi.. avremmo dovuto farlo subito ma Niall aveva detto che eri troppo ubriaca e che quindi avresti dimenticato comunque..” non capii il senso delle sue parole.. ma non m’importava, volevo solo andarmene.
 Zayn: “Giada..” –le sue pupille si dilatarono- “tu dimenticherai tutto, domani quando ti sveglierai penserai di aver fatto un brutto sogno e quando andrai a scuola farai finta di niente.. mi spiace” concluse per poi scomparire.
 In pochi secondi intorno a me fu buio totale.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 Occhi ***


~~Quella mattina mi guardai allo specchio, ero ancora sudato e terrorizzata dal brutto sogno che avevo fatto, che però non ricordavo –odiavo quando dimenticavo un sogno o un incubo-
Mi ero svegliata agonizzante nel letto , e due secondi dopo la testa aveva cancellato tutto.
 Erano rimasti nella mia mente, una canzone e degli occhi..
 Due occhi e due occhi dorati.
 Lanciai un occhiata alla sveglia che segnava le sei e mezza, mi diressi verso il bagno e iniziai a prepararmi.
 Sarebbe stata una giornata pesante, me lo sentivo.
 Nuova scuola.
 Nuova città.
 Nuova vita.

 Jesy: “Che carina che sei” disse mia madre appena mi vide entrare in cucina.
 Avevo optato per un look semplice ma di carattere, una camicia a quadri larga, dei jeans neri e Vans nere borchiate (http://weheartit.com/entry/51509427/via/tamuna_mangoshvilii)
 Già.. ero veramente carina.
 Jesy: “Tesoro sei pronta per il tuo primo giorno a scuola?” era più agitata di me in quel momento e l’elettricità che emanava quella donna mi stava soffocando nei pochi metri di quella stanza di 4 pareti.
 Io: “Mamma, ti prego” risposi roteando gli occhi.
 Dopo colazione, misi le ultime cose nello zaino e salii in macchina.
 Per tutto il tragitto verso la scuola –che per mia fortuna era poco- Jesy non smise di farmi raccomandazioni.
 Quando la donna parcheggiò davanti i cancelli rossi -del posto in cui avrebbe passato i momenti più brutti della sua vita- gli scivolò una lacrima lungo il viso.
 Io: “Ma che fai piangi?” chiesi scandalizzata.
 Jesy: “Io? No figurati” disse tirando su con naso.
 La ingenuità e la dolcezza di mia madre mi fecero quasi commuovere, era tenero come lei mi ritenesse ancora una bambina..
 Io: “Ciao mamma, vediamo dopo” dissi aprendo lo sportello della sua Jeep nera ben curata.
 Jesy: “In bocca al lupo, tesoro” rispose per poi sfrecciare via.
 Rimasi qualche secondo a fissare l’enorme struttura di cemento, quel posto era abbastanza inquietante, non perché fosse malandato, anzi era tenuto benissimo ma perché l’energia che emanava era a dir poco maligna.
 Passo dopo passo i miei piedi mi portarono ad entrare in quel edificio.
 Quando fui nel corridoio, un mucchio di sguardi indiscreti puntarono su di me e mille vocine mi bombardavano le orecchie.
 Feci un bel respiro e poi abbassai lo sguardo a terra.
 Continuai a camminare dritta fino in segreteria, dove una donna paffuta sorrideva dietro una scrivania e una parete di vetro.
 X: “Posso aiutarla?” mi chiese gentilmente.
 Io: “Ehm.. si.. sono nuova e..” non finii di parlare che si girò di schiena e iniziò a cercare qualcosa.
 X: “Ecco a lei signorina Parker” disse porgendomi un modulo di benvenuto e un foglio con vari orari.
 IO: “G-grazie” balbettai perplessa.
 Io: “Come fa a sapere il mio cognome?” domandai infine
 La signora mi guardò e poi scoppiò in una fragorosa risata, che attirò l’attenzione dei presenti.
 X: “E’ da 3 anni che non riceviamo dei nuovi studenti.. quindi può capire che se lei è l’unica è difficile da dimenticare” disse tornando seria..
 Io: “Capisco” risposi semplicemente.
 X: “Comunque spero che si trovi bene in questa scuola”
Io: “Ok” tagliai corto e uscii dalla segreteria.


