I miei, strani, sogni

di DjalyKiss94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Senza ricordi e senza via d'uscita ***
Capitolo 2: *** Sangue sulle mie mani ***
Capitolo 3: *** Lotta contro il T-Rex ***
Capitolo 4: *** Ma... in che secolo ci troviamo? ***



Capitolo 1
*** Senza ricordi e senza via d'uscita ***


Era tutto bianco intorno a me… vivevo come in una specie di oblio, un sogno sfumato ma controllato costantemente dalle varie infermiere che, attente, giravano per l’ospedale… 
Non ero sola però: altri ragazzi e ragazze erano vittime di questa prigione, guidati da fili invisibili come marionette… Non ricordavamo nulla del nostro passato e le giornate trascorrevano come se il tempo si fosse fermato. Ad ogni minimo sospetto la direttrice, una signora anziana dallo sguardo di ghiaccio e i capelli bianchi come la neve, compariva chissà come dal soffitto e prendeva provvedimenti cancellando la nostra memoria.
Dopo vari giorni di monotonia, arrivò in ospedale un nuovo ragazzo: bellissimo, capelli biondi, quasi bianchi, lunghi che, ribelli, incorniciavano il suo viso pallido come una nuvola e occhi di un azzurro intenso… sembrava una divinità scesa sulla terra! Aveva un’espressione smarrita come se non avesse il senso della realtà… gli avevano cancellato la memoria come a tutti noi.
Spinta dalle infermiere, mi avvicinai per fare amicizia e appena incrociai il suo sguardo capii che niente sarebbe stato come prima… anche gli occhi del ragazzo cambiarono: stava ricordando! Flashback della mia vita mi ritornarono in mente prepotenti, chiari e vividi… erano assordanti come se da troppo tempo fossero stati chiusi una piccola scatola di ferro! Anche gli altri pochi ragazzi che si erano avvicinati al nuovo arrivato avevano recuperato la memoria. Ci guardammo furtivamente e pensammo tutti la stessa cosa: non dovevamo dare segni di cambiamento, anche solo un gesto e avremmo perso di nuovo la nostra identità! 
Io, il nuovo arrivato e gli altri ragazzi ci ritirammo nella mia stanza per parlare. Eravamo tutti d’accordo che dovevamo trovare un modo per liberare i nostri amici da questa specie di limbo e successivamente scappare, ma nonostante le varie idee proposte ci rendemmo conto che era un’impresa impossibile: eravamo costantemente sorvegliati e ascoltati… un piccolo cenno e anche l’ultima speranza di riabbracciare le nostre famiglie sarebbe svanita! 
Finita la riunione ognuno tornò nella propria stanza per dormire. Io mi sdraiai nel letto tentando di prendere sonno ma non riuscivo a pensare ad altro che al ragazzo biondo… eh si mi ero innamorata di una persona che conoscevo da poche ore e di cui non sapevo nemmeno il nome ( e mai l’ho saputo!)… poco dopo divenne tutto nero. 
Poi mi ritrovai in piedi girando per il primo piano dell’ospedale e guardandomi intorno mi accorsi che la situazione era diventata insostenibile: non potevo più sopportare di vedere tutte queste persone che camminavano come se fossero degli zombie, senza nessuna identità e capacità di reagire. Incrociai il ragazzo biondo e insieme, senza dire una parola, ci dirigemmo verso le scale che portavano al secondo piano. 
