Il primo amore di Harry

di fenice_innamorata
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova amica ***
Capitolo 2: *** Cena, studio e...bacio! ***
Capitolo 3: *** L'errore di Harry ***
Capitolo 4: *** Prima prova superata e Meg perduta! ***
Capitolo 5: *** "Sarò sempre qui per te" ***
Capitolo 6: *** Il primo bacio di Meg ***



Capitolo 1
*** Una nuova amica ***


ciau

Harry guardava fuori dalla finestra. La sera prima aveva appreso di essere stato scelto come secondo Campione di Hogwarts nel Torneo Tremaghi e aveva litigato con il suo migliore amico. La sua mente lavorava febbrilmente, mentre i suoi occhi fissavano Hedwige che diventava sempre più piccola nel suo volo verso l’orizzonte. Avrebbe voluto essere lì con lei e volare lontano invece di doversi preoccupare del Torneo. Chi aveva messo il suo nome nel Calice di Fuoco? Doveva assolutamente scoprirlo e doveva farlo da solo. Ron lo evitava e Hermione doveva dividersi tra loro due, limitando il tempo da passare insieme. Si sentiva vuoto e allo stesso tempo troppo pieno, quasi traboccante. Erano troppi gli avvenimenti di cui doveva preoccuparsi, ma Ron, con il suo comportamento infantile, era riuscito quasi ad annullare tutto ciò che invadeva la mente di Harry.

All’improvviso uno strano baccano invase la Sala Comune ed Harry capì che i Grifondoro avevano finito di fare colazione e tornavano nei dormitori a prendere i libri per poi andare a lezione. Si affrettò a scendere con lo zaino in spalla per evitare di incrociare Ron. Raggiunse di corsa l’aula di Trasfigurazione e vi trovò, appoggiata allo stipite della porta d’ingresso, Maggie Smith. Era molto bella ed i suoi occhi color cioccolato lo osservavano timidamente.

“Ciao Harry”

Il ragazzo rispose al saluto con un cenno del capo. Non conosceva molto bene la sua interlocutrice, così si chiuse in un imbarazzante silenzio. Maggie si precipitò nell’aula e si sedette nel banco in terza fila che occupava di solito. Harry era rimasto davanti alla porta e contemplava la lunga treccia bruna che la ragazza mostrava.

“Harry, tutto bene? Non mi sembra di averti visto a colazione.”

Neville arrivò alle sue spalle respirando affannosamente.”Credevo di essere in ritardo, invece...”

Il resto della frase si perse nella lunga treccia di Maggie che Neville fissò con sguardo sognante non appena si accorse della presenza della ragazza. La fissò per qualche minuto, poi si avvicinò a Harry e sussurrò:

“E’ proprio bella, vero? Purtroppo per uno come me è tabù, ma tu...”

questa volta la conclusione della frase si perse tra il vocio degli studenti che arrivavano da tutte le direzioni. Harry sgattaiolò nell’aula, mentre Neville si era voltato a curiosare su chi stesse arrivando. Si sedette accanto a Maggie rivolgendole un timido sorriso. Lei rispose con una simpatica smorfia e commentò a bassa voce:

“Povero stupido Ronald Weasley, io mi chiedo che fine faccia la ragione in certi momenti. Sarò comunque felice di ospitarti accanto a me finchè non si renderà conto del madornale errore commesso.” Lanciò uno sguardo penetrante a Ron e Hermione che stavano entrando nell’aula, poi riprese: “E quella Granger che diavolo fa? Perché non prova a farlo ragionare? Perchè non gli mette un po’ di sale in zucca?”

Harry ridacchiò, ma si zittì alla vista della lunga veste scura della professoressa McGranith che svolazzava tra i banchi.

La lezione fu abbastanza noiosa per Harry, intervallata solo da timidi sguardi scambiati per caso con la vicina di banco. Al suono della campanella ci fu un sospiro generale, evidentemente il maghetto con gli occhiali non era stato il solo ad annoiarsi a morte.

Maggie uscì dall’aula al fianco di Harry e lo seguì al limitare della foresta per la lezione di Cura delle Creature Magiche. Ron e Hermione camminavano silenziosamente davanti a loro. Anche Maggie taceva: credeva di aver un po’ esagerato con i commenti all’inizio della lezione di Trasfigurazione, anche se Harry, con la sua risatina, aveva dimostrato di approvare le sue tesi. Guardò il ragazzo che camminava accanto a lei e si rese conto che in quel momento stavano condividendo qualcosa: la solitudine. Maggie non aveva mai avuto un vero amico ad Hogwarts, aveva difficoltà a socializzare e spesso e volentieri preferiva starsene da sola a riflettere piuttosto che correre fuori a divertirsi in compagnia di ragazzi scalmanati. Anche Harry era solo in quel momento: quasi tutti lo credevano uno sciocco presuntuoso, troppo avido per rispettare i limiti imposti dal Ministero della Magia per il Torneo Tremaghi. Maggie sorrise guardandolo dolcemente, ma fu ignorata poiché Malfoy si avvicinò dicendo:

“Hey Potter, come va? Secondo noi Serpeverde non durerai molto in questo Torneo!...Beh, peggio per te che hai voluto partecipare a tutti i costi!”

Harry si voltò dall’altra parte per reprimere la rabbia ed evitare di reagire e scoprì il dolce sorriso che Maggie gli stava rivolgendo. Rispose quasi involontariamente, eppure il suo sorriso era sincero.

Raggiunsero Hagrid chino su una scatola dalla quale provenivano scintille rosse ed Harry temette il peggio. Hagrid non era molto cosciente del pericolo che gli studenti correvano ogni giorno alle sue lezioni a contatto con quelle strane creature che trovava chissà dove.

“Buongiorno ragazzi! Hey Harry!” accolse così i suoi studenti, mettendo in imbarazzo il maghetto accanto a Maggie.

