come un fiore sbocciato tra la neve

di Astriderea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm a bloody elf. ***
Capitolo 2: *** Incontri inaspettati ***
Capitolo 3: *** Appuntamento al buio ***
Capitolo 4: *** Come onde che s'infrangono sugli scogli ***
Capitolo 5: *** cuore o ragione? ***



Capitolo 1
*** I'm a bloody elf. ***


Nevicava, ed io ero al centro di Tokio bagnata dalla testa ai piedi. Che stupida! 
Gli ombrelli non facevano proprio al mio caso, erano ingombranti e mi facevano sembrare ancora più goffa di quanto non fossi già.
Era il mio primo anno in quella grande città, io non ero del luogo, affatto, per niente.
Provenivo da un piccolo paesino italiano: buona cucina, buona musica e grandi feste piene fino all'ultimo angolo del paese di persone rumorose.
Decisamente non era per me.
I Giapponesi sono decisamente le persone meno rumorose di questo pianeta, quindi per me quello era il paradiso fatto in terra, con tutti i suoi monumenti,
sembrava di vivere in un altra epoca, dove ancora esistevano i samurai, guerrieri antichi forti e valorosi; forse potrei essere una samurai anche io,
chissà, forse in me c'è un lato coraggioso e forte ancora da scoprire, intanto mi accontento di essere Elisa, 
la ragazza di 24 anni, con i capelli di un rosso profondo sempre fuori posto, con un carattere introverso e timido all'apparenza.
Era il periodo natalizio, e cio' significava muoversi a fare i regali, che fortunatamente erano pochi; 
Con me vivevano altre tre ragazze, con le quali ho frequentato l'università e con le quali avevo una band che andava in cerca di fortuna
nella grande città metropolitana.
Aurora, Valeria e Sarah questi erano i loro nomi, eravamo amiche sin dall'asilo e cio' ha fatto in modo di farci intraprendere 
questo viaggio insieme; tre ragazze tranquille, quando vogliono, con la voglia di prendere in mano la loro vita e realizzare i propri sogni.
Aurora era la bassista, e suonava il basso meglio di chiunque altro anche se il basso per poco non è più alto di lei;
Valeria era la batterista, non avevo mai visto prima di sentirla suonare qualcuno con tanta energia nelle braccia e velocità nei piedi;
Poi c'era Sarah, una chitarrista eccezionale, non c'è che dire, nonchè ultimo membro aggiunto al gruppo ma non per questo meno importante,
anzi quando la senti suonare è come se ogni nota ti arrivasse dritta al cuore e poi rimbombasse nella cassa toracica.
Infine ci sono io, beh io sono la vocalist di questo gruppo rock, canto da sempre, è parte di me, come se non ne avessi mai abbastanza,
come se fosse il mio solo mezzo per comunicare...
Immaginatevele quattro ragazze con un look più che alla moda, sciatto e disordinato, con i capelli rosa, viola, bianchi, e rossi;
Più che altro potevamo fare le Power rangers, ma poco importa, eravamo pronte e cariche a conquistare il pubblico anche se fino a quel momento avevamo  conquistato solo pochi pub locali, ma si inizia dal basso per poi salire, e noi eravamo pronte a scalare!
Quella sera andammo in un pub come clienti, e a suonare c'era una band che non avevo mai visto prima, era composta da quattro ragazzi agli strumenti ed una cantante  che mi parve subito bellissima, di quella bellezza che ti urta facendoti sentire uno sgorbio a confronto.
Smisero di suonare dopo un paio di canzoni per mangiare un boccone, e mi si avvicinò il chitarrista più bello che io abbia mai visto;
degli occhi cosi non li vidi mai dopo quella volta, azzurri come il ghiaccio, addolcito dal nero corvino dei suoi lunghi capelli...
"Le bloody elves non si esibiscono stasera pare" disse lui, guardandomi con aria di sfida.
"Pare abbiano trovato qualcosa di quasi decente all'ultimo minuto." Replicai.
"Insolente ma cosi bella allo stesso tempo, mi piaci, ci si vede..." ...
Rimasi un po' di stucco a quella frase, ma non gli diedi molto peso, si vedeva che era uno di quelli, a cui piace giocare, e sfortunatamente per lui
non ha trovato pane per i suoi denti.
Rimanemmo il tempo di un altro paio di canzoni, e mentre uscii mi fece un sorriso che mi riscaldò dentro, ma mi immobilizzò quasi, 
sarà stato il contesto, non ci dovevo pensare, non era importante, infondo non sapevo nemmeno il suo nome... 
Arrivate a casa incominciammo a discutere sulla serata e tra i vari commenti saltò fuori la provocazione di quel ragazzo; 
"Carino eh Liz!" disse Valeria ridacchiando. 
"Non posso negare che sia bello, ma ha un carattere pessimo!" risposi. 
"Insomma il tuo tipo ideale!" commentò Aurora. 
Ed improvvisamente con tutto quel parlare della band di quella sera, ad Aurora venne una straordinaria idea di chiedergli di fare una jam session con noi, 
ma si... infondo cosa c'era di male, almeno gli avremmo fatto vedere di cosa eravamo capaci! 
Ma c'era un piccolo problema, ovvero, nessuna di noi sapeva il nome del gruppo e ne di nessuno dei musicisti, 
cosi mi proposi per andare a prendere la mattina seguente, un recapito telefonico o almeno un nome al pub di quella sera.

