Occhi di smeraldo di _Cthylla_ (/viewuser.php?uid=204454)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 - il primo incontro. ***
Capitolo 3: *** 2- l'inizio della fine. ***
Capitolo 4: *** 3- un bravo ragazzo. ***
Capitolo 5: *** 4- le conoscenze...e le conseguenze. ***
Capitolo 6: *** 5- Londra ***
Capitolo 7: *** A Natale ogni scherzo vale ***
Capitolo 8: *** 6- sempre in mezzo, come il giovedì. ***
Capitolo 9: *** 7- un'insana voglia di pudding ***
Capitolo 10: *** 8- la punta dell'iceberg ***
Capitolo 11: *** 9- l'apparenza inganna ***
Capitolo 12: *** 10- Hunted ***
Capitolo 13: *** 11- volere non è potere ***
Capitolo 14: *** 12- tonto! ***
Capitolo 15: *** 13- Dies Irae ***
Capitolo 16: *** 14- un passo avanti, due indietro ***
Capitolo 17: *** 15- scandalous ***
Capitolo 18: *** 16- end of a dream ***
Capitolo 19: *** 17 - la punta dell'iceberg, parte II ***
Capitolo 20: *** 18- oltre la linea ***
Capitolo 21: *** 19- discorsi ***
Capitolo 22: *** 20- rosso di sera... ***
Capitolo 23: *** 21- trouble, troublemaker... ***
Capitolo 24: *** 22- absinthe ***
Capitolo 25: *** 23- il fazzoletto rosso ***
Capitolo 26: *** 24- O Fortuna... ***
Capitolo 27: *** 25- veni, vidi...vici? ***
Capitolo 28: *** 26- back, part I ***
Capitolo 29: *** Epilogo- back, parte II ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Emmie
PROLOGO
Kid Muscle osservava
allibito la
ragazza che fronteggiava
senza battere ciglio i due colossi che le stavano davanti, uno dei
quali aveva
appena mandato il suo avversario in terapia intensiva dopo avergli
strappato le
braccia.
«Lasciala
perdere, Kevin.
Come si può pretendere che
capisca?» disse Lord Flash guardando la mora con aria di
sufficienza.
«Tu chiudi la
bocca o ti
prendo a calci in culo da qui fino a
Mosca. Se lui è diventato così la colpa
è tua!» esclamò la ragazza, puntando il
dito contro il petto di Lord Flash «la tua influenza gli ha
fatto perdere ogni
senso della misura, ogni senso della sportività! Gli hai
ficcato in testa che
vincere è tutto quello che conta…»
«Perché
è tutto
quello che conta, Emerald, e se non l’hai ancora capito
allora sei stupida quanto
Meat» sentenziò Kevin Mask, con calma glaciale.
Da arrabbiata che era,
l’espressione della
ragazza divenne semplicemente
dura come la pietra. «Ah davvero! E
magari
secondo te meriterei anche di fare la
stessa fine».
«Di certo
sarebbe bene se
ti togliessi di torno una buona
volta» commentò Flash.
«Sì
beh, mammina protegge
sempre il suo bambino!» sbottò
Emerald.
«Cosa vorresti
insinuare?» le domandò Kevin guardandola
dall’alto al basso.
«che sei
diventato talmente
dipendente da quest’imbecille da
non riuscire più a ragionare da solo! Possibile che tu non
ti renda conto…»
«Emerald.
Zitta».
La ragazza lo
guardò,
scosse la testa, per poi scoccare
anche a Flash un’occhiata carca di disprezzo.
«Questo è colpa tua» ripeté.
«Se non ti piace
che Kevin
sia diventato un chojiin come si
deve puoi sempre toglierti di torno. Nessuno ti
tratterrà» disse con durezza il
russo.
Emerald guardò
nuovamente
Kevin, che non aveva più detto una
parola. Evidentemente era d’accordo con il suo caro
allenatore.
Flash, russo
maledetto…non che avesse niente contro i russi in generale,
ma se fosse stato
per lei avrebbe mandato Capitan Pantaloni Aderenti a marcire in un
gulag.
«Sai cosa?
È
proprio quel che farò» disse, dopo aver preso
una decisione improvvisa «E farò anche
qualcos’altro. Kid Muscle» si voltò
verso
il ragazzo, inginocchiato vicino alla Lanterna della Leggenda che era
luminosa
quanto una lucciola a mezzogiorno «Hai trovato la tua nuova
allenatrice. Prova
a dirmi di no e ti strangolo».
«C-C-CHE
COSAAAAAAA?!!» esclamò Kid, insieme a tutti i
presenti.
Lei, Emerald Lancaster,
parte ormai
storica del trio che
formava con Kevin Mask e Lord Flash…allenare Kid Muscle?
L’unico
avversario col
quale Kevin fosse davvero interessato
a combattere?
Il lottatore che si
preparava ad
affrontare da tutta la
vita, per “vendicare il nome della famiglia Mask”?
Lei…proprio
lei, che
sapeva quanto Kevin tenesse a vincere…
«Ma…non
puoi,
non…» avviò a dire Ikimon
«non puoi essere tu
ad allenare Kid Muscle!»
“il trio che si
divide?!
Così faranno precipitare l’audience!”
pensò preoccupato il nuovo presidente della IWF.
«In nome di
quale regola?
Sei solo un altro che deve
chiudere la bocca, tanto sei in grado di sputare fuori solo enormi
minchiate»
sibilò Emerald, appena prima di essere afferrata per il
polso da Kevin.
«Tu
non lo farai.
Ci siamo intesi?» le disse l’inglese.
Emerald lo
guardò dritto negli occhi,
tentando senza successo di liberarsi dalla sua presa. Conosceva bene
quegli
occhi di falco, come anche ne conosceva il vero colore,
perché lei lo aveva
visto…
«Non ti
azzardare a dirmi
quello che devo fare, allenerò Kid
Muscle, che a voi due piaccia oppure no. E adesso molla la presa, o ti
infilo
due dita negli occhi».
Gli amici di Kid Muscle
osservavano
la scena a bocca aperta,
incapaci di commentare, un po’per il coraggio
dimostrato dalla ragazza e
un po’perché avevano sempre pensato che tra quei
due avesse iniziato ad esserci
qualcosa di più di -e già solo quello era quasi
incredibile conoscendo Kevin-
semplice amicizia.
E invece…
Mask lasciò
bruscamente la
presa. «Emerald Lancaster, questo
lo considero un tradimento. E sappi che ti sbatterò la porta
in faccia quando tornerai
a chiedermi perdono strisciando».
Lei non fece una piega.
«Allora sta’fresco, che se
strisciassi non farei che abbassarmi al tuo livello, vista la larva
d’uomo che
sei, quindi non lo farò tanto presto».
Kid Muscle emise uno
squittìo spaventato. Possibile che
Emerald non vedesse?! Possibile che
non si rendesse conto che così rischiava di fare la fine di
Turbinskii?!
«Come
osi?!»
ringhiò Kevin.
«qui non
è
questione di “osare”, ma di dire le cose come
stanno. Se non ti piacciono non è un mio problema,
chiaro?» fece cenno a Kid
di alzarsi, ordine che il suddetto eseguì immediatamente
«Inoltre non capisco
come tu possa sentirti minacciato da una…come mi hai
chiamato?
Ah, già: stupida»
disse seccamente, avviandosi verso l’uscita insieme ad un
tremante Kid.
«Ultima
possibilità di tornare a ragionare» Kevin Mask le
si
parò davanti con aria decisamente minacciosa, ottenendo solo
l’ennesima
occhiata gelida.
«Kevin Mask, togliti
dalla mia strada».
Dopo un lungo silenzio
carico di
tensione l’inglese si fece
da parte. Kid si fece piccolo piccolo, aggrappandosi alle gambe di
Emerald.
«Mamma-mamma-mamma-mamma…»
piagnucolò.
«Hai fatto la
tua scelta. Se vuoi stare dalla
parte dei perdenti sei liberissima di farlo» disse Kevin
freddamente «Fidandomi
di te ho commesso un gigantesco errore».
«Non fare la
vittima,
non ci casca più nessuno. Se mai
sono io ad aver sbagliato pensando che fossi una brava
persona» ribatté Emerald
altrettanto freddamente «E sprecando un sacco di tempo ad
ascoltare le tue
scempiaggini. Andiamo, Kid…»
Neanche a dirlo, Kid
Muscle si
fiondò fuori dalla porta.
Emerald lo seguì senza nemmeno voltarsi per dare a Kevin
un’ultima occhiata,
pur sapendo che sia lui che Lord Flash, come tutti, la stavano
osservando.
“Come siamo
potuti arrivare a questo?!” pensò, tra la rabbia
e la tristezza.
Già. Come si
era arrivati
a questo?...
***
Eccomi
di nuovo a scrivere su Ultimate Muscle, cosa che io stessa non mi
aspettavo
minimamente. È vero che questo anime è un mio
antico amore, ma credevo di
averlo lasciato perdere, e invece…no. Sapete come sono i
vecchi amori, a volte
(purtroppo) ritornano!
Spero
di avervi incuriositi almeno un pochino, e soprattutto…che
lo abbia fatto
Emerald. Se pensate “ma come accidenti è fatta
questa ragazza?! Hai soltanto
detto che è mora!”, abbiate un po’di
pazienza; è solo il prologo, in fondo.