La lezione fu tutt’altro che noiosa. Diversi studenti rischiarono di andare a fuoco o di morire per svariati motivi a causa degli Schiopodi Sparacoda, creature oggetto della lezione di quel giorno. Harry si divertì molto con Maggie, scoprendo, dietro un’apparentemente invalicabile barriera di timidezza e riservatezza, una ragazza molto sensibile.

Tra una lezione e l’altra l’ora di pranzo giunse in un batter d’occhio e per Harry fu la conferma del detto preferito di Ron: “Come passa il tempo quando ci si diverte”.

“Corro in bagno e ti raggiungo” si congedò Maggie davanti all’ingresso della Sala Grande. Harry entrò da solo, ma fu presto raggiunto dai gemelli Weasley.

“Hey Harry, ce lo spieghi?” chiesero in coro.

Harry aveva paura di porre la domanda: “Cosa?”, ma la fece comunque.

“Come cosa?” si meravigliò Fred.

“Com’è che hai fatto a superare la Linea dell’Età di Silente?” completò George.

Harry si allontanò dai gemelli senza proferire parola e si sedette accanto a Neville. Il tavolo era quasi tutto occupato ed Harry si preoccupò per Maggie: avrebbe di sicuro trovato un posticino, ma purtroppo non accanto a lui. Gettò uno sguardo a Ron e Hermione che erano seduti poco lontano da lui. Sembrava che Hermione stesse rimproverano qualcosa a Ron, ma lui la ignorava fissando il piatto occupato da una succulenta bistecca. Lo stomaco di Harry si chiuse all’improvviso, prese del pane e corse fuori dalla Sala Grande. Incrociò Maggie nella Sala d’Ingresso.

“Non dirmi che stai andando via perché per pranzo ci sono di nuovo i cavoletti? Io ho una gran fame!”

Harry scosse il capo e rispose:

“Allora corri dentro, c’è una bistecca supergigante che ti aspetta!”

Maggie corse nella Sala Grande solo dopo aver mostrato a Harry il suo miglior sorriso.

Occupò il posto rimasto vuoto accanto a Neville e divorò la bistecca in pochi secondi. Per Maggie non esisteva nulla di più gratificante di un buon pasto dopo una giornata di noiose lezioni. Cercò di non farsi prendere dal panico quando le venne in mente che quel pomeriggio l’attendevano due ore di Pozioni. Il corso dei suoi pensieri fu interrotto da Neville che chiese a nessuno in particolare:

“Dov’è finito Harry? Era qui un attimo fa...”

La domanda fu ignorata da gran parte della platea, ad eccezione dei gemelli Weasley e qualcun altro che fecero spallucce con la bocca piena. Maggie ingoiò l’ultimo boccone e rispose:

“E’ in cortile, credo volesse stare un po’ da solo.”

Nel pronunciare la frase la ragazza fissò Ron con una certa insistenza, ma lui non se ne accorse. Hermione cercò di giustificare l’amico dicendo:

“E’ un po’ stressato...”

Maggie non riuscì a resistere ed esplose dicendo:

“E ti sei mai chiesta il perché?” fece un profondo respiro, intercettò lo sguardo di Ron e riprese: “Lo avete lasciato solo, lo avete abbandonato in un momento così difficile per lui. Eravate suoi amici, come avete potuto cancellare tutto questo per uno stupido Torneo. Che c’è Ron, sei invidioso? Non è stato lui a mettere il suo nome nel Calice di Fuoco, non è così folle e di certo non cerca la gloria...ne ha fin troppa e farebbe di tutto per poterla scaricare su qualcun’altro.”

Prese due kiwi e corse via indignata. Neville guardò Ron, poi Hermione e disse:

“Sono d’accordo con lei!”

Harry passeggiava intorno al lago fissando le sue scure acque. Il viso di Ron continuava ad apparire sulla superficie del lago e le parole che gli aveva detto la sera prima risuonavano nella sua testa. Si sentiva solo, abbandonato, ma dopotutto era quello il suo destino. I genitori lo avevano abbandonato quando aveva soltanto un anno e da allora gli unici a volergli bene erano stati Ron e Hermione. Ma adesso anche quella certezza era svanita, lasciando dietro di se una scia di malinconia. Era stato troppo bello per essere reale, doveva affrontare la vita da solo, senza nessuno che lo amasse.

Maggie lo raggiunse silenziosamente, facendolo sobbalzare quando gli offrì uno dei kiwi che aveva preso dal tavolo del pranzo.

“Non hai mangiato niente, prendi…”

Aveva gli occhi lucidi, sembrava avesse pianto o fosse sul punto di farlo. Harry prese il kiwi sussurrando un timido ringraziamento. Era sbucciato accuratamente, così accuratamente che risultò fin troppo chiaro che era stato pulito con la magia. Maggie confermò subito tale supposizione puntando la bacchetta contro il suo kiwi e mormorando un incantesimo sconosciuto al maghetto che la osservava con espressione indecifrabile. La ragazza completò la magia tagliando il frutto a fettine sottili e fece lo stesso con quello che Harry teneva ancora tra le mani. Mangiarono in silenzio, seduti in riva al lago. Nessuno dei due aveva intenzione di parlare, condividevano lo stesso desiderio, quello di restare in silenzio avvolti nei loro pensieri. La superficie del lago era immobile e nella sua quiete sembrava l’ideale per riflettere. Conciliava qualsiasi pensiero o riflessione passasse per quelle due menti così simili, cos diverse. All’improvviso Maggie prese la parola:

“Tu non meriti tutto questo, Harry.”

Il ragazzo finì il suo kiwi e lanciò un’occhiata malinconica alla sua interlocutrice.

“Vorrei tanto poter fare qualcosa...”

Anche lei si voltò a guardarlo. I suoi occhi erano ancora lucidi ed Harry si accorse che quella ragazza lo capiva più di chiunque altro.