Ebbi un brutto presentimento ma non dissi nulla. Il nuovo arrivato si voltò verso di me capendo che c’era qualcosa che non va e mi abbracciò. Quando ci separammo i nostri sguardi si incrociarono. 
A quel punto si sentì un boato e il pavimento sotto i nostri piedi tremò: le scale sopra la nostra testa si deformarono aprendosi lasciando spazio ad una larghissima scrivania bianca con dietro una signora anziana seduta in una raffinatissima e alta poltrona anch’essa bianca. 
“Oh no la direttrice! È la fine!” pensai mentre il panico si insediava dentro di me. < Salve miei cari !> disse la donna con una voce tutt’altro che dolce < Mi spiace ma vostri piani sono stati scoperti. Pensavate di riuscire a scappare di qui senza che io lo sapessi? Siete solo dei patetici ingenui! Io vedo e sento tutto, anche una mosca che vola! I vostri cari amici sono già stati sistemati… > disse sorridendo mentre i suoi occhi si illuminavano folli. 
< Cosa gli avete fatto maledetta? > chiesi rabbiosa e mentre cercai di avvicinarmi due mani forti si strinsero nelle mie braccia strattonandomi. 
urlò il ragazzo cercando di venire in mio soccorso ma anche lui fu bloccato. 
< Oh state tranquilli. Non vi faremo niente di male. Tornerà tutto come prima > Sorrise beffarda disse perdendo il suo buonumore e scomparendo nel nulla in una luce abbagliante. < No no! Lasciatemi andare! > dissi mentre mi trascinavano via. Sentivo il braccio sotto il mento che mi strozzava in una morsa. < Serena!> urlò il biondino dimenandosi mentre veniva portato via dalla parte opposta alla mia. 
Era la fine… avrei dimenticato tutto… i miei ricordi, la mia famiglia ma soprattutto l’amore che provavo per quel ragazzo. Dovevo dirglielo, anche se lui non mi amava ma doveva sapere quello che provavo. 
< Io… io ti amo! > urlai con tutto il fiato che avevo dentro. Ecco lo avevo detto… anche se me ne stavo già pentendo, ora lo sapeva, anche se tra pochi minuti glielo avrebbero cancellato dalla memoria. 
Mentre mi voltavo per non far vedere che stavo piangendo e per cercare di provare un po’ di sollievo da quella stretta nel collo sentii < Ti amo anche io!>. 
Tutto si fermò. Mi voltai verso di lui incredula. Mi amava. 
Dovevo andare verso di lui a tutti i costi. Una forza incontrollabile crebbe dentro di me. Con la mano sinistra presi il braccio attorno al mio collo e conficcandovi le unghie lo tolsi liberandomi da quella stretta soffocante. 
Corsi verso di lui che incredulo mi guardava, gli presi il viso e lo baciai incurante degli infermieri, del fatto che comunque avemmo dimenticato tutto… Per pochi secondi il resto svanì… esistevamo solo noi due… mi staccai dalle sue labbra e aprii gli occhi giusto il tempo di vedere i suoi azzurri esprimere amore prima che altre due braccia mi afferrassero e mi trascinassero definitivamente via da lui. 
Quando mi risvegliai ero ritornata al mio oblio, circondata da marionette e dal tempo che lento passava. Accanto a me c’era un ragazzo biondo che avevo già visto da qualche parte… 
Ci guardammo e il silenzio ci circondò… 
Sorridemmo… 
no… non avevamo dimenticato… 
era ancora tutto lì. 
Lei non aveva vinto… non stavolta… e noi in qualche modo saremmo riusciti ad uscire da lì! 
 