 Le ore passarono lentamente, non avevo fatto nessun’amicizia, non avevo parlato con nessuno, mi ero semplicemente presentata alla classe e poi mi ero messa in un angolo in disparte a seguire le lezioni.
 Quando finalmente l’ora di pranzo arrivò, rimasi quasi stupita vedendo la sala mensa affollata, rumorosa, calda.. troppo calda.
 Presi un vassoio e mi misi infila aspettando il mio turno per riempirlo.. d’un tratto, però, qualcuno mi venne addosso rovesciando una sostanza liquida sulla mia –splendida- camicia.
 Io: “Oddio.. guarda che hai fatto!” urlai guardando la macchina che si stava espandendo
 X: “Ti prego scusami.. io non volevo” una voce dolce e soave riempì le mie orecchio.
 Alzai lo sguardo per vedere chi fosse e quando mi trovai davanti tanta bellezza mi pentii di avergli urlato contro.
 Io: “Ma tu sei perfetta” dissi rimanendo a guardarla, lei rise, anche la sue risata era meravigliosa.
 Avevo due occhi azzurri ghiaccio, capelli biondi con piccoli boccoli alle fine, la pelle bianchissima, che sembrava quasi marmo, con delle piccole lentiggini che facevano risaltare il suo viso.
 Scossi un attimo la testa per riprendermi dalla visione celestiale.
 X: “Mi chiamo Alice.. Alice Swan” disse porgendomi la mano.
 Io: “Io sono Giada.. Giada Parker” gli strinsi la mano, che sembrava seta al contatto con la mia.
 Alice: “Mi dispiace per la camicia” disse sciogliendo la presa.
 Io: “Tranquilla.. un po’ d’acqua e sapone, e va via tutto” sorrisi imbarazzata.
 Alice: “Per farmi perdonare ti invito a mangiare al mio tavolo”
Io: “Ma.. non saprei, io non vorrei creare disturbi” dissi abbassando la testa.
 Alice: “Ma che disturbi.. su vieni !” mi prese per mano e mi strascinò con se.
 Quando arrivammo al tavolo, mi bloccai, non avrei sopportato ancora tutta quella bellezza.
 X: “Finalmente sei arrivata” disse una ragazza rossa, con gli occhi verdi con qualche sfumatura dorata, anche lei aveva una pelle bianchissima ma senza lentiggini, era magnifica.
 Alice: “Ho avuto un piccolo problema” rispose ghignando.
 X: “E lei chi è?” chiese una in modo freddo e distaccato.
 Aveva in capelli neri, corti fino la spalle e gli occhi…. –non potevo crederci- VIOLA!!!!!
 Alice: “Lei è il mio piccolo problema, mentre andavo a posare il vassoio gli ho rovesciato addosso un po’ di succo di mele” ammise per poi girarsi vero di me
 Alice: “Scusami ancora” mi disse
 Io: “Ti ho già detto di stare tranquilla” sorrisi.
 Alice: “Comunque Giada ti presento Elena e Trina” disse indicando prima la rossa e poi la mora.
 Io: “Piacere”
Elena: “Piacere mio” sorrise –e che sorriso-.
Trina invece si limitò a fare un cenno con la testa.
 Fatto questo Alice si sedette al tavolo, mentre io rimasi in piedi a fissare quelle tre splendide ragazze.
 Elena: “Ehi.. siediti non mordiamo mica” ironizzò.
 Trina: “Non ancora almeno” aggiunse.. per poi sorridermi in modo malizioso.
 La guardai in modo strano.
 Alice: “Tranquilla.. stava solo scherzano, siediti” sorrise.
 Non me lo feci ripetere un'altra volta che appoggiai il mio fondoschiena sulla sedia fredda.
 Facemmo due chiacchiere mentre aspettavamo che arrivassero “i ragazzi” così li chiamavano loro.
 Trina: “Eccoli” disse d’un tratto.
 Elena: “Finalmente ci avete degnati della vostra presenza” non capivo con chi stessero parlando, così mi girai e alle mie spalle mi trovai davanti 3 ragazzi.
 Niall: “Scusate il ritardo è stata colpa di Louis”
Quel nome.. l’ avevo già sentito.
 Louis: “Non è vero è stata colpa di Liam” si scusò il moro.
 Alice: “Certo e ora Liam mi dirà che è stata colpa di Zayn e Zayn dirà che è stata colpa di Harry..” intervenì.
 Niall.. Louis.. Liam.. Zayn.. Harry.. quei nomi mi frullavano nel cervello ma perché?!
 Zayn: “Stavate parlando di me?” una voce mi perforò.
 Harry: “No.. stavano parlando di me” un’altra voce.. la mia testa stava per esplodere.
 MI guardai attorno e poi vidi arrivare altri 2 ragazzi.. i loro occhi.. non era possibile..