“Lo stai già facendo...sei qui accanto a me, no? E questo mi rende le cose molto più semplici.”

Il suono della magica campanella interruppe i loro sguardi riportandoli alla realtà: due ore di Pozioni li attendevano nei sotterranei. Raggiunsero di corsa l’aula di Pozioni già piena e trovarono due posti in seconda fila. Ron lanciò uno sguardo curioso ai due nuovi arrivati, ma non fu notato. Malfoy stava per fare una delle sue viscide battute, ma fu bloccato dall’improvviso ingresso dell’insegnante di Pozioni. Le lezioni di Piton per Harry erano perfettamente inutili, non riusciva mai a cavare un ragno dal buco, eppure quel giorno, grazie all’aiuto della sua nuova amica, la pozione di Harry riuscì ad assumere il colore indicato dal libro, invece del solito marrone scuro. Si sentì stranamente sollevato quando, alla fine della lezione, consegnò a Piton la boccetta con la pozione appena preparata.

Maggie riusciva incredibilmente a rendergli la vita più semplice e, in quel momento così difficile, riusciva di certo a rendere il mondo di Harry molto più vivibile. Al suono della campanella la ragazza si congedò dicendo che aveva l’assoluto bisogno di una doccia dopo aver trascorso due ore all’aperto in compagnia dei simpaticissimi Schiopodi di Hagrid. Harry salutò l’amica con un gran sorriso divertito ed andò ad isolarsi in cortile. Si accoccolò dietro una grande quercia, in un angolo remoto del prato, lontano da sguardi indiscreti. Cercò di allontanare i pensieri riguardanti Ron, Maggie, le spille che lo screditavano invitando tutti a tifare per Cedric Diggory, come campione ufficiale di Hogwarts per il Torneo e si concentrò soltanto sulla Prima Prova, che tra pochi mesi avrebbe dovuto affrontare. Cosa poteva essere? Harry provò un moto di paura e sconforto nel profondo del suo stomaco: se Ron e Hermione fossero stati accanto a lui avrebbero reso tutto più facile. Abbandonò le preoccupazioni per la Prima Prova del Torneo Tremaghi, con la speranza di ricevere aiuto da Maggie. Si appisolò poco dopo, esausto, sul morbido prato verde. Sognò Basilischi, serpenti, ragni giganti, Schiopodi cercando tra quelle creature una abbastanza credibile come Prima Prova del Torneo.

“Eccoti, finalmente ti ho trovato”

Harry aprì gli occhi e vide apparire la figura sfocata della sua amica dai capelli crespi.

“Credevo ti fossi dimenticata di me” rispose ancora assonnato.

“Come va?” chiese Hermione sedendosi accanto all’amico.

Harry rispose stringendosi nelle spalle.

“Beh, anch’io credevo ti fossi dimenticato di me. Adesso hai una nuova amica, quella Margaret Smith”

Harry rispose con una risata amara, che non aveva proprio nulla di allegro. Non gli sembrava molto giusto che Hermione si comportasse in quel modo. Non solo l’aveva “abbandonato” adesso pretendeva anche che lui non si facesse altre amicizie.

“Sei gelosa?” chiese all’improvviso.

Hermione arrossì, rendendosi conto di quanto fosse stata irriguardosa.

“Scusami” mormorò tra i denti. Harry le rivolse un timido sorriso.

“Mi dispiace per quelle spille...” cominciò Hermione, ma Harry la zittì con un cenno: quello era di certo l’ultimo argomento di cui avrebbe voluto parlare con la sua migliore amica.

“E comunque Maggie è molto carina...voglio dire...mi sta vicino...”

Hermione rispose sorridendo:

“A pranzo ci ha rimproverati per averti abbandonati. Ron ci è rimasto malissimo.”

Harry sorrise immaginando la scena, poi disse:

“Non parlarmi di lui, ti prego. Mi ha deluso!”

“Lo so” rispose la ragazza “ma presto si renderà conto di quanto è stato stupido. È tipico di Ron, no? Hai trovato una buona amica, sono contenta per te!”

Harry non rispose, fissò intensamente il lago alle spalle di Hermione. Non era sicuro che Maggie fosse soltanto una buona amica. C’erano stati degli sguardi molto intensi e molto diversi da quelli scambiati con Hermione durante la loro amicizia, eppure Hermione era la sua migliore amica. E se fosse stato qualcosa di più? Il cuore di Harry sorrise al solo pensiero di essere amato da una ragazza così sensibile. Guardò Hermione e mormorò:

“Andiamo a cena”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Cena, studio e...bacio! ***


FF

CAPITOLO II

A cena Harry divorò tutto ciò che capitò nel suo piatto. Era affamato e stranamente felice. Pensava a Maggie, al suo sorriso, al modo in cui lo aveva difeso a pranzo prendendosela con Ron e Hermione. Era seduto accanto a George Weasley e di tanto in tanto lanciava occhiate indagatrici verso l’ingresso con la speranza di vedere Maggie. Arrivò di corsa quando Harry stava per alzarsi per tornare nella Sala Comune con la speranza di trovarla lì, ma appena la vide abbandonò l’idea. La guardò mangiare per tutto il tempo, mettendola un po’ in imbarazzo:

“Non è molto educato fissare la gente...soprattutto se si tratta di una ragazza che sta consumando un pasto” disse con un misto di divertimento e irritazione. Harry sorrise, volse lo sguardo altrove individuando il sorriso di Cedric Diggory. Tre ragazze adulanti ridacchiavano alle sue parole, mentre alcuni Serpeverde gli lanciavano occhiate torve. Malfoy aveva la testa immersa nel piatto, mentre i suoi compari Tiger e Goyle osservavano la situazione per riferirgli eventuali movimenti sospetti. Lo sguardo di Harry tornò sulla ragazza seduta di fronte a lui che, nel frattempo, aveva finito la sua cena.

