I only love you when I'm drunk

di HaveASweetLife
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First week ***
Capitolo 2: *** I'm sorry ***
Capitolo 3: *** What have we done? ***
Capitolo 4: *** Why don't ...? ***
Capitolo 5: *** Can I hug you? ***



Capitolo 1
*** First week ***


First Week
 
 
La prima puntata é finita da pochi minuti. C'é stata una discussione molto accesa oggi: piena di battibecchi e fiori lanciati in testa.
Tutti c’eravamo appena salutati ed entrati nei rispettivi camerini quando qualcuno bussa alla porta. Vado ad aprire, strisciando un po' i piedi per terra per la stanchezza e la camicia bianca sbottonata a metà. Lascio la porta a metà in modo da poter guardare chi sia senza che essa veda troppo la fatica riflessa sul mio volto.
É Morgan. Mi stupisco vedendolo alla mia porta, aveva detto che sarebbe andato subito a dormire.
《Morgan, che ci fai qua?》
Distoglie lo sguardo dal mio viso pronunciando le parole che meno mi sarei aspettato in questo momento, con la sua solita voce roca e strascicata.
《Sono venuto a scusarmi, per... per quello che é successo prima.》
I miei occhi esprimono lo stupore che provo in questo momento.
《Morgan tranquillo. No é problema per me.》
Alza lo sguardo. É strano sembra triste.
《Ho portato qualcosa da bere, vuoi?》
Sono stanco e vorrei solo andare a dormire ma sembra che lui ne abbia bisogno. Prendo un respiro profondo passandomi la mano non impegnata a torturare lo stipite della porta, fra i capelli.
《Certo, entra》
Sorrido. Almeno non é arrabbiato con me.
Ci sediamo sul divano mentre Morgan apre le birre e io gioco con le mani nervoso e in attesa che prenda la parola. Mi passa una birra senza nemmeno guardarmi, concentrandosi nell'aprire l'altra. Fissò il collo della bottiglia mentre ondeggio leggermente il liquido presente all'interno. Avverto lo sguardo di Morgan puntato su di me quindi comincio a bere sentendo subito il sapore dell'alcool scendermi per la gola. Continua a guardarmi mentre abbasso la bottiglia leccandomi le labbra. Deglutisce e distoglie lo sguardo, sorseggiando la sua birra.
Parliamo del più e del meno mentre continuiamo a bere sicuramente troppe birre. E poi accade l'inevitabile: Morgan addosso a me e le mie mani sui suoi fianchi mentre ci diamo un breve bacio più passionale che romantico.
Si stacca, guardandomi con occhi lucidi e socchiusi, non capisco. Quando capisco che quello che é appena successo è vero stacco velocemente le mani dal suo bacino mentre cerco un modo su come spostarlo per riuscire ad alzarmi. Cosa difficile dato che le nostre bocche sono a 2 cm di distanza e lui continua a mangiarmi con quello sguardo liquido per le troppe birre. Non so nemmeno io come faccio, a essere abbastanza lucido da capire che questa cosa non deve andare oltre. Senza dire una parola, vedendo i miei occhi sgranati, si alza facendomi un cenno con la testa e affrettando il passo verso l'entrata tenendo gli occhi bassi.
Fisso la porta rimanendo sul divano. Le mani, ora sudate, ancora vicine alle mie cosce. Le labbra umide e appiccicose per il bacio e la birra di poco prima, le guance arrossate e la testa in procinto di scoppiare. Non so cosa pensare. Rimango così per altri cinque minuti cercando una motivazione al gesto di Morgan e a come reagirà quando ci rivedremo.
Mi alzo, faccio una doccia veloce senza pensare a nulla, ho bisogno di calma. Infilo le prime cose che trovo e torno alla mia abitazione. La testa comincia a pulsarmi, devo assolutamente dormire un po'.
 

-Angolino della tizia che si nasconde per averla scritta-
Ok, ehm...Questo é un prologo diciamo.
Non so nemmeno cosa ne verrà fuori ma avevo questa cosa in mente da un po’ e dovevo scriverla. Sono abbastanza sicura che sia venuto male, non ho mai scritto cose simili. Mi piacerebbe ricevere un vostro parere o le critiche che, di sicuro, arriveranno. (Già, sono molto ottimista e sicura di me lol)
Il titolo non ha un vero e proprio senso per la storia e nel caso abbiate un suggerimento anche per quello mi farebbe piacere leggerlo :)
Comunque nulla, mi fa piacere che abbiate letto questo piccolo e brutto capitolo :)

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Capitolo 2
*** I'm sorry ***


