Loving him was red

di Jelena_99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lavare i piatti ***
Capitolo 2: *** Una giornata afosa ***
Capitolo 3: *** Un amore impossibile ***
Capitolo 4: *** Febbre ***
Capitolo 5: *** Buon Natale ***
Capitolo 6: *** Cioccolato. ***
Capitolo 7: *** Proposte Diverse ***
Capitolo 8: *** Voltare Pagina ***



Capitolo 1
*** Lavare i piatti ***


Strofino sul piatto accuratamente, cercando di non lasciare nessun residuo di cibo. Sono una ragazza a cui piaceva fare tutto, ma lavare i piatti è una cosa noiosa. Allora penso a un motivetto carino, una nuova canzone, ma non mi riusce niente, mi viene il blocco mentre lavo i piatti. Quindi l'odio era partito automaticamente. Non chiedetemi il perché del mio blocco, ma quelle poche volte, qualcosa superava la voglia di cantare. Forse perché mi ricorda che una volta era Olga a lavare i piatti, mentre io ero lì a guardarla e lei mi chiedeva di improvvisare qualcosina e io cantavo e qualche volta cominciavo a ballare, lasciandomi trasportare dal ritmo. Ora, però, sono cresciuta, mio padre ha smesso di farmi la predica, ma continua a preoccuparsi per me. A volte era seccante, ma mi mancano quei tempi in cui dovevo nascondergli alcune cose pur di sentirmi libera. Forse perché sono maturata, iniziando a diventare una donna. Canticchio una delle mie vecchie canzoni, le mie prime. Mi sento circondare da due braccia forti e possessive e sussulto. Ma poi, rendendomi conto di chi si tratta, mi rilasso, emettendo un sospiro di sollievo.
-Si è addormentata Maria?- chiedo flebilmente, un sussurro piccolo, ma che lui sente.
-Sì, mi ha chiesto di cantarle una canzone della sua mamma.- risponde, sorridendo sornione.
-Sai, avrà anche cinque anni, ma è davvero intelligente. Come te, d'altronde.- affermo, mentre lui afferra un piatto e comincia ad asciugarlo. Con la coda dell'occhio seguo i suoi movimenti un po' goffi che mi fanno sorridere spontaneamente.
-Ed è bella come te.- dice, stampandomi un dolce bacio che mi fa sciogliere.
-Non esagerare adesso.- sussurro, arrossendo un po'.
-Ti ha chiamato Francesca oggi?- mi domanda, aggrottando la fronte.
-Sì, sta avendo alcune complicazioni con Marco, ma non sembra essere nulla di grave, solo un piccolo litigio.- rispondo, chiedendomi il perché di quella strana domanda.
-Ieri mi ha chiamato Marco, sembrava molto preoccupato.- dice, asciugando un bicchiere.
-Sai com'è fatta Francesca, è testarda quando si mette qualcosa in mente.- ribatto, togliendo un po' di sugo dalla forchetta.
-Secondo me ha ragione lui: l'Italia è più bella della Spagna.- dice, convinto.
-Io l'Italia non l'ho mai vista, quindi non posso giudicare.- rido, coinvolgendolo.
-Li do minimo quattro giorni per fare pace.- dico, porgendogli un cucchiaio. Lui lo afferra e prende a strofinarlo.
-Con una come Francesca ci vorranno più di quattro giorni.- afferma, facendomi ridere.
Gli passo un altro piatto, che asciuga con lo strofinaccio. E' perfetto. Non ha difetti. Mi sorride, fissandomi negli occhi. Mi perdo nelle sue iridi verdi. Forse non è così male lavare i piatti.

Note dell'Autrice:
Buonasera gente! Eccomi qui, con una raccolta sulle coppie di Violetta *-* Iniziamo con una Leonetta. Non so se possa piacervi, ma è una piccola scena quotidiana di una loro possibile vita insieme. Per chi non l'avesse capito, Maria è la loro dolce bambina. Beh, non so cosa sia questo... coso, ma lascio giudicare a voi. Potete anche chiedermi di scrivere su una vostra possibile coppia, non vi preoccupate e chiedete ^-^
Me la lasciate una piccola recensione? Dai, non vi mangio!
Va bene, non vi rompo, siete liberi di fare quel che volete u.u
Un bacio,
Jelena.

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Capitolo 2
*** Una giornata afosa ***