“Allora vuoi dirci come hai fatto?” riprovarono i gemelli, rivolgendosi a Harry sottovoce.

Nonostante l’indistinto mormorio, Maggie captò le loro parole e lanciò loro un’occhiataccia.

“Ok, ok...lo lasciamo in pace. Non vogliamo mica beccarci una ramanzina come quella che hai fatto a Ron” disse Fred rassegnato.

Maggie e Harry scoppiarono a ridere, mentre i gemelli li osservavano indignati. Ron e Hermione furono attratti dal fragore delle risate ed entrambi, per un istante, incrociarono lo sguardo di Harry. Hermione gli rivolse un gran sorriso, mentre Ron finse indifferenza.

Harry non era ancora riuscito a risolvere i suoi problemi, eppure in quel momento si sentiva leggero, incredibilmente sereno. Desiderò che quegli istanti durassero per sempre e chela Prima Prova del Torneo non arrivasse mai. Aveva paura di quel Torneo, soprattutto a causa della misteriosa comparsa del suo nome. La domanda cruciale ancora lo assillava: chi aveva messo il suo nome nel Calice di Fuoco? Harry non ne conosceva la risposta. Fissò gli occhi color cioccolato della sua nuova amica ed il suo cuore sorrise al pensiero che avrebbe avuto l’aiuto di una persona speciale in un momento così difficile. Volse, poi, lo sguardo verso il tavolo dei professori ed intercettò Silente. “Non sono solo” disse tra se, fissando la barba argentea della figura più simile ad un padre che avesse mai incontrato nella sua vita. Lanciò un frettoloso sguardo a Ron e Hermione e sentì nella sua testa le parole dell’amica che diceva: “Presto si renderà conto di quanto è stato stupido. È tipico di Ron, no?” Non poteva far altro che stare tranquillo. Maggie, Hermione e Silente non avrebbero mai permesso che gli succedesse qualcosa. E poi aveva Sirius, il suo padrino, l’unico che lo capiva con un semplice sguardo. Solo in quel momento Harry si rese conto di quanto fosse simile a lui. Sorrise, promettendo a sé stesso che l’indomani avrebbe scritto a Felpato e, perché no, gli avrebbe raccontato di Maggie sperando che si rallegrasse per lui e lo confortasse.

Dopo tale pensiero fu riportato alla realtà dalle parole di Maggie:

“Dai Harry, andiamo. Ci aspetta il compito di Pozioni...ti darò una mano!”

“…per l’intero mondo magico.”

“Grazie” mormorò Harry riponendo nello zaino la ricerca appena conclusa. Era esausto e gli facevano male i muscoli della faccia per le troppe risate.

Doveva essere molto tardi poiché la Sala Comune era quasi completamente vuota ad eccezione di Ron e Hermione, che erano ancora chini sui libri seduti a un tavolo poco lontano dal loro, e dei gemelli Weasley che confabulavano in un angolo lontano dalle poche luci che ancora illuminavano la Sala.

Harry aveva voglia di sprofondare nel suo letto ed addormentarsi tranquillamente come chiunque altro, ma non ci sarebbe riuscito. Troppe preoccupazioni invadevano la sua mente e creature di ogni genere disturbavano i suoi sogni. Osservò Maggie riporre le sue cose e abbandonare la sedia che aveva occupato per diverse ore. Harry la imitò, lanciando uno sguardo di saluto a Hermione, troppo occupata per accorgersene.

“Buonanotte Harry” augurò Maggie schioccandogli un rumoroso bacio sulla guancia destra.

Fu allora che Hermione alzò la testa rivolgendo un eloquente sguardo al suo amico. Questa volta fu Harry a non accorgersene: era troppo confuso.

Salì nel dormitorio avvolto nei suoi pensieri. Era certo di provare per Maggie qualcosa di più di una semplice amicizia. Aveva trascorso una piacevole serata, anche se aveva dovuto svolgere una ricerca richiesta dal professore più odioso del castello. Indossò in fretta il pigiama e si ritrovò a fissare il soffitto di pietra raggomitolato sotto le numerose coperte nel suo letto a baldacchino. Vedeva apparire nel nulla uno splendido viso incorniciato da lunghi capelli castano scuro e sorrideva al pensiero del dolce bacio che aveva appena ricevuto. Era stato caldo e piacevole, come se Maggie vi avesse concentrato tutta la sua dolcezza. Si addormentò prima dell’arrivo di Ron, sognando creature mostruose e la più oscura magia. La paura per la Prima Prova non era diminuita, era soltanto riuscito a dimenticarsene in alcuni momenti...i momenti trascorsi con Maggie. Sognò anche Ron che usciva dalla bocca di un ragno gigante e gli sputava addosso parole velenose. Si svegliò di soprassalto, con la fronte imperlata di sudore e scese nella Sala Comune. Sprofondò in una delle poltrone di chinz ancora posizionate dinanzi al focolare ormai pieno di cenere. Non aveva più sonno, aveva paura di addormentarsi. Sentiva il cuore battergli forte ribellarsi contro il suo petto. Fissava il vuoto dritto davanti a se, senza pensare a nulla, cercando di tenere vuota la mente.

All’improvviso qualcuno arrivò alle sue spalle, ma Harry era troppo debole per voltarsi. Il nuovo arrivato si sedette accanto a lui grattandosi la testa tra i crespi capelli chiari.

“Harry…anche tu sveglio?”

Il maghetto si girò verso la sua migliore amica e la guardò senza rispondere; vide che teneva Grattastinchi in grembo e lo accarezzava meccanicamente.