I'm sorry

 
Il risveglio é traumatico. La testa é pulsa dolorosamente. Mi alzo dal letto tenendo una mano premuta su di una tempia mentre con l'altra mi appoggio al muro cercando di mantenere l'equilibrio. Lentamente arrivo in bagno e mi guardo allo specchio. Caspita, non pensavo che un paio di birre mi avrebbero ridotto così: i capelli sono diventati una massa informe di ricci, le occhiaie evidenziano le poche ore di sonno trascorse e le labbra sono ancora rosse, non è possibile. Per un momento smetto di pensare al mal di testa e la mia mano scende dai capelli fino alle labbra tracciando il profilo della mascella. Ripenso a ieri sera, alla chiacchierata, alle birre, al bacio e al modo in cui se n'è andato senza dire nulla e non so cosa fare. Apro il rubinetto e mi lavo la faccia tanto per sembrare presentabile. Devo andare al loft per vedere che brani assegnare alle mie ragazze. Esco dal bagno dopo essermi fatto una lunga doccia e mi vesto.
Durante il viaggio in macchina continuo a pensare a cosa fare senza capire da dove potrei cominciare. Sono un disastro. Scendendo dall'auto mi guardo intorno, cercandolo con lo sguardo e, non vedendo nessuno, mi segno mentalmente di parlargli più tardi.
Questo punto della mia "lista mentale delle cose da fare" si ripete il giorno successivo e quello ancora dopo. Mi odia? Si vergogna? Crede che io lo odi? Non so cosa fare, come comportarmi. Per me quell'uomo é un mistero, non riesco a comprenderlo. Riesce a confondermi le idee e affascinarmi con uno sguardo o una parola. I miei dubbi si risolvono soli giovedì, quando lo vedo prima dell'inizio della puntata. Sta parlando con Elio, probabilmente scusandosi per la scorsa volta. Nemmeno loro si sono visti in questi giorni o ha evitato solo me? Mentre mi avvicino i nostri sguardi s’incrociano per pochi secondi. Quanto basta per farmi capire che é a disagio. Il suo sguardo vaga da Elio a qualsiasi altra cosa nella stanza che non sia io. Mi fermo e fisso il suo tentativo disperato di far finta che io non ci sia e non posso fare a meno di sentirmi in colpa. Non é stata colpa mia per il bacio, lo so, ma mi dispiace vederlo così, non posso farne a meno.
Elio si gira improvvisamente e mi saluta, sorridendo, con il suo solito tono solare:
《Mika! Come va? Sei preoccupato per questa seconda puntata?》
Sforzo un sorriso e cerco di ricordarmi la pronuncia di tutte le parole, il mio italiano non é perfetto.
《Elio! Io sto bene, grazie, tu? Io no sono... precuopato... le mie ragazze sonno brave.》
Sento Morgan ridacchiare. Ho fatto un altro errore vero? La sua risata é contagiosa e in un batter d'occhio ci ritroviamo tutti a ridere.
《Preoccupato Mika, preoccupato》
Mi corregge Elio continuando a sogghignare. 
Faccio un sorriso di scuse mentre mi appunto mentalmente la pronuncia della parola.
《Ciao ragazzi! Perché ridete?》
Giro la testa trovandomi affianco Simona che ci guarda con aria curiosa.
《Aiutavamo Mika con qualche parola》
Risponde il più anziano per tutti e tre. Lei ride e ci abbraccia tutti prendendo poi sotto braccio Elio e andando verso l'altra entrata lasciandomi da solo con Morgan. 
Mentre stavo per rivolgergli la parola arriva un tecnico che consegna al mio collega una chitarra. É semplice, nera con un bordino dorato, senza fronzoli. Rimango in silenzio mentre ringrazia e comincia a strimpellare qualche nota. Osservo, incantato, il modo in cui le sue dita scivolano sulle corde producendo una melodia a me sconosciuta. É davvero bravo. 
《Mika io... volevo chiederti scusa per quello che é successo la settimana scorsa》
Il mio sguardo risale velocemente sul suo viso. Guarda verso il basso, verso la chitarra, ma non me.
Apro la bocca pronto a dirgli che non sono arrabbiato, eravamo ubriachi, non é stato nulla, non deve ripetersi ma non é stata colpa sua. Faccio mente locale sulle parole corrette da dire quando m’interrompe alzando la testa e rispondendo a una delle domande mentali che mi ero posto in questa settimana:
《Mi dispiace, in questa settimana ti ho evitato, é vero, ma avevo bisogno di riflettere. Per quanto possa essere bravo a parlare non so cosa dire al momento. Per questo ho trovato un altro modo per scusarmi, spero ti piaccia.》
Perché sei sempre così criptico? Non riesco a seguirti. Vai troppo veloce, mi stai portando alla deriva.
《Morgan co-》
《20 secondi e dovete entrare, preparatevi!》
un altro tecnico ci avvisa dell'inizio del programma mentre cerco di chiederti cos'hai in mente di fare. Mi volto verso di lui per un momento tornando subito dopo a guardare te. Hai smesso di badare a me, guardi dritto verso la porta sistemandoti la parrucca in attesa di entrare, trionfante e sorridente, e salutare il pubblico, pronto a un'altra puntata come giudice.
《10 secondi!》
Smetto di pensarti, mi aggiusto la giacca e preparo un sorriso attendendo un "via" per entrare.
《Entrate!》
Scendiamo e scale come se fossimo vecchi amici mentre Cattelan annuncia i nostri nomi e il pubblico urla in segno di apprezzamento. 
Ci fermiamo tutti sul palco e salutiamo. Torniamo tutti al nostro posto al banco dei giudici mentre tu rimani là con la chitarra e un microfono che ti hanno appena portato.
《Volevo scusarmi con Mika... Elio e anche un po' Simona, per la scorsa volta.》
Ti guardo sorpreso. Era questo quello che intendevi prima quindi. Sorrido mettendomi le cuffie per ascoltare al meglio la tua voce e le parole di questa canzone. La melodia é la stessa che avevi cominciato a suonare prima.
Cominci a cantare e un brivido mi percorre la schiena. Adoro il tuo timbro vocale. É roco, sporco. Nettamente in contrasto con il mio. Un duetto tra noi due potrebbe venire bene, magari un giorno lo faremo.
Continui e termini il brano puntando lo sguardo su di me e posi la chitarra vicino alla tua postazione, godendoti gli applausi del pubblico. Prima di sederti ci abbracci uno per uno e sorridi. Mi é piaciuta la tua performance. Ti ringrazio mentalmente per aver cantato in inglese, almeno ho avuto la possibilità anch’io di capirne il significato. Alessandro interrompe questo momento di risate e applausi dando inizio alla puntata.
Speriamo vada tutto bene.
 
