Naruto - Untitled fic di ShunLi (/viewuser.php?uid=11154)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bolle di sapone ***
Capitolo 2: *** Fiori ***
Capitolo 3: *** Mare ***
Capitolo 4: *** Luna ***
Capitolo 5: *** Inchiostro ***
Capitolo 6: *** Pioggia ***
Capitolo 7: *** Fuoco Part I ***
Capitolo 8: *** Fuoco Part II ***
Capitolo 9: *** Fuoco Part III ***
Capitolo 10: *** Fuoco Part IV ***
Capitolo 11: *** I fuochi d'artificio ***
Capitolo 1 *** Bolle di sapone ***
"Hai la pelle liscia
come le bolle di sapone, Gaara..."
"Non dire
cretinate. E poi come puoi pensare un acosa del genere? Se
tocchi le bolle di sapone scoppiano e qiundi non hanno una superfice
solida... E liscia."
Queste era una
delle tante discussioni che Gaara e Naruto facevano da
qualche tempo, sdraiati uno sull'altro su un grande divano bianco.
Ormai Naruto
passava più tempo da Gaara che a casa sua. E
questo non dava fastidio al ragazzo dai capelli rossicci, anzi...
Con Naruto, non
si sentiva mai solo o annoiato.
L'intimità
che si era creata fra loro due era qualcosa di
unico e speciale.
Erano simili, in
fondo.
Due piccole
creature che avevano affrontato il mondo, le persone
crudeli e poi, come se si fossero sempre aspettati, si presero per mano.
E quei due
piccoli bambini soli e spaventati divennero dei ragazzi
maturi.
Naruto
sbuffò.
"Insomma devi
sempre rovinare tutto."
"Che ho detto di
male?" Ribattè Gaara.
"Ciò
che dici è vero ma..." Prima di continuare
Naruto si mise sopra di Gaara. Quest'ultimo arrossì. Quando
mai Naruto prendeva l'iniziativa? Gli sembrava così strano..
E attraente.
Naruto era come
un sole caldo e bellissimo. Non c'erano altri aggettivi
per descrivere la sua persona.
"Ma?"
Incalzò Gaara, sospirando.
"La tua pelle
è così delicata... Limpida, fresca.
E il solo toccarla è un gesto che non riesco a fare se prima
non la sfioro... Proprio come le bolle di sapone. Sembra abbiano vita
quando le sfiori. E tu Gaara..."
Si interruppe
per baciare il suo collo.
Gaara gemette e
portò le mani alla testa di Naruto,
accarezzando la sua chioma bionda.
"Mi piaci
proprio per questo." Gli bisbigliò il ragazzo
biondo nell'orecchio, provocandogli dei brividi.
"Anche tu mi
piaci Naruto." Disse Gaara, cominciandosi a perdere nel
limbo fantastico di colori e sensazioni che Naruto gli stava donando.
NDA
Tempo fa,
guardando Naruto, (adesso non riesco più a vedermi nemmeno i
sub ç__ç) ho attribuito ad alcuni personaggi dei
fenomeni naturali. Di solito mi soffermo solo su odori o sensazioni, ma
datemi della pazza, io vado sempre a trovare qualcosa di unico e
originale.
Ma non sono
riuscita a trovare un nome alla fic. Aiutatemi voi! Più me
ne suggerirete, più ho la possibilità di,
perchè no, trarne ispirazione ^^ Tutti i pg citati sono
maggiorenni e appartengono a Sensei Kishimoto, tranne che per Sora, pg
di mia invenzione scritturata per una fic di Naruto iniziata e mai
finita. Bhè, vi ringrazio per aver letto fin qui! Al
prossimo chapter by Shunny.
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Capitolo 2 *** Fiori ***
Fin da piccolo
Iruka era sempre stato un bambino bellissimo.
Ogni qualvolta
che passeggiava con la mamma al mercato di Konoha, tutte
le donne e le ragazze si fermavano a guardarlo o a stampargli qualche
bacino sulla fronte o sulla guancia. Iruka rispondeva a tutti quei
complimenti con un grande imbarazzo e le sue gote si coloravano di
porpora, nascondendosi dietro il kimono della madre.
"Avanti Iruka,
non fare così! Non essere timido!"
Le diceva la
madre sorridente, prendendolo in braccio.
"Sei bellissimo,
sei il mio piccolo fiore!"
Poi sua madre
non c'era più.
E il volto di
quel bimbo divenne triste e duro, non riusciva
più a sorridere come una volta
Se prima
risplendeva come un fiore, ora si era appassito.
Passarono degli
anni e ormai Iruka era divenuto un uomo, uno stimato
sensei d'accademia che insegnava ad essere dei ninja a giovani bambini,
belli come piccoli fiori, come era stato lui un tempo.
Ma da qualche
periodo, c'era una persona che aveva un particolare
interesse per Iruka.
"Ciao Iruka!"
Kakashi Hatake, jonin di Konoha.
Capelli
argentati, viso sempre coperto e incallito ritardatario.
"Ah! Salve,
Kakashi-sensei..." Rispose timido Iruka.
"Quante volte ti
ho detto che mi devi chiamare solo Kakashi?" Disse,
grattandosi la testa.
"Va bene,
cercherò di ricordarlo... Kakashi."
Sottolineò
Iruka.
"Così
va meglio!" Il suo tono era sempre gioviale. Come
faceva?
"Ti va di
mangiare qualcosa?" Gli domandò il jonin.
"Si, volentieri."
Ogni giorno, per
un mese, Kakashi e Iruka si recavano giornalmente a
pranzare insieme, fino a quando non arrivò il giorno del
compleanno di Iruka, il 26 maggio.
E Kakashi si
presentò al sensei con un mazzo di fiori.
"E questi?"
Domandò Iruka, imbarazzato.
Erano dei fiori
decisamente troppo delicati per un uomo come lui ed
erano profumati. Ma belli. Iruka non ricordava dei fiori
così stupendi.
"Ogni volta che
ti guardo mi ricordi i fiori. Ma sei più
bello di tutti loro messi insieme." Disse Kakashi, serio. "Tu mi
piaci." Concluse.
Iruka,
meravigliato, guardò i fiori e poi Kakashi. Sul suo
viso cominciò a spuntare un bellissimo sorriso, che solo
quando era piccolo poteva fare.
Kakashi rimase
imbambolato a quella vista.
Quel bel fiore
era di nuovo vivo e stupendo.
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Capitolo 3 *** Mare ***
"Kakashi...
Il solo
pronunciare il tuo nome mi dà i brividi.
E pensare che
non mi sarei dovuta innamorare di te...
Essendo dei
ninja, dobbiamo mettere da parte qualsiasi emozione che ci
faccia diventare vulnerabili
davanti al
nemico.
Ma l'amore che
ho per te, mi dà una forza che non riesco a
controllare.
