I Cinque Sensi

di Mirae
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - 1^ parte ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 - 2^ parte ***
Capitolo 8: *** Capitolo 5 - 3^ parte ***
Capitolo 9: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 39: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***











Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prologo

Thomas Hardy ha scritto:

Per ogni male

c'è sempre un peggio”

(episodio 6*24, “Domanda e offerta”, Criminal Minds)


 

Lestrange Manor, 1979.

Ecco fatto, milady, il vostro ritratto è terminato”.

Ammirevole, davvero. Sembra... vivo”.

Ehm... perché esso viva, vedete... ehm... voi dovreste...”

Lei lo zittì con una mano:“Quindi, se dovesse succedermi qualcosa, tramite questo ritratto tornerei in vita”.

Precisamente, milady, occorreranno, però, cinque gocce di sangue prelevate ognuna da cinque persone, lasciate cadere all'altezza delle labbra, mentre verrà recitata la formula del 'Mors Vitae Incantium' e una volta che l'incantesimo si sarà attivato, voi sarete immortale, ma prima dovrete farvi un piccolo taglio e lasciar cadere cinque gocce del vostro sangue all'altezza del cuore”.

Naturalmente non dovrete farne parola con nessuno”.

Naturalmente”.

Un sorriso increspò le labbra della donna, mentre alzava la propria bacchetta contro le spalle del pittore: “Avada kedavra. Ora non parlerai di sicuro con anima viva”.

Siete crudele, moglie mia”, le disse Rodolphus, abbracciandola da dietro.

È per questo che ti piace fare sesso con me, non è così?”

Per tutta risposta, l'uomo le baciò il collo, mentre le sue mani correvano a slacciarle il vestito.

Si amarono lì, con urgenza, e durante l'amplesso si morsero alla base del collo; mentre stille di sangue cadevano sui ritratti, all'altezza del cuore, due voci bisbigliarono la prima parte dell'incantesimo: “Adam et Eva. Serpens in speculo facto mille et malus esset lapis”.


 

Cornovaglia, 1998.

L'uomo si guarda intorno con aria schifata: “Babbani”, pensa. Quel piccolo casale abbandonato non può certamente competere con Lestrange Manor, ma con la magia può rendere l'interno simile all'antico maniero della sua famiglia. Per quanto riguarda l'esterno, invece, gli va bene così: a nessuno verrebbe mai in mente di venirlo a cercare in quella landa desolata, anche perché tutti lo credono morto. E ride, di una risata selvaggia, mentre la donna accanto a lui comincia a tremare. Deve sbrigarsi, se non vuole essere scoperto. Certo, quello è un luogo in mezzo al nulla, ma la lezione di Severus Piton gli ha insegnato che la prudenza non è mai troppa. Si decide dunque a trascinare per il gomito l'esile figura accanto a lui all'interno dal casale che agli occhi dell'uomo appare esattamente come la sua antica dimora, proprio nel momento in cui la donna torna a essere semplice creta. Quando si dice essere creta nelle mani di qualcuno...

“Mia cara, eccoci arrivati”, si rivolge al quadro che sta appendendo sopra la cappa del camino, “Mi dispiace per il viaggio decisamente disagevole, ma non ho potuto usare la magia, per non essere scoperto, ma ti prometto che presto avremo autorità sopra le nazioni; le pascoleremo con bastone di ferro e le frammenteremo come vasi di terracotta”.

Il quadro non gli risponde. Non può rispondergli, lo sa bene, quello non è un comune quadro magico. C'è un solo modo per dargli vita, e quando lo avrebbe fatto, il posto occupato dalla donna sarebbe rimasto vuoto. “Cara, sei stata davvero brillante, nemmeno l'Oscuro Signore aveva pensato a questa soluzione, e poi dicono che la strega più intelligente è una Mezzosangue! Ahahahah”, ride sguaiatamente, “Questa tua splendida idea è la prova che nessuno è migliore di noi Purosangue”, e alza il calice pieno di pregiato vino elfico, che ha provveduto a nascondere in quel luogo in passato, verso il ritratto, a mo' di brindisi, per poi portarselo alle labbra e sorseggiarlo estasiato. “Un'altra cosa in cui noi maghi siamo superiori ai Babbani. E ora, dopo il piacere, mettiamoci al lavoro”.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***




Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti.
Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla
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Capitolo 1

Anthony Brandt ha scritto:
"Altre cose possono cambiarci,

ma cominciamo e finiamo con la famiglia" .

(Episodio 1*19 “Machismo”, Criminal Minds)

 

Nessuno. Lei non è nessuno.

Hermione Jean Granger non è mai esistita.

Per diciotto anni un uomo e una donna le hanno mentito, facendosi chiamare papà e mamma, quando invece erano solo degli estranei.

Per diciotto anni ha festeggiato il suo compleanno il 19 settembre, due mesi e un giorno in ritardo rispetto alla sua vera data di nascita.

Per sette anni ha creduto di avere avuto degli amici sinceri, assieme ai quali non solo ha trasgredito molte regole della loro scuola, ma ha anche rischiato la vita.

E in un colpo solo, come un insegnante che si accinge a cancellare i troppi errori commessi da uno studente impreparato sulla lavagna, la sua vita così come l'ha conosciuta fino ad allora è stata cancellata. Al suo posto tre nuove parole sono state scritte. Il suo nuovo nome. Sotto di esso, il nulla. Tocca a lei riempire quello spazio vuoto perché non è il nome a decidere chi siamo noi, ma le nostre azioni; in fondo che significa Malfoy? Nulla: non una mano, non un piede, non un braccio, non la faccia, né un'altra parte qualunque del corpo di un uomo. Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo.

E allora perché i suoi amici le hanno voltato le spalle quando si è scoperta la verità al processo di Lucius Malfoy? Ricorda ancora gli sguardi schifati che Harry, Ron e Ginny le hanno rivolto quando, al processo, per scagionarsi, Lucius ha richiesto che gli fosse prelevato un determinato ricordo.

 

Era l'alba del 18 luglio 1979 quando il medimago aveva comunicato a un agitato e giovane Lucius che sua moglie aveva appena dato alla luce la loro primogenita, una bambina. Erano generazioni che i Malfoy non generavano figlie femmine, ma d'altro canto, Narcissa era una Black. Purtroppo, però, la gioia era stata di breve durata perché Bellatrix, sorella folle di Narcissa, l'aveva sottratta ai suoi genitori prima ancora che questi potessero darle un nome e, grazie a funzionari compiacenti del Ministero, privata della Traccia. Sennonché, lui l'aveva seguita, fino ad arrivare a un orfanotrofio nella parte babbana di Londra. Successivamente, aveva seguito per vie traverse l'affidamento, scoprendo così che la bambina era stata adottata da una coppia di Babbani benestanti, i coniugi Granger.

A quella rivelazione furono molti gli occhi puntati su di lei, compresi quelli dei suoi amici, ma questi non erano curiosi o solidali, no, erano schifati. “Lurida figlia di un Mangiamorte”, le aveva sibilato al suo orecchio destro Ron.

Se sapevate dove era stata portata vostra figlia, perché non l'avete ripresa con voi?” chiese il Ministro. Molte teste dei consiglieri del Wizengamot e anche degli spettatori avevano annuito.

Perché speravo che lontano da Voldemort sarebbe cresciuta al sicuro, signor Ministro” era stata la sua difesa. Anche in questo caso furono molti ad annuire.

Hermione si era sentita svenire. Non poteva essere vero. Una volta Harry le aveva detto che anche i ricordi si potevano manomettere, magari per vergogna. Eppure dentro di sé sapeva che quell'uomo stava dicendo il vero. Aveva appena scoperto che i Granger l'avevano adottata e tutto corrispondeva: il nome dell'orfanotrofio, quello della coppia che l'aveva accolta, la loro professione, anche se lì Lucius non si era smentito e l'aveva storpiata. Cose risapute, ora che lei era diventata un'eroina, ma ai consiglieri del Wizengamot non erano nemmeno entrate per l'anticamera del cervello.

Ci aveva pensato Arthur Weasley a venirle in aiuto, proponendo al Ministro di sottoporlo all'incantesimo di paternità, e a quel punto, non vi fu più alcun dubbio.

Lucius Malfoy fu scagionato da tutte le accuse.

A Hermione Jean Granger fu imposto il cambio nome e di convivere con la sua famiglia biologica.

 

Hermione Narcissa Malfoy. Il suo nuovo nome. Non il nome derivato da un'opera teatrale, ma quello di un asteroide.

Malfoy Manor. La sua nuova dimora. E poco importa se proprio in quella casa lei è stata torturata a sangue da quella stessa zia che l'ha sottratta ai suoi genitori, sotto l'occhio implacabile di colui che sapeva di essere il suo vero padre e che era anche disposto a venderla a Voldemort pur di risollevare le proprie sorti. Perché quelli del Wizengamot non hanno preso in considerazione questa ipotesi?

Ora è lì, sotto la doccia, a strofinarsi con furia la pelle, a graffiarsi, finché gocce di sangue non si mescolano alle sue lacrime e alla schiuma, giù, per lo scarico dell'acqua, per le tubature, fino alle fogne, a nutrire i topi.

Priva di forze, si lascia scivolare sul piatto della doccia, stringendo le ginocchia al petto e nascondendovi il viso, mentre l'acqua le batte sulle spalle e sulla schiena come mille aghi.

Un lieve bussare alla porta la riporta alla realtà. “Un attimo. Arrivo subito”. Veloce si asciuga con la bacchetta e indossa una maglietta a righe bianche e blu e un paio di jeans. Non ha mai sopportato la moda magica - a dirla tutta non ha mai seguito nemmeno quella babbana - ma con qualcosa dovrà pur vestirsi, no? Che almeno, dopo averle tolto tutto, le lascino qualcosa della sua vecchia vita è chiedere troppo?

 

§ § § § § § § § § §

 

“Blaise, mi stai ascoltando?”

“Sì, certo, solo, stavo riflettendo”.

Il processo si è appena concluso. Suo padre è stato riconosciuto innocente e lui dovrebbe trovarsi a casa con i suoi per accogliere la sua sorellina.

Lui. Ha. Una. Sorella. Una sorella che lo odia. Una sorella a cui LUI ha insegnato a odiarlo.

“Io ti sto dicendo che ho appena scoperto di avere una sorella, e tu che fai, rifletti? E di cosa, di grazia?”

“Sto riflettendo sul fatto che tu non dovresti trovarti qui” prova a farlo ragionare l'amico, anche se sa perfettamente per quale motivo Draco è andato a sfogarsi da lui.

“Ti sto annoiando, Blaise? Basta saperlo” e così dicendo fa per dirigersi verso il camino, ma viene fermato dal moro.

“No, mi stavo solo chiedendo come si dovesse sentire lei. Ti rendi conto, Draco, che il Ministero le ha praticamente ingiunto di lasciare la casa che ha sempre creduto la sua e di trasferirsi seduta stante al Manor, dove tra l'altro è stata anche torturata? E il tutto scortata dagli Auror come se fosse una criminale? Draco, lì dentro tu sei l'unico che lei conosce bene”.

“E come mi sento io, invece, non è importante, vero? Anch'io mi sono ritrovato una sorella fra capo e collo. Una sorella, tra l'altro, che non sapevo di avere e che mio padre mi ha insegnato a disprezzare. Sono sei anni, Blaise, sei, che la insulto pesantemente, e l'ultimo anno, che ho fatto? Non solo non ho impedito alla cara zia Bella di torturarla, ma ho anche cercato di accopparla a Hogwarts! Con quale faccia ora la affronto? No, grazie, Blaise, ma non ce la faccio. Non ora, per lo meno”, In fondo, lui è una serpe, i problemi non li contrasta di petto come i Grifoni, no, lui preferisce evitarli, ma sa anche che non può nascondersi all'infinito a Zabini Manor, prima o poi dovrà pur tornare a casa.

“Direi che questa è l'occasione giusta per farti perdonare da lei per tutti gli insulti e le bassezze che le hai riservato durante gli anni di scuola. Per quanto riguarda, invece quanto accaduto a casa tua a Pasqua, non credo che lei ti incolpi più di quanto incolpi Lucius, in fondo tu hai fatto finta di non riconoscerli e da solo contro quella pazza di Bellatrix tu non avresti potuto fare molto. E a Hogwarts non sei stato tu a invocare l'Ardemonio”, constata pacato Blaise. Tra i due è sempre stato lui la voce della coscienza.

“Dimentichi che ho duellato contro Potter e Lenticchia per impedirgli di salvarla”. Niente da fare, quando si mette in testa una cosa è difficile, se non impossibile, convincerlo che si sta solo facendo delle seghe mentali inutili.

“E cosa pensi di fare, sfuggirle per sempre? Ora dovrete convivere sotto lo stesso tetto, Draco. Quindi, prendi tutto il tuo coraggio, vai da lei e... chiedile scusa”, lancia la bomba.

“Chiedere scusa? Io devo chiedere scusa? Non si è mai visto un Malfoy chiedere scusa. Per giunta a … a...”

“A un'altra Malfoy. Draco, adesso Hermione è tua sorella, fattene una ragione”.

“Sì, sì, vallo a dire a lei questa notte quando nel silenzio del Manor si intrufolerà in camera mia per lanciarmi qualche terribile anatema”, e si avvicina al camino.

“Te l'hanno mai detto che se fossi un Babbano avresti una carriera assicurata come attore?”, lo prende in giro mentre l'amico sparisce fra le fiamme del camino.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Harry ti rendi conto? È una Malfoy! Miseriaccia”, l'espressione schifata di Ron fa a gara con quella che assumeva Draco quando incrociava loro tre nei corridoi della scuola.

“Ron, ti vuoi fermare, per favore, mi stai facendo venire il mal di mare”. Anche Ginny è rimasta interdetta dalla testimonianza di Lucius. Avrebbe voluto parlare con l'amica, ma all'uscita dall'aula, Hermione era stata presa in consegna dagli Auror, neanche fosse chissà quale terribile Mangiamorte. È forse l'unica in quel salotto a Grimmauld Place a cercare di mettersi nei panni dell'amica e proprio non capisce l'astio di Harry e Ron.

Harry. L'ha sempre considerata come la sorella che non ha mai avuto.

Ron. Finalmente dopo anni è riuscito a dichiararsi.

Due decerebrati. Ecco cosa sono. Insomma, cosa cambia se il suo cognome è Granger o Malfoy? In fondo, ciò che noi chiamiamo rosa, senza il suo nome avrebbe pur sempre lo stesso dolce profumo. O no? Stanca di sentire le paranoie di suo fratello, si alza e si avvia verso l'uscita del salotto.

“Dove stai andando Ginny?” Le chiede Harry, che fino a quel momento non ha aperto bocca, lasciando libero sfogo al suo migliore amico.

“In camera, Harry, me ne sto andando in camera mia perché non ne posso più di sentire mio fratello parlare male della mia migliore amica, che per inciso è anche la sua fidanzata, o almeno dovrebbe esserlo”, sbotta stancamente lei.

“Miseriaccia, Ginny, ti sei dimenticata di cosa ti ha fatto suo padre il tuo primo anno a Hogwarts? E di suo fratello, vogliamo parlarne, eh?” Inveisce invece Ron.

“Appunto, suo padre, non lei, che per anni vi ha parato il culo con Voldemort e con i professori, o ve lo siete già dimenticati? Oh, certo, chi se ne frega se sono gli altri ad aver bisogno di sostegno, l'importante è che vi si aiuti a voi, vero?”

“Ginny, Ron non ha tutti i torti” prova a stemperare l'atmosfera Harry, ottenendo, però, l'effetto contrario.

“COOOOOOOOOOOOOSA?” I due ragazzi diventano momentaneamente sordi. “Ma vi sentite quando parlate? Non ha scelto lei di nascere in quella famiglia, né tanto meno di venire rapita. È sempre la nostra amica Hermione”. Ha quasi le lacrime agli occhi, Ginny. Possibile che suo fratello e il suo fidanzato dimostrino di avere la mentalità di un troll? Possibile che la guerra non abbia insegnato nulla proprio a loro due? Esce dalla stanza, prima di poter compiere qualche gesto di cui poi si sarebbe pentita (forse) e si dirige in camera del fratello, per scrivere un messaggio a Hermione. All'uscita del tribunale non le è stato possibile parlarle, e anche in quei giorni non ha avuto molte possibilità, visto il trasloco a Grimmauld Place, ma ora, finalmente, è riuscita a ritagliarsi qualche momento libero.

 

Ciao Hermione, come stai?

Io mi sono appena trasferita a Grimmauld Place, insieme a Harry e Ron.

Sì, c'è anche lui perché mamma e papà non erano contenti che convivessi senza essere sposata, così mi hanno appioppato quella cozza di mio fratello.

Beh, all'inizio, quando Harry me l'ha chiesto, anch'io ero un po' combattuta, ma tu sai da quanto tempo gli morivo dietro e ora che finalmente tutto è finito e lui finalmente si è fatto avanti, la mia indecisione è durata pochi giorni, anche perché l'aria alla Tana senza Fred è diventata pesante. Forse sono stata egoista a lasciare a casa mamma e papà da soli, visto che qui con me c'è anche Ron, come ti ho detto, ma in fondo, tra poco ritorneremo a scuola, cioè, io tornerò a scuola, perché so che Harry ha accettato la proposta di entrare subito all'accademia Auror e invece Ron aiuterà George al negozio.

Tu, invece, come te la passi? Ti trattano bene al Manor o son sempre i soliti Malfoy con la puzza sotto il naso? Oh, Morgana, scusami, adesso anche tu sei una Malfoy, ma non volevo offendere te, giuro; hai capito no, a chi mi riferisco, vero? Vero? Dimmi di sì, ti prego, o non riuscirò più a fare pace con la mia coscienza. Sì, lo so, sono sempre la solita esagerata.

Comunque, sul serio, come stai?

Se ti va, possiamo incontrarci qualche volta per fare due chiacchiere, qui a Grimmauld, alla Tana con mamma, che sono sicura sarà molto contenta di rivederti, oppure da te al Manor (però in questo caso tienimi lontano Lucius, soprattutto se vedi che ha qualche libro in mano; ok, scusami, questa era pessima), o a Diagon Alley, magari alla gelateria di Florian? Che ne dici? Fammi sapere... A disposizione qui ho solo Leotordo...

Un abbraccio, Ginny.

 

Arrotolò la pergamena e la legò alla zampa del vecchio gufo: “A Hermione Malfoy, solo a lei, e aspetta la risposta”. Ciò detto liberò nell'aria il rapace e scese in cucina. Aveva voglia di sfogarsi e avrebbe cucinato una torta. Di quelle che amava lei e che invece schifavano il fidanzato e il fratello. La vendetta è un piatto che va servito freddo, come il dessert. Ok, a lei personalmente non avevano fatto alcun torto, che lei sapesse, ma ferire così la sua migliore amica era come ferire lei stessa.






*Nota dell'autrice: in questo capitolo compare , come avete notato, per ben due volte una citazione di un'opera che personalmente amo molto, "Romeo e Giulietta" di Shakespeare, e che ho conosciuto per la prima volta quando ero ancora una bambina guardando il cartone animato "Candy Candy" (a quell'epoca si chiamavano ancora cartoni animati, e non manga, ed erano disegnati a mano; infatti alla Toei Animation lavoravano decine di disegnatori).

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***




Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.





Capitolo 2

 

Christopher Lasch ha scritto:

La famiglia È un'oasi

in un mondo spietato”

(Episodio 5*17 Criminal Minds, “Il Re solitario”)

 

 

Cara Ginny,

mi ha fatto molto piacere ricevere il tuo messaggio.

Sono contenta che finalmente Harry si sia deciso a dichiararsi, ma tu sei sicura della tua decisione? Scusami, non mi piace fare la parte della guastafeste, è solo che la decisione di andare a convivere mi sembra una cosa così importante che non vorrei che fosse dettata solo dal bisogno di cambiare aria. Sia tu che Harry meritate la più grande felicità e per questo mi preoccupo che poi, in futuro, non ve ne dobbiate poi pentire, tanto più che resterete separati per molti mesi, ma credo che questo non possa fare altro che bene a tutti e due. A proposito, non sai come mi hai reso felice dicendomi che tornerai a Hogwarts. Sai, anch'io ho deciso di cogliere l'opportunità che è stata data a tutti noi di poter terminare gli studi: non vedo l'ora di tornare al Castello. I Malfoy, sono sempre i Malfoy. Morgana, faccio fatica a considerarmi anch'io una Malfoy. Per quasi diciannove anni sono stata una Granger e di punto in bianco mi ritrovo a essere un'altra persona, ma di questo mi piacerebbe parlartene di persona. Se per Molly non è un problema, avrei voglia di venire alla Tana: ho così tanto bisogno di un consiglio! Ma non voglio rovinarti la sorpresa, preferisco raccontarti tutto dal vivo. Vorrei, però, sapere una cosa: Ron come l'ha presa? In tutti questi giorni non ho ancora ricevuto un suo messaggio, e neanche da parte di Harry. Non saranno mica arrabbiati con me, vero? Al processo ho avuto come l'impressione che li schifassi, ma si è trattato solo di una mia impressione, giusto? Giusto? Fammi sapere quando posso venire a farvi visita alla Tana.

Ciao e a presto.

Un abbraccio,

Hermione.

 

Era contenta che la sua migliore amica non le avesse voltato le spalle, ma anche delusa dal comportamento di Harry e Ron. Certo Ginny le aveva scritto che erano stati occupati col trasloco a Grimmauld Place, ma Ginny era riuscita infine a trovare un momento per scriverle e quella pergamena recava solo una firma. Sconsolata, dopo aver consegnato la risposta al vecchio gufo, si lasciò cadere sull'ampio letto. Mai come in quel momento sentiva di aver bisogno dei suoi amici.

Il giorno prima, i suoi genitori l'avevano convocata nello studio di Lucius per parlarle del suo futuro: era una Malfoy e da lei ci si aspettava un matrimonio con un degno Purosangue. Nel suo caso, i nomi papabili erano Zabini, Nott e Pucey. Che gentili: le avevano lasciato il diritto di scelta! Fra due settimane avrebbe fatto quello che una volta veniva definito il proprio “ingresso in società” e da lì avrebbe cominciato a frequentare i tre rampolli per poterli conoscere meglio e quindi scegliere chi sposare. Doveva sentirsi fortunata, a suo fratello questa possibilità era stata preclusa, visto che il suo contratto di matrimonio con la giovane Greengrass era stato stipulato alla nascita di quest'ultima. Perché allora, lei, in quel momento si sentiva tutto, tranne che fortunata? Perché lei sapeva già di chi era innamorata: Ronald Bilius Weasley. Ma lui, l'avrebbe voluta ancora? Perché in quel caso, Malfoy o no, avrebbe lottato per il loro amore, ma se quella al tribunale fosse stata qualcosa di più di una semplice suggestione? Se veramente il fatto di essere una Malfoy avesse veramente compromesso quel sentimento neonato e lui non avrebbe più voluto saperne di lei? E Harry? Cosa pensa lui di tutta questa situazione? Perché non l'ha ancora cercata? Sono sempre stati l'un per l'altra il fratello e la sorella mai avuti, e ora perché quel girarle la schiena? Possibile che quella di Shakespeare sia solo una frase come tante? Eppure è sempre stata la sua citazione preferita, che ha sempre cercato di fare sua. Evidentemente, però, valeva solo per lei. Si alza di botto: “Oh, è inutile Hermione che ti fasci la testa prima di essertela rotta. Magari è solo perché sono stati impegnati e hanno affidato il compito di scriverle a Ginny e forse vogliono farti una sorpresa. Sì, sicuramente è così, vedrai che li ritroverai tutti quanti alla Tana tra qualche giorno” pensa fra sé e sé, mentre si dirige all'armadio per cambiarsi d'abito: a parte il fatto che sia Narcissa che Lucius (ancora le riesce difficile – diciamo pure impossibile – chiamarli genitori) ci tengono al cambio d'abito per i pasti, quella sera, a cena, sono attesi i Parkinson. Merlino, Morgana, Circe e tutti i quattro Fondatori, dovrà subire per tutta la serata faccia-da-carlino-Parkinson e sue assurde chiacchiere, ma, soprattutto, dovrà ricordarsi di chiamarla per nome e non con il solito soprannome con cui era conosciuta a Grifondoro. Merlino!, già è difficile chiamare suo fratello per nome anziché Furetto platinato, come farà? E come se nulla fosse, il suo cervello la dirotta verso un altro pensiero: se le è praticamente impossibile considerare Lucius e Narcissa come i suoi veri genitori, altrettanto facile è stato considerare Draco come fratello: forse perché è più giovane e lei ha sempre desiderato un fratellino e/o una sorellina? Ora finalmente ce l'ha. Non è esattamente il tipo che avrebbe desiderato, ma del resto mica se lo deve sposare, e comunque, durante quelle prime settimane di permanenza al Manor le è sembrato l'unica persona umana nei suoi confronti; Lucius si è sempre comportato in maniera fredda, distaccata, mentre Narcissa si è calata nella parte di mamma-chioccia, come a voler recuperare il tempo perso e dimostrarle che se solo le avessero dato l'opportunità anche lei sarebbe stata una brava madre, forse anche di più della signora Granger. Draco, invece, è appunto l'unico che, pur non avendo cambiato del tutto il proprio comportamento verso di lei (in fondo si erano odiati fino a cinque minuti prima), non cammina sulle punte in sua presenza e di questo gli è grata. Spera solo che a cena le sia in qualche modo d'aiuto con Pansy.

Rientrata in camera, trova Petra, l'elfa domestica che le è stata donata dai suoi genitori al suo arrivo.

Ma che gentili! Perfino un'elfa come regalo di compleanno! Subito, è stata lì lì a liberarla, poi, stupendo Draco e se stessa, ha deciso di tenerla: i grandi occhi azzurri della creatura le hanno ricordato Dobby e il vederla piena di aspettativa nei suoi confronti l'ha spinta a tenerla, l'importante, dopotutto è considerarla alla stregua di un essere umano. Come prima cosa, le ha chiesto di non chiamarla padrona, ma vederle gli occhi riempirsi di lacrime per paura di averle recato in qualche modo dispiacere, l'ha fatta subito capitolare – e padrona sia!

Mentre lei si stava facendo la doccia, Petra le ha già preparato tutto l'occorrente per la serata, compreso il corto abito dalla linea leggermente svasata color corallo che si era scelta personalmete prima di entrare in bagno. È in crepe de chine, a fascia, con i seni drappeggiati e incrociati e un'unica spallina composta da tante rose; sotto i seni, una striscia di raso delimita la gonna svasata e lunga al ginocchio e ai piedi un paio di sandali dorati. Come acconciatura, l'elfa le pettina i capelli in un modo che ricorda vagamente la ruota svedese. Nessun gioiello, solo un paio di orecchini di corallo a forma di piccola margherita e un finissimo braccialetto in oro, ma nessuna collana: la spallina è troppo vistosa per permetterle di agghindarle il collo e a lei gli eccessi non sono mai piaciuti.




§ § § § § § § § § §

 

“Uff...” Ennesimo sbuffo annoiato di Draco che come al solito è andato a chiamarla per la cena.

“Ma la smetti di sbuffare! Sembri la locomotiva dell'Hogwarts Express”.

“Senti, Zannuta so-tutto-io...”, comincia, ma Hermione lo interrompe immediatamente: “Aha, eccoti qui, finalmente. Sai, cominciavo a chiedermi che fine avesse fatto il Draco che conoscevo! E comunque, guarda qui” e sfodera un sorriso a trentadue denti, “non mi pare che tu possa più chiamarmi Zannuta”.

“E di questo chi devi ringraziare, eh, sentiamo un po'?” Ghigna il fratello.

“Mammamia, quant'è smisurato il tuo ego. Comunque, sei venuto a chiamarmi per la cena?” Chiede, già in preda al panico.

“No, manca ancora un po'. Sono venuto per prepararti ad affrontare al meglio la serata”, spiega lui.

“Cos'è, mammina e papino hanno paura di fare brutta figura con i loro amici a presentare una figlia cresciuta tra i Babbani? Guardate che sono stata educata nel migliore dei modi!” Sbotta indignata.

“Nessuno lo mette in dubbio... cioè, si tratta pur sempre di Babbani e i Parkinson, assieme ai Malfoy e a poche altre famiglie, rappresentano l'élite del Mondo magico, quindi non credo che l'educazione che hai ricevuto sia consona alla situazione e in più”, blocca con un gesto della mano come se dovesse scacciare un insetto fastidioso il suo tentativo di interromperlo nuovamente, “considera che quella di questa sera sarà solo un banco di prova per il tuo Ingresso in società, fra due settimane. A seconda degli errori questa sera, nelle prossime due settimane verrai corretta da alcuni precettori. E considerando i tuoi rapporti con Pansy...” e lascia volutamente la frase in sospeso.

“Tu... tu non mi aiuterai questa sera, quindi?” Chiede titubante. Non che ci sperasse poi tanto, però, come si dice, la speranza è sempre l'ultima a morire, ma quella frase del fratello non lascia molto spazio ai dubbi. Infatti: “E perdermi tutti i rospi che Pansy ti farà ingoiare? Nah...”

“Bene, allora puoi informare mammina e papino che anche se ho un cuore grifono, dopotutto sono una Malfoy, e i Malfoy sono delle Serpi, giusto?”

Per quanto la sua carnagione glielo consente, Draco sbianca visibilmente: “Cosa vuoi dire?”

“Provare per credere” è la sibillina risposta di Hermione.

“Sul serio, Hermione, per quanto tu non possa sopportare Pansy, ricorda che i Parkinson sono pur sempre degli amici di famiglia. Se non vuoi farlo per nostro padre, e qui posso anche provare a capirti, fallo almeno per nostra madre”. Il suo tono di voce sembra... accorato? Possibile?

Hermione si morde il labbro inferiore: è combattuta. Da una parte la sola idea di sedere alla stessa tavola con dei Mangiamorte le va rivoltare lo stomaco, ma dopotutto, i Granger, quelli che lei ha considerato i propri veri genitori per quasi diciannove anni, non meritano di essere derisi per la sua presunta maleducazione, quindi, sì, si comporterà da perfetta strega dell'élite magica. Sarà solo per loro che proverà a ingoiare i rospi di Pansy, non per Narcissa.

“D'accordo, ci proverò”, cede alla fine.

Draco espira con sollievo.

“Guarda che non ho promesso niente. Ho solo detto che ci proverò. In fondo, tutti abbiamo diritto a una seconda opportunità, ma ti avverto: se Pansy proverà anche solo una volta a insultare i Babbani e i Granger in particolare, nonché tutti i miei amici, si pentirà mooooooolto amaramente di averlo fatto. E questa non è una semplice minaccia, ma una promessa. Anzi, considerala alla stregua di un voto infrangibile”. Lo ammonisce lei.

“Addirittura un voto infrangibile, non ti sembra di esagerare?”

“Forse”, conviene lei, mordendosi ancora una volta il labbro inferiore, gesto che non passa inosservato al fratello: “E smettila di morderti le labbra. Quello è uno dei tic che Lucius proverebbe senz'altro a farti correggere dai suoi precettori. E tu non vuoi trascorrere il tuo prezioso tempo con insulse lezioni di bon ton, giusto?”

“E va bene, va bene”, sbotta lei, “ come se nessuno di voi avesse dei propri tic”.

“Ehi, io non ho nessun tic. Hai dimenticato con chi stai parlando? Io sono Draco Lucius Malfoy, praticamente perfetto”.

“Talmente perfetto da avere un ego smisurato e dal serrare ritmicamente la mascella ogni volta che sei nervoso o qualcuno ti contraddice”, lo canzona lei.

Entrambi i fratelli sono sereni, in quelle ultime settimane sono riusciti a tenere delle conversazioni civili, senza sentire il bisogno di insultarsi pesantemente. Certo, la strada verso la completa accettazione è ancora lunga, in fondo si sono cordialmente odiati per sette lunghi anni e scoprire così all'improvviso di non essere più coccolatissimi figli unici è un'esperienza traumatica, tanto per uno, quanto per l'altra.

Porgendole il suo braccio, Draco l'accompagna fuori dalla camera. A quest'ora oramai i Parkinson saranno già arrivati.

Come previsto, sono già tutti nel salottino verde, quello vicino alla piccola sala da pranzo privata. Questo significa che si tratta di una cena informale. Hermione pare rilassarsi impercettibilmente.

Appena i due fratelli entrano nel salottino, i coniugi Parkinson si alzano e salutano dapprima Draco e poi tendono la mano a Hermione; il signor Parkinson le fa addirittura un elegante baciamano. Pansy, invece, rimane immobile seduta in poltrona, il suo sguardo è decisamente privo di ogni emozione. Che cosa pretendono da lei i suoi genitori? Che diventi improvvisamente amica di una ragazza che fino a pochi mesi prima non poteva neanche vedere? In un angolino del suo cervello, una vocetta le consiglia che per Hermione è la stessa cosa. Forse questa assurda situazione potrebbe essere l'inizio se di un'amicizia, almeno di un rapporto di complicità, ma la ragazza tacita immediatamente questa voce, o almeno così le pare in un primo momento.

“Signori Parkinson, Pansy”, saluta educatamente Hermione, “è un piacere avervi qui, questa sera”.

“Sì, come no”, borbotta sottovoce Pansy, in modo che nessuno possa sentirla.

“Oh, cara, devo ammettere che in queste settimane hai fatto davvero un buon lavoro. Non deve essere stato facile, per te educare in maniera purosangue una persona cresciuta tra quei selvaggi. Chissà quanto hai sofferto, povero Lucius?” Chiede in modo affettato Avril Parkinson.

Draco stringe ancora di più la stretta al braccio della sorella, mentre Pansy si lascia sfuggire un sorrisino isterico. Lucius e Narcissa, invece, conservano il loro aplomb. Dal canto suo, Hermione ha fatto una promessa a Draco, e lei ha una sola parola, anche se la tentazione di schiantare quei tre è forte, molto forte.

“In realtà, cara Avril” interviene a sorpresa Lucius, “ho sofferto come avrebbe sofferto qualsiasi padre a cui hanno rapito la propria figlia, ma che per il suo bene, e quello di tutti gli altri membri della famiglia, non può fare nulla. Sai, non avrei mai pensato diciannove anni fa che un giorno avrei ringraziato mia cognata per quel gesto. I Granger, per quanto Babbani, hanno cresciuto in maniera encomiabile mia figlia e anche se non sono stati capaci di tenerla lontano dai guai, devo ammettere che l'hanno educata bene. Certo ci sarà ancora del lavoro da fare per renderla una degna Purosangue, ma penso che questo non sia un gran sforzo”. Hermione rimane in un primo momento a bocca aperta: Lucius che difende i Babbani? La seconda parte della frase, però, la riporta alla realtà: si tratta pur sempre del vecchio Lucius Malfoy, e comunque stava difendendo lei, una Malfoy a tutti gli effetti, nonché, particolare di primaria importanza, sua figlia.

L'atmosfera si sta surriscaldando leggermente, ma Narcissa, da perfetta padrona di casa, attira su di sé l'attenzione: “Bene, signori, se volete seguirmi, la cena sta per essere servita” e li accompagna, al braccio del marito, in sala da pranzo. Chiudono la fila i tre ragazzi, Draco al centro e mai come in quest'occasione si sente tra due fuochi.

“Prima dicevo sul serio, Pansy, mi fa piacere che questa sera ci sei anche tu”, rompe il ghiaccio Hermione.

“Ma non mi dire!?” Risponde, invece, la mora.

“Pansy...”, l'avverte Draco. Prima ha estorto una promessa dalla sorella, ma se l'amica continua su questa strada, dubita che Hermione possa considerarsi ancora vincolata alla parola data, anche in considerazione dell'avvertimento non meglio specificato lanciatogli.

“Io credo che potremmo, e dico: potremmo, cercare di diventare amiche. In fondo, nessuna delle due vorrebbe essere qui in questo momento, quindi almeno una cosa in comune l'abbiamo”.

“Parla per te, io qui sto benissimo, o forse sei tu che ti senti inferiore?”

1 a 0 per Pansy; pluffa al centro, pensa Hermione.

“Pansy, basta così!” La riprende duramente Draco.

Intanto, sono arrivati in sala da pranzo: ai due capotavola, i padroni di casa; ai lati di Lucius prendono posto a destra Draco e a sinistra Hermione, che si ritrova seduta vicino a Pansy, mentre accanto a Draco ci sono Avril e Peter Parkinson.

Fantastico, proprio vicino a Faccia-di-Carlino mi tocca mangiare, medita Hermione.

Stupendo, proprio vicino alla Zannuta so-tutto-io mi è toccato sedermi, riflette Pansy.

Stasera ci sarà di che divertirsi, peccato che non ho scommesso con Hermione su chi avrebbe ingoiato più rospi, ghigna divertito Draco.

“Allora, Hermione”, intavola il discorso Peter Parkinson, “so che sei stata definita da più parti come la strega più intelligente della tua generazione, hai qualche idea sul tuo futuro?”

Ma non dovrebbe essere la padrona di casa a indirizzare per prima il discorso? Pondera tra sé e sé Hermione, ma prontamente risponde: “Ho appena ricevuto un gufo dalla professoressa Mc Granitt, la nuova preside di Hogwarts, in cui mi informava che c'era la possibilità di terminare gli studi e prendere i MAGO per quegli studenti che non hanno potuto frequentare l'ultimo anno, per un motivo o per l'altro. Penso di approfittare dell'occasione”.

“Oh, giusto, se non ricordo male, invece di frequentare hai trascorso quei mesi in campeggio in compagnia di due ragazzi in giro per la gran Bretagna”, la interrompe cattiva Pansy, ignorando volutamente l'occhiata di fuoco di Draco, anche se non capisce come mai il ragazzo non la stia sostenendo.

I coniugi Malfoy sbiancano: quella è senz'altro una macchia sul curriculum della perfetta ragazza purosangue, ma Hermione non dà segno di voler rispondere alla frecciata e prosegue nella sua risposta: “Una volta conseguiti i MAGO, però non ho ancora deciso se iscrivermi a Legismagia o a Medimagia; del tutto sommato ho ancora un anno di tempo per decidere.”

“Non si è mai visto una ragazza purosangue lavorare”, bercia Avril, cercando il sostegno dei padroni di casa. Sostegno che, però, non arriva perché è ancora una volta Hermione a prendere la parola: “Con tutto il rispetto, signora Parkinson”, e sottolinea la parola signora, “non mi garba molto essere paragonata a un cavallo e in ogni caso non vedo cosa ci sia di disonorevole nel lavoro”.

“Cara”, interviene Narcissa, “Avril non ti ha assolutamente paragonato a un cavallo”. Cerca di sedare gli animi, mentre suo marito e suo figlio paiono divertiti dalla piega che sembra abbiano preso gli eventi. Passi per Draco, ma da Lucius, quel suo ghigno non se lo aspettava.

“Madre, perdonate il mio intervento” - ancora le riesce difficile darle del tu - “Signora Parkinson, mi scusi, non volevo offenderla, ma vede, come ha notato lei giustamente poco prima, io sono cresciuta nel mondo babbano e lì per purosangue si intendono i cavalli. Di razza, certo, e con pedigree immacolato, ma pur sempre cavalli. Penso che anche lei convenga che per una ragazza come me può risultare offensivo sentirsi apostrofata in quel modo”.

Lucius è orgoglioso di sua figlia, anche se non lo ammetterebbe mai, è sicuramente una Malfoy, senza dubbio.

“Oh, certo cara, non preoccuparti, anzi sono io che ti chiedo scusa se ti ho offeso con quel commento”, un tono che più falso non si può, “In ogni modo, trovo che lavorare per una donna della nostra estrazione sociale sia alquanto disdicevole, soprattutto se dovrà lavorare a stretto contatto con colleghi maschi”.

“Mi scusi, ma continuo a non vedere il collegamento con la mia istruzione. Quale che sia il ramo di studi che intendo seguire dopo i MAGO, sia che deciderò di intraprendere o meno una carriera lavorativa (anche in considerazione del mantenimento di un'eventuale famiglia), è comunque una cosa che decido di fare per me stessa, e la cultura non c'entra niente col lavoro, per come la vedo io”.

“Oh, ma per la cultura non devi preoccuparti, la vostra biblioteca è tra le più fornite del Mondo magico. Se non erro, Lucius, solo quella di Hogwarts supera la vostra a quantità di libri”, interviene il signor Parkinson.

“Esattamente, caro Peter. Tuttavia, sia io che mia moglie riteniamo che non ci siano impedimenti se i nostri figli vogliono proseguire i loro studi. Per quanto riguarda la carriera lavorativa di Hermione, comunque, credo che di questo lei dovrebbe discuterne con suo marito”, la difende suo padre.

“Quindi Hermione, ti stai per fidanzare? Io devo aspettare ancora un anno, ma i miei genitori hanno firmato un accordo con i Flitt”. Questa volta Pansy sembra quasi cortese.

“Fra due settimane verrò presentata ufficialmente all'élite magica come Hermione Narcissa Malfoy. In quest'occasione mi saranno presentati tre ragazzi, i quali per un certo periodo di tempo mi faranno da cavalieri serventi. Alla fine deciderò chi di loro avrà l'onore di donarmi l'anello di fidanzamento”, spiega compita la riccia.

“E sai già chi sono?” Che cos'è questa novità? I genitori dei ragazzi purosangue firmano tra di loro gli accordi matrimoniali. Ai giovani non è lasciato alcun margine di scelta.

“Sono sicura che la tua famiglia ha già ricevuto l'invito. Non voglio certo rovinarti la sorpresa” e le fa l'occhiolino, quasi a prenderla in giro. Infatti, Pansy arrossisce dalla rabbia, ma quella è la casa di Hermione e tocca a lei ingoiare il rospo: 1 a 1 per Hermione; pluffa al centro.

Ancora un po' e la lingua di Draco cesserà di esistere, a forza dei morsi che si sta dando il ragazzo nel tentativo di non scoppiare a ridere: non l'avrebbe mai detto, ma sua sorella ha classe.

Pansy, tuttavia, non demorde e cattiva le chiede: “Tra questa di fortunati c'è anche il pezzente? Voglio dire, Weasley?”

“Pezzente? Perché?” Fa la finta tonta, ma quella domanda ha ripreso a far sanguinare il suo cuore: come le sarebbe piaciuto che tra gli invitati ci fossero anche Ron e Harry, ma prima di invitarli, vuole aspettare un loro gesto.

“Beh, non si può certo dire che navighino nell'oro”, bercia imperterrita Pansy.

“Arthrur ha sempre vissuto e lavorato in modo che quando i suoi figli penseranno alla correttezza e all'integrità penseranno a lui. Ricchezza e povertà non sono quelle che misurano i folletti della Gringott, ma quelle che riempiono la nostra anima. È questo quello che ho imparato sia vivendo tra i Babbani, sia frequentando Hogwarts”. Lancia uno sguardo al fratello: se avessero scommesso, lei avrebbe sicuramente perso, ma quando le toccano gli amici, è più forte di lei, la leonessa sopita si risveglia e ruggisce, come la vera regina della savana.

“Questo, però, non cambia la loro situazione economica”, conviene Peter.

“Certo, ha ragione, del resto io sono solo una ragazzina che non ha ancora preso i MAGO e non capisce niente di economia e finanza. Il fatto è che sono un'inguaribile romantica e ho sempre misurato la ricchezza delle persone secondo la loro bontà d'animo”, esala in soffio di voce. Per quanto Mangiamorte, i Parkinson sono pur sempre amici di famiglia e offendendo loro, Lucius potrebbe interpretare il gesto come un'offesa a lui stesso. Possibile che debba camminare sulle uova anche con i suoi familiari?

“Oh, non ti preoccupare, cara, alla tua età tutte le ragazze sono romantiche, ma presto capirai che una bella camera blindata (ma anche più di una) vale molto di più della bontà d'animo di un uomo” constata Avril e suo marito annuisce.

A Hermione, questa volta, non resta altro che annuire: è stato così anche per i suoi genitori, è così anche in alcune famiglie babbane. Quante donne sono disposte a farsi calpestare per un nome e un conto in banca? Troppe, anche tra le babbane.

“Credo che abbia ragione signora Parkinson”, cede, “anche nel mondo babbano molte donne la pensano così, ciononostante spero che voglia lasciarmi ancora per un po' i miei sogni di adolescente”. No, non può lasciarle l'ultima parola.

“A volte la cosa migliore per l'uomo sarebbe prendere alla lettera questa metafora ormai logora: 'La vita è un sogno'. Dare importanza a questo sogno è volere che degeneri in un incubo”, cita Pansy, nella sua migliore imitazione di Hermione a durante le interrogazioni a Hogwarts.

“Conosci gli autori babbani, Pansy? Non ti ho mai vista frequentare le lezioni di Babbanologia”, freccia Hermione.

“Come, scusa?” Chiede sorpresa la mora.

“Hai appena citato Louise-Victorine Ackermann Choquet in “Pensieri di una solitaria” del 1882.

Beh, sì, sai, non sei l'unica a sapere le cose”, afferma, soddisfatta di se stessa, Pansy. Lo sguardo che le rivolgono i genitori non potrebbe essere più orgoglioso.

Naturalmente. Quindi non potrete più chiamarmi dispregiativamente So-tutto-io” conviene la riccia.

I genitori di Pansy, e Pansy stessa, impallidiscono a quella rivelazione, mentre i coniugi Malfoy rivolgono uno sguardo interrogativo ai Parkinson. A questo punto, Pansy cerca di salvare il salvabile: “Draco, sei stato tu, vero il primo a chiamarla così, per la sua tendenza a usare sempre un tono pieno di saccenza a scuola, vero?”, lo accusa.

Narcissa gli rivolge uno sguardo di fuoco, mentre a lui va di traverso l'ultimo boccone del dessert, quello che dovrebbe essere il più gustoso, e anche l'occhiata che gli indirizza Lucius non è delle più amichevoli.

“Eravamo solo dei bambini a quell'epoca” cerca di difendersi lui. Ma con che coraggio i suoi lo guardano in quel modo, quando sono stati proprio loro a insegnargli a disprezzarla?

“E poi anche lo Sfregiato e Lenticchia non ti sopportavano all'inizio”, si rivolge direttamente alla sorella, “ma col tempo siete diventati ottimi amici”.

“Già”, risponde lei, con lo sguardo basso, il piatto ormai vuoto.

“Oh oh, guai in Paradiso?” chiede in modo mellifluo Pansy.

1... 2... 3... 4... 5... conta Hermione per cercare di trattenersi dallo schiantarla seduta stante.

Per fortuna, in quel momento Narcissa si alza, segnando la fine della cena: “Cosa ne dite di ritirarci nel salottino verde a prendere il caffè?”

E tutti la seguono.

“Cara, prima hai detto che ritieni la tua cultura personale molto importante, quali sono le tue letture preferite?” Le chiede, questa volta gentilmente e senza sottintesi, la signora Parkinson.

“Beh, tralasciando i testi propedeutici di Incantesimi e Trasfigurazione, e considerato che sono cresciuta tra i Babbani, amo molto Shakespeare, Wilde e la Austen”.

“Non ritieni che “Il ritratto di Dorian Gray” sia un testo di Magia Oscura?” Le chiede a questo punto Peter Parkinson: non gli è piaciuta la frecciata che la ragazza ha lanciato poco prima alla figlia; i Babbani saranno anche esseri inferiori, ma per combattere i propri nemici bisogna prima di tutto conoscerli.

“Dipende dalle intenzioni che ha la persona che legge l'opera, ma non penso che Wilde fosse un Mago oscuro, anzi, dubito che fosse un qualsiasi mago: una tale notizia non è riportata in nessun libro”. Cerca di mantenere il tono il più neutro possibile.

Ma non finisce mai la serata?

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***






Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.









Capitolo 3

 

Euripide ha detto:

Quando un uomo buono viene ferito,

chiunque si dica buono deve soffrire con lui”

(Episodio 1*05 Criminal Minds, “Doppia immagine”)

 

Mi sono sempre definita una ragazza affascinante, il cui fascino non era dato da una bellezza esteriore, bensì dalla propria particolarità. Non sono nata come tutti gli altri bambini. Io sono nata dormendo! E quando l'ostetrica mi schiaffeggiò leggermente il viso per svegliarmi e indurmi così a respirare autonomamente, si trovò di fronte un paio di occhi che non erano di un azzurro slavato tipico di tutti i neonati: i miei occhi avevano già un colore definitivo, uno era di un azzurro cielo, mentre l'altro era di un caldo color nocciola. Ma ora, il mondo non potrà più beneficiare di questa particolarità. Non posso muovermi. Il mio corpo è stato immobilizzato, ma il dolore che sto provando in questo momento è forse più forte delle Cruciatus ricevute negli ultimi quindici giorni. Ogni volta che sentivo rasentare la follia, il mio aguzzino smetteva, mi obbligava a bere una pozione antidolorifica e dopo qualche ora ricominciava. È andato avanti con questa tortura per quindici lunghi giorni. Poi, mi ha impastoiato e fatto levitare fino a distendermi su una panca di legno. Qui, ha cominciato a... legarmi le palpebre con del fil di ferro. Sento l'ago che penetra nella mia pelle, avverto il sangue scorrermi sulle guance e poi un qualcosa di freddo viene poggiato su di esse. Alla fine, alle mie orecchie giunge il suono di due semplici parole: “Avada Kedavra” e il mio cuore cessa di battere.

 

§ § § § § § § § § §

 

Il ministro Shaklebot è nel suo ufficio. Davanti a lui, sulla scrivania, Harvey, il Capo Auror gli ha appena posato il fascicolo sulla nuova vittima trovata sulla spiaggia di Blyth. È la seconda ragazza che trovano uccisa con le palpebre cucite col fil di ferro; gli organi interni sembrano aver subito la maledizione Cruciatus, anche se la causa della morte è senz'altro l'Avada kedavra.

“Anche questa volta le autorità e i testimoni del luogo sono stati obliviati. I nostri medimaghi stanno esaminando il cadavere, ma non c'è dubbio che sia stata sottoposta ripetutamente alla maledizione Cruciatus, anche se pare che la causa della morte dia l'anatema che uccide. Resta solo da vedere se è stata portata alla pazzia o se era lucida quando le hanno cucito gli occhi. Morgana! Chi può essere così sadico da fare questo a una ragazzina? Aveva solo diciotto anni, esattamente come l'altra, solo che mentre la prima era alta e magra, con i capelli bruni e gli occhi verdi, questa era bassa con i capelli biondi e gli occhi marroni. Quello che mi lascia interdetto, però, sono questi segni semicircolari che appaiono sulle guance di entrambe le ragazze, appena sotto gli occhi”.

“Che abbiano prelevato loro le ultime lacrime per appropriarsi di determinati ricordi?”

“Non lo so, King, non lo so proprio...”

I due uomini sono costernati: non si sono mai trovati di fronte a simili omicidi, neanche quando c'era Voldemort.

“Sarebbe ottimo poter usufruire ancora una volta dei servizi del Trio, che ne dice Ministro? Saranno anche dei ragazzini, però hanno sconfitto il più potente Mago oscuro del nostro tempo e poi potremmo usare la ragazza come esca, se non sbaglio ha suppergiù la stessa età delle vittime”, azzarda il Capo Auror.

“Ma sei matto?” Inveisce, invece, il Ministro. “Quei tre ragazzi non hanno avuto la possibilità di godersi una normale adolescenza come tutti i loro coetanei e adesso che siamo in pace non ho alcuna intenzione di ributtarli in questo schifo. No, lasciali stare. Oltretutto, la ragazza è figlia di Lucius Malfoy: anche se la sua famiglia è caduta in disgrazia è ancora potente, ha ancora degli amici al Wizengamot, senza dimenticare che è da maggio su tutti i nostri giornali perché UNO, è un'eroina, la mente del Trio e DUE è stata rapita alla nascita e solo recentemente si è scoperto che è la primogenita dei Malfoy. Alla luce di tutto ciò, ti pare possibile che il nostro assassino cada nella trappola se usiamo lei come esca? No, per la seconda volta, scordatelo. Ah, dimenticavo. Il Salvatore del Mondo magico non tornerà a Hogwarts per terminare gli studi, ma ha accettato di entrare direttamente all'accademia Auror, quindi te lo dico per la terza volta – e leggi bene il labiale – lascialo fuori da questa storia. Hai ai tuoi ordini Auror con decenni di esperienza: usa loro. Non intendo tornare oltre su questo punto. E ora rimettiamoci al lavoro. Fammi avere al più presto gli esami autoptici finali”. Così dicendo, apre la cartellina che Harvey gli aveva portato poco prima, facendogli così capire che il colloquio è terminato.

Si passa stancamente una mano sugli occhi: nessun segno che non siano i lasciti della Cruciatus fa pensare che sia stato un mago a commettere quegli omicidi, avvenuti entrambi tre giorni prima del plenilunio. Un vampiro è da scartare perché nessuna delle due vittime è morta dissanguata; un licantropo nemmeno perché la luna non era ancora completamente piena. Ma allora chi? Un Mangiamorte scappato, forse? Tra di loro c'è anche Rodolphus Lestrange, eppure il Morsmordre non è apparso da nessuna parte, nemmeno sopra il luogo del ritrovamento, nemmeno come disegno... Il luogo del ritrovamento, un altro mistero. Gli Auror non hanno ancora trovato nessuna prova che colleghi il luogo del ritrovamento a quello dell'omicidio: ergo, questo può essere avvenuto ovunque, tanto più che nessuna delle due ragazze era originaria del luogo dove è stato ritrovato il relativo cadavere.

Maledizione! Questa proprio non ci voleva. Il Mondo magico non ha ancora avuto l'opportunità di fasciarsi tutte le ferite dopo la guerra, che ecco comparire quest'altra oscura minaccia.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Mamma, sei in casa?” La voce trillante di Ginny riecheggia nel piccolo salotto della Tana.

“Sì, tesoro, sono qui in cuc... oh Hermione, cara, che piacevole sorpresa!”

La riccia viene subito stritolata dall'abbraccio della matrona dei Weasley.

“Molly, sono contenta di rivederti. Come...” ha paura a farle quella domanda, “come state tu e Arthur, e George, e...”

“Siamo rimasti senza sangue e senza soldi, ma abbiamo altri figli di cui occuparci, anche se uno è sposato e l'altro è tornato in Romania. Per fortuna qui sono rimasti Percy, Ron e George. George... per lui è più dura. Fred è sempre stato una parte di lui e ora che è rimasto senza una metà, beh, puoi provare a immaginare. Certo, Ron ha deciso di non tornare a scuola per poterlo aiutare in negozio, ah!, me l'hanno rovinato, quei due scavezzacollo, per fortuna Ginny, invece, tornerà. E tu?” Le chiede, asciugandosi una lacrima che le era scappata.

“Anch'io tornerò a Hogwarts, voglio prendere i MAGO e poi sono ancora indecisa se iscrivermi a Legismagia o a Medimagia. Certo, se studiassi Legismagia potrei trovare un impiego al Ministero e far varare leggi a favore di tutte le creature magiche...” e su questo punto viene interrotta da Ginny: “Hai già provato a liberare gli elfi del Manor?” Chiede, curiosa.

“Sì, quando mi è stata regalata un'elfa personale. Merlino, Ginny, ti rendi conto? Regalare un essere vivente! Comunque ho provato a liberarla, ma lei si è disperata talmente tanto che alla fine ho desistito. In fondo, l'importante è trattarli bene”. Spiega la riccia.

“E così, tra le imperiose mura di Malfoy Manor muore il C.R.E.P.A.” la canzona Ginny, trascinando nella sua risata anche l'amica e la madre, “Comunque, non ci hai raccontato nulla della tua nuova vita di nobile purosangue”.

“Oh, ti prego. Allora, ti ricordi, quando al Ministero sono stata scortata via dagli Auror? Bene, mi hanno smaterializzato direttamente al Manor assieme a Narcissa e Draco. Infatti tutti i miei effetti personali avete dovuto mandarmeli voi”. Comincia a raccontare Hermione.

“Sì, mi ricordo, tua madre ha mandato un'elfa a prelevarli”, interviene Molly.

“Sì, Petra, l'elfa che mi è stata donata. Quindi, allora, il Manor è esattamente come me lo ricordavo: imponente e tetro. Neanche la dipartita di Voldemort e la scomparsa dei Dissennatori ha alleggerito l'atmosfera. La mia camera, poi, è semplicemente enorme; ho perfino il bagno privato, solo, è rosa! Appena sono entrata, mi è sembrato di ritrovarmi nello studio della Umbridge” e mima un brivido lungo la schiena, facendo ridere le due donne. “A parte il colore della stanza, un'altra cosa di quella camera che non mi è piaciuta è il letto a baldacchino, forse è l'unica cosa che non ho mai sopportato di Hogwarts, e ora me lo ritrovo anche a casa. A me è sempre piaciuto svegliarmi con i raggi del sole che filtrano fra le imposte, cosa invece resa impossibile da tutti quei tendaggi, bleah”.

“E i Malfoy, invece, come si comportano nei tuoi confronti?” Chiede preoccupata Molly.

Ha sempre considerato quella ragazza come un'altra sua figlia e sapere che era stata rapita alla nascita e poi adottata da estranei, per poi scoprire in quel modo scioccante chi erano i suoi veri genitori, le ha tolto qualche ora di sonno per la preoccupazione.

“Lucius è scostante, freddo, quasi volesse chiedermi scusa per tutte le bastardate che mi ha fatto, ma non sia mai che lui chieda scusa a qualcuno, mentre Narcissa a volte mi soffoca di attenzioni. Lo so, che vuole recuperare il tempo perso e forse si sente in colpa per quanto ha fatto sua sorella a Pasqua, ma non è in quel modo che può recuperare il nostro rapporto”.

“Tesoro,” la interrompe Molly “sei ancora molto giovane e soprattutto non sei ancora madre, ma quando lo diventerai, credimi, ogni lacrima che verseranno, ogni passo che compiranno i tuoi figli sarà fonte di ansia per te. E poi, prova a pensarci un attimo: ti hanno tolta dalle sue braccia senza darle nemmeno l'opportunità di darti un nome. Puoi forse farle un torto che ora abbia paura di perderti nuovamente?”

“Effettivamente...” conviene, poco convinta Hermione; in fondo ha quasi diciannove anni e come tutti gli adolescenti trova certe attenzioni soffocanti.

E Draco?” le chiede Ginny. Perfino i fili d'erba del parco di Hogwarts sanno quanto quei due si siano odiati in tutti gli anni di scuola.

“Beh, non ci crederai mai, ma sembra quasi umano. Cioè, voglio dire, sono arrivata al Manor con gli Auror, Narcissa e lui, che ha pensato bene di eclissarsi immediatamente. Morgana solo sa dove è andato a imbucarsi. Torna dopo un paio d'ore e si comporta come il perfetto fratello maggiore, se non fosse che ha un anno in meno di me. Comunque, questo tipo di tregua dura solo fino all'ora di cena, perché poi ricominciano le solite frecciatine. Lo conosci, no?, sai com'è fatto, però, frecciatine a parte, non ci siamo ancora scagliati nessuna fattura contro. Insomma, il nostro sta diventando un rapporto civile. No, non ci voglio pensare, io e il Furetto che abbiamo un rapporto civile. Certo, in realtà siamo ancora dei perfetti estranei, solo compagni di scuola, però è l'unico che non cammina sulle uova quando è in mia presenza. Chiaramente, l'altra sera a cena con i Parkinson poteva aiutarmi con Pansy, invece si è limitato a richiamarla solo un paio di volte. Inaspettatamente è stato Lucius a difendermi, mentre Narcissa sembrava tenermi d'occhio per vedere se ero in grado di difendermi da sola senza offendere”.

“Visto?” le si rivolge Molly: “Sono sicura che avrebbe voluto schiantarli a tutti e tre, ma è rimasta in silenzio e ti ha lasciato fare le tue mosse”.

“Forse aspettavano solo un mio minimo errore per appiopparmi dei precettori affinché mi educassero per la festa del mio ingresso in società, fra poco più di una settimana”, spiega i suoi dubbi Hermione.

“Ingresso in società” Chiede con aria sognante Ginny, ma Molly non dà il tempo alla riccia di rispondere: “No, non credo sia per quello, semplicemente ha voluto lasciarti i tuoi spazi”.

“Aspetta, aspetta, aspetta...” interviene Ginny, questa volta determinata a non lasciar sviare il discorso: “Quale ingresso in società?”

“Pare che sia una tradizione di famiglia. A diciotto anni i ragazzi vengono presentati all'élite magica con tutto quello che ne consegue. Ovviamente, con me e Draco la tradizione non è stata rispettata, perché lui è stato presentato al suo sedicesimo compleanno, quando è stato marchiato, mentre io l'anno scorso non sapevo ancora di essere una Malfoy. A proposito, volevo chiederti una cosa Ginny: vorresti venire? Ho qui con me l'invito, anche per Harry e Ron”, chiede in un soffio.

“Mi piacerebbe, ma non credo di potermi permettere un abito adatto”.

“Oh, quello non è un problema: dopodomani andremo insieme a Diagon Alley e lo compreremo assieme al mio. Consideralo il mio regalo di compleanno anticipato”, propone Hermione.

“No, non se ne parla, non posso accettare questo regalo”, si intestardisce la rossa.

“Perché no? Puoi benissimo considerarlo un prestito. Anzi, se devo essere sincera, preferisco pensare che tu mi debba un favore anziché un semplice abito. E sono sicura che il favore me lo renderai, qualunque esso sia, vero?”
“Hermione, che fai? Ricatti?”

“Chi? Io? Ma ti sembro avere la faccia di una che ricatta? Allora, ci stai?” Chiede speranzosa. Non ha proprio voglia di dividere un giorno importante solo con delle Serpi, e poi Ginny è la sua migliore amica.

“Mmm, non lo so”, l'altra, però è titubante, “Non credo che Harry e Ron vogliano venire lì...” Non sa come affrontare l'argomento.

Molly capisce che le due ragazze desiderano affrontare l'argomento da sole, e poi conosce benissimo quel testone di Ron. Si ricorda ancora le sue urla appena arrivato a casa quel giorno e a nulla sono valse le minacce della madre affinché rinsavisse.

“Ron non mi vuole più, vero?” Chiede timorosa di conoscere la verità, ma con ancora un briciolo di speranza in fondo al cuore.

“Al momento per lui, tu sei la figlia di un Mangiamorte, come quel Mangiamorte che ha ucciso Fred. Inoltre ti incolpa per quello che tuo padre mi ha fatto al mio primo anno a Hogwarts”.

Hermione boccheggia. Tutto si sarebbe aspettata, tranne quello: “E... Harry?” Chiede con un filo di voce, almeno Harry.

“Harry, sai, Ron è sempre stato il suo migliore amico...” Non finisce la frase, non sa come finirla.

“Capisco, ma tu ci sarai vero?” E allunga le braccia per stringere le mani dell'amica nelle sue.

“Oh, certo che ci sarà” interviene a sorpresa Molly.

Ginny si fionda ad abbracciare la madre, subito seguita da Hermione.

“Allora alle 11,00 davanti ala gelateria di Florian dopodomani, va bene? Ah, Molly, ci sarete anche tu e Arthrur?”.

“Se ti fa piacere, certo”.

“Oh, grazie, grazie”, esulta Hermione, “Ora, però si è fatto tardi, devo rientrare a casa. Salutami tanto Arthur e tutti gli altri e fammi sapere se devo procurarvi altri inviti”, così dicendo si dirige in giardino per smaterializzarsi al Manor.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Tira una brutta aria, Molly”. Arthur Weasley è rientrato da poco in casa, “Ho sentito alcune voci preoccupanti al Ministero”.

“Di cosa stai parlando?”, gli chiede la moglie, mettendogli davanti una tazza di the.

“Non è finita, non è finita”, continua il capo famiglia, sconsolato.

“Ma di che parli?”. Ora Molly comincia a preoccuparsi davvero. No, non un'altra guerra. Voldemort è morto ormai.

“Pare che negli ultimi due mesi siano state barbaramente uccise due ragazzine”, confida infine l'uomo.

“Ma questo, cosa vuole dire? E si sa chi sono?” Chiede ancora Molly.

“Gli Auror stanno mantenendo il più assoluto riserbo sulla faccenda, anche se come hai sentito qualcosa è trapelato”.

“Ti rendi conto? Non abbiamo ancora finito di seppellire i morti della guerra, che già ne dobbiamo seppellire di altri”.

“E le voci che sono trapelate pensano a qualche Mangiamorte ancora latitante?”

“Mah, per ora tutte le piste sono aperte, anche perché pare il Morsmordre non sia mai apparso. Certo, il suo ideatore è morto, ma alcuni dei suoi fedelissimi sono ancora in libertà, tra cui Rodolphus Lestrange”.

“Pensi che sia stato lui? Che voglia vendicarsi della morte di sua moglie?”

“E allora perché colpire quelle due ragazzine? Tutti sanno chi ha ucciso Bellatrix Black in Lestrange”.

“Bene, allora, Potter o non Potter, Ginny tornerà seduta stante qu9i a casa”. Sbotta una preoccupatissima Molly, dirigendosi verso il camino.

“Fermati, Molly, non è chiudendola sotto una campana di vetro che la proteggeremo dai pericoli del mondo, lo sai vero?”

“Sì, lo so, è solo che... che...” e finalmente scoppia in un pianto liberatorio. Arthur l'abbraccia e scoppia a piangere anche lui. Non saranno quelle lacrime a portarsi via il dolore per la morte di Fred, né a riportarlo in vita, però aiutano, e molto, anche.

“Pensi a qualcun altro?”, gli chiede una volta ripresasi.

“Ti riferisci a Lucus? No, non credo. Anche se è stato scagionato da tutte le accuse, il Ministero lo tiene costantemente sotto controllo”, le rivela Arthur.

“Meno male, Hermione non avrebbe retto un colpo del genere. È passata di qui oggi, sai? Purtroppo non ha potuto fermarsi a lungo, ma ti manda i suoi saluti”, gli confida la moglie.

“Come sta? Non passa giorno che non mi maledico per l'idea che ho avuto riguardo quell'incantesimo. Spero non sia ancora arrabbiata con me”.

“No, caro. Lei non è mai stata arrabbiata con nessuno di noi. Semplicemente, si è tenuta n po' in disparte sia per abituarsi alla sua nuova routine familiare, sia per paura della reazione di Ron e Harry. Quei due testoni le danno colpe che non ha, povera ragazza. Comunque, mi è sembrata abbastanza serena e, anzi, ci ha invitato per sabato diciotto al Manor, alla sua festa di debutto”.

“Ha pensato a noi?”, le chiede un allibito Arthur.

“Sì, vorrebbe invitare tutta la famiglia, ma dubito che Ron accetterebbe mai, e Ginny ha detto che probabilmente neanche Harry ci sarà, ma che su di lei Hermione può comunque contare”.

Sono contento. Sì, va bene. Ci andremo. Non è giusto che quella ragazza nel giorno del suo compleanno sia circondata solo da Serpi”. “Bene, allora, dopo aver sentito anche Billy e George, le manderò un gufo con la risposta”.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Stanno succedendo fatti strani”. Lucius e Narcissa si sono appena ritirati nella camera padronale.

“Cosa vuoi dire?”

“Pare che da qualche parte nel Northern abbiano trovato i cadaveri di due ragazzine, uccise a un mese di distanza l'una dall'altra. Il fatto che siano state trovate in territorio babbano, però, non lascia dubbi sulla natura magica dei delitti”.

“Pensi sia qualche Mangiamorte latitante?” Chiede Narcissa. È preoccupata.

“Mmm, probabile, anche se non capisco la natura di questi omicidi. Pensa, quelle ragazze avevano solo diciotto anni e le hanno ritrovate con le palpebre cucite col fil di ferro”. Queste voci sono giunte anche all'orecchio di Lucius.

“Ma... è terribile. Pensi che sia opportuno disdire la festa di Hermione?” Gli chiede.

“No, credo che la cosa migliore che possiamo fare per i ragazzi è continuare come se nulla fosse. Intanto posso chiedere che la sorveglianza venga affidata anche a loro, soprattutto a Hermione, in modo più discreto possibile, naturalmente”.

“Si sa chi sono queste ragazze?”

“No, la loro identità è rigorosamente celata dagli Auror. Per ora, quello che ti ho raccontato è solo una voce che circola senza alcun fondamento”.

“Ho paura, Lucius, ho paura che se questa voce venisse confermata ufficialmente e quindi riportata dalla Gazzetta del Profeta, Hermione possa cercare l'assassino”.

“Non succederà. Il Ministro non lo permetterà, e poi fra un paio di mesi deve tornare a scuola. L'hai sentita anche tu, l'altra sera, no? Vuole prendere i Mago e poi frequentare l'Accademia magica”, prova a tranquillizzarla il marito, ma anche lui è in preda all'inquietudine: è finalmente riuscito a riportare a casa sua figlia, non ha alcuna intenzione di perderla nuovamente.







N.d.A.: Per questa immagine ringrazio tantissimo TheDragontoSaphira che me l'ha donata, anche se ha specificato che non è una sua creazione. Grazie comunque.
Ringrazio tutti quelli che la seguono e la leggono in silenzio e ringrazio anche Lovey Dovey che ha recensito il prologo.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***




Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.








Capitolo 4

 

Susan B. Anthony :

Una donna non deve dipendere

dalla protezione dell'uomo,

deve imparare a proteggere se stessa”.

(Episodio 3*18 Criminal Minds, “Vite incrociate”)

 

 

“Sei andata a trovare i tuoi amici pezzenti?”

Non l'ha sentito entrare in camera, per questo sobbalza, ma fulminea si gira di scatto verso il fratello con la bacchetta puntata alla sua gola. Lui, però, è più veloce: “Expelliarmus!” e la bacchetta vola nelle sue mani.

“Non provarci mai più, sorellina, mai più” le sibila arrabbiato.

“E tu, non permetterti mai più di insultare i miei amici. Non avranno le nostre camere blindate alla Gringott, ma in quanto a dignità, quella ne hanno da vendere”, gli sputa con rabbia, “E in quanto a te, pensavo che fossi cambiato. Evidentemente, era solo una maschera... per cosa, poi?” Si lascia cadere sulla sedia della toilette, sconfortata. Pensava che almeno lui era diventato umano, ma a quanto pare si è sbagliata. Un'altra volta. Con un'altra persona. Ma cosa ha preteso? In fondo, è pur sempre Draco Malfoy.

In un attimo, lui le arriva alle spalle e, prendendola delicatamente ma in modo fermo, la obbliga ad alzarsi e a seguirlo fino al grande specchio che nasconde l'ingresso della cabina armadio, mettendosi al suo fianco: “Guarda. In che cosa ti sono sembrato diverso? Sono sempre io, Draco Malfoy, e tu, cognome a parte, resterai sempre Hermione Granger, Grifondoro. E i Weasley, resteranno sempre... loro” si corregge in fretta, prima che la sorella possa assestargli una gomitata nelle costole. “Perché ti aspettavi che fossi diverso? Per due parole gentili che ti ho rivolto? Beh, mi dispiace, ma io sono sempre io. E poi, scusa, sono tuo fratello, che mi piaccia o no, se mai ti avessi mancato di rispetto anche solo una volta da quando sei arrivata qui, nostra madre non ci avrebbe pensato due volte a schiantarmi”, le confessa, accarezzandole il braccio martoriato.

“Ah, ecco, ora sì che comincio a riconoscerti. Quindi è per paura di nostra madre che sei gentile con me”, le fa il verso lei, un po' delusa da quella confessione. Per un po' di tempo, si era crogiolata nell'illusione che lui, dopotutto, non fosse poi così male come persona, e invece...

“Beh, anche perché non sapevo come insultarti, non potevo certo continuare a chiamarti Mezzosangue o Nata babbana, non credi? E neanche per cognome”. Le fa segno di raggiungerlo a sedersi sul letto, dove, sorprendendola, l'abbraccia, poi le strofina un pugno sulla testa, spettinandola ancora di più.

“No, ti supplico, i capelli, no!”

“No? I capelli, no?” Le sorride pericolosamente, poi, la trascina sotto di lui e incomincia farle il solletico: “Allora questo sì!” è la sua sentenza, finché, esausti, tutti e due crollano. A Hermione fa perfino male la pancia dal gran ridere. Dopotutto, non è poi così male come fratello, il Furetto. Lui non ha più nomignoli con insultarla, ma a lei rimane il caro, vecchio, amato Furetto, con una miriade di aggettivi. Cosa può volere di più dalla vita?

“E comunque”, continua lui, guardando il soffitto con le braccia incrociate dietro la nuca, “ti rendi conto prima hai detto due volte 'nostro'?”

Lei non risponde. No, non se ne è accorta. Forse sta cominciando ad accettare quella situazione. Del resto, non ha molte alternative. O l'accetta, o a stare male sarà solo lei, senza poter contare sull'appoggio di nessuno.

Si alza, porgendo il braccio alla sorella per aiutarla a fare altrettanto, che lei prontamente accetta. “E comunque, continuo a pensare che i Weasley siano dei pezzenti”, infierisce porgendole finalmente la sua bacchetta.

Un debole pugno lo colpisce al petto e stizzita: “Ma la smetti di insultare i miei amici?”

“Begli amici che hai. Ho visto come ti hanno guardato al Ministero, quando nostro padre ha confessato quella rivelazione, e anche dopo, fuori dall'aula”.

Lei abbassa lo sguardo. Non controbatte. Il fratello ha ragione e quell'episodio l'ha ferita più di quanto lei stessa sia disposta ad ammettere.

Lui se n'è accorto, ma questa volta non dice nulla; solo, l'accompagna in sala da pranzo dove i loro genitori li stanno aspettando per la colazione. Nel breve tragitto, la rabbia gli monta dentro: quei due deficienti dovrebbero baciare la terra dove lei cammina, e invece l'hanno abbandonata proprio nel momento in cui aveva più bisogno di avere degli amici accanto. Quante volte l'hanno dovuta ringraziare per aver loro salvato la vita, soprattutto nell'ultimo anno? Lo Sfregiato si è forse dimenticato che uno dei sette Potter che hanno rischiato la vita era Hermione? E Lenticchia, che nella Stanza delle Necessità l'ha definita la sua ragazza? L'ha già scaricata, solo per un cognome? Per non parlare di tutte le volte che a scuola li ha sempre coperti con i professori.... Prima o poi dovrà fare quattro chiacchiere con quei due, anzi quei tre, contando anche la Piattola, che si è sempre definita la sua migliore amica...

 

§ § § § § § § § § §

 

Lei e sua madre si smaterializzano direttamente a Diagon Alley, poco distante dalla gelateria di Florian Fortebraccio, dove Hermione ha appuntamento con Ginny. È stata irremovibile con suo padre riguardo gli inviti: o lei avrebbe potuto invitare chi voleva, o addio festa del Debutto. Sa quali tasti toccare con lui. Se avesse annullato la festa, cosa avrebbe pensato l'élite dei Malfoy? Che si vergognavano di avere una figlia eroina? E come avrebbe reagito il Ministro, che la considerava la sua pupilla, a quelle voci? Lui ha provato a controbattere, ma sua moglie e suo figlio si sono coalizzati con la ragazza e allora ha ceduto. Il parco del Manor è immenso, che ci vorrà a evitare tutti quei pezzenti? È preoccupato, però, che qualcuno di loro sia a conoscenza delle voci che girano al Ministero, come ne è a conoscenza lui, e tra una parola e l'altra, qualcosa possa giungere alle orecchie della figlia.

Alla gelateria, oltre a Ginny, ci sono anche sua madre con Fleur e Angelina. Hermione non sta più nella pelle dalla felicità. Significa che tutti hanno accettato il suo invito. Non sarà sola quel giorno; poi nota l'espressione dell'amica e capisce che né Harry e né Ron verranno. Abbassa lo sguardo, delusa. Poco dopo, vengono raggiunte da una sorridente Luna.

Insieme, si dirigono da Madama McClan, dove le attendono le Greengrass e le Parkinson, che storcono visibilmente il naso quando notano il seguito delle Malfoy.

Hermione, con un ghigno degno del miglior Malfoy, a testa alta oltrepassa Pansy tenendo per mano Ginny e Luna e fa segno alle altre Weasley di starle accanto, mentre si rivolge direttamente alla commessa: “Sono Hermione Malfoy, io e le mie amiche siamo qui per scegliere degli abiti per il mio Debutto, quindi la prego di chiamare immediatamente Madama McClan; lei può servire le altre”.

La commessa sparisce immediatamente in un altro locale.

“Hermione! Ti pare il modo?” La riprende la madre.

“Perché? Cosa ho fatto? Ho solo chiesto il meglio per me e le mie amiche”, le risponde con aria innocente lei.

“Ci hai... ignorato”. Sua madre è costernata: sua figlia non l'ha volutamente presa in considerazione, lasciando che fosse un'anonima commessa a servirla, a lei, una Malfoy, mentre Madama McClan servirà direttamente quelle pezzenti delle Weasley. Neanche alle Greengrass e alle Parkinson è piaciuto molto il comportamento di Hermione, ma, a sorpresa, Daphne e Astoria le si avvicinano sussurrandole all'orecchio: “Un comportamento degno di una Serpe, penso che potremo diventare amiche”.

Hermione resta basita dal comportamento della più grande delle sorelle Greengrass, ma poi le sorride, amichevole. Forse ha esagerato a ignorare sua madre, ma, anche se a casa l'aveva appoggiata per gli inviti, alla gelateria non ha potuto fare a meno di notare il suo comportamento altezzoso e da vera Malfoy ha voluto punirla. Loro, obbligandola a partecipare a quella sceneggiata, vogliono rimarcare il fatto che lei adesso è una Malfoy, esattamente come loro, bene, e allora, da Malfoy fatta e finita lei con loro si comporterà.

Intanto, Madama McClan fa il ingresso: “Oh, lady Malfoy, quale piacere. In che cosa posso servirla?”

“Fra pochi giorni ci sarà il Debutto di mia figlia, avrei piacere di scegliere fra i suoi abiti”, risponde prontamente Narcissa, posando la sua mano sulla spalla di Hermione.

“L'eroina del Mondo magico. Fantastico. Cheryl, cara, mentre io mi occupo delle signore Malfoy, Greengrass e Parkinson, tu occupati delle signore Weasley”. Non ha idea di come quelle donne possano permettersi i suoi vestiti, ma non sarà certamente lei a vestirle.

Pansy riserva un sorriso di vittoria a Hermione, la quale si permette di contraddire la sarta: “Veramente, avrei piacere”, esordisce, facendo il verso alla madre, “che fosse lei a vestire me e le mie amiche. La sua commessa se la caverà benissimo con le signore Greengrass e Parkinson”.

Le dispiace per Daphne e Astoria che poco prima le hanno manifestato la loro amicizia, ma non può darla vinta a Pansy. Per la seconda volta sua madre rimane senza parole, e se non fosse la donna di classe che è la mascella le sarebbe caduta a terra, mentre Pansy schiuma di rabbia.

Dopo aver passato più di tre ore in negozio – le ragazze a dire il vero ci stavano prendendo gusto a provare abiti su abiti, coinvolgendo nella loro follia una ritrosa Hermione – Narcissa prende accordi con la titolare per la consegna dei vestiti per le ore 15,00 di sabato 18 alle rispettive proprietarie.

 

§ § § § § § § § § §

 

Mentre le donne sono occupate con lo shopping, un certo biondino è impegnato in tutt'altri affari.

Con la sua solita smorfia di disgusto stampata in faccia, suona il campanello del numero 12 di Grimmauld Place. Per lui che è metà Black non è stato difficile trovare il palazzo della prozia Walburga.

Ad aprirgli, però non è Harry, bensì un assonnato Ron, con ancora indosso il pigiama – bianco a pois rossi.

Draco lo squadra da capo a piedi e poi: “Buongiorno, Weasley. Potter è in casa?”

“E se anche fosse?” È il grugnito che riceve di risposta. Non è assolutamente propenso a fare entrare in casa quel Mangiamorte pentito.

“Non ti hanno insegnato che non è buona educazione rispondere a una domanda con un'altra domanda?” Ribatte sarcasticamente il biondo.

“Non so cosa tu voglia da noi, ma noi non abbiamo tempo da perdere con te, quindi se ti dispiace...” e fa per chiudergli la porta in faccia, ma Draco, più veloce, infila un piede tra lo stipite e la porta stessa: “Weasley, Weasley, non si fa così. Io sono venuto con le migliori intenzioni. Se fai il bravo bambino e mi fai entrare, spiego sia a te che a Potter il motivo della mia visita”, lo canzona.

Intanto alle spalle di Ron sopraggiunge un altrettanto assonnato Harry: “Ron, che c'è alla porta?”

Ma prima che Ron possa rispondere, Draco si presenta da solo: “Buongiorno anche a te Potter. Mi fai entrare, o preferisci che i tuoi vicini babbani scoprano l'esistenza di casa tua?”

“Furetto? E tu che ci fai qui?” Che diavolo ci fa lui la mattina presto a casa sua? Beh, mattina presto, è da poco passata l'ora di pranzo... “Comunque, entra” e sia lui che Ron si fanno da parte per farlo entrare e lo conducono nel salotto.

“Allora?” Domanda, duro, Ron. Lui non è come Harry, propenso a dare a tutti una seconda opportunità. E poi proprio a lui dovrebbe darla? A lui che non ha mai fatto mistero di considerare la sua famiglia indegna di appartenere al Mondo magico?

“Calma, Ron, prima sentiamo cosa ha da dirci e poi lo sbattiamo fuori di qui. Avanti, Malferret, dicci cosa sei venuto a fare”.

“Neanch'io sono contento di trovarmi qui, Potter, tranquillo, e non vedo l'ora di andarmene, tuttavia sono venuti fin qui per un affare di vitale importanza, certo non per me, che sinceramente non mi può importare di meno se esistete o no, ma...”, ma viene interrotto da un irritatissimo Ron: “Allora, vuoi venire al punto, sì o no? Harry” rivolto poi al moro, “questo qui vuole solo farci perdere tempo. Butiamolo subito fuori a calci così possiamo andare a fare colazione, che sto morendo di fame”.

“Veramente è appena passata l'ora di pranzo, comunque, stavo dicendo”, riprende esasperato per l'interruzione, “che Hermione è prima ancora che essere mia sorella, vostra amica, cosa che a quanto pare vi siete bellamente dimenticati, assieme al fatto che in tutti questi anni vi ha sempre parato il culo con i professori e con Voldemort. No, Lenticchia, adesso tu mi fai il piacere di startene zitto ad ascoltarmi senza interrompermi”, lo blocca prima che possa interromperlo di nuovo, “Mia sorella non vi ha mai fatto mancare il suo sostegno. Mai. E voi, come la ringraziate? Schifandola solo perché ha scoperto di essere figlia di un Malfoy. Non è colpa sua se suo adre, nostro padre, è Lucius Malfoy. Lei rimane sempre Hermione Granger, Grifondoro. Tra una decina di giorni ci sarà la festa del suo Debutto. So che ha spedito degli inviti anche a voi, e voi le farete il piacere di esserci, volenti o nolenti. Ah, e non dimenticate le facce allegre”. Si alza e si dirige all'uscita. Quello che aveva da dire l'ha detto. Le ragioni di quei due non gli interessano, ma viene richiamato dal Ragazzo-sopravvissuto-due-volte-a-Voldemort-ma-se-continua-così-non-sopravviverà-un-secondo-di-più: “Malferret, perché ci tieni così tanto?”

Già, perché ci tiene così tanto? Non gli è mai importato di nessuno oltre che se stesso. Cos'è successo di nuovo nell'ultimo mese? È successo che ha scoperto di avere una sorella e anche se la notizia all'inizio l'ha destabilizzato - e chi non si destabilizzerebbe? - col tempo ha scoperto che non è poi così male avere una sorella con cui sfogarsi ogni tanto. Certo sulla scopa è una schiappa, ma almeno c'è qualcosa in cui Hermione-fu-Granger-ora-Malfoy scarseggia: ci sono cose che non si posso comprare.

“Allora?”, insiste Harry, non ricevendo risposta.

Sfregiato, c'eri anche tu quella sera sulla Torre di Astronomia”, rinvanga il biondo, “dovresti sapere che tutto ciò che faccio lo compio per me e per la mia famiglia. E in ogni caso, se sono libero da questo schifo” e si scopre il braccio sinistro, “lo devo al genio di mia sorella”.

Harry abbassa gli occhi. Sa che ha perfettamente ragione, ma Ron non la pensa così: “Forse hai dimenticato il piccolo particolare che è stato Harry a sconfiggere Tu-sai-chi”.

“Tecnicamente, è stato un suicidio, ma che ne sarebbe stato di voi e di tutti noi, se Hermione non avesse capito cosa si nascondeva dietro la storia dei Tre fratelli?” Rivolge loro uno sguardo di sfida, a cui nessuno dei due risponde. “Pensateci” è l'ultima parola che rivolge ai due, prima di andarsene.

Lui, quello che doveva fare l'ha fatto, ora tocca a Potter e Weasley fare il prossimo passo.

“Haffy, non fovvai mica andafci?” gli chiede Ron, con la bocca piena.

“Non lo so, Ron, non lo. Certo, però, che, per quanto la cosa non mi piaccia per niente, ha ragione Malferret: con Hermione ci siamo comportati veramente male”, rimugina l'amico.

“Cofa ftai dicendo? Anche lei con noi fi è compoftata male. Neanche un gufo in tutti quefti giofni”, constata maligno il rosso, spargendo bocconi di carne semi masticata sulla tavola.

“Neanche noi, però”, conviene l'altro.

“Ma noi siamo giustificati. Eravamo impegnati col trasloco”, finalmente Ron si è svuotato la bocca, “lei, invece, che scusa può avere?”

“Questo è vero, lei non ha scuse: al suo trasloco ci hanno pensato chissà quanti elfi. Basta è deciso. A quella pagliacciata non ci andremo. Senti, hai visto Ginny? Quando mi sono svegliato non c'era, non starà mica pensando di andarci veramente?”

“In quel caso, ci penseremo insieme a farle cambiare idea, amico”.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Signorino Draco, signore, fuori c'è la signorina Weasley che chiede di entrare. Dice che padroncina Hermione la sta aspettando”. La piccola creatura si sta tirando le orecchie. Sa che i Weasley non sono bene accetti al Manor, ma quella ragazza gli ha mostrato l'invito e ha fatto il nome della padroncina che è tanto gentile con tutti loro.

“Beh, allora cosa aspetti? Falla entrare e accompagnala da mia sorella”. È mai possibile che quelle stupide creature non lo lasciano mai in pace? E cosa vuole la Piattola da sua sorella? Che sia riuscito a convincere lo Sfregiato e la Donnola a venire? Mancano ancora tre ore all'inizio della festa, però; oh, beh, poco male, vorrà dire che li aspetterà lì davanti alle scale e scambierà quattro chiacchiere insieme ai tre sfigati, tanto per rimarcare il concetto.

Fasciata in un abito color oro senza spalline e con i lunghi capelli rossi lasciati sciolti sulla schiena, Ginny entra scortata dal piccolo elfo.

“Piattola, qual buon vento”, la saluta ironico Draco, che la stava aspettando in fondo allo scalone.

“Malferret”, ricambia il saluto lei.

“Come mai da queste parti? Mancano ancora tre ore alla festa. E la Donnola e lo Sfregiato ti hanno lasciato venire nella tana del lupo da sola?” Continua ironizzando lui.

“Sono venuta qui presto perché me l'ha chiesto Hermione, tranquillo, ho qui con me l'invito, se lo vuoi vedere. Punto secondo mio fratello e il mio fidanzato hanno dei nomi propri coi quali ti pregherei di chiamarli. Grazie. Ora, se non ti spiace, tua sorella mi sta aspettando”, e fa per oltrepassarlo, sempre accompagnata dal piccolo elfo, che non la smette di tirarsi le orecchie.

“Calma, calma, stavo solo scherzando. È ovvio che se ti presenti al Manor con quel vestito proprio oggi è perché mia sorella ti ha invitato e che per te la vostra amicizia significa qualcosa. Ma ti avverto: se dovesse soffrire a causa di questa amicizia, rimpiangerete Voldemort. Sono stato chiaro? E ora vai, ho da fare”.

“Guarda che sei stato tu a bloccarmi”, e lo oltrepassa.

“Ginny, sei splendida!” Una Hermione ancora in vestaglia si fionda tra le braccia dell'amica.

“Anche la tua mise è elegante, molto abito da sera”, le dice, facendo finta di esaminarla.

“Ma come ho fatto a non pensarci prima: potevamo vestirci tutte con un pigiama o una camicia da notte” e le due amiche scoppiano a ridere, come non facevano da tempo.

“Ancora non ti ho ringraziato per l'abito”.

“Te l'ho detto, consideralo un regalo di compleanno anticipato”.

“No, assolutamente, porta sfortuna”.

“Questa è una superstizione babbana, lo sai, vero?”

“Beh, mio padre ha un debole per i manufatti babbani, lo sai, quindi...” e lascia la frase in sospeso.

“D'accordo: allora hai due opzioni. O lo consideri un regalo e tutto finisce qui, oppure ti considererò in debito con me di un favore. Quale scegli? Prima di rispondermi, però, sappi che io sarò libera di chiederti qualsiasi favore in cambio, soprattutto in considerazione del fatto che sono stata nominata...” e lascia la frase in sospeso per creare un po' di suspense nell'amica.

“ Nominata... Hermione, parla per favore!”

“Guarda”, le risponde invece la riccia, andando verso lo scrittoio e prendendo una busta da uno dei cassetti. La apre e svuota il suo contenuto sul letto: una spilla.

Ginny la prende e la soppesa con deferenza: “Ma... Hermione... questa è la spilla da Caposcuola” e le si precipita nuovamente ad abbracciarla, felice per lei.

“Già, così pare. E tu, resterai nella squadra di quidditch, per caso?”, le chiede con una strana luce negli occhi.

“Non lo so: Harry non ternerà a scuola, e neanche Ron, però, mi dispiacerebbe lasciare la squadra. Nella sua lettera, la McGranitt ha scritto che siccome io l'hanno scorso ho comunque frequentato, questo per me sarebbe l'ultimo, perciò mi piacerebbe chiudere in bellezza tutti questi anni”.

“Ecco, te l'ho chiesto perché se decidessi di giocare ancora, ecco, potrebbe darsi che, forse, potrei avere bisogno del tuo aiuto durante una partita Grifondoro-Serpeverde”, butta giù lì, scherzando. In fondo non pensa davvero quello che sta per chiederle, ma la tentazione è forte, molto forte.

“Hermione, mi stai chiedendo di fare qualcosa di losco contro un particolare giocatore, per caso? Ma bene, ma bene, la perfettina e ligia Hermione che si sta malfoyzzando. Ricapitolando quello che mi è successo nell'ultima mezz'ora: appena arrivo, tuo fratello mi minaccia e ora tu mi ricatti!”, scherza.

“Cosa ha fatto mio fratello? Io lo uccido. Anzi, no, lascio a te il compito durante una partita”.

“Calma Hermione, calma”, cerca di tranquillizzarla la rossa, vedendola già partita in quarta: “Mi ha solo fatto capire quanto tiene a te. E detta una cosa del genere del Furetto-cuore di-ghiaccio è una cosa sorprendente. Avevi ragione tu, sai? Quando cala la maschera sembra quasi umano”.

“Ron e Harry? Arrivano più tardi o stanno litigando di sotto con mio fratello?” Chiede Hermione con una punta d'ansia.

“Veramente, non lo so, io sono un po' di giorni che sono tornata alla Tana”. Non sa come affrontare l'argomento con l'amica. Da una parte non vuole farla preoccupare inutilmente, dall'altra, non l'ha raccontato nemmeno ai suoi genitori.

“Ginny, mi dispiace. Hai litigato con Harry a causa mia?” Le chiede spaventata.

No, con Harry no. Cioé, un po' sì, ma non è per quello che ho lasciato Grimmuald Place. Cioè, un po' di giorni di pausa lontano da me gli faranno capire che per quanto io sia sempre stata innamorata di lui e l'ho sempre aspettato, non deve dare per scontato il nostro rapporto e comportarsi come più gli aggrada con me. Sono una persona non un oggetto”, comincia a spiegare Ginny. Ma come può dirle che il fatto che sia tornata a casa dai suoi è dipeso da un brutto litigio col fratello e che Harry ha preso le difese dell'amico e non le sue?

Si tortura le mani, come per cercare il coraggio, e poi tira fuori tutto d'un fiato: “Ascolta Hermione, questa cosa non l'ho raccontata nemmeno ai miei, quindi ti prego, quello che sto per riferirti, non lo devi dire a nessuno, e nemmeno devi lasciarti prendere dalla voglia di dire o fare qualcosa per difendermi. D'accordo?”

“Ginny, così mi stai facendo preoccupare”.

“D'accordo, scusa, basta divagare. Allora, ti ricordi il giorno che siamo andate da Madama McClan? Bene, mentre noi eravamo intente a provarci i vestiti, Malferret è andato a Grimmauld Place per far ragionare Harry e Ron. Come vedi, dopotutto un po' a te tiene. Certo, solo dopo aver scoperto che sei sua sorella, ma è già qualcosa, no? Dunque, dicevo, ah, sì, che è andato da quei due per parlare e non so cosa si sono detti, ma quando sono arrivata mi hanno fatto una tale scenata che non dovevo venire a questa festa perché è una pagliacciata, che è solo un covo di Mangiamorte e bla bla bla... Solo che io non ho ceduto, anzi credo di aver alzato un po' la voce, oh, senti, Hermione”, vedendo che l'amica sta per dirle qualcosa, “quando ci vuole ci vuole, solo che... che...” Si interrompe nuovamente. Questa è la parte più difficile della storia, quella che ha tenuto nascosto a tutti. Non vuole essere commiserata. Non vuole leggere la pietà negli occhi degli amici.

“Ginny, cos'è successo?” Cerca di invogliarla a raccontare l'amica.

“Ecco, non ricordo esattamente com'è successo, fatto sta che a un certo punto mi sono ritrovata in un angolo e Ron mi sovrastava con i pugni a mezz'aria, ma quello che mi ha fatto più male è il fatto che Harry, sì l'ha fermato dal compiere un'azione di cui magari, e dico magari, si sarebbe poi pentito, ma ha reso le sue difese, facendomi sentire in colpa per quello che stava per succedere. Oh, Herm, io non li riconosco più. È per questo che me ne sono andata via subito, senza nemmeno fare il baule. Volevo dargli la possibilità di capire, ma in tutti questi giorni lui non è mai venuto una volta sola alla Tana a chiedere di me!”

“Questo devi dirlo ai tuoi. Insomma, Ron che alza le mani su di te, ma scherziamo?” Prova a convincerla Hermione.

“No, ti prego, Hermione, no. Non devi dirlo a nessuno. Hai promesso, ricordi? Sono in grado di gestire la cosa da sola” insiste Ginny.

“E come Gyn, scappando, o nascondendoti? A parte il fatto che io non ti ho promesso proprio nulla, te lo prometto ora che non interverrò a meno che non sia tu stessa a chiedermelo. Però voglio strappartela io una promessa: stai attenta, ti prego e se puoi, resta alla Tana almeno fino al nostro rientro a Hogwarts, per favore”, le chiedo stringendo le sue mani nelle proprie e guardandola fisso negli occhi. Nel suo sguardo non c'è pietà o commiserazione, ma preoccupazione.

“D'accordo, questo posso promettertelo, la mamma è talmente contenta che sono tornata a casa... anche se dubito che non sospetti nulla”. Prova a sorridere, ma quello che le riesce è solo una pallida smorfia a labbra tirate.

Vengono interrotte dal plop di Petra: “Padrona, signora, la signora dice che è ora di cominciare a prepararsi.”

“Oh, giusto, Petra. D'accordo, allora” e si siede alla sua toilette, mentre la piccola elfa comincia ad acconciarle i capelli come la raffigurazione di quelle donnine riprese nei cammei. Ogni tanto alla ragazza sfugge un ohi, ahi, ma la creaturina non si fa intimorire e prosegue imperterrita; oramai conosce la sua padroncina. E dopo due ore, finalmente, la tortura ha fine. Ora non resta che infilarsi l'abito e procedere al trucco, due operazioni tutto sommato veloci.

Intanto, i primi ospiti sono già arrivati.

“Bene, io allora, comincio a scendere, Hermione, tranquilla. Non sei sola, oltre a me e alla mia famiglia, sono venuti anche Luna e Neville”, la rincuora Ginny.

“Ginny, aspetta”, la ferma Hermione, “c'è una cosa che non ti ho ancora detto: questa sera mi verranno presentati tre ragazzi, che nel prossimo mese mi faranno da cavalieri serventi. Al termine di questo mese, io sceglierò uno di loro e con lui mi dovrò fidanzare ufficialmente prima dell'inizio dell'anno scolastico. I tre ragazzi in questione sono Blaise Zabini, Theodore Nott e Adrian Pucey”, butta lì tutto d'un fiato. Ha paura di essere giudicata.

“Dico che hai una gran bella fortuna. Probabilmente sei l'unica ragazza nobile purosangue a cui permettono un certo margine di scelta. La maggior parte delle ragazze, infatti, si ritrova un fidanzato scelto dal padre al momento della sua nascita, pensa un po', e dico anche che mio fratello è un gran coglione. Sì, Hermione, perché lo che se lui ti fosse sempre stato vicino tu avresti lottato per il vostro amore, ma visto che così non è, ti do un consiglio dal più profondo del cuore: goditi la tua festa e i tuoi cavalieri serventi, anzi, visto che si tratta in ogni caso di Serpi, approfitta di tutti e tre fino al loro limite (e se ci riesci, spingiti anche oltre), tanto sono sicura, che sceglierai il migliore. E non fare la moralista. In questo mondo non serve a niente, lo sai bene. Ora vai e stendili tutti”, così dicendo esce e si dirige verso l'ampio parco.

Poco dopo, Hermione viene raggiunta da suo padre che tiene in mano un piccolo cofanetto.

“Sei bellissima” le dice appena entrato nella stanza. È strano vedere Lucius Malfoy che si sbottona così nei suoi confronti. Ancora non si capacita di esserne la figlia primogenita.

Lei è in piedi, vicino all'ampia finestra che dà sul parco, lui è rimasto fermo sulla porta ad ammirarla: i lunghi capelli castani raccolti le lasciano nudo il collo e le spalle, mentre il lungo abito le segna dolcemente la figura. È in chiffon rosa, senza spalline, col coretto drappeggiato e sotto il seno una cintura con un decoro di diamanti, da cui parte la gonna a godet.

“Buon compleanno, tesoro, questa parure l'abbiamo comprata insieme, io e tua madre qualche giorno fa. Secondo lei si abbina al tuo vestito”. E apre il cofanetto, al cui interno facenno la loro bella figura un diadema in oro bianco con roselline di corallo rosa e gemme di patmaraga, un braccialetto di roselline di corallo rosa, a cui si accompagnano un girocollo, i due orecchini pendenti e un anello, costituito questo da due perle di corallo – sempre rosa – e da una fascia che si incrocia in oro bianco e diamanti.

“Potrei avere l'onore di aiutarti a indossare questi gioielli?” Le chiede il padre. Cerca di non darlo a vedere, ma è comunque emozionato. Oggi la sua bambina, che bambina più non è, farà il suo debutto in società, e presto lascerà quella casa, anche se non ci ha mai abitato.

Una volta fattole indossare la collana e gli altri gioielli: “Petra!”, chiama, “metti questo diadema nell'acconciatura della tua padrona!”, intima all'elfa.

“Bene, ora possiamo andare” e porge il braccio destro alla figlia. “Ti ricordi, vero? Adesso farai un giro di valzer con me, poi con tuo fratello e a seguire Nott, Pucey e Zabini, dopo di che, sarai libera di ballare con chi vuoi, anche se sarebbe meglio se continuassi a ballare con quei tre”, le rammenta il padre.

“Padre! Mi ricordo perfettamente, e a questa festa ho invitato anche i miei amici, coi quali mi piacerebbe ballare. Inoltre, ho un mese di tempo per conoscerli bene, senza dimenticare il fatto che un po' li conosco già”, sbotta Hermione. No, non possono lanciarle dei messaggi subliminali per farle fare quello che vogliono loro.

“Lo so che vi conoscete già, ma tu li conosci attraverso le rivalità di casata”, continua suo padre.

“Comunque sia, ho un mese di tempo per fare la mia scelta. Se non sbaglio, questa è anche la mia festa di compleanno” , risponde lei.

Intanto, hanno raggiunto il gazebo dove avverrà la presentazione ufficiale.

“Amici!” Esordisce Lucius: “Sono contento di vedervi qui stasera a festeggiare con noi un momento tanto importante per la nostra famiglia. Come voi tutti sapete, diciannove anni fa mia moglie ha dato alla luce una bambina che purtroppo è stata rapita poche ore dopo. Per la sua sicurezza io non denunciai il suo rapimento, continuando però a controllarla da lontano, restando nell'ombra. Ora, finalmente, che la guerra è finita, sono riuscito a riportarla a casa, da noi, e oggi, giorno del suo diciannovesimo compleanno, è qui, a prendere il posto che le spetta di diritto e io e la mia famiglia siamo lieti di festeggiare l'evento con voi. Che si dia inizio alle danze”. E così dicendo porge nuovamente il braccio alla figlia per condurla al centro della pista.

“Mi dispiace”. Sta ballando con George. Da quando Fred è morto, è come se anche una parte di George – la sua vena umoristica – fosse morta quella notte.

“Cosa?”

“Per mio fratello e Harry. Si stanno comportando veramente da deficienti. Non passa giorno che non striglio Ron, ma, senti, io penso che questa cosa tu la devi sapere. Ron ha ripreso a vedersi con Lavanda”, butta giù lì. Forse ha azzeccato il momento sbagliato, ma quella gli è parsa l'unica occasione possibile.

“Oh!” È l'unico commento che esce dalla bocca di Hermione. Il resto del ballo si svolge in un imbarazzato silenzio.

“Mille galeoni per i tuoi pensieri, principessa”.

Si è allontanata dalla festa e dagli invitati e ora sta osservando le acque nere del piccolo laghetto illuminate da candele fluttuanti, ma è raggiunta da Blaise che regge due bicchieri.

“Non credo che valgano così tanto”. Poi, notando i bicchieri: “Ti ringrazio, ma per stasera basta bere”.

“Tranquilla, sono analcolici. Allora, vediamo se indovino... sei triste perché la Donnola e il Vasaio non sono venuti?” Chiede, sinceramente curioso.

“Si può sapere perché per voi Serpi è così difficile chiamare le persone col loro nome?” Inveisce Hermione.

“Non mi dire che voi a Grifondoro non avete mai messo dei soprannomi a noi di Serpeverde”, la provoca lui.

“Aha, temo che per avere questa importantissima rivelazione mille galeoni siano un po' pochini, mister Zabini, oppure può ottenerla gratuitamente se aspetta venti giorni”, lo canzona lei.

“Venti giorni?”

“Dunque, stasera mi sono stati presentati tre aitanti cavalieri serventi, che io dovrò sforzarmi di conoscere in mese, do di che, dovrò fidanzarmi con uno di loro. Quindi, se la matematica non è un'opinione, trenta – che sono i giorni di un mese – diviso tre – che siete voi – fa dieci e, visto che uno dei soprannomi con cui sono conosciuta a Hogwarts è Perfettina so tutto io, ho deciso di frequentarvi in ordine alfabetico: dieci giorni a Nott, poi Pucey, e infine, gli ultimi dieci giorni li dedicherò a te. Quindi, come vedi, dovrai aspettare venti giorni”, spiega lei semiseria, imitando il suo cipiglio da miglior studentessa della scuola.

“Oh, ma così mi spezzi il cuore, come posso sopravvivere lontano da te venti giorni?” Continua la sua commedia Zabini.

“Oh, sono sicura, mio bel cavaliere, che saprà come far passare tutto questo tempo, magari studiando?” Scoppiano a ridere insieme. Poi, facendosi serio, Blaise esclama: “Bello, hai detto che sono bello! Quindi un po' ti piaccio”.

Hermione è incerta. Non sa se sta continuando a prenderla in giro, o è veramente serio, ma prima che possa rispondere, sono raggiunti dagli altri due cavalieri serventi: “Ehi, ehi, ehi, guarda qui chi abbiamo trovato, Adrian?”, fa Theo.

“Non è come pensate”, si affretta a discolparsi Hermione: alle tenui luci delle fiaccole e delle candele, non vede l'espressione divertita dei tre.

“Perché, cosa pensiamo?” Le chiede Pucey.

“Oh... beh... ecco” balbetta lei, presa in contropiede.

“Ehi, Dra”, lo chiama Theodore, “Abbiamo appena trovato il modo di zittire tua sorella. Secondo te funziona anche in classe?”

“Non lo so Theo, potremmo sempre provarci”. Draco esce dal cono d'ombra.

“Voi... voi mi state prendendo in giro!” Finalmente la ragazza si è accorta della loro espressione divertita. “Siete... impossibili, ecco”, esclama stizzita.

“Eh, no sorellina”, la riprende il biondo, “siamo delle Serpi” e i quattro ragazzi scoppiano a ridere.

Hermione li guarda con un'espressione a metà fra il divertito e il furioso, poi le viene in mente un particolare: “Anche voi tornate a scuola? Eppure l'ultimo anno lo avete frequentato”.

“Sì, ma i MAGO non si sono tenuti, quindi anche noi rifaremo l'anno, anche perché appartenendo a famiglie di Mangiamorte, solo con degli ottimi voti finali potremo avere delle chances nel campo lavorativo. E poi, Pansy ci ha raccontato che anche tu vuoi tornare, quindi quale migliore occasione per corteggiarti strettamente?” Le spiega con calma Pucey.

“Ma io mi devo fidanzare con uno di voi prima del ritorno a scuola, lo sapete vero?” Che le sia sfuggito qualcosa?

“Ecco, a questo proposito, devi sapere una cosa: Daphne e Theo stanno insieme, solo che i loro rispettivi genitori ancora non lo sanno”. Le espone Draco.

Ecco perché Daphne sta facendo di tutto per esserle amica.

“Capisco, ma credo che sia meglio per tutti se per ora stiamo al patto di dieci giorni per uno. Theo, ti aspetto domani mattina alle dieci qui al Manor”, e si allontana per raggiungere gli altri invitati.

“Oh, Hermione, che bella festa, questa sera. Sai, ho trovato che ci sono molti meno Nargilli di quelli che c'erano a Pasqua, ti ricordi?”

E come dimenticarsi quell'esperienza?

“Certo Luna, sono spariti molti Nargilli in questi mesi”, la asseconda.

“Credo che il merito sia tutto tuo. Ora si è fatto tardi, però, io e Neville dobbiamo andare. Mi raccomando, sii felice”.

“Certo, Luna, cercherò di essere felice” e i tre amici si abbracciano. Poi, neville e Luna, approfittando che le barriere sono state appositamente abbassate per gli invitati della festa, si smaterializzano a casa della nonna di lui.

A seguire, tutti gli invitati, uno dopo l'altro, lasciano il Manor.

Tutti, tranne il Ministro, ma né Draco né Hermione l'hanno notato.





NdA: Come sempre, ringrazio le 13 che la seguono, le 5 che la preferiscono e chi legge in silenzio.
Un ringraziamento speciale a Thedragontosphira per l'immagine, anche se, come mi hanno fatto notare, non l'hanno creata loro. Siccome non ho descritto gli abiti delle donne invitate alla festa, per chi è interessata/o qui ho postato le varie foto (purtroppo manca l'abito di Luna perché non sono riuscita a trovare un vestito adatto al personaggio, non me ne vogliate):
https://www.facebook.com/TheMiraesDream?ref=tn_tnmn

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - 1^ parte ***




Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.



Capitolo 5 – 1a. parte

 

Madre Teresa di Calcutta ha detto:

La vita è un gioco, giocala.

La vita è preziosa, abbine cura”.

(Episodio 5*13 Criminal Minds, “Giochi pericolosi”)

 

“Voglio che la sorveglianza degli Auror sia estesa anche al resto della mia famiglia, naturalmente nel modo più discreto possibile” chiede Lucius al Ministro.

“Non capisco il perché”, il Ministro si finge sorpreso da questa richiesta all'apparenza assurda.

“Sai benissimo il motivo, Kingsley. I tuoi Auror sono peggio di un branco di vecchie pettegole. E sai perfettamente che se si tratta di qualche Mangiamorte latitante, come tutti al Ministero credete, anche se non lo date a vedere, mia moglie e i miei figli sono dei bersagli più che probabili per una possibile vendetta”.

“Non sappiamo per quale motivo stanno avvenendo questi strani omicidi, Lucius, ma per quale motivo temi una vendetta? Hai in mente qualche nome?” Gli chiede il Ministro.

“Gli stessi che conoscete già voi. In quanto al motivo degli omicidi, le mie fonti dicono che il pazzo si diverte a cucire gli occhi delle vittime con del fil di ferro. Come dicono i Babbani? Ah, sì: occhio non vede, cuore non duole. E poi ti ricordo che Narcissa ha mentito a Tu-sai-chi e permesso quindi a Potter di vincere; inoltre, ti ricordo che quando i tre ragazzi sono stati portati a Malfoy Manor, Draco si è rifiutato di riconoscerli. E devo anche ricordarti il ruolo di Hermione nella guerra?”, è la risposta dell'uomo.

“Prenderò in considerazione la tua richiesta, ma sai che non dipende solo da me, bensì da tutto il Wizengamot”, promette Shaklebolt.

 

§ § § § § § § § § §

 

Alle dieci di domenica 19 luglio, Theo si presenta ai cancelli del Manor. Spera solo che questa storia non comprometta il suo rapporto con Daphne. Sa che Draco ha parlato con Hermione. Era presente, e spera nel cuore grifone della ragazza; in fondo, lui non si è mai unito agli altri suoi compagni di Casa quando la schernivano.

La ragazza lo sta aspettando davanti al camino del salone principale; assieme, tramite Metropolvere, si smaterializzano al Paiolo magico, dove una Daphne impaziente li sta aspettando. La sera prima, poco prima di lasciare la festa, Hermione le ha spiegato che, sebbene per mantenere la facciata deve comunque frequentare Theodore per almeno dieci giorni, vorrebbe che lei sia presente; come scusa per i suoi genitori ha pensato di dire che non voleva dare adito al gossip facendosi vedere ogni dieci giorni con un ragazzo diverso. In questo modo, anche i due fidanzatini possono trascorrere del tempo insieme, senza causare fraintendimenti. Inoltre, cosa ugualmente importante, essendo sia i Greengrass che i Nott famiglie di Mangiamorte, Hermione spera di cancellare alcuni pregiudizi.

Una volta usciti dal locale, i tre si ritrovano sulla Charing Cross Road della Londra babbana: “Allora, per oggi ho pensato di fare un regalo a Daphne: shopping!”

Daphne strilla divertita saltellando come una bambina, mentre Theo, rassegnato, si passa una mano sugli occhi. Era disposto a tutto, anche una full immersion di librerie e musei, ma quello no, lo shopping no!