 

 
Ok, questo é davvero brutto. Davvero davvero brutto.
Perdonatemi. Questa settimana é stata da suicidio. Poi c'era di mezzo anche il mio compleanno e non ho avuto molto tempo ç.ç
Non ho altro da dire se non che potete uccidermi dopo questo “””””””capitolo”””””””.
Scusate ancora.

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Capitolo 3
*** What have we done? ***


What have we done?
 
Finalmente é finito anche l'Extra Factor. Mi alzo e mi dirigo nei camerini, seguito dai miei colleghi che parlano di qualcosa del quale sono troppo stanco perché ne capisca il significato. Arriviamo nella sala relax. Faccio un cenno con la mano, pronto a ritirarmi nel mio camerino per cambiarmi e andare a casa quando Simona mi chiama:
 
《Mika, vai già via? Perché non rimani ancora un po' qua con noi?》
 
Mi volto e la vedo seduta sul divanetto con gli altri tre, tutti intenti a fissarmi in attesa di una mia risposta. É strano. Mi viene quasi da ridere. Sembrano tristi della mia "uscita di scena" così prematura. Pensandoci bene però credo di accettare. Voglio conoscerli tutti meglio. Ho visto il lato artistico di Morgan ed Elio, quello carismatico, protettivo e, a volte, insolente di Simona, ma non li conosco davvero.
Preferisco rimanere. Accenno un sorriso e rispondo con il mio italiano improvvisato:
 
《Cerrto. Mi farebbe piacera.》
 
Mi siedo sulla poltrona beige vicino al divano e, sempre sorridendo e li osservo uno per uno.
Simona é seduta composta. Ha la schiena ritta e le braccia sono tenute incrociate sul bacino, ha le gambe accavallate e questo rende la posizione meno rigida. Il viso é sorridente ma gli occhi sono un po' spenti. Dopo tutto ha dovuto mandare a casa un gruppo di ragazzi molto, forse troppo giovani. Non ho ancora capito perché in Italia le boy band siano tanto odiate. Certo, molte puntano più sull'aspetto fisico che quello vocale, ma altre sono brave.
Sposto lo sguardo dall'unico giudice femminile della competizione incontrando, verso destra, Elio. Lui é un personaggio curioso. É molto buffo e simpatico ma, a differenza di quello che può trasmettere il suo aspetto, é molto acculturato e controllato.  Rido ancora se ripenso alle audizioni. Quando gli disegnavo cose quasi pornografiche e lui non si scomponeva di un millimetro. É seduto in modo simile a quello di Simona, forse più rilassato: la schiena é un po' curva e le dita continuano a tamburellare sulle ginocchia un motivetto familiare ma che non riesco a riconoscere. Il mio sorriso si affievolisce di poco mentre sposto lo sguardo da Elio e mi ritrovo immerso in due occhi tormentati, pieni di volti e tipi di carattere sempre diversi, impossibili. Morgan. Il suo sguardo mi trafigge e confonde ogni volta che lo guardo. Ha una posa completamente diversa dai precedenti due: é quasi sdraiato nel poco spazio disponibile, le gambe sono leggermente divaricate, un braccio é teso su una gamba mentre l'altro gomito é appoggiato sul bracciolo e la mano sostiene la testa facendo sì che il palmo copra metà bocca e che le dita sfiorino la parte esterna dell'occhio conferendogli un'aria misteriosa. Per me rimarrebbe impossibile, anche se non fosse in quella posa. Pensandoci posso dire che se Elio m’incuriosiva Morgan mi attrae, siamo come l'ossigeno sul fuoco.
 