Era una calda giornata, quella. Il calore del sole era insopportabile e avevo voglia di un po' d'acqua fresca. Camminai per tutto il parco, cercando un bar. Ma quel giorno qualcuno doveva avercela con me, dato che non riuscivo a trovarne uno. Poi mi resi conto che non avevo neanche un soldo, avevo sprecato tutto per i cosmetici preziosissimi che Ludmilla mi aveva consigliato. “Sono tutti molto importanti, Nata! Come farai senza il rossetto? E senza il mascara? No, no, no, comprali tutti!” aveva detto. E dopo essere uscite dal negozio, mi aveva lasciato sola, andandosene verso Federico. Era tutta presa da lui, da non accorgersene che aveva lasciato tutte le sue buste nelle mie mani. E così mi trovavo con le mani cariche di buste che richiedevano molti sforzi. Girovagai ancora per non so quanto, finché non trovai una panchina su cui sedermi. Poggiai le buste a terra, sospirando. Mi rilassai e chiusi gli occhi, mentre la mia mente piano piano si svuotava. Passarono una decina di minuti, dimenticando tutto lo stress che comportava essere “amica” di Ludmilla. Nonostante la giornata afosa, era davvero bello stare in quel parco e, per mia fortuna, la panchina si trovava sotto un albero, al fresco.
-Nata!- esclamò una voce maschile, che mi fece sobbalzare. Mi voltai, riconoscendo il ragazzo che mi aveva chiamata. -Che ci fai da queste parti?- mi chiese, sedendosi accanto a me. Arrossii, come mio solito, cercando di guardare altrove, pur di non incrociare il suo sguardo.
-Avevo voglia di fare un giro.- risposi vagamente, mentre sentivo i cinguettii degli uccellini.
-E quelle buste?- disse, indicando gli oggetti interessati vicino i miei piedi.
-Lunga storia...- biascicai, sbuffando al solo pensiero di Ludmilla. Quella ragazza era proprio insopportabile.
-Fammi indovinare, Ludmilla, vero?- sorrise ed io annuii, ricambiando. Mi soffermai a guardarlo. Forse sì, Maxi non era il tipico ragazzo bello e arrogante, quello che tutte le ragazze cercano, ma a me piaceva proprio perché era diverso, così dolce, così spontaneo, così lui. E neanche Ludmilla poteva impedirmi di amarlo.
-Nata, chiudi gli occhi.- sussurrò ed io obbedii, senza esitare. Sentii una mano accarezzarmi una guancia e due labbra toccare le mie. Non so dire quanto durò quel dolce e perfetto bacio, ma mi fece sentire la ragazza più speciale di questo mondo e questo mi bastava.

Note dell'Autrice:
Allora, non so se possa piacervi, ma io la trovo molto fluffosa (?) Ma in fondo sono proprio loro due ad essere fluffosi v.v Ora, la dedico a Camy_Love00, perché mi ha chiesto di scrivere su di loro, dato che è la sua coppia preferita e perché sì (?). Adesso, perdonatemi se non è il massimo, sinceramente non convince neanche me, ma spero che a voi possa piacervi, perché questi due rendono tutto perfetto e dolce e spero possano amarsi senza più problemi. Detto questo, vi saluto con un caloroso abbraccio, sperando che questo Natale non abbiate il carbone dalla Befana, vi controllo e.e Perdonatemi, sto dicendo cose senza senso... Bene, ora vi saluto e non vi rompo più,
Un bacio,
Jelena.

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Capitolo 3
*** Un amore impossibile ***


Ero sempre stata una ragazza forte, la ragazza che difendeva sua sorella più grande, che teneva testa a tutte le ragazze vanitose o arroganti. E poi una notizia che mi uccise dentro. Se ne sarebbe andato. Sarebbe partito di nuovo. Sapevo già che in fondo non potevamo stare insieme, lui amava Ludmilla. Non mi aveva mai guardata in quel modo e non l'avrebbe mai fatto. Per lui ero solo la sorella dell'assistente della sua ragazza o una semplice fan. Niente di più, anzi, a volte dubitavo che lui fosse a conoscenza della mia esistenza. Avevamo parlato poche volte, gli avevo dato consigli riguardo la sua ragazza, come tenerle testa. Ma non sapeva che morivo dentro, che avrei voluto picchiare quella bionda da strapazzo, che lui fosse mio e di nessun'altra. Io avrei potuto amarlo più di quanto l'aveva amato lei.
Entrai nell'aeroporto, mentre Nata e Maxi si scambiavano qualche effusione che quasi mi fece vomitare. Vidi Violetta tra le braccia di Leon che le sussurrava parole dolci, cercando di fermare le sue lacrime. In quei ultimi anni tutti ci affezionammo a lui. Anche quella biondina piena di sé, che aveva finito con l'innamorarsi. E come darle torto? Lui era bello, carismatico, simpatico e sapeva essere anche dolce. Aveva il talento nel sangue e questo mi attraeva molto.
Entrarono anche Marco e Francesca, anche se l'unica che era venuta per salutarlo veramente era lei, ovviamente. Federico non gli ispirava molta fiducia, si dice che lui e Francesca avessero avuto una storia prima dell'arrivo del suo attuale ragazzo. Ovviamente questo aveva scatenato una forte gelosia in me nei confronti dell'italiana.
C'eravamo tutti, persino Diego, che non sopportava Federico, come il suo amico. L'unica a non essere presente era Ludmilla. Questo portò sconforto in Federico e astio profondo in me. Come poteva non venire a salutare il suo ragazzo? Colui che le aveva fatto vedere un altro lato del mondo, colui che l'aveva cambiata.
Lo salutammo tutti, me compresa. Mi avvicinai a lui, all'inizio timidamente, poi sempre più sicura di me. Lui mi sorrise, evidentemente si ricordava di me. Ricambiai il sorriso e lui mi abbracciò, tenendomi stretta.
-Grazie.- sussurrò al mio orecchio. Sbarrai gli occhi. Grazie per cosa? Per averlo aiutato con Ludmilla quelle poche volte? Sentii un nodo in gola. Quindi per lui ero solo il suo cupido? Colei che l'ha avvicinata alla persona che in quel momento non era presente? Un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male. Mi staccai da lui, sorridendo amaramente, ma lo nascosi. Meno avrebbe saputo, meglio era.
-Federico!- esclamò una voce femminile. Mi voltai e mi ritrovai una Ludmilla diversa dal solito. Aveva un trucco molto leggero, da farla sembrare naturale. Non aveva i suoi costosissimi vestiti, ma aveva un look più casual. Era questo quello che Federico le aveva fatto? L'aveva resa più umana. Ed era comunque bellissima.
Gli occhi di Federico si illuminarono alla sua vista ed io mi sentii ancora più debole, più fragile. Come poteva amarla? Non si accorgeva di me? Lei, con passo deciso, si fece strada verso tutti, avvicinandosi sempre di più a lui. Mi feci da parte, non ero nessuno per Federico, come potevo competere con la sua ragazza? Dove era finita tutta la mia sicurezza? Li vidi abbracciarsi, lei sempre con la testa alta e fiera. Certo, era diventata più umile, ma era sempre fiera di sé, nessuno riusciva a tenerla ferma o a calmarla, solo Federico, alcune volte però. La baciò dolcemente e lei in quel bacio casto sorrise. E il mio cuore si ruppe un'altra volta.