Credo
si sia capito a che punto della storia siamo, ma se così non
fosse chiarisco: è
appena finito l’incontro Kevin Mask-Turbinskii. Da adesso la
storia farà un
salto indietro, per vedere appunto “come si è
arrivati a questo”, per poi
arrivare pian piano allo scontro finale tra Kid e Kevin (…o
almeno, la mia idea
è questa. Poi c’è anche caso che
l’ispirazione se ne vada e ciao mare…).
Se
come prologo vi piace sentitevi liberi di recensire, e se non vi piace
idem,
lasciate pure una critica costruttiva; sono una persona ragionevole e
non vi
mangerò vivi. Sapete com’è, preferisco
la pizza.
Detto
ciò…basta. Chiacchiero troppo. Bye bye!
|
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Capitolo 2 *** 1 - il primo incontro. ***
All’incirca
un anno prima…
“Sempre
con quei
pantaloncini corti…” pensò Kevin Mask,
appena uscito di casa a prendere il
giornale, guardando la moretta che da un paio di settimane passava
correndo
proprio davanti a casa sua. Cuffiette nelle orecchie, strani capelli
neri
sfumati di verde smeraldo raccolti in un ciuffo, e sguardo
costantemente rivolto davanti a sé.
“E
tra dieci
metri…nove…otto…”
Eccola
lì, come sempre, a
fermarsi e tirare fuori dal piccolo marsupio grigio perla un pacchetto
di
Marlboro rosse, niente meno.
Kevin Mask aveva pensato spesso che sarebbe morta
di cancro ai polmoni tra massimo una diecina d’anni, se non
avesse smesso.
Posò
nuovamente il giornale
a terra, aveva deciso: quella mattina le avrebbe rivolto la parola.
Poco
importava se fino a quel momento lei non lo aveva mai neppure degnato
di
un’occhiata.
L’inglese
aveva pensato
spesso e volentieri che quello fosse un fatto piuttosto strano,
considerando
che al suo arrivo in qualunque luogo gli occhi di tutte le ragazze
finivano
inevitabilmente su di lui; a volte ciò era anche piuttosto
seccante perché,
sciaguratamente, le sue coetanee sembravano incapaci di articolare
discorsi
compiuti o comunque interessanti.
Uscì
rapidamente dal
cancello, camminando come se nulla fosse verso la ragazza che stava
scegliendo
la canzone sull’I-Pod.
«Sai
che quel che fai è una
pura e semplice contraddizione, vero?»
Sentendosi
interpellare la
ragazza alzò lo sguardo e sollevò leggermente un
sopracciglio. «Immagino che tu
sia anche ansioso di dirmi perché».
Non
sembrava importarle di
stare parlando con una star del wrestling, né di arrivargli
a malapena al
petto. Anzi, sembrava perfino un po’scocciata, come se non si
rendesse conto di
che grande onore fosse il fatto che lui le avesse rivolto la parola.
Kevin
la vide aspirare un’altra
boccata di fumo, dopo aver portato la sigaretta tra le labbra
sottili.
«Allora?
Intendi dirmelo o hai raggiunto il limite di parole
giornaliero?» gli disse,
con uno sguardo quasi divertito negli occhi verde smeraldo.
Smeraldo,
smeraldo…quel
colore doveva piacerle molto, pensò Kevin, visto che anche
l’I-Pod, le meches
sui capelli e la maglietta che indossava avevano la stessa tinta.
«Devo
ridere?» le domandò
l’inglese, un po’seccato.
Lei
fece spallucce. «Se ti va ridi, se non
ti
va non ridere. Dunque? Quale sarebbe questa contraddizione?»
Fu
a quel punto che Kevin
notò il suo accento londinese, più leggero del
proprio ma comunque presente.
Che fosse inglese anche lei, allora? Certo che la galassia era
piccola…
«Corri
per mantenerti in
forma, quindi tieni alla tua salute. Poi però fumi Marlboro
rosse, che ti
uccidono i polmoni. Questo è il controsenso».
Per
tutta risposta la
ragazza tirò un’altra lunga boccata.
«Ok. Adesso però mi verrebbe da domandarti
una cosa».
«Ossia?»
«A
te, che ti frega?»
Kevin
ammutolì. Non era
abituato a sentire qualcuno rivolgerglisi così, tantomeno
una ragazza.
«Niente».
«Allora
perché ci tenevi
tanto a dirmelo?»
Con
quell’aria noncurante
la ragazza aveva l’inquietante capacità di farlo
sentire un perfetto idiota, e
lui non era un idiota. Non si chiamava mica Kid Muscle o quasi peggio
ancora
-almeno a parer suo- Jeager Broken.
«Comunque…
niente più
commenti sulle Marlboro» lo avvisò lei
«In fin dei conti io non ne ho fatti
sulla quantità di birra che bevi».
Ecco,
lo aveva nuovamente
preso in contropiede. «La quantità di?…
Ma che c’entra?»
“Ma
più che altro, lei che
ne sa di quanta birra bevo?!” pensò.
«fumare
fa male, ma se non
lo sai nemmeno sbronzarsi fa tutto questo gran bene alla
salute».
«Tu
cosa ne sai di quanto
bevo? Mi spii?»
Kevin
sapeva che non viveva
troppo lontano da dove viveva lui, pur non sapendo in quale casa
abitasse di
preciso; la vedeva tornare dalla corsa e svoltare in una via - che lui
sapeva
essere chiusa - ad un paio di case di distanza.
«Non
ne ho bisogno. Il portone
che, prima di capire che era quello sbagliato, hai tentato in tutti i
modi di
aprire due notti fa era quello di casa mia» fece un
sorrisetto ironico
guardandolo dritto in faccia «Per la cronaca, attraversandolo
non avresti
trovato il mondo di Narnia».
Quelli
erano i rari momenti
in cui Kevin si sentiva fortunato a portare una maschera di ferro sul
volto,
visto quanto era arrossito. Aveva il brutto difetto di ricordare ogni
dettaglio
delle proprie sbronze, infatti si era domandato di chi fosse quella
casa, ed ecco la risposta. Era
proprio la sua, maledetta la birra e chi
l’aveva inventata.
«Magari
provando
nell’armadio di casa tua avresti avuto più
fortuna» concluse lei.
Kevin
Mask non rispose
neanche, limitandosi a girare sui tacchi e battere in ritirata verso
casa.
Aveva fatto una serie di pessime figure e, se fosse rimasto
lì un altro po’,
probabilmente avrebbe finito per tramortirla con un pugno in testa
purché
smettesse di prenderlo in giro. Come si permetteva?! E il
brutto era che,
dopo Narnia, non poteva nemmeno dirle di chiudere la bocca.
«Batti
in ritirata? Non ti
facevo un vigliacco».
A
quelle parole l’inglese
smise bruscamente di camminare, voltandosi nuovamente verso di lei.
«Io non
sono un vigliacco».
«Buon
per te».
«È
solo che non mi va di
sprecare tempo a parlare con te» continuò.
«Ma
tu guarda, è lo stesso
motivo per cui io non ti avevo mai calcolato finora: sapevo che sarebbe
stata
una perdita di tempo…dai, uno che ancora crede
all’esistenza di Narnia…» la
ragazza fece schioccare la lingua contro il palato «È
un caso disperato».
«Vedi
di smetterla» la
intimò l’inglese, riavvicinandosi
lentamente.
Lei
spense la sigaretta e la
gettò nel cestino per poi, quasi come fosse stata una sfida,
riaccenderne di
seguito un’altra.
«Mettila
così, Kevin Mask,
la prossima volta che vorrai avvicinare una ragazza di’
semplicemente “Ciao”
invece che sputare sentenze sui suoi vizi» gli stava
sorridendo leggermente,
adesso «Non tutte le ragazze le accettano, anche se
provengono da una specie di
star».
Oh,
perlomeno quello lo
aveva riconosciuto. «Me ne ricorderò. Assodato che
conosci il mio nome, sarebbe
il caso che mi dicessi il tuo».
La
ragazza fece degli
anelli di fumo, avendo comunque la cortesia di non soffiarglieli in
viso. «Se
fossi stato meno ubriaco magari due sere fa l’avresti visto
scritto sul
campanello».
«Mi
è sembrato di averti
detto di smetterla! Guarda che altrimenti…»
«…batterai
ancora in
ritirata?» disse lei con espressione alquanto divertita per
poi, notando
l’occhiataccia, porgergli velocemente la mano destra
«Mi chiamo Emerald J. V.
P. Lancaster ».
Indeciso
se stritolarle le
dita o meno, alla fine l’inglese scelse la seconda opzione.
«Kevin Mask. Ma
questo lo sapevi già» commentò
«J.V.P.?»
«Janice
Verbena Phoebe»
Emerald alzò gli occhi al cielo «Rispettivamente
mia madre, mia nonna materna e
mia nonna paterna, lascia perdere».
«Verbena
è un nome strano»
commentò Kevin.
Eccolo
di nuovo, quel sorrisetto ironico. «È
più strano camminare con
una lattina blu in testa»
«Senti
un po’…» avviò a
protestare l’inglese, immediatamente interrotto da Emerald
che sollevò il dito
indice davanti al viso.
«Ascolterò
eventuali
rimostranze solo se riuscirai a prendermi» disse rapidamente
lei «Cosa, come ti
dimostrerò, niente affatto facile da farsi, my dear».
«Londinese,
eh?» le domandò
il lottatore, ottenendo in risposta un’alzata di spalle.
