Naruto - Untitled fic

di ShunLi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bolle di sapone ***
Capitolo 2: *** Fiori ***
Capitolo 3: *** Mare ***
Capitolo 4: *** Luna ***
Capitolo 5: *** Inchiostro ***
Capitolo 6: *** Pioggia ***
Capitolo 7: *** Fuoco Part I ***
Capitolo 8: *** Fuoco Part II ***
Capitolo 9: *** Fuoco Part III ***
Capitolo 10: *** Fuoco Part IV ***
Capitolo 11: *** I fuochi d'artificio ***



Capitolo 1
*** Bolle di sapone ***


"Hai la pelle liscia come le bolle di sapone, Gaara..."
"Non dire cretinate. E poi come puoi pensare un acosa del genere? Se tocchi le bolle di sapone scoppiano e qiundi non hanno una superfice solida... E liscia."

Queste era una delle tante discussioni che Gaara e Naruto facevano da qualche tempo, sdraiati uno sull'altro su un grande divano bianco.
Ormai Naruto passava più tempo da Gaara che a casa sua. E questo non dava fastidio al ragazzo dai capelli rossicci, anzi...
Con Naruto, non si sentiva mai solo o annoiato.
L'intimità che si era creata fra loro due era qualcosa di unico e speciale.
Erano simili, in fondo.
Due piccole creature che avevano affrontato il mondo, le persone crudeli e poi, come se si fossero sempre aspettati, si presero per mano.
E quei due piccoli bambini soli e spaventati divennero dei ragazzi maturi.

Naruto sbuffò.
"Insomma devi sempre rovinare tutto."
"Che ho detto di male?" Ribattè Gaara.
"Ciò che dici è vero ma..." Prima di continuare Naruto si mise sopra di Gaara. Quest'ultimo arrossì. Quando mai Naruto prendeva l'iniziativa? Gli sembrava così strano.. E attraente.
Naruto era come un sole caldo e bellissimo. Non c'erano altri aggettivi per descrivere la sua persona.

"Ma?" Incalzò Gaara, sospirando.
"La tua pelle è così delicata... Limpida, fresca. E il solo toccarla è un gesto che non riesco a fare se prima non la sfioro... Proprio come le bolle di sapone. Sembra abbiano vita quando le sfiori. E tu Gaara..."
Si interruppe per baciare il suo collo.
Gaara gemette e portò le mani alla testa di Naruto, accarezzando la sua chioma bionda.
"Mi piaci proprio per questo." Gli bisbigliò il ragazzo biondo nell'orecchio, provocandogli dei brividi.
"Anche tu mi piaci Naruto." Disse Gaara, cominciandosi a perdere nel limbo fantastico di colori e sensazioni che Naruto gli stava donando.


NDA
Tempo fa, guardando Naruto, (adesso non riesco più a vedermi nemmeno i sub ç__ç) ho attribuito ad alcuni personaggi dei fenomeni naturali. Di solito mi soffermo solo su odori o sensazioni, ma datemi della pazza, io vado sempre a trovare qualcosa di unico e originale.
Ma non sono riuscita a trovare un nome alla fic. Aiutatemi voi! Più me ne suggerirete, più ho la possibilità di, perchè no, trarne ispirazione ^^ Tutti i pg citati sono maggiorenni e appartengono a Sensei Kishimoto, tranne che per Sora, pg di mia invenzione scritturata per una fic di Naruto iniziata e mai finita. Bhè, vi ringrazio per aver letto fin qui! Al prossimo chapter by Shunny.

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Capitolo 2
*** Fiori ***



Fin da piccolo Iruka era sempre stato un bambino bellissimo.
Ogni qualvolta che passeggiava con la mamma al mercato di Konoha, tutte le donne e le ragazze si fermavano a guardarlo o a stampargli qualche bacino sulla fronte o sulla guancia. Iruka rispondeva a tutti quei complimenti con un grande imbarazzo e le sue gote si coloravano di porpora, nascondendosi dietro il kimono della madre.
"Avanti Iruka, non fare così! Non essere timido!"
Le diceva la madre sorridente, prendendolo in braccio.
"Sei bellissimo, sei il mio piccolo fiore!"

Poi sua madre non c'era più.
E il volto di quel bimbo divenne triste e duro, non riusciva più a sorridere come una volta
Se prima risplendeva come un fiore, ora si era appassito.

Passarono degli anni e ormai Iruka era divenuto un uomo, uno stimato sensei d'accademia che insegnava ad essere dei ninja a giovani bambini, belli come piccoli fiori, come era stato lui un tempo.
Ma da qualche periodo, c'era una persona che aveva un particolare interesse per Iruka.
"Ciao Iruka!" Kakashi Hatake, jonin di Konoha.
Capelli argentati, viso sempre coperto e incallito ritardatario.
"Ah! Salve, Kakashi-sensei..." Rispose timido Iruka.
"Quante volte ti ho detto che mi devi chiamare solo Kakashi?" Disse, grattandosi la testa.
"Va bene, cercherò di ricordarlo... Kakashi."
Sottolineò Iruka.
"Così va meglio!" Il suo tono era sempre gioviale. Come faceva?
"Ti va di mangiare qualcosa?" Gli domandò il jonin.
"Si, volentieri."

Ogni giorno, per un mese, Kakashi e Iruka si recavano giornalmente a pranzare insieme, fino a quando non arrivò il giorno del compleanno di Iruka, il 26 maggio.
E Kakashi si presentò al sensei con un mazzo di fiori.
"E questi?" Domandò Iruka, imbarazzato.
Erano dei fiori decisamente troppo delicati per un uomo come lui ed erano profumati. Ma belli. Iruka non ricordava dei fiori così stupendi.
"Ogni volta che ti guardo mi ricordi i fiori. Ma sei più bello di tutti loro messi insieme." Disse Kakashi, serio. "Tu mi piaci." Concluse.

Iruka, meravigliato, guardò i fiori e poi Kakashi. Sul suo viso cominciò a spuntare un bellissimo sorriso, che solo quando era piccolo poteva fare.
Kakashi rimase imbambolato a quella vista.
Quel bel fiore era di nuovo vivo e stupendo.

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Capitolo 3
*** Mare ***


"Kakashi...