Scruto dentro di
me e mi accorgo che sei come il mare.
Mi dai
equilibrio, riempi la mia vita, sai essere sereno come le onde
placide che arrivano sul bagnasciuga.
Ma quando
combatti, sembri un mare in tempesta, un turbinio di vento e
acqua che si muove all'impazzata, infrangendosi sugli scogli scuri e
spigolosi.
Ti amo, Kakashi.
E
chissà se questa nostra lebile vita ci
permetterà di godere della nostra esistenza, insieme...
Ogni giorno ho
una paura immensa.
Essere ninja
vuol dire essere sempre in pericolo.
Ma tu mi hai
promesso che mi proteggerai, che starai sempre al mio
fianco.
Non illudermi
così Kakshi,
Non farlo, ti
prego.
Fallo quando
siamo da soli, nella nostra casa, accocolati l'uno nelle
braccia dell'altro, a prometterci di cose che potremo solo sognare,
immaginare.
Ti amo Kakashi.
Per sempre tua,
Sora."
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Capitolo 4 *** Luna ***
"E la pallida luna
illuminò il suo corpo splendido, bianco,
aveva l'aria fiera, lo aguardo magnetico e una voce sensuale.
E tutto
perchè?
Perchè
non c'è creatura al mondo che possa
resistergli...
Orochimaru.
E qui mi si
mozza il fiato.
Raccontarlo,
immaginarlo sotto nuove vesti, descriverlo...
Mi chiedo, io,
autrice, ne ho questa capacità?
Ne ho il diritto?
Lo posso vedere,
sentire respirare, ma non posso toccarlo.
E' come la luna,
che si staglia nel cielo, sferzando
l'oscurità della notte.
Sei tanto
crudele che dovresti essere solo dimenticato, ma per quanto
mi sforzi, non posso...
Orochimaru.
Porto una mano
al petto perchè so che mi provochi un
allucinante dolore, ma poi per quale ragione non mi abbandoni?
O sono io la
peccatrice senz'anima che vuole procurarsi quel male?
Mi hai legato,
mi hai stregato e mi hai violentato.
E dopo sono
diventata tua schiava.
Orochimaru.
ndautrice
Piccola
riflessione per me stessa :E
Lo ammetto, mi
piace Orochimaru talmente tanto che mi fa girare la
testa, che non riesco a scrivere niente su di lui.
Mi ha
letteralmente confuso.
E guardare la
luna mi fa svenire, mi ricorda lui.
Ok, sono pazza e
non troverò mai un ragazzo vero, come dice
mia madre ç__ç
porcamiseria
quanto ha ragione T___T
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Capitolo 5 *** Inchiostro ***
"SPLOCH!!!"
Sai
guardò l'inchiostro spandersi su tutto il tatami; non
ebbe nessuna reazione al riguardo, lo osservò fino a quando
non lo vide sparire tra le fughe del tatami.
Dal brillante
color noce qual'era divenne nero pece, sembrava
impossibile persino da pulire.
"Sakura-chan."
Chiamò Sai.
"Si, Sai, cosa
c'è." Rispose Sakura.
"Mi è
caduto l'inchiostro."
Sakura,
sorpresa, guardò la pozza nera. Poi
guardò Sai e il pennello che reggeva a mezz'aria.
"Stavi per
scrivere?" Domandò la ragazza. Sai
annuì, senza cambiare espressione.
"Volevo fare un
disegno."
Senza
rimproverare o dire altro, Sakura si alzò e con degli
stracci di fortuna, pulì la macchia sul tatami.
Sakura ci mise
più cura del lecito. Ma in fondo non era casa
sua, nè di Yamato, nè di Sai, nè di
Naruto. Era una casa d'emergenza, situata in mezzo alla foresta, fatta
per ospitare i viaggiatori o i ninja in missione. E loro erano li solo
per una missione: recuperare Sasuke.
Passarono dei
minuti e dopo che Sakura pulì tutto
l'inchiostro caduto, Sai era rimasto lì, con il pennello in
mano, incerto sul foglio immacolato, con un pensiero fisso in testa:
Naruto.
Diceva di non
sopportare la sua presenza, che il suo coinvolgimento
nella missione fosse inutile eccetera, eccetera.
Ma Sai,
nonostante tutto, lo apprezzava.
Ogni giorno di
più.
Vedeva in Naruto
una figura di fratello maggiore, che più
volte aveva dimostrato. Naruto era tutto fuorchè chiuso,
evasivo, oscuro.
Era il suo
contrario.
Se Naruto era
qualcosa di semplice ed evanescente, come un sogno,
allora Sai era come l'inchiostro.
Sentiva di
essersi insidiato nella vita di Sakura e Naruto.
E ogni giorno
che passava sarebbe stato sempre più difficile
pulire quell'inchiostro.
Convincendosi di
questo e sentendosi anche felice per quella scoperta,
Sai cominciò a disegnare fino a quando la candela accanto a
lui non si spense.
"Sai-kun,
svegliati, è mattina!" Disse Sakura, con tono
gioioso.
Il profumo del
mangiare appena riscaldato, la luce del sole che lo
riempiva di forza e le lamentele di Naruto, lo incitarono ad alzarsi.
"Allora Naruto,
è pronto?" Chiese il sensei, piuttosto
affamato.
"Si calmi,
Yamato-Sensei, l'ho appena messo sul fuoco!!"
Sbottò Naruto, continuando a mescolare la brodaglia nel
pentolino.
Sai
guardò Naruto.
Aveva i capelli
spettinati, il viso imbronciato, addosso aveva solo una
t-shirt bianca e i suoi boxer; Sakura gli stava accanto, aiutandolo con
le porzioni.
Forse era vero
che si era insediato nelle loro vite, ma per il
momento... Non riusciva a cogliere bene l'amicizia che li accumunava.
Sai si
alzò in piedi e si avvicinò al gruppo,
sedendosi per ricevere la sua ciotola di ramen. Quando Sakura gliela
porse, Sai si limitò a ringraziare.
Naruto lo
guardò sorpreso. Sai era solito lamentarsi dicendo
"ancora ramen?" e per indispettire ancor di più Naruto,
lasciava la sua parte, che veniva inevitabilmente buttata.
-Forse si
è svegliato di buon umore- pensò Naruto.
Dopo aver
finito, Sai chiamò il biondino da parte.
"Cosa vuoi?" Gli
chiese.
Sai gli diede un
foglio. Era accuratamente piegato.
"E' per et." Gli
disse soltanto. E se ne andò fuori,
lasciando Naruto alle prese con il foglio, che con foga, lo
aprì.
Sul foglio vi
era disegnato la sagoma di un cuore, abbastanza grande.
All'inizio
Naruto non capì: poi, guardando più in
basso, vi era scritto:
"Io sono come
questo inchiostro.
Nero e pesante.