«Forse
si, forse no…perché
dovrei dare tutte queste informazioni ad uno sconosciuto?»
Kevin
incrociò le braccia
davanti al petto. «Non sono uno sconosciuto. Il mio nome lo
conosci».
Lei
alzò gli occhi al
cielo e fischiò ad un uomo che passava dall’altra
parte della strada. «Ehi tu!
Come ti chiami?»
«Eeehm…Frank?»
«Lo
domandi a
me?...tutto a posto, continua pure a camminare» disse Emerald
con un cenno, per
poi tornare a rivolgersi a Kevin «Ecco, conosco anche il suo
nome, quindi
adesso andando secondo il tuo ragionamento Frank è il mio
nuovo amichetto del
cuore?»
Stavolta
fu l’inglese ad
alzare gli occhi al cielo. «Stai iniziando a
seccarmi».
«Problemi
tuoi. Comunque,
perché non saresti uno sconosciuto?»
«Perché
ti vedo correre
ogni mattina» avviò a rispondere, accorgendosi che
come motivazione
effettivamente era alquanto debole.
«Considerando
che ti passo
davanti ad un metro e mezzo massimo di distanza se non mi avessi vista
avresti
avuto seri problemi agli occhi» commentò Emerald «Cooooomunque,
la sfida è
ancora valida. Se riuscirai a prendermi ti dirò tutto quello
che vuoi sapere»
si appoggiò al palo della luce con la schiena e gli sorrise
ancora «Andata?»
«Non
faremmo prima se
rispondessi e basta?»
«Hai
paura di non prendermi
o sei troppo pigro per fare una corsetta? Bada che tra l’ozio
e la birra metterai
su un rotolo di ciccia tale che potrò nascondermici
sotto».
Mask
lanciò l’impermeabile
blu scuro nel proprio giardino. «Non mi sono mai tirato
indietro davanti a una
sfida, quindi perché cominciare adesso? Sarò
gentile, Lancaster» fece
scrocchiare le dita delle mani «Ti concederò
cinque secondi di vantaggio».
“Lancaster…ho
come l’idea
di averlo già sentito, ma dove?”
pensò.
«A
partire da…?»
«Adesso».
Un
ultimo sorrisetto ed in
un attimo la ragazza aveva già percorso un centinaio di
metri.
Ma quanto
accidenti correva, quella?!
«Comincia
a correre, Mask!»
ebbe perfino la sfacciataggine di urlargli arrivata al terzo secondo di
vantaggio e,
pur non essendo il tipo d’uomo che corre dietro ad una donna,
per una volta
Kevin Mask obbedì senza stare a discutere.
Correndo
e correndo ebbe la
conferma di quel che aveva già largamente intuito: non
l’avrebbe presa. Lei era
sempre duecento metri avanti, per quanto lui potesse correre forte, per
quanti
ostacoli potessero trovare sulla loro strada.
Saltarono
steccati, saltarono
persone, finirono addirittura correre sui tetti dei palazzi del centro;
sembrava la classica scena tra Willy il Coyote e Mimì lo
Struzzo.
“Sono
certo che non abbia
la mia stessa resistenza. La prenderò, la
pren…dov’è finita?!” Kevin si
guardò
attorno, ma sul tetto di quel palazzo non c’era
più nessuno.
Fece correre lo
sguardo sulla strada… eccola
lì, ad almeno
trecento metri di distanza.
Lei, prima di sparire in un
vicolo, lo
salutò perfino.
“Non
finisce qui”
pensò Kevin Mask “Passi davanti a casa mia tutte
le mattine, arriverà quella in
cui ti prenderò”.
«Lassù,
sul tetto! È Kevin
Mask!» urlò qualcuno da sotto.
Il
Cavaliere Mascherato pensò che fosse meglio
dileguarsi prima di essere assediato da una torma di ragazze
urlanti…nella
quale, di certo, Emerald Lancaster non sarebbe stata presente.
“È in
corso la Massima
Sfida dei Muscle, perché diamine non pensano a
quella?!” pensò fuggendo via, ed
occhieggiando l’immagine di Kid Muscle contro For Colossus
sul grande schermo
al plasma.
Kid
Muscle…quello
sciocco…era da non credersi che ad avere il titolo di
wrestlers più forti della
galassia fossero i Kinniku, le cui teste di generazione in generazione
diventavano sempre più vuote. Ma sarebbe venuto il momento
di vendicare il nome
dei Mask, era per quel motivo che lui si allenava in
solitaria da una
vita.
Il
pensiero tornò alla
ragazza. Chissà, forse con Emerald a cui correre dietro ogni
mattina il lupo
solitario avrebbe finito per diventare un po’meno solitario.
Non
si riteneva un
misantropo, solo qualcuno che non sopportava le persone frivole e
stupide com’erano Kid Muscle e compagnia. Se trovava qualcuno
con cui valeva la
pena “perdere tempo”, perché non avrebbe
dovuto farlo? Certo, la ragazza non
sembrava un tipino facile. Ma non pensava nemmeno che gli fosse ostile,
non per
come gli aveva sorriso…
***
È
un capitolo breve, lo so, ma pensavo che il loro primo incontro ne
meritasse
uno tutto per sé. Adesso la questione è una sola:
ne volete uno che parli di
quando Kevin riuscirà finalmente ad acchiappare la nostra
sfuggente londinese
cercando di farsi rivelare quel che gli interessa, oppure preferite un
piccolo
salto in avanti nel tempo? Dite, dite…
Grazie
a giuliaxace e
all’immancabile Cyberluna per
aver
recensito il prologo :)
creata
con Dolldivine. Un po'le somiglia.
|
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Capitolo 3 *** 2- l'inizio della fine. ***
Al
sesto
giorno di inseguimento, Kevin Mask non era ancora riuscito a concludere
nulla.
Non era stato in grado di prenderla, e di conseguenza non era neanche
stato in
grado di farsi rivelare da lei qualcos’altro oltre il suo
nome.
Stava
quasi
diventando un chiodo fisso. Emerald, Emerald! Era qualcosa di irritante
considerando
quanto lavoro aveva da fare, ma non riusciva più a
concentrarsi sugli
allenamenti, non da quando aveva parlato la prima volta con quella
benedetta
ragazza.
Ok,
in realtà la
faccenda era qualcosa di peggio che irritante. Era
“frustrante”, perché non
riusciva proprio a lasciar perdere.
La
colpa era
anche della ragazza stessa che adesso, se quando passava lui non era
ancora
uscito in giardino, si fermava perfino ad aspettarlo prima di correre
via come
una dannata saetta con uno sguardo sfacciatamente divertito.
Kevin
sentiva che era come se Emerald stesse
giocando con lui come il gatto fa col topo, e non si poteva certo dire
che la
cosa gli piacesse. Non era uno che amava essere influenzato, o
manipolato;
anche per questo motivo era scappato di casa a soli otto anni, nel
tentativo di
sfuggire ad un padre che aveva fatto di tutto per farlo diventare
esattamente
come lui.
Poi,
che la mossa di Kevin fosse o meno servita
realmente a qualcosa era opinabile. In fin dei conti era fuggito, aveva
vissuto
per strada, si era alleato con i D.m.P., e poi che fine aveva
fatto?...aveva
finito per combattere anch’egli nella Muscle League,
classificando la propria
alleanza con i “cattivi” del wrestling come la
ribellione di un adolescente.
Come se adesso fosse stato qualcosa di diverso, a poco più
di diciotto anni!
“Già,
chissà quanti anni ha Emerald” pensò.
Fece uno
sbuffo nervoso. Ancora lei, ancora un pensiero per lei!
La
stava aspettando seduto sullo scalino del
portico. Infilando una mano in tasca per sincerarsi che le chiavi di
casa
fossero ancora al loro posto, le sue mani trovarono…
«Come
se mi
piacessero, poi» borbottò, rimettendosi in tasca
le nocciole dopo averle tirate
fuori.
Regalino di
Emerald Lancaster, la Donna Scoiattolo, che il giorno prima durante la
corsa
aveva visto un albero pieno di nocciole e si era arrampicata su di esso
veloce
come un fulmine.
“Tu
non provare a venire su, che altrimenti si
spaccano tutti i rami… non è che tu sia leggerino
eh!”
Effettivamente
centocinquantacinque chili di
muscoli non erano uno scherzo. Sotto gli occhi allibiti di Kevin, la
ragazza
aveva tirato fuori dal marsupio un sasso e si era messa a rompere i
gusci per
poi lanciarsi in bocca le nocciole sgusciate tre per volta.
“Nocciola?”
“Non
sono un amante delle nocciole” le aveva
risposto lui “Si può dire che ti abbia presa,
Lancaster”.
“Nah.
Una
volta finito di mangiare salterò da qualche altra parte. Hai
ancora parecchia
strada da fare prima di riuscire a prendere Squirrel Woman”
aveva commentato
con un sorriso, mostrandogli i perfetti dentini bianchi
“Acchiappa, Fido”.
Gli
aveva tirato tre nocciole, che lui aveva
afferrato al volo. “Fido?!”
“se
preferisci Rex per me è lo stesso. Io invece
per gli amici sono Hammy, come lo scoiattolo di Over the Hedge
” aveva
ribattuto la ragazza, appena prima di saltare via dall’albero
ed oltrepassare
uno steccato.
E
lui, com’era ovvio, l’aveva inseguita.
Inutilmente.