Il solo pronunciare il tuo nome mi dà i brividi.
E pensare che non mi sarei dovuta innamorare di te...
Essendo dei ninja, dobbiamo mettere da parte qualsiasi emozione che ci faccia diventare vulnerabili
davanti al nemico.
Ma l'amore che ho per te, mi dà una forza che non riesco a controllare.
Scruto dentro di me e mi accorgo che sei come il mare.
Mi dai equilibrio, riempi la mia vita, sai essere sereno come le onde placide che arrivano sul bagnasciuga.
Ma quando combatti, sembri un mare in tempesta, un turbinio di vento e acqua che si muove all'impazzata, infrangendosi sugli scogli scuri e spigolosi.
Ti amo, Kakashi.
E chissà se questa nostra lebile vita ci permetterà di godere della nostra esistenza, insieme...
Ogni giorno ho una paura immensa.
Essere ninja vuol dire essere sempre in pericolo.
Ma tu mi hai promesso che mi proteggerai, che starai sempre al mio fianco.

Non illudermi così Kakshi,
Non farlo, ti prego.

Fallo quando siamo da soli, nella nostra casa, accocolati l'uno nelle braccia dell'altro, a prometterci di cose che potremo solo sognare, immaginare.
Ti amo Kakashi.

Per sempre tua,

                                                       Sora."

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Capitolo 4
*** Luna ***


"E la pallida luna illuminò il suo corpo splendido, bianco, aveva l'aria fiera, lo aguardo magnetico e una voce sensuale.

E tutto perchè?
Perchè non c'è creatura al mondo che possa resistergli...

Orochimaru.

E qui mi si mozza il fiato.
Raccontarlo, immaginarlo sotto nuove vesti, descriverlo...
Mi chiedo, io, autrice, ne ho questa capacità?
Ne ho il diritto?

Lo posso vedere, sentire respirare, ma non posso toccarlo.
E' come la luna, che si staglia nel cielo, sferzando l'oscurità della notte.

Sei tanto crudele che dovresti essere solo dimenticato, ma per quanto mi sforzi, non posso...

Orochimaru.

Porto una mano al petto perchè so che mi provochi un allucinante dolore, ma poi per quale ragione non mi abbandoni?

O sono io la peccatrice senz'anima che vuole procurarsi quel male?

Mi hai legato, mi hai stregato e mi hai violentato.
E dopo sono diventata tua schiava.

Orochimaru.


ndautrice
Piccola riflessione per me stessa :E
Lo ammetto, mi piace Orochimaru talmente tanto che mi fa girare la testa, che non riesco a scrivere niente su di lui.
Mi ha letteralmente confuso.
E guardare la luna mi fa svenire, mi ricorda lui.
Ok, sono pazza e non troverò mai un ragazzo vero, come dice mia madre ç__ç
porcamiseria quanto ha ragione T___T

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Capitolo 5
*** Inchiostro ***



"SPLOCH!!!"

Sai guardò l'inchiostro spandersi su tutto il tatami; non ebbe nessuna reazione al riguardo, lo osservò fino a quando non lo vide sparire tra le fughe del tatami.
Dal brillante color noce qual'era divenne nero pece, sembrava impossibile persino da pulire.

"Sakura-chan." Chiamò Sai.
"Si, Sai, cosa c'è." Rispose Sakura.
"Mi è caduto l'inchiostro."
Sakura, sorpresa, guardò la pozza nera. Poi guardò Sai e il pennello che reggeva a mezz'aria.
"Stavi per scrivere?" Domandò la ragazza. Sai annuì, senza cambiare espressione.
"Volevo fare un disegno."

Senza rimproverare o dire altro, Sakura si alzò e con degli stracci di fortuna, pulì la macchia sul tatami.
Sakura ci mise più cura del lecito. Ma in fondo non era casa sua, nè di Yamato, nè di Sai, nè di Naruto. Era una casa d'emergenza, situata in mezzo alla foresta, fatta per ospitare i viaggiatori o i ninja in missione. E loro erano li solo per una missione: recuperare Sasuke.

Passarono dei minuti e dopo che Sakura pulì tutto l'inchiostro caduto, Sai era rimasto lì, con il pennello in mano, incerto sul foglio immacolato, con un pensiero fisso in testa: Naruto.

Diceva di non sopportare la sua presenza, che il suo coinvolgimento nella missione fosse inutile eccetera, eccetera.
Ma Sai, nonostante tutto, lo apprezzava.
Ogni giorno di più.
Vedeva in Naruto una figura di fratello maggiore, che più volte aveva dimostrato. Naruto era tutto fuorchè chiuso, evasivo, oscuro.

Era il suo contrario.
Se Naruto era qualcosa di semplice ed evanescente, come un sogno, allora Sai era come l'inchiostro.
Sentiva di essersi insidiato nella vita di Sakura e Naruto.
E ogni giorno che passava sarebbe stato sempre più difficile pulire quell'inchiostro.

Convincendosi di questo e sentendosi anche felice per quella scoperta, Sai cominciò a disegnare fino a quando la candela accanto a lui non si spense.

"Sai-kun, svegliati, è mattina!" Disse Sakura, con tono gioioso.
Il profumo del mangiare appena riscaldato, la luce del sole che lo riempiva di forza e le lamentele di Naruto, lo incitarono ad alzarsi.

"Allora Naruto, è pronto?" Chiese il sensei, piuttosto affamato.
"Si calmi, Yamato-Sensei, l'ho appena messo sul fuoco!!" Sbottò Naruto, continuando a mescolare la brodaglia nel pentolino.
Sai guardò Naruto.
Aveva i capelli spettinati, il viso imbronciato, addosso aveva solo una t-shirt bianca e i suoi boxer; Sakura gli stava accanto, aiutandolo con le porzioni.
Forse era vero che si era insediato nelle loro vite, ma per il momento... Non riusciva a cogliere bene l'amicizia che li accumunava.

Sai si alzò in piedi e si avvicinò al gruppo, sedendosi per ricevere la sua ciotola di ramen. Quando Sakura gliela porse, Sai si limitò a ringraziare.
Naruto lo guardò sorpreso. Sai era solito lamentarsi dicendo "ancora ramen?" e per indispettire ancor di più Naruto, lasciava la sua parte, che veniva inevitabilmente buttata.
-Forse si è svegliato di buon umore- pensò Naruto.
Dopo aver finito, Sai chiamò il biondino da parte.
"Cosa vuoi?" Gli chiese.
Sai gli diede un foglio. Era accuratamente piegato.
"E' per et." Gli disse soltanto. E se ne andò fuori, lasciando Naruto alle prese con il foglio, che con foga, lo aprì.
Sul foglio vi era disegnato la sagoma di un cuore, abbastanza grande.