“Non ne posso più, Harry. È una situazione assurda. Ron diventa ogni giorno più folle.”
Harry non rispose, si chiuse nei suoi pensieri. Avrebbe tanto voluto poter entrare in quella testolina dai capelli rossi per cercare un pizzico di ragione. Chiuse gli occhi, nonostante avesse paura di farlo e vide il sorriso di Maggie. Hermione sembrò leggere i suoi pensieri:

“Con Maggie va tutto a gonfie vele, no? State insieme?”

Harry arrossì e si voltò verso la finestra per evitare che la sua amica lo notasse. Non sapeva cosa rispondere, era più confuso che mai. Si strinse nelle spalle senza guardare il viso di Hermione, fissando il sole che stava per fare capolino tra i monti all’orizzonte.

“State bene insieme” disse Hermione, cercando di rassicurare l’amico. Gli diede una pacca sulla spalla e sparì nell’oscurità delle scale che conducevano al dormitorio delle ragazze. Harry continuò a fissare l’orizzonte, pensando a Maggie. Sospirò ed imitò la sua amica che era tornata al caldo nel suo letto sperando di riuscire a sorridere anche quel giorno.

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Capitolo 3
*** L'errore di Harry ***


FF

CAPITOLO III

Maggie e Harry stavano scendendo a colazione. Camminavano l’uno accanto all’altra e lei canticchiava allegramente. Si erano incontrati per caso nella Sala Comune e Harry aveva pensato che sarebbe stato educato salutare l’amica ricambiando il bacio della sera prima. Le guance di Maggie si erano colorate di rosso dopo quel bacio, ma il suo sguardo era rimasto dritto a fissare gli occhi del maghetto che aveva di fronte.

Divorarono le uova strapazzate e Maggie si mise nella borsa qualche biscotto al cioccolato. Quella mattina li aspettava Erbologia, la materia preferita di Neville.

“Lo sapete che le Mandragole possono curare anche l’acne?” chiese Neville accodandosi a Harry e Maggie.

“Oh, davvero?” rispose Maggie senza interesse.

Il ragazzo annuì e cominciò a farneticare notizie su piante sconosciute.

Arrivarono finalmente alla Serra numero Quattro dopo un cammino che era parso durare ore. La lezione fu leggermente più interessante di quelle che gli studenti del quarto anno erano solitamente costretti a seguire. Appresero le varie proprietà curative di una pianta viola maleodorante dal nome impronunciabile, che riusciva a guarire ben 160 tra ferite e malattie.

Le seguenti ore di lezione trascorsero tra sorrisi e sbadigli ed in men che non si dica giunse l’ora di pranzo. Maggie corse in bagno a lavarsi le mani come al solito, lasciando Harry da solo. Stava per fare il suo ingresso nella Sala Grande quando sentì qualcuno trattenerlo per un braccio. Si voltò di scatto trovandosi dinanzi al candido volto di Cedric Diggory.

“Hai un secondo? Vorrei scambiare due parole con te?”

Harry annuì e fu condotto in un angolo della Sala d’Ingresso. Cedric gli si pose dinanzi togliendogli la visuale, si avvicinò al suo interlocutore e mormorò:

“State insieme?”

“Scusa?” chiese Harry alzando un sopracciglio, aspettandosi un discorso sulla Prima Prova o quantomeno sul Torneo.

“Tu e Meg state insieme?” Ho notato che vi frequentate spesso ultimamente...”

“Siamo buoni amici” mentì Harry per evitare di ascoltare il resto della frase.

Cedric parve rincuorarsi ed annuì sorridendo.

“Bene, io andrei” disse Harry scappando via senza voltarsi.

Sentiva il cuore pesare come un macigno mentre ascoltava le improbabili profezie della professoressa Cooman. Perché aveva mentito a Cedric? Gli aveva dato carta bianca rinunciando ad avere accanto a sé una ragazza così bella. Non se l’era sentita di confidarsi con un mezzo sconosciuto rivelandogli quello che provava per Meggie prima ancora che lo sapesse la diretta interessata.

Passarono i giorni tra compiti, noiose lezioni, preoccupazioni sentimentali o riguardanti la Prima Prova del Torneo Tremaghi, tra sorrisi strappati a tali preoccupazioni e tra le lettere di Felpato. Sirius si era rallegrato per il primo amore del suo figlioccio, tanto che Harry non era riuscito a scrivergli del discorsetto con Diggory. Ron non era cambiato affatto ed Hermione faticava sempre più a dividersi tra i suoi due migliori amici.

Finalmente giunse la tanto attesa domenica, trascorsa a dormire, rilassarsi ed ultimare i compiti da presentare il giorno successivo. Era pomeriggio ed Harry andò ad isolarsi in cortile con il libro di Difesa contro le Arti Oscure e lo zaino in spalla. Si accoccolò dietro la solita quercia lontana da occhi indiscreti e prese a leggere il capitolo riguardante le Maledizioni Senza Perdono. Era arrivato alla quinta pagina, quando sentì dei mormorii provenire dal lato opposto della quercia. Fece cautamente capolino scoprendo, con ben poca sorpresa, Cedric e Maggie che si apprestavano a fare una passeggiata intorno al lago. Frugò nello zaino e ne tirò fuori le Orecchie Oblunghe, utilissima invenzione dei gemelli Weasley. Sciolse il filo color carne e lo lanciò il più vicino possibile al Lago Nero. Sapeva bene che quello che stava facendo non era molto giusto, ma la curiosità, mista a disperazione, ebbe il sopravvento.

“Bella giornata?” cominciò Cedric tentando, con ben poco successo, di apparire disinvolto. Gli tremava la voce ed anche le mani. Harry sorrise dolcemente pensando che, molto probabilmente, anche lui avrebbe avuto quella reazione se fosse stato nei suoi panni.

Maggie annuì, sembrava impaziente.

“Stavi studiando?”

Maggie si limitò a scuotere il capo, ma poi si rese conto che era meglio prendere la parola:

“Ho svolto la ricerca per Piton non appena ce l’ha assegnata, così da avere almeno la domenica libera.”