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 “Non è possibile” ***


Mi guardai attorno e poi vidi arrivare altri 2 ragazzi.. i loro occhi.. non era possibile..
I ragazzi si sederono vicino a Elena e Trina, proprio davanti a me.
Alice: “Ragazzi avevo notata che abbiamo una nuova ragazza nel nostro gruppo?” gli stuzzicò..
Cominciarono a fissarmi, con uno sguardo assente.
Sentii il mio respiro iniziare a venire a meno. Avevo bisogno d’aria.
Harry spostò il suo guardo da me a Alice e quando i loro occhi si incrociarono, lui tornò a guardarmi.
Io: “Non è possibile” mormorai.
Impaurita presi le mie cose e corsi fuori in giardino, ansimando.
Non poteva essere lui.
Era solo un incubo.
Lui non era reale.
Ma i suoi occhi verdi mi sembravano maledettamente familiari.

*Harry*


Alice: “Giada!” urlò seguendola con lo sguardo ma ormai era scomparsa.
Avevo una brutta sensazione.
Alice si girò verso di me e vidi i suoi occhi riempirsi di sangue, in quel momento chissà quel che voleva farmi.
Alice: “Vi conoscevate?” chiese tra i denti.
Deglutii prima di scuotere la testa.
Alice: “Harry..”
Io: “Alice..”
Alice: “Vi conoscevate?” ripetè.
Questa volta non trovai la forza per mentire.
Alice mi guardò in modo severo
Io: “Non pensavo che l’avrei rivista” ammisi..
In meno di un secondo Alice si precipitò su di me e mi portò con forza fuori dalla sala mensa.
Alice: “Che gli hai fatto?” mi ringhiò contro.
Io: “Non doveva ricordarsi nulla” dissi torturandomi le mani.
Alice: “Che cosa significa?”
Io: “Zayn l’aveva soggiogata” continuai con gli occhi dilatati dallo stupore.
Alice: “Harold Edward Styles, che hai fatto a quella ragazza?” sta volta la sua voce era più calma ma tagliente
Io: “Mi sono nutrito di lei” dissi con la testa bassa.
Alice rimase a bocca aperta per lo stupore
Alice: “Perché?! Avevi detto che non avrei più cacciato esseri umani, me l’avevi promesso!” esclamò arrabbiata.
Aveva ragione.. l’avevo promesso, ma quella ragazza.. aveva qualcosa a cui nessun vampiro avrebbe potuto resistere.
Io: “Scusa..” sussurrai, guardandola nei suoi occhi che avevano preso nuovamente il loro colore naturale.
Alice: “Ok.. ma ora che ne facciamo di lei?” chiese con pacatezza.
Io: “Soggioghiamola di nuovo” dissi a denti stretti
Alice: “Non servirà, ricorderà comunque qualcosa”
Rimanemmo in silenzio..
Alice: “Gli andrò a parlare.. sperando che non faccia domande” disse d’un tratto.
Io: “No!” –esclamai- “Gli parlerò io..” dissi attraversando il corridoio e andando in giardino.
Iniziai a guardarmi attorno ma di lei non c’era traccia, non sentivo neanche il suo magnifico odore e onestamente l’avrei sentito da chilometri..
Se n’era andata!