Ti dò
sempre la sensazione di essere una palla al piede, ma
in realtà...
Mi piace farti
arrabiare.
Non
perchè non voglia che tu recuperi il tuo compagno,
anzi...
Vorrei provare
le stesse sensazioni che provi tu.
Vorrei essere
come te.
Leggero e bello.
Come questo
cuore.
Che non ha nulla
di oscuro tranne il contorno che lo delinea.
Vorrei essere
come te, Naruto.
Vorrei tanto
esserlo."
Naruto sorrise.
Ripiegò il foglio e se lo mise in tasca.
Forse, dopotutto, Sai meritava di essere uno di loro.
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Capitolo 6 *** Pioggia ***
Il suo cuore batteva come la pioggia: un ritmo silerte e tranquillo,
che piano si memorizzava nella mente di Naruto.
Ricordi.
Ecco cosa gli era rimasto di Sasuke.
Ricordi e sofferenze.
Sofferenze che gli dolevano il cuore.
"Naruto, stai bene?" Gli domandò Sora, sulla porta.
La stanza di Naruto era al buio, non aveva nemmeno acceso la luce.
La pioggia spezzava quel malinconico silenzio.
"Si va tutto bene, grazie. Sto cercando di dormire." Naruto
mentiì. Tutte le lacrime versate prima si erano perse sulla
federa del cuscino, bagnandola. Si strinse una mano al petto.
"Allora ti lascio riposare. Buonanotte."
E chiuse la porta.
Naruto chiuse gli occhi.
Vide la sua schiena grande e forte.
"Sasuke dove sei?"
Allungò la mano verso quella visione onirica, ma non
riusciva a raggiungerla, non riusciva a toccarla.
Rivide i molteplici luoghi in cui si erano rifugiati, soli, come due
fuggiaschi in cerca di un nascondiglio.
Soli ma innamorati, l'uno dell'altro.
E poi, il disastro.
Orochimaru.
L'ultimo combattimento per non farlo scappare dal villaggio, per far in
modo che non si allontanasse anche dal suo cuore.
Quello di Naruto fu un tentativo invano.
Quanto bruciavano oramai, quelle ferite, a distanza di tre anni?
Non erano bastate le amorevoli cure di Sakura, i sorrisi di Sora, le
battute di Kakashi...
Nemmeno il mondo intero l'avrebbe risollevato dal suo torpore.
"Naruto, fatti forza. Recupereremo Sasuke al più presto, non
temere."
Gli diceva Sora, sofferente quanto il biondino.
"PREFERISCO FARE HARAKIRI PIUTTOSTO CHE TORNARE CON VOI MEZZESEGHE AL
VOSTRO FOTTUTO VILLAGGIO!!"
Risuonavano crudeli le parole di Sasuke.
Strinse di più il cuscino, cacciando quella sensazione che
gli faceva tremare il corpo... Aveva la mente annebbiata da ricordi
piacevoli e spiacevoli e ferivano di più il suo animo.
Eppure non capiva.
Perchè continuava a soffrire?
Bastava dimenticarlo, accantonare Sasuke nell'angolo più
remoto della mente e del cuore e poi...
"NO!! NO!!" Gridò istintivamente Naruto, alzandosi,
lanciando il cuscino in terra, colpendo ripetutamente il muro con i
pugni serrati, fino a quando le nocche non sanguinarono.
Pianse.
Naruto continuò a piangere.
"Sasuke, perchè?" Singhiozzò.
-Hai visto come mi hai ridotto, bastardo?-
Pensò, mentre si asciugava le lacrime.
Basta, non ce la faceva più.
O ne parlava con qualcuno o sarebbe morto dal dolore.
Sora.
Lei era l'unica a cui poteva parlare.
Perchè Sora era la sua compagna di squadra, la sua amica, la
sua... Mamma.
Si, sentiva di doverglielo dire.
Uscì dalla sua stanza, a passo spedito. I suoi passi pesanti
si alternavano veloci sul tatami, al diavolo se si fosse svegliato
qualcuno.
Una volta arrivato davanti alla sua porta, Naruto entrò,
senza nemmeno bussare.
"SORA!! Ti devo parla..."
Naruto si interruppe quando vide Sora vicino alla finestra, piangente e
la luna crescente che illuminava le sue lacrime d'argento.
"Oh, Naruto... sei tu." Sora si asciugò in fretta le lacrime.
"Cosa c'è? Volevi dirmi qualcosa?" Sorrise, come se non
fosse accaduto nulla.
Naruto continuò a stringere la maniglia della porta, in pena.
Colei che gli dava forza, e che gli diceva frasi di conforto, era
anch'essa disperata.
Si sentì un egoista. Voleva a tutti i costi alleviare il suo
dolore, ma non aveva pensato che anche Sora potesse aver bisogno di
sfogarsi.
"Ecco, io..." Non riusciva ad andarsene.
"So di cosa vuoi parlare."
Naruto rimase basito.
"Entra, ti prego."
Naruto richiuse la porta alle sue spalle e si sedette sul letto della
ragazza.
Sora rimase ancora a rimirare il villaggio immerso nel buio,
addormentato e sereno. Poi si sedette vicino a Naruto.
Per istintò lo abbracciò.
Naruto si aggrappò a quelle braccia calde e rassicuranti.
"MI HA LASCIATO!!" Gridò Naruto, cominciando a singhiozzare.
"NON HA PRESO IN CONSIDERAZIONE I SENTIMENTI DI SAKURA, DI KAKASHI, I
TUOI... I MIEI SENTIMENTI!!! MI HA SEMPRE MENTITO!!"
"Naruto..." Riuscì a dire solo Sora, trattenendo a stento
altre lacrime.
"Noi lo stiamo inseguendo... Ma ho l'impressione che diventi sempre
più irragiungibile!!
SONO STANCO!! IO SONO STANCO DI SOGNARLO OGNI NOTTE E DI NON... NON..."
Naruto continuò a piangere stringendosi di più a
Sora.
Quest'ultima fece sdraiare Naruto sul suo ventre, continuando ad
accarezzare la sua testa bionda, fino a quando i suoi singhiozzi non
sarebbero cessati.
Naruto sentiva il calore e le carezze di Sora. Anche se non parlava, la
sua presenza lo fece calmare.
Presto i suoi singhiozzi finirono, così come la sensazione
d'abbandono divenne un ricordo sbiadito.
Lo rivide.
Naruto non era sicuro se fosse sogno o realtà.
Ma riuscì a prenderlo.
Si abbracciò a lui.
-Cosa credi di fare, usuratonkachi?- Chiese il moro.
"Il tuo cuore... Voglio ascoltarlo ancora una volta." Lo
pregò.
-Fà come ti pare.-
Narutò posò la testa sul suo petto.
E' sentì quel battito dolce e malinconico che tanto adorava.