Beh,
se non
altro adesso sapeva come la chiamavano gli amici. Per scrupolo aveva
perfino
cercato su Google lo scoiattolo in questione!
“Com’è
che oggi non arriva?” pensò
“È già in
ritardo di un quarto d’ora, di solito lei è
puntuale… non per niente è
inglese…”
Un
quarto d’ora.
Venti
minuti.
Mezz’ora.
Quaranta
minuti.
Quarantacinque
minuti.
Un’ora.
Un’ora
e venti.
Era
ottobre, non era esattamente tutto questo
gran caldo, e Kevin Mask nonostante solitamente non soffrisse il freddo
aveva
iniziato a trovare l’aria un po’pungente. Emerald
non si era ancora vista. Forse
quel giorno non aveva voglia di correre, o forse semplicemente aveva
deciso di
non passare per quella strada.
“Abbiamo
una sfida in corso e mi lascia così?”
pensò Kevin “Poi secondo lei il vigliacco sono
io… stupida che non è altro!”
Guardò
le nocciole. Quella faccenda non poteva
finire così e, si disse mentre usciva dal cancello,
“se Maometto non va alla
montagna, la montagna andrà da Maometto”. In fin
dei conti sapeva benissimo
dove abitava, purtroppo!
A
passi veloci raggiunse la via chiusa a due
case di distanza, per poi proseguire una cinquantina di metri.
Eccola lì, la
tana di Squirrel Woman, e lui stava per fare
una…”descoiattolizzazione”.
Percorse
il breve vialetto che conduceva alla
porta. Il giardino, come la casa, era molto piccolo ma ben tenuto.
Suonò
il
campanello più volte. Nessuna risposta.
“Magari
è andata da qualche altra parte, allora,
come immaginavo” pensò, finendo a sfiorare la
porta per sbaglio ed accorgendosi
solo in quel momento che…
“Era
socchiusa!”
Tale
scoperta ebbe il potere di allarmarlo, e
nemmeno poco. Se
la casa era vuota e la
porta socchiusa non significava niente di buono. Una porta principale
socchiusa, a dirla tutta, non significava mai niente
di buono, a meno che il proprietario
della casa non fosse fuori a curare il giardino, e quello non era il
caso.
Le
cose erano due: o in casa Lancaster c’era un
ladro o era accaduto qualcosa di peggio. Sebbene quello fosse un
quartiere
tranquillo, non i vicoli di Londra, secondo lui non era mai bene che
una
ragazza così giovane e gracile vivesse sola.
Già,
che poi chi glielo diceva che Emerald
vivesse sola? Magari aveva già qualcuno. Un coinquilino, una
coinquilina… un
compagno, un fidanzato…
Decidendo
che fosse meglio non stare a pensarci
troppo, Kevin Mask si infilò rapidamente nella casa, pronto
a combattere.
Non
c’era nessuno.
Si
guardò attorno, aguzzando vista e udito.
Niente di sospetto in vista, e niente rumori strani, se non…
“Hammy!
Ti avevo detto di
pensare ai laser!”
“…io
quel biscotto lo vorrei…”
Non
ancora persuaso che fosse tutto a posto,
l’inglese seguì le voci che, vista la
qualità dell’audio, sembravano provenire
da un pc o che di simile. Si trovò davanti ad
un’altra porta socchiusa…
“va
bene. Adesso capirò finalmente che succede”
pensò dando una spintarella alla porta.
«Ma
chi si rivede. Se cerchi Narnia guarda, hai
sbagliato posto…»
Emerald
era lì tranquilla nel letto, sotto le
coperte, con il pc portatile sulle gambe che teneva incrociate ed un
bel piatto
di pancakes allo sciroppo d’acero sul comodino di destra. Il
succo di frutta
invece era sul comodino a sinistra.
«Al
diavolo tu e Narnia. Nemmeno ti sei degnata
di venirmi ad aprire, e sì che ho
suonato…»
«il
campanello non funziona. La porta comunque era
socchiusa».
«Perché
diamine lasci la porta principale
socchiusa?»
Emerald
tirò fuori un termometro da sotto le coperte.
«Trentotto e sei. La cosa non depone bene»
commentò tra sé e sé
«L’ho lasciata
socchiusa tante volte fossi tornato qui a cercare Narnia, Kevin Mask, e
neanche
a dirlo… eccoti qui» gli indicò i
pancakes «Ce ne sono anche per te, se ti
vanno, sono pure caldi. Oggi niente corsa però, mi
spiace».
Kevin
era rimasto sulla soglia a guardarla
stupito. Lei
sapeva che sarebbe venuto a
cercarla, lo aveva previsto e lo aveva fatto con tale matematica
precisione da
aver perfino azzeccato il momento in cui cuocere i pancakes.
Era
davvero così prevedibile per lei?, si
chiese. «Come hai fatto a prevederlo?»
«Non
l’ho previsto. Diciamo che ci ho sperato.
Ho la febbre a trentotto e sei quindi non posso uscire, e mi annoio a
stare
sola. Piantala di stare lì impalato, mi metti addosso
un’uggia che non ti
dico».
Che
doveva fare Kevin? Prese la sedia accanto
alla scrivania di legno scuro che era nella stanza e si sedette.
Gran
bel mobile, a guardar bene. Come anche il
letto, il comò, il letto, il tappeto che se non era
veramente persiano era
comunque un’ottima imitazione…e anche il portatile
era ultimo modello. Emerald
sembrava passarsela bene, chissà che razza di lavoro faceva.
Già, ma lavorava?
«Niente
pancakes? Ok, vorrà dire che ne mangerò
di più io. Quando mi viene la febbre alta ho tre volte
più appetito del solito»
commentò la ragazza, assaltando i dolci «Sei stato
carino a venire a cercarmi».
«Tsk…non
l’ho fatto per te, l’ho fatto perché ho
una sfida da vincere, e quando ho visto la porta socchiusa ho pensato
che fosse
capitato qualcosa. Ecco tutto» ribatté
l’inglese «Piuttosto mi stupisce che ti
sia fidata a lasciarmi entrare qui, se mi consideri un estraneo. Potrei
volerti
fare del male, non ci hai pensato?»
«Vuoi
farmene?»
«No,
ma…»
«Allora
non vedo il problema» concluse Emerald.
Kevin
scosse
la testa. «Certo che con te non si può ragionare!
E comunque da quella porta
avrebbe potuto entrare chiunque altro, oltre a me. Come avresti fatto
in quel
caso, visto che sei anche malat-»
Sgranò
gli occhi quando la vide tirare fuori una
pistola da sotto il cuscino, oltretutto con un sorriso.
«La
uso solo per legittima difesa» com’era
apparsa la pistola scomparve di nuovo sotto il cuscino «in
fin dei conti una
ragazza che vive sola deve potersi difendere, e certe volte un pugno in
faccia
e un calcio nelle palle non bastano. C’è da dire
che fino ad ora non l’ho mai
usata se non al Poligono. Per fortuna questo è un quartiere
tranquillo».
Kevin
rimase lì senza dire nulla per un po’,
ancora scioccato per quel che aveva visto. «Dimmi una cosa:
ma quella…» indicò
il cuscino, ma intendeva la pistola «Ce l’avevi
anche ieri?»
«Ieri,
l’altro ieri, l’altro-altro
ieri…certamente. Era sotto il giacchetto nero» lo
informò.
«È
leggermente
rischioso, lo sapevi?»
«Mask,
non siamo tutti pesi massimi. Ad ogni
modo, dato che sei stato tanto carino a preoccuparti per
me…»
«Non
ero preoccupato per te» disse seccamente
l’inglese, venendo però palesemente ignorato.
«Ti
dirò tutto quel che vorrai sapere, anche se
sei ancora ben lungi dal potermi prendere»
continuò Emerald.
Al
che, Kevin
si alzò e le toccò una spalla.
«Presa».
«Ti
piace
vincere facile?» gli chiese, per poi iniziare a canticchiare
la musichetta del
gratta e vinci.
Kevin alzò gli
occhi al cielo, chiedendosi “Chi me lo fa fare di rimanere
qui?!”.
«Sei
in grado di rimettere in
funzione i neuroni o dovrò sorbirmi la versione femminile di
Kid Muscle tutta
la mattina?»
«versione
femminile mora, con gli occhi verdi e tettona».
“Tettona?
Proprio no” pensò Kevin, tenendo però
il commento per sé. «Sempre di una versione di Kid
si tratta».
«Ho
la febbre alta. Non ragiono granché. Infatti
non ti ho ancora tirato niente in testa».
Kevin
si rimise a sedere. «Va bene. Allora, vieni
davvero da Londra?»
«Sissignore.
Nata e cresciuta in quel di Londra,
in cui sono rimasta fino a un anno fa prima di trasferirmi sei mesi in
Sicilia
e poi qui…gran bel posto la Sicilia, ma è stato
un attentato alla mia linea, ho
messo su vari chili e non li ho ancora persi».
“Prima
allora cos’era, anoressica?” pensò
Kevin.
«Forse metterne su altri cinque o sei non ti avrebbe fatto
male».
Emerald
si guardò. «Se lo dici tu».
Mask
accavallò le gambe, osservandola in ogni
dettaglio con quello sguardo che metteva molti a disagio ma su di lei
non sembrava
fare il minimo effetto. «Il cognome Lancaster non mi
è nuovo, ma non riesco a
ricordare dove l’ho sentito…»
«È
quello delle borse» disse Emerald.