 

Note dell'Autrice:
Giorno gente! Come va? v.v No, sul serio, mi importa, state bene? :o Anyway, questa mia piccola flash la dedico alla mia Elena, che ha sperato tanto su questi due. Perdonami se non è allegra o se non ci sono effusioni dolci tra di loro, ma loro mi ispirano più un amore impossibile, spero comunque che ti sia piaciuta :) Ora, la prossima sarà o una Diego\Ludmilla o una Federico\Ludmilla, devo ancora decidere... ma forse farò il colpo di scena e me ne esco con una Marco\Francesca, chissà! Ora vado, mi raccomando recensite, anche con critiche costruttive, non fanno mai male quelle u.u
Un Bacio
Jelena

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Capitolo 4
*** Febbre ***


“Questa proprio non ci voleva” pensai, guardando il termometro che segnalava 39 di febbre. Mi ero beccata l'influenza proprio nel periodo di Natale, quella settimana non faceva altro che peggiorare: ero stata licenziata per aver mandato a quel paese un cliente arrogante, i miei genitori non avrebbero passato con me il Natale (come sempre, d'altronde) e avevo, appunto, preso la febbre, per non parlare di raffreddore e tosse. Ero il top della forma, insomma. Mi alzai dal letto, non avevo intenzione di starmene con le mani in mano, avrei preparato un brodino caldo, che non avrebbe fatto altro che risanarmi. Preparai tutto e, una volto finito di cucinare, mi sedetti a tavola, mangiando tranquillamente. Purtroppo quella pace non era destinata a durare per sempre: suonò il campanello ed io, con passo lento, arrivai alla porta, aprendola. Appena vidi colui che aveva rovinato la mia quiete, chiusi immediatamente.
-Apri Ferro, vengo in pace!- esclamò Diego, bussando alla porta. Lo feci entrare con malavoglia. Io e lui non ci parlavamo da anni, da quel famoso anno allo Studio. Eravamo complici, entrambi avevamo l'obiettivo di distruggere Violetta, ma alla fine lui cambiò idea e mi lasciò sola. La motivazione non me la disse, pensai si fosse innamorato di Violetta, la ragazza talentuosa e ingenua dello Studio. Mi distrusse quando sciolse il nostro patto. Poi arrivò la verità, lei aveva ritrovato suo padre e di conseguenza lui non aveva nessun motivo pur di aiutarmi e quindi mi ha... abbandonato. Sì, lo vissi proprio come un abbandono. Eravamo sempre stati una squadra, da piccoli, gli scherzi li organizzavamo insieme, facevamo tutto insieme, cosa era cambiato dopo? Eravamo cresciuti, ci eravamo divisi, lui in Spagna, io in Argentina.
Lo feci accomodare in cucina, preparando il caffè per entrambi. Non era cambiato di molto, anzi non lo era affatto. Stessi occhi, capelli uguali, abbigliamento rimasto quello di sempre, come anche i suoi modi di fare. Gli passai una tazza e mi accomodai al mio solito posto.
-Allora, cosa ti porta qui?- chiesi con tono scontroso. Per quale ragione era tornato dopo due anni? Dopo quell'anno smettemmo di parlarci e non lo vedo da quando prendemmo il diploma.
-Mi è mancata la tua scontrosità.- ghignò, sorseggiando il suo caffè. Grugnii in modo poco femminile e lui 

-A me è mancata la tua faccia tosta.- sussurrai, guardandolo in cagnesco. Sghignazzò e mi passò una foto. Ritraeva Leon e Violetta al loro matrimonio. Lo guardai stizzita, con un sopracciglio alzato. Cosa voleva dirmi con quella cosa?
-Per farti capire che a me non è mai interessato nulla di quella santarellina.- rispose. Aggrottai la fronte, non capendo cosa intendesse dire.
-Nel senso che se mi fosse realmente importato di lei, le avrei impedito di sposarsi. Non credi?- disse con tono ovvio. Gli credetti, ma non afferrai ancora dove volesse andare a parare. 
-Bene, cosa dovrei fare dopo questa tua confessione?- chiesi acidamente, osservandolo. Un ghigno si stampò sul suo volto. Si alzò dalla sedia e si sedette sul divano, senza neanche chiedermi il permesso. Lo fulminai con lo sguardo e il suo sorriso sghembo si allargò. Mi fece cenno di sedermi accanto a lui e così feci. Di solito non ascoltavo nessuno, facevo sempre di testa mia. Mi cinse le spalle con un braccio e lo beccai che mi fissava le labbra. Cosa diamine stavo succedendo? Mi baciò. Non seppi cosa fare. Certo, non era il mio primo bacio, il problema era che quel bacio lo stavo dando a lui: una persona di cui mi fidavo, che poi mi aveva abbandonato e che poi era venuto a bussare alla mia porta. Sentii qualcosa attorcigliarsi nel mio stomaco. Portò una mano su una mia guancia, approfondendo il bacio. Iniziai a giocare con i suoi capelli corvini. Tutto il resto del mondo scomparve, non mi importò del fatto che ero stata licenziata, che avessi la febbre. Il ricordo dell'influenza mi fece staccare da lui. Lui mi guardò confuso.
-Ho la febbre.- sorrisi, cercando di spiegarmi.
-E sai cosa mi importa!- esclamò, baciandomi di nuovo. E in quel momento realizzai che era lui la mia miglior medicina.