All'inizio Naruto non capì: poi, guardando più in basso, vi era scritto:

"Io sono come questo inchiostro.
Nero e pesante.
Ti dò sempre la sensazione di essere una palla al piede, ma in realtà...
Mi piace farti arrabiare.
Non perchè non voglia che tu recuperi il tuo compagno, anzi...
Vorrei provare le stesse sensazioni che provi tu.
Vorrei essere come te.
Leggero e bello.
Come questo cuore.
Che non ha nulla di oscuro tranne il contorno che lo delinea.
Vorrei essere come te, Naruto.
Vorrei tanto esserlo."

Naruto sorrise. Ripiegò il foglio e se lo mise in tasca. Forse, dopotutto, Sai meritava di essere uno di loro.

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Capitolo 6
*** Pioggia ***



Il suo cuore batteva come la pioggia: un ritmo silerte e tranquillo, che piano si memorizzava nella mente di Naruto.
Ricordi.
Ecco cosa gli era rimasto di Sasuke.
Ricordi e sofferenze.
Sofferenze che gli dolevano il cuore.
"Naruto, stai bene?" Gli domandò Sora, sulla porta.
La stanza di Naruto era al buio, non aveva nemmeno acceso la luce.
La pioggia spezzava quel malinconico silenzio.
"Si va tutto bene, grazie. Sto cercando di dormire." Naruto mentiì. Tutte le lacrime versate prima si erano perse sulla federa del cuscino, bagnandola. Si strinse una mano al petto.
"Allora ti lascio riposare. Buonanotte."
E chiuse la porta.
Naruto chiuse gli occhi.

Vide la sua schiena grande e forte.
"Sasuke dove sei?"
Allungò la mano verso quella visione onirica, ma non riusciva a raggiungerla, non riusciva a toccarla.
Rivide i molteplici luoghi in cui si erano rifugiati, soli, come due fuggiaschi in cerca di un nascondiglio.
Soli ma innamorati, l'uno dell'altro.

E poi, il disastro.
Orochimaru.
L'ultimo combattimento per non farlo scappare dal villaggio, per far in modo che non si allontanasse anche dal suo cuore.
Quello di Naruto fu un tentativo invano.
Quanto bruciavano oramai, quelle ferite, a distanza di tre anni?
Non erano bastate le amorevoli cure di Sakura, i sorrisi di Sora, le battute di Kakashi...
Nemmeno il mondo intero l'avrebbe risollevato dal suo torpore.

"Naruto, fatti forza. Recupereremo Sasuke al più presto, non temere."
Gli diceva Sora, sofferente quanto il biondino.
"PREFERISCO FARE HARAKIRI PIUTTOSTO CHE TORNARE CON VOI MEZZESEGHE AL VOSTRO FOTTUTO VILLAGGIO!!"
Risuonavano crudeli le parole di Sasuke.

Strinse di più il cuscino, cacciando quella sensazione che gli faceva tremare il corpo... Aveva la mente annebbiata da ricordi piacevoli e spiacevoli e ferivano di più il suo animo.
Eppure non capiva.
Perchè continuava a soffrire?
Bastava dimenticarlo, accantonare Sasuke nell'angolo più remoto della mente e del cuore e poi...

"NO!! NO!!" Gridò istintivamente Naruto, alzandosi, lanciando il cuscino in terra, colpendo ripetutamente il muro con i pugni serrati, fino a quando le nocche non sanguinarono.

Pianse.
Naruto continuò a piangere.
"Sasuke, perchè?" Singhiozzò.
-Hai visto come mi hai ridotto, bastardo?-
Pensò, mentre si asciugava le lacrime.
Basta, non ce la faceva più.
O ne parlava con qualcuno o sarebbe morto dal dolore.
Sora.
Lei era l'unica a cui poteva parlare.
Perchè Sora era la sua compagna di squadra, la sua amica, la sua... Mamma.
Si, sentiva di doverglielo dire.
Uscì dalla sua stanza, a passo spedito. I suoi passi pesanti si alternavano veloci sul tatami, al diavolo se si fosse svegliato qualcuno.
Una volta arrivato davanti alla sua porta, Naruto entrò, senza nemmeno bussare.
"SORA!! Ti devo parla..."

Naruto si interruppe quando vide Sora vicino alla finestra, piangente e la luna crescente che illuminava le sue lacrime d'argento.
"Oh, Naruto... sei tu." Sora si asciugò in fretta le lacrime.
"Cosa c'è? Volevi dirmi qualcosa?" Sorrise, come se non fosse accaduto nulla.
Naruto continuò a stringere la maniglia della porta, in pena.
Colei che gli dava forza, e che gli diceva frasi di conforto, era anch'essa disperata.
Si sentì un egoista. Voleva a tutti i costi alleviare il suo dolore, ma non aveva pensato che anche Sora potesse aver bisogno di sfogarsi.
"Ecco, io..." Non riusciva ad andarsene.
"So di cosa vuoi parlare."
Naruto rimase basito.
"Entra, ti prego."
Naruto richiuse la porta alle sue spalle e si sedette sul letto della ragazza.
Sora rimase ancora a rimirare il villaggio immerso nel buio, addormentato e sereno. Poi si sedette vicino a Naruto.
Per istintò lo abbracciò.
Naruto si aggrappò a quelle braccia calde e rassicuranti.
"MI HA LASCIATO!!" Gridò Naruto, cominciando a singhiozzare.
"NON HA PRESO IN CONSIDERAZIONE I SENTIMENTI DI SAKURA, DI KAKASHI, I TUOI... I MIEI SENTIMENTI!!! MI HA SEMPRE MENTITO!!"
"Naruto..." Riuscì a dire solo Sora, trattenendo a stento altre lacrime.
"Noi lo stiamo inseguendo... Ma ho l'impressione che diventi sempre più irragiungibile!!
SONO STANCO!! IO SONO STANCO DI SOGNARLO OGNI NOTTE E DI NON... NON..." Naruto continuò a piangere stringendosi di più a Sora.
Quest'ultima fece sdraiare Naruto sul suo ventre, continuando ad accarezzare la sua testa bionda, fino a quando i suoi singhiozzi non sarebbero cessati.
Naruto sentiva il calore e le carezze di Sora. Anche se non parlava, la sua presenza lo fece calmare.
Presto i suoi singhiozzi finirono, così come la sensazione d'abbandono divenne un ricordo sbiadito.

Lo rivide.
Naruto non era sicuro se fosse sogno o realtà.
Ma riuscì a prenderlo.
Si abbracciò a lui.
-Cosa credi di fare, usuratonkachi?- Chiese il moro.
"Il tuo cuore... Voglio ascoltarlo ancora una volta." Lo pregò.
-Fà come ti pare.-
Narutò posò la testa sul suo petto.
E' sentì quel battito dolce e malinconico che tanto adorava.
Un battito come la pioggia.