《Mika, come va con le ragazze?》
 
Simona interrompe il mio monologo interiore, distogliendomi dal guardare ancora gli occhi di Morgan. Sposto lo sguardo verso di lei.
 
《Tutto benne》
 
Rispondo sorridendo.
 
《Come stanno i Free Boys?》
 
Le chiedo di rimando. Sospira e punta lo sguardo al pavimento mentre Morgan ridacchia della mia pronuncia.
 
《Mandarli via é stato orribile, sono dei ragazzi così giovani e pieni di talento, non mi aspettavo andassero via così presto.》
 
Risponde guardando sempre verso il basso.
 
《Ragazzi, non rattristiamoci.》
 
Esclama Elio appoggiando una mano sulla spalla di Simona, cercando di confortarla un po'.
 
《Elio ha ragione, andiamo a bere qualcosa.》
 
La voce roca e inconfondibile di Morgan mi fa voltare verso di lui.
 
《Io non vengo, preferisco andare a casa.》
 
Pronuncia Simona con voce bassa.
 
《La accompagno.》
 
Si propone Elio e, dopo averci salutati, spariscono oltre la porta, avviandosi verso casa.
 
《Beh, rimaniamo solo noi due.》
 
Ghigna Morgan, sporgendosi verso di me.
 
《Mi dispiacce, vado anche io a casa.》
 
Come sempre sorride della mia pronuncia. Io non voglio essere buffo, penso tristemente.
 
《Allora ti accompagno.》
 
Lo guardo sorpreso mentre si alza e si prepara come se gli avessi già dato il mio consenso. Sbuffo, non mi resta altro da fare che accettare.
 
《Ok.》
 
Mi guarda sorridendo leggermente mentre s’infila la giacca, aggiustando il colletto.
Camminiamo fianco a fianco in silenzio. Nessuno vuole o sa cosa dire. Mi ha stupito che mi abbia voluto accompagnare. Lo guardo con la coda dell'occhio mentre cammina accendendo una sigaretta. Tossisco all'odore e mi batte una mano sulla schiena ridendo.
 
《Ti infastidisce? 》
 
Chiede gentilmente fermandosi e guardandomi con un cipiglio preoccupato. Perché mi sento in colpa? Non ne ho motivo.
Dio, mi sento un bambino.
 
《Sto benne, scusa》
 
Dico mentre riprendo a camminare affrettando il passo, cercando di capire quanto manca per arrivare a casa mia.
Il resto del cammino trascorre di nuovo nel silenzio delle strade buie di Milano, illuminate occasionalmente da qualche lampione. La mia andatura rimane veloce e Morgan cerca di tenere il passo stando dietro di me.
 
《Hey Mika rallenta!》
 
Mi fermo e volto lo sguardo indietro vedendolo arrivare al mio fianco e fermarsi per guardarmi negli occhi.
 
《Perché correvi?》
 
《Io no stavo correndo.》
 
Rispondo riprendendo a camminare normalmente. Mi guarda andare via senza seguirmi.
 
《Ok, cosa c'è che non va? 》
 
Mi giro e lo vedo nello stesso punto di prima che mi osserva con sguardo confuso. Lo sono anch’io. Non so cosa mi prende. Ripenso alle scuse per quello che é successo la settimana prima e non so ancora cosa dire o come comportarmi. Tu fai sembrare tutto facile. É come se non fosse successo nulla per te.
 
《Nulla, andiamo.》
 
Sforzo un sorriso mentre pronuncio queste parole.
 
Ricomincio, per l'ennesima volta, a camminare chiedendomi perché il viaggio duri tanto. Sento i tuoi passi sull'asfalto e rallento aspettandoti per camminare vicino a te.
Arriviamo, dopo quelle che mi paiono ore, a casa e ti saluto con la mano pronto ad aprire la porta ed entrare in casa. Mentre sto entrando, mi sento tirare per un braccio e mi fai voltare verso di te. Ci guardiamo e mi proponi la domanda di poco fa.
Decido di svelarti i miei dubbi, di farti capire che per me quello che é successo era... non so nemmeno come definirlo. Forse non voglio nemmeno. Rischierebbe di diventare un'altra cosa con una stupida etichetta appiccicata sopra e, sono stanco di questo.
 