Note dell'Autrice:
Ehilà gente! Eccomi qui con una Flash su Ludmilla e Diego (uno dei miei più importanti ship v.v). La dedico a BonBon15, che mi ha chiesto di scrivere su di loro, non ti preoccupare bella, lo avrei fatto anche se tu non me l'avessi chiesto lol. E la dedico anche alla mia dolcissima Manu, che shippa questi due quanto me, da scrivere sempre su di loro, piccolo regalo di Natale per te, ma non è l'unico, no no u.u Bene, ora vado, devo occuparmi di alcune faccende ._. Un Bacio Fluffossissimo
Jelena.

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Capitolo 5
*** Buon Natale ***


Mi truccai leggermente gli occhi e passai un po' di lucidalabbra sulle mie labbra. Mi guardai allo specchio: il vestito da Babbo Natale femminile aderente mi stava a pennello. Camilla quella sera aveva invitato me e tutti i ragazzi dello Studio. Aveva avuto un'idea stramba: ci saremmo vestiti tutti da Babbo Natale. Cosa le passasse per la testa era un mistero a tutti noi. Conviveva con Broduei da un bel po' di tempo. Avevano chiarito alla fine del mio secondo anno allo Studio. Lei mi disse che organizzò il “Picnic del Perdono”. Era stata una cosa dolcissima. Sì, in fondo lo sapevamo tutti, il suo punto azzurro, o verde, era sempre stato lui. Dannata lei che non ci voleva credere! 
Mi guardai un'altra volta allo specchio, soddisfatta del mio lavoro. Alle 19 sarebbe dovuta venirmi a prendere Francesca insieme a Marco, ma erano in ritardo. Come sempre d'altronde, se c'era una cosa in cui Francesca era brava era proprio quella di non essere mai puntuale. 
Il cellulare vibrò, era Marco, mi diceva di farmi trovare vicino il cancelletto di casa, erano quasi arrivati. Mi affrettai a scendere, cercando di non dimenticare nulla. Appena arrivai al giardino di casa mia intravidi la macchina di Marco. Corsi verso di loro e salii frettolosamente.
-Possibile che dovete sempre fare ritardo?- ridacchiai, mentre Marco ripartiva verso casa di Camilla, che era un po' distante dalla mia. 
-Buonasera anche a te.- sorrise Francesca, alzando il finestrino.
-Sai perché facciamo sempre ritardo.- disse Marco, facendomi l'occhiolino.
-Francesca.- dissi, mentre la ragazza in questione ci guardò male e diede uno scappellotto al suo ragazzo.
-Dai, non fate così! E' Natale!- risi a quelle scena buffa, coinvolgendo anche loro.
-Ehi, sapete che Camilla ha invitato anche Lara? E' ritornata con Leon.- ci informò Francesca. A me quello che faceva Leon non interessava più, ci eravamo lasciati tutto alle spalle, rimanendo buoni amici. E poi Lara era la ragazza adatta a lui, fiera, ma sapeva essere anche dolce. Ed io avevo ritrovato il mio ragazzo: Tomas. Era ritornato per il terzo anno, deciso a restare, dato che il padre aveva avuto un trasferimento qui, in Argentina. Oggi l'avrei rivisto dopo molto tempo, lui era indaffarato con il lavoro ed io con le spese natalizie. 
-Sono contenta per lui.- sorrisi sinceramente. Ma quel piccolo momento finì a causa di una battuta di Marco: -Così questo Capodanno bacerà qualcuna e anche tutto l'anno!-. 
Risi fragorosamente, mentre Francesca gli assestava un altro forte scappellotto. 
-Oh andiamo! Povero Marco!- esclamai, ridendo ancora. 
-Ci sono abituato ormai.- disse con tono sconsolato, mentre sulle labbra di Francesca comparve un sorriso dolce. In fondo quei scappellotti non erano altro che gesti d'affetto. Naturalmente visto da parte di lei, ovviamente lui preferirebbe un tenero bacio. Come si diceva? Ah sì: Dio li fa, poi li accoppia.
Arrivammo prima del previsto, dato che non avevamo incontrato il traffico. Suonammo il campanello e una Camilla vestita come me venne ad aprire. In quel momento, che eravamo fuori dalla macchina, mi accorsi dei costumi di Marco e Francesca: erano davvero carini, solo che lui era vestito da elfo, con tanto di calzamaglia e stivaletti verdi. Io e Camilla scoppiammo a ridere e alla porta si affacciò anche Diego, che rimase interdetto dall'abbigliamento di Marco. Cercò di trattenere una risata, ma fu impossibile. Il povero ragazzo arrossì.
-Io te l'avevo detto Francesca!- esclamò Marco, guardando in cagnesco la sua ragazza. 
-Suvvia Marco, stai benissimo!- disse quella, trattenendo un sorriso divertito, così facendo si beccò un'altra occhiataccia da parte del suo ragazzo.
-Forza piccolo elfo, vieni a darci una mano in cucina.- affermò Camilla, afferrandolo da una mano e se lo portò con sé. 
-Francesca!- esclamai, con tono di rimprovero. Lei mi guardò sbigottita: -Cosa c'è?- 
-Sapevi che l'avrebbero preso in giro, sei proprio una testa di mulo!- 
-Così impara! Non doveva rompermi il computer! Deve imparare ad essere meno maldestro!- ribatté la mia amica, facendomi ridere l'ennesima volta. 
Entrammo in casa e ci accomodammo nel salotto. Arrivarono anche Leon e Lara, entrambi sorridenti. Camilla e Broduei preparavano le ultime cose per cenare; Federico e Lena scrivevano una nuova canzone, lanciandosi occhiate dolci; Francesca cercava di convincere Marco che stava benissimo con la calzamaglia; Leon e Lara discutevano di moto e si sorridevano come due ebeti; Maxi e Nata cantavano canzoni natalizie insieme e, infine, Diego e Ludmilla parlavano tra di loro, scambiandosi qualche tenera effusione di tanto in tanto. 
Il campanello suonò e andai ad aprire: era Tomas. Mi fiondai tra le sue braccia e lui mi accolse volentieri. Lo salutarono tutti e poi tornarono in cucina ad apparecchiare, mentre Ludmilla ripeteva chiaramente che si sarebbe seduta vicino al camino per non far seccare la sua pelle al freddo. Io e Tomas invece, andammo nel salotto, per parlare un po' tra noi.
-Allora, che regalo mi hai fatto?- chiesi curiosa, guardandolo intensamente. Lui sorrise dolcemente e scosse la testa: -Non ti dirò nulla, non fino a mezzanotte. Vedrai, è molto bello.- disse, baciandomi dolcemente. Chiacchierammo di un po' di tutto: di come avremmo organizzato il nostro anniversario che si avvicinava; del suo lavoro; della sua ancora esistente gelosia nei confronti di Leon, anche se ora lui si era sistemato con Lara, e di una nostra possibile convivenza. 
-Ragazzi, forza, a tavola!- ci richiamò Francesca. Mano nella mano ci dirigemmo verso di loro, ma Camilla ci fermò: -Aspettate ragazzi, c'è il vischio! Forza, sapete cosa fare!-.
Guardai sulla mia testa: un vischio curato nei minimi dettagli. Il mio sguardo si spostò sul mio ragazzo, che sorrideva imbarazzato. Unimmo le nostre labbra in un dolce bacio. Il miglior Natale di sempre.