“Ma”, continua la riccia, alzando il dito indice, “si tratterrà di shopping alternativo, ovvero: moda babbana a partire dagli anni Quaranta a oggi, quindi si va a Beyond Retro Brick Lane. Oh, avanti Theo, non fare quella faccia, ti devi abituare, in fondo una volta che avrai sposato Daphne”, e qui i due ragazzi arrossiscono, “verrai trascinato a destra e a manca per negozi, quindi prendi questi dieci giorni come allenamento”.

“Di... dieci giorni di shopping? Chi sei tu! Che ne hai fatto di Hermione Gr....”, si blocca, si è accorto appena in tempo della gaffe che stava commettendo.

Un'ombra passa negli occhi della ragazza, che si affretta a scacciarla, ma si vede benissimo che il suo sorriso non arriva agli occhi.

“Dicevo”, riprende a parlare Hermione, “che visto che il negozio in questione si trova piuttosto lontano da qui, dovremo salire su uno di quelli” e indica il caratteristico bus rosso a due piani.

“Che ci fa il Nottetempo nella Londra babbana?” Chiede Theo, curioso.

“Quello non è il Nottetempo, è un semplice bus a due piani, caratteristico della Londra babbana e per salirci sopra, dobbiamo comprare dei biglietti. Seguitemi, la fermata più vicina si trova in New Oxford Street. Per i soldi, non preoccupatevi. Ve li presto io, che ho già provveduto a cambiare la valuta, visto che mentre noi abbiamo i Galeoni, i Falci..., i Babbani hanno le lire sterline e i penny. Mi restituirete la somma equivalente questa sera. E ora: avanti, marsh!”

I due non hanno capito molto della sua spiegazione, ma vedendo la ragazza incamminarsi la seguono, non senza rischiare di attraversare la strada col semaforo rosso, fermati prontamente da Hermione: “Le persone che si muovono a piedi, come noi, attraversano la strada solo in questi punti”, e indica delle strisce bianche dipinte sulla pavimentazione stradale, “e solo quando la luce che vedete in quell'aggeggio là di fronte a voi sull'altro lato della strada è verde; quando è rossa non si può attraversare”.

“E perché?” Chiede Daphne. Certo che i Babbani sono proprio strani.

“Perché quando per noi è rosso, per quei veicoli che stanno sfrecciando davanti a noi è verde, e attraversare in quel momento è molto pericoloso: nella migliore delle ipotesi si finisce all'ospedale, e nella peggiore si va direttamente all'altro mondo. È un sistema ingegnoso che hanno inventato i Babbani per regolare il via vai della gente nelle città”, spiega Hermione, paziente.

Intanto il semaforo pedonale è scattato sul verde e i tre amici si dirigono finalmente verso New Oxford Street. A un altro incrocio, però, Hermione si ferma, anche se i due ragazzi non vedono alcun sem... sef... vabbé, quella cosa lì, dall'altra parte della strada.

“Siamo arrivati?” Chiede Daphne.

“No”, spiega ancora Hermione, “vedete quell'uomo in mezzo all'incrocio vestito in quella maniera strana?”

“Ma... è matto!?” Esclama ancora Daphne, cercando di non farsi udire dai Babbani. Non ci tiene a essere presa in giro perché non conosce le loro usanze.

“No, tranquilla, lui non corre pericolo di essere investito. Lui si trova lì per dirigere il traffico in quegli incroci dove non ci sono i semafori. Vedi come muove le braccia? Quei gesti hanno le stesse funzioni dei colori del semaforo. Quando vedi che tende le braccia verso di te, come se volesse abbracciarti vuol dire che ti devi fermare, è come se ci fosse un semaforo che per te è rosso... Ecco, adesso che gira le braccia in quel modo, vuol dire che per noi il semaforo è verde e possiamo attraversare. Comunque”, ci tiene a precisare, “ci sono sempre dei pazzi che cercano di fare i furbi e passare anche col semaforo rosso, per questo bisogna sempre fare attenzione quando si attraversa la strada, anche se per noi è verde”.

Ok, ora è ufficiale. Una volta sposati, né Daphne e né Theo andranno a vivere in quella bolgia che è il mondo babbano.

Finalmente giungono alla fermata e la ragazza lancia un'ultima raccomandazione agli amici: “Mi raccomando, ragazzi, fate parlare solo me”, e ciò detto sale.

Dopo circa una mezz'ora, arrivano a Brick Lane, da dove proseguono a piedi fino al numero 110 di Cheshire Street.

Daphne non crede ai propri occhi: lì dentro ci saranno qualche migliaia di capi d'abbigliamento e accessori di tutte le fogge. Adora i Babbani.

Dopo un paio d'ore in cui un annoiato Theo segue due ragazze possedute da chissà quale entità magica, vanno a mangiare in un vicino McDonald; prima, però, in un vicolo lontano da sguardi indiscreti, Hermione provvede a rimpicciolire le varie borse e a riporle nella sua borsetta di perline. Soprattutto Hermione, si è rivelata una vera sorpresa: più volte si è trovato a domandarsi chi sia quella ragazza dai capelli ricci che si diverte con la sua fidanzata a provare vestiti e accessori dalla foggia alquanto improbabile.

Dopo aver pranzato con una bella insalata mista per tutti e tre (meglio evitare di fare brutte figure con i maxi sandwich), Hermione li accompagna alla Brick Lane Gallery, giusto per riequilibrare.

Il giorno dopo, come anche i successivi, sono destinati alla visita dei più importanti musei cittadini, a cominciare dal Science Museum, giusto per far notare come negli ultimi trecento anni i Babbani abbiano sopperito alla mancanza della magia inventando e perfezionando vari congegni scientifici.

L'ultimo giorno, decide di regalare una pausa ai due ragazzi stremati dalla full immersion culturale babbana, portandoli a Hide Park e in quell'occasione si sente per la prima volta terzo incomodo.

In quei giorni si è completamente dimenticata di pensare a chi invitare con Pucey, se vuole continuare a mantenere quella facciata. Ha pensato a Ginny, ma non vuole rovinare quel rapporto appena nato e già traballante tra la sua migliore amica e il Ragazzo sopravissuto. Un'alternativa sarebbe Luna, ma anche il suo rapporto con Neville è all'inizio; certo, Nev non è geloso come Harry, ma comunque non vuole mettersi in mezzo. Un'altra opzione sarebbe chiedere a suo fratello e ad Astoria, ma un'uscita a quattro sarebbe decisamente sospetta. Ultima scelta, Pansy.

Al solo pensiero di passare dieci giorni con quella vipera, anche se in compagnia di una terza persona, le si contorcono le viscere. E poi non è detto che Faccia di carlino sia disposta ad aiutarla.

Uff... proprio lei, sempre così ligia al dovere, si è improvvisamente ridotta a fare le cose all'ultimo momento, e ora ne paga le conseguenze. Sì, decisamente è sempre meglio svolgere i compiti in anticipo.

“Daphne, scusami”, prova a chiedere alla sua nuova amica, “tua sorella sarebbe disposta a trascorrere dieci giorni senza mio fratello tra i piedi?”

“Mmmm”, pensa un'attimo la bionda, “credo di sì, quando le ho fatto vedere i vestiti che ho comprato in quel negozio di Brick Lane è andata in visibilio, ma temo che tuo fratello ti impiccherà se solo osi proporle di passare dieci giorni con un altro ragazzo, anche se in tua compagnia. Perché non chiedi a Pansy?” Suggerisce infine.

Hermione storce il naso.

“Dai, prova a darle una possibilità come hai fatto con me, e noterai che è una persona di gran cuore”.

“Perché non sono molto convinta di questo?” Risponde, ricordandosi come al quinto anno la bruna si comportava da perfetta viscida serpe, e anche quella sera a cena non è che si sia comportata molto bene con lei. “E sia”, si decide infine, “ma sia chiaro che questa è l'ultima possibilità che le offro, sempre ammesso che decida di aiutarmi”.

“Scusa, ma ti fa così paura uscire da sola con un ragazzo?” Chiede divertito Theo.

“No, è che mi serve una copertura per giustificare come mai in questi dieci giorni c'era Daphne con noi”.

Fa appena in tempo a finire la frase che la bionda si fionda tra le sue braccia: “Grazie, grazie, grazie. E non angosciarti per Pansy. A lei ci penso io. Dimmi solo dove deve trovarsi domani mattina e questa sera le spedisco un gufo con le istruzioni per l'appuntamento. Tu dovrai premurarti solo di informare Adrian”.

“Grazie Daphne. Il fatto è che tu mi hai offerto spontaneamente la tua amicizia e io non rubo il fidanzato alle amiche. Io non sono quel tipo di persona”, ci tiene a precisare, e l'abbraccio della bionda diviene, se possibile, ancora più stritolante.

“Ehm ehm”, Theo richiama l'attenzione delle due con due colpetti di tosse che ricordano incredibilmente quelli della Umbridge, “ragazze si è fatto tardi, forse è meglio rientrare” e il terzetto si dirige in un luogo appartato per smaterializzarsi al Paiolo magico, dove ognuno va per la propria strada.

Il giorno dopo, alle dieci in punto, Adrian viene fatto accomodare nel salotto azzurro di Villa Malfoy, dove Hermione lo sta aspettando davanti al camino. Insieme, via Metropolvere, i due raggiungono il Paiolo magico, dove li sta aspettando un'alquanto indispettita Pansy.

“Finalmente! Ancora un minuto e me ne sarei andata”, sbotta la mora.

“E avresti fatto nascere delle strane chicchiere su Daphne?” Chiede sarcastica Hermione.

“Vuoi farmi credere che faresti tutto questo per coprire Daphne e Theo?” ironizza acida Pansy.

“Sai, Pansy, ti svelo un segreto: sì”, la voce le è risultata tagliente quanto basta per zittire l'altra, per un secondo. Infatti, dopo essere rimasta un attimo interdetta, Pansy ribatte sarcastica: “Cuore e anima Grifondoro fino in fondo, eh?”, ma a quest'ultima battuta, Hermione decide di soprassedere e accompagna i due all'uscita, in Charing Cross Road.

“Stai scherzando, spero?” Ma a certe vipere, il veleno non finisce mai? “Io in questo posto non ci vengo”, e fa per rientrare nel locale, ma viene prontamente fermata da Hermione: “Oh, tu ci verrai eccome, invece. E anche tu!” Esclama, poi, rivolgendosi al ragazzo.

“Ma... veramente, io non ho ancora fiatato”, risponde Adrian.

“Comunque, dicevo, oggi sarà una giornata dedicata allo shopping!” Riprende Hermione.

Pansy strabuzza gli occhi: forse quei giorni non saranno male.

Anche Adrian rimane a bocca aperta: chi è quella ragazza che andava in giro per la scuola carica di libri e con gli abiti della divisa di due taglie più grandi?

Come già dieci giorni prima, Hermione accompagna i due ragazzi alla fermata del bus che li porterà vicino a un negozio di abiti vintage. Non ha mai amato seguire la moda, ma da qualche anno a questa parte, gli abiti vecchi stanno spopolando tra i giovani anglosassoni e nemmeno lei ne è rimasta immune. È una ragazza anche lei, dopotutto. Inoltre, cosa più importante vuole fare conoscere i Babbani anche a loro due, che sembrano più irriducibili di Daphne e Theodore.

Più volte ha dovuto spiegare loro come funziona la regolazione del traffico in una grande metropoli babbana quale è Londra, anche se a volte la tentazione di spingere Pansy sotto qualche veicolo è stata molto forte. No, si dice tutte quelle volte, io sono una Grifondoro, non una Serpe, ma sul bus, stipato come sempre, quando vede la mora fare apertamente una smorfia di disgusto quando viene sfiorata da un bambino un po' troppo vivace, rischia seriamente di mandare sotto le ruote del mezzo sia i suoi buoni propositi che la mora.

Finalmente, dopo più di mezz'ora, riescono ad arrivare al negozio e qui a Pansy per poco non cade la mascella a terra: “Chi sei tu? Che ne hai fatto di Hermione?” E si fionda nel negozio. Anche Adrian è rimasto spiazzato. Cioè, è vero che era stato avvisato che sarebbe stata una giornata di shopping, ma quello è veramente la fiera dell'assurdo. Tutti quei vestiti. No. Quella ragazza non è Hermione Granger.

Appena formulato il pensiero, si dà una pacca sulla fronte. Ma certo che quella non è Hermione Granger. Hermione Granger non è mai esistita. Esiste Hermione Malfoy. Malfoy. E si vede. Ancora incredulo, si trascina all'interno, accanto a Hermione, alla quale non è fuggito il gesto del ragazzo: “A cosa pensi?”

“A niente. Sul serio”, risponde un po' troppo in fretta.

“Lo sai che per essere un Serpeverde, sei un pessimo bugiardo?”

“Non tutti ci chiamiamo Draco Malfoy”

“Il principe dei bugiardi”, conclude Hermione, “E comunque, l'Adrian Pucey che ho conosciuto in questi anni non è molto diverso da mio fratello Furetto-cuore-di-ghiaccio”. Forse è stata un po' troppo tagliente.

“Non ci siamo mai frequentati abitualmente perché tu possa affermare di conoscermi bene”, risponde stizzito.

“Certo non per colpa mia”, ribatte piccata lei, “comunque, se è vero che sei diverso da come ti sei sempre comportato con me e i miei amici, dimostramelo”, e gli indica con le braccia allargate il negozio.

Adrian capisce che quel dialogo altro non è stato che una trappola, e lui c'è caduto in pieno. Ora ha un'unica possibilità di rifarsi agli occhi della ragazza, ma gli interessa veramente quella ragazza, o è un'altra che gli fa battere il cuore? Ha dieci giorni di tempo, per scoprirlo.

 

§ § § § § § § § § §

 

Mi vuole umiliare. Vuole dimostrare che lei è migliore di me. Guardala come ride e scherza con Adrian. Lo sanno anche i sassi che lui mi piace. E molto, anche. Si, è vero, negli anni mi sono nascosta dietro alle chiacchiere che mi volevano infatuata di Draco, ma la mia era solo una tattica per fare ingelosire Adrian, e poco mi importa se i miei mi hanno promessa a Flitt. E ora, ecco che arriva la prima oca e me lo ruba. Sfido chiunque a contraddirmi sul fatto che Hermione sia un'oca. Tutta ligia, perfettina, sempre con la mano alzata e poi, appena scopre di essere una purosangue, una Malfoy per giunta, diventa un'altra persona. Io l'ho sempre detto che quella ragazza era tutto fumo e niente arrosto.

Ehi, Pansy, hai finito di svaligiare il negozio? Così possiamo andare a mangiare”. La voce, calda, sensuale, di Adrian mi riporta alla realtà. Maschi. Pensano solo a due cose.

Sbuffando mi avvicino a Hermione che mi accompagna alla cassa per pagare con gli str... ster... quei cosi lì. Solo a una come lei poteva venire in mente di venire a fare acquisti tra i Babbani. Però, devo ammettere che la loro moda è migliore della nostra, sicuramente più comoda. Però sono strani. Venendo qua, ho visto parecchi ragazzi con capelli di tutti i colori, e non credo fossero dei metamorfomagus. Anche il loro abbigliamento è molto diversificato. Noi, al loro confronto, sembra che giriamo sempre in divisa, come se fossimo eterni studenti di chissà quale scuola.

Ci porta a mangiare in un posto orribile che si chiama McDon... McGonnall, oh, insomma, qualcosa del genere e ci suggerisce i comprare delle insalate. Per una volta, decido di darle retta, ed effetivamente non me ne pento, visto che accanto al nostro tavolo c'è un ciccione che sta mangiando una specie di pane imbottito con della carne dentro e della salsa rossa che gli cola sui vestiti. Bleah, che schifo! Sono davvero degli incivili questi Babbani, magari ritornasse Voldemort a sterminare questi primitivi!

Dopo pranzo, ci porta in una Galleria d'arte che si trova dall'altra parte della città. Ecco, mi sembrava strano che potesse cambiare dall'oggi al domani.

Per raggiungerla, ci spiega che dobbiamo prendere il Tubo. Eh?

Vedendo le facce mia e di Adrian ci spiega che per i Londinesi il Tubo altro non è che la metropolitana, una specie di treno che attraversa la città sottoterra, e qui parte la spiegazione che durante l'ultima guerra mondiale (anche i Babbani hanno dovuto combattere contro i Goblin e i Folletti?) nemmeno i bombardamenti dei Tedeschi (ma di che sta parlando?) hanno fatto desistere i Londinesi dal servirsene e spiega ancora (forse prima avevo parlato troppo in fretta, pensando che finalmente era diventata normale) che, invece, durante gli anni '80, a causa di un attentato terrostico (ma parlare come mangia, mai?) causato dall'IRA, il Primo Ministro babbano la chiuse per alcuni giorni.

Ok, di questa spiegazione ho capito quanto durante l'ora di Ruf.

Devo ammettere a malincuore che questo Alex Katz ci sa fare, quasi quasi compro un suo quadro. Mi piace particolarmente “La banda rossa” del 1975. A prima vista sembra una cosa semplicistica, ma quello che mi fa strano è il fatto che la donna ritratta è immobile, non si muove... eppure, l'occhio della donna che guarda lo spettatore, sembra volergli leggere l'anima. Chissà se si possono acquistare? Detesto doverlo fare, ma so che è l'unica alternativa possibile, così mi piego a chiederlo a Hermione.

No, purtroppo mi dice che è impossibile perché si tratta di una collezione privata, un po' come i libri che noi custodiamo gelosamente nelle nostre biblioteche, comunque, mi spiega che la donna ritratta non si muove in primo luogo perché non ritrae una donna reale, è semplicemente un'opera di fantasia e poi perché nelle opere babbane, i soggetti ritratti sono sempre e comunque immobili, anche nelle fotografie.

Che gente strana!

Finalmente la giornata in questa bolgia infernale è finita e stremati - io e Adrian, perché Hermione pare fresca come una rosa, come tutte le Malfoy, del resto – ritorniamo al Paiolo magico, dandoci appuntamento per l'indomani.

Uff... mi aspettano altri nove giorni con quella pazza invasata so-tutto-io; l'unica nota positiva è che sono in compagnia di Adrian.

*****

Menomale, finalmente questi dieci giorni sono terminati. Mamma mia, ma quella proprio non si smentisce mai. Per otto giorni ci ha portato in giro in mezzo ai Babbani per farci conoscere la loro storia, e in che modo? Ma visitando musei, naturalmente! Bleah! L'unica nota positiva è che sembra che Adrian si sia accorto di me, ma 10 a 1 che quella lo sceglie, non fosse altro per farmi un dispetto...

 

§ § § § § § § § § §

 

“Fratellino, hai impegni per domani?” Chiede innocentemente Hermione a Draco.

“Perché leggo una sottile minaccia nella tua voce? E in ogni caso i miei impegni non sono affare tuo”.

“Va bene, vorrà dire che manderò un gufo ad Astoria chiedendole di venire domani mattina alle 10,00 qui al Manor. Sento che ci divertiremo un mondo noi tre in questi dieci giorni”, prova a fare leva sulla sua gelosia.

“Tieni lontano Astoria dai tuoi intrighi”, le ringhia contro.

“Di quali intrighi stai parlando?” Non sembra neanche più la vecchia Hermione.

“Credi che non me ne sia accorto? Stai cercando di far nascere delle coppie, in modo da non avere pretendenti scelti da nostro padre, ma non ti permetterò di buttare Astoria fra le braccia di Blaise. Leggi bene il labiale: Lei. È. Mia. Chiaro?”

“Cristallino. Quindi, visto che non ti fidi né di me, né di lei, perché non vieni anche tu? Una bella uscita a quattro”. Ancora una piccola spinta e il pesce cade nella rete.

“Ti rendi conto delle implicazioni che questo può comportare?”

Lei si stringe nelle spalle. Ha già valutato i pro e i contro, ma quella è l'unica soluzione che le è parsa possibile. Anche questa volta aveva pensato di rivolgersi a Ginny, ma la situazione frai due suoi migliori amici (anche se non è più tanto sicura di poter definire Harry tale) è ancora critica e teme di peggiorare le cose. Del resto, fra i tre, quello meno impegnato è propro Blaise, quindi se proprio ne deve scegliere uno fra Theodore, Adrian e Blaise, beh, la scelta pare ovvia, visto che negli ultimi dieci giorni Adrian non ha avuto occhi che per Pansy. Ma lo sa che lei è promessa a Flitt? Non che lei non gli desse corda, sia chiaro. Comunque, i triangoli non sono affare suo.

“Sì, ci ho pensato, ma francamente, mi pare l'unica soluzione possibile, anche perché Daphne mi ha detto che appena Astoria ha visto i vestiti che ha comprato ha espresso il desiderio di poter andare anche lei in quel negozio”, gli confessa.

“Mi stai dicendo che io e Blaise dovremo accompagnarvi a fare shopping? Scordatelo”.

“Consideralo un allenamento per quando sarai sposato. Allora? Che dico ad Astoria? Sarai dei nostri?” Peggio di un martello pneumatico.

“Puff... mi sembra di capire che comunque Astoria ci sarà e che io, non essendo ancora suo marito, e nemmeno fidanzato ufficiale, non posso impedirglielo. Quindi va bene, verrò anch'io, ma ti avverto: niente scherzi”, le intima.

Lei, per tutta risposta lo abbraccia e gli schiocca un bacio a stampo sulla guancia. Poi sale su in camera per scrivere la missiva indirizzata ad Astoria.

In fin dei conti, si aspettava che convincere il fratello sarebbe stata più dura.











N.d.A.: In questo capitolo ho accennato al Beyond Retro Brick Lane, non so era già aperto nel 1998, ma sul loro sito ho trovato scritto che sono aperti da più di un decennio, in ogni caso prendetela come una licenza poetica, così come gli spostamenti tramite il servizio pubblico, in questo caso mi sono documentata tramite Google maps e ovviamente le informazioni riguardano il maggio di quest'anno. Un'altra licenza poetica che mi sono presa è l'esposizione di Alex Katz alla Saatchi Gallery. Lui, ovviamente, ha esposto alcune sue opere, tra cui la citata "Banda rossa" proprio nel 1998 in quella Galleria, ma non so in quale mese. Per chi è interessato a vedere l'opera in questione può andare sul sito della Saatchi Gallery, dove ci sono le foto delle altre sue opere esposte e quelle di altri artisti, oppure può visitare la mia pagina Fb dedicata ai miei racconti: 
https://www.facebook.com/TheMiraesDream?ref=tn_tnmn

Un grazie alle 27 persone che la seguono, ai 14 che la recensiscono (con la speranza che aumentino), a Willina che l'ha messa nelle ricordate e ai 5 che l'hanno messa nelle preferite.

Inoltre, un grazie particolare a ThedragonTosaphira per il banner, anche se mi hanno fatto notare che non è una loro creazione.

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Capitolo 7
*** Capitolo 5 - 2^ parte ***





Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.




Capitolo 5 – 2a. Parte

 

Lev Tolstoj ha scritto:

Nulla è tanto necessario a un giovane

quanto la compagnia delle donne intelligenti”.

(“Guerra e Pace”)

 

Perché? Dimmi perché, Blaise, mi sono lasciato convincere?”

Sono nella Londra babbana e si stanno dirigendo a piedi da Charing Cross Road a New Oxfor Street.

Perché vuoi bene a tua sorella?” Prova a indovinare Blaise, non risparmiandosi una certa ironia nel tono di voce.

Credimi, in questo momento vorrei tanto tirarle il collo”.

Dai, su non fare quella faccia. Prendilo piuttosto come un corso intensivo di Babbanologia. So che il Ministero ha appena approvato una legge per cui quella materia sarà insegnamento obbligatorio a partire da quest'anno”.

Spero che tu stia scherzando”.

Per niente. Ho le mie fonti e ti assicuro che sono più che sicure”.

Mentre i due ragazzi sono persi nei loro discorsi, Astoria sta tempestando di domande Hermione sul perché e il per come dei comportamenti dei Babbani che li circondano.

Hermione, dal canto suo, è divertita dalla faccia schifata del fratello e dalla curiosità di Astoria. Blaise, invece, al momento sembra troppo impegnato a chiacchierare con Draco.

Finalmente, dopo quella che a Draco pare un'eternità, arrivano alla fermata del bus che li condurrà a Brick Lane.

Dopo circa trenta secondi (ma anche meno), Draco sbuffa: “Perché ci siamo fermati questa volta, sorellina cara?”, calcando sulle ultime due parole.

Perché, come ho appena spiegato, stiamo aspettando il bus che ci porterà vicino al negozio che ci interessa. E smettila di sbuffare, mi sembri la locomotiva dell'Hogwarts Express”.

Uff...”. Ecco, appunto.

I tre amici scoppiano a ridere.

Ma la smettete di ridere alle mie spalle!?” Sbotta il biondo.

Scusa amico, è che la tua espressione è troppo divertente”, gli fa Blaise.

Aha, molto spiritoso”.

Eccolo, è questo che sta arrivando”, dice improvvisamente Hermione tacitando i due e allungando il braccio.

Non sapevo che anche i Babbani si servissero del Nottetempo e perché hai allungato il braccio adesso?”, le chiede il fratello.

Questo non è il Nottetempo. Diciamo che il Nottetempo è stato costruito appositamente in modo simile a questi bus per aiutare i maghi e le streghe in difficoltà nel mondo babbano senza dare troppo nell'occhio ed ho allungato il braccio per segnalare all'autista di fermarsi”.

Oh, non sa che deve fermarsi?”, Chiede Astoria.

Tecnicamente sì, ma una stessa fermata è servita da autobus di diverse linee e il fatto che ci siano molti pendolari, cioè persone che come noi si servono di qesto servizio, non sempre ci sono utenti che utilizzano un determinato bus. Quindi il segnalare la fermata è una cortesia”. “Continuo a credere che la materializzazione sia migliore. Gratuita, veloce e senza intoppi”, borbotta Draco.

Se escludi il rischio di eventuali rotture...”, gli risponde Hermione.

Finalmente, dopo più di mezz'ora di borbottii e mugugni vari (tutti da parte della Serpe bionda), arrivano alla fermata di Brick Lane, da cui proseguono a piedi fino al numero 110 di Cheshire Street.

Non avevi detto che scendevamo davanti al negozio?” Sbuffa per l'ennesima volta suo fratello, e lei, per l'ennesima volta si deve trattenere dallo schiantarlo davanti a tutti quei Babbani. Oh, beh, poi può sempre obliviarli, tanto è maggiorenne e può utilizzare la magia fuori da Hogwarts.

Certo, però, che sono un po' tanti... e non crede che al Ministero farebbe piacere questa sua mossa...

No, Draco, Hermione ha detto che ci portava vicino, non davanti al negozio. Oh, su cosa vuoi che siano due passi? Così conosciamo un po' di Babbani e a scuola saremo un po' avanti col programma di Babbanologia, visto che anche per noi del quinto anno è diventata materia obbligatoria”, interviene Astoria.

E va bene, però sappi che con questa giornata di shopping, ti sei giocata tutto lo shopping post-matrimonio”, le risponde lui.

Certo Draco, certo”, conviene lei, con ironia, mentre Blaise ha preso sottobraccio Hermione ed entra con lei nel negozio.

ntanto, una figura non vista osserva i movimenti dei ragazzi, come da venti giorni a questa parte.

 

§ § § § § § § § § §

 

Dai Hermione, prova questo vestito”.

Hermione anche questa volta è restia a fare acquisti: sarà anche una ragazza, ma lei preferisce di gran lunga lo shopping nelle librerie. Peccato che non ha fatto i conti con Blaise: quel ragazzo, quando si mette è un martello pneumatico peggio di lei. In fondo, sta facendo shopping per la terza volta in venti giorni! Accidenti a lei e alle sue idee!

Astoria, invece, ha sequestrato il suo recalcitrante fratello.

L'abito che Blaise ha in mano è un abito corto al ginocchio con un leggero scollo a cuore originale del 1960, interamente ricoperto da pailettes argento e decori a rami e foglie sempre con pailettes ma rosse: “Un perfetto connubio tra Serpeverde e Grifondoro”, prova a convincerla e lei alla fine si fa tentare.

Merlino, Hermione, quel vestito è perfetto per il tuo fidanzamento”, trilla Astoria, che per lei ha scelto un abito girocollo, anch'esso corto al ginocchio, nero con decori a pailettes ton sur ton e le spalline decorate con paillettes oro che scendono a formare le mezzemaniche. “Vieni, andiamo a cercare i guanti”, prma di scomparire assieme alla sua nuova amica nei meandri del negozio.

Astoria, questi vestiti sono corti, e anche se non mi intendo molto di moda, non credo i guanti si abbinino molto”, cerca di fermarla la riccia. Vorrebbe anche mettere i puntini sulle i riguardo al suo presunto fidanzamento, ma, riflettendoci meglio, giunge alla conclusione che meno persone sono a conoscenza del suo piano, meglio è.

Mentre le due ragazze sono alla ricerca dei guanti perfetti, Blaise e Draco curiosano nel reparto della lingerie, per cercare il regalo perfetto.

Blaise, sei sicuro di questi acquisti?” Gli chiede il biondo.

Theo è fuori gioco e lo sappiamo tutti e due, così come sappiamo che Adrian era una delle due Serpi che maggiormente la denigravano, quindi, andando per esclusione...”

Non vorrei contraddirti, ma l'altra Serpe ero io, e pare che mi abbia perdonato”.

Sì, ma tu sei suo fratello, e poi personami se sbaglio, ma l'averti trascinato qui, mi pare più che altro una punizione bella e buona”.

Un grugnito è la risposta che riceve: “È solo che questa non mi sembra la biancheria tipo di mia sorella”.

Perché, tu hai avuto l'opportunità di vederla in intimo? E comunque prima stava con Lenticchia, e non mi sembra che quello fosse un tipo da biancheria sexi...”

Abbassa la voce”, gli fa l'altro, “Non vorrei che mia sorella ti saltasse alla gola: quei due le avranno anche voltato le spalle, ma lei continua a considerarli amici”.

In effetti, ho notato che alla festa era piuttosto triste. Sai una cosa, amico? Mi hai appena dato un'idea per segnare un ulteriore punto a mio vantaggio”.

Draco alza un sopracciglio non molto convinto, poi rivolge la sua attenzione ai capi d'abbigliamento.

Però, in quanto a seduzione, i Babbani ci sanno fare.

Questa volta, a pagare, sono i due ragazzi, che nei giorni scorsi si sono premuniti, grazie anche alle raccomandazioni di Theo.

Dopo pranzo, Hermione li porta a una galleria d'arte, la White Cube, a pochi minuti dal Paiolo magico, dove in quei giorni espone un fotografo finlandese, Esko Männikkö.

I tre ragazzi rimangono straniti nel vedere che le persone ritratte non si muovono.

Hermione spiega che nelle foto babbane, così come nei quadri, i soggetti riprodotti sono immobili.

Tra le immagini in mostra, un uomo ascolta musica, ma la maggior parte o dormono o sono seduti tranquillamente a fumare.

Il senso di immobilità totale nelle immagini è sottolineata dalla semplicità della loro composizione visiva”, spiega Hermione, “A differenza di altri fotografi, lui non manipola le sue fotografie, ma usa l'arredamento delle case, come tendaggi, pareti o porte per creare una sorta di cornice per i suoi soggetti; in altre immagini, invece, sfrutta largamente l'illuminazione”, continua.

 

§ § § § § § § § § §

 

Correre. Inciampare. Rialzarsi. Riprendere a correre. Buttarsi in acqua. Nuotare. Allontanarsi sempre più dalla riva, dalla realtà, e ad un tratto l'oceano diventa rosso. Rosso sopra di te. Rosso sotto di te. Rosso tutto attorno a te e tu che annaspi, cerchi di tornare a riva, ma qualcosa ti trattiene, ti spinge verso il fondo. Rosso. Solo rosso. E occhi. Occhi che ti scrutano l'anima. Occhi che urlano il tuo nome.

Spalanca gli occhi. La stanza è immersa nel buio. Cerca di regolarizzare il respiro e il battito del suo cuore. Prova a riaddormentarsi. A poco a poco, il rosso diventa nero. E il nero viene improvvisamente scalfito da una voce: “Padroncina, padrona, è ora di colazione”.

Fa fatica a svegliarsi. Di nuovo quell'incubo. Sono due mesi che non le dà tregua. Cosa vorrà dire? Sicuramente nella biblioteca del Manor ci sarà qualche libro sull'interpretazione dei sogni, ma lei a queste cose non ha mai dato molta importanza.

A fatica si alza e si dirige in bagno.

Il primo getto dell'acqua è gelata. Maghi, Babbani, più simili di quanto i primi siano disposti ad ammettere. Poi, poco per volta, l'acqua si intiepidisce e assieme agli ultimi residui del sonno, si porta via anche la sensazione lasciatale dall'incubo.

Dopo essersi vestita, scende a fare colazione. Il programma per quel giorno prevede una visita al British Museum e uno al Museo della Scienza.

In sala da pranzo, l'atsmosfera tra i suoi genitori è piuttosto tesa.

Che strano considerarli suoi genitori, quando fino a pochi mesi prima li considerava degli spocchiosi Mangiamorte degni di Azkaban.

Allora, fratellino, pronto per la nuova giornata che ci aspetta?”

È proprio necessario?” Chiede, ma più che altro si tratta di una domanda retorica.

Draco, io credo che tua sorella abbia avuto una bella idea a chiedere di non essere lasciata sola con un ragazzo che non è ancora il suo fidanzato ufficiale”, gli risponde, invece, sua madre.

Il tempo di finire la colazione, che vengono raggiunti da Blaise e poco dopo da Astoria.

Bene, noi andiamo”, Hermione si rivolge ai suoi genitori.

Buon divertimento”, è la risposta che riceve da sua madre.

E adesso, vediamo di finire il discorso di ieri sera”, si rivolge a suo marito, con l'aria di chi non ammette di essere contraddetto.

Non c'è nulla da aggiungere”, le risponde, invece, Lucius.

Oh, sì, invece, che c'è da discutere, perché, vedi, forse non lo sai, ma Hermione è anche mia figlia, anzi, soprattutto mia, visto che tu ti sei limitato a collaborare solo nove mesi prima, mentre il lavoro più difficile è spettato tutto a me”, sbotta la donna.

Però il modo di produzione ti è piaciuto, ammettilo”, le ammicca il marito.

Lucius Abraxas Malfoy! Non. Osare. Cambiare. Argomento”, gli urla contro la moglie. “I miei figli non si toccano. Punto”.

Sai bene che non è una mia decisione. Il Wizengamot ha approvato una maggiore sorveglianza per tutti noi, compresi i ragazzi, ma in cambio vogliono la nostra piena collaborazione alle indagini. E per piena collaborazione intendono...”

Lo so cosa intendono!” Lo interrompe, “L'hai detto ieri sera, ma io non sono d'accordo. Devono andare a scuola e terminare gli studi, non giocare a fare gli Auror”.

Cosa vuoi che faccia, eh? La decisione credo sia già stata presa”, sbotta lui. L'idea che gli è stata presentata il pomeriggio precedente dal Ministro non gli piace per niente: un conto è dare la figlia in sposa giovanissima, appena ritrovata, un'altra è rischiare di perderla per colpa di un folle; però, d'altro canto, se Hermione accettasse di fare da esca, potrebbe essere una nuova occasione di riscatto per la famiglia.

Tuttavia, a sua moglie non gliene può fregare di meno della reputazione della famiglia se la posta in gioco è la vita dei suoi figli. Draco ha già sofferto fin troppo per le loro scelte sbagliate ed Hermione l'hanno appena ritrovata. No, decisamente non è d'accordo con la trovata del Ministro e di suo marito. Se credono che li lascerà agire indisturbati si sbagliano di grosso.

Volete un'esca? Va bene, usate me”, sugerisce alla fine.

Le vittime hanno tutte l'età di nostra figlia”, le fa notare Lucius.

Vorrà dire che farò ricorso alla Polisucco”, è la serafica risposta della donna.

Sua moglie è entrata decisamente nella parte di un drago che cova le uova.

 

§ § § § § § § § § §

 

Allora, ragazzi, ho pensato che per prima cosa visiteremo il Museo delle Scienze, così vi farete un'idea di come i Babbani abbiano sopperito alla mancanza della magia negli ultimi trecento anni, cioè da quando noi maghi siamo stati costretti a vivere totalmente in clandestinità”, propone un'allegra Hermione, che non ha fatto i conti con la passione del fratello e dell'amico.

Hermione, dimmi: perché hai portato in questo museo quei due deficienti?” Astoria Greengrass, la dolcezza fatta persona.

Da come mio fratello stava sbuffando da ieri mattina, come facevo a immaginare che si appassionasse così tanto dei velivoli babbani?” Poi, riferendosi ai due ragazzi, del tutto intenzionati a spendere per la quarta volta consecutiva le 6£ per poter usufruire ancora del simulatore di volo delle Frecce Rosse: “Ragazzi, se fate i bravi, nei prossimi giorni, vi porterò in un posto dove potrete provare ancora una volta l'ebbrezza del volo, ma adesso venite, su, che il tempo è tiranno”.

Mi domando come facevano San Potty e Lenticchia a sopportarti, sorellina”, le soffia all'orecchio un contrariato Draco.

Beh, se era San Potty ci sarà stato un motivo, no?”, scherza l'amico, ricevendo una gomitata nelle costole dalla riccia: “Vi ricordo che Ron e Harry sono miei amici e tu”, rivolgendosi direttamente alla Serpe mora, “devi fare di tutto per compiacermi, ricordi?”

Tutto per lei, Mademoiselle”, scherza, poi, rivolgendosi all'amico: “Draco, in pohe settimane hai creato un mostro”.

Tra scherzi e frecciatine, la comitiva si dirige verso un piccolo pub per la pausa pranzo; quindi la prossima tappa è il British Museum, dove Hermione ha in serbo una visita di ben tre ore.

Alla fine della giornata, solo la Grifondoro è ancora fresca come una rosa, mentre le tre Serpi, a stento hanno ancora la forza di muovere un solo singolo passo.

Il giorno successivo, Hermione li porta a visitare il National History Museum e il Victoria & Albert Museum, mentre il martedì è il giorno riservato al Theatre Museum e al Museum of London, dove i quattro ragazzi apprendono l'evoluzione della città negli ultimi duemila anni.

Mi domando perché la sto ancora seguendo”, sbotta quel pomeriggio Draco.

Forse perché ti ha promesso un altro giro sul simulatore di volo?” Lo irride Blaise.

Neanche fossi un bambino!”

C'è qualche problema, ragazzi?” Chiede loro Astoria. Anche lei non ne può più di quel tour de force, ma ha la possibilità di stare il più vicino possibile al suo futuro fidanzato e farsi alleata la sorella di quest'ultimo. Vero che oramai il loro contratto prematrimoniale è già stato stipulato, ma a Hogwarts Draco è famoso per i suoi colpi di testa, e lei non vuole correre il rischio di vedere sfumare il titolo di Lady Malfoy. A dire la verità, poco le importa del titolo e dei suoi annessi, tranne che per uno: essere Lady Malfoy nella sua generazione vuol dire essere la moglie di Draco Malfoy e lei ne è segretamente innamorata da quando l'ha visto la prima volta nella loro Sala comune.

Nessun problema Astoria, solo il tuo fidanzato che a volte si comporta come una lagna”, le risponde Blaise.

Non siamo ancora fidanzati ufficialmente”, risponde acido il biondo.

A quella risposta, il cuore di Astoria si ferma.

Ma, a quando la festa?” Interviene Hermione, che ha notato sbiancare la giovane.

A Natale”, esala questa.

Beh, allora sabato faremo un giro a Portobello Road e se lì non troverai n vestito adatto, domenica andremo ai Grandi Magazzini Harrods”.

Niente musei, quindi?” Chissà perché, l'umore di Draco è decisamente migliorato di punto in bianco, tralasciando il piccolo particolare dello shopping.

No, sabato e domenica, giornate riservate allo svago e al divertimento, mentre lunedì, relax completo a Hyde Park... Scusate, ragazzi, ma io avrei bisogno di andare un attimo alla toilette... Astoria, mi accompagni, per favore?”

Certo”.

Astoria, non ti devi preoccupare per Draco. Conosci il suo carattere, ma ti assicuro che se prova a sgarrarare ci penso io a riportarlo sulla retta via”, prova a consolarla Hermione, una volta al sicuro nei bagni delle signore.

Non è questo. È che io lo amo, forse da sempre”, confessa, “Mentre lui, beh, non credo provi lo stesso sentimento”.

Hermione non sa cosa rispondere. Non sono molte le volte che resta senza parole, ma la verità è che lei Draco non lo conosce affatto.

Tu, invece, cosa pensi di fare, alla fine? Hai già scelto?”

Non lo so, l'unico papabile al momento mi sembra Blaise, ma...”

Ma non lo ami, vero?” La interrompe la giovane Greengrass.

È da quando avevo dodici anni che muoio dietro Ron e quando lui finalmente si accorge di me, ecco che mi piove addosso il macigno che sono una Malfoy e lui che fa? Mi volta le spalle. Un grande amore. Veramente. Non c'è che dire. Blaise mi sembra un bravo ragazzo, non merita una donna che non lo ama, ma Pucey è sempre stato uno di quei ragazzi che maggiormente mi ha insultato a scuola e ora che scopre che io sono una Malfoy ecco che diventa uno zuccherino. Dulcis in Fundo, Theo è innamorato perso, ricambiato per fortuna, di tua sorella”.

Forse hai solo bisogno di un po' di tempo per riordinare le tue idee, in fondo quello che ti è appena successo non è facile da digerire, anche se sembra che tu stai affrontando bene la situazione”.

No, Astoria, io la situazione non la sto affatto gestendo, la sto solo subendo. Bel comportamento per una figlia di Grifondoro”, sorride mesta, “Però, sì, hai ragione, ho bisogno di più tempo per fare chiarezza sui miei sentimenti, spero solo che mio padre non mi cruci”.

Draco, è una mia impressione, o Hermione sta facendo di tutto per non affrontare la questione della sua identità?”.

Anche i ragazzi, rimasti soli, si stanno lasciando andare a confessioni.

Che vuoi dire?” Hermione è sua sorella, convivono sotto lo stesso tetto da quasi tre mesi, ormai, possibile che non si sia accorto di un eventuale disagio della giovane? Che sia ancora colpa di Potty e Lenticchia?

Non lo so con precisione, ma avverto una certa punta di disagio ogni volta che si fa riferimento a lei come una Malfoy”.

Beh, come vedi, nostro padre non le ha dato molto tempo di ambientarsi. Appena arrivata l'ha messa di fronte al fatto che è in ritardo rispetto alla nostra tabella di marcia riguardo a fidanzamento e matrimonio e poi, sai, lei è sempre stata innamorata del Rosso”, risponde Draco.

Già, ma noi non possiamo fare nulla per sollevarle il morale?” Chiede ancora il moro. Anche se non sarà lui il prescelto, dopotutto ha sempre considerato Hermione una persona intelligente e degna di stima, nonostante a scuola non hanno mai avuto modo di stringere una vera e propria amicizia.

Tipo?” Chiede ancora il biondo.

Ha detto che lunedì trascorreremo la giornata a Hyde Park, giusto?” Il biondo annuisce. “ Ricordi l'altro giornoi ho detto che mi era venuta un'idea per segnare un punto a mio vantaggio?Bene, lascia fare a me: tua sorella mi ha appena servito l'occasione su un piatto d'argento”.

Draco fa per ribattere, ma in quel mentre vengono raggiunti dalle ragazze.

Allora, ragazzi, per farmi perdonare tutte queste scarpinate, per domani vi ho riservato una sorpresa”, anticipa loro Hermione, prima di smaterializzarsi col fratello al Manor.

 

§ § § § § § § § § §

 

Padrone, padrone, presto venite, padroncina sta male!”

La piccola elfa, come tutte le mattine, è andata a svegliare Hermione, ma questa volta l'ha trovata sdraiata nel letto, tremante e con gli occhi sbarrati a fissare il vuoto.

Lucius si precipita nella camera della figlia, si avvicina al letto e la prende tra le braccia, cullandola.

Petra”, ordina all'esserino che lo sta fissando inebetita: mai, neanche con padroncino Draco l'aveva visto così. “Chiama mia moglie e mio figlio, poi vai a chiamare il medimago Copper”.

Che succede, Luc... oh, Merlino, Hermione!” Anche Narcissa si precipita al capezzale della figlia, mentre Draco osserva i suoi genitori dalla soglia della porta.

Cos'è successo?” Chiede il medimago appena arrivato.

Quando l'elfa è venuta a svegliarla, poco fa, l'ha trovata in queste condizioni”, spiega Lucius.

Uhm, capisco; vi devo pregare di uscire, signori, così posso visitare la paziente”.

Draco si defila immediatamente in corridoio, seguito da Lucius.

Lei pensi a visitarla, io non mi muovo di qui”, reagisce, invece, Narcissa.

Signora, forse sua figlia preferirebbe non avere parenti nella stanza, mentre viene visitata”, spiega Copper. Probabilmente la ragazza si è scoperta incinta e sta negando a se stessa l'evidenza.

Narcissa abbassa il capo, sconfitta. Forse il guaritore non ha tutti i torti. In fondo, sua figlia è maggiorenne, ma la mano della ragazza, rimasta fino ad allora inerte, si stringe improvvisamente alla sua, come a volerla trattenere.

Sono sua madre, quindi non mi muovo da questa stanza”. Poi, rivolta alla figlia, col tono più dolce capace di avere: “Tesoro, stai tranquilla, non ti lascio, non più”, le sussurra all'orecchio, posandole un delicato bacio sulla fronte. Quindi, si fa da parte e lascia che il medimago faccia il suo lavoro.

Dopo quella che ai due uomini pare un'eternità, Copper esce dalla stanza in cui ha lasciato Narcissa a vegliare Hermione, placidamente addormentata.

La ragazza ha subito un crollo emotivo, ora l'ho sedata, ma sarebbe meglio che nei prossimi giorni si riposasse il più possibile”, espone loro.

Effettivamente, mia figlia ha trascorso le ultime due settimane in modo piuttosto movimentato”, riflette Malfoy senior.

Draco, invece, non è convinto. Possibile che Blaise, in pochi giorni a contatto con sua sorella abbia capito ciò che a loro è sfuggito in due mesi di convivenza? Possibile che quella di sua sorella fosse solo una maschera? Sì, possibile, si risponde, conoscendo Hermione e la sua smania di sembrare sempre perfetta agli occhi di chiunque. Con questi pensieri si dirige nella propria stanza, dove, approfittando del fatto che i suoi genitori hanno collegato tutti i camini del Manor alla Metropolvere, chiama Blaise e Astoria per avvertirli del contrattempo.

Astoria non fa una piega, ma il moro lo raggiunge immediatamente.

Come sta, ora?” Gli chiede, mentre si spazzola via dai vestiti i residui della polvere.

Adesso è sotto l'effetto della pozione Sonno senza sogni; Copper dice che deve riposarsi il più possibile”, spiega il biondo.

Uhm, capisco, posso vederla? Non la sveglierò, tranquillo”, chiede.

Adesso c'è nostra madre con lei, magari più tardi”.

Sì, certo. Senti, posso approfitare di uno dei vostri gufi per spedire una lettera? Sai si tratta di un affare piuttosto importante che non posso rinviare. Intanto tu chiama Theo e Adrian: anche loro hanno diritto di sapere, più che altro per corettezza, anche se non mi va di avere Pucey trai piedi”.

Cosa odono le mie orecchie... Il grande seduttore Blaise Zabini che è geloso”, scherza Draco, “Comunque, sì, fai pure”.

 

§ § § § § § § § § §

 

Ginny, tesoro, di chi erano quei gufi, questa notte?” Un assonnato Harry Potter fa il suo ingresso nella cucina di Grimmauld Place.

Quali gufi?” Domanda lei, cercando di negare l'evidenza.

Quelli che ogni tanto pichiettavano alla finestra, strappandoti dalle mie braccia”.

Probabilmente stavi sognando, io non ho visto nessun gufo”, mente spudoratamente la sua fidanzata. Alla fine non ce l'ha fatta. Dopo appena una settimana è tornata nella casa del fidanzato, con grande preoccupazione di mamma Molly.

Sognavo”.

Sì”.

E anche adesso?” le indica il gufo che li sta fissando torvo dalla finestra.

E questo da dove sbuca?” si chiede.

Non chiederlo a me”, le fa lui, mentre si avvicina per prendere la missiva.

Il rapace, però, non è intenzionato a consegnarla a lui, ma alla ragazza.

Lo sai, vero, che questa notte non stavo sognando?” Le ammicca malandrino, cingendole la vita da dietro.

La rossa non gli risponde, è troppo impegnata a leggere la lettera di Blaise.

All'improvviso sbianca, mentre la lettera le cade dalle mani.

Ginny, cosa...”

Hermione...”, riesce solo a rispondere la ragazza.

Hermione, cosa, Ginny? Mi stai facendo preoccupare. Cos'è successo?” È preoccupato, e tanto anche; del resto, nonostante in quei tre mesi non si siano rivolti la parola, lui considera ancora Hermione come la sua migliore amica.

Sta male. Harry dobbiamo andare subito al Manor. Ha bisogno di noi. Vatti a vestire. Io vado a chiamare Ron”. E corre nella stanza del fratello.

Io lì non ci metto piede”, urla lui.

Oh, tu ci verrai, eccome”, lei non è certo tipo da farsi intimorire da un rifiuto, seppur ripetuto alla nausea.

No”.

Sì”.

No”.

Basta!”, questa volta a parlare è Lavanda. “Noi, invece, ci andremo. Hermione ora ha bisogno dei suoi amici e adesso è tempo di far vedere di che pasta sono fatti i Grifoni, o vuoi continuare a nasconderti?”

Vuoi... vuoi venire anche tu?” Le chiede un incredulo Ron.

Certo, dopotutto Hermione è una mia compagna di Casa”.

E perché?” Chiede ancora lui.

Semplice: perchè nulla è tanto necessario a un giovane quanto la compagnia delle donne intelligenti”, gli risponde lei. Mica può dirgli che è gelosa marcia, no?



















N. d. A.: Ringrazio le 39 persone che la segono, le 17 che recensiscono, le 6 che la preferiscono e willina che l'ha messa fra le ricordate, più tutti quelli che leggono in silenzio. Inoltre, ringrazio Thedragontosaphira per il magnifico banner, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro.
In questo capitolo ho accennato a Esko Mannikko, che ha effettivamente esposto alla White Cube Gallery fra il 17 luglio e il 5 settembre 1998.


 

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Capitolo 8
*** Capitolo 5 - 3^ parte ***





Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.





Capitolo 5 – 3a. Parte

 

Eleanor Roosevelt ha detto:

Nelle situazioni in cui ti fermi

a guardare in faccia la paura,

acquisti forza, coraggio e fiducia.

Devi fare le cose che credi

di non poter fare”

(Episodio 3*03 Criminal Minds, “Spaventati a morte”)

 

 

 “Pozione Polisucco”. Solo un uomo come Lucius può entrare come un tornado nell'ufficio del Ministro, e mantenere intatto il suo aplomb.

“Mi scusi, signor Ministro, non sono riuscita a fermarlo”, si scusa la segretaria, mantenendo lo sguardo basso.

“Nessun problema Angie. Ci penso io”. Shaklebolt aspetta che la segretaria esca, per poi tuonare: “Sia chiaro Lucius, non tollero simili comportamenti. Quando senti il disperato motivo di venirmi a parlare, prima prendi l'appuntamento con la mia segretaria e quando arrivi ti fai annunciare, chiaro? E poi, scusa, ma cosa vuoi dire con pozione Polisucco?

“Hermione. Ha appena avuto un crollo psico-fisico”, spiega.

“Mi dispiace, veramente, ma cosa ti aspettavi? Che si mettesse a ballare il cha-cha-cha solo perché è diventata una Malfoy? Senza dimenticare che non hai aspettato a farla entrare nel ruolo di nobile strega purosangue. Comunque, continuo a non capire cosa c'entri tutto questo con la pozione Polisucco”.

“Kingsley, sarai pure Ministro della Magia e io un ex-Mangiamorte, ma non sono stupido, quindi smetti di fingere!” Sbotta il biondo.

“Ma si può sapere cosa stai blaterando, Lucius, vedi di venire subito al punto!” Ora il Ministro si sta veramente adirando.

“Ti ringrazio per la scorta che hai fatto avere ai miei familiari, ma alla luce degli ultimi avvenimenti, non ho nessuna intenzione di cedere al vostro ricatto e lasciare che Hermione faccia da esca per catturare quel folle. Piuttosto, se proprio vi serve, berrò io quella dannata pozione e mi trasformerò in lei. Punto” Inveisce Malfoy senior.

“Aspetta un momento... chi ti ha fatto una simile proposta? Perché te lo dico subito: non è una mia idea, anzi, io sono fermamente contrario a usare quei tre ragazzi per risolvere il caso. Figuriamoci, poi, utilizzare una ragazza priva di addestramento perché faccia da esca. Sarà anche stato merito suo se Voldemort è stato sconfitto, ma ora basta: la guerra è finita ed è giusto che quei tre si godano la giovinezza”.

“Non è stata una tua idea?” Chiede un esterrefatto Lucius.

“Certo che no. Chi ti ha fatto questa proposta?” Gli chiede, anche se ha già un'idea in testa.

“Harvey” è l'unica parola che esce dalla bocca del suo ospite.

“Harvey?” Già, e chi se no?

“Sì, il tuo Capo Auror. Quando è venuto da me accompagnando i nuovi Auror che avrebbero fatto da scorta ai miei figli e a mia moglie, mi ha detto che la condizione posta da te era appunto che mia figlia facesse da esca”.

“Merlino, Lucius, quando tu mi hai chiesto di estendere la sorveglianza a tutta la tua famiglia, se ti ricordi bene, io ti ho detto che avrei dovuto parlarne col Wizengamot. Come hai fatto a non pensare che ci fosse qualcosa sotto quando Harvey ha citato solo me?” Ragiona Shaklebolt.

Una smorfia è l'unica risposta che riceve.

“No. Non dirmi che hai pensato di accettare”. Non ci può credere, non solo ha svenduto il proprio figlio sedicenne a quel pazzoide di Voldemort, ma ora stava per ricadere nello stesso errore.

“Non ho avuto scelta. O accettavo, o addio scorta. Anche se quella decisione mi è valsa un litigio con mia moglie. Comunque, proprio grazie a quel litigio ho trovato la soluzione: bevo la Polisucco e i giochi sono fatti”.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Sfregiato, Piattola. Vedo che vi siete portati dietro anche Lenticchia e la sua nuova conquista”. Draco non può fare a meno di fare una smorfia di disgusto. Passi per la rossa Weasley, ma gli altri tre, dov'erano quando Hermione aveva bisogno dei suoi migliori amici? Non dimentica che è anche colpa loro se la sorella ora sta male. “Che cosa siete venuti a fare qui, nella tana del lupo?” Chiede, arrogante.

“Abbiamo saputo di Hermione, volevamo notizie”, spiega Harry.

“Adesso vi preoccupate, eh? Dov'eravate prima? Se adesso lei sta male è colpa vostra che le avete voltato le spalle”, sputa, velenoso.

“Io me ne vado”. Ron è stato trascinato lì in quella casa contro la sua volontà e non fa mistero della sua contrarietà e fa per girarsi.

“Certo, i Grifoni scappano, e poi saremmo noi Serpi a essere i vigliacchi”, continua a infierire il biondo.

“Draco...” Blaise cerca di riportarlo a più miti consigli.

“Non ti permetto di...”, ma prima che Ron possa terminare la frase, si ritrova con la bacchetta del biondo puntata alla gola.

A Lavanda scappa un urlo isterico, mentre anche gli altri due ragazzi sfoderano le loro bacchette.

“Adesso basta, tutti e quattro. È vero, qualcuno ha latitato in questi ultimi mesi, ma ora siamo qui; in ogni caso mi pare d'aver capito che anche qualcun altro ha sottovalutato certi sintomi”, tuona un'esasperata Ginny, ma i ragazzi non danno cenno di averla udita.

“Mettete. Giù. Le. Bacchette. ORA!” E questa volta, anche se a malincuore e comunque tenendo alta la guardia, i ragazzi le abbassano. Lavanda tira un sospiro di sollievo.

“Pare che abbia avuto un crollo emotivo. Il medimago che l'ha visitata le ha fatto bere una pozione Sonno senza sogni. Adesso con lei c'è nostra madre”, spiega infine Draco.

“Com'è possibile a quest'ora? Voglio dire, è mattina presto: cosa le avete detto a colazione per ridurla in quello stato?” Accusa subito Ron.

Gli occhi di Draco si riducono pericolosamente a due fessure; tuttavia, spiega ancora, mantenendo una calma che non sapeva di possedere: “Non eravamo ancora scesi a colazione. Come tutte le mattine, la sua elfa domestica è andata a svegliarla, ma l'ha trovata distesa sul letto tremante e con gli occhi sbarrati che fissavano il vuoto”.

“Miseriaccia... Hermione che ha un'elfa personale, ora sì che posso dire di averle viste tutte”, esala Ron, guadagnandosi occhiate omicide da tutti e una gomitata, bella forte, nelle costole dalla sua fidanzata: “Ahia, ma che ho detto?”

“A volte mi chiedo chi dei due sia stato adottato”, borbotta Ginny, poi, rivolta alle due Serpi: “Possiamo vederla? Staremo attenti a non svegliarla” e lancia un altro sguardo assassino al fratello.

“Uhm, non lo so, adesso con lei c'è nostra madre e vi assicuro che assomiglia a un drago che cova le uova”.

“Draco, se non ho capito male, non avete ancora fatto colazione”, interviene Lavanda, “ Staremo noi con lei, mentre voi scendete a consumarla”.

“Sì, mi sembra un'ottima idea”, le dà man forte Blaise.

“Draco? Da quando lui è Draco per te?” le chiede un astioso Ron sottovoce, in modo che solo la sua fidanzata possa udirlo, ma lei, anziché rispondregli, fa un gesto con la mano come a voler scacciare un insetto molesto.

“Madre”. Draco entra nella camera della sorella, avvolta nella penombra.

“Cosa ci fanno loro qui?” Chiede in modo astioso, non appena vede entrare Harry e Ron.

“Hermione è una loro amica e sono venuti a...” Già, a fare che?

“E in questi mesi dove'erano?” Chiede la donna, senza mai togliere gli occhi da quelli che lei considera intrusi.

“Ma ora sono qui”. Harry è letteralmente basito: Draco Malfoy che li sta difendendo? “Perché non scendete a fare colazione? Resteremo noi qui a vegliarla”, continua il ragazzo.

La madre trae un respiro profondo, valutando la situazione. Dopotutto, meglio tardi che mai.

“Sì, hai ragione. Sai per caso dov'è tuo padre?” Gli chiede.

“Credo che sia andato al Ministero per un affare urgente”.

“Capisco, vorrà dire che lo aspetterò nel suo studio. Ragazzi, mi raccomando: il medimago ha detto che deve riposare il più possibile” ed esce dalla stanza.

 

§ § § § § § § § § §

 

“C'è stato un altro omicidio”.

“Quando?”

“Circa una settimana fa”.

Lucius è appena rientrato al Manor e mette Narcissa al corrente delle voci che stanno circolando al Ministero. Ormai è solo questione di giorni, poi la notizia verrà data in mano alla stampa. Non si può continuare a tacere.

“Hermione... credi che abbia sentito qualche voce in proposito? È per questo che ha avuto quel crollo?” Chiede ancora Narcissa, preoccupata.

“Ne dubito, è sempre andata nella Londra babbana in questi giorni, e sia le persone che hanno ritrovato i cadaveri che le autorità accorse sono state prontamente obliviate dagli Auror del Ministero. Che ha detto di preciso il medimago?” Anche Lucius è preoccupato.

“Ha detto che presentava sintomi di insonnia prolungata, eppure l'ho sempre vista iperattiva in questi giorni”. Narcissa non sa più che pesci prendere.

“Chi c'è adesso con lei?” Si informa il marito.

“Draco, Blaise e i suoi amici di Grifondoro”. risponde lei.

“Quelli che l'hanno abbandonata perché si è scoperto che è figlia nostra?” Storce il naso.

“Ma ora sono qui”, li difende la donna, usando le stesse parole di Draco di poco prima.

“Se lo dici tu...”, ma l'uomo non appare tanto convinto.

“Ah, Lucius... Ero seria l'altro giorno”.

Il marito la guarda interrogativo.

“Quando ho parlato della pozione Polisucco”, spiega lei.

“Non ti devi più preoccupare di quella faccenda. Prima ne ho discusso personalmente con Shaklebolt suggerendogli che sarei stato io a berla e fingermi Hermione, ma lui mi ha assicurato che non ce n'era alcun bisogno perché l'idea non era partita da lui e che comunque chiunque l'avesse avanzata, sarebbe stato fermato subito”, la tranquillizza il marito.

“Come facciamo con i ragazzi? Non sarebbe meglio che lo sapessero da noi, piuttosto che leggerlo da un giornale?” Domanda Narcissa.

“Ma Hermione... Copper ha detto che non deve subire traumi”, obbietta Lucius.

“Non credi che sarebbe un trauma peggiore leggerlo sul giornale? E noi sappiamo come lavorano quelli del Profeta”, tenta di farlo ragionare la moglie, ma anche lei se l'è posta, quella domanda.

“Forse hai ragione tu, ma parliamone prima con Draco. Ho notato che sta stabilendo un buon rapporto con sua sorella, nonostante si siano odiati per anni”, conviene, infine Lucius.

“E questo grazie a te”.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Mamma...” È sera quando finalmente Hermione riapre gli occhi. I suoi amici non si sono mossi da quella stanza, nemmeno quando sono passati Lucius e Narcissa.

Theo e Adrian sono passati nel pomeriggio, ma non si sono fermati più di tanto per improrogabili affari non meglio specificati.

“Ehi, piccola”. Suo fratello le accarezza leggero la fronte. Per poco a Ron non cade la mascella a terra. Quando mai ha visto Draco Malfoy gentile con una persona? Con Hermione poi, che si sono allegramente odiati per anni? Vero, adesso è sua sorella, ma tutto quell'odio può essere svanito così, in un puff?

“Oh”, fa per alzarsi, ma viene prontamente bloccata dal fratello e da Blaise: “Ferma, dove credi di andare? Stamattina hai avuto un malore, devi riposarti”.

“Che ore sono?” Chiede.

“Tecnicamente sarebbe ora di cena”, le risponde Ron.

“E voi siete rimasti con me tutto questo tempo?” È incredula, ma contenta.

“Beh, che ti aspettavi, siamo o non siamo i migliori amici?” Chiosa Harry.

“Tanto migliori amici che siete spariti per tre mesi”, gli fa notare Hermione.

“Ma adesso siamo qui”, risponde Ron, ma riprende subito: “Visto che ti sei ripresa e che hai bisogno di riposare, noi andiamo, mi raccomando, riguardati. Beh, ciao, allora...” e fa un cenno alla fidanzata e all'amico.

“Aspetta, Ron, forse prima Hermione vuole spiegarci il motivo per cui sono giorni che prende di seguito la pozione Occhiopallato”, lo blocca la sorella e guarda la riccia con un cipiglio degno di Molly.

Sei paia d'occhi la scrutano.

“Io... ecco... beh... uff, non è importante”, sbotta infine, dopo una serie innumerevole di monosillabi, cercando di nascondere la testa sotto le coperte, ma anche questa volta il fratello non le lascia gioco facile: “Eh, no, sorellina, sbaglio o il Cappello parlante ti ha smistato a Grifondoro, la casa dei coraggiosi? O devo pensare che lì ci sono solo struzzi?” Tenta di stuzzicarla.

Avanti, Hermione, confidati, siamo tuoi amici, ma, soprattutto, quando ti fermi a guardare la paura in faccia acquisti forza, coraggio e fiducia. Devi fare le cose che credi di non poter fare”, prova a convincerla Blaise.

“Io... oh, ma perché volete saperlo? È una cosa un po' stupida. Ho sbagliato, ma ormai l'ho fatto. Prometto che non succederà più”, cerca una scappatoia.

“Visto, ragazzi? Non è nulla di grave. E ha promesso di non farlo più, vero?” Ron le lancia uno sguardo inequivocabile.

La ragazza annuisce con un cenno della testa.

“Bene, allora noi ti lasciamo riposare e togliamo il disturbo. Andiamo, ragazzi? Ci fai strada tu, Malfoy?” Riprende il rosso; vorrebbe chiamarlo Malferret, ma, anche se debole, teme la baccheta di Hermione.

“Certo, da questa parte e accompagna tre ragazzi verso il camino più vicino, non prima di aver lanciato uno sguardo di avvertimento alla sorella.

“Ginny, tu non vai?” Le chiede la riccia.

“No, se non ti reca troppo disturbo, vorrei rimanere, ma adesso che tuo fratello non c'è, puoi parlare. Noi non diremo nulla, vero Zabini?” L'altro annuisce con la testa.

“Veramente, ragazzi, è una cosa stupida. Non è importante”, si difende lei.

“Perché questo non lo lasci decidere a noi?” Interviene il fratello. Non l'ha sentito rientrare.

“Draco, forse Hermione preferirebbe...” comncia Blaise, ma viene interrotto dalla ragazza: “No, Blaise, ha ragione lui, in fondo credo che non mi lascerete in pace finché non vi racconterò tutto, vero?” E si mette a sedere aiutata da Ginny.

I tre ragazzi annuiscono, sedendosi nuovamente sul letto.

“Promettete di non ridere, però. È cominciato tutto pochi giorni dopo il mio arrivo qui al Manor. All'inizio erano solo incubi sporadici, ma ultimamente ne faccio anche due o tre per notte, e allora ho provato con la pozione Risvegliante per poter restare sveglia e non sognare più. Si tratta sempre dello stesso incubo: sogno di correre - probabilmente sto scappando da qualcuno - ma inciampo, poi mi rialzo e riprendo a correre, finché non arrivo all'oceano; mi tuffo e mi allontano dalla riva. Solo che...” Smette di raccontare perché comincia a iperventilare. Sta avendo un attacco di panico.

Blaise, che è il più vicino, le prende le mani e ne porta una all'altezza del suo petto, mentre l'altra la pone sul petto della ragazza: “Calmati, Herm, sei al sicuro qui”, le dice con voce calma, “Respira con me... ecco, così... brava”.

“Riposati, adesso” e l'aiuta a sdraiarsi nuovamente, “Quando ti sentirai meglio, riprenderemo il discorso, va bene?”

“Sai cosa faccio, adesso?” Interviene Ginny, “Mi sdraio qui accanto a te, non devi avere paura”.

I ragazzi fanno per uscire dalla stanza, ma Hermione li richiama: “No, aspettate, se non ve lo racconto adesso, temo che non avrò mai più il coraggio di farlo”, esala.

“Ecco, mentre nuoto, tutto ad un tratto, l'oceano diventa rosso, è come se si trasformasse in sangue. Vedo sangue tutto attorno a me, sopra, sotto, non posso girarmi che sono circondata dal sangue...” Si sta agitando di nuovo. Ginny le accarezza la fronte, per tranquillizzarla, e lei riprende a parlare: “Tento di tornare a riva, ma qualcosa mi trattiene, mi spinge verso il fondo e poi... poi tutti quegli occhi che mi fissano, sembrano volermi divorare, e poi urlano il mio nome. Occhi che urlano... E qui mi sveglio”, termina di raccontare.

“Tranquilla, va tutto bene, ci siamo noi con te, adesso”, le parla Blaise, accarezzandole una mano.

“Petra”, chiama invece Draco, “avverti i nostri genitori che mia sorella si è appena svegliata, poi porta qualcosa da mangiare”.

“Draco...”, comincia Hermione.

“Draco niente, il medimago è stato chiaro. Devi mangiare qualcosa”.

“Ma non era necessario trattarla in quel modo”, ribatte lei, ottenendo per tutta risposta uno sbuffo dal fratello.

L'incubo della sorella l'ha messo sul chi va là: possibile che c'entri qualcosa con gli omidi di cui gli hanno parlato i suoi? Forse, però, dipende dal fatto che Hermione detesta stare al centro dell'attenzione e quella storia del suo rapimento alla nascita con tutti gli annessi e connessi, poi la guerra e il fatto che lei è stata la mente del Trio... sì, deve essere senz'altro quello il motivo.

In quel mentre, Lucius e Narcissa fanno il loro ingresso nella camera ormai rischiarata soltanto dalle candele.

“Ginny, Blaise, vi fermate a cena, vero?” Chiede loro Draco, scortandoli in sala da pranzo.

“Tesoro!” Narcissa si butta ad abbracciare la figlia.

“Piccola! Ci hai fatto preoccupare”, Lucius le accarezza una guancia.

“Io... scusate... non volevo. Volevo solo non avere più incubi”, tenta di giustificarsi Hermione.

“No, amore, cosa stai dicendo? Non devi scusarti, ma quella pozione non è il rimedio al problema: ce ne vuoi parlare?” Le chiede Narcissa.

“Io... è circa tre mesi che quell'incubo mi tormenta, all'inizio era solo sporadico, ma negli ultimi tempi compariva anche due o tre volte per notte”, comincia a raccontare, ripetendo quanto detto poco prima al fratello e agli amici.

Quando finisce il racconto, Narcissa la stringe ancora di più nel suo abbraccio, in modo che non veda l'occhiata che rivolge al marito.

Con un plop, Petra fa la sua apparizione reggendo un vasoio colmo di cibo: “Padroni, scusate, padroncino Draco ha chiesto cibo per padroncina”. Se solo avesse le mani libere, si tirerebbe le orecchie: ha disturbato i pardoni e questo a padron Lucius non piace.

“Va bene, Petra, appoggia pure il vassoio sul tavolino, ci pensiamo noi”, la licenzia il biondo.

“Ce la fai ad alzarti?” Le chiede la madre.

“Sì, ma prima vorrei andare in bagno”.

“Vieni, ti accompagno”.

Lucius è preoccupato: e se quegli incubi c'entrassero qualcosa con quanto sta accadendo là fuori? Possibile ci sia un collegamento tra sua figlia e l'assassino? È un'ipotesi che non vuole neanche prendere in considerazione, ma dallo sguardo che gli ha lanciato prima la moglie, ha capito che anche lei nutre i suoi stessi dubbi.

Maledizione! Proprio ora che era riuscito a riportarla a casa!

 

§ § § § § § § § § §

 

“Draco, vuoi per favore dirci cosa ti tormenta? Hermione è tua sorella, d'accordo, ma è anche nostra amica, anzi, probabilmente sarà mia moglie”. Blaise non ha perso tempo a mettere sotto torchio l'amico.

“Frena, frena, non mi sembra che mia sorella ti abbia scelto come suo probabile fidanzato”.

“Touché; questo, però non significa che io non debba continuare a corteggiarla e che tu stai cercando di evitare il discorso, quindi torno a chiedertelo: cosa ti tormenta dell'incubo di tua sorella, perché è da quando ce l'ha raccontato che sei strano”. Sì, decisamente Blaise a volte sa essere peggio di un martello pneumatico.

“Veramente, io ho notato che sei diventato strano già da questo pomeriggio, quando tuo padre ti ha chiamato nel suo studio, ma, come ha detto Zabini, quando Hermione ci ha raccontato del suo incubo, ti sei incupito ancora di più”, infierisce Ginny.

“Uff... d'accordo, ma sia chiaro. Prima di parlarne con Hermione, dobbiamo aspettare che si riprenda del tutto, o mio padre troverà il modo di far resuscitare Nagini e offrire me come cena”, cerca di scherzare il biondo, ma si vede lontano un miglio che è tirato come una corda di violino.

“Mio padre oggi mi ha messo al corrente di certi fatti che stanno accadendo nel Mondo magico da tre mesi a questa parte: pare che pochi giorni prima del plenilunio vengano compiuti degli omicidi. Tre vittime, tutte e tre ragazze di diciotto anni, uccise dopo essere state torturate e a cui hanno legato le palpebre col fil di ferro”. Mentre parla non ha il coraggio di alzare gli occhi dal piatto, ancora pieno.

“Merlino, ma è terribile!” riesce solo a dire Ginny, mentre Blaise, più pratico domanda come mai la Gazzetta non abbia mai riportato le notizie.

“Pare che al Ministero, nonostante le varie gole profonde, siano riusciti a non far arrivare la notizia alla stampa”.

“Hermione, però, ha il diritto di sapere, soprattutto visti gli incubi ricorrenti. Stai pensando che ci possa essere un collegamento?” Chiede ancora Blaise, ma la sua è più che altro una domanda retorica: è palese il pensiero di Draco.

“Non lo so, può darsi che dipenda anche dal fatto che lei detesta essere al centro dell'attenzione e con tutto quello che è successo, considerato anche sono cominciati proprio con l'inizio dei processi...” prova a convincere più se stesso che gli altri.

“A questa ipotesi, però, nessuno di noi tre crede veramente”. Blaise fa eco ai suoi più tristi pensieri. “Comunque per me si è fatto tardi. Ginny, voi che ti accompagni a casa o ti fermi a dormire?”

“Ti ringrazio, ma non è necessario”.

“Meglio non sfidare la sorte, ragazzina”. Lucius è entrato nella sala senza che nessuno se ne avvedesse. Silenzioso come un felino. O una serpe. “Blaise, non ti preoccupare, la riaccompagno io”.

“La ringrazio, signor Malfoy, ma veramente...”, comincia, insicura. Quell'uomo l'ha sempre messa a disagio. Dopo quello che le ha combinato il suo primo anno a Hogwarts, poi...

“Sei mia ospite, e se dovesse succederti qualcosa, credo che anche se innocente Azkaban questa volta non me la toglie nessuno”. Ah-ah, eccolo qui il vero Lucius Malfoy. “Andiamo, come hai detto che si chiama la casa dei tuoi genitori?”

“Ehm, non vivo più con loro. Adesso convivo con Harry al Grimmauld Place numero 12”, confessa imbarazzata.

“Davvero molto, molto prudente”, commenta, sarcastico.

“Le ricordo signor Malfoy che il mio fidanzato è...”, comincia, con tono stizzito, ma l'uomo conclude per lei la frase: “Solo un ragazzino di appena diciotto anni. E adesso tieniti stretta a me”.

Nella sua mente, però, anziché un muto ringraziamento verso l'uomo, scorrono le immagine del suo primo anno a Hogwarts...



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N.d.A.: Come sempre, ringrazio le 43 persone che la seguono, le 3 che la ricordano, le 7 che la preferiscono, tutti quelli che recensiscono e quelli che leggono in silenzio.
Un ringraziament speciale, inoltre, va a Thedragontosaphira per il banner, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro.
Avviso anche d'ora in poi non riuscirò più a postare ogni cinque giorni, bensì posterò solo più un capitolo ogni 7/8 giorni, a causa del fatto che ho in cantiere altri tre racconti per altrettanti contest, uno dei quali scade tra meno di un mese (per gli amanti della coppia, annuncio sin d'ora che si tratta di una Dramione). 
 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 6 ***


Disclaimer: Tutti i personaggi principale descritti nella seguente fic appartengono a J. K. Rowilng e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa mia storia non vuole violare alcun diritto di copyright, bensì è stata scritta a scopo ludico, con l'unico intento di divertire chi l'ha scritta e chi vuole leggerla.



Capitolo 6

E' proibito non fare le cose per te stesso,
avere paura della vita e dei suoi compromessi,
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.
E' proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire,
dimenticare i suoi occhi e le sue risate
solo perché le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.
Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.
(
Pablo Neruda)



 

“Buongiorno a tutti!” Come se il giorno prima non fosse successo nulla, Hermione entra nella sala da pranzo sfoderando la sua migliore espressione felice: “Visto che ieri non sono stata molto bene, la tabella di marcia ha subito un lieve intoppo, ma ti ho promesso una sorpresa, fratellino, e io ho una sola parola”.
“Piantala!” Sbotta, invece il fratello. Quel comportamento da perfetti irresponsabili proprio non lo digerisce, soprattutto se a comportarsi così è una persona come sua sorella.
“Draco!” Lo redarguisce la madre.
“Draco... io...”. Lo guarda stranita. Forse in quei giorni ha un po' esagerato con le visite ai musei, ma voleva far conoscere al fratello e ai suoi amici un po' di quel mondo che tanto disprezzano, e che non è tanto diverso da quello magico. Inoltre, deve mantenere la sua promessa. Avrebbe dovuto farlo ieri, ma visto che è stata male...
“Draco un bel niente! Solo ieri hai avuto un principio di esaurimento nervoso e oggi ti comporti come se niente fosse? Il medimago ha detto che devi riposarti, ma, per Merlino, visto che sei talmente testarda dal non voler seguire quel consiglio, allora farai a modo mio”, le urla contro il fratello.
Il labbro inferiore comincia a tremarle leggermente, mentre gli occhi, seppur contro la sua volontà, le si riempiono di lacrime. Di commozione. Ginny le ha detto che già una volta ha dato prova di tenere a lei, ma questa sfuriata...
“Draco, vedi di darci un taglio”, lo riprende il padre, che ha equivocato i sentimenti della figlia. Teme un nuovo crollo. Il medimago è stato chiaro: niente stress e riposo assoluto.
“Non ho ancora finito”. È la prima volta che risponde in quel modo a suo padre: probabilmente una bella punizione da qui all'eternità nessuno gliela leverà e tutto per colpa sua. Di quella Grifona con smanie da perfettina-nessuno-deve-sapere-che-sto-soffrendo-perché-io-sono-perfetta. Sua sorella.
Sua. Sorella.
“Guardaci”, continua, in modo piuttosto duro, “Siamo la tua famiglia. Forse non siamo perfetti, ma nessuno lo è, nemmeno i tuoi adorati Weasley. È con noi che devi parlare”. Poi, con tono dolce: “Per favore, non continuare a tenerti tutto dentro. Ieri ci hai fatto spaventare. Sfogati. Con noi. Adesso. E al diavolo la tua promessa. Quella può aspettare”.
Lo abbraccia. Mai si sarebbe aspettata di ricevere conforto da Draco Malfoy. Da Harry. Da Ron. Non da Draco.
Se solo qualcuno glielo avesse detto cinque mesi prima lo avrebbe fatto rinchiudere al San Mungo, ma è suo fratello, quindi è una cosa normale, no? No, non è normale. Non dopo anni di disprezzo.
“Solo se anche tu, se anche voi”, si corregge subito, “avete voglia di parlare con me”.
 
§ § § § § § § § § §
 
Ron non crede alle sue orecchie.
Di tutto il discorso di Harry ha capito solo che sua sorella la sera precedente è rientrata accompagnata da Lucius Malfoy.
Lucius Malfoy, l'uomo che sei anni prima aveva cercato di ucciderla, ha riaccompagnato a casa sua sorella. Una Weasley.
La domanda è: perché?
“Ron, hai sentito cosa ho detto?” Harry ha notato che l'amico ha lo sguardo perso nel vuoto.
“Sì, Harry, ho sentito”, risponde con aria svagata.
“Cosa?” Prova a domandargli cosa ha sentito del suo discorso.
“Eh?”
“Ron, ho detto che ieri sera, quando Lucius ha accompagnato Ginny...”, ma viene interrotto dall'amico: “Miseriaccia, vi rendete conto che Malfoy ha accompagnato Ginny? No, dico: ti rendi conto Harry di quello che quell'uomo avrebbe potuto farle? Abbiamo sbagliato a lasciarla sola in quella casa”.
“Sì, avete sbagliato a venire via così presto. Hermione aveva ancora bisogno di voi”, si intromette Ginny. Ma è possibile che quello stolto di suo fratello non abbia colto la gravità della situazione?
“Scusate, posso riprendere il discorso?”
“Scusa Harry”,
“Sì, scusa, però devi ammettere che...”, Ron tenta ancora di riprendere la sua crociata contro i Malfoy.
“Ron! Stavo dicendo che ieri sera Lucius mi ha messo a conoscenza di alcuni fatti piuttosto... inquietanti che stanno accadendo nel nostro Mondo”, riprende a parlare Harry.
“Di cosa stai parlando?” Lo interrompe nuovamente Ron.
Sia Lavanda che Ginny sono fortemente tentate di schiantarlo. Harry, invece, da perfetto diplomatico riprende a parlare, dopo aver tirato un profondo respiro: “Pare che negli ultimi mesi, una volta al mese, e precisamente tre giorni prima del plenilunio, un pazzo si diverta a uccidere ragazze, cucendo i loro occhi con del fil di ferro. Tre mesi, tre vittime, tutte ragazze di diciotto anni”, riesce finalmente a terminare il suo racconto.
“Miseriaccia...”, esala nuovamente il rosso, “Cosa pensi di fare?”
“Andrò al Ministero a parlare col Ministro, ma dubito che potremo fare qualcosa: non siamo ancora Auror”.
“Neanche l'anno scorso eravamo Auror”, obietta giustamente Ron. Sono stati loro a girare in lungo e in largo la Gran Bretagna per cercare gli Horcrux, non Auror addestrati, e poco importa se a quell'epoca il Ministero era sotto il controllo dei Mangiamorte.
“Ma adesso non è più l'anno scorso”, dissente Lavanda.
 
§ § § § § § § § § §
 
“Dove stai andando Molly?” Le chiede Arthur. Hanno appena finito di leggere la missiva con cui Ron li ha messi al corrente del motivo per cui la sera prima Lucius Malfoy ha riaccompagnato Ginny a Grimmauld Place.
“A riprendere mia figlia. Abbiamo sbagliato a lasciarla tornare là. Se anche un uomo come Malfoy si preoccupa, vuol dire che la faccenda è più seria di quel che sembra, o di quello che tu vuoi farmi credere”. Ha ancora davanti agli occhi l'immagine di Fred disteso in Sala Grande. Non può perdere un altro figlio. Non in quel modo. Questa volta non sopravviverebbe.
“Avanti, conosci bene la nostra Ginny: credi davvero che un nostro impedimento l'avrebbe fermata? E poi sta con Harry e Ron...”, cerca di rabbonirla il marito, ma lei è come un panzer: “Due ragazzi di diciotto anni, uno dei quali è nostro figlio”, lo fredda.
“Appunto. Ron è suo fratello. Credi che possa permettere che le capiti qualcosa?” Ginny è la sua bambina, la sua principessa. Morirebbe se le capitasse qualcosa, ma non può neanche tarparle le ali, ragion per cui spiega alla moglie: “E comunque, sia Ginny che Lavanda sono controllate da un Auror”.
“E questo dovrebbe rincuorarmi? La mia bambina spiata da... da...”
“Da un uomo che darebbe la vita per proteggerne un'altra”.
“Arthur Weasley, questo non mi rassicura affatto, anzi: se al posto di quell'Auror ci fossi tu, dubito che ti farei uscire al mattino, o alla sera, o...”
“È il suo lavoro Molly. Il. Suo. Lavoro. Se non accadrà mentre fa la scorta a qualcuno- e Merlino non voglia che succeda – succederà in un duello con qualche mago oscuro oppure, e prego Morgana per quest'ultima ipotesi, potrebbe non succedere mai. Ma è una cosa che chiunque entri all'Accademia Auror deve mettere in conto. In ogni caso, la morte è l'unica cosa certa della vita”.
“E con questa frase cosa vorresti dire? Che dovrei rassegnarmi alla morte di Fred? O che dovrei prepararmi a quella possibile di Ginny? Non è giusto, Arthur, non è nelle cose naturali che un genitore seppellisca il proprio figlio”, scoppia a piangere Molly.
“No, non lo è”, l'abbraccia il marito, scoppiando anche lui a piangere.
 
§ § § § § § § § § §
 
Jane Henriette Allen in Granger sta preparando per l'ultima volta i bagagli. Si sono soffermati anche troppo in Inghilterra. Ora la loro vita è in Australia. Hanno aspettato per tre mesi un segno da parte di Hermione, ma non è mai arrivato. Loro hanno sbagliato, non le hanno detto la verità, ma ogni volta che la piccola le chiedeva da dove veniva, lei aveva sempre scelto con cura le parole: “Eri un desiderio in fondo al cuore”. Come si fa a dire a un figlio non tuo che i suoi veri genitori non l'hanno voluto? No, se tu insegni a questo figlio il valore della parola “amore” non puoi dirlo. E lei credeva di averglielo insegnato. Assieme alla parola “perdono”. Ma, forse, quest'ultima parola sottintende un significato troppo grande per una ragazza di appena diciannove anni che in quegli ultimi dodici mesi ha dovuto sopportare più di quanto un comune essere umano del loro tempo sopporti in tutta la sua esistenza.
Un pichiettare sommesso alla finestra del piccolo appartamento la riporta alla realta. Un gufo mai visto prima porge una pergamena a suo marito.
“È di Lucius Malfoy”, dice solo, poi la porge alla moglie, la quale, dopo aver letto le prighe righe, si lascia cadre priva di forze sul letto.
Il giorno dopo, Lucius è seduto assieme a Hermione a un tavolo del Paiolo Magico, guardandosi attorno con aria schifata: non è esattamente il suo locale preferito, ma i coniugi Granger sono Babbani e per loro sarebbe stato impossibile accedere a Diagon Alley senza l'aiuto di Hermione.
Quest'ultima è agitata: finalmente, dopo mesi, può rivedere coloro che l'hanno cresciuta per quasi diciotto anni. Saranno arrabbiati con lei perché non si è fatta sentire per tutto quel tempo? Lei non l'ha fatto per cattiveria, solo credeva, comportandosi così, di rendere le cose più facili per se stessa e per loro. Riuscirà a spiegare le sue ragioni? Certo, sarebbe più facile se Lucius non avesse insistito tanto per accompagnarla, ma lui le ha spiegato che doveva incontrare un certo suo socio per riprendere gli affari. Bah, a vedere come si guarda attorno con aria schifata non si direbbe proprio che il Paiolo sia il suo luogo preferito per concludere affari. Purtroppo per lei, però, è stato irremovibile.
Alle 10,30, puntuali, eccoli varcare la soglia del locale. Si guardano attorno sconcertati: vero che la loro bambina è una strega (sì, perché per loro Hermione rimarrà sempre la loro bambina), ma è altrettanto vero che nell'ultimo anno avevano dimenticato l'esistenza di quel Mondo, classificando la magia come favola per bambini. Quei bambini che non sono mai riusciti ad avere.
Dopo pochi istanti, notano la ragazza in compagnia dell'uomo biondo. Un po' sono delusi perché speravano di poterle parlare da soli; d'altro canto, capiscono la premura dell'uomo: in fondo, Hermione è stata parecchio male solo due giorni prima.
“Mam... Jane, Daniel!” Esclama al colmo della felicità nel rivederli, coreggendosi subito per la gaffe che stava per commettere.
Si abbracciano. Jane ha le lacrime agli occhi. La loro bambina la stava chiamando 'mamma': non li ha dimenticati, allora.
“Tesoro, come stai?” Le chiede preoccupato Daniel.
“Ora sto bene”.
“Oh, piccola, quando abbiamo letto la missiva di Lucius ci siamo preoccupati molto, ma sei sicura di stare veramente bene? Sai, i sintomi di un esaurimento nervoso non vanno mai presi sottogamba”, le domanda un'altrettanto preoccupata Jane.
“Sì, mam... Jane, non preoccuparti, ora sono un po' più serena”, confessa.
Perché le viene così difficile chiamare Jane col nome proprio e Narcissa mamma?
“Vedo che il mio socio è arrivato... lo raggiungo. Signori...” Si congeda Lucius, lasciando a sua figlia la necessaria privacy. Intanto raggiunge il capo Auror Harvey. Non ha dubbi che il Ministro l'abbia strigliato coi controfiocchi, comunque anche lui ha qualcosina da dirgli.
Si guardano negli occhi senza sapere cosa dirsi; sono stati una famiglia per quasi diciotto anni e ora si scoprono degli estranei. O forse è solo imbarazzo per non avere avuto il coraggio di fare il primo passo e lasciare che fosse davvero un perfetto estraneo a farlo per loro.
“Allora, tesoro, ti va di raccontarci come hai trascorso questi ultimi mesi? Come si sono comportati con te i Malfoy? E quel ragazzino spocchioso che a scuola ti tiranneggiava, adesso è tuo fratello, giusto? Come si comporta con te?” Comincia a interrogarla Daniel.
“Daniel, amore, calmati. Lasciala respirare. Piccola, lo conosci, no?”
Hermione pare divertita da quello scambio di battute. Daniel non cambierà mai: per lui, lei sarà sempre il suo tesoro da proteggere, e Jane, beh, Jane è Jane.
Comincia a raccontare ciò che le è capitato negli ultimi mesi, partendo dall'incubo, che lei ha associato allo stress post-conflitto e al fatto di essere al centro dell'attenzione, ma quando arriva a menzionare i cavalieri serventi e il matrimonio combinato, a Daniel prudono le mani, e infatti sbotta: “E tu hai accettato questa situazione, così, senza fiatare? Credevo che io e tua m... che io e Jane”, si corregge subito, “ti avessimo insegnato ceri valori. Adesso vado a dire quattro parole a quel tipo platinato laggiù!” E fa per alzarsi, prontamente fermato dalla voce di Hermione: “Pap... Daniel, no, aspetta, lasciami finire, ti prego. Non ho reagito subito, perché, anche se sono una Grifona, mi reputo comunque una persona intelligente e so distinguere le situazioni che vanno prese di petto da quelle che invece vanno aggirate. Mi avete insegnato anche questo. Assieme a Draco e a questi “cavalieri serventi” ho elaborato un piano per allungare un po' i tempi. Chissà che magari non nasca l'amore: è questo il sogno che avevo da bambina. Ti ricordi, Jane, quando giocavo col tuo vestito da sposa? Devo dire che, al riguardo, questo malessere è caduto prprio a fagiolo”.
“Hermione! Non è così che ti abbiamo insegnato a comportati: i malori non vanno mai sminuiti, lo sai, vero?” Si indigna Jane, ma non le è sfuggito un particolare: “Hai detto che questo “piano” lo hai elaborato assieme a Draco, dobbiamo quindi pensare che ti sta trattando bene?”
“Sì, devo ammettere che è stato lui la vera sorpresa della situazione”, conviene la riccia, “Pensate che addirittura è andato da Harry e Ron per cercare di farli ragionare, quando non mi parlavano”.
“Piccola, ci dispiace tanto per quello che hai passato in questi mesi, avremo voluto esserti accanto, ma volevamo anche rispettare la tua privacy e così abbiamo aspettato un tuo cenno”, confessa Jane.
“Mi dispiace, mi dispiace tanto, non essermi fatta sentire, ma credevo che così facendo avrei facilitato le cose a tutti. Lucius e Narcissa sembravano quasi intimoriti dal fare qualcosa che potesse farmi male – ma ci pensate a Lucius Malfoy che si preoccupa del benessere di qualcuno?”
“È tuo padre”, la redarguisce Daniel, “È ovvio che si preoccupi di te. Tutto quello che ha fatto in tutto questo tempo l'ha fatto per te, discorso del matrimonio a parte. Non è facile fare i genitori; spesso, molto spesso si sbaglia. Per voi figli è difficile capire questo discorso, ma un giorno sarai madre anche tu e capirai bene questo sentimento. Ma hai appena detto che Harry e Ron, quelli che tu hai sempre considerato i tuoi migliori amici e per i quali chi hai anche tolto la memoria, ti hanno volutamente voltato le spalle, loro che potevano  - e dovevano – starti accanto?”.
Hermione annuisce.
“Dimmi dove li posso trovare”, continua minaccioso. Ora sì che per quei due le cose si mettono male.
“È inutile, Daniel, quella casa è un'abitazione di maghi che è visibile solo a chi è del nostro Mondo. Sai, apparteneva alla madre del padrino di Harry, che è anche una mia prozia a quanto pare e che non amava particolarmente i Babbani”, tenta di rabbonirlo con questa scusa.
“Su Daniel, calmati, Hermione ora ha bisogno del nostro sostegno, non della nostra indignazione, anche se certa gente se la merita tutta. Comunque, piccola, stavi parlando di questi “cavalieri serventi”, come sono?”, Le ammicca Jane.
Daniel fa una smorfia. Hermione non sarà la sua figlia biologica, ma è il suo “tesoro” e nessun ragazzo può permettersi di sfiorarla nemmeno con un fiore...
Passano la giornata, così, a parlare di ricordi e amici e a confrontarsi e quando arriva l'ora di separarsi, a tutti, tranne a Lucius che si è annoiato in quel locale, ma mai e poi mai avrebbe lasciato sola la figlia, il tempo pare essere trascorso troppo in fretta. Come avrebbe voluto, Hermione, avere in quell'occasione la Clessidra di Lumacorno che le aveva descritto ormai una vita fa Harry. Ma può un artefatto dilatare il tempo a nostro piacimento?
In un tavolo appartato, opportunatamente disilluso, un uomo ha osservato attentamente il terzetto.
Ha scelto la sua prossima vittima.
 
§ § § § § § § § § §
 
“Tua sorella è una vera Serpe”.
“Ti consiglio di non farti sentire da lei. Non ti dispiace che il fidanzamento sia stato posticipato di otto mesi?”
“No, avrò, quanto: sette mesi?, di tempo per corteggiarla”.
“Correggiti, amico mio: avrai Adrian tra i piedi per sette mesi”.
“Oh, ma lui non è un problema: è troppo impegnato ad aiutare Pansy a mettere le corna a Marcus”, e su questa battuta i due amici scoppiano a ridere.
Anche quel giorno Blaise è andato a trovare Hermione, ma, non trovandola, si è chiuso in camera dell'amico a discutere, mentre Avalon Zabini si intrattiene amichevolmente con Narcissa, intercedendo per il figlio.
“Scusa un appunto: di chi è stata l'idea del fidanzamento a Pasqua?” Domanda ad un certo punto il moro.
“O porca tr...”, esclama il biondo, “Ecco perché è sbiancata quando nostro padre non ha voluto tergiversare ulteriormente sulla data”, equivocando l'impallidimento della riccia a quella notizia.
“Però... però... potrebbe essere l'occasione per farle dimenticare quei brutti ricordi”, prova a esporre Blaise.
“Ci credi veramente in quello che hai appena detto, Blaise?” Chiede uno scettico Draco.
“No, per niente”, conviene l'altro, “Anzi, mi domando cosa abbia effettivamente in mente tua sorella: voglio dire è già strano che abbia accettato passivamente la decisione del Wizengamot di farla venire a vivere da voi al Manor, anche se è maggiorenne, ma accettare addirittura un matrimonio combinato lei che probabilmente è cresciuta secondo altri valori e ideali, non ti sembri che stoni un po' col suo carattere?”
“Beh, effettivamente sì, conoscendo Hermione, la cosa è alquanto strana. Se vuoi un consiglio, Blaise, accelera i tempi del corteggiamento e fai in modo di fidanzarti con lei a Capodanno”, suggerisce Draco.
“Uhm...”
“Che c'è?”
“No, niente... solo un mio sospetto, ma prima di mettertene al corrente, preferisco esserne sicuro al cento per cento. Senti, riguardo all'altra questione?” Si informa il moro.
“Ancora non le è stato rivelato nulla. Ieri pomeriggio, quando Copper è passato a visitarla nuovamente, l'ha trovata ancora un po' spossata”.
“E oggi non c'è”, constata Blaise con un tono leggermaente rammaricato.
“Ho per caso avvertito del dispiacere nella tua osservazione?” Lo prende leggermente in giro l'altro.
“Ahahah”.
“Ieri mattina siamo riusciti a farla aprire un po' ed è saltato fuori che sente enormente la mancanza di quei Babbani, così nostro padre oggi l'ha accompagnata al Paiolo Magico dove avevano appuntamento con quei due. Dico, ti rendi conto? Siamo noi la sua famiglia, noi, e lei invece preferisce confidarsi con quelli lì”, sbotta Draco.
“Quelli lì, come li chiami tu, caro Draco, l'hanno cresciuta come fosse figlia loro con amore e dedizione per quasi diciotto anni. Non puoi pretendere che una semplice sentenza del Wizengamot le imponga di dimenticare tutto quello”. Lo fa ragionare l'amico, ricevendo per risposta un sonoro sbuffo di disaccordo.
 

 

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N.d.A.: Innanzitutto, ringrazio Daisyblond e willina che hanno inserito la storia fra le ricordate, le 11 che la preferiscono e le 46 che la seguono. Un grazie speciale va a chi recensisce ogni volta, ma anche a chi legge in silenzio. Ringrazio inoltre Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notarre che non è opera loro. Purtroppo, oggi non sono riuscita a postarla perché sto pubblicando dal pc di mio fratello.

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Capitolo 10
*** Capitolo 7 ***


Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.





Capitolo 7

 

Harriet Beecher Stowe ha detto:

Le lacrime più amare versate sulle tombe

sono per le parole inespresse

e le azioni mai compiute”

(Episodio 1*11 Criminal Minds, “Sete di sangue”)

 

“Prego, accomodati. Ti ho fatto venire qua per chiederti come sta Hermione”. Lucius alza un sopracciglio. Davvero il Ministro l'ha fatto andare fino lì solo per quello? Subito, però, un campanello d'allarme risuona nel suo cervello: la quarta vittima.

“Vieni subito al punto, Kingsley, non credo che mi hai fatto venire fin qua solo per informarti sullo stato di salute di mia figlia. Comunque, ora che si è chiarita coi suoi genitori adottivi sta meglio ed è appena tornata a Hogwarts”, sbotta infatti.

“Hai ragione, non ti ho fatto venire qui SOLO per quello e, in ogni caso, Hermione per me è come una figlia. Il suo malore mi ha fatto veramente preoccupare, per non parlare di quei paparazzi della Gazzetta e del loro servizio sul mancato fidanzamento”, si spiega Shaklebolt.

“Per fortuna i tuoi Auror li hanno tenuti alla larga da mia figlia, anche se il giorno della partenza, alla stazione ho temuto che qualcuno potesse chiederle qualcosa al riguardo. Ho dovuto perfino incantare la nostra copia, affinché lei non leggesse certi accostamenti”.

“Mi stai dicendo che lei ancora non sa nulla di questi omicidi?”

“Ti ricordo, caro Ministro, che mia figlia ha avuto un inizio di esaurimento nervoso e il medimago che l'ha in cura è stato più che chiaro: niente stress inutili!” Ora sta quasi urlando.

“Merlino, Lucius, vedi di informarla prima di domani mattina, perché non siamo riusciti a tenere nascosta questa notizia” e gli sbatte sotto gli occhi la cartellina contenente i dettagli, foto comprese, dell'ultima vittima. Anzi, delle ultime due vittime.

Malfoy senior si accascia sulla sedia, senza riuscire a proferire parola. Guarda allibito la magifoto dei due cadaveri. Sotto i flash delle foto dei Scienziauror, nota che le due vittime hanno qualcosa di strano.

“Ma... ma...”. Senza parole. Lui, l'algido Lucius Abraxas Malfoy, ex Mangiamorte, ex braccio destro di Lord Voldemort, nonostante il suo passato non certo cristallino, ora riesce a stento a trattenere un conato di vomito.

“Già”, risponde solo il Ministro.

“Io... devo andare... devo informare Narcissa e poi a scrivere a Draco. Forse è meglio che glielo dica lui. Fra tutti è proprio lui quello che sa come prenderla nel modo migliore. Io e mia moglie...” Non riesce a terminare la frase. È proprio giusto lasciare che sia un ragazzino di diciotto anni a sbrogliare quella matassa? No, non lo è, ma in qualche modo, vuole che sia lui il primo a saperlo.

“Kingsley, puoi mettermi in contatto con la McGranitt e chiederle se io e Narcissa possiamo recarci questa sera stessa a scuola per parlare personalmente con Hermione?”

“D'accordo. Se puoi aspettare qualche minuto, lo faccio subito”, gli risponde il Ministro.

 

§ § § § § § § § § §

 

Incredibilmente per la stagione, quell'anno a settembre in Scozia fa ancora caldo, tanto che nella Sala comune di Grifondoro le finestre sono aperte. Mentre le ragazze dell'ultimo anno stanno studiando tutte assieme Trasfigurazione, un gufo plana sul tavolo davanti a un'esterrefatta Hermione. Legato a una zampa, un piccolo cofanetto d'argento. Al suo interno, ciò che manca alle ultime due vittime ritrovate sulla spiaggia di Blyth, ma questo Hermione non può saperlo: per lei si tratta soltanto di due...

“Ginny...”, esala solo, porgendo all'amica l'astuccio: “Oh, Merlino!” Mormora solo quest'ultima, quindi, rivolta a Lavanda: “Vai subito a chiamare Draco Malfoy, sbrigati!”

“Tesoro, vieni, andiamo in camera”, e fa per accompagnarla.

“Ginny... quei... quei...”. È sull'orlo di una crisi isterica.

“Shh, calmati tesoro, va tutto bene, non è successo nulla, adesso arriva tuo fratello e...”

“NON DIRMI DI CALMARMI. NON VA TUTTO BENE. HO APPENA RICEVUTO DEI... dei...” e cade come corpo morto cade.

Le sue urla hanno richiamato anche i ragazzi che stavano nei loro dormitori: “Ginny, cos'erano quelle url... Oh, Merlino, Hermione! Ma cos'è successo?” Chiede un allibito Neville.

“Te lo spiego dopo, Neville, adesso, per favore, aiutami a portare Hermione in camera sua. Seamus, tu vai a chiamare la McGranitt!” Ordina la rossa.

“Non sarebbe meglio Madama Chips?” Chiede invece Finnigan.”Sì, hai ragione. Corri a chiamare Madama Chips, svelto. Alla McGranitt ci pensiamo più tardi”. Il ragazzo vola, mentre Hermione viene adagiata sul letto.

“Hermione! Piattola! Cosa. Diavolo. Le. È. Succeso. Tu e la Brown eravate a conoscenza del suo crollo il mese scorso, cosa avete combinato per ridurla in questo stato?” Una furia bionda entra nella camera della Caposcuola Grifondoro, assieme a Blaise Zabini, Theodore Nott e Adrian Pucey.

“Stavamo studiando quando un gufo è entrato dalla finestra e si è posato davanti a lei e alla zampa aveva questo scrigno” dice tutto in un fiato Ginny, porgendo l'oggetto incriminato al biondo.

“Cos...” Viene assalito da un conato di vomito che trattiene a stento; Adrian e Theo, invece, devono scappare in bagno.

“Mi volete spiegare cosa sta succedendo?” Chiede un impermalosito Paciock. Non è più lo sciocco Neville e gli dà fastidio essere trattato come se lo fosse ancora.

“Avete già chiamato la McGranitt?” Chiede Zabini, ignorandolo.

“No, abbiamo preferito chiamare prima la Chips”, risponde Ginny.

“Bene, vado io. Paciock, accompagnami, così ti racconto tutto. Ah, Draco, missà che quei due sono fuori gioco per un po'”, si offre volontario il moro.

“L'importante è che si riprendano per la partita”, cerca di scherzare il biondo, ma nessuno in quel momento ha voglia di scherzare, lui per primo.

“Sa già qualcosa?” Chiede sottovoce la piccola Weasley.

“No, non ne abbiamo avuto l'occasione”, afferma Draco.

“Cioè, mi stai dicendo che in venti giorni non avete avuto modo di parlarle?” Ginny alza un sopracciglio, incredula.

“Forse ti se dimenticata che ha avuto un crollo emotivo e che il medimago le prescritto riposo assoluto e assolutamente niente stress!”

Hermione si agita nel letto.

“Ehi, piccola”, la chiama il fratello.

“Draco... cosa ci fai qui?” Poi si ricorda e senza che possa fare nulla per impedirlo, vomita sul tappeto ai lati del letto.

Prontamente, Ginny pulisce con un colpo di bacchetta.

“Tesoro, quando sei svenuta mi sono preoccupata e così l'ho mandato a chiamare”, le dice l'amica.

“Ma... cosa sono questi rumori?” Chiede la riccia, alludendo ai versacci che provengono dal bagno.

“Quando Lavanda è venuta a chiamarmi, ero con Theo, Blaise e Adrian”, le racconta il biondo.

“Ma cosa... perché?”

I due ragazzi si scambiano un'occhiata: e adesso cosa le dicono? Che fuori c'è un pazzo che si diverte a massacrare ragazzine e che quello può essere un avvertimento?

“Ragazzi, cosa dovete dirmi?” Sarà anche sconvolta, ma lo svenimento non implica istupidamento.

Ecco...”, comincia Ginny, “Non ti arrabbiare, non te l'abbiamo detto prima perché il medimago ci aveva intimato di non stressarti e noi siamo venuti a spere questa cosa proprio il giorno che tu sei stata male”, dice, guadagnandosi un occhiataccia da parte del giovane, seduto sull'altro lato del letto: fosse stato per lui, avrebbe tenuto la bocca chiusa ancora per un po', ma visto che quella gola profonda della rossa ha cominciato a cantare, tanto vale finire: “Pare che là fuori ci sia un pazzo che si diverte a massacrare ragazze della nostra età. Le tortura, poi le uccide e infine cuce loro gli occhi con del fil di ferro”, le racconta, infatti, il fratello.I due si guardano senza capire.

“Sì, Dante Alighieri, un autore babbano vissuto in Italia nel tredicesimo secolo ha scitto un'opera, intitolata “Commedia”, in cui immaginava di viaggiare attraverso i tre Regni dell'Aldilà, incontrando gli empi nell'Inferno e nel Purgatorio, e le anime pie nel Paradiso. In ogni caso, quando si trova nel Purgatorio, che è un po' l'anticamera del Paradiso”, spiega con parole quanto più semplici possibili, “incontra le anime di coloro che in vita peccarono di invidia, vede che sono coperti da cilicio e hanno le palpebre cucite col fil di ferro”. I due si scambiano un'occhiata: nemmeno i malesseri riescono a mettere ko il cervello di Hermione.

“Tu credi che uccida ragazze invidiose... perché?” Chiede Ginny.

“Non lo so, Ginny, non lo so...”, poi ha un'improvvisa illuminazione: “Oh, Morgana... i miei incubi...” e si accascia sul letto, singhiozzando. Il fratello si precipita ad abbracciarla: “Shh, non piangere, non è colpa tua, tranquilla”, le sussurra all'orecchio, cullandola.

“Come fai a dire che non è colpa mia? Se, invece di dare la colpa alla cattiva digestione e al mio non sopportare di essere al centro dell'attenzione, avrei fatto le dovute ricerche nella biblioteca del Manor, forse a quest'ora quel pazzo sarebbe già ad Azkaban. Ma no, io devo sempre fare tutto da sola, senza considerare che forse Divinazione qualche volta possa servire a qualcosa”.

“Hermone...”, cerca di rabbonirla l'amica.

Intanto, dal bagno, continuano a provenire i versacci di Theo e Adrian.

“Weasley, per cortesia, fai uscire quei due deficienti”, le intima e lei non se lo fa ripetere due volte. In quel mentre entra un'affannata Madama Chips.

“Scusatemi ragazzi, ma stavo curando un... oh, che facce che avete voi due, passate in infermeria, più tardi vi do un'occhiata. Allora, signorina Malfoy, mi hanno detto che è svenuta. Ora come sta? Ragazzi, fatela distendere, e aspettate un attimo fuori. Anche lei, signor Malfoy”, vedendo che il ragazzo non accenna a lasciare la sorella”.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Non capisco. Se è vero quello che mi hai appena raccontato, come mai la Gazzetta non ne ha ancora parlato? Non mi pare che quei tipi si facciano tanti scrupoli”. Neville non riesce a credere alle proprie orecchie, eppure Blaise gli ha fatto vedere il contenuto di quel dannato cofanetto.

“A quanto pare questa volta se li sono fatti”, borbotta il moro.

“Ma non è servito a molto, perché quel folle ha continuato a uccidere e se quel contenuto appartiene alle sue vittime, direi che questa volta ne ha uccise ben due contemporaneamente e se l'ha mandato a Hermione, questo vuol dire una cosa sola...”, constata Neville.

“Già”, è la serafica risposta di Blaise.

Intanto, sono arrivati davanti ai Gargoyle di guardia alla scala che conduce all'uffico della preside: “Cioccorane”, sussurra Blaise, e il Gargoyle si sposta, mostrando la scala a chiocciola.

Dopo aver bussato e aver aspettato il permesso, entrano, rimanendo basiti di trovarci anche i coniugi Malfoy: “Signora preside... signori Malfoy”, salutano, non sapendo più come continuare.

“Ragazzi, come vedete, ora sono molto occupata, quindi a meno che non sia una cosa che può aspettare un paio d'ore...”, comincia Minerva McGranitt, quasi licenziandoli.

“Ecco... veramente è una questione di vitale importanza e forse è un bene che i signori Malfoy siano presenti”, comincia Neville.

“È successo qualcosa a Hermione?” Chiede Narcissa.

“Purtroppo sì”, convengono i due ragazzi, poggiando sulla scrivania della preside lo scrigno d'argento. “Poco fa un gufo ha recapitato quest'oggetto a Hermione e lei... beh, ecco, si è sentita male. Ora c'è Draco con lei”, finisce di raccontare il suo compagno di Casa.

La preside prende quella scatola e la apre: “Oh, Godric!”. La porge quindi a Lucius.

Al suo interno il mago nota che contiene ciò che crede manchi ai cadaveri.

“Lucius cosa...”. Narcissa cerca di sapere cosa c'è di tanto terribile lì dentro, ma il marito le impedisce di guardare: “Forse è meglio che lei ci accompagni da nostra figlia”, dice, rivolgendosi all'anziana donna.

Questa fa segno ai due maghi di seguirla.

“Mamma! Papà!” Esclama la riccia, sorpresa di vederli.

“Piccola, come ti senti?” Le chiede sua madre.

“Non preoccupatevi, ha solo avuto un calo di zuccheri. Una cena abbondante, una buona dormita e un'altrettanto abbondante prima colazione domattina, e sarà nuovamente in grado di affrontare le lezioni”, cerca di rassicurarli la medimaga.

“Forse sarebbe meglio se tornassi a casa per qualche giorno”. Narcissa non è convinta della diagnosi della Chips e poi quelle due vittime appena ritrovate...

“No, sto bene ora, sul serio, non voglio tornare a casa. La scuola è appena cominciata e quest'anno ci sono i MAGO e...”

“Tesoro, forse stai pretendendo troppo da se stessa. Solo pochi giorni fa hai avuto un malore simile”, cerca di convincerla il padre. Non è convinto che sua figlia sia al sicuro, lì, a Hogwarts.

“Ma si è trattato di due cose diverse. Draco, ti prego...”, si rivolge al fratello perché l'aiuti a convincere i genitori a non riportarla a casa.

Sua sorella lo sta pregando. Davvero. Sinceramente. Quando mai potrebbe ricapitare una cosa del genere?

“Padre, madre, sono convinto che qui Hermione non corre alcun pericolo, poi ci saremo noi a controllare che segua alla lettera le direttive di Madama Chips”.

Lei li guarda speranzosa, ma c'è qualcosa nello sguardo di Lucius che la fa allarmare.

La preside capisce che è giunto il momento della rivelazione e fa cenno ai ragazzi di uscire dalla stanza.

“Bambina, c'è una cosa che devi sapere”, cerca di cominciare Narcissa, ma Hermione la interrompe: “Sì, Draco e Ginny mi hanno detto di quel folle. Pensate che ecco... ma io qui sono al sicuro. Neanche la Gringott è sicura quanto Hogwarts”. Deve convincerli. Non vuole tornare al Manor. Nonostante ci abbia provato con tutta se stessa, non la sente casa sua. È Hogwarts casa sua.