*Giada*


Appena spensi la luce e mi coricai sul letto, mi ricordai di quella mattina.
E di Harry.
Una nuova sensazione di angoscia si fece strada in me, promettendo di levarmi di nuovo il respiro.
Allora era un incubo o era tutto vero l’altra notte?
Quel poco che ricordavo del mio sogno mi faceva sperare che rimanesse tale e non fosse realtà.
Ma quel ragazzo non poteva essere una coincidenza.
Immediatamente mi ricordai anche della paura che mi fece guardarlo negli occhi, che mi portò immediatamente a tornare a casa, era stata stupida ma non sapevo come affrontarlo.
Poco prima di chiudere gli occhi, gettai un’occhiata impaurita verso la finestra.
Lì, al buio, tra le fronde di quell’albero chissà cosa si nascondeva…
Mi alzai d’istinto per andare a chiuderla e quando fui vicina vidi un bagliore verde nascosto proprio lì.
X: “Giada” sussurrò qualcuno.
Spaventata chiusi di corsa la finestra e andai di nuovo a seppellirmi sotto le coperte, con gli occhi chiusi per sperare che fosse tutta una mia fantasia.
Ma quando li riaprii i due occhi c’erano ancora.
E li vidi passare da verde smeraldo a rosso sangue.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 “Mi dispiace”.. “Perché?”.. “Per queste” ***


Io, lui, soli, di notti, in una stanza.. PAURA.
Era quello che pensavo in quel momento.
I suoi occhi rossi erano puntati su di me.
Io: “T-ti prego n-non farmi d-del male” dissi balbettando.
Harry chiuse gli occhi e poi fece un lungo respiro, quando li riaprì, notai che i suoi occhi erano tornati verdi.. verdi come quelli del suo incubo.
Harry: “Non voglio farti del male.. o almeno ci sto provando” disse respirando nuovamente ma sta volta con più lentezza.
Io: “E allora perché sei qui? E come hai fatto ad entrare?”
Harry: “Te lo spiegherò un’altra volta” rispose semplicemente, avvicinandosi di qualche passo.
Harry: “Perché oggi sei scappata?” Quella domanda mi lasciò di sasso..
Già.. perché l’avevo fatto?
Per lunghi minuti fissai un punto indefinito nella stanza cercando un modo per rispondergli, ma sembrava non venirmi niente di buono in mente.
E intanto sentivo ancora quegli occhi su di me, e bruciavano. Eccome se bruciavano.
Mi bruciava tutta la mia forza di volontà, svuotandomi completamente e confondendomi tanto da non poter articolare neanche un pensiero con un minimo senso logico.
Io: “Non lo so..” sospirai infine, risuonando sincera ma patetica perfino alle mie orecchie.
Passarono altri interminabili minuti, e tutto quel silenzio che mi l’avvolgeva, mi permise di ripensare agli eventi di quel giorno.
Una lacrima traditrice rigò il mio viso, per non so quale assurdo motivo.
Harry: “Mi dispiace” sussurrò la sua voce roca e sensuale.
In quel momento potevo sentire il mio cuore batterle all’impazzata, quasi volesse suicidarsi andando a sbattere contro le mie costole.
Io: “Perché?”
Harry abbassò immediatamente lo sguardo.
Harry: “Per queste” disse d’un tratto, avvicinandosi ancora di più e posando una mano sul mio viso che catturò una lacrima che stava scendendo.
Io: “Non sono colpa tua” cambiai la sua mano con la mia e mi affrettai ad asciugare ogni lacrima calda che rigava la mia guancia.
Harry mi guardava, senza muoversi, senza respirare..
Un brivido percorse la mia schiena e un ricordo piombò nella mia mente.

*FLASHBACK*

“Era la mia fine” pensai..
Harry: “Sentirai un po’ di dolore” disse facendo trapelare fra le labbra due cose appuntite e scintillanti.
Non poteva essere.. era tutto così assurdo.
Chiusi gli occhi e contai fino a tre, sperando che quando li riaprissi mi ritrovassi nel mio letto, sudata, succube di un brutto sogno.
1..2..3..
Harry: “Delusa?” disse la sua voce quando finii di contare.
Purtroppo ero ancora in quella stanza, con quel ragazzo.
Io: “Tu non puoi essere reale!” esclamai.
Harry: “Invece lo sono” rispose per poi far sprofondare i suoi canini nel mio collo.