《Perché tu mi ha baciato la setimana scorsa, Morgan?》
 
Parlo velocemente e é come togliersi un peso enorme da sopra le spalle, é liberatorio.
Abbassi lo sguardo per pochi, interminabili, secondi durante i quali mi pento di aver fatto quella stupida domanda.
Sento che mi tiri il braccio verso il basso mentre rialzi lo sguardo e mi baci gentilmente.
 
"Poco" é l'unica cosa alla quale riesco a pensare, é durato troppo poco.
 
《Non ero e non sono Morgan.》
 
Sussurri lasciandomi andare e camminando per sparire chissà dove facendomi un cenno con la mano alzata.
Ti guardo andare via mentre finché non sparisci dal mio campo visivo. Entro in casa e mi appoggio alla porta chiusa. I miei pensieri si accavallano e non so come gestirli. Ho il respiro ansante, devo calmarmi. Chiudo a chiave la porta, vado in camera e mi siedo sul letto.
Perché me ne rendo conto solo ora? Perché? Mi sento uno stupido perché lui ha cercato di farmelo capire quella sera, nel mio camerino, ma non sono stato abbastanza attento. Mi prendo la testa tra le mani e mi scompiglio i capelli. Resto fermo così per non so quanto tempo a rimuginare su quelle quattro parole.
Io ho conosciuto solo Morgan. Solo il personaggio, l'artista, la maschera. Ma non lui, non Marco. Con un sospiro mi slancio lentamente all'indietro e appoggio la schiena sul letto.
Mi addormento così: sul letto ancora da disfare, con i vestiti indossati dopo lo show e milioni di pensieri che mi vorticano in testa.
 
 
*Angolino*
Ehm, ok … non so che dire lol
Lascio a voi i commenti, perché non ho idea su come sia venuto.
Beh, grazie per aver letto anche questo capitolo e le note. J

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Capitolo 4
*** Why don't ...? ***


Why don’t …?
 
 
Ormai sembra essere diventata un'abitudine svegliarsi con il mal di testa il mattino dopo i live. Durante la notte non sono riuscito a dormire, continuavo a svegliarmi ogni volta che prendevo sonno. É da venti minuti che continuo a fissare il soffitto, sperando che i pensieri smettano di affollarmi la testa e mi lascino riposare. Volto lo sguardo alla sveglia poggiata sul comodino alla mia destra.
"5:37"
Sbuffo alla vista di quest'orario e mi alzo, rinunciando a provare ancora a dormire. Mi strofino una mano sulla faccia mentre mi avvio verso il bagno con passo strascicato, pronto per farmi una doccia.
Mentre l'acqua calda mi scorre sulla pelle, le immagini del bacio di ieri mi tornano in mente. É come se lo rivedessi a rallentatore, come se rivivessi quel momento all'infinito... come se non vedessi l'ora che succeda di nuovo.
No, basta, devo smetterla di pensarci.
Esco dal bagno e mi vesto lasciando i capelli umidi e mi dirigo verso la cucina. La luce fioca e soffusa che arriva dalla finestra mi lascia una piacevole sensazione, come di un torpore caldo che mi avvolge lo stomaco facendomi rilassare.
É strano per me essere sveglio così presto, non sono una persona mattiniera.
Guardo l'orario indeciso se camminare per le strade di Milano o andare già al loft.
"6:12"
Le ragazze staranno ancora dormendo la giornata di ieri é stata pesante.
Una camminata non mi farà male.
Prendo la giacca, i soldi e mi tampono un po' i capelli, meglio evitare di ammalarsi e in un paio di minuti sono fuori.
Nonostante l'orario Milano é già viva. La gente passeggia tranquilla, incurante della brezza fresca che soffia tra le strade. Qualcuno mi riconosce e mi fermo a fare qualche autografo e un paio di foto con il sorriso sempre stampato sulle labbra. Mi piace stare in contatto con la gente.
Deve essere passata quasi mezz'ora quindi decido di avviarmi verso il loft.
Pochi minuti dopo le sette sono arrivato alla mia meta. Cammino verso la cucina guardandomi intorno e continuando a pensare a quanto sia assurdo il fatto che i ragazzi non possano vedere nessuno quando rallento, ipnotizzato da una melodia emessa da un pianoforte.
É semplice ma piena di sentimento e complessa, delicata ma forte e viva contemporaneamente.
 
"Scegli me"
 
Spalanco gli occhi e mi fermo. Il timbro roco e profondo é inconfondibile.
Morgan.
L'unica persona che riesce ad affollare la mia mente e poi, cantando queste due parole, a farmi dimenticare tutto e lasciarmi la testa priva di pensieri.
 
"Fra i tuoi re
Un vortice
Ci avvolgerà"
 
La melodia va avanti e mi avvolge completamente. C'è un sentimento strano nel modo in cui canti questa canzone. Quest’amore forte, indissolubile all'apparenza, che poi si spezza e non ne rimane nulla se non la cenere e un cuore spezzato.
 