Un battito come la pioggia.
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Capitolo 7 *** Fuoco Part I ***
Chiunque
l'avesse vista
e chiunque avesse parlato con lei, definivano Sora un estranea. Un
estranea che sembrava appartenesse da sempre al villaggio di Konoha.
Era bella, gentile, una semplice ragazza che non aveva un posto dove
stare e con una grande voglia di diventare un ninja.
Qualcuno l'aveva
definita una fiamma incandescenta, un fuoco, un fuoco immenso.
Sora sembrava
alimentata da quella forza, che non si spegneva mai, proprio come la
Volontà Ardente che reggeva in piedi Konoha.
***
Ed eccomi qui.
Il mio ennesimo viaggio
mi ha portato in un luogo stupendo.
Guardo il cielo,
immenso e colorato dalle sfumature arancioni del sole.
E' caldo e rilassante.
Sono con i piedi a
mollo in un laghetto e mi godo questo dolce tepore.
Le farfalle volano
leggere sull'increspatura dell'acqua.
Si alza una brezza che
odora di fiori, di bosco, di frutta, di cose belle che ci saranno in
questo luogo.
Esco dall'acqua,
sedendomi vicino al mio borsone giallo, ormai rovinato dal tempo. Il
vento diventa più forte e mi accorgo che sulla borsa
è caduto un libro...
Dal cielo?
Alzo gli occhi e vedo
un ragazzo, dalla testa argentata e dal volto coperto. E' appollaiato
su un grande ramo di una quercia e il suo braccio è teso
all'ingiù.
Forse il libro era il
suo.
Lo prendo e mi alzo in
piedi.
"Scusa, è
tuo questo libro?" Chiedo, facendoglielo vedere.
Il ragazzo, con un
rapido balzo, scende a terra.
"Si, è il
mio. Grazie per avermelo raccolto."
Mi accorgo che da
vicino questo ragazzo... No, quest'uomo, ha un aspetto molto maturo. E
nonostante abbia questa maschera che gli copre il viso, sono sicura che
è bellissimo.
"Me lo puoi ridare
gentilmente?" Mi chiede, tendendo sempre la mano avanti.
Tentenno un pochino,
prima di rispondere. Così, mi arrampico sull'albero e mi
metto a leggere il libro, dando le spalle a quell'uomo.
"Prima voglio darci un
occhiata, sembra interessante."
"Ma come ti permetti?
Non lo sai che si devono chiedere in prestito le cose?"
"Ma se non so nemmeno
come ti chiami!"
Gli sorrido,
impertinente.
Deve essere rimasto
qualche secondo fermo prima di rispondere. Non so se sia stato per il
mio sorriso.
Comunque dopo qualche
minuto di lettura, mi accorgo che quello che ho tra le mani
è un libro osceno. "Il paradiso della pomiciata" si intitola.
Lo leggo ancora, non
riesco a smettere.
E' imbarazzante e
divertente insieme.
"Ahaha! Questo libro
è incredibile!"
"E' incredibile invece
che piaccia questo tipo di letture ad una ragazza come te."
Sussulto, spaventata.
Quell'uomo misterioso
mi era stato affianco tutto il tempo che io avevo letto e non mi ero
accorta di nulla. Non so perchè, ma il cuore comincia a
battermi come non aveva mai fatto prima.
Dopo avermi interrotto,
l'uomo provvedè a riprendersi il libro.
"Grazie ancora per il
libro." Con un balzo, svanisce nella fitta boscaglia davanti a me.
Mi lasciò
lì, in balia del vento tiepido, a sentire il rumore del
lago, i caldi raggi morenti che mi scaldavano la schiena.
Un moto irrefrenabile
della mia curiosità fece scattare in me una sola domanda:
chi era?
Volevo assolutamente
saperlo.
Ma chissà
dove era diretto.
Era troppo tardi per
seguirlo?
"......"
Scesi dall'albero e
presi il mio zaino, cominciando a correre attraverso la foresta.
Tutto intorno a me era
di una bellezza particolare, sembrava addirittura irreale.
Corsi un altro
pò, ma le mie gambe erano di una volontà loro, a
differenza della mia testa. Forse non l'avrei più ritrovato
quell'uomo, chissà cosa mi aspettava alla fine della
foresta...
E lo vidi quando mi
fermai in cima alla collina, sopra un villaggio.
Cercai di prendere
fiato, quel villaggio era bellissimo.
Me ne sentivo attratta.
Scesi la collina e le
porte del villaggio che sontuose si innalzavano dal terreno, mi misero
paura.
Magicamente si
aprirono: intravidi una guardia vicino alla porta.
"Chi sei?" Mi chiese.
"So...Sono una
viaggiatrice. Cerco un alloggio per la notte."
La guardia mi
lasciò passare.
"Benvenuta a Konoha."
Disse soltanto. Entrai, un pò titubante.
Era scesa la sera e le
strade di quel villaggio erano piene di gente, bancarelle, bambini che
correvano felici in mezzo alle persone, giocando spensierati.
Camminando, mi guardavo
in giro, memorizzando locali, luoghi particolari, persone.
E tra le persone lo
rividi.
L'uomo dai capelli
argentati.
Stava camminando con
passo tranquillo verso un edificio, un accademia per ninja.
Mi nascosi dietro un
albero, mentre guardavo quell'uomo entrare in quello stabile. Mi venne
l'irresistibile impulso di seguirlo, quando...
"Ehi, tu!!" Disse un
altro uomo, alle mie spalle. Mi irrigidì e mi girai.
"..."
"Chi sei? Cosa
gironzoli a fare nel cortile dell'accademia?"
Cercai di sorridere,
grattandomi nervosamente la testa.
"Sono una
viaggiatrice... Stavo facendo un giro del villaggio e mi sono persa."
"Oh, allora non sei una
ladra."
Una...cosa?
"Porti delle strani
vesti... Da dove vieni?"
"Ehm..."
Prima di rispondere
presi la mappa stracciata dal mio zaino.
"Ehm... Vengo
dall'estremo Ovest."
"Stai dicendo sul
serio?" Chiese meravigliato.
"Ehm si." Non sapevo
che dirgli.
Poi mi venne in mente
che forse questo individuo conosceva quell'uomo.
"Senti, ti posso..." Ma
mi inerruppe per farmi anche lui tante, tante domande.
Alla fine mi convinse
ad iscrivermi all'accademia per diventare un ninja. E non
riuscì più a domandare a Iruka-sensei se
conosceva quell'uomo.
Passò un
anno.
Ormai ero cittadina di
Konoha, e diventai una ninja, promuovendomi all'esame.
"Bene Sora, nonostante
tu sia una straniera, hai appreso a pieno la Volontà
Ardente, da vagabonda solitaria sei divenuta cittadina di Konoha e
inoltre, sei diventata una ninja. Iruka-sensei ed io siamo molto
orgogliosi di te."