«mi
hai preso per scemo? Non parlo di quei
Lancaster, o comunque non di quel ramo» disse
l’inglese «forse…non so. Magari i
tuoi c’entrano qualcosa con il wrestling?»
Emerald
si stiracchiò, poggiandosi sui cuscini.
«Howard Hogan Robert John Lancaster».
Ecco
l’illuminazione che aspettava! Kevin si
diede dello stupido almeno tre volte per non esserci arrivato prima.
«Ma certo!
adesso ricordo. Quand’ero piccolo c’era
quest’uomo che conosceva mio padre...un
allenatore, vero?»
Avrebbe
dovuto ricordarlo prima. Lancaster,
certo. Fino a quando aveva avuto sei anni, Howard H.R.J. Lancaster si
era fatto
vedere molto spesso a casa Mask, poi improvvisamente era tutto finito,
chissà
perché.
Kevin
di
sicuro non lo sapeva, ed Emerald sapeva solo che suo padre ed il padre
di Kevin
si conoscevano.
«Già.
Allenatore, figlio di un allenatore che era a sua volta figlio di un
altro
allenatore. Poi è arrivata la pecora nera» si
indicò «che finiti gli studi e
l’addestramento non ha voluto saperne di fare
l’allenatrice e fa la DJ» mimò la
console «Oh yeah. Prima di andare via da Londra ho avuto
l’occasione di
stringere la mano a David Guetta in una tournee, era la mia ultima sera
lì».
«…la…DJ.
Ho capito bene?» allibì Kevin. Quella
ragazza era una sorpresa continua.
«Lo
dici come se facessi la prostituta» Emerald
sollevò un sopracciglio «Sì, faccio la
DJ. Mi conoscono come DJ Smeraldya.
Problemi?»
Kevin
incrociò di nuovo le braccia. «Non ha
senso che tu ti sia addestrata una vita a fare da allenatrice ai
wrestler per
poi fare la DJ. Tuo padre…»
«Si
è arreso. Anzi, ci ha fatto le bocce, dire
così mi piace di più. Dove credi che abbia preso
i soldi per mobili del
genere?» la ragazza fece un ampio gesto con il braccio
«Tutti regalini di
papà».
Kevin
la guardò con aria di sufficienza.
«Emerald Lancaster, la ragazza che si è fatta da
sola» commentò sarcastico «Tanto
tosta da viaggiare con una pistola, ma incapace di mantenersi da
sola».
«Mentre
tu sei scappato di casa a otto anni bla bla
bla per allontanarti da tuo
padre che ti voleva eroe come lui e bla
bla bla, la storia la sanno tutti. Lo detesti, ti rifiuti di
usare le sue
mosse, fai la parte del figlio ribelle, ma facci caso» lo
sguardo della ragazza
divenne penetrante come quello di Kevin, se non di più
«Io sono riuscita a
convincere mio padre a lasciarmi percorrere la strada che desidero e
anche a
farmi aiutare, diventando tutt’altro da quel che lui avrebbe
voluto e
continuando comunque ad andare d’amore e d’accordo
con lui; tu invece detesti
ancora Robin Mask, ma hai finito per diventare, guarda caso, un
wrestler della
League» osò perfino sorridergli ironicamente
«Non sei uscito molto dal
tracciato».
Poco
le importava che l’aria di Kevin stesse
diventando pericolosa, Emerald non cedette di un punto.
«Né
tu né nessun altro avete il diritto di giudicarmi.
Chiaro?»
«Sicuro!
E ribatto col tuo stesso concetto,
Kevin Mask; dare giudizi a qualcuno espone al rischio di essere
giudicati,
anche in modi che possono non piacere. Tienilo a mente, quando parli
con me»
gli disse lei «perché io non temo di dire le cose
in faccia alle persone, anche
quando sono due volte più alte e tre volte più
pesanti».
Calò
il silenzio. Per almeno due minuti nessuno
disse niente.
«I
pancakes sono ancora tiepidi, forse sono
anche meglio di prima. L’offerta è ancora
valida».
«No,
grazie» disse freddamente Mask.
«Sicuro?»
Emerald prese in mano il piatto,
sollevandolo «Hanno un ottimo profumo, anche da sotto
quell’affare blu dovresti
sentirlo».
Nessuna
risposta da parte di Kevin.
«Limite
giornaliero di parole raggiunto. Capito tutto» lo
guardò «Forse sono stata un
po’dura. Mi spiace».
«Tsk.
Come se
mi importasse quel che pensi tu» borbottò
«Dammi quei pancakes, voglio proprio
sentire quanto fanno schifo».
Oh,
parlava di nuovo. Probabilmente, pensò
Emerald, nel vocabolario di Kevin Mask significava “scuse
accettate”. In fin
dei conti ehi, aveva iniziato lui!
Uscì
da sotto le coperte, incurante di avere
addosso i boxer da uomo che usava per dormire ed una canottiera bianca
visibilmente consunta, prese il piatto e gli porse i pancakes.
«Tiè, schifati».
«Anche
dieci».
La
ragazza lo guardò con aria interrogativa. «Dieci
che?»
«Chili
che
dovresti mettere su».
«Sono
pesante dove serve» si indicò la testa con
un sorriso.
«Torna
sotto le coperte, va’» le disse,
continuando ad osservarla quando lei obbedì «In un
incontro di lotta di
metterebbero immediatamente al tappeto, Lancaster».
«Sì,
se
riuscissero a prendermi».
«Non
si può scappare per sempre».
«Come
no? Scappi- scappi- scappi, quello si
stanca, gli tiri un calcio nelle parti basse, set- partita-
vittoria».
L’inglese
scosse la testa. «Che c’entra il
tennis?! Ma che ti ha insegnato tuo padre?!»
«Tutt’altro,
ma la mia strategia funziona di
sicuro, le sue…boh» Emerald fece spallucce. Per
essere febbricitante era molto
attiva, questo va detto.
«Ma
che mi
tocca sentire…sei proprio come quello scoiattolo».
«Hammy!
Non
dirmi che l’hai googlato».
«La
colpa è
tua».
«Lui
però non è l’unico Hammy. Anche io
posso essere
Hammy» gli sorrise «per te. Ma solo se mi passi le
Marlboro sulla scriv-nooooo,
perché le hai buttate?!»
«Hai
l’influenza e vorresti fumare, roba da
pazzi. Sei più incosciente di…non so nemmeno io
di chi».
«Di
te?»
Kevin
la guardò a lungo, prima di sbuffare. «Ma
che ne parlo a fare…» borbottò
alzandosi.
«Dove
vai?»
«Secondo
te? A fare il brodo di pollo per oggi,
ovvio!»
«Perché
cavolo
mangi brodo di pollo?»
L’inglese
sbuffò. Non capiva proprio niente
quella ragazza, probabilmente era per la febbre. «Non io.
Tu».
Detto
questo
lasciò la stanza, diretto in cucina.
Emerald
si
strinse nelle coperte. Quel tipo non aveva tutte le rotelle a posto,
forse
sotto quell’affare di ferro faceva più caldo del
normale e ciò aveva
ripercussioni sul suo cervello.
Però
era
carino. Non se l’aspettava. Ne parlavano tutti come un
tipaccio, e invece sotto
sotto era lo stesso bambino con cui aveva giocato a inseguire le
farfalle
quando avevano quattro anni.
Pensare
che lui non se lo ricordava neanche, ma
in fondo non tutti avevano una memoria eidetica come la propria, doveva
farsene
una ragione.
Da
quel giorno in avanti, Emerald J.V.P.
Lancaster e Kevin Mask iniziarono un’assidua frequentazione
che sfociò in una
semi-convivenza.
Si era arrivati al punto che
la metà dei
vestiti di Emerald era da Kevin, e viceversa; infatti capitava spesso
che dopo
le corse o gli allenamenti facessero la doccia a casa di uno o
dell’altra, e un
cambio serviva sempre.
Kevin
soleva darle -un po’con reale intenzione
di rimproverarla, molto no- della parassita. Infatti pian piano dalle
docce si
era passati ai pranzi, le cene, il tè delle cinque, lo
scrocco della WiFi, ed
era anche capitato che Hammy ogni tanto dormisse sul divano, quando non
aveva
voglia di tornare a casa.
Eh
si, “divano”. Perché in tutto
ciò, per quanto
patetico possa sembrare, non erano mai usciti dalla classica friendzone. Se
mai c’era stato
qualcosa di ambiguo, era finito a perdersi un una spallucciata di
Emerald o in
una serie di flessioni di Kevin.
Era
passata qualche settimana.
La
Massima
Sfida era ancora in corso, pure se mancava poco alla fine.
Non
potevano
immaginare che quel giorno…
«Hanno
suonato…»
«Vado
io Kev».
«Non
chiamarmi
in quel modo, lo detesto».
«E
chi se ne
importa» rise la ragazza, aprendo la porta.
Era
un altro
colosso mascherato mai visto prima, con un’orribile
giacchetta blu, un’ancora
più orribile calzamaglia grigio chiaro e una valigetta in
mano.
“Capitan
Pantaloni Aderenti” pensò Emerald.
«Kevin
Mask è
in casa?»
«Chi
lo
cerca?»
Un
attimo di
esitazione di troppo.
«Lord
Flash»
disse l’uomo «Chiamalo».
«Credo
che tu
abbia frainteso, amico. Non sono la cameriera»
ribatté Hammy.