Note dell'Autrice:
Auguri tutti di Buon Natale! Diamine, ho avuto tanti di quei regali che non so che farmene o.o No, scherzo, non sono poi così tanti :o Anyway, dedico questa fluffossissima alla dolce Pocha, che ama questa coppia quanto io amo la Diemilla! Auguri dolcezza! Spero che il mio piccolo regalo possa piacerti u.u Ora devo proprio scappare, è Natale gente! Auguri ancora! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore! (?)
Un Bacio,
Jelena

 

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Capitolo 6
*** Cioccolato. ***


Non riuscivo più a sopportare quella situazione, mi opprimeva troppo. Avrei volentieri ucciso mio marito, fulminandolo, bruciandolo o ammazzarlo in un'altra qualsiasi maniera. Non solo mi aveva messa incinta, costringendomi ad ingrassare come una balena, rovinando il mio fisico perfetto, ma ora, dopo l'ennesima voglia di cioccolato al latte, era sparito, volatilizzato nel nulla. Corsi in bagno, dopo un'altra delle mie famose nausee. Dove diamine era finito? Il pensiero che gli fosse successo qualcosa non mi sfiorava neanche, l'unica cosa che mi preoccupava era la mia forte voglia di cioccolato al latte. Provai a chiamarlo una, due, tre, quattro volte, fino ad arrivare a ventuno chiamate perse. In un momento di isteria come quello, avrei volentieri lanciato il cellulare dal balcone della nostre villa bellissima. Voglio il cioccolato!, pensò una mia parte un po' infantile. Cominciai a camminare per tutta la nostra abitazione, aprendo mensole, mobili e anche comodini, alla ricerca del mio cibo preferito. Chi avrebbe mai detto che Ludmilla Ferro avesse una dipendenza per il cioccolato? Cioè, voglio dire, con il fisico che mi ritrovavo. Certo, una volta, dato che ora sembravo una balenottera spiaggiata in cerca di cioccolato al latte.
Mi affacciai alla finestra, scrutando tutte le macchine che passavano, cercando quella nera di mio marito Federico. Niente, nessuna traccia, scomparso. Stavo iniziando ad innervosirmi, volevo il cioccolato da tanto tempo, ma Federico con i suoi impegni da super star non aveva mai il tempo di andarmelo a comprare. Io, ovviamente, gli consigliai di assumere una cameriera o un maggiordomo, ma Federico era fissato con il fatto “Dobbiamo restare umili”. Ma sai dove te la metto l'umiltà?! Sbuffai, quell'attesa mi stava uccidendo e se fossi morta, mio marito mi avrebbe raggiunta, poco ma sicuro. Controllai l'orario dal mio cellulare. Mezz'ora era passata da quando era uscito e io ancora non avevo la mia preziosa barretta di cioccolato. Finalmente adocchiai una macchina nera, stesso modello di quello che possedeva Federico. Corsi rapidamente al piano di sotto, recandomi alla porta d'ingresso. Sentii lo sbattere dello sportello e un ticchettio delle chiavi che si incontravano. Feci un sorriso sornione, finalmente era arrivato il mio cioccolato! La porta si aprì e la figura di Federico entrò nel mio campo visivo e i suoi occhi si illuminarono quando incontrarono i miei. Mi stampò un bacio sulle labbra, che io apprezzai e che quasi era riuscito ad addolcirmi. Poi mi accorsi che qualcosa decisamente non andava: aveva i capelli spettinati, stampe di rossetti qui e lì e i vestiti stropicciati. Lo guardai in cagnesco.
-Amore, scusa, ma le fan mi hanno conciato così, sono davvero possessive.- si affrettò a spiegare ed io alzai un sopracciglio, ma poi sorrisi.
-Va bene, ti credo. Ora, dov'è il mio cioccolato?- chiesi, mentre il mio sguardo era fisso sulle sue mani che si muovevano. Mi mostrò una bustina, cedendomela: -Eccolo qui.- rispose, dandomi un altro dolce bacio. Gli accarezzai un po' i capelli, in segno di ringraziamento e mi diressi vero la cucina, buttando via la busta, stupido oggetto che non serviva a niente, ma quello che vidi non mi piacque per niente, anzi mi fece infuriare.
-Federico!- ringhiai, ottenendo la sua attenzione. -Questo è cioccolato fondente, io lo volevo al latte!-