“Sì, probabilmente quello che hai ricevuto apparteneva a quelle persone, ma...”, spiega Lucius, anche se non è facile dare una simile notizia.

“Ma...”, lo imbecca lei. Non deve stressarsi, ma quelle notizie fornite a spizzichi e bocconi sono altamente stressanti.

“Domani la Gazzetta del Profeta pubblicherà la notizia che sulla spiaggia di Blyth negli ultimi quattro mesi sono stati rinvenuti cinque cadaveri, di cui i primi tre erano ragazze della tua età, Natebabbane, mentre gli ultimi due, ecco... si tratta di due adulti, Babbani” e qui trae un profondo respiro, come a farsi coraggio, mentre Narcissa le stringe ancora di più la mano, “Si tratta di Jane Henriette e Daniel Granger”.

Silenzio. Non una mosca vola. Solo Draco si lascia cadere sul letto, affianco alla sorella. Poi un urlo.

 

§ § § § § § § § § §

 

Alla fine, l'ha spuntata lei.

Non ha voluto essere sedata.

Vuole rimanere lucida per ricordare quando più possibile di tutti i momenti trascorsi con i Granger.

Quelli belli, ma anche quelli brutti.

I suoi genitori non sono riusciti a convincerla a tornare al Manor. Forse è meglio così. Lì a scuola ci sono i suoi amici, e c'è suo fratello. Forse non è quel luogo sicuro che i professori vogliono far credere ai genitori dei Natibabbani, ma in fin dei conti loro hanno un doppio funerale da organizzare e come situazione non è certo l'ideale per una ragazza che si deve riprendere da un crollo psico-fisico.

 

Sono morti. Non ci sono più. Una volta, qualcuno ha detto che la morte è stato il più grande dono di Dio agli uomini. Sono un'ingrata. Perché io di questo dono non riesco a gioire.

Sono un'ingrata e un'egoista. Ma, soprattutto, sono complice di un duplice omicidio.

Se a fine guerra non fossi andata in Australia, non avrei scoperto di essere stata adottata e loro sarebbero ancora vivi.

Smemorati e lontani, ma vivi. E io avrei ancora i miei amici accanto a me.

Può un cognome decidere chi siamo?

Silente diceva sempre a Harry che sono le nostre azioni a decidere chi siamo.

Possibile che il mio migliore amico si sia dimenticato di questa lezione? Non considerava forse Silente il suo mentore?

E Ron? Io lo amavo, ma lui non ha esitato un attimo a voltarmi le spalle. Farsi vedere con me, con la figlia di Lucius Malfoy, poteva intaccare la sua fama. Meglio tagliare i ponti.

L'ho visto, quel giorno, quando sono stata male. Non vedeva l'ora di andarsene.

Non dicono forse che gli amici sono la famiglia che ci scegliamo?

Io ho scelto loro, ma è stata una scelta a senso unco. Come lo è stata la scelta dei Granger, diciannove anni fa.

I Malfoy mi hanno voluta.

I Granger mi hanno scelta. E io li ho incolpati di questa scelta, mentre loro non hanno incolpato me. Mi hanno rispettato, aspettandomi. Come solo un genitore sa fare. Quando hanno saputo che sono stata male, mi sono stati vicini, come hanno potuto.

Avranno capito, o, meglio, sarò riuscita a farmi capire che sono stata in silenzio tutti quei mesi solo per facilitare la cosa a tutti e tre in vista di un distacco definitivo?

Distacco. Definitivo.

Davvero volevo questo da loro?

Lucius mi ha subito fatto sapere che, per tenere alto l'onore dei Malfoy, mi sarei dovuta sposare quanto prima. Già, perché è colpa mia se la mia famiglia è caduta in disgrazia. La. Mia. Famiglia.

Ma sarei davvero disposta a un matrimonio combinato?

Mio fratello è stato sul punto di uccidere, di macchiarsi l'anima per l'eternità, per la famiglia, ma allora era questione di vita o di morte. Adesso, in gioco c'è solo il prestigio.

Eppure, sarei stata disponibile ad assecondarlo pur di allontanarmi quanto prma da quella casa.

No. È inutile che mi racconto favole. Non avrei mai accettato se Ron mi fosse rimasto accanto. Ma non c'è lui con me, adesso.

Jane e Daniel non avrebbero mai preteso un simile gesto. Non mi avrebbero sacrificato sull'altare dei loro interessi, così come mai avrebbero permesso alla loro bambina di sposarsi per ripicca, solo per una delusione d'amore.

Ma loro non ci sono più. Di loro mi resta solo... Devo correre in bagno perché vengo nuovamente assalita dalla nausea. Ginny, che fingeva di dormire, mi segue. Fuori dalla porta del bagno, Draco e Blase ci stanno aspettando in piedi. Anche loro stavano fingendo di dormire. Adesso ci sono loro al mio fianco: mio fratello, quella che è sempre stata la mia migliore amica e quello che probabilmente diverrà mio marito.

Mio. Marito.

Mi devo sposare a vent'anni per il prestigio della mia famiglia.

Oh, Ron...







N.d.A.: Come sempre, ringrazio le 49 che la seguono, le 3 che la ricordano, le 13 che la preferiscono e le 34 che recensiscono, oltre a tutte le persone che leggono in silenzio.
Un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro.
Un bacio e a presto.




 

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Capitolo 11
*** Capitolo 8 ***






 

Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.



 

Capitolo 8

 

Oh tu, donna che amo,

piccola, chicco rosso

di grano,

sarà dura la lotta,

la vita sarà dura,

ma tu verrai con me”.

(Da “Il monte e il fiume”, Pablo Neruda)

 

STRANI OMICIDI SCUOTONO NUOVAMENTE IL MONDO MAGICO: È RITORNATO TU-SAI-CHI?

Pochi giorni fa sono stati ritrovati sulla spiaggia babbana di Blyth i cadaveri dei coniugi Granger, genitori adottivi dell'eroina di guerra, nonché migliore amica del Salvatore del Mondo Magico Harry Potter e di Ronald Weasley, Hermione Malfoy, figlia legittima del noto Mangiamorte Lucius Malfoy. La maggior parte dei suoi “colleghi” sono finiti ad Azkaban, ma altri sono riusciti a fuggire al mega-processo istituito dal Ministero contro di essi. Si tratta forse di una vendetta trasversale contro il Ministero e contro la famiglia Malfoy? O ci è stata raccontata una bugia e Harry Potter non è riuscito a sconfiggere definitivamente Tu-Sai-Chi? Ulteriori approfondimenti a pag...

 

Heeeeeey!”, sbraita la voce di Rita Skeeter, mentre un'indisposta Hermione accartoccia il giornale.

Suo fratello e Ginny non volevano che lei leggesse quella schifezza di articolo, ma lei è stata categorica: non è fatta di cristallo. D'accordo, è stata male, ma adesso basta trattarla come fosse una malata terminale!

È assurdo”, sbotta Lavanda, finendo di leggere tutto l'articolo.

Cosa, Lav?” Le chiede incautamente Calì.

Quella... quella Skeeter mette in dubbio la parola del mio Ron-Ron”.

Una forchetta cade sul pavimento di pietra.

In che senso, scusa?” Prosegue ingenuamente l'Indiana.

Qui dice che forse Harry non ha ucciso del tutto Tu-sai-chi, ma c'era anche il mio Ron quando è successo”, calcando l'aggettivo possessivo, mentre lancia uno sguardo eloquente alla riccia, “Come fa a dire che lui è un bugiardo?”

Guarda che Ron è stato nominato solo come amico di Hermione”, interviene Neville.

Scusate”, mormora solo Hermione alzandosi.

Ginny fa per alzarsi e seguirla, ma un'indignata Lavanda la richiama: “Ginny! Non finisci la tua colazione?”

No, sai com'è: a volte le uova con la pancetta al mattino sono leggermente indigeste, soprattutto se poi devi immergerti dentro quei fumi puzzolenti delle pozioni... Tu, Neville, cos'hai alle prime due ore?” Chiede, cambiando argomento.

Ho due ore buca”.

Comunque”, riprende a parlare Lavanda, “Stavo dicendo che...”

Scusa, Lav, ma se non mi sbrigo, arrivo tardi a lezione”, e, ciò detto, prende la sua tascapane e si avvia fuori dalla Sala Grande.

Maledetta Lavanda e maledetto Zabini. Aveva notato, infatti, che quando l'amica era scappata via, il moro l'aveva seguita.

Accidenti! Questa non ci voleva. Vero che il giorno del suo compleanno le aveva detto di divertirsi, ma lei intendeva unicamente al fine di ingelosire quell'emerito idiota di suo fratello; invece, a quanto pare Zabini sta facendo sul serio.

Forza, Ginny, pensa a qualcosa”.

 

§ § § § § § § § § §

 

Ehi, principessa”. Blaise l'ha seguita nel bagno di Mirtilla.

Ehi”, gli risponde. Quello era il modo con cui solitamente si salutava con Harry, ma ora non c'è Harry con lei. C'è Blaise.

Stai male per quell'articolo o per il battibecco avuto con le tue compagne di Casa?” le chiede, curioso.

Può forse dirgli la verità?

Quell... Quell'articolo... Oh, Blaise, loro non ci sono più e io...”, dice, infatti, mantenendosi sul vago. Si vergogna di se stessa. Si sta nascondendo dietro la morte, orribile, di Jane e Daniel.

Loro... intendi Harry e Ron?”

Possibile che riesca a leggerle dentro? “Tu... tu sei un Legilimens?” Chiede, timorosa.

No, stai, tranquilla, ma anche un cieco vederbbe che muori ancora dietro al Rosso, nonostante ti tratti peggio di una pezza”.

Non ti permetto di parlare così di Ron!” Urla lei.

Visto che ho ragione?”

Si lascia cadere per terra, la schiena contro il muro, le ginocchia al petto, circondate dalle braccia.

Il moro si siede vicino a lei, cingendole le spalle e attirandola a sé: “Ti va di parlare con lo zio Blaise?”

Blaise... io... oh, scusa”, balbetta lei.

Shhh, va tutto bene”, la tranquillizza lui. Mica tanto, riflette, però, fra sé e sé.

Non solo deve arginare Pucey: adesso anche la Donnola si ritrova tra i piedi.

Sono cattiva, vero?” Chiede.

Guardami, Hermione”, le solleva il volto con una mano, “Cosa ti salta in mente di pensare una cosa del genere?”

Jane e Daniel sono stati barbaramente uccisi e io penso a Ron, a quanto mi mancano le sue carezze...”

Ok, basta, non ce la può fare: “Sei solo una ragazza di diciannove anni che è stata lasciata dal suo ragazzo con una scusa deplorevole perché non ha avuto il coraggio di dirle la verità”, cerca di dirle per fermare quel discorso che nessun ragazzo vorrebbe sentirsi dire da una ragazza.

Cosa vorresti dire?” Ha ragione. Lo sa. Ron è innamorato di Lavanda. Non l'avrebbe lasciata altrimenti. Ma quelle parole fanno male lo stesso.

Il ragazzo trae un respiro profondo, cercando di guadagnare tempo.

Blaise...”, lo richiama. Ecco, appunto: mi sa che con lei la tecnica non funziona.

Ascolta, piccola...”, ma non riesce a terminare la frase.

Non. Chiamarmi. Più. Così. Nessuno può più chiamarmi così. E nemmeno tesoro. Loro mi chiamavano così”, comincia a urlare, “Solo loro. Ma loro non ci sono più, loro mi hanno lasciato sola. Io li ho costretti, io... è tutta colpa mia”, scoppia a piangere.

Piangi, principessa, piangi... ti fa bene”, la consola, abbracciandola.

Mi dispiace”, tirando su col naso, “Ti ho fatto perdere Pozioni”.

Poco male. Quella materia dopo colazione non è esattamente l'ideale. Vorrà dire che copierò gli appunti di tuo fratello”, cerca di farla sorridere.

Blaise Alessandro Zabini!” Lo redarguisce fintamente lei, cercando di assumere quella sua aria da prima della classe.

Che c'è? Guarda che è veramente il migliore in quella materia”, fa finta di non capire.

Sai perfettamente cosa volevo dire. Copiare...”

Sì sì, lo so, ma sai, se Tra Corvonero e Serpeverde il Cappello Parlante ha scelto quest'ultima Casa, ci sarà pur stato un motivo. E il sangue è relativo, lo sai anche tu. Adesso andiamo o perderemo anche Trasfigurazione, e la McGranitt non è esattamente Lumacorno. A proposito, volevo chiederti: ti va di fare coppia con me quando abbiamo lezioni in comune?” Le chiede, speranzoso.

Vuoi dire: tutte le lezioni che Grifondoro e Serpeverde condividono?” E chi glielo dice poi a Ginny?

Solo ti fa piacere, sia chiaro”, ma si vede che è rimasto deluso.

Uhm, non lo so, quest'anno c'è anche Ginny...”, tentenna ancora lei.

Weasley. È mai possibile che se li ritrova sempre fra i piedi? Se non è la Donnola, è la Piattola e 10 a 1 che quella cerca di far rimettere Hermione assieme al fratello. No, deve fare qualcosa...

Beh, ma con lei puoi sederti vicino alle lezioni che Grifondoro condivide con le altre Case. Allora?”

Non sta correndo un po' troppo, Mister Zabini?”

Sì, hai ragione, abbiamo ancora... vediamo... quindici minuti prima dell'inizio della lezione”, cambia discorso lui.

Blaise, sono seria, e tu hai capito benissimo cosa intendevo dire”, lo fissa attentamente negli occhi.

Non vuoi darmi una possibilità?” Le accarezza dolcemente una guancia.

Ti ricordo che devo darla anche a Adrian”. Lo dice a occhi chiusi perché sente le lacrime riempirli e non vuole rimettersi a piangere. No. Lei è forte. Le persone forti non piangono. O sì?

Non sei obbligata. Puoi benissimo scegliere subito me”, le ammicca...

Jane... Daniel, dove siete? Mi mancate. Ho bisogno di voi, dei vostri consigli. Come devo fare? Ron mi piace, credo di amarlo. Blaise, anche, mi piace, ma non so esattamente cosa provo per lui. Cosa devo fare? Vi prego, ditemelo. Perché mi avete lasciato sola? Perché non mi avete nascosto in Australia da qualche parte? Devo dimenticare Ron, vero? Devo accettare il corteggiamento di questi ragazzi? Parlatemi vi prego, io... io...

Non si è nemmeno accorta che si è fermata col respiro ansante.

Blaise si ferma con lei, la scruta, preoccupato, poi, senza farsi prendere dal panico, come ha già fatto qualche settimana prima, le poggia una mano al centro del proprio petto e l'altra al centro del suo, facendola respirare al suo ritmo, finché non si calma.

 

§ § § § § § § § § §

 

Finalmente quella palla di Pozioni è finita. Piton sarà stato quello che è stato, ma almeno non era noioso come Lumacorno. E a lezione non si sono visti né Hermione, né Blaise. Merda! Cosa avrà in mente Zab? Ora che lei è così fragile, è una preda perfetta, devo stare attento o avrà gioco facile con lei. Uhm, ho visto che anche la Piattola era preoccupata per l'assenza dell'amica, forse se me la faccio alleata, posso sperare di avere qualche speranza.

Ehi, Piat... Weasley”, richiedo la sua attenzione appena usciti dall'aula.

Cosa vuoi, Pussycat? Ho fretta”. Pussycat? Mi giro per vedere con chi ce l'ha, ma sono stato io a chiamarla. Mi sta prendendo in giro, per caso?

Pussycat? Mi stai per caso prendendo in giro? Non ti permetto di...”

Oh, no, perché dovrei prenderti in giro? Tu chiamandomi Piattola mica mi prendi in giro, vero?” Se bastasse il tono di voce a lanciare il Sectumsempra, qualunque cosa si dica, in questo momento, probabilmente sarei dilaniato. “Ad ogni modo, cosa vuoi?”

Mi chiedevo come stava Hermione, l'ho vista uscire dalla Sala Grande, ma a lezione non è venuta. Non frequenta più Pozioni? Eppure è la migliore, dopo Draco”.

Sai, Pucey, se Hermione è la seconda in questa materia è perché lei si è sempre portata avanti col lavoro, a differenza di qualcun altro che si limita a scopiazzare gli appunti. Non succede nulla se perde due ore di lezione. Forse ti è sfuggito l'ultimo numero della Gazzetta del Profeta. Mi sembra ovvio che volesse rimanere un po' da sola”, mi suggerisce, acida, senza rendersi conto che mi sta dando informazioni preziose. Quindi, per colpa della Skeeter si è di nuovo sentita male e Blaise non ha perso un minuto per consolarla. Dannazione!

Ma...” Ok, o la va o la spacca, “Hai notato che mancava anche Blaise? Non sei preoccupata? Voglio dire, dopotutto Hermione non sta con tuo fratello?”

E a te che importa? Sentimi bene, Pussycat dei miei stivali, se hai intenzione di corteggiare Hermione, prego, accomodati, ma non contare su di me; anzi, ti dico chiaramente una cosa: stai lontano da lei. Non è l'avanzo di Pansy”.

Wow che caratterino! Non mi dispiacerebbe vedere se anche tra le lenzuola è così focosa.

 

§ § § § § § § § § §

 

Hai notato che mancava anche Blaise? Non sei preoccupata? Voglio dire, dopotutto Hermione non sta con tuo fratello?”

Certo che l'ho notato e certo che sono preoccupata. Hermione non è tipo da matrimonio combinato e sì, lei stava con mio fratello.

Appunto. Stava. Ma quell'idiota di Ron ha mandato tutto a putt... È anche vero che prima ho pensato a qualche stratagemma per farli tornare insieme, ma sarebbe la soluzione giusta per tutti e due? Non sarebbe meglio che li lasciassi decidere da soli?

Mi blocco stranita in mezzo al corridoio. A poche decine di passi da me ci sono Hermione e Blaise. Lui la sta aiutando a respirare: probabilmente lei ha avuto di nuovo una piccola crisi di panico.

Mi viene naturale paragonare il gesto di Blaise al comportamento di mio fratello: come avrebbe reagito lui?

Come un fulmine a ciel sereno, mi ricordo che stavo chiacchierando con Pucey. Mi volto e noto che anche lui sta osservando la scena con tanto d'occhi.

È geloso. Il capitale dei Malfoy, anche se molto è stato sequestrato per il pagamento dei debiti e a Hermione spetta solo una parte per la dote, non è comunque irrilevante e fa gola a molti maschietti, ma proprio lui si permette di avere delle gelosie? Lui che se la fa senza problemi con Pansy? Mi domando come faccia Flitt a sopportare questa situazione. Boh. A volte, non essere nobili – e non essere purosangue – porta innumerevoli vantaggi.

Lo blocco prima che possa avventarsi su Zabini: “Che ti prende?”

E me lo chiedi pure? Non vedi come si sta approfittando della tua amica?” Mi dice.

Ti senti quanto parli?” Lo so che non è educato rispondere a una domanda con un'altra domanda, ma Pucey non è certo un tipo educato, e chi di spada ferisce, di spada perisce. “Probabilmente Hermione ha avuto un attacco di panico e Blaise è l'unico che riesca a calmarla con quel gesto. D'altronde, non mi sembra che né tu, né Nott abbiate fatto granché”.

Non mi risponde nemmeno. Anzi, sembra proprio intenzionato ad attaccar briga, ma Malfoy, che a quanto pare ci stava seguendo, lo previene: “Vedi di darci un taglio, Adrian”, gli dice, facendogli capire per chi parteggia lui. Con Draco schierato apertamente dalla parte di Blaise, sia Adrian che Nott non avranno vita facile, ma Nott non se la fa con Daphne? Mah, misteri da Purosangue...

Mentre il Furetto platinato è impegnato a scortare in aula Pussycat, McLaggen parte all'attacco: “Toglile subito le mani di dosso, lurida Serpe”. Ecco, ci mancava solo lui.

Quest'anno, sarà un anno molto movimentato.

 

§ § § § § § § § § §

 

Toglile subito le mani di dosso, lurida Serpe”.

McLaggen”, saluta Blaise.

Hermione è ancora troppo sconvolta per reagire. Ginny le si affianca immediatamente.

Draco è già entrato in aula. Non ha visto avanzare il ragazzo Grifondoro.

Cosa le stavi facendo, eh?” Gli ringhia contro, ma non gli da tempo di rispondere. Il suo pugno è più veloce della risposta del moro.

Cosa sta succedendo qui?” La professoressa McGranitt, che nonostante sia stata nominata preside ha voluto mantenere l'insegnamento, è arrivata appena in tempo per evitare che la lite degenerasse.

Ho visto Blaise Zabini mettere le mani addosso alla signorina Gr... Malfoy”, si scusa il Grifondoro.

È vero?” Chiede preoccupata.

No... cioè, ho avuto un piccolo attacco di panico e Blaise mi stava aiutando a calmarmi. Mi creda, preside, non mi stava assolutamnete mancando di rispetto, né io glielo avrei mai permesso”, precisa Hermione.

Per Godric! Ma cosa diavolo aveva in testa due anni fa, quando lo aveva invitato alla festa del Lumaclub?

Ipocrita! Si dice. Anche quella volta l'aveva fatto per ripicca, e sempre per colpa di Ron e Lavanda.

Ron e Lavanda.

Perché ogni volta che sta male saltano fuori i loro nomi?

Va bene, adesso entrate tutti, che si è fatto tardi. Signor McLaggen, finita l'ora, la voglio in Presidenza. Ci penserà mastro Gazza ad avvertire il professore dell'ora seguente, non si preoccupi”, intima la professoressa.

Ginny, ti dispiace se oggi mi siedo vicino a Blaise?” Le chiede la riccia, mordendosi il labbro inferiore. Dopo quello lui ha fatto – e subìto – per lei, le sembra il minimo.

Affatto, stai tranquilla”.

Grazie”.



 

==========
 

Sono imperdonabile, lo so: un'intera settimana senza aggiornamento. Vi chiedo mille volte scusa. Non so ancora se questo è l'ultimo capitolo che posto prima delle vacanze o se riuscirò ancora a pubblicarne uno entro venerdì. In caso non ce la facessi, pubblicherò dopo l'8 luglio, perché in Calabria non ho il pc. 
E ora i ringraziamenti: ringrazio tutte le persone che recensiscono e quelle che leggono in silenzio, le 5 che l'hanno inserita fra le ricordate, le 13 che la preferiscono e le 54 persone che la seguono. 
Un ringraziamento speciale va poi a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro.

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Capitolo 12
*** Capitolo 9 ***





 

Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.





 

Capitolo 9

 

All'ombra de' cipressi e dentro l'urne

confortate di pianto è forse il sonno

della morte men duro?

(Ugo Foscolo, “Dei sepolcri”)

 

Occhi che mi scrutano.Che vogliono leggermi l'anima. Occhi che mi dilaniano la carne. Occhi che urlano il mio nome. E sangue. Sangue ovunque. Sui miei vestiti. Sulle mie mani. E poi nero. Buio.

“Credo che per il momento sarebbe meglio non farla tornare ancora a scuola. Ha avuto un brutto calo di pressione e...”

“No...”, la sua voce, roca, è poco più di un sussurro.

“Tesoro...”, cerca di rabbonirla la madre, ma lei, a sentirsi chiamare in quel modo volta la testa dall'altra parte, le lacrime che riprendono a scorrere sulle guance dopo giorni.

“Non voglio essere chiamata così mai più. Io non sono più il tesoro di nessuno. Voglio solo tornare a scuola. Per favore...”

“Non credo sia il caso signorina Malfoy. Come ho già detto prima ai suoi genitori, oggi ha avuto un brutto calo di pressione e il suo fisico è già provato da...”

“Vi prego, lasciatemi tornare a scuola, prometto che non mi stancherò...”

“Ora basta, Hermione”, interviene suo padre, “Mi sembra che l'età dei capricci tu l'abbia superata da un bel po'!” E ciò detto esce dalla stanza – senza dare tempo alla figlia di replicare – accompagnando il medimago nel suo studio.

“Ti prego mamma, voglio tornare a Hogwarts. Prometto che cercherò di non stancarmi più del dovuto, ma quest'anno ci sono i MAGO e poi io voglio andare alla Magiaccademia. Drago, per favore, convincili tu”, si rivolge poi al fratello che per tutto il tempo non si è mosso dall'antro della porta.

“Uff... tra tutte le ragazze che ci sono al mondo, proprio una secchiona dovevo ritrovarmi come sorella? Non ti ricordi più che la Mc Granitt ci ha accordato una settimana di permesso?” Sperando che ci caschi; dopotutto, lui è il re dei bugiardi, no?

“Veramente, a me pareva che avesse detto solo oggi...”, esala lei.

“Hai capito male”.

“Non è che stai cercando di approfittare della situazione?” Lentamente si sta riprendendo.

“Chi? Io?” Chiede lui, ironico.

“Ha ragione lui, Hermione. La preside ha informato personalmente me e vostro padre del permesso di una settimana”. Narcissa ha capito il gioco di Draco e gli dà man forte. Quando l'indomani lei si sveglierà e non lo troverà, ci pensaranno allora a una scusa credibile.

“Ora riposa ancora un po'. Più tardi ti mando Petra con la cena. Vieni Draco, lasciamola tranquilla”.

Appena i due escono, Hermione si alza dal letto, decisa a vestirsi e tornare a scuola, con o senza permesso, ma un violento capogiro la costringe a sdraiarsi nuovamente.

Riprova dopo qualche minuto, e questa volta ha più fortuna, ma viene sorpresa dal fratello che è appena entrato senza bussare.

“Ai Purosangue non viene insegnato che si bussa prima di entrare in una stanza altrui?” Gli chiede, acida.

“Smettila con questi pregiudizi, anche tu sei una Purosangue, l'hai forse dimenticato?” si morde la lingua appena pronunciata la frase. Cazzo, Draco ma dove hai la testa? È stata adottata da due Babbani che ha appena seppellito.

“Oh, no, non ho dimenticato di essere nata in una famiglia di nobili purosangue e che lo stesso mio sangue mi ha strappata dalle braccia di mia madre a poche ore di vita e che, guarda caso la stessa persona, mi ha torutrata e martoriata. Semmai sono i nostri simili a esserselo dimenticato. Ho visto come mi guardavano al cimitero dei maghi, oggi pomeriggio. Due Babbani che vengono sepolti nel “loro” cimitero e solo perché hanno avuto la fortuna di adottare l'eroina del Mondo magico! Perché credi che sia svenuta, eh?” Gli urla contro. “Non riuscivo più a sopportare i loro sguardi di... di... oh, non so neanch'io di cosa. E ora, se vuoi scusarmi, devo andare in bagno”, mente.

“Ti aiuto”.

“Ma non se ne parla nemmeno”. E no, questa non ci voleva: deve liberarsi di lui al più presto.

“Se proprio ci tieni a saperlo, sorellina, non sei la prima ragazza che vedo in abbigliamento intimo”, le dice, sornione.

“Ma io non sono né la seconda, né la terza, sono tua sorella ed esigo privacy. Conosci il significato di questa parola?”

“Certo che lo conosco, come conosco anche il tuo mdo di mentire. Vedi, in tutti questi anni in cui ci siamo disprezzati, io non ho fatto altro che osservarti, giorno dopo giorno... Quindi, ti conviene fare la brava e lasciarmi lavorare. Fidati, riuscirò a convincere i nostri genitori, anche se l'idea di una settimana di vacanza in più...”

“Draco!” Sbotta lei, indignata.

“Cos'è successo, perché state urlando?” Richiamata dall'animata discussione tra i due ragazzi, Narcissa entra nella camera della figlia, “E tu cosa ci fai in piedi?”

“Avevo bisogno di andare in bagno”, la pronta risposta di Hermione.

“E io mi sono offerto di aiutarla”, fa Draco, un po' risentito.

“Non potevi chiamare Petra?” Le si rivolge Narcissa.

“Sto bene, va bene? Non. Sono. Una. Malata. Terminale. Ho avuto un mancamento, ma mi sono ripresa. E adesso, col vostro permesso, vostri regali Purosangue...”, ma non finisce la frase che viene prontamente ripresa dalla madre: “Non ti permettere di rivolgerti a me con quel tono, signorina!”

“TU non permetti a me?” Oramai Hermione è quasi preda di una crisi isterica.

Sciaff. “Sono tua madre e merito rispetto!”

“Mia madre? Mia madre non avrebbe mai fatto questo! Mia madre non mi avrebbe mai imposto un matrimonio combinato per il proprio prestigio. Mia madre non mi avrebbe impedito di andare a scuola. Mia madre giace sotto tre metri di terra!” A quelle parole, Narcissa sbianca.

“Hermione!” La zittisce Draco, ma ce n'è anche per lui: “E tu, che fai tanto il fratello premuroso, come riesci a guardarti allo specchio la mattina, eh, me lo dici? Per sette anni mi hai insultato sputandomi addosso ogni tipo di veleno e ora, di punto in bianco diventi la mia ombra? Ipocriti! Siete tutti degli ipocriti! Dove eravate quando Bellatrix mi torturava, quando mi marchiava il braccio? Ve lo dico io dove eravate: proprio lì, davanti a me, impassibili ad assistere allo spettacolo. Mi fate schifo. Tutti!” si rifugia in bagno, tra le lacrime che è riuscita a trattenere fino a quel momento, ma che ora corrono prepotenti sul suo viso, sulla guancia che brucia per lo schiaffo.

Brucia, la guancia.

Brucia, l'anima. E il suo bruciare è devastante.

“Madre”. Narcissa si è lasciata cadere sul bordo del letto, senza forze, incapace di credere che proprio lei, che per i figli darebbe la propria vita, abbia schiaffeggiato Hermione. Draco le si siede accanto, cercando di consolarla.

“Non è colpa vostra. E anche Hermione, tutte quelle cose non le pensava davvero. Io la conosco bene. È una persona che pensa sempre bene di tutti...”

“No, Draco, ha ragione lei. Noi l'abbiamo sempre disprezzata. Perfino tuo padre, che sapeva chi era in realtà. Morgana, quel giorno stava per venderla al Signore Oscuro, solo per ritornare sulla cresta dell'onda. Draco, per favore, resta qui, aspettala. Io vado a parlare con tuo padre. Vedo se riesco a farlo convincere di farvi tornare questa sera stessa a scuola, assieme. E, per Morgana, ci riuscirò”. Ciò detto, la donna esce dalla stanza, ma dell'altera Narcissa è rimasta solo l'ombra.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Dobbiamo parlare”. Narcissa entra nello studio, dove Lucius ha appena finito di parlare con Copper e ora sta bevendo del Firewiskey.

“Se è per asscondare i capricci di tua figlia, scordatelo”.

“NOSTRA figlia”, specifica la donna.

“Hai detto bene, NOSTRA. Quindi, per ora, niente Hogwarts. Copper non è convinto di questi malori. Vuole farle fare alcuni esami al San Mungo”.

Lei a scuola ci tornerà, anche senza il nostro permesso, quindi, per il suo bene, ti prego, lascia che parta stasera con Draco. E no, non ho alcuna intenzione di trasformare nostra figlia in una cavia da laboratorio. Si è sentita male un po' di volte, vero, ma chi non avrebbe avuto malori nella sua condizione? Merlino, Lucius, appena ha scoperto di essere stata adottata è stata costretta a venire a vivere qui, tra gente che l'ha sempre disprezzata. E noi che abbiamo fatto? Invece di metterla a suo agio, l'abbiamo invischiata nei nostri affari con un matrimonio combinato. Mi dispiace, ma questa volta non starò in un angolo senza dire niente. Ho sbagliato una volta con Draco, non sbaglierò una seconda volta con Hermione”.

“Hai finito? Bene, ora tocca a me parlare. Con Hermione sbaglieresti di sicuro se non seguissi il consiglio di Copper. Secondo lui, dietro questi continui mancamenti c'è qualcosa di più grave. Non è normale che una ragazza di diannove anni...”

“Non è normale? Non è normale?”, Narcissa è ormai fuori dalle grazie di Dio. “Hai sentito quello che ti ho appena detto? Hermione scopre di essere stata rapita, adottata, essere figlia nostra – che in tutti questi anni non le abbiamo mai fatto mistero di disprezzarla – e di essere destinata a un matrimonio senza amore. Nnostante tutto questo, sceglie di mantenere un basso profilo, prova a darci fiducia, ci – TI – asseconda in tutto, scopre che i suoi genitori adottivi sono stati barbaramente uccisi e quell'asino di Copper si meraviglia se poi si sente male? Lucius ti avverto”, dice, calmandosi un poco, “se non cambi registro con lei, la perderemo, di nuovo, e questa volta definitivamente. Ha accettato di vivere nel Mondo purosangue anche se maggiorenne, e ho il sospetto di credere che abbia accettato anche i nostri matrimoni combinati solo per allontanarsi il prima possibile da noi. Anzi, credo che pur di fare questo, sarebbe anche disposta a sposarsi il peggiore dei tre che le hai proposto. Ti prego, lasciala vivere tranquilla. C'è Draco a Hogwarts che la tiene d'occhio. Per quanto riguarda gli esami clinici, puoi chiedere alla McGranitt di inventarsi qualcosa e sottoporvi tutti i ragazzi che hanno combattuto la guerra, così noi staremo tranquilli sul fronte della salute e lei non sospetterà nulla”.

“Non lo so, io...”

 

§ § § § § § § § § §

 

“Jane... Daniel... perché, perché mi avete lasciato sola?”

Sta calando la sera sul Wiltshire, e la temperatura non è più mite, ma Hermione non sente l'aria farsi sempre più fredda.

“Lo so, non è colpa vostra, è tutta colpa mia, dovevo immaginare che era strano che non vi eravate più fatti sentire dopo il nostro ultimo incontro e, invece, mi sono lasciata riprendere dalla frenesia di tornare a scuola... Jane, Daniel, potrete mai perdonarmi?”

È così immersa nel suo monologo che non sente il rumore di una materializzazione, finché due mani non le cingono le spalle.

Sussulta e fa per prendere la bacchetta, ma una voce familiare la blocca: “Sapevo che ti avrei trovato qui. Dimmi un po': ti è dato di volta il cervello? In giro c'è un pazzo che si diverte a massacrare persone e tu ti offri così, su un piatto d'argento!?”

“Ho la mia bacchetta con me”, gli risponde, piccata.

“Oh, ho visto come sei stata veloce a usarla. Se anziché io, era quel folle, a quest'ora chissà dov'eri!” Continua a urlarle contro. “Possibile che sei sempre la solita testona?” Poi, con voce più calma: “Vieni, torniamo a casa, prima che i nostri genitori si accorgano della nostra assenza”.

“Io lì non ci torno!” Esclama, decisa.

Stupida cocciuta che non sei altro! Ti ho detto che ti devi fidare di me. E in ogni caso, ci sta pensando nostra madre a convincere nostro padre, sempre che non si accorgano di questo tuo colpo di testa, perché di una cosa puoi stare certa: se nostro padre si accorge di questa tua scappatella, puoi stare certa che ti rinchiude nelle segrete fino al giorno del tuo matrimonio”, cerca di farla ragionare Draco.

Era ancora seduto sul bordo del letto in camera della sorella, quando il classico rumore di una smaterializzazione l'aveva fatto scattare e andare a controllare nel bagno, trovandolo per l'appunto vuoto. In un primo momento aveva pensato di andare a rivolgersi ai genitori, ma mentre si trovava già sulla porta aveva avuto un'illuminazione. Non si era sbagliato.

“Nostri, nostri, nostri, nostri. Loro non sono i NOSTRI genitori. Loro sono i TUOI genitori!” Gli urla contro, al limite della disperazione.

Sciaff. Un altro schiaffo. Poi, però, l'abbraccia stretta e, sfilandole la bacchetta, smaterializza entrambi nella camera della ragazza al Manor.

“Tu... tu... come hai osato, ti sei approfittato!”

“Non potevo permetterti di rispondere allo schiaffo. Porto ancora i segni del tuo pugno al terzo anno”, stempera lui.

“Non provare a cambiare argomento. Sapevi che non volevo tornarci, qui! Sono maggiorenne, posso andare dove più mi aggrada!”

“No che non puoi, anche se sei maggiorenne: ti sei dimenticata che c'è una sentenza del Wizengamot che ti obbliga a vivere qui?”

“E ancora mi chiedo il perché”. Si siede sul piccolo divanetto a due posti, in pelle capitonnè bianco posto davanti al camino. Beh, almeno quello non è rosa, pensa.

“Ascolta, posso scoprire cosa c'è dietro, ma tu devi lasciarmi fare, d'accordo?” Le si siede davanti, con le mani giunte davanti alla bocca. “E riguardo ai modi di nostro, sì, Hermione, nostro padre, non è comportandoti da Grifona indomita che riuscirai ad ammorbidirlo. Se vuoi portarlo dalla tua parte, devi imparare ad agire da Serpe. Non dovrebbe essere tanto difficile per te: sei o non sei la strega più intelligente della nostra generzione? In più hai per fratello il Principe delle Serpi”, sorride lui, riuscendo, dopo giorni, forse addirittura settimane – o mesi? - a fare sorridere anche lei.

“Potresti uscire, per favore?” Gli chiede.

“Non ci penso proprio”.

“Vorrei vestirmi, se non ti dispiace. Ho detto delle cose che non avrei dovuto a nostra madre, e non posso andare a chiederle scusa in camicia da notte, ti pare?” Gli fa notare.

“Uhm... Però andare al cimitero in camicia da notte sì... D'accordo, ma la tua bacchetta la tengo io. Ho imparato che le Serpi non sono le uniche creature di cui diffidare”, le fa l'occhiolino.

“Sai, com'è: ho avuto un ottimo maestro”, controbatte lei.

Mentre il fratello è già con la mano sulla maniglia della porta, lei lo richiama: “Draco? Volevo chiedere scusa anche a te per quello che ho detto prima...” Si scusa.

“Non ti preoccupare, so che non pensi veramente a quelle parole”, la rincuora lui, ma ne è davvero convinto? In fondo, la sorella gli ha solo sputato contro la verità, amara finché si vuole, ma pur sempre la verità.

“Oh, no, io quelle cose le penso sul serio, solo... forse... beh... ecco...”

Le braccia conserte, la sta guardando divertito: non è da tutti i giorni che Hermione Gran... Malfoy! Dannazione, è sua sorella! Le ha appena fatto una lavata di testa perché lei non riesce ad accettare loro come sua famiglia e poi lui si comporta nell'identico modo? Comunque, è uno spettacolo vederla imbarazzata al midollo perché deve chiedere scusa a lui – pur sapendo di aver ragione – e non sapere cosa dire.

“Oh, non fa niente”, sbotta infine, “Fai finta che non ti abbia detto niente”.

“Tu mi chiedi scusa e io devo fare finta di niente? Oh, no, cara sorellina”, la schernisce lui.

Per tutta risposta, Hermione gli lancia un cuscino contro, che lui, abbassandosi riesce a evitare.

Purtroppo, prende in pieno Lucius, che sta entrando proprio in quel momento.

Gelo.

“Che sta succedendo qua dentro?” Tuona l'uomo. “Non siete troppo cresciuti per questo genere di cose?”

“Ecco, sì, infatti, stavamo cercando di recuperare il tempo perso”, risponde Hermione, se non fosse che il padre ha notato la sua bacchetta tra le mani del fratello: “E tu perché hai la bacchetta di tua sorella?”

“Ehm, perché un cuscino in faccia fa meno male di uno schiantesimo”.

“Uhm, non ne sarei tanto sicuro”, grunisce il padre, poi, ricordandosi il motivo per cui si trova lì: “Ho appena parlato con la preside Mc Granitt: ha confermato che il permesso è di una settimana, e visto che ti sei sentita male troppe volte nell'ultimo mese, io e tua madre saremo più tranquilli se tu volessi sottoporti a degli esami, così, solo per essere sicuri che non sia niente di grave”. Con Draco quella tecnica ha sempre funzionato. È sicuro che funzionerà anche con lei.

“No”. Ecco, appunto.

Draco non crede alle sue orecchie. Le ha appena spiegato come rapportarsi col padre e lei manda alle ortiche tutte le sue raccomandazioni.

“Sul serio, papà, non ce n'è bisogno. Hai visto anche tu che mi sono ripresa bene”, cerca di spiegarsi lei. Già trascorrere una settimana lontana da scuola sarà dura, doverla addirittura passare in un ospedale, no, è fuori discussione.

“Ma se dovessi sentirti male di nuovo e...”. Vorebbe usare come scusa il fatto che le ragazze purosangue si sottopongono tutte a una serie di visite prima di contrarre matrimonio, ma sa che lei non ci crederà mai, e in ogni caso sua moglie è stata chiara: meglio non toccare troppo sovente quell'argomento se non si vuole esasperarla.

“Hai detto tu che la McGranitt ci ha accordato una settimana di permesso, no? Bene, se ti accorgerai che sto di nuovo male in questa settimana, ti prometto che mi sottoporrò a tutti gli esami che vuoi, ma ora sto bene e so per certo che sono stati malesseri lievi dovuti a questa situazione. Ti prego, fidati”.

“E va bene. Solo, non vorrei pentirmene”.

“Bene. Una settimana di vacanza!” Esclama contento Draco.

“Non penserai mica di dormire sugli allori, vero? Dobbiamo restare in pari col programma. Quest'anno...”

“Ci sono i MAGO. Sì, lo so”, termina per la frase Draco e poi, fra sé e sé: “Mi domando come Potty e lenticchia abbiano fatto a sopportarla per tutto questi anni, ci credo che non sono più rientrati...”

“Questo, però, non deve essere una giustificazione per stancarti. Ricordati che hai promesso”, le intima il padre. “Se te la senti, puoi vestirti e scendere in sala da pranzo per la cena. Ah, dimenticavo: questa sera il padre di Theodore Nott sarà nostro ospite”.

“Non fare quella faccia, sorellina”, dopo che il padre è uscito, “Non puoi tirarti indietro adesso. Questo è una trappola bella e buona: rifiuta, e domani ti ritroverai al San Mungo. Accetta, e nostro padre dovrà arrendersi alla tua richiesta”. L'avverte Draco.

“Almeno non si tratta dei Parkinson”, conviene lei, ma una lampadina le si accende im provvisamente: “Ma non era stato arrestato assieme a tuo padre dopo la Battaglia al Ministero?”

“E come NOSTRO padre, è stato liberato dal Signore Oscuro”, le risponde Draco.

“Rimane comunque un Mangiamorte evaso grazie a Voldemort. Mi domando come mai questa volta non lo abbiano rinchiuso ad Azkaban”. La maggior parte sono stati arrestati, alcuni sono latitanti, altri, come Lucius, sono stati graziati. Se per Lucius hanno giocato a suo favore sia le menzogne di Narcissa e Draco sia il fatto di non aver partecipato allo scontro finale, qual è la scusa che può vantare Nott sr?

“Magari per la sua età avanzata?”

Mentre si veste, però, non può fare a meno di chiedersi cosa le avrebbe consigliato Jane quel giorno che lei sarebbe stata presentata a cena dai futuri suoceri.

Se solo le cose fossero diverse...

Jane... Daniel, mi mancate, tanto...


 

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N.d.A.: Ringrazio le 39 persone che recensiscono, le 13 che l'hanno inserita fra le preferite, le 6 che l'hanno inserita fra le riordate e le 59 che la seguono, ma anche a tutti coloro che la leggono in silenzio. Un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro.
Mi suso, inoltre, per gli eventuali sfalsamenti di font e dimensione.
Questa è l'ultima pubblicazione prima delle ferie. Parto sabato mattina per la Calabria, dove sarò sprovvista di pc. Ci vediamo quindi dopo il 7 luglio, sperando che abbiate ancora voglia di leggere la mia storia.
Che altro dire se non buone ferie e auguri per i maturandi...
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 10 ***









Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.






Capitolo 10

 

È facile andare avanti quando l'anima gioca,

ma quando l'anima è in pena

il sentirla riporre i suoi giocattoli

rende ardua la vita allora.

(Emily Dickinson)

 

“Davvero ammirevole, da parte tua Lucius, organizzare il funerale a quei due Babbani che per diciotto anni hanno impedito a tua figlia di vivere come le si conveniva”, sta dicendo Nott quando lei entra nel Salottino Verde.

Lo sguardo di sua madre la zittisce prima ancora che possa replicare: “Bambina, ti sei alzata. Stai meglio?” Le chiede.

“Sì, grazie, sto molto meglio”, cerca di rispondere nel modo più garbato possibile, anche se certi discorsi hanno il potere di far salire la bile anche a digiuno. Ma come si permette quel tipo? Non solo è un Mangiamorte evaso graziato per la sua età, ma arriva addirittura a insultare due persone che l'hanno cresciuta come fosse figlia loro e che probabilmente sono morti a causa sua! Non è ingenua, sa perfettamente che anche tra Babbani ci sono terroristi e assassini di tutte le fogge, ma lei è stata rapita da una strega purosangue, Mangiamorte, e pure sua zia!

“Bene, allora possiamo spostarci in Sala da pranzo”, asserisce Narcissa, da perfetta padrona di casa.

No, non crede di potercela fare. A stare zitta.

E infatti: “Signor Nott”, sempre col tono più educato possibile: “Suo figlio non le ha raccontato che è stata mia zia, una Black, a rapirmi a poche ore dalla nascita? Io penso che bisogna ammirare tutte quelle persone come i signori Granger che decidono di adottare e crescere come propri i figli di estranei, non tova anche lei?” Lo provoca.

“Io trovo che bisogna stare sempre molto attenti, o si rischia di crescere delle vipere in seno”.

Strano sentire un Mangiamorte citare un detto babbano, ma Hermione fa finta di nulla e continua con la sua crociata: “Purtroppo, questo vale anche con i figli di sangue. Per quanto riguarda le adozioni, nel mondo babbano ci sono persone deputate appositamente perché scelgano qual è la famiglia migliore per crescere un bambino. Non avviene mai il contrario”, spiega.

“Ad ogni modo, questo è il mondo magico e speriamo che Shaklebolt non intenda omologare i due Mondi”, tronca il discorso Nott.

“Al Mondo magico e ai Purosangue”, brinda Lucius, alzando il calice di vino elfco e intimando con uno sguardo alla figlia di fare altrettanto.

No. Per tutta l'estate ha assecondato i voleri di quelli che sono i suoi genitori biologici, ci ha provato, davvero, ma questo è troppo. Ha appena seppellito i genitori adottivi e ora le stanno chiedendo addirittura di rinnegarli e rinnegare tutto ciò che le hanno insegnato?

“Perdonatemi, madre, padre”, comincia, parafrasando il modo con cui Draco si rivolge abitualmente ai due, “se non mi unisco a questo brinidisi, ma non amo bere il vino elfico a digiuno”, mente, cercando il modo di non offenderli. Vuole tornare a scuola, e vuole evitare di spingere il padre a firmare un eventuale accordo prematrimoniale con Nott sr solo per punirla per il suo comportamento sfacciato.

“Oh, non sai cosa ti perdi cara. Questo vino è sublime anche a stomaco vuoto, ma hai ragione, è bene che una signora non ecceda mai col bere”, conviene l'anziano ospite, per poi riprendere: “Hermione... un nome davvero strano. Narcissa, credevo che la tradizione Black prevedesse nomi di fiori o di stelle”. Sono già alla seconda portata ed Hermione non vede l'ora di ritirarsi nella sua stanza. Vero, Nott non è come i Parkinson: se possibile, è ancora più gretto. E questa gente si vanterebbe di essere superiore a tutti i Babbani?

“Hai ragione, ma vedi, mi è stata tolta dalle braccia prima che potessi darle un nome degno delle nostre famiglie...”, spiega Narcissa, con un'ombra di tristezza negli occhi. Anche se è cattivo dirlo, sperava che con tutti questi omicidi, la curiosità intorno al rapimento di sua figlia fosse scemata, ma a quanto pare è ancora all'ordine del giorno tra le chiacchiere nei salotti dei loro amici.

“A Jane Granger piaceva molto il teatro e Ermione è la regina di Sicilia in una nota opera di Shakespeare, inoltre è anche il nome di un asteroide”. Interviene Hermione.

“Non ne ho mai sentito parlare... Ad ogni modo, cara”, sempre rivolgendosi a lei, “ho sentito dire che vuoi continuare a studiare. Personalmente non credo che sia saggio per una donna studiare. Credo che sia come dire... nocivo per la pace familiare. Tu non credi, Lucius?”

“Hermione si sposerà appena finito scuola, credo che di questo problema dovrà discuterne con suo marito”, interviene Lucius.

Non sa come sia potuto avvenire, ma in lui non vede più il padre benevolo di poche ore prima: seduto accanto a lei, ora c'è l'uomo freddo, distaccato che le ricorda tanto l'uomo che fino a pochi mesi prima non faceva mistero di disprezzarla per le sue origini.

“Se mi consente, signor Nott”, prova a difendere la sua scelta di essere donna libera, “Io credo che la cultura non sia mai un pericolo, semmai fonte di arricchimento personale. E, comunque, credo che un marito purosangue preferirebbe avere al su fianco una moglie intelligente e colta che lo aiuti negli affari...”, ma non fa in tempo a finire la frase che Nott sr la interrompe: “Non credo che gli affari possano riguardare le donne”.

“Vero”, conviene a denti stretti lei, “ma se un uomo sta antipatico a una donna, sarà molto difficile per lui riuscire a stipulare un affare vantaggioso con chicchessia”, controbatte.

“Questo è un inconveniente che non accade se la donna sa stare al posto suo. Per questo dico che la troppa cultura è pericolosa per la pace familiare”.

Come controbattere? Del resto, anche nel mondo babbano ci sono trogloditi che la pensano esattamente in quel modo. Lei, però, non è cresciuta secondo quei dettami. Anzi, Jane e Daniel le hanno insegnato a pensare sempre con la propria testa e a non farsi mai mettere sottomettere da nessuno.

Jane... Daniel... quanto mi mancate...

“Tuttavia”, continua, “Ritengo che la cultura sia comunque un bene importante, tanto per la donna, quanto per l'uomo: solo un'adeguata cultura può fornire alla padrona di casa una base adeguata per intavolare una discussione affinché gli ospiti di suo marito non si sentano a disagio”.

“Beh, non c'è che dire ragazzina, sai il fatto tuo, ma non riuscirai a farmi cambiare idea”, l'avverte.

“Non è nelle mie intenzioni”, lo rassicura lei. Non ha mai amato molto Cervantes.

“Bene, cosa ne dici Albert, se ci spostiamo nel mio studio per discutere di quell'affare?” Interviene a cena finita Lucius.

Finalmente, ha il permesso di ritirarsi anche lei. Non ne poteva più. Non sa se è anche a causa dello stress delle ultime settimane, accentuato da ciò che ha dovuto sopportare quel giorno, ma quella cena per lei è stata più dura di quella con i Parkinson, e ha il fondato sospetto che ne seguiranno altre, durante la settimana.

Dopo il suo primo malore, sembrava che suo padre avesse messo da parte l'insano progetto del matrimonio combinato a breve termine, ma questa sera ha avuto il sentore che volesse farle pagare il suo tenergli testa: è la stessa persona che l'ha cullata quel mattino di metà agosto? Per la prima volta da quanto le è stato intimato di andare a vivere al Manor, ha sperimentato non il padre amorevole, bensì il freddo Purosangue.

 

§ § § § § § § § § §

 

Buio. Una luce, in lontananza. Correre verso questa luce. Mani senza volto che cercano di trattenerti nell'oscurità. “Expecto Patronus!” Urli, aspettandoti di vedere una lontra che ti libera. Ma non succede niente. Nessuna lontra questa volta viene in tuo aiuto, mentre quelle mani ti trascinano con loro. E la luce, là in fondo, è sempre più piccola, sempre più lontana, finché di essa non rimane il suo ricordo impresso nella tua mente.

“Lumos!” Esclama, e questa volta la bacchetta le risponde, rischiarando la camera. Per i primi attimi, Hermione rimane immobile nel letto, ancora intontita dall'incubo. Poi, si alza, dirigendosi verso la scrivania, decisa a fare mente locale, a non lasciarsi sopraffare un'altra volta. Mentre prende piuma e pergamena, ha un'idea: “Petra!” Chiama, e l'esserino le appare immediatamente davanti: “Per favore vai a svegliare mio fratello e digli di raggiungermi immediatamente in biblioteca”.

L'elfa le ubbidisce e tirandosi le orecchie si appresta a svegliare l'irascibile padroncino.

“Mmmm, ma che ore sono, stupido elfo? Cosa ti è saltato in mente di svegliarmi a quest'ora?” Bofonchia, ancora mezzo addormentato.

“Padroncina dice a Petra di andare a svegliare padroncino Draco per dire lui di andare in biblioteca dove padroncina Hermione aspettarlo, padrone, signore”.

“E va bene, va bene, ma smettila di prendere a testate il mio letto, mi sta venendo il mal di mare. Piuttosto vatti a chiudere le orecchie nel forno”.

La piccola elfa con un plop scompare alla sua vista, probabilmente per eseguire l'ordine.

“Ricordami di perorare nuovamente la tua causa domattina a colazione, anzi, tra poche ore, visto che è già domattina”, esordisce Draco, appena entrato in biblioteca: “Almeno lì, a Hogwarts, il coprifuoco vale anche anche per i Caposcuola, soprattutto alle 3 di notte; e anche se ti venisse la malsana idea di ignorarlo – cosa che hai sempre fatto in tutti questi anni – per lo meno non coinvolgeresti me”, borbotta.

“Bene, se hai finito col tuo monologo, possiamo cominciare a lavorare”, gli risponde la sorella.

“Di cosa stai parlando, di grazia?” Le chiede, ironico. In quel momento, l'unica cosa che desidera è ritornare sotto le coperte.

“Ho avuto un altro incubo. E va bene che la cena è stata un tantino indigesta...”, comincia lei, ma il fratello la interrompe: “Io l'ho trovata divertente”, ma prima che Hermione possa schiantarlo, si affretta a concludere la frase: “Comunque, è sempre lo stesso incubo?”

“No, questa volta sono avvolta nel buio, come se mi trovassi in una grotta, o caverna, non lo so, so solo che in fondo c'era una luce. Mi sono messa a correre per raggiungerla, ma delle mani mi trattenevano. Di quelle persone non vedevo praticamente nulla, se non le mani. Ho provato a lanciare il mio Patronus, ma non è successo nulla, e quella luce si allontanava sempre più...”, racconta.

“D'accordo, calmati”, prova a tranquillizzarla Draco.

“Sono calma”, risponde lei, ma vedendo il fratello alzare il sopracciglio, si corregge: “Ok, no, non sono calma, ma sento di essere vicina alla soluzione del caso. Ora, proviamo a mettere in ordine i punti. Tieni, scrivi” e gli porge piuma e pergamena.

“Cosa dovrei fare io?” L'ha fatto svegliare alle 3 di notte per utilizzarlo come scriba personale? Gli incubi e lo stress le hanno mandato per caso in tilt il cervello? “Scordatelo, non sono il tuo segretario personale. E ora, se vuoi scusarmi, me ne torno a letto”. Vendicarsi di anni di angherie va bene, ma qui si sta rasentando il ridicolo!

“D'accordo, come vuoi. Farò da sola. Come sempre, del resto”, asserisce, sconfitta. Credeva che per lei suo fratello ci sarebbe sempre stato, ma evidentemente si sbagliava. In fondo si tratta pur sempre di Draco Malfoy, no?

La mano sulla maniglia della gigantesca porta in quercia, si volta a guardare la sorella. Lo sguardo spento, legge su un tomo e prende appunti, spostandosi una ciocca dietro l'orecchio destro.

“E va bene”, sbuffa, “Dammi qua. Allora cosa devo scrivere?”

Un sorriso compare sul suo volto. Forse, dopotutto, in fondo, molto in fondo...

“Allora. Cominciamo dall'inizio...”, detta.

 

  1. Incubi con occhi che mi chiamano. Rosso (sangue?) tutto attorno a me. L'assassino cuce gli occhi delle sue vittime col fil di ferro.

  2. Incubi con mani che mi trattengono. Buio (grotta? Caverna?) che mi circonda. Una luce in lontananza (esperienza di pre-morte?). Ricordi.

     

“Che significa esperienza di pre-morte?”

Le esperienze di pre-morte sono esperienze vissute da chi, a causa di malattie o incidenti, in bilico tra la vita e la morte ed entrati in coma, hanno provato sensazioni di profondo benessere, sono passati attraverso un tunnel per dirigersi verso la Luce e sono stati infine rimandati indietro. Ogni racconto di chi ha vissuto tale esperienza parla, senza eccezione, del tunnel e della luce, di chi lo ha accompagnato e come l'hanno rimandato indietro. C'è chi parla di avere rivissuto in un istante di secondo tutta la sua vita con dovizia di particolari. C'è chi ha visto, da un angolo della camera dove si trovava ricoverato, il proprio corpo disteso e i suoi cari e personale medico intorno al proprio corpo”, spiega lei.

“E non è questo il tuo caso, giusto? Cioè non è che tu...”, chiede, preoccupato.

“No, certo che no!” Lo rassicura lei.

“E allora direi che sì, la cena di ieri è stata un tantino indigesta, per te sorellina”, la canzona lui.

“Ma la smetti di prendermi ingiro. Stiamo parlando di cose serie!” Lo rimbecca lei.

“Scusa scusa”, con le mani alzate in segno di resa. “Ma sai, essere svegliato alle tre di notte mi rende un tantino indisponente”.

“Ah, va beh, vogliamo riprendere il discorso, adesso? Grazie”, dice, assumendo il suo solito cipiglio da prima della classe.

“Scusa, perché mi hai fatto scrivere la parola ricordi? Come pensi che può essere collegata al sogno?”

“Non lo so, ma, durante l'incubo, man mano che la la luce si allontanava da me, avvevo come la sensazione che si imprimesse nella mia mente il ricordo della sua esistenza. Come se non fosse un semplice sogno, ma una cosa realmente successa”, prova a enunciare lei.

“Non è che hai già vissuto un'esperienza simile e te la sei dimenticata, magari, che so, quando Bellatrix ti ha torturata?” Le espone i suoi dubbi.

“No, purtroppo per me, sia quando Bellatrix si è divertita a cruciarmi sia quando ha provato a ricamare sul mio braccio ero più che vigile e conscia di ciò che mi circondava”, sussurra.

“Aspetta un attimo. L'altro giorno, a Hogwarts hai parlato di quella commedia sugli invidiosi...”

“Draco, io ho parlato della “Commedia” di Dante Alighieri, oggi conosciuta come “Divina Commedia” e non di una commedia sugli invidiosi e non fare quella faccia perchè ne ho trovato una copia proprio in questa biblioteca. Ergo, la tua ignoranza questa volta non ha scuse”, lo riprende Hermione.

“Hai idea di quante migliaia di volumi ci siano qui dentro? Solo Hogwarts ci batte”, controbatte piccato.

“Sì, sì, certo... comunque, dicevo che in quell'opera si parla di svariati peccati, non solo dell'invidia, e il fil di ferro compare come punizione per gli invidiosi solo nel Purgatorio, però non ho trovato nulla riguardo all'amputazione delle mani, a meno che...”, le sovviene all'improvviso un dubbio.

“E chi ha parlato di mani amputate? Hermione, si sono fatte le quattro. Ti avverto: se continui così ti consegno io personalmente a quel folle e poi me ne torno a dormire”, sbotta Draco.

“Uff, ma quanto siamo permalosi. Stavo pensando al Codice di Hammurabi, il primo tentatvo di leggi scritte. Sai, il detto Occhio per occhio, dente per dente? Bene, deriva proprio da queste leggi. In pratica, a ogni reato corrispondeva una certa pena. Ad esempio, ai ladri venivano amputate le mani”, gli illustra Hermione.

“Quindi, se questo tuo ragionamento si rivelasse giusto, le prossime vittime dovrebbero essere dei ladri e ai cadaveri dovrebbero mancare le mani. Mi domando, però, cosa abbiano visto le prime cinque vittime da meritarsi quella tortura. O erano invidiosi?” Draco prova a buttare giù qualche idea.

“Non so nulla delle prime tre vittime, ma ti posso assicurare che né Jane, né Daniel erano invidiosi, anzi”.

“Quindi, potrebbero aver visto qualcosa che non dovevano, ma cosa? Comunque, la risoluzione del caso non spetta a noi, lo sai, vero?” Cerca di farla ragionare il fratello.

“Lo so, ma se il caso è collegato ai miei incubi, o, peggio, io sono collegata all'assassino?” È disperata.

Draco fa il giro dell'ampia scrivania in mogano per abbracciarla: “Non è così, stai tranquilla, non c'è nessun collegamento, probabilmente è solo suggestione”.

“Come fai a dirlo? Gli incubi sono incominciati proprio quando sono cominciati gli omicidi e io non sapevo nulla a riguardo”, gli fa notare, tra un singhiozzo e l'altro.

“Ma sono terminati quando hai cominciato a dare voce ai tuoi timori riguardo a questa situazione e anche in quel caso non sapevi ancora nulla. Dai, su andiamo a dormire”, prova a convincerla per l'ennesima volta.

“Ma sei proprio un morto di sonno!” Esclama Hermione, colpendolo legermente sulla spalla.

“A dir la verità, mi è venuta un'idea: perché non proviamo a chiedere a Potter? Sai, sto ancora pensando a questa cosa dei ricordi...” Ha trovato il modo di vendicarsi.

“D'accordo, più tardi gli manderò un gufo” Concorda Hermione.

“Perché non mandi Petra a prenderlo a casa sua, adesso?”

“Adesso? Ma se sono solo le quattro, come mi hai fatto notare tu. Starà dormendo...”, tentenna.

“Ferma, ferma, ferma: per me non ti sei fatta scrupoli a svegliarmi alle tre, ma ti preoccupi di disturbare San Potty?” Si finge offeso.

“Uff, va bene, hai ragione”, lo asseconda.

“Petra!” Chiama, “Per favore, puoi smaterializzarti a Grimmuald Place da Harry Potter e chiedergli di seguirti, qui al Manor? Però, Petra, ti raccomando, smaterializza entrambi proprio qui, in biblioteca”, ordina alla piccola elfa.

“Come padroncina Hermione desidera, padrona, signora, Petra va, subito” e con un plop sparisce, per ritornare dieci minuti dopo con un Harry che dorme in piedi.

“Grazie, Petra”, le sorride Hermione. Un altro plop suggerisce che l'esserino è ritornato nel suo sgabuzzino.

“Potter, toglimi una curiosità: tu dormi con gli occhiali?” Lo sfotte Draco.

“Fottiti, Malferret”.

“Smettetla subito, voi due. Harry, ti abbiamo chiesto di venire qui, perchè abbiamo bisogno di parlarti”, gli dice Hermione.

“E non potevate aspettare domani”, finisce lui la frase.

“È già domani”, continua a canzonarlo Draco.

“E va bene, cosa dovete dirmi di tanto importante?” Si arrende, tanto, contro Hermione e Draco alleati non può molto. Santo Godric! Quei due che vanno d'accordo! In quale universo parallelo è capitato? Era sicuro che si sarebbero schiantati immediatamente, nella migliore delle ipotesi, e invece...

“Gli omicidi”, butta Hermione, secca.

“Eh? Hermione, dico, ti è dato di volta il cervello?” E a questa frase, Draco fa un gesto con le mani come dire l'avevo già detto io. “Sei stata male poche ore fa al funerale dei tuoi genitori adottivi e ti butti a capofitto in un caso che non ti riguarda?” Le urla contro il moro, subito interrotto da Draco: “Complimenti, Potter. Mia sorella sta facendo di tutto per non lasciarsi sopraffare dalla situazione, e tu che fai? Le ricordi in ogni momento che è fragile come un cristallo? Devo forse essere io a ricordati quello che ha fatto per te solo nell'ultimo anno? Non mi pare tanto debole!” La difende.

“Oh, certo, meglio assecondarla nei suoi deliri, allora, vero?” Harry è deciso a non cedere terreno. Dopotutto chi meglio di lui conosce Hermione, la sorella che non ha mai avuto? “Ha avuto una specie di esaurimento nervoso! Ha bisogno di riposo”, gli ricorda ancora.

“Basta! La volete smettere di parlare come se io non ci fossi? Beh, mi dispiace contraddirvi, ci sono e ci sento anche bene, non avete bisogno di urlare. Comunque Harry”, con tono più dolce, “Ha ragione Draco. Lo so, che sei preoccupato per me, ma, davvero, l'unico modo per farmi stare bene ora come ora è far lavorare il cervello. E poi, non sono fragile. Non sono una rosa da tenere sotto una campana di vetro. E tu non sei il Piccolo Principe, sei Harry Potter, il ragazzo sopravissuto due volte!” Ci scherza su. Draco li sta guardando stranito: che ci sia stato qualcosa tra loro due? E la rossa lo sa? Blaise non dovrà mica preoccuparsi di un altro rivale? Ma, soprattutto, ha sentito bene? Hermione gli ha dato ragione?

“Ehm, scusate, se avete finito, visto che sono quasi le cinque, che ne dite di venire subito al sodo?” Draco interrompe l'idillo.

“Giusto”, rispondono in coro i due amici.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Potter. A cosa devo l'onore di averti a colazione a casa mia?” Dire che Lucius Malfoy è rimasto meravigliato di trovarsi l'ex nemico nella piccola sala da pranzo dove la famiglia è solita consumare la prima colazione, è usare un eufemismo.

“Lo chieda ai fratelli diabolici” è la sua risposta caustica, rivolta ai due ragazzi già seduti al tavolo.

“Come, scusa?” Ma come si permete quel ragazzino insulso di inusltare i suoi figli?

“Ieri la cena con Nott mi è risultata un po' indigesta”, comincia a spiegare Hermione, prendendo il discorso molto alla larga.

“Se l'hai trovata tu indigesta, pensa a come l'ho dovuta trovare io, che ho faticato a convincere Albert a entrare in affari con me”, borbotta il padre.

“Ehm, scusa”, esala, mordendosi il labbro inferiore, “Ma questo dimostra che ho ragione: se avessi avuto una cultura adeguata, questo non sarebbe successo, e una cultura adeguata si ottiene solo...” Ha colto la palla al balzo, subito spalleggiata dal fratello: “Ha ragione, se Astoria si fosse comportata come lei, non so come avrei reagito. Ma se continuasse gli studi, questo inconveniente non succederà più”.

Harry è veramente stupito. Quei due non solo stanno andando d'amore e d'accordo, ma addirittura si spalleggiano l'un l'altro. Ok, ora è ufficiale: Malferret non è lui, ma qualcuno che ha bevuto la Polisucco e ha preso il suo posto. Non c'è altra spiegazione.

“Questo non spiega perché Potter è qui a fare colazione con noi”, riprende il discorso Lucius.

“Oh, beh, ecco... ah, sì, scusa avevo perso il filo del discorso”, cerca di tergiversare Hermione, “Dunque, come ti stavo dicendo, la cena è stata un tantino indigesta ehoavutounaltroincubo”, butta giù.

“Come, scusa? Ti spiacerebbe scandire meglio le parole? Grazie”, le intima suo padre, facendole poi cenno di ricominciare la spiegazione, mentre Narcissa, che ha capito perfettamente, è sussultata sulla sua sedia impercettibilmente.

“Ho avuto, come dire, un'illuminazione sulle possibili vittime, ma ci serviva qualche dettaglio e allora io e Draco abbiamo pensato di rivolgerci a Harry, ma anche lui non sa molto. Poi, siccome era tardi, si è fermato a dormire qui. Tranquillo, ha dormito in una camera per gli ospiti”. Chiosa Hermione.

“Avevo capito che avevi avuto un altro incubo”.

“Però la storia dell'illuminazione è vera”, interviene, a sproposito, Draco, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della sorella.

“Prego?” Chiede Lucius.

“Pare che abbia sognato una luce in fondo al tunnel”, spiega il ragazzo e Harry, a quella rivelazione, per poco non si strozza.

“Tutto bene Harry?” Gli chiede la riccia. “Sì, tutto bene, ma ora è meglio che vada all'Accademia. Harvey detesta i ritardatari”.

“Una luce in fondo al tunnel, eh? E non è stato un incubo”.

“No, solo che quando il mio cervello entra in azione ho bisogno di condividere i miei pensieri”. Enuncia Hermione, in un soffio.

“E non hai trovato niente di meglio che invitare Potter”, bercia suo padre. Quel ragazzino, che tante volte gli ha rovinato i piani, non lo sopporta proprio.

“Veramente quella è stata un'idea di Draco”, asserisce lei, passando la patata bollente al fratello.

“E certo”, interviene questi, “svegliare me alle tre di notte va bene, ma svegliare Potterino alle quattro no? Avevo bisogno di qualcuno con cui condividere la pazzia di mia sorella”.

“Hermione, cara, non è che hai ricominciato a soffrire di insonnia?” Chiede una preoccupata Narcissa, ma prima che Lucius possa tornare all'attacco con la sua idea degli esami clinici, Hermione risponde prontamente: “No, tranquilla, mamma, semplicemente mi era venuta un'idea e avevo bisogno di condividerla con qualcuno”.

“Bene. Narcissa quali sono i tuoi impegni oggi?” Lucius decide di cambiare argomento.

“Pensavo di andare a trovare Avalon Zabini oggi pomeriggio, con Hermione”.

“Ottima idea”, conviene il marito.

“Beh, allora io e Draco ne approfittiamo per studiare qualcosa prima di pranzo” e si trascina il fratello mezzo addormetato in biblioteca.

 

§ § § § § § § § § §

 

La villa degli Zabini è meno massicia di Malfoy Manor, ma non per questo meno imponente. Un'enorme piscina con bordo a sfioro nero è il biglietto d'ingresso alla bianca villa su due piani costruita con due braccia laterali a centoventi gradi rispetto al corpo centrale. L'interno è un sapiente mix di arredamento dai toni caldi in contrasto con i pavimenti in marmo nero.

“Oh, cara non credevo di vederti così presto, con tutto quello che è successo recentemente. Hermione, gioia, come stai?”

Lady Zabini in persona le accoglie nell'ampio ingresso living.

“Avalon, cara, sai, com'è, Hermione tra pochi giorni tornerà a scuola. Non potevamo non passare a salutarti, soprattutto in considerazione del fatto che ieri abbiamo lasciato il cimitero in quel modo...”

“Certo, capisco, non devi preoccuparti, anzi, adesso come stai Hermione?”
“Molto meglio, grazie, signora Zabini”, le risponde cortesemente. Quella donna comincia a piacerle. È sempre fredda come tutte le Purosangue, ma non è affettata come le Parkinson o piena di pregiudizi come Nott.

“Dimmi, gioia, mio figlio come si comporta? Non ti ha mai mancato di rispetto, vero? Intendo, neanche prima?” Chiede, gentilmente.

“No, non si preoccupi. Blaise è sempre stato uno dei pochi che si è sempre comportato bene nei miei confronti”, la tranquillizza.

“Meno male, sai non è facile crescere un figlio da soli. Ho sempre cercato di affiancargli una figura paterna, ma non ho mai avuto fortuna con gli uomini”, le confida la strega.

“E adesso con Robert come va?” Si informa Narcissa.

“Pare che abbia una tempra più forte degli altri. Speriamo bene. Ma dimmi di te, Hermione. Se non sbaglio sei allo stesso anno di Blaise, giusto? Hai già deciso cosa farai dopo? Lui è ancora indeciso. Ah, gli uomini”. Si informa Lady Zabini.

“Allora è in buona compagnia. Anch'io sono ancora indecisa sul dopo. Mi piace sia Legismagia che Medimagia. Con la prima potrei trovare lavoro al Ministero per la protezione per le Creature Magiche, un campo che mi ha sempre affascinato, mentre con la seconda potrei aiutare molti maghi e streghe”.

“Ti capisco. Per noi donne è una scelta molto difficile. A volte sembra che non importa quanto tu sia preparata, tanto ti preferiscono sempre un uomo, magari mediocre al midollo. Anche nel mondo babbano è così? Blaise, invece, è incerto tra Legismagia e Magifinanza. In entrambi i casi, in ogni modo, dirigerà le imprese di famiglia. A te non interesserebbe lavorare per le imprese Zabini?” Butta l'amo.

“Sì, purtroppo questa discriminazione succede anche tra i Babbani e sarebbe un grande onore per me, signora Zabini, lavorare nelle vostre imprese, ma come come le stavo dicendo prima...” Ha compreso male, o Avalon Zabini sta cercando di convincerla a firmare un accordo prematrimoniale così, su due piedi? In ogni caso, interviene sua madre a toglierla d'impasse: “Avalon, cara, non ti sembra di correre un po' troppo? I due ragazzi hanno appena cominciato l'ultimo anno a Hgwarts”.

“Hai ragione, ma sai benissimo che noi madri li vediamo già sposati, non appena ce li mettono tra le braccia, ancora neoanati”.

“Salvo, poi, piangere come fontane quando li vediamo all'altare”.

“Già”, conviene l'altra.

 

§ § § § § § § § § §

 

“È deciso. Tu tornerai a Hogwarts per completare l'anno. Intanto dovrai essere l'ombra di Hermione Malfoy”.

Harry si trova nell'ufficio di Shaklebolt assieme al Capo Auror Harvey.

“E non posso rifiutare”. Quella proposta di entrare all'Accademia Auror senza MAGO gli era parsa una vera manna del cielo. E adesso la mazzata.

“No, non puoi. Durante il mio mandato non ci saranno favoritismi di sorta, quindi vedi di prendere ottimi voti agli esami finali, oltre a proteggere la giovane Malfoy”.

“È la vostra ultima parola?” Chiede ai due uomini, sperando in un ripensamento.

“Sì, è la nostra ultima parola”, conferma, invece, Harvey.

“E quando dovrei partire?” Chiede, rassegnato.

Domani mattina alle 11 al binario 9 ¾”. È la risosta del suo superiore, a cui segue uno sbuffo del giovane cadetto, prima che questo lasci l'uffico.

“Harry, che stai facendo?” Anche Ron ha finito di lavorare al negozio ed è tornato a casa, a Grimmauld Place.

“Non vedi? Sto facendo il baule perché il nostro caro amico Shaklebolt ha deciso di non fare favoritismi durante il suo mandato: ergo, se voglio diventare un Auror devo prima prendere i MAGO”, enuncia, incazzato. Questa storia del ritorno a scuola proprio non gli va giù. In questo momento non sa se vorrebbe strozzare più volentieri l'omicida o Hermione e il suo essere – volente o nolente – al centro dell'attenzione. No. Sicuramente è indeciso tra l'assassino, il suo superiore, e il Ministro. Sa perfettamente che l'amica non ha colpa.

“Harry, mi stai ascoltando?” Lo riprende Ron.

“No, scusami, è che questa storia del diploma... Insomma, credevo di avercela fatta ad aggirare l'ostacolo degli esami...”, si scusa.

“Già, non ti invidio affatto, amico. Ad ogni modo, stavo dicendo che in questo modo hai l'occasione di stare vicino a Ginny e proteggere anche Lavanda. Ah, fammi anche un altro favore: fai in modo che le Serpi non si avvicinino a Hermione”.

Harry lo guarda stranito: che cosa vuole dire con quest'ultima frase? “Ehm, Ron, tu lo sai che Hermione è una Malfoy e che Malferret, Serpeverde, è suo fratello. Inoltre, credo che suo padre voglia farla fidanzare con uno di quella Casata”, cerca di farlo ragionare.

“Ma lei non può accettare un matrimonio combinato, non con loro per lo meno. E poi, lei è mia. Se dovesse andarmi di nuovo male con Lavanda, voglio che lei ci sia. Siamo intesi? Posso contare su di te, amico?” Gli chiede, speranzoso.

“Ron, non lo so, anzi, se posso darti un consiglio, lascia stare Hermione”.

“Ti credevo un amico! Evidentemente sei solo un traditore!” Gli urla contro, sbattendo la porta della camera dell'amico alle spalle.

“Uff...”. Harry si siede sul bordo del letto, passandosi una mano tra i capelli. “Si ricomincia”, e questa volta si lascia cadere disteso, con le gambe penzoloni oltre il materasso.


 

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N.d.A.: Eccomi ritornata dalle ferie. Il tempo ha lasciato un po' a desiderare, ma va beh, non si può sempre avere tutto...
Tornando a noi, come al solito mi scuso per eventuali errori di sfalsamento di font e dimensioni oltre che gli onnipresenti strafalcioni.
Ringrazio le 63 persone che la seguono, le 5 che l'hanno inserita fra le ricordate e le 15 che la preferiscono. Un ringraziamento speciale va a chi recensisce, e a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro.
Ringrazio anche chi legge in silenzio.
Avviso, inoltre, che a breve comincerò a postare altri due racconti nel fandom HP, questa volta Dramioni.
Per chi è interessato, questa è la pagina Fb: https://www.facebook.com/TheMiraesDream?ref=hl

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Capitolo 14
*** Capitolo 11 ***





 

Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.




 

Capitolo 11

 

È vero. A volte non serve

stare sotto un altro cielo.

Ciò che devi risolvere

è sempre dentro di te,

ovunque tu sia”

(Federico Moccia, “Ho voglia di te”)

 

“Sfregiato. Cosa ci fai qua?” Draco Malfoy, la gentilezza fatta persona.

“Quello che ci fate voi, mi pare. A proposito, il permesso che vi aveva dato la McGranitt non doveva valere ancora qualche giorno?” Chiede. Non gli sarebbe dispiaciuto rimandare il suo ritorno a scuola ancora di pochi giorni. Perché di una cosa è sicuro: quella del favoritismo è solo una scusa campata in aria. Il vero motivo è fare da bodyguard a Hermione. E chi, meglio di uno studente (che guarda caso è anche il suo migliore amico, nonché un giovanissimo cadetto privo di diploma) può svolgere inosservato quel ruolo?

“Draco, vuoi smettere per favore di insultare le persone?” Lo riprende la sorella. “Scusalo, Harry, ma a volte ci tiene così tanto a ricordarci che è Malferret”, gli rende la pariglia.

“Credo che la vecchia megera dovesse rifare lo smistamento ora, mia sorella verrebbe mistata senza ombra di dubbio a Serpeverde. Pare che il suo comportamento prima col padre di Theo e poi con la madre di Blaise, abbia convinto nostro padre a farci tornare a scuola prima del previsto. E per fortuna, perché non oso immaginare in caso contrario a quale tour de force mi avrebbe costretto lei”, indicando la sorella.

“Cosa ne dite di salire sul treno?” Risponde lei.

 

§ § § § § § § § § §

 

Figlio adorato, come stai?

So che sono passati solo pochi giorni dall'inizio della scuola, ma sentivo il bisogno di scriverti.

Ieri pomeriggio sono venute a prendere il the in mia compagnia Narcissa e Hermione Malfoy. È davvero una cara ragazza. Ora capisco perché ne sei sempre stato attratto. È intelligente, gentile, ma anche ferma nei suoi propositi, proprio come deve essere la futura Lady Zabini, ed è una Malfoy.

Devi ricordarti di ringraziare adeguatamente tuo zio per aver fatto pressione a quei membri del Wizengamot che ancora non erano convinti di obbligare una strega maggiorenne di andare a vivere sotto lo stesso tetto dei suoi genitori biologici, soprattutto in considerazione di quanto aveva appena subito, anche a causa di quella famiglia.

Bene, ora ti lascio ai tuoi doveri di studente.

Quelli di padrona di casa richidono impellenti il mio intevento.

A presto,

Tua madre.

 

Il suo primo istinto è quello di nascondere la lettera in qualche libro, o in un cassetto; poi ci ripensa e la getta nel camino. Meglio non lasciare tracce. Non osa immaginare quale potrebbe essere la reazione di Hermione se la leggesse. Meglio prima parlarne con Draco, anzi, forse solo con lui e basta: perché far sapere questa cosa a Hermione? Quello che non si sa, non ci fa soffrire, giusto?

Sua madre si è dimenticata di scrivergli quando sarebbero ritornati. Poco male, cercherà di impiegare quei giorni un po' nello studio delle materie d'esame e un po' per sondare la Piattola. Vero che in tutti quegli anni lui ha sempre osservato Hermione, ma nessuno può dire di conoscere veramente una persona quanto il suo migliore amico. Forse nemmeno se stessa.

“Uff... accidenti a Merlino, alle sue mutande viola a pois gialli e a chi ha inventato i cervelli delle donne!” Draco Malfoy fa il suo regale ingresso nella Sala comune di Serpeverde.

“Certo che tua sorella ha ragione, Draco: sembri veramente la locomotiva dell'Hogwarts Express! Ma come mai sei già a scuola? Credevo il permesso valesse per una settimana”, Gli chiede bonariamente Blaise.

“E secondo te perché sto maledicendo chi ha dotato certe donne di un cervello?” Risponde il biondo, con un 'altra domanda.

“Veramente stavi maledicendo chiunque avesse inventato il cervello femminile, e poi non ti hanno insegnato che non si risponde a una domanda con un'altra domanda?” Lo riprende l'amico.

“Ti credevo più intelligente, Blaise. Mia sorella ha avuto la bellissima idea di sembrare troppo intelligente con Albert Nott e brillantissima agli occhi di tua madre. Così, eccoci qui, prima del previsto”, sbotta Draco.

“Quindi è rientrata anche Hermione?” Si informa, speranzoso.

“Asciugati la bava, amico, è tornato a scuola anche lo Sfregiato col compito di essere la sua ombra e 10 a 1 che farà di tutto per farla rimettere assieme con la Donnola”.

“Ma ora la Donnola sta con Lavanda, giusto? E l'ultima parte delle vacanze, se ben ricordo, una volta che lei è stata dimessa dal San Mungo l'ha trascorsa assieme a quei due, quindi...”

“Tu ti fidi, Blaise? Sinceramente”

“Neanche un po', quindi anche noi diventeremo l'ombra di Hermione”.

“Sperando di non venire schiantati”.

“Temi il Sectumsempra di Potter?” Lo schernisce l'amico, rinvangando il passato.

“Anche”, conviene lui, “Ma non è ora di cena? Sistemo il baule e saliamo in Sala Grande”.

“Va bene, ti aspetto qui”.

“Draco, ti ricordi, il mese scorso, quando tua sorella si è sentita male la prima volta?” Tasta il terreno la Serpe mora.

“Un po' difficile da dimenticare, non trovi?” Lo irride l'altro.

Sono nei corridoi della scuola, diretti alla Sala Grande. Nessun altro è presente. Sono in ritardo. Anzi, no. Sono gli alri a essere in anticipo. Loro due sono in perfetto orario per la loro solita entrata trionfale.

“Ricordi anche che ti dissi che avevo un sospetto, ma che aspettavo di avere prove certe prima di parlartene?”

“Sì, quindi? Immagino quindi che ora le hai e che stai aspettando un invito scritto per mettermene al corrente”, sbotta il biondo.

“Oggi pomeriggio ho ricevuto una missiva da parte di mia madre in cui mi informa che Hermione l'altro giorno si è recata a casa nostra in compagnia di vostra madre. Naturalmente ha tessuto tutte le lodi possibili e immaginabili di lei, quindi posso sperare nel suo aiuto, ma, come ti ho accennato prima”, vedendo l'amico sbuffare e pronto a interromperlo, “mi ha anche scritto – confermando i miei sospetti, tra l'altro – che è grazie a suo fratello, elemento di spicco del Wizengamot, a spingere affinché Hermione venisse obbligata a trasferirsi al Manor”, confessa, aspettando la reazione dell'amico.

Reazione che non tarda ad arrivare: “Quindi è tuo zio che dobbiamo ringraziare”.

“Precisamente, anche se sospetto che dovrai escludere Hermione dal plurale che hai appena usato”, dice, col tono leggermente sconfitto. “Ad ogni modo”, continua, “forse è meglio che lo sappia subito, da noi, piuttosto che scoprirlo da un altro il giorno del nostro matrimonio”, gli riconosce Blaise.

“Sei proprio sicuro che lei alla fine sceglierà te?” Lo canzona l'amico.

“Quale ragazza preferirebbe un altro a me?” Esordisce, ironico, Blaise.

Sogna pure bel moretto, mi hai appena consegnato la vittoria in tasca, pensa tra sé e sé un ragazzo che si trova a passare di lì proprio in quel momento e che i due non notano.

Come da copione, appena i due ragazzi entrano in Sala Grande, cala il silenzio, pari a quello che prima aveva accolto Hermione e Harry.

“Non capisco come qualcuno possa essere attratto da due persone così vanesie”, è l'acido commento del Ragazzo sopravissuto, rivolgendo lo sguardo all'amica di fronte.

“Se hai qualcosa da dirmi Harry, ti prego, parla chiaro, non ho mai sopportato il dico ma non dico”, sbotta Hermione, indignata. Che cosa si è messo in testa l'amico?

Intanto, al tavolo delle Serpi, le due new entry notano l'assenza di qualcuno: “E Adrian non è salito a cena?” Chiede Draco. È vero che la scelta ultima spetta alla sorella, ma non gli piace il modo in cui lui la guarda e le ronza intorno, per questo preferisce averlo sempre a portata di sguardo, anzi, di bacchetta.

“Noi credevamo che salisse con voi, comunque, io e Daphne abbiamo una bella notizia da darvi. Stamattina abbiamo entrambi ricevuto una missiva in cui i nostri padri ci comunicavano di aver siglato il nostro contratto prematrimoniale. Non sei contento, Blaise? Un concorrente in meno” Li informa un raggiante Theodore Nott.

“Ecco perché oggi camminavate tutti e due almeno due metri sopra il pavimento”, si congratula Blaise. Poi, per non smentirsi: “Mi dispiace, Daphne, ti è andata male, ora non dovrai più sopportarlo solo a scuola, ma anche per il resto della vita”, scherza.

“Ridi, Blaise, ridi, ma mi arrogo il diritto di rubarti la battuta e usarla contro di te il giorno in cui ti sposerai con Hermione. Povera ragazza, ancora non sa cosa le aspetta”.

“Ahahah, molto spiritosa, Daphne”, ironizza l'altro.

Nello stesso istante, un gufo sta planando sulla tavolata dei Grifondoro.

“Non è un po' tardi per la posta?” Si stupisce Seamus, quando vede il pennuto atterrare davanti a Hermione e porgerle la zampina.

Quando questa prende la peramena, il volatile se ne va: il mittente non si aspetta nessuna risposta.

La lettera, anonima, riporta un'unica frase:

Se sei costretta a vivere a Malfoy Manor,

ringrazia Blaise Zabini.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Che cazzo sta succendendo, là?” Si infuria Draco, quindi si fionda fuori dalla Sala all'inseguimento di sua sorella, tallonato da Blaise, Harry e Ginny.

Dopo il primo angolo, però l'ha persa di vista. Si ferma di botto, rischiando di venire travolto dagli altri tre ragazzi.

Furioso, si rivolge al ragazzo con gli occhiali: “Si può sapere cosa diavolo è successo questa volta?”

“Non lo so, ha ricevuto una missiva tramite gufo ed è scappata”, si divende questi.

“E tu saresti quello scelto per non perderla mi di vista? Ti avverto, Potter, se dovesse succederle qualcosa, ti scuoio vivo con le mie mani, senza bisogno di nessun incantesimo”, sbraita Draco.

“Smettetela di perdere tempo. Piuttosto, dividiamoci: tu, Draco cercala nei Sotterranei; tu, Potter, vai a vedere se è alla torre di Grifondoro; tu, Ginny prova a cercarla nel bagno di Mirtilla, mentre io provo a cercarla alla Torre di Astronomia”, propone Blaise.

“E perché proprio lì?” Chiede Harry. Non può rischiare che siano altri che non lui a trovarla.

“Perché sì, Potter. Ora muoviti!” Ciò detto si dirige verso le strette scale a chiocciola, peccato che qualcuno l'ha preceduto.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Hermione, sei tornata!”.

“Cormac!” Non l'ha sentito entrare, troppo impegnata a indignarsi.

“Scusa, non volevo spaventarti”, la rassicura, alzando le braccia in segno di resa. “Non credevo fossi già tornata a scuola”.

“Già, qui mi sento a casa mia”, gli confessa.

“È successo qualcosa, qualcuno ti ha forse mancato di rispetto?” Si finge preoccupato.

“No, è solo che...”, comincia a parlare, ma si ferma subito. Può fidarsi di lui?

“È solo che...”, la invoglia il ragazzo.

“Secondo i soliti ben informati che non hanno neanche il coraggio di firmarsi, se sono costretta a vivere a Malfoy Manor è a causa di Blaise Zabini e delle sue tresche”.

Beh, se si chiamano ben informati forse è perché le cose le sanno, no? E poi, la cosa non mi stupisce affatto. Il fratello di sua madre è un membro piuttosto influente del Wizengamot, e anche piuttosto amico di Lucius Malfoy, solo che lui, a differenza di tuo padre, ha preferito non schierarsi apertamente durante la guerra”, la informa il suo compagno di Casa.

“Mi stai dicendo che non si tratta di semplice diffamazione?” Stenta a crederlo. Blaise si è sempre comportato bene con lei, anche quando per tutti era una semplice Natababbana: possibile che le abbia mentito? Ma, sinceramente, può fargliene una colpa?

“Scusami, Cormac, ma vorrei restare sola, se non ti dispiace” e si allontana da lui. O almeno è questa la sua intenzione, perché il ragazzo la trattiene per il polso.

“Lasciami. Immediatamente”, gli intima.

“Altrimenti che fai? Chiami il tuo fratellino Mangiamorte e i suoi degni compari?” La irride lui.

“Che stai dicendo?” Ora è veramente spaventata. Che sia stato proprio lui amandarle quella missiva? Ma come poteva sapere che lei si sarebbe rifugiata proprio lassù? Una lampadina si accende nel cervello, facendola impallidire: l'ha seguita, molto probabilmente.

Non le risponde, ma si avvicina pericolosamente al suo volto, trattenendole anche l'alto braccio, in modo che non sia libera di prendere la bacchetta.

“Allontanati immediatamente da lei”.

Una voce fredda, che a stento la ragazza riconosce appartenere a Blaise, fa sobbalzare i due.

McLaggen, però, riesce a portarsi dietro a Hermione, minacciandola con la bacchetta la collo.

“Ho detto: allontanati immediatamente da lei e nessuno si farà male”, ripete, minaccioso, il moro.

“Sai che paura, Zabini. Avanti, perché non dici anche a lei quello che prima hai rivelato al tuo compagno di merende?” Lo sfida il Grifondoro.

“Non sono cose che ti riguardano, adesso, lasciala stare”, gli intima ancora. “Ti ricordo, inoltre che stai minacciando un Caposcuola, anzi: la tua Caposcuola. Chissà cosa direbbe il tuo Direttore”, lo provoca. Se McLaggen abbocca e gli lancia uno schiantesimo, Hermione sarebbe libera.

“Vedi, tesoro? Non vuole parlartene. Chissà perché?” Peccato che il Grifondoro non abbia alcuna intenzione di abboccare all'amo. Grifoni, per l'appunto, mica pesci.

“Blaise, per favore, di che cosa sta parlando?” Gli chiede Hermione. Non ne può più di tutti quei sotterfugi. È stanca, stanca.

“Principessa, te ne avrei parlato questa sera stessa, dopocena, sul serio”, cerca di convincerla della sua buona fede. Dannato McLaggen. Non bastavano Pucey e Weasley, pure lui doveva mettersi a rompergli le uova nel paniere.

“Cormac, per favore non riesco a respirare”, cerca di far ragionare l'amico, il quale, per tutta risposta, stringe ancora di più la sua presa.

“Lasciami!” Urla.

“Lasciala! Subito!” Dove diavolo è Potter quando serve? Possibile che l'unica volta che doveva disobbedire abbia obbedito?

Hermione chiude gli occhi, traendo un profondo respiro, quindi, sempre con gli occhi chiusi, morde il braccio del ragazzo, riuscendo così a liberarsi.

“Cinquanta punti in meno, McLaggen, e ti consiglio di andare subito da Gazza per la punizione. Inoltre, e questo non è un consiglio, vedi di far recuperare questi punti alla Casa domani stesso!” Gli ordina. Poi, senza degnare di uno sguardo la Serpe mora esce dall'aula.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Hermione! Finalmente ti ho trov... ma che è successo? Chi ti ha ridotto in questo stato?” Ginny la vede arrivare di corsa verso il bagno di Mirtilla e le corre incontro, abbracciandola.

“Vieni, raccontami tutto”, e l'accompagna dentro il locale abbandonato.

“Ho avuto un incontro ravvicinato con un polipo e una Serpe”, spiega, cercando di smettere di tremare. È stanca di sembrare debole. Lei non è debole. Lei è una Grifondoro, una combattente.

“E...”, la invoglia l'amica.

“Pare che lo zio di Blaise sia un membro influente del Wizengamot e che sia stato lui a spingere per farmi andare a vivere con i miei genitori biologici, nonostante la mia maggiore età”, enuncia.

“Capisco, ma non è colpa di Blaise, lo capisci, vero?” Cerca di farla ragionare.

“Lo so, ma... venirlo a scoprire da una lettera anonima, proprio dopo la morte di Jane e Daniel...”. No, non possono vincere ancora una volte le lacrime. Lei è più forte di loro.

“Quindi, il gufo di stasera...” Non sarà intelligente come l'amica, ma a fare 2+2 ci arriva anche lei.

“Credo che fosse di McLaggen. Mi ha seguita fino alla Torre di Astronomia e... oddio, non voglio nemmeno pensare cosa stava per farmi se non fosse intervenuto Blaise”, confessa, riuscendo a riprendere almeno in parte il controllo del suo corpo.

“Adesso dov'è?” Chiede.

“Gli ho tolto cinquanta punti, l'ho mandato da Gazza e gli ho ordinato di farci recuperare quei punti domani stesso”.

“Hermione, ricordami di non mettermi mai contro di te, almeno finché dura la scuola”, scherza, cercando di far sorridere l'amica. “Dai, vieni, andiamo a recuperare gli altri tre”.

“No”, si impunta la riccia.

“No, cosa?” Ha capito, ma vuole che sia lei a sfogarsi.

“Non ho voglia di rivederli. Sono tutti dei bugiardi, ipocriti...”, sputa fuori.

“Non è colpa loro se...”, prova a riportarla a più miti consigli.

“Non è mai colpa di nessuno, Ginny, sempre colpa di qualcun altro. Avanti, sai perfettamente di chi stiamo parlando: di Lucius Malfoy...”, erompe Hermione, ma Ginny la interrompe subito: “Tuo padre”.

“No, Ginny. Lui non è mio padre. I figli sono di chi li cresce, non di chi li fa. Jane e Daniel per me sono stati i veri genitori. Ginny, io... loro... È tutta colpa mia se loro... loro...”, scoppiando finalmente in lacrime.

“Shhh, tranquilla, non è colpa tua quello che è successo”, cerca di tranquillizzarla.

“Come puoi dire una cosa del genere? Io li ho mandati in Australia, io sono andata a riprenderli, io non ho rivolto loro la parola per mesi e poi, poi, quando... quando... finalmente sono riuscita a parlarci assieme, succede questo. È colpa mia, Ginny, solo mia!” Urla, tra un singhiozzo e un altro. “E tu”, rivolgendosi al fantasma di Mirtilla che, stranamente, è rimasta in silenzio per tutto quel tempo, “Non ti azzardare a dire una sola parola di quello che hai sentito, o... o...”

“O cosa?” Chiede, con la sua voce stridula.

“Ti chiudo nelle tubature”, sbotta, infine, ritrovando una parvenza di lucidità.

Con un urlo disumano, il fantasma sparisce nello scarico di un water.

“Sei qui!” Esclama, sollevato, suo fratello, entrando nel bagno come una furia.

“Vattene!” Gli urla contro, invece, sua sorella.

“Hermione”... “Cosa...” Ginny e Draco le si rivolgono contemporaneamente.

“Basta! Non voglio più vederti, vattene via!” Continua a inveire Hermione, ancora stretta nell'abbraccio di Ginny.

“Herm, si può sapere cosa...”, cerca di mantenere un tono calmo, ma dentro sente montare la rabbia. Cosa le ha detto la rossa perché gli si rivolga contro in quel modo?

“Non mi chiamo Herm, e finiscila una buona volta di fare il fratello amorevole. Non inganni nessuno! Ginny, vieni, torniamo alla Torre”. Si slaccia dall'abbraccio dell'amica e fa per incamminarsi, ma appena si trova a fianco del fratello, questi la blocca per un polso: “E no, adesso la pianti tu di nascondere il sasso e lanciare la mano e mi dici cosa diavolo sta passando per quel tuo cervellino!” Esplode lui.

A quell'uscita, pur senza volerlo, Hermione scoppia a ridere: “Si dice: lanciare il sasso e nascondere la mano. E comunque sia, non sono io quella che si sta comportando in quel modo! È facile, vero, adesso recitare la parte del fratello protettivo quando per tutti questi anni non hai fatto altro che sputarmi addosso veleno su veleno? Ah, no, aspetta, prima ero solo una lurida Sanguesporco che non meritava neanche di viv...”

Sciaff. Un bello schiaffo questa volta non gli è stato risparmiato, ma non abbassa lo sguardo pieno di rancore.

“Malfoy!” Urla indignata Ginny.

“Fuori!” È la risposta che riceve in cambio.

“Cosa? Ti è dato di volta il cervello? Non lascio da sola la mia amica assieme a te, non dopo questo!”

“Non mi far ripetere, Piattola! Fuori di qui, subito!” Inveisce, senza mollare il polso della sorella.

“Hermione...” Si rivolge all'amica.

“Vai, Ginny, non ti preoccupare”, la rassicura lei.

Ginny esce dal bagno con cipiglio militaresco, pienamente intenzionata ad andare a chiamare il fidanzato. Ci avrebbe pensato lui a rimettere in riga quel Furetto platinato!

“Scusami, io...”, una volta rimasti soli la lascia andare, passandosi la mando fra i capelli.

“Draco Malfoy che si scusa. Ora sì che posso dire di averle sentite tutte...”, lo irride lei.

“Ascolta, io...” Si porta le mani giunte davanti alla bocca, cercando di radunare i pensieri.

“Cosa dovrei ascoltare, eh? Che non volevi schiaffeggiarmi? Beh, sai una cosa? Per me contano i fatti, non le parole!” Gli sputa offesa.

“Per te contano i fatti, eh? Tutto quello che abbiamo fatto io e i nostri genitori in questi mesi, allora, non conta niente?” Le chiede.

“Cosa avete fatto in questi mesi per me, tranne affibbiarmi tre ragazzi, con uno dei quali mi sarei dovuta fidanzare prima di tornare a scuola? Per tutti questi anni io per voi non ero degna di appartenere a questo Mondo, ma ora sono il vostro nuovo giocattolino, e come tale un mero oggetto!” Si sfoga. “Senza dimenticare il fatto che io sono un'eroina di guerra, la migliore amica del Salvatore del Mondo magico. Quale lustro per i Malfoy caduti in disgrazia fregiarsi di tale onore! Dimmi: quanto avete pagato lo zio di Blaise perché facesse quello che ha fatto?”

“Io non sapevo nulla di questa tresca, te lo giuro, e neanche Blaise. Appena l'ha saputo, me l'ha detto, ma è successo, poco fa, mentre salivamo per la cena. Te lo avrei detto stasera stessa, durante la ronda”, le mente, sperando che ci creda, in fondo, una parte di quanto le ha detto è vera.

“E tu ti aspetti che io ti creda, giusto?” Appunto.

“Non mi importa che tu mi creda o no, questa è la verità e non saranno certo i tuoi dubbi a cambiarla”, cerca di convincerla.

“Ottima strategia, davvero, peccato che con me non attacca”, peggio di un mulo.

“Ascolta, hai detto che per te contano i fatti non le parole, giusto?” Aspetta un suo cenno d'assenso per poi proseguire: “Bene, allora, dimmi cosa posso fare per farti capire la mia buona fede”.

Lei si morde il labbro inferiore. L'ha messa all'angolo. Lo sa, ma proprio in quel momento Mirtilla decide di riapparire: “Per lei i figli sono di chi li cresce, non di chi li fa”, ride.

“Sparisci!” Le intima Hermione e lei, col suo solito urlo disumano, si rifugia nelle tubature di un lavandino.

“È questo quello che pensi?” Le chiede, sconfitto, Draco. “Quindi non importa cosa facciamo, noi per te non saremo mai la tua famiglia. Stammi bene sorellina”, ed esce, lasciandola finalmente sola.

 

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N.d.A.: Come sempre, mi scuso per eventuali errori di trascrizione e di sfalsamento del font.
Un ringraziamento speciale va Thedragontosaphira per il banner, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro.
Inoltre, ringrazio le 70 persone che la seguono, le 5 che la ricordano e le 17 che la preferiscono, oltre a chi ha sempre recensito, ma ringrazio anche tutti quelli/e che leggono in silenzio.
Ricordo, per chi è interessato, la mia pagina Facebook: https://www.facebook.com/TheMiraesDream e la mia nuova shot "IMPERIO": http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1995487&i=1, prequel di una mia prossima long, di cui presto (molto presto) posterò il prologo.


 

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Capitolo 15
*** Capitolo 12 ***




 

 



Capitolo 12

 

Mario Puzo ha scritto:

La forza di una famiglia,

come la forza di un'armata,

si basa sulla lealtà reciproca”.

(Episodio 4*13 Ciminal Minds, “Di padre in figlio”)

 

“Dannata Weasley!” È entrato nella sua camera da caposcuola come una furia, senza accorgersi dell'amico che lo stava aspettando.

“Draco”, lo chiama Blaise, palesando così la sua presenza.

“E tu che ci fai qui? Come ci sei entrato?” Gli chiede con un tono decisamente troppo astioso.

“Beh, sai l'Alohomora è un incantesimo del primo anno e noi siamo già al settimo, tecnicamente sarebbe l'ottavo, ma...” tergiversa, cercando di calmare l'amico.

“BLAISE!” Come non detto.

“D'accordo, volevo sapere se avevi incontrato tua sorella. Alla Torre di Astronomia ha avuto uno scontro con McLaggen”, gli spiega.

“McLaggen?”

“Già. Le ha detto della trovata di mio zio”, gli riferisce.

“Cazzo. Ecco perché era così sconvolta quando l'ho vista nel bagno di Mirtilla”.

“Si era rifugiata lì? Domanda ancora il moro.

“Sì, ma cosa è successo alla Torre?” Si informa Draco, che pare visibilmente più calmo, ma per chi lo conosce bene come Blaise, sa che sotto la cenere cova un fuoco a dir poco distruttivo.

“Quando sono arrivato lassù, l'ho visto che tratteneva tua sorella per un polso, il viso pericolosamente vicino al suo... Merlino, non oso immaginare cosa sarebbe successo se fossi arrivato un minuto più tardi. Comunque”, si affretta ad aggiungere, vedendo Draco pronto a scattare, “A tua sorella non è successo nulla di grave; solo, beh, l'ha usata come scudo umano per impedirmi di colpirlo e le ha anche rivelato che io ti ho parlato di ciò che ha fatto mio zio, come ti ho appena rivelato”.

“Mi stai dicendo che quel viscido le ha messo le mani addosso?” Dire che Draco è furente è un eufemismo.

“Calmati, amico, ci ha pensato lei a rimetterlo in riga. E già, mai provocare Hermione Malfoy”, cerca di stemperare l'atmosfera. “Ad ogni modo, non mi hai ancora detto perché ce l'hai con la Weasley”.

“Quando sono entrato nel bagno di Mirtilla c'era lei con mia sorella e non so cosa le abbia detto, fatto sta che lei si è rivolta come un Ungaro spinato nei miei confronti. Ha detto... ha detto... che noi non siamo la sua famiglia”, si lascia cadere sul letto.

“Non mi sorprende, dopo quello che le ha detto McLaggen. Probabilmente ora ci vede tutti come suoi nemici. Non ti dimenticare che lo ha appena scoperto nel peggiore dei modi e solo pochi giorni dopo aver seppellito quelli che per tanti anni le hanno fatto da genitori”, tenta di farlo ragionare l'amico.

“Ma non erano loro i suoi veri genitori. Noi, noi siamo la sua vera famiglia!” Urla.

“Ascolta, questa sera sei di ronda assieme a lei, vero?” E a un suo cenno d'assenso, continua: “Bene, sono sicuro che troverai il modo di spiegarti, anche se cancellare anni di disprezzo da parte tua la vedo dura, molto dura...”

“Grazie, Blaise, tu sì che sai come sollevare il morale agli amici”, e si dirige alla porta.

“Dove vai adesso? Non è ancora presto?” Gli domanda Blaise.

“Sì, ma voglio andare alla Torre dei Grifoni per fare quattro chiacchiere con Potter e magari anche con McLaggen, così, tanto per mettere il punto. Ah, se non ti dispiace...” E gli fa cenno di uscire per primo dalla sua camera.

 

§ § § § § § § § § §

 

“AAAAAEEEEEIIIIIOOOOOUUUUU”, la Donna Grassa è impegnata con i suoi soliti gorgheggi, quando Draco arriva alla Torre: “Oh, un volto nuovo finalmente. Vuoi ascoltare la mia nuova canzone?” Gli chiede.

“Cielo”, è la risposta e a sentire la parola d'ordine, il ritratto è costretto a farlo passare.

“Cosa ci fai qua, Serpe?” Urla Lavanda, non appena Draco mette piede nella Sala comune rosso-oro.

“Sto cercando Potter”, le risponde secco.

“E non puoi aspettarlo fuori?” Gli chiede ancora.

“No, non posso, quindi ora mi siedo su questa poltrona e lo aspetto. E già che ci sono aspetto anche quel verme di McLaggen”, la informa.

“Che ci fai qui, Malfoy?” Attirato dal trambusto, Harry scende dal suo dormitorio. “Tua sorella è letteralmente sconvolta, e noi sappiamo a chi dire grazie, vero?”

“Naturalmente, visto che non sei in grado di fare il tuo lavoro”, lo irride il biondo.

“Attento a quello che dici” e sguaina la sua bacchetta, pronto a colpirlo.

L'altro alza le mani, per dimostrargli la sua buona fede: “Io dico solo che McLaggen ha minacciato mia sorella, prima, e che se non fosse stato per l'intervento di Blaise...”

“La stavo cercando qui a Grifondoro. Ti sei forse scordato di chi è stata l'idea di spartirci i settori?” Insinua Harry con tono tagliente.

“Non l'ho affatto dimenticato, ma ti avverto: non devi proteggere Hermione solo da quel folle, ma anche da McLaggen, perché se quel verme le si avvicina ancora una volta io ti riterrò personalmente responsabile. E ora, se vuoi, scusarmi, aspetto mia sorella per la ronda”.

“E tu che ci fai qui?” Hermione è appena scesa in Sala comune ed è rimasta meravigliata di trovarci suo fratello.

“Ti stavo aspettando per la ronda di stasera”, le spiega lui.

“Non era necessario che salissi fin qui. Ti avrei raggiunto nella Sala dei Prefetti fra poco”, la voce fredda.

“Blaise mi ha raccontato del tuo piccolo incidente con McLaggen”, le enuncia lui. Non c'è bisogno di aggiungere altro. Il sottinteso è evidente.

“Uff... Ho già provveduto a punirlo, non ti preoccupare”, sbotta lei; non ne può più di avere la scorta a ogni singolo passo che compie. “Dai, andiamo, io sono pronta”.

Stanno controllando il corridoio del quinto piano, quando Draco la blocca: “Asccolta, per quanto riguarda quello che ci siamo detti prima...”.

“Non c'è nient'altro da aggiungere”, lo interrompe lei, liberandosi dalla sua stretta e proseguendo lungo il corridoio.

“Io invece credo proprio che ci sia molto da aggiungere”, la raggiunge. “Prima hai parlato solo tu, ora tocca a me sfogarmi”.

Se te lo sei dimenticato, fratellino”, calca su quest'ultimo termine, “Siamo impegnati a fare la ronda, non possiamo permetterci distrazioni di sorta”, gli intima col suo solito tono saccente, aprendo un'aula.

Vuota.

Draco ne approfitta per spingerla dentro e, dopo aver sigillato la porta e insonorizzato l'ambiente, la obbliga a sedersi a un banco e ascoltarlo.

“Hai la mia attenzione, ma vedi di sbrigarti”, gli intima.

Se fosse ancora il vecchio Draco e lei la Sanguesporco, nulla gli imedirebbe di lanciarle qualche fattura, forse anche uno Schiantesimo bello forte, ma le cose sono cambiate. Nulla è più come prima. La ragazza che gli è di fronte è a tutti gli effetti sua sorella, e comunque, la guerra ha cambiato anche lui, checchè ne dicano gli altri. Ha dovuto fare i conti con cose che gli altri neanche immaginano: fallire con Voldemort, o anche solo permettersi di pensarla diversamente, significava non avere più un'altra possibilità, ma essere la cena del suo pitone, che si divertiva a divorare le sue vittime sul tavolo da pranzo dei Malfoy.

“Allora? Se hai cambiato idea, non hai che da dirlo” e fa la mossa di alzarsi.

“Non ho cambiato idea”, ringhia lui, “è solo che... lascia stare, non è di me che dobbiamo parlare, ma di te e delle tue assurde idee”

“Assurde idee? Assurde idee?” Adesso Hermione sta urlando.

“Tu dici che i figli sono di chi li cresce, ma ti sei chiesta quanto hanno penato i nostri genitori in tutti questi anni? Non eri tu quella che vedeva piangere nostra madre in silenzio, di nascosto, e non sapere se eri tu la causa di quelle lacrime”, gli confessa. Quante volte aveva visto gli occhi di Narcissa velarsai improvvisamente di lacrime e tute le volte si chiedeva se aveva detto o fatto qualcosa che non doveva. Puntualmente arrivavano le rassicurazioni da parte di sua madre, ma quella tristezza non lasciava mai il suo sguardo.

Hermione trova la punta delle sue scarpe improvvisamente interessante.

“Non sono stati loro ad abbondarti davanti a quell'istituto. Tu gli sei stata rapita. E ora che finalmente possono riabbracciarti, tu che fai? Li schifi!” Le inveisce contro. Questa volta non prova pietà per la sorte di sua sorella, ma solo rabbia per il suo comportamento.

“Scusami tanto se dopo anni che voi avete schifato me, io ve lo rinfaccio!” Lo accusa lei. “Hai idea di come mi sentivo io quando tu infierivi contro di me dicendo che una Sanguesporco come me non aveva neanche il diritto di respirare? E quando zia Bella – Merlino, lei sapeva che io ero sua nipote! - mi ha torurato e non uno di voi ha mosso un dito? E quel grandissimo uomo che è nostro padre, che adesso fa tanto il protettivo nei miei confronti, era pronto a cedermi a Voldemort? Io devo perdonare, io devo comportarmi bene, io devo rispettare voi, ma voi?”

“Hai finito con la tua requisitoria? Merlino, saresti davvero un'ottimo Legismago! Posso rispondere alle tue accuse, ora?” Le chiede.

“Voglio solo uscire di qui”, gli risponde.

“Non prima di avermi ascoltato”, replica lui.

“Va bene”, gli accorda, con un gesto della mano.

“Hai ragione, su tutto, ma di fatto, noi eravamo prigionieri di quell'essere. Bella non ci perdeva di vista un attimo e per quanto riguarda il tuo cederti a Voldemort, sono sicuro che nostro padre avesse in mente un piano”, comincia a spiegare, ma la sorella lo interrompe: “Certo, offrirmi come esca, ma per favore, sembra quasi che tu stia cercando di convincere te stesso”.