“Astuta” commentò Cedric divertito. Lei sorrise timidamente chinando il capo.

“L’altro giorno ti ho vista andare in Infermeria, è successo qualcosa?” riprese Cedric dopo qualche secondo di silenzio.

“Oh, niente di preoccupante. Uno Schiopodo mi aveva ustionato un dito, ma Madama Chips l’ha sistemato in un minuto” disse mostrando a Cedric il dito ormai guarito.

Cedric rise e prese a raccontare le sue avventure con gli Schiopodi, evidentemente Hagrid li faceva studiare anche a quelli degli anni successivi a quello di Harry e Maggie. Harry ascoltò distrattamente le vicissitudini di Cedric a lezione di Cura delle Creature Magiche e stava quasi per urlare: “Arriva al punto!”, quando il ragazzo cambiò tono e disse:

“Meg, tu mi piaci...”

la ragazza arrossì talmente tanto che Harry potette notarlo anche da quella distanza. Chinò ancora il capo, aspettando che il suo interlocutore finisse di parlare.

“So che tu e Potter non state insieme, quindi volevo chiederti se ti va di frequentarci un po’...”

“Mi dispiace, Ced” intervenne Maggie con tono deciso “credo di provare interesse per qualcun altro”

Cedric cercò di nascondere la sua delusione dietro un sorriso comprensivo. Rimase in silenzio per qualche minuto, poi rispose:

“Sarò sempre qui per te.”

Corse via senza il minimo saluto, lasciando Maggie da sola a fissare le oscure acque del lago. Harry arrotolò accuratamente i fili color carne che gli avevano permesso di ascoltare la conversazione e li ripose nel suo zaino, dopodiché sparì dietro la sua quercia preferita.

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Capitolo 4
*** Prima prova superata e Meg perduta! ***


FF

CAPITOLO IV

Harry bussò alla capanna di Hagrid. Il Guardiacaccia aprì la porta e gli ordinò di nascondersi sotto il Mantello dell’Invisibilità che gli aveva chiesto di portare. Quella sera Harry scoprì il mistero che lo aveva assillato tutte le notti: come Prima Prova del Torneo Tremaghi i campioni avrebbero dovuto affrontare un drago. Il giorno dopo il maghetto avvertì Cedric di ciò che aveva scoperto grazie alla scorrettezza di Hagrid e cercò di escogitare qualcosa per affrontare una di quelle spaventose creature. Ci riuscì con l’aiuto del professor Moody ed anche il giorno della Prima Prova giunse quasi senza preavviso. Harry riuscì a sconfiggere il drago grazie alla sua Firebolt. Quando Harry tornò esausto nella Sala Comune, con l’intenzione di andarsene dritto a letto, trovò i suoi compagni Grifondoro a festeggiarlo. Fu in quella occasione che Ron si scusò con il suo amico, riconoscendo di essere stato fin troppo sciocco.

E così ogni cosa ritornò al suo posto: Harry, Ron e Hermione erano ritornati ad essere inseparabili, tagliando fuori, però, la povera Maggie.

Era mattina presto, Meg era scesa a colazione insieme a Calì e Lavanda. Fissava il soffitto incantato dal quale trasparivano rade nubi bianche come la neve. Non riusciva a mangiare: pensava a Harry. Non provava rancore nei suoi confronti, ma pensava con nostalgia ai momenti trascorsi insieme. Dopotutto non poteva fare altro, dato il modo in cui aveva deciso di dare inizio alla loro amicizia. “Sarò felice di ospitarti accanto a me finchè Ron non si renderà conto del madornale errore commesso.”

Abbassò lo sguardo scoprendo le uova strapazzate che ancora erano nel suo piatto. Non aveva fame: prese dei biscotti al cioccolato e corse fuori in cortile. L’umidità era opprimente, eppure il cielo era di un azzurro vivo, intervallato da poche nuvole che lo rendevano ancora più piacevole alla vista. Raggiunse il limitare della foresta senza neanche accorgersene e vi trovò Draco Malfoy intento a confabulare con i suoi scagnozzi. Quando si accorse della sua presenza s’interruppe, come per aspettare di sentire quello che aveva da chiedere. Lei lo ignorò, volgendo invece lo sguardo verso i fitti alberi della foresta. Finalmente Malfoy si decise a parlare:

“Ed eccoti rimasta da sola...ultima vittima di quello stupido Potter!”

Maggie non rispose, ma si decise a fissare gli occhi grigi di Draco. Il biondino sembrava assaporare tutta la sua delusione, come un vampiro può assaporare il sangue degli innocenti. La ragazza gli voltò le spalle senza proferire parola e tornò verso il castello. Era ancora presto per la lezione, ma si diresse comunque verso l’aula di Antiche Rune, come faceva prima di frequentare Harry. Era talmente sola che non aveva nessuno da attendere, nessuno con cui perdere tempo scambiando quattro chiacchiere scendendo le scale e proprio per questa ragione era la prima ad arrivare in classe. Al primo piano incrociò Cedric Diggory che si fermò a salutarla.

“Ciao Meg, come va?”

“Bene” mentì lei “Tu?”

Lui annuì osservandola attentamente per qualche secondo, poi riprese:

“Ho notato che tu ed Harry vi siete allontanati. È successo qualcosa?” chiese con cautela, come se temesse una brutta reazione.

“No” rispose decisa “diciamo solo che ha ritrovato i suoi amici ed io sono passata in secondo piano”

“Mi dispiace” si rammaricò Cedric, sembrava sincero.

“Ced, non pensare che ti usi come ruota di scorta, però...”

Cedric sorrise: sapeva bene ciò che Maggie stava per dire e non si sentiva affatto una ruota di scorta.

“...se ti va ancora di frequentarci, io ci sto!”