"ti prenderò,
se mi vuoi
danzammo in due,
lei se ne andò,
ed io ora"
 
Mi avvicino al punto dal quale proviene la musica. La porta é semi-chiusa quindi mi appoggio al muro per evitare che mi veda.
 
"Ho i ricordi chiusi in te
la tristezza dentro me
tra due mani, le mie."
 
Canta e suona con tristezza, quasi dolore, ma le mille sfumature della sua voce mascherano la sofferenza che viene fuori dalle sue parole.
Chiudo gli occhi quando si ferma per qualche secondo, pronto a ricominciare a suonare questa malinconia melodia che mi sta trascinando in un mondo parallelo, uno che riconosco come tuo.
 
"di lacrime,
poi si bagnò
il regno che
ho chiesto a te,
ed ora"
 
Fa una piccola pausa per riprendere il respiro e l'unica cosa alla quale riesco a pensare é che non vorrei mai che smettesse.
Le dita scorrono fluide sui tasti, riesco a percepirle destreggiarsi tra il bianco e il nero dei tasti del pianoforte, pur non vedendole fisicamente.
 
"ho i ricordi chiusi in te
la tristezza dentro me
tra due mani, le mie"
 
Una lacrima sfugge dai miei occhi chiusi, tracciando il profilo della guancia e terminando il suo breve percorso sulle mie labbra leggermente dischiuse.
La sua traccia bagnata arde sulla mia pelle e mi sento stupido a piangere da solo, senza una vera e propria ragione se non la sua voce e la malinconia di queste note che si succedono.
 
"Sono i cieli neri che, io so
non si scioglieranno più."
 
Sento la sua voce tremare sulle note finali, pronta anch'essa a spezzarsi mentre le note corrono verso il finale.
Apro gli occhi e mi asciugo la scia bagnata staccandomi dal muro e, guardandomi in giro, affretto il passo, diretto verso una stanza qualsiasi del loft, non voglio vederlo perché so che quello era Marco. Ne sono certo.
《Mika》
Sento la sua voce e mi blocco, indeciso se girarmi e fingere un sorriso o scappare da lui e da me stesso. Dopo un respiro profondo mi volto con un sorriso che si spegne dopo pochi istanti e mi sento sprofondare. I suoi occhi sono liquidi, non l'ho mai visto così. Non sono spaventato nel vedere il vero lui, ma da come potrei reagire io se lo conoscessi. Sono spaventato dai miei stessi sentimenti verso colui che dovrebbe essere solo un mio amico e collega e nient'altro.
《Morgan》
La mia voce esce come un sussurro appena udibile. Abbassa la testa e si passa una mano sugli occhi.
《 Hai voglia di andare a bere qualcosa prima di parlare con le ragazze?》
Rialza la testa e non c'è più traccia dell'uomo fragile e spezzato di prima. Rimane solo Morgan. La maschera dalla battuta sempre pronta e il sorriso malizioso e strafottente, il personaggio. Odio la facilità con cui cambi, perché non riesco a comprenderti, a capirti.
Annuisco inconsciamente mentre tutti questi pensieri mi vorticano in testa.
Comincia a camminare verso l'uscita a passo deciso girando di poco il viso per accertarsi che io lo stia seguendo. Mi porta in un bar poco distante e cerca un tavolo appartato per noi due, sedendosi. Lo guardo mentre mi fa cenno con la testa verso la sedia, chiedendomi silenziosamente di sedermi.
Rimaniamo avvolti in un silenzio pressante, pieno di domande che forse non troveranno mai risposta. Vorrei romperlo ma non saprei cosa dire.
《 Hai sentito quello che stavo suonando?》
Domanda dopo qualche istante continuando a far vagare lo sguardo sul mio viso.
《Si, sei bravvo con il pianoforrte》
Sorride mentre pronuncio queste parole.
《 Grazie, la stavo provando per poi farla sentire a Michele. La canterà nel prossimo live.》
Parla rivolendomi un mezzo sorriso. Deve fidarsi davvero tanto di quel ragazzo per affidargli uno dei suoi brani.
《Oh, é una bella canzonne.》
Ci guardiamo negli occhi, sorridendoci a vicenda.
A un tratto il suo sguardo si stacca dal mio, scrutando pensieroso la sala del locale. Io continuo a fissare il suo volto affascinato da come le varie emozioni sono espresse dai tratti del suo viso.
Punta di nuovo lo sguardo su di me con stupore ed eccitazione, come se avesse avuto l'idea più geniale di questo mondo. I suoi occhi sono luminosi ed hanno un bagliore particolare che mi rapisce. Ha un mezzo sorriso a dipingergli le labbra. Le sue espressioni e i suoi gesti non fanno che aumentare la mia curiosità per l'idea che tra poco mi darà.
《 Perché non componiamo una canzone insieme?》
 
 
 
 
 
-Angolino-
Scusate il ritardo ma le vacanze e i compiti non mi hanno lasciato tempo c.c
Beh, il nuovo capitolo... non so di nuovo che dire lol
Non ne sono pienamente soddisfatta, avevo altre idee su come concluderlo, ad essere sincera, ma si può dire che si sia scritto da solo.
Smetto queste note inutili dai, tanto non credo che qualcuno le legga lol
Ditemi se ci sono errori o qualunque tipo di cosa da correggere e... nulla, alla prossima :)

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Capitolo 5
*** Can I hug you? ***


Can I hug you?
 