“Hai avuto la tua occasione per fare le tue accuse, ora è il mio turno raccontarti la mia versione dei fatti, quindi, se non ti dispiace...” Cerca di aggirare la piega che Hermione stava imprimendo nuovamente al discorso. “Per quanto riguarda, invece, il presunto disprezzo, non credi che fosse un modo di proteggerti da quei Mangiamorte ancora in libertà che avrebbero potuto farti del male se avessero saputo come stavano realmente le cose? E poi... poi...”, ma si ferma: questa è senz'altro la parte più difficile da confessare. Quella che sperava non avrebbe mai dovuto dirle. Neanche Blaise conosce questo suo segreto.

“E poi?” Lo imbecca lei.

“E poi, niente. Se vuoi, puoi uscire”. No, non può dirglielo.

“E no. Adesso tu mi dici come stanno veramente le cose. Hai lanciato il sasso? Bene, abbi il coraggio di non nascondere la mano”. Replica Hermione.

“Sono una Serpe. Di norma, i serpenti velenosi dopo aver inoculato il loro veleno alle vittime, si nascondono da qualche parte in attesa che faccia effetto”, le enuncia Draco.

“Tattica che non funziona col Diavolo della Tasmania, però.”

“Credevo fossi una Grifona non una diavola”, la canzona Draco.

“La smetti di tergiversare? Il mio è un discorso serio e tu non fai altro che cercare di buttarla sul ridere, non è così che funziona!” Lo rimprovera Hermione.

“Hai ragione, è solo che tutto questo ha dell'assurdo...”, prova a scusarsi.

“Tu non sei Draco Malfoy, mi dai ragione e ti scusi con me. O non sei tu o c'è una trappola. E conoscendoti...”

“Buona la seconda”, scherza ancora lui.

“E quale sarebbe la trappola?” Gli domanda, mordendosi il labbro inferiore.

“Se te lo dicessi non sarebbe più una trappola, non credi? Comunque, riguardo a McLaggen...”, riprende il discorso accennato in Sala comune.

“È tutto a posto, sul serio”, lo rassicura lei.

“Adesso, ma più tardi? Domani? O un altro giorno? Né io, né Blaise possiamo controllarlo quando è alla Torre, lo sai, vero?” È preoocupato.

“Se non sbaglio, il Ministro mi ha messo Harry alle calcagna, quindi quando non ci siete voi due... e poi cosa vi fa pensare che io sia indifesa? Blaise non ti ha raccontato come mi sono liberata dalla sua presa?” Gli domanda.

“Mi ha detto che è arrivato appena in tempo per impedire che ti facesse chissà che e che ti ha usato come scudo umano. Davvero molto coraggioso. Un comportamento degno di un figlio di Godric”.

“Non mi avrebbe fatto niente perché glielo avrei impedito, e ad ogni modo mi sono liberata mordendogli il braccio, dopodiché gli ho inflitto una bella punizione, quindi, come vedi, non devi preoccuparti”, lo rincuora lei.

“E se volesse vendicarsi?” Non demorde. Cormac McLaggen, dopotutto, non gli è mai piaciuto.

“So difendermi da sola, sul serio, e in ogni caso gli ho fatto capire che non gli conviene minacciare un Caposcuola”, lo conforta.

“Se lo dici tu”. Non è convinto.

“Possiamo continuare la ronda, adesso?” Gli chiede.

“Pace?” Risponde.

“Ma ai Purosangue non insegnano che non è educazione rispondere a una domanda con un'altra domanda? E va bene. Pace, ma solo fino al prossimo litigio”, conviene Hermione, poi, prima che il fratello sblocchi gli incantesimi, le sorge un dubbio: “Ho notato che quando sei con me menzioni sempre e unicamente Blaise. Adrian non ti piace?”

“È un mio compagno di Casa e anche un ottimo giocatore di Quidditch, ma no, non lo vorrei come tuo marito. Ho come il presentimento che lui miri solo alla tua dote, Blaise, invece...” e si morde la lingua.

“Blaise invece... oh, avanti Draco, è possibile che io debba sempre tirarti fuori le parole con le tenaglie?”

“Io non vedo nessuna tenaglia!”

A volte ha il dubbio se suo fratello è veramente ottuso sui detti babbani o la stia solo prendendo in giro: “È un detto babbano, vuol dire che ti obbligo a parlare, visto che sei piuttosto recalcitrante. Allora, cos'altro dovrei sapere su Blaise, oltre al sotterfugio di suo zio?”

Bingo! Senza accorgersene, sua sorella gli ha appena offerto una scappatoia: “Riguardo a suo zio, vedi, è vero che Blaise aveva dei sospetti da un po' di tempo. Dopotutto, se il Cappello Parlante allo Smistamento era incerto se mandarlo a Corvonero o a Serpeverde un motivo ci doveva pur essere, no? Lui trovava strano che il Wizengamot ti avesse obbligato a venire a vivere con noi, malgrado la tua maggiore età, e sapendo che il fratello di sua madre è amico con nostro padre, ha fatto 2+2, ma i suoi erano solo sospetti. Poi, oggi ha ricevuto una lettera di sua madre in cui lei praticamente ti elogiava. Non so cosa tu abbia detto ad Avalon, ma se sei riuscita a portarla dalla tua parte con poche parole, cavolo, sorellina, sei davvero una persona speciale: non sono molte le persone che possono dire di aver suscitato simpatia ad Avalon Zabini. In ogni caso, dicevo, sua madre gli ha scritto oggi dicendogli anche di ringraziare suo zio perché era merito suo se tu ora vivevi con noi. Come sono arrivato, lui me ne ha messo al corrente e a cena stavamo discutendo quando dirtelo e in che modo. Poi ti abbiamo visto scappare in quel modo e siamo venuti a cercarti. Tutto qui”. La mette al corrente di quanto effettivamente successo nelle ultime ore.

“Oh”. Sa di avere torto marcio.

“Dai, vediamo di finire questa ronda”, e la fa uscire dall'aula.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Spiegami cosa significa questa trovata di TUO padre!O forse è di tuo zio?”

È ora di cena a Hogwarts e la preside McGranitt ha appena terminato di spiegare che a partire dall'indomani, e per tutto il tempo necessario, un team di Medimaghi visiterà tutti gli studenti della scuola. Pare che con la fine della Guerra, siano state scoperte alcune malattie che prima erano considerate esclusivo appannaggio dei Babbani e che invece interessano anche Maghi e Streghe. Non conoscendo l'esatto evolversi di queste malattie una volta entrate in contatto con la Magia, il Ministero ha deciso di intraprendere la via della prevenzione, sottoponendo i giovani virgulti a visite conoscitive.

Hermione, però, non abbocca e si fionda come una furia al tavolo di Serpeverde.

“Scusa, cosa c'entra adesso NOSTRO padre?” È possibile che pochi giorni prima ha parlato al vento? Era sicuro di essere riuscito a convincere la sorella, ma a quanto pare ha la testa più dura di un bolide.

“Già, e cosa c'entra mio zio?” Gli fa eco Blaise.

Per poco, quando lei ha urlato loro contro, non è andato loro di traverso il porridge.

“Dite un po', credete che io sia stupida?”

“No, solo prevenuta”, le risponde Draco.

“Come se non sapessi come si muovono le Serpi: quando sono stata male Lucius non ha digerito il mio rifiuto al ricovero. Non sia mai che una ragazzina, sua figlia per di più, lo contraddica. Così ha pensato bene di coinvolgere il Ministero in questa pagliacciata!” Sbotta. I suoi genitori adottivi erano dentisti; sa quanto sia importante la prevenzione, ma il tarlo del dubbio prevale sulla ragione.

“Non mi pare che la prevenzione sia una pagliacciata. Tu dovresti saperlo, e comunque, la nostra è una famiglia ormai decaduta. Cosa ti fa supporre che nostro padre abbia potuto coinvolgere il Ministro, tanto più che Shaklebolt non è Caramel?” Tenta di sviare l'attenzione della riccia dalla gaffe appena commessa.

“Hai detto bene: io so!” Ecco, appunto. “I miei genitori mi hanno insegnato il valore della prevenzione; ciò non toglie che Lucius abbia unto gli ingranaggi giusti”, e lancia un'occhiataccia a Blaise.

Quest'uscita è troppo per Draco, che batte violentemente i pugni sul tavolo. Se prima gli altri ragazzi avevano assistito a quello scambio di battute divertiti, ora sanno che la tempesta è scoppiata con tutta la sua furia.

“Adesso basta!” Le urla contro Draco. “I Granger non erano i tuoi genitori. I Malfoy sono i tuoi veri genitori. E non rifilarmi la solita solfa che i figli non sono di chi li fa, ma di chi li cresce perché te l'ho già detto una volta, ma a quanto pare sei dura di comprendonio. Tu sei stata rapita nella culla. I nostri genitori non hanno avuto scelta. Lucius e Narcissa sono i TUOI genitori, non gli altri. Vedi di comportarti di conseguenza, d'ora in poi!” Le sputa contro, velenoso.

“I miei genitori non mi avrebbero costretto a... a... questa cosa!” Gli urla lei di rimando.

“Ah no? E chi ti obbligava allora a portare quell'orribile coso sui denti?” La imbecca, riservandole il suo solito ghigno made in Malfoy, quello che le riservava ai tempi delle loro schermaglie, quando erano ancora un Purosangue arrogante e una sporca Mezzosangue.

Hermione apre la bocca per rispondergli a tono. Poi la richiude senza emettere fiato. La riapre nuovamente. Di nuovo, la richiude senza trovare le parole adatte.

“Sai, sorellina? Così, più che una Grifona assomigli a un pesce”, la schernise lui, facendole il verso e scoppiando poi a ridere in modo sguaiato.

Ancora una volta, Hermione rimane senza parole: possibile che finora si sia illusa sul cambiamento di Draco? Come è potuta essere così ingenua? Dopotutto lui è Draco Malfoy, glielo aveva anche detto al suo compleanno e lei, invece, aveva continuato a sperare che fosse diventato umano. A quanto pare, però, la Serpe era solo in letargo: ora si è risvegliata, più velenosa di prima.

Ferita e offesa, scappa dalla Sala Grande. Non può dargli la soddisfazione di vederla in lacrime.

Dal tavolo di Grifondoro, Harry vede l'amica letteralmente fuggire dalla Sala.

Forse l'idillo che legava i due fratelli si è rotto. Forse deve approfittare della situazione e perorare la causa dell'amico.

Forse.

Al tavolo di Serpeverde sono rimasti tutti basiti dal comportamento di Draco. Solo Adrian pare soddisfatto. Se l'idillo tra i due si è rotto, forse ha qualche possibilità di fare breccia nel cuore della Grifona.

Forse.

 

§ § § § § § § § § §

 

 

La trova nel bagno di Mirtilla. Ma non sta piangendo. No. Sta letteralmente distruggendo ogni cosa. Forse dovrebbe lasciarla sfogare. Forse. Ma lui è Harry Potter. Non sia mai che fugga davanti al pericolo, anche se la bacchetta di Hermione lo spaventa più di Voldemort.

“Hei”, la saluta, con quanta più dolcezza possibile. Fa appena in tempo ad abbassare la testa che un fascio di luce gli passa sopra andando a cozzare contro lo spigolo del muro.

La ragazza neanche dà segno di essersene accorta perchè continua a lanciare incantesimi a destra e a manca.

“Cavolo! Che avrà mai detto Malferret per farti infuriare così?”

Ennesima mossa sbagliata, perché lei, ancora più furiosa gli lancia contro uno Schiantesimo che questa volta lo prende in pieno.

“Innerva”. Una voce femminile gli lancia il Controincantesimo, facendolo riprendere.

“Grazie Hermione”.

La ragazza lo guarda come se fosse un po' tocco: “Ehm... sicuro di stare bene?”

“Sì... sì, certo, non ti preoccupare”. Rialzandosi ha modo di vederla meglio, anche grazie agli occhiali che la mora gli ridà.

“Ma tu non sei Hermione, e neanche Ginny”, dice, con l'aria di chi ha appena scoperto l'acqua calda.

“Ehm... dal momento che i miei genitori mi hanno chiamato Astoria, credo proprio di no”, le risponde lei; quindi, guardandosi attorno: “Wow, hai di nuovo combattuto contro un Troll di montagna? Anche se io allora non frequentavo ancora, mia sorella Daphne mi ha raccontato della prima impresa del famoso Trio dei Miracoli”, gli chiede.

“Mi stai prendendo in giro, per caso? Comunque è stata una furia dai capelli crespi, dopo che una certa Serpe l'ha fatta infuriare per bene. Puoi dirmi cos'è successo esattamente al vostro tavolo poco prima?” Si informa Harry, perché è chiaro che Malferret ha detto o fatto qualcosa che ha destabilizzato parecchio Hermione. Beh, a guardare quel macello, dire destabilizzato è usare un leggero eufemismo...

“Spero tu stia scherzando: non ho nessuna intenzione di mettermi contro i due Caposcuola più pallosi di tutta Hogwarts. Hai presente la punizione che Hermione ha inflitto a Mc Laggen? Bene, sappi che suo fratello se ti pesca a commettere qualche infrazione non ci va più leggero”, gli confida.

“Mi stai dicendo che Malferret è diventato ligio alle regole e non abusa del proprio poptere?” Harry è letteralmente basito. Possibile che l'esperienza della guerra l'abbia cambiato così tanto? O forse è solo la vicinanza di una persona come Hermione ad averlo migliorato? Beh, sapendo che neanche un Sectumsempra era riuscito a farlo ragionare, probablmente è buona la terza opzione: non è lui.

“A quanto pare”... Astoria solleva le spalle, poi, sinceratasi che Hermione non è più in quel bagno, se ne va, lasciando un meravigliato Harry.

È sicura che a Serpeverde qualcuno si risolleverà di morale a sapere che il grande Potter è stato schiantato da niente popodimeno che quella che è sempre stata considerata la sua migliore amica. O almeno lo spera. Altrimenti toccherà a lei, come sempre del resto, cercare di far sbollire la rabbia al biondo fidanzato.

Accidenti a Hermione. Che accidenti le è preso di attaccare così Draco? Tanto lei se ne sta bella bella a Grifondoro...








 

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Disclaimer: i personaggi principali di questa storia appartengono all'universo di Harry Potter, i cui diritti appartengono all'autrice J.K. Rowling e alla casa editrice che ne ha pubblicato i lavori. Con questo racconto non si intende violato alcun copyrght, in quanto è stato scritto esclusivamente con intnto ludico, con l'unico scopo di divertire chi l'ha scritto e chi ha voglia di leggerlo.


 

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N.d.A.: Come sempre mi scuso per eventuali sfalsamenti di font e dimensione, nonché per eventuali strafalcioni grammaticali.
Un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro; inoltre ringrazio le 72 persone che la seguono, le 19 che l'hanno inserita tra le preferite e le 5 tra le ricordate (nella speranza di non aver invertito i numeri), tutti quelli che recensiscono, ma anche coloro che leggono in silenzio.
Per chi è interessato, questa è la mia pagina fb: https://www.facebook.com/TheMiraesDream?ref=hl

P
er quanto riguarda l'altra mia fic, "La vita nova", l'aggiornamento avverrà sabato o domenica.

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Capitolo 16
*** Capitolo 13 ***





 

Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.





 

Capitolo 13
 

IL SENSO MORALE

DI UNA SOCIETà

SI MISURA SU Ciò CHE FA

PER I SUOI BAMBINI”

(Dietrich Bonhoeffer)

 

TROVATO UN ALTRO CADAVERE SULLA SPIAGGIA DI BLYTH

Ieri mattima è stato trovato un altro cadavere sulla spiaggia della cittadina babbana di Blyth. Questa volta si tratta di un bambino il cui corpo era completamente ricoperto da orrende piaghe simili al Vaiolo di Drago. A differenza delle prime vittime trovate su quella spiaggia, le autorità magiche intervenute dopo aver obliviato i loro colleghi babbani conoscono l'identità della vittima: si tratta del piccolo Jorsal Lenders, primogenito di un Consigliere del Wizengamot. Jorsal Lenders, di appena dieci anni, il prossimo anno avrebbe cominciato a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e, oltre ai genitori affranti e inconsolabili, lascia anche una sorellina di appena tre anni, Blejan. Se i coniugi Lenders non avranno almeno un altro figlio maschio, la loro famiglia, una delle più antiche del Mondo Purosangue, si estinguerà alla morte di Haynes Lenders, a meno che, visto che quest'ultimo appartiene al Wizengamot, non provi a far approvare dal Ministero una legge che preveda anche alle donne di tramandare il proprio cognome alla prole. Alcune nazioni babbane già lo fanno. La domanda, però, è: accetteranno i mariti un affronto del genere? Ma soprattutto, il Ministro Shaklebolt che sta varando una serie di provvedimenti atti ad unire Mondo magico e Mondo babbano, è disposto a spingersi fino a questo punto?

 

“È assurdo. È morto un bambino e loro si preoccupano di tramandare un cognome!” Hermione si indigna.

“Mia cara, tu sei Purosangue da poco tempo, ma devi sapere che per noi è di vitale importanza la discendenza”, la imbecca un'arrogante Lavanda, imitando il peggior tono saccente della sua compagna di Casata.

Hermione chiude gli occhi e trae un profondo respiro, contando mentalmente fino a dieci, nella vana speranza di riuscire a a calmarsi ed evitare di schiantare quell'oca insopportabile davanti a tutti gli studenti e i professori presenti in Sala Grande per la colazione, e rischiare così di venire espulsa dalla scuola.

Anche al tavolo di Serpeverde l'articolo della Skeeter tiene banco.

“Spero che questa sia un'altra delle buffonate che scrive quella giornalista da strapazzo. In ogni caso, io non permetterei mai a mia moglie di tramandare il suo cognome. No, dico, ma stiamo scherzando? E poi cosa vuol dire che i Babbani già lo fanno? Se è davvero così, allora questo è senz'altro un ottimo motivo per opporsi a questa follia!” Sbotta Adrian, certo di ottenere larghi consensi tra i suoi compagni, in special modo da Draco, ma il biondo è perso in tutti altri ragionamenti. L'idea del cognome non lo sfiora nemmeno. Lui è un Malfoy, e tali saranno anche i suoi figli. Punto.

Ciò che lo preoccupa maggiormente è la prima parte dell'articolo.

Un bambino.

Piaghe simili al Vaiolo di Drago.

Spiaggia di Blyth.

Insomma, nulla che c'entri con l'incubo di qualche settimana prima di sua sorella. Perfetto, se non fosse per un piccolo particolare. Non vorrebbe che questo la spingesse a voler indagare.

Sposta lo sguardo dal giornale al tavolo dei Grifoni.

Vede Hermione con gli occhi chiusi.

Pessimo segno: vuol dire che è incazzata nera. Quand'è in quello stato, meglio girarle alla larga. L'ha imparato a proprie spese.

Dalla sera di quello che nei pettegolezzi di Hogwarts è diventato il Gran Litigio, i due fratelli si sono rivolti la parola solo a monosillabi, e solo se strettamente costretti dalle circostanze.

Ancora Draco non riesce a capire come mai se la sia presa tanto per quel controllo. È risultata in perfetta salute. Quindi perché continuare a tenere il broncio?

Perfino Astoria, dopo quella sera, gli si è quasi rivoltata contro.

Mah, le donne.

Al tavolo dei Rosso-Oro, intanto, Hermione ha riaperto gli occhi e calmissima risponde a Lavanda: “È stato ucciso un bambino, in modo orribile, e tu pensi alla discendenza?”

“Guarda che è una cosa tremendamente importante la discendenza. Oramai quel bambino è morto. Almeno lui non soffre più. Ma rifletti su una cosa: cosa succederebbe se ci estinguessimo tutti? Vuoi davvero che la magia sparisca?” Chiosa Lavanda, pratica e maligna al tempo stesso.

“Sparirà senz'altro se si continuano a fare matrimoni fra consaguinei. I Babbani l'hanno capito prima di noi che è terribilmente pericoloso sposarsi tra parenti, comunque, sì, hai ragione, oramai il piccolo Jorsal è morto e almeno lui ha finito di soffrire, ma la cosa più importante adesso è fermare quest'assassino, altrimenti questo folle riuscirà più in fretta dove la genetica avanza lentamente”, accusa Hermione, ma Lavanda non è dell'umore giusto per farsi sottomettere dalla sua ex-rivale: “Sai una cosa, Hermione? Dovresti smetterla con questi tuoi deliri di onnipotenza e preoccuparti di comportarti come una Purosangue”, e senza darle il tempo di risponderle, si alza e se ne va, impettita.

La riccia la guarda uscire dalla Sala Grande scioccata. È quello il mondo Purosangue? Il tramandare un cognome è più importante della vita stessa?

No, è una realtà che non può accettare.

Si alza ed esce anche lei, intenzionata a raggiungere la Guferia: vuole scrivere a Shaklebolt che è disposta a rinunciare alla magia, una volta presi i MAGO, non può sopportare di vivere in quel mondo ipocrita.

Non si accorge che Adrian l'ha seguita.

 

§ § § § § § § § § §

 

Sono giorni che la osservo. In silenzio. Nell'ombra. Nessuno se ne è accorto. Non solo è ormai ai ferri corti con quel bamboccio di suo fratello, ma non permette neanche a Zabini di avvicinarla più di tanto. Perfetto. Nulla di più semplice per me.

I miei genitori sono rimasti letteralmente scioccati dal racconto che Albert Nott ha fatto loro riguardo alla famosa cena dai Malfoy, la sera del funerale di quei Babbani. A me la cosa, invece, ha lasciato del tutto indifferente: quando sarà mia moglie, ci penserò io a tenerla al suo posto. Vuole continuare a studiare dopo i MAGO? Povera illusa, farò in modo che si vergognerà così tanto che non vorrà più incontrare nessuno, figuriamoci frequentare la Magiaccademia. Ora, però, devo concentrarmi su come conquistarla. Con Zabini e Draco fuori gioco, non dovrebbe essere difficile.

Ciao”, la blocco che è quasi sulla porta della guferia. A chi ha intenzione di scrivere? Al suo amante segreto?

Lei non si aspettava di incontrarmi perché sobbalza, spaventata. “Scusa non volevo spaventarti. A chi devi scrivere con tanta urgenza? Stanno per cominciare le lezioni e sarebbe la prima volta che tu perdessi una lezione solo per un capriccio”, cerco di rompere il ghiaccio, ma lei rimane sulla difensiva: “Grazie Adrian per avermi ricordato l'orario, ma non ti preoccupare, farò in tempo, e quanto al destinatario non credo siano fatti tuoi”, mi risponde, con tono pungente.

Ma chi si crede di essere questa insulsa ragazzina solo perché è una Malfoy? Cerco lo stesso di mantenermi calmo, mentre mi avvicino un po' di più a lei: “Scusami, non era mia intenzione farmi gli affari tuoi, volevo solo fare un po' di conversazione”, le dico, poi, abbassando gli occhi mi volto e mi allontano, sperando che lei mi richiami.

Non accade, ma sento la porta del locale chiudersi alle mie spalle.

Dannazione! Ma le farò vedere io chi comanda tra un uomo e una donna!

 

§ § § § § § § § § §

 

Non è più sicura di voler scrivere quella lettera al Ministero. Forse se resta in quel mondo, ha qualche speranza di migliorarlo e rendere più vivibile la vita alle altre donne.

Sì, ha deciso, studierà Legismagia e abbraccerà la carriera politica, checchè ne dicano suo padre e il suo futuro marito. Certo, se accettasse di diventare Lady Zabini forse non troverebbe ostacoli, anche se la madre di Blaise le ha fatto capire che se decidesse di intraprendere quegli studi la aspetterebbe un posto di dirigente nelle aziende della famiglia, ma come Lady Pucey dubita che avrebbe anche solo l'occasione di mettere il naso fuori dalla porta di casa se non debitamente accompagnata, o almeno questa è l'impressione che ha avuto quando Adrian le ha chiesto a chi avesse intenzione di scriverle. Ma come ha solo pensato di poterle chiedere una cosa del genere!? E poi, la stava forse seguendo? Se è così, da quanto tempo va avanti la cosa? Ne deve parlare con Harry. Ma è mai possibile che oltre a guardarsi da quel folle omicida, si debba guardare anche da possibili spasimanti delusi o vogliosi?

E c'è anche la questione di Ron. Non sa perché, ma da quando ha litigato furiosamente col fratello, Harry ha cominciato a parlarle di Ron in ogni momento. E Ron qua, e Ron là. E basta, per Morgana! Ron l'ha mollata con la scusa che fosse la figlia di un Mangiamorte, che cosa vuole ancora da lei?

Si lascia cadere seduta per terra, appoggiata alla porta. L'odore pungente degli escrementi di tutti quei volatili le ferisce l'olfatto, ma lei non se ne cura: per il momento vuole solo sparire da tutto e da tutti.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Dimmi che questa è un'invenzione bella e buona di quell' oca della Skeeter!”

Come suo solito, Lucius Malfoy entra con la sua consueta grazia nell'ufficio del Ministro Shaklebolt.

“Le ricordo, signor Malfoy”, esordisce il Ministro, calcando sul lei, “che io non sono il ministro Caramel. Quindi ora esca di qui e se ha proprio urgenza di parlarmi è pregato di prendere un appuntamento con la mia segretaria. Come tutti i Maghi e Streghe”.

“Io non sono tutti i Maghi e Streghe”, sbotta il biondo.

“No, vero, lei è un ex-Mangiamorte scampato da Azkaban grazie agli altrui meriti”, conviene il moro.

“Non ti permetto...”, comincia Lucius, ma viene subito interrotto dal Ministro. “Fuori!” Sbraita quest'ultimo.

A Lucius non resta altro che uscire dall'ufficio e parlare con la segretaria, un'insulsa Maganò: “Per favore”, ingoia il rospo, “può annunciarmi al Ministro Shaklebolt? Sono Lucius Abraxas Malfoy e ho delle importanti rivelazioni da riferire al Ministro in persona”, mente spudoratamente.

“A me è sembrato di capire che fosse qui per tutt'altro motivo, e che doveva prendere un appuntamento, non farsi semplicemente annunciare”, chiosa la donna, sulla quarantina, in sovrappeso e con capelli color topo. Indossa un improbabile tailleur blu elettrico con camicia e scarpe verde acido.

“Chissà che direbbe il Ministro se venisse a sapere che la sua fidata segretaria origlia le sue conversazioni? Potrà ancora fidarsi di lei, o forse preferirebbe denunciarla al Wizengamot per tradimento, così per dare un esempio alle future leve?” La minaccia.

La donna lascia immediatamente cadere sul tavolo l'agenda che stava fingendo di sfogliare e balbetta: “Io... veramente... io... ecco... non... L'annuncio subito, signor?”

“Malfoy, Lord Lucius Abraxas Malfoy”, scandisce bene il proprio nome, prima che la donna sparisca dietro la porta dell'uffico.

Passano pochi secondi che esce, facendolo passare.

“Allora, queste rivelazioni?” Esordisce Kingsley.

“Non puoi”, poi, a allo sguardo interrogativo dell'altro, continua: “Non puoi permettere questo scempio di permettere alle donne di tramandare il proprio cognome”.

“Se ti riferisci a quanto riportato dalla Gazzetta del Profeta, mi dispiace, ma non posso intervenire su quanto scrivono i giornalisti. Se invece ti riferisci a una possibile legge del Wizengamot al riguardo, anche qui ti avverto che quell'organo è indipendente da me e che comunque molte importanti famiglie come i Greengrass sarebbero pronte a perorarla”.

“I Greengrass!” Si stupisce il biondo. “La più piccola è fidanzata con mio figlio e no, non succederà mai che un Malfoy accetti un simile affronto”.

“Come ti ho già detto, Lucius, questo è un argomento che esula dalle mie competenze. Ora, se le tue preziosissime informazioni sono tutte qua, avrei del lavoro da terminare, io. Prego” e gli fa gesto con la mano di accomiatarsi. Gesto che Lucius non coglie.

“Sono preoccupato. È mai possibile che i tuoi tanto decantati Auror ancora non siano riusciti a mettere le mani su quel folle? Per Salazar, questa volta si tratta di un bambino!”

“Mi spiace, ma purtroppo stiamo brancolando nel buio. Quest'ultimo omicidio ci ha spiazzati totalmente. A parte il periodo e il luogo del ritrovamento, nulla combacia con le prime vittime. Comunque, se sei preoccupato per la tua famiglia, stai tranquillo. Narcissa vive con te al Manor ed è sotto stretta sorveglianza, così come i tuoi figli a Hogwarts che già di per sé è quasi inespugnabile”.

“Hai appena detto una cosa giusta, Ministro: quasi”, e stancamente si alza ed esce dall'uffico.

Giunto sulla porta, la mano sulla maniglia, ha come un'illuminazione. Si volta verso il Ministro e apre la bocca per parlare, ma ci ripensa e la richiude.

Kingsley si è accorto che Lucius non è uscito e alza gli occhi dalla pergamena che stava leggendo: “Sì, Lucius? Volevi dirmi qualcosa?”

“Sì... No...” Trae un profondo respiro, “È solo un sospetto, prima preferisco sincerarmene, ma forse, e dico forse so chi è l'assassino e cosa ha in mente”, confessa.

“Lucius, ti proibisco di uscire da questa stanza senza avermi messo al corrente di questi tuoi 'sospetti', o ti farò arrestare per intralcio alla giustizia”, gli comanda.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Draco... Draco... sono preoccupano per tua sorella. Non è venuta a lezione, eppure stamattina mi è sembrato stesse bene”, bisbiglia Blaise al suo vicino di banco.

“Blaise, non sono la sua balia”, sbotta il biondo.

“Io credo che...”, ma non riesce a finire la frase perché la professoressa McGranitt, che ha mantenuto la cattedra di Trasfigurazione anche dopo la nomina a Preside, si è frmata davanti al loro banco: “Signor Zabini, signor Malfoy, visto che siete così preparati sull'argomento da non ritenermi degna della vostra attenzione, volete per caso illustrare ai vostri compagni di corso i vostri progressi in merito? Sempre che la qual cosa non vi abbia interrotto”, intima ai due ragazzi, i quali, bacchette alla mano – e deglutendo a vuoto – trasfigurano i loro calamai in calici colmi d'acqua.

“Davvero molto interessante, se non fosse che l'argomento di oggi riguardava la parte teorica della trasfigurazione umana in animali. Mi avete molto deluso, soprattutto lei, Signor Zabini. Venti punti in meno a ciascuno di voi due. E cinque punti in meno a Grifondoro per la confusione”, conclude, rivolgendosi agli studenti che erano scoppiati a ridere per la performance dei due Serpeverde.

“Vecchia megera”, sbotta Draco, alla fine di quelle due ore da incubo. “E accidenti a te, Blaise: proprio durante le ore di quella dovevi distrarmi? Quaranta punti ci ha tolto, te ne rendi conto? Agli allenamenti ti voglio veder sputare fango”, gli sibila contro.

“Beh, quarda il bicchiere mezzo pieno: ha tolto punti anche a Grifondoro... Comunque ti stavo dicendo che sono sinceramente preoccupato per Hermione. È sparita dopo aver letto quel cazzo di articolo della Skeeter...”, si confida il moro.

“Io non vedo nessun bicchiere, eccetto i due calici che ci sono valsi i quaranta punti in meno, oltre che una bella figura di merda davanti alla nostra Casa e a quegli sfigati. Comunque: io che c'entro con la sparizione di Hermione? Se sei tanto preoccupato per lei, valla a cercare, no?” Sbotta.

“Da quando ha litigato con te, evita anche me. Non vorrei che Pucey, o peggio Potter, si approfittasse della situazione”.

“Non credo che Potter sia un pericolo, visto che è stracotto della Piattola, e in quanto a Pucey, lui è troppo retrogrado per i gusti di mia sorella”.

Vedendo passare Hary, lo apostrofa senza dare tempo a Blaise di controbattere: “Potter, cosa ci fai qui?”

“Secondo te?” Gli risponde di rimando.

“Intendevo dire”, il biondo scandisce bene le parole, come se si rivolgesse a un bambino duro di comprendonio, “Perché tu sei a lezione e mia sorella no”.

“Forse dovrei essere io a chiederlo a te, Malferret, visto che da sette anni a questa parte, ogni volta che Hermione sta male c'è il tuo zampino”, gli soffia sarcastico Harry.

Draco sta per scattare, ma Blaise lo placca, mentre Adrian cerca di stemperare i toni: “Avanti, ragazzi, non vi sembra di esagerare? Non è certo la fine del mondo se Hermione salta una lezione; per lo meno i Grifoni non hanno ottenuto punti e poi Hogwarts è diventata praticamente inespugnabile dopo la Guerra”.

“Hai ragione, Adrian, non è una tragedia: è un'ecatombe!” Interviene in modo teatrale Blaise, riferendosi alla fissa della riccia di non perdere neanche un solo minuto delle lezioni. Quindi, rivolto al biondo che ancora sta cruciando Harry con lo sguardo: “Andiamo, dai, non vorrai mica tardare al consueto appuntamento con la morte”, riferendosi al corso di Divinazione, e tirando l'amico per il bracio.

Girato l'angolo e sinceratosi che né Adrian né Harry li stiano tallonando, conduce Draco verso la scorciatoia per la Guferia.

“Blaise, dove cazzo stiamo andando?”

“Alla Guferia”, gli risponde l'amico, “Ho intenzione di scrivere un reclamo al Dipartimento Auror contro Potter. Lui è qui per fare la guardia del corpo a Hermione, non i cazzi propri. Ah, Draco: un'ultima cosa. Quando trovi tua sorella, per favore, cerca di riappacificarti con lei”.

“Non sono io quello che l'ha aggredita come una furia davanti a tutta la scuola, giorni fa”, sbotta.

“Vero, ma sei tu quello che l'ha pesantemente insultata, esattamente come facevi un tempo, quando credevi fosse solo un'insulsa Sanguesporco”, lo richiama all'ordine il moro.

“È lei che tira sempre fuori la storia che i Granger con lei si sono comportati come dei veri genitori, a differenza di noi Malfoy. Quindi, non mi pare che il mio comportamento sia tanto contradditorio”, ragiona invece il biondo.

“Merlino, Draco, ma allora quando io ti parlo, parlo all'aria? Hermione si è vista catapultata in un universo a lei ostile da un momento all'altro e scusami tanto, ma fino a pochi istanti prima della rivelazione di tuo padre, non mi sembra che la tua famiglia l'abbia mai trattata bene, in primis proprio Lucius. Sbaglio, o è stato lui a insegnarti a odiarla e a disprezzarla?” Blaise si sta irritando.

“Beh, immagino l'abbia fatto per tema che mi innamorassi della mia stessa sorella, credendola una semplice estranea”, riflette Draco, conscio dei propri sentimenti verso quella piccola saccente dai denti di castoro e dagli improponibili capelli.

“Certo, come no”, riflette, invece, Blaise.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Che gli Inferi se lo prendano, quel dannato Furetto!” Sbotta un irato Harry Potter.

“Però, un po' ha ragione... In fondo, la scusa dei MAGO sai bene anche tu che è solo un pretesto per non destare sospetti mentre controlli Hermione”, gli fa notare Ginny.

“Ti sbagli, ti dico. King è stato chiaro: durante il suo mandato, nessun favoritismo, per cui è la protezione a Hermione che è scusa bella e buona per farmi tornare a scuola e farmi prendere i MAGO. E io che credevo di aver aggirato l'ostacolo”.

“Condivido il primo pensiero del Cappello: tu saresti stato un'ottima Serpe, ma, poi, scusa, se davvero sei qui perché il Ministro non vuole favorire nessuno, perché ti avrebbe raccontato questa favoletta?” Continua imperterrita Ginny.

Il suo fidanzato a volte è più cocciuto di un mulo, ma lei è come mamma Weasley, come quel coso babbano che fa un rumore tremendo, ma che rompe anche la strada, com'è già che si chiama? Hermione glielo aveva detto una volta, ma lei proprio quei nomi non riesce a memorizzarli, troppo difficili...

“Fidati, Ginny: è come ti dico io. Ora scusami, ma devo andare a farmi predire la morte dalla Cooman: chissà cosa si inventa questa volta. Ciao!” E le schiocca un bacio a stampo in fronte, per poi sparire nei meandri della scuola, senza dare tempo alla rossa di obiettare ancora una volta. Certo che quando ci si mette, Ginny è peggio di un martello pneumatco!

“Ma che diamine...” Mentre Harry cerca di sfuggire a Ginny, Draco e Blaise cercano di entrare nella Guferia, ma qualcosa al di là della porta oppone resistenza.

“E che modi! Un momento... Ecco, l'ingress... Malferret? Blaise? CHE DIAVOLO CI FATE VOI DUE QUA? È MAI POSSIBILE CHE NON RIESCA A STARE UN MINUTO UNO IN SANTA PACE SENZA RITROVARMI VOI DUE TRA I PIEDI?”

“Ti ringrazio, sorellina, per avere appena informato i nostri genitori che non ti perdo un attimo di vista”, la deride Draco.

“Ah, adesso non sono più un pesce, ma tua sorella? Sai che ti dico Malferret? Ma vattene a...”

“Dopo di te, cara sorellina, dopotutto pare che conosci così bene quel posto che da buona Grifondoro puoi andare avanti e poi farmi strada. In fin dei conti, tra fratelli, è giusto aiutarsi, o sbaglio? Tu che dici, Blaise?” Si rivolge infine all'amico, ma, voltando in questo modo la testa, non vede Hermione sfoderare la bacchetta; sente però il legno premergli contro la carotide.

Cazzo! Forse questa volta ha esagerato. Forse.

Si volta lentamente, il fuoco negli occhi grigi.

“Abbassa immediatamente la bacchetta”, le intima con voce calmissima.

“Non fai più lo sbruffone adesso, fratellino?” Lo sbeffeggia lei, di rimando.

“Ragazzi, avanti... Non vi sembra di esagerare?” Blaise cerca di riportare un clima civile. Fosse facile: quei due sono peggio di dieci draghi mestruati che cavano le uova messi tutti insieme!

“Non ti immischiare, Blaise. Questa è una cosa tra me e lei. Tu fai quello che siamo venuti a fare”, gli ingiunge l'amico.

“Non... non siete venuti a cercarmi?” Balbetta con un filo di voce Hermione. Adesso sì, che sono cavoli amari! Ha aggredito suo fratello senza motivo. Ma lei è Hermione Granger...

A quel pensiero, è come se ci fosse stato un risucchio al di fuori della Guferia che la priva completamente dell'aria.

Draco, ancora troppo pieno di rabbia nei suoi confronti, equivoca il cambiamento d'umore. Con un moto di stizza, allontana dal proprio collo la bacchetta di vite e afferra la sorella per i polsi.

“Allora? Sto aspettando”, la strattona un po' troppo rudemente.

“Draco... vacci piano”, cerca di calmarlo Blaise, una volta che ha inviato la missiva.

“Fatti i cazzi i tuoi, Blaise”, ringhia, “Come ti ho già detto, questa è una questione privata tra me e la mia cara sorellina”.

“Draco! Smettila!” Cerca di imporsi il moro. “Non vedi che sta avendo un attacco di panico?”

Gli occhi a palla, il petto che si alza e si abbassa affannosamente, sente solo lontanamente le voci dei due ragazzi.

“Sai che ti dico, caro Blaise?” Draco continua a usare un tono mellifluo. “Che non me ne frega un cazzo. È ora che la principessina la smetta una volta per tutte di fare la vittima. Non è lei che è stata uccisa: lei è viva, sana e salva. È ora che si comporti da persona adulta e faccia tesoro di questo dato di fatto!” Soffia vicino al volto di Hermione.

Non gliene importa nulla se gli altri lo credono senza cuore o, peggio, pensano che la Serpe andata in letargo ora si sia svegliata più letale di prima.

Non ne può più di vedere Hermione così remissiva. Non è da lei. Lei è combattiva. Lei è una Grifondoro, Coraggiosa e Pura di cuore. Lei è Hermione.

Appena il contenuto implicito di quest'ultimo pensiero fa breccia nel suo cervello, le lascia andare i polsi come se si fosse ustionato e fugge dalla Guferia come se fosse inseguito da sciami di Doxy.

“Io... io...”, farfuglia la ragazza.

“Shhh... Non ti preoccupare, è tutto a posto. Gli passerà, vedrai”, cerca di tranquillizzarla Blaise, che la sta abbracciando e accarezzando sulla schiena.




 

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N.d.A.: Come sempre, mi scuso per eventuali errori di sfalsamento font e dimensione ed eventuali strafalcioni grammaticali. Un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro. Ringrazio, inoltre, le 75 persone che la seguono, le 6 che la ricordano e le 20 che la preferiscono. Ringrazio soprattutto chi si ferma a lasciare un segno del suo passaggio, ma anche chi legge in silenzio.
A chi è interessato, ricordo che "La vita nova" verrà aggiornata sabato pomeriggio o al più tardi domenica, mentre questo è l'indirizzo della mia pagina Fb: https://www.facebook.com/TheMiraesDream?ref=hl


 

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Capitolo 17
*** Capitolo 14 ***





 

Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.


 

 

Capitolo 14

 

IL REGALO Più GRANDE

CHE PUOI FARE A UN ALTRO

NON È CONDIVIDERE LE TUE RICCHEZZE,

MA FARGLI SCOPRIRE LE SUE”

(Benjami Disraeli)

 

“Veda di tenerlo in vita per altre tre settimane. Deve morire esattamente tre giorni prma del plenilunio; non un secondo prima”, ordina l'uomo.

“Crede che sia semplice? Questa malattia babbana si evolve a velocità impressionante una volta a contatto col sangue magico. È già un miracolo che sia riuscito a impedire il contagio. Lo sa che secoli fa questo tipo di malattia uccise tra i venti e i venticinque milioni di persone?

“Magari fossero stati sterminati tutti, quei luridi babbani”, sputa ancora l'uomo.

“Questi bambini, però, sono dei Purosangue”, gli fa notare il Medimago.

“Traditori del loro sangue”, specifica ancora l'ex-Mangiamorte.

“Beh, certo, se la mette su questo piano... Comunque, le stavo dicendo che purtroppo non so se questo bambino resisterà altre tre settimane. L'ha scelto piuttosto gracilino, questa volta...”

“Attento a quello che dice: se questo bambino muore prima del tempo, lei lo seguirà seduta stante, sono stato chiaro?”

“Ma... morto per morto...”, cerca di difendersi ancora il povero Medimago.

“Forse non sono stato abbastanza chiaro: Crucio!” e il Guaritore si contorce a terra, mentre la sensazione di essere infilzato da coltelli bollenti si espande nel suo corpo. “È chiaro adesso?”

“S...sì, certo, tutto chiaro... Questo... bambino... vivrà fino... a t.. tre g... giorni... prima... del plenilunio”, soffia.

 

§ § § § § § § § § §

 

Mia cara figlia,

mancano pochi giorni ad Halloween,

e non ho ancora ricevuto nessuna tua notizia in merito al fidanzamento.

Grazie al tuo comportamento con Albert Nott, suo figlio Theodore è stato promesso sposo a Daphne Greengrass.

Non sai quanto dispiacere mi ha causato questa sua decisione: la famiglia Nott è, dopo i Malfoy e i Black, una delle più importanti del Mondo Magico.

Comunque, ho deciso di essere magnanimo nei tuoi confronti e concederti i tuoi spazi, considerando la evidente pessima educazione che hai ricevuto tra i Babbani.

Tuttavia, il tempo sta trascorrendo in fretta, e non è una buona cosa per una strega del tuo lignaggio rimanere senza marito.

Perciò, visto anche l'amicizia che mi lega con Lord Annwyn,

ho firmato con lui e sua sorella Avalon il contratto prematrimoniale che ti lega al figlio di quest'ultima, il tuo compagno di scuola Blaise Zabini.

La festa di fidanzamento si terrà a Malfoy Manor il sabato successivo ad Halloween, mentre il matrimonio il 20 divembre, a Villa Zabini.

Ho già chiesto alla preside il permesso per te e tuo fratello di lasciare la scuola il giovedì precedente la festa. Permesso che la preside McGranitt è stata lieta di accordare, accettando, tra l'altro, di concedervi due giorni in più alle vacanze di Natale, in modo da essere a casa già il 18 dicembre, così da essere adeguatamente preparata per le nozze.

In fede,

Lucius Abraxas Malfoy.

 

Più che una missiva tra padre e figlia, assomiglia a una lettera d'affari, e lui ha ancora il coraggio di chiamarla 'cara'? Deve rileggerla più volte per riuscire a mettere a fuoco parole e date di quella lettera.

Non riesce a farsene una ragione: credeva di avere tempo fino al prossimo aprile e invece suo padre non ha mantenuto la parola! Si fidanzerà il mese prossimo e il Natale quest'anno lo festeggerà come neo Lady Zabini. No! Non può succedere, non a lei! Lei ha Ron... Lei...

Ron... che le fatto pagare il fatto di essere figlia di Malfoy, eppure, al cuore non si comanda. Lo ama ancora, ne è più che sicura, anche se lui le ha preferito Lavanda... Eppure, che senso ha continuare a lottare per uno che non ti vuole più e che, anzi, non ha fatto mistero di disprezzare il tuo cognome? Non è forse meglio accettare la realtà e i suoi annessi e connessi? Un matrimonio senza amore, dopotutto, ti mette al riparo da eventuali sofferenze. Se non fosse che Daniel e Jane l'hanno educata in maniera del tutto diversa: non si può decidere di non vivere per paura di soffrire. È questa la loro eredità.

Ha deciso: scriverà al Ministro che è disposta a rinunciare alla Magia.

Solo... nel Mondo babbano lei ha solo la licenza elementare: a quale lavoro può aspirare una ragazza di diciannove anni senza alcun titolo di studio, indipendentemente dal suo bagaglio culturale?

Ciononostante, da buona Grifondoro, le riesce difficile abbassare la testa e accettare senza combattere.

Senza dimenticare la questione della lealtà: lei considera Blaise Zabini solo un ottimo amico, nulla di più. Come ci si può aspettare che lei gli viva accanto per il resto della vita ingannandolo su questo punto?

Che razza di vita li attende? Una vita piena di menzogne, e col tempo, arriveranno anche a odiarsi. No. Lei non può permettere che succeda questo...

Alza lo sguardo verso il tavolo Verde-argente: Blaise sta leggendo una lettera: probabilmente sua madre gli ha scritto le medesime cose che Lucius ha scritto a lei. Chissà cosa ne pensa lui di tutta questa faccenda?

Appena formulata questa domanda si dà della sciocca: è ovvio che lui è disposto ad accettare la situazione di buon grado. In tutti quei mesi non ha fatto altro che dimostrare di tenere a lei. È proprio questa consapevolezza a renderla così indecisa nei suoi propositi: da una parte non vuole ferirlo mandando tutto all'aria, dall'altra, non vuole ferirlo ingannandolo sui suoi sentimenti. C'è poi la terza opzione che è quella più dolorosa.

 

§ § § § § § § § § §

 

Figlio mio adorato,

è con grande gioia che ti comunico che ieri sera io e tuo zio siamo stati ospiti a Malfoy Manor,

dove abbiamo firmato con Lucius il contratto prematrimoniale che ti lega a Hermione.

La festa di fidanzamento si terrà sabato 7 novembre a Malfoy Manor, mentre il matrimonio sarà celebrato il 20 dicembre a Villa Zabini.

Per i permessi non ti devi preoccupare: la preside McGranitt è stata così gentile da permetterti di venire a casa già giovedì 5 novembre, per quanto riguarda il fidanzamento,

e il 18 dicembre per quanto concerne le nozze.

La notizia del fidanzamento verrà pubblicata sulla Gazzetta del Profeta di domenica 18, quindi è molto probabile che in questi gionri Rita Skeeter chiederà un'intervista esclusiva a te e aHermione.

Ti prego, figlio mio adorato, di accettare di buon grado l'intervista.

Bene, ora ti lascio ai tuoi doveri di studente,

quelli di padrona di casa richiedono impellenti la mia presenza.

Tua madre.

 

Cazzo! Credeva di avere più tempo per corteggiare Hermione. E adesso? Ce la farà in una settimana – forse anche meno visto l'invadenza di quella giornalista da strapazzo – a far digerire la cosa a Hermione? Soprattutto considerando che è ai ferri corti con Draco?

Alza lo sguardo verso il tavolo Rosso-oro e la vede combattutta.

Doppio cazzo! Mi sa che la notizia datale da Lucius non le è piaciuta per niente.

Merlino! Possibile che sia ancora legata al rosso? In fondo, lui non ha fatto mistero di disprezzarla quando è venuto a sapere chi era in realtà. Non può essere ancora innamorata di un'ameba simile, tanto più che lui adesso sta stabilmente con Lav-Lav. Bleah, che razza di nomignolo!

“Congratulazioni, amico! Mia madre mi ha scritto che mio padre ha firmato il contratto prematrimoniale con tua madre e tuo zio: a quanto pare tra poco più di due mesi saremo cognati!” Si congratula con lui Draco, mantenendo la voce bassa, in modo che solo il moro possa udirlo: non è ancora il momento di far sapere a tutti la notizia.

“Ti ringrazio, ma non penso che Hermione sia tanto contenta”, gli sussurra, indicando la ragazza con un cenno del capo.

“Non ti preoccupare, il contratto è magico, quindi vincolante: anche se andasse a piagnucolare dal Ministro in persona, questi avrebbe le mani legate. Ergo: non le resta altro da fare che abbassare la testa e accettare la situazione. Sono le regole del nostro Mondo, Mondo a cui lei appartiene e per questo le deve accettare senza fiatare, senza contare il fatto che sarebbe potuto andarle peggio”.

“Tante grazie, Draco: tu sì che sai come far sentire accettata una persona. Hai praticamente detto che sono la ruota di scorta di Adrian”, gli ribatte stizzito il moro.

“Non fare il finto offeso, Blaise: hai capito benissimo cosa volevo dire. E comunque, se invece di stare lì ad asciugare ogni sua singola lacrima, mi avresti lasciato fare...”, ma non finisce la frase perché Blaise lo interrompe: “Cosa avrei dovuto fare secondo te? Tu non perdevi occasione di deriderla e insultarla, neanche foste tornati a essere quelli che eravate prima della Guerra e io non potevo certo permettere che andasse a farsi consolare da Potter o dalla Piattola. Vero che adesso la Donnola sta con quella là” e indica Lavanda, “ma non mi fido lo stesso”, sbotta.

“Quindi dovresti essere contento di questa anticipazione”, conclude il discorso Draco.

“Oh, io sono contentissimo. Chi non è contento mi pare sia Hermione, ma non importa: come hai detto tu, anche se è stato firmato dai nostri genitori, è un contratto simile al Patto infrangibile, quindi non mi pare abbia molta scelta. Solo dovrò faticare un bel po' a farle digerire la faccenda. Sperando che non mi affatturi non appena mi avvicino”, esala la Serpe mora, scatenando l'ilarità dell'amico.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Harry...”, esala Hermione, rivolta all'amico, il quale, in quel momento è molto più attratto da un discorso con Finnigan.

“Che c'è?” Le chiede, infatti, lui distratto.

“Mio padre mi ha scritto una lettera...”, gli confessa.

“E allora?” Ma che vuole ancora da lui? Non ne può più di tutta quella pressione: da una parte le lezioni da seguire per avere degli ottimi MAGO e poter così dimostrare di essersi meritato l'ammissione all'Accademia per Auror, e dall'altra Hermione da proteggere, la quale, però, ogni due per tre sparisce perché vuole starsene per conto suo. E poi c'è Ron che non fa passare un solo giorno senza chiedergli notizie sui progressi fatti, facendo ingelosire oltremodo Lavanda. Sarà anche un'oca, ma come tutte le fidanzate gelose, si chiede come mai Leotordo porta tutti i giorni lettere a lui, mentre a lei è tanto se gliene arriva una ogni due settimane... Merlino! Non penserà mica che sia lui che Ron sono gay!? No, non può pensare una cosa del genere: lui non fa certo mistero di essere il ragazzo di Ginny Weasley. Per fortuna che almeno lei non gli fa domande imbarazzanti sul perché e il percome Leotordo ha sempre una missiva per lui da parte di Ron.

“E allora l'elefante in calore dei miei vicini si è messo a ballare la samba in un negozio di porcellane cinesi al numero 7 di Craven Road, mentre lo zio Voldy suonava il 'Trillo del diavolo in sol minore' col clarinetto”, la voce di Hermione lo riporta alla realtà, ma che ha detto? Soprattutto, qual è la risposta esatta? Sì o no?

“Hai ragione”, prova con una risposta neutra, ma evidentemente questa volta la neutralità non paga, perché Hermione si alza offesa e, dopo aver raccolto i suoi libri senza più degnarlo né di uno sguardo, né di una parola, esce dalla Sala Grande con un diavolo per capelli.

Perfetto! Benvenuto venerdì.

Si volta verso la sua fidanzata per chiederle che diavolo ha preso all'amica, ma un'occhiata al vetriolo lo fa desistere.

Perfetto! Mi sa che anche l'imminente weekend è andato a farsi benedire. Ma che ha fatto di male per meritarsi tutto ciò?

Affranto, finisce la sua colazione, per poi dirigersi mesto a Erbologia, affiancato da un ciarliero Neville. È contento lui. Mica stanno andando a Pozioni, e soprattutto non è lui quello a essere stato crocifisso senza motivo!

Odia quei giorni del mese!

 

§ § § § § § § § § §

 

“Ahiahi, hanno di nuovo litigato a Grifondoro”, Blaise non rinuncia a fare la radiocronaca a Draco, “Scusa, ma questa è un'occasione che non posso lasciarmi scappare. Ci vediamo più tardi a lezione”, e si fionda all'inseguimento della sua quasi fidanzata.

“Hermione! Hermione, aspetta! Ho bisogno di parlarti”, le urla dietro. Per fortuna, i corridoi sono ancora poco affollati, visto che la maggiornaza degli studenti è ancora impegnata a consumare la colazione e a fare progetti per il weekend in arrivo.

“Scusa, ma ho fretta. Ho perso fin troppe lezioni, e non mi pare che questa valga un'ulteriore assenza”, gli dice, sventalandogli sotto il naso la lettera di Lucius.

“Tranquilla, non voglio farti fare tardi. Ti accompagno se ti va, ok? In quale aula sei diretta?” Le chiede, tanto per rompere il ghiaccio e renderla almeno un pochino più malleabile.

“Alle serre. Abbiamo Erbologia con i Tassi”, lo informa lei, senza accennare minimamente a rallentare.

“Ti invidio: noi abbiamo Storia della Magia con i Corvi”.

“Cosa volevi dirmi?” Sa che non è buona educazione andare subito al punto del discorso, ma lei ha sempre odiato i giri di parole, senza dimenticare che l'unica volta che ci ha provato, le è andata male. A quel ricordo, non riesce a trattenere un brivido.

“Hai freddo?” Chiede preoccupato Blaise.

“No, Blaise, tranquillo. Non ho freddo e non mi sto raffreddando”, lo attacca lei.

“Ok, è solo che... niente, non è importante, lascia stare. Comunque volevo dirti che mia madre mi ha scritto...”

“Se è per il contratto prematrimoniale, non preoccuparti”, lo interrompe lei, “Ho intenzione di scrivere al Ministro e informarlo che rinuncio alla Magia, così sarai libero”.

La Maledizione di Antonin Dolohov probabilmente gli avrebbe fatto meno male.

“No. Non puoi. I nostri genitori hanno firmato un contratto magico: i suoi effetti sono vincolanti tanto quanto un Patto infrangibile”, le spiega, secco.

“COOOOOOOOSA?”

“Sì... ehm... beh... ecco... ambasciator non porta pena”, si affretta ad aggiungere, vedendo che la ragazza sta velocemente prendendo le sembianze di una Erinni.

“Ok, ok, sono calma. Che significa che ha effetti simili a un Voto infrangibile? Che se uno di noi si tira indietro, muore?” Gli chiede con un filo di voce. Quale padre sarebbe capace di un simile abominio? Si risponde da sola: un padre Purosangue, specialmente se risponde al nome di Lucius Malfoy.

Mi dispiace, ma a quanto pare sia la tua famiglia che la mia hanno deciso di appellare la Magia di Casata, quindi non abbiamo scelta. Ascolta, so che tutto questo ti sembra assurdo, barbaro e primitivo, ma ti prometto che sia come tuo fidanzato prima, che come tuo marito poi, non ti farò mancare niente, in primis l'amore. E se anche tu non mi ami ancora, ti prego di darmi una possibilità. Ti prometto che non te ne pentirai”. Ora sono tutti e due fermi, nel cortile, Blaise con le mani giunte davanti al viso, gli occhi pieni di aspettativa, Hermione immobile come una statua di marmo, priva però della sua austera bellezza, gli occhi fissi nel vuoto. “Sì”, soffia infine. In fondo, che altro può dire? Non le sembra giusto ingannare in quel modo Blaise, ma ha solo diciannove anni: può precludersi il futuro perché ora non è innamorata? Forse se gli dà una possibilità...

“Hai detto sì? Oh, Hermione, ti prometto che sarai la mia Principessa: ogni tuo desiderio sarà un ordine per me, a partire dagli studi superiori e da un eventuale lavoro”, le promette, ben conscio di quali siano le aspirazioni della ragazza. L'importante è che, come Lady Zabini, non provochi scandali, ma conoscendola questa eventualità è praticamente impossibile.

“Per ora mi basta che mi lasci andare a Erbologia”, gli dice lei.

“Sì, certo, scusami. Solo un'ultima cosa, e ricordati che ambasciator non porta pena”. Ecco, questa è la parte più difficile: come farle accettare l'intervista? Oramai, però, ha lanciato il sasso e non può più nascondere la mano, tanto più che prima o poi lo avrebbe saputo comunque, quindi: “Non so se tuo padre ti abbia informato, ma mia madre mi ha scritto che la notizia del nostro fidanzamento verrà pubblicata sul Profeta domenica 18, quindi è molto probabile che in questi giorni verrà a farci visita la Skeeter, e beh, ecco... mia madre si è raccomandata di accettare di rilasciarle l'esclusiva. So quanto odi essere al centro dell'attenzione, ma ti prego, questo è l'unico favore che ti chiedo”, quasi la supplica.

In fondo in fondo, è divertente vedere una Serpe supplicare un Grifone.

“L'ultimo?” Gli chiede, senza credergli affatti.

E infatti: “Beh, prima del prossimo”, cerca di alleggerire un po' la tensione creatasi..

“E sia, ma ti avverto”, lo blocca, vedendolo già esultare, “Se si azzarda a fare domande troppo intime e a inventarsi le risposte, non ci penserò un solo secondo a trasformala in scarafaggio. Ora scusami, ma si sta facendo davvero tardi”, e si avvia verso le serre della professoressa Sprite.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Che voleva da te quella Serpe?” Le chiede Harry, non appena lei si siede acanto al suo vecchio amico.

Mentre attraversava il cortile con Neville, l'aveva vista parlare con Blaise e aveva notato il suo cambio d'umore, da incavolata nera a remissiva a... complice? E la cosa non gli era piaciuta per niente.

“Se mi avessi ascoltato in Sala Grande, lo sapresti”, è la telegrafica risposta che riceve in cambio.

“In sala Grande hai solo accennato a una lettera inviata da tuo padre. Che c'entrano le Serpi?” Gli fa notare lui.

“I Malfoy – e ti ricordo che io sono una Malfoy, nonostante sia stata smistata a Grifondoro – sono Serpi, e magari Blaise, a differenza di qualcun altro che si è sempre professato mio amico finché gli ha fatto comodo, si è dimostrato pronto ad ascoltarmi”, gli risponde acida Hermione. Basta non né può più. Passi per Lucius e Narcissa; passi anche per Draco – che a conti fatti si sta dimostrando, però, l'unico sincero – ma che anche Harry, il suo Harry, si comporti ipocriticamente verso di lei, no, non è disposta a tollerarlo.

“Tanto, prima o poi lo verrò a scoprire”, le sussurra quasi minaccioso.

“Non ne dubito, Harry, non ne dubito”, gli soffia lei, mentre Pomona Sprite entra in aula.

 

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N.d.A.: Come sempre, mi scuso per eventuali strafalcioni grammaticali e gli inevitabili sfalsamenti di font e dimensione.
Un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro.
Ringrazio inoltre tutti coloro che la seguono e che l'hanno inserita fra le preferite e le ricordate, come anche chi legge lasciando un segno del suo passaggio, ma anche chi lo fa in silenzio.
Ricordo, inoltre, che il prossimo aggiornamento di questa fic avverrà fra 7/8 giorni, mentre per "La vita nova" avverrà o sabato sera tardi o la domenica ( se invece sabato pomeriggio non dovessi lavorare, pubblicherò ovviamente di pomeriggio)

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Capitolo 18
*** Capitolo 15 ***






 

Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.



 

Capitolo 15

 

LA SOFFERENZA ARRIVA

NON PER RENDERCI TRISTI,

MA MISURATI,

NON PER RENDERCI AMAREGGIATI,

MA SAGGI.

(Herbert George Wells)

 

 

“Perdona il ritardo, ma dopo la soffiata di Malfoy, al Ministero hanno intensificato i controlli”, gracchia una voce alle spalle della poltrona di chinz sul quale è seduto composto un uomo, un calice di vino elfico in mano.

“Di quale soffiata stai parlando?”

“L'altro giorno, Malfoy è stato visto parlare col Ministro: ultimamente le sue visite si sono fatte più frequenti, e temendo che i controlli non c'entrassero nulla ho appositamente e personalmente istruito una persona, affinché mi portasse notizie sempre fresche. Secondo questa mia fonte”, si affretta ad aggiungere, ben conscio della scarsa pazienza del suo collega, “Lucius Malfoy ha spifferato al Ministro la storia del quadro”, termina in un sussurro. Il detto babbano “Ambasciator non porta pena” non vale per i Mangiamorte, sicuramente non per quello.

“Quindi l'uccellino ha cantato. Lucius, Lucius, vecchio mio, mi deludi. Ti credevo più... come dire... resistente”, dice più a se stesso che all'amico.

“Veramente un grande peccato, che sia crollato così in fretta, non credi, amico mio?” Si rivolge ancora all'uomo alle spalle della poltrona, senza distogliere la sua attenzione dal caminetto.

“Sì, veramente un grande peccato, soprattutto in considerazione del rituale: le ultime due vittime - la coppia - devono avere un'adeguata differenza di età rispetto alle prime vittime”, sentenzia l'altro Mangiamorte.

“Oh, ma questo non è un problema, in fondo perché privarlo di tutto il divertimento?” Sibila il primo Mangiamorte.

“Che cos'hai in mente, di preciso?” Gli chiede l'altro, un ghigno in faccia.

“Lo vedrai, lo vedrai, non ti preoccupare. Intanto, dimmi, per la buona riuscita del rituale, non è essenziale il tipo di legame che lega la coppia, purché sia forte, giusto?”

“Indistruttibile, milord”.

“Come quello tra fratello e sorella?” Ghigna.

“Non starai mica pensando di... Rod, lo sai vero che lei è la cocca del nuovo Ministro?”

“Come so che tuo figlio è stato messo da parte. Non vuoi vendicarti, amico mio, di questo smacco? Sono sicuro che il caro fratellino c'entra qualcosa”, gira il coltello nella piaga.

“Sì, ma penso che rapire quei due adesso sia un po' troppo presto. Perché non rapiamo quel Potter e quella Traditrice del suo Sangue della fidanzata?”

“Perché lui è il Salvatore del Mondo Magico e rapirlo ora vorrebbe dire avere davvero tutti gli Auror alle nostre calcagna. Senza dimenticare che lui è solo un Mezzosangue, mentre invece i Malfoy, ora lo sono a tutti gli effetti”, Rodolphus spiega il suo piano.

“Continuo a essere dell'idea che forse assieme alla Malfoy, potresti rapire il suo caro fidanzatino, quel Zabini. Anche quella famiglia sono da considerarsi Traditori del loro Sangue”.

“Se non fosse che il loro legame non è ancora da considerarsi indistruttibile”.

“Se fossi in te, non sarei tanto sicuro di questo... Mio figlio mi ha detto che è da un po' di tempo che Zabini letteralmente sbava dietro alla Malfoy”.

“Mmh, davvero?”

“Mio figlio non mi ha mai mentito”.

“E sia. E allora brindiamo al mio piano e alla sorpresa, amico mio”.

Due calici colmi di vino elfico si scontrano lievemente fra loro, nella stanza illuminata solo dal fuoco del camino.

 

§ § § § § § § § § §

 

Non sa se essere preoccupato o sollevato. È una settimana che non riceve posta da Ron. Che si sia finalmente messo l'anima in pace?

“Harry, scusa...”. Una timida Lavanda gli si avvicina in Sala comune, mentre sta aspettando Ginny e Hermione per andare assieme in Sala Grande.

Spera solo che l'amico non ne stia progettando qualcuna delle sue, o sarà lui a farci le spese. La settimana prima, qualcuno si è lamentato del fatto che lui, Harry Potter – il Salvatore del Mondo magico – non stava assolvendo appieno il suo dovere (e lui ha una vaga idea di chi possa essere stato) e se Ron combina qualcosa a Hermione, sia Kings che Harvey vorranno la sua testa su un piatto d'argento. E solo per compiacere quel Mangiamorte finto pentito di Malfoy. Ma che pericolo può correre Hermione? Vero che hanno barbaramente ucciso i signori Granger, ma se avessero voluto, l'avrebbero già uccisa, no? Di occasioni ne hanno avute tante prima dell'inizio della scuola...

“HARRY!” Questa volta, Lavanda urla, facendo girare verso di loro le teste di quegli studenti che ancora bighellonano nella sala.

“Scusa, Lavanda, ma stavo pensando che sono un po' di giorni che non ricevo notizie da Ron...”, mente spudoratamente.

“Quindi anche tu...”, farfuglia, sbiancando.

“Ma cosa mi stavi dicendo?” Perché è ovvio che gli stava dicendo qualcosa, altrimenti perché avrebbe dovuto urlargli contro?

“Mi chiedevo se tu avevi appunto ricevuto sue notizie, visto che doveva scrivermi a metà di questa settimana, ma a tutt'oggi non ho ancora ricevuto una sua lettera...”

“Tranquilla, Lav, forse è stato più impegnato del solito al negozio. Sai, George, lo schiavizza leggermente”, cerca di tranquillizzarla, anche se lui stesso comincia seriamente a preoccuparsi. “Comunque, la settimana non è ancora finita. Al massimo, se neanche domani ricevi una sua missiva, puoi sempre mandargli una Strillettera, che ti pare?” Cerca di farle credere che si sia trattata di una dimenticanza del suo fidanzato – in fondo Ron ha sempre avuto la sensibilità di un cucchiaino -, sperando vivamente che non abbia deciso di lasciare improvvisamente Lav-Lav optando per la via del silenzio.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Hermione!”

Una voce a lei conosciuta la fa girare di scatto.

“Ron?!” È sorpresa. Non si aspettava di trovarlo lì a Hogsmead, ma, soprattutto, è sorpresa che le rivolga ancora la parola.

“Weasel, che ci fai da queste parti?” Interviene, freddo, il moro al suo fianco.

“Devo parlare con...” la mia ragazza, vorrebbe dire, ma sa che, se usa quelle tre parole, nessuno lo risparmierà da fatture molto dolore, così, si limita a terminare la frase col nome della ragazza.

“Temo che sia troppo tardi, sai? Hermione”, rivolto poi alla riccia, “davvero, rischiamo di fare tardi all'intervista”, cerca di evitare di lasciarli soli.

“Non sto parlando con te, lurida Serpe. Hermione, vieni, ti devo dire una cosa molto imortante”.

“Hermione...”, la prega, invece, il Serpeverde.

È combattuta: lei si è sempre vista sposata con Ron, ma ora stenta a riconoscere in quel giovane uomo prepotente il ragazzo di cui si è innamorata.

Guarda alternativamente Blaise e Ron: se chiude adesso gli occhi, lei il suo futuro lo vede ancora con Ron, eppure... Blaise non le ha mai voltato le spalle, lui c'era quando lei aveva bisogno di una spalla.

Ron, invece...

Non ama Blaise, di questo ne è sicura, ma è altrettanto di sicura di amare veramente Ron, o il suo è solo uno stupido puntiglio?

Se ora lascia la mano di Blaise per prendere quella di Ron, è sicura che poi, un giorno non avrà da pentirsene, andando a ingrossare le fila di tutte quelle mogli insoddisfatte?

Jane e Daniel le hanno insegnato che non si può smettere di vivere per paura di morire, ma le hanno anche insegnato il valore del perdono: il perdono va guadagnato, non lo si può donare come se si trattasse di caramelle.

“Mi dispiace, Ron, ma Blaise ha ragione: è tardi, troppo”.

Il cuore di Blaise fa le triple capriole: per un attimo, ha temuto che Hermione lo perdonasse e andasse con lui. Invece, l'ha sorpreso, ha deciso di dargli una possibilità! Non lo ama, lo sa, glielo ha detto, ma lui ora ha la possibilità di dimostrarle tutto il suo amore e fare in modo che anche lei impari ad amarlo.

“Grazie per avermi dato una possibilità”, le sussurra il moro, mentre l'accompagna ai Tre Manici di Scopa, dove sono attesi dai reporter del Profeta, “Ti prometto che non te ne pentirai”, e le scocca un bacio sulla tempia.

Alle loro spalle, un ragazzo dalla testa rossa si incammina verso un vicolo deserto, dove si smaterializza.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Sempre più orgoglioso di essere stato scelto dal Signore Oscuro”. Alfred Pucey fa il suo ingresso nel salone di un castello della Cornovaglia.

“Hai scoperto qualcosa?” Gli chiede Lestrange.

“Sì, è ancora innamorata del Rosso, ma il suo orgoglio le impedisce di tornare indietro”, spiega l'altro.

“Non si è accorta che le hai letto la mente?” Si insoppettisce il padrone di casa.

“Assolutamente no. Avere servito l'Oscuro per tanti anni, ha i suoi vantaggi anche in questi tempi”, e si lascia andare a una risata, mentre si avvicina al carrello dei liquori.

“Quindi accetta di sposare quell'altro Traditore del Suo Sangue di Zabini, giusto?”

“Così pare. Il ragazzo si è lasciato scappare qualcosa riguardo una certa intervista. Sono sicuro che sulla Gazzetta del Profeta di domani comparirà l'annuncio del fidanzamento. Certo che Lucius è stato bravo ad affrettare i tempi...”

“Bene, torna pure alla tua villa e provvedi a farmi avere quel numero di giornale: abbiamo poco tempo per muoverci e dobbiamo pianificare tutto alla perfezione”.

“Quindi, se posso chiedere, chi hai intenzione di rapire, oltre alla giovane Malfoy?” Chiede ancora Pucey sr.

“Secondo te?” È l'enigmatica risposta di Rodolphus. “Ah, l'orgoglio, che brutta bestia”.

 

§ § § § § § § § § §

 

Allora, signorina Malfoy, come ci si sente a essere una Purosangue?

Rita Skeeter è avvinghiata nel suo solito tailleur verde acido, mentre si accarezza il volto con la piuma.

Il mio gruppo sanguigno è sempre B-, ironizza la ragazza, facendo scappare una risatina al moro, mascherata da un colpo di tosse.

Questo suo senso dell'umorismo l'ha imparato stando a stretto contatto con i Babbani?” Chiede la giornalista, indispettita.

Prego? Le sopracciglia inarcate a dimostrazione della sua contrarietà per il tono con cui la Skeeter ha sottolineato la parola 'Babbani'. Credevo fossimo qui per un altro motivo, quindi: o viene subito al punto, o noi avremo commissioni urgenti da sbrigare. Se non le spiace... e fa il gesto di alzarsi dalla sedia, seguita da un divertito Blaise: nei suoi diciotto anni, ha sempre considerato negativamente quel lato mondano di sua madre, ma quest'intervista si sta rivelando tutt'altro che noiosa, anzi...

Oh, certo, immagino che dovrete acquistare molte cose, tra abiti, accessori e gioielli, per la festa di fidanzamento”, provoca ancora la Skeeter. “A proposito, come sarà il suo vestito?”

Sarà una sorpresa, risponde, seria e col tono meno pungente possibile, Hermione.

E l'anello di fidanzamento, sarà quello della famiglia Zabini? In fondo, ora sua madre è la signora Clearwood, quindi, signor Zabini, lei è libero di donare l'anello di famiglia alla sua fidanzata”. Si rivolge al moro, che preso alla sprovvista, per poco non si strozza con la Burrobirra.

Sarà una sorpresa, è la sua enigmatica risposta, poi si china su Hermione per schioccarle un bacio a stampo sulle labbra, mandando in visibilio la giornalista.

Oh, ma che carini che siete. Pensate anche con un cervello solo... Bene, quindi sarà un fidanzamento all'insegna della sorpresa, ma non potete darci una piccola anticipazione?” Ammicca, facendo l'occhiolino alla Serpe.

I due ragazzi si scambiano un'occhiata, incerti su che cosa vuole sentirsi dire quella giornalista da strapazzo.

A parlare, è Blaise: Il fidanzamento si terrà a Malfoy Manor sabato 7 novembre. Ora, se ci vuole scusare...”. E questa volta volta è lui a fare per primo il gesto di alzarsi, ma la Skeeter sembra conoscere molto bene i suoi polli: “Un'ultima domanda, per favore. Signorina Malfoy, non vuole spiegare ai nostri lettori come ci si sente a essere una Purosangue dopo essersi creduta una Natababbana per diciannove anni? E come si è sentita dopo la morte dei... com'è che si chiamavano? Ah, sì, dei signori Granger? Ritiene di poter essere anche lei un probabile obiettivo di quel folle? E cosa pensa della possibilità che anche le donne possano dare il loro cognome ai figli?” La tempesta di domande.

L'intervista è finita!, la difende Blaise, ma Hermione è oramai fuori dalle grazie di Godric Grifondoro: Sa cosa ci diceva sempre il preside Silente? Sono le nostre azioni a stabilire chi siamo, non il nostro nome. In quanto alle altre sue domande, credo che il mio sia solo fiato sprecato, visto che è sua abitudine inventarsi le risposte. E, ora, se non le dispiace, io e il mio fidanzato abbiamo di meglio da fare. Buona giornata!

“Cavoli, Hermione! Ricordami di non irritarti mai. Però mi sono divertito come un matto. È stato troppo bello vedere la faccia della Skeeter quando le hai detto il tuo gruppo sanguigno!” Blaise continua a parlare a raffica, mentre la ragazza, più che camminare, marcia.

“TU”, la ragazza si ferma di botto, puntando il suo dito indice contro il petto del moro: “Non osare mai più!” Gli intima.

“Cosa?” Chiede lui, ignaro di quale delle sue domande abbia scatenato la belva.

“Hai detto che ti sei divertito. Lei... lei... ha parlato di Jane e Daniel e di quel bambino come se fossero stati solo incidenti di percorso. Beh, sai cosa ti dico? Jane e Daniel sono stati importanti per me: sono loro che considero alla stregua di veri genitori, non quei cavalli dei Malfoy, e riguardo a quel bambino... non lo conoscevo, è vero, ma ti pare che sia lecito usare una morte per parlare di cose futili come il tramandare un cognome?” Sbotta lei, tutto d'un fiato.

“Ehm... cavalli?” Chiede lui, perplesso.

Hermione lo guarda a metà tra l'irato e il compatimento: di tutto quello che ha blaterato, lui ha capito solo – o meglio, non capito – la parola 'cavalli' accostata al cognome dei suoi familiari?

“Sì, cavalli. I Malfoy si vantano tanto di essere dei Purosangue, beh, devi sapere, caro il mio fidanzato, che nel mondo dove sono cresciuta, i Purosangue sono soprattutto i cavalli!” Sbotta, con tono saccente.

“Ehm... ma tu lo sai che anche tu sei una Malfoy e anch'io sono un Purosangue: hai osato darmi del... cavallo?” Le chiede, in modo teatralmente offeso.

“Oh, beh, ma i cavalli sono bestie eleganti, sensibili”, lo prende in giro lei, ritrovando il sorriso.

“Quindi io sarei elegante e sensibile”, le ammicca il moro.

“Mmmh”, finge di esaminarlo dalla testa ai piedi, con una mano sotto il mento e la testa piegata di lato, “Così, su due piedi, non saprei...”

È intrigante, in quella posizione. Gli viene voglia di annullare la distanza tra loro, abbracciarla e baciarla, fino allo sfinimento, ma sa che se vuole conquistarla, non deve correre, così cerca di dstrarsi guardando per terra e agitando la propria bacchetta contro dei sassi.

“Cosa stai facendo adesso?” Gli chiede lei, incuriosita, per poi accorgersi che il ragazzo tiene in mano uno di quei sassi trasfigurato in un mucchietto di neve.

“Secondo te?” Un sorrisetto beffardo a incorniciargli il viso.

“Oh, nonononono. Non oserai mica...”, ridendo come una bambina.

“Scappa Hermione, scappa”.

La ragazza non se lo fa ripetere due volte e cerca di coprire la distanza che la separa dal più vicino negozio il più in fretta possibile.

È quasi giunta sulla soglia di quel negozio – per ironia della sorte la succursale di Madama McClan – che viene raggiunta dal moro, che non perde l'occasione di abbracciarla da dietro.

“Guarda guarda... dove sei finita? Se fai la brava, papà Blaise ti compra un bel vestitino per la tua festa”.

“Oh, ma papà Blaise non si deve preoccupare, perché io sono una brava bimba e i vestiti so comprarmeli anche da sola, quindi sciò!” Cerca di allontanarlo.

“Non vuoi che ti dia una mano a scegliere il vestito?” Le chiede ancora.

“NO! L'uomo non deve vedere il vestito della compagna prima della cerimonia”, lo riprende lei.

“Ma quello riguarda il matrimonio, mica il fidanzamento”.

“Blaise...”, quasi lo supplica.

“Ma... anch'io dovrei comprarmi un abito della cerimonia, a meno che tu non smani per vedermi già nudo, però ti avverto, ci saranno tante altre belle donzelle che mi vedranno nudo”, continua a provocarla.

“Sono sicura che nel tuo armadio avrai almeno un centinaio di abiti adatti. E poi... è una sorpresa!” Cerca di convincerlo ancora. A dire il vero quella schermaglia le sta piacendo un mondo, visto che più stanno fuori a punzecchiarsi, più allontana il momento in cui dovrà entrare in quel girone dell'inferno. Se almeno dopo avrebbe potuto rifarsi in un museo o in una galleria d'arte...

“E va bene, però sappi che sei una donna crudele”, le soffia a pochi centimentri dal viso, stampandole un bacio mordi e fuggi sulle labbra.

Rimasta sola, Hermione tira un profondo respiro e si accinge a entrare in quella bolgia dove la stanno aspettando Ginny con Luna e Lavanda e le sorelle Greengrass con Pansy: chissà chi avrà già schiantato chi?

Con l'animo leggero, Blaise si dirige verso la Gioielleria dei Folletti, dove lo stanno aspettando Draco, Theo e Potter: chissà chi avrà già schiantato chi? Ma la cosa lo tocca solo leggermente: Quel pomeriggio, lui e Hermione hanno compiuto dei passi avanti, e solo questo per lui è importante.







 

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N.d.A.: Come sempre ringrazio tutti coloro che la seguono e che l'hanno inserita tra le ricordate/preferite, così come chi legge lasciando un segno del proprio passaggio, ma anche chi lo fa in silenzio.
Inoltre, un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro.
Ricordo, inoltre, che il prossimo aggiornamento avverrà, come al solito, fra 7/8 giorni, mentre il prossimo capitolo dell'altra mia fic, "La vita nova", verrà pubblicato sabato o domenica.
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Capitolo 19
*** Capitolo 16 ***





 

Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.




 

Capitolo 16

 

"Gli animali non uccidono mai per piacere,

l'uomo è l'unico per il quale la tortura

e l'uccisione dei suoi simili

sono fonte di divertimento".

(James Anthony Froude)

 

 

È passata una settimana da quando quello scarafaggio della Skeeter ha pubblicato quella schifezza sul Profeta, e, per chi vive a Grifondoro, quelli non sono stati certamente dei giorni felici, ma neanche per Draco Malfoy e Blaise Zabini lo sono stati, essendo loro il bersaglio preferito che la Caposcuola grifona ha usato per sfogare tutta la sua frustrazione. Così, quel sabato mattina, sono in tre in Sala Grande a torturare le uova fritte nel loro piatto.

Il frullo d'ali, obbliga i ragazzi intenti a consumare la colazione ad alzare lo sguardo verso i volatili che consegnano loro la posta.

 

 

TROVATO NUOVO CADAVERE SULLA SPIAGGIA DI BLYTH.

Un altro bambino è stato ritrovato morto ieri mattina sulla ormai nota spiagia di Blyth. Anche lui presentava sul corpo le stesse piaghe dell'altro bambino e anche lui aveva dieci anni e proveniva da una nota famiglia purosangue babbanofila. Questa volta, però, il cadavere non è stato ritrovato tre giorni prima del plenilunio, bensì tre giorni dopo il novilunio, quando, secondo il calendario astronomico dei Babbani, ci sarebbe il culmine del cosiddetto “Sciame meteoritico delle Orionidi”. I Babbani credono che siano i resti di una cometa che passa vicino alla Terra ogni 75/76 anni. In realtà, come spiega l'eminente Astronomago francese Taurin de la Pleïade si tratta di...

 

“Heeeeeey!”, sbraita la voce di Rita Skeeter, mentre un'indisposta Hermione accartoccia il giornale.

Dovrebbe esserci abituata, ma... Non. È. Possibile. È morto un altro bambino in modo orribile e quella che fa? Discute di Astronomia!

“Un altro articolo non di tuo gradimento?” La irride un'acida Lavanda.

“Allora, ricapitoliamo un po'”, le risponde Hermione con sarcasmo, “Un altro bambino è morto in modo orribile, ma invece di parlare di cosa diavolo sta succedendo, quella sottospecie di giornalista si mette a disquisire di Astronomia: tu che dici? Senza dimenticare che è proprio in questo modo che Voldemort è salito al potere!”

“Non. Dire. Quel. Nome”, le intima l'ormai ex rivale.

“Oh, per favore Lavanda! Chiamiamo le cose col loro nome! Non siamo più bambini che diciamo ciccia al posto di carne e 'mbua al posto di acqua!” E indispettita raccoglie i suoi libri per andare a studiare in santa pace in biblioteca. Quel sabato c'è la solita gita a Hogsmead e lei spera che i pochi studenti rimasti al castello non facciano troppo casino.

“Ehi, Draco, tua sorella sta andando a studiare in biblioteca. Che dici: la seguiamo e corriamo il rischio di venire schiantati o ce ne andiamo al campo da Quidditch a spiare l'allenamento dei Corvi?” Chiede il ragazzo moro.

“Ovvio che la seguiamo: ho bisogno di alcuni suoi appunti, però mandiamo Potter in avanscoperta”.

“Non c'è che dire: davvero due cuor di leone: e voi due dovreste proteggerla?” Interviene, sarcastica, Daphne Greengrass.

“È Potter l'aspirante Auror. Noi siamo solo due studenti del settimo anno, mica aspiranti suicidi”, si giustifica Draco.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Hermione!” La chiama Harry, col fiatone.

Vedendola uscire con un diavolo per capello, non gli è rimasto altro che ingoiare l'ultimo pezzo di bacon che aveva infilzato con la forchetta e seguire l'amica per i corridoi della scuola.

In un primo momento, è tentata di fare finta di niente, poi ci ripensa e si ferma di botto, rischiando di essere investita dal ragazzo che le sta sopraggiungendo dietro.

“Che c'è?!” Sbotta. Harry in quel momento è sicuro di vederle uscire del fumo dalle narici.

“Ehm... niente... ecco...” E ora che scusa si inventa? È ovvio che è lì per essere la sua ombra, come è ovvio che in quei giorni Hermione è un drago mestruato che cova le uova e non sopporta di essere seguita nemmeno dalla propria ombra, figuriamoci un bodyguard!

A salvarlo in estremis, loro malgrado, sono proprio Draco e Blaise: “Che c'è Sfregiato, Grattastinchi ti ha mangiato la lingua?” Lo prende in giro il biondo, spostando su di sé l'ira della sorella: “Tu! Come osi parlare male del mio gatto. Lui non farebbe del male a una mosca!”

“Però trova le Orecchie Oblunghe molto ghiotte”, la sfotte Harry, cercando di portare la discussione su un terreno meno scivoloso.

“Che. Diavolo. Volete. Voi. Tre. Da. Me?” Scandisce bene le parole. Ormai si trova ben al di sotto del livello 0 della propria pazienza.

“Ecco... ci servirebbero i tuoi appunti sull'ultima lezione di Astronomia”, le risponde il fratello, deglutendo a vuoto: sa bene quanto la sorella odi passare a terze persone i suoi appunti e quando è in quello stato, poi... Meglio non pensarci.

“I miei appunti dell'ultima lezione di Astronomia”, ripete lei, con fare fintamente pensoso, “E di grazia, perché non eravate a lezione?”

“C'erano gli allenamenti di Quidditch!” La informa il fratello, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Gli altri due ragazzi annuiscono con la testa: nulla per loro viene prima di quello sport.

“E tu quali appunti vorresti?” Si rivolge a Harry.

“Ehm... mi servirebbero quelli di Erbologia. Quelli che avevo preso io se li ha mangiati la piantina”, si giustifica lui.

“Fatteli dare da Neville: sono migliori dei miei”, sbotta, lasciandoli nel corridoio.

“Ehm... sbaglio o quella era una punta d'invidia?” Sussurra più a se stesso Harry, visto che la ragazza è ancora a portata d'orecchio. Come diavolo fa a perorare la causa dell'amico se quella banshee non lo fa avvicinare? Vero che è già stato dato l'annuncio del fidanzamento, ma al dito Hermione non porta alcun anello e lui è ancora convinto di poter far rimettere assieme quelli che sono stati i primi due suoi amici.

Come leggendolo nella mente, a metà corridoio, Hermione si ferma nuovamente e voltandosi, si rivolge ancora una volta all'amico d'infanzia: “E dì a quel deficiente del tuo migliore amico di pensare alla sua Lav-Lav e di lasciarmi in pace!”

“E questo cosa vorrebbe dire?” Curiosità condivisa anche da Draco.

È Blaise a rispondere: “Sì. Ora che mi ricordo, l'altro sabato a Hogsmead, prima di raggiungere la Skeeter per l'intervista, siamo stati bloccati da Weasel che ha aggredito in modo prepotente Hermione. Credevo ne avesse parlato almeno a te, Potter, ma evidentemente se ne è dimenticata, come me ne sono scordato io. È probabile, però, che si sia confidata con la tua fidanzata. In fondo sono fratello e sorella, no? So che quel pomeriggio aveva appuntamento con lei al negozio di Madama McClan”, lo informa nei minimi dettagli.

“Uhm... ok, ne parlerò con Ginny”, e si avvia verso il portone d'ingresso dove lo sta aspettando la fidanzata.

“Bene, e Potter è fuori dai piedi. Draco, non hai appuntamento con Astoria, tu?” Gli chiede Blaise: un'intera giornata con Hermione senza dividerla con nessuno, non chiede di meglio.

Solo che Draco non coglie l'antifona: “No, te l'ho detto mi servono quei dannati appunti”

“No problem, amico! Se fai il bravo bambino e porti Astoria a Hogsmead, papà Blaise stasera ti aiuta con i compiti”, cerca di convincere l'amico a levare le tende.

“Stasera c'è la festa dai Tassi”, continua imperterrito Draco.

“E va bene, andiamo, prima che tua sorella decida di dare fuoco agli appunti solo per farti un dispetto”, esala, precedendolo.

Draco ghigna alle spalle dell'amico: “Non ti credevo così arrendevole, caro Blaise, ma Hermione è mia sorella ed è compito mio proteggerla, anche da se stessa”.

Essendo davanti al biondo, anche Blaise si concede un ghigno: “Mai fare i conti senza l'oste, caro il mio Draco”.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Guarda che non è fissando i miei capelli che imparerai prima le nozioni”. Lo irride Hermione.

“Mi stavo chiedendo come stavi. Pima, in Sala Grande, sembravi una furia sul punto di esplodere”, indaga Draco.

“Hai letto quello schifo di articolo? Secondo te dovrei fare i salti di gioia? Certo, conoscendo che tipo è la Skeeter uno non si può certo aspettare articoli da premio Pulitzer...”, sbotta Hermione.

“Puli... che?” Chiede uno stranito Draco.

“Niente, lascia stare, cose babbane”, esala stancamente Hermione: in quel momento non ha proprio voglia di spiegare cosa sia il premio Pulitzer.

“Allora, Draco, stasera alla festa dei Tassi ci vai con Astoria? Sicuro che Daphne te lo permetta?” Interviene Blaise, che muore dalla volgia di vendicarsi.

Draco gli riserva un'occhiata tutt'altro che amichevole.

“Quale festa?” Gli occhi di Hermione ridotti pericolosamente a due fessure.

“Stamattina ho sentito dei primini in Sala comune che parlavano di una certa festa che dovrebbe tenersi stasera dai Tassi, ma come dicevo prima a Blaise, stasera avrei da fare certe ricerche”, cerca di dargliela a bere.

“E tu ti aspetti che io ci creda: il libertino Draco Malfoy ha messo la testa a posto e a una insulsa festa preferisce delle eccitanti ricerche?”

Ecco. Appunto.

“Perché, tu non sei curiosa di scoprire qual è la misteriosa malattia che uccide questi bambini e perché per quest'ultima vittima l'omicida non ha rispettato i soliti canoni?”

“Io sì, ma la mia curiosità è leggenda tra queste mura, così come la scarsa attrazione che provo per feste e festini vari, mentre è leggenda la tua propensione a feste e festini vari, Draco caro”.

Merda. Ora è nei guai. Guai seri. Con quelle premesse, sua sorella non gli passerà mai gli appunti. Un'occhiataccia rivolta alla Serpe mora gli fa capire il piano congegnato da Blaise.

“E va bene, lo ammetto, mi sarebbe piaciuto andare a quella festa con Astoria senza quella palla al piede di sua sorella”, ammette alla fine, sconfitto.

“Draco Malfoy che fa un'ammissione di colpa? Wow, questa sì che è una notizia da prima pagina!” Lo prende in giro sua sorella, scoppiando a ridere e trascindosi dietro anche Blaise. Reazione, questa, non condivisa da Draco: “Ma bene, ma bravi, divertitevi pure alle mie spalle!” Sbotta infatti, mettendo su il broncio.

“Hai ragione, non è bello divertirsi alle spalle di qualcuno, ma noi non siamo alle tue spalle”, continua a prenderlo in giro sua sorella, continuando a ridere, finché una contrariata Madama Pince fa segno ai tre studenti di tacere.

A quel gesto, Hermione arrossisce di vergogna.

“Bene, bene, bene... La mia cara e irreprensibile sorellina a quanto pare è stata appena ripresa. Eh, sì, direi proprio che adesso tocca a me divertirmi”, ghigna Draco, “Ma siccome sono una persona educata, IO, non lo farò”.

“Oh, ma quanta benevolenza, milord”, lo prende in giro lei, parlando sottovoce, “così mi lusingate”. Poi, tornando seria: “Allora, li vuoi o no questi appunti?”

“Certo che li voglio! Ho rinunciato sia ad andare a Hogsmead con Astoria che andare a spiare l'allenamento dei Corvi”, dice con tono ovvio Draco.

“Bene, allora facciamo così: adesso voi due mi aiutate a capire qualcosa su questi omicidi e stasera studieremo insieme Astronomia”, propone Hermione.

“Ma non sarebbe meglio se Astronomia la studiassimo adesso, così stasera tu potrai dare ripetizioni di Erbologia a Potty Potty?” Rilancia Draco, mentre Blaise si sta gustando divertito la diatriba tra i due fratelli.

“E tu saresti libero di andare alla festa con Astoria, giusto? Scordatelo. Queste feste sono illegali, e tu lo sai: o forse la fame di secondo Caposcuola più palloso di Hogwarts dopo di me è solo tutta una montatura? Comunque la mia proposta resta quella: prendere o lasciare, ma quando avrai i risultati della verifica, non venire poi a piangere da me”.

“Io non sono mai venuto a piangere da te!” le ricorda, indignato, per poi arrendersi davanti alla cocciutaggine di sua sorella: “Uff, va bene, hai vinto, ma quando Astoria pretenderà la mia testa su un vassoio d'argento, non osare piangere al mio funerale!” Sbotta.

“Tranquillo, non succederà. Che io pianga al tuo funerale, s'intende”, non riesce proprio a non prenderlo in giro quando fa così il melodrammatico.

“Allora, ci mettiamo all'opera?”

“Tanto per cominciare, abbiamo un piccolo problema: non sappiamo di quale malattia si tratta: sappiamo solo che è simile al vaiolo di drago, ma senza foto possiamo solo tirare a indovinare”. Blaise, pratico come sempre.

“Senza dimenticare che sarebbe compito del caro Potterino, il quale, invece di lavorare, è andato a divertirsi a Hogsmead con la Piattola”, interviene acido Draco. Avrà anche accettato la proposta di sua sorella, ma digerirla è tutt'altra faccenda.

“Primo”, si indigna lei, rivolta al biondo, “Smettila di usare nomi dispregiativi quando ti riferisci ai miei amici: hanno dei nomi di battesimo, usa quelli. Secondo: noi non stiamo facendo il lavoro di nessuno, semplicemente cerchiamo di...”

A salvarla dall'impasse interviene, suo malgrado, una furente Lavanda Brown che entra in biblioteca urlando contro la riccia e indisponendo ulteriormente Madama Pince, la quale non ci pensa un attimo a sbattere fuori dal locale i quattro ragazzi.

“Si può sapere che avevi da starnazzare in quel modo, Brown?” La riprende il biondo, anche se con quel cambio di programma forse avrà salva la serata.

“TU”, continua a urlare contro Hermione, “È tutta colpa tua!”

“Si può sapere di cosa stai parlando?” Chiede Hermione, curiosa, confusa e furente allo stesso tempo.

“Come se non lo sapessi”, continua l'altra.

“Vediamo di parlarci chiaro, Lavanda: o me lo dici qui, ora, o sparisci e mi lasci in pace, perché ti assicuro che non so di cosa stai parlando”.

“Bene, visto che ti piace fare tanto la finta tonta, ti accontento. Chissà se il tuo fidanzato gradirà?”

“Dacci un taglio, Brown. Se vuoi parlare, parla, altrimenti, ti consiglio di accettare l'invito della mia fidanzata e alzare i tacchi”, interviene spazientito Blaise. Come se non immaginasse di cosa vuole parlare la mora: la settimana scorsa probabilmente ha visto la piazzata del rosso e sono giorni che non riceve posta, l'ha notato perfino lui dal tavolo serpeverde.

“Bene. Eccovi accontentati, tutti quanti. Dovete sapere, miei cari”, si rivolge soprattutto a Draco e a Blaise, “Che la qui presente santa Hermione martire se la fa con il MIO fidanzato!”

Hermione trae un profondo respiro, alzando gli occhi al cielo: “E quando di grazia me lo sarei fatto?”

“Ma chi credi di prendere in giro, eh?! Ti hanno visto tutti l'altro sabato a Hogsmead, mentre lui ti teneva la mano! E a me, a me, che sono la sua fidanzata, neanche una lettera!”, Scoppia quasi a piangere.

Blaise interviene nuovamente: “E questi tutti che hanno visto Weasley tenere la mano di Hermione, hanno anche visto in che modo gliel'ha presa? No, perché, ti assicuro Brown, che io ero presente a quell'incontro e se c'è qualcuno che ci ha provato, beh, mi dispiace dirtelo, ma quello è stato proprio il tuo Ron”, sbotta.

“Visto? Visto che ho ragione? Lei è una spudorata. Ci prova perfino sotto i tuoi occhi”.

“Brown, seriamente: hai sentito quello che ti ho detto? È stato Ron a provarci, ma Hermione l'ha mandato via”. Certo che quella ragazza è proprio un'oca, la fidanzata perfetta per la Donnola.

Intanto, Draco sta assimilando quante più informazioni possibili: Weasel sabato scorso era a Hogsmead, si è fatto vedere da un po' di persone, mentre ci provava con la sorella, ma evidentemente non da Potter e da Oca Brown (e nemmeno dalla Piattola, a quanto pare), inoltre la ragazza non riceve sue notizie da quanto tempo? Avrebbe dovuto prestare più attenzione alla posta ricevuta dai Grifoni...

“Voi, sempre pronti a difenderla. Ma che ha di tanto speciale?” Lavanda proprio non si rassegna all'evidenza.

“Qui nessuno sta difendendo nessuno. Ti pare che io, ultimo erede della nobile famiglia degli Zabini, possa difendere una fedifraga?” Taglia corto Blaise, ma Lavanda proprio non vuole sentire ragioni: “Tecnicamente non è ancora tua fidanzata, quindi...”

“C'è un contratto magico vincolante che li lega già, però”, interviene duro Draco. Non la sopporta più: quell'oca gli sta facendo venire un'emicrania indicibile.

“Come se quei contratti impedissero la cornificazione”. E se ne va, soddisfatta.

“Corn... Cornific... ma da quando Lavanda è diventata così volgare?” Si chiede un'esterrefatta Hermione.

“Cornificazione, sorellina. Ha detto proprio così: cor-ni-fi-ca-zio-ne”. Draco sillaba bene l'ultima parola: si diverte sempre un mondo quando sua sorella si imbarazza per certe parole.

“So perfettamente cosa ha detto e cosa vuol dire quella parola!” Sbotta lei. Non sarà una Caterina di Russia, ma non è proprio un'ignorante in materia! Quindi, continua, rivolta alla Serpe mora: “E tu sappi una cosa: matrimonio inscindibile o no, prova a cornificarmi anche solo col pensiero, anche solo una misera frazione di millesimo di secondo, e ti assicuro, dovrai dire addio ai tuoi goielli di famiglia. Tutti!” Puntandogli la bacchetta sotto la cintura, per fargli recepire meglio il messaggio.

Draco non ce la fa: quella situazione è troppo divertente. “Devi sapere, sorellina, che nel nostro mondo, è prassi comune per i mariti cornificare allegramente le propie mogli, dopotutto si tratta solo di matrimoni combinati”.

“Oh, certo, come immagino lo sia anche per le mogli. Vorrà dire che mi informerò meglio su questa pratica. Se volete scusarmi, vado in Guferia a scrivere a nostra madre. Chissà se saprà darmi qualche consiglio in merito?”

A quell'uscita, Blaise sbianca: sa che la Grifoncina quando si mette in testa qualcosa la porta a termine, e in più è una Malfoy, quindi, molto probabilmente anche vendicativa, anche se fino ad ora non lo ha mai dato a vedere.

Anche Draco sbianca: “Non... vorrai...mica... no... forse...”

“Cosa c'è, Draco? Forse un furetto ti ha mangiato la lingua?” Lo prende in giro lei.

Ci manca solo che scriva alla madre di quest'ultima sua uscita!

“No... è che... vedi, i nostri genitori si sono sposati per amore e non si sono mai traditi l'un l'altro”, cerca di arginare il pericolo, Draco.

“E poi non puoi dare peso alle parole di Lav-Lav: è solo infastidita che Ron la stia ignorando. Il fatto che lui la tradisca con chissà chi non significa che io debba tradirti per forza. È vero, almeno all'inizio il nostro non sarà un matrimonio d'amore, ma come ti ho già detto, se vorrai darmi una possibilità, non te ne pentirai, te lo assicuro. Ti prometto che rispetto, fiducia, ma, soprattutto, sincerità saranno la base del nostro matrimonio. In fondo, che cos'è un nome? Ciò che noi chiamiamo rosa, anche con un altro nome avrebbe lo stesso profumo”. Intanto le si inginocchia davanti, prendendole una mano: “Hermione Narcissa Malfoy, sto mettendo il mio cuore nelle tue mani: vuoi accettarlo?”

Lei è commossa fin quasi alle lacrime. “Sì”, mormora soltanto. Non sarà una dichiarazione d'amore, ma, in fondo, che ne sa lei? Nessuno le ha mai parlato così, nemmeno il suo amato Ron...

Ron... Una testa rossa, un volto pieno di lentiggini, un paio di occhi azzurri come il cielo sgombro di nuvole le si affaccia nella mente, ma è un attimo, la durata di un battito di ciglia.

Ron è il suo passato.

Blaise è il suo futuro. E peccato che non sia stato lei a sceglierlo.

Non sente suo fratello borbottare qualcosa riguardo una certa overdose di zuccheri...







 

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N.d.A.: Come sempre, un ringraziamento speciale va Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro.
Ringrazio, inoltre, tutti quelli che hanno inserito la storia fra le seguite, le preferite e le ricordate, e che perdono un po' del loro tempo a lasciare un commento, ma anche chi legge in silenzio.
Il prossimo aggiornamento avverrà, come sempre, tra circa una settimana, mentre sabato o domenica pubblicherò il nuovo capitolo de "La Vita nova".
Per chi è interessato, inoltre, questo è l'indirizzo della mia pagina fb: https://www.facebook.com/TheMiraesDream






 

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Capitolo 20
*** Capitolo 17 ***





 

Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.

 

 

 

 

Capitolo 17

 

Lo vuoi un palloncino?”

(Tim Curry, “IT - Il pagliaccio assassino”)

 

“Imperio!”

Si è lasciato convincere da Hermione a vestirsi come un Babbano degli anni Venti e ora si sta dirigendo alla Torre di Grifondoro, quando una voce alle sue spalle lo sorprende.

Nulla può contro questa Maledizione.

“Entra in quest'aula. E non emettere parola”, gli intima la voce. “Bravo. E adesso spogliati”.

In silenzio, Blaise esegue l'ordine, rimanendo solo in boxer.

A questo punto, l'altro ragazzo gli punta contro un'altra volta la bacchetta: “Expelliarmus! Silencio! Incarceramus!” Sono gli incantesimi che gli lancia uno dietro l'altro, senza che il moro, ancora sotto l'influsso dell'Imperio, possa difendersi.

Con tutta tranquillità, il ragazzo misterioso beve una pozione da una fiaschetta e, prese le sembianze della Serpe, indossa i suoi vestiti, per poi, una volta uscito dall'aula e sinceratosi di non essere visto da nessuno, bloccare la porta e dirigersi a sua volta verso i dormitori dei Grifoni.

Qui, un'ignara Hermione, vestita da Daisy Fay, sta aspettando il suo cavaliere.

È la notte di Halloween.

Manca ancora una settimana, e poi verrà celebrato il suo fidanzamento con Blaise Zabini.

“Hermione... come ti sei vestita?!” Lavanda Brown e Calì Patil la osservano dubbiose: che razza di costume di Halloween è quello?

Indossa una maschera davanti al viso, ma ai suoi compagni di Casa è chiaro che è lei...

“Vi piace?” Decide di ignorare volutamente il tono di quella domanda.

“Beh... è particolare”, le rispondono.

“L'ho comprato quest'estate in un negozio della Londra babbana”, spiega.

“Quest'estate ti sei divertita a fare la snob, dimenticandoti dei tuoi amici, quelli veri, ma adesso hai deciso di rifarti del tempo perduto, rubando il fidanzato alle altre”, la accusa ancora una volta Lavanda.

Nella Sala comune scende il gelo.

“Per l'ennesima volta, Lavanda, io non so che fine abbia fatto Ronald. Che vuoi che ti dica? Mandagli una strillettera!” Sbotta la riccia. Non ne può più di essere accusata. E ingiustamente, per di più.

“Credi che non l'abbia fatto? Ma il gufo ritorna sempre indietro, con la mia missiva intatta. Come se non lo avesse trovato!”. È quasi sull'orlo delle lacrime.

“Ma che vuoi da me? Ron mi ha lasciato quest'estate, ricordi? E anche se ha cercato di parlarmi qualche settimana fa a Hogsmead, io non gli ho dato retta. Credimi Lavanda, io non ho la più pallida idea di quello che sta combinando”, le confessa, con tono dolce, cercando di calmarla.

“Oh, certo. Adesso che hai scoperto di essere una Malfoy, degli altri non te ne frega più niente. Mi fai pena, Hermione Malfoy!” Le urla contro, uscendo come una furia dal buco del ritratto.

“Però, è vero. Ron sembra veramente sparito nel nulla”, interviene una preoccupatissima Ginny. “Mamma e papà hanno denunciato la sua scomparsa al dipartimento Auror, ma pare abbiano trovato un suo biglietto in cui dice di voler andare in Romania, solo che Charlie afferma di non averlo ancora visto, né di aver mai ricevuto una sua lettera al riguardo. Io non so più cosa pensare”.

Ginny si lascia cadere sulla poltrona davnti al camino.

“Pensate sia stato rapito da quel folle?” Chiede a lei e a Harry una preoccupatissima Hermione.

“No, è assolutamente impossibile”. Harry cerca di tranquillizzare le due ragazze. “Quell'assassino sta uccidendo bambini di dieci anni e Ron ne ha decisamente qualcuno in più”.

“Si, però, l'omicidio dei Granger ha messo in luce che non guarda l'età”. Ginny è sconvolta; Hermione le prende una mano tra le sue, per consolarla.

“Sono due cose diverse, Ginny. E poi sono sicuro che sta progettando una sorpresa per Lavanda”. Harry cerca di mostrare una sicurezza che comunque non prova. Vero che è stato trovato quel biglietto, ma è anche vero che al dipartimento nessuno crede a quelle parole, solo che non hanno fatto trapelare nulla per evitare di far preoccupare i genitori o di mettere in allarme l'eventuale rapitore.

“Spero solo che questa sua sorpresa non includa me”, conviene, tra l'amaro e il divertito Hermione, riuscendo, tuttavia, a strappare un sorriso all'amica.

“Dai ragazze, si sta facendo tardi, che ne dite di incamminarci verso la Sala Grande? Questo è il nostro ultimo ballo di Halloween qui ad Hogwarts. Godiamocelo!” Le sprona Harry.

Quando Hermione gli passa di fianco le sussurra: “Sicura di quello che stai facendo? Lo sai che poi non puoi tornare indietro? Basta solo una tua parola e ti assicuro che farò di tutto per impedire questa follia di Lucius”.

“Sì, Harry. Sono sicurissima. Adesso esco di qua e raggiungo il mio promesso. Questa sera balleremo insieme e sabato prossimo ci fidanzeremo. A Natale sarò la nuova Lady Zabini. Ringrazia il tuo amico di questo, perché non passa giorno che io non lo faccio: Blaise si sta davvero dimostrando un ragazzo d'oro, e certamente non ha la sensibilità di un cucchiaino”, gli risponde, sempre sussurrando Hermione.

Escono dal ritratto tutti e tre insieme tenedosi a bracetto, con Harry al centro.

“Ti ringrazio, Potter, per aver scortato la mia ragazza, ma ora ci penso io”, si avvicina il falso Blaise porgendole il braccio, alla base della scalinata.

“Blaise, credevo che venivi accompagnato da mio fratello e Astoria”, Hermione si mostra sorpresa di vedere il moro ad attenderla da solo.

“Draco ha preferito andare avanti”, gli risponde lui.

Merda! Avrebbe dovuto interrogare per bene Zabini, invece di limitarsi a spogliarlo.

“Va bene, Jay, andiamo”, lo sprona lei, chiamandolo col nome della maschera.

“Jay?” E chi diavolo è?

“Hermione si blocca in mezzo al corridoio. I sensi improvvisamente all'erta.

Nei giorni scorsi ha interrogato ripetutamente Blaise riguardo a quel romanzo, per sincerarsi che il ragazzo entrasse nella parte. Ora perché sembra non sapere chi sta impersonando?

“Hermione, perché ti sei fermata?” Chiede lui, tutto a un tratto preoccupato che la ragazza subodori l'inganno.

“Jay, chi è Hermione? Il mio nome è un altro”, cerca di recitare la parte della fidanzata oltraggiata, cercando di farlo cadere nella trappola.

Deve fare in fretta. L'ora sta trascorrendo in fretta. Deve riuscire a portarla fuori di lì prima che l'effetto della Polisucco vanisca.

“Perché continui a chiamarmi Jay, Hermione? C'è forse qualcosa che dovrei sapere?” Le sibila contro, avvicinandosi pericolosamente, fino a schiacciarla contro il muro, impendendole qualsiasi tipo di movimento, compreso quello di prendere la bacchetta. Lui, la sua, la sta tenendo stretta nella mano, nascosta dalla giacca: “Silencio!” Le urla, puntandogliela contro.

“Ora fa la brava. Cammina a fianco a me senza fare scherzi, tanto anche se urli, nessuno può sentirti”, le intima, sospingendola verso le scale che conducono al piano dove si trova la statua della Strega Orba.

 

§ § § § § § § § § §

 

Che diavolo sta succedendo? Perché Blaise si sta comportando in quel modo con lei? Questo non è il Blaise che ha conosciuto lei. Possibile che le abbia mentito fino adesso e così bene? Si è sempre vantata di saper distinguere le persone false da quelle sincere, e Blaise le era parso sin da subito appartenere a questa seconda categoria: d'accordo che è stata catapultata in una situazione del tutto inverosimile dall'oggi al domani, ma sbagliarsi così di una persona non riteneva fosse una cosa da lei...

Intanto, non riesce a capire dove la stia conducendo. Cerca di opporre resistenza, ma il ragazzo è più forte di lei e praticamente la sta conducendo in un'ala deserta del castello.

Non riesce neanche a urlare, visto che è stata silenziata, ed è stata anche privata dalla sua bacchetta, in modo che non potesse difendersi con un incantesimo non verbale.

Ma dove sono Harry e suo fratello quando servono?

Improvvisamente, si trova davanti alla statua della Strega Orba: fino alla guerra custodiva il passaggio segreto per Mielandia...

Una lampadina le si accende nel cervello: non vorrà mica portarla a Hogsmead e da lì smaterializzarsi a... a... a Villa Zabini, per caso? E poi, perché?

Le ha promesso che se lei gli avesse dato una possibilità lui avrebbe fatto di tutto per farla innamorare (o almeno è quello che ha compreso lei: possibile che si sia sbagliata anche su questo?) e tra poco più di un mese si sarebbero sposati, quindi lei sarebbe stata comunque sua. Quindi, perché tutta questa fretta?

“Adesso Basta! Mi hai proprio stufato!” Sbotta il ragazzo, stanco per i suoi continui tentativi di liberarsi. “Levicorpus!”, è l'incantesimo che le pronuncia contro, facendola lievitare davanti a lui e affrettando così notevolmente il passo nello stretto cunicolo: deve arrivare a casa sua prima che l'effetto della Pozione Polisucco termini.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Sfregiato. Piattola. Dov'è mia sorella? Perché non è con voi?” Draco incrocia Harry e Ginny poco lontano dalle scale che conducono alla Torre di Grifondoro.

“È venuto Blaise a prenderla e ha detto che tu la aspettavi davanti alla Sala Grande”. Per una volta, Harry decide di soprassedere al tono di Malferret.