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Capitolo 2
*** Incontri inaspettati ***


Durante la notte mi svegliai svariate volte, non riuscivo proprio a dormire, pensavo: cosa può avere mai quel ragazzo,
da attirare tutti col suo fare cosi sfacciato?
Pensando mi riaddormentai, cosi mi svegliai che erano le 9,00, ed insieme a me Sarah, le altre dormivano beatamente.
Ci preparammo e uscimmo di casa facendo il massimo silenzio, e la accompagnai a lavoro, dopodicchè mi precipitai verso il locale.
Arrivata li ebbi un'inaspettata sorpresa: vidi uscire in modo furtivo la cantante della sera prima, che, prima di andarsene baciò il proprietario del locale;
non sapevo più che fare, ero bloccata dall'imbarazzo ma, mi diressi li comunque, bussai, ed il proprietario mi fece entrare con la sua faccia che parlava da sola,
si leggeva chiaro e tondo "Ho scopato come mai in vita mia!".
Beh almeno lui aveva fatto qualcosa di interessante quella notte!
Fortunatamente mi diede il numero del chitarrista ed il nome della band: "Acid Rain".
"Acid rain eh... beh almeno qualcosa di stupido e scontato lo hanno." Pensai.
Camminando verso casa, mi rituffai nello shopping natalizio più sfrenato;
avevo trovato un negozietto davvero carino che vendeva oggetti vintage, anni 70', sicuramente li dentro avrei trovato qualcosa per le ragazze.
Guardandomi in giro trovai un carillon davvero carino: era giallo con tanti ornamenti e pietre con dei cavalli ed una melodia dolcissima.
Mentre camminavo verso la cassa, un ragazzo: alto e bruno, mi si buttò improvvisamente addosso, facendo cadere ciò che avevo tra le mani.
Non ci potevo pensare, il carillon era rotto in due pezzi sul pavimento;
lui aveva un'espressione smarrita che subito dopo aver visto la mia delusa, tornò normale e rassicurante.
Si alzò in piedi ed aiutò anche me ad alzarmi, vedendo ciò che aveva combinato si offrì di pagare il danno e di comprarne uno nuovo,
anche dopo i miei insistenti rifiuti.
Uscimmo dal negozio, e cosi gli proposi di andarci a prendere una cosa insieme, ma lui di tutta risposta mi chiese dove abitassi,
e subito dopo disse "Non prendere impegni per stasera, ti vengo a prendere li, a dopo".
Non riuscii neanche a rispondere che già era fuggito alla velocità della luce.
"Questa città è piena di tipi strani." Pensai.
Tornai a casa e diedi il numero ad Aurora, che subito organizzò tutto;
Quel sabato sarebbe stata la data prefissata, cosi avremmo avuto il tempo di provare tutte le canzoni necessarie per riempire una serata.
Intanto pranzando, raccontai tutto ciò che era successo quella mattina, e le ragazze mi ascoltavano, guardandomi stupite,
Valeria puntualizzò subito: "Dobbiamo subito aiutarti per stasera!".
"Ma dai! Penso che scherzasse! Come si può essere cosi matti da invitare ad uscire una ragazza appena conosciuta?!" Risposi.
"Beh tu ti preparerai comunque per qualunque evenienza, cara!" Risposero in coro.
Anche Sarah aveva una novità, c'erano sviluppi interessanti tra lei e la ragazza che le piaceva, nonchè compagna di lavoro.
Si... come dire... era sessualmente curiosa!
Ma noi la appoggiavamo qualunque cosa volesse fare.
Cosi ci disse che il giorno dopo sarebbe venuta a cena da noi, cosi da potercela presentare.
Eravamo tutte entusiaste, e speravamo che finalmente la ruota stesse girando a nostro favore.