 
Lo guardo per diversi secondi simili ad anni, ne osservo tutti i tratti del viso, lo studio.
Le labbra sottili sono ancora stese in un sorriso eccitato, gli occhi scuri e profondi sono sorridenti ma attenti a ogni mio movimento, in attesa di catturare ogni mia espressione, i gomiti sono appoggiati al tavolo, così come entrambi i palmi delle mani. Le fossette che gli si formano ai lati della bocca sono splendide, le adoro. Pian piano, osservandolo, le mie labbra si stirano sempre di più in un sorriso, fino a sfociare in una breve risata mentre annuisco alla sua idea geniale. Non so cosa ne verrà fuori ma voglio provarci.
Una volta placate le risa, annuisco più convinto di prima.
 
《Certto, Morgan, faciamo questa cosa pazza.》
 
《Marco.》
 
Mi corregge ridendo, allungando la mano destra per arruffarmi i capelli già spettinati.
Mi stringo nelle spalle e rido mentre penso al motivo per cui sento un calore nel petto.
A un certo punto si alza, smettendo di giocare con i miei capelli, cammina arrivando vicino alla mia sedia e mi abbraccia. Essendo seduto ho la testa poggiata sul suo torace e le mie braccia gli avvolgono la parte bassa della schiena. Probabilmente i miei ricci gli stanno facendo solleticando il viso poiché lo sento ridacchiare a voce bassa. Le sue braccia, invece, mi cingono la schiena mentre traccia dei piccoli cerchi con i pollici, stringendomi come se fossi la cosa più importante di questo mondo, come se fossi la persona più importante per lui.
Sono davvero importante per te?
Continuo a chiedermelo da quando mi hai baciato davanti casa. Non ne abbiamo mai parlato davvero. Forse perché entrambi abbiamo paura di quello che potrebbe succedere se lo facessimo, X Factor non durerà per sempre ed io dovrò tornare a Londra una volta finita la competizione.
Per questo trovo questo momento un gesto non da Morgan, lo trovo sicuramente poco da lui ma non voglio pensare a quello che accadrà tra due mesi. Lascio stare tutti questi pensieri inutili e, decidendo di concentrarmi su quello che provo ora, percepisco il sangue pomparmi veloce nelle vene, il cuore sbattere contro la cassa toracica in procinto di scoppiare e il battito nelle orecchie. No. Non il mio, il suo. Sento il suo battito più veloce del normale rimbombarmi in testa e sorrido. Il suo respiro regolare tra i capelli mi da un senso di pace e chiudo gli occhi, assaporando questo momento.
Il tempo sembra fermarsi in quest'abbraccio all'apparenza breve. Le sue braccia scivolano lentamente via dalla mia schiena e ferma questo momento idilliaco. Sposto la testa che avevo appoggiato sul suo petto e alzo lo sguardo al suo viso, notando che anche lui sta guardando me, i miei occhi, la mia anima. Esattamente come sto facendo io.
Che cosa sto facendo?
Distolgo velocemente lo sguardo interrompendo questo contatto e, prendendo la giacca, mi alzo.
 
《Devvo andare al loft. Devvo... Devvo parlaare con le mie ragazze, vieni con me?》
 
Esclamo rivolgendogli un sorriso che ricambia prontamente.
 
《Si, andiamo. Ti accompagno.》
 
Ringrazio e ci dirigiamo verso la porta del locale. Mentre torniamo indietro parliamo della canzone pensando a idee sempre diverse e complesse quando mi rivolge una domanda che mi fa ridere.
 
《"Vieni con me" riesci a dirla bene come frase.》
 
Pronuncia sorridendo ripensando a poco fa, a quando siamo usciti dal bar.
 
《Tutto grazie a Chiaara!》
 
Riesco a dire tra le risate.
 
《Però io mi trovvo meglio in inglese》
 
Mi guarda di nuovo come se avesse avuto un'idea geniale. Il che probabilmente é vero e non vedo l'ora che la condivida anche con me.
Si ferma e mi sorride. Mi blocco anch’io e lo guardo con curiosità mentre attendo impaziente.
 
《E se io cantassi in italiano e tu in inglese?》
 
Domanda con tono quasi solenne. Spalanco gli occhi chiedendomi perché non ci avessi pensato prima.
 