“Stai scherzando, spero. I patti con Blaise era che loro due scendevano assieme a voi e noi li aspettavamo qua”. Draco comincia a innervosirsi: che diavolo è saltato in testa al suo amico?

“Oh, com'è romantico!” Chiosa Astoria, temendo che tra quelle due teste calde comincino a volare schiantesimi.

“Che stai dicendo?” Bercia contro di lei il suo fidanzato.

“Beh, forse Blaise ha voluto farle una sorpresa e l'ha portata sulla Torre di Astronomia”.

“E che sorpresa avrebbe dovuto farle, sulla Torre di Astronomia?” Se in quel momento potesse avere tra le mani il fidanzato di sua sorella, sicuramente lo strozzerebbe alla babbana.

“E che ne so io, mica sono nella sua testa!” Sbotta Astoria, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Ma se hai appena detto...” Draco sta cominciando a uscire veramente dalle grazie di tutti e quattro i Fondatori.

“Sentite, litigare fra noi non serve a niente”. Ginny si intromette. “Forse ha ragione Astoria, oppure ci hanno preceduto e stanno già ballando in Sala Grande. Allora, Draco, voi due andate là e guardate se li vedete, mentre io e Harry facciamo un salto alla Torre per vedere se invece è giusta la supposizione di Astoria”.

I due ragazzi, guardandosi in cagnesco, annuiscono e i quattro si dividono per cercare la coppia di amici.

“Spiegami, Ginevra...”

“Non. Chiamarmi. Ginevra. Mia madre mi chiama Ginevra, e quando è arrabbiata. Tu sei mia madre? No. Sei arrabbiato?” Gli chiede, mandando lampi con gli occhi.

“Ehm... no”, le risponde il ragazzo, “Comunque, volevo solo chiederti: mi spieghi come diavolo faccio a proteggere quella gran zuccona della nostra amica se lei ogni 2*3 sparisce e se ne va alla Torre di Astronomia?”

“Impedendole di sparire, magari?” Ironica.

“Ehm, forse tu non te ne rendi conto, ma quando Hermione vuole restare sola, e si accorge di essere seguita, beh, davvero, preferirei affrontare più di mille Voldemort che la sua bacchetta”, boccheggia Harry.

“E tu saresti l'Eroe del Mondo Magico, quello che ci ha salvato da un regno di terrore e oscurità?” Lo prende in giro lei.

“Ahah, davvero molto divertente. Tu non l'hai mai vista con la bacchetta in mano”.

“Mio caro Harry, se tu ti fossi impegnato un po' di più nello studio, magari quanto lei, ora non temeresti i suoi incantesimi”, lo sgrida Ginny.

“Ehi! E il quiddicht, dove lo metti?”

“Guarda che anch'io gioco nella squadra come titolare, esattamente come te, eppure la mia pagella non ha mai fatto pena!”. Sbotta lei, un po' risentita da quelle parole, quasi come fossero un'accusa che lei non si impegna abbastanza nella squadra.

“La mia pagella non fa pena! È accettabile!” Si difende Harry.

“Va beh, dai, sbrighiamoci a trovare Hermione e Blaise, anche se spero che non si offendino quando li troviamo”.

“Perché dovrebbero offendersi?” Chiede candidamente Harry.

Ginevra alza gli occhi al cielo. A volte il suo Harry le fa tenerezza, altre volte, invece... “Harry? Tesoro... tu quanti figli vuoi?”

“E cosa centra adesso quanti figli voglio?” Harry è sempre più confuso: sembra quasi che la sua confusione aumenta man mano che aumentano i gradini che stanno salendo.

“Oh, Santo Godric, aiutami tu!” Esala un'esasperata Ginevra Molly Weasley.

Intanto, in Sala Grande, Draco e Astoria si sono divisi per cercare meglio la coppietta. Vedono in un angolo Mc Laggen che sta parlando con Calì e Lavanda, ma di Hermione e Blaise non c'è traccia, come non c'è traccia neanche di Adrian.

L'ultima volta che ha trovato sua sorella sconvolta è stata alla Guferia, ma adesso cosa potrebbe essere successo da poterla spingere là? Non avranno mica deciso di lasciarsi, quei due testoni? No, Blaise non avrebbe mai mollato l'osso ora che l'aveva a portata di mano. E a questo pensiero, una punta di gelosia lo coglie.

Dopo un'oretta, vengono raggiunti da Potter e Weasley femmina, ma anche loro non hanno buone notizie: “Abbiamo cercato sia alla Torre di Astronomia che in Guferia che in Biblioteca”, ammette uno sconfitto Harry.

“Possiamo provare a cercarli nel parco e vicino al Lago Nero”, prova a suggerire Astoria, “Stanotte c'è luna piena e per un ragazzo che vuole conquistare una ragazza, la luna che si specchia nelle acque del lago è molto romantico”.

“Con questo freddo?” Chiede non convinto Harry.

“Harry, amore, hai idea di quanto calore può emanare il petto di un uomo?” Ginevra si sta veramente esasperando dell'ottusità del suo ragazzo, mentre Draco, a quest'ultima uscita, ghigna divertito.

“Veramente, non ci tengo assolutamente a scoprirlo”, mette subito le mani avanti Harry.

“D'accordo, allora, Potter, tu e la tua fidanzata li cercate nel parco e io e Astoria al Lago Nero”, decide il biondo, ma in quel mentre vengono raggiunti da Theo e Daphne.

“Ehi, ragazzi, vi state divertendo?” Chiede il moro. “Non ho ancora visto tua sorella, però”.

“Già, a quanto pare si è imboscata da qualche parte con Blaise”. Draco ha lo sguardo cupo: Blaise sarà anche il suo migliore amico e promesso fidanzato di sua sorella, ma è pur sempre di sua sorella che si sta parlando.

Anche lo sguardo di Harry si è incupito: lui ha sempre considerato Hermione la sua sorellina, e l'immagine di lei che si rotola con una Serpe gli fa salire un conato di vomito in gola, che lui maschera con un colpo di tosse. E vabbè che Ron l'ha lasciata nel peggiore dei modi e ora è anche scomparso dalla circolazione, a parte quella sua bravata a Hogsmead qualche settimana prima, però lui l'ha sempre immaginata come la futura signora Gr... Malfoy in Weasley, non come lady Malfoy in Zabini!

Si riprende presto, però, dalle sue elucubrazioni mentali vedendo Draco assottigliare pericolosamente gli occhi: “Scusate, stavate dicendo?”

“E tu saresti il cadetto Auror scelto come guardia del corpo di mia sorella? Si vedono i risultai, infatti”, sbotta Draco.

“Stavo dicendo, Potter”, interviene Theo, “Che prima ci è parso di vedere Adrian entrare in un aula con Blaise. E da quell'aula abbiamo visto uscire solo lui. L'ho chiamato, ma non mi ha risposto. Era già tardi e non abbiamo fatto caso se anche Adrian era poi uscito da quella stanza”.

“In effetti, alla Torre di Grifondoro si è presentato da solo”, mormora Ginny.

“Theo, hai visto in quale aula sono entrati?” Chiede Draco. I sensi improvvisamente all'erta, anche se non sa bene perché.

“So solo che era al secondo piano”.

“Va bene. Siamo in sei: andiamo là e poi ci dividiamo le aule da controllare”. È sempre Draco a prendere le decisioni.

“Non sono d'accordo”, interviene Harry.

“Chissà perché me l'aspettavo?” Un Draco a dir poco sarcastico.

“Le ragazze forse è meglio che ci aspettino qui”, spiega meglio Harry.

“Io sono d'accordo con lui”, afferma Theo.

“Ma noi no”, intervengono in coro le tre ragazze.

“Basta che ci diamo una mossa. In fondo siamo a Hogwarts, Sfregiato”.

E così dicendo, i sei escono dalla Sala Grande.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Ma tu... tu non sei Blaise!” Una sconvolta Hermione, a cui è stata ridata la voce, si ritrova ad ammirare lo spettacolo di Blaise che torna a essere Adrian.

“Cento punti a Grifondoro”, ironizza il ragazzo in questione.

“Dove mi hai portato?” Non vuole mostrare paura. Lei è una Grifona, lei ha affrontato – suo malgrado – Bellatrix, e poi è una Malfoy, i Malfoy non mostrano mai al mondo le prporie emozioni.

“Non indovini, mia piccola Grifoncina?” La prende in giro il moro. “Ti trovi a Pucey Manor: guarda! Tutto questo potrebbe essere tuo. Basta solo una tua parola, e io, nella mia magnanimità, potrei decidere di renderti la signora del maniero”, il viso pericolosamente vicino a quello della ragazza, che sta per ribattere, quando una voce nell'oscurità si fa sentire.

“Adrian, figliolo, non è così che ci si comporta con gli ospiti. Così la spaventi, piccola, insulsa Traditrice del proprio Sangue”.

Così dicendo, Alfred Pucey esce dal cono d'ombra che fino ad alloro lo aveva per così dire protetto, mostrandosi ai due ragazzi nella sua divisa di Mangiamorte. “Adrian, credo sia meglio tu rientri a scuola, per non destare sospetti. Per te, invece, mia cara ho in serbo una bella sorpresa”.

E mentre il ragazzo si smaterializza nuovamente a Mielandia per rientrare a Hogwarts tramite il passaggio celato dalla Strega Orba. Suo padre afferra Hermione per un braccio e smaterializza entrambi in una fetida cella.

“RON!”







 

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N.d.A.: Come sempre, ringraziotutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite, le preferite e le ricordate, come anche chi lascia un segno del proprio passaggio, ma anche chi legge in silenzio. Un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro.
Il prossimo aggiornamento avverrà, come di consueto, tra circa una settimana, mentre l'altra fic, "La vita nova", l'aggiornerò sabato o domenica.
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Capitolo 21
*** Capitolo 18 ***
















Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.





Capitolo 18

 

Sì, vendetta, tremenda vendetta,

di quest'anima è solo desio...

Di punirti già l'ora s'affretta,

che fatale per te tuonerà.

Come fulmin scagliato da Dio,

il buffone colpirti saprà.

(“Rigoletto”)

 

“RON!”

Quella cella è stranamente illuminata, e la prima cosa che Hermione vede, appena Pucey l'ha materializzata lì, è il corpo dell'amico, sdraiato malamente sul lercio pavimento, scosso dai tremori della febbre e ricoperto da strane piaghe. Nere.

“Cosa gli hai fatto?!” Gli urla contro, scagliandosi contro quell'uomo, anche se sa che senza bacchetta non può fare nulla.

“Oh, io niente”.

“È stato lui”. Un altro uomo si mostra alla ragazza: Rodolphus Lestrange. In mano, un topo.

A quella vista, la ragazza indietreggia spaventata. Non ha paura dei topi. Per anni, Ron è stato in compagnia di Codaliscia, quello che la spaventa è ciò che quel topo rappresenta.

Per la sua mente non è difficile fare 2+2: gli Auror hanno dato false informazioni ai Magigiornalisti per non creare il panico. La malattia che ha ucciso quei due bambini non è per niente simile al Vaiolo di Drago, ma è... peste bubbonica!

“Dove credi di andare, eh, piccola?” Veloce, Alfred Pucey si è portato alle sue spalle, bloccandola.

“Lasciami! Mi fai male!” Gli urla contro lei, cercando di divincolarsi, mentre lentamente, molto lentamente, pregustandosi l'attimo, Lestrange le si avvicina col topo in mano.

“Se mi accade qualcosa, avrete gli Auror alle calcagna, e a scuola certamente si saranno accorti della mia assenza, e di quella di Adrian”, prova a minacciarli, disperata. Gli occhi, sempre incollati al piccolo roditore. Come mai non ha ancora morso quell'essere abominevole di suo zio?

Zio! In genere è un epiteto affettuoso, adesso le fa schifo anche solo pensarlo.

“Oh, ma vedi mia piccola saccente, Adrian è già ritornato a Hogwarts, per il Ballo di Halloween e dubito che qualcuno, presi come sono tutti dalla festa, si sia accorto della vostra assenza. Inoltre, tu non ti trovi più a casa mia”, le confida Alfred, con un ghigno di derisione stampato sul volto.

“Mio fratello... Mio padre... Harry...”, moromora, sempre più in preda alla disperazione Hermione, facendo ridere Lestrange.

“NOOOOOO!” Urla, quando il topo le morde il braccio.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Blaise! Oh Merlino, Blaise! Ragazzi, venite, l'ho trovato!” Li chiama Ginny.

“Blaise! Ma che diavolo...”

Lo spettacolo che si trovano davanti i ragazzi, una volta entrati in quella stanza, è a dir poco assurdo: il moro ha indosso solo i boxer e il suo sguardo è annacquato, come se fosse...

“Non toccarlo, Ginny. È sotto Imperio”, la allontana Harry.

“Ma... che significa?” Chiede Astoria.

“Significa che qualcuno si è finto Blaise per avvicinare mia sorella e portarla chissà dove”, soffia Draco, cupo. “Theo, hai detto che tu e Daphne l'avete visto entrare qui dentro con Pucey?”

“Sì”, esala l'altro.

Draco si fionda fuori dall'aula, ma viene placcato da Harry: “Cosa credi di fare?”

“Andare a cercare quel figlio di puttana e farmi dire dove ha portato mia sorella, e magari chiedere alla McGranitt di liberare il mio amico da quella porcheria”, gli soffia contro il biondo.

“Non abbiamo prove che le cose siano andate come dici tu, magari è solo una coincidenza. Si potrebbe cercare di leggergli la mente”, prova a suggerire Harry.

“Sei un Legilimens, per caso? Perché è vero che io ho preso delle lezioni da Bellatrix, ma non ho mai avuto occasione di provarlo e temo di non essere in grado di fare quell'incantesimo senza friggere il cervello”, sputa con rabbia Draco.

Possibile che Potter non si renda conto che ogni secondo che perdono a discutere, le speranze di ritrovare Hermione diminuiscono?

“D'accordo, ma io vengo con te”. Sarà anche fratello di Hermione, e in quei mesi ha dimostrato di tenere a lei come lui non avrebbe mai detto, però rimane sempre lo spocchioso Malferret, Serpeverde. E dei Serpeverde non ci si può fidare.

“No, tu rimani qui con Blaise e le ragazze. Con me viene Theo. Theo!” Lo chiama, “Muoviti! Proviamo in Sala Grande!”

E i due ragazzi corrono verso il luogo dove si sta svolgendo la festa di Halloween.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Adrian!”

Il ragazzo è appena giunto in Sala Grande, mascherato da Jay Gatsby. Ha sorpreso Pansy di spalle e le ha coperto gli occhi con le sue mani.

Nonostante il costume insolito, che Pansy ovviamente non conosce, la ragazza non ha alcuna difficoltà a riconoscere il suo scopamico.

“Da cosa diavolo ti sei mascherato?!” Gli chiede, perplessa.

“Oh, ecco...”, balbetta. Dannazione! Nella fretta si è dimenticato di cambiarsi e nascondere quel costume a dir poco ridicolo. Si ricorda, però, che Hermione l'ha chiamato Jay: che sia il nome del costume?

Purtroppo, non fa in tempo ad articolare una risposta di senso compiuto che due mani lo afferranno alle spalle: “Dove diavolo hai portato mia sorella?” Gli ruggesce contro Draco.

“Non so di cosa diavolo stai parlando”, si difende Adrian. Un pugno lo colpisce in pieno viso. Pansy strilla, portando su loro tre l'attenzione della preside.

“Malfoy! Pucey! Cosa diavolo vi prende? Cinquanta punti in meno e fuori di qui, subito!”

“Professoressa, abbiamo ragione di credere che Adrian abbia rapito Hermione”, interviene Theo.

“Cosa?!” Che diavolo sta succedendo nella sua scuola?

“Professoressa, glielo giuro. Non so cosa stiano farneticando Malfoy e Nott”, continua a difendersi Adrian.

“Preside, possiamo dimostrare quello che stiamo dicendo”, interviene ancora Theo, per impedire che Draco si scagli un'altra volta contro il compagno di Casa. “Ma deve venire con noi”, la prega.

L'anziana tira un sospiro: riuscirà mai a trascorrere un anno a Hogwarts in santa pace?

“E va bene. Ma sia chiaro: non mi piace essere presa in giro. Nott, mi faccia strada. Malfoy, Pucey, precedemi anche voi”.

Mentre Adrian, strattonato malamente da Draco, si gira per incamminarsi, un'asta di legno, gli cade dalla giacca.

“E questa... Ma questa è la bacchetta di Hermione. Brutto figlio di putt...”
“Signor Malfoy! Moderi il linguaggio nella mia scuola! E lei, signor Pucey, che spiegazione ha da darmi al riguardo?” si indigna Minerva.

“Io... non so...”. Negare. Negare sempre. Anche l'evidenza.

“Te lo dico io! Tu hai messo sotto Imperio Blaise, hai indossato il suo costume, e poi hai rapito mia sorella!” Gli urla contro Draco, alzando il braccio, pronto a colpirlo alla babbana.

“Signor Malfoy!” Urla esasperata la preside. “Adesso l'importante è ritrovare i due ragazzi. Al signor Pucey ci penseranno eventualmente gli Auror più tardi. Adesso andiamo!” E si presta a seguire i tre, mentre l'intera Sala Grande ha assistito attonita all'inconsueto spettacolo: perfino i fantasmi si sono ammutoliti.

L'indomani un nuovo pettegolezzo circolerà tra quelle mura.

“Ma che cosa...” Anche lei, che di cose in tutta la sua vita ne ha viste, resta interdetta nel vedersi Zabini praticamente nudo con lo sguardo perso nel nulla.

“Signor Pucey, mi dica che lei non c'entra nulla con tutto questo!”

“Io non c'entro nulla con tutto questo”, la sfida lui.

Dopo aver liberato il ragazzo dalla Maledizione e aver appellato alcuni abiti, la preside gli si rivolge benevola: “Ricorda qualcosa, signor Zabini del perché si trova in quest'aula, nudo?”

“No, ricordo solo che stavo andando alla Torre di Grifondoro dove mi stava aspettando Hermione, poi ho avuto come la sensazione di essere strattonato da dei fili e mi sono ritrovato qui, con lei e con lo... Tu! Che cosa ci fai col mio costume!” Poi, un'illuminazione: “Hermione! Cosa le hai fatto!” E anche lui cerca di assestargli un pugno, visto che è ancora privo della bacchetta.

“Zab, calmati, così non otterremo nulla”, cerca di farlo ragionare Theo.

“Tanto, oramai è tardi per qualsiasi cosa”, li beffeggia Adrian.

Questa volta nulla può impedire a tre ragazzi di fiondarsi contro di lui e riempirlo di botte.

“Adesso basta!” Urla un'esasperatissima Minerva McGranitt. “Petrificus totalis”, scaglia l'incantesimo contro i quattro ragazzi. “Adesso va meglio”.

“Se promettette di darvi una calmata, vi libero”, sogghigna, consapevole di non poter ricevere risposta. “Oh, che sbadata. Non potete rispondermi, ma fa lo stesso: chi tace, acconsente. Finite Incantatem”.

“Signor Potter, signor Malfoy, signor Zabini”, si rivolge ai tre ragazzi, prima che possano approfittarsi della ritrovata libertà, “Purtroppo non sono autorizzata a entrare nella mente dei miei studenti, né a far bere loro il Veritaserum, ma posso fare questo: Levicorpus!” E il corpo momentaneamente pietrificato di Adrian Pucey comincia a lievitare a mezz'aria.

 

§ § § § § § § § § §

 

Tecnicamente, avrebbe solo tra i due e i dodici giorni di tempo per pensare a una soluzione (anche se non lo sa), prima che subentrino i primi sintomi della malattia, ma anche se la trovasse, come potrebbe uscire di lì? È senza bacchetta, non può neanche mandare un patronus a Harry o a Draco; non sa nemmeno dove si trova, l'unica cosa che sa è che non è più a Pucey Manor...

No, non deve assolutamente arrendersi: lei è la strega più intelligente della sua generazione, lei è Hermione Granger, quella che ha affrontato anche Bellatrix Lestrange.

Granger. Lei non è una Granger. Lei è una Malfoy.

Prima, senza rendersene conto, ha chiamato Lucius 'padre', ora perché le riesce così difficile ad accettare il suo cognome?

E come potrebbe essere diversamente? Per diciannove anni si è sentita chiamare Granger, non è che ora, se la chiamano Malfoy possono aspettarsi che lei si giri tranquillamente!

Un lamento la riporta tristemente alla realtà: per un battito di ciglia si era scordata dove si trovava.

“Ron. Cosa ti hanno fatto?” Gli sussurra, accarezzando la sua zazzera rossa, madida di sudore. I vestiti le impediscono di vedere se ha dei bubboni in altre parti del corpo. Ma anche se li vedesse, non è un medico e non sarebbe minimamente in grado di stabilire da quanto tempo il ragazzo è lì. Certo, sono settimane che Lavanda non riceve sue notizie, e nemmeno la sua famiglia, e lei l'ha visto a Hogsmead tre settimane fa, ma era davvero lui o era qualcun altro sotto l'effetto della Polisucco?

Inoltre, non sa se per maghi e Babbani l'incubazione della malattia è la stessa. L'ultimo ragazzino morto è stato ritrovato a poca distanza dall'altro, ma, anche qui, chissà da quanto tempo erano prigionieri?

Pensa Hermione, pensa...

 

§ § § § § § § § § §

 

“Cosa significa che mia figlia è stata rapita?”

“Calmati, Lucius”.

“Calmarmi?! Calmarmi?! E certo, è mica di tua figlia che stiamo parlando!”

Lucius e Narcissa Malfoy sono stati convocati d'urgenza al Ministero da Shaklebolt in persona, dopo la denuncia fatta da Minerva McGranitt, preside della scuola di Hogwarts.

Adrian Pucey è già stato preso in consegna dagli Auror con l'accusa di aver utilizzato una Maledizione Senza Perdono e rapimento. È maggiorenne, difficilmente il Wizengamot gli risparmierà Azkaban, soprattutto se si ostinerà a non collaborare.

“Riportamela a casa, Lucius... riportamela a casa...” La voce di Narcissa è solo un soffio, mentre, sprofondata nella poltroncina nell'ufficio del Ministro, fissa il vuoto.

“Cissy...” In un impeto di tenerezza che mai si riconoscerebbe, Lucius si inginocchia davanti alla moglie, prendendole le mani.

“Perché?” Continua a chiedere al vuoto Narcissa. “Perché lei? Perché proprio adesso che finalmente potevo abbracciarla?”

“Cissy”. Questa volta il tono è più duro.

“Voglio sapere perché i tuoi uomini hanno rapito mio figlio!” Un indignato Alfred Pucey entra come una furia nell'ufficio.

È un attimo.

Lucius si gira di scatto, con la bacchetta sguainata, pronto a lanciargli una Cruciatus.

“Expelliarmus!” I riflessi di Auror del Ministro gli impediscono di commettere un'azione che avrebbe pagato cara, facendo volare nelle proprie mani la bacchetta di Malfoy.

“Kingsley...” Ringhia pericolosamente Lucius.

“Non potevo permetterti di commettere un reato. Non ora e non qui”, si difende il nero. “E adesso vediamo di ragionare come persone adulte, quali siamo”.

“Persone adulte?!” Si indigna Lucius. “Il figlio di quel Mangiamorte ha rapito mia figlia e tu mi chiedi di ragionare con lui?!”

“Ti ricordo, caro amico, che anche tu sei un Mangiamorte”, lo beffeggia Pucey.

“Ho spiegato al Wizengamot il perché e il percome delle mie azioni”, ringhia il biondo.

“Raccontala al tuo amico Lord Annwyn questa favoletta”, continua a irriderlo.

“Basta!” Tuona Shaklebolt. “Signor Pucey, le ricordo che questo è l'ufficio del Ministro della Magia, non lo sgabuzzino dei suoi elfi. Quindi, ora, esca di qui e se sente l'impellenza di avere un colloquio con me, Ministro eletto, prenda un appuntamento con la mia segretaria. E adesso: fuori!”

“Non ti permetto...” Ha ancora il coraggio di minacciare l'altro.

“Cosa?” Chiede, curioso, Kingsley.

Rosso di rabbia, Pucey sr si rende conto che di quel passo non otterrà nulla: decide, quindi, di cambiare tattica. “Mio figlio... è innocente”, esala, sperando di essere creduto. In fondo, con Caramel funzionava sempre.

“Immagino che tu hai le prove per dire ciò, perché vedi, lui continua a dire che oramai è troppo tardi per ritrovare la signorina Hermione Narcissa Malfoy”, lo informa il Ministro, “Comunque, per adesso non lo puoi vedere: è sotto interrogatorio”.

“Non puoi permettere che un ragazzino venga torturato”.

“Cosa sta insinuando, signor Pucey? Le ricordo che il mio Ministero non utilizza i metodi tanto cari al vostro... com'è lo chiamavate? Ah, sì, Signore Oscuro, meglio noto come Tom Riddle jr. Gli Auror non torturano nessuno. Al massimo, possono usare la Legilimanzia e il Veritaserum”, lo mette al corrente il Ministro.

“Legilimanzia e Veritaserum! Tanto vale torturarli”, sbotta Alfred. Suo figlio è una schiappa in Occlumanzia e, comunque sia, col Veritaserum scoprirebbero lo stesso la verità: deve fare in modo di tirare fuori quell'idiota di Adrian da quella situazione prima che le cose sfuggano loro di mano. “I Babbani non estorcono la verità con questi metodi inumani”.

“Com'è che tutto a un tratto i Babbani non vi schifano più?” Chiede, incuriosito, Kingsley Shaklebolt.

“Per favore!” Urla Narcissa, come risvegliatasi da una trance.

I tre uomini si girano a guardarla.

“Per favore”, ripete, questa volta con la voce strozzata, “Rivoglio la mia bambina”.

“Mi dispiace, Narcissa”. Alfred Pucey le si afficina, affettuoso: se riesce a convincere lei, è fatta, pensa.

“Alfred, ti prego, in nome dell'amicizia che regna tra le nostre famiglie: se tu sai dove Adrian ha portato la mia bambina, ti prego, diccelo”, soffia lei.

“Narcissa, credimi, mi dispiace deluderti”, si finge dispiaciuto, “Ma sono più che convinto che mio figlio non c'entri nulla e che sia solo un'idea di quel Potter per nascondere la sua più totale incompetenza. Adrian, infatti, più volte mi ha detto che vostra figlia spariva dalla circolazione saltando le lezioni, mentre Potter faceva di tutto, tranne quello per cui era stato fatto rientrare al Castello”. Dopotutto è una quasi verità.

“Kingsley. Dimmi che Alfred sta mentendo”, ringhia Lucius. Non ha mai potuto sopportare quel ragazzino occhialuto e pieno di sé e, soprattutto, è sempre stato contrario che fosse lui la guardia personale di Hermione.

Il Ministro emette un profondo sospiro, coprendosi il volto con le mani e lasciandosi cadere sulla sua poltrona. Solo poche settimane prima sia lui che il Capo Auror Harvey avevano ricevuto un paio di lamentele riguardo il comportamento del ragazzo. Lamentele che si erano ben guardati da girare a Malfoy sr. E ora che gli dice?

“Kingsley... sto aspettando”. Il tono freddo di Lucius sarebbe in grado di gelare l'intero inferno.

“In effetti, qualche settimana fa, sia io che il Capo Harvey abbiamo ricevuto alcune lamentele al riguardo”, confessa Shaklebolt. In quel momento mentire potrebbe essere pericoloso, non per la sua carriera, ma per la vita della ragazza, sempre che sia ancora viva.

“E perché io non ne sono stato informato? Avrei preteso dei provvedimenti... Oh, ma certo! Potter è il tuo pupillo e guai a mettere in dubbio il suo operato, e infatti adesso si vedono i risultati!” Sbotta Lucius. La sua maschera ormai in frantumi.

“Non ti permetto!” Lo minaccia il Ministro.

“Cosa non mi permetti? Io voglio, anzi, pretendo la testa di quel ragazzino!”

“Lucius, per favore”, lo richiama la moglie, “Adesso l'importanteè ritrovare Hermione. Il resto lo discuteremo quando lei sarà finalmente tornata a casa”.

La voce, fievole, di Narcissa, sembra avere il potere di calmalrlo.

Lucius si lascia, infatti, cadere, sulla poltrona accanto a quella della moglie: “E sia. Ma voglio partecipare personalmente alle ricerche”.

“Non credo sia opportuno”, lo contraddice Shaklebolt, entrato in modalità Auror.

“È di mia figlia che stiamo parlando”, gli fa notare il biondo.

“Appunto per questo”. Il discorso per Shaklebolt è chiuso.

Ma non per Malfoy: “Voglio esserci. Quando la trovate. Voglio essere io a riportarla a casa”.

Di fronte a Kingsley Shaklebolt non c'è più l'algido Lucius Abraxas Malfoy, ma un padre distrutto dal dolore. Chissà quanto sinceramente? Non fa a meno di pensare, visto la velocità con cui sono stati annunciati il fidanzamento e il matrimonio della ragazza col rampollo degli Zabini.

“Sei troppo coinvolto, Lucius, mi dispiace. Questa è la mia ultima parola. E poi mi sei più utile al Manor”, cerca di farlo ragionare il nero.

“Non vedo come”, borbotta il biondo.

Questa discussione sta cominciando a farsi interessante per Pucey, ma per quanto sia sempre stato un ottimo Legilimens, non è bravo quanto Malfoy a mascherare le proprie emozioni, e infatti il suo improvviso interessamento non passa inosservato al Ministro.

“Fidati”, dice solo.

“Fidarmi... È quello che ho fatto finora, e guarda come sono stato ripagato”.

“Lucius, non costringermi a farti arrestare. Perché è esattamente quello che farò se insisti nel tuo insano progetto. Adesso andate tutti a casa vostra. Se ci saranno novità vi informerò”, tenta di convicerlo ancora una volta Kingsley.

“Lucius, ti prego”.

Basta uno sguardo che l'uomo, alla fine, capitola.

Pucey tira un impercettibile sospiro di sollievo: se il Ministro avesse accettato la sua collaborazione diretta, sarebbe stato difficile portare avanti quel progetto, ma adesso ha una possibilità in più.










 

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N.d.A.:  Un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro.
Ringrazio inoltre tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite, le preferite e le ricordate, e che lasciano un segno del loro passaggio, come anche chi legge in silenzio.
Il prossimo aggiornamento avverrà tra circa 7/8 giorni, mentre il prossimo capitolo de "La vita nova" lo pubblicherò sabato o domenica.
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Capitolo 22
*** Capitolo 19 ***





Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.

 

Capitolo 19

 

Il mistero dell'esistenza umana

non consiste nel rimanere vivi,

ma nel trovare una ragione per vivere”

(Fyodor Dostoyevsky)

 

Deve riuscire a trovare una soluzione.

La prima cosa che le viene in mente è segnare i giorni: quanto tempo ha prima che si presentino i primi sintomi? Cinque? Dieci? Sa per certo che la malattia si presenta con febbre, cefalea, dolori, nausea e vomito e, per finire, compaiono i tristemente famosi bubboni. Nei casi più gravi, possono insorgere anche complicazioni renali, emorragie interne o insufficienza cardiocircolatoria, che possono portare rapidamente alla morte. Nei casi meno gravi, invece, la febbre scende dopo circa due settimane, e i bubboni espellono pus cicatrizzandosi.

Lei e Ron sono maghi purosangue: durante l'intervista con la Skeeter ha fatto la spaccona, ma sa che il sangue magico è comunque diverso da quello dei Babbani. Come reagirà la malattia una volta entrata in contatto con esso? Si evolverà rapidamente, e nella sua forma peggiore, oppure il loro sangue combatterà il batterio?

Se solo sapesse da quanto tempo Ron è prigioniero, perché quasi sicuramente l'hanno fatto mordere da quel ratto appena rapito, proprio come hanno fatto con lei.

Il ratto... Come mai non ha morso Lestrange? Che abbia messo sotto Imperio anche quell'animale?

“Ron... Ron, mi senti?” Prova a sussurrargli, ma riceve in risposta solo un fievole lamento.

Deve cercare qualcosa di appuntito per poter graffiare le pareti, ma non se la sente di lasciare Ron da solo.

Se solo avesse ancora con sé la Giratempo, potrebbe tornare indietro nel tempo e cercare di avvisare suo fratello... Sì, se solo non l'avesse restituita e se solo sapesse dove si trova ora.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Padre, Madre”. Draco ha avuto il permesso di tornare al Manor per stare accanto ai suoi genitori finché la sorella non verrà ritrovata, viva o... morta.

“Draco...”

Lucius e Narcissa sono appena tornati dal Ministero con un nulla di fatto.

“Allora, cosa dicono al Ministero?” Li incalza.

“Nulla. Assolutamente nulla. Stanno ancora interrogando Adrian Pucey, ma pare che il ragazzo non voglia affatto collaborare. E il Ministro mi ha categoricamente proibito di prendere parte alle ricerche. Sono troppo coinvolto, dice. E vorrei ben dire: è mia figlia quella che è stata rapita”.

“Perché non usano la Legilimanzia o il Veritaserum?” Chiede ancora Draco “E comunque, l'hanno impedito a voi, non a me”, afferma alla fine.

“Cosa stai dicendo, Draco?” No, sicuramente Narcissa ha sentito male.

“A mio padre è stato vietato di partecipare alla ricerca di Hermione, ma io sono libero di muovermi”, conferma lui.

“Scordatelo, ragazzino. Il tuo posto è qui, accanto a tua madre, o tutt'al più a Hogwarts”, interviene, duro, suo padre.

“Bene, allora tornerò a scuola”, si intestardisce Draco.

“Per poterti muovere più liberamente e aggirare il mio divieto? O no, Draco, non è così che funziona. Anzi, ti dirò: ho cambiato idea. Tu resti qui al Manor finché Hermione non tornerà da noi”. Lucius ha capito al volo il piano di suo figlio.

Lo guarda in volto: stenta a riconoscere in quel giovane uomo, il ragazzino viziato e petulante che ogni volta che qualcosa non andava come voleva lui ripeteva allo sfinimento “Mio padre lo verrà a sapere”. La guerra ha decisamente cambiato tutti. Chi in meglio e chi in peggio. Per fortuna, pare che suo figlio sia cambiato in meglio.

“Padre...” comincia Draco.

“Draco, per favore, voglio che tu rimani qui al Manor. Ho bisogno di sentirti al sicuro, almeno tu”. Dell'algida Narcissa Black in Malfoy, solo l'ombra.

“Madre...”, le si rivolge il figlio.

“No, Draco, tua madre ha ragione. Per il momento, per Hermione non possiamo fare nulla, vorremmo almeno essere sicuri che tu sia al sicuro”.

A questo punto, a Draco non resta altro che chinare il capo.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Potter, ti rendi conto di quello che hai combinato?”

Anche Harry, come Draco ha avuto il permesso di lasciare momentaneamente Hogwarts. Adesso si trova nell'ufficio del Capo Auror a subirsi una sonora lavata di capo.

“Signore, io...”, prova a difendersi il ragazzo.

“Forse non mi sono spiegato bene: non voglio sentire un fiato! Ti rendi conto di quello che hai combinato? Immagino di no. Tu avresti dovuto essere l'ombra di quella ragazza, e invece, mentre lei veniva rapita, tu ballavi!” Gli urla contro Harvey.

“Veramente, non sono mai arrivato in Sala Grande, perché ho incontrato Draco Malfoy, poco lontano dai dormitori di Grifondoro, e poi, mentre lui e la sua fidanzata sono andati a cercarla in Sala Grande, io sono andato a cercarla alla Torre di Astronomia”, spiega lui.

“E di grazia, perché proprio alla Torre di Astronomia? Quando ero studente io, il suo accesso era proibito agli studenti fuori dall'orario di lezione”. Harvey non si lascia abbindolare da quella spiegazione.

“Hermione è Caposcuola, lei ha libero accesso alla Torre e ogni volta che vuole restare sola, è lì che si rifugia”, chiarisce il giovane.

“Mi stai dicendo che non è la prima volta che la perdi di vista?” Harvey assottiglia pericolosamente i suoi occhi marroni.

Harry si accorge troppo tardi di aver commesso una gaffe: e adesso come se la cava?

 

§ § § § § § § § § §

 

“Ve l'ho già detto: io non so dove si nasconde la signorina Malfoy. Avete provato a guradare sotto il tavolo?” Adrian Pucey continua a prendersi gioco degli Auror che lo stanno interrogando.

“Davvero mlto spiritoso, il ragazzo, vediamo se con questa ha ancora il coraggio di divertirsi alle nostre spalle” e Johnson tira fuori dal mantello un'ampollina: “Sai cos' è questa, vero?”

“Un'ampolla?” Continua a fare lo sbruffone il ragazzo.

“Precisamente. E sai anche cosa contiene?”

Adrian deglutisce a vuoto: è ovvio che stanno per fargli bere il Veritaserum.

“Sì. Vedo che lo sai. Da bravo, adesso apri la bocca e ingoia il liquido”.

Appena il liquido viene versato nella sua bocca, Adrian lo sputa in faccia all'Auror.

“Maledetto figlio di...”, gli sibila contro Johnson, sollevando il pugno pronto a colpirlo.

L'altro Auror gli blocca il braccio a mezz'aria: “Fermo. Sai che se lo colpisci, poi non potremo usare la sua confessione in nessun modo”.

Adrian ghigna: ce li ha in pugno.

“Va bene ragazzino, fino adesso abbiamo giocato. Ma non ti preoccupare: ne abbiamo da vendere di scorte di Veritaserum. Anche a costo di dover usare mille ampolle, alla fine riusciremo a farti bere il contenuto necessario.

“Intanto è troppo tardi”, ghigna il Serpeverde, ma Johnson, approfittando di quell'attimo di distrazione, gli punta contro la bacchetta: “Legilimens!” Esclama.

Adrian è del tutto impreparato a quell'attacco e nulla può contro la potenza dell'incantesimo scagliatogli contro.

Davanti all'Auror Johnson si formano le immagini di quella sera: Adrian che segue Blaise fino al secondo piano e gli lancia l'Imperius, poi lo fa entrare in un'aula dove lo spoglia e ne prende le sembianze. Sotto le false sembianze di Blaise Zabini, lo vede arrivare davanti ai dormitori di Grifondoro ad aspettare Hermione Malfoy, poi lo vede condurla attraverso uno stretto passaggio fino ad un negozio di dolci, da dove si smaterializza in una villa. Qui, ancora, assiste a un diverbio tra i due ragazzi, poi vede comparire Alfred Pucey che prende in consegna la ragazza, mentre il ragazzo ritorna da dove è venuto. Solo.

Il resto della storia lo conoscono già.

“Il padre del ragazzo, Alfred Pucey, è coinvolto nel rapimento”, afferma alla fine.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Blaise, ti sei mangiato il cervello?” Theo cerca di far ragionare l'amico.

“È della mia fidanzata che stiamo parlando!” Sputa invece ui.

“No che non è la tua fidanzata che è sparita. E poi ci sono già gli Auror che la stanno cercando”, cerca di farlo rinsavire.

“È solo che...”, il ragazzo si lascia cadere sul letto, privo di forze, le mani a coprirsi il volto. “Theo, tu sai da quanto tempo le sbavo praticamente dietro, anche se lei non se ne è mai accorta, e adesso che finalmente ho una possibilità, una, di dimostrarle quello che provo, puff... lei a un tratto non c'è più”, la voce rotta.

Daphne si siede accanto a lui, carezzandogli la schiena: “Non dire così, sono sicura che sta bene e gli Auror la riporteranno dalla sua famiglia, da te... Adrian le aveva messo gli occhi addosso, non credo che sia così stupido da farle del male”, gli occhi a cercare quelli del fidanzato, come a chiedere una muta conferma.

“Daphne ha ragione, Blaise, sono sicuro che Adrian non le torcerà un capello”, conferma, infatti, Theodore.

“Ragazzi, lasciatevelo dire: i vostri tentativi di consolarmi sono patetici. Non ci credete nemmeno voi in quello che state dicendo, e comunque, io non riesco a stare qui, con le mani in mano”. Blaise è più che convinto a partecipare alle ricerche di quella che lui considera già a tutti gli effetti la propria fidanzata.

“Che cazzo stai dicendo, eh, Blaise? Vuoi forse farti espellere dalla scuola? Perché se è così, non contare su di me per proteggerti da quella furia che è la tua futura fidanzata, perché ti assicuro che quando lo verrà a sapere, e lo scoprirà puoi starne certo, ti farà rimpiangere amaramente di aver preso questa decisione”, cerca di usare un tono duro, in modo da risultare più convincente.

“Ragazzi, sinceramente, io vi ringrazio per i vostri tentativi, ma oramai ho deciso: vado dalla McGranitt e mi faccio avere un permesso. Così, faccio le cose per bene, va bene?”

“No, non va bene un cazzo! Ma finora io ho parlato all'aria?!” Sbotta Theo.

“Come reagiresti se a essere rapita fosse stata Daphne?” Blaise cerca di portare l'amico dalla sua parte.

“Ma non è di me e Daphne che stiamo parlando”, conviene Theo.

“Non tergiversare, Theo”, lo richiama il moro.

“Ha ragione lui, Theo, perché non rispondi?” Interviene Daphne. Lei è innamorata di quel ragazzo e quando suo padre l'aveva informata del contratto prematrimoniale, aveva fatto i salti di gioia, ma ora, quel suo non risposndere a quella domanda...

“Daphne, non rispondo perché altrimenti lui si sentirebbe giustificato ad andarsene”.

“Quindi, anche tu faresti di tutto per andarla a cercare, giusto?” Blaise è quasi riuscito ad aggirare l'ostacolo Nott.

“È quello che vorrei fare, te ne dò atto, ma tra il volere e il potere ce n'è di strada...”, afferma alla fine, sconfitto dall'evidenza.

“No, Theo, volere è potere”. Ciò detto, si alza dal letto e cerca di uscire dalla stanza, ma l'amico è più veloce: “Impedimenta!”

“Che cazzo stai facendo, Theo?!” Sibila Zabini.

“Ti sto impedendo di fare una cazzata”, spiega con noncuranza l'altro.

“Liberami subito”.

“Scordatelo”.

“Theo...”, gli occhi pericolosamente assottigliati.

“Blaise...”, il tono di chi sta conversando del tempo.

A scongelare la situazione, un bussare alla porta.

È Gazza, venuto a informare Blaise Zabini che sua madre lo sta attendendo nell'uffico della preside.

 

§ § § § § § § § § §

 

Pensa Hermione, pensa.

Qual è la prima regola per vincere una guerra?

Ma certo! Destabilizzare l'avversario.

Già, ma come lo destabilizzo a quello?

Pensa, pensa...

Le prime vittime erano ragazze di diciotto anni a cui ha cucito le palpebre col fil di ferro, poi ha ucciso i miei genitori adottivi, un uomo e una donna più anziani.

Questo significa che prima di uccidere me e Ron deve uccidere un altro bambino? Ma perché bambini di dieci anni? E cosa c'entra la peste bubbonica?

Pensa, pensa... Se il Cappello Parlante era indeciso se mandarmi a Corvonero, un motivo doveva averlo, no?

Dunque, dunque, dunque...

All'inizio pensavo che gli occhi fossero legati all'invidia, anche a causa degli incubi che mi tormentavano. E sempre a causa degli incubi, avevo pensato che semmai ci sarebbero state delle altre vittime, queste avrebbero avuto le mani amputate... E invece si tratta di bambini con la peste bubbonica!

La peste bubbonica si chiama così perché sulla pelle compa...

Pelle! Ecco il collegamento con gli occhi!

Ma la peste non è una malattia della pelle.

Bingo!

Ecco come destabilizzare il caro zietto: il rituale è stato interrotto, sempre che le mie ipotesi siano giuste.

Già, ma a cosa servirebbe?

Oramai, il batterio sta scorrendo nelle mie vene assieme al sangue...

Non uscirò mai viva di qua, e nemmeno Ron... No, un momento. Al Manor, quando chiamavo Petra, lei compariva subito, e anche quando eravamo prigionieri in quella casa, Harry ha parlato con Aberforth credendo fosse il preside Silente e gli ha detto dove ci trovavamo, e lui ha mandato Dobby a salvarci, quindi posso provare a chiamare Petra. Tentare non costa nulla...

 

§ § § § § § § § § §

 

“Signora Preside, ho trovato il signor Zabini impastoiato nella sua camera, assieme al signor Nott e alla signorina Greengrass”.

Gaza entra nell'ufficio della preside sospingendo i tre ragazzi.

“Come, impastoiato?” Avalon Zabini è rimasta interdetta: e quelli sarebbero amici di suo figlio?

“Ci stavamo esercitando con degli incantesimi”, si difende Daphne, “non potevamo esercitarci nella Sala Comune: avremmo rischiato di coinvolgere dei ragazzini”.

“Per questo genere di esercitazioni, esiste il Club dei Duellanti. Una ragazza così per bene come lei, signorina Greengrass... nel dormitorio maschile... mi ha molto deluso. Cinquanta punti in meno a ciascuno di voi tre”.

“Ma...”, prova a dire qualcosa Theo.

“Sì, signor Nott? Forse Cinquanta punti non sono sufficienti?” Taglia corto l'anziana.

“Ci scusi, signora preside, non accadrà più”, si affretta a scusarsi per tutti e tre Daphne.

“In quanto a lei, signor Zabini, sua madre è venuta a chiedermi un permesso per lei. Ho cercato di rassicurarla sulla sicurezza della scuola, ma ho ragione di credere che la sua testa in questo momento sia altrove, quindi, per non intaccare il suo rendimento scolastico, ho accettato di darle una settimana di permesso. Mi aspetto, però, che al suo rientro, si rimetta in pari col programma. Signora Zabini”, si rivolge poi alla donna, “per tornare a Villa Zabini potete usare il mio camino”.

“La ringrazio, signora Preside, e le assicuro che al suo rientro a scuola mio figlio si rimetterà subito in pari. Buonasera. Anche a voi ragazzi”, e scompare tra le fiamme verdi del camino, assieme a suo figlio, il quale non si trattiene nel fare un 'ciao ciao' ironico con la mano a Theo: è andato tutto secondo i suoi piani. Il gufo che aveva preventivamente mandato a sua madre ha sortito il suo effetto. Ah, essere previdenti!

“Si sa qualcosa, madre?” Chiede alla donna, una volta arrivati a casa.

“Tuo zio mi ha detto che stanno torchiando Adrian Pucey, ma pare che il ragazzo non collabori... Senti, adesso è tardi, ma domattina vorrei andare a Malfoy Manor per salutare Narcissa e dirle che le sono vicina in questo momento. Gradirei che tu, in quanto promesso a Hermione, mi accompagnassi”, lo informa, sia delle novità al Ministero che delle sue intenzioni.

“Certo, madre, non avete neanche da chiederlo”, risponde lui, prima di inforcare le scale che portano al piano superiore, dove ci sono le camere da letto.

 

 

§ § § § § § § § § §

 

“Allora, medimago, cosa ne dite?” Chiede Lestrange al suo ospite.

“La cena era veramente superba”, conviene l'ometto, poggiando il tovagliolo di candido lino sul tavolo, alla fine del pasto luculliano.

“Non mi riferivo alla cena”, col tono duro.

“Oh”, è la parola più intelligente che riesce a dire il grasso medimago.

L'altro resta in attesa e vedendo che l'uomo non spiccica più una sola lettera dell'alfabeto, gli fa segno di parlare.

“Oh, certo. Avete giocato d'azzardo a rapire ora la ragazza, senza dimenticare che il ragazzo sta già molto male. Temo che non riusciremo ad arrivare a gennaio, con quei due, ma neanche il bambino resisterà fino a dicembre...” Afferma infine.

“Medimago, vi avverto: avete già sbagliato una volta, non tollero altri errori, ne va della vostra vita. E ora andiamo a controllare la situazione...”

Lestrange si alza dal tavolo, ma il guaritore tentenna: “Ma è troppo presto! Il topo l'ha morsa solo poche ore fa. Ci vogliono dai due ai dodici giorni perché compaiano i primi sintomi”, ma al gesto del Mangiamorte di puntargli contro la bacchetta, si affretta ad aggiungere: “Ma certamente una volta che le malattie babbane entrano in contatto col sangue magico non si sa mai come si evolvano”, e si accinge a seguire per le scale verso le segrete il padrone di casa.

Intanto, in una di queste segrete, una ragazza chiama la propria elfa: “Petra!”





 

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N.d.A.: Come sempre, un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro. Ringrazio, inoltre, tutti coloro che hanno inserito la storia fra le sguite/preferite/ricordate e chi lascia un segno del proprio passaggio, ma anche chi legge in silenzio.
Ricordo che il prossimo aggiornamento avverrà tra circa una settimana, mentre sabato o domenica è la volta de "La vita nova".
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Capitolo 23
*** Capitolo 20 ***







Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.










 

Capitolo 20

 

Non fuggire

i malati di malattie ripugnatnti,

perché anche tu sei fatto di carne”.

(Isacco di Ninive)

 

“Draco”.

“Blaise?! Che diavolo ci fai tu qui?”

Una volta salutata la madre e ritiratosi nella propria camera, aveva preso della Polvere Volante e si era materializzato a Malfoy Manor, direttamente nella camera dell'amico.

“Anch'io ti voglio tanto bene. Notizie di Hermione?” Il moro non si lascia certo sconvolgere dal “benvenuto” ricevuto, anche se avrebbe qualcosina da rivelargli.

“Se non le sai tu che hai uno zio con le mani in pasta...”, borbotta Draco.

“Mia madre mi ha solo detto che gli Auror stanno torchiando per benino Adrian... Cavolo, ancora non so darmi pace per essermi fatto sorprendere in quella maniera”. Blaise si lascia cadere sul bordo del letto, prendendosi la testa fra le mani.

“Blaise... non mi hai ancora detto cosa diavolo ci fai qui...”, gli occhi di Draco ridotti a due fessure.

“Te l'ho detto, volevo avere notizie di Hermione, e accodarmi a un'eventuale squadra di ricerca”, esala.

“No. Intendevo fuori da Hogwarts”, specifica Draco.

“Oh, quello. Mia madre è venuta a prendermi poche ore fa. Dopo la maledizione che mi ha lanciato un nostro compagno di Casa, ritiene che la scuola non sia più un posto tanto tranquillo. Certo, perché quando c'erano i Carrows era un luogo sicuro, come no?!”

A quelle parole, Draco abbassa lo sguardo, colpevole. È questioni di secondi, però: un Malfoy non ha mai torto, dopotutto. E ha anche notato una lieve nota di incertezza nella voce dell'amico: “Blaise... c'è qualcos'altro che io dovrei sapere?”

“Beh, sai com'è, no?” Prova a tergiversare: confessare all'amico, suo Caposcuola, per giunta, che la preside ha appena tolto centocinquanta punti a Serpeverde gli azzera la saliva.

“No, Blaise, se non me lo dici non posso saperlo”; Draco sta perdendo la pazienza.

“LaMcGranittcihatoltocentocinquantapuntistasera”, spara tutto d'un fiato.

“Eh?” Decisamente, ha perso ogni briciola di pazienza.

“Uff, Draco, tua sorella è appena stata rapita, che cosa ti importa del resto? Andiamo in biblioteca, su”, prova a distrarlo.

“Che cosa c'entra la biblioteca col rapimento di mia sorella? Pensi forse che Adrian l'abbia portata qui?” Che l'Imperio scagliatogli da Adrian gli abbia fuso tutti i neuroni?

“Draco, a volte mi chiedo se ci sei o ci fai. È esattamente quello che avrebbe fatto tua sorella: cercare le risposte nei libri”, gli spiega.

“Certo, perché secondo te nei libri di Malfoy Manor c'è scritto dove Adrian tiene segregata Hermione”, con un tono di voce un po' acido.

“Perché no? O forse credi che l'abbia portata a casa sua, dove sarebbe il primo posto dove gli Auror la cercherebbero?”

“E se così fosse? Non è che Adrian brilli per intelligenza”, espone Draco.

“A quest'ora, sarebbe già a casa, non credi? No, secondo me dietro c'è qualcun altro, forse addirittuara suo padre. Potrebbero averla portata da qualche altra parte, e siccome la tua biblioteca è molto più fornita della mia...”

“D'accordo, scendiamo... È proprio vero: Merlino prima li fa e poi li accoppia”, borbotta il biondo.

“Come, scusa?” Blaise lo guarda con un sopracciglio alzato.

“Niente, niente... andiamo. Tanto, più di così io non posso fare”.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Padroni! Presto! Padroni! Padroncina è nel salone con amico di padroncina che sta male. Padroncina ha chiamato prima Petra e Petra è andata a prendere padroncina e amico di padroncina”.

Al richiamo di Hermione, Petra si è smaterializzata nelle segrete dove lei e Ron erano tenuti prigionieri da Lestrange e Pucey. Per fortuna, la piccola elfa è poi riuscita a smaterializzare entrambi i ragazzi al Manor. Ora è nella camera padronale, a svegliare i Malfoy.

“Si può sapere cosa stai blaterando, stupido elfo?” Lucius è seccato per essere stato svegliato nel cuore della notte da quello stupido elfo che ha anche le allucinazioni: sua figlia è stata rapita da chissà chi e portata chissà dove e quell'essere li ha svegliati dicendo che si trova nel salone con un amico?

“Lucius... Forse Hermione l'ha chiamata ed è riuscita a farsi portare qui. Forse faremmo meglio ad andare a controllare...”, Narcissa decide di aggrapparsi a quell'esile speranza.

“Narcissa, non crederai a quell'essere, vero?” Lucius è quanto mai diffidente.

“Scendere a controllare non ci costa nulla, tanto non stavamo dormendo...” Tenta di convincere il marito.

“Parla per te, donna”, borbotta, mentre si allaccia la giacca da camera.

“Come, scusa?” La loro bambina è stata rapita e lui stava dormendo?

“Niente, niente. E tu prega, stupida elfa, di non esserti inventata le cose, o quant'è vero Salazar appenderò la tua testa all'ingresso del Manor”, la minaccia.

Intanto, seguito dalla moglie, scende l'ampio scalone. Una volta arrivato nel salone di pietra rimane a bocca aperta: davanti a loro, rannicchiata sul pavimento, vestita di un'improbabile abito babbano e con in braccio il più giovane dei Weasley, c'è proprio la loro Hermione.

“Hermione!” Narcissa non riesce a contenere la sua gioia, ma viene bloccata dalla figlia stessa: “Non vi avvicinate!”, intima loro.

“Cosa? Tesoro, qui sei al Manor, sei al sicuro, non devi preoccuparti”, sua madre non si dà per vinta e cerca di avvicinarsi.

“No!” Urla ancora la ragazza, per poi proseguire: “Vi prego, non avvicinatevi. Già così, respirando la nostra stessa aria, rischiate di ammalarvi anche voi”, mentre le lacrime scendono dai suoi occhi.

Tutto quel trambisto ha fatto accorrere anche Draco e Blaise: “Madre, Padre, cosa...”, ma si blocca a metà frase vedendo la sorella rannicchiata assieme a un febbricitante Ron.

“Hermione! Tu... lui...”. Sua sorella è davvero la strega più intelligente dell'ultimo secolo se è riuscita a fuggire da chissà chi e a portarsi dietro anche la Donnola. Beh, forse a questo punto non è poi così intelligente...

“Hermione, si può sapere di cosa stai parlando?” Lucius prende finalmente la parola.

“Quando Adrian mi ha rapito, mi ha portato a casa sua”, comincia a raccontare, “ma lì è arrivato suo padre che mi ha praticamente smaterializzato in una prigione, come quelle dei castelli medievali. Lì, c'era Rodolphus Lestrange che mi ha fatto mordere da un topo, ma non so quanto tempo fa è successo a Ron, so solo che ha già la febbre... Per favore, non avvcinatevi. Si tratta di una malattia babbana, la peste, ma non so come si evolve quando entra in contatto col sangue magico”, singhiozza la ragazza, mentre a quel racconto, Narcissa si è portata una mano davanti alla bocca, come a impedirsi di urlare.

I sospetti di suo marito, dunque, erano più che fondati: quel pazzo di Rodolphus ha dato avvio al progetto di riportare in vita Bellatrix...

“Lucius...”, riesce solo a mormorare.

Draco, di tutto quel fiume di parole, non ha capito molto, se non che il rosso ha quasi un piede nella fossa e sua sorella rischia di seguirlo.

“D'accordo. Hermione, non serve a niente farsi prendere dal panico. Adesso vi portiamo al San Mungo, d'accordo? Lì, sapranno sicuramente come curarvi”, Lucius prende in mano le redini della situazioni.

“È una malattia babbana...”, singhiozza ancora Hermione.

“Non devi preoccuparti, in quell'ospedale c'è anche un reparto per ferite e malattie non magiche, quindi, stai tranquilla, va bene? Ora, io mi avvicino, e prendo il tuo amico, mentre Draco e Blaise accompagnano te, d'accordo?” Cerca di tranquillizzarla il padre, mentre il fratello, a quelle parole scatta per avvicinarsi a lei.

“Ma...”, tenta ancora lei.

“Nessun ma, Hermione. Hai sentito tuo padre? Adesso noi vi accompagnamo al San Mungo. Non devi più preoccuparti di nulla”, interviene Narcissa, intenzionata a non staccarsi più dalla figlia.

“Cissy, forse è meglio che tu avvisi gli Auror della fuga di Hermione e di Weasley”, Lucius cerca di convincere la moglie a restare a casa, per evitare il contagio.

“Li avviseremo dall'ospedale”, taglia corto lei, trasfigurando con un colpo di bacchetta il loro abbigliamento notturno in abiti più consoni.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Maledizione! Non possono essere scappati! Sono senza bacchette! Homen Revelio!”

Appena entrato nella cella dove teneva prigionieri Hermione e Ron, Rodolphus Lestrange ha un'amara sorpresa: “Niente... Com'è possibile? A quanto pare quel deficiente di Pucey si è dimenticato di disarmare la mia cara nipotina, non c'è altra spiegazione. È mai possibile che io debba essere circondato da simili idioti? Crucio!” Urla contro il povero medimago, la cui unica colpa è quella di trovarsi al suo cospetto in quel momento.

“Mi... mio signore, io... ero con voi”, balbetta il medimago.

“Smaterializzami in un luogo sicuro”, gli intima, “In fretta, non ho tempo da perdere. Se la mia cara nipotina parla, presto qui ci sarà la festa degli Auror”.

“Che onore che mi fate signore, nella mia casa, ma... il bambino?” Chiede. Non sa fin dove la pazzia ha condotto quell'uomo.

“Ne troveremo un altro. Non voglio correre il rischio d'infettarmi con quello. Tanto, anche se lo troveranno gli Auror, dubito che parlerà”, si sbottona Rodolphus.

“Ma... e il rituale?” Azzarda ancora l'uomo.

“Sei forse esperto di Magia Oscura? Crucio! Ho detto che non tempo da perdere! Muoviti!” Continua a urlargli contro, ignorando le condizioni dell'uomo, appena cruciato.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Nome e causa del ricovero, prego”. L'infermiera addetta alla reception del San Mungo non si scompone nel vedere Lucius Malfoy agitato: ne ha viste talmente tante!

“Hermione Narcissa Malfoy e Ronald Bilius Weasley, probabile contagio di una malattia babbana”, spiega Lucius.

“Quinto piano, padiglione A. Potete servirvi dell'ascensore numero 3”, e torna a compilare le cartelle.

“Siete sicuri che si tratti d una malattia babbana? Di quella malattia?”

A riceverli è il dottor Richardson, il primo Magonò a essere assunto in quell'ospedale dopo l'elezione di Shaklebolt: fa parte della nuova politica di distensione dei rapporti tra Mondo Magico e Mondo Babbano, anche in funzione della scoperta che molti Purosangue contraevano malattie considerate fino ad allora esclusivo appannaggio dei Babbani. E quali guaritori migliori di coloro che operavano già tra i Babbani?

“Nostra figlia ha detto di essere stata morsa da un topo, e che probabilmente lo stesso roditore ha morso anche il ragazzo, ma non sa quanto tempo fa. L'unica cosa evidente è che ha la febbre e delle piaghe nere”, enuclea Lucius.

“Capisco. Dovremo fare delle analisi per vedere come si è evoluta la malattia una volta entrata a contatto col sangue magico, e se il batterio era già stato modificato magicamente prima. Inoltre, voi quattro siete stati astretto contatto con i malati, quindi, la quarantena vale anche per voi”.

“Ma...”, prova a controbattere Lucius. Lui, in una stanza d'ospedale in un reparto quasi babbano? Mai.

“Non si preoccupi, signor Malfoy, penseremo noi ad avvertire il Ministero e i genitori del ragazzo”.

“Blaise...”, sussurra Hermione, “Tu... mi dispiace... io...”, tenta ancora di parlare, non sa nemmeno lei cosa dire, però.

“Shhht, tranquilla, va tutto bene. Adrian mi ha solo maledetto con l'Imperio, ma la McGranitt ha sciolto l'incantesimo. Ora sto bene”, La tranquillizza lui.

Hermione risponde solo con un cenno affermativo della testa.

Intanto vengono condotti in una sala illuminata da una strana luce viola.

“Per il momento, è meglio che la signorina Malfoy e il signor Wesley siano in isolamento, mentre voi quattro starete sotto osservazione in questa stanza”, enuncia il medimago.

“Hermione non può stare con noi?” Narcissa è interdetta: lei non ha alcuna intenzione di allontanarsi da sua figlia.

“No, mi spiace. Vostra figlia sta già veicolando nel suo sangue la malattia, perciò ha bisogno di cure più mirate rispetto a voi, i quali, tra l'altro, non sappiamo neanche se siete già stati contagiati. In caso affermativo, continuerete l'isolamento, altrimenti sarete dimessi. In ogni caso, la quarantena è d'obbligo, come è d'obbligo tenervi separati dai malati conclamati”.

Dopo aver fatto accomodare i tre Malfoy e Zabini in quella stanza e aver accompagnato Hermione e Ron in altre due stanze, si dirige verso il suo studio, mentre delle infermiere si accingono a prelevare il sangue dai nuovi pazienti.

 

§ § § § § § § § § §

 

“È un onore, per me, Lord Lestrange, avervi ospite nella mia umile dimora”. Il medimago si inchina in modo forse troppo ostentato davanti al Mangiamorte, una volta smaterializzati nel piccolo appartamento a Nocturn Alley.

“Sapevo già che eri un pezzente”. Lestrange si guarda attorno con aria schifata, poi, con un movimento di bacchetta e un incantesimo Estensivo Irriconoscibile, rende quel bilocale molto simile a Lestrange Castle. Successivamente, cerca un luogo dove appendere il ritratto della moglie.

La loro prima mossa, ora, è trovare un'altra vittima, un altro bambino di dieci anni proveniente da una famiglia di Purosangue babbanofili e un'altra coppia di diciottenni, il tutto senza dare nell'occhio.

Come se fosse facile, adesso che Pucey è scomparso dalla circolazione e che quella vipera di sua nipote avrà già spifferato chi c'era dietro il suo rapimento.






 

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N.d.A.: Come sempre, un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro. Ringrazio, inoltre tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite/preferite/ricordate e che lasciano un segno del loro passaggio, ma anche chi legge in silenzio.
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Capitolo 24
*** Capitolo 21 ***





Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.





 

Capitolo 21

 

        Dopo due settimane, è chiaro che né i Malfoy né Zabini hanno contratto la malattia, mentre pare che Hermione stia rispondendo bene alla cura a base di antibiotici; tuttavia, i Medimaghi sono restii a dimetterla.

Chi desta preoccupazione è Ron: quando è arrivato in reparto era già in condizioni critiche e ora, ai sintomi della peste bubbonica si sono aggiunti quelli del Vaiolo di Drago. Ai Medimaghi del reparto, non resta altra strada che provare la dialisi, per pulirgli il sangue dall'infezione. Purtroppo, alcuni organi risultano essere già compromessi e questo può pregiudicare la riuscita della cura. In più, non ha ancora ripreso conoscenza: questo significa che non è ancora possibile valutare se il suo cervello ha riportato dei danni e in quale misura.

Nemmeno Harry è ancora rientrato a scuola, assegnato a fare il piantone alla camera della ragazza.

“Che cazzo ci fai qui, Potter?” Salta subito su Draco, non appena viene dimesso  e vede il ragazzo di fronte alla camera di sua sorella.

“Il mio lavoro”, è la serafica risposta del moro.

“Il tuo... cosa?” Al Dipartimento Auror sono ammattiti tutti, per caso?

“Il mio lavoro. Sono un cadetto auror e sono stato assegnato alla sorveglianza della stanza della signorina Malfoy”, spiega con aria professionale.

“Tu cosa?” Gli salta al collo, prendendolo per il bavero. “Tu non dovresti nemmeno entrarci più all'Accademia, visto che mia sorella è stata rapita sotto i tuoi occhi, e solo perché tu guardavi nella scollatura della Piatt...”. Non finisce la frase perché un pugno ben assestato di Harry lo colpisce allo zigomo.

È un attimo.

In men che non si dica, dove prima c'erano due ragazzi che stavano litigando, ora c'è solo più un groviglio di gambe e braccia. È l'Auror di sorveglianza a Weasley che interviene a separarli.

“È questa la professionalità tanto decantata da voi Auror?” Una voce fredda sopraggiunge alle spalle dei tre. Lucius e Narcissa hanno firmato le carte di dimissione e sono passati a salutare Hermione.

“Signore, è stato vostro figlio ad attaccare un cadetto auror. Deve ritenersi fortunato se non parte una denuncia per aggressione”, cerca di difendere il collega, anche se ha visto perfettamente che il primo a colpire è stato Potter. Ma se quel moccioso non l'avesse provocato...

“Io mi sono solo difeso. È stato Potter quello che ha cominciato”, si difende Draco.

“Tu mi hai provocato”, lo redarguisce l'altro.

“È tutta colpa tua se mia sorella è stata rapita e io non ho il diritto di farti notare le tue – numerose – mancanze?” Draco è deciso a non mollare l'osso: non lo vuole a quello vicino a sua sorella.

“Potter, mi sembra più che evidente che mio figlio ha tutte le ragioni di questo mondo. Ora torna a fare il cagnolino da guardia al tuo amico”, lo riprende Lucius.

“Mi dispiace deluderla, signore, ma io sono stato posto a sorvegliare vostra figlia”, con un sorriso sarcastico, che sa tanto di vittoria.

“No”, è l'unica parola che riesce a pronunciare Malfoy senior.

“Mi spiace, ma sono ordini del Dipartimento Auror”, interviene il collega anziano.

“Bene, vorrà dire che andrò a lamentarmi direttamente dal Ministro e dal vostro Capo. Potter, preparati a fare le valigie”, lo minaccia, per poi rivolgersi al figlio: “Draco, non ti dispiace rimanere qui, finché non manderanno qualcuno di più 'professionale' ed esperto? Tu conosci tutti i medimaghi del reparto”.

“Certo, padre”, conviene Draco. Questa volta è lui a ghignare.

“Non sono d'accordo”, brontola, invece, Harry.

“E quando mai tu sei d'accordo con qualcuno?” Draco lo irride.

“Nemmeno io sono d'accordo: non è… professionale”, interviene l'altro Auror.

“Lei non è forse il cane da guardia di Weasley? E allora vada a fare il suo lavoro”, lo riprende Lucius.

“In quanto a te, Potter, è di mia figlia che stiamo parlando, e su cosa tu sia o non sia d'accordo non mi può interessare di meno. Quindi, ora te ne stai bravo a cuccia. Draco, conto su di te per la sicurezza di tua sorella”.

“Certo padre, state tranquillo”.

“Narcissa, vieni, andiamo al Ministero”.

Prima di essere smaterializzata col marito, però, Narcissa fa in tempo a redarguire il figlio: “E tu saresti un mago? Fare a botte alla maniera babbana”, senza nascondere una punta di disprezzo.

“Credetemi madre, con certa gente la magia è solo energia sprecata”.

Lucius si concede un ghigno.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Ehi, principessa...” Mentre Harry e Draco se le stanno dando di santa ragione, Blasie si è avvicinato al vetro della camera di Hermione.

Nessuno che non sia personale autorizzato può entrare in quella stanza. È possibile, però, una comunicazione tra paziente e visitatori tramite degli aggeggi babbani: i microfoni.

“Che cosa sta sucedendo in corridoio, Blaise?” La ragazza si è avvicinata al vetro e nota immediatamente Draco spalmato su Harry.

“Anch'io ti voglio bene...”, la redarguisce.

“Smettila di fare il cretino, Blaise”, si impunta lei.

“Donna crudele, mi hai appena pugnalato il cuore...”, scherza lui.

“Blaise... non c'è bisogno che io ti dica che ti sono infinitamente grata per avermi portato subito qui, e che mi sento anche tremendamente in colpa, ma si può sapere che diavolo stanno combinando quei due?”

“Hermione, non vedo perché tu ti debba sentire in colpa. Non ho fatto nulla che non volessi fare, tranquilla. E poi mi sono guadagnato due settimane di vacanze extra, anche se quando rientreremo a scuola sarà dura guadagnare i centocinquanta punti che la preside ha tolto a Serpeverde la sera del tuo rapimento, benché credo che la parte più difficile sarà dirlo a tuo fratello...”, chiacchera tranquillamente Blaise, consapevole del fatto che Draco è troppo occupato a menare Potter per sentire quello che lui ha appena detto.

“Cosa avete combinato per farvi togliere tutti quei punti? Non che la cosa mi dispiaccia, ovvio”.

“Sempre gentile, ma chérie. Io non c'entro niente, mi sono solo trovato in mezzo. La colpa è di Daphne e Theo”, scarica subito la responsabilità sui due compagni.

“E cosa avrebbero combinato per far perdere a Serpeverde centocinquanta punti in due?”, gli chiede, curiosa.

Blaise getta un'occhiata preoccupata ai due ragazzi, ma vedendoli ancora occupati, torna a chiacchierare con quella che avrebbe dovuto essere la sua fidanzata a tutti gli effetti già da una settimana: “Ecco, vedi... io ero preoccupato per te e volevo venire a cercarti..”

“Blaise! Come puoi anche solo aver pensato di abbandonare Hogwarts! Io... io... non me lo sarei mai perdonato se ti fosse successo qualcosa a causa mia...”. Il tono di voce, inizialmente tanto stridulo da aver quasi assordato il ragazzo, si è affievlito, diventando quasi dolce, materno.

Sfortunatamente, l'urlo della ragazza è stato sentito anche dall'altro Auror, il quale, vedendo i due ragazzi fare a botte alla babbana, decide di intervenire e dividerli...

“È quello che hanno cercato di dirmi anche Theo e Daphne. Theo, addirittura, mi ha impastoiato per impedirmi di andare a chiedere il permesso di lasciare la scuola alla McGranitt perché, vedi, io volevo fare le cose per bene”, ma vedendo il cipiglio assunto dalla ragazza, continua in fretta: “Purtroppo, Gaza è entrato nella nostra camerata proprio in quel momento e siccome c'era anche Daphne, ci ha condotto tutti e tre dalla preside, dove c'era mia madre, venuta a prendermi perché secondo lei la scuola non era più un luogo tanto sicuro, visto che a lanciarmi l'Imperio è stato un mio compagno di Casa. Comunque”, si affretta a terminare, visto che sono sopraggiunti anche Lucius e Narcissa, e Draco può captare ogni sua singola parola, “dal momento che nel dormitorio maschile, e nella camera che io divido con Theo, si trovava una ragazza, beh, è presto detto: cinquanta punti in meno a tutti e tre. E ora chi glielo dice a tuo fratello?” Esala, disperato.

“Hai diviso la quarantena con lui per due settimane, vuoi farmi credere che non hai avuto tempo?” Lo prende in giro Hermione. Serpeverde sotto di centocinquanta punti: fantastico! Soprattutto visto che Harry è tornato nella loro squadra di quidditch.

“Oh, di tempo ne ho avuto anche troppo. È l'occasione che è mancata. Avresti dovuto vederlo in quei giorni, Hermione: se io gli avessi detto questa cosa dei punti, mi avrebbe mangiato vivo!” Le confessa.

Hermione, per tutta risposta, scoppia a ridere.

“Oh, grazie, fa sempre tanto piacere notare quanto la propria futura moglie condivida la tragedia che ha colpito l'uomo”, ironizza; felice, in realtà, di averle strappato una risata di quelle vere, sincere.

“Beh, sai come si dice, no? Mors tua, vita me...” Si zittisce prima di finire la parola.

Se tu muori, io vivo.

È quello che sta succedendo a Ronald?

“Ehi, principessa”. Blaise si è accorto dell'improvviso cambio d'umore della ragazza e non è certo necessario essere geni per capirne il motivo.

“Scusami, Blaise. Tu sei sempre gentile con me, hai perfino rischiato di ammalarti gravemente pur di portarmi il prima possibile qui al San Mungo e io, invece, ti ripago in questo modo”, col sorriso mesto.

“Sei preoccupata per Weasley, vero? Tranquilla, è normale, non mi sono offeso. Se vuoi posso informarmi”. Blaise cerca di tranquillizzare Hermione. Non sa molto di come il rosso se la stia passando, ma sicuramente non bene, a giudicare dagli occhi rossi che aveva poco prima la signora Weasley.

“Io, lui e Harry siamo praticamente cresciuti insieme, per me loro due sono come i fratelli che non ho mai avuto, se escludi Draco, ma a quell'epoca io credevo di essere l'unica figlia dei Granger, e quando quella sera l'ho visto in quelle condizioni, io...”, si sente in dovere di rassicurare il ragazzo.

“Principessa, guardami e ascoltami bene: io non sono affatto geloso. So che per te Weasley piccolo ha significato molto in passato, come so che ora lo consideri solo un amico, nonostante il modo in cui ti ha trattata, ma è anche per questo che mi piaci: non porti mai rancore e sei sempre pronta a dare una seconda opportunità...”, ma la ragazza lo blocca: “Se stai cercando di placarmi per una tua eventuale futura cornificazione, sappi che non intendo dare una seconda opportunità ai tuoi gioielli di famiglia”, lo minaccia, con una luce birichina negli occhi.

“Ehi, guarda che io non sono Draco!” Finge di essersi offeso.

“Cosa c'entrerei io?” Il ragazzo in questione si avvicina al vetro della camera della sorella.

I due, per tutta risposta, scoppiano a ridere.

“Sono così divertente?” Bercia Draco.

“Dovresti vedere la tua faccia e poi tu c'entri sempre”, lo sfottono i due.

“Ah ah, davvero divertenti. E comunque la colpa è di Potter: è lui che ha cominciato”, si difende Draco.

Sentendosi chiamato in causa, Harry si avvicina anche lui al vetro.

Vedendolo col viso pieno di lividi, Hermione si preoccupa: “Harry, cosa... stai bene?”

“Com'è che quando hai visto me sei scoppiata a ridere e quando hai visto lui ti sei preoccupata?” Draco si impermalosisce del comportamento della sorella, la quale, come risposta, gli riserva uno sbuffo, per poi spostare la sua attenzione nuovamente su Harry, in attesa di una sua risposta.

“Certo, tranquilla, non sono mai stato meglio”, vedendo il viso del suo antagonista pieno di lividi e graffi.

“Smettila, Sfregiato, di guardarmi come se fossi un osso: non sono il tuo tipo”.

“Rassicurati, Furetto, il mio tipo ha i capelli rossi e due...”

“Harry! Stai parlando della mia migliore amica!” Lo riprende, urlando, Hermione.

“Sbagliato, sorellina: sta parlando della sua ragazza”. Adora vedere sua sorella imbarazzata quando si parla di certi argomenti e marciarci su.

“Draco Lucius Malfoy, da quando difendi Harry Potter?” Gli occhi di Hermione pericolosamente assottigliati.

Non le hanno ridato la bacchetta, vero? E in ogni caso, quel vetro è a prova di magia?

“Siamo tutti uomini”, si difende il biondo, per correggersi quando vede la sorella alzare un sopracciglio, “qui nel corridoio”.

“E con questo cosa vorresti dire? Che tra di voi parlate solo di quello?”

“Perché, voi ragazze quando siete da sole non parlate di quanto ce l'abbiamo lungo?”

“Io... io... insomma, si può sapere perché avete smesso di picchiarvi?” Lei ha sempre odiato quel tipo di discorsi. Non che con le amiche non facesse certe confidenze, ma ora si trova davanti a tre ragazzi: uno è suo fratello di sangue, scoperto tale dopo anni di dispetti, un altro è il suo fratello virtuale, mentre il terzo è il suo futuro marito!

“Se vuoi che continui a picchiare tuo fratello, ti accontento subito”, si offre Harry.

“A me sembrava che fossi io a picchiare te”, lo corregge, invece, Draco.

“Eccoli che ricominciano: Hermione comanda e noi maschietti ubbidiamo”, scherza Blaise.

“Blaise, tu non... vero?” Gli chiede, sottintendendo una minaccia.

“Io cosa, amore?” Troppo tardi si accorge di come l'ha chiamata.

“Io... tu... cosa...” Hermione è rimasta spiazzata.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Voglio sapere perché a proteggere mia figlia non c'è un Auror professionista, ma quel... quel Potter!”

Se con Caramel Lucius era tutto salamelecchi, con Kingsley gli riesce difficile non prenderlo di petto. Sa perfettamente che la sua posizione è alquanto delicata, ma è quell'uomo che gli tira fuori il peggio di sé.

“Buongiorno anche a te Lucius. Lady Malfoy”. Si rivolge a Narcissa con un elegante baciamano.

“Buongiorno Ministro”, lo saluta lei, educatamente, “Io e mio marito siamo preoccupati per Hermione. Cerchi di capirci: a scuola è stata rapita proprio sotto gli occhi di Potter”. Come al solito, tocca a lei mettere le pezze al comportamento del marito.

“Vi capisco perfettamente, ma, vedete, di Lestrange non c'è l'ombra in tutto il Regno Unito e il Capo Auror ha pensato che, semmai avesse intenzione di fare ancora una visitina a vostra figlia, se davanti alla porta della sua stanza ci fosse un Auror con decenni di addestramento alle spalle, potrebbe desistere, invece, vedendo solo un cadetto, potrebbe cadere nella trappola. Non dimenticate che è affiancato da Simpson, un veterano. Inoltre, abbiamo infiltrato altri Auror tra il personale di servizio. Come vedete, Hermione è ben protetta”.

“Cosa significa che non trovate Rodolphus? Vi vantate a destra e a manca di avere sconfitto il Signore Oscuro, e poi non sapete superare le barriere dei castelli?” Si inalbera Lucius.

“Le barriere di tutte le proprietà di Lestrange e Black – non solo dei castelli di Rodolphus – sono state abbattute senza difficoltà e le residenze perquisite e rivoltate come calzini. Tuttavia, di lui e del fantomatico quadro non sono state trovate le più piccole impronte. Abbiamo ragione di credere che oltre a Pucey avesse un altro complice. Purtroppo, non abbiamo ancora scoperto di chi si tratta. E se te lo stessi chiedendo, sì, anche le proprietà di Pucey e di sua moglie sono state perquisite da cima a fondo, ma nulla”.

“E cosa state aspettando a scoprire l'identità del terzo mago? Che vi mandi l'invito per un the?”, ironizza Malfoy senior.

“Trovo la tua ironia del tutto fuori luogo, Lucius, oltre che offensiva della professionalità dei miei Auror”, sbotta Shaklebolt.

“Il Mondo magico ha notato la professionalità dei tuoi Auror. Mia figlia ha rischiato di morire e ancora non è fuori pericolo, grazie alla professionalità dei tuoi Auror”, si indigna Lucius.

Come dargli torto? È da giugno che quel pazzo uccide inisturbato e loro sono solo riusciti a mettere le mani su un suo complice, che non sa molto, tra l'altro. Durante l'interrogatorio, Pucey padre ha detto loro ciò che già sapevano e neanche col veritaserum e la Legilimanzia sono riusciti a carpire informazioni importanti. Solo un nome, evidentemente fittizio.



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N.d.A.: Come sempre, un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro. Ringrazio, inoltre, tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite/preferite/ricordate e che lasciano un segno del loro passaggio, ma anche chi legge in silenzio.
Per chi è interessato, ricordo la mia pagina Fb: https://www.facebook.com/TheMiraesDream​ 
Vi ricordo che la prossima pubblicazione avverrà tra circa una settimana e mezzo, mentre sabato o domenica sarà la volta de "La vita nova". A questo proposito, mi scuso ancora per il ritardo nella sua pubblicazione.
Vi aspetto numerosi.
A presto.

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Capitolo 25
*** Capitolo 22 ***





Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla. 

 

Capitolo 22

 
 

Lucius, amico mio”. Lord Annwyn non ha perso tempo: appena saputo che i Malfoy sono stati dimessi, ha chiesto un incontro col capofamiglia.

“Aonas, che piacere rivederti”. Lucius è rimasto sorpreso quando ha letto la missiva dell'amico, ma non ha certo potuto rifiutargli quell'incontro, anche se in cuor suo teme abbia a che fare col fidanzamento dei ragazzi.
“Sono felice di sapere che tu e tua moglie state bene, e che anche Draco non sia ammalato”, continua con i convenevoli.
“Già, i Medimaghi ne sono rimasti piuttosto meravigliati, ma proprio per questo particolare, gli Auror pensano che uno dei complici di Lestrange sia un Guaritore, probabilmente caduto in disgrazia”, gli rivela, come se il suo amico, consigliere anziano del Wizengamot, non ne fosse già a conoscenza.

“Già, purtroppo, però, non sono ancora riusciti a trovarlo: pare che il nome con cui lo conosceva Alfred Pucey fosse fittizio. A proposito, Blaise mi ha detto che Hermione sta rispondendo bene alle cure e che presto verrà dimessa”, lancia il sasso: in fondo è per questo che si trova a Malfoy Manor.
“Sì, non per niente mia figlia è la strega più intelligente della sua generazione: appena ha capito che non aveva scampo, ha provato a chiamare la sua elfa e questa l'ha prontamente portata in salvo, qui da noi. Peccato, che con lei ci fosse anche quel Weasley...”
“Lucius, attento: con me non hai problemi, ma se ti sentisse qualcun altro del Ministero, potresti venire equivocato”, lo avverte. “Comunque, sono venuto qui per parlarti dei nostri ragazzi, Hermione e Blaise. Purtroppo, a causa del rapimento, il fidanzamento non ha avuto luogo alla data stabilita. Tuttavia, sia io che mia sorella auspichiamo che il matrimonio avverrà alla data prevista, quindi...”. Lui è un membro del Wizengamot e non può certo dire apertamente ciò che prima ha detto Lucius, ma è innegabile che la fuga della Malfoy assieme a Weasley l'ha preoccupato: il matrimonio di suo nipote con l'eroina del Mondo Magico porterebbe nuovo lustro alla loro famiglia e per lui è quanto di più importante ci sia.
La sua frase, però, viene interrotta da Narcissa: “Scusami Aonas, ma non pensi che sia controproducente?” Appena ritrovata sua figlia, suo marito le sbatte davanti un matrimonio combinato, poi viene rapita e rischia addirittura di morire, e ora che finalmente è salva, vogliono di nuovo allontanarla da lei?
“Controproducente in che senso, Narcissa? Questo matrimonio unirà due famiglie tra le più importanti” No, non può permettersi di perdere altro tempo, col rischio di un colpo di testa della ragazza.
“Sai perfettamente com'è il nostro Mondo: cosa pensi diranno di un matrimonio celebrato in fretta e furia?” Narcissa continua a perorare la sua causa, trincerandosi dietro le chiacchiere da salotto.
“Aonas ha ragione, Narcissa. Sabato 28 celebreremo il fidanzamento e il 20 dicembre ci sarà il matrimonio”, interviene duramente Lucius.
“Ma tre settimane... cosa dirà la gente?” Narcissa non ne vuole sapere di affrettare le cose.
“Di questo non dovete preoccuparvi: Blaise ha ricevuto una perfetta educazione purosangue, sa perfettamente come fare per non mettere incinta una donna, per lo meno non subito”, cerca di tranquillizzarla Lord Annwyn.
“Non lo mettiamo in dubbio Aonas, anche se non vedo che male ci sarebbe se Hermione avesse subito dei figli”, conviene, invece, Lucius.
“C'è solo un piccolo problema, di cui nessuno di voi due ha tenuto conto: non è detto che i Medimaghi del San Mungo dimettano in tempo Hermione per la festa di fidanzamento. Non si potrebbe quindi festeggiare il fidanzamento il 20 dicembre e il matrimonio dopo i MAGO?” È ancora troppo presto, ma sa che di più non può ottenere.
“Non dovete temere neanche per questo: penserò io a parlare coi Medimaghi”, li rincuora Aonas.
“Bene, allora siamo d'accordo” e Lucius stringe la mano al suo vecchio amico.
 

§ § § § § § § § § §

 
È il 25 novembre quando Hermione può finalmente lasciare il San Mungo, mentre la degenza per Ron si prevede ancora lunga. La dialisi ha sortito il suo effetto, tuttavia, è stato trasferito al reparto Virus, a causa della comparsa del Vaiolo di Drago, malattia che, a quanto pare, non ha infettato Hermione.
Tecnicamente, potrebbe rientrare immediatamente a Hogwarts, visto il nullaosta dei Medimaghi, ma una volta tornata a casa, suo padre la mette di fronte a un bivio: o accetta di fidanzarsi ufficialmente quello stesso sabato oppure verrà ritirata da scuola, visto che per lei non è più un posto sicuro.
“Oh, ma certo. Hogwarts non è sicuro, mentre il Manor, sì, vero? Come quando Bellatrix si è divertita a marchiarmi!” Urla.
“Non ti permetto, signorina, di usare quel tono con me. Sono tuo padre ed esigo rispetto. Inoltre, il patto che ho siglato con Lord Annwyn è vincolato con la magia. E tu sai cosa significa, vero? La riprende Lucius, usando dapprima un tono inflessibile, per terminare la frase mellifluamente. “E comunque”, prosegue, “quella volta non potevamo proteggerti. Non Narcissa e Draco, che non sapevano chi tu fossi in realtà; non io di certo, se non volevo vederti morire sotto i nostri occhi”, prova a convincerla.
“Tesoro, ascolta...” Anche per Narcissa quel dialogo ha dell'assurdo, ma come può una donna del suo rango, educata secondo certi crismi, andare contro il proprio marito? Tenta quindi di far ragionare la figlia, ma quest'ultima la interrompe, ignorandola e rivolgendosi al padre: “Avrei una domanda: perché hai permesso a mia zia di rapirmi?”
Lucius sospira stancamente. Avrebbe dovuto aspettarsi che sua figlia, la strega  più intelligente della sua generazione, prima o poi avrebbe sollevato quella questione, tuttavia, sperava che si facesse bastare la spiegazione data a suo tempo al Wizengamot. Sbagliava.
“Nessuno di noi sapeva che eri viva: tutti noi credevamo che Narcissa aveva partorito un neonato morto”, cerca di convincerla, augurandosi di venire creduto.
“Al Wizengamot hai raccontato un'altra storiella. Dimmi: a quale delle due versioni dovrei credere?”
“Lucius... dimmi che ho capito male”. Narcissa non riesce a credere a quello che le è parso di leggere fra le righe: suo marito era d'accordo col rapimento.
“Ora basta! Non intendo tollerare altro! Il fidanzamento verrà celebrato sabato, e prima di Natale, tu sarai la giovane Lady Zabini, chiaro?” Col tono di chi non accetta ulteriori repliche.
“Perfetto. Almeno non sarò più obbligata a respirare la vostra stessa aria!” Esala, uscendo dallo studio del padre.
 

§ § § § § § § § § §

 

Cara Ginny,
finalmente i Medimaghi mi hanno dimesso dal San Mungo e si sono espressi favorevolmente riguardo il mio ritorno a Hogwarts.
Purtroppo, però, mio padre ha deciso che questo sabato

 
Un leggero bussare precede l'entrata in camera di Narcissa: “Tesoro, posso?”
“Sei già entrata, se è per questo”, con tono mesto, senza alzare gli occhi dalla pergamena.
“Hermione! Ti pare il modo di rivolgerti a tua madre?! È questa l'educazione che hai ricevuto tra i Babbani?” Si indigna Narcissa. Ha raggiunto la figlia con l'intenzione di dimostrarle tutto il suo affetto, ma, per Salazar!, quella ragazza a volte è davvero indisponente.
Hermione si gira lentamente verso la madre: “Quello che i Babbani, come li chiami tu, mi hanno insegnato è che il rispetto va guadagnato, così come l'affetto. E ora, se vuoi scusarmi, sono occupata”.
“Tesoro...” Narcissa riprova a ristabilire un dialogo con quella figlia che non ha mai potuto abbracciare e che ora gliela portano nuovamente via.
“Dimmi, mamma”, calcando in modo sarcastico l'ultima parola, “che cos'è per te un tesoro?” Sa di ferirla, come sa che quella donna è capace di grandi gesti per amore dei figli, ma adesso è lei quella ferita.
Narcissa apre la bocca, per richiuderla senza riuscire a proferire parola.
“Già”, è l'amara constatazione della ragazza, la quale ritorna a volgere la propria attenzione alla lettera che stava scrivendo all'amica.
 

si celebrerà il mio fidanzamento con Blaise.
So che tu avresti preferito vedermi sposata con tuo fratello, ma come ben sai, è stato lui a lasciarmi, nel peg

 
Un singhiozzo e poi la porta che si chiude la bloccano, mentre una lacrima scende dai suoi occhi. Sa di essere stata forse troppo dura con sua madre. L'unica persona, assieme a Draco, che ha cercato di dimostrarle un po' d'affetto.
Altre lacrime seguono la prima, mentre in un impeto di disperazione, con un gesto del braccio getta a terra tutto ciò che si trova sulla scrivania: “AHHH!”
 

§ § § § § § § § § §

 
“Dimmi, mamma, che cos'è per te un tesoro?”
Questa domanda le è arrivata dritta al cuore, ma, anziché rispondere ha preferito fuggire. Del resto lei non è una Grifondoro, ma una Serpeverde, e come una serpe lei agisce, o meglio, scappa.
Perché non ha risposto? Bastava che dicesse: “Un tesoro è quanto di più importante una persona abbia. Io sono fortunata perché ne ho ben due: te e Draco”.
Perché non glielo ha detto?
Perché è fuggita?
Oh, a questa domanda sa rispondere più che bene: si è sentita ferita dalla freddezza di sua figlia. Cosa si aspettava del resto? Che corresse ad abbracciarla solo perché l’aveva scoperta sua vera madre?
Oh, sì che l’aveva sperato.
Aveva veramente sperato che alla rivelazione di Lucius davanti al Wizengamot li accogliesse come un figlio accoglie i propri genitori dopo anni di separazione forzata.
Aveva veramente sperato che fosse bastato il suo gesto davanti al Signore Oscuro quando gli aveva mentito salvando così Potter, affinché provasse per lei lo stesso affetto che provava Draco.
Ma Hermione non è Draco.
È tentata di scrivere ad Avalon Zabini per posticipare un’ennesima volta il fidanzamento, e già che c’è scriverà anche a Minerva McGranitt di poter dare un permesso speciale a Draco, in modo che li raggiunga quella sera stessa. Sembra strano. Fino a pochi mesi prima si odiavano, eppure,una volta scoperta la verità quei due avevano legato veramente.
Narcissa non sa spiegarsi questa contradditorietà in Hermione, ma, soprattutto, non riesce ad accettarla. Tuttavia, decide di soprassedere e di volgerla a suo favore: visto che con Draco ha instaurato un ottimo rapporto, farà sì che lui diventerà la sua spia.
Spia. Che brutta parola, eppure, a mali estremi, estremi rimedi.
Chiederà anche un permesso speciale per Blaise Zabini. Non sa se è in suo potere rivendicare questo diritto, nondimeno, decide di provare: magari lui riuscirà a convincerla.
Questo, naturalmente, non significa che intende perdonare Lucius per il suo comportamento. Non c’era alcuna fretta di velocizzare in questo modo le cose. Ma no, lui deve dimostrare che un Malfoy è sempre di parola!
Maledetto Aonas Annwyn. Gli è grata, vero, per aver loro permesso di riabbracciare quella figlia che LEI credeva persa per sempre, ma a volte si lascia sopraffare dal pensiero che forse sarebbe stato meglio non imporle quella ridicola sentenza obbligandola a vivere con loro al Manor: sono delle Serpi, sarebbero stati certamente in grado di farsi largo nel cuore della ragazza a poco a poco, come è riuscito a fare Draco.
Lui non si è imposto e lei gli ha aperto il suo cuore. Loro, invece, hanno subito preteso, ricevendo, in cambio, porte sbattute in faccia.
Entra nella camera da letto padronale, un tripudio di verde e nero, i colori dei Malfoy, ma, anziché avvicinarsi all’elegante scrittoio in radica di noce dalle gambe magistralmente scolpite con la magia raffiguranti otto serpi (due per gamba) che si attorcigliano tra loro in un movimento perpetuo, si avvicina alla piccola miniatura raffigurante sua madre Druella: “Bambina, è da tanto che non ti avvicini a me”.
“Madre, come state?” Chiede.
“Come una persona che ora non è altro che tela e colori. Tu, piuttosto, ti vedo triste”, la scruta con i suoi occhi castani.
“Ho solo avuto uno scontro con Lucius, come ne avevate voi con Cygnus”, le mente, anche se si tratta di una mezza bugia: lo scontro non è ancora avvenuto, ma accadrà presto. C’è una questione in sospeso tra loro e lei è tutta intenzionata a risolverla, ma prima… prima deve mostrare il suo ‘tesoro’ a Hermione.
“Sarai anche una Serpe, ma sei sempre stata una pessima bugiarda”, la scopre sua madre.
“E chi l’ha detto che le Serpi sono bugiarde?”
“Hai ragione, bambina mia, le Serpi sono ammaliatrici, mai bugiarde. Di cosa hai bisogno?”
“Del mio tesoro”, rivela la parola d’ordine affinché il ritratto di sua madre le consenta l’accesso alla piccola cassaforte.
Prende un piccolo astuccio in legno di mogano, finemente intarsiato con l’emblema dei Black unito a quello dei Malfoy e con questo torna nella camera di sua figlia...
 

§ § § § § § § § § §

 
“Hermione! Cosa…?”
Narcissa non si è lasciata intimidire dalla piega che aveva preso il discorso con la figlia e risoluta rientra in quella stanza, ma non è preparata allo spettacolo che si trova davanti: i libri, i suoi adorati libri, buttati per terra, a fare compagnia alle pergamene e alle boccette d’inchiostro, rovesciate sul pregiato marmo, gli specchi tutti rotti, la ragazza rannicchiata in un angolo, la testa nascosta fra le ginocchia, circondate dalle braccia.
“Vattene”, singhiozza Hermione.
“Prima voglio mostrarti il mio tesoro. Ricordi? Mi hai chiesto tu, poco, fa, che cos’è per me un tesoro. Bene, eccoli qui: sono due, vedi?” Narcissa non demorde. Ha tenuto testa all’Oscuro, non sarà certo una ragazzina di diciannove anni a vincerla.
Hermione non vuole assolutamente alzare la testa, ma la curiosità è più grande: vede sua madre, l’algida e sempre impeccabile Narcissa Black in Malfoy, seduta per terra accanto a lei. Tra le mani un cofanetto in legno di mogano, rettangolare.
“Qui dentro ci sono due bacchette. Sono due bacchette speciali che vengono donate a una donna in una particolare occasione”, comincia a spiegare.
“Non è possibile regalare una bacchetta: è la bacchetta a scegliere il mago, non viceversa”, tira su col naso, passandosi la manica del maglioncino sugli occhi ancora umidi, irritandoli un po’. Non le importa cosa pensano i suoi genitori biologici di quell’abbigliamento – babbano – ma lei lo trova comodo e continuerà sempre a vestirsi in quel modo.
“Sì, normalmente è così, ma, vedi, queste sono speciali. Ne avrai una anche tu, un giorno. Ma non è di questo che voglio parlarti: ora voglio mostrartele”. Apre quasi con religioso timore quel cofanetto, custodito gelosamente per tanti anni, anche se all’inizio era tentata di usare il suo contenuto.
“Sono identiche”, esala Hermione, una volta che Narcissa gliele mostra.
“Sì, sono identiche, ma questa è la tua”. Narcissa prende in mano una bacchetta e l’agita davanti a un’attonita Hermione: davanti alle due si staglia l’immagine tridimensionale di un feto: “Questa eri tu a otto settimane… e questa”, agita nuovamente il legno, “è stata l’ultima visita che ho fatto prima del parto”.
Il feto di poche settimane viene sostituito da un bambino – una femmina – che si sta succhiando il pollice.
Stranamente, quando viveva con i Granger e li credeva ancora i suoi veri genitori, non aveva mai avuto la curiosità di cercare le ecografie, ma ora… quello davanti a lei è un bambino vero, vivo, è, o meglio: era, lei.
“Io…” Non sa cosa dire, se non un semplice: “Scusa per prima”.
“Scuse accettate… per questa volta, ma che non si ripeta mai più. E adesso che cosa ne dici di rimettere a posto questo disordine? Sono sicura che non vorrai sfruttare Petra”, la riprende sua madre, “Intanto io vado a scrivere ad Avalon di posticipare il fidanzamento”. Si alza, con un’eleganza che Hermione le invidia: se ci avesse provato lei con un vestito di quella fattura, sicuramente l’avrebbe pestato chissà quante volte.
“No”, soffia la ragazza, rialzandosi a sua volta e fronteggiando la madre.
“Come?” Narcissa è interddetta: era sicura che sua figlia stesse male per via del fidanzamento forzato, ma evidentemente è per qualcosa di più profondo, qualcosa che fa stare male anche lei.
“No… non è necessario. Io… non ho nulla contro la festa, sabato, anzi, sono contenta di potermi fidanzare con Blaise. Lui è sempre stato gentile con me, anche quando mi credeva una semplice Natababbana”, sceglie con cura l’ultima parola, “Oddio, non lo amo e lo considero semplicemente un amico, e forse lui meriterebbe una donna che lo ami sinceramente, ma ecco…”, si morde il labbro inferiore: non sa come affrontare quell’argomento. La donna davanti a lei sarà anche sua madre, ma per lei è ancora una completa sconosciuta.
Si vergogna quasi subito di quel pensiero, anche se è la verità: Narcissa le ha appena aperto uno spiraglio del suo cuore, ora tocca a lei fare il prossimo passo.
Con un sospiro, riprende a parlare: “Sì, ecco… insomma, hai capito, no?”
“No, tesoro, se non componi una frase di senso compiuto non posso capirti”.
Si siede sul bordo del letto, facendo cenno alla figlia di imitarla. In realtà, ha capito perfettamente dove vuole andare a parare, ma vuole che sia lei ad affrontare il discorso. In fondo è una Grifondoro, e i Grifoni i problemi li attaccano di petto, non li aggirano come le Serpi.
“Ecco… lui mi ha fatto capire che io gli piaccio, anche se non me lo ha detto apertamente, e io, beh, io gli ho detto che per ora non posso promettergli quel tipo di amore. Ma non perché mi senta ancora legata a Ron, sia chiaro”, si affretta ad aggiungere, per paura di essere fraintesa, “cioè, lo considero ancora un mio amico, ma come potrei essere ancora innamorata di lui? Lui mi ha lasciato proprio quando io avevo più bisogno di lui, e nel peggiore dei modi, tra l’altro, ma voglio lo stesso provare a dargli una seconda opportunità, sempre che non si vergogni a essere amico di una Malfoy”. Ha parlato tutto d’un fiato, dubbiosa che sua madre sia riuscita a seguire il filo dei suoi pensieri.
“Che cosa ha risposto Blaise?” Le domanda, invece, sua madre.
“Lui ha detto che è disposto ad aspettarmi, anche se il matrimonio di Casata prevede la consumazione la prima notte delle nozze, e che io gli piaccio anche perché non sono vendicativa e sono disposta a dare sempre una seconda opportunità”, le confida.
“E allora, qual è il problema?” Si informa, col tono più dolce del suo repertorio.
L’unica risposta che riceve sono gli occhi bassi di Hermione e le sue guance imporporate.
“Oh!” Esclama.
“No… sì… cioè, sì, ma non solo”.
“Andiamo con ordine: qual è la prima cosa che ti turba?” Anche se ha già un’idea in proposito, o meglio, come madre è quello che spera.
“Io sono stata solo con due ragazzi, ma lui a Hogwarts è conosciuto come il signore da una botta e via, secondo solo a Draco”
“Draco… No, non sono sicura di voler conoscere questa parte del discorso”, interviene Narcissa. “Vediamo se ho capito il tuo problema: hai paura che lui possa deriderti per la tua scarsa esperienza in merito? Tesoro, per gli uomini della nostra società è un pregio che la donna abbia scarsa o addirittura nessuna esperienza a riguardo. E poi, se ho capito bene quanto hai detto tu prima, a Blaise piaci così come sei. Non preocuparti. Aprigli il tuo cuore, permettigli di entrarci, poco alla volta, e vederai che ti sorprend - Non è questo l’unico problema, vero?” Chiede tutto d’un tratto.
Hermione scuote timorosa la testa.
“Hai paura che possa stancarsi di te e rivolgere le sue attenzioni a una donna più esperta e disinibita?” Domanda.
“Sì… Draco ha detto che è prassi per i Purosangue tradire allegramente le proprie mogli… Non che non succeda tra i Babbani, sia chiaro, ma è così… così degradante… Ho già avvertito Blaise al riguardo, però: anche se sono una Malfoy, sono comunque cresciuta secondo altri valori e non intendo tollerare un possibile tradimento”.
Mentre Hermione si è lanciata nel tema ‘cornificazione’, Narcissa ha assottigliato pericolosamente gli occhi: appena ne avrà l’occasione, dovrà fare un discorsetto anche con Draco, ma ora la priorità è Hermione.
“Tesoro, nessuno ti chiede di essere clemente in caso di tradimento”, la rassicura la madre.
“Ma Draco…”, si intestardisce lei, senza rendersi conto di aver appena messo nei guai suo fratello.
“A Draco ci penso io, non preoccuparti. Adesso stavamo parlando di te”.
“Beh, io non ho più nulla da dire”, si schernisce la ragazza.
“Sicura?” Lo sguardo penetrante di Narcissa sembra scrutarle l’anima.
Hermione annuisce semplicemente con la testa.
“D’accordo, allora. Se vuoi parlarne ancora, o hai bisogno di altri chiarimenti sai dove trovarmi. Adesso devo andare a parlare con tuo padre, intanto tu rimetti a posto tutta questa confusione. Tra poco si cena”, l’averte un’ultima volta sua madre. Il messaggio è chiaro: la sua assenza al desco non sarà tollerata.
Sbuffando, con un Reparo rimette in ordine la stanza, mentre con un Gratta e Netta toglie le macchie d’inchiostro dal pavimento.
Si accinge, quindi a riprendere la pergamena.
 

giore dei modi.
Nonostante questo, la nostra amicizia è rimasta salda. Mi piacerebbe, quindi, che tu fossi presente, assieme a Harry, naturalmente.
Credi che la McGranitt ti potrebbe dare un permesso speciale per questo sabato?
Sarei veramente la persona più felice del nostro mondo se almeno voi due foste presenti.
P.s.: potresti chiedere anche a Neville e Luna se se la sentono di chiedere lo stesso permesso per partecipare anche loro?
Tua Hermione.

 
Avvolge la pergamena attorno alla zampa del suo Puzzle e gli indica a chi consegnarla.
Guarda l’ora: il suo Swatch è un altro oggetto che Lucius avrebbe bruciato volentieri, ma a cui lei è legata. È ancora presto per scendere, quindi decide di studiare ancora un po’ Trasfigurazione. È incredibile quante lezioni ha perso dall’inizio dell’anno. Deve assolutamente rimediare e rimettersi in pari col programma: quell’anno, poi, ci sono anche i MAGO!




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N.d.A.: Come sempre, ringrazio Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro. Ringrazio, inoltre, tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite/preferite/ricordate e che lasciano un segno del loro passaggio, ma anche chi legge in silenzio.
Ricordo che il prossimo aggiornamento avverrà tra circa una settimana, una settimana e mezzo.
Per chi è interessato, questa è la mia pagina Fb: https://www.facebook.com/TheMiraesDream?ref=hl

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Capitolo 26
*** Capitolo 23 ***




Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.





 

CAPITOLO 23



 
 
È davanti allo specchio: indossa un abito lungo di seta rossa, con una sola spallina, la quale scende a formare un drappeggio sul seno sinistro, con ricami floreali in filo dorato sul corpetto, che scende diagonalmente verso la gonna morbida e a pannelli, da cui, dietro, proprio sotto i gancetti, si allunga in un piccolo strascico.
I capelli, come già al suo compleanno, sono stati raccolti come quelli dei ritratti nei cammei, trattenuti da una miriade di forcine.
Ai piedi indossa dei sandali dorati, come la stola d’impalbabile organza e la pochette rigida.
“Sei stupenda. Quel vestito ti sta d’incanto, per quanto io continui a preferire il verde”, esordisce Draco, entrato nella sua stanza, con in mano un cofanetto di legno, del tutto simile a quello che stringeva tra le mani suo padre al suo debutto. Le paiono passati secoli da allora, non tre mesi.
“Grazie”, gli risponde con la voce tremante.
“Senti… sei sicura di quello che stai facendo? Nostro padre-”, ricomincia Draco. Non riesce a capire perché sua sorella si intestardisce a non voler essere accompagnata da Lucius, anzi, a essere sinceri non lo vuole proprio vedere a quella festa.
“Se anche tu ti vergogni di me, non ha che da dirlo. Sono grande abbastanza per arrivare da sola al Salone delle Feste, non ti preoccupare”, gli impedisce di finire la frase.
“Hermione, io non mi vergogno affatto di averti come sorella, all’opposto, dovresti essere tu a vergognarti di avermi come fratello, visto che io ho il Marchio Nero e tu sei un’eroina, ma nostro padre sta soffrendo per questa tua scelta. Hai dato a tutti una seconda possibilità. Perfino a me che ti ho sempre disprezzato fin da quando ti ho visto la prima volta sull’Hogwarts Express, perfino Weasley l’hai perdonato, nonostante ti abbia trattato peggio di una pantafola da buttare: perché non riesci a perdonare nostro padre?” Cerca ancora di farla tornare sui suoi passi.
Quando poco prima Lucius l’aveva fatto chiamare per porgergli quell’astuccio, l’aveva visto sofferente, come non gli era mai capitato di vederlo.
Sconfitto. Ecco cosa gli aveva letto nello sguardo. Nemmeno quando erano  tenuti prigionieri a casa loro dal Signore Oscuro l’aveva visto così abbattuto. E tutto per colpa di quella testona di sua sorella.
“Mi aiuti ad allacciare questa collana, per favore?” Hermione ignora volutamente il discorso di Draco.
Sbuffando, il ragazzo le si avvicina e le chiude la plendida catenina con un pendente in rubino e diamante, accompagnata da un paio di orecchini anch’essi in oro giallo con rubini e diamanti.
“Sei la sua unica figlia femmina, non credi sia suo diritto accomparti dal tuo fidanzato?” Continua imperterrito. Conosce bene Hermione: sa che, nonostante finga di non ascoltarlo, le sue parole penetrano nel bel cervellino della ragazza. Spera solo che quando lei rivedrà le proprie posizioni, non sia troppo tardi.
“Una figlia femmina che lui non desiderava. Merlino, Draco, lui era d’accordo con Bellatrix riguardo il mio rapimento!” Sbotta lei, infine.
Per Draco è già una piccola vittoria averle fatto scoprire il fianco.
“Te l’ha forse detto lui?”, tenta ancora una volta di farla riflettere.
“Oh, avanti Draco, a volte mi sembri veramente ingenuo: credi sul serio che nostro padre ammetterebbe la sua complicità nel rapimento della propria figlia? L’ho capito perché si è contraddetto troppe volte, e anche nostra madre lo crede”, si affretta ad aggiungere.
“A proposito di nostra madre… sai per caso chi è stato a spifferarle quella cosa sulla cornificazione?” Le soffia troppo vicino.
Ahia, guai in vista.
Hermione si morde il labbro inferiore.
“E smettila di morderti le labbra, o finirai per mangiarti il rossetto!” La  riprende.
“Stavamo parlando di rapporti tra marito e moglie e forse mi è sfuggito qualcosa al riguardo, ma non ho usato quella parola”, si preoccupa di specificare.
“E va bene. Dai, andiamo, gli ospiti sono già tutti arrivati. Manchiamo solo noi”, sospira. Deve ricordarsi, la prossima volta, di non confidarsi con lei. Per Salazar, più che una Grifona, le pare un pappagallo!
“Draco…?” Si ferma appena prima che suo fratello apra la porta della sua camera.
“Sì?” Terrore. È quello che le legge negli occhi. Terrore allo stato puro. “Andrà tutto bene, tranquilla. Hai già affrontato tutta quella gente una volta, e non è successo niente. Poi, questa volta, ci sarà Blaise al tuo fianco”, si sente in dovere di rassicurarla.
“E se… se ci fosse anche lui?” Chiede ancora, tremando.
Non è affatto necessario essere geni per capire a chi si sta riferendo. La prigionia è durata solo poche ore, ma la malattia, anche se esternamente pare debellata, le ha lasciato strascichi indelebili dentro.
“Ci sono gli Auror. E le protezioni del Manor. Non ti accadrà nulla”.
 
§ § § § § § § § § §
 
“Draco, cosa…?” In fondo al lungo corridoio, poco prima del grande scalone in pietra, Lucius sta attendo, perfetto nel suo smoking nero, con i lunghi capelli biondi legati dietro la nuca con un nastro di seta, nero anch’esso.
“È suo il diritto di condurti da Blaise, Hermione. Dagli questa possibilità: non devi rivolgergli la parola, se non te la senti, solo porgergli il braccio. Non devi farlo per nessuno, solo per te stessa”, le sussurra all’orecchio il fratello.
L’idea è stata di Narcissa. Non è convinta delle spiegazioni ricevute dal marito, ma non tollera che le tradizioni non vengano rispettate.
“Dovrò anche ballarci assieme, allora?” L’ha proferita come una domanda, ma non si attende una risposta: sa perfettamente cosa le impone il galateo.
“Solo un valzer”, la rassicura Draco.
“Di chi è stata l’idea?” Si informa ancora.
“È importante?”
“Non voglio entrare nella camera sbagliata e commettere un omicidio inutile”, minaccia lei.
“Ecco, allora preferirei non risponderti”, sogghigna lui.
Intanto, sono arrivati davanti all’uomo che porge silenzioso il braccio alla ragazza.
Questa, sospira chiudendo gli occhi e, silenziosa anch’essa (ma stringendo così forte i denti che quasi scricchiolano), vi appoggia la sua mano.
Insieme, scendono lo scalone, seguiti da Draco e Narcissa.
In fondo, ad attenderla con un piede sull’ultimo gradino c’è Blaise, fasciato in uno smoking bianco.
“È il mio giglio. Te l’affido affinché tu ne abbia cura come ne ho avuto fin’ora io”. Lucius porge il braccio di Hermione a Blaise.
Hermione deve fare appello a tutto il suo autocontrollo per non mostrare a tutte quelle Serpi una palese smorfia di disgusto alle parole pronunciate da suo padre.
Blaise si esibisce in un elegante baciamano prima di sfilare dalla tasca una scatolina in velluto azzurro con lo stemma degli Zabini.
Aprendola, recita alcuni versi di Pablo Neruda, un poeta babbano. Sa che Hermione apprezzerà questa sua scelta:
 
 
Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
 
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.
 
Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.
 
Amor mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.
 
Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.
 
Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.
[1]
 
 
Hermione resta senza parole, più per la dichiarazione che per l’anello, una rosa in opale rosa sormontata da una rosa più piccola in diamanti e zaffiri rosa e blu.
Anche gli astanti sono rimasti muti a quelle parole, sicuramente una dichiarazione inusuale e una delle più lunghe che abbiano mai sentito, ma toccante.
Appena Blaise infila l’anello all’anulare destro di Hermione, com’è in uso nel Mondo Magico, l’orchestra attacca le prime note del Valzer. Tocca ai due fidanzati aprire le danze, cui seguono, dopo i primi tre giri di rappresentanza, Lucius e Narcissa, in qualità di padroni di casa, Avalon con suo fratello Aonas, in quanto parenti più stretti di Blaise, e Draco con Astoria.
Infine, è la volta di tutti gli altri.
 
§ § § § § § § § § §
 
“Adoro Pablo Neruda”, gli sussurra, mentre stanno ancora ballando.
“Ero sicuro che avresti apprezzato la mia scelta”, le confida Blaise, “Sai, la mia famiglia è sempre stata definita stravagante dall’élite dei Purosangue, per via delle affinità che abbiamo avuto in passato – e che continuiamo ad avere – con i Babbani. Neruda, Tagore, Gibran, ma anche Dickinson, Wilde, Shakespeare, sono tra i miei autori babbani preferiti”.
“Non lo sapevo”, gli confessa Hermione.
E come avrebbe potuto, dopotutto? Vero che la famiglia di suo padre sono secoli che intrattiene rapporti commerciali con i Babbani, ma quella sua passione per l’arte babbana gli è nata solo dopo aver conosciuto una certa Hermione Granger, che a quell’epoca tutti credevano una semplice Natababbana.
“La Distanza - non è il Reame della Volpe Né da Staffetta di Uccelli Annullata”, comincia a decantare in versi, fermato dalla fidanzata: “La Distanza è
Fino a te, Amore mio”.[2]
“Mi hai chiamato amore mio”, la prende in giro lui.
“Cretino…”
“Donna crudele”, con fare melodrammatico, “così tu m’uccidi: ma puoi sempre riportarmi in vita”, le suggerisce, pieno di speranza.
“Alzati e cammina, Lazzaro”, lo irride lei.
“Come, scusa?” Chi è Lazzaro? E lui è già in piedi, e poi stanno ballando… “Chi è questo Lazzaro? Devo essere geloso?” Le domanda, tra lo scherzso e l’offeso.
Hermione è tentata di ridergli in faccia, ma riesce a trattenersi: “E meno male che la tua famiglia dovrebbe essere Filobabbana: si tratta di una leggenda babbana, appunto”[3], gli spiega.
“Ehm… capisco, ma io mi riferivo a qualcosa di più romantico”, in tono un po’ risentito.
“Per esempio?” Decide di stare al suo gioco, dopotutto sapeva che sarebbe successo; d’altronde ha già baciato altri ragazzi, e allora perché si sente così in imbarazzo?
Blaise non riesce a credere alle proprie orecchie: gli ha appena dato il permesso di baciarla?
Le accarezza le labbra con le sue, mordicchiandole il labbro inferiore, per chiederle l’accesso.
Lentamente, Hermione socchiude le sue labbra, permettendo alla lingua del ragazzo di esplorare la sua boccca. Le accarezza il palato, le lambisce i denti, gioca con la sua lingua…
Esistono solo loro, mentre attorno a loro il tempo pare essersi fermato.
“Ehm, ehm…”, un tossicchiare forzato li riporta bruscamente alla realtà, “credo che adesso tocchi a me danzare con mia figlia”.
 
§ § § § § § § § § §
 
“Il rosso ti dona”, è la frase più intelligente che Lucius trova da dire a Hermione.
“Grazie”, è la risposta, glaciale, di Hermione.
“Non hai proprio intenzione di ascoltarmi, vero?”
“Ho ascoltato fin troppo. Non credo di avere la forza di sentire altre bugie”
“Hermione-”, ma la sua protesta viene interrotta da un tremore che sconvolge il Manor, mentre le luci delle candele e delle fiaccole si spengono improvvisamente, per accendersi subito dopo.
Qualcuno ha cercato di forzare le protezioni del Manor.
 
[1] “Il tuo sorriso” di Pablo Neruda.
[3] L’episodio della resurrezione di Lazzaro è narrato nei Vangeli; qui ho parlato di leggenda anziché di religione, perché, come ebbe a dire Joanne Harris in un’intervista, la religione di uno è la superstizione di un altro. Spero, comunque, di non aver urtato la sensibilità di alcuno.
 
 
 
 
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N.d.A.: Come sempre, un ringraziamenteo speciale va a thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro, e anche per avermi suggerito il titolo della poesia inserita, di cui io avevo dimenticatoil titolo. Ringrazio, inoltre, tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate, ma, anche chi legge in silenzio. Il prossimo aggiornamento avverrà tra circa una settimana,mentre a breve - promesso promesso - posterò il decimo capitolo de "La vita nova".
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Capitolo 27
*** Capitolo 24 ***






Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.



 

Capitolo 24

 

“Lucius, cosa…?” Narcissa gli si è avvicinata assieme a Draco, presto raggiunti anche da Blaise e da sua madre.

“Qualcuno ha cercato di forzare le protezioni del Manor”, spiega, a denti stretti.

“Ma chi?” chiede, un po’ ingenuamente Lady Zabini, mentre Blaise si è portato affianco alla fidanzata, abbracciandola.

Inaspettatamente, o forse prevedibilmente, Hermione si irrigidisce a quel contatto: come può essere sicura, questa volta, che si tratta veramente di lui e non di Lestrange in persona sotto l’influsso della Polisucco?

“Mettimi alla prova”, le suggerisce soffiandole nell’orecchio, capendo immediatamente i pensieri della ragazza. Merlino! È lì, abbandonata, seppur rigida tra le sue braccia, potrebbe baciarla, assaggiare la sua pelle millimetro dopo millimetro, e invece… le sta suggerendo di sfidarlo con una poesia? Se la Cooman fosse presente, probabilmente, col suo solito tono spiritato gli predirebbe una doccia gelata nel suo immediato futuro.

 

“Il peccato fu mio; non compresi.

Così ora è musica imprigionata nella sua grotta,

tranne dove qualche rifluente onda irregolare

Agita con i suoi inquieti mulinelli questa magra spiaggia.

E nel disseccato cavo di questa terra

Estate si è scavata una tomba così fonda,

Che a stento il plumbeo salice può bramare

Un argenteo fiore dalla mano dell’aguzzo Inverno”

 

Hermione recita il primo verso de “Il nuovo rimorso” di Oscar Wilde, a cui Blaise prontamente risponde, incredulo della scelta della sua fidanzata (gli sta forse chiedendo un altro bacio? Decisamente, quella sera una sola doccia gelata non gli basterà):

 

“Ma chi è questi  che viene presso la sponda?

(Sì, amore, guarda e stupisci!) Chi è questo

Che viene in vesti tinte dal Meridione?

È il tuo appena trovato Signore, e bacerà

Le ancora inviolate rose della tua bocca,

E io piangerò e adorerò, come prima”.

 

Con leggerezza, quasi fosse una pregiata piuma di pavone, la gira verso di sé, appropriandosi delle sue labbra, della sua bocca, della sua lingua…

Di nuovo, il mondo attorno ai due giovani cessa di esistere, almeno finché due mani non si posano sulle spalle del moro: “Blaise, forse è meglio che tu e Draco scortiate le donne a Annwyn Castle”, gli suggerisce suo zio.

“No”, si intromette Hermione, mentre cinque paia d’occhi si posano su di lei e suo padre la riprende con durezza: “Non mi sembra il momento di mettersi a fare i capricci”.

“Ha ragione lei, invece”, interviene Blaise, la sua mano intrecciata in quella della ragazza. Ora che sono fidanzati ufficialmente, ha voce in capitolo: “Chiunque sia stato, questo è stato solo un diversivo: molto probabilmente ci sta aspettato in una nostra residenza”, le dà man forte.

“Le protezioni di Annwyn Castle sono molto più antiche e potenti di Malfoy Manor. Lì, nessuno dei nostri ospiti correrà alcun pericolo”, prende la parola Avalon Zabini, ma suo fratello sembra soppesare le parole del nipote: “Forse Blaise non ha tutti i torti. Credo sarebbe meglio mandare un po’ di Auror a fare il giro delle nostre proprietà: chissà che non trovino qualche sorpresa? Intanto, qui non hanno trovato nessuno e tutti gli ospiti si sono già materializzati nelle loro dimore”.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Non hai nulla da raccontarmi?”

È finalmente tornata a scuola, ma il trimestre è agli sgoccioli e lei ha già perso fin troppe lezioni, a cui si aggiungeranno le assenze dovute al suo imminente matrimonio: come farà a recuperare tutte quelle lezioni?

Immersa in questi pensieri, gioca con la sua zuppa, lo sguardo basso sul piatto, senza realmente vederne contenuto, e non sente la domanda postale da Ginny, a bruciapelo.

“Hermione!” La richiama alzando la voce e prendendole un polso: “Voglio as-so-lu-ta-men-te sapere come bacia Blaise!” La riporta prepotentemente alla realtà.

“Ginny!” Si scandalizza l’altra, assumendo un bellissimo color pomodoro maturo, “Ma ti paiono domande da fare?”

“Beh, visto che avevi lo sguardo perso nel nulla, mi è parso ovvio in quale direzione stessero veleggiando i tuoi pensieri”, sospira, mentre sul viso di Harry, tornato nuovamente a Hogwarts, sempre con l’incarico di sorvegliare (questa volta senza perderla minimamente di vista) Hermione, compare un’eloquente smorfia.

Vorrebbe risponderle che lei stava pensando alla scuola e a tutte le lezioni che ha perso finora e che perderà di nuovo a breve, ma viene anticipata da una sempre più acida Lavanda: “E certo, pensiamo a sollazzarci tra le lenzuola, tanto chi sta male è il mio Ron-Ron!”

“Lavanda, ti ricordo che Ron è mio fratello e quando ho ricevuto la comunicazione da parte di mia madre, mi sono sentita morire, ma mentre io ero in ospedale, tu, dov’eri? E comunque, se proprio ci tieni tanto a mettere i puntini sulle i, ti ricordo che se è ancora vivo è proprio grazie a Hermione!” L’ammonisce Ginny.

“E non ti sei chiesta perché fossero insieme? Beh, io sì!” Lavanda continua nella sua assurda scenata di gelosia.

“Per Godric, Lavanda! A volte mi chiedo se sei una persona o  una Lumaca Gelatinosa! Hermione è stata rapita! Proprio come Ron!” Cerca di chiarirle la sua futura cognata.

“Lavanda, mi spiace molto per Ron, credimi, è un mio amico, ma io sono fidanzata per Blaise, e prima che tu riprenda la tua solita tiritera sul fatto che mentre io mi fidanzavo, il tuo caro Ron-Ron era in un letto d’ospedale, ti faccio presente che mio padre mi ha messo di fronte al fatto compiuto: o mi fidanzavo sabato, o mi fidanzavo sabato. Non mi ha lasciato molta scelta, come vedi. In quanto a te, Ginny, se davvero ci tieni ad avere delle confidenze, ti aspetto in camera mia, anche se preferirei studiare ancora un po’ Pozioni, visto che domani abbiamo ben tre ore al mattino!” Sbuffa la riccia.

“Sei incorreggibile: sei appena guarita per una malattia potenzialmente mortale, e pensi a studiare!?” Si meraviglia ancora Harry.

“Dovresti pensarci anche tu, Harry, viste le tue assenze”, lo rimprovera l’amica.

“Sì sì, vabbè, dai andiamo”, decide di non controbattere: tanto sa che su quell’argomento Hermione non sente ragioni.

“Potter”. Una voce alle sue spalle lo fa fermare, mentre sta uscendo dalla Sala Grande.

“Zabini, Malfoy”, li saluta, nel modo più educato che conosce, mentre la bacchetta gli prude.

“Dove state andando?” Blaise ignora il saluto del Grifondoro e si rivolge direttamente alla sua fidanzata. I litigi li lascia volentieri al suo amico.

“Stavo andando in camera mia a studiare”, gli mente: mica può dirgli che Ginny vuole la radiocronaca secondo per secondo di quanto avvenuto tra loro due la sera prima!

“Non hai cenato, però”, l’ammonisce, accarezzandole dolcemente una guancia, e mandando in visibilio Ginny.

Fortunatamente, Harry è troppo impegnato a guardare in cagnesco Draco per accorgersene.

“Potter, ti ho già detto di non guardarmi in quel modo”, lo sfotte il Serpeverde, “casomai non te ne fossi accorto i miei capelli sono biondi e le mie appendici-”, ma viene interrotto da sua sorella, che a quanto pare per certi discorsi, anche se la imbarazzano, ha le antenne: “Draco!”, strilla, infatti, assordando Blaise.

“Forse è meglio rimandare il nostro discorso in un altro momento, Sfregiato, non vorrei che si bloccasse la crescita a mia sorella e alla tua fidanzata”, non si trattiene dal prenderla in giro.

“Tu non dici niente?” si rivolge, con un diavolo per capello, al suo fidanzato.

“Scusa, cosa dovrei dire? Stavi parlando con me, e all’improvviso ti sei rivolta a tuo fratello”, si risente lui. “E tu, Draco, dovresti smetterla di provocarla continuamente”, si rivolge all’amico.

“Mica stavo parlando con lei”, si difende.

“Non immagini quanto mi dispiaccia dare ragione a delle Serpi, ma hanno ragione loro, Hermione”, la sgrida Ginny, “Sono perfettamente in grado di difendermi da sola dalla lingua biforcuta di quella sottospecie di furetto albino che hai per fratello”, lo insulta, tanto per vendicarsi di quello che stava per dire prima a Harry.

“Ehi, Piattola, dacci un taglio”, si offende il biondo.

“Vedi di darcelo tu, Malferret”, lo avverte Harry.

“La volete piantare di litigare, voi due, o vi devo togliere cinquanta punti ciascuno?” Sbotta Hermione.

“Ehi, io sono Grifondoro, non puoi togliere punti alla tua stessa Casa!” In realtà, Harry conosce bene l’amica e sa perfettamente che è capace di fare questo e altro, in nome delle regole.

“E io sono Caposcuola, oltre che tuo fratello”, cerca di ammansirla Draco, come se fosse possibile. Quella questione, però, gliene sovviene un’altra: “A proposito di punti tolti…”, guardando minacciosamente Blaise, mentre i tre Grifondoro sogghignano.

“Ehm… Hermione, se non sbaglio domani mattina avete Pozioni con noi. Se vuoi, ti accompagno in camera, così ti aiuto a ripassare…”. Blaise prova a levarsi d’impiccio.

“Oh, ti ringrazio moltissimo Blaise, ma non credo ce ne sia bisogno: basta che mi dici qual è stato l’ultimo argomento trattato e poi posso studiare in compagnia di Harry, in fondo anche lui ha bisogno di un cospicuo ripasso”, lo prende in giro lei, non mancando di sottolineare la parola ‘cospicuo’, fissando l’amico, che deglutisce a vuoto.

“Non ti devi preoccupare, Blaise: mia sorella è perfettamente in grado di ripassare da sola, e poi non vorrai mica renderti complice di Grifondoro, casomai Lumacorno decida di regalare loro dei punti extra”. Draco è deciso a non farsi sfuggire l’occasione di torchiare i tre colpevoli.

“Ehi, noi Grifoni non abbiamo bisogno di nessun punto regalato. Tutti nostri punti sono stati ampiamente guadagnati!” Si offende Harry.

“Andiamo Harry?” Lo riprende Ginny.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Hermione Narcissa Malfoy: mi stai dicendo che vi siete baciati un’altra volta, in sprezzo al pericolo, e di fronte a tuo padre?” Ginny non crede alle sue orecchie. Era convinta che Hermione facesse penare Blaise da quel punto di vista, e invece…

“Beh, sì, immagino che lui fosse lì vicino, ma… ecco… vedi…” Si imbarazza Hermione. Lo sapeva! Avrebbe dovuto studiare, non raccontare tutto per filo e per segno all’amica!

“Cosa dovrei vedere?” La prende questa in giro.

“Uff…” è l’unica risposta che la rossa ottiene.

“Sai, Hermione? A volte mi sembri Harry, da quanto ti imbarazzino certi argomenti”, la scuote l’amica, contenta che il suddetto è fuori dalla camera della Caposcuola, rigorosamente sigillata e insonorizzata.

“Io non ne sarei così certa”, si lascia scappare la riccia.

“Cosa vorresti dire?” Ginny assottiglia pericolosamente gli occhi.

“Cosa?” Le chiede l’altra, facendo finta di niente.

“Hermione… non puoi lanciare la mano e nascondere il sasso, lo sai vero?” Ginny si confonde su un modo di dire babbano, senza neanche accorgersene, assumendo, anzi, un’espressione più che mai convinta.

“Certo Ginny, lo so che non posso lanciare la mano”, tergiversa la Caposcuola.

“Hermione! Smettila subito di prendermi in giro e dimmi cosa diavolo volevi dire prima”, la obbliga.

“Prima quando?” Fa ancora finta di niente, ma vedendo il cipiglio deluso dell’amica, si arrende, tanto ormai la gaffe è fatta. “Quando ero ancora in ospedale, il giorno in cui i miei familiari e Blaise sono stati dimessi, Draco ha avuto uno scontro fisico con Harry, perché non condivideva il fatto che fosse lui la mia guardia del corpo”, comincia a raccontare la ragazza.

“E fin qui tutto normale, ma non si tratta solo di questo, vero?”

“No, quando sono stati separati dall’altro Auror hanno cominciato a parlarsi quasi civilmente, certo senza risparsi frecciatine, e… ecco… vedi… a un certo punto Harry se ne è uscito che il suo tipo ha due… coppe, accompagnando le parole con i gesti. Io, però, l’ho fermato subito”, si affretta ad aggiungere. Inspiegabilmente, però, anziché arrabbiarsi, Ginny scoppia a ridere.

Hermione la guarda come se avesse visto veramente un gruppo di Nargilli ballare la Polka sulla sua testa.

“Merlino, Hermione, davvero ha detto quelle cose accompagnandosi con le mani?” Domanda Ginny, tra una risata e l’altra. “Pensa se avevo tre seni!” Ma si fa subito seria: “Ok. Ti dispiace se ti lascio ripassare in santa pace? Io devo fare qualche chiacchiera con un certo ragazzo sopravvissuto due volte, ma che non sarà tanto fortunato la terza”.

“Ginny, solo… cerca di non andarci troppo pesante: deve rivalutarsi agli occhi dei suoi superiori, non perdendomi mai di vista: non vorrei saltare altre lezioni, dovendo stare attaccata al suo letto mentre lui è in infermeria”, acconsente Hermione.

“Tranquilla”, mentre un ghigno sadico le increspa le labbra.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Tu! Lurida Serpe!”

Appena entrato nella propria Sala Comune, Draco viene aggredito da una furia bionda.

“Ti ricordo, Daphne, che sono il tuo Caposcuola, e che anche tu sei una Serpe!” Le risponde, con calma.

“CAPOSCUOLA UN CORNO!” Il tono usato da Draco nel risponderle non ha fatto altro che innervosirla ancora di più.

“Si può sapere che hai tanto da urlare?” Draco si siede scomposto su una poltron, mentre Blaise si appresta a gustarsi lo spettacolo: lo sanno anche i sassi che con Daphne non si scherza, e il suo amico ha proprio deciso di scavarsi la fossa da solo.

“Tu… razza di microcefalo sottosviluppato: come hai osato anche solo pensarla una carognata del genere!” Continua a insultarlo.

“Adesso basta: o mi dici di cosa stai parlando o mi lasci in pace, anzi no, vai a chiamare Theo, ho qualche cosina da dire a voi tre”, indicando anche Blaise.

“Tu hai qualcosa da dire a noi? Oh, di questo puoi esserne certo, ma non a noi tre, bensì a mia sorella: cosa diavolo ti è saltato in testa di dire che tu, uomo, puoi cornificare liberamente, e lei, donna, deve stare a casa a fare la calzetta?” Sbotta infine.

“Io non ho mai det- ma io la uccido!” Si alza come se fosse stato fulminato.

“Draco… Draco, fermati” Blaise cerca di placare il suo amico, diretto come una furia alla Torre di Grifondoro.

“Vuoi un consiglio, Blaise? Comincia a pensare all’epigrafe che vuoi sulla lapide della tua fidanzata”, lo fulmina l’altro.

“Andiamo Draco, non hai nessuna prova che sia stata lei a spifferare tutto”, cerca di farlo ragionare.

“Solo tre persone sapevano di quello: io, te e mia sorella. Devo forse dedurre che sei stato tu a spifferare tutto?”

“Stai scherzando, vero? Sai perfettamente che io non ti farei mai una bastardata del genere”, si difende Blaise.

“Quindi, come vedi, resta solo Hermione. Del resto l’ha sbandierato a nostra madre, potrebbe benissimo averlo strombazzato anche ad Astoria e Daphne”, continua a impuntarsi Draco.

“Ma se Hermione ha parlato con Narcissa, non potrebbe essere stata quest’ultima ad informare le sorelle Greengrass?” Conviene Blaise.

“Mia madre non farebbe mai e poi mai la spia. Certo mi ha fatto una lavata di capo coi controfiocchi, però di qui a scrivere ad Astoria…”

Intanto, sono arrivati di fronte al quadro della Signora Grassa.

“Draco, aspetta… Non vorrai mica entrare lì dentro sul serio?” Blaise tenta ancora una volta di far desistere dall’intento omicida il suo amico.

“Blaise, levanti da lì, o ti schianto”. Draco, però, è più che convinto di rendere vedevo il suo amico prima ancora che questo riesca finalmente a sposarsi.

“Draco, ascolta, tu sai da quanto tempo io sbavi dietro tua sorella, non puoi ucciderla a pochi giorni dal matrimonio, ti prego”, lo implora.

“Blaise, ti avverto: conto fino a tre, poi sono fatti tuoi… Uno… Due…”

“E va bene, ma sappi che non starò a raccogliere i tuoi pezzi, quando ti renderai conto che tua sorella è innocente”, sbuffa, levandosi.

“Cielo”. Draco quasi urla la parola d’ordina, obbligando, di fatto, un’insolita Signora Grassa silenziosa a spostarsi per far entrare le due Serpi.

“Blaise, Draco. Che ci fate qui a quest’ora?” Hermione è rimasta sorpresa di trovarsi di fronte suo fratello e il suo fidanzato, quando si erano lasciati da poco.

“Dove diavolo è Potter?” Sbotta, invece, suo fratello, dopo aver fatto scorrere lo sguardo in quel luogo.

“In infermeria”, lo informa, facendo spallucce, lei.

“Cos’è successo? Tu stai bene, vero? Non è che McLaggen ti ha fatto qualcosa e lui c’è andato di mezzo?” Blaise si precipita al suo fianco, prendendole le mani.

“Blaise, tranquillo, io sto bene, come puoi vedere”. Vorrebbe rassicurarlo, ma il tono che le esce di bocca è un po’ acido. “Le Fatture Orcovolanti di Ginny non perdonano”. Questa volta, quasi sorride, mentre parla.

“E cosa avrebbe fatto per meritarsele? Non che mi dispiaccia, ovvio. Sono quasi tentato di fare una statua alla Piattola”. Se c’è una cosa che accomuna i due fratelli Malfoy, questa è la curiosità.

“Sempre gentile, Malferret, a quanto sento”. Ginny è appena rientrata dall’infermeria, da sola. Harry, invece, vi passerà la notte, ma secondo Madama Chips, l’indomani tornerà in perfetta forma e sarà in grado di seguire tutte le lezioni, a cominciare dalle tre ore di Pozioni.

“Se ne vuoi, ce n’è anche per te, non preoccuparti”, lo minaccia, “comunque, se proprio vuoi saperlo, non ho gradito il suo commento sul mio fisico”.

Draco alza un sopracciglio non capendo di cosa stia parlando, certo non è una bellezza, ma neanche lo Sfregiato lo è.

“Ginny si riferisce a quando in ospedale Harry ha parlato di lei, mimando i suoi seni con le mani”, spiega, come se fosse una cosa ovvia, Hermione.

Draco riduce pericolosamente i suoi occhi a due fessure, mentre le domanda con tono mellifluo: “Potter le avrebbe davvero confessato quella nostra nostra… conversazione?”

“Ehm… veramente, ecco… credo che sia scappato a me”, esala la riccia.

“Ah, ti è scappato, eh?” Ironizza, trattenendosi a stento dallo schiantarla seduta stante. Tuttavia, si rivolge al suo amico: “E tu, hai ancora bisogno di prove per capire che razza di Serpe travestita da Grifona è la tua fidanzata?”

“Ascoltami bene, sorellina, adesso tu vai da Astoria e le dici che ti sei inventata tutto!” Urla, senza più alcun riguardo

“E cosa c’entra Astoria, adesso?” Forse lo spavento della sera prima è stato fatale ai pochi neuroni di suo fratello, perché Hermione proprio non riesce a capire cosa c’entrino Harry e Ginny con Astoria.

“Blaise, levamela di torno, o giuro che le tiro il collo”, sbotta Draco, senza degnare la sorella di una risposta.

“Tu cosa vorresti farmi?” Tuona Hermione.

“Hermione, per favore, sii sincera: sei stata tu a raccontare ad Astoria la trovata di tuo fratello sulla cornificazione tra Purosangue?” Le chiede con calma Blaise.

“No, dico, vi siete bevuti tutti e due il cervello? Da lui me lo sarei anche aspettato, ma tu mi hai profondamente deluso Blaise”. Si sfila l’anello dall’anulare destro e glielo getta addosso: “Questo regalalo a una di cui ti fidi ciecamente”.

Lo sguardo ferito, colmo di lacrime, gira le spalle al suo ormai ex-fidanzato e si ritira nella propria camera, seguita da un’indignata Ginny.






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N.d.A.: Come sempre, un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro. Inoltre, ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia fra le preferite/ricordate/seguite e che lasciano un segno del loro passaggio, ma anche chi legge in silenzio.
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Il prossimo aggiornamento avverrà tra circa una settimana, mentre il nuovo capitolo de "La vita nova" verrà pubblicato non appena sarà betato (ho pure fatto la rima...).

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Capitolo 28
*** Capitolo 25 ***





Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.



 

Capitolo 25

 

“Cissy, non sai quanto io ti sia grato per avermi permesso di accompagnare alla festa nostra figlia”.

Hermione e Draco sono finalmente ritornati a Hogwarts e nonostante il piccolo incidente al fidanzamento della ragazza, gli Auror non hanno trovato nnessun colpevole.

Sono soli, adesso, Lucius e Narcissa.

“Non l’ho fatto per te, sia ben chiaro”, lo fredda quest’ultima, “Sono una Black, e per me le tradizioni sono molto importanti. È compito del padre consegnare la propria figlia al fidanzato, non di suo fratello”.

“Hai proprio deciso di non darmi nessuna chance, vedo”. Lucius è amareggiato dal comportamento della moglie, che trova assurdo.

“Sono stanca, Lucius, di ricevere pugnalate alle spalle. Buonanotte”. Non intende più ascoltare i discorsi di suo marito: li reputa parole vuote, così come non intende più condividere la camera padronale. La camera che si è scelta si trova nell’ala opposta a quella dove si trova il loro talamo.

Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, dice un vecchio adagio, ma, allora, perché in quella camera, nel silenzio della notte, si sente dilaniata?

“Colloportus!” Lucius, però, non si dà per vinto.

“Come osi?” Narcissa si indigna per il trattamento che il marito le sta riservando.

“Perfino i criminali portati davanti al Wizengamot hanno il diritto alla difesa, e tu osi negarlo a me, tuo marito?” Anche Lucius èindignato.

“Mio marito non avrebbe mai permesso il rapimento della propria figlia”, gli sputa lei con rabbia.

“Non avevo scelta, se volevo proteggerla!” Le confessa.

“C’è sempre una scelta”, esala narcissa, gli occhi bassi di chi è stanco di lottare.

“Non quando hai il fiato del Signore oscuro sul collo”, le rivela.

“quando ti ho detto che ero incinta tu eri contento, hai detto che aavresti cambiato vita, e invece…” Narcissa non è più disposta ad ascoltare le bugie di suo marito.

“E invece i Malfoy non hanno mai figlie femmine”, finisce lui la frase.

“Cosa vorresti insinuare, eh? Ti sei forse dimenticato l’incantesimo di paternità? E quello, se non sbaglio non si può falsificare”. Narcissa scende improvvisamente sul sentiero di guerra.

“Non ti sto accusando di niente, solo sono secoli che noi Malfoy generiamo sempre un solo figlio maschio, ma la nascita di una femmina costituiva un boccone troppo ghiotto per Tom Riddle. Lui… non so come, ma era venuto a saperlo e… ecco, aveva deciso di pretenderla in sposa”. Narcissa si copre la bocca con una mano, nel tentativo di mascherare un conato di vomito, mentre Lucius continua: “Se io avessi rifiutato, ti avrebbe violentato davanti ai mei occhi, e poi ti avrebbe ucciso. Per questo motivo, ho chiesto aiuto a Bellatrix. A quell’epoca, non era ancora completamente succube di quell’essere. Questa è la verità”.

“Perché non l’hai detto al Wizengamot?” Gli chiede a bruciapelo Narcissa.

“Secondo te avrebbero creduto alla buona fede di tua sorella?” Lucius usa un tono sarcastico. “E comunque, al Wizengamot ho detto la verità: ho veramente creduto che lontano dal nostro mondo, lei fosse al sicuro. Solo che a Hogwarts ha conosciuto Potter e tutto il resto è storia… Se non mi credi, puoi usare la Legilimanzia e il Veritaserum”, conclude, amaro.

“Accio Veritaserum”. Narcissa non se lo fa ripetere due volte , dopo avergli somministrato la pozione, incomincia l’interrogatorio.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Stammi lontano, Draco”.

Hermione si è appena rifugiata in camera sua, seguita da Ginny. Nella Sala comune di Grifondoro, sono rimaste solo le due Serpi.

Draco cerca di consolare l’amico appoggiandogli una mano sulla spalla, ma Blaise se lo scrolla malamente di dosso.

“Andiamo, Blaise, la conosci anche tu, Hermione. Sai che prima si infuria, e poi fa la pace”, cerca di calmarlo.

“Non osare emettere più un fiato in mia presenza: tu sai quanto era importante per me, ma no, tu devi sempre rovinare tutto. Mi ha buttato in faccia l’anello, Draco! Sai cosa significa?”

Draco trasecola nel constatare lo sforzo che sta facendo l’amico per non piangere. Cazzo! Ha combinato un casino, del resto, però, mica è stato lui a chiedere l’intervento di Blaise: è stato quest’ultimo che come al solito si è intromesso tra lui e sua sorella!

“Nessuno ti ha chiesto di intrometterti: era una questione tra me e lei”, sbotta, infatti, il biondo. Il pugno che gli arriva dritto in faccia non fa nemmeno in tempo a vederlo.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Hermione, ti rendi conto che hai esagerato?” Ginny non si lascia impietosire dalle lacrime dell’amica e arriva subito al dunque.

“Io, io ho esagerato? Ginny, l’hai sentito anche tu!” Le urla contro Hermione, tra un singhiozzo e l’altro.

“Io ho solo sentito un ragazzo porti una domanda in modo civile”, controbatte la rossa, ignorando il nocciolo del problema.

“Oh, certo, l’ha domanda me l’ha posta in modo civile, come no. Il problema, cara Ginny, è il tipo di domanda, che mi ha posto. Mi ha chiesto prima di essere sincera, e poi se ero stata io a fare la spia ad Astoria. Questo tipo di domande me le sarei aspettato da mio fratello, non da Blaise”, chiarisce la riccia. “Se non te ne fossi accorta, mi ha dato della bugiarda e della spia”, singhiozza.

“D’accordo, forse ha sbagliato a usare certi termini, ma non ti viene da pensare che magari abbia solo preceduto Draco? Insomma, voglio dire, tutti noi conosciamo il tatto da drago obeso che ha tuo fratello, magari Blaise ha solo cercato di essere il più civile possibile”, prova a calmarla.

“Dandomi della bugiarda e della spia?” Hermione è determinata a mantenere il suo punto di vista.

“Ricordi le parole che ha detto Draco a Blaise quando tu hai ammesso di avermi confidato ciò che Harry aveva detto sul mio conto in ospedale?” Resta un attimo zitta, per dare tempo all’amica di richiamare alla mente quel ricordo.

“Ha detto che… gli ha chiesto se aveva ancora bisogno di prove sulla mia… oh Ginny! Ho fatto un casino! E adesso? Lui non vorrà più vedermi. Come faccio?”

Pigola, nascondendo la faccia nel cuscino.

“Beh, tanto tu non volevi fidanzarti…”, la prende in giro l’altra.

“Stupida, stupida, stupida che sono”, continua a lamentarsi Hermione, prendendo a pugni lo stesso cuscino nel quale è sprofondata.

“Beh, diciamo che sei stata piuttosto impulsiva”. Ginny continua a rigirare il coltello nella piaga.

“Così non mi sei affatto d’aiuto, Ginny”, alza il volto per dedicare uno sguardo truce all’amica. “Come faccio, adesso?”

“A fare cosa?” Le chiede questa.

“A riavere l’anello, cosa se no?” Le replica la Caposcuola.

”Ah, quello. Perché? Lo rivuoi?” Le domanda con noncuranza la piccola Weasley.

“Ginny! Ma che domanda è? Certo che lo rivoglio. È il mio anello di fidanzamento!” Sbotta, come se fosse una cosa ovvia.

“Quindi l’hai perdonato per i termini infelici che ha usato?” Si informa Ginny, speranzosa.

“Beh, no. Non del tutto, almeno”, le confessa, arricciando il naso.

“Mi sembra giusto. Uhm… vediamo un po’… Ah, ecco: domattina, appena entrata in Sala Grande, se Blaise è già a fare colazione, ti dirigi a passo di marcia verso il tavolo di Serpeverde e gli dici: tu hai qualcosa di mio! Cosa te ne pare?” Le illustra il suo piano.

“Così tutta Hogwarts scopre che abbiamo litigato. Grazie, no. Sono già stata fin troppo sulla bocca di tutti”, sbuffa l’altra.

“Ok. Adesso basta lamentarti, Hermione. Alzati di lì e andiamo alla Guferia: le parole che ti ho appena suggerito gliele mandi tramite gufo, così nessuno, oltre a Draco e me, saprà mai della litigata. Wow, io che suggerisco alla studentessa migliore di Hogwarts: questa sì che è da scrivere negli Annali”, si complimenta da sola Ginny.

“Aha, molto spiritosa. Però, sì. È un bel piano: così sarà lui quello che mi dovrà delle scuse”, conviene Hermione.

“A dire il vero, anche tu gliele devi”, la fa ragionare la rossa.

“Io sono una Malfoy. I Malfoy non chiedono mai scusa”, ironizza Hermione, citando una delle massime di suo fratello, scopiando a ridere.

“Parola mia, ma essere sorella del Furetto ti fa veramente male”, scherza Ginny, mentre si dirigono alla Guferia.

 

§ § § § § § § § § §

 

“Resta il fatto che avevi la possibilità di denunciarlo e non l’hai fatto. Hai preferito sacrificare tua figlia all’altare del potere”. Narcissa non si lascia abbindolare dalla sincerità del marito.

“Sai quanti membri del Wizengamot erano corrotti?” Si difende Lucius.

“Non offendere oltre la mia intelligenza, Lucius. Come ti spieghi tutti i Mangiamorte finiti ad Azkaban dopo la morte dei Potter?” No, decisamente Narcissa è stanca di passare per la moglie sempre pronta a pendere dalle labbra del proprio marito.

“Se io l’avessi denunciato, ma Harry Potter non fosse sopravvissuto?” Si ostina Lucius.

“A volte mi chiedo quale caratteristica ha visto in te il Cappello Parlante quando ti ha smistato a Serpeverde: certo non l’intelligenza o la furbizia”, ironizza Narcissa. “Se tu avessi denunciato Tom Riddle a quell’epoca, lui non avrebbe mai ucciso i Potter perché sarebbe stato ad Azkaban! E mia sorella sarebbe ancora viva, e forse felice”, conviene amaramente la donna.

Lucius sa che sua moglie ha ragione, e che ribattere, a questo punto, sarebbe del tutto inutile.

“È finita, Lucius. Il nostro è un matrimonio di Casata, quindi non posso chiedere l’annullamento, ma d’ora in poi, non aspettarmi nella camera padronale, e nemmeno in sala da pranzo, a meno che non abbiamo ospiti, o i nostri figli non siano al Manor. E ora, se non ti dispiace…”, gli fa il gesto di aprire le porte del salotto.

Un rumore di vetri infranti è la risposta all’uscita di Narcissa.

Aveva ragione suo padre: le donne portano solo guai. Per colpa di quella strega, il matrimonio con sua moglie è completamente perduto. Maledizione!

 

§ § § § § § § § § §

 

“Alohomora”.

Quando aveva ricevuto il gufo, non gli era parso vero leggere quelle parole.

Tu hai qualcosa di mio. Nessuna firma.

Solo una persona, però, avrebbe potuto scrivere quella riga.

Un sorriso gli aveva increspato le labbra e ora, eccolo lì, sulla scopa, a sfidare la temperatura notturna del novembre scozzese, davanti alla Torre di Grifondoro. Anzi: davanti alla finestra della Caposcuola di Grifondoro. Nella tasca, un anello in opale rosa e diamanti.

Di nuovo, un sorriso si dipinge sul suo volto nel vedere la ragazza addormentata, vestita.

Le accarezza la guancia, stando attento a non svegliarla, ma la ragazza mugola e si gira dall’altro lato.

“Tu mi farai diventare matto”, sospira il moro, tra sé e sé.

Su una poltroncina nota un plaid: lo prende e lo appoggia sulla ragazza.

Poi, si siede su quella stessa poltroncina e si appresta a vegliare il sonno della fidanzata. Stare sveglio tutta la notte non gli pesa: i festini di Serpeverde sono famosi in tutta Hogwarts per durare fino all’alba, e tuttavia, la sua media non ne è mai stata intaccata.

A dire il vero, appena l’aveva vista addormentata, aveva pensato di lasciarle l’anello sul comodino, assieme a una piuma di pavone e un biglietto, solo che trova impossibile allontanarsi da lì. Inoltre, con Potter in infermeria, qualcuno dovrà pur proteggerla, no?

Per poco, non cade dalla sedia: che diamine è quel rumore assordante? Si guarda attorno, ma non nota nulla, se non una mano sbucare fuori da quella coperta rossa e toccare un aggeggio che la sera prima non aveva notato, riportando il silenzio nella camera.

“Mmh” è la prima parola che Hermione emette quel lunedì mattina.

“Bongiorno, amore”, la saluta un sorridente, ma ancora spaventato Blaise.

“AHH”. A differenza del moro, lei non fa mistero di essere davvero spaventata di trovarsi qualcuno, che non dovrebbe esserci, tra l’altro, nella sua camera, rischiando di cadere lei dal letto, questa volta.

“So di non essere un adone, ma almeno speravo di essere apprezzato dalla mia fidanzata”, ironizza.

“Blaise! Che diavolo ci fai qui? E a quest’ora, poi?”

“Secondo te?” Le ammicca, malizioso.

”Blaise!” Lo riprende, invece, lei.

“Ok, ok, va bene: ieri sera sono venuto a riportarti l’anello. A essere sinceri, volevo lasciartelo sul tavolino, ma per una strana ragione, non sono riuscito ad andarmene. E sì, Hermione Narcissa Malfoy, tu sei veramente una strega che ha rubato il mio cuore. Inoltre, con lo Sfregiato in infermeria, qualcuno doveva pur vegliare su di te”, le confida, avvicinandosi, nella speranza di ricevere un bacio.

“Sei impossibile, lo sai, vero?” Sbuffa lei, cercando di allontanarlo, senza troppa convinzione, però.

“Sì, bello e impossibile. Me lo merito un premio, no?” Scherza lui, ma non più di tanto.

“Uhm… vediamo un po’: ieri sera mi hai dato della bugiarda e della spia… No, direi proprio che non ti meriti nessun premio”, lo riprende lei.

“Ma ti ho già chiesto scusa”, borbotta lui.

“A me non sembra di aver sentito nulla del tipo: scusa, Hermione, ieri sera sono stato proprio un caz-”, lo redarguisce lei.

“Hermione, il linguaggio!” La rimbrotta, fintamente scandalizzato, il moro. “Allora, questo bacio?” Le strizza l’occhio.

“Mettiamola così, Blaise: finché non sentirò quella parolina magica, quell’anello puoi anche mettertelo dove non batte il sole!” sbotta alla fine Hermione. È rimasta piacevolmente sorpresa dal gesto del ragazzo, però, diamine, anche le parole hanno il loro peso e lei vuole subito mettere in chiaro che non saranno mai due moine a farla cedere.

Quella non è la dolce Hermione che ha conosciuto: quella è sua madre con qualche anno di meno. Per fortuna si sono incontrate solo una volta, altrimenti chissà come sarebbe diventata la sua Hermione. Ma in fondo lui non la vorrebbe diversa.

Anziché chiederle scusa, però, decide di divertirsi ancora un po’: “E chi ti dice che io abbia posti dove non batte il sole?”

“Tu… tu sei un porco!” Gli urla contro, cercando di rifugiarsi in bagno.

Fortunatamente, Blaise è più veloce di lei e riesce a trattenerla per un braccio: “Dai, Hermione, stavo scherzando, però, anche tu: non è che puoi scandalizzarti per ogni piccola cosa”.

“E chi ti dice che io mi sia scandalizzata?” Mette su il broncio.

“Sei arrossita e stavi scappando”, le fa notare.

"Non stavo scappando: è tardi e vorrei farmi la doccia prima di scendere in Sala Grande. In quanto all’essere arrossita, beh, mi capita sempre quando sono furiosa: anziché chiedermi scusa, non fai altro che prendermi in giro”, lo ammonisce.

“Se mi permetti di insaponarti la schiena, te le chiederò in tutte le lingue che vorrai, anche quelle morte, o quelle non umane”, le promette.

“Mi basta che me le chiedi in inglese, vestito e qui, lontano dal bagno”.

“Sicura sicura?” Ci prova ancora.

“Blaise…”, lo richiama.

Il ragazzo le si inginocchia davanti: “Hermione Narcissa Malfoy, mi dispiace se ieri sera sono stato inopportuno, ma ti giuro che mai e poi mai ho pensato di te come a una bugiarda e a una spia. Non posso prometterti che non succederà più perché tu sei impulsiva e orgogliosa come poche altre donne, ma posso prometterti che il mio rispetto per te non verrà mai meno”, allungandole l’anello.

“E queste sarebbero delle scuse? Hai detto che praticamente è colpa mia”, gli fa notare Hermione.

“Effettivamente, sei tu quella che ha equivocato”, osserva Blaise.

“Ok, stop, di questo passo non faremo mai pace e rischiamo pure di arrivare tardi a lezione”, conclude la riccia.

“Beh, a questo si può ovviare facendo la doccia insieme”, propone ancora una volta Blaise.

“Ma tu non ti dai mai per vinto?” Esala la Caposcuola.

“Mai”, le conferma.

“Solo che con me ti ha detto male, perché io non solo sono impulsiva e orgogliosa, come mi hai appena dipinto, ma anche testarda, quindi: sciò, devo farmi la doccia e sono capacissima di lavarmi da sola anche la schiena. Grazie, ciao, a dopo”, lo saluta.

“Questo non lo rivuoi?”, le mostra l’anello che prima lei non aveva degnato neppure di uno sguardo.

“Certo che lo rivoglio: è mio!” Esclama.

Di nuovo, Blaise le si inginocchia davanti: “Hermione Narcissa Malfoy, mi vuoi sposare?”

“Solo se mi prometti che non andrai oltre il semplice insaponarmi la schiena”, si morde il labbro inferiore.

Che diavolo le sta succedendo? Non fa altro che dire al ragazzo che non lo ama e che al momento non è ancora pronta ad andare oltre l’amicizia e poi lo provoca in quel modo? Evidentemente, quel topo le ha trasmesso una qualche strana malattia magicamente modificata che i Medimaghi non sono riusciti a diagnosticare. Sì, senz’altro è così. Più tardi deve ricordarsi di passare da Madama Chips a farsi controllare.

“Da-davvero hai appena detto che posso?” Anche Blaise è rimasto a dir poco sorpreso dall’uscita della fidanzata. Vero che fra tre settimane si sposeranno, ma addirittura invitarlo nella doccia quando solo poche ore prima le aveva tirato contro l’anello di fidanzamento… No, decisamente quella non è la sua Hermione.

“Ma no, stupido”, gli tira addosso un piccolo asciugamano che durante il battibecco aveva raccolto e si rifugia in bagno, ridendo.

Salvata dalla gaffe in extremis. Cosa sarebbe successo, però, se il ragazzo piuttosto di chiederle conferma, avesse accettato la sua proposta?

Ancora imbarazzata per il suo comportamento a dir poco strano, entra sotto la doccia.

Quella ragazza prima o poi lo farà impazzire… Per un attimo, un solo attimo ha veramente sperato che dicesse sul serio, ma è ovvio che lo vuole mandare al San Mungo, a far compagnia ad Allock…

Sente impellente il bisogno di una doccia fredda, no: gelata. Tuttavia, decide di aspettarla in camera, curiosando tra i suoi oggetti.

Sul tavolino da notte, fa la sua bella figura quello strano aggeggio che l’aveva svegliato togliendogli vent’anni di vita: decide di lasciarlo lì dov’è, per evitare altri infarti. Sposta, quindi, la sua attenzione sul baule in fondo al letto, ma teme che se la ragazza esce dal bagno sorprendole con le mani in pasta, teme che un bello schiantesimo fuori dalla finestra non glielo levi nessuno. E lui ora si trova in una torre! La libreria! Non c’è niente di meglio per conoscere una ragazza che scoprire i suoi gusti letterari. Sempre che la ragazza in questione si chiami Hermione.

La maggior parte dei libri sono testi scolastici, alcuni presi in prestito dalla biblioteca della scuola e – guarda guarda – addirittura due o tre provengono dal Reparto Proibito. E brava la nostra Caposcuola!

Blaise sorride mentre si immagina la fidanzata – Merlino!, che bel suono che ha quella parola – intrufolarsi di notte nella biblioteca e portare via di nascosto quei tomi. Chissà quante volte ha infranto le regole la prefetta perfetta!

Altri libri, però, sono romanzi babbani: Orgoglio e Pregiudizio, Il ritratto di Dorian Gray, Ulisse, La Divina Commedia, Odissea, e, ovviamnete Il grande Gatsby, che tanti guai ha procurato sia a lui che a Hermione… a quanto pare, alla sua fidanzata, piacciono i Classici, constata, tranne per un piccolo libretto che subito non aveva scorto: The Virgin Blue, di una certa Tracy Chevalier.

Comincia a leggere poche righe, così che quando la ragazza rientra nella stanza, lo trova immerso nella lettura: “Stai ripassando Pozioni con i miei appunti?”

“No, veramente, mi ha incuriosito questo romanzo: sembra stonare col resto”, ammette candidamente il ragazzo.

“Il fatto che io ami i classici, non significa che non legga opere contemporanee. Quel libro, poi, è molto importante per me: me l’hanno regalato i mei genit… i Granger”, si corregge subito, “poco prima che io li obliviassi”, gli racconta. “Sai, dopo la morte di Silente eravamo tutti molto spaventati e io temevo che, in quanto migliore amica di Harry, Voldemort avrebbe potuto rapirli – o addirittura ucciderli – pur di arrivare a me, e quindi a Harry. Così, prima di partire per la ricerca degli Horcrux, ho cancellato dalla loro memoria il mio ricordo. Quando è finita la guerra, li ho raggiunti in Australia, dove si erano trasferiti dopo l’Oblivion, e ho eseguito il Controincantesimo. Il resto della storia lo conosci”, conclude, spiccia.

“Mi dispiace, deve essere stata dura per te, effettuare quell’incantesimo proprio sulle persone che ti erano più care”. Blaise si alza dalla sedia e la stringe a sé, cercando di trasmetterle tutto l’affetto che prova per lei.

“Grazie, ma adesso si sta facendo veramente tardi. Devo ancora passare in infermeria…”, si districa dall’abbraccio del fidanzato.

“In infermeria? Non stai bene?” Si preoccupa Blaise.

“Certo che sto bene, non preoccuparti. Devo recuperare Harry. Hai presente quel ragazzo con gli occhiali, attuale Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro e Cercatore, grazie al quale Serpeverde non ha mia vinto una partita contro di noi?” Lo provoca.

“È quella che io chiamo la fortuna dei principianti. Comunque, dovrei sentirmi mortalmente offeso: eri abbracciata a me, e hai pensato a un altro ragazzo”, le fa notare.

“Blaise, ti ricordo che lui è il mio migliore amico, nonché guardia del corpo affibbiatami dal Ministero. Non vorrei mai che ricevesse un altro richiamo a cuasa mia, anche se non so chi possa aver presentato la prima lamentela”.

A quelle parole, Blaise abbassa il capo, trovando la punta delle proprie scarpe improvvisamente interessante.

“Blaise… Non dirmi che sei stato tu”, lo minaccia la Caposcuola.

“Ero arrabbiato con lui. Tu eri sparita non ricordo perché e lui si stava solo preoccupando di appiccicarsi a Ginevra”, le racconta. “Io volevo solo che non ti capitasse nulla di brutto. Ero preoccupato, ma ho capito di aver sbagliato. E ti giuro che non succederà più”, la tranquillizza.

“Di questo puoi starne certo, perché se dovesse ripresentarsi l’occasione, non sono sicura che mi riprenderò indietro l’anello”, lo avverte, assottigliando pericolosamente gli occhi e facendo deglutire a vuoto il fidanzato.

“Adesso scusa, ma si è fatto veramente tardi… Scusa ma come sei entrato ieri sera?” Si accorge solo ora di questo piccolo particolare.

“Che domande: dalla finestra”, indicandole la sua scopa.

“Dal… Blaise! Siamo alla fine di novembre: come puoi anche solo aver pensato di poter fare una cosa del genere! E farla, addirittura?” Si preoccupa la ragazza.

“Effettivamente, non mi sento molto bene… Forse è meglio che venga con te in infermeria”, propone, fingendo uno starnuto.

“Sarai anche una Serpe, ma sei un pessimo bugiardo”, scoppia a ridere Hermione.

“Hermione, amore, ricordami di tenerti lontana da mia madre, una volta che saremmo sposati”, le replica.

“E adesso che cosa c’entra tua madre?” Hermione non nasconde la sua perplessità al riguardo.

“Sei tale e quale lei”, la paragona.

“Seriamente, Blaise, non credi sia meglio che torni al tuo dormitorio con lo stesso mezzo con cui hai raggiunto la mia camera? Non vorrai mica renderti colpevole di ulteriori punti tolti alla tua Casa, vero? Senza dimenticare la questione molto più importante dei punti che verranno tolti a me, se Gazza o qualche professore ci sorprendono uscire assieme dal ritratto della Signora Grassa”, lo apostrofa lei.

“Siamo a dicembre. Tu non oserai mai renderti colplice della mia prematura dipartita per polmonite!” La implora.

“Blaise, siamo ancora a novembre”, gli fa notare, col suo solito tono saccente.

“Mera questione di ore”, conviene lui.

Hermione sbuffa, alzando gli occhi al cielo e pregando che il ragazzo ceda alle sue richieste, altrimenti sente che sarà lei a cedere.

“E intanto si è fatto veramente troppo tardi: non c’è più tempo perché io passi da Serpeverde”. Ecco. Appunto.

“E va bene”. Capitola alla fine.


















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N.d.A.: Come sempre, un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro. Inoltre, ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite/preferite/ricordate e che lasciano un segno del loro passaggio, ma anche chi legge in silenzio.
Il prossimo aggiornamento avverrà tra circa una settimana.
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Capitolo 29
*** Capitolo 26 ***





Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.



 
CAPITOLO 26



 
         Alla fine, non l’ha accompagnata in infermeria - «Tanto ci sarà la Weasley e sono sicuro che tu non vorrai mai metterti in mezzo a loro due, vero?» - pilotandola, invece, direttamente in Sala Granda.
Qui, appena giunti sulla soglia, la ferma e le strappa un altro bacio, che di casto ha ben poco.
«Per favore, mi state bloccando la crescita», vengono interrotti da un Draco piuttosto acido.
«Draco»: Blaise gli si rivolge con voce dura, mentre Hermione si dirige al suo tavolo senza degnarlo di uno sguardo, non prima, però, di aver sussurrato all’orecchio del fidanzato: «Ci vediamo più tardi a lezione».
«Vediamo di capirci, grandissima testa di cazzo: il fatto che tu abbia litigato con Astoria, non ti dà il diritto di far litigare anche gli altri», lo riprende il moro.
«Io non ho litigato con Astoria: per litigare con qualcuno bisogna parlarci ed è da quando sono rientrato a scuola, dopo la breve vacanza in ospedale, che lei non mi rivolge più la parola. Il bacio con mia sorella ti ha rincoglionito più del dovuto vedo: è con Daphne che ho litigato ieri sera. Eri presente anche tu, ricordi?» Gli fa presente, mentre si siedono al loro tavolo.
«Se è da tutto quel tempo che Astoria ti tiene il broncio, come fai a dare la colpa a Hermione? Lei è rientrata a scuola solo ieri pomeriggio e in ospedale non aveva la possibilità di comunicare con l’esterno, a meno di non utilizzare quelle diavolerie babbane. Per la faccia di tutti i Fondatori, Babbanerie al San Mungo: dove andremo a finire?» Ragiona il ragazzo.
«È quello che mi chiedo anch’io, ma se non vuoi che mia sorella ti ritiri indietro l’anello, aggiungendoci anche qualche maledizione, è meglio non farti sentire da lei. Quanto a parlare con Astoria, può benissimo aver fatto la spia prima del rapimento», tiene il punto il biondo.
«Tu non demordi mai, eh? Mi chiedo come faccio a sopportarti ancora…», considera Blaise, mentre si porta alla bocca un boccone di bacon.
«A quanto pare tu e mia sorella avete fatto pace», è, invece, il commento di Draco.
«Hermione è una ragazza speciale. Non nega mai a nessuno una seconda opportunità. Cornificazione a parte, ovviamente», chiosa Blaise.
«Tranne a me e a nostro padre, evidentemente», commenta amaramente Draco.
«Non so cos’abbia combinato Lucius, fidanzamento forzato a parte (cosa di cui io lo ringrazio), ma tu te la sei cercata: l’hai accusata senza neanche darle tempo di parlare», gli fa notare l’amico.
«Mi sono comportato esattamente come si comporta lei con noi, né più né meno. Che adesso lo beva lei questo calice amaro». In quel mentre, un frullo d’ali rompe il silenzio della Sala Grande.
 
§ § § § § § § § § §
 
Cara Hermione,
so che probabilmente appena leggerai queste righe, avrai voglia di strappare la lettera.
Ti prego,però, di continuare a leggere fino alla fine e solo allora potrai decidere cosa fare di queste poche righe.
Ti sto scrivendo da Azkaban e quasi certamente starai pensando che questo è l’unico posto adatto a un essere come me. Eppure, oso giudicare che vent’anni sono pochi per finire in carcere.
Lo so, la colpa di cui mi sono macchiato con te non merita altra punizione,pur tuttavia ardisco a chiederti il perdono.
So che sei una persona buona e che non neghi a nessuno una seconda possibilità.
Ti prego di credermi quando ti dico che io non sapevo nulla del piano di mio padre e della sua complicità con Rodolphus Lestrange.
È vero, ti ho rapita e condotto a Pucey Manor, dove è sopraggiunto mio padre ed è successo quello che è successo, ma ti giuro che non avevo idea di quello che lui aveva intenzionedi farti.
Se io quella sera ti ho rapito e condotto a casa mia è stato solo perché mi sono sentito rifiutato da te e volevo mostrarti il mo mondo, quello che avrebbe potuto essere tuo…
Ti prego, credimi, non era mia intenzione farti alcun male…
 
Accortoccia la lettera senza terminare di leggerla: Adrian le sta chiedendo di credergli sulla parola. Lui l’avrebbe rapita ma non voleva arrecarle alcun danno. Cos’è, un nuovo sport quello di offendere la sua intelligenza? Non è già recarle un danno, rapire una persona? Ecco che cosa si ottiene a voler sempre dare una seconda possibilità a tutti.
È stanca, stanca.
Eppure… Quella riga - So che sei una persona buona e che non neghi a nessuno una seconda possibilità. – le rimbomba nel cervello.
Spiega nuovamente la lettera e la rilegge, con calma.
Non è che lei sia completamente innocente. Aveva notato un certo interessamento del ragazzo nei suoi confronti, ma si era lasciata condizionare dal fatto che fosse lo scopamico di Pansy.
In fondo, prima del fidanzamento, anche Blaise aveva avuto molte ragazze, ma lei non si è fermata a giudicare il suo passato. Perché l’ha fatto con Pucey?
Il problema che la tormenta, però, non è solo quello: con il ragazzo, lei non è stata completamente sincera. Mentre flirtava, anche se inconsciamente, con Blaise, a Adrian non ha mai detto che non gli interessava.
E poi, forse è sincero: probabilmente lui era veramente all’oscuro delle mire del padre…
Certo, questo non toglie che l’ha rapita, ma non le costa nulla provare ad ascoltare la confessione del ragazzo.
Ripiega la lettera e la nasconde nel libro di Pozioni.
Ci penserà più tardi, adesso è ora di raggiungere l’aula.
Harry non è ancora arrivato, ma poco importa, visto che quel giorno Grifondoro e Serpeverde hanno tutte le lezioni in comune: alla sua sicurezza ci penseranno Blaise e Draco.
Draco…
Prima non l’ha neanche degnato di uno sguardo, ancora offesa per il comportamento del ragazzo verso di lei la sera precedente, ma le lettere di Adrian continuano a rimbombarle nel cervello.
Anche Blaise glielo ha fatto notare più di una volta: lei è sempre pronta a dare una seconda possibilità a tutti e sta seriamente pensando di darla anche a Adrian. Perché non riesce a perdonare Draco? È vero, l’ha attaccata senza prove certe e senza darle agio di difendersi, ma non è forse così che lei si sta comportando con Lucius?
Se sta pensando di ascoltare Adrian che si è reso colpevole di rapimento, perché non dare la stessa opportunità a suo padre, visto che lui il rapimento non l’ha compiuto? Non è neanche certa che fosse d’accordo, le sue sono solo supposizioni…
 
§ § § § § § § § § §
 
«Hermione!» Sovrappensiero, non è neanche accorta della direzione intrapresa.
Si ferma e aspetta che i due ragazzi la raggiungano.
«Sei uscita da sola dalla Sala Grande», la redarguisce il fidanzato, «dove stai andando?»
«Scusami Blaise, stavo riflettendo un un problema della massima importanza, e comunque sono grande abbastanza per camminare da sola, soprattutto ora che Adrian è stato arrestato. Comunque, dove vuoi che stavo andando: a Pozioni, no?» Si adira leggermente.
«Non è detto che Adrian sia l’unico problema. Non possiamo sapere come si muoverà ora Rodolphus», la riprende suo fratello, tornando a rivolgerle la parola, «e ti faccio notare che i Sotterranei, dove si trova l’Aula di Pozioni, sono nella direzione opposta: di qua si va alla Guferia».
«Oh», è il commento più intelligente di Hermione.
«Un altro messaggio anonimo?» Draco non si trattiene dal pungerla.
Lo schiaffo che lo colpisce arriva senza preavviso: «Sei un emerito idiota», gli sibila sua sorella, prima di fare dietro-front a passo di marcia seguita da Blaise, il quale, a sua volta, non resiste dal cantargliela: «Certo che te le vai proprio a cercare, Draco».
 
§ § § § § § § § § §
 
«Hermione!» Se non fosse stato per il pronto intervento di Blaise che l’ha allontanata subito dal calderone, probabilemente a quest’ora sarebbe dovuta correre da Madama Chips a farsi curare le ustioni dal volto.
«Signorina Malfoy», al professor Lumacorno non è sfuggita la mossa del suo studente, «da lei mi aspettavo più attenzione. Non è ammessa nessuna distrazione mentre si preparano le pozioni, men che mai l’Antidoto contro i Veleni Rari. Cosa sarebbe successo se il signor Zabini non l’avesse tirata indietro per tempo? O, peggio ancora, se avesse sbagliato qualche ingrediente? Vi ricordo, cari ragazzi, che lo scopo di ogni antidoto è quello di salvare la vita a quelle persone che, accidentalmente o volutamente, hanno ingerito (o sono state costrette a ingerire) qualche veleno, non avvelenarli ulteriromente. Dieci punti in meno a Grifondoro e venti in più a Serpeverde. E ora rimettetevi al lavoro, su!»
Hermione, vergognandosi immensamente, si rimette al lavoro, pestando in un piatto di osso gli otto pungiglioni di Billywig, aiutata da Blasie che li incide con un coltello in acciaio.
«Tutto bene?» Le chiede quest’ultimo.
La ragazza si limita ad annuire in silenzio, più che mai decisa non solo a riguadagnare i dieci punti persi, ma anche a conquistare i venti fatti ottenere suo malgrado alla Casa di suo fratello.
«Tesoro, tranquilla: non è successo niente», Blaise cerca di rassicurarla, equivocando il silenzio della Grifona.
«Se non te ne fossi accorto, Blaise, sono appena stata ripresa per disattenzione. Ora lavora», lo riprende, invece, lei.
Le restanti due ore e mezzo trascorrono con Hermione che lavora alacremente senza più distrarsi, mentre tre ragazzi la controllano di sottecchi.
«Ottimo lavoro, signor Malfoy. La pozione che ha preparato con la signorina Brown è eccellente. Dieci punti ciascuno». Al termine delle tre ore, il professor Lumacorno passa a controllare il lavoro dei suoi studenti e non stupendosi affatto del perfetto colore azzurro.
«Come se quell’oca avesse fatto qualcosa, oltre che starnazzare», sibila, invece, Draco, stando ben attento a non farsi udire da alcuno.
Sfortunatamente per lui, la sua compagna di banco l’ha sentito benissimo: «Ma come ti permetti, lurido Mangiamorte!» Gli urla infatti contro, attirando su di sé l’attenzione del professore che sta esaminando la pozione della coppia Potter-Parkinson, rimanendone deluso: «Signorina Brown, che cosa sta succedendo?»
«Malfoy vuole prendersi tutto il merito, come se lui avesse fatto qualcosa».
L’accusa, infondata, della ragazza indispettisce il docente: «Signor Malfoy, è vero quello che sta insinuando la sua compagna?» Gli chiede, infatti.
«Certo che no», si difende il biondo, «se non era per me, a quest’ora sarebbe saltata in aria tutta l’aula».
«Cosa vorresti dire, eh? Che io non so preparare una pozione? Mica sono tua sorella, io, che chissà come ottiene tutti quei punti. Per poco non saltavamo tutti in aria, hai ragione, ma colpa di tua sorella!» Si infuria la ragazza.
«Attenta a come starnazzi, oca che non sei altro. Tu non vali un mezzo capello di mia sorella!» Urla di rimando il Serpeverde.
Suo malgrado, il professor Lumacorno è costretto a sedare la lite: «Suvvia, ragazzi, non mi pare proprio il caso di litigare, tanto più che lo scopo ultimo di lavorare in coppia è quello della cooperazione tra di voi. Visto che non siete in grado di comportarvi come due persone adulte, mi vedo costretto a togliere a entrambi i punti appena assegativi», conclude, per rivolgersi a controllare le ultime pozioni.
«Anche la vostra pozione è perfetta», si meraviglia, visto come era cominciata, verificando quella di Blaise ed Hermione. «Immagino, però, che almeno voi due abbiate collaborato», chiede, quasi implorando: se anche loro due che sono fidanzati e che quel mattino si erano scambiati un bacio tutt’altro che casto poco prima di entrare in Sala Grande, si mettono a litigare per un pugno di punti, beh, allora sarebbe quasi tentato di rinunciare all’insegnamento.
«Certamente», è la pronta risposta della ragazza, «Blaise è sempre un aiuto prezioso».
«Oh, magnifico», esclama l’ insegnante, «Dieci punti a entrambi, per la riuscita del preparato e venti alle vostre Case per la vostra cooperazione. Guardate e imparate anche voi, ragazzi. Se solo non ci fosse bisogno di essere fidanzati per andare d’accordo… Quindi, visto che alcuni di voi proprio non riescono a lavorare in coppia, per la prossima lezione vorrei che ciascuno di voi mi scrivesse due pergamene di un metro ciascuna sui Veleni, comuni e rari, e sui loro Antidoti. Inoltre, il vostro lavoro dovrà essere controllato dal vostro compagno che poi mi consegnerà la pergamena», termina amaramente.
«Ehm… scusa Hermione. Avrei un favore da chiederti, ma per favore, non mi spennare», comincia Blaise.
«Tranquillo, Blaise: tu sei una Serpe, e anche volendo non riuscirei mai a spennare una serpe», lo prende in giro la fidanzata.
«Aha, davvero divertente. A volte mi chiedo se voi Malfoy vi fanno con lo stampo. Comunque, volevo chiederti se potevi prestarmi il tuo libro di Pozioni. Ho visto che hai segnato alcuni appunti e… ecco… sì, insomma…»
«E tu, di grazia, perché non li hai segnati, anziché guardare me?» Lo punge Hermione.
Cavolo! Era sicuro di controllarla senza dare nell’occhio, ma a quanto pare non c’è riuscito.
Come a leggergli quello sguardo meravigliato, Hermione riprende: «Hai appena detto di avermi visto prendere appunti», gli spiega.
«Sì, appunto. Allora?» La implora.
«Veramente mi servirebbe per la ricerca che ci ha affidato il professore». Hermione si mordicchia il labbro inferiore, indecisa. Non è da lei rifiutare un aiuto a chi ne ha bisogno: molte volte ha passato notti insonni ad aiutare quei due testoni di Harry e Ron.
«Possiamo farla insieme, così risparmiamo tempo», suggerisce il moro: in questo modo avrebbe anche più tempo libero.
«Non è così che funziona Blaise», lo riprende la ragazza. «E va bene. Ma solo fino a domattina. Me lo riconsegnerai a colazione, in Sala Grande», conviene, alla fine, specificando il luogo dove vuole trovare il fidanzato: è già andata bene una volta che nessuno li abbia sorpresi uscire insieme dai dormitori di Grifondoro e non ha nessuna intenzione di sfidare la sorte un’altra volta.
«In Sala Grande», ripete, un po’ deluso.
«In Sala Grande», conferma lei.
«In nessun altro luogo», conclude lui.
«In nessun altro luogo», replica lei.
«Allora mi aspetta un premio di consolazione, qui», stringe Blaise, e senza dare il tempo alla ragazza di ribattere, o anche solo di connettere, le ruba un bacio.
 
§ § § § § § § § § §
 
Theodore non perde occasione di irridere l’amico: «Complimenti, Draco. Davvero un comportamento degno di un Caposcuola. No, dico, ti rendi conto che io devo farmi correggere la relazione dalla Patil?» Rincara la dose, spalleggiato da Daphne: « E io, che dovrei addirittura consegnarla nelle mani di quell’incapace di Paciock? Mi domando come abbia fatto a frequentare ancora queste lezioni dopo i GUFO».
«Beh, provate a guardare la faccenda dall’altro lato della medaglia: voi dovrete fare altrettanto con loro», suggerisce Blaise.
Irritata, Pansy lo aggredisce: «Già, parli bene tu, che sei in coppia con la secchiona di Hogwarts. A noi, invece, tocca il lavoro doppio, e tutto per colpa di quell’idiota del tuo amico».
«Dacci un taglio, Pansy, ti ricordo che sono il tuo Caposcuola e posso toglierti tutti i punti che voglio», l’ammonisce Draco.
«E correre il rischio di vederci sorpassare dalle altre Case?» Lo sfotte la mora. «E poi, con quale coraggio osi fare la morale a noi, quando è evidente che sei stato tu la causa di tutto?»
«Mia? Colpa mia?» Salta su il biondo. «È quell’oca della Brown che si è messa a strillare».
«E tu cosa le hai detto per farla urlare in quel modo?» Investiga Theodore.
«Niente», borbotta lui, «solo che non era giusto assegnarle i punti perché il lavoro l’avevo svolto tutto io», confessa alla fine, certo di avere tutte le ragioni di questo mondo.
«E, di grazia, perché non hai aspettato di essere fuori dall’Aula?» Gli chiede ancora Daphne.
«Il processo è finito? Bene, grazie». Drao ignora volutamente l’ultima domanda della sua compagna di Casa e si appresta a raggiungere le serre per la lezione di Erbologia, anche questa in comune con Grifondoro.
Intanto, qualcun altro sta attraversando il cortile della scuola sovrappensiero.
 
§ § § § § § § § § §
 
«Un taxi fatto di giornali appare sulla spiaggia. Aspetta per portarti via. Tu ci sali con la testa fra le nuvole. E parti.(1) Hermione, sto parlando con te», la richiama Harry.
«Scusa Harry, ero sovrappensiero. Che cosa mi stavi dicendo?» Si scusa la ragazza.
«Ti stavo chiedendo se potevi aiutarmi con la relazione, e anche a correggere quella della Parkinson. Sai, oggi e domani ho gli allenamenti di Quidditch», le ripete la domanda.
«Due giorni di seguito?» Hermione è quanto mai scettica, senza contare che lei ha sempre considerato quello sport come tempo tolto allo studio.
«Beh, sì. La partita contro Tassorosso si avvicina e gli allenamenti si sono intensificati. Senza dimenticarti che sono il capitano della squadra. Non posso mancare a nessuno dei due allenamenti», cerca di convincerla.
«No, Harry. Mi sono stancata di fare i compiti degli altri per dei futili motivi. Senza dimenticare che lo spirito della ricerca è quello della cooperazione tra Case diverse», gli ricorda lei.
«Sì, ma la cooperazione tra Case diverse non può far passare in secondo piano quella tra studenti della stessa Casa». Harry non coglie il cipiglio minaccioso dell’amica e continua a perorare la propria causa. «Inoltre, è tutta colpa di tuo fratello».
«Ti ricordo che è stata Lavanda a urlare in aula a pochi passi da Lumacorno. E comunque, mi spiace, ma io, oltre a quella relazione, devo rimettermi in pari con tutte le altre materie. Mi rincresce, ma per questa volta, la squadra di Grifondoro farà a meno del suo capitano».
Le è costato molto dire di no a Harry, però deve anche pensare a se stessa: è sempre lei quella che si preoccupa per gli altri, ma per lei chi si preoccupa?
«Harry, scusami, ma dopo Erbologia devo andare a spedire una lettera», gli sussurra, appena entrati nella serra.
«No», è la risposta secca del ragazzo.
«Come?» Hermione è decisamente basita dalla risposta appena ricevuta.
«Ti ho detto di no, Hermione. Cosa non capisci di queste due semplici letterine? Dopo questa lezione c’è il pranzo, che io non ho nessuna intenzione di saltare, dopo abbiamo due dopodiché, ci aspettano i compiti. Come vedi non ho tempo di andare alla Guferia. Di conseguenza, neanche tu», si vendica dell’aiuto negato.
«È una cosa importante, Harry! E non ci metteremo molto», osserva Hermione.
«Mi spiace, ma chiunque fosse il destinatario farà a meno della tua lettera», rimarca lui.
«Non ci posso credere: lo stai facendo per vendetta!» Fiata Hermione.
«Dieci punti per la sua brillante intuizione, signorina Malfoy», la deride lui.
In quel mentre, le Serpi fanno il loro ingresso.
«Non ci provare, Hermione. Sono io la tua guardia del corpo, e si fa come dico io», la mianccia Harry.
«Tu non puoi impedirmi di parlare con mio fratello e col mio fidanzato», gli sibila lei contro.
«Ma certo, fraternizza pure col nemico, mentre la tua Casa perde punti», sputa un inacidito Harry.
«Ehi, Principessa, tutto bene?» Le chiede Blaise, una volta sedutosi nel banco accanto a lei.
«Blaise, non ti devi preoccupare ogni volta che mi vedi con lo sguardo scuro. Almeno finché non sarai certo che la colpa sia esclusivamente tua. Comunque, ho solo litigato con Harry, nulla di grave, te l’assicuro», lo rassicura lei.
«Che cosa ha combinato? Credevo che oramai andaste di nuovo d’accordo», si informa ancora il moro, parlando sottovoce, visto che la Sprite sta spiegando.
«Si è arrabbiato perché mi sono rifiutata di scrivergli la relazione per Lumacorno e correggere quella della Parkinson al posto suo»,si confida.
«Certo che ne ha di faccia tosta, il ragazzo. Perché ti avrebbe chiesto una cosa del genere?» Più che per il comportamento di Potter, però, il ragazzo è sorpreso dal comportamento della fidanzata: e da quando Hermione nega il suo aiuto a qualcuno?
«Ha additato come scusa il fatto che ha allenamenti intensivi con la squadra di Grifondoro. Per irpicca, mi ha negato di accompagnarmi in Guferia», finisce di raccontargli come stanno le cose.
«E a chi dovresti scrivere?» Si ingelosisce il moro.
«Sei geloso, per caso?»
«Oh, sì, tanto», l’avvisa.
«Ti assicuro che in questo caso non ne avresti motivo. Ora scusami, ma vorrei seguire la lezione, prima che la Sprite mi tolga i punti come ha fatto Lumacorno poco fa», lo zittisce lei.
 

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(1)”Lucy in the sky with diamonds” dei Beatles. Vero che Harry è nato nel 1980, ma ho immaginato che, vivendo con gli zii, ogni tanto sentisse qualche vecchia canzone ascoltata da Petunia.









 
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N.d.A.: Come sempre, un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro. Ringrazio, inoltre, tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite/preferite/ricordate e che si fermano un secondo a lasciare un segno del loro passaggio, ma anche chi legge in silenzio.
Per chi è interessato, questo è l'indirizzo della mia pagina Fb: https://www.facebook.com/TheMiraesDream?skip_nax_wizard=true

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Capitolo 30
*** Capitolo 27 ***




Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.




 

CAPITOLO 27


 
        «Cazzo!» Blaise Zabini. La finezza fatta persona.
«Draco!» Si fionda nella camera del Caposcuola. «Guarda cos’ho trovato nel libro di Pozioni di tua sorella», gli sventola sotto il naso la lettera di Adrian che Hermione quella mattina aveva nascosto nel libro di Pozioni.
«E com’è che tu avevi quel libro?» Si incuriosisce il biondo.
«Mi servivano alcuni appunti che io non sono riuscito a prendere e che lei, invece, non ha mancato di segnare, proprio sul libro», spiega, senza smettere di sbandierare quella lettera.
«Blaise, la vuoi smettere di agitare quella dannata pergamena, e magari dirmi cos’hai trovato di tanto interessante da rischiare la pelle e condividerlo con me?»
«In effetti, se Hermione scopre che te l’ho detto, mi scotenna vivo… Comunque, dai un’occhiata a questa dannata pergamena, come l’hai definita tu, che altro non è che una lettera fresca fresca di Azkaban», gli sbatte tra le mani quel foglio.
«Azkaban?» Si incuriosisce oltremodo Draco. Chi è che sua sorella conosce ad Azkaban?
«Già. Leggi tu stesso chi ha avuto il coraggio di scriverle».
A leggere la firma, il biondo sbianca, senza parlare dei sentimenti che l’hanno investito non appena ha letto quello che il suo ex-compagno ha avuto il coraggio di chiedere a sua sorella.
«Allora è per questo che prima voleva andare in Guferia. Voleva rispondergli. Non avrei mai creduto di dover dire grazie a Potter», esala Blaise.
«Che cosa c’entra Potter, adesso?» Draco è ormai sul piede di guerra.
«Pare che abbia avuto il fegato di chiedere ad Hermione di fargli la ricerca per Lumacorno e anche di correggere quella di Pansy, visto che lui aveva un doppio allenamento di Quidditch, ma Hermione si è rifiutata categoricamente, e lui, per vendicarsi, ha rifiutato di accompagnarla in Guferia. Immagino che volesse rispondere a Adrian», spiega tutto d’un fiato il moro.
 
§ § § § § § § § § §
 
«Oh, Merlino, sono una strega morta», piagnucola Hermione, mentre tira fuori i libri dalla sua tascapane: ha lasciato la lettera di Adrian nel libro di Pozioni che ha prestato a Blaise. Ora non le resta che sperare che il fidanzato non la trovi…
«Qualche problema, Hermione?» Cinguetta una Lavanda insolitamente allegra.
«No, è che ho dimenticato il libro di Antiche Rune in camera, faccio una corsa e vado a prenderlo», ribatte prontamente la riccia, ma i suoi propositi si scontrano contro un ragazzo più alto di lei: «Ti ringrazio. I tuoi appunti mi sono stati veramente d’aiuto», le sorride Blaise.
«Ciao, Blaise. Sì, sono contenta che ti siano stati utili. Ora, però, scusami, ma devo andare a recuperare un libro… Ciao!» Lo liquida sbrigativamente, nella speranza di evitare l’argomento lettera-che-scotta.
Ancora una volta, però, i suoi piani vengono delusi: «Spiegami questa cosa significa», tuona, infatti, suo fratello, impedendole la fuga e sbattendo sul tavolo la lettera incriminata.
Senza farsi prendere dal panico, Hermione decide, per una volta di comportarsi da Serpe: «Come faccio a saperlo? Mica sono una veggente; però, a occhio e croce, sembrerebbe una pergamena di pessima qualità».
«È una lettera», la informa Draco, acido, per andare quindi subito al punto, «e comincia con: Cara Hermione, per terminare con la firma di Adrian Pucey. Allora, non hai niente da dire?»
«Io dovrei avere qualcosa da dire? Sei tu quello che ha in mano una lettera indirizzata a un’altra persona, nella fattispecie, me!» Lo attacca.
«Io non devo giustificarmi». Draco si trincera dietro la sua solita aria da strafottente che tanto negli anni passati lei ha odiato… e che continua a odiare.
«Neanch’io», risponde prontamente lei, sfidandolo con lo sguardo, in una posa che ricorda tanto Molly Weasley.
«Hermione, cerca di capire», interviene, a sproposito, Blaise, «siamo preoccupati per te».
La ragazza si volta bruscamente verso di lui: se lei fosse una strega tanto potente da poter uccidere solo con lo sguardo, ora del ragazzo moro non resterebbe che un misero mucchietto di cenere: «TU! Brutta razza di verme traditore! Sei stato tu a dare quella dannata lettera a mio fratello, vero? Oh, ma certo, che stupida», battendosi la mano sulla fronte, «dimenticavo, voi Tarzan e noi Jane!» Sbotta, infine, alludendo a un detto babbano con chiaro riferimento alla ormai famosa teoria sulla cornificazione.
«Io…», prova a difendersi il moro, ma viene interrotto dall’arrivo della posta.
 
§ § § § § § § § § §
 
TROVATO NUOVO CADAVERE DI UN BAMBINO
Nella ormai tristemente nota spiaggia di Blyth è stato trovato il corpo di un altro bambino di dieci anni, Blez Silyen. Pur essendo la famiglia Silyen di antica tradizione purosangue, già il nonno del bambino, Bran, aveva abbracciato le usanze babbanofile.
Si tratta, dunque, del terzo bambino appartenente a famiglie purosangue filobabbane. È pertanto lecito chiedersi se dietro questi omicidi ci sia un piano volto a indebolire la politica di distensione con i Babbani intrapresa dal nuovo Ministro Shacklebolt. Ricordiamo, infatti, che le prime tre vittime erano Mezzosangue, a cui sono seguiti i genitori adottivi dell’eroina di guerra Hermione Narcissa Malfoy.
Quest’ultima, poi, è stata rapita il mese scorso e ricoverata d’urgenza al San Mungo, reparto Malattie non-magiche, dopo la sua fortunata fuga, assieme all’altro eroe di guerra, Ronald Bilius Weasley, anche lui di famiglia purosangue babbanofila.
A questo punto, sorge un ovvio interrogativo: come mai l’intrepida figlia di Lucius Malfoy, noto Mangiamorte scampato da Azkaban, è riuscita a fuggire dalla sua prigionia, insieme al suo ex-fidanzato, ma lasciandosi alle spalle questo bambino? Se non avesse pensato solo a se stessa, forse ora, il Mondo Magico non piangerebbe questa ennesima piccola vittima…
 

«Che modi!» La voce stridula di Rita Skeeter si leva scandalizzata dal giornale buttato in malo modo sul tavolo.
«Bonki!» Richiama secco il padrone di casa.
La piccola creatura si materializza davanti il suo algido padrone, profondendosi in un inchino, fino a toccare il pavimento col suo lungo naso: «Padrone ha chiamato?»
«Vai a dire alla padrona di prepararsi: andiamo a Hogwarts, a parlare con i nostri figli».
Senza neanche sollevare lo sguardo, l’elfo sparisce in un plop.
«Si può sapere cosa ti prende, Lucius? Avevamo deciso di non dire nulla, né a Hermione, che è già fin troppo turbata, né a Draco. Ma immagino che a te dei sentimenti altrui continui a non importare nulla», esordisce, astiosa, Narcissa.
«Punto primo: sei stata tu a decidere di vivere separati in casa e di fingere di fronte ai figli e agli estranei. Punto secondo: ecco cosa succede», e le molla in mano il giornale di quella mattina.
«Merlino», ha solo la forza di esalare la donna, accasciandosi sulla sedia.
 
§ § § § § § § § § §
 
Draco ha avuto  la pessima idea di leggere a voce alta l’articolo: dentro di lui, diversi sentimenti fanno a pugni tra di loro, dalla rabbia verso quella giornalista da strapazzo che ha osato addossare la colpa di quell’omicidio su sua sorella (viva per miracolo), alla… paura? di quello che può leggere nello sguardo di Hermione. È forse proprio per questo che, mentre continua a stringere convulsamente quei fogli, non ha il coraggio di alzare lo sguardo su di lei.
Anche Blaise è rimasto ammutolito dalle parole usate dalla Skeeter,mentre continua a tenere abbracciata la fidanzata per la vita, appoggiando il capo sulla sua spalla.
Perfino Harry e Ginny sono rimasti allibiti.
L’unica che ha il coraggio di parlare è, come al solito, Lavanda: «Visto, cosa vi dicevo io, ieri? È chiaro come il sole che la colpa è di Hermione!».
«Ha ragione Lavanda: mi fai schifo, Hermione, spero che ti levino quella spilla. Non sei degna di indossarla», sputa velenoso Seamus.
Parole dure, quelle di quest’ultimo, le quali, tuttavia, non riescono a raggiungere il cervello della ragazza. Nella sua testa, infatti, rimbomba un unico pensiero: se dopo le prime tre vittime, sono stati uccisi i Granger, e lei e Ron erano la coppia designata questa volta, al loro posto, chi sceglierà l’assassino? Considerato, soprattutto, il falso allarme al Manor sabato scorso…
«Draco…», esala, alzando gli occhi lucidi.
Senza dire una parola, e stupendosi lui stesso prima di tutti gli altri, abbaraccia la sorella, sciolta dalla stretta di Blaise.
«Tranquilla, nessuno ti accusa di niente», la rassicura, lanciando occhiate eloquenti a Potter e Ginny, che annuiscono, in silenzio, anche se Hermione non li può vedere.
«I nostri genitori…», mormora lei, cercando di dare voce ai suoi dubbi.
«Hey», la allontana, obbligandola a guardarlo negli occhi, «non starai mica pensando che…»
«No, certo che no!» Si affretta a specificare. «È solo che… ho paura, Draco! L’hai appena letto: prima sono stati uccisi i Granger, e sabato c’è stato quel falso allarme durante la festa… Io…»
Quella consapevolezza lo attraversa come una scossa elettrica, facendogli sgranare gli occhi. Fa per replicare, ma Blaise, questa volta, è più veloce. Tornando a stringerla fra le sue braccia, le sussurra: «Non devi temere per loro. Ricordi? Vostro padre è un sorvegliato speciale. E gli Auror non possono certo permettersi di perderlo di vista, vero Draco?» Prova a rasserenarla, cercando conferme con lo sguardo nel suo amico.
«Ma certo», la rassicura quest’ultimo, «non è vero, Potter?» Passa la patata al rivale, il quale, sentendosi chiamato in causa, per poco non si strozza con la sua stessa saliva.
«Non agitarti, Potter», lo prende volutamente in giro, «Nonostante tu non sia certo il mio tipo, ti preferisco vivo, almeno finché sarai tu a doverti occupare della sicurezza di mia sorella».
«Signorina Malfoy», Gazza è sopraggiunto silenzioso alle spalle del biondo, «la Preside desidera parlarle nel suo ufficio».
Di malavoglia, Blaise libera dall’abbraccio la fidanzata, mentre il Ragazzo sopravvissuto si accinge a seguirla, imitato sia da Draco che da Blaise.
«Potter, non mi sembra che lei sia stato invitato», lo redarguisce il bidello.
«Essendo stato designato come guardia personale della signorina Malfoy, è mio preciso dovere seguirla, ovunque lei vada», gli spiega.
«Non credo che qui al Castello corra alcun pericolo, e poi lei ha lezione, no?» A Gazza quei ragazzini viziati non sono mai piaciuti e il fatto che Potter sia il Salvatore del Mondo Magico non cambia di una virgola il suo pensiero.
«Talmente sicura che è proprio in questa scuola che è stata rapita, lo scorso Halloween. E ora, se mi vuole scusare», lo soprassa, senza dargli tempo di rispondere.
 
§ § § § § § § § § §
 
«Kingsley, spero tu sappia quello che stai facendo».
La professoressa McGranitt non ha certo gradito la visita a sorpresa del Ministro e del Capo Auror.
«Minerva, cerca di capire: è appena stato ritrovato il corpo di un alto bambino di dieci anni. Se tu fossi sua madre, non vorresti sapere che cosa è successo?» Il Ministro cerca di placare la donna, con scarsi risultati.
«È della signorina Malfoy che stiamo parlando. Un membro dell’Ordine della Fenice, nonché la mente del Trio. Ti sei forse dimenticato che se Potter è riuscito a uccidere Lord Voldemort e noi siamo vivi lo dobbiamo unicamente al suo intelletto e al suo coraggio?» La preside non si lascia convincere, anche se è stata obbligata a mandare a chiamare la sua migliore studentessa, ma se c’è una cosa che non permetterà mai è che la conducano via: per quello, dovranno passare sul suo cadavere.
«Come ha detto lei, è della signorina Malfoy che si sta parlando, nipote di Rodolphus Lestrange, principale indagato per questi omicidi. Oltre a ciò, le parole scritte dalla signora Skeeter sollevano un importante quesito», interviene, del tutto a sproposito, Harvey.
«Mi state dicendo che volete interrogare una persona, una mia studentessa, solo basandovi sulle sue parentele e sulle illazioni di quella pseudo-giornalista?» L’anziana preside , infatti, si altera ancora di più.
«Non si tratta di semplici illazioni», le spiega il Capo Auror, «ma di dubbi legittimi: come mai è riuscita a fuggire quella notte? E come mai ha fatto scappare solo il suo ex-fidanzato, e non ha cercato di liberare anche quel bambino?»
«Forse perché in quella cella c’era solo Weasley? E, comunque, non aveva già denunciato il tutto?» S’incaponisce la donna.
«Non siamo tenuti a darle ulteriori spiegazioni. Ora, se non le spiace…» Harvey le indica la porta.
«Mi state forse cacciando dal mio ufficio?» È interdetta: come si permettono di trattarla in quel modo?
«Minerva, cerca di capire: stiamo per interrogare un indagato», le spiega Shacklebolt.
«Una mia studentessa», specifica lei.
«Una strega maggiorenne», la contraddice Harvey.
«Maggiorenne o no, essendo una studentessa di Hogwarts è posta sotto la mia tutela, di conseguenza io sarò presente per tutta la durata dell’interrogatorio», s’incaponisce.
Kingsley sbuffa, passandosi una mano sulla sua testa pelata, conscio di non poterla spuntare sulla testardaggine di quella donna, e, in fondo, anche comprendendo appieno le sue motivazioni. Ma lui è il Ministro della Magia e ha fatto dell’imparzialità la regola del suo mandato.
In quel mentre, tra le fiamme del camino appare il volto di Lucius, e la sua voce riempie quell’ufficio: «Preside McGranitt, io e mia moglie chiediamo l’accesso a Hogwarts e il permesso di poter avere un colloquio con nostra figlia».
«Non credo sia il caso», si permette di dire Harvey, prontamente contraddetto dalla preside: «Permesso accordato», mentre si accinge a modificare le barriere, per poi rivolgersi all'uomo che ha parlato a sproposito: «Forse si è scordato dove si trova, Capo Harvey: qui non siamo al Quartier Generale Auror, ma a Hogwarts, scuola di cui IO sono la preside, e questo è il MIO ufficio, di conseguenza spetta a me, e soltanto a me, permettere o meno l’ingresso di visitatori estranei».
 
§ § § § § § § § § §
 
«Mamma, papà». Hermione è stupita di trovare nell’ufficio della preside sia i suoi genitori che il Ministro accompagnato dal Capo Auror: che diavolo sta succedendo?
«Hermione, tesoro, come stai?» Narcissa è la prima a mostrarsi preoccupata per la figlia.
«Bene, ma… cosa sta succedendo?» Chiede, mentre sia Draco che Blaise di fatto le impediscono di avvicinarsi troppo: già una volta è stata rapita grazie all'uso della Polisucco, chi garantisce loro che questa non sia un’ulteriore trappola?
«Signori, siete pregati di uscire tutti; anche lei, signor Potter: la signorina Malfoy è qui per essere interrogata circa l’ultimo omicidio». La voce, professionale, fredda di Harvey impedisce ai Malfoy di rispondere alla domanda di Hermione.
«Che… che cosa...» Hermione fa scorrere veloce il suo sguardo su ognuna delle persone presenti: perché vogliono interrogare lei per quell'omicidio?
«Se lo scordi, Harvey, io non lascio mia figlia da sola con lei», si oppone Lucius.
«Un po’ tardi per fare il padre amorevole, non trova, Lord Malfoy? In ogni caso, sua figlia è maggiorenne, quindi la presenza dei genitori non è assolutamente ammessa, come non è tollerata quella di terze persone», conviene Harvey fissando prima Lucius e Narcissa e poi i tre ragazzi.
«La strega maggiorenne è una mia studentessa, quindi sotto la mia responsabilità, di conseguenza, l’interrogatorio non avverrà senza la mia supervisione», si intromette la McGranitt.
«Dal momento che sono presenti anche i genitori della ragazza, si può benissimo obiettare che lei è stata sollevata da questa responsabilità. Quindi, adesso, uscite tutti», s’impone il Capo Auror.
«Mamma, papà, preside: non dovete preoccuparvi. Io non ho nulla da nascondere. Può procedere all'interrogatorio, Sir Harvey», interviene Hermione, lo sguardo fiero.
«No», questa volta è il turno di Blaise replicare, «ti sei dimenticata come ha fatto Adrian a rapirti? Chi ti assicura che siano proprio loro?»
«Zabini, stai scherzando, spero»: Harry si sente in diritto di dire la sua.
«Potter, Zabini: se non sbaglio voi avete lezione. Anche lei Malfoy», li riprende la preside: quell’ufficio sta cominciando a essere un po’ troppo affollato.
«Io sono stato assegnato alla sicurezza di Hermione», si difende il ragazzo che è sopravvissuto.
«Io sono il suo fidanzato», si giustifica Blaise.
«E io il fratello», asserisce per ultimo Draco.
«Questo non cambia il fatto che abbiate lezione, o preferite dieci punti in meno a testa?»
A sorpresa, i tre ragazzi rispondono in coro: «Dieci punti in meno a testa».
«Harry!» Hermione si scandalizza per la scelta dell’amico.
«Non preoccuparti: per Grifondoro sono solo dieci punti, mentre per Serpeverde il doppio», si giustifica lui.
«Bene, se avete finito, quella è la porta», Harvey non si scompone più di tanto.
«Forse non ha capito, signor Capo degli Auror», Lucius usa un tono sarcastico, «nessuno di noi è disposto a lasciare sola Hermione in questa stanza, visto cos’è successo il mese scorso».
«Va bene, adesso basta: non abbiamo tutta la giornata a disposizione. Capo Harvey, proceda con l’interrogatorio dell’indagata», s’impone finalmente il Ministro. «Garantisco io che nessuno di loro interverrà».
«Signorina Hermione Narcissa Malfoy, è disposta a rispondere a tutte le domande che le verranno rivolte con la massima sincerità?»
«Sì».
«È disposta a bere il Veritaserum qualora io, Capo degli Auror Sigmund Harvey, inquisitore nominato dal Wizengamot per condurre il presente interrogatorio, lo riterrò opportuno?»
«Sì».
«È altresì disposta a essere sottoposta a Legilimanzia, qualora io, Capo degli Auror Sigmund Harvey, inquisitore nominato dal Wizengamot per condurre il presente interrogatorio, dovessi ritenere inutile l’utilizzo del Veritaserum?»
Questa volta, la ragazza non risponde subito, conscia del fatto che quel tipo di incantesimo, se eseguito male può condurre alla pazzia, ma l’uomo di fronte a lei è il Capo Auror: se è arrivato a ricoprire una simile carica sotto il mandato di Shacklebolt ci sarà un motivo, no? E poi lei si fida di Kingsley e della preside: mai permetterebbero che qualcuno le farebbe del male, per non parlare dei suoi genitori. Suo padre, soprattutto, sembra sul piede di guerra. Non avrebbe mai detto di poterlo vedere così protettivo nei suoi confronti; o forse si tratta di un altro dei suoi trucchetti? No, Hermione, ti sei ripromessa di dargli una seconda opportunità, non lasciarti vincere dai pregiudizi, in fondo hai combattuto una guerra per cancellarli, riflette fra sé e sé. «Sì», risponde alla fine, rialzando gli occhi.
«Bene. Signorina Hermione Narcissa Malfoy, può per favore, raccontare nei minimi dettagli cos’è successo la notte di Halloween del corrente anno?»
«Sì, allora: appena sono uscita dalla mia camera da Caposcuola, ho discusso con una mia compagna, l’attuale fidanzata di Ronald Weasley, perché erano settimane che lei non riceveva sue notizie e credeva che io sapessi qualcosa…», comincia a raccontare.
«Aveva ragione? Lei era in contatto col signor Weasley?»
«No, cioè, l’avevo incontrato qualche settimana prima a Hogsmeade, ma non gli ho dato retta più di tanto. Il mio fidanzato era presente a quell’incontro e può testimoniare».
«Intende dire, il signor Zabini?»
«Esattamente».
«Bene. Più tardi, se lo riterrò opportuno per le indagini, sentirò anche lui. Intanto, proseguiamo con quanto accaduto quella notte».
«Sulle scale, fuori dal dormitorio, abbiamo incontrato Adrian Pucey, sotto le sembianze di Blaise».
«Abbiamo?»
«Ero in compagnia di Harry Potter e Ginevra Weasley».
«E come fa a essere sicura che fosse il signor Pucey sotto le sembianze del qui presente signor Zabini?»
«A un certo punto, ha deviato il percorso: anziché accompagnarmi in Sala Grande, mi ha condotto al terzo piano, dove c’è la statua di Gunhilda Di Gorsemoor, dietro la quale c’è un passaggio che conduce alla cantina di Mielandia. Una volta arrivati là, ci siamo smaterializzati a Villa Pucey. Intanto la Pozione Polisucco stava finendo il proprio effetto e lui riprendeva le proprie sembianze: quelle di Adrian Pucey, appunto».
«Per quale motivo il signor Pucey l’avrebbe rapita per condurla a casa sua?»
«Stando a quello che mi ha scritto l’altro giorno in una lettera, l’ha fatto perché si è sentito rifiutato da me e voleva mostrarmi il suo mondo, quello che avrebbe potuto essere anche mio, se solo avessi scelto lui come mio fidanzato, anziché Blaise…»
«Sta dicendo che si tiene in contatto col suo rapitore?»
«No. Sto dicendo che l’altro giorno ho ricevuto una lettera da Azkaban nella quale quale Adrian si scusava per avermi rapito e mi chiedeva una seconda possibilità».
«Capisco. Ritornando a quella notte…», ma l’argomento lettera è solo rimandato a un interrogatorio più mirato, senza terze persone, questa volta.
«All’improvviso è comparso il padre di Adrian, mi ha afferrato per un braccio e mi ha smaterializzato in una segreta. Non so dove, ma ero più che sicura che non fosse Pucey Manor».
«Come fa a esserne sicura?»
«Perché ci saremmo smaterializzati altrimenti? E poi sono sicura che non voleva suo figlio tra i piedi. Probabilmente credeva che mi avrebbe liberato, se non altro per apparire ai miei occhi come il mio salvatore».
«Continui».
«La cella era illuminata e ho visto Ron accasciato a terra, in preda a tremori. Intanto, alle mie spalle era sopraggiunto Lestrange. Dopo aver attirato la mia attenzione, mi ha fatto mordere da un topo, infetto dalla peste bubbonica».
«Come è riuscita a fuggire?»
«Ho fatto un tentativo: so che la magia degli elfi è sconosciuta ai maghi, così ho provato a chiamare la mia elfa: ha funzionato».
«Perché non ha fatto fuggire anche quel bambino?»
«Non c’era nessun bambino nella cella. E quando mio padre mi ha condotto al San Mungo, è stata la mia prima preoccupazione denunciarlo agli Auror sopraggiunti».
«Mh…Legilimens!»
Le risposte date dalla ragazza coincidono perfettamente con la sua prima versione, troppo, per l’opinione dell’Auror, che non esita a scagliarle contro quell’incantesimo.
Le immagini di quell’orribile notte la investono con una forza maggiore rispetto ai ricordi suscitati dalle parole, lasciandola sfinita, mentre si rannicchia in posizione fetale, sul pavimento, prontamente soccorsa da Narcissa.
«Hermione, tesoro. È tutto finito. Tranquilla. Sei al sicuro, qui, non temere».
«Mamma…», geme Hermione.
«Lucius…», Narcissa quasi prega l’intervento del marito.
«Adesso basta. State esagerando. Mia figlia è una vittima, esattamente come quel bambino!» Sbotta il mago.
«Per me può bastare, ma può darsi che il Wizengamot voglia sottoporre la signorina Malfoy a un’udienza», Harvey non si lascia intimidire dal tono usato da Malfoy senior.
«Ha usato la Legilimanzia. Può benissimo farsi estrapolare i ricordi», neanche Lucius è disposto a farsi mettere i piedi in testa.
«Sarà il Wizengamot a decidere».
«Può starne certo».
La loro sembra una guerra più di sguardi che di minacce.




 
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N.d.A.: Come sempre, un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro. Ringrazio,inoltre, tutti coloro che hanno inserito la storia fra le preferite/ricordate/seguite e che lasciano un segno del loro passaggio, ma anche ci legge in silenzio.
Per chi è interessato, questa è la mia pagina Fb: https://www.facebook.com/TheMiraesDream?ref=tn_tnmn
Domani, o al più tardi domenica, posterò il nuovo capitolo de "La vita nova", betato da LadySaphira.
 

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Capitolo 31
*** Capitolo 28 ***





Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.



 

Capitolo 28

Capitolo dedicato a Thedragon: torna presto, ti aspettiamo.
 
 
        «Tesoro, tranquilla, è tutto finito», Narcissa cerca di consolare la figlia, ancora scossa dai postumi dell’incantesimo.
«Kingsley, pretendo che vengano presi dei provvedimenti per quanto appena avvenuto».
«L’interrogatorio era un atto dovuto e la ragazza aveva dato il suo consenso alla Legilimanzia», si difende il Capo Auror.
«Non mi sembra di essermi rivolto a lei», gli bercia contro Lucius, «e in ogni caso, l’interrogatorio era del tutto fuori luogo, visto che mia figlia è una vittima esattamente come Weasley e come quel bambino. E si dà il caso, che mia figlia non era completamente consenziente alla Legilimanzia, come possono testimoniare tutte le persone qui presenti: semplicemente, sapeva di non aver scelta».
Quell’uomo ha osato toccare un membro della sua famiglia e, per lui, la famiglia viene prima di tutto.
«Sono solo ragazzini», si difende  Harvey, contraddicendosi.
«Se si riferisce ai miei studenti, signor Capo degli Auror», interviene, infatti, la McGranitt, «le faccio presente che si tratta di maghi tutti maggiorenni».
«Harvey, mi dispiace, ma credo proprio che il signor Malfoy abbia ragione: il comportamento che hai tenuto durante questo interrogatorio è stato alquanto discutibile. Non sono intervenuto, è vero, ma credo che sia nei diritti dei Malfoy presentare formale richiamo, qualora lo ritenessero opportuno», dire la propria il Ministro.
«Se è per questo, neanche loro sono intervenuti. Quindi, perché adesso si lamentano?» Continua a giustificarsi Harvey.
«E darle l’occasione di trascinare nostra figlia davanti al Wizengamot come se fosse lei la colpevole di tutti questi omicidi? Kingsley, esigo che vengano presi seri provvedimenti in merito», continua Lucius.
«Se vuoi porgere formale reclamo contro il metodo del Capo Harvey, devi venire al Ministero», gli fa notare il Ministro.
«Perfetto», ghigna Lucius: non solo ha da ridire sul metodo Harvey, ma intende anche chiedere al suo amico Annwyn di sollevare quell’uomo dall’incarico: dopotutto, Hermione sta per sposare suo nipote… «Narcissa», si rivolge dunque alla moglie, «occupati tu di Hermione, mentre io sono al Ministero».
 
§ § § § § § § § § §
 
Dopo che Lucius, al seguito del Ministro e del Capo Auror, è scomparso tra le fiamme del camino, Narcissa ha il suo bel daffare a convincere Hermione a farsi controllare da Madama Chips.
«Mamma, sto meglio, davvero. È stato solo un momento, ma adesso è passato», Hermione prova a convincere sua madre di non aver alcun bisogno di andare in Infermeria. In realtà, prova ancora un vago senso di vertigine e una forte nausea, ma ha già perso troppe lezioni e presto ci saranno le verifiche di fine trimestre, senza parlare dei MAGO alla fine dell’anno scolastico.
«Tua madre ha ragione», cerca di farla ragionare Blaise, «la malattia, anche se perfettamente curata, ha comunque delbilitato il tuo corpo, ed essere sottoposti a Legilimanzia non è uno scherzo».
«Ma io sto bene, sul serio», tenta di tranquillizzarli la ragazza.
«Adesso basta con i capricci, Hermione. Negli anni passati hai sempre definito me un ragazzino capriccioso: ora tu ti stai comportando allo stesso modo. Cerdevo che odiassi l’ipocrisia: evidentemente, con te mi sono sbagliato della grossa». Draco, duro come al solito, prova a far leva sull’orgoglio della ragazza.
«Non sono né capricciosa, né ipocrita: semplicemente sto be-», ma non fa in tempo a finire la frase, che un potente conato di vomita le squassa le viscere.
«Proprio bene, vedo», la punzecchia Blaise. «Narcissa, l’aiuto io a portarla in Infermeria. Draco, mi dai una mano?», mentre la Preside, con un Gratta e Netta, pulisce il pavimento.
«Non ho bisogno dei cavalieri serventi, so benissimo camminare da sola», ha ancora il coraggio di dire la ragazza.
«Ora basta, signorina Malfoy, o mi vedrò costretta a toglierle dei punti. Vada in Infermeria e non osi più fiatare: è chiaro come il sole che lei non sta per niente bene. Per oggi è dispensata da tutte le lezioni, e non si preoccupi per la verifica di fine trimestre. Sono sicura che riuscirà a superarla col massimo dei voti senza la minima difficoltà!» La McGranitt finalmente fa valere la sua autorità.
A testa china, aiutata dal fratello e dal fidanzato, a Hermione non rimane altro che andare da Madama Chips, accompagnata anche da Narcissa.
 
§ § § § § § § § § §
 
«Avresti dovuto esserci, Ginny. Io…»
È l’ora del pranzo e Harry Potter è in Sala Grande, con la sua fidanzata.
«Harry, tu non hai colpa», lo consola lei.
«Non si tratta di questo. È solo che… Sì, insomma, io ho sempre desiderato diventare un Auror per combattere i Maghi Oscuri, non per perseguitare innocenti sulla base di illazioni che non stanno né in terra né in cielo», si confida il ragazzo, alludendo all’interrogatorio a cui ha assistito, impotente.
«Harry, amore, se parlassi come mangi, magari ti capirei, comunque: è stato così terribile?» Nonostante suo padre sia un appassionato Babbanofilo, certi modi di dire ancora le risultano incomprensibili.
«Quell’uomo, il mio superiore, nonostante Hermione abbia risposto a tutte le sue domande con la massima sincerità, le ha fatto subire la Legilimanzia. Alla fine, lei è stremata al suolo e Blaise e Draco hanno dovuto portarla di peso in Infermeria… Mi chiedo perché non le ha fatto bere subito il Veritaserum. Con Pucey, che era chiaramente colpevole, l’hanno fatto, mentre con lei… È come se avesse voluto punirla per essere viva e per essere una Malfoy… No, Ginny, ho deciso, io mollo. Ha sempre avuto ragione Hermione: meglio prendere il diploma e poi decidere con calma cosa fare della propria vita», esala alla fine del suo sproloquio.
«Harry James Potter: ti ho mai detto quanto ti amo?» E senza lasciargli il tempo di risponderle, lo bacia appassionatamente lì, davanti a tutti gli studenti e i professori. Si staccano solo quando gli applausi e i fischi giungono alle loro orecchie, riportandoli, imbarazzatissimi, alla realtà.
«E comunque», continua la ragazza, «tu diventerai un Auror. E sai perché? Per evitare che situazioni del genere possano ripetersi. Sono stata abbastanza chiara, Harry James Potter?»
«Come una giornata di sole, Ginevra Molly Weasley», la prende bonariamente in giro lui.
«Ma la smetti di prendermi in giro?» Sbotta la ragazza, che detesta essere chiamata col suo nome di battesimo.
«Hai cominciato tu», le fa presente Harry.
«Dai, andiamo a vedere come sta Hermione. In fondo tu sei la sua personale guardia del corpo, no?» Ginny decide di ignorare il commento malizioso di Harry, trascinandolo fuori dalla Sala Grande.
«Non credo che Malfoy e Zabini saranno contenti di vedermi», conviene mesto lui: del resto, durante l’interrogatorio, lui non ha mosso un dito a favore dell’amica.
«Da quando sei così vigliacco?» Lo provoca la ragazza.
«Ehi!», sbotta lui, «Ti ricordo che io ho affrontato l’Oscuro!»
«Quindi rispondere a Malfoy e a Zabini – sempre che abbiano qualcosa da ridire se tu vai a trovare la tua migliore amica ricoverata in infermeria – dovrebbe essere una passeggiata per te», conviene lei alla fine.
 
§ § § § § § § § § §
 
«Forse non mi sono spiegato bene, Kingsley. Io pretendo che quell’uomo venga sollevato dal suo incarico!»
Appena arrivati al Ministero, Lucius non aspetta neanche di essere introdotto nell’ufficio del Ministro per esternare il suo pensiero.
«Gradirei parlare di questo caso nel mio ufficio, se non ti dispiace, Lucius», lo riprende, gelido, il Ministro.
«Di cosa hai paura, Ministro?» Lucius calca volutamente sulla pausa tra queste due ultime parole. «Che qualcuno possa sentire quanto poco è stato professionale il tuo Auror?»
«Attento a come parla, Lord Malfoy. L’interrogatorio si è svolto nei limiti consentiti dalla legge. E sua figlia era perfettamente consenziente, tanto all’uso del Veritaserum che alla Legilimanzia», si difende Harvey.
«Consenziente un corno!» Esclama al massimo dell’ira il biondo. «Sapeva perfettamente di non avere scelta: se non avesse acconsentito, l’avreste tradotta seduta stante ad Azkaban, senza il beneficio di un processo».
«È la legge, Lucius: la conosci anche tu», interviene ancora una volta Shacklebolt.
«Una legge per punire i colpevoli, non per perseguitare gli innocenti, perché sia chiaro una cosa: so perfettamente che a Pucey gli avete offerto il beneficio del dubbio, facendogli prima bere il Veritaaserum e solo successivamente, visto il suo comportamento, avete fatto ricorso alla Legilimanzia», si sfoga ancora Lucius, tutt’altro che disposto ad arrendersi.
«È stato proprio per evitare il ripetersi di quella situazione incresciosa che ho subito usato la Legilimanzia sulla signorina Malfoy», Harvey continua a giustificare il suo comportamento.
«Non ce n’era alcun bisogno, dal momento che Pucey era chiaramente colpevole, mentre mia figlia palesemente innocente», continua Lucius.
« In ogni modo, sarà il Wizengamot a decidere sull’innocenza della signorina Malfoy», taglia corto Harvey.
«Questo è tutto da vedere. Signori, mi piacerebbe molto continuare con voi questa spiacevole concersazione, ma importanti affari di famiglia esigono il mio intervento». Lucius si conceda dai due per dirigersi verso l’uffico di Lord Annwyn.
 
§ § § § § § § § § §
 
«Sia ben chiaro una cosa, Capo Harvey». Rimasti soli, e chiusi nell’ufficio del Ministro, quest’ultimo non risparmia il suo subalterno di una sana lavata di capo: «Ti ho difeso davanti a Lucius Malfoy, come ti avrei difeso davanti a un qualsiasi estraneo, ma il tuo comportamento con Hermione Malfoy non mi è piaciuto per niente».
«Però non mi hai fermato», puntualizza l’Auror.
«In quanto Ministro, ho dovuto mantenere una certa imparzialità, soprattutto di fronte a estranei; ciò non toglie che Lucius Malfoy abbia perfettamente ragione: hai esagerato».
«Finora non ti sei mai lamentato del mio operato», sbuffa l’uomo.
«Forse perché fino adesso non me ne hai dato motivo, ma quello che è successo poco fa a Hogwarts non può costituire un precedente. Mi dispiace, ma sei sospeso fino a che non si pronuncerà il Wizengamot», Kingsley chiude il discorso aprendo uno dei tanti fascicoli presenti sulla sua scrivania.
«Spero tu sappia quello che stai facendo: sono il tuo uomo migliore, e tu lo sai», esala l’Auror.
«Chiudi la porta quando esci, e ricordati di passare all’Uffico Personale», lo saluta il moro, senza alzare lo sguardo dal fascicolo.
 