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Capitolo 7
*** Fuoco Part I ***


Chiunque l'avesse vista e chiunque avesse parlato con lei, definivano Sora un estranea. Un estranea che sembrava appartenesse da sempre al villaggio di Konoha. Era bella, gentile, una semplice ragazza che non aveva un posto dove stare e con una grande voglia di diventare un ninja.

Qualcuno l'aveva definita una fiamma incandescenta, un fuoco, un fuoco immenso.
Sora sembrava alimentata da quella forza, che non si spegneva mai, proprio come la Volontà Ardente che reggeva in piedi Konoha.

***

Ed eccomi qui.
Il mio ennesimo viaggio mi ha portato in un luogo stupendo.
Guardo il cielo, immenso e colorato dalle sfumature arancioni del sole.
E' caldo e rilassante.
Sono con i piedi a mollo in un laghetto e mi godo questo dolce tepore.
Le farfalle volano leggere sull'increspatura dell'acqua.
Si alza una brezza che odora di fiori, di bosco, di frutta, di cose belle che ci saranno in questo luogo.
Esco dall'acqua, sedendomi vicino al mio borsone giallo, ormai rovinato dal tempo. Il vento diventa più forte e mi accorgo che sulla borsa è caduto un libro...
Dal cielo?
Alzo gli occhi e vedo un ragazzo, dalla testa argentata e dal volto coperto. E' appollaiato su un grande ramo di una quercia e il suo braccio è teso all'ingiù.
Forse il libro era il suo.
Lo prendo e mi alzo in piedi.
"Scusa, è tuo questo libro?" Chiedo, facendoglielo vedere.
Il ragazzo, con un rapido balzo, scende a terra.
"Si, è il mio. Grazie per avermelo raccolto."
Mi accorgo che da vicino questo ragazzo... No, quest'uomo, ha un aspetto molto maturo. E nonostante abbia questa maschera che gli copre il viso, sono sicura che è bellissimo.

"Me lo puoi ridare gentilmente?" Mi chiede, tendendo sempre la mano avanti.
Tentenno un pochino, prima di rispondere. Così, mi arrampico sull'albero e mi metto a leggere il libro, dando le spalle a quell'uomo.
"Prima voglio darci un occhiata, sembra interessante."
"Ma come ti permetti? Non lo sai che si devono chiedere in prestito le cose?"
"Ma se non so nemmeno come ti chiami!"
Gli sorrido, impertinente.
Deve essere rimasto qualche secondo fermo prima di rispondere. Non so se sia stato per il mio sorriso.
Comunque dopo qualche minuto di lettura, mi accorgo che quello che ho tra le mani è un libro osceno. "Il paradiso della pomiciata" si intitola.
Lo leggo ancora, non riesco a smettere.
E' imbarazzante e divertente insieme.
"Ahaha! Questo libro è incredibile!"
"E' incredibile invece che piaccia questo tipo di letture ad una ragazza come te."
Sussulto, spaventata.
Quell'uomo misterioso mi era stato affianco tutto il tempo che io avevo letto e non mi ero accorta di nulla. Non so perchè, ma il cuore comincia a battermi come non aveva mai fatto prima.

Dopo avermi interrotto, l'uomo provvedè a riprendersi il libro.
"Grazie ancora per il libro." Con un balzo, svanisce nella fitta boscaglia davanti a me.

Mi lasciò lì, in balia del vento tiepido, a sentire il rumore del lago, i caldi raggi morenti che mi scaldavano la schiena.
Un moto irrefrenabile della mia curiosità fece scattare in me una sola domanda: chi era?
Volevo assolutamente saperlo.

Ma chissà dove era diretto.
Era troppo tardi per seguirlo?
"......"

Scesi dall'albero e presi il mio zaino, cominciando a correre attraverso la foresta.
Tutto intorno a me era di una bellezza particolare, sembrava addirittura irreale.
Corsi un altro pò, ma le mie gambe erano di una volontà loro, a differenza della mia testa. Forse non l'avrei più ritrovato quell'uomo, chissà cosa mi aspettava alla fine della foresta...
E lo vidi quando mi fermai in cima alla collina, sopra un villaggio.
Cercai di prendere fiato, quel villaggio era bellissimo.
Me ne sentivo attratta.
Scesi la collina e le porte del villaggio che sontuose si innalzavano dal terreno, mi misero paura.
Magicamente si aprirono: intravidi una guardia vicino alla porta.
"Chi sei?" Mi chiese.
"So...Sono una viaggiatrice. Cerco un alloggio per la notte."
La guardia mi lasciò passare.
"Benvenuta a Konoha." Disse soltanto. Entrai, un pò titubante.

Era scesa la sera e le strade di quel villaggio erano piene di gente, bancarelle, bambini che correvano felici in mezzo alle persone, giocando spensierati.
Camminando, mi guardavo in giro, memorizzando locali, luoghi particolari, persone.
E tra le persone lo rividi.
L'uomo dai capelli argentati.
Stava camminando con passo tranquillo verso un edificio, un accademia per ninja.
Mi nascosi dietro un albero, mentre guardavo quell'uomo entrare in quello stabile. Mi venne l'irresistibile impulso di seguirlo, quando...
"Ehi, tu!!" Disse un altro uomo, alle mie spalle. Mi irrigidì e mi girai.
"..."
"Chi sei? Cosa gironzoli a fare nel cortile dell'accademia?"
Cercai di sorridere, grattandomi nervosamente la testa.
"Sono una viaggiatrice... Stavo facendo un giro del villaggio e mi sono persa."
"Oh, allora non sei una ladra."
Una...cosa?
"Porti delle strani vesti... Da dove vieni?"
"Ehm..."
Prima di rispondere presi la mappa stracciata dal mio zaino.
"Ehm... Vengo dall'estremo Ovest."
"Stai dicendo sul serio?" Chiese meravigliato.
"Ehm si." Non sapevo che dirgli.
Poi mi venne in mente che forse questo individuo conosceva quell'uomo.
"Senti, ti posso..." Ma mi inerruppe per farmi anche lui tante, tante domande.
Alla fine mi convinse ad iscrivermi all'accademia per diventare un ninja. E non riuscì più a domandare a Iruka-sensei se conosceva quell'uomo.

Passò un anno.
Ormai ero cittadina di Konoha, e diventai una ninja, promuovendomi all'esame.
"Bene Sora, nonostante tu sia una straniera, hai appreso a pieno la Volontà Ardente, da vagabonda solitaria sei divenuta cittadina di Konoha e inoltre, sei diventata una ninja. Iruka-sensei ed io siamo molto orgogliosi di te."
"Grazie, Sandaime-sama."
"E ora preparati. Presto verrai assegnata ad una squadra."
"Sissignore!"