“Se mi va?” chiese il ragazzo sorridendo dolcemente “Ricordi quello che ti ho detto?”

Maggie annuì e mormorò:

“Sarò sempre qui per te.”

“Proprio così” concluse lui trionfante.

“Allora ci vediamo dopo le lezioni pomeridiane?” chiese Maggie timidamente.

Cedric annuì e sparì dietro una colonna di pietra rivolgendo alla ragazza un galante saluto chinando leggermente il capo.

Si sentiva così allegra che persino la lezione di Storia della Magia le parve piacevole. Tra gli appunti disegnò dei candidi gigli e due rose rosse che subito presero ad animarsi sulla pergamena come mosse dal vento. Guardò fuori dalla finestra: le nuvole erano svanite, lasciando spazio ad una splendida serata di inizio Dicembre. Rispecchiavano esattamente quello che Maggie provava in cuor suo: la delusione, le preoccupazioni e la malinconia erano state spazzate via, proprio come le nuvole, da un vento nuovo di nome Cedric. Sorrise fissando l’azzurro cielo che diventava sempre più scuro: le sarebbe piaciuto guardare il tramonto insieme a Cedric.

Harry, seduto poco lontano da lei, ridacchiava alle battute di Ron sulla noia mortale che li stava assalendo. Sembrava aver dimenticato la sua Maggie, dimostrando quanto fosse davvero importante per lui. L’aveva trattata come una ruota di scorta ed ora che non ne aveva più bisogno l’aveva abbandonata; proprio lei che aveva sempre lottato per convincere i suoi amici a non lasciarlo solo, che aveva rimproverato duramente Ron e Hermione per il loro comportamento stupido e infantile. Per un attimo Harry fu riportato alla realtà da questa riflessione, abbandonando il sorriso.

“Dopo la lezione le parlerò per chiarire la situazione, le dirò che sono sempre qui per lei...proprio come Cedric” disse tra sé. Maggie non se n’era mai andata dai suoi pensieri, era solo passata in secondo piano dopo il ritorno di Ron. Harry si rimproverò per questo e si ripromise che avrebbe parlato con Maggie al suono della campanella; suono che non tardò ad arrivare.

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Capitolo 5
*** "Sarò sempre qui per te" ***


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CAPITOLO V

Le acque del lago sembravano quasi rosa alla luce del sole che stava per tramontare. Due persone, un ragazzo e una ragazza, passeggiavano l’uno accanto all’altra nel cortile di Hogwarts. Guardavano in silenzio quel meraviglioso spettacolo della natura senza accorgersi di Harry, che era seduto dietro la solita quercia con le Orecchie Oblunghe pronte a captare il minimo rumore.

“Maledizione!” pensò tra sé il maghetto. Cedric lo aveva anticipato, impedendogli di chiarire le cose con Maggie. Era stato uno stupido, aveva abbandonato la ragazza per la quale credeva di provare un sentimento importantissimo, lo stesso sentimento che, fino ad allora, lo aveva protetto da Lord Voldemort. Era sceso in cortile con la speranza di trovare Maggie da sola, seduta magari sull’erba a fissare il lago, per poterle parlare. E invece era rimasto deluso nel vederla già in compagnia del ragazzo che poco tempo prima aveva respinto poiché credeva di provare qualcosa per qualcun altro. E se quel qualcun altro fosse stato davvero lui? Aveva ormai perso ogni possibilità, chiuse gli occhi e attese che qualcuno parlasse.

All’improvviso Cedric disse:

“Non è bellissimo?”

Maggie sussultò,era così intenta a guardare il tramonto che si era quasi dimenticata di avere un ragazzo accanto a sé. Annuì voltandosi a guardare il suo interlocutore e rivolgendogli un gran sorriso. Lui riprese:

“Perché non ceniamo qui?”

“Cosa?” chiese Maggie sgranando gli occhi.

“Una volta ho salvato la vita ad un elfo domestico di Hogwarts e adesso mi è debitore. Potrei farmi portare qui la cena...” spiegò con naturalezza.

Il vento si alzò, scompigliando i capelli di Maggie e facendo svolazzare il mantello del ragazzo.

“Non è che non voglia Ced, ma forse non è il caso. Fa un po’ freddo.” si scusò la ragazza.

“Hai ragione” rispose lui “Sarà per un’altra volta”

Non sembrava deluso, bensì allegro. Aveva accanto la ragazza con la quale aveva sempre desiderato guardare il tramonto e non poteva certo lamentarsi se lei aveva rifiutato di pranzare all’aperto durante una fredda serata di Dicembre.

Lei, invece, si era rattristata: aveva l’impressione di aver deluso Cedric, così avanzò una nuova proposta:

“E se cenassimo al chiuso? Potresti farti portare la cena in un’aula o da qualche altra parte nel castello.”

Lui rifletté per qualche minuto, poi disse:

“Conosco un incantevole passaggio segreto, proprio accanto alla Sala Comune della mia Casa. Dammi un istante ed organizzo tutto!”

Diede un bacio sulla guancia alla ragazza che arrossì e corse allegramente nel castello. Maggie era rimasta sola, così Harry, dopo aver raccolto con cura le Orecchie Oblunghe le si avvicinò timidamente.

“Ciao Meg” mormorò alle sue spalle facendola sussultare.

Lei si voltò ed osservò Harry con espressione indecifrabile.

“Ciao, coma va?”

“Bene. Posso sedermi?”

La ragazza annuì senza convinzione, ma Harry colse l’occasione per evitare che cambiasse idea. Fece un profondo respiro, lanciò un’occhiata al Sole ormai quasi completamente scomparso dietro le imponenti montagne che circondavano il castello e cominciò:

“Sono qui per scusarmi. Sono stato uno stupido, accecato dall’amicizia che c’è tra me e Ron. Mi dispiace tanto averti trascurata.”