Fine

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Capitolo 2
*** Sangue sulle mie mani ***


Sangue sulle mie mani

Mi trovavo in una casa grandissima e coloratissima dove in tale giorno vi si era recata molta gente perché si teneva una vendita di capi d’abbigliamento usati o anche nuovi di zecca! Il soggiorno di tale edificio era pieno di scatole, appendiabiti stracolmi di magliette, vestiti e pantaloni di ogni genere e separé usati come camerini. La gente faceva fatica a spostarsi da una parte all’altra della stanza e ogni tanto si udiva un gridolino di gioia per aver trovato il capo perfetto.

Non so cosa ci facessi lì e anzi mi sentivo a disagio perché l’aria era soffocante e avevo l’impressione di essere una sardina schiacciata in una scatola! Le ragazze che gestivano questo caos mi proposero di scegliere un vestito o qualsiasi altra cosa e di misurarmelo ma io rifiutai finchè, stanca dalle loro insistenze optai per una maglietta bianca colorata con i colori dell’arcobaleno. La misurai seduta sopra ad uno sgabello di fronte ad uno specchio:in effetti mi stava bene!

Quando cercai di scendere dall’altissima scala inciampai in una scatola e mentre vedevo il pavimento che si avvicinava sempre di più al mio viso due braccia mi fermarono. “Fiuuu salva per un pelo! “ pensai e quando sollevai lo sguardo vidi chi mi aveva salvato da una sicura spiaccicata in terra: un giovane ragazzo dai capelli lisci e medio lunghi castani, occhi scuri e un fisico scolpito. Rimasi senza parole e divenni rossa come un peperone pensando alla figuraccia che avevo fatto.

Biascicai un timido “grazie” mentre le commesse si congratulavano con lui e mi informavano che lui era il figlio della proprietaria della casa. Bene, dopo aver saputo chi era, anche se per l’ennesima volta non seppi il suo nome, decisi di andarmene decisa a non farmi vedere per un po’ di tempo. Non ricordo neanche se presi la maglietta!

Ma il destino non volle così! Successivamente seppi di essere stata invitata ad un ricevimento di una comunione e ad una laurea insieme che si teneva proprio in quella casa. Questa festa era in onore di due persone entrambi cugine  del ragazzo moro. Andai in quella casa sperando di andarmene al più presto e soprattutto di non incontrare il mio salvatore.

Venne verso di me la proprietaria della villa che preoccupata che mi sarei annoiata mi prese per un braccio, mi trascinò e mi consegnò al figlio. Lui mi riconobbe e mi salutò con un enorme sorriso, io invece stavo sprofondando dalla vergogna! Mi prese per mano e propose di fare un giro per la casa.

Dopo un po’ mi accorsi che qualcuno ci stava seguendo e quando mi voltai mi trovai davanti ad un altro pezzo di bono: capelli corti biondi e gli occhi azzurri, ma aveva qualcosa di oscuro nello sguardo che mi fece paura e oscurava la sua bellezza. Il moro mi informò che lui era suo cugino, ma lo disse come se gli desse fastidio la sua presenza.

Mi fece vedere innumerevoli stanze quando arrivammo davanti ad una porta che lui, lo sentivo da come tremava con la mano, non vedeva l’ora di mostrarmi.

<< Questa è la mia camera! >> mi disse contento!

Quando aprì la porta rimasi a bocca aperta: era enorme, il pavimento era ricoperto di moquette e al centro vi era un letto matrimoniale, di fronte a quest’ultimo nel muro c’era un’enorme tv al plasma che prendeva metà parete! A destra un canestro giaceva appeso al muro e a sinistra una grande finestra a vetri consentiva l’accesso al balcone.

Mi fece sedere nel suo letto e mi propose di giocare a qualche videogioco ma prima uscì dalla stanza per prendere qualcosa da mangiare e io rimasi con il cugino biondo. Quest’ultimo subito ci provò con me in modo insistente ma io riuscii con molta calma a respingerlo… non potevo negare che mi faceva sempre più paura. Ritornò il moro, prese il joystick  e si sedette affianco a me cominciando a giocare a calcio.

Non ricordo il motivo ma lui e il cugino cominciarono a discutere animatamente e decisero di continuare a litigare fuori dalla stanza mentre io rimasi seduta in quel letto ad osservare i disegni simmetrici blu scuro dipinti sul muro bianco. Ritornò in camera solo il ragazzo dai capelli castani e si risedette accanto a me cingendomi le spalle con un braccio. Ero contenta del fatto che fosse tornato perché avevo paura che il cugino potesse fargli del male. Finimmo per baciarci ma mi disse che non potevamo stare insieme perché il biondo si era innamorato di me. Provai a convincerlo ma fu tutto inutile… anzi mi disse che dovevo andarmene e dimenticarmi di loro.