*FineFLASHBACK*

Quando il ricordò scomparì, Harry continuava a guardarmi ma in modo diverso.
Nei suoi occhi verdi e profondi, potevo leggere della preoccupazione.
Harry: “Hai ricordato vero?” chiese
Annuii.
Harry: “Bene..” –fece una pausa- “Ora sai quel che sono” concluse.
In quel istante aprii la bocca per urlare ma la sua mano me lo impedì.
Harry: “Sta zitta.. non vorrai svegliare i tuoi genitori vero?” mi ringhiò nell’orecchio.
Scossi la testa.
Harry: “Brava..” sibilò.
Altre lacrime cominciarono a pungermi gli occhi.
Era tutto così confuso.. mi sentivo male.
Mentre pensavo e ripensavo, sentii qualcosa di umido passare sul mio collo.
Era la lingua di Harry.
Harry: “Ora capisco perché quella sera non sono riuscito a resisterti” con quella parole fece scatenare in me un mucchio di emozioni.
Io: “Avevi detto che non mi avresti fatto del male” dissi tremante.
Harry: “Ci ho provato Giada.. ci ho provato”
Detto questo, chiusi gli occhi.. sapevo quel che avrebbe fatto.
Harry: “Perdonami” ma in quel momento un rumore improvviso e un colpo di vento mi fece aprire gli occhi.
E quando lo feci davanti a me trovai Alice.
Io: “T-tu..” singhiozzai, sentendomi libera dalla presa di quel mostro.
Alice: “Scusalo...” mormorò guardandomi negli occhi mortificata.
Io: “Alice” dissi buttandomi fra le sue braccia.
Lei mi accarezzò dolcemente la schiena e poi sciolse l’abbraccio, prendendomi per i fianchi e facendo incrociare i nostri sguardi.
Alice: “Non servirà a molto ma spero che questo te lo faccia scordare” non capii il senso delle sue parole.
Le sue pupille si dilatarono e un altro ricordò si impadronì di me.

*FLASHBACK*

Zayn: “Giada..” –le sue pupille si dilatarono- “tu dimenticherai tutto, domani quando ti sveglierai penserai di aver fatto un brutto sogno e quando andrai a scuola farai finta di niente.. mi spiace” concluse per poi scomparire.
In pochi secondi intorno a me fu buio totale.

*FineFLASHBACK*

Io: “No Alice..” –la supplicai- “Non voglio dimenticare di nuovo” dissi ma ormai era troppo tardi, nella mia mente fu il vuoto.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 “L’uomo” ***


Ero seduta sul letto.. il buio della notte mi circondava.
Chiusi gli occhi e li riaprii all’istante quando l’immagine di Harry apparve nella mia testa come un fulmine.
Un altro incubo, ne avevo la certezza.
Avevo fatto un sogno orrendo di cui non ricordavo i dettagli, e naturalmente c’era Harry.
Mi sentivo vuota, come se qualcosa dentro di me mancasse e quando provavo a ricordare cosa fosse, cadevo in un buco nero che non aveva fine.
Mi sdraiai e guardai il soffitto con la speranza di mettere a tacere i miei pensieri e di addormentarmi e così fu.