Ormai ero seduta nel corridoio da mezz'ora. Avevo in mano il coprifronte in acciaio, con inciso il simbolo di Konoha, una foglia. Continuavo a rigirarlo e a giocarci nervosamente. Evidentemente avere una ninja in più aveva creato non pochi problemi a decidere in quale squadra inserirmi.

"Potrebbe essere un jonin alla sua età."
"Ma è già tanto se ha finito l'accademia in un anno! Sandaime-sama, io dico che dovremmo sfruttare Sora solo nelle missioni in cui manca un elemento."
"No. Sora necessita di allenamento, di esperienza sul campo. Non possiamo lasciarla in disparte. Ha un potenziale che deve crescere insieme a lei."
Iruka non disse più nulla.
"Allora assegnatela alla mia squadra."
Sentenziò una voce. Sandaime si voltò verso la porta, da cui aveva sentito la voce.
Iruka rimase sorpreso da tale affermazione.
"Vuoi davvero inserirla nella tua squadra?"
"Ho seguito i suoi progressi durante l'anno che ha fatto, e devo dire che mi ha sorpreso. Anche se è grande d'età, farò in mdo che si adatti nella squadra di cui farà parte."
"Allora è deciso." Sandaime si alzò in piedi.
"Chiama Sora, Iruka-sensei. Dille che è stata assegnata alla squadra sette, di Kakashi Hatake."

"Ho capito bene, sono già stata assegnata ad una squadra?" Domandai. Pensavo ci sarebbe voluto più tempo.
"Vai alla terrazza, i tuoi compagni ti stanno aspettando." Mi disse Iruka.
"Vado!!" Salutai il sensei e mi legai il coprifronte al collo. Corsi verso una piccola scala, che portava sul tetto dell'accademia. Quando individuai la porta, l'aprì.

La terrazza che mi si presentò era molto ampia e il sole ne illuminava interamente il perimetro.
Vidi, seduti su un gradino, due ragazzi e una ragazza. Il mio sensei era in piedi, rivolto verso la porta da cui ero entrata.
E quando lo vidi non potevo credere che fosse lui.
"Finalmente ti incontro, Kakashi Hatake!!"
Dissi, indicandolo con un dito.
Il sensei inclinò la testa di lato, decisamente perplesso.
"Ci conosciamo?"
Louccidolouccidolouccido, come fa a non ricordarsi di me?
"Non ricordi? Mi hai incontrato un anno fa, al lago in mezzo alla foresta!! Ho letto il tuo libro osceno!!"
Kakashi cominciò a grattarsi la testa.
"Mi spiace, ma proprio non ricordo."
Non riesco a capire se stia dicendo sul serio o se stia facendo finta. Comunque, rinunciando all'idea di controbattere, mi siedo accanto ai miei nuovi compagni.
Sakura, Sasuke e Naruto.
E insieme a loro, comincerà la mia grande avventura.

*DUE SETTIMANE DOPO*

"Ka...Kakashi... Non dovremmo, lo sai..."
Sospirò Sora. Era vicina al corpo del suo sensei, poteva sentire la sua eccitazione premere dura contro il suo ventre.
"Chi se ne frega." Disse Kakashi, avventandosi sulla bocca della giovane.
Intanto, i ragazzi...

"Ma perchè Kakashi-sensei fa sempre ritardo?" Si domandò Sakura, irritata.
"E Sora allora? Non è da lei fare tardi." Precisò Sasuke.
Naruto, a braccia incrociate e il muso imbronciato, disse:
"E se quei due fossero insieme?"
Sakura si girò verso Naruto, ridendo.
"Ma cosa vai a pensare?"
"Sei sempre il solito dobe."
"E non chiamarmi dobe!!" Lamentò Naruto, sulla difensiva.

...Però forse Naruto aveva ragione :P

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Capitolo 8
*** Fuoco Part II ***


"NARUTO!!" Gridò all'improvviso Sora.
Naruto si alzò di scatto dal letto, svegliato bruscamente dalla sua senpai.
"Mh..." Lamentò, stropicciandosi gli occhi e vedendo il sole, che forte, invadeva di luce calda la sua stanza.
"NARUTOO!!" Chiamò di nuovo Sora, cominciava a spazientirsi. -Forse sta ancora dormendo, quello scansafatica...- Si disse e con un balzo, raggiunse la finestra della stanza del piccolo kitsune. Lo vide seduto, intento a sbadigliare e stropicciarsi gli occhi ancora assonnati.
Divertita e intenerita a quella vista, bussò alla finestra.
Narutò si girò, spaventato. Sora lo salutò con una mano, sorridente come sempre.
Naruto si avvicinò alla finestra e l'aprì.
"Buongiorno!" Disse Sora.
"'Giorno..." Rispose Naruto, con la voce impastata di sonno. "Cosa vuoi?"
Sora fece il broncio.
"Come cosa voglio? Non ricordi? Oggi è domenica! E siccome oggi non avevamo missioni, mi avevi promesso che mi avresti portato a conoscere meglio Konoha."
Sora entrò nella stanza e si sedette sul letto sfatto. Naruto era andato in bagno, senza però rispondere alle parole della ragazza.
Quando uscì dalla piccola stanza si riavvicinò al letto, e si sdraiò di nuovo sul materasso.
"Cosa fai?" Chiese Sora, con tono duro.
"Ma sono ancora le otto!! Fammi riposare altri cinque minuti..." Pigolò il biondino, come fanno i bambini la mattina prima di andare a scuola.
"Certo che sei proprio un dormiglione..." Gli disse Sora, accarezzandogli la testa.
Naruto, cullato da quelle carezze, si accoccolò più vicino a Sora, e poggiò la testa sul ventre della ragazza.
"Ehi, che fai?"
"Resta qui con me."
"Cosa?"
"Altri cinque minutii..." Pigolò ancora.
"Va bene... Ma dopo usciamo ok?"
"Si..."
Ma dopo un ora, entrambi si addormentarono.

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Capitolo 9
*** Fuoco Part III ***


"Ehi, Sakura, guarda. Ti piacciono questi?"
Sora fece vedere un paio di orecchini d'argento alla ragazza dai capelli rosa. Quest'ultima fece cenno di no con la testa.
"Sono troppo lunghi."
"Accidenti, eppure mi piacevano..."