§ § § § § § § § § §
 
 «Voglio che siano presi provvedimenti,sia verso quell’Auror da strapazzo che verso quella pseudo-giornalista!» Lucius entra senza problemi nell’ampio ufficio del Consigliere Anziano.
«Buona giornata anche a te, Lucius, qual buon vento ti porta da queste parti?» Lo irride questi.
«Hai letto il Profeta, oggi?» Nonostante l’ira lo stia divorando, e in completa antitesi al suo ingresso, Lucius si siede sulla poltrona di velluto nero con una grazia invidiabile.
«Davvero una situazione a dir poco imbarazzante. Stavo giusto per mandarti un gufo al riguardo», gli risponde l’amico.
«Spero per te che non sia quello che temo, perché, vedi: il contratto che tu e tua sorella avete firmato a nome di Blaise è vincolante in tutto e per tutto. In altre parole: non si può rescindere in alcun modo», lo blocca subito il biondo. Ha già perso la possibilità di imparentarsi con Nott e Pucey, non permetterà che anche questo contratto gli sfumi dalle mani, non ora che mancano pochi giorni al matrimonio.
«Suvvia, Lucius, siamo uomini di mondo: sappiamo entrambi come funziano queste cose. Nulla è impossibile, neanche nel nostro Mondo».
Quando quella mattina aveva letto l’articolo della Skeeter, gli era letteralmente caduta la terra sotto i piedi: aveva sempre visto il matrimonio del nipote con l’eroina di guerra come un viatico per un’ascesa più veloce al Ministero, ma ora quelle illazioni non solo gettavano fango sulla ragazza, ma anche sugli Zabini e sugli Annwyn. L’unica via d’uscita era quella di rescindere il contratto: sua sorella non era un problema, perché avrebbe fatto quello che lui voleva; l’unico problema era Lucius Malfoy, che, infatti, pareva non digerire affatto la cosa.
«Dimentichi un particolare, Aonas: sei stato tu a volere quel contratto, come pegno della mia gratitudine». Lucius è più che mai deciso a dare battaglia anche all’antico amico.
«E dal momento che sono stato io a volerlo, così sono io che invoco la rescissione». Anche Aonas Annwyn è deciso a non cedere di un millimetro la propria posizione.
«Peccato, però, che la stesura e la firma siano avvenuti a Malfoy Manor: mi spiace contraddirti amico mio, ma appena le nostre firme sono state apposte su quella pergamena, ho invocato su di essa l’Antica Magia di Casata dei Malfoy. Ergo: quel contratto non si può rescindere, pena la morte di chi invoca il suo annullamento».
«Questa è Magia Oscura. È illegale», esala lord Annwyn, sbiancando.
«Niente Magia Oscura: solo pura e semplice Antica Magia di Casata dei Malfoy: perfettamente legale, così come lo è quella degli Annwyn», precisa l’ex-Mangiamorte.
Il suo interlocutore deglutisce a vuoto, messo definitivamente all’angolo: sa perfettamente che Lucius ha ragione e non può neanche sperare di far approvare una legge al Wizengamot che renda illegale le Magie di Casata. Nessun Consigliere si sognerebbe di prenderla in esame, lui per primo.
«Bene, vede che sei tornato disposto a ragionare. Dunque, come dicevo quando sono entrato qui», Lucius riprende la sua consueta freddezza, «pretendo che il Wizengamot apra un’inchiesta sia sull’operato di Harvey Sigmund, attuale Capo Auror, che su Rita Skeeter, attualmente impiegata come giornalista presso la Gazzetta del Profeta».
«Per quanto riguarda il Capo Auror, non penso ci siano problemi, anche se gradirei sapere esattamente cos’è successo, prima di perorare la tua causa davanti al tribunale. Per ciò che concerne la Skeeter, invece, mi dispiace, ma dopo il Terrore instaurato da Tu-Sai-Chi, il Ministro Shacklebolt ha avviato una politica di libertà di informazione, per cui né il Ministero, né il Wizengamot hanno voce in capitolo su ciò che i giornali pubblicano. Mi dispiace. Puoi, però, denunciarla per diffamazione presso gli uffici degli Auror». Aonas Annwyn è tornato a usare un tono professionale: meglio non inimicarsi Lucius Malfoy, anche se ora è caduto in disgrazia. Del resto, anche se  lui invalidasse il contratto prematrimoniale, non  è del tutto convinto che Blaise non decida di sposare ugualmente quella ragazza: da quanto gli ha raccontato sua sorella,  sono anni che praticamente non fa che aspettare il momento giusto, e comunque il ragazzo è maggiorenne.
 
§ § § § § § § § § §
 
«Mamma…» Hermione si è appena svegliata in Infermeria. Accanto a lei, Narcissa. Draco e Blaise, invece, sono stati rimandati a lezione.
Madama Chips ha dovuto sedarla per farla stare tranquilla: in tanti anni ha sempre avuto a che fare con studenti pronti a inventarsi qualsiasi scusa pur di saltare le lezioni; invece, con lei, deve faticare per tenerla tranquilla sotto osservazione.
«Tesoro, come ti senti?» Narcissa si sporge dalla sedia – opportunatamente trasfigurata in comoda poltrona – sulla quale è seduta da ore.
«Un po’ intontita… Dove sono Draco e Blaise?» Chiede, stupendosi di non vedere  il fidanzato. Sembra strano, ma un po’ si stava abituando alle maniere del moro e di averlo sempre in mezzo, e non vedendolo lì con sua madre, è rimasta un po’ delusa.
«Sono dovuti tornare a lezione, ma presto saranno qui, tranquilla», la rassicura la madre.
«E… papà?» A Narcissa non sfugge lo sforzo con cui la ragazza ha pronunciato l’ultima parola: ecco cosa succede quando al posto del cuore si ragiona con le camere blindate della Gringott. Si perde l’unica cosa importante, l’affetto dei propri cari. Il suo, Lucius l’ha ormai perso, ma si era illusa che almeno avesse ancora qualche speranza di fare breccia nel cuore della Grifona. Evidentemente, sua figlia è troppo intelligente per perdere tempo dietro una persona che pensa solo al denaro e al prestigio.
Quando ha letto la lettera di Adrian, per un attimo aveva pensato di rispondergli e dargli una seconda possibilità: quest’idea l’aveva fatta riflettere sul suo comportamento verso Draco e verso Lucius. Perché era disposta a dare a tutti una seconda opportunità e a loro no? A essere sinceri, non è che a Draco abbia chiuso ermeticamente tutte le porte, anzi: è solo che è così che sono loro due. E forse è così che si comportano tutti i fratelli del mondo tra di loro: litigano, fanno la pace, litigano di nuovo e di nuovo fanno la pace, in un ciclo pressoché infinito. Con Lucius, però, le cose sono diverse. Lui non ha mai fatto mistero di disprezzarla, pur sapendo chi era in realtà e anche se in quei mesi ha giocato a fare il padre amorevole con lei, proprio non ce la fa a instaurare con lui un rapporto di fiducia come è riuscita invece a fare con Narcissa.
I suoi pensieri vengono interrotti proprio dalla risposta di quest’ultima: «È al Ministero a denunciare il comportamento del Capo Auror».
«No…», mormora Hermione, «non voglio che qualcuno venga punito a causa mia».
«Tesoro, durante l’interrogatorio nessuno di noi è potuto intervenire, ma il suo comportamento è stato inqualificabile. Non aveva alcun diritto di usare la Legilimanzia su di te», le spiega la madre.
«Io gli ho dato il permesso: ero perfettamente cosciente di tutto ciò che un interrogatorio può comportare», Hermione cerca di difendere la posizione dell’Auror.
«Ciò non toglie che invece di usare la Legilimanzia avrebbe potuto farti bere il Veritaserum e poi procedere a interrogarti».
Le due donne vengono interrotte dall’arrivo di Madama Chips: «Oh, si è svegliata signorina Malfoy. Devo ammettere che in tanti anni che esercito in questa scuola, è la prima volta che devo sedare un alunno per farlo stare tranquillo in Infermeria. Devo ammettere che è stato veramente un comportamento da irresponsabili accettare di essere sottoposti a Legilimanzia quando il proprio corpo non si è ancora rimesso del tutto da una malattia potenzialmente mortale».
«Ma io mi sentivo bene. E poi, se non avessi accettato, mi avrebbe condotto ad Azkaban senza neanche un processo», confida la riccia.
«Questo dimostra il comportamento inqualificabile di quell’uomo», afferma, dura, Narcissa.
«Sono pienamente d’accordo e ancora non capisco come mai la Preside non abbia deciso di interpellarmi», commenta, un po’ amaramente l’anziana Guaritrice.
«Forse perché anche lei temeva lo scenario paventato da Hermione», conviene, con lo stesso tono, Narcissa.
La Guaritrice annuisce in silenzio, porgendo un’ampolla a Hermione, che la beve tutta d’un fiato.
«Sì, ma…», prova a controbattere la ragazza, prontamente interrotta da sua madre: «Basta, Hermione: tuo padre sa perfettamente come comportarsi».
«Volevo dire che è pericoloso», cerca di spiegarsi lei.
«Pericoloso?» Narcissa alza un sopracciglio, interdetto.
«Ogni tre vittime, l’assassino uccide una coppia. L’altra volta è toccato ai Granger, che mi hanno cresciuta come figlia loro, e sabato c’è stato quel falso allarme alla festa…». Narcissa la guarda un attimo spaesata, prima che la consapevolezza di quella frase la colpisca come una pluffa in pieno petto.
«Amore, tuo padre è un sorvegliato speciale. Non può accadergli niente, men che meno al Ministero», tenta di rassicurarla.
«Se dovesse succedergli qualcosa, io… abbiamo ancora tante cose da dirci. Lui mi deve ancora tante spiegazioni e io… io… forse gli devo delle scuse…», confessa, mentre gli occhi le si fanno lucidi.





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N.d.A.: Come sempre, un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro. Ringrazio, inoltre, chi ha inserito la storia fra le seguite/preferite/ricordate e che si ferma un attimo a lasciare un segno del suo passaggio, come anche chi legge in silenzio.
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Capitolo 32
*** Capitolo 29 ***





Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.


 

Capitolo 29

       
        «Draco, mi è venuta un’idea, ma ho paura che se la esterno a tua sorella, lei mi schianti prima ancora che finisca di parlare». Finalmente anche quel giorno le lezioni sono finite, e Blaise e Draco stanno andando in Infermeria.
«Semplice: evita di parlargliene», Draco fa spallucce.
«Scherzi, vero? Si tratta di una cosa che si deve fare per forza in due…». Blaise è incerto se proseguire la frase o lasciare perdere. Conosce i sentimenti dell’amico verso la sorella – anche se Draco non ne ha mai parlato -  e sa che per il biondo quello è un argomento piuttosto spinoso, ma dopotutto mica è colpa sua se sono fratello e sorella, e anche se non lo fossero, beh, lui è stato sincero con l’amico quando lo asfissiava con le sue malinconie, quando Hermione non lo considerava neanche di striscio perché troppo presa dai suoi sentimenti verso Weasley piccolo, mentre Draco, invece, si trincerava ostinatamente dietro i suoi silenzi e quel suo finto disprezzo.
«Blaise, che cos’hai in mente di fare?» Gli occhi di Draco pericolosamente ridotti a due fessure, mentre il tono di voce è minaccioso.
Blaise deglutisce a vuoto: lo conosce troppo bene per ignorare quei segnali di pericolo; tuttavia, decide di sganciare lo stesso la bomba: se non con lui che a breve sarà suo cognato, con chi potrebbe confidarsi?
«Beh… ecco… avrei pensato di anticipare il matrimonio a sabato…», esala, infatti.
«COOOSA? Ti ha dato di volta il cervello, per caso? Mia sorella è quasi svenuta dopo essere stata sottoposta a Legilimanzia e tu pensi di portartela a letto il prima possibile?» Per un attimo Draco si è sentito perso: per sette anni non ha fatto altro che mascherare la sua attrazione per la Granger dietro un falso disprezzo e, a guerra finita, quando finalmente le cose potevano andare nel verso giusto, scopre che quella ragazza altri non è che sua sorella. Come se non bastasse, suo padre si era messo in testa di farla sposare entro l’estate dell’anno successivo e lui si era adagiato in quella falsa speranza di poterle stare accanto come fratello (visto che non poteva in nessun altro modo) e farle capire che dopotutto non era male come persona. Poi la situazione era precipitata fino a spingere il genitore ad anticipare il matrimonio con Zabini prima di Natale e ora quest’ultimo voleva anticiparlo ulteriormente? No, lui ha ancora bisogno di tempo per stare accanto a sua sorella.
«Ragiona, Draco: tua sorella è fin troppo delibitata per sopportare una festa di matrimonio con tutti i crismi, come avverrebbe se fosse celebrato alla data stabilita, ma se venisse officiato sabato, solo alla presenza degli sposi e dei loro famigliari, per tua sorella lo stress sarebbe ridotto al minimo, senza contare che mio zio a suo tempo fu smistato a Serpeverde», enuncia Blaise.
«Cosa c’entra tuo zio adesso?» Sa che le sue paure sono infantili e del tutto infondate, almeno finché resteranno a Hogwarts, però, cavolo!, è di sua sorella che si sta parlando.
«Il fatto che sia un ex-Serpeverde dimostra che il vecchio Aonas Annwyn sia un freddo calcolatore. In altre parole, temo che, visto il putiferio suscitato dall’articolo della Skeeter, voglia rescindere il contratto che mi lega a Hermione.
Cerca di capirmi, Draco, io non posso permettermi di perderla, non ora che sta cominciando a provare un certo affetto verso di me. Devo giocare d’anticipo, comprendi?» Blaise sta quasi supplicando l’amico di dargli la propria benedizione.
«Cosa ti fa pensare che il contratto non sia già stato annullato?» Sa di essere duro, ma anche questa è un’opzione da tenere in conto.
Blaise sospira: «Nulla, ma in questo caso, se gioco d’anticipo, in questi pochi giorni mio zio non avrebbe il tempo materiale per metterne a punto un altro».
«Blaise, amico mio, spero tu sappia che non esistono Protego a fare da scudo agli Avada Kedavra, e mia sorella è una strega molto, ma molto potente». Draco gli batte una mano sulla spalla con fare fraterno, forse in modo un po’ sarcastico.
«È proprio per questo che ho bisogno del tuo aiuto», soffia il moro.
«Blaise, il fatto che tu smani per renderti vedevo prima del tempo, non significa che anch’io aneli a liberare prematuramente il mondo della mia preziosissima presenza», scherza Draco.

 
§ § § § § § § § § §
 
«Maledizione! È mai possibile che io sia circondato da idioti? Spero almeno che tu sia riuscito a impiantarle dei falsi ricordi».
«Mi spiace, mio signore, ma non ne ho avuto il tempo: è stramazzata al suolo all’improvviso, e io sono stato costretto a interrompere il contatto».
«E da quando ti fai questi scrupoli?» L’uomo, accomodato sulla poltrona di fronte all’enorme camino, comincia a mostrare i segni di un’ira per troppo tempo repressa.
«L’intervento di sua madre mi ha distratto», si giustifica l’altro, ancora profuso in un inchino.
«Distratto?! Distratto?!» Urla Lestrange, in modo quasi isterico. «Io ho rischiato l’altra sera entrando al Manor per prendere quel pugnale e tu, tu ti sei fatto distrarre da una donnetta? Crucio!»
Sigmund Harvey si contorce sotto la potenza della Maledizione, urlando tutto il suo dolore.
Ricomponendosi, gelido Rodolphus gli ordina: «Trovami una coppia di Maghinò», ed esce dalla stanza, lasciando l’Auror ancora dolorante steso sul pavimento.
 
§ § § § § § § § § §
 
«Va bene».
Per poco la mascella di Draco non tocca il pavimento, mentre Blaise crede di trovarsi in uno dei suoi sogni.
«Ginny, amore, dammi un pizzicotto», mormora sottovoce Harry, metre la fidanzata non se lo fa ripetere e per poco non gli stacca un pezzo di braccio.
«Tesoro, hai capito cosa ti ha chiesto Zabini?» Anche Narcissa è rimasta allibita di fronte alla risposta di Hermione.
«Sì, mamma, anche se tra Corvonero e Grifondoro, alla fine il Cappello Parlante ha preferito quest’ultima Casa, non significa che io sia idiota», si impermalosisce la ragazza.
«Forse, però, l’incantesimo di Harvey ha fatto più danni del previsto», si permette di suggerire Harry, guadagnandosi una gomitata nelle costole.
«Ahi, Ginny, stai diventando un po’ troppo manesca», si lamenta il ragazzo.
«Hermione! Ti sembra questo il modo di rivolgerti a me?» La riprende sua madre.
«Hai ragione, scusami, ma sono stanca di essere trattata come un’incapace», si scusa la riccia.
«Nessuno ti sta trattando come un’incapace. Solo che visto il comportamento che hai tenuto finora, ci sembra strano che tu acconsenta a sposarti così presto. Sai, vero, cosa comporta un Matrimonio Magico di Casata? Non importa se  officiato alla data prevista dal contratto o in anticipo: per essere valido, deve essere comunque consumato la prima notte di nozze», le fa presente Narcissa.
Blaise è sulle spine: Hermione ha acconsentito, perché non se ne stanno tutti quanti zitti, invece di provare a farle cambiare idea?
«Sono perfettamente consapevole di quali siano i miei doveri di sposa, tuttavia…», vorrebbe dire “via il dente, via il dolore”, ma sa che una simile frase ferirebbe a morte il suo fidanzato, non che non se lo meriti, visto che ha avuto il coraggio non solo di leggere una lettera indirizzata a lei, ma anche di farla leggere a quella puzzola albina di suo fratello!
Doveri di sposa?! Se fino a cinque secondi prima, Blaise toccava il cielo con dito, quelle tre semplici parole hanno avuto il potere di scavare un baratro dove prima c’era il cuore. Lui era pronto a donarle il suo cuore a farle provare qualsiasi tipo di piacere, mentre lei vedeva il tutto come mero dovere? «Tuttavia?» Le chiede con la voce roca.
«Che senso ha aspettare? Che cosa cambia se succede il 20 dicembre o il 5? Inoltre, se il matrimonio viene celebrato qui a Hogwarts, Lestrange non avrebbe modo di avvicinare i miei genitori», gli confessa, cercando di scegliere con cura le parole. «Ora, però, se non vi dispiace, vorrei vestirmi, dato che Madama Chips mi ha dato il permesso di lasciare l’Infermeria», taglia corto, cambiando bruscamente argomento.
Fuori da locale, Blaise piange sulla spalla di Draco: «Doveri di sposa! Te ne rendi conto, Draco? Io mi danno l’anima per farle capire quanto in realtà l’ami, e lei, invece, considera il tutto come un dovere!»
A rispondergli è, però, Harry: «Che cosa ti aspettavi, Zabini, che lei ti aprisse il suo cuore dopo quattro moine? In tutti questi anni non l’hai mai considerata e ora pretendi che lei ti si butti a braccia aperte?»
«Potter, so che per te è dura, ma vedi di farti i fatti tuoi, una buona volta», sibila Draco.
«Hermione per me è più di una semplice amica: è la sorella che non ho mai avuto; di conseguenza, ciò che riguarda lei, riguarda anche me».
«Dunque è perché la consideri alla stregua di una sorella che le hai fatto mancare il tuo appoggio proprio quando lei ne aveva più bisogno?» Lo punge Draco.
«Draco…», lo richiama l’amico.
«Draco un cazzo. È ora che Potterino si renda conto che non è al centro dell’universo», sibila il Caposcuola di Serpeverde.
«Ciò non toglie che non abbia tutti i torti», conviene, mesto, Zabini.
«Cosa? Ti sei bevuto il cervello, per caso, durante Storia della Magia?» Da quando i suoi compagni di Casa difendono Potter dai suoi insulti?
«No, sono perfettamente presente a me stesso. Sto solo dicendo che non posso pretendere che Hermione faccia i salti di gioia per sposarmi, quando per anni ho preferito ignorarla anziché esternarle i miei sentimenti».
«Se lo pensi veramente, perché le hai fatto quella proposta?»
«Lo sai perché».
«Zabini, ascolta», Harry si intromette nuovamente nel discorso, «Non sei tu il ragazzo che avrei voluto vedere al suo fianco, questo lo sanno anche le pietre del Castello, ma se Hermione ha deciso di assecondarti, forse tutto sommato non lo considera un mero dovere. Sta a te dimostrarle che non si è sbagliata a fidarsi, ma se dovesse versare anche una sola lacrima a causa tua, ti assicuro che la renderò vedova».
«Wow, Potter, non credevo che saresti stato in grado di fare un discorso di senso compiuto senza il suggerimento di mia sorella», non si trattiene di prenderlo in giro Draco.
«Malfoy: fottiti».
«Sicuramente non con te, Potterino piccolino: ti ho già spiegato qual è il mio tipo».
«Draco…», lo riprende l’amico.

 
§ § § § § § § § § §
 
«Blaise, scusami, avresti cinque minuti per me?»
«Tutta la vita per te, mia cara», le risponde il ragazzo, non appena Hermione esce dall’Infermeria, scortata da Ginny.
Narcissa è tornata al Manor.
«Andiamo alla Torre di Astronomia, ti va? Lassù nessuno ci disturberà», gli suggerisce.
«Credevo che fosse vietato l’ingresso agli studenti fuori dalle ore di lezione», le fa notare, preferendo ignorare tutte le volte che la ragazza vi si è rifugiata quando voleva stare da sola.
«Essere me ha i suoi privilegi», sorride sorniona Hermione.
«Questa l’ho già sentita», sbuffa Harry, senza che nessuno lo senta, accingendosi, però, a seguire la coppia.
«Potty, dove stai andando?» Blaise lo nota e non gli fa mistero di non desiderlo tra i piedi.
«Non ti preoccupare, Zabini, controllerò che la Torre sia effettivamente vuota, dopodiché vi aspetterò fuori dalla porta».
«Perché più che una rassicurazione, mi suona tanto come una minaccia?» Soffia il moro, mentre la ragazza alza gli occhi al cielo.

 
§ § § § § § § § § §
 
Le fiamme smeraldine dell’enorme camino in pietra del Manor annunciano a Lucius che Narcissa sta per tornare.
«Lucius», lo saluta, infatti, la donna appena messo piede nel salone.
«Narcissa. Come sta Hermione?» Si informa lui, il tono sempre gelido.
«Si è ripresa, ma Madama Chips ha dovuto sedarla perché rimanesse qualche ora sotto osservazione», gli racconta.
«Non avrei mai immaginato che la strega più intelligente della sua generazione fosse tanto capricciosa. Evidentemente, frequentare Potter e quegli straccioni dei Weasley l’ha portata su una cattiva strada», brontola il padrone di casa.
«Per non parlare di chi è suo padre», gli fa il verso Narcissa.
«Cosa vorresti insinuare?»
«Che anche Draco è cresciuto capriccioso, e tu, ti sei sempre vantato che ha i tuoi geni…», Narcissa lascia volutamente la frase in sospeso, affinché il marito tragga le dovute conclusioni. Una volta arrivata alla porta, però, si volta e lo mette al corrente dell’ultima novità: «Hermione avrebbe piacere di parlarti, per darti modo di spiegarle il tuo punto di vista. Sarebbe meglio che tu la incontrassi prima di sabato, visto che Blaise Zabini ha deciso di anticipare al 5 il matrimonio, e nostra figlia si è detta d’accordo».
Adesso è il turno della mascella di Lucius cadere a terra: sono mesi che sua figlia fa i capricci per non sposarsi, e adesso accetta la proposta del fidanzato di convolare a nozze quindici giorni prima della data prevista? Suo padre aveva ragione: le donne esistono unicamente per mandare al Magicomio gli uomini.

 
§ § § § § § § § § §
 
«Blaise. Tu lo sai che io sono cresciuta tra i Babbani, e loro hanno un detto: “Patti chiari, amicizia lunga”». Rimasti soli nella Torre, Hermione si avvicina alla balaustra, e, senza guardare il fidanzato, trae un profondo sospiro, cominciando a parlare.
Chissà perché, quella premessa non gli piace per niente.
Incurante del vento gelido che le sferza il viso e del turbamento del ragazzo alle sue spalle, Hermione continua: «Dimmi una cosa: ti ricordi cos’è successo domenica sera nella Sala comune di Grifondoro?»
Blaise deglutisce a vuoto: non starà mica pensando di ridargli indietro l’anello, per caso? E per quale motivo, poi? Senza dimenticare il fatto che lei ha accettato di celebrare il matrimonio in anticipo davanti a Narcissa, la quale ora lo starà senz’altro raccontando a Lucius e a informare sua madre e suo zio… Decide, però, di lasciar parlare la ragazza, rispondendo con un'altra domanda: «Che cosa?»
Fino a quel momento, Hermione aveva stretto la ringhiera con tanta forza che le nocche le erano sbiancate, ma a quella domanda da parte del suo fidanzato, molla la presa, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi, sconfitta. E lei che si era illusa che Blaise non fosse il solito Purosangue ottuso. Cretina, come al solito.
«Niente, lascia stare», esala, girandosi, finalmente, ma senza incrociare i propri occhi con quelli del moro, con l’intenzione di andarsene.
Oramai non può più tirarsi indietro: ha accettato la proposta del ragazzo di convolare a nozze quel sabato davanti a sua madre e suo fratello e un altro gesto plateale come quello di domenica ora come ora risulterebbe totalmente incompreso, ma non commetterà due volte lo stesso errore: il suo cuore ora è chiuso, ermeticamente.
Non ha fatto i conti, però, con la testardaggine di Blaise: come gli passa accanto, lo sguardo a terra, il ragazzo ne approfitta per trattenerla per un braccio: «Credevo fosse prerogativa delle Serpi e dei Tassi scappare, non certo dei Grifoni», la provoca.
«Cosa centrano i Tassi, adesso?» Si inalbera lei, finalmente alzando gli occhi. «Hai dimenticato Cedric? Era un Tassorosso, eppure aveva più coraggio lui di tutti voi».
«Non cambiare argomento. Hai capito benissimo cosa volevo dire», la riprende, con voce dura.
«No, Blaise, se non parli chiaro, non posso sapere cosa vuoi dire», gli sputa contro, il fuoco nello sguardo.
«Bene, sei stata tu a dire: “Patti chiari, amicizia lunga”, eppure sei la prima a non parlare chiaramente», l’ammonisce.
«È qui che ti sbagli: la mia domanda era molto chiara. Dal momento, però, che non ti ricordi cos’è successo solo due sere fa, credo sia inutile continuare il discorso. Stammi bene, Blaise», cerca di liquidarlo, ma il ragazzo è più che deciso a non lasciarla andare.
«D’accordo, ho sbagliato a risponderti in quel modo, ma volevo vedere dove avevi intenzione di andare a parare: sono pur sempre una Serpe», cerca di alleggerire l’atmosfera.
Peccato che questa volta Hermione non abbia lacuna intenzione di sotterrare l’ascia di guerra: «Sabato ci sposeremo, ti sembra che la nostra vita coniugale poggi su solide fondamenta?»
«Ascoltami, Hermione: so che fino a pochi mesi fa ti vedevi come la futura signora Weasley, ma purtroppo la vita, il destino – chiamala come vuoi – ha deciso per te e ora sarai la futura Lady Zabini. So anche che per questo tu non mi ami ancora, ma ti ho già chiesto di darmi fiducia: io ti amo, Hermione. Tu mi piaci, sinceramente. Non mi sono mai fatto avanti perché sono un ragazzo estremamente orgoglioso e vedendo come morivi dietro a Weasley piccolo, temevo un tuo netto rifiuto e, beh, lo sai perfettamente che un rifiuto dalla persona che ami fa male, tanto. Per questo te lo ripeto: dammi l’opportunità di dimostrarti tutto il mio amore, non te ne pentirai».
«Blaise, è proprio a questo tuo tanto decantato amore nei miei confronti che mi riferisco», sbuffa Hermione. A questo punto, le opzioni sono due: il suo ragazzo o c’è o ci fa.
«Perdonami, ma non capisco».
«Tu dici di amarmi e che mi devo fidare sulla parola, ma sono i fatti a tradirti, Blaise». Possibile che quel ragazzo sia tanto ottuso da non arrivarci da solo?.
«Hermione, ti ricordo il modo in cui hai incominciato il discorso», l’esorta a parlare più chiaro, «invece sembra quasi che lo spirito di Silente si sia impossessato del tuo corpo».
«Lascia stare il professor Silente, per favore. D’accordo», sospira, «vediamo di parlare il più chiaramente possibile: domenica sera, io ti ho restituito l’anello perché tu hai dimostrato poca fiducia in me, e il mattino seguente, quando me l’hai infilato nuovamente al dito, io ti ho avvertito  che non avrei tolleragto un’altra situazione simile. Tu hai giurato allo sfinimento che non sarebbe più accaduto, peccato che ieri sera non sei stato di parola», lo attacca, riferendosi, pur senza nominarla, alla lettera che Adrian le ha scritto da Azkaban.
«Perdonami, ma continuo a non capirti: ieri sera non ci siamo incontrati», le fa presente.
«Certo che no, perché tu dovevi studiare con gli appunti che io ho trascritto nel MIO libro di Pozioni. E guarda caso, in quel libro avevo riposto una certa lettera. Lettera che stamattina si trovava nelle mani di mio fratello. Ora ti chiedo, Blaise, cosa ci faceva una missiva indirizzata a me, a me e nessun altro, nelle mani di un estraneo?»
«Draco non è un estraneo, è tuo fratello», la prende in giro.
«Questo non cambia lo stato delle cose: sulla lettera c’era scritto Cara Hermione, non Caro Blaise o Caro Draco. Ora dimmi, come faccio a fidarmi di te? Comunque non devi preoccuparti: sabato ci sposeremo e conosco perfettamente i miei doveri», strattona il braccio, per liberarsi, ma Blaise è deciso a non lasciarla ancora libera.
«È proprio questo il punto, Hermione. Tu parli di dovere, mentre io di amore», la implora.
«Che cosa pretendi, si può sapere?» Gli urla contro. «In tutti questi anni, è vero, devo darti atto che non mi hai mai insultato, ma mi hai sempre trattato con indifferenza. Ora, all’improvviso, appena scopri che sono una Malfoy ti spertichi nel dichiararmi amore, però, a conti fatti, appena giro le spalle, mi pugnali».
«Io non ti ho mai pugnalato alle spalle», le dice, con tono offeso.
«Il fatto che mi hai dato della spia e della bugiarda non è forse pugnalarmi alle spalle? Far leggere a mio fratello una lettera indirizzata a me, non è forse pugnalarmi alle spalle? No, perché io non saprei proprio come chiamarli altrimenti questi tuoi gesti. Sicuramente non sono azioni degne di un uomo che si definisce innamorato».
«Riguardo alla spia e alla bugiarda, mi sono già scusato, mentre per quanto riguarda la lettera, l’ho fatto unicamente perché sono geloso», ammette alla fine.
«Geloso? Geloso di Adrian? Quel tipo mi ha rapito! Come diavolo fai a essere geloso di lui?» Gli chiede, incredula.
«L’avevi nascosta in un libro. Ho pensato che… che volevi rispondergli e che fossi disponibile a perdonarlo e a dargli una chance e… ho avuto paura che lui riuscisse a plagiarti e… Non lo so nemmeno io cosa mi è passato nella testa in quel momento», le confida.
«Non hai pensato che magari l’avevo messa in quel libro perché quando l’ho ricevuta era già tardi e se la leggevo rischiavo di fare tardi a lezione e in quel momento il libro di Pozioni era ciò che avevo sottomano, vero? Ma no, certo che no. Hermione è debole, è fragile come un vaso di cristallo. Deve essere protetta da tutti, ma soprattutto da se stessa, perché altrimenti chissà che combina. Beh, ti do una notizia, caro Blaise: sono grande abbastanza per saper scindere il bene dal male», lo fulmina con lo sguardo.
«Hai ragione. Sono un emerito cretino, ma cerca di capirmi: finalmente ho la possibilità di dichiararmi, credo sia normale temere di perderti da un momento all’altro», le svela.
«No, non è normale: è sintomo di profonda insicurezza», gli dice, col suo tono saccente.
«Forse è proprio così che io sono: orgoglioso e insicuro. Hermione, per favore, vuoi fare di me un uomo forte?» Le chiede, la voce rotta e un velo di speranza nello sguardo.
La ragazza sospira rumorosamente: com’è che quel ragazzo riesce sempre a fregarla?
«Com’è che ogni volta che sto per schiantarti, riesci sempre a fregarmi?» Gli chiede, infatti.
«Sono una Serpe, chérie, e noi Serpi abbiamo uno sviluppatissimo senso di sopravvivenza», torna a scherzare.
«Ti avverto, però, mi hai già deluso due volte, fa che non ci sia una terza», lo minaccia.
«Non te ne pentirai», mentre si inchina in un baciamano.
«Me lo dici ogni volta».




 

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N.d.A.: Come sempre, un ringraziamento speciale a ThedragontoSaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro. Ringrazio, inoltre, tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite/preferite/ricordate e che lasciano un segno del loro passaggio, ma anche chi legge in silenzio.
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Capitolo 33
*** Capitolo 30 ***





Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.




 

CAPITOLO 30



 
7 dicembre 1998, ore 9.00
         «Un… bambino…» Hermione, con lo sguardo perso nel vuoto come se fosse in trance, non si accorge di aver espresso a voce alta un pensiero, proprio mentre la McGranitt le aveva fatto una domanda e ora spettava la risposta, come le due classi – Grifondoro e Serpeverde.
«Come ha detto, signora Zabini?»
Alla domanda esterrefatta della professoressa, Draco gongola: finalmente nessun Fondatore potrà evitare qualche punto in meno ai Grifoni, visto che sua sorella si è distratta, anziché rispondere a una domanda fattale dalla professoressa riguardante la trasfigurazione umana.
«Ehm… volevo dire che è pericoloso trasfigurarsi in un Animagus davanti ai bambini: questi, infatti, tendono a emulare i propri genitori, e considerando che in loro la magia non è ancora completamente sviluppata e controllata, vi può essere il rischio che il bambino, tentando appunto di imitare l’adulto, non riesca poi a tornare in forma umana», la ragazza prova a darsi un contegno, riemergendo dal suo stato confusionale.
«Perfetto, signora Zabini. Cinque punti a Grifondoro. Qualcun altro è in grado di elencarmi altri pericoli dovuti a un uso improprio della trasfigurazione umana? Magari qualcuno di Serpeverde?»
In quanto Direttrice di Grifondoro, ovviamente ha sempre cercato di parteggiare per la sua Casa, pur tentando di mantenersi il più possibile equa, ma, adesso, essendo Preside, ha dovuto rinunciare alla direzione della Casa di Godric e non può più avvantaggiare una sola Casa a spese delle altre. Peccato che alla sua domanda scende il silenzio più assoluto, mentre Draco, fa cadere la propria fronte sul banco: era sicuro che la notizia di Blaise avrebbe scioccato fortemente la sorella, ma a quanto pare l’ha sottovalutata. Accidenti a lui e alle sue idee…

 
§ § § § § § § § § §
 
5 dicembre 1998
        «Sei bellissima…»
Lucius entra con non poche smorfie di disgusto nel dormintorio di Grifondoro, ma, appena entrato nella camera da Caposcuola di sua figlia, resta a bocca aperta: davanti a lui non c’è quel piccolo fagotto vagamente assomigliabilea un gamberetto che sua cognata ha allontanato in fretta e furia quel giorno da Malfoy Manor e neanche la ragazza vestita alla Babbana trascinata come prigioniera nella sua stessa casa solo pochi mesi prima. No, davanti a lui, ora, c’è una giovane donna con indosso un abito da sposa bianco e di foggia medievale. Sulla fronte, la tiara delle donne Zabini, con un piccolo zaffiro.
«Papà…»
È questo il momento delle spiegazioni. Lo sa Lucius, e lo Hermione. Non si può più rimandare il momento.
«Io… non so da dove cominciare…»
Chissà cosa darebbero i suoi amici per vedere suo padre, l’algido Lucius Abraxas Malfoy, senza parole.
Sollevando un poco l’abito, Hermione si siede sul suo letto, invitando suo padre a fare lo stesso, ma l’uomo preferisce accomodarsi sulla poltroncina lì accanto, e peccato che il velluto sia a righe rosso-oro.
«Prova a iniziare dal prinicipio», gli suggerisce la ragazza.
«L’inizio…», Lucius sospira. «Sai, quando io e tua madre abbiamo scoperto che il bambino che portava in grembo era in realtà una bambina, siamo rimasti stupiti. Intendi, sono secoli che i Malfoy non generano femmine e quella notizia in un primo momento ci aveva spiazzato, ma mai, mai, ho dubito della fedeltà di tua madre, questo deve essere chiaro», si scalda l’uomo.
«Papà, il test di paternità eseguito dal Wizengamot l’ha stabilito chiaramente», gli fa notare la ragazza, leggermente offesa da quella che le è sembrata un’accusa velata.
«Certo, io… non volevo dire… Torniamo a noi. Meriti delle spiegazioni e le avrai.
Dunque, stavo dicendo…», riprende a parlare, con fatica. Non è facile dirle quello che è successo diciannove anni prima, ma lui è una Serpe: non gli costa nulla edulcorare un po’la realtà. «Quando abbiamo scoperto che eri una femmina, dopo l’iniziale smarrimento, l’ho preso come un segno del destino: se la maledizione dei miei, dei nostri», si corregge, «Antenati, era stata rotta, e proprio quando sembrava che il Signore Oscuro fosse all’apice del suo potere, forse era la prova che ero ancora in tempo a cambiare stile di vita. Peccato che pochi giorni dopo la magiecografia venni chiamato a Riddle Manor, dove il Signore Oscuro mi “onorò” della sua proposta matrimoniale nei tuoi confronti, non appena saresti diventata maggiorenne. Devi sapere che lui aveva intenzione di abbassare la maggiore età a quindici anni. Io… non potevo permettere un simile abominio… Tu… tu eri il mio… gioiello». Dire quelle parole gli costa molta fatica. Lui è un Malfoy. I Malfoy non esternano mai i loro sentimenti. Spera solo che la figlia apprezzi il gesto. «Rifiutare, però, non era un’opzione quando sei schierato fra i Mangiamorte, e nemmeno chidere protezione all’Ordine della Fenice: mi avrebbe ucciso, dopo avermi fatto assistere alla violenza su Narcissa, capisci?» Solleva i suoi occhi di ghiaccio sul volto della figlia, a capo chino. Il racconto, però, non è ancora finito: «Inspiegabilmente, ci venne in qiuto Bellatrix. A quel tempo era ancora una donna piacente e tutto sommato normale, e mi suggerì di fargli credere che eri nata morta. Perché il piano riuscisse e lui non ti trovasse, era neccessario, però, che anche Narcissa credesse a questa bugia. Un’odiosa bugia, certo, ma a fin di bene. In questo modo tu sei viva e hai contribuito a liberare il nostro Mondo da quell’essere». Termina la sua versione dei fatti. Non c’è alcun bisogno di raccontarle anche del travaglio e dell’adozione: sono cose che sono già state dette al processo.
«Ma quando Voldemort è stato annientato da Harry, avresti potuto venire a cercarmi. In fondo, tu stesso al processo hai detto che avevi sempre saputo chi fossi e che ti sei sempre comportato in quel modo solo per proteggermi», gli rinfaccia.
Draco. Non l’ha fatto perché nel frattempo Narcissa gli aveva partorito il tanto atteso figlio maschio, ma come può dirle una cosa del genere? Vero che adesso sta per sposarsi, ma suo marito è nipote, e unico erede, di un pezzo grosso del Wizengamot e lui non può certo permettersi il disprezzo di una famiglia tanto importante, certamente non ora che i Malfoy, nonostante la loro primogenita sia un eroina di guerra, sono caduti in disgrazia.
Opta per una bugia. In fondo, sua figlia non è una Legilimens e non avrà mai occasione di scoprire come stanno realmente le cose: «Nessuno di noi ha mai saputo come avesse fatto un bambino di appena un anno a sconfiggere il più grande Mago Oscuro di tutti i tempi. A quell’epoca credevamo che fosse lui il nuovo Signore Oscuro, ancora più potente e io… io avevo paura per te. Così, ho deciso di lasciarti vivere tranquilla la tua vita con quei Babbani». Riesce a pronunciare quella parola senza tradire le sue reali emozioni. «Lontano da questo Mondo e chiedendo a Draco di diventare amico di Potter, nella speranza di proteggere anche lui», le confida.
«Hai insegnato a mio fratello a disprezzarmi», gli biasima ancora una volta.
«Quando la sera dello Smistamento lui ci scrisse orgoglioso di essere finito nella Casa di Salazar, accennò anche a te, e il tono con cui scrisse quella lettera mi mise in allarme: non potevo permettere un avvicinamento tra voi due, per ciò gli dissi che i Natibabbani erano persone indegne di vivere tra di noi, degne solo del nostro disprezzo», si costringe ad assumere un’espressione contrita, nella speranza di dare maggior peso a quanto appena affermato. «Credimi, bambina mia», continua.
A sentire Lucius rivolgersi a lei con quel vezzeggiativo, la ragazza sussulta: «Non sono più una bambina», lo interrompe, «ma questo tu già lo sai», non può fare a meno di rinfacciargli quel matrimonio.
«Hai ragione, scusami, ma quando anche tu avrai dei figli, scoprirari che loro per i genitori rimarranno sempre dei bambini, anche mentre li scortano all’altare. Quello che volevo dirti», riprende il filo del discorso, cercando di non mostrarsi contrariato nell’essere stato interrotto, «è che, quel giorno, a Malfoy Manor, quando i Ghermidori vi hanno condotto come prigionieri, mi sono sentito morire».
«Non hai fatto nulla, però, per impedire che Bellatrix mi torturasse. Anzi, se non ricordo male, hai fatto molte pressioni su Draco affinchè ci riconoscesse. Come se non bastasse, hai anche chiamato Lord Voldemort per cederci a lui e salire così nella sua scala gerarchica», gli soffia contro la figlia.
«Io…io l’ho fatto solo perché credevo, speravo, che voi tre sareste riusciti a sconfiggerlo. Del resto, non c’era nessun altro al Manor, quel giorno», le mente, ma l’importante è essere il più possibile credibile. In realtà, il fatto di essere oramai da mesi senza bacchetta l’aveva quasi portato alla pazzia, tanto da essere disposto a vendere la propria figlia, pur di rientrare nelle grazie del suo Signore Oscuro. Ma questo, nessuno oltre a lui doveva saperlo. Si sarebbe portato quel segreto nella tomba - il più tardi possibile, sperava.
Credergli o no? Forse all’inizio del racconto suo padre era stato anche sincero, ma quando le aveva ricordato le torture subite al Manor, lei aveva anche ricordato lo sguardo nei suoi occhi: lo sguardo di un folle che spera, spera cose sbagliate.
Oggi, però, è la sua festa. Forse non quella che fino a pochi mesi prima aveva immaginato, ma comunque la SUA festa, e non vuole rovinarla con un litigio che sa avrebbe portato conseguenze imprevedibili. No, meglio comportarsi come una qualunque Malfoy.
Avrei solo una domanda: «Perché proprio oggi?»
Il padre la guarda stupido: sa perfettamente a cosa si riferisce Hermione, tuttavia, decide di non cogliere: «Tesoro, questo non lo posso sapere io. In verità, nessuno di noi può saperlo, eccetto tu e Blaise: devo ammettere che avete stupito tutti con questa vostra decisione», cerca di sorriderle, ma quello che gli esce è una smorfia tirata.
Esasperata, Hermione chiarisce: «Intendevo, perché hai aspettato proprio oggi a raccontarmi la tua versione dei fatti».
Come volevasi dimostrare: sua figlia è tutto tranne che stupida. Opta ancora una volta per un’altra bugia: «Oggi comincia la tua nuova vita. Non volevo che iniziasse in un’atmosfera di sospetti e recriminazioni. Vita nuova anche per noi?» Le chiede, allungandole una mano.
Hermione si prende un attimo prima di stringerla: suo padre è davvero una Serpe. Ha approfittato di quel giorno sapendo che lei non avrebbe mai avuto il coraggio di negargli la possibilità di spiegarsi, ignorando il fatto che se non fosse successo quello che poi è successo, lei stessa l’avrebbe cercato per dargli un’opportunità. Ma no, lui havoluto aspettare proprio quel giorno, per non rovinarle la vita futura, ha detto. Certo, come no. Dalla sua, ha la sicurezza che sposando Blaise, finalmente potrà recidere quasi tutti i rapporti con quella caricatura di famiglia. Chi è lei, dunque, per rovinare quella falsa speranza a quell’uomo?
Con un falso sorriso, allunga la sua mano e stringe quella dell’uomo, in una muta conferma di tregua.

 
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«È un piacere, e un onore, per me trovarmi qui oggi», esordisce il Ministro Shacklebolt, «per unire nel vincolo magico del matrimonio questi due giovani che hanno deciso di legare le loro vite non per contratto, ma per amore».
Le solite false frasi di circostanza.
Amore, certo come no, pensa Hermione, come se non fosse legata a Blaise da un contratto. Certo, la data prevista sarebbe stta tra quindici giorni, ma ciò non cambia la sostanza, per la ragazza, anche se, a essere sincera con se stessa, il ragazzo accanto a lei si sta facendo strada nel suo cuore ogni giorno di più.
Mentre i quattro testimoni degli sposi – Harry e Ginny per Hermione, Draco e Astoria per Blaise - tendono sopra di loro una coperta, simbolo dell’unione coniugale, i due ragazzi si scambiano le promesse di matrimonio: «Hermione Narcissa Malfoy», le si rivolge Blaise, prendendole la mano sinistra, «ti offro il mio cuore in amore, lealtà e amicizia, poiché io sono argilla e tu colei che mi plasma», mentre le infila all’anulare il Claddagh Ring con uno zaffiro incastonato nel cuore.
«Blaise Alessandro Zabini, ti offro il mio cuore in amore, lealtà e amicizia, poiché io sono argilla e tu colui che mi plasma», mentre infila all’anulare sinistro del ragazzo un anello decorato col Claddagh.
«Stringetevi il braccio destro, ora», impone loro il Ministro, impugnando la bacchetta, dalla quale fuoriescono nastri di tre colori – bianco (la morte), nero (la nascita), rosso (la vita) – che si annodano attorno alle braccia dei ragazzi.
«Non osi l’uomo separare ciò che la Magia ha unito», pronuncia con solennità.
A queste parole, i nastri si dissolvono in piccoli fuochi d’artificio, mentre la coperta viene ripiegata e donata alla sposa: questa dovrà stenderla sul letto matrimoniale prima di coricarvisi assieme al marito.

 
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Blaise non riusce a staccare gli occhi di dosso da sua moglie, mentre questa chiacchiera tranquillamente con Neville e Luna, due dei pochissimi invitati al loro matrimonio.
L’abito che indossa è provvisto di un discreto scollo a V, dal quale scende un delicato ricamo color oro, mentre le lunghe maniche che si allargano ai polsi sono leggermente staccate dalle spalline. In vita è legata una cintura, bianca anch’essa.
I capelli sono acconciati in un elegante chignon, trattenuto da un filo di perle e due spille, una più grande a lato dell’acconciatura e una minuscola al centro dello crocchia.
«A quanto pare, ci sei riuscito, amico mio». Theodore Nott gli si è avvicinato senza che lui se ne accorgesse e gli sta indicando Hermione col calice colmo di vino elfico.
«Mi sembra un sogno», gli confida il moro.
La risposta che riceve è un doloroso pizzicotto al braccio: «Ahi, ma che ti prende?»
«Così ti rendi conto che non stai affatto sognando», è la serafica risposta dell’amico.
«Congratulazioni, cognato. Ancora non mi hai detto come intende risolvere la vostra situazione la McGranitt», gli si avvicina Draco.
«E non ho intenzione di dirtelo, Draco, e spero che neanche Hermione si sogni di rivelartelo», gli confida l’amico.
«Ehi, sei il mio migliore amico assieme a Theo, oltre che il mio cognatino nuovo di zecca. Mi aspettavo più collaborazione da te!» Draco si mostra offeso, mentre Theo e Daphne sorridono. In realtà, neanche loro sanno dove andranno a dormire i novelli sposi, ma sanno il motivo per cui il loro compagno di Casa fa tanto il misterioso al riguardo. Cosa che, invece, Draco preferisce ignorare.
«Mi spiace, Draco, ma non ho alcuna intenzione di affidarti un’arma che useresti contro me», gli rivela, infatti, Blaise.
Peccato che Draco sia un osso duro: «Non mi sembra che dirmi dove dormirete da adesso in poi tu e mia sorella sia un’arma».
«Quindi se io ti rivelassi l’ubicazione del nostro nido d’amore, tu non ti sogneresti mai e poi mai di venire a disturbarci?»
«Mai è un termine che indica l’eternità, e l’eternità è un tempo fuori da ogni comprensione umana», si esprime in maniera un po’ sibillina il biondo, lasciando, tuttavia, comprendere a tutti quali siano le sue reali intenzioni.
«Appunto, Draco, appunto», e si allontana per raggiungere la moglie.
Cingendole con fare protettivo la vita, si rivolge ai due ragazzi: «Paciock, Lovegood, vi ringrazio di essere venuti al nostro matrimonio».
«Oh, siamo noi a ringraziare voi due per averci invitato, giusto Neville?» Gli risponde Luna, per poi continuare: «Stavo dicendo a Hermione di fare attenzione, non appena entrerete nel nuovo appartamento che vi ha donato la Preside: può essere pieno di Gorgosprizzi…»
«Non devi preoccuparti, Lovegood: sono sicuro che la Preside abbia controllato l’appartament», la interrompe Blaise, per rivolgersi, quindi, alla moglie: «Andiamo a salutare gli altri?»
«Sì, va bene. A dopo, ragazzi», li saluta Hermione.
«Ascolta: hai già parlato con tuo fratello?» Le chiede, con un certo tono ansioso che la fa preoccupare.
«Parlato… di cosa, Blaise?» Gli chiede, infatti.
«Vuole scoprire dove andremo a vivere in questi mesi. Ti prego, Hermione, non dirglielo», la implora, accennando un che di melodrammatico.
«Perché non dovrei dirglielo?» Gli chiede, ancora.
«Semplicemente perché se lo venisse a sapere ce lo troveremo sempre tra i piedi. Ti prego, Hermione, non cedere alle sue lusinghe», continua a supplicare.
«Blaise, non credi che verrebbe comunque a scoprirlo?»
«Sì, ma…»
La risposta che riceve è un bacio, tenero, ma, soprattutto, possessivo: quella donna prima o poi lo manderà al San Mungo…

 
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«Eccoci qua…».
«Già».
L’appartamento donato loro dalla Preside si trova sopra le Serre ed è composto da un salottino, in cui predominano l’oro e il verde, da cui si accede a un piccolo vano che introduce alla camera da letto, dove i colori che la fanno da padroni sono il rosso e l’argento, a un magnifico bagno, del tutto simile a quello dei prefetti, in cui i quattro colori delle due Case degli sposi si armonizzano tra loro.
Il salotto è circolare con un enorme camino sulla parete oposta all’ingresso e sulla cui cappa in pietra campeggia lo stemma di Hogwarts. Le poltrone e i divani sono rivestiti da velluto a righe verdi e oro, mentre le pareti sono ricoperte da pesanti librerie. Il tavolo, rettangolare, è in ebano.
La camera da letto è anch’essa a dir poco enorme. Innanzitutto, appena entrati, ci si trova in una specie di disimpegno, costituito da un piccolo salottino: un divano a due posti, un tavolino rotondo in ferro battuto e due sedie, il tutto posto davanti a un camino più piccolo rispetto a quello della sala principale.
La camera vera e propria è quadrata, con le carta da parati bordeaux, mentre il sontuoso letto a baldacchino, anch’esso in ebano, come il tavolo della sala, è arredato con un sontuoso piumino argento.
È sopra a quel piumino che Hermione deve stendere la coperta matrimoniale, in un tessuto impalpabile, intrecciato appositamente per quello scopo dalle Fate d’Irlanda. Solo che, davanti a quel letto, la ragazza non riesce a muovere un muscolo: doveri di sposa li ha chiamati lei, solo qualche giorno prima, e lei è sempre stata ligia al dovere, ma quello non è un dovere come un altro…
Accanto a lei, anche suo marito pare immobilizzato, quasi spaventato, e menomale che a Hogwarts era conosciuto come quello da una botta e via…
«Ehm… credo che adesso dovresti stendere la coperta lì sopra», le suggerisce, la bocca improvvisamente secca, più che altro per spezzare quel velo d’imbarazzo.
«S… sì, certo…», risponde, non meno imbarazzata, lei. «Forse dovremo farlo insieme…»
Per un momento, solo il tempo necessario ad adagiare la coperta sul letto, l’imbarazzo sembra dissolversi, ma si tratta solo di pochi attimi… Blaise trova improvvisamente interessante la punta delle proprie scarpe, mentre Hermione non sa da che parte volgere il suo sguardo, poi la consapevolezza che tocchi a lei fare la prima mossa la investe: e menomale che a Grifondoro le sue compagne descrivevano il ragazzo ora suo marito come uno sciupafemmine!
«Blaise, per favore, vorresti aiutarmi a togliere il vestito? Sinceramente non capisco perché la moda magica non adotti le tanto magnifiche cerniere, invece di incaponirsi con questi gancetti malefici!» Perché la sua voce è suonata così acuta?
Il moro alza di botto la testa: davvero sua moglie gli ha appena chiesto di…?
Senza perdere altro tempo, quasi temendo che Hermione possa cambiare idea da un momento all’altro, si precipita dall’altro lato del letto e senza chiederle conferma di aver compreso bene, la fa voltare, prendendosi, però, un po’ di tempo per accarezzarle la base della nuca, tra una spalla e l’altra, quasi a volerla rilassare, e ponendovi un bacio.
Con le mani scende a sganciare il primo gancio.
Un gancio… Un bacio…
Due ganci… Un altro bacio…
Tre ganci… Tre baci…
Un brivido scuote Hermione, quando Blaise la bacia poco sotto il centro della sua schiena.
È bravo Blaise. La sua fama di sciupafemmine non è millanteria. Sa che quel brivido è di piacere.
Quattro ganci… Un altro bacio…
Ormai Hermione è quasi creta nelle mani del moro, quando il vestito scivola lentamente a terra.
Rimanendo dietro di lei, l’abbraccia, costringendola ad appoggiare la schiena contro il suo torace.
Le accarezza dolcemente il ventre, senza fretta, risalendo, con ampi cerchi, gfino al bordo inferiore del reggiseno, mentre con le labbra stampa piccoli baci sul collo.
Di punto in bianco, smette di accarezzarla e baciarla: «Ti lascio finire di prepararti», le mormora all’orecchio.
Si scioglie dall’abbraccio ed esce dalla stanza con un ghigno serpeverdesco stampato in volto.
Sul letto, Hermione nota un completo intimo rosso composto da un piao di piccolissimi slip in seta con intarsi in pizzo sui lati e un babydoll a doppio strato, sempre in seta.
Sorridendo tra sé e sé, lo indossa, poi si dirige al tavolo da toilette, per struccarsi.
È lì che la trova Blaise, quando rientra nella stanza.
Con una mano la fa rialzare e la conduce al grande letto a baldacchino.
La fa distendere sotto di lui e poi è solo più una danza di corpi che si cercano,  come se uno fosse il completamento dell’altro.
Al culmine del piacere, la coperta svanisce, prendendo le sembianze di un aquila dorata.
È il patronus matrimoniale, che vola all’officante della Cerimonia. In quello stesso attimo, sul registro matrimoniale si appone magicamente il sigillo che conferma l’avvenuta consumazione.
Da questo momento in poi, finché non sopraggiungerà la morte, per l’intero mondo magico, Hermione è la giovane Ladyn Zabini.

 
§ § § § § § § § § §
 
6 dicembre 1998, Sala Grande, prima colazione
          «Buon appetito, amore». Il bacio che Blaise scambia con la moglie, sulla soglia della Sala Grande non è certo casto, ma il luogo gli impedisce di approfondirlo. Accidenti a lui quando ha acconsentito alla folle idea della moglie andare a fare colazione in Sala Grande! Lui avrebbe volentieri continuato il discorso della notte. E che discorso!
Le mani di lui che esplorano lentamente il corpo della moglie, accarezzando       i seni piccoli e sodi, mentre con le labbra le lambisce il collo per scendere sempre più giù, fino a sostituirsi alle mani, leccando e mordendo quelle piccole gemme già turgide…
Le mani di lei che, inesperte, tracciano ampi cerchi sulla sua schiena…
Le mani di lui che, con calma, scendono ad sfiorarle il ventre, seguite poco dopo dalle labbra, e mentre con la lingua gioca con l’ombelico, le mani scendono ancora, fino a raggiungere la sua intimità.
Hermione si irrigidisce a quel tocco.
«Tranquilla, amore mio. So che sarà doloroso, ma ti assicuro che durerà poco, e poi sarà solo piacere. Lasciati andare a me. Fidati», le mormora all’orecchio, stuzzicandole il lobo, finché non la sente nuovamednte rilassata.
Ricomincia avezzeggiarle l'intimità…
«Ti prego, non dirmi che stai pensando ancora a cos’è successo sotto le lenziola», lo prova scherzosamente Theo, riportandolo bruscamente alla realtà.
«Eh?» Domanda lui, con ancora stampato in faccia un sorriso da perfetto ebete.
«Oh, Salazar, potrei vomitare», geme, quasi schifato Draco.
«Draco, non ti riconosco più: dov’è andato quel ragazzo che godeva ai racconti erotici degli amici?» Lo sfida Theodore.
«Forse non lo hai ancora capito, testa di cazzo», gli sibila irritato il biondo, «ma è di mia sorella che si sta parlando. Quindi: cambiate argomento. Immediatamente. E vedete di non tornarci più. Nessuno», li fulmina tutti.
Rivolgendosi poi al moro: «Mi auguro che hai pronunciato l’incantesimo contraccettivo».
«Oh, sì, certo… ho pronunciato l’inc… Oh, cazzo!» Si lascia prendere dal panico, facendo voltare verso di loro tutti gli studenti presenti nella Sala, compresa Hermione, che lo guarda preoccupata.
Ma Blaise sta parlando con suo fratello, quindi non dovrebbe trattarsi di una cosa che la riguarda: di conseguenza decide di rimanere seduta al suo tavolo, cercando di ignorare i commenti di Lavanda e le domande maliziose di Ginny.
«Blaise, l’hai pronunciato, vero? Perché, conoscendo mia sorella, se l’hai ingravidata, ti conviene dettarci ora l’epitaffio che vuoi sulla tua lapide», continua a prenderlo in giro l’amico.
«Oh, merda! Sono un uomo morto», mormora, colpendo il tavolo con la fronte.
«Blaise, l’hai pronunciato, vero?» Adesso, nella voce di Draco non c’è più traccia di scherno, ma solo più preoccupazione.
«Non me lo ricordo, Draco. Giuro, non me lo ricordo».
«E tu saresti quello da una botta e via?» Lo deride Daphne, che ha assistito al dialogo dei tre amici.
«Non infierire, Daphne, non infierire, ti prego. Draco, ti prego, aiutami».
«Ah ah, mi spiace, mon ami, ma questa volta te la devi cavare da solo», lo scarica.
«Ti sei forse scordato tutte le volte che io ti ho aiutato, non ultima quella tua genialata sulla cornificazione?» Lo ricatta.
«Appunto, e mi ricordo anche che Hermione ti ha tirato dietro l’anello di fidanzamento. Ora, siccome non ha nessun anello da tirarmi contro, non ho alcuna intenzione di saggiare i suoi schiantesimi. Buona fortuna, amico mio. È stato bello conoscerti, però, se vuoi un suggerimento, aspetta domani a dirglielo, prima di Trasfigurazione», gli suggerisce, un’improvvisa idea in testa.
«Perché devo aspettare domani e proprio prima di Trasfigurazione?»
«Primo: così puoi ancora goderti un giorno di tranquillità. Secondo: se le fai fare ritardo, non tanto, solo un poco, sarà troppo presa dall’ansia di arrivare in orario e non farà troppo caso alle tue parole. Ora, però, è necessario che ti levi quell’espressione preoccupata dalla faccia», gli spiega Draco.
«Facile dirlo per te», mormora ancora sconsolato.
«Semplice: convinciti di averlo pronunciato quel benedetto incantesimo».

 
§ § § § § § § § § §
 
7 dicembre 1998, poco prima di Trasfigurazione
        «Ehm, Hermione, ascolta…».
Alla fine, Blaise ha deciso di seguire il consiglio di Draco, ma non per questo è meno agitato: sa perfettamente, per averlo provato sulla propria pelle, di cos’è capace sua moglie quand’è arrabbiata.
«Sì, Blaise? Cosa c’è?» Chiede, un po’ allarmata dal tono di voce usato dal marito.
Marito. Lei ora è la signora Zabini a tutti gli effetti. Eppure non si sente diversa da prima.
Quando aveva scoperto di essere una Malfoy era letteralmente rimasta sconvolta, tanto per usare un eufemismo, mentre adesso si rende conto che la sua vita,sesso a parte, sta scorrendo esattamente come prima.
Sesso. Lei ha sempre immaginato il sesso come il piacere più puro che una persona potesse provare, poi, con la storia del contratto matrimoniale, aveva cominciato a vederlo come un mero dovere coniugale.
Invece… Invece con Blaise è stato una meravigliosa scoperta.
«Ti assicuro, Hermione, non l’ho fatto apposta, ma, ecco… non so come sia potuto accadere… Di solito in passato sono sempre stato attento a queste cose…», balbetta intanto Blaise.
«Blaise, scusami, ma siamo in ritardo per la lezione: di cosa stai parlando? Che cosa hai combinato questa volta?» Assottiglia pericolosamente gli occhi.
«Ecco… io… nonricordosehopronunciatol’incantesimocontraccettivo», spara tutto d’un fiato.
«Eh?»
«Hermione, ascoltami attentamente: io non so come sia potuto accadere, ma non ricordo se ho pronunciato l’incantesimo contraccettivo», questa volta scandisce bene le parole, per dare tempo alla moglie di assimilare la notizia.
«Un… bambino… noi avremo… un bambino… presto… molto presto», mormora lei, quasi in stato di shock.
«Ma non è detto», si affretta ad aggiungere il moro, «ci sono tanti fattori che possono influenzare…».
Ma la ragazza non lo ascolta più.








 
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N.d.A.:  Prima di tutto, alcune spiegazioni: come avrete capito, questo capitolo si svolge  in un unico flashback, eccezion fatta per la prima parte, ma non potuto inserire la scena erotica perché la storia arriva fino al rating arancione. Mi spiace. Per quanto riguarda le formule del matrimonio, la prima parte ("Ti dono il mio cuore in amicizia, amore e lealtà"), l'ho presa da un sito internet (abbiate pazienza, ma non ricordo più quale) in cui si parlava delle tradizioni del Claddagh Ring e pare che questa era la dichiarazione che l'innamorato faceva alla sua bella quando si fidanzavano. Anche la seconda parte ("Io sono argilla e tu colui che mi plasma") l'ho trovata in internet su un sito di cui non ricordo l'indirizzo (ah, l'età!), mentre cercavo il significato di una certa locuzione. L'idea della coperta matrimoniale mi è venuta vedendo la raffigurazione di una miniatura medievale sul mio vecchio libro di storia delle medie (si chiamano ancora così, a proposito?), in cui, appunto, alcune persone stendevano questo panno sopra gli sposi.
L'AQUILA MATRIMONIALE È, INVECE, UN'IDEA DI MALFOYMYHEART, CHE ME L'HA GENTILMENTE PRESTATA. SE NON L'AVETE ANCORA FATTO, CORRETE A LEGGERE LE SUE STORIE: SONO SEMPLICEMENTE FANTASTICHE!!! GRAZIE CARA.
Io ho semplicemente unito queste due idee, sperando di non aver fatto torto ad alcuno.
Come sempre, un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro e a Malfoymyheart per avermi prestato la sua Aquila matrimoniale.
Ringrazio inoltre tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite/preferite/ricordate e che lasciano un segno del loro passaggio, ma anche chi legge in silenzio.
Per chi è interessato, questa è la mia pagina Fb: https://www.facebook.com/TheMiraesDream?ref=hl



 

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Capitolo 34
*** Capitolo 31 ***


 

Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e chi ha voglia di leggerla.





Capitolo 31

 
«Ho paura…»
Sono entrambi distesi su un divano nel salotto del loro nuovo appartamento: Hermione tra le gambe del marito, con la schiena appoggiata al suo torace, mentre Blaise le sta dolcemente accarezzando il ventre, fasciato da un leggero maglioncino, e baciando il collo.
«Mmmh… di cosa?» Le chiede, un po’ distratto.
«Di tutto… della gravidanza…»
« Non sei sola, ci sono anch’io», la conforta.
«Il fatto è che siamo così giovani, avevamo dei sogni, delle aspirazioni… Riusciremo a non fargliene una colpa?» Continua a tormentarsi la giovane.
« Ascolta, non è detto che tu sia rimasta incinta, ma se vuoi possiamo fare l’incantesimo rivelatore. In ogni caso, sono sicuro che saresti un’ottima madre, come io uno splendido, magnifico padre», cerca di alleggerire l’atmosfera, stampandole un bacio sulla tempia.
«Signori e signore: ecco a voi Blaise Zabini, la modestia fatta persona», scherza Hermione.
«Scherzi? Blaise Alessandro Zabini e modestia non possono stare nella stessa frase», sta al gioco, «così come Hermione Narcissa Malfoy e paura», la sprona.
«Io non ho paura!» Si impermalisce la ragazza.
«Ma se l’hai appena detto», le fa notare l’incongruenza.
«Qui non si tratta di affrontare cani a tre teste, basilischi o addirittura Voldemort e la sua schiera di Mangiamorte. Qui stiamo parlando di un essere umano, in carne e ossa. Nostro figlio. Saremo all’altezza?» Si spiega lei.
«Hermione, nessuno nasce già genitori: lo si diventa, giorno dopo giorno, sbagliando, anche».
«È proprio questo che mi spaventa: il poter sbagliare, magari credendo di fare la cosa giusta!»
«Ora sì che riconosco la Saputella di Grifondoro», la prende in giro.
Per tutta risposta, Hermione gli tira un pugno sulla spalla, non troppo forte, visto la posizione dei due.
«Ouch… Che ho detto, adesso?»
«Io sto cercando di fare un discorso serio e tu  mi stai prendendo in giro».
Tirando un sospiro, Blaise ricomincia a parlare: «Tralasciando il comportamento riprovevole di Lucius, vuoi farmi credere che i Granger con te non hanno mai sbagliato, neanche una volta? Tu veramente non rimproveri loro nulla? Non ti chiedo di dare a ME una risposta, ma di essere sincera con te stessa. Riflettici, e la risposta che ti darai, sarà anche la risposta alle tue paure».
Il silenzio cala nuovamente tra di loro, mentre Blaise continua ad accarezzarle il ventre, il viso appoggiato nei capelli della moglie, inspirandone il profumo.
«Io… Va bene. Lunedì sera, dopo lelezioni, passerò in infermeria e chiederò a Madama Chips di farmi l’incantesimo rivelatore», conviene alla fine la ragazza.
«Non è necessario aspettare tre giorni: possiamo farlo subito», la contraddice il marito.
«Perché, tu conosci quell’incantesimo?» Si incuriosisce Hermione.
«Certo. Sono un Purosangue», le risponde, come se fosse una cosa ovvia.
«Mi chiedo se c’è qualcosa che non insegnano a voi Purosangue…», riflette a voce alta Hermione.
«Ti ricordo che essendo una Malfoy, anche tu lo sei. E penso che l’unica cosa che non ci insegnino sia a partorire… Vuoi forse farmi credere che la So-tutto-io di Hogwarts non conosce un incantesimo di questo genere?» Le chiede, incredulo che ci sia qualcosa che lei non conosce.
«Ho appena diciannove anni e fino adesso non ho vissuto una comune adolescenza, come tutte le ragazze della mia età. Ho sempre avuto altre priorità…»
«Capisco… Allora, sei sicura di volerti sottoporre a questo incantesimo?» Le chiede ancora una volta.
«Cielo, Blaise, da come mi hai posto la domanda sembra una cosa piuttosto dolorosa».
«No, tranquilla: io punto la mia bacchetta contro il tuo ventre e formulo una semplice formuletta: se sei incinta, si sprigiona una luce binca, mentre se non lo sei,ovviamente non succede nulla… Allora, lo facciamo?» Chiede, un po’ speranzoso, un po’ timoroso: i dubbi della moglie sono anche i suoi, nonostante con lei si sia dimostrato sicuro di sé.
«Lo sai che sei curioso come una scimmia?» Lo prende in giro.
«Mh mh», annuisce, «sono la tua fedele scimmietta».
«D’accordo, sono pronta», Hermione tira un profondo respiro,come a darsi coraggio.
Dopo averla fatta alzare, per potersi alzare lui stesso e prendere la bacchetta, la fa nuovamente distendere sul divano; quindi, puntandola contro il suo ventre, come le aveva detto, pronuncia la formua: «Revelat uterum».
Il fascio di luce che si diffonde dalla bacchetta, però, non è bianco, bensì viola.
«Blaise…» Se prima l’idea della gravidanza la terrorizzava, adesso quella strana luce l’ha agghiacciata.
«Oh cavolo!» Esclama di rimando il moro. «Ehm… credo sia meglio se chiedo informazioni a mia madre se… Forse anche tu dovresti scrivere a Narcissa, o perlomeno parlarne a Draco se sa qualcosa…»
«Blaise, per favore, mi stai spaventando: mi vuoi dire esattamente di cosa si tratta?» Chiede, quasi isterica, Hermione, rimettendosi in piedi.
«Ecco, sì, io credo si tratti di una gravidanza gemellare», le risponde con un filo di voce.
«Ge… gemelli?» Fiata Hermione, lasciandosi cadere a peso morto sul divano.

 
§ § § § § § § § § §
 
«Hey, sembra che ti è passata sopra una mandria di giganti», lo irride Theodore, non appena Blaise si accomoda al tavolo di Serpeverde per la colazione.
È sabato, e gli studenti, a partire dal quarto anno, sono eccitati per la settimanale gita a Hogsmeade.
«Fottiti, Theo», gli risponde, molto gentilmente, Blaise.
«Non mi dire che la cara sorellina ti ha mandato in bianco a soli sei giorni dal matrimonio», incalza Draco.
«Non eri tu quello che non voleva parlare di certe cose?» Lo riprende il moro. Comunque, credo che Hermione abbia bisogno di parlarti di una cosa della massima importanza».
«Vale a dire?» Si preoccupa Draco. Che diavolo è successo la sera prima perché i due novelli sposi si sono presentati quel mattino in Sala Grande con delle occhiaie da far paura? E cos’è quella storia che Hermione ha urgenza di parlare con lui?
«Non qui, e non ora, altrimenti tua sorella mi renderà eunuco prima di sera», facendo un gesto a indicare la Sala: decisamente c’è troppa gente per un discorso così delicato, e anche se il vociare è decisamente sopra la media, è risaputo che a Hogwarts i fantasmi hanno un udito anche fin troppo sviluppato e sono sempre pronti per i pettegolezzi…

 
§ § § § § § § § § §
       
«Oh, no! Hermione, non dirmi che tu e Blaise avete già litigato: non è ancora passata una settimana dal vostro matrimonio!»
Anche se Hermione ha cercato di darsi un contegno, a Ginevra Molly Weasley non è sfuggita l’aria preoccupata della riccia, per non parlare delle occhiaie.
«Tecnicamente, oggi è giusto una settimana che ci siamo sposati. E no, non abbiamo affatto litigato», si affretta d aggiungere.
«Ma allora, che cos’è quell’aria preoccupata? Non mi dire che… veramente…» Ginny prova a indovinare il motivo dell’espressione dell’amica.
«Ginny, per favore: non qui, e non adesso», le risponde, indicando tutti gli studenti presenti in Salain quel momento.
«Con questo baccano, chi vuoi che senta le nostre confidenze?» La sprona l’amica, curiosa.
«Certo che tra te e Blaise non saprei proprio chi dei due è più curioso», cerca di scherzare Hermione.
«Allora?» La pungola Ginny.
«Te l’ho detto: non qui, e non ora, anche perché prima vorrei chiedere una cosa della massima importanza a Draco, ma fidati: entro domani sera saprai tutto. Sei o non sei la mia migliore amica?» La rassicura Hermione.
«Tu vuoi farmi morire di curiosità… non so se riesco a resistere fino a domani sera…», cerca ancora di strapparle il segreto.
«Sono certa che Harry saprà come distrarti», le ammicca, mentre il ragazzo in questione è tutto preso da una conversazione con Seamus.
«Hermione Zabini! Questa frase da te non me la sarei mai aspettata!» Si finge scandalizzata.
Le due amiche scoppiano in una fragorosa risata.
«Allora ragazzi, chi è del nostro gruppo?» Interviene Neville.
«Dunque, a parte  te e Luna, direi io e mio marito, poi Harry e Ginny e forse anche Draco e Theo», gli risponde prontamente Hermione.
«Tu credi che Draco voglia mischiarsi a dei Grifondoro?» Ginny si mostra piuttosto scettica.
«Che gli piaccia o no, anch’io sono una Grifondoro, e dal momento che ho bisogno di parlargli, non ha molta scelta», si impunta la Caposcuola.

 
§ § § § § § § § § §
 
«Draco, scusa, ti va di uscire un momento? Avrei bisogno di parlarti…»
I dieci ragazzi sono seduti a un tavolo ai Tre Manici di Scopa e dopo una Burrobirra finalmente Hermione prende il coraggio di fare la fatidica domanda al fratello, approfittando del fatto che l’attenzione degli amici è incentrata su Luna.
Draco annuisce in silenzio e si appresta a seguirla, quando Harry catapulta su di loro la considerazione di tutto il tavolo: «Dove state andando, voi due?»
«Affari di famiglia, Potter», gli risponde, acido, il biondo.
«Fuori?!»
«Sì, Potter, fuori. È un problema?» Draco è sempre più polemico.
«Ma… con questo freddo?»
«Andiamo?» Hermione comincia a stancarsi di quel teatrino fra suo fratello e Harry: ogni scusa per quei due è buona per azzuffarsi!
Una volta fuori, Harry li conduce in un posto piuttosto isolato, in modo che possa facilmente controllare che nessuno si avvicini ai due.
«Allora?» Detesta dare ragione a Potter, ma lì fuori si gela veramente: in fondo, sono quasi a metà dicembre!
«Ecco, mi chiedevo se tu conoscevi la storia di famiglia. Nei dettagli, intendo». Hermione non sa come affrontare l’argomento “gravidanza” e quindi opta per prenderla alla larga, tormentandosi le mani.
«Vuoi farmi credere che in quei tre mesi che sei stata al Manor, non hai spulciato i volumi della nostra Biblioteca?» Draco non resiste dal prenderla in giro.
«Certo che li ho letti, ma non mi sono soffermata su ogni singolo dettaglio», si impermalisce la ragazza.
«Ehi, calma: finalmente c'è qualcosa che non conosci, lasciami godere il momento… Comunque, a quali dettagli ti riferisci?» Si affretta a chiederle.
«Ahah, davvero molto spiritoso. Ecco, mi chiedevo, così, per pura curiosità, se per caso avessi sentito di gravidanze gemellari nella nostra famiglia», butta tutto d’un fiato.
«Sinceramente non ho mai sentito nulla del genere… Ma come mai ti interessano le gravidanze gemellari nella nostra famiglia? Non mi dire che…»
«Ieri sera io e Blaise abbiamo provato l’incantesimo rivelatore, così per curiosità. Solo che invece della consueta luce bianca, dalla bacchetta si è sprigionato un fascio violetto: secondo Blaise dipende dal fatto che aspetto due gemelli. Ma come è possibile? Voglio dire, la blastocisti dovrebbe essersi appena impiantata…» Ora Hermione è di nuovo inpreda all’ansia.
Senza pensarci, Draco abbraccia la sorella: «Andrà tutto bene, vedrai. Riguardo alle storie di famiglia, io personalmente non ho mai sentito niente, ma chiedrò ai nostri genitori. In fondo, se Lucius è riuscito a nascondere la tua esistenza per diciannove anni, non è inverosimile che altri ci siano riusciti in passato», cerca di tranquillizzarla.
«Scusami… Io… Non so cosa mi sia preso. È solo che questa cosa mi spaventa», afferma la ragazza.
«Senti senti: l’intrepida Grifondoro ha paura di qualcosa», cerca di alleggerire l’atmosfera.
«Qui non si tratta di affrontare un pericolo più o meno tangibile: ora sono responsabile della vita di due esseri umani. Ho paura di non essere all’altezza», si confida.
«Non sei sola, lo sai, vero?» Le chiede, obbligandola ad alzare il volto verso di lui.
«Sì, ma io e Blaise siamo praticamente coetanei; inoltre avevamo entrambi dei sogni, delle aspirazioni: riusciremo a non far pesare sui nostri figli il fatto che dovremo rinunciare alla maggior parte di essi?»
«E chi l’ha detto che dovrete rinunciare ai vosgtri sogni e alle vostre aspirazioni? Esistono anche le balie», le fa notare il ragazzo.
«Draco! Come puoi pensare una cosa del genere? Io non intendo essere una mamma assente», si offende Hermione.
«Vuoi forse farmi credere che quando ti hanno adottata, i Granger hanno rinunciato alla loro vita?» Cerca di farla ragionare.
«Questo no, anzi: hanno continuato a lavorare tutti e due, ma non mi hanno mai fatto mancare mai nulla, a cominciare dall’affetto», ammette.
«Hai visto? Non è importante la quantità, ma la qualità del tempo che dedichi ai tuoi figli a fare di una persona un buon genitore».
«Chi sei tu? Che ne hai fatto del Furetto bastardo?» Scherza Hermione.
«Se vuoi, lo tiro immediatamente fuori», la provoca il biondo, lanciando un’occhiata a Potter.
«Ma sei veramente impossibile», lo prende in giro la sorella.
«No, non sono Impossibile: sono Draco Malfoy», specifica lui.
«Dai, torniamo al pub, prima che ci diano per dispersi. Inoltre sto letteralmente congelando», lo riprende lei.
«Guarda che l’iea di venire fuori è stata tua. Potevi benissimo parlarmi dentro il locale, tanto erano tutti presi da quella Lunatica», Draco si mostra indifferente.
«Ora sì che ti riconosco: ma possibile che tu debba sempre insultare i miei amici?» Lo rimprovera.
«Non è colpa mia se è stramba», draco si stringe nelle spalle, cominciando ad incaminarsi, seguito da Hermione che non gli risparmia la sua filippica.
«Tesoro, tutto a posto?» Le chiede Blaise, appena i tre si siedono nuovamente al tavolo, accarezzandole la schiena.
Sa perfettamente che Hermione non è ancora pronta a definire “amore” il loro rapporto, tuttavia, non riesce a fare a meno di rivolgersi alla moglie con quei nomignoli.
«Sì, è tutto a posto», lo tranquillizza.
«Allora, ragazzi, visto che il 20 non ci sarà alcun matrimonio, bensì il fidanzamento di mia sorella con Draco, cosa ne dite di andare da Stratchy&Sons?» Chiede Daphne.
Visto che Hermione e Blaise avevano anticipato di ben due settimane il loro matrimonio, Lucius e Dorion Greengrass avevano anticipato di riflesso il fidanzamento fra Draco e Astoria.
«Io l’abito l’ho acquistato l’estate scorsa, quindi penso che andrò da MondoMago», si affretta a precisare Hermione. No, un’altra sessione di shopping non crede di riuscire a sopportarla.

 
§ § § § § § § § § §
 
«Sei riuscita a parlare con  tuo fratello senza che si scannasse con Potter?» Le chiede Blaise, una volta rientrati a Hogwarts.
«Sì, ma lui non sa nulla di eventuali parti gemellari nella famiglia, anche se pensa che potrebbero benissimo essere state nascoste, come lo è stata la mia nascita. In fondo, sono secoli che le spose Malfoy danno alla luce un unico figlio maschio. Da questo punto di vista, mi risulta piuttosto credibile che un’eventuale nascita di due o più figli sia stata nascosta e, anzi, abbia dato il via a tutta questa faccenda del figlio unico. Per questo, ha deciso di scrivere ai nostri genitori. Tu, invece, hai sentito tua madre?» Hermione gli racconta quanto dettole dal fratello, e anche i suoi dubbi al riguardo.
«Sto ancora aspettando la sua risposta», conviene il moro.
«Sai che mio fratello mi ha stupito?» Gli rivela, accocolandosi sul divano.
«In che modo?» La invita ad aprirsi a lui, facendola distendere tra le sue gambe, con la schiena appoggiata al suo torace.
«A volte si comporta ancora come il Furetto bastardo, ma ogni tanto fa capolino la sua parte più saggia… Quando gli ho rivelato di essere incinta di due gemelli e gli ho esternato le mie paure e i miei dubbi, lui ha cercato di confortarmi», gli racconta, mentre apoggia le sue mani su quelle del marito, intente, in quel momento a disegnare ampi cerchi sul ventre della moglie.
«Cioè?» Le chiede ancora.
«Mi ha praticamente detto le stesse cose che mi hai detto tu. Voglio dire: nonmi aspettavo che mio fratello mi dicesse che conta la qualità e non la quantità; mi aspettavo piuttosto che mi invitasse a lasciare i bambini alle balie perché è quello che succede tra le famiglie dei Purosangue».
«Hermione, la guerra ha cambiato tutti. Draco, in special modo, essendo costretto a vivere a stretto contatto con Voldemort e la sua schiera di Mangiamorte è stato praticamente obbligato a maturare in fretta. E, per quanto ti possa sembrare incredibile, ti posso giurare che Lucius e Narcissa sono stati dei genitori molto presenti nella vita di Draco. Se le cose fossero andate diversamente durante la Battaglia del Ministero, dubito che Lucius avrebbe permesso che suo figlio venisse marchiato a soli sedici anni. No, lasciami finire», vedendo che la moglie stava per ribattere, «non sto dicendo che dovevate consegnare la profezia a quella gente: volevo solo dire che se Lucius non si fosse fatto vedere, o, meglio ancora, non si fosse presentato per un qualsiasi motivo, alcuni episodi non si sarebbero verificati», chiarisce.
«Fatto sta che Lucius ha fatto delle scelte sbagliate, e a pagarne le conseguenze è stato Draco. È proprio questo che mi spaventa Blaise: che a fare le spese delle nostre scelte siano i nostri figli», riprende il discorso della sera prima.
«Il solo fatto che tu ti stia preoccupando indica che sarai una buona madre. Tuttavia, sbaglieresti di sicuro se non compissi nessuna scelta. Inoltre, credo sia inutile fasciarci la testa prima di essercela rotta: gustiamoci questi mesi, e ai problemi ci penseremo man mano che si presenteranno. Lo so che per te sarà dura non poter programmare, ma come hai detto tu stessa, è della vita dei nostri figli che si tratta. Lasciamo che siano loro a viverla, come meglio credono, e se sbaglieranno, sarà nostro compito correggerli, ma non potremmo mai permetterci di vivere al loro posto», le sussurra all’orecchio.
Seguono attimi di silenzio, in cui i due ragazzi si beano l’uno della vicinanza dell’altro, finché un gufo non picchietta alla finestra dell’appartamento, rompendo quell’attimo di quiete.
«È il gufo di mia madre», asserisce Blaise, alzandosi per potre far entrare la bestiola e leggere così la risposta alla sua domanda.




 
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N.d.A.: Come sempre, un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro. Ringrazio, inoltre, tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite/ricordate/preferite e che lasciano un segno del loro passaggio, così come chi legge in silenzio.
Per chi è interessato, questa è la mia pagina Fb: https://www.facebook.com/TheMiraesDream

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Capitolo 35
*** Capitolo 32 ***




Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.


 

Capitolo 32

 
        «Mamma! Mi stai stritolando»
«Oh, hai ragione, caro, ma sono così contenta che finalmente torni a casa!»
È la mattina del 20 dicembre quando finalmente Ron Weasley viene dimesso dal San Mungo. Unico ricordo della sua prigionia e della conseguente malattia è una vaga sfumatura verdastra tra le dita.
«Come mai Hermione non è venuta? Non sono cominciate già le vacanze?»  Chiede il ragazzo, guardandosi attorno e non vedendo l’amica.
«Cosa c’entra, adesso, quella?» Domanda un’indispettita Lavanda.
Ginny cerca di buttare acqua sul fuoco: «Questa sera c’è il fidanzamento di suo fratello con la più piccola delle Greengrass: sarà impegnata con i preparativi».
«Ma a lei non toccano questi preparativi… Credevo che la nostra amicizia contasse qualcosa per lei», rimugina Ron.
«Non quanto il suo caro maritino», sputa Lavanda, sempre più astiosa. È lei che doveva salutare per prima, dopo l’abbraccio soffocante di Molly, e, invece, cosa fa? Chiede di Hermione! Sempre e solo lei! Ma è lei la sua fidanzata!
«Marit… Harry che cosa significa?» Esala.
«La cara Hermione si è sposata due settimane fa a Hogwarts con Blaise Zabini, e corre voce che sia già incinta», è la pronta risposta di Lavanda, che batte sul tempo Potter.
«Lavanda! Come puoi dire questa cattiveria? Hermione non può esserre incinta!» Ginny si sente in dovere di difendere l’amica: lei è a conoscenza del suo segreto, ma sa che Hermione non è ancora pronta a diffondere la notizia della sua gravidanza. Del resto, sono solo due settimane e, facendo tutti gli scongiuri possibili, è decisamente ancora troppo presto per poter divulgare la lieta novella.
«Questo non cambia lo stato delle cose», controbatte la sua futura cognata, «Hermione ha anteposto se stessa al mio Ron-Ron, che se ne stava qua in ospedale. Non ti preoccupare, Ronnuccio caro, adesso ci sono io accanto a te e quella vipera della tua ex non ti farà alcun male».
George nasconde una risata dietro un finto colpo di tosse, mentre Harry e Ginny si scambiano un’occhiata più che eloquente: quella di Lavanda, più che una rassicurazione, suona tanto come una minaccia.
«Va bene, sbrighiamoci a tornare a casa. In questo ospedale ci siamo già stati abbastanza», taglia corto Molly.
 
§ § § § § § § § § §
 
«Sei bellissima».
Sono sposati da ormai due settimane e lei è incinta dei suoi due figli, eppure, Blaise ancora non riesce a credere alla sua fortuna: la prima donna per il quale il suo cuore ha cominciato a battere, l’unica che abbia mai desiderato, è lì davanti a lui, fasciata in un fantastico abito ordeaux asimmetrico, dal profondo scollo a cuore e con le spalline leggermente spostate, che mettono in risalto il decolleté e le spalle stesse. Accarezza dolcemente la sua figura, non rivelando agli occhi estranei il suo tesoro, e finisce con un due balze verticali tagliate in diagonale in fondo alla gonna, che sembra riprendino lo scollo, mentre sul dietro è presente un piccolo strascico. Come gioielli, ha scelto una parure con piccoli rubini: di sicuro, una pietra che la valorizza molto.
«Grazie. Anche tu non sei niente male», gli risponde.
«Niente male? Tu, perfida donna, osi dire che il grande, magnifico, Blaise Zabini non è niente male? Ah, così tu uccidi il mio ego», si diverte il ragazzo, fasciato in un semplice smocking bianco, che risalta la sua carnagione scura.
«Oh, allora ci vuole un degno funerale», la ragazza sta al gioco, avvicinandosi al marito. Alla fine, ha deciso di aprirgli il suo cuore. Dopotutto, il matrimonio che li lega è valido vita natural durante: che senso ha farsi la guerra? Tanto più che il ragazzo le ha dimostrato in più di un’occasione quanto tiene a lei. Certo, ogni tanto è incappato in qualche scivolone, ma crede che sia una cosa normale, soprattutto alla loro età. Naturalmente, spetta a Blaise dimostrarsi all’altezza dell’opportunità che lei gli sta donando…
«Donna tentatrice, sei fai così, temo che non arriveremo mai a Villa Greengrass…», le soffia a pochi millimetri dalla bocca carnosa.
«Non credo che la nostra presenza sia poi così indispensabile», gli risponde lei, la voce un po’ roca.
Chi l’avrebbe mai detto che proprio la perfettina Hermione Granger, anzi: Malfoy, avrebbe mai detto una frase del genere? Sicuramente non lei, e di sicuro neanche il moro, a giudicare dagli occhi tanto strabuzzati da far scoppiare in una sonora risata la ragazza.
«Hermione, amore, sai che non dovresti mai dire simili frasi a un uomo?»
«Ma io non detto nulla a nessun uomo… Ho solo fatto una proposta a mio marito. Comunque si è fatto tardi. Se mia madre non ci vede arrivare è capace di far sguinzagliare tutti gli Auror del Ministero», si affretta a terminare la frase, allontanandosi di colpo dal marito e lasciandolo praticamente a bocca asciutta.
«Tu un giorno o l’altro mi manderai al San Mungo», esala lui, passandosi una mano tra i capelli.
«Invece sarai tu a mandarmi al San Mungo, tra otto mesi».
«Otto mesi? Va bene che sei sempre un passo avanti, ma ma sei comunque un essere umano e la gravidanza per le tutte le donne è di nove mesi».
«Ho fatto un rapido calcolo, e la data presunta del parto è risultata il 22 agosto. Naturalmente, è possibile che i bambini possano nascere in un intervallo compreso tra i quindici giorni precedenti e i quindici giorni successivi alla data che ho previsto», gli spiega.
«Allora dobbiamo sbrigarci a preparare loro una degna accoglienza. Magari possiamo evitare di prendere quei cosi e fare un po’ di sano shopping a Londra, che ne dici?» Chiede speranzoso. Non sa come si è lasciato convincere dalla moglie a comprare dei biglietti per salire su quei tubi volanti che usano i Babbani per spostarsi… ma Hermione gli aveva fatto notare che temeva per i bambini usando delle normali Passaporte internazionali e lei ci teneva così tanto ad andare a visitare il villaggio di Babbo Natale, che lui non aveva saputo dirle di no. Ora, però, ha l’occasione di fare dietro front.
«A Rovaniemi, da Babbo Batale, possiamo comprare tutto l’occorrente per i nostri bebè… e poi è il mio sogno di bambina visitare la sua officina…», lo prega, avvicnandosi nuovamente.
Ecco. Appunto. Spera solo che i bambini non prendano quel lato del suo carattere…
 
§ § § § § § § § § §
 
«Sei ancora convinta di mantenere questa guerra non dichiarata?»
Mancano poche ore al fidanzamento ufficiale di Draco con Astoria Greengrass, e sebbene il ragazzo sia a casa già da due giorni, costringendo di fatto Narcissa a condividere la stessa camera del marito, la donna è più che convinta a non rivolgere la parola più dello stretto necessario a quello che lei ormai considera il suo ex-marito: «Mi pare di essere stata chiara: di fronte ai nostri figli e agli estranei, noi due continueremo a essere una coppia, ma di fatto tra noi non c’è più niente», gela il marito.
«Non capisco questo tuo comportamento, Cissy. Perfino Hermione ha accettato la mia versione dei fatti», cerca di convincerla.
«Sei davvero convinto di averla persuasa della tua buona fede?» Lo canzona.
«Perché dovrei pensare il contrario?» Lucius alza un sopracciglio, sorpreso che la moglie non creda ai nuovi rapporti tra lui e la figlia.
«Hai aspettato proprio il giorno del suo matrimonio per parlarle. Complimenti», continua ad attaccarlo la moglie, «cosa ti aspettavi? Che urlasse e strepitasse?»
«Non l’ha fatto», le risponde, con noncuranza.
«E ti meravigli che io non voglio più rivolgerti la parola? Parlare con te è come rivolgersi a un muro». Detto questo, la donna ricomincia a prepararsi: il vestito che ha scelto è in pizzo nero, molto attillato, che si apre al ginocchio in un’ampia balza orizzontale di tulle, la quale arriva a coprirle i piedi.
 
§ § § § § § § § § §
 
Si sono smaterializzati nell’ampio parco dei Greengrass. Un opportuno incantesimo fa sì che la temperatura esterna si aggiri attorno ai venti gradi, permettendo alle signore di sfoggiare i loro abiti da gala senza bisogno alcuno di intabarrarsi nei pesanti mantelli di pelliccia, nonostante tutto intorno sia coperto di neve.
«Finalmente siete arrivati. Tua madre aveva intenzione di mandare gli Auror nella vostra nuova villa per vedere se stavi bene». Lucius va loro incontro, porgendo la mano al genero ed esibendosi in un baciamano alla figlia, la quale, rimane spiazzata da quel gesto: lei è cresciuta tra baci ed abbracci e quel gesto così distaccato l’ha confusa.
«Sa come sono le donne. Mia moglie, addirittura, s’è messa in testa di fare tuttii compiti delle vacanze in un giorno solo, perfino mentre la nostra elfa la stava pettinando!» Blaise cerca di alleggerire l’atmosfera, essendosi reso conto dell’irrigidamento della moglie.
«Questo è il prezzo da pagare per esserti sposato la secchiona di Hogwarts», lo prende in giro Draco, in smocking color petrolio.
«Draco! Ti pare il modo di parlare di tua sorella?» Lo riprende la madre.
«Ciao anche a te, fratellino», lo stuzzica, invece, Hermione.
«Allora, dov’è la nostra futura cognata?» Chiede Blaise.
«Credo che sia ancora sotto le grinfie della sorella e di sua madre».
«La raggiungo subito». Hermione fa pochi passi, poi sembra ripensarci e si volta verso il quartetto: «Ehm… scusate, ma voi sapete dov’è la stanza di Astoria?» Chiede imbarazzata.
«Vieni, tesoro, ti accompagno io». Narcissa la prende sotto braccio.
«Per caso tu e Draco mi dovete raccontare qualcosa?» Le chiede la madre, sorprendendola.
«No, assolutamente. Perché?»
«Sai, mi ha molto sorpreso la richiesta che mi ha fatto la settimana scorsa: quella di una possibile esistenza di gemelli nelle famiglie Black e Malfoy. Per caso, Astoria è nei guai?» Indaga.
«Mi dispiace mamma, ma non è che io e Astoria siamo grandi amiche. Certo, stiamo per diventare cognate, ma i nostri rapporti si fermano qui. E anche con Daphne non è che c’è quella grande amicizia che invecemi lega a Ginny», le spiega, «comunque, Blaise non mi ha detto nulla al riguardo, quindi non credo che ci sia bisogno di anticipare questo matrimonio. Stai tranquilla», la rassicura.
«Allora… sei tu…», mormora, voltandosi a guardare la figlia.
«NO», risponde un po’ troppo concitata questa.
«Hermione… sono tua madre. Se non ti confidi con me, con chi potresti confidarti?»
Adesso sono ferme nel corridoio al primo piano dell’enorme villa. Nessuno, lì, le può sentire. Tuttavia, Hermione è ancora restia a rivelare quel dolce segreto a sua madre. Con Ginny c’è riuscita, ma loro sono amiche praticamente da anni, mentre Narcissa ha cominciato a conoscerla solo da poco tempo. E poi… poi c’è quella luce violetta che la fa preoccupare. Certo, Blaise si è affrettato a tranquillizzarla, dicendole che quando una donna è incinta di gemelli, la luce che si sprigiona dalla bacchetta è di quel colore, eppure… Eppure, dentro di sé non è tranquilla. È come se avesse un brutto presentimento.
Mordicchiandosi il labbro inferiore, alla fine decide di confidarsi: «La prima notte di nozze, io e Blaise eravamo un po’ agitati e ci siamo scordati l’incantesimo anticoncezionale. Quando ce ne siamo resi conto, ormai era troppo tardi anche per la Pozione contraccettiva. La settimana scorsa, per toglierci oogni tipo di dubbio, Blaise mi ha fatto l’Incantesimo rivelatore. La luce era viola e io… ho paura, mamma. Paura che qualcosa vada storto, paura di non essere una brava mamma…».
«Oh, tesoro! Non devi preoccuparti. La luce viola vuol dire che aspetti due gemelli, e per il resto, devi solo evitare ogni tipo di stress, e allora vedrai che la gravidanza procederà nel migliore dei modi. Ti sei già fatta visitare?» Chiede, dopo averla rasserenata.
«Volevo aspettare ancora un paio di settimane. Intanto, io e Blaise abbiamo deciso di concederci un breve viaggio di nozze, in Lapponia», spiega.
«Così lontano?» Narcissa avrebbe voluto approfittare di quelle vacanze per godersi ancora un po’ la figlia. Ovviamente ognuno sarebbe stato a casa propria, ma lei contava di poter andare sovente a trovarla.
«È il mio sogno di bambina, e Blaise si è dimostrato davvero un amore nell’accontentarmi», le rivela raggiante.
«Ma non farà troppo freddo? Ora tu sei incinta e devi riguardarti maggiormente».
«Incinta non vuol dire moribonda, e poi siamo entrambi maghi: siamo perfettamente in grado di fare un incantesimo riscaldante».
 
§ § § § § § § § § §
 
«Allora, Medimago? Come sta procedendo il nostro piano?»
Come sempre, Lestrange è seduto su una poltrona davanti a un camino, titillando il suo Firewiskey. Non è casa sua, quella, ma un tugurio messogli a disposizione dal Medimago e che lui ha modificato con l’uso della magia.
«Questa volta sta andando tutto per il verso giusto: tra dieci giorni, verranno ritrovati due nuovi cadaveri, freschi freschi», l’anziano si sfrega le mani.
«Siamo sicuri che non ci siano problemi, questa volta?» Lestrange continua a mostrarsi dubbioso.
«Nessun problema, se state prendendo la Pozione anticontagio che vi ho dato. E anche sui nostri “ospiti”, il decorso della malattia è quello preventivato. Del resto, se non sbaglio, devono morire non per malattia per un’Avada», si azzarda il Medimago.
«Questo non è affar vostro, Medimago. Non c’è bisogno, vero, di ricordarvi nuovamente quali sono i vostri unici compiti?» La mano ad accarezzare pericolosamente la bacchetta.
«Naturalmente, mio signore».
«Puoi andare. E ricorda a quell’Auror di strapazzo di controllarli a vista».
Il Guaritore si esibisce in un inchino, prima di uscire da quella stanza.
Rimasto solo, l’uomo seduto sulla poltrona, fa ballare nel proprio bicchiere il liquido ambrato, mentre si rivolge al ritratto appeso sulla cappa del focolare: «Ancora pochi mesi, amore mio, poi il mondo dovrà inginocchiarsi ai nostri piedi. A cominciare da quei traditori del proprio sangue dei Malfoy. Te l’ho già detto, vero, che hanno ritrovato quella traditrice della figlia? Sì, te l’ho detto. Avrei voluto sacrificartela adesso, ma quella dannata strega è intelligente ed è riuscita a sfuggirmi. Poco male. Farò in modo che si sentirà colpevole di tutte le morti che verranno, fino all’ultima vittima. E allora sì che rimpiangerà la sua fuga. La rimpiangerà amaramente. Te lo prometto, amore mio», portandosi il liquore alla bocca.
 
§ § § § § § § § § §
 
«Amici cari: è con grande gioia avervi qui questa sera. Finalmente, due delle famiglie più antiche del Mondo Magico inglese stanno per essere unite: i Malfoy e i Greengrass. Vieni avanti, Draco».
Dorion Greengrass presenta così il fidanzamento della più piccola delle sue figlie col rampollo dei Malfoy.
«Custodisci questo anello che io ti dono, in segno di reciproco amore», Draco infila all’anulare destro della ragazza lo smeraldo di famiglia.
«Custodisci questo dono che io ti offro, in segno di reciproco amore», Astoria dona a Draco un orologio da tasca con copricassa in smalto blu e lo stemma dei Malfoy unito a quello dei Greengrass e pietre preziose a circondare il quadrante.
Appena i fidanzati si scambiano i doni e le promesse, l’orchestra attacca le prime note del Valzer. Tocca ai due fidanzati aprire le danze, cui seguono, dopo i primi tre giri di rappresentanza, Dorion e Dorotea, in qualità di padroni di casa, Lucius e Narcissa, in quanto genitori di Draco, e infine Hermione con Blaise e Daphne con Theodore Nott, in quanto parenti più stretti della coppia.
Infine, è la volta di tutti gli altri.
«Draco, amore, sai che esiste un incantesimo della mia famiglia per impedire ai coniugi di cornificarsi a vicenda?»
Astoria ha scelto l’unico momento in cui il fidanzato non può sottrarsi al confronto per avviare quel discorso tanto spinoso.
«Ehm, non vorrei darti una brutta notizia, ma temo che riguardi solo le donne», Draco le ghigna a un centimetro dall’orecchio, mentre la fa volteggiare in mezzo alla pista.
«Anche se fosse, amore mio», Astoria calca benele ultime due parole, sorridendo, «questo non significa che non te la farò pagare cara, se mai osassi tanto».
«Mi spieghi perché tutto questo livore per due semplici paroline che ho detto a mia sorella? E comunque, se stai pensando a un’azione eclatante, ti avverto che quell’anello è incantato: non lo puoi levare, a meno che non lo sostituisci con la fede nuziale».
«Ti sei premunito, vedo».
«Dopo quello che è successo tra mia sorella e Blaise, mi pare il minimo», la stuzzica.
«Cos’è successo tra tua sorella e Blaise?»
Come aveva previsto, la curiosità spinge Astoria a spostare la sua attenzione su un altro argomento.
«Hanno litigato e lei gli ha lanciato contro l’anello di fidanzamento», le racconta.
«Oh, ma a quanto pare hanno fatto pace, tanto che hanno addirittura anticipato il loro matrimonio», Astoria si mostra stupita.
«Sì, ma Hermione è un osso duro, quando si mette. A lei non bastano quattro moine per cedere. Blaise è stato costretto a volare di notte per raggiungerla in camera e umiliarsi a chiederle scusa», Draco abbellisce un po’ le cose.
«Tu pensi che sia umiliante chiedere scusa?» Astoria non sorride più.
«È come ammettere di essere nel torto», Draco le spiega il proprio punto di vista.
«È proprio quello lo scopo delle scuse: riconoscere di avere torto».
«I Malfoy non chiedono mai scusa».
«Le Greengrass non si fanno mai mettere i piedi in testa».
«Dobbiamo proprio litigare mentre balliamo? Ci stanno guardando tutti», si lamenta Draco.
«Stavamo litigando? A me pareva di più un confronto tra fidanzati. E non mi sembra che ci stiano guardando», lo schernisce Astoria.
 
§ § § § § § § § § §
 
«Stai male?»
Anche Blaise e Hermione stanno danzando.
«No, sono solo un po’ stanca», esala la ragazza, il capo appoggiato alla spalla del marito.
«Andiamo a sederci su una panchina. Vieni». Blaise l’accompagna su un lato piuttosto isolato del parco.
«Quante stelle. A Londra è quasi impossibile vederle a causa dell’illuminazione artificiale». Hermione si incanta guardando le stelle, visibili nonostante la luna sia quasi piena.
«Guarda: quella è il Cancro, più in là c’è l’Unicorno».
«Tu riesci a vedere queste due costellazioni?» Chiede Hermione. In astronomia non ha il massimo dei voti proprio perché non riesce a vedere queste due deboli costellazioni nascoste dalle più visibili Orione, Leone e Gemelli.
«Sì: fai scorrere il tuo sguardo tra Alnitak e Saiph, in Orione. Ci sei?» A un cenno affermativo della ragazza, continua: «Ora sposta lo sguardo all’esterno, là c’è Tempestris, la stella meno luminosa della costellazione dell’Unicorno. Ora, segui lo zig-zag: assomiglia un po’ a Cassiopea, solo più allargata, non trovi?»
«È meraviglioso. Temo che dovrai darmi molte ripetizioni in Astronomia. Invece, per il Cancro? Il Leone e i Gemelli la oscurano completamente…», si lamenta lei. Un attimo prima era felice di essere riuscita a scorgere quella costellazione e adesso quasi scoppia in lacrime: possibile che gli ormoni della gravidanza siano già in circolo? No, sicuramente la sua è solo suggestione.
«Vedi Procione, sotto i Gemelli? Salendo di poco con lo sguardo, trovi Altarf, la stella più brillante del Cancro, e che significa “sguardo”», girandosi a guardare la moglie, la quale, dal canto suo, osserva rapita la volta celeste. È sempre stata considerata una ragazza molto razionale, e lei si è sempre impegnata a mantenere quella reputazione, eppure, la sera, a Hogwarts, perdeva la cognizione del tempo ad ammirare il cielo notturno. Solo i tremori dovuti al freddo la riscuotevano.
«Grazie», le mormora soltanto.
Hermione si volta a guardarlo, un po’ meravigliata: «Di cosa?»
«Di mostrarmi ogni giorno un lato nuovo del tuo carattere».
«Sai, molto tempo fa, un’attrice babbana ebbe a dire che i diamanti sono i migliori amici delle donne. Io penso che le donne siano come i diamanti: ogni sfacettatura della gemma è come un lato del carattere delle donne. A dire la verità, però, io preferisco le pietre grezze: trovo che rappresentino meglio la nostra natura», si confida.
«In che modo, scusa? La pietra grezza non è altro che un misero sasso», Blaise le espone il suo pensiero di uomo.
«Una persona che conosce bene le gemme sa che nascosto dalla superficie, c’è un cuore prezioso. È così per noi donne: all’esterno ci mostriamo in un modo, ma tocca alle persone a noi vicino scoprire cosa si nasconde nel nostro animo, giorno dopo giorno. È così che nascono le amicizie, e gli amori», gli soffia a pochi millimetri dalle labbra.
«E tu permetti che io sia il tuo tagliatore di diamanti?»
Senza aspettare una risposta dalla moglie, le ruba un bacio, dolce.





 
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N.d.A.: Come sempre, un ringraziamento speciale va a TheDragontoSaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro, Ringrazio, inoltre, tutti coloro che hanno inserito la storia fra le preferite/ricordate/seguite e che lasciano un segno del loro passaggio, così come che legge in silenzio.
Per chi è interessato, lascio l'indirizzo della mia pagina Fb: https://www.facebook.com/TheMiraesDream

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Capitolo 36
*** Capitolo 33 ***





Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.



 

Capitolo 33

 
        «E così avete deciso di trascorrere una settimana nel Nord?» A porre la domanda, a Blaise, è stato Theodore.
È il giorno successivo al fidanzamento di Draco e Astoria e i ragazzi si sono dati appuntamento alla Gelateria di Florian Fortebraccio. L’unica nota stonata, per Hermione, è che lei è l’unica Grifondoro presente. Si rende conto, però, che Ron è stato dimesso solo il giorno prima dall’ospedale, e giustamente Ginny desidera passare del tempo col fratello, dopo aver rischiato di perderlo. Idem per Harry. Avrebbe preferito andare a La Tana a fargli visita, ma Blaise le aveva fatto notare che probabilmente ci sarebbe stata anche Lavanda e dato i rapporti tra loro, sarebbe stato meglio evitare… D’altro canto, capisce anche che non può sempre imporsi sul marito: già non le nega mai nulla, a cominciare da questo piccolo viaggio di nozze in Lapponia usando esclusivamente mezzi babbani. Che cosa le costa, in fondo, trascorrere una giornata con gli amici di suo marito? Tanto più che tra loro ci sono anche suo fratello e la sua futura cognata.
E così, eccola lì, nel bel mezzo di una rimpatriata tra Serpi…
«Sì. Hermione mi ha raccontato di quanto da piccola la affascinasse la storia di Babbo Natale e di quanto abbia sempre desiderato andare a visitare il villaggio dove si trovano la sua casa e la sua officina. E visto che si tratta di un’usanza babbana chiamata Luna di Miele, useremo solo mezzi babbani». Racconta il moro, senza spiegare il vero motivo per cui ha acconsentito a quella pazzia.
«Luna di Miele?» Chiede Daphne, non capendo di che cosa si tratta.
«Sì, tra i Babbani è prassi fare una breve vacanza nei giorni successivi al matrimonio, lontano da tutti e da tutto. Non è chiaro da dove derivi il nome. Forse dal fatto che un tempo il miele era considerato segno di ricchezza e, quando una famiglia cedeva in matrimonio una donna all’uomo, essa portava con sé del miele; il termine “luna”, prbabilmente fa riferimento al fatto che la donna era considerata creatura lunare, al contrario dell’uomo, creatura solare. Un’altra credenza, invece, afferma che dipende dal fatto che nell’antica Babilonia si era soliti regalare agli sposi una dose di idromele – che all’epoca si credeva garantisse la fetrilità – sufficiente per un mese», spiega Hermione.
«Questo significa che non potrai aiutarci col compito di Babbanologia?» Si dispera Theodore, suscitando l’ilarità della fidanzata.
«Sì, sì, ridi, ridi, che quando sarai tu a dover usare quel coso infernale, sarò io a ridere», si impermalisce il ragazzo.
«Non ti preoccupare, Theo, partiremo il ventisei, quindi abbiamo ancora qualche giorno a disposizione», lo rassicura Hermione. «Anzi, cosa ne dite, di cominciare subito?» Propone, sorridente.
Cinque paia d’occhi la scrutano come se avesse detto che i Babbani volano sulle scope.
«Perché mi guardate così?»
«Ehm… sorellina, forse non te ne sei accorta: ma le vacanze di Natale sono appena cominciate. Vuoi già metterti a fare i compiti? Ah, già, perfino ieri, mentre l’elfa ti aiutava a prepararti, stavi studiando…»
«Che c’è di male a portarsi avanti coi compiti? Tanto più che per una settimana intera non avrò tempo di aprire un solo libro…», si stizzisce leggermente Hermione.
«Una settimana intera senza libri?! Oh, Merlino, aiutami tu, come farò?» Draco le fa il verso, ricevendo come risposta, un tavagliolo in piena faccia.
«Ma la smetti di prendermi in giro? E questo vale anche per te!» Si rivolge sia al fratello che al marito, il quale quasi si strozza nel tentativo di reprimere una risata alla battuta di Draco.
«Dai, Hermione, non ti offendere. Siamo Serpi: questo è il nostro modo di divertirci, ma sempre senza cattiveria», cerca di imbonirla Blaise.
«Mh», Hermione abbassa la testa.
«Sì, non c’è alcun dubbio: Hermione è davvero una Malfoy», scherza ancora Theodore.
«Come?» La ragazza in questione rialza di colpo la testa.
«I Malfoy non chiedono mai scusa, neanche quando sono in torto», Astoria fa il verso a Draco.
«Sbagliato, amore: i Malfoy non chiedono mai scusa perché non hanno mai torto», la corregge lui.
«Ma davvero?» Lo punge la fidanzata.
«D’accordo: stop!» Interviene Daphne. «Davvero saresti disposta ad aiutarci con questa diavoleria?» Le chiede, tirando fuori dalla borsa il Nokia 8810 datole dall’insegnante.
«Sì, avanti, chi ce l’ha con sé, lo tiri fuori. Oh, ragazzi, non fate quelle facce: vedrete, sarà divertente». Hermione entra in modalità insegnante.
Pur con delle smorfie eloquenti sul viso, i ragazzi le ubbidiscono. L’unica eccezione è Astoria: non frequentando il loro anno, il suo compito è ovviamente diverso.
«Bene, adesso prendete anche quella piccola carta che Smithson ci ha darto assieme al cellulare», continua la ragazza, mentre Astoria osserva curiosa: per quanto Purosangue al midollo, non sia mai che alla fin fine la tecnologia babbana non le possa tornare utile, un giorno.
«Ora, con uno zellino grattate questa piccola striscia argento. Fatto? Bene. Adesso-».
«Scusa, perché i numeri che ci sono sulla mia carta sono diversi da quelli di Daphne?» Si spaventa Theodore, ma, allungando il collo dall’altra parte, nota che anche quelli di Blaise differiscono dai suoi.
«Perché ogni tessera è esclusiva e può essere utilizzata una sola volta. Se avete fatto, accendete i vostri telefonini».
Con terrore vede i quattro ragazzi sfoderare le proprie bacchette.
«Fermi! Non azzardatevi a usare la magia, o salteremo tutti in aria, come minimo. Vedete questo tasto in alto? Basta premerlo. Così», e mostra loro l’oscura procedura.
«Ci siete riusciti tutti? Perfetto. Ora sullo schermo dovrebbe apparire il nome della compagnia telefonica alla quale dobbiamo telefonare per ottenere il credito indicato sulla scheda in nostro possesso. In questo caso, la Virgin». Spiega ancora Hermione. «Bene, fate scorrere in basso il flip. Bene. Digitate il numero, usando le belle manine che abbiamo, e non le bacchette, per favore», non si trattiene dal fare la battuta. «A questo punto, non vi resta che seguire le istruzioni che vi dà la voce».
«Hermione, amore, quale dei due numeri che ci ha fornito Smithson dobbiamo comporre?» Le chiede perplesso Blaise.
«Quello più corto, mentre quello più lungo è il vostro numero personale, che darete solo e soltanto a chi vorrete voi. Chiaro?» Illustra lei.
«Non sarebbe più semplice se lo facessi tu?» Chiede speranzoso Draco.
«E tu quando impareresti?» Lo provoca la sorella.
«Sono un Purosangue. Questa cosa non mi sarà mai utile nella vita», le risponde piccato lui. Odia Babbanologia. E odia Voldemort per essere stato la cuasa di questa follia di rendere obbligatoria una materia inutile come quella.
«Nella vita, mai dire mai, fratellino», lo sfida.
«Uff, e va bene. Tanto, che sarà mai?»
Finalmente, dopo circa un quarto d’ora, l’operazione può dirsi conclusa e i ragazzi tirano tutti un sospiro di sollievo.
«Bene. Adesso il prossimo passo è scambiarvi i numeri di telefono così potrete chiamarvi durante le vacanze».
«Eh? Se io voglio comunicare con qualcuno durante questi quindici giorni userò il mio gufo. Molto più affidabile».
«Certo, e quando Smithson controllerà quante telefonate hai fatto, cosa gli dirai?»
«Che era difettoso e non ha funzionato», è la pragmatica risposta del biondo.
«L’importante è crederci, Draco», gli soffia contro la sorella.
«D’accordo. Come facciamo a scambiarci il numero di telefono? Ci scambiamo le pergamene?» A fare da paciere è, come al solito, Daphne.
«Avete portato anche quei piccoli libricini che il professore ci ha dato assieme ai cellulari?»
Sul tavolo compaiono quattro libretti di istruzione.
«Perfetto: apriteli e seguite le istruzioni riportate lì sopra», spiega con fare ovvio.
«Ma questo è ostrogoto!» Si inalbera Draco, dopo aver aperto una pagina a caso del libretto e non aver capito una sola parola di quanto scritto.
«Fammi vedere», sospira la sorella, orma rassegnata  a dover spiegare anche come si utilizza un banalissimo libretto delle istruzioni! «Credevo che ai Purosangue insegnassero anche le lingue straniere. Ad ogni modo, non capisci nulla perché hai aperto alla pagina olandese. Dovete cercare le pagine contrassegnate da un rettangolino che riporta la sigla GB», illustra, alzando gli occhi al cielo.
«Fatto! E adesso?» Theo si mostra esultante per essere stato il primo a localizzare le pagine in questione.
«E adesso seguite il procedimento riportato lì sopra», sbuffa.
Dopo una buona mezz’ora, finalmente l’operazione può dirsi conclusa, se non fosse che Blaise solleva un’altra questione: «Solo una cosa: come faccio a ricordarmi il mio numero di telefono?»
«Il tuo numero non lo riporti in rubrica perché non ti chiamerai mai tu stesso. Tuttavia, alle volte è utile averlo sottomano, per questo motivo, una volta che avete terminato di inserire tutti i numeri, tornate alla schermata principale, così come spiegato nel libretto. Fatto? Bene, per inserire il vostro numero, anche questa volta basta seguire le istruzioni relative», illustra Hermione.
«E se invece ce lo spiegassi tu, facendoci vedere come si fa?» Ancora una volta, è Draco a parlare.
 