Uscii dalla camera e mi diressi verso l’uscita della casa decisa a cancellare quel periodo della mia vita ma dopo qualche giorno decisi di ritornare alla villa.

Feci il giro dell'abitazione: era deserta e in disordine, nessuno aveva ripulito dal giorno dei festeggiamenti. Un brutto presentimento si insinuò dentro di me e cominciai a sentirmi osservata. Facendo finta di niente uscii con calma dalla villa e mi diressi camminando lentamente verso la strada.

Lì sentii dei passi: qualcuno mi stava seguendo! Aumentai il passo ma lo sconosciuto non mollava…

Allora presa dal panico cominciai a correre e mi voltai per vedere chi era e la cosa mi terrorizzò: un ragazzo dai capelli biondi mi guardava con un’espressione diabolica, gli occhi emanavano bagliori violenti, il viso completamente deformato dalla sua pazzia e in mano un grosso coltello da cucina: era il cugino della persona che amavo.

Continuai a correre verso una discesa  e vidi da lontano mia madre e mia zia che di dirigevano verso di me.

“Ca**o no non loro" pensai << Correte, andatevene via, ha un coltello in mano >> urlai.

A quel punto sentii due persone litigare alle mie spalle e quando mi voltai altra paura si aggiunse a quella precedente: era arrivato il ragazzo moro e si era messo a litigare con il cugino. Dalle parole passarono alle mani. Il biondo ferì più volte il ragazzo ma quest’ultimo riuscì a fargli cadere il coltello. Rotolarono a terra e si presero a pugni mentre il sangue macchiava i loro vestiti e la strada.

Io ero paralizzata e impotente. Più volte urlai di smetterla ma loro non mi davano ascolto.

Quando vidi che Il ragazzo biondo stava per dare il colpo di grazia al cugino, raccolsi il coltello da terra e mi fiondai su di lui conficcandoglielo  nella schiena e uccidendolo. Avevo il suo sangue nelle mani… “Ho ucciso un uomo” pensai sotto shock…

Poi mi inginocchiai accanto al ragazzo che amavo ormai in fin di vita, lo presi e lo misi sulle mie ginocchia << Oddio che ti ha fatto… chiamate un’ambulanza presto! >> urlai con tutte le mie forze mentre le lacrime ormai scendevano copiose sul mio viso…

Fine

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Capitolo 3
*** Lotta contro il T-Rex ***


Questo sogno si divide principalmente in due parti! Poi capirete il perché!

Il tutto comincia in una banca: eravamo in 6 e io ero entrata in quella struttura perché stavo scappando da un enorme T Rex! All’inizio nessuno mi credette infatti un signore antipatico e pieno di se andò verso la porta dicendo << Adesso vi dimostrerò che non esiste nessun T Rex! >>

Avete presente uno di quegli ingressi a bussola? Ecco...

Si avvicinò all’uscita, premette il pulsante e la prima porta si aprì. L’entrata a bussola era unita ad un’enorme vetrata che dava sulla strada. Le altre persone vedevano che fuori non vi era nessun dinosauro ma io sapevo che era nascosto da qualche parte e che prima o poi  sarebbe venuto fuori.

Quando la porta interna si chiuse, un ombra minacciosa si proiettò sul pavimento: il T Rex era arrivato!

Io e gli altri quattro rimasti dentro la banca cercammo di avvisare l’uomo dentro la bussola del pericolo che stava correndo ma le nostre urla furono vane: come la porta esterna si aprì e lui con un grande sorriso soddisfatto mise piede fuori il dinosauro lo divorò.

Dentro la banca regnava il panico e una signora si mise ad urlare terrorizzata.

Il T Rex si voltò verso di noi e ci ruggì contro mostrando i denti ancora pieni di sangue.

Successivamente cominciò a prendere a testate la vetrata per poter entrare.