Quando il giorno dopo mi sveglia, avevo la testa pesante e i muscoli doloranti.
Mi diressi in bagno e mi spaventai quando la mia immagine riflessa allo specchio era diversa.
Ero pallida, con le borse sotto gli occhio e due occhiaie viole che li contornavano.
Sembravo uno straccio.
Mi sciacquai dolcemente il viso con un po’ d’acqua fredda e poi iniziai a truccarmi, non era una cosa che facevo spesso ma in quel momento avevo proprio bisogno di nascondere quei segni dal mio viso.
Appena finii, mi vestii (http://weheartit.com/entry/51799858/via/MariamButiashvili) e senza magiare e salutare mia madre uscii di casa.
Volevo andare a scuola a piedi.
L’aria primaverile era fresca e pungente e io mi ritrovai a maledirmi per non aver portato un foulard.
Comunque ero contenta perché almeno in quei pochi metri che mi separavano dalla scuola, avrei potuto ripensare bene ai fatti degli ultimi due giorni.
L’incubo.
Gli occhi verdi.
I buchi nella memoria.
Un tuono squarciò l’atmosfera tranquilla e mi ritrovai con gli occhi puntati al cielo grigio sperando che non iniziasse a piovere subito.
“Aveva ragione mia mamma” pensai “Qui l’atmosfera è molto diversa dalla mia California”
Cercai di ingannare i miei pensieri più angoscianti con quelli più leggeri, ma come succede a chiunque tenti di ingannare la propria testa cercando di non pensare a qualcosa, quel qualcosa bussa sempre più forte fino a che non gli presti attenzione.
E io mi ritrovai a pensare a quel riccio, Harry, mentre i miei piedi mi portavano verso scuola.
Perché avevo così tanta paura di quel ragazzo?
Quello dell’altra notte era davvero solo un incubo oppure qualcosa era accaduto?
Effettivamente il mio inconscio mi aveva sempre suggerito che non era un brutto sogno ma una realtà concreta.
Cercai di riscostruire parzialmente cosa avevo fatto domenica sera, il giorno in cui i miei incubi ebbero inizio, ma mi ricordavo solo di una festa di benvenuto alle redazione per mia madre, alla quale ero stata trascinata perché la donna non voleva lasciarmi sola.
Mi ricordai di aver bevuto molto e di aver fatto amicizia con qualcuno.
E poi..
Una terribile ansia si impadronì di me quando mi accorsi dell’enorme buco nella mia memoria.
I miei piedi continuavano a portarmi da soli, seguendo il corso dei pensieri della mia mente, che non pensava più alla scuola come meta, ma a lui. E imboccarono una via larghissima, isolata, dominata da enormi ville stile europeo, con solo qualche macchina parcheggiata davanti a esse.
I flash del mio sogno, gli unici che la mia mente mi consentiva di ricordare, corsero nella mia memoria: la scintilla dannata e maliziosa negli occhi verde smeraldo, quelle labbra meravigliose che quando si schiusero lasciarono brillare i denti candidi sotto la luce fioca della luna, quelle fossette profonde ai lati della bocca che venivano fuori ogni volta che lui ghignava.
Ghignava per cosa?
Ghignava per la mia paura, questo me lo sentivo.
Ma ricaddi ancora nel solito buco quando tentai di ricordare cosa di quel ragazzo mi faceva paura.
Buio.
Persa nei miei pensieri, non mi era accorta di avere preso una strada sbagliata e di aver allungato la mia strada di altri, preziosi, minuti.
Io: “Maledizione!” imprecai a denti stretti.
Quei pensieri mi avevano fatta cadere in una paura insensata e mi pentii improvvisamente di non aver chiesto un passaggio alla mamma.
Mi fermai per cercare di capire in che punto della città fossi, probabilmente nella parte dei ricchi viste le case enormi.
Mi girai ad ammirarle tutte, incantata dalla bellezza e dai colori di ognuna.
D’un tratto qualcosa si mosse alle mie spalle, mi girai impaurita e feci in tempo solo a vedere una sagoma che velocemente si nascose dietro un albero.
Presi un sospiro e distolsi lo sguardo, cercando di essere razionale.
Ma quando tornai a poggiare i miei occhi tremanti sull’albero, lo vidi ancora.
L’uomo.
Lanciai un urlo agghiacciante e iniziai a correre all’impazzata, senza voltarmi indietro per paura di quello che avrei potuto vedere; corsi senza pensare a dove stavo andando, volevo solo trovare la scuola.
Girai a destra, a sinistra, di nuovo a destra; il venticello primaverile mi ghiacciava la punta del naso e mi mandava i lunghi capelli mori sugli occhi, rendendomi la fuga molto più difficile.
Continuai a correre perfino quando arrivai a scuola e sorpassai il cancello.
Cercai dentro la mia borsa il foglio dei miei orari, che tenevo nella taschina esterna proprio per averlo a disposizione se in futuro non mi fossi ricordata qualcosa, ma con mia grande sorpresa non c’era.
Fortunatamente non ero una ragazza sprovveduta e ieri pomeriggio me l’ero studiato per bene: biologia alle prime due ore, secondo piano, terza classe a destra.
Salii le scale senza smettere di correre e aprii con energia eccessiva la porta della classe.
Un professore alto e distinto, poggiato con il sedere alla cattedra e un libro di biologia in mano, si ammutolì insieme ai presenti e guardò verso di me.
Mi accorsi solo dopo della gran bella figura che avevo fatto al mio secondo giorno di scuola, in quel momento mi limitai solo a scusarmi del ritardo tra un respiro affannato e l’altro.
X: “Lei è…? “ chiese il professore andando a sedersi per segnarmi sul registro.
Io: “Giada Parker, la nuova alunna.”
X: “Prego signorina Parker, prenda posto affianco alla signorina Payson. Sono stato clemente perché è la sua prima lezione con me, ma mi auguro che in un futuro non ricapiti più.” disse il professore con tono severo.
Si abbassò gli occhialetti neri sul naso per guardarmi meglio.
Io annuii e sotto gli sguardi degli altri compagni mi sedetti nell’unico posto libero, accanto a una ragazza dall’aria troppo intelligente per avere un compagno di banco.
La ragazza si girò verso di me, porgendomi una mano dalle unghie mangiate e dallo smalto nero scrostato.
X: “Jade Payson.” disse rivolgendomi un sorriso spigliato.
Accettai la mano e ricambiai il saluto, presentandomi a mia volta.
Jade: “Non preoccuparti per il professor Pattinson, abbaia ma non morde.” mi disse sottovoce.
Io ridacchiai verso la ragazza.
X: “Gia” mi chiamò qualcuno.
Mi girai e trovai Alice che si sbracciava dall’altra parte della classe per darmi un saluto.
Nessuno aveva mai abbreviato il mio nome.
Trovavo la confidenza e la gentilezza di quella ragazza quasi sospetta