"Grazie, Sandaime-sama."
"E ora preparati.
Presto verrai assegnata ad una squadra."
"Sissignore!"
Ormai ero seduta nel
corridoio da mezz'ora. Avevo in mano il coprifronte in acciaio, con
inciso il simbolo di Konoha, una foglia. Continuavo a rigirarlo e a
giocarci nervosamente. Evidentemente avere una ninja in più
aveva creato non pochi problemi a decidere in quale squadra inserirmi.
"Potrebbe essere un
jonin alla sua età."
"Ma è
già tanto se ha finito l'accademia in un anno!
Sandaime-sama, io dico che dovremmo sfruttare Sora solo nelle missioni
in cui manca un elemento."
"No. Sora necessita di
allenamento, di esperienza sul campo. Non possiamo lasciarla in
disparte. Ha un potenziale che deve crescere insieme a lei."
Iruka non disse
più nulla.
"Allora assegnatela
alla mia squadra."
Sentenziò
una voce. Sandaime si voltò verso la porta, da cui aveva
sentito la voce.
Iruka rimase sorpreso
da tale affermazione.
"Vuoi davvero inserirla
nella tua squadra?"
"Ho seguito i suoi
progressi durante l'anno che ha fatto, e devo dire che mi ha sorpreso.
Anche se è grande d'età, farò in mdo
che si adatti nella squadra di cui farà parte."
"Allora è
deciso." Sandaime si alzò in piedi.
"Chiama Sora,
Iruka-sensei. Dille che è stata assegnata alla squadra
sette, di Kakashi Hatake."
"Ho capito bene, sono
già stata assegnata ad una squadra?" Domandai. Pensavo ci
sarebbe voluto più tempo.
"Vai alla terrazza, i
tuoi compagni ti stanno aspettando." Mi disse Iruka.
"Vado!!" Salutai il
sensei e mi legai il coprifronte al collo. Corsi verso una piccola
scala, che portava sul tetto dell'accademia. Quando individuai la
porta, l'aprì.
La terrazza che mi si
presentò era molto ampia e il sole ne illuminava interamente
il perimetro.
Vidi, seduti su un
gradino, due ragazzi e una ragazza. Il mio sensei era in piedi, rivolto
verso la porta da cui ero entrata.
E quando lo vidi non
potevo credere che fosse lui.
"Finalmente ti
incontro, Kakashi Hatake!!"
Dissi, indicandolo con
un dito.
Il sensei
inclinò la testa di lato, decisamente perplesso.
"Ci conosciamo?"
Louccidolouccidolouccido,
come fa a non ricordarsi di me?
"Non ricordi? Mi hai
incontrato un anno fa, al lago in mezzo alla foresta!! Ho letto il tuo
libro osceno!!"
Kakashi
cominciò a grattarsi la testa.
"Mi spiace, ma proprio
non ricordo."
Non riesco a capire se
stia dicendo sul serio o se stia facendo finta. Comunque, rinunciando
all'idea di controbattere, mi siedo accanto ai miei nuovi compagni.
Sakura, Sasuke e Naruto.
E insieme a loro,
comincerà la mia grande avventura.
*DUE SETTIMANE DOPO*
"Ka...Kakashi... Non
dovremmo, lo sai..."
Sospirò
Sora. Era vicina al corpo del suo sensei, poteva sentire la sua
eccitazione premere dura contro il suo ventre.
"Chi se ne frega."
Disse Kakashi, avventandosi sulla bocca della giovane.
Intanto, i ragazzi...
"Ma perchè
Kakashi-sensei fa sempre ritardo?" Si domandò Sakura,
irritata.
"E Sora allora? Non
è da lei fare tardi." Precisò Sasuke.
Naruto, a braccia
incrociate e il muso imbronciato, disse:
"E se quei due fossero
insieme?"
Sakura si
girò verso Naruto, ridendo.
"Ma cosa vai a pensare?"
"Sei sempre il solito
dobe."
"E non chiamarmi
dobe!!" Lamentò Naruto, sulla difensiva.
...Però
forse Naruto aveva ragione :P
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Capitolo 8 *** Fuoco Part II ***
"NARUTO!!"
Gridò all'improvviso Sora.
Naruto si
alzò di scatto dal letto, svegliato bruscamente dalla sua
senpai.
"Mh..."
Lamentò, stropicciandosi gli occhi e vedendo il sole, che
forte, invadeva di luce calda la sua stanza.
"NARUTOO!!"
Chiamò di nuovo Sora, cominciava a spazientirsi. -Forse sta
ancora dormendo, quello scansafatica...- Si disse e con un balzo,
raggiunse la finestra della stanza del piccolo kitsune. Lo vide seduto,
intento a sbadigliare e stropicciarsi gli occhi ancora assonnati.
Divertita e intenerita
a quella vista, bussò alla finestra.
Narutò si
girò, spaventato. Sora lo salutò con una mano,
sorridente come sempre.
Naruto si
avvicinò alla finestra e l'aprì.
"Buongiorno!" Disse
Sora.
"'Giorno..." Rispose
Naruto, con la voce impastata di sonno. "Cosa vuoi?"
Sora fece il broncio.
"Come cosa voglio? Non
ricordi? Oggi è domenica! E siccome oggi non avevamo
missioni, mi avevi promesso che mi avresti portato a conoscere meglio
Konoha."
Sora entrò
nella stanza e si sedette sul letto sfatto. Naruto era andato in bagno,
senza però rispondere alle parole della ragazza.
Quando uscì
dalla piccola stanza si riavvicinò al letto, e si
sdraiò di nuovo sul materasso.
"Cosa fai?" Chiese
Sora, con tono duro.
"Ma sono ancora le
otto!! Fammi riposare altri cinque minuti..." Pigolò il
biondino, come fanno i bambini la mattina prima di andare a scuola.
"Certo che sei proprio
un dormiglione..." Gli disse Sora, accarezzandogli la testa.
Naruto, cullato da
quelle carezze, si accoccolò più vicino a Sora, e
poggiò la testa sul ventre della ragazza.
"Ehi, che fai?"
"Resta qui con me."
"Cosa?"
"Altri cinque
minutii..." Pigolò ancora.
"Va bene... Ma dopo
usciamo ok?"
"Si..."
Ma dopo un ora,
entrambi si addormentarono.
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Capitolo 9 *** Fuoco Part III ***
"Ehi,
Sakura, guarda.
Ti piacciono questi?"
Sora fece vedere un
paio di orecchini d'argento alla ragazza dai capelli rosa. Quest'ultima
fece cenno di no con la testa.
"Sono troppo lunghi."
"Accidenti, eppure mi
piacevano..."
Le due erano ad un
mercato serale di Konoha. Le luci artificiali illuminavano le strade e
l'agglomerato di persone stava alle bancarelle, parlando e mangiando.