Le due erano ad un mercato serale di Konoha. Le luci artificiali illuminavano le strade e l'agglomerato di persone stava alle bancarelle, parlando e mangiando.
Sora adorava quell'aria frizzante e gioiosa. Aveva ringraziato Sakura un migliaio di volte prima di condurla a quell'evento a cui Sora non aveva mai preso parte.

"Sakura, devi acquistare qualcosa?"
Domandò Sora, piena di sacchettini ricolmi di dolci e caramelle. Proprio come Naruto, aveva comprato un sacco di roba inutile. Sora poteva anche somigliare a quel dobe, ma a Sakura piaceva la sua compagnia. Inoltre poteva parlare con lei di Sasuke. E di tante altre cose.
Continuando a camminare per un altro tratto di strada, Sakura si accorse di essere sola.
"Sora?"
Vide la sua senpai ferma ad una bancarella di accessori per capelli.
"Scusa Sakura, mi sono fermata all'improvviso e non ti ho avvertita. Guarda, non sono belli?"
Sakura guardò i graziosi accessori che spiccavano ognuno per i loro colori, forme.
"Sono stupendi. Hai intenzione di prenderne uno?" Domandò Sakura.
"Si."
"Ma tu non ne usi." Osservò la ragazza.
"Non è per me è per te." Sora le fece l'occhiolino.
Sakura rimase un pò stupita.
"Allora, quale ti compro? Mh..."
Mentre Sora ne prendeva alcuni, mettendoli vicino ai capelli di Sakura, quest'ultima notò un fermacapelli in giada, con dei rami di ciliegio incisi sopra. Guardandolo, Sakura sorrise.
Poco dopo Sora si accorse che Sakura l'aveva scelto da sè: bastava capirlo dai suoi occhi. Le se illuminarono dolcemente.

"Ehi! Prendiamo questo!" Disse Sora al venditore della bancarella, indicando l'oggetto che Sakura teneva in mano. E poi, vide una collana. Si distingueva tra tutto l'ammasso di ciondoli che vide appeso davanti a sè. Il pendente raffigurava il simbolo di Konoha.
"Prendo anche questo." Disse, afferrando la collana e dando i soldi al ragazzo.

Ormai la festa era finita e le due ragazze si incamminarono verso casa.
"Non so come ringraziarti Sora, mi hai fatto un bellissimo regalo!" Disse, con tono allegro.
Sora non aveva mai visto quello scricciolo di ragazza così felice.
"Io non ho fatto nulla, te lo sei scelto da sola. Io l'ho solo pagato." Rispose, modesta.
"Ma mi hai fatto sempre un dono. E la collana?" Disse, notandola al collo della sua senpai.
"L'ho presa proprio all'ultimo, non so nemmeno io come l'abbia vista!"
"E' bella."
"Già! Rispose Sora, soddisfatta.
Rimasero alcuni minuti in silenzio, perse nei loro pensieri. Mentre camminavano la luna illuminava le case sulla via che stavano percorrendo.
Entrambe le ragazze si fermarono. Sakura era arrivata a destinazione.
"Mi sono proprio divertita."
"Anch'io! Ti ringrazio di avermi portato alla festa." Sora si inchinò.
"Smettila, mi hai già ringraziato abbastanza! Dovrei essere io a farlo, così mi metti in imbarazzo!" Disse la rosa, sorridendo.
"Non c'è bisogno che mi ringrazi. Promettimi che andremo di nuovo insieme a qualche altra festa!" Sora le fece l'occhiolino.
"Si, te lo prometto!" La ragazza dai capelli rosa la imitò.

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Capitolo 10
*** Fuoco Part IV ***


Sembrava essere arrivato tardi: Gondaime, con Naruto, Sakura e Kakashi erano poggiati a terra, attorniati ad una figura, che esamine, era sdraiata sull'erba.
Vedeva una piccola luce azzurrina che riluceva dalle mani di Tsunade, gridando "Forza! Ce la puoi fare! Non mollare proprio adesso!"
Gli altri due suoi compagni di squadra e il suo sensei erano immobili, che interdetti guardavano la scena; non avevano mai visto Sora ridursi a quel modo: il combattimento contro Itachi le aveva provocato parecchie ferite e sembrava che, nonostante lo sharingan ipnotico l'avesse colpita, non volesse risvegliarsi.
"Ma perchè non si sveglia? Sakura! Vai a prendere dell'acqua!"
"Subito!" In un lampo Sakura svanì nella foresta.
"Kakashi-sensei! Recati al palazzo dell'Hokage e fatti dare da Shizune una borsa nera con sopra il simbolo della Lumaca, svelto!"
"Agli ordini!" Anche Kakashi si dissolse nella fitta vegetazione.
Naruto, che non sapeva cosa fare, prese la mano di Sora, stringendola, sperando di infonderle calore e le mise una mano sulla fronte. Era fredda.
Tsunade guardò Naruto. Lo vide triste e sconfortato, forse si sentiva in colpa per non essere intervenuto prima.
Sasuke non sapeva come agire. Per la prima volta in vita sua gli tremavano le ginocchia e un incontrollabile nausea prese possesso del suo stomaco. Non voleva ammetterlo a sè stesso, ma in fondo considerava Sora come una sorella.
Al sol pensiero di perderla, si sentiva svuotarsi. E non voleva che accadesse. Nonostante non la sopportasse, Sora si era sempre messa in gioco, sia per lui che per gli altri.
Prima che potesse reagire e scendere dall'albero, Sakura e Kakashi lo precedettero, e Tsunade continuò il suo lavoro.
Ma quando Sora reagì in un modo in cui Tsunade non prevedette, smise di emanare il suo chakra.
"Tsunade-baa-chan, che fai? Non curi Sora? Ha bisogno d'aiuto, non la lasciare così!!"
Disse Naruto con il groppo in gola.
Tsunade aveva lo sguardo basso, le mani conserte in grembo.
"Gondaime..." Disse Sakura, in attesa anche  lei di una risposta.
Kakashi guardava altrove, il suo cuore rimbalzava nel petto dalla tensione. Aveva paura di guardare Sora. Sentiva solo il suo faticoso rantolare.
"Mi dispiace ragazzi. Ma Sora è entrata in coma. Non c'è alcun rimedio accertato che possa risvegliarla subito. Di solito è questione di tempo. E possono passare giorni, mesi... Anche anni."
Sentenziò Tsunade, con tono dispiaciuto.
"No, Tsunade-baa-chan, ci deve essere un altro modo..."
Disse Naruto, stringendo i denti.
"Mi dispiace..." Continuò a scusarsi Gondaime.
Kakashi si allontanò dal gruppo, mosso dalla rabbia e dalla disperazione.
"Sensei, dove stai andando?" Domandò Sakura.
"A cercare Itachi. Non posso lasciare che quel bastardo giri liberamente per Konoha, dopo quello ha fatto alla mia donna!!" Detto questo, sparì.
Sia Sasuke che gli altri due allievi rimasero sconcertati.
"La sua..."
"La sua donna?!?" Dissero i tre all'unisono.