<< Oh no dobbiamo uscire di qui! >> dissi mentre cercavo di mettere in piedi la signora che scioccata continuava ad urlare.

<< Tranquilli! Non può entrare! Il vetro è infrangibile ed è stato costruito a prova di assalti! >> ci tranquillizzò il banchiere.

Ma sotto i nostri occhi, all’ennesima testata, il vetro si frantumò in mille pezzi e il T Rex entrò è ci mangiò tutti uno ad uno.

Pensate che sia finita qui? Ahahahahah! XD vi sbagliate! Arriva la seconda parte! ;)

 

 

Il sogno ricomincia con me dentro la banca insieme alle 4 persone di prima e l’uomo antipatico (è resuscitato?) che sta entrando dentro la bussola.

“Ma sta ricominciando tutto da capo!” pensai “Ho poco tempo! Devo trovare subito una via d’uscita!”

E nel mentre che il signore veniva divorato per la seconda volta dal T Rex dal manto verde, io mi guardai frettolosamente intorno e notai che dietro la scrivania del banchiere c’era un’enorme vetrata che dava in un altro stabile.

Non era molto ma era pur sempre una via d’uscita!

<< Dobbiamo passare dall’altra parte! >> dissi mentre il T Rex si preparava ad attaccare la vetrata!

<< Ma il vetro è infrangibile!  Siamo al sic… >>

<< Se rimaniamo un altro secondo senza fare nulla diventeremo il suo pranzo! >> sputai tra i denti interrompendo il banchiere mentre il dinosauro oramai stava per entrare.

<< Fate come volete ma io qui non ci rimango! >> e così detto presi una sedia lì vicino e la lanciai contro la vetrata.

Nel mentre che il vetro si faceva in mille pezzi, il T Rex sfondò la vetrata principale.

<< TUTTI FUORI!!! >> urlai spingendo le 4 persone nell’altra stanza. Mi voltai e vidi il dinosauro che stava cercando di alzarsi.

Lo guardai e poi lo mandai a quel paese con un gesto delle mani prima di darmela a gambe!

Da qui in poi è stata una corsa continua per scappare da questo T Rex, che non ne voleva sapere di arrendersi!

Io e gli altri corremmo lungo varie strade, finimmo in un deposito dei pullman e poi tornammo di nuovo sulla carreggiata ma il predatore non ne volle sapere di mollarci.

Ad un certo punto ci accorgemmo che non lo avevamo più alle calcagna.

Camminando, camminando, ma sempre in allerta e con gli occhi aperti, arrivammo ad un incrocio dove però ci accorgemmo che era successo qualcosa: vi erano macchine della polizia dappertutto e i vigili si adoperavano per indirizzare le macchine in arrivo verso altre strade.

<< Mi scusi! Ma che cosa è successo? >> dissi avvicinandomi ad una guardia.

<< Le consiglio di non avvicinarsi, lo spettacolo non è uno dei migliori: c’è sangue dappertutto! Un T Rex di colore verde è stato squarciato e fatto a pezzi da un altro gigantissimo T Rex color sabbia! È stato terribile! E poi è sparito nel nulla! >>

Qui la visione cambia: non sono più dentro il mio corpo ma mi accorgo di essere il dinosauro color sabbia che ha ucciso il T Rex verde… anzi per la precisione mentre sta uccidendo il T Rex verde!

Vedo le zampe del predatore… le unghie lunghe nere che squarciano la pelle squamosa della sua preda… riesco a sentire quanto è ruvida quella pelle, e quanto sia tenera rispetto alle “mie” unghie… vedo e sento il sangue caldo scorrere tra le dita… Assurdo!

Fine

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Capitolo 4
*** Ma... in che secolo ci troviamo? ***


Avevo scoperto che un mio amico era stato ricoverato in ospedale e allora decisi di andare a trovarlo.