Sora adorava quell'aria
frizzante e gioiosa. Aveva ringraziato Sakura un migliaio di volte
prima di condurla a quell'evento a cui Sora non aveva mai preso parte.
"Sakura, devi
acquistare qualcosa?"
Domandò
Sora, piena di sacchettini ricolmi di dolci e caramelle. Proprio come
Naruto, aveva comprato un sacco di roba inutile. Sora poteva anche
somigliare a quel dobe, ma a Sakura piaceva la sua compagnia. Inoltre
poteva parlare con lei di Sasuke. E di tante altre cose.
Continuando a camminare
per un altro tratto di strada, Sakura si accorse di essere sola.
"Sora?"
Vide la sua senpai
ferma ad una bancarella di accessori per capelli.
"Scusa Sakura, mi sono
fermata all'improvviso e non ti ho avvertita. Guarda, non sono belli?"
Sakura
guardò i graziosi accessori che spiccavano ognuno per i loro
colori, forme.
"Sono stupendi. Hai
intenzione di prenderne uno?" Domandò Sakura.
"Si."
"Ma tu non ne usi."
Osservò la ragazza.
"Non è per
me è per te." Sora le fece l'occhiolino.
Sakura rimase un
pò stupita.
"Allora, quale ti
compro? Mh..."
Mentre Sora ne prendeva
alcuni, mettendoli vicino ai capelli di Sakura, quest'ultima
notò un fermacapelli in giada, con dei rami di ciliegio
incisi sopra. Guardandolo, Sakura sorrise.
Poco dopo Sora si
accorse che Sakura l'aveva scelto da sè: bastava capirlo dai
suoi occhi. Le se illuminarono dolcemente.
"Ehi! Prendiamo
questo!" Disse Sora al venditore della bancarella, indicando l'oggetto
che Sakura teneva in mano. E poi, vide una collana. Si distingueva tra
tutto l'ammasso di ciondoli che vide appeso davanti a sè. Il
pendente raffigurava il simbolo di Konoha.
"Prendo anche questo."
Disse, afferrando la collana e dando i soldi al ragazzo.
Ormai la festa era
finita e le due ragazze si incamminarono verso casa.
"Non so come
ringraziarti Sora, mi hai fatto un bellissimo regalo!" Disse, con tono
allegro.
Sora non aveva mai
visto quello scricciolo di ragazza così felice.
"Io non ho fatto nulla,
te lo sei scelto da sola. Io l'ho solo pagato." Rispose, modesta.
"Ma mi hai fatto sempre
un dono. E la collana?" Disse, notandola al collo della sua senpai.
"L'ho presa proprio
all'ultimo, non so nemmeno io come l'abbia vista!"
"E' bella."
"Già!
Rispose Sora, soddisfatta.
Rimasero alcuni minuti
in silenzio, perse nei loro pensieri. Mentre camminavano la luna
illuminava le case sulla via che stavano percorrendo.
Entrambe le ragazze si
fermarono. Sakura era arrivata a destinazione.
"Mi sono proprio
divertita."
"Anch'io! Ti ringrazio
di avermi portato alla festa." Sora si inchinò.
"Smettila, mi hai
già ringraziato abbastanza! Dovrei essere io a farlo,
così mi metti in imbarazzo!" Disse la rosa, sorridendo.
"Non c'è
bisogno che mi ringrazi. Promettimi che andremo di nuovo insieme a
qualche altra festa!" Sora le fece l'occhiolino.
"Si, te lo prometto!"
La ragazza dai capelli rosa la imitò.
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Capitolo 10 *** Fuoco Part IV ***
Sembrava
essere arrivato tardi: Gondaime, con Naruto, Sakura e Kakashi erano
poggiati a terra, attorniati ad una figura, che esamine, era sdraiata
sull'erba.
Vedeva una piccola luce
azzurrina che riluceva dalle mani di Tsunade, gridando "Forza! Ce la
puoi fare! Non mollare proprio adesso!"
Gli altri due suoi
compagni di squadra e il suo sensei erano immobili, che interdetti
guardavano la scena; non avevano mai visto Sora ridursi a quel modo: il
combattimento contro Itachi le aveva provocato parecchie ferite e
sembrava che, nonostante lo sharingan ipnotico l'avesse colpita, non
volesse risvegliarsi.
"Ma perchè
non si sveglia? Sakura! Vai a prendere dell'acqua!"
"Subito!" In un lampo
Sakura svanì nella foresta.
"Kakashi-sensei! Recati
al palazzo dell'Hokage e fatti dare da Shizune una borsa nera con sopra
il simbolo della Lumaca, svelto!"
"Agli ordini!" Anche
Kakashi si dissolse nella fitta vegetazione.
Naruto, che non sapeva
cosa fare, prese la mano di Sora, stringendola, sperando di infonderle
calore e le mise una mano sulla fronte. Era fredda.
Tsunade
guardò Naruto. Lo vide triste e sconfortato, forse si
sentiva in colpa per non essere intervenuto prima.
Sasuke non sapeva come
agire. Per la prima volta in vita sua gli tremavano le ginocchia e un
incontrollabile nausea prese possesso del suo stomaco. Non voleva
ammetterlo a sè stesso, ma in fondo considerava Sora come
una sorella.
Al sol pensiero di
perderla, si sentiva svuotarsi. E non voleva che accadesse. Nonostante
non la sopportasse, Sora si era sempre messa in gioco, sia per lui che
per gli altri.
Prima che potesse
reagire e scendere dall'albero, Sakura e Kakashi lo precedettero, e
Tsunade continuò il suo lavoro.
Ma quando Sora
reagì in un modo in cui Tsunade non prevedette, smise di
emanare il suo chakra.
"Tsunade-baa-chan, che
fai? Non curi Sora? Ha bisogno d'aiuto, non la lasciare
così!!"
Disse Naruto con il
groppo in gola.
Tsunade aveva lo
sguardo basso, le mani conserte in grembo.
"Gondaime..." Disse
Sakura, in attesa anche lei di una risposta.
Kakashi guardava
altrove, il suo cuore rimbalzava nel petto dalla tensione. Aveva paura
di guardare Sora. Sentiva solo il suo faticoso rantolare.
"Mi dispiace ragazzi.
Ma Sora è entrata in coma. Non c'è alcun rimedio
accertato che possa risvegliarla subito. Di solito è
questione di tempo. E possono passare giorni, mesi... Anche anni."
Sentenziò
Tsunade, con tono dispiaciuto.
"No, Tsunade-baa-chan,
ci deve essere un altro modo..."
Disse Naruto,
stringendo i denti.
"Mi dispiace..."
Continuò a scusarsi Gondaime.
Kakashi si
allontanò dal gruppo, mosso dalla rabbia e dalla
disperazione.