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Capitolo 3
*** Appuntamento al buio ***


Erano le 19.30 circa quando sentii bussare alla porta, io ero seduta vicino al camino a leggere un libro, cosi aprii Aurora che era nelle vicinanze,
ed apparve lui;
chi se lo aspettava, non ci avrei mai scommesso sopra.
Andai anch'io vicino alla porta e lo vidi, bello come la prima volta, forse meno informale ma pur sempre bello.
Era il chitarrista degli "Acid rain", con in mano un mazzo di rose bianche per me...
"E' reale tutto questo ?" mi chiesi.
"Potrei avere l'onore di farmi perdonare per la mia scostumatezza dell'ultima volta portandola a cena ?".
Neache il tempo di rispondere con un fioco "si" che diventai rossa in viso;
Io ero già pronta: camicia di seta e gonna nera a pois bianchi; anche se non per lui.
Quindi le ragazze mi chiuserò la porta in faccia ridacchiando in modo ebete.
Mi fece salire in una grossa monovolume nera lucida, il suo interno profumava di vaniglia e fragole...
"E' il profumo della torta" Disse.
"E' il compleanno di qualcuno?" Risposi timidamente.
"Niente d'importante, faccio 27 anni, un anno in meno alla morte! AHAHAHAHAHAH"
Ero imbarazzatissima, e poi mi chiedevo, perchè uscire con me nel giorno del suo compleanno (?)
"Hey come mai cosi silenziosa? L'altra sera non sembravi una tipa taciturna" Disse con fare provocatorio.
Risposi a malapena con un'occhiata di sdegno e lui mi sorrise ridacchiando.
Che tipo strano.
Arrivammo in un ristorante italiano molto carino ed accogliente, in cui c'erano due violiniste ed un contrabassista che avevano un eleganza sopraffina nel suonare,
e le loro canzoni ti facevano sentire a tuo agio col posto, e per dirlo una ansiosa come me , per una persona normale dev'essere davvero fantastico.
"Ordina tu per me, sei tu quella con le origini italiane no? O almeno la tua amica cosi ha detto..."
In quel momento penso che la lava di un vulcano fosse meno rossa delle mie guancie, ma senza rispondere, ordinai scampi alla brace e bistecca fiorentina.
"Tu di dove sei? I tuoi tratti non sono di qui e nemmeno il tuo accento lo è..." Mi pentii subito di aver aperto bocca.
"Allora non ti hanno tagliato la lingua! Mi mancava sentire la tua voce; comunque sono Svedese di nascita, sono stato li fino ai miei vent'anni, poi il grande trasferimento"
"Ti sei trasferito da solo?" Chiesi.
"No, purtroppo con tutta la mia famiglia: mio padre fa il medico, e chiese il trasferimento alla sede di Tokio, ma ora insegna medicina a Kyoto, tu invece, per quale
affascinante motivo ti sei trasferita nella grande metropoli?" Disse.
"Argomenti delicati e ... bisogno di cambiare aria diciamo, ma anche per la voglia di sfondare con le "Bloody elves".
"Me ne parlerai un giorno dei tuoi "argomenti delicati" ? " Disse.
"Forse".
Arrivarono le pietanze e mi fissò per un paio di minuti mentre mangiavamo..."Cosi bella ma cosi misteriosa, quali segreti potrai mai avere ?".
"Ci tieni cosi tanto a provocarmi ? o seriamente ti interessa di me?" Risposi sfrontatamente.
"Sta a te il continuo, non a me, mi dichiaro nelle tue mani."
Muta come i pesci nell'acquario affianco al tavolo e rossa come il pesce pagliaccio che nuotava indisturbato, 
forse era ciò che sembravo, solo che io ero nettamente un pesce fuor d'acqua, non sapevo minimamente cosa fare.
Pagò, mi portò in macchina e mi chiese "Ti fidi di me?"
"Ci provo".
Allora si tolse la cravatta e mi bendò, "Ora ti porto nel mio posto preferito.".
Guidò per parecchi Kilometri senza sosta, ero spaventata ma allo stesso tempo tutto ciò mi eccitava...