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Le ore passarono velocemente e fu ora di pranzo di nuovo.
Mentre entravo nella sala mensa urtai, come al mio solito, qualcuno.
Io: “Scusami” dissi senza prestare attenzione a chi fosse.
Una figura bassa e minuta ma molto fine nei lineamenti mi guardò.
Io: “Jade!” esclamai sorpresa e sollevata.
Jade: “Ciao” rispose lei con un sorriso sincero dipinto sul volto.
Trovavo molto carina e dolce Jade, la mia compagna di banco per due ore di biologia.
Mi aveva fatto pensare meno ad Harry e all’inseguitore di quella mattina.
Con entrambe un vassoio in mano ci facemmo largo tra gli stupendi che affollavano la sala, alla ricerca disperata di un tavolo su cui pranzare.
Jade: “Mi spieghi perché sei così pallida? Le persone che vengono dalla California non dovrebbero essere super abbronzate?” chiese con un pizzico di ironia.
Stavo per rispondere ma qualcuno mi chiamò.
Avanzai lentamente verso Alice, strascinando con me anche Jade; passo dopo passo sentivo il mio cuore salirmi sempre di più in gola.
Alice, Elena e Trina erano sedute al solito posto, sempre perfette, mischiate tra Liam, Niall, Louis e Zayn, anche loro perfetti.
Mi salutarono tutti con un cenno che io dimenticai di ricambiare quando mi accorsi che Harry era già lì con loro.
Mi fermai davanti il tavolo, mentre Jade fremeva di entusiasmo per essere appena stata strascinata in uno dei gruppi più in vista della scuola.
Alice: “Su, siediti tesoro” mi disse mielosa.
Il mio sguardo rimase comunque sul quel riccio accanto a lei, l’ansia stava crescendo a vista d’occhio.
La paura che mi trasmetteva mista a un fascino magnetico minacciavano di soffocarmi.
Di getto presentai Jade, chiedendogli gentilmente se si poteva sedere con noi.
Trina fu un po’ riluttante ma Niall, prontamente, gli liberò la sedia.
Per tutta la durata della pausa pranzo cercai deliberatamente di ignorare quella grossa paura che mi attanagliava il petto come una lama ghiacciata, ma non potei sfuggire allo sguardo verde di Harry che ogni tanto si posava su di me con la solita espressione impenetrabile.

La scuola finì prima del previsto e dopo aver saluto Jade, mi incamminai verso casa, quando d’un tratto sentii delle urla soffocate provenire da un vicolo vicino.
Impaurita ma spinta dalla curiosità mi avvicinai a passi lenti e misurati.