《Oh my God, questo é genialle! Tu potresti anche suonarre il pianoforte!》
 
Annuisce contento. Sembriamo due bambini mentre ridiamo e ci mettiamo d'accordo su quando cominciare a provare. Siamo entrambi disposti a farlo il prima possibile e decidiamo che questa sera potremmo vederci in studio e iniziare qualcosa.
Sono felice di questa collaborazione appena iniziata. So che sarà difficile arrivare a un prodotto completo ma voglio provarci, lo vogliamo entrambi. Sarà un rischio ma, dopo tutto, l’é stato anche fare X Factor Italia. Bisogna sempre cambiare per trovare nuove ispirazioni.
Arriviamo al loft e ci salutiamo decidendo di accordarci più tardi per l'orario esatto.
 
《Va bene, a più tardi allora!》
 
Dice voltandomi le spalle e andandosene con un sorriso stampato sulle labbra che ricambio volentieri entrando nell'edificio.
Circa due ore dopo esco, ansioso di incontrare Morgan per sapere l'orario in cui dobbiamo trovarci questa sera.
 
《Hey Mika!》
 
Il timbro perennemente roco é inconfondibile e mi volto sorridendo verso colui che mi ha chiamato.
 
《Morgan!》
 
Lo vedo lì. Appoggiato al muro con la solita sigaretta che, dopo avermi sorriso di rimando, porta alle labbra, aspirando il fumo soffiandolo fuori e formando una nuvoletta grigia, astratta.
Tossisco leggermente, corrugando la fronte e arricciando il naso al pessimo odore della sigaretta. Mi chiedo come faccia a piacergli.
Ridacchia mentre mi domanda come sia andata con le ragazze.
 
《Benne! Sono davvero contento, sono molto bravve.》
 
Pronuncio ripensando a pochi istanti prima, a quando ero nel loft con loro.
Mi sorride e spegne la sigaretta.
 
《Andiamo?》
 
Lo guardo con occhi sgranati, non pensavo intendesse subito quando me l'aveva detto. Speravo di potermi preparare almeno un minimo per questa cosa.
 
《Comme? Ora?》
 
Chiedo, disorientato.
 
《Certo.》
 
Pronuncia sorridendomi furbo.
Inizia a camminare e lo seguo affiancandolo sbuffando qualche parola in inglese e girando la testa dal lato opposto a dove si trova lui.
Lo sento ridere e mi giro verso di lui, curioso. Continua a guardare dritto e a ridere meno forte di prima.
Guardo anch’io davanti a me e i miei pensieri corrono indietro nel tempo, al momento in cui l'avevo sentito cantare e suonare il pianoforte con così tanta emozione e bravura. Ripenso alle parole che, senza accorgermene comincio a canticchiare sottovoce con il mio italiano strascicato.
 
《Sonno cieli neri che io so, non si sciolierano più... 》
 
Non sentendo più i suoi passi ad affiancare i miei mi fermo, voltandomi indietro e vedendolo immobile poco distante da me.
 
《Morgan?》
 
Lo chiamo preoccupato dal suo atteggiamento. Ha lo sguardo fisso a terra e il corpo rigido. Ho sbagliato, non dovevo cantare la sua canzone.
 
《Scussa io--》
 
Comincio fermandomi subito dopo sentendolo cominciare a ridere. Alza la testa di scatto verso il cielo milanese, portandosi una mano al petto. Lo guardo non capendo cosa voglia fare. Dopo poco mi guarda con un sorriso raggiante.
 
《Ti ricordi le parole?》
 
Chiede e sorrido leggermente, sollevato che non sia arrabbiato.
 
《Ovvio!》
 
Esclamo avvicinandomi a lui.
 
《Andiammo?》
 
Chiedo guardandolo ridere sommessamente.
Sembriamo due bambini, mi diverto con lui.
 
《Cerrtto!》
 
Pronuncia cercando di imitare il mio buffo accento italiano e ridendo ci avviamo verso lo studio.
 
 
 
 
-Angolino-
Ok, qualcuno mi aveva chiesto capitoli più lunghi e ve ne ho dato uno più corto. Insultatemi pure c.c
Questo capitolo e pieno di fluff, me ne rendo conto, e no, non ci sono abituata.
Però, dopo aver scritto la parte dell’abbraccio (che è una copia un po’ modificata dell’abbraccio più bello che abbia mai ricevuto. E con una delle persone alle quali tengo di più. Si Pesca, sei tu :3), E’ stato molto facile scrivere queste cose carine lol
Spero solo che vi piaccia c.c
E poi mi sono accorta di non avervi mai ringraziati per le recensioni e tutto il resto quindi colgo l’occasione per farlo ora.
GRAZIE, grazie davvero tanto. Mi fa davvero piacere :’)
*abbraccia tutti*
Alla prossima settimana e grazie ancora!
 
Mela

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