Note Dell'Autrice:
Allora, ho proprio poco tempo. Questa è una piccola Fedemilla insignificante, che dedico alla mia cara Supernova_151, ti piace? Ho fatto del mio meglio :) Trovo esilarante il contesto in cui Ludmilla ha fame di cioccolato al latte, ma Federico le porta quello fondente :') E' un'idea che mi è venuta mentre scrivevo. E poi amo Ludmilla che aspetta un bambino, cosa che la può far cambiare, diventando più dolce, o che le faccia aumentare le isterie, è una cosa un po' comica ahahahah. Sono indecisa se la prossima possa essere una Marco\Francesca o una Leon\Lara, le coppie mi piacciono entrambe! Vabbè, poi si vedrà :D Un Bacio Fluffoso,
Jelena

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Capitolo 7
*** Proposte Diverse ***


Mi stavo annoiando molto quel giorno. Ero nella mia camera, mentre il mio coinquilino, alias il mio ragazzo Marco, era impegnato a scrivere una canzone per il suo gruppo. Afferrai la mia amata pallina che era depositata sul mio comodino e cominciai a lanciarla verso il muro e poi ritornava tra le mie mani. Feci almeno una quindicina di tiri, fin a quando il mio cellulare vibrò: era Ludmilla. Con il passare del tempo era maturata, anche se manteneva le sue difese alte e alcune volte era troppo possessiva. Risposi senza neanche pensarci, eravamo diventate molto strette e il suo cambiamento mi lasciava ancora un po' perplessa.
-Ehi Ludmilla! Come va?- dico, continuando a lanciare la pallina, per poi afferrarla e lanciarla di nuovo.
-Hai ancora quel vizio di lanciare quella dannata pallina al muro?- roteai gli occhi, in fondo non era cambiata del tutto, ma invece di aspettare una mia risposta, continuò a parlare: -Comunque, sai cosa ho saputo?- ed ecco il suo enorme ed infinito lato pettegolo. Sospirai, trattenendo un sorriso divertito, e le chiesi di cosa era venuta a conoscenza.
-Beh, hai presente Federico? Il mio ex? Quello che mi ha lasciato? Quel maledetto stronzo? Quel...- la interruppi subito: -Sì, ho presente chi è Federico! Che ha fatto?- chiese, trattenendo una risatina. -Si è fidanzato con Lena! Come può averlo fatto? Quel misero microbo!- esclamò, facendomi scoppiare a ridere.
-E a te che interessa, Ludmilla? Tu sei fidanzata con Diego!- le rammentai, mentre sicuramente lei roteava i suoi occhi color cioccolato.
-A proposito di quel bastardo, non sai cosa ha combinato!- imprecò e io non potei fare a meno di ridere un'altra volta.
-Cosa ha fatto?- ridacchiai e lei ringhiò: -Si è dimenticato del nostro anniversario! Ma ti pare? Questa volta non la scampa! Lo scuoierò vivo! Non si deve dimenticare una cosa così importante! Mi sentirà!- poi sentii la voce di Diego interromperla: -Ludmilla! Dai, io ti amo, è stato Leon che mi ha detto di fare l'indifferente, cosicché ti avrei fatto una sorpresa e saremmo andati in un ristorante per festeggiare.- si giustificò, bussando alla porta. Dopo poco sentii la soglia aprirsi e un suono di due labbra che si univano e subito dopo la chiamata terminò. Risi un po', ma poi il mio cellulare vibrò ancora: un messaggio di Marco. Perché mi contattava sul cellulare se eravamo a pochi metri di distanza? Alzai gli occhi al cielo e visualizzai il messaggio.
“Ehi Francesca, stavo pensando una cosa...”
“Mmmh, a cosa pensavi?”
“Il tuo cognome, Cauviglia, non mi piace per niente...”