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Capitolo 4
*** Come onde che s'infrangono sugli scogli ***


La macchina si fermò all'improvviso, svegliandomi dal sonno procuratomi dal lungo viaggio.
"Sveglia bella addormentata, siamo arrivati".
Aprì la portiera e mi fece scendere dalla macchina, fortunatamente, senza farmi cadere.
Avevo ancora la cravatta che mi bendava gli occhi; non posso negare che quel gesto non mi fosse piaciuto, anzi, dovevo proprio ammetterlo, ero perfino ammaliata, 
dal profumo che emanava;
profumo che stava via via svanendo, confondendosi con un altro odore più forte.
L'avrei riconosciuto tra mille al mondo, non c'era cosa che amassi di più, era il mare.
Arrivata con i piedi sulla sabbia, mi tolse la benda, e mi guardò con aria soddisfatta.
"Ti piace?".
"E' magnifico". Esclamai con sorpresa.
"Vieni, ti porto in un posto...".
Camminammo per un po' in riva al mare,  quasi lungo tutta la costa, lanciandoci sguardi lesti ma intensi, ridacchiando come bambini, finchè non arrivammo.
Lo trovavo meraviglioso, con un non so che di rustico; era un vecchio faro abbandonato da qualche anno, ancora in buone condizioni.
"Ti fidi di me?".
"Ormai già ti ho dato la mia parola".
Salimmo lungo la scala a chiocciola, che scricchiolava ad ogni passo, ed arrivammo fino alla cima, dove accese una candela e la poggiò sul pavimento.
"So che questo è completamente insensato per te, e lo capisco, infondo non ti ho nemmeno detto come mi chiamo, anche se io so come ti chiami tu,
è da un bel po' che ti seguo nei locali, nella speranza che tu mi notassi, e quando sono riuscito a parlarti,beh, li ho capito che non c'era altra persona,
con la quale volessi trascorrere questo giorno, sarò assurdo, ma ormai, ogni volta che chiudo i miei occhi, vedo i tuoi, è inevitabile. Comunque, sono Erik."
Ero come pietrificata, avevo i brividi lungo tutta la schiena, mi chiedevo come avesse fatto, come avesse fatto a farmi cadere ai suoi piedi in quel modo, 
senza sapere niente di lui e come facesse ad ispirarmi tanta fiducia solo guardandolo nei suoi occhi da bambino impaurito che risplendevano tra le ombre
create dalla candela.
Continuava a fissarmi negli occhi ed io fissavo i suoi, come se volessi farli parlare, o piuttosto implorare 'Baciami'.
Mi accarezzò con la mano il viso pallido, e si avvicinò lentamente indugiando; ogni secondo era straziante, più esitava e più desideravo le sue calde labbra,
e lui ne era consapevole.
Ma poi arrivò, quel bacio che aspettavo da troppo, che in un attimo era riuscitò a sciogliere il mio cuore e a guarirlo dalle ferite e a farmi dimenticare di tutto,
presente,passato e futuro.
L'adrenalina fluiva nel corpo, sentivo le sue mani muoversi su di me, ed io incominciai a fare lo stesso, non riuscii a rendermi conto in tempo della situazione,
che mordendomi le labbra iniziò a sbottonarmi la camicetta lentamente, ed io iniziai a sentirmi piccola e fragile, come se mi potessi rompere da un momento all'altro.
"Che stupida". Pensai.
Ma non riuscivo a fermarmi, Erik aveva preso il sopravvento su di me, ed io mi sentivo sempre più debole, come una bambola nelle sue mani che mi toccavano con forza,
nessuno mi aveva mai toccata con tanto desiderio, nessuno mi aveva mai fatta sentire cosi, in un attimo era diventato tutto ciò che importava.
Eravamo come onde che s'infrangono sugli scogli.