“Ma
che cavolo
di accento ha?” pensò.
«È
importante.
Probabilmente la cosa più importante della vita di
Kevin» la guardò dall’alto
in basso «Chiamalo o fatti da parte e lascia che lo trovi da
solo».
La
ragazza
sollevò un sopracciglio, per poi dare le spalle a Flash.
«Kev, c’è qui un tizio
con una calzamaglia orrorifica che cerca di
venderci…vattelapesca che» guardò
Flash «Che c’è in quella valigetta, un
frullatore?»
Ok,
pensò Flash, era ufficiale: non sapeva chi
fosse quella ragazza e nemmeno voleva saperlo, ma non la sopportava. Se
Kevin
disgraziatamente avesse avuto una storia con lei, la fatica sarebbe
stata
doppia. Non solo avrebbe dovuto convincerlo a fidarsi di lui, ma anche
ad
allontanare lei.
«Un
venditore di…?» Kevin ammutolì.
No.
Quello
tutto faceva meno che vendere frullatori.
«Sono
un
personal trainer. Mi scuso per essere piombato qui
così» disse l’uomo «ma ho
molto da dirti».
«Sì,
prima di
tutto da quale fogna sbuchi».
«Hammy…lascia
stare» la calmò Kevin.
Non
potevano
immaginare che quello sarebbe stato l’inizio della fine.
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Capitolo 4 *** 3- un bravo ragazzo. ***
Emerald aveva quasi
dato
retta a Kevin quando le aveva chiesto di lasciare soli lui e Capitan
Pantaloni
Aderenti.
Appunto. Quasi.
Erano andati a
discutere in
cucina, e lei era rimasta fuori dalla porta ad ascoltare tutto quanto.
Beh, tecnicamente
li aveva lasciati soli.
Le era sembrato
che il tizio
avesse avuto un certo impatto su Kevin, nonostante né lui
né lei lo avessero
mai visto prima. A parer suo aveva un nonsoché
di…non avrebbe saputo
dirlo…carismatico, forse? Perché per far si che
Kevin Mask accettasse di farlo
entrare in casa e che pensasse che quel che aveva da dirgli fosse
importante
per davvero doveva esserlo.
Con lei
però non aveva
funzionato. Se mai il contrario. Lord Flash le aveva provocato
un’immediata
antipatia, e definirla così era riduttivo; Emerald avvertiva
in modo chiaro di
essergli completamente ostile, ed anche che la cosa era stata reciproca
fin
dalla prima occhiata.
“Lord
Flash…ma chi vuol prendere
per i fondelli, l’amico? …quello è
inglese quanto io sono una pigmea, ed io non
sono una pigmea, dunque lui non è inglese. Pertanto la
domanda è: tenendo in
considerazione l’accento cretino che si ritrova, da quale
lurida tana di sorci
è saltato fuori questo tizio?”
Per essere una
londinese di
ottima famiglia il
linguaggio di Emerald
era piuttosto colorito, segno evidente di quanto poco avesse contato
per lei
l’ambiente in cui era cresciuta, tra casa propria e la scuola
privata. Le
elementari, poi, le aveva fatte dalle suore…
E adesso faceva
la DJ, era atea e
viaggiava con una doppietta sempre carica!
A quel punto
pensò bene di
avventurarsi in cucina, che avessero finito di parlare o meno; aveva
fame, e
poi doveva chiedere a Kevin una cosa della massima importanza.
«ri-ciao.
Avete finito?»
«no,
Emerald».
«e se
poi veniamo anche
interrotti durante la discussione ci metteremo ancora di
più» aggiunse Lord
Flash.
«allora
avevo intuito bene, sei
un simpaticone» Emerald aprì il frigorifero
«…e salta sul
letto, mi rode il
guanciale, ma porca miseria che pelo che haaaa…’sto maledetto
sorcio, che va di qua e di laaaà…»
canticchiò «Kevin è da ieri che lo
cerco in casa mia ma non
trovo il tanga, quello rosso. È qui da te?»
Calò
per qualche istante un
silenzio imbarazzato.
«si…l’ho
messo ad asciugare. Ha
stinto» borbottò l’inglese
«l’unica maglietta bianca che avevo è
diventata
rosa».
«eeeh,
ma allora è un vizio. Non
è successo lo stesso anche all’altra? Per
l’ennesima volta: quando lavi le
mutande devi impostare la lavatrice su “capi
delicati”! E poi lo sanno tutti
che rosso e bianco non vanno lavati insieme …»
Lord Flash la
guardava
completamente allibito. Cosa le veniva in mente di…ma
insomma! erano discorsi
da fare davanti ad un estraneo? Diede un’occhiata a Kevin,
che sembrava pensare
la stessa identica cosa e, Flash ne era quasi sicuro, sotto la maschera
era diventato
rosso come il tanga di Emerald.
«possiamo
riparlarne dopo?» disse
Kevin, con voce giustamente un po’seccata.
«ma
anche no, tanto io volevo
solo sapere che fine aveva fatto il tanga» fece spallucce
«ma allora che
vorrebbe il tizio? Gliel’hai detto che qui di frullatori non
abbiamo
bisogno,si?...ma dove cavolo è il
burro…» borbottò, avendo deciso di
mangiarsi
una buona quantità di fette biscottate con burro e
marmellata.
«vorrei
chiarire questa cosa,
ah…signorina» si sforzò di dire Flash
tenendo per sé il “brutta puttanella
imbecille” con il quale avrebbe voluto apostrofarla
«io non vendo frullatori.
E da oggi, se Kevin accetta…»
«è
il mio allenatore, Hammy».
Per un attimo, solo per un
attimo, Lord Flash
sembrò quasi felice. Lo aveva convinto. Incredibile. Lo
aveva convinto! E non
era stato neanche troppo difficile. Aveva la fortuna di saper essere un
uomo
molto convincente, ma non pensava che avrebbe ceduto così
presto. Era come se,
sotto sotto, Kevin avesse sentito il bisogno di un personal trainer. In
fin dei
conti da dopo aver lasciato la D.M.P. non aveva più fatto
nulla di che; si era
tenuto in forma, ma niente di più.
«ti
fai allenare da un venditore
di frullatori? E poi a che ti serve un personal trainer? Per non
parlare del
fatto che eventualmente potevi rivolgerti a me» disse
Emerald, spalmando il
burro sulle fette biscottate con un coltellino.
«mia
cara, c’è differenza
tra le mosse sotto le lenzuola e quelle sul ring» disse
Flash, che ovviamente
aveva frainteso il rapporto che c’era tra Kevin ed Emerald.
Quest’ultima si
voltò con un sorrisetto sarcastico sul viso.
«mio
caro, c’è differenza
tra l’essere un uomo con almeno un neurone funzionante ed uno
schifoso sorcio in
calzamaglia dai dubbi natali» .
«Emerald!»
sbottò Kevin
«piantala!»
«natali
dubbi i miei? Da
come parli, Dio solo sa da dov’è che provieni
tu!» ribatté Flash.
«dall’aristocrazia di Londra, my
dear. Emerald J.V.P. Lancaster» si
indicò con il coltellino «e non posso
dire che sia un piacere conoscerti».
La ragazza era
riuscita stupirlo
ancora una volta. «Lancaster…la figlia di Howard
H.R.J. Lancaster?»
Questo Lord
Flash non se
l’aspettava assolutamente. La figlia di Howard Lancaster,
insieme a Kevin…il
destino si rivelava spesso e volentieri pieno di ironia, considerando
tutto
quel che c’era sotto e di cui probabilmente nessuno dei due
era a conoscenza.
«già.
Visto? Quello dai dubbi
natali qui sei ancora tu» gli disse, per poi rivolgersi a
Kevin «vuoi anche tu
da mangiare?»
«no.
A dire il vero vorrei che ci
lasciassi ancora soli, se non ti spiace».
Dopo
un’occhiata perplessa
Emerald fece spallucce. «come vuoi. Sorcio in Calzamaglia,
qualunque cosa tu
faccia tieni a mente che ho una gran quantità di veleno per
topi» lo avvertì,
per poi uscire.
Kevin fece un
sospiro. «quella
ragazza mi farà diventare matto».
«se
posso permettermi, non sembra
la figlia di una famiglia altoborghese di Londra. Mi spiace di aver
reagito in
modo…forse…poco educato».
«non
c’è problema, riconosco che
anche l’atteggiamento di Emerald nei tuoi confronti non
è stato dei migliori, e
so per esperienza quanto possa essere difficile mantenere la calma
quando
inizia ad agire a quel modo…è quasi
l’ora del tè» notò
«ne vuoi?»
«da, volevo dire…si,
Kevin».
L’inglese
mise dell’acqua nella
teiera, accese il fornello ed attese che l’acqua iniziasse a
bollire. «dunque,
se ho ben capito quel che mi hai detto la IWF a breve
proclamerà l’inizio della
ventunesima edizione del Torneo per la Corona Chojiin,
giusto?».
«si.
La notizia non è ancora
stata data ufficialmente, ma tutto quanto avrà inizio al
termine della Massima
Sfida dei Muscle. Penso che tu sappia quale occasione rappresenti per
te…e
anche per la tua famiglia. Ti dico fin da ora che ci alleneremo ogni
giorno
quanto più possibile».
«la
fatica non mi ha mai
spaventato, Lord Flash».
«il
che è ottimo. Serviranno
determinazione…concentrazione…» disse
l’allenatore «e a tal proposito se me lo
consenti vorrei farti una domanda un po’indiscreta».