Il policlinico sembrava un albergo a 15 piani, rigorosamente tutto dipinto di bianco.

Dopo esservi entrata, accompagnata da mia madre, andai in accettazione e chiesi in quale stanza si trovava Leo.

L’infermiera mi guardò male e cominciò a farmi domande di ogni genere e non voleva dirmi in quale piano si trovava il mio amico.

Ad un certo punto squillò il telefono e mentre lei andò a rispondere, io ne approfittai per cercare tra le varie pile di scartoffie il numero della stanza.

Dopo averlo trovato mi diressi velocemente verso l’ascensore mandando mentalmente a quel paese l’infermiera!

Arrivai al piano stabilito e percorsi in silenzio il lungo corridoio dove numerosi infermieri mi passavano affianco:  alcuni erano intenti nel loro lavoro ed altri erano riuniti in piccoli gruppi e chiacchieravano del più e del meno.

Tutto normale… almeno così sembrava!

Sempre seguita da mia madre arrivai davanti alla porta della stanza del mio amico e quando cercai di mettere la mano sulla maniglia improvvisamente delle urla si levarono alle mie spalle.

Ecco cosa vidi quando mi voltai: gli infermieri e le infermiere si tolsero le loro divise mostrando degli splendidi abiti del ‘700, indossarono delle vistose parrucche bianche e sguainando delle spade gridarono << RIVOLUZIONE!!! >>

“Oddio ma dove sono finita?” pensai e, accompagnata da un sottofondo musicale al pianoforte stile film muto, entrai dentro la camera e chiusi violentemente la porta alle mie spalle. Poi si fece il silenzio più totale e lì mi ricordai di aver lasciato mia madre fuori quindi, e qui ricominciò il sottofondo, aprii la porta e la feci entrare!

Poi però lei svanì e quando mi voltai la mia attenzione fu catturata dal suono del respiro del mio amico Leo che giaceva nell’unico letto della stanza.

Lentamente mi avvicinai osservando la stanza: le pareti rigorosamente bianche e in fondo una larga finestra faceva entrare i primi raggi del sole mattutino.

Leo dormiva beato nonostante il fracasso infernale che gli infermieri stavano facendo. Notai che non aveva il pigiama perché il suo petto veniva leggermente coperto dal lenzuolo di cotone bianco.

Lo svegliai sfiorandogli la spalla e chiamandolo in un sussurro.

Piano piano lui aprii i suoi occhiazzurri  e appena mi riconobbe fece un grande sorriso.

Gli chiesi come stava e lui mi rispose che si sentiva ancora debole ma che i medici gli avevano detto che migliorava di giorno in giorno.

La nostra conversazione venne però interrotta dagli infermieri che, dopo vari tentativi, sfondarono la porta con l’ariete ed irruppero nella stanza a spada sguainata e urlando << RIVOLUZIONE!! >>

Io mi misi davanti al mio amico per proteggerlo ma Leo mi prese per la vita e mi spinse all’indietro facendomi cadere nel letto. Poi si alzò, tirò fuori da sotto il materasso una spada e in mutande bianche mi fece da scudo con il suo corpo. A quel punto con aria di sfida disse <> e si mise a lottare contro gli infermieri del ‘700.

Nonostante la mia incredulità il mio sogno purtroppo finisce qui perché mi sono svegliata e non vi so dire chi vinse!

 

Fine

 

.Angolo autrice.

Ciao a tutti! =) *si sporge timida e sorridente* sono Djaly!

Se siete arrivati fino a questo capitolo vuol dire che avete trovato qualcosa di interessante! XD

Se avete qualcosa da dirmi, soprattutto per quanto riguarda il mio modo di scrivere o altro, fatelo pure! Si accettano critiche (beh senza offendere ovviamente) anche perché così posso migliorare nella sintassi e nella descrizione delle scene in modo che non siano piatte e che trasmettano qualcosa!

Grazie a che legge e a chi recensirà! Un bacio Djaly! :*

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