Anche Maggie sospirò, poi rispose:

“Te lo ricordi quello che ti ho detto il primo giorno che ti sei seduto accanto a me a lezione? Ti avrei ospitato volentieri finchè Ron non fosse ritornato sui suoi passi e si fosse scusato. Beh, quindi non devi scusarti, no?” sospirò ancora e concluse dicendo: “E’ tutto a posto, Harry. Sono contenta per te.”

“Ma io non voglio che finisca così” obbiettò Harry indignato.

“Non sta finendo proprio niente, diciamo solo che il tempo da passare insieme è un po’ diminuito”

Harry non sapeva cosa rispondere. Si era messo in quell’assurda situazione con le sue stesse mani e non sapeva più come uscirne. Si alzò e, con le lacrime agli occhi, sussurrò.

“Sarò sempre qui per te!”

La ragazza, senza riuscire a guardarlo, rispose:

“Lo so. Ci sarò anch’io.”

Una lacrima le rigò il candido volto, ma passò inosservata poiché Harry era già corso via, incrociando Cedric che fischiettava tutto allegro mentre attraversava l’ingresso.

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Capitolo 6
*** Il primo bacio di Meg ***


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CAPITOLO VI

Tre gnomi dall’espressione poco convinta fissavano i due ragazzi che stavano per accomodarsi al piccolo tavolino che Dobby aveva preparato su richiesta di Cedric. Il ragazzo spostò con cura la sedia in modo da permettere a Meg di accomodarsi. Le si sedette, poi, di fronte continuando a fissare i suoi occhi.

Meg si stava guardando intorno e, dalla sua espressione, Cedric capì che quel luogo doveva piacerle molto.

“E’ bello qui, è molto...intimo!” disse arrossendo, confermando ciò che il ragazzo stava pensando.

“Già, non ci disturberà nessuno. Sono pochissimi quelli che conoscono questo passaggio segreto. Io l’ho trovato per caso, mentre...”

Le parole di Cedric vennero soffocate dai pensieri di Meggie. Quel ragazzo parlava molto, l’esatto opposto del significativo silenzio che lei spesso preferiva. Ripensò ai pomeriggi trascorsi con Harry a fissare silenziosamente il Lago Nero. Harry la capiva più di chiunque altro, ma ora aveva scelto di intraprendere una strada diversa dalla sua e lei non poteva fare altro che accettare la sua decisione. Finalmente arrivò Dobby con il cibo, ma nemmeno quello riuscì a far tacere il ragazzo di Tassorosso.

“Ced, ti capita mai di stare zitto e ascoltare la vocina che hai dentro?” disse all’improvviso la ragazza. Arrossì violentemente e si tappò la bocca con le mani.

Cedric rimase di stucco, ingoiò il boccone, poi disse:
“Scusa? Credo di non aver capito...”

“Perdonami!” Meggie posò delicatamente le posate e scappò via piangendo. Non era quello ciò che aveva desiderato ed immaginato. Tutto quello che voleva poteva darglielo solo Harry e lui aveva detto che ci sarebbe sempre stato per lei. Si diresse verso la Sala Grande e vide, dopo averlo cercato a lungo con lo sguardo, un maghetto con gli occhiali che stava per uscire dalla Sala. Lo bloccò afferrandolo per un braccio e trascinandolo in un angolino nascosto della Sala d’Ingresso. Lo guardò negli occhi per un breve ma intenso istante che parve durare ore ed infine lo baciò. Lui rispose al bacio quasi meccanicamente: Meggie lo aveva colto del tutto impreparato.

Dopo il bacio la ragazza scappò via imbarazzata arrossendo come non le era mai capitato prima: aveva appena dato il suo primo bacio.

Il maghetto con gli occhiali rimase immobile in quell’angolino. Chiuse gli occhi e si leccò le labbra come per assaporare meglio quel bacio così inaspettato ed improvviso. Avrebbe desiderato che quell’istante appena trascorso fosse durato per sempre: erano stati momenti di pura felicità. Voleva raggiungere Maggie, ma aveva paura di rovinare tutto. Non aveva voglia di tornarsene nella Sala Comune dai suoi amici, aveva bisogno di rimanere da solo con i suoi pensieri. Uscì dal castello ed andò a sedersi in cortile dietro la sua quercia preferita. Stava per sedersi sull’erba umida, quando udì dei singhiozzi. Fece qualche passo in avanti e, dietro un cespuglio poco lontano dalla sua quercia, vide una ragazza bruna accoccolata tra le foglie con le mani sul viso. Piangeva violentemente, rumorosamente. Harry non sapeva cosa fare: voleva avvicinarsi, stringerla forte tra le braccia per consolarla, dirle che andava tutto bene e che non aveva nessun motivo per piangere...ma aveva paura di essere indiscreto.

“E’ questo che mi piace di te, Harry. Sai sempre quando è il momento giusto per fare le cose...o perlomeno ti poni il problema sul da farsi. Sai cosa può significare un silenzio quando ci si vuole bene davvero” disse Meg tra i singhiozzi.

Cercò di asciugarsi le lacrime e si girò verso Harry che la guardava stupefatto.

“Non so come ho fatto, ma ho percepito la tua presenza e la tua indecisione” disse lei rispondendo ad una domanda che Harry si era posto nella sua testa.

“Adesso capisco perché la professoressa Cooman ti adora!!” disse Harry per sdrammatizzare.

Si sedette accanto a lei e la strinse forte al suo petto. Lei si accoccolò dolcemente tra le sue braccia sentendo il suo cuore aumentare i battiti. Anche il cuore di Harry si ribellava contro il suo petto. Il maghetto chiuse gli occhi e quando li riaprì vide il viso di Maggie avvicinarsi lentamente al suo. Un dolce bacio completò quella serata prima che i due si addormentassero l’uno tra le braccia dell’altro seduti sull’umido prato del cortile di Hogwarts.

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