"Sensei, dove stai
andando?" Domandò Sakura.
"A cercare Itachi. Non
posso lasciare che quel bastardo giri liberamente per Konoha, dopo
quello ha fatto alla mia donna!!" Detto questo, sparì.
Sia Sasuke che gli
altri due allievi rimasero sconcertati.
"La sua..."
"La sua donna?!?"
Dissero i tre all'unisono.
"Avanti ragazzi,
portiamola a casa." Disse Tsunade, piegandosi per prendere Sora in
braccio, ma Sasuke prontamente la anticipò. Sora era
già tra le sue braccia.
"Sasuke..." Disse
Naruto, sorpreso.
"Dove sei stato fino ad
ora?" Le domandò Sakura, con fare minaccioso.
Sasuke non rispose. Si
limitò ad incamminarsi verso l'uscita della foresta, ormai
aveva iniziato a piovere.
"Perchè non
sei intervenuto? Itachi cercava te, non Sora!!" Cominciò a
gridare. Naruto la teneva per le spalle, ma invano. "Sakura, smettila!"
"E' colpa tua, Sasuke!
E' solamente colpa tua!!"
"LO SO!!"
Urlò Sasuke. "Lo so che è colpa mia!"
I tre rimasero in
silenzio. Non avevano altro da dirsi, tranne che chiedersi il
perchè Sora avesse ingaggiato un combattimento contro Itachi.
"Cosa farai adesso? E
Sora?" Domandò Naruto.
"Per adesso cercare
Itachi è una mossa sconsiderata. Kakashi-sensei non
otterrà nulla, tranne qualche traccia del suo passaggio a
Konoha. E poi... Sora. Sora ha bisogno di un letto dove riposare. La
porterò a casa mia. Se necessita di ulteriori cure, non
esiti a venire, Gondaime." Disse Sasuke, rivolgendosi a Tsunade.
Quest'ultima annuì.
"Per quanto riguarda
voi... Venitela a trovare. Ha bisogno della vostra presenza."
Sakura e Naruto
annuirono, mentre guardavano Sasuke portare via la loro senpai.
Passarono molte
settimane.
Sora veniva
constantemente assistita da Sasuke, Sakura e Naruto, alternandosi l'un
altro.
Tsunade la
visitò più volte, ma il verdetto era sempre lo
stesso.
"E' stabile, ma Itachi
l'ha colpita con una ipnosi più potente del suo solito
sharingan. Devo sempre tenerla sottocontrollo, assicurandomi che
migliori."
"E finora come sta
andando?" Domandò Kakashi, attorniato dai suoi allievi.
Prima di rispondere,
Tsunade carezzò un braccio alla ragazza. La sua pelle era
fredda.
"Non è
migliorata."
Giunse la sera.
Era il turno di Sasuke
stare a fianco di Sora, ma non ce la faceva più.
Era stanco, non
dormiva, mangiava poco e il fatto di non essere intervenuto durante la
lotta contro Itachi, lo faceva tremare di rabbia.
Ripensò al
vano tentativo della senpai di non far avvicinare Itachi a Sasuke...
Per quanto potesse proteggerlo, prima o poi doveva sfidare suo
fratello, no? Quando avrebbe smesso Sora di trattarlo come un bambino?
"Ma che diavolo
combinavi?? Lo sai che potrei essere io al tuo posto?? Sei una stupida."
Una lacrima
scivolò rapida sul suo viso e con la mano
l'asciugò.
"Sei una stupida,
onee... Ti prego, non mi lasciare. Tu mi vuoi bene, anche se ti faccio
incavolare...Non ci lasciare da soli..."
Detto questo, Sasuke
poggiò la testa sul letto dove Sora era poggiata e si
appisolò.
Il mattino dopo il sole
risplendeva con tutta la forza di cui poteva disporre, riscaldando la
stanza di Sasuke. Quest'ultimo si risvegliò di soprassalto,
inseguito dal pensiero che Sora non potesse più risvegliarsi.
Ma appena volse lo
sguardo verso la testata del letto, vide Sora, con il viso debole ma
sorridente, intenta a carezzare la testa del moro.
"Ehi. Buongiorno
Onii-chan." Disse, con voce rauca.
"So...Sora!! Ma
come...?" Sasuke abbracciò la senpai, sorpreso e felice. "Ti
sei svegliata..." Non credeva fosse vero.
"Ho sentito qualcuno
che mi disturbava così forte, che mi ha costretto a
svegliarmi."
"Onee..."
"Grazie Sasuke."
Sasuke strinse la sua
senpai più forte che poteva, versando silenziose lacrime.
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Capitolo 11 *** I fuochi d'artificio ***
I
fuochi d'artificio brillavano vivamente in cielo, alternando varie
forme e colori.
La squadra era tutto
riunita a godersi lo spettacolo, seduti su di un tetto di una casa poco
lontana dalla feste di paese.
Sakura era seduta da
sola con il naso all'insù, guardando lo spettacolo
pirotecnico.
Kakashi e Sora erano
seduti vicini e nonostante questo, evitavano le effusioni; non volevano
mostrarsi teneri davanti agli occhi dei tre ragazzi dietro di loro. Ma
forse quella sere se ne sarebbero fregati.
Si stavano
già tenendo per mano.
Poi arrivò
il piccolo kitsune ad interrompere il loro idillio.
"Sora-chan, mi dai
altri 100 ryo?" Esclamò il ragazzino.
"Ancora? E cosa devi
farci?"
"Comprarmi un altro
nikuman." Naruto assunse un aria da bimbo indifeso. Sora non credeva
alle sue orecchie. Possibile che avesse ancora fame?
"Ma se ne hai mangiati
dieci!!"
"Eddai, solo un
altro... AHI!!!"
Naruto venne malmenato
dalla sua senpai. E mentre lo faceva, Kakashi rise di gusto sino alle
lacrime.
Sasuke, seduto poco
lontano da Sakura, osservava la scena divertito.
-E' così
insistente...- Pensò.
"Sasuke-kun, che
guardi?" Domandò Sakura.
"Osservavo quel dobe.
Continua a chiedere soldi a Sora, è mai possibile che non
riesca a ritrovarsi con 100 ryo in tasca?"
Sakura rise.
"Non ti devi stupire. E
poi Sora-chan è troppo buona per dire di no a Naruto." Disse
e ritornò ad ammirare i fuochi.
A poco poco il sorriso
di Sasuke svanì. Era nervoso e la chiaccherata con Sakura
non riuscì a calmarlo. Da un pò di tempo aveva un
idea, un presentimento, qualcosa che lo tormentava.
Cosa fosse ancora non
l'aveva capito, sapeva solo che riguardava Naruto.
Le urla del biondino
spaventarono l'Uchiha.
Naruto stava per cadere
dal tetto. Questa volta Sora e Kakashi risero ancora di più.