Leggendo quel messaggio mi infuriai.
“Cosa non va nel mio cognome?”
“Non mi convince con il tuo nome, Francesca è così bello, dovrebbe starci un cognome tipo, non so, Ponce De Leon...”
Smisi di respirare in quell'esatto momento. Lancia il telefono sull'altra sponda del letto e mi fiondai nella stanza in cui si trovava Marco. C'erano petali di rose ovunque e lui era sorridente come non mai. Lo fulminai con gli occhi.
-Non puoi avermi chiesto di sposarti tramite messaggio!- esclamai, ma invece di fargli passare il buon umore, lui si addolcì. Cerco qualcosa nella tasca dei suoi jeans aderenti e si inginocchiò davanti a me. Non riuscivo a crederci, lo stava per fare veramente.
-Francesca Cauviglia, pensavo che dopo Ana non avrei potuto amare più, ma poi sei arrivata tu come un tornado, ma invece di distruggermi mi hai risanato, facendo battere il mio cuore ancora, mi hai dato speranza, facendomi capire che niente è perduto. E ora, sono qui, chiedendoti la mano. Francesca, vuoi sposarmi?- disse tutto ad un fiato, senza respirare, per poi guardarmi negli occhi, colmi di speranza e amore. Mi commossi e gridai: -Oh Marco, certo che voglio sposarti!-.
Non avevo riflettuto, ma in quel momento non serviva.

 

Note Dell'Autrice:
Dedico questa fluffosa alla mia dolce LodoLove che li ama tanto, ti piace tesoro? Ci ho messo tutto il mio cuore per fare un capolavoro. Io amo questi due, sono dolci e quando bisticciano lo sono ancora di più *-* Vi prego, lasciate una recensione? Sono disperata, ne ricevo sempre poche, ditemi anche se faccio schifo e dove posso migliorare ç_ç Ora, dopo il mio momento disperato, vi saluto tutti
Un Bacio,
Jelena

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Capitolo 8
*** Voltare Pagina ***


Attenzione!: Potrebbe esserci un leggero Spoiler per chi non avesse letto l'ultimo capitolo della saga di Hunger Games