"Avanti ragazzi, portiamola a casa." Disse Tsunade, piegandosi per prendere Sora in braccio, ma Sasuke prontamente la anticipò. Sora era già tra le sue braccia.
"Sasuke..." Disse Naruto, sorpreso.
"Dove sei stato fino ad ora?" Le domandò Sakura, con fare minaccioso.
Sasuke non rispose. Si limitò ad incamminarsi verso l'uscita della foresta, ormai aveva iniziato a piovere.
"Perchè non sei intervenuto? Itachi cercava te, non Sora!!" Cominciò a gridare. Naruto la teneva per le spalle, ma invano. "Sakura, smettila!"
"E' colpa tua, Sasuke! E' solamente colpa tua!!"
"LO SO!!" Urlò Sasuke. "Lo so che è colpa mia!"
I tre rimasero in silenzio. Non avevano altro da dirsi, tranne che chiedersi il perchè Sora avesse ingaggiato un combattimento contro Itachi.

"Cosa farai adesso? E Sora?" Domandò Naruto.
"Per adesso cercare Itachi è una mossa sconsiderata. Kakashi-sensei non otterrà nulla, tranne qualche traccia del suo passaggio a Konoha. E poi... Sora. Sora ha bisogno di un letto dove riposare. La porterò a casa mia. Se necessita di ulteriori cure, non esiti a venire, Gondaime." Disse Sasuke, rivolgendosi a Tsunade. Quest'ultima annuì.
"Per quanto riguarda voi... Venitela a trovare. Ha bisogno della vostra presenza."
Sakura e Naruto annuirono, mentre guardavano Sasuke portare via la loro senpai.

Passarono molte settimane.
Sora veniva constantemente assistita da Sasuke, Sakura e Naruto, alternandosi l'un altro.
Tsunade la visitò più volte, ma il verdetto era sempre lo stesso.
"E' stabile, ma Itachi l'ha colpita con una ipnosi più potente del suo solito sharingan. Devo sempre tenerla sottocontrollo, assicurandomi che migliori."
"E finora come sta andando?" Domandò Kakashi, attorniato dai suoi allievi.
Prima di rispondere, Tsunade carezzò un braccio alla ragazza. La sua pelle era fredda.
"Non è migliorata."

Giunse la sera.
Era il turno di Sasuke stare a fianco di Sora, ma non ce la faceva più.
Era stanco, non dormiva, mangiava poco e il fatto di non essere intervenuto durante la lotta contro Itachi, lo faceva tremare di rabbia.
Ripensò al vano tentativo della senpai di non far avvicinare Itachi a Sasuke... Per quanto potesse proteggerlo, prima o poi doveva sfidare suo fratello, no? Quando avrebbe smesso Sora di trattarlo come un bambino?
"Ma che diavolo combinavi?? Lo sai che potrei essere io al tuo posto?? Sei una stupida."
Una lacrima scivolò rapida sul suo viso e con la mano l'asciugò.
"Sei una stupida, onee... Ti prego, non mi lasciare. Tu mi vuoi bene, anche se ti faccio incavolare...Non ci lasciare da soli..."
Detto questo, Sasuke poggiò la testa sul letto dove Sora era poggiata e si appisolò.
Il mattino dopo il sole risplendeva con tutta la forza di cui poteva disporre, riscaldando la stanza di Sasuke. Quest'ultimo si risvegliò di soprassalto, inseguito dal pensiero che Sora non potesse più risvegliarsi.
Ma appena volse lo sguardo verso la testata del letto, vide Sora, con il viso debole ma sorridente, intenta a carezzare la testa del moro.
"Ehi. Buongiorno Onii-chan." Disse, con voce rauca.
"So...Sora!! Ma come...?" Sasuke abbracciò la senpai, sorpreso e felice. "Ti sei svegliata..." Non credeva fosse vero.
"Ho sentito qualcuno che mi disturbava così forte, che mi ha costretto a svegliarmi."
"Onee..."
"Grazie Sasuke."
Sasuke strinse la sua senpai più forte che poteva, versando silenziose lacrime.

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Capitolo 11
*** I fuochi d'artificio ***


I fuochi d'artificio brillavano vivamente in cielo, alternando varie forme e colori.
La squadra era tutto riunita a godersi lo spettacolo, seduti su di un tetto di una casa poco lontana dalla feste di paese.

Sakura era seduta da sola con il naso all'insù, guardando lo spettacolo pirotecnico.
Kakashi e Sora erano seduti vicini e nonostante questo, evitavano le effusioni; non volevano mostrarsi teneri davanti agli occhi dei tre ragazzi dietro di loro. Ma forse quella sere se ne sarebbero fregati.
Si stavano già tenendo per mano.

Poi arrivò il piccolo kitsune ad interrompere il loro idillio.
"Sora-chan, mi dai altri 100 ryo?" Esclamò il ragazzino.
"Ancora? E cosa devi farci?"
"Comprarmi un altro nikuman." Naruto assunse un aria da bimbo indifeso. Sora non credeva alle sue orecchie. Possibile che avesse ancora fame?
"Ma se ne hai mangiati dieci!!"
"Eddai, solo un altro... AHI!!!"
Naruto venne malmenato dalla sua senpai. E mentre lo faceva, Kakashi rise di gusto sino alle lacrime.

Sasuke, seduto poco lontano da Sakura, osservava la scena divertito.
-E' così insistente...- Pensò.
"Sasuke-kun, che guardi?" Domandò Sakura.
"Osservavo quel dobe. Continua a chiedere soldi a Sora, è mai possibile che non riesca a ritrovarsi con 100 ryo in tasca?"
Sakura rise.
"Non ti devi stupire. E poi Sora-chan è troppo buona per dire di no a Naruto." Disse e ritornò ad ammirare i fuochi.
A poco poco il sorriso di Sasuke svanì. Era nervoso e la chiaccherata con Sakura non riuscì a calmarlo. Da un pò di tempo aveva un idea, un presentimento, qualcosa che lo tormentava.
Cosa fosse ancora non l'aveva capito, sapeva solo che riguardava Naruto.