"Ma come? E tu saresti
un ninja? Tu che perdi l'equilibrio così facilmente?
Pfff..." Sora tratteneva a stento altre risate.
"Smettetela di ridere e
aiutatemi!!"
"Ok, va bene, va
bene... Ma solo se non chiederai altri soldi." Lo minacciò
Sora.
"Ma io ho fame... AHI!!"
"E allora cadi,
usuratonkachi!!"
Con un piede, Sora
cercò di spingere Naruto di sotto.
"Basta Sora, altrimenti
cadi anche tu, ahaahuahauhahha..." Kakashi rideva a crepapelle, non
riusciva più a contenersi.
Sasuke si
avvicinò alla senpai.
"Sora, ci
penserò io a sfamare questo dobe."
Sora si
fermò. "Come?"
Sasuke saltò
giù dal tetto.
Naruto rimase ancora
appeso alla grondaia della casa e guardò il moro. Stava
bene? Da quando si comportava così gentilmente?
"Dici sul serio,
Sasuke-kun? Guarda che ti prosciugherà il portafogli" Lo
avvertì la senpai.
"Non preoccuaprti. Ho
solo i soldi necessari per due nikuman. Forza dobe, andiamo, altrimenti
ti lascio qui."
Naruto
guardò Sora, ancora basito.
La ragazza fece
spallucce.
"Allora ti vuoi
muovere?" Lo incalzò Sasuke.
Ancora non convinto, il
kitsune atterrò sul terreno e raggiunse correndo il moro.
I fuochi d'artificio
non cessarono.
Continuarono ad
illuminare i passi dei due, che a rilento, proseguivano attraverso il
gruppo gremito di gente.
"Grazie per il
nikuman." Disse Naruto.
Il moro non rispose,
continuando a masticare piano il nikuman, e guardando di tanto in tanto
il ragazzino che lo affiancava.
Era un suo compagno,
certo.
Ma era un dobe,
distratto e pasticcione, soltanto bravo ad urlare che lui sarebbe
divenuto Hokage, che lui avrebbe superato Sasuke, ecc, ecc. Erano solo
passati quattro mesi da quando erano divenuti una squadra, ma Sasuke
aveva l'impressione di essere sempre stato compagno di tutti, anche di
Sora, nonostante fosse una straniera.
Ma con Naruto...
Pensare a lui era come
pensare ad un legame.
Un legame che nessuno
poteva spezzare e che nessuno poteva vedere. Se se ne fosse accorto
anche Naruto, l'Uchiha poteva anche ritenersi soddisfatto.
I due arrivarono al
centro della piazza, dove giocolieri e danzatori stavano festeggiando.
I fuochi d'artificio
continuavano a brillare in cielo, deliziando i bambini più
piccoli poco lontani dalla folla di persone.
"Ehi Sasuke, ma mi
senti?"
"Si, cosa
c'è?"
"E' da mezz'ora che ti
chiamo. A che cavolo pensavi?"
Sasuke
trasalì.
"A... A niente, te lo
assicuro." La voce gli tremò dall'emozione, anche
perchè Naruto gli era così terribilmente vicino
che i suoi occhi azzurri, illuminati dai fuochi e dai giochi di luce,
erano di uno spettacolo mozzafiato.
"Allora vado la in
mezzo a divertirmi! Ti farò vedere una cosa favolosa!" Prima
di mischiarsi tra i danzatori, Naruto eseguì la tecnica
della seduzione, prese due ventagli da una decorazione vicino al fuoco
e cominciò a fare il buffone.
Sasuke scosse la testa,
ma Naruto riuscì ugualmente a strappargli qualche sorriso.
Ormai il moro ne era
certo.
Naruto era come i
fuochi d'artificio.
Scoppiettatnte,
imprevedibile e incantevole.
Camminando, per la
strada, ormai lontani dalla festa, l'unico rumore che si sentiva in
sottofondo erano i loro passi.
"Dici che
Kakashi-sensei e le ragazze siano tornati a casa?"
"Si, altrimenti ci
avrebbero cercati."
"Hai ragione."
Sbottò Naruto, un pò sconsolato.
Poi, come se l'avesse
chiamata, apparì Sora.
"Ehilà!"
Salutò la senpai.
"Sora-chan!!"
Esclamò Naruto quando la vide. Si buttò su di lei
per abbracciarla.
"Ehi, sembra che non mi
vedi da una vita."
Il piccolo kitsune non
rispose. Sora continuò a coccolarlo, carezzando i suoi
biondi capelli.
"Ci cercavi?"
Domandò Sasuke, avvicinandosi ai due.
"Si... Kakashi-sensei
ha un esercitazione per noi domani. Dobbiamo essere davanti
all'accademia alle sette, ok?"
"Va bene." Rispose
sasuke.
"OOook!!" Rispose il
biondino, con entusiasmo.
"Sasuke, non
è che ti ha svuotato il portafogli, questo usuatonkachi?"
"No, niente affatto."
"Ho amngiato solo un
nikuman, quello che ti avevo chiesto... AHIA!!" Lamentò
Naruto. Sora gli stava tirando le guance.
"Bene, ma la prossima
volta sii meno ingordo, siamo intesi?"
"Va... Va bene." Disse
Naruto, massaggiandosi le guanciotte ormai rosse.
Prima di andare via,
Sora baciò i due genin sulla guancia, augurando loro una
buonanotte.
I due si imbarazzarono.
"Ma perchè
è così affettuosa con noi?" Domandò
Naruto.
"Bhè...
Forse perchè gliene dai agio. Potresti anche fare a meno di
abbracciarla."
"Perchè sei
geloso?" Rise il biondino.
"Si, lo sono." Disse il
moro.
"Eh?"
Naruto si
ritrovò avvolto in un abbraccio del moro.
Non era un abbraccio
fraterno, ma era una stretta che andava oltre la semplice amicizia.
"Tu mi piaci."
Naruto rimase
sbigottito.
"Ma Sasuke..."
"Sei il mio fuoco
d'artificio. Hai illuminato di luce quel dubbio che mi tormentava da
parecchio."
"..."
Sasuke gli diede un
bacio sulla guancia.
"Tu mi piaci."
Il piccolo kitsune
rispose stringendo la mano dell'Uchiha.
Era l'inizio di un
bellissimo futuro insieme.
nda
E con questo ultimo
chapter, dichiaro conclusa questa fan fic v_V
Mi ha occupato un sacco
di tempo, non che me ne dispiaccia, ma ora che non ho più
ispirescion per essa, è inutile continuarla.
Ora non vedo l'ora di
finire di leggere il manga, e nel caso faccia una nuova fic su Naruto,
stavolta sarà per eventi futuri e pieni di colpi di scena v_v
Grazie a tutti quelli
che l'hanno letta. Ora vado a lavorare :P
Mata ne by shunny
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