Maledissi la Collins l'ennesima volta in quella giornata. Spiegatemi come si può uccidere Finnick Odair! Quel ragazzo ha tutto: bellezza, perfezione, è attraente, intelligente, bravo a combattere, e soprattutto ha un cuore che ha donato a una ragazza che nessuno amava come faceva lui. Poi ha dedicato così poco tempo nel descrivere la sua morte! Lui che è uno dei personaggi più amati di tutta la saga! Chiusi il libro, presi un bel respiro, ma proprio niente. La morte del mio amato Odair mi aveva sconvolta. Vorrei tanto un ragazzo come lui. Sospirai e mi lasciai andare qualche lacrime, Finnick mi ricordava Leon. Unica pecca: Leon era fidanzato con Violetta. Un amico mi aveva anche detto che le aveva fatto la grande proposta. Mi mancava quel ragazzo, tanto, troppo. In realtà lo vedevo ogni giorno al motocross, non ero più la sua meccanica, aveva fatto richiesta per un'altra, così da non far ingelosire la sua ragazza. Ci rimasi male e non poco. Insomma, ti sono stata accanto, ti ho amato come nessun'altra ha mai fatto, anche sapendo che il tuo cuore non era mio e tu mi scarichi così? No, non va bene. Mi ricordai che dovevo andare assolutamente a lavoro, ero in ritardo enorme. Mi affrettai a prepararmi, mi pettinai i lunghi capelli castani e li raccolsi in una coda ordinata. Afferrai le chiavi e corsi giù, pronta a dirigermi verso la pista, che distava poco da casa mia, non per questo avevo scelto questa abitazione. Prima di entrare presi un bel respiro, preparandomi al fatto che avrei dovuto vedere Leon, anche se a qualche metro da me. Mi feci più determinata e cominciai a muovere le gambe fino ad arrivare alla mia postazione. 
-Ehi Lara!- esclamò una voce maschile che mi fece sobbalzare. Riconobbi il ragazzo che mi aveva richiamata e sorrisi spontaneamente.
-Charles! Non ti aspettavo! Cosa ci fai qui a quest'ora?- chiesi, alzando un sopracciglio con un sorriso divertito sulle labbra. Charles era colui a cui guardavo e aggiustavo le moto prima di ogni gara o allenamento. Era alto, con qualche muscolo qua e là, occhi marroni e profondi, capelli del medesimo colore e di carnagione molto scura. Era dolce, gentile e sempre disponibile, un amico su cui puoi contare sempre, era come un fratello per me, ci tenevo molto a lui. 
Lui rise genuinamente e mi baciò la fronte: -Sono qui per guardarti a lavoro, piccolina.- disse, facendomi l'occhiolino. Arrossii un po', non era da me, ma quando lui mi chiamava in quel modo mi sentivo speciale. Non fraintendetemi, ripeto che per me era come un fratello.
-Non ti credo, Beckendorf, dimmi la verità.- sussurro appena, mentre lui dà un'occhiata a qualche foglio sparso qua e là sulla scrivania. Lo sentii scoppiare in un'altra risata sonora: -Non ti preoccupare, Baroni, sono qui solo per allenarmi un po', mia madre se n'è andata di casa e voglio svagarmi.- la sua confessione mi raggelò. Charles era forte, lo ammiravo per questo. Poco dopo mi accorsi che stava sventolando una mano davanti ai miei occhi castani, dato che essendo immersa nei miei pensieri mi ero scollegata dal mondo. Rise ancora e mi stampò un bacio sulla guancia. 
-Allora, Baroni, vieni a cronometrare il mio tempo dei famosi cinque giri alla Beckendorf?- mi propose ed io annuì semplicemente, mentre un sorriso sincero compariva sul mio volto. Presi il cronometro e insieme ci dirigemmo verso la pista. Si sistemò sulla sua moto, mentre io ero pronta a far scattare il tempo. Lo vidi esibirsi con i suoi famosi cinque giri alla Beckendorf. Era così che avevano soprannominato il suo record: riusciva a fare cinque giri di tutta la pista in solo nove minuti. Mi sorprendeva sempre quel ragazzo. Appena finì, venne a chiedermi il risultato.
-Nove minuti e due secondi. Non ti smentisci mai, Beckendorf!- risposi e gli battei il cinque, mentre un sorriso compiaciuto gli decorava il viso. 
-Vado a lavarmi le mani, ci rivediamo dopo dolcezza.- affermò e lo salutai con un cenno del capo. Andai verso il nostro “ufficio”, se così si può definire, per annotare il tempo di Charles e confrontarlo con quello delle altre volte. Controllai il calendario, era il 3 febbraio del 2014. Ultimo allenamento: 30 gennaio 2014; tempo: nove minuti e ventiquattro secondi. Migliorava passo passo.
-E come dicono in giro? Tu e Beckendorf?- sbarrai gli occhi a sentire quella voce che sfiorava le mie orecchie. Inspirai ed espirai, quel ragazzo non doveva assolutamente prendersi gioco di me in questo modo, non posso accettarlo. Mi bastava solamente che mi avesse scaricato una volta, non c'era bisogno di un'altra. Mi voltai, facendo il mio migliore sguardo folgorante: -Anche se fosse, Vargas? Cosa ti importa più?- domandai velenosa, pronta a spegnerlo in pochi secondi. -Anzi, posso anche provare ad indovinare perché sei qui: Violetta ti ha lasciato per un altro ragazzo e tu cerchi la ruota di scorta, ovvero me. Ma stavolta non attacca Leon, sono stanca delle tue prese in giro, di tutte quelle frasi false che uscivano dalla tua bocca ingannatrice. Sono quasi contenta che lei ti abbia scaricato. Non fraintendermi, non voglio essere maligna, ma almeno ora ti senti come mi sono sentita io quattro anni fa!- dissi tutto d'un fiato. Avevo capito la sua situazione solo studiando i suoi occhi malinconici e tristi. 
-No, Lara, non è andata esattamente così.- mormorò, mentre puntò i suoi occhi verdi dritti nei miei, feroci e bastardi. -Non ho lasciato Violetta.- perché questa frase mi ha spezzato il cuore?, pensò una parte di me. -Ma il destino è beffardo, sai? Se una volta era lei la ragazza sempre indecisa, ora lo sono io.- affermò, lasciandomi incredula. Aveva detto davvero quello che avevo sentito? Mi ricomposi subito, cercando di mascherare ogni simbolo di insicurezza. Presi un bel respiro e dissi: -Bene, fammi indovinare: l'altra ragazza sono io? E cosa ti manca di me? I momenti in cui mi prendevi per il culo? O quando ti adulavo, dicendoti che eri il migliore sia nel fattore della musica, che in quello del motocross?- sputai con tutto il veleno avevo in corpo. Non volevo cadere nel suo tranello, non di nuovo. 
Lui ignorò quello che avevo detto e continuò: -Ricordo ogni giorno insieme a te, mi manca ogni tuo incoraggiamento, mi manca trovarti alla nostra postazione, mi manca vederti lavorare sulla mia moto, mi mancano le tue battute sarcastiche, mi manchi tu.- 
-Non cercare di comprarmi con queste frasette da film, Leon. Io ricordo ogni lacrima sprecata, ogni fazzoletto usato buttato nel cestino della spazzatura. Non sono una ragazza a cui piace essere presa in giro. Mi dispiace per te Leon, ma questa volta hai perso, sono stanca delle menzogne.-
Me ne andai, lasciandolo lì, dicendomi mentalmente che era il momento di cambiare pagina una volta per tutte.

Note Dell'Autrice:
* Charles Beckendorf non mi appartiene, mi sono ispirata al personaggio di Percy Jackson, i diritti vanno tutti a Rick Riordan. 
Beh, che dire, questi due mi ispirano amore e depressione allo stesso tempo, addizionando anche il mio pessimo umore nelle ultime ventiquattro ore n'è uscita una flash triste e un po' malinconica. Spero che voi l'apprezziate lo stesso, anche se la Leon\Lara credo sia shippata solo ed esclusivamente da me, ma che ci possiamo fare, shippo sempre le coppie meno shippate (che cosa ho detto? ahahaha). Questa la dedico a me stessa (?) perché... ma perché sì (?). Magari per sentirmi un po' più su, chi lo sa :') Ora, forse la maggior parte di voi neanche lo conosce, essendo una fan di Hunger Games, vorrei fare un piccolo tributo a Philip Seymour Hoffman (Plutarch), sperando che adesso un po' di pace se la possa godere. Bene, ora la seconda Lana Del Rey (?) vi saluta e vi dà un bacio enorme,
Jelena





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