*Harry*


Cercai di far stare zitta la giovane, ma quella continuava a gridare di dolore anche mentre io gli succhiavo via la vita.
Il sangue fresco era così buono e forte che appena svuotai la donna mi sentii subito inebriato.
Avevo promesso a Alice che non avrei più cacciato esseri umani ma la mia promessa andò in fumo quando incontrai Giada..
Il suo profumo.
Il suo sangue.
Avevano riacceso la mia parte predatrice che avevo spento da troppo tempo ormai.
Lasciai andare il corpo senza vita accanto ad uno scatolone e guardai i ragazzi per vedere come andava il loro pasto.
Già, avevo riportato nella vecchia via anche loro..
Niall era alle prese con due morette, una era già svenuta, l’altra era viva ma non urlava.
Gli altri ragazzi soggiogavano le loro vittime affinche non urlassero e non si ribellassero, ma per me così era troppo facile.
C’era più gusto a prendersele e gustarsele mentre i loro colpi caldi cercavano di ribellarsi con le forze che pian piano le abbandonavano.
Era questo che facevano i cacciatori come me
I demoni come me.
Stavo per prendere in giro il mio migliore amico Louis sul fatto che fosse l’ultimo ad aver ucciso il suo pasto, quando un ondata di profumo di rose mi invase le narici.
Giada.
Io: “Quella ragazza” sibilai fra i denti.
I quattro ragazzi si misero sull’attenti appena mi sentirono pronunciare quelle parole.
Liam: “Andiamo via, non può vederci così…”sussurrò impaurito.
I quattro ragazzi si dileguarono alla velocità della luce e io rimasi solo, lasciato lì con il dovere di allontanare da quel vicolo quella ragazza impicciona, che si stava avvicinando.
Mi pulii il sangue dalle labbra, alzai il bavero del cappotto per coprire la camicia bianca sporca, feci rientrare i canini e rilassai il viso, tornando così al solito aspetto da umano.
Poi, con passo sicuro, uscii da vicoletto e la vidi.
Era ferma, gelata, impaurita alla mia vista.
Riuscivo a sentire la sua paura, la stessa paura che mi aveva tanto divertito due giorni prima.
Gli occhi azzurri erano sbarrati e le labbra piene e rosee serrate per contrarre la mascella.
Io: “Ciao ragazzina” dissi con voce roca e sensuale.
Mi avvicinai ancora un po’ a lei e il suo profumo invasi ancora di più le mie narici.
Io: “E’ quasi buio, non dovresti andare in giro da sola” proseguii
La giovane deglutì e si costò i capelli dietro l’orecchio, lasciando in bella vista il suo collo morbido e candido.
Nonostante avessi appena mangiato, mi irrigidii a quella vista e al ricordo del suo sangue, molto più buono di quello di qualunque altro umano.
Io: “Tu sei Giada, l’amica di Alice vero?” chiesi come se non lo sapessi perfettamente.
Giada: “Si” sussurrò come semplice risposta.
Gli tesi la mia mano grande e lei la strinse un po’ incerta.


*Giada*


Il profumo di Harry mi giungeva fino le narici, mandandomi in estasi.
Ero impaurita e attratta allo stesso tempo da quel ragazzo.
I suoi tratti erano familiari e infondo alla coscienza le fibre del mio essere mi urlavano di scappare via dal mio incubo senza voltarmi indietro.
E quegli occhi, puntati nei miei, mi tenevano inchiodata lì.
Harry: “Molto piacere, Giada.”
Il modo in cui quelle labbra perfette si aggrapparono ad ogni lettera del mio nome mi fecero mancare l'aria.
Io: “Devo andare” disse solo la mia mente confusa.
Mi allontanai da lui guardandomi indietro di tanto in tanto.
Harry: “Aspetta Giada” mi fermò.
Io mi girai e venni di nuovo assalita dall’angoscia quando lui mi raggiunse con un paio di falcate.
Mi porse un fogliettino bianco piegato.
Harry: “E’ tuo?” chiese.
Esaminai il famoso foglietto degli orari che avevo perso quella mattina.
Io: “Si, grazie io…” balbettai
Alzai gli occhi verso Harry e ciò che vi lessi mi fece arrossire violentemente.
Harry: “Dev’esserti caduto mentre fuggivi via stamattina” mi disse con voce bassa e misteriosa.
Quell’ultima frase mi gelò.
Come faceva lui a…?
Harry: “A domani, dolcezza.” disse lui sorridente.
Io ripresi a camminare senza voltarmi mai verso il riccio, ma sentendo i suoi occhi insistenti sulla mia schiena e appena svoltai l’angolo iniziai a correre terrorizzata.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2322270