«dimmi».
Kevin glielo
consentì perché se
c’era una cosa che sapeva per certo era che teoricamente tra
allenatore ed
allievo non avrebbero dovuto esserci segreti. Quindi avrebbe dovuto
fare
l’abitudine a tutto ciò, ed era meglio iniziare
fin da subito. Certo, non era
esattamente una cosa semplice per lui, ma lo aiutò il fatto
che fosse già avvezzo
a condividere praticamente tutto con un’altra persona.
«te
lo chiedo solamente con il
fine di capire meglio in quale situazione mi trovo, e come agire di
conseguenza: tra te ed…Emerald…che rapporto
c’è?»
L’acqua
aveva iniziato a bollire.
Ottima scusa che Kevin sfruttò per non voltarsi a guardarlo
in faccia. «non
abbiamo una relazione, se è quel che intendi».
«non
ti nasconderò che sono
sollevato. Non per la ragazza in sé, non mi
fraintendere» puntualizzò, mentendo
«ma semplicemente perché sarebbe stato difficile
portare avanti una relazione
dovendo dedicare tutto il proprio tempo e tutte le proprie energie agli
allenamenti. Una cosa del genere avrebbe causato diversi problemi, mi
segui?
Discussioni, liti che ti avrebbero deconcentrato…ecco
perché te l’ho chiesto».
«capisco.
Ma non devi
preoccuparti. Siamo solo…amici. Solo questo».
«bene».
Eppure,
nonostante le
rassicurazioni del ragazzo, Flash non era affatto persuaso. Se non
avevano una
relazione perché diamine i suoi tanga erano a casa di Kevin?!
«potrai
stare nella camera degli
ospiti, tanto è libera».
«oh.
Pensavo fosse occupata dalla
ragazza».
“altra
piacevole sorpresa, a meno
che non dormano insieme” pensò Lord Flash.
«no,
no…Hammy vive più o meno a
due case di distanza dalla mia. Il fatto che scrocchi sempre colazione,
pranzo,
cena, WiFi e a volte dorma sul divano è un altro
discorso».
“una
specie di convivenza
parassitaria a distanza. Questi giovani d’oggi…chi
li capisce?” pensò Flash.
«capisco».
«e…non
preoccuparti se per adesso
si comporta così. Sono certo che le passerà
presto» disse Kevin versando il tè
nelle tazzine.
«non
mi preoccupo, anche perché
con tutto quel che abbiamo da fare non penso che ci vedremo molto
spesso».
Kevin fece una
debole risata.
«temo di doverti correggere. Scommetto la maschera che porto
che assisterà a
tutti gli allenamenti, dovesse venire qui avendo la febbre a
quaranta».
«non
so se sia buona cosa,
compagn-ehm, Kevin. Ci sono delle cose…delle tecniche che
devo insegnarti, che
sarebbe meglio se restassero tra noi finché non le
utilizzerai nel Torneo».
«capisco,
ma Emerald non è tipo
da mettersi a parlare di certe cose con chiunque capiti».
Sarebbe stato
complicato
allontanare Emerald da Kevin, pensò Flash. Ma tutto stava a
gettare il seme del
sospetto in un terreno fertile, così che pian piano
crescesse tanto da
diventare una pianta maligna che avrebbe stritolato il rapporto di quei
due
ragazzi nei suoi tralci al momento giusto.
«non
dico che potrebbe farlo
apposta, ma potrebbe succedere. Non essendo coinvolta in prima persona
è
impossibile che capisca la reale importanza della questione, e
inoltre…adesso
che ci penso, non vorrei sbagliarmi ma credo di averla vista in
città a spasso
con Jeager Broken. Non so se sia possibile, magari era una ragazza che
le
somigliava; è successo due giorni fa».
Era successo
mentre lui era in
autobus. Guardando fuori dal finestrino l’occhio gli era
caduto sul tedesco,
che stava sorridendo ad una morettina che, focalizzando il ricordo, se
non era
Emerald era la sua copia sputata.
«due
giorni fa ed…era di
pomeriggio?»
«da,ehm,si. Verso quest’ora,
più o meno».
“ecco
perché ha saltato il tè
delle cinque!!!” pensò Kevin Mask, quasi con
rabbia “era in giro con quel
tedesco maledetto!”
«fuori
dal centro commerciale?»
«credo
fossero appena usciti».
Si, era
Emerald, ormai era
ufficiale. Quando l’aveva chiamata lei gli aveva detto di
essere uscita e di
essere andata proprio lì. Ma non gli aveva detto di essere
in compagnia. E che
compagnia!
La faccenda
necessitava di essere
chiarita immediatamente, quello era un momento delicato; se davvero il
Torneo
stava per iniziare Kevin sentiva di non potersi assolutissimamente
permettere
il rischio di essere tradito, e se usciva con quel
tedesco…forse lei…non gliene
avrebbe parlato di proposito…ma magari Lord Flash aveva
ragione a dire che
avrebbe potuto lasciarsi sfuggire qualcosa. Dovette ammettere con
sé stesso che
pur conoscendosi da neanche un’ora e mezza
quell’uomo era riuscito ad
inquadrare sia lui che i potenziali rischi.
Certo,
quell’allusione su Hammy,
quel “le mosse sul ring sono diverse da quelle sotto le
lenzuola” non gli era
piaciuta moltissimo. Principalmente perché lui non
l’aveva mai toccata, non in
quel senso almeno.
Tanto era
convinto che da
Squirrel Woman non avrebbe mai avuto altro se non delle noccioline
tirate negli
occhi, se ci avesse provato. Ed era un
peccato…perché quando la vedeva girare
per casa con una delle sue
magliette addosso,
quando non aveva voglia di rimettersi la propria, gli era difficile
distogliere
lo sguardo.
«Emerald!»
la chiamò.
«sssseeeh?»
si affacciò sulla
porta «non avevi detto che volevate stare soli?»
«che
ci facevi insieme a Jeager
Broken due giorni fa?!»
«insieme
a chi?...ah, parli del
biondino tedesco!» si batté la mano sulla fronte
«dev’essere quel ragazzo tanto
simpatico e carino che mi ha aiutata a portare a casa tutte le gran
buste di
roba che ho comprato. Non mi aveva detto il nome, è uno
della League? Magari
dava per scontato che lo conoscessi. Comunque ricordo bene
l’accento, molto spraken
deutsch».
Lord Flash
guardò Kevin come a
dire “ecco, non vorrei infierire giovanotto, ma te
l’avevo detto; vedi come
l’ho inquadrata subito?”
«si,
Emerald, è uno della Muscle
League».
«non
me ne avevi mai parlato,
altrimenti me ne ricorderei» si indicò la testa
«memoria eidetica».
Pure!,
pensò Lord Flash. Non solo
era una rompiscatole scassamaroni, ma anche una rompiscatole
scassamaroni con
la memoria eidetica, che avrebbe notato e memorizzato ogni
più piccolo
dettaglio delle sue azioni!
«non
l’ho fatto perché parlare di
lui non mi piace. Emerald…questa qui è una fase
delicata».
«il
Torneo. Lo so» gli fece un
sorrisetto «ho sentito».
La ragazza
diede un’occhiata a
Flash come a dire “capito? Ti tengo d’occhio. Sono
sempre a portata d’orecchio.
Non potrai fare niente senza che io lo sappia, non potrai fare
stranezze che io
non noti. Non avrai vita facile”.
«una
signorina un po’impicciona»
commentò l’allenatore.
«diciamo
interessata al bene di
un amico».
«per
l’appunto, non so dirti
quanto sia bene che frequenti altri lottatori» disse Kevin.
«Kevin.
Non lo frequento. Ci
siamo visti una volta, e pure per caso»
la ragazza si appoggiò sullo stipite della
porta «gliel’hai messa in
testa tu questa cosa, eh Capitan Pantaloni Aderenti?...e comunque sia
io ho
tutto il diritto di frequentare chi mi pare».
«c’era
da immaginarsi che non
avrebbe capito. Kevin, direi che sia bene iniziare immediatamente con
gli
allenamenti, concordi? Abbiamo molto su cui lavorare, ancora molto di
cui
parlare, e ci sono delle cose che devo darti».
Le cose in
questione erano due
libri, chiusi nella valigetta che si era portato appresso. Ma non era
ancora
tempo…
«va
bene».
«un
attimo, allora prima
accompagnami al locale, che i preparativi li iniziamo ora! Devo fare il
sound
check!»
«Lancaster…Kevin
non ha tempo da
perdere. Usa la tua auto, no?» disse Lord Flash, innervosito.
«non
ho la patente, ho solo il
patentino e dopo l’incidente di quattro mesi fa non ho
più la moto, sennò ovvio
che usavo la mia, genio»
ribatté Emerald.
«mi
sa che dovrai prendere
l’autobus Hammy…io ho da fare».
Flash era
decisamente
compiaciuto, tanto che non si sa come riuscì a far comparire
un largo sorriso
sulla maschera*. Emerald sollevò un sopracciglio.
«seh,
fai anche le smorfie, che
tanto sei bellino» commentò trucemente,
facendoglielo evaporare come neve al
sole.
«Hammy!!!
Piantala. Senti, sul
serio, abbiamo da fare. Quindi se devi andare…vai».
La ragazza lo
guardò, sbuffò, e
se ne andò stizzita. Kevin fece un sospiro.