Le urla del biondino spaventarono l'Uchiha.
Naruto stava per cadere dal tetto. Questa volta Sora e Kakashi risero ancora di più.
"Ma come? E tu saresti un ninja? Tu che perdi l'equilibrio così facilmente? Pfff..." Sora tratteneva a stento altre risate.
"Smettetela di ridere e aiutatemi!!"
"Ok, va bene, va bene... Ma solo se non chiederai altri soldi." Lo minacciò Sora.
"Ma io ho fame... AHI!!"
"E allora cadi, usuratonkachi!!"
Con un piede, Sora cercò di spingere Naruto di sotto.
"Basta Sora, altrimenti cadi anche tu, ahaahuahauhahha..." Kakashi rideva a crepapelle, non riusciva più a contenersi.

Sasuke si avvicinò alla senpai.
"Sora, ci penserò io a sfamare questo dobe."
Sora si fermò. "Come?"
Sasuke saltò giù dal tetto.
Naruto rimase ancora appeso alla grondaia della casa e guardò il moro. Stava bene? Da quando si comportava così gentilmente?
"Dici sul serio, Sasuke-kun? Guarda che ti prosciugherà il portafogli" Lo avvertì la senpai.
"Non preoccuaprti. Ho solo i soldi necessari per due nikuman. Forza dobe, andiamo, altrimenti ti lascio qui."
Naruto guardò Sora, ancora basito.
La ragazza fece spallucce.
"Allora ti vuoi muovere?" Lo incalzò Sasuke.
Ancora non convinto, il kitsune atterrò sul terreno e raggiunse correndo il moro.

I fuochi d'artificio non cessarono.
Continuarono ad illuminare i passi dei due, che a rilento, proseguivano attraverso il gruppo gremito di gente.
"Grazie per il nikuman." Disse Naruto.
Il moro non rispose, continuando a masticare piano il nikuman, e guardando di tanto in tanto il ragazzino che lo affiancava.
Era un suo compagno, certo.
Ma era un dobe, distratto e pasticcione, soltanto bravo ad urlare che lui sarebbe divenuto Hokage, che lui avrebbe superato Sasuke, ecc, ecc. Erano solo passati quattro mesi da quando erano divenuti una squadra, ma Sasuke aveva l'impressione di essere sempre stato compagno di tutti, anche di Sora, nonostante fosse una straniera.
Ma con Naruto...
Pensare a lui era come pensare ad un legame.
Un legame che nessuno poteva spezzare e che nessuno poteva vedere. Se se ne fosse accorto anche Naruto, l'Uchiha poteva anche ritenersi soddisfatto.
I due arrivarono al centro della piazza, dove giocolieri e danzatori stavano festeggiando.
I fuochi d'artificio continuavano a brillare in cielo, deliziando i bambini più piccoli poco lontani dalla folla di persone.
"Ehi Sasuke, ma mi senti?"
"Si, cosa c'è?"
"E' da mezz'ora che ti chiamo. A che cavolo pensavi?"
Sasuke trasalì.
"A... A niente, te lo assicuro." La voce gli tremò dall'emozione, anche perchè Naruto gli era così terribilmente vicino che i suoi occhi azzurri, illuminati dai fuochi e dai giochi di luce, erano di uno spettacolo mozzafiato.
"Allora vado la in mezzo a divertirmi! Ti farò vedere una cosa favolosa!" Prima di mischiarsi tra i danzatori, Naruto eseguì la tecnica della seduzione, prese due ventagli da una decorazione vicino al fuoco e cominciò a fare il buffone.
Sasuke scosse la testa, ma Naruto riuscì ugualmente a strappargli qualche sorriso.
Ormai il moro ne era certo.
Naruto era come i fuochi d'artificio.
Scoppiettatnte, imprevedibile e incantevole.

Camminando, per la strada, ormai lontani dalla festa, l'unico rumore che si sentiva in sottofondo erano i loro passi.
"Dici che Kakashi-sensei e le ragazze siano tornati a casa?"
"Si, altrimenti ci avrebbero cercati."
"Hai ragione." Sbottò Naruto, un pò sconsolato.
Poi, come se l'avesse chiamata, apparì Sora.
"Ehilà!" Salutò la senpai.
"Sora-chan!!" Esclamò Naruto quando la vide. Si buttò su di lei per abbracciarla.
"Ehi, sembra che non mi vedi da una vita."
Il piccolo kitsune non rispose. Sora continuò a coccolarlo, carezzando i suoi biondi capelli.
"Ci cercavi?" Domandò Sasuke, avvicinandosi ai due.
"Si... Kakashi-sensei ha un esercitazione per noi domani. Dobbiamo essere davanti all'accademia alle sette, ok?"
"Va bene." Rispose sasuke.
"OOook!!" Rispose il biondino, con entusiasmo.
"Sasuke, non è che ti ha svuotato il portafogli, questo usuatonkachi?"
"No, niente affatto."
"Ho amngiato solo un nikuman, quello che ti avevo chiesto... AHIA!!" Lamentò Naruto. Sora gli stava tirando le guance.
"Bene, ma la prossima volta sii meno ingordo, siamo intesi?"
"Va... Va bene." Disse Naruto, massaggiandosi le guanciotte ormai rosse.
Prima di andare via, Sora baciò i due genin sulla guancia, augurando loro una buonanotte.
I due si imbarazzarono.
"Ma perchè è così affettuosa con noi?" Domandò Naruto.
"Bhè... Forse perchè gliene dai agio. Potresti anche fare a meno di abbracciarla."
"Perchè sei geloso?" Rise il biondino.

"Si, lo sono." Disse il moro.
"Eh?"

Naruto si ritrovò avvolto in un abbraccio del moro.
Non era un abbraccio fraterno, ma era una stretta che andava oltre la semplice amicizia.
"Tu mi piaci."
Naruto rimase sbigottito.
"Ma Sasuke..."
"Sei il mio fuoco d'artificio. Hai illuminato di luce quel dubbio che mi tormentava da parecchio."
"..."

Sasuke gli diede un bacio sulla guancia.
"Tu mi piaci."
Il piccolo kitsune rispose stringendo la mano dell'Uchiha.
Era l'inizio di un bellissimo futuro insieme.






nda
E con questo ultimo chapter, dichiaro conclusa questa fan fic v_V
Mi ha occupato un sacco di tempo, non che me ne dispiaccia, ma ora che non ho più ispirescion per essa, è inutile continuarla.
Ora non vedo l'ora di finire di leggere il manga, e nel caso faccia una nuova fic su Naruto, stavolta sarà per eventi futuri e pieni di colpi di scena v_v
Grazie a tutti quelli che l'hanno letta. Ora vado a lavorare :P
Mata ne by shunny

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