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Capitolo 5
*** cuore o ragione? ***


Il suo corpo profumava di tabacco e salsedine, il suo respiro era lento e profondo, aveva un potere calmante su quella che era la mia mania di controllo della situazione.
Per una volta mi ero lasciata trasportare dalle emozioni, e non me ne ero pentita.
Avvertii un brivido lungo tutta la schiena appena scostò il suo corpo dal mio, si girò per guardarmi ed accarezzarmi i capelli, aveva il suo solito sorrisetto malizioso,
come per dire "adesso sei nelle mie mani".
Purtroppo il mio lato razionale distrusse quel momento di estrema serenità, ricordandomi che era tardi e che avrei fatto meglio a tornare a casa.
"Credo che sia meglio tornare...è buio e ci vorrà tempo per arrivare di nuovo in città..." sibillai fiocamente.
"Già, mi scusi signorina, dimenticavo che le principesse devono tornare prima della mezzanotte...che uomo poco educato!"
"Dai...non fare l'idiota!" gli dissi ridacchiando.
"Signorina lei mi offende".
Mi porse la mano, mi aiutò ad alzarmi e mi spinse tra le sue braccia.
"Grazie, davvero".
Rimasi in silenzio per tutto il tragitto fino alla macchina, i miei pensieri facevano più rumore dei miei silenzi, perchè mi aveva ringraziata?
Lo guardavo e non capivo, era diventato freddo, non si voltava neanchè più verso di me.
"Perchè prima mi ringrazi e poi diventi cosi ..."
"Cosi come?!" rispose rudemente.
"Come se qualcuno avesse disturbato la tua quiete, eri immerso in te stesso, freddo, soffocavi tra i pensieri." dissi tremando.
"Sali in macchina."
Tutto aveva un sapore diverso adesso, non mi spiegavo tante cose, e lui non mi faceva leggere la sua mente.
Di solito le persone le trovavo facili da capire, bastava osservare, ma io più lo osservavo e più non capivo niente.
"Ho paura."
Quella frase ruppe il silenzio tra noi e fece tacere la mia mente.
"Era da tanto che non mi sentivo cosi, mi chiedo seriamente come tu abbia fatto, non trovo...anzi non ho mai trovato facile trovarmi bene con qualcuno,
poi arrivi tu dal nulla e sembra che tu mi capisca solo guardandomi, chi sei? da dove vieni veramente?
Ci credi nel colpo di fulmine? Io ora si ."
Ero ammutolita, sbiancata, secondo lui era amore dunque?
Non riuscivo a rispondergli, lo guardavo con le lacrime agli occhi e l'aria di una bimba smarrita.
Ormai eravamo sotto al mio palazzo e non gli avevo ancora risposto, ero come paralizzata, non riuscivo nemmeno a scendere dalla macchina.
"Voglio rivederti."
A quel punto lo baciai tirandolo verso di me, poi lo guardai e corsi via dalla macchina.
Non riuscivo a calmarmi, ero felice ma avevo un estremo bisogno di piangere, cosi le lacrime iniziarono a scorrere calde lungo le guance,
mentre io correvo per le scale per arrivare prima nel mio caldo letto.
Aprii la porta di casa e ritrovai tutte le mie amiche in salotto e c'era anche un ragazzo dall'aria familiare.
In un momento mi accorsi che mi fissavano con aria spaventata, e che quello era il ragazzo del negozio;
non avevo voglia di dare spiegazioni, non avevo voglia di vedere nessuno;
cosi nell'imbarazzo generale scappai nella mia camera e mi chiusi dentro,
cercando la tranquillità che mi mancava.
 

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