§ § § § § § § § § § §
 
«Complimenti tesoro. Davvero una bella festa. E anche l’idea di questo paesaggio incantato è stata indovinata». Narcissa è rimasta piacevolmente stupita dall’organizzazione della festa da parte di sua figlia: a essere sinceri, vistal’educazione ricevuta fino a pochi mesi prima, dubitava fortemente che la figlia riuscisse a organizzare perfettamente il ricevimento della Vigilia.
È il loro primo Natale da sposati, ed Hermione e Blaise hanno pensato di festeggiarlo nella loro nuova dimora – dono di Lord Annwyn - con le rispettive famiglie, a cui si sono aggiunti i Greengrass e i Nott. Gli addobbi scelti per abbellire l’ampio, ma freddo, salone in pietra, ricordano il paesaggio lappone, con l’aurora boreale e, al di sopra di essa, le Costellazioni del Cancro e dei Pesci. Anche gli elfi domestici sono stati praticamente costretti a indossare le divise che indossano quelli di Babbo Natale, secondo la fantasia dei Babbani. Vista l’impossibilità a farli vestire di loro iniziativa in quel modo, Hermione si era vista costretta, ormai sull’orlo di una tremenda emicrania, a trasfigurare i vecchi panni.
«Vedo che ti sei convertito al CREPA», Draco storce la bocca, indicando a Blaise gli elfi.
«Ti sbagli amico. Non nego che tua sorella ci abbia provato, ma alla fine è stata costretta a trasfigurare le vecchie tovaglie in quegli abiti. Dice che secondo i Babbani, gli elfi di Babbo Natale vestono in quel modo», gli spiega il neo padrone di casa.
«Ti prego, Blaise, almeno stasera evita di parlarmi di Babbani e Babbanologia», lo scongiura.
«A proposito, non ho ancora ricevuto una tua tlecosa», lo prende in giro, storpiando il termine.
«Perché avrei dovuto usare quell’affare per comunicare con te, quando non è passato un singolo giorno senza che mia madre vi inviasse un gufo?» Sbuffa Draco.
«Semplicemente per il motivo che i gufi che Narcissa ci inviava ogni singolo giorno erano destinati unicamente a Hermione, mentre io avrei gradito sentire te», gli risponde con fare ovvio l’amico.
«Se ci tieni tanto, ti chiamerò domani», gli propone il biondo.
«Ma se domani io e Hermione siamo ospiti dai vostri genitori a pranzo, mentre a cena lo saremo da mia madre e il suo nuovo marito. Ecco, puoi chiamarmi a quell’ora. Sinceramente, non ho mai conosciuto uomo più noioso di Robert Hinchinghooke: mi domando come riesca Hermione a non addormentarsi», constata, osservando la moglie discutere col suo nuovo patrigno.
«Cosa vuoi che ti dica: le donne hanno gusti strani», conviene il biondo.
«Forse Astoria, ma Hermione ha sicuramente buon gusto», ammicca il moro, prendendo in giro l’amico.
«Stavate parlando di me?» Astoria sopraggiunge, impedendo a Draco di rispondergli per le rime.
«Stavamo parlando dei gusti delle donne», la mette al corrente il fidanzato, deciso a mettere in imbarazzo l’amico.
«Oh, è il mio com’è?» Chiede civettuale a Blaise. Indossa un lungo abito celeste dallo scollo a barca, con grandi calle nere ricamate. Come gioielli ha scelto una parure in acquamarina che riprende le fattezze delle margherite.
«In fatto di abiti, tu e tua sorella potreste aprire una scuola di moda», le consiglia, sincero. Dapne, infatti, ha scelto un abito marrone per contrastare i suoi capelli biondi, con uno scollo molto profondo, a cui ha abbinato degli accessori in bronzo, tra cui una collana a sciarpa, che le mette in risalto il decolleté.
«Però», continua il moro, alzando l’indice a mo’ di ammonimento, «in fatto di uomini, Hermione ha dimostrato un gusto davvero sopraffino».
«Solo perché ha sposato te?» Lo prende in giro Astoria. «Guarda che se non veniva fuori la storia che era una Malfoy, ti avrebbe preferito quel Weasley».
«Ma chérie, tu dimentichi chi è Blaise Zabini».
«Perché allora hai aspettato tutto questo tempo, quando avresti potuto farla innamorare di te già molto tempo fa?» Gli chiede, con fare ovvio, mentre Draco sorride sornione.
«Chiamasi tecnica di seduzione», spiega.
«L’importante è crederci, Blaise», lo irride l’amico.
Il ragazzo, per tutta risposta, fa finta di non aver sentito la battuta. «Scusate, ragazzi, ma vado a recuperare mia moglie, prima che il mio caro patrigno me la intontisca del tutto. Ah, Draco», si volta verso il compagno, «domani sera verso le otto aspetto una tua come si chiama», e si dirige verso Hermione, deciso a reclamare tutte quelle attenzioni che una moglie dovrebbe riservare al proprio marito.
«Bene. E anche questa è andata», Draco sospira di sollievo.
«Cosa vorresti dire?» Chiede sospettosa Astoria.
«Ha appena detto che aspetta una mia come si chiama. E io, non sapendo a che cosa si riferisca, non posso certo farlo, di qualunque cosa si tratti. Non credi, amore?» Le ghigna, vittorioso.
«Fossi in te, amore, non canterei vittoria tanto presto. Sono sicura che si farà dire da Hermione qual è il termine esatto, e poi, per essere sicuro che neanche tu te lo possa scordare, te lo scriverà su una pergamena, opportunamente incantata perché tu non possa né smarrirla, né distruggerla», lo redarguisce la ragazza.
«Non avrai mica intenzione di suggerirglielo, vero?» gli chiede, improvvisamente timoroso.
«A chi, a Blaise? No, naturalmente, però, ecco… forse mi è scappato qualcosa con Hermione…» Arriccia il naso in un modo che Draco trova seducente. E da quando trova Astoria seducente? L’ha sempre considerata carina, no, non carina: proprio bella, a essere sincero con se stesso, ma seducente mai, impegnato com’era stato fino a pochi mesi fa ad attirare l’attenzione di una certa persona su di sé. E adesso, tutto a un tratto trova Astoria addirittura seducente? Di siucuro è l’astinenza, non c’è alcun dubbio.
«Sei una Serpe, lo sai?» Le si rivolge con un tono tenero che non sapeva gli appartenesse.
«Oh, sì, tanto», conferma lei, alzandosi sulle punte e strappandogli un bacio. Bacio a cui il ragazzo non si sottrae, ma, anzi, ricambia con sentimento, cingendole la vita con una mano, mentre posizione l’altra sotto la sua nuca, per avvicinarla ancora di più
.
 
§ § § § § § § § § §
 
 «I nostri figli non si chiameranno mai né Alnitak, né Saiph, e nemmeno Tempestris». Vedendo il marito letteralmente aggrappato al sedile dell’aereo, Hermione decide di distrarlo col primo argomento che le viene in mente: il nome dei figli. Peccato che il ragazzo continui a non dare segni di vita.
«Tutto bene?» Una hostess si avvicina affabile ai due ragazzi, notando come il moro sia letteralmente terrorizzato.
«Sì, grazie. Non è che potrebbe portare un bicchiere d’acqua? Sa mio marito ha una paura tremenda di volare», chiede Hermone.
«Io… non ho… paura… di volare», balbetta, invece, Blaise.
«Certo, certo», assente Hermione, battendogli leggermente sulla mano, «tieni», gli porge il bicchiere d’acqua.
«Comunque, Tempest e Saiph non sono nomi brutti, considerando la tradizione dei Black, anche se quella degli Annwyn preferisce i nomi arturiani», concorda Blaise, visivamente più calmo.
«Allora, cosa ne dici di Nimue se è femmina e Phoenix se è maschio?» Si informa Hermione, non amando particolarmente i nomi maschili del ciclo bretone, a differenza di quelli femminili; inoltre, le piacerebbe dare un nome a suo figlio in onore di Silente e dell’Ordine della Fenice.
«Mmh, Nimue Hermione Zabini e Phoenix Blaise Zabini: non suonano male», conviene il ragazzo.
«Ci sono anche le tradizioni dei Malfoy e degli Zabini di cui tenere conto, e mi piacerebbe anche mantenere viva la tradizione dei Granger…» Prova a suggerire ancora, tanto il volo durerà quasi sei ore.
«La tradizione degli Zabini è quella di tramandare il nome dei nonni: mio padre si chiamava Biagio, che tradotto in francese suona Blaise, quindi direi di evitarlo. Certo, potresti chiamarlo Lucius… Invece, non conosco l’usanza dei Malfoy e dei Granger», le risponde il marito.
«Sai che neanch’io conosco in che modo i Malfoy scelgono i nomi? Invece i Granger hanno anche loro l’abitudine di tramandare i nomi dei nonni. Nel mio caso, però, mia madre ha scelto il nome di un personaggio letterario, nonché una figura mitologica, per il mio primo nome, mentre il mio secondo nome è il suo», riconosce la ragazza, pensierosa. «A me personalmente, però, sono sempre piaciuti i nomi delle pietre, come Rubina o Esmeralda. Anche Opal e Almaz non sono male. Oppure Gete, per un maschietto: in lingua amarica vuol dire il mio gioiello. Tra l’altro, Esmeralda è un personaggio letterario, mentre Rubina appare in una storia per bambini che amavo guardare alla televisione da piccola, quando ancora non sapevo leggere».
«Chi avrebbe mai sospettato di questo tuo lato veniale?» La prende in giro Blaise, per chiederle numi riguardo un dettaglio: «Mi spieghi come è possibile “vedere” delle storie”?»
«Attraverso quella scatola, che si chiama televisione», gli indica l’apparecchio appeso sopra la porta che conduce allo stanzino delle hostess e degli stewart, e che in quel momento sta trasmettendo “Padrona del suo destino”.
«Oh! Che cos’è quell’affare?» Chiede vedendo che da quella misteriosa scatola escono suoni e immagini. «Da dove saltano fuori quei Babbani e perché sono vestiti così strani? Neanche noi Maghi ci vestiamo più così».
«È un po’ difficile da spiegare come funziona la televisione, che è quella scatola. Quello che vedi, comunque, non è reale, ma è un film, un’opera di fantasia. Invece di essere scritta, è raccontata per immagini. Sono vestiti in modo così strano, perché la storia è ambientata nel Rinascimento veneziano. E no, non sono nascosti da nessuna parte, tranquillo. Semplicemente, è tecnologia babbana. Come vedi, anche i Babbani sanno fare delle ‘magie’, anche se non hanno sangue magico», gli spiega, mimando delle virgolette, quando pronuncia il termina ‘magie’.
«Sì, ma… com’è possibile?» Chiede ancora lui.
«È difficile da spiegare: dovresti sapere cosa sono le onde elettromagnetiche, ma neanch’io so esattamente cosa siano, quindi, mi sa che dovremo aspettare le spiegazioni di Smithson: probabilmente sarà uno dei prossimi argomenti che tratteremo nella sua materia, visto che per i Babbani la televisione e il cinema sono divertimenti importanti, nonché mezzi di informazione», gli enuncia ancora.
«Aspetta, aspetta: mi stai dicendo che c’è qualcosa che il tuo bel cervellino non conosce? Questa sì che è una notizia da prima pagina del Profeta», scherza Blaise.
«Ah ah, davvero molto spiritoso. A volte mi sembri mio fratello», Hermione si imbroncia.
«Devi ammetere che è strano sentirti confessare che c’è qualcosa che ignori», cerca di ammansirla.
«Io non ci vedo niente di strano: mica posso sapere il perché e il per come di tutto l’universo», riconosce.
«Ti ho mai detto perché ti amo?» Le sorride.
«Umh, no, non mi pare», Hermione finge di pensarci un po’ su, appoggiando una mano sotto il mento e arricciando le labbra, in un modo che Blaise trova irresistibile.
«Perché sei perfetta così come sei: a volte davvero insopportabile con quell’aria da So tutto io, e altre davvero adorabile, come in questo momento», le soffia vicino al volto, riducendo sempre di più la distanza che li separa.
«Quindi, quando io spiego qualcosa, sarei insopportabile? Buono a sapersi», si offende.
«Eddai, non offenderti, era per scherzare», Blaise cerca di rabbonirla.
«Scusami, ma ora vorrei guardare il film: la storia pare molto interessante. E giusto per sapere: anche quando dici che mi ami, lo dici così, tanto per scherzare?» Gli si rivolge con voce dura.
La guarda con gli occhi sgranati: davvero le ha dato quell’impressione? «NO, te lo giuro! Ti amo più della mia stessa vita: chiedimi qualunque cosa e l’otterrai».
L’espressione di Blaise è così contrita che Hermione è quasi sul punto di cedere e scoppiare a ridere, rassicurandolo. Una volta tanto, però, decide di comportarsi da Serpe, e continuare nel suo scherzo: «Quindi, se io ti chiedessi di buttarti giù, lo faresti senza nessun indugio?»
«Certamente», le risponde senza pensarci un secondo e per dimostrare la sua buona fede si alza.
Spaventata, Hermione lo trattiene: Blaise che diavolo vuoi fare?»
«Dimostrarti quanto ti amo», è la secca risposta che riceve dal marito.
«Blaise, a parte il fatto che il portellone durante il volo è bloccato, siamo a undicimila piedi d’altezza», cerca di portarlo a più miti consigli.
«Nessuna altezza è mai troppa»: in fondo è un mago, no?
«Blaise, anche se tu riuscissi ad aprire quel dannato portellone, se lo fai, l’aereo precipiterà», gli spiega.
«E quindi?» Le chiede, sbattendo le palpebre: se riesce a volare con la porta chiusa, perché non dovrebbe riuscirci con la porta aperta? Che differenza c’è?
«L’aereo è pressurizzato. Se tu apri lo sportello, lo destabilizzi a tal punto da fargli perdere quota così velocemente, che si schianterà al suolo, uccidendoci tutti», gli illustra.
Non ha capito cosa c’entri quella cosa che ha detto la moglie con il volo, ma alle parole ”schiantare” e “uccidere” il moro si è immobilizzato all’istante.
«Tutto bene?» Un’altra hostess si avvicina solerte ai due ragazzi.
«Sì, è che mio marito ha avuto un altro attacco di panico», chiarisce Hermione, mentre fa accomodare nuovamente Blaise.
«Vuole un tranquillante?» Chiede gentile la donna.
«Non saprei. Mio marito non è abituato a quel tipo di farmaci. Sa dove siamo adesso?» Chiede, dubbiosa. Lei ha sempre fatto uso di medicinali babbani, ma era abituata, Blaise, invece, no.
«Siamo su Brema. Mancano ancora cinque ore. Posso portarle della valeriana, se preferisce. Non lo farà dormire, ma almeno, lo tranquillizzerà un po’», le suggerisce.
In fondo, che male può fargli la valeriana? È anche un ingrediente di numerose pozioni: «Sì, va benissimo, la ringrazio».
«Blaise, scusami, io non volevo provocarti. È solo che a volte il DNA dei Malfoy prende il sopravvento sulla mia natura grifona e mi capita di comportarmi da Serpe: ma io stavo scherzando, sul serio. So che mi ami, e me lo stai dimostrando ogni giorno che passa», lo rassicura, porgendogli il bicchiere d’acqua in cui l’hostess ha diluito alcune gocce di valeriana.
«Significa che non ci schiantiamo più?» Chiede con un filo di voce il moro, sorseggiando la bevanda.
«No, stai tranquillo», cerca di rincuorarlo.
 
§ § § § § § § § § §
 
«Non capisco perché Hermione non si è fatta viva in questi giorni», brontola Ron, incurante del malumore della fidanzata.
«Ron, ha telefonato tutti i giorni a me e Harry e tu hai sempre rifiutato di parlarle», gli fa notare la sorella, riferendosi al compito di Babbanologia.
«Non vedo perché avrei dovuto usare quel coso», continua imperterrito lui.
«Il mio Ron-Ron ha ragione», Lavanda rimarca sul “mio”, «se veramente le importava qualcosa, sarebbe venuta di persona. Ma no, lei è una Malfoy, e si sa che i Malfoy non si mischiano coi Weasley».
I ragazzi si trovano a La Tana.
«Adesso stai passando il limite, Lavanda», l’avverte Ginny, «Hermione in questi giorni è stata impegnata, un po’ perché ha dovuto ambientarsi nella sua nuova casa, dove tra l’altro ha festeggiato il suo primo Natale da sposata, un po’ per il fidanzamento di suo fratello, e un po’ per questa piccola vacanza che si è concessa con Blaise, ma non ha mai mancato di chiedere notizie di Ron, ogni volta che ha tle, tel… vabbè ha fatto quella cosa lì, con me e Harry».
«Visto, amore, lei pensa alle feste, invece che a te, mentre io mi preoccupo sempre di te», gli si stringe addosso.
«Perché, tu non hai festeggiato?» Le chiede ironica Ginny. Avrebbe preferito un milione di volte avere Hermione come cognata, anziché quell’oca, ma di quello l’unica colpa è di Ron. Anzi, spera per l’amica che Blaise si comporti infinitamente meglio di quell’idiota che si ritrova per fratello.
«Non è la stessa cosa: io l’ho festeggiato con la mia famiglia e con quella del mio fidanzato», ribatte piccata la Brown.
«È esattamente quello che ha fatto Hermione. Oh, ma cosa parlo con te, che sei identica a mio fratello: sentite solo quello che volete sentire. È proprio vero che Morgana prima li fa e poi li accoppia. Vieni, Harry, voglio mostrarti una cosa».
«Ehi, dove andate voi due?» Si ingelosisce Ron.
«Non credo siano affari tuoi fratellino. Faresti meglio a preoccuparti di Lavanda», gli dice, dandogli le spalle e conducendo Harry di sopra.
«Ron, ascolta, anch’io avrei una cosa da mostrarti: andiamo di sopra anche noi?», gli ammicca, ma il ragazzo non coglie: «Non puoi mostrarmela qui?» Le chiede, con voce atona.
«Nh, nh», la ragazza scuota la testa in quella che secondo lei vorrebbe essere una mossa seducente, prendendolo per mano e facendolo alzare dal divano sul quale si era spaparanzato.
Chiusa la porta della camera, la ragazza lo fa accomodare sul letto: «Facciamo un gioco?» Gli chiede, con un tono più sensuale possibile.
«Se volevi giocare a scacchi, dovevamo rimanere di sotto. Non ho la scacchiera qui in camera», controbatte lui.
«Ma no, sciocchino, non voglio giocare a scacchi», si mantiene misteriosa.
«E allora a quale gioco vuoi giocare?» Le chiede di rimando, non capendo cosa voglia Lavanda da lui, in camera sua.
«A questo», pronuncia, mentre, dondolandosi leggermente, porta le mani a sbottonarsi la camicia, lentamente, molto lentamente…
«Oh!» Ron deglutisce a vuoto, mentre bottone dopo bottone, Lavanda scopre pochi centimetri di sé alla volta.
Ron sente il cavallo dei pantaloni stringere sempre di più: ora ha capito quale gioco Lavanda vuole fare con lui e non crede di poter resistere oltre. Si alza di botto, deciso a prendere lui l’iniziativa, ma Lavanda è veloce a rimetterlo seduto, riprendendo il suo gioco di seduzione.
Salendo anche lei sul letto, con una mano lo spinge a coricarsi, mettendosi a cavalcioni sopra di lui.
«Ti piace questo nuovo gioco?» Gli chiede.
«S… sì», balbetta il ragazzo, deglutendo a vuoto un’altra volta.
«Non vuoi che mi fermi?» Gli domanda.
«No, continua», le risponde con voce roca, l’erezione che, sebbene costretta nei pantaloni, preme contro le gambe della ragazza.
Lei sorride, conscia di averlo oramai in suo potere.
«Cosa vuoi che ti faccia?» Gli chiede ancora, con la voce bassa.
«Tutto quello che vuoi», le sussurra, stringendo con le mani la coperta, certo di stare per esplodere se Lavanda non gli permette di accarezzarla, almeno.
Si china su di lui, per rubargli un bacio, mentre le sue mani fameliche si spostano a sbottonargli la camicia.
A questo punto, Ron decide di prendere l’iniziativa: mentre le loro lingue sono unite in un’antica danza, le sue mani si spostano a slacciarle il reggiseno, ma anziché accarezzarle i seni, le sposta lungo la schiena, scendendo fino a lambirle le natiche, coperte dalla gonna di flanella, stringendole e strappando un gemito di piacere alla fidanzata.
Per farsi togliere la camicia, però, è costretto a lasciare la presa, ma, una volta libero di quell’indumento, capovolge le posizioni, tornando a baciarla, famelico, mentre le sue mani ora le stringono i seni, vezzeggiando i capezzoli, fino a farli diventare turgidi.
Le mani di Lavanda, intanto, si sono spostate sulla sua patta, stringendo l’erezione.
«Sei troppo vestito», geme.
«Anche tu», le risponde, ormai al limite.
«Spogliami», gli suggerisce, mentre gli slaccia il primo bottone dei pantaloni.
«E dopo, cosa vuoi che ti faccia?» Le chiede, rivoltandole contro la domanda che poco prima lei aveva fatto a lui.
«Tutto quello che vuoi», gli risponde, facendogli il verso.




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N.d.A.: Come sempre, un ringraziamento speciale va a TheDragontoSaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro. Ringrazio, inoltre, tutti coloro che hanno inserito la storia fra le preferite/ricordate/seguite e che lasciano un segno del loro passaggio, così come chi legge in silenzio. Mi scuso, altresì, per il ritardo con cui ho postato il capitolo, ma l'ispirazione se n'è andata in vacanza prima delle feste. Non so, però, se riuscirò a postare il prossimo capitolo prima di gennaio, per cui vi faccio adesso gli auguri di un buon Natale e che il prossimo anno sia migliore di quello appena trascorso. Per farmi perdonare vi anticipo che il prossimo capitolo subirà un salto temporale di qualche mese, e che sarà incentrato molto probabilmente su Draco, e altrettanto molto probabilmente ci saranno dei flashback (anche se lo devo ancora scrivere e non ho ancora preso alcuna decisione definitiva, ma queste sono le linee guida).
Per chi è interessato, questa è la mia pagina Fb: https://www.facebook.com/TheMiraesDream

 
 

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Capitolo 37
*** Capitolo 34 ***




Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.
 

Capitolo 34

 

28 Marzo 1999
        «Avanti, Dra’, siediti», gli impone il cognato, stufo di vederlo andare su e giù per l’ampio salone di Annwyn Castle e sentirlo sproloquiare.
«Ha ragione Blaise, Draco. Mi stai facendo venire il mal di mare…», lo implora la sorella.
«E tu non vuoi che tua sorella mi tradisca con il water, vero?» Lo minaccia scherzosamente l’amico. In realtà, sa perfettamente come si sente: c’è passato anche lui pochi mesi prima. Fortunatamente, però, quell’ansia era durata solo poche ore, mentre Astoria è stata rapita ben un mese prima e ora mancano solo tre giorni al plenilunio. Tutti e tre sanno esattamente cosa significa, ma cercano con tutte le loro forze di allontanare quel pensiero.
«Voi non capite», si agita ancora il biondo, «lei mi amava, sinceramente, mentre io non sono mai riuscito a dirglielo, perché io non l’amavo, capite? E adesso lei è stata rapita da mio zio, è forse, forse… è già…». Si lascia cadere sulla prima poltrona vicino.
«Dra’…», l’ammonisce Blaise.
«Non devi neanche pensarla una cosa del genere!» Interviene, invece, Hermione. «Anch’io sono stata rapita da Lestrange, ma come vedi mi sono salvata. Sono sicura che anche lei-», ma il fratello la blocca: «È passato un mese! Un mese, Hermione! E oggi, mancano esattamente tre giorni alla luna piena: sai cosa significa, vero?»
A interrompere il dialogo dei ragazzi, è un gufo reale, il gufo di Narcissa, riconoscono Hermione e Draco.
Inspiegabilmente, il rapace porge la zampa con la missiva al padrone di casa.
«Allora?» «Che cosa dice?» Chiedono in contemporanea i due Malfoy.
«Farvi gli affari vostri, magari?» Ironizza Blaise, ma Hermione scoppia in lacrime.
«Tesoro! Ti prego, non piangere, stavo solo scherzando», cerca di tranquillizzarla il marito. Ogni volta che parla, deve soppesare ogni singola parola perché, con gli ormoni in subbuglio che si ritrova, Hermione equivoca anche solo il tono e si trasforma immediatamente in una fontana rotta: si augura che prima o poi quella gravidanza giunga al termine. Merlino! Non poteva trattarsi di una semplice gravidanza? E invece, no: è una gravidanza gemellare, ma non una qualsiasi: i gemelli sono ben tre! Tre!
Non visto dalla moglie, mentre la consola, con la mano libera, passa la missiva a Draco.
«Io devo andare… Theo mi aspetta per fare quel compito di Babbanologia…», prova a imbastire la prima scusa che gli viene in mente.
«Oh, perché non venite tutti qui domani sera? Blaise ha comprato un magnifico televisore e abbiamo una raccolta di VHS molto belle: alcuni sono vecchi film, mentre altri sono appena usciti. Potremmo vederne uno assieme. Che ne dite?» Propone ai due ragazzi, tirando su col naso e non accorgendosi che suo fratello è più pallido del solito.
«Usciti da dove?» Chiede candidamente Blaise, soddisfatto che Hermione non pensi più al gufo di Narcissa e alle lacrime che l’avevano colta poco prima.
«Da nessuna parte! È un modo di dire babbano che indica una nuova produzione. Ragazzi, forse vi conviene mettervi a studiare Babbanologia con un po’ più di impegno: i MAGO sono dietro l’angolo!» Li riprende lei.
«Tanto nessuno di noi due ha intenzione di prendere i MAGO in quella materia. Comunque, adesso devo proprio andare. Theo mi sta aspettando e stai tranquilla: gli proporrò questa tua idea per domani sera», ma, anziché dirigersi verso il camino, si smaterializza direttamente. Non può correre il rischio che sua sorella senta qual è la sua vera destinazione.

§ § § § § § § § § §

 

14 Febbraio 1999
«Draco, dove mi stai portando?»
«È una sorpresa».
«Non vedo niente!»
«Se vedessi, non sarebbe più una sorpresa».
«Uff». Ad Astoria, bendata con una sciarpa nera, non resta che seguire il fidanzato, il quale, al suo sbuffo, si permette una leggera risata.
È la sera di S. Valentino e lui l’ha obbligata a indossare il suo abito più elegante: un vestito corto color prugna, con la gonna, in leggero voile, leggermente più lunga dietro, e il corpetto abbellito da pailette. Sopra, un semplice coprispalle in velluto verde bosco. Dello stesso colore gli accessori: un braccialetto in cuio verde e cammeo incastonato, abbinato a un piao di orecchini in ambra verde, un ciondolo con cammeo, sempre verde, e un anello in tsvorite raffigurante un serpente attorcigliato.
Quando se la vede arrivare nella loro Sala Comune, rimane per una ttimo spiazzato: Astoria è sempre stata bella, ma quel vestito le dona particolarmente. Cercando di riprendere il proprio aplomb, Draco le gira intorno e, una volta alle sue spalle, con un ghigno che la ragazza non può vedere, tira fuori una sciarpa nera e le benda gli occhi.
«Draco! Ma cosa…», protesta la giovane, cercando di opporre resistenza.
Il ragazzo, però, non si lascia vincere: «Tranquilla. È una sorpresa. Ti fidi di me?» Le mormora, suadente, nell’orecchio.
«Dovrei?» Lo provoca lei.
«Ovvio: sono il tuo fidanzato».
E ora, passo dopo passo, la sta conducendo al settimo piano, nella Stanza delle Necessità.
«Draco, ma…»
L’intera Stanza è al buio, fatta eccezione per una camino scoppiettante e un tavolo, apparecchiato per due.
«È la Stanza delle Necessità», le spiega il fidanzato, «si modella secondo il desiderio di chi la evoca».
Voorebbe dirle: di te, ma l’unica cosa che gli esce di bocca è un banalissimo: «Tu no?», conducendola verso il tavolo.
«Perché il resto è al buio?» Chiede ancora la ragazza, tra la curiosità e il timore.
«Ogni cosa a suo tempo, Mademoiselle», è la risposta sibillina del biondo.

 

§ § § § § § § § § §

 

28 Marzo 1999
«Madre».
La donna, sentendosi chiamare all’improvviso, sussulta spaventata: «Draco! Perché non sei venuto via camino, come tutte le persone normali!» Lo riprende, visibilmente scossa.
«Perché nella vostra missiva vi siete preoccupata che Hermione non sapesse nulla, e io ho trovato la scusa di andare da Nott. Ora, se la vostra curiosità è stata soddisfatta, vi spiace soddisfare la mia? Perc-»
«Draco! Come ti permetti di rivolgerti a me in questo modo!» Lo redarguisce la madre.
«Mi spiace, madre, non volevo mancarvi di rispetto», si scusa il ragazzo, «ma la vostra lettera mi ha preoccupato molto: perché mio padre è stato arrestato?»
Narcissa si siede su un divano, facendo segno al figlio di sedersi accanto a lei.
Prendendogli le mani, la donna inizia a raccontare: «Hanno trovato la terza vittima, senza lingua, ma col pugnale di tuo padre. Quello la cui scomparsa aveva denunciato il giorno dopo il fidanzamento di Hermione e Blasie. Ti ricordi? Durante la festa, erano scattati gli allarmi di protezione del Manor…»
«Lestrange! Come ha fatto a rubare un oggetto se nessuno ha notato la sua presenza?» Chiede il ragazzo, momentaneamente dimentico di un particolare.
«È proprio per questo che Lucius è stato arrestato: loro pensano che tuo padre sia suo complice. Sono sicura, però, che entro poche ore sarà a casa: basterà dire agli Auror che Rodolphus era un Animagus non registrato. Un pitone albino, per la precisione», spiega ancora la donna.
«E non credete che questo dettaglio lo possa mettere ancora di più nei guai? Un pitone sarà anche in grado di stringere un oggetto tra le sue fauci, ma aprire un cassetto o una cassaforte, o qualsiasi altra cosa dove mio padre lo teneva nascosto, beh, non credo sia tanto semplice se non si dispone di arti», ragiona Draco.
«Potrebbe essere tornato in forma umana per il tempo necessario e poi ritrasfgormarsi in serpe, ma a questo, al massimo, ci penserà il Legismago», lo rassicuira.
«Quindi ritenete che ci sia bisogno di un Legismago?» Draco strabuzza gli occhi: solo un attimo prima sua madre l’aveva rassicurato che nel giro di poche ore Lucius sarebbe tornato a casa, incolume, e ora si contraddice dicendo che è necessario un Legismago?
«In ogni interrogatorio è necessaria la presenza di un Legismago», lo informa la donna. «A ogni modo», riprende a parlare la donna, cambiando il tono di voce e prendendo le mani del figlio tra le sue, «tesoro, ascoltami, in questo momento devi essere forte. So che probabilmente non avresti voluto fidanzarti, non ora, probabilmente, ma ti ho osservato in questi mesi, anche se a distanza, e soprattutto nell’ultimo mese. So che provi qualcosa per Astoria e che sei preoccupato, ma…» Gira il volto, incapace di proseguire la frase.
«Ma… Cosa state cercando di dirmi, madre?» La incalza il ragazzo, mentre un sospetto si fa strada nella sua mente: la terza vittima. Hanno trovato la terza vittima. Il pugnale di suo padre accanto.

§ § § § § § § § § § §

 

10 gennaio 1999
«No, no, no, non osare avvicinarti a me con quella cosa in mano», gli intima Astoria, indietreggiando.
Draco non si fa impietosire e, anzi, assumendo la sua migliore faccia sìda schiaffi, le ghigna: «Perché no?»
Sono rientrati a Hogwarts da una settimana e nella notte fra il sabato e la domenica, una forte nevicata ha fatto sì che tutto il parco fosse abbondantemente imbiancato: qua e là è possibile vedere gruppi di studenti sfidarsi a battaglie a palle di neve. Draco e Astoria sono uno di questi.
«Perché sono la tua fidanzata, ecco perché», si imbroncia la giovane Serpeverde.
«Beh, allora, se non posso avvicinarmi a te, posso fare questo?» Le chiede, portandosi il braccio alzato dietro e lanciandole contro la palla di neve, centrandola in viso.
«Draco Lucius Malfoy! Come hai osato? Scappa, finché sei in tempo», si impermalisce la ragazza e raccoglie una grossa quantità di neve da terra, decisa a rendere pariglia.
«Ricordi il patto del fidanzamento? Io sono l’uomo e tu la donna», la beffeggia lui, col sorriso sulle labbra, mentre è il suo turno indietreggiare, intanto che Astoria gli si avvicina con fare minaccioso.
Indietreggiando, il ragazzo si viene a trovare vicino a un albero, e inciampa in una radice.
«Non oserai colpire una persona in svantaggio, vero?» Le chiede, speranzoso.
«Chi? Io? Colpire una persona in svantaggio?» Gli si rivolge con fare angelico.
Draco cerca di approfittare del momento facendole lo sgambetto.
La ragazza gli cade addosso, ma non molla la presa dalla palla.
I due si guardano, poi, quasi senza accorgersene, si ritrovano con le labbra di uno premute su quelle dell’altra.
Con la lingua, Draco accarezza il labbro inferiore di Astoria, chiedendole silenziosamente l’accesso. Astoria non glielo nega, ma, proprio quando il bacio si fa più approfondito, inaspettatamente, qualcosa di freddo, molto freddo entra a contatto con la sua schiena.
«Ah! Cosa…» Si stacca dalla ragazza, confuso, vedendo che lei, invece, sorride vittoriosa: «Sono una Serpe, mon cher», si alza lesta, scappando da lui, prima che si possa vendicare, ridendo come una bambina.
«Con una mossa da vera Serpeverde, Astoria Greengrass segna il punto, guadagnado il pareggio». Al riparo del colonnato, Blaise fa la telecronaca di quella improvvisata battaglia.
O almeno credeva di essere al riparo, finché una palla lanciata da suo cognato non lo centra: «Ehi, il mio mantello nuovo!» Si scandalizza il moro, suscitando l’ilarità della moglie. «Ah, donna perfida! Osi ridere di tuo marito, eh? Adesso ti faccio vedere io!» Caricandosela in spalla.
«Blaise, per favore, mettimi giù! Sonoincinta, ricordi?» Cerca di impietosirlo, ma il ragazzo le risponde, motteggiandola: «Chi è che dice sempre che essere incinti non è una malattia?», scaricandola, con quanta più delicatezza gli è possibile, in mezzo alla neve.
«Dillo ai tuoi figli, quando nasceranno mezzi congelati!» Si impermalisce la ragazza.
«Quante storie, Herm, nasceranno alla fine di agosto, hanno tutto il tempo di riscaldarsi», la prende in giro il fratello.
«Tu! Non osare chiamarmi Herm!» Lo attacca lei, con una palla di neve in mano, indecisa se vendicarsi di suo marito o di suo fratello.
«Io il mio e tu il tuo», le suggerisce Astoria, raggiungendola.
«Cazzo, Draco, siamo nei guai», si spaventa il moro, vedendo una strana luce negli occhi delle due ragazze: separate sono pericolose, ma assieme, e alleate contro di loro, sono veramente da evitare.
«Corri, Blaise, corri!» Lo incita il biondo, mentre dietro di loro, si levano le risate argentine delle inseguitrici.

§ § § § § § § § § §

 

28 Marzo 1999
«Dunque, signor Malfoy, ricominciamo dall’inizio…» Il Capo Auror Harvey riprende l’interrogatorio. La sospensione è durata solo una settimana, ma alla fine, non trovando nulla contro di lui, il Ministro e il Wizengamot hanno dovuto riammetterlo in servizio, mantenendolo a capo della sua sezione. Certo, il suo curriculum non è più immacolato, ma si dice che errare sia umano…
«Mi faccia bere quel dannato Veritaserum!» Sbotta, ormai stanco, Lucius.
«Non mi dica che un abile pozionista come lei non ha creato un antidoto a quella pozione», lo irride lui.
«E allora mi legga nella mente. Non mi sembra che con mia figlia si sia fatto tanti problemi», lo punge il biondo, riferendosi all’episodio che gli ha fatto guadagnare la sospensione.
«Come se non sapessi che i Malfoy sono esperti Occlumanti».
«Sbagliato», Lucius segna un punto a suo favore, «i Malfoy sono Legilimens naturali. Serve un po’ di pratica, vero, ma poi è una cosa naturale. I Black sono Occlumanti», ghigna, soddisfatto.
«E guarda caso, lei ne ha sposato una. Non mi dica che non le ha insegnato l’arte? E ora, se ha finito di fare conversazione… Dove teneva nascosto il pugnale d’argento?»
«Glielo ho già detto centinaia di volte: in una cassaforte, nel mio studio», risponde esausto. Ma quanto ci mette il suo Legismago ad arrivare?
«E dal momento che si trovava in una cassaforte, secondo lei io dovrei credere alla favoletta che è stato rubato da un Animagus – non registrato – sottoforma di pitone albino?»
«Probabilmente è tornato in forma umana solo quel lasso di tempo necessario ad aprire la cassaforte e prendere l’oggetto per poi…»
«Certo certo… Questo l’ha già detto tante volte. Quello che io voglio sapere è come si è trovato vicino a un cadavere».
«E come faccio a saperlo io? Lo chieda a Lestrange!» Si infuria Lucius.
«Peccato che io stia interrogando lei, e non suo cognato. Tra l’altro, mi dica, com’ è possibile che un pregiudicato potesse conoscere la combinazione di un oggetto intriso di magia nera?» Harvey è vicino a segnare la vittoria.
«È mio cognato. In più, dopo avermi fatto uscire da Azkaban, il Signore Oscuro si era stabilito al Manor», ripete la solita solfa che ormai conoscono tutti a memoria, per via dei processi dell’estate precedente.
«Quindi ammette di aver ospitato Lord Voldemort a casa sua», lo provoca. Sa che questo non c’entra nulla con quell’interrogatorio, ma se riesce a portarlo dove vuole lui, una gita ad Azkaban non gliela leva più nessuno.
«Non è certo una novità, visto che è sui verbali dei processi dell’estate scorsa. E non vedo cosa c’entri con quello che è successo a quella povera ragazza». Lucius sta sinceramente perdendo il controllo.
«Vede, durante le perquisizioni nelle sue proprietà e in quelle di sua moglie, non è saltato fuori nessun pugnale incantato. Ma tre mesi fa, lei ne ha denunciato la scomparsa. E guarda caso, oggi è stato ritrovato vicino al cadavere di una ragazza. Ragazza priva di lingua. Mi dica, cosa dovrei credere?»
Sentendo la trappola chiudersi attorno a lui, Lucius afferma di voler incontrare  il proprio avvocato, prima di rilasciare altre dichiarazioni.
«Non si preoccupi, signor Malfoy. Ad Azkaban avrà tutto il tempo di parlargli. Sempre che accettino la richiesta di farla incontrare con qualcuno», ghigna soddisfatto l’uomo, «Pale, Johnson!» Chiama. «Lord Lucius Abraxas Malfoy è in stato di arresto per aver nascosto al Ministero un manufatto intriso di Magia Oscura e sospettarto di complicità con un pericoloso plurimo omicida», pronuncia la terribile condanna.

§ § § § § § § § § §

 

14 Febbraio 1999
«Perché solo questo tavolo è illuminato, mentre tutto il resto è al buio?» Gli chiede nuovamente Astoria, mentre il ragazzo le scosta la sedia per farla accomodare.
«Hai paura del buio, piccola Astoria?» Si informa Draco. Per una volta, il suo tono di voce non è di scherno, ma premuroso.
«No, ma…»
«Non c’è nulla di male ad ammettere le proprie paure», le suggerisce.
«Sei sicuro di essere Draco Malfoy, mio fidanzato, e non Blaise Zabini, mio futuro cognato?» Scherza lei.
«Pensi che Blaise sia più premuroso di me? Così mi offendi», si stizzisce leggermente Draco.
«Beh, il tuo carattere scontroso è leggenda a Serpeverde, mentre Blaise è famoso per essere il tuo esatto ooposto».
«Quindi io sarei scontroso, eh?» si cruccia Draco.
«Non hai risposto alla mia domanda», gli fa notare la fidanzata.
«Neanche tu alla mia», gli risponde lui.
«Ti sei risposto da solo ora, e hai anche risposto alla mia domanda: sì, direi che sei senza dubbio Draco Malfoy».
«Anche perché se fossi Blaise, con quella virago di moglie che si ritrova, l’indomani si sveglierebbe, o meglio mi sveglierei se io fossi lui, ma io non sono lui, quindi è lui che si sveglierebbe…» Comincia a sproloquiare Draco.
«Quel vino ha l’aria di essere molto buono», taglia corto Astoria.
«Sei ancora minorenne, non potresti bere alcolici», considera Draco.
«E allora perché c’è una bottiglia di squisito vino elfico? Non è che vuoi farmi ubriacare, Draco Lucius Malfoy?» Scherza ancora Astoria.
«Chi? Io? Nah», risponde, sempre scherzando Draco. «Allora?» Riprende, tornando serio, «Non mi hai ancora detto se hai paura del buio».
«Ti ho risposto, invece. Non è che ho paura del buio, è quello che si potrebbe nascondere nel buio, che mi spaventa».
«Tranquilla. Qui dentro, le uniche creature presenti siamo noi due. E poi ci sono io, il biondo cavaliere dalla sfavillante armatura, che ti difendo», cerca di rassicurarla, ottenendo, però, l’effetto contrario: «Quindi c’è qualcosa nascosto lì, da cui tu mi devi difendere?»
«Ogni cosa a suo tempo, Mademoiselle», è la risposta sibillina del biondo, ripetendole quanto già dettole pochi minuti prima.
* * * * *

 

«NO! Non lei!» Urla Draco, dopo minuti di silenzio.
«Draco, tesoro!» Narcissa si alza e si avvicina al figlio abbracciandolo. «Mi dispiace. So che a modo tuo tenevi a quella ragazza», cerca di consolarlo.
«Perché? Perché lei? Perché noi?» Continua a disperarsi il ragazzo. Non l’amava, vero, ma come sua madre ha notato, a modo suo teneva a lei. E ora, quel pazzo gliel’ha portata via. Astoria non sarebbe più tornata da lui. Non gli avrebbe più insegnato la leggerezza, e magari anche ad amare. Ad amarla.
«Lei… lei… Oh, madre, lei ha così paura del buio», singhiozza, ancora avvolto nell’abbraccio di Narcissa. «No, non del buio, ma di quello che si nasconde nell’oscurità», si corregge, «e io, io le avevo promesso che l’avrei difesa, e invece, invece…»
«Draco», lo riprende la madre, scostandolo, «guardami. Non è colpa tua. Hai capito? Non è colpa tua, come non è colpa di tuo padre. Sono stata chiara? Adesso ricomponiti, dobbiamo andare dai Greengrass a porgere le nostre condoglianze».
«Voi!» Urla loro contro Dorotea Greengraass, non appena Narcissa e Draco appaiono tra le fiamme smeraldine del camino di Villa Greengrass.
«Dorotea…», comincia a parlare Narcissa, ma l’altra non le dà il tempo di continuare: «Come osate mettere piede in casa mia, dopo quello che è successo?» Chiede, dura, sconvolta dal dolore.
«Lady Greengrass, ci dispiace molto per quello che è successo ad Astoria: io e mia madre siamo qui per porgervi le nostre condoglianze e se possiamo esservi d’aiuto in qualche modo…», attacca bottone Draco.
«Sai cosa me ne faccio delle tue condoglianze e di quelle di tua madre? E sentiamo, di grazia, come vorresti aiutarmi? Eh? Puoi ridarmi la mia Astoria? Dov’eri tu, quando l’hanno rapita? Sparisci, non farti più vedere da me, lurido Traditore del tuo sangue. E anche tu, Narcissa, vattame e non osare farti mai più rivedere da me! Maledetto il giorno che ho acconsentito a legare la mia bambina con la vostra famiglia. Siate maledetti. Tutti!» Inveisce contro i nuovi arrivati, spingendoli nuovamente nel camino, affinché se ne vadano.
«Mamma! Cosa succede?» Daphne entra nel salottino, gli occhi rossi.
«Nulla, tesoro, sto solo cacciando di casa la feccia della nostra società», controbatte la donna.
«Daphne…», comincia a parlare Draco.
«Draco», Daphne lascia il braccio di Theodore e si getta tra quelle dell’amico, singhiozzando.
«Daphne, allontanati subito da lui!» Le impone la madre, strattonandola. «È colpa della sua famiglia, se Astoria è morta».
«Mamma, cosa stai dicendo? Lui non ha nessuna colpa. È stato Lestrange!» Cerca di farla ragionare la ragazza. Anche lei è addolorata per la morte della sorella, ma non per questo si permette di accusare a destra e a manca.
«E perché secondo te Lestrange avrebbe rapito proprio Astoria tra tante ragazze? Perché noi l’abbiamo spinta a legarsi con questa famiglia di Traditori del proprio sangue!» Si infuria l’altra.
«Mamma, vieni, sei sconvolta. Draco, Narcissa, scusatela, ma adesso non è il momento», si giustifica Daphne.
«Oh, no, Daphne, adesso è proprio il momento!» La contraddice Dorotea, «è colpa loro se quell’altra Traditrice del suo sangue a permesso a quell’insulso ragazzino di uccidere il Signore Oscuro. Se Lui fosse ancora qui con noi, Astoria sarebbe ancora viva. È colpa di quella ragazzina, e di chi l’ha generata, se mia figlia non c’è più! Lei, lei doveva morire, non la mia piccola bambina», inveisce ancora la donna, mentre Daphne la sospinge fuori dalla stanza.

§ § § § § § § § § §

 

14 Febbriao 1999
«Mi concede questo ballo, Mademoiselle?»
Draco è lì, accanto a lei, in quella sala buia, che le sta porgendo il braccio.
«Ma… è buio, e se inciampo?» Si oppone lei, piuttosto debolmente, a dire il vero. Ballare le è sempre piaciuto, ma può una cosa che abbiamo sempre considerato una passione vincere ciò che più temiamo?
«Ti tengo io, non ti lascio cadere», le sussurra Draco, aiutandola ad alzarsi. E mentre la coppia volteggia per la Stanza, il tavolo viene inghiottito dalle tenebre, ma non loro: una luce, che Astoria si chiede da dove provenga, li illumina, impedendo all’oscurità di inghiottire anche loro.
«Draco, sarà così anche la nostra vita?» Chiede, più a se stessa che al suo cavaliere.
«Così come?» Le chiede di rimando lui.
«Tu l’unica luce in un mare di oscurità».
«E così che immagini la nostra vita insieme? Un mare id oscurità?»
«No, no, certo che no. È solo che mi sto chiedendo perché hai fatto in modo che la Stanza delle Necessità sia tutta al buio e solo noi illuminati da questa luce. A proposito, da dove arriva?»
Il ragazzo davanti a lei le sorride sornione: «Ogni cosa a suo tempo, Mademoiselle», è la sua solita risposta, prima di catturarle le labbra in un bacio, da cui si stacca solo per pronunciare: «Accetto, però, di essere la tua unica fonte di luce».

§ § § § § § § § § §

 

28 Marzo 1999
«Draco, Draco! Mi stai ascoltando?» Dopo aver riaccompagnato la madre al Manor, lui è tornato da Blaise: non è mai stato un cuor di leone e non gli va di affrontare quel momento da solo. Adesso è lui ad aver paura del buio e di quello che può nascondere.
«Lei mi considerava la sua luce! La sua unica fonte di luce in un mare di oscurità! E io… io non l’ho difesa! Io l’ho lasciata sola nell’oscurità. Glielo avevo promesso che l’avrei difesa da tutto quello che il buio poteva nascondere e che non l’avrei lasciata sola, che non avrei mai lasciato che cadesse. E invece… invece…»
«Smettila!» Cerca di scuoterlo l’amico. Non è la prima volta che lo vede in lacrime: quante volte l’ha sorpreso al loro sesto anno, ma allora c’era ancora un barlume di speranza, mentre adesso… la morte è definitiva.
«Smetterla? Smettere di fare cosa, eh, Blaise? Io sono vivo, mentre Astoria non c’è più. E tutta per colpa mia!» Continua a gridare il ragazzo.
«Abbassa la voce, o Hermione ti sentirà», lo avverte Blaise. Quella gravidanza non sta procedendo esattamente come si aspettavano, e non vuole che si sottoponga a ulteriori fonti di stress.
«Tanto prima o poi dovrai dirglielo», Draco fa spallucce.
«Già, ma non in questo modo», controbatte l’altro. Poco ma sicuro che Hermione dovrà essere informata, prima che possa apprendere la notizia dalla Gazzetta, ma vedere Draco così sconvolto non l’aiuterà di certo ad accettare la notizia. O almeno è quello che teme Blaise.
«E dovremo anche trovare il modo di comunicarle l’arresto di Lucius». Draco sembra aver ritrovato un barlume di lucidità.
«Perché Lucius sarebbe stato arrestato?» Chiede vagamente allarmato il padrone di casa.
«Secondo gli Auror, o meglio, secondo quel gran figlio di sua madre del Capo Harvey, sarebbe complice di Lestrange, visto che accanto al corpo di Astoria è stato rinvenuto un suo pugnale, rubato in casa nostra la sera del vostro fidanzamento. Quel che è peggio, però, è che hanno scoperto che quel pugnale è intriso di Magia Oscura. Come tu ben sai, mio padre, all’epoca del suo processo, avrebbe dovuto consegnarlo al Ministero, invece che tenerlo nascosto al Manor. E questa, è stata la scusa principale che Harvey ha adottato per arrestarlo», spiega, visibilmente più calmo.
«Cazzo, Draco, ma tuo padre se le va proprio a cercare! Con questa accusa, dubito che mio zio risca a tirarlo fuori questa volta», conviene amareggiato il moro.
Draco annuisce mestamente, per aggiungere: «E con mia sorella, come intendi comportarti? Domattina questa doppia notizia sarà in prima pagina, senza dimenticare che Dorotea potrebbe benissimo aver sputato a quella Skeeter le stesse accuse che ha vomitato a me e mia madre», si preoccupa.
«Immagino che dovrò parlargliene questa sera stessa. A proposito, Narcissa come sta?» Si informa.
«È una donna forte. È stata lei che mi ha mandato qui per sincerarsi delle condizioni di Hermione».
I due vengono interroti proprio dalla suddetta: «Blaise, ho sentito delle voci… Draco! Come mai sei di nuovo qui?» Domanda, sospettosa.
«Sto benissimo, grazie, non devi preoccuparti», si impermalisce lui.
«Che stai bene, lo vedo, ma te ne sei andato solo da poce ore», Hermione non coglie il tono di voce di suo fratello.
«Ecco, Herm», interviene Blaise, prontamente interrotto dalla moglie: «Non. Chiamarmi. Herm».
«Giusto. Hermione, forse sarebbe meglio che ti sedessi…», comincia Draco, ricevendo uno sguardo fulminante dalla sorella. «E adesso che ho detto? Ho usato il nome completo, come da te desiderato».
«Sto bene in piedi, grazie. E cosa avete combinato, perché io mi dovrei sedere per sentire le vostre confessioni?»
«Hai ragione, sorellina, come sempre», Draco fa una smorfia.
«Draco…», l’ammonisce Blaise.
«Su che cosa ho ragione? E perché tu ti sei rivolto in quel modo a lui?»
Sbuffando, Blaise si siede su una poltrona, invitando Hermione a sedersi in braccio a lui: «Non cercare di circuirmi con quattro moine», l’avverte la moglie, dopo essersi seduta su un’altra poltrona.
«IO, non Blaise, ho combinato qualcosa», confessa Draco, guardando fuori dalla finestra. Ormai il sole è trmontato, lasciando posto al crepuscolo.
«E cosa avresti combinato?» Lo incalza la sorella.
«Ho permesso che Astoria venisse rapita», si incolpa lui.
«Draco, ne abbiamo parlato tante volte. Tu non hai nessuna colpa, tanto più che era in compagnia di Daphne quando è successo», cerca di rincuorarlo lei.
«Appunto, non era con me. Se fosse stata con me… Io glielo avevo promesso, capite? Le avevo promesso che l’avrei sempre difesa dal buio e dalle sue creature. Lei si era fidata di me, delle mie parole… Lei mi considerava la sua unica fonte di luce in un mare di oscurità… ma io non c’ero quando… quando lei…» Non riesce a finire la frase, scosso dai singhiozzi.
Non c’è bisogno di finirla quella frase, dopotutto, perché Hermione capisca cosa volevano dirle il fratello e il marito: Astoria è la terza vittima con la lingua mutilata. Si alza e va ad abbracciarlo.
Nessuna parola. Non ce n’è bisogno.
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N.d.A.: Come sempre, un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro. Ringrazio, inoltre tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite/preferite/ricordate e che lasciano un segno del loro passaggio,così come chi legge in silenzio.
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Capitolo 38
*** Capitolo 35 ***




Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.

 

CAPITOLO 35



         «Gran bell’occhio nero, Potter».
«Qualcuno non ha gradito che non avessi il dono dell’ubiquità».
Il Ministro scoppia a ridere, nonostante la situazione sia tragica: con la piccola Greengrass, le vittime di Lestrange sono salite a tredici e ne mancano ancora dodici perché il rito si completi. Devono fermare quel pazzo prima che riesca nell’impresa di resuscitare la moglie, perché ormai il quadro della situazione è chiaro a tutti: cinque vittime per ogni organo di senso, e il sangue delle prime vittime versato su un ritratto della donna, mentre viene recitato il Mors Vitae Incantium, e a quel punto, Bellatrix Black in Lestrange acquisterà una nuova vita, immortale.
«A ogni modo, Harry, ti ho fatto venire qui nel mio ufficio per conoscere le ultime novità sul caso», Kingsley si fa improvvisamente serio.
«Pale mi ha informato di aver sentito la destinazione pronunciata da Harvey quando ha preso la Metropolvere: un pub di Norfolk, nell’East Anglia… Potrebbe, però, trattarsi di un depistaggio», suggerisce.
«Lo pensi davvero?» Kingsley si gratta il mento dubbioso.
«Beh, le vittime sono sempre state ritrovate tutte sulla spiaggia di Blyth, a più di duecentocinquanta miglia di distanza, senza dimenticare che le residenze dei Lestrange si trovano in Cornovaglia, mentre quelle dei Black in Scozia», espone.
«Proprio per questo, non credo sia un depistaggio. Harvey non è uno stupido, ma neanche Pale: immagino che quando lo ha seguito si era trasfigurato in un’altra persona». All’improvviso viene colto dai dubbi: dopotutto, lui e Sigmund hanno frequentato assieme l’Accademia Auror e lui conosce bene il valore dell’amico, o forse dovrebbe definirlo ex-amico?
«Pale è un animagus. Una piccola, insignificante formica, ma dall’udito eccezionale», Harry si concede un sorriso.
«Perfetto. Quindi è probabile che sia andato veramente in quella città: ora resta solo da scoprire se Norfolk è la nuova residenza di Lestrange o è stata usata solo come base per un incontro. Notizie sull’altro complice?»
«Visto come sono morte le vittime legate all’organo del tatto, pensiamo si tratti di un Guaritore, molto probabilmente radiato. Stiamo controllando tutti i registri e finora abbiamo ricavato una rosa di trenta nomi: troppi. Inoltre, fra pochi giorni io dovrò rientrare a Hogwarts, per continuare a fare la scorta a Hermione».
«Mmh…», il Ministro sembra soppesare quest’ultima frase. «Forse sarebbe meglio che tu non rientrassi: in questo modo, forse, Lestrange potrebbe commettere un errore. D’altro canto, non posso permettere che quella ragazza corra il rischio di essere nuovamente rapita: è incinta e vista la sua precedente fuga, è molto probabile che quel pazzo provveda ad innalzare barriere di protezione anche contro gli elfi, sempre che esistano… Inoltre, un tuo ritiro da scuola proprio adesso, potrebbe destare sospetti a Harvey… No, hai ragione tu, meglio che rientri a scuola e continui il tuo lavoro, ma non dimenticarti di quest’indagine parallela: parlerò io con Minerva, per permetterti di seguire solo le lezioni delle materie necessarie per avere l’accesso all’Accademia e contemporaneamente seguire le due indagini», conviene alla fine.
«Ehm… signore, se dovrò continuare a fare da guardia del corpo alla signora Zabini» - che strano definire la sua migliore amica “signora” - «temo che dovrò seguire un’infinità di lezioni»: più che seguire due indagini contemporaneamente è proprio la questione della montagna di ore di lezioni a spaventarlo!
Quella battuta, però, ha il potere di suscitare l’ilarità di Shacklebolt: «Già, hai ragione. Per un attimo, mi sono scordato che stavamo parlando della nostra Hermione! Purtroppo, meno persone sono a conoscenza dei miei sospetti su Harvey, più possibilità abbiamo di venire a capo di questa faccenda prima dello scadere del tempo, quindi, preferirei non servirmi di nessun altro oltre a te, Johnson e Pale. Mi è venuta, però, un’idea: dimmi, come procede la gravidanza di Hermione?»
«Tutto sommato bene, anche se all’inizio ha avuto qualche problema, ma del resto si tratta di tre gemelli».
«Capisco. Dunque, non sarà verosimile che proprio adesso frequenti meno lezioni… Ne parlerò con Minerva», Kingsley si gratta il capo, meditabondo.
«Spero solo che lei non venga mai a sapere che è per me che verrà esentata dalla maggior parte delle lezioni, o sarò il Ragazzo-che-è-sopravvissuto- morto-prematuramente».
«Non ti preoccupare, il tuo nome non salterà mai fuori», lo rassicura il Ministro, prima di congedarlo.

 
§ § § § § § § § § §
 
«Che cosa significa che dovrò rinunciare a frequentare Aritmanzia, Antiche Rune e Astronomia? Mancano pochi mesi ai MAGO…».
«Cerchi di capire, signora Zabini: la sua salute e quella dei bambini vengono prima di tutto», cerca di convincerla la Preside.
Appena dopo la cena in Sala Grande, la sera del loro rientro a Hogwarts, Minerva McGranitt aveva chiesto un colloquio con la caposcuola di Grifondoro. Da una parte è dispiaciuta a farle rinunciare alle sue materie preferite a pochi mesi dagli esami finali, ma il Ministro si era raccomandato per quella soluzione e questo era stato possibile anche grazie a quella gravidanza insperata.
«Credevo che le materie pericolose fossero Difesa e Pozioni. Preside, non sono una bambina al suo primo anno e se lei rispetta la mia intelligenza, la prego: mi dica qual è il vero motivo per cui dovrei rinunciare a quelle materie».
Come volevasi dimostrare: non per niente, a suo tempo, il Cappello Parlante era stato indeciso se smistarla a Corvonero.
Sospirando, la Preside si toglie gli occhialini, per poi infilarseli nuovamente. «Questa è la mia decisione, signora Zabini, e le mie decisioni sono inappellabili. Ora, se non ha la ronda, può tornare nel suo appartamento, dove sono sicura suo marito la starà aspettando», la congeda l’anziana.
È una furia quella che entra nell’appartamento privato, seguita da un sollevato Harry Potter.
«Hermione, tesoro, cos’è successo?» Si informa ingenuamente il marito, spaparanzato su un divano, mentre su una poltrona c’è un meravigliato Draco.
«COS’È SUCCESSO? TU MI STAI CHIEDENDO CHE COSA È SUCCESSO? TE LO DICO IO CHE COS’È SUCCESSO: LA PRESIDE HA DECISO CHE NON POSSO Più SEGUIRE LE LEZIONI DI ARITMANZIA E RUNE ANTICHE, OLTRE AD ASTROLOGIA».
«Non credevo che Astrologia ti piacesse», ha ancora l’ardire di proferire Blaise.
«Infatti, però… Insomma, lei se ne è uscita dicendomi che devo pensare prima di tutto alla mia salute e a quella dei miei bambini», si placa un poco, lasciandosi cadere affianco del marito, il quale allunga un braccio e le accarezza la schiena.
«Nostri», sottolinea il moro. Vero che lui la gravidanza la sta vivendo di riflesso, ma in fin dei conti è anche suo il DNA che sta crescendo nel ventre della moglie. «A ogni modo ha ragione: devi riguardarti di più. In questi mesi non hai fatto altro che correre da una lezione all’altra. Un po’ di ore libere in più non ti faranno di certo male, anzi».
«E allora perché mi fa frequentare le lezioni di Trasfigurazione, Incantesimi, Difesa, Pozioni e Cura delle Creature Magiche: non sono forse queste le materie più pericolose per una donna in stato interessante?» Esala.
«Perché, avevi intenzione di rinunciare a queste materie?» Chiede ancora Blaise: dopotutto, Trasfigurazione è una delle sue materie preferite.
«NO, certo che no», il tono di Hermione supera di molto le ottave tollerate da un normale udito umano.
«Allora dovresti considerarlo un favore personale della preside… Potter, mi sa che ti è andata male: dovrai continuare a studiare Pozioni fino alla fine dell’anno», lo prende in giro Draco.
«Poco male: per essere ammesso all’Accademia Auror devo prendere un Eccellente ai MAGO di Pozioni», si lascia scappare il ragazzo in questione.
«E quali altri MAGO devi superare?» Si informa Hermione, mostrandosi fintamente disinteressata.
«Cura delle Creature Magiche, Difesa contro le Arti Oscure, Trasfigurazione e Incantesimi», le risponde ingenuamente, molto ingenuamente.
Assottigliando gli occhi, Hermione gli soffia contro: «HARRY JAMES POTTER, dimmi che tu non c’entri nulla con tutto questo!»
Col candore tipico di un bambino, lui ha il coraggio di dirle proprio così: «Io non c’entro nulla con tuttoquesto… Ma questo cosa?»
E a quell’uscita, Draco e Blaise scoppiano a ridere, mentre una furente Hermione si alza di scatto, per rifugiarsi in camera da letto. Quando si chiude la porta alle spalle, i tre ragazzi temono che l’intero castello stia per crollare su di loro.
«Bene, direi che sia l’ora della nanna… Draco, anche se non capisco perché la McGranitt ti abbia fatto trasferire qui, puoi dormire in quella camera», gli indica una porta a sinistra della stanza matrimoniale. «Credo che gli elfi abbiano già provveduto a portare la tua roba… Potter, buona notte», congeda l’aspirante Auror.
«Ehm… io dove devo dormire?» Chiede, invece, quest’ultimo.
«Che domande: nel tuo dormitorio. Dove, se no?» Blaise alza un sopracciglio, squdrandolo da capo a piedi.
«Ehm… veramente devo fare da guardia del corpo sia a Hermione che a Draco: dopo quello che è successo, il Ministero crede che siano tutti e due nel mirino di Lestrange», si spiega.
«Oh, puoi dormire con Draco», Blaise fa spallucce, anche se dentro di sé vorrebbe strozzare quella vecchia megera della Preside: cosa le è saltato in testa di affollare così il suo appartamento? Quello è unincubo, sicuramente.
«Blaise, scordatelo. A parte che non mi sogno assolutamente di dividere il mio letto con lo Sfregiato, non ho nemmeno l’intenzione di essere ucciso nel sonno – per sbaglio – da mia sorella incavolata nera con lui per lo scherzetto delle lezioni», si infuria il biondo. «È un cagnolino da guardia, no? E allora che dorma sul divano, qua».
«Attento a come parli, Malferret», lo minaccia Harry.
«Altrimenti cosa mi fai, Potterino?» Lo canzona l’altro.
Sbuffando, Blaise decide di darci un taglio: già gli toccheràsubirsi i piantidella moglie, che almeno quei due la finiscano di beccarsi come se avessero ancora undici anni. «Draco, Potter: adesso basta. Harry, forse ha ragione Draco: sarebbe più prudente se tu dormissi qua nel salotto, in modo da poter avere l’ingresso sottocontrollo… Non hai il sonno pesante, vero?» Gli chiede infine, colto da un dubbio.
«Tranquillo, posso sempre mettere un incantesimo alla porta», lo rassicura lui.
«E allora mettilo, cosa aspetti?» Gli bercia contro Draco.

 
§ § § § § § § § § §
 
«Draco ti avverto: o ci dai un taglio o prima ti lancio un Confundus e poi un Silencio», gli intima Blaise, stanco dei continui alterchi tra il cognato e Potter.
È passata una settimana dal loro rientro a scuola dopo le vacanze pasquali e già Blaise non ne può più di quella convivenza forzato col cognato e il migliore amico della moglie, soprattutto in considerazione delle incessanti dispute tra i due, considerando che stanno minando anche la serenità di Hermione e al suo ultimo controllo il Magiginecologo era stato chiaro: niente fonti di stress.
«Non capisco di cosa ti stia lamentando», controbatte Draco.
«Delle tue liti con Potter, mi pare ovvio», gli risponde Blaise, scuro in volto.
«Per te è facile parlare: Hermione è salva, al tuo fianco, e porta pure in grembo i tuoi eredi», gli sibila, quasi offeso.
Blaise non riesce a credere alle sue orecchie: «Stai forse incolpando Hermione di tutto quello che è successo? Draco, credevo che tu fossi diverso, che fossi cambiato in qualche modo alla fine della guerra e che tua sorella fosse importante per te. Evidentemente mi sono sbagliato», soffia, quasi senza forze.
«Processato e condannato senza appello dal proprio migliore amico: Blaise, mi hai deluso. Come puoi solo immaginare una cosa del genere? Tu non hai idea di come mi sono sentito quando ho saputo del suo rapimento! E se proprio ci tieni a saperlo, è Potter che incolpo di quanto successo ad Astoria!» Urla il biondo.
«Ma di cosa lo incolpi, si può sapere? Lui non era deputato a fare la guardia ad Astoria: il suo unico compito era proteggere Hermione: possibile che tu non capisca che attaccandolo da quel lato, davanti a tua sorella, è come se incolpassi lei? Senza dimenticare che, stando a quanto ha raccontato Daphne, Astoria è sparita dopo essere entrata nel camerino delle signore. Avresti davvero voluto che lo Sfregiato vi entrasse con la tua fidanzata?» Cerca di farlo ragionare l’amico.
«No… certo che no!»
«Allora smettila di incolparlo di colpe non sue. Anzi, pretendo che gli chieda scusa del tuo ridicolo comportamento, e che ti scusi anche con tua sorella».
«Adesso non esagerare: posso cercare, anche se non ti prometto di riuscirci, di ignorarlo, e tranquillizzare Hermione, ma non puoi pretendere che io, un Malfoy, chieda scusa. Allo Sfregiato, poi! I Malfoy non chiedono mai scusa», Draco continua a trincerarsi dietro la sua massima preferita.
«Anche Hermione è tua sorella, eppure lei non si fa problemi a scusarsi, quando riconosce di essere in torto», Blaise è deciso a non cedere di un millimetro.
«Solo che lei non è cresciuta come una Malfoy», ribatte con non curanza Draco.
«Non mi interessa. Ascoltami, Draco. So che stai soffrendo come un cane, nessuno lo mette in dubbio, ma io sono sinceramente preoccupato per Hermione: all’ultimo controllo, il Medimago si era raccomandato di non stressarla troppo. Invece, questi tuoi litigi con Harry, non fanno altro che provocarle stress su stress. Ti prego, Draco, mostrati pentito e chiedigli scusa, e fallo davanti a tua sorella», Blaise quasi lo implora.
Tirando un sospiro, Draco gli risponde: «D’accordo, parlerò con Hermione, ma non puoi pretendere che io e lo Sfregiato andiamo d’amore e d’accordo. Hermione capirà».
Niente da fare: quel ragazzo è un caso perso, ma Blaise sa che di più dall’amico non può pretendere.
L’occasione per le “scuse pubbliche” si presenta dopocena – Draco si era rifiutato categoricamente di umiliarsi in Sala Grande, anche se Blaise avrebbe preferito che lo facesse, più che altro per poter raccontare ai figli di quando l’altezzoso zio si era abbassato a tanto – quando Hermione obbliga i tre ragazzi a ripassare Trasfigurazione, in vista dell’ennesima verifica.
«Non capisco che bisogno abbiamo di ripassare: è tutta la settimana che ci fai studiare, neanche fossimo elfi da istruire», sbotta Draco.
«E poi tu ti devi riposare: tutto questo studio non fa bene ai bambini», gli dà man forte Harry.
«Harry James Potter e Draco Lucius Malfoy: da quando voi due non litigate più e addirittura siete d’accordo su qualcosa?» Si insospettisce la ragazza, appena entrata nel quinto mese di gravidanza.
«Perché: abbiamo mai litigato?» Chiede angelicamente Draco, volgendo lo sguardo verso Harry.
«A me non risulta», risponde l’altro, altrettanto angelicamente.
«Ecco, amore, hai visto? Non litigano più e, anzi, adesso vanno addirittura d’amore e d’accordo. Cosa ne dici di andare a letto?» Le ammicca il marito.
«Blaise Alessandro Zabini: ti ricordo che io non devo assolutamente stressarrmi». Se c’è qualcosa che gli amici di Hermione conoscono perfettamente del suo carattere è tremare quando lei li chiama per nome e cognome, assottigliando gli occhi, cosa che è accaduta  per ben tre volte quella sera, anche se rivota a tre persone differenti.
«Appunto: invece di stressarti studiando, cosa ne dici di divertirti un po’ assieme a me, facendo capire ai tre mini Zabini quanto li amiamo, e quanto ci amiamo?» Blaise cerca di convincerla.
«Potrei vomitare». Harry conosce perfettamente Hermione e anche se la ragazza non è ancora pronta ad ammettere la reale portata dei sentimenti che la legano al marito, lui si è accorto, da certi sguardi e tante piccole cose, che la sua migliore amica è innamorata di Blaise, il quale, da parte sua, è talmente preso dalla moglie che per lei sarebbe capace di andare all’inferno. Tuttavia, ha sempre considerato Hermione come una sorella e l’idea che possa fare sesso gli dà una leggera nausea.
Sentimento condiviso dal biondo, che della sorella è ferocemente geloso, anche se cerca in tutti i modi di non lasciare trasparire queste sue emozioni. Nondimeno, non riesce a non dare ragione al suo “rivale”: «Perfettamente d’accordo».
«Oh, Blaise, non possiamo lasciare che questi due bambini sporcino questi bellissimi tappeti», gli si rivolge la moglie, con un sorriso dolce quanto quello di un Avvincino. «Forza, ragazzi, aprite il libro a pagina 586», si rivolge dunque a tutti e tre, sedendosi anche lei.
«Ma… Hermione. Hai appena detto che non devi stancarti: forse sarebbe meglio che seguissi il consiglio di Blaise», prova a proporre Harry.
«Non devi preoccuparti, Harry: lo studio non è mai fonte di stanchezza. Avanti, su: l’argomento di studio sono i Metamorphomagus».
«Ehm… io credo che lo Sfregiato abbia ragione, sorellina: in questi giorni non hai fatto altro che girare come una trottola: un po’ di riposo può solo farti bene», prova a convincerla Draco, calcando bene sulla parola “riposo”, intanto che volge lo sguardo anche a Blaise.
Questi, da parte sua, decide di schierarsi dalla parte della moglie – ci penserà più tardi a chiederle di ricambiare il favore: «Di che cosa vi lamentate voi due? Avevate solo da non fare tante scene prima».

 
§ § § § § § § § § §
 
«Aonas, ti ringrazio per avermi ricevuto».
«È sempre un piacere ricevere la visita di una bella donna come te, Narcissa».
«Sei sempre il solito dongiovanni», scherza la donna, accomodatasi nella comoda poltrona dell’ufficio del Membro Anziano del Wizengamot, ora Vice-ministro della Magia.
«Non vedo perché avrei dovuto convivere per tutta la vita con un’estranea, quando potevo avere tutte le estranee che volevo», scherza di rimando lui. «A ogni, modo, mia cara, a cosa devo la tua visita?» Le chiede, tornando serio.
«Non lo immagini?»
L’uomo trae un respiro profondo, congiungendo le mani davanti al viso: «Preferirei sentirlo dalla tua bocca, Narcissa».
«Non puoi fare nulla per aiutare Lucius? Ha sbagliato, è vero, ma luinon ha mai usato quel pugnale, nemmeno quando… quando…», si blocca, scossa da un singhiozzo.
«Narcissa, ti prego di credermi, in onore della nostra amicizia e del legame parentale che adesso ci unisce, quando ti dico che purtroppo questa volta io non posso intervenire. Mi sono già scoperto troppo la scorsa estate, quando ho spinto il Wizengamot a pronunciarsi per l’assoluzione di Lucius e obbligare Hermione a trasferirsi al Manor, da voi, nonostante la maggiore età le consentisse di scegliere da sola cosa fare della propria vita», le rivela. «A ogni modo», continua, «è molto più al sicuro ad Azkaban che al Manor. Inoltre, se le cose stanno davvero come hai detto tu, sono sicuro che i giudici ne terranno conto, in sede di processo».
«In altre parole, ora che la vecchia scopa non vola più, meglio comprarne una nuova», constata amaramente la donna.
«Io non la vederei esattamente così», se la prende il vecchio amico. «Io non ho mai cercato di trarre vantaggio dalla mia amicizia con Lucius. Semmai è sempre stato il contrario. Ora, se vuoi scusarmi…», la congeda, duro.
«Spero che Blaise non abbia ereditato il tuo carattere, o quanto sono veri i Quattro Fondatori, se mia figlia dovesse soffrire a causa vostra, ti assicuro che farò di tutto per far annullare quel matrimonio!» Si indigna la donna.
«E adesso cosa c’entrano i ragazzi?» Aonas è perplesso: una simile bassezza se la sarebbe aspettata da Lucius, non dalla pacata Narcissa. A quanto pare è vero quell’adagio babbano secondo cui chi va con lo zoppo impara a zoppicare.
«Oh, avanti, Aonas: smettila di comportarti come un ingenuo con me. Ti conosco bene e so perfettamente che non lo sei. L’arresto di Lucius si è ripercosso anche su Hermione», cerca di convincerlo ancora.
«L’ultima volta che li ho visti, Hermione non mi è sembrata particolarmente sofferente della situazione, e Blaise ti posso assicurare che non farebbe mai nulla che le potrebbe arrecare dolore», la tranquillizza.
«Per quello basti già tu! E se l’hai trovata per così dire “serena” è perché ancora non era a conoscenza dell’arresto di suo padre. Merlino! I Medimaghi si sono raccomandati di non arrecarle alcun tipo di stress e invece tu che fai? Ti rifiuti di aiutare suo padre! Ti ricordo che i bambini che porta in grembo non sono solo eredi dei Malfoy e degli Zabini, ma anche degli Annwyn!», sbotta lei.
«Sono sicuro che Blaise ha fatto di tutto per farle digerire quella notizia. Inoltre, avendo avuto modo di conoscerla bene in questi mesi, so che apprezzerebbe di più la mia decisione di mantenermi neutrale, piuttosto della tua iniziativa volta a comprare un membro del Wizengamot». Lord Annwyn attacca duramente Narcissa, la quale, oltraggiata per il trattamento ricevuto da quello che credeva un amico, si alza impettita ed esce dalla stanza. Ha già la mano sulla maniglia, quando la voce dell’uomo la richiama: «Se fossi in te, andrei subito al Manor, senza alcuna deviazione, e alzerei tutte le barriere possibili e immaginabili: Lucius è sicuro ad Azkaban, così come lo sono i ragazzi a Hogwarts, mentre tu, fuori del Manor sei un boccone troppo ghiotto per Lestrange». Aons spera che quelle parole, dette in modo sibillino, facciano capire alla donna per qule reale motivo non può pilotare la sentenza del Wizengamot. Anzi, a dire il vero, con l’aiuto del Ministro Shaklebolt si sta adoperando per ritardare quanto più possibile l’udienza. Prima devono scoprire dove si nascondono Lestrange e i suoi complici, e arrestarlo. Come se non bastasse, cìè anche il nodo di Sigmund Harvey, Capo Auror.




 
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E siamo dunque giunti alla fine di questa fic: il prossimo capitolo sarà, molto probabilmente, l'ultimo. Un ringraziamento speciale va, come sempre a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro. Ringrazio, inoltre, tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite/preferite/ricordate e che lasciano un segno del loro passaggio, ma anche chi legge in silenzio.
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Capitolo 39
*** Epilogo ***





Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.





 

Epilogo


        «Ciao, Draco. Posso?» La voce dolce di Luna risuona come una frustata alle orecchie di Draco.
«Ci sono altri tavoli vuoti», le risponde, senza distogliere lo sguardo dal bicchiere di Firewhiskey.
«Grazie! Sai, io e Neville ci siamo lasciati», cinguetta la ragazza, mentre si accomoda di fronte al biondo, il quale si lascia sfuggire una smorfia. Nondimeno, le controbatte: «Sempre detto che è un idiota», senza, tuttavia, mai alzare il volto verso di lei.
«Neville non è un idiota», lo contraddice, la voce improvvisamente più dura.
«Se ti ha lasciato…»
«Non ho detto che mi ha lasciato, ho detto che ci siamo lasciati. Eravamo troppo amici perché tra noi potesse funzionare e saremmo potuti diventare facili prede dei Gorgosprizzi-».
«Senza offesa, Lovegood, che cosa vuoi da me?» La interrompe, brusco. Tutto quello di cui lui ha bisogno ora è silenzio e Firewhiskey, non una pazza visionaria che non fa altro che ciarlare di cose insulse.
«Stai sbagliando metodo», gli notare, indicando il bicchiere che il ragazzo sta rigirando nelle sue mani, mentre una mezza dozzina di suoi simili fa bella mostra di sé sul tavolo.
«Prego?» Finalmente, Draco si è deciso ad alzare gli occhi sulla ragazza, rivolgendole uno sguardo interrogativo.
«Quello», gli spiega. «Il Firewhiskey non elimina i Gorgosprizzi».
«Non sono io quello che si è lasciato con Paciok».
«Lo so perfettamente che non sei stato tu la causa della rottura tra noi: Neville non mi avrebbe mai tradito con te. Sai, nonostante tu sia il fratello di Hermione, e loro due siano grandi amici, temo non ti abbia ancora perdonato tutti gli scherzi che gli hai fatto negli anni passati».
«La cosa non mi tocca assolutamente», Draco alza le spalle, mostrando totale disinteresse per la rivelazione.
«E allora perché cerchi di uccidere i Gorgosprizzi con quello?» Gli chiede candidamente.
«Senti, Lovegood, non so cosa siano i Gorgo-cosa e sinceramente non mi interessa saperlo, ma, come vedi, sono molto occupato. Quindi, se non ti dispiace…», la congeda.
«Ecco qua la tua Burrobirra, cara». Madama Rosmerta appoggia il bicchiere con la bevanda sul tavolo e si appresta a liberarlo di quelli vuoti lasciati dal ragazzo, riservandogli un’occhiata di rimprovero.
«Si può sapere, Lovegood, che cosa vuoi da me?» Draco sbuffa sonoramente, rendendosi conto che la ragazza non ha la minima intenzione di lasciarlo in pace. «Come vedi, sono molto occupato».
«Sì, ma stai sbagliando metodo. Il Firewiskey non ti aiuterà a liberarti dei Gorgosprizzi che si sono annidati nel tuo cervello», gli notare, imperterrita.
«e sentiamo: quale metedo gli ucciderebbe? Sempre che esistano, cosa di cui dubito fortemente».
«Parlare con gli amici delle allucinazioni che ti provocano».
«Primo: non ho alcun tipo di allucinazione. Secondo: da quando tu saresti mia amica?»
«Vuoi dire che non è per colpa di Astoria che ti stai ubriacando? E per rispondere alla tua seconda domanda, c’è sempre un inizio», risponde, calma.
«Sei strana, sai?» Ghigna il biondo.
«Me lo dicono in tanti…»
«Comunque, non è per colpa di Astoria che sto bevendo. Lei è morta, ricordi? Semmai la colpa è mia», confessa, alla fine.
«Quindi è colpa di Astoria», conviene lei.
«Ci senti quando la gente ti parla, Lovegood?» La aggredisce. «Astoria è morta. Morta! Capisci? E io… io…», non riesce a continuare la frase, scosso dai singhiozzi. Suo padre gli hainsegnato a non mostrarsi mai debole, ma Lucius adesso non c’è. È rinchiuso in una cella di Azkaban in attesa del processo. Processo che si celebrerà di lì a poche ore, ma al quale lui non ha alcuna intenzione di assistere. Il perché, non lo sa neanche lui. Inoltre, lui è un Malfoy. Ai Malfoy non interessa assolutamente nulla di quello che possono pensare gli altri: quindi, perché preoccuparsi di mostrarsi debole?
«Tu non le hai mai detto che l’ami perché il tuo cuore apparteneva già a un’altra persona. È per questo che ti senti in colpa?» Domanda.
«Cosa? Chi?» Farfuglia lui, confuso che la ragazza abbia fatto centro. Possibile che si sia accorta dei suoi sentimenti? Va bene che è una Corvonero, ma è più giovane di loro e poi ha sempre avuto l’aria svagata di chi vive in un mondo tutto suo, senza preoccuparsi di quello che gli capita intorno.
«Hermione. È lei la persona che hai sempre amato. Solo che, a causa degli insegnamenti di tuo padre, l’hai sempre trattata con disprezzo. E ora lei è sposata col tuo migliore amico e tra poco saranno genitori. A proposito, hanno già decisoi nomi?»
Quest’ultima domanda fa scoppiare Draco in una risata: è passata da un’intuizione che molti l’avrebbero caricata di disapprovazione, ma non lei, a una domanda come se stesse chiedendo del tempo.
«È una cosa buffa dare dei nomi a dei bambini?» Chiede, ingenuamente.
«Sei incredibile, sai? Prima te ne esci con la storia che sto così perché invece di disperarmi per la morte di Astoria mi rattristo perché non mi sono mai fatto avanti con mia sorella e, di conseguenza, sono pieno di sensi di colpa nei confronti della mia fidanzata morta e poi te ne esci con la storia dei nomi dei baby Zabini», le spiega.
«E questo ti fa ridere?» Si informa la ragazza, sorseggiando la bibita.
«Beh, sì», ammette.
«Allora quello che hai tra le mani non ti serve più».
«Temo di non capire», le riserva un’occhiata interrogativa. In realtà, ha capito benissimo dove la bionda vuole andare a parare, solo che non ha alcuna intenzione di smettere. Anche se con riluttanza, deve ammettere che parlare con quella svampita gli sta facendo bene, ma una volta che lei si sarà alzata dal tavolo e uscirà dal locale, tornerà a essere solo. Solo il Firewhiskey gli farà compagnia.
«Il bicchiere. Non ti serve più. I Gorgosprizzi se ne sono andati e tu non mi hai ancora detto come si chiameranno i tuoi nipoti».
«Non te l’ha detto Hermione? Credevo foste amiche».
«Non ho avuto modo di vedere Hermione, ultimamente. Sai, i MAGO, il processo e la gravidanza, la impegnano molto».
«Non capisco perché Lord Annwyn non abbia impedito ai suoi pari di chiamare mia sorella a testimoniare a tutti e tre i processi: la gravidanza le sta dando non pochi problemi e quello non capisce che porta in grembo anche gli eredi della casata Annwyn?» Sbotta Draco. «Se dovesse sucederle qualcosa a cuasa dello stress…»
«Se sei così preoccupato per lei, perché non la raggiungi al Ministero? Sono sicura che la tua presenza la tranquillizzerebbe. Vi ho osservato in questi mesi e ho notato che traete energia l’uno dall’altra», gli suggerisce Luna.
«Non so di cosa tu stia parlando». Energia? Che diavolo sta blaterando? Non bastavano i Gorgo-cosa?
«Su, dai. Alzati. Andiamo», lo incita.
«Lovegood, io non prendo ordini da una come te. E poi, andare dove?»
«Ma che domande: al Ministero. Dove, se no? E ti accompagno io perché, ubriaco come sei, rischieresti di spezzarti. Dai, su forza», lo aiuta ad alzarsi dalla sedia e lo accompagna al camino del locale, da dove, dopo aver chiesto il permesso di utilizzarlo a Madama Rosmerta, si materializzano via Metropolvere nell’atrio del Ministero.

 
§ § § § § § § § § §
 
«Draco! Finalmente sei arrivato». Narcissa gli va incontro,non appena lo vede arrivare davanti all’Aula dove si terranno i processi contro Lucius, Harvey e Lestrange. A quello contro il Medimago loro non assisteranno.
«Madre…», la saluta il ragazzo, che rivolge uno sguardo di fuoco alla sorella: «Hermione, non c’era alcun bisogno che mandavi i tuoi galoppini. Se avessi voluto assistere a questa farsa, sarei venuto da solo».
«Draco…», lo richiama Blaise, ponendosi a fianco della moglie, più pallida del solito.
«Scusatelo», interviene Luna, «abbiamo parlato un po’, ma i Gorgosprizzi che gli hanno invaso il cervello sono molti e non sono stati eliminati tutti. Temo che ci vorrà ancora un po’ di tempo».
«Non ti preoccupare, Luna, conosco mio fratello e so che i suoi, ehm… gorgosprizzi non lo lasceranno tanto presto: credo che siano diventati amici intimi», cerca di scherzare Hermione, nonostante sia da parecchie ore che i gemelli le stiano dando più fastidio del solito, mentre Narcissa e Blaise guardano interrogativi la ragazza: Gorgosprizzi? E che cosa sono? Non si tratterà mica di una malattia grave, per caso? Quella Lovegood ha parlato del cervello…
«Oh, guarda che c’è qui. L’allegra famiglia dei Traditori del proprio sangue. E tu», Dorion Greengrass sopraggiunge all’improvviso, interrompendo le elucubrazioni di Narcissa e rivolgendosi con astio verso Draco, «tu, sei doppiamente Traditore. Non solo ti sei rifiutato di uccidere Silente, tradendo così la nostra causa, ma addirittura osi tradire la memoria di mia figlia con quell’insulsa», indica Luna.
«Signor Greengrass, adesso sta esagerando. Mio figlio non è un assassino e lei dovrebbe moderare i termini qui dentro, visto che anche lei ha tradito la causa di quell’essere, quando ha giurato in quell’Aula che si è aggregato ai Mangiamorte perché minacciato. Inoltre, i miei figli sono compagni di scuola con la signorina Lovegood, e noon vedo per quale motivo la ragazza non dovrebbe trovarsi qui», ribatte piccata Narcissa. «Forza, ragazzi, entriamo. Tra poco comincerà l’udienza contro Lucius», termina il discorso, sospingendo i quattro ragazzi nell’Aula.

 
§ § § § § § § § § §
 
«Processo numero 368: Ministero della Magia contro Lucius Abraxas Malfoy, accusato di aver tenuto nascosto alle Autorità un manufatto intriso di Magia Oscura», esordisce il Cancelliere del Tribunale.
«Come si dichiara l’imputato?»
«Innocente, signori Membri del Wizengamot», risponde l’avvocato difensore.
«L’accusa è d’accordo?»
«Signor Ministro, signori Membri, questo è il pugnale trafugato la notte del 28 novembre 1998 da Malfoy Manor». L’avvocato dell’Accusa porge al Cancelliere l’oggetto in questione.
«Se è nelle mani dell’avvocato accusatore, com’è possibile che sia stato trafugato da una residenza privata?» Lo schernisce l’avvocato di Lucius.
«È stato ritrovato accanto al corpo della giovane Astoria Greengrass,  anche lei, come le due precedenti vittime, priva di lingua. Inoltre, come si può notare, sull’impugnatura è stato cesellato lo stemma dei Malfoy. Come se non bastasse, l’imputato Lucius Abraxas Malfoy l’ha riconosciuto come proprio. In più, a un ulteriore esame dei Spezzatori d’Incantesimi del Ministero, è risultato ancora intriso di Magia Oscura. Ora, io mi chiedo, come mai, all’epoca dell’ultimo processo che ha visto il qui presente imputato Lucius Abraxas Malfoy, incriminato come Mangiamorte, non ha consegnato di sua spontanea volontà questo manufatto, dimostrando così di essersi lasciato definitivamente alle spalle il suo passato da Mangiamorte?»
«Lord Malfoy, è pregato di rispondere alla domanda».
«Oh, il collega avvocato ha fatto una domanda? A me è sembrata piuttosto una riflessione a voce alta», interviene, sarcastico, il difensore di Lucius, suscitando una leggera ilarità sia tra alcuni membri del Wizengamot che tra la folla di curiosi e giornalisti.
«Magiavvocato Wellington, non faccia lo spiritoso», lo richiama il Ministro della Magia, nelle vesti di Presidente del Wizengamot.
«Chiedo perdono se ho offeso il Wizengamot, ma chiedo al mio collega di riformulare correttamente la domanda, se ne ha posta una», controbatte questi.
«Bene. Sarò più chiaro, allora: Lord Malfoy, perché l’anno scorso, quando ne ha avuta la possibilità, non ha consegnato questo manufatto agli Auror? Aveva qualcosa da nascondere? O forse immaginava che le sarebbe potuto servire ancora? Magari prestarlo a suo cognato nel momento del bisogno?»
«Obiezione: queste sono quattro domande non una», confuta Wellington.
«Obiezione respinta. Lord Malfoy, è pregato di rispondere a tutte e quattro le domande», replica Kingsley.
«Non l’ho consegnato personalmente perché credevo fosse stato confiscato dagli Auror preposti alla perquisizione del Manor. Inoltre-», comincia a parlare Lucius, i capelli unti, lasciati sciolti sulla schiena, la barba incolta.
«Un momento, Lord Malfoy: quando questo pugnale è stato ritrovato accanto al cadavere della signorina Greengrass e lei, quando l’ha riconosciuto, ha anche ammesso che si trovava in una cassaforte. Sia messo a verbale che Lord Malfoy, imputato nel processo 368, ha mentito deliberatamente al Wizengamot», lo interrompe prontamente il suo accusatore. «A questo punto, credo sia inutile sentire le risposte alle altre domande: che sicurezza avremo che lei non menta un’altra volta?» Lo sfida.
«Potete farmi bere del Veritaserum, o usare la Legilimanzia, come ha fatto quell’inviato del Ministero con mia figlia lo scorso dicembre», ribatte seccato Lucius, sollevando il caso di Harvey.
«Vorrebbe forse far credere al Wizengamot che lei, abile pozionista, non ha sviluppato un antidoto alla pozione? O che non sia un ottimo occlumante?» Lo provoca ancora Wellington.
«Sono un Malfoy, e i Malfoy sono Legilimens naturali, non Occlumanti», si difende Lucius.
«Oh, certo, e in quanto Legilimens naturale non ha mai affinato l’Occlumanzia? Ma per favore: pensa che siamo degli idioti?» Lo accusa.
«Io non ho mai pensato nulla del genere», mente.
«Signor Ministro, signori membri del Wizengamot, l’Accusa non ha più domande per l’imputato, ma chiede di poter ascoltare la figlia, la signora Hermione Narcissa Malfoy in Zabini», lancia il suo asso nella manica.
«Obiezione: la signora è un testimone della difesa», interviene il Magiavvocato di Lucius.
Dopo aver dato un’occhiata ai documenti in suo possesso, Kingsley prende la parola: «Magiprocuratore Wellington, il suo collega ha ragione, pertanto se non ha più domande per l’imputato o testimoni da presentare alla Corte, direi che la Difesa può esporre le sue teorie».
«Nessuna domanda e nessun testimone, per il momento. Mi riservo il diritto, però, di controinterrogare i testimoni presentati dalla Difesa e magari richiamare Lord Malfoy», torna a sedersi.
«Bene, Magiavvocato Gregory, vuole presentare i suoi testimoni o vuole procedere con il controinterrogatorio del suo imputato?»
«Non ho domande per il mio assistito, signor Ministro, ma vorrei chiamare Narcissa Black in Malfoy a testimoniare», esordisce l’avvocato difensore.
Narcissa si alza senza mostrare alcuna emozione, e si dirige al banco dei testimoni.

 
§ § § § § § § § § §
 
«Hermione, tesoro, tutto bene?» Appena sua madre si è alzata per rendere la sua testimonianza, Hermione si lascia sfuggire l’ennesima smorfia, che non passa inosservatava Blaise.
«Si, sto bene. È solo chemi sembra un’eternità che non dormo una notte intera. Inoltre, oggi sembra che i bambini si stiano divertendo a spese della mia schiena», prova a raddrizzarsi per dare un po’ di sollievo alla schiena, ma un’altra improvvisa fitta la lascia senza fiato.
«No, non stai affatto bene. Ti porto al San Mungo. Draco-», Blaise si sporge per parlare col cognato, ma la moglie lo anticipa: «No,non ce n’è bisogno, sto bene, sul serio. E poi, tra poco, toccherà a me testimoniare».
«Che cosa sta sucedendo?» Interviene Draco.
Blaise è lesto a rispondere: «Tua sorella non sta bene: vorrei portarla al San Mungo per dei controlli, ma è stata indicata come testimone. Ci pensi tu a informare il magidifensore?»
Draco aggrotta l fronte, preoccupato: «Naturalmente, ma voglio essere tenuto al corrente».
Appena fuori dall’Aula, Hermioe viene colta da un’altra stilettata, mentre qualcosa bagna il pavimento.
L’Auror di guardia interviene subito: «C’è qualche problema?»
«Mia moglie è incinta e non sta molto bene», spiega Blaise.
«Più che non stare bne, a me sembra che abbia già cominciato il travaglio, tanto più che le si sono rotte anche le acque. Quando è successo a mia moglie, il parto è stato solo questione di tempo».
«NO. Blaise, è troppo presto. Sono troppo piccoli», pigola Hermione.
«Sono? Oh, auguri, allora», continua come se nulla fosse l’Auror.
«Senta, la ringraziamo per gli auguri, ma come ha capito, avremmo una certa fretta di smaterializzarci», taglia corto Blaise, col tono di chi non ha la benché minima intenzione di fare conversazione.
«Certo, mi scusi. Purtroppo, dovete raggiungere i Camini nell’atrio».
«Coraggio, Hermione: sono sicuro che si tratta di un falso allarme», cerca di tranquillizzarla Blaise.
«Non mi sono mai vergognata tanto. È come se fossi diventata un rubinetto rotto. Per fortuna, quell’Auror credeva che mi si fossero rotte le acque. Ma è impossibile, vero Blaise? In fondo sono appena entrata nel settimo m… Ah!» L’ennesima contrazione le strappa un lamento.
«Resisti, Hermione, tra poco saremo nell’atrio e da lì ci smaterializzeremo al San Mungo», tenta di infonderle un po’ di serenità, ma lui stesso è preoccupato: sette mesi di gestazione sono effettivamente troppo pochi per tre gemelli.
Intanto, nell’Aula, Luna cerca di tranquillizzare Draco: «Sono sicura che non è niente di grave. Magari solo un po’ di stanchezza…»
«Come?» Perso nel suo mondo, Draco si è accorto solo vagamente che la ragazza accanto a lui ha parlato.
«Hermione. Sono sicura che non è nulla di grave, magari solo un po’ di stanchezza», ripete.
«Sono usciti senza scorta», si preoccupa Draco.
«Non ne hanno bisogno. Lestrange e i suoi complici sono ad Azkaban», lo rassicura.
«E se ci fossero altri complici?»
«Li avrebbero arrestati, come hanno fatto con Harvey e quel Guaritore radiato. E poi c’è Blaise, con lei. Non le accadrà nulla, tranquillo».
«Se lo dici tu», afferma poco convinto Draco.
«Signori Zabini: da questa parte, per favore».
«Signori Zabini, i processi sono già terminati?»
«Signori Zabini…»
Assiepati nell’atrio del Ministero, come avvoltoi in attesa della sventurata vittima, i Magigiornalisti circondano i coniugi Zabini, decisi a strappare ai due ragazzi qualche succulenta anticipazione dei processi che si stanno svolgendo qualche piano più sotto.
«Signori, scusate, ma non abbiamo nulla da dire: i processi sono ancora in corso. Adesso, se volete scusarci…» Blaise fatica uhn poco a farsi largo in quella calca, mentre Hermione si regge con le mani il ventre dolorante.
«Signori Zabini, potete almeno dirci il sesso del bambino? Non crede che sia un diritto dei nostri lettori conoscerlo?» Chiede una reporter del settimanale di gossip “Strega oggi”, ignorando il fatto che si tratta di una gravidanza plurigemellare.
Anche altri reporter seguono il suo esempio, lasciando cadere l’argomento “processi” e addentrandosi nel territorio “strega incinta-prossima al parto”: «Signora Zabini, a aundo il lieto evento?» Chiede uno, mentre un altro: «Signor Zabini, è emozionato all’idea di diventare padre alla sua età? E se sua moglie dovesse partorire una femmina, come reagirà?»
«Adesso basta. Le vostre domande non meritano alcuna risposta!» Si scoccia Blaise.
Prima di riuscire a raggiungere il Camino più vicino, però, un’altra contrazione scuote Hermione.
Rita Skeeter se ne accorge: «Signora Zabini, ha già cominciato il travaglio? Eppure sono passati solo sette mesi dal vostro matrimonio: vi siete sposati così in fretta perché lei all’epoca era già incinta di due mesi? E come avrebbe fatto il bambino a sopravvivere alla malattia provocatale dal complice di Lestrange?»
«Se riflette, si risponderà da sola», si inalbera Blaise.
E senza aggiungere altro, i due ragazzi spariscono tra le fiamme verdi.

 
§ § § § § § § § § §
 
«Signor Ministro, signori Membri del Wizengamot, dl momento che manca un testimone della Difesa, chiedo che il processo a Lord Malfoy venga aggiornato a data da destinarsi»: così l’avvocato di Lucius.
«Mi oppongo: se si dovesse accogliere la richiesta del Magidifensore, la stessa legge dovrà essere applicata anche per Harvey, Lestrange e Guadalupe, dal momento che non credo il malore della signora Zabini sia risolvibile in poche ore. Per questo motivo, cyhiedo a voi, signor Ministro e signori Membri del Wizengamot, di considerare valide anche in queste sedi le testimonianze rese a suo tempo dalla signora Zabini», interviene Wellington.
Dopo pochi minuti di consuoltazione con i vari membri del Wizengamot, Kingsley prende la parola: «La richiesta della Difesa è respinta, ritenendo noi valida l’obiezione sollevata dall’Accusa. Pertanto, alla luce delle testimonianze e dei fatti rilevati in questo processo e durante le indagini, Lord Malfoy è condannato ad anni cinque al carcere di Azkaban, commutati in anni tre per la collaborazione resa al Ministero per la cattura di Lestrange e dei suoi complici. Tuttavia, per quanto riguarda gli altri processi, la richiesta del Magiprocuratore Wellington verrà valutata caso per caso. La corte si aggiorna».
Mentre Lucius viene condotto via dagli Auror, Narcissa si rivolge a Draco: «Che cosa significa che Hermione si è sentita male?»
E ora che cosa le risponde per non farla preoccupare, vista già l’afflizione per il destino di Lucius? Conoscendola, è capace di smaterializzarsi seduta stante al San Mungo, mentre la loro testimonianza è richiesta anche per i processi di Lestrange e Harvey: Hermione è un’assente giustificata, ma loro?
A toglierlo d’impiccio è Luna: «Oh, nulla di grave, solo che Blaise si è accorto che c’erano troppi Gorgosprizzi qui dentro e aveva paura che potessero danneggiare Hermione, così ha ritenuto opp-».
Immaginando come la ragazza potrebbe finire la frase, Draco la interrompe subito: «Luna, non credo che a mia madre interessino i cosi come li hai chiamati tu».
«Draco, ti ho insegnato a essere più educato. Mi scu so per lui, signorina…», Narcissa guarda interrogativa la ragazza che si è presentata lì con Draco: è certa di averla già vista, ma non si ricorda dove né quando.
«Luna Lovegood e sono un’amica di Hermione e Draco», si presenta.
«Mi perdoni, signorina Lovegood, ma non mi sembra di averla mai vista prima d’ora», esordisce Narcissa.
«Sono stata ospite delle segrete del Manor durante la guerra. Inoltre ero un’invitata alla festa di compleanno di Hermione, così come anche al suo fidanzamento e al suo matrimonio».
«Naturalmente», conviene compita Narcissa.
«Processo numero 369: Ministero della Magia contro Sigmund Harvey»: la voce del cancelliere interrompe il dialogo tra Narcissa e Luna, con grande sollievo di Draco.

 
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«Signori Zabini, capisco la vostra giovane età e quindi la vostra inesperienza, ma cercate di comprendere: non si è mai visto un uomo assistere a un parto».
«Non mi sembra che lei appartenga al genere femminile», Blaise risponde piccato al Medimago che sta tentando di farlo rimanere fuori dalla Sala parto.
«È il mio lavoro aiutare le donne a partorire, mentre lei sarebbe soltanto d’intralcio», obietta il Medimago.
«Blaise, ti prego, non voglio entrare lì dentro da sola», implora Hermione. Non capisce perché facciano tante storie: tra i Babbani è prassi comune che i mariti assistano alla nascita dei loro  figli. E le doglie non l’aiutano certo a essere ragionevole.
«Sentito? Io non lascio mia moglie da sola», s’impunta il moro. «E adesso si sbrighi a far nascere i miei figli, se non vuole una denuncia per negligenza».
«Solo perché siete ricchi pensate di poter ottenere tutto quello che volete? A ogni modo, ogni parto ha i suoi tempi: alcuni durano anche più di dieci ore», lo riprende il Guaritore, spaventando Hermione: «Blaise…»
«Tranquilla, amore, non ti lascio», la rincuora, mentre si rivolge quasi ringhiando al Maginecologo: «Primo: non si azzardi più a spaventare in questo modo mia moglie. Secondo: non si tratta di fare i capricci, ma la mia consorte è cresciuta tra i Babbani e tra loro è normale che un marito assista al parta».
«Qui, però, siamo nel Mondo magico, non in quello babbano», lo contraddice il Medimago.
«Ah!» Una contrazione di Hermione interrompe il litigio tra i due uomini.
«Adesso basta. Lei faccia quello che vuole, ma io entro con mia moglie»
Sbuffando, il Maginecologo lo fa entrare, convinto che, al primo urlo disumano della moglie, scapperà a gambe levate.
«Coraggio, Hermione: respira come abbiamo provato tante volte». Appena Hermione viene adagiata sul lettino, Blaise tenta di fare la sua parte.
«Non dirmi cosa devo fare», gli risponde in malo modo Hermione, «o preferisci partorirli tu, i pupi?»
«Ma Hermione! Sei stata tu a chiedermi di restare ad aiutarti. Desideri che esca?» Chiede un po’ deluso Blaise. Quando Hermione si era procurata un video che mostrava le varie fasi del parte – essendo per lei impossibile frequentare un corso di preparazione al parto – per poco non era svenuto e quando, dopo averlo visto, gli aveva fatto quella proposta, gli era sembrata una bizzarria, ma, contemporaneamente, si era sentito felice del fatto di non essere stato estromesso da quel momento tanto speciale, ma se lei adesso ha cambiato idea, lui si accontenterebbe di vederli già nelle rispettive Magibolle.
Il ghigno del Medimago sembra voler dire: “come volevasi dimostrare”.
«No, resta, ti prego», mormora Hwermione, trattenendo il marito, sul cui volto si allarga il sorriso. «È che fa male. Merlino, non credevo facesse così male».
«Perdonami, Hermione. Giuro che la prossima volta starò più attento e non mi dimenticherò l’Incantesimo contraccettivo», si dispiace Blaise: vedere la propria compagna stare male e non poter fare nulla se non incitarla, non è facile, soprattutto per lui che si era ripromesso di non farla mai soffrire. Sa che questo è un dolore  necessario, ma si chiede se per caso non sia possibile alleggerirlo almeno di un poco.
Si accorge di aver espresso questo pensiero a voce alta quando il Medimago lo redarguisce: «Se le somministrassimo una pozione contro il dolore, sua moglie non sarebbe più incentivata a spingere e i bambini morirebbero. È questo che volete?»
«È troppo presto. Sono troppo piccoli», si lamenta Hermione.
«Mi sa che nessuno l’ha detto a loro», scherza il Maginecologo. All’inizio gli erano sembrati dei ricchi capricciosi, ma si è dovuto ricredere, vedendo come la paziente sta affrontando il suo primo parto, plurigemellare per giunta, senza urlare come fanno di solito le donne in quel frangente, ma traendo semplicemente la propria forza dalla presenza del marito. Forse quell’eccezione alla regola non è stata una brutta idea e, anzi, si potrebbe replicare.
«Già, dei perfetti Serpeverde», gongola Blaise.
«Scordatelo. Intendo crescerli come dei Grif- Ah!» La contrazione, questa volta è talmente forte che non riesce a trattenere un urlo.
«Hem… non credo che loro siano d’accordo con te», cerca di distrarla Blaise.
«Coraggio, bella signora. Direi che ci siamo. Alla prossima contrazione spinga, mentre tra l’una e l’altra respiri con l’aiuto di suo marito», le ordina il Medimago.
Dopo parecchie ore, Phoenix Blaise, Nimue Hermione e Mimosa Ipazia Zabini salutano il mondo e i genitori, proprio mentre il Wizengamot condanna all’ergastolo Rodolphus Lestrange e Guadalupe e a trent’anni Harvey, per complicità e occultamento di prove e depistaggio delle indagini.
Alla fine delle udienze, grazie all’intervento di Harry che li fa scortare fino ai Camini nell’atrio, Narcissa raggiunge il San Mungo, accompagnata da Draco e Luna.
Mentre osservano rapiti quel miracolo della natura – così piccoli e già così tenacemente attaccati alla vita – le mani di Draco e Luna si cercano.



 

THE END (?)




















 
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N.d.A.: E così siamo giunti alla fine di questa fic. La mia prima long. Terminata. Anche se dopo un mese da quando ho postato il penultimo capitolo. Vi chiedo immensamente scusa per questo immane ritardo, ma ho avuto una serie di problemi che mi hanno tenuto lontano dalla scrittura: riuscivo a malapena a leggere le fic degli altri e a lasciare qualche recensione (che tra l'altro ne ho pure di arretrate...).
Un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro, e anche per non avermi mai fatto mancare il loro appoggio, come anche a Tessrel e tutti coloro che 
hanno inserito la storia - la prima nel fandom di Harry Potter - fra le preferite/ricordate/seguite sin dal primo capitolo e hanno speso un po' del loro tempo a laciarmi un commento, così come ringrazio anche chi ha letto in silenzio.
Per  chi è interessato, questa è la mia pagina Fb: https://www.facebook.com/TheMiraesDream

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