«ribadisco,
mi farà diventare
matto».
«non
stare a pensarci su troppo,
compagn-ehm, Kevin. Te l’ho già
spiegato…» si alzò dalla sedia
«non può
capire».
«schifosissimo
sorcio di fogna.
Inutile venditore di frullatori! Ignorante babbeo!!! Capitan Pantaloni
Aderenti!!!» sbottò Emerald prendendo a calci la
pensilina. L’ultimo autobus
era passato dieci minuti prima, ed il locale era quasi
dall’altra parte della
città. E adesso? che poteva fare?
«…Lord
Chiappmosce!!!»
…a
parte insultare Flash,
ovviamente?
«…”le
mosse sotto le lenzuola
sono diverse da quelle sul ring”! beh, quella è
una cosa che di sicuro sa bene
sua madre, che avrà preso talmente tanti uccelli da averi
imparato a volare!»
diede un altro calcio alla pensilina «oggi non è
proprio giornata…e non c’è nemmeno
uno straccio di albero di nocciole in giro…come cavolo
faccio adesso?» piombò a
sedere sulla panca di ferro con un lamento, facendo finire a terra il
borsone
che si era portata dietro «coooome-cooome-coooomeee…?!»
Una bmw vecchio
-anzi,
vecchissimo- modello si fermò proprio davanti alla
pensilina. «buonasera, fräulein…c’è
qualcosa che non va?»
Emerald
alzò gli occhi. «oh!
Ciao. No, non c’è qualcosa che non va.
È tutto, che non va».
«ti
serve un passaggio, tante
volte?»
Emerald fece un
sorrisetto amaro.
«si, per andare in un locale dall’altra parte della
città. Sono la DJ, non mi
andava di perdere l’ingaggio ma, per colpa del Sorcio, Kevin
non mi accompagna.
E io sono rimasta fregata».
«Kevin…Mask?»
«già».
Così
era amica di Kevin Mask. Che
sorpresa! Dal canto suo, Jeager non lo sopportava granché, e
si chiese come
facesse una ragazza così adorabile a sopportarlo, a meno che
non fosse cotta
persa di lui.
«se
mano a mano mi indichi la
strada ti accompagno io. Tanto il tuo ragazzo non dovrebbe avere niente
in
contrario se sei rimasta a piedi a causa sua» Jeager la
invitò con un cenno
«salta su!»
«sei
sicuro?!»
«ja».
«Jeager
Broken, tu mi salvi la
vita!» esclamò la ragazza, aprendo la portiera,
gettando il borsone sul sedile
posteriore e salendo in macchina «e comunque Kevin non
è il mio ragazzo. Per
carità del cielo! Ho la faccia di una che ha tanta voglia di
tribolare io?»
chiese al tedesco, indicandosi.
«nein,
non direi!
Allacciati la cintura» la avvisò «sono
uno a cui piace correre».
«meglio,
meglio, più corri prima
arriviamo» commentò, per poi fare uno sbuffo
«mi hai salvato la giornata,
giuro. Un’altra cosa storta ed avrei finito per tirare al
Sorcio con la
doppietta» disse, tirandola fuori e facendo sobbalzare Jeager.
«hai
una pistola?!»
«è
solo per legittima difesa, e
comunque ho il porto d’armi. E poi scherzavo».
«se
potessi rinfoderarla sai…mi
sento un po’a disagio» disse il tedesco, mettendo
in moto l’automobile mentre
lei obbediva.
«perché,
volevi essere l’unico
qui ad avere una…pistola?» la ragazza
scoppiò a ridere vedendolo diventare
rosso fuoco «e dai, sciogliti un
po’!...vabbè che anche Kevin all’inizio
faceva
uguale. Credo. Ha sempre quella lattina blu in
testa…».
«ahah.
Già. quindi se ho capito
bene fai la DJ…è un lavoro divertente,
eh?»
«non
ne hai idea. si conosce un
sacco di gente solo che è più una cosa del tipo
“migliaia di amici su Facebook,
migliaia di followers su Twitter, un mucchio di gente sul blog e pochi
amici
reali”».
«quando
torneranno magari ti farò
conoscere i miei amici della Muscle League. Se ti va».
Emerald
aggiustò il sedile in
modo da stare più comoda. «non sarebbe male.
Certo, Kevin non sarebbe molto
contento, but who cares, boy? Non posso restare
fregata come oggi solo
perché il suo nuovo allenatore decide
così».
«nuovo
allenatore?» quella era
una notizia interessante. Strano che uno come Kevin Mask si affidasse
ad un
allenatore.
«si
chiama Lord Flash, o meglio, dice
di chiamarsi Lord Flash e di essere inglese come me e Kevin
anche se
secondo me è inglese quanto te, ma lasciamo stare. Ti dico
solo che…»
«…gli
avresti sparato con la
doppietta» concluse il wrestler.
«già».
Fecero almeno
settecento metri di
strada in silenzio, a parte gli “a destra”,
“a sinistra”, “dritto fino in
fondo”.
«i
tuoi amici al momenti sono
impegnati a supportare Kid Muscle nella Massima Sfida, vero?»
«ja.
Avrei voluto andare anche io, ma
purtroppo
avevo delle cose da fare. Mi è dispiaciuto non poterci
essere» ammise il
tedesco «ma ci sono con lo spirito».
«l’importante
è quello, alla fine. A meno che uno non faccia il DJ,
perché gli spiriti non
manovrano la consolle».
Tale
considerazione
strappò a Jeager un’altra risata. «anche
questo è vero, fräulein…ehm…Hemherald»
disse il tedesco con diverse difficoltà.
«Hammy
riesci a dirlo?»
«Hammy»
ripeté Jeager.
«allora
d’ora in poi chiamami in quel modo. Gli amici mi chiamano
così, e se mi porti
dall’altra parte della città solo per farmi
piacere devi essere un amico per
forza. Specialmente sapendo che ho una doppietta. Si fa prima a premere
il
grilletto che a fare una qualsiasi mossa di wrestling».
«immagino.
Ad ogni modo prima dicevo sul serio, quando torneranno ti
farò conoscere i
ragazzi, ed anche le ragazze, a meno che tu non le abbia conosciute a
scuola…»
«ho
finito la scuola a sedici anni perché essendo nata a giugno
ho fatto la
primina, e sono andata un’ulteriore classe avanti grazie alla
memoria eidetica,
perché imparavo prima. Tutto ciò a Londra. Quindi
non che le abbia conosciute a
scuola è impossibile» disse la ragazza
«…di’, non è mica che hai
delle
nocciole?»
«noccioline?»
«no!
Nocciole-nocciole!»
«nein.
Mi spiace. Ma che dovrei farci con delle nocciole in
macchina?»
«tante
volte una ragazza salisse e le volesse…» Emerald
si mise a ridere «anche se
credo di essere l’unica che potrebbe cercarle, a dire il
vero!...Jeager…visto
che sei stato così carino magari posso chiedere al direttore
del locale di
farti rimanere lì gratis» gli propose «e
poi sei una star del wrestling, gli
converrebbe pure, perché attireresti gente».
«non
sono il tipo da discoteche e cose simili, nonostante ci finisca spesso
quando
esco con herr Muscle e gli
altri…»
Il semaforo
era rosso, dunque si fermarono.
«oh,
andiamo…per una volta…e poi mi esibisco io, DJ
Smeraldya! Tipregotipregotiprego»
fece un piccolo finto broncio nel tentativo di convincerlo, ma lui
parve più
interessato al nome.
«Smerladya?…mi
sa che i miei amici sono venuti diverse volte nei locali in cui ti sei
esibita,
perché…di te hanno parlato parecchio»
borbottò.
Effettivamente
i ragazzi avevano tessuto parecchio le lodi di questa DJ Smeraldya,
più per le
caratteristiche fisiche che per la musica in verità.
Leggings aderenti in pelle
nera lucida, top simil-costume da danza del ventre, una stella a
quattro punte
in gel di brillantini verdi che dall’occhio destro finiva in
fondo alla guancia
e, soprattutto…
«allora
ti avranno detto del mio tatuaggio» commentò
Emerald voltandosi e scoprendosi
la schiena, mostrando una grande “s” mascherata da
drago sputafuoco stilizzato,
il cui unico “occhio” mostrato era composto
da…
«dimmi
una cosa…ma sono adesivi o…»
«nossignore.
Ho degli smeraldi innestati nella pelle. Allora? Rimani?...parti, che
è verde…dimmi
che rimani, dai, non mi abbandonare nelle fauci della folla».
Gira che
ti rigira alla fine riuscì a convincerlo a rimanere nel
locale. Come previsto
la sua presenza sommata a quella di una star del wrestling
attirò una marea di
gente, ed imprevedibilmente Jeager finì perfino a bere
qualche bicchiere di
troppo. Rimasero lì fino alla chiusura del locale, alle
cinque e un quarto di
mattina.
«mi
sa
che non posso guidare…» disse Jeager «ho
bevuto e sono anche stanco morto…fortuna
che avevo ieri e oggi liberi dagli allenamenti…»
«guido
io!» si offrì Emerald «dimmi
dov’è casa tua e io ti ci porto».
Ecco,
questo comportamento era decisamente da biasimare. Hammy sapeva guidare
ma,
come aveva detto a Flash, non aveva mai voluto prendere la patente. Il
che
significava che non avrebbe dovuto mettersi al volante, e che se la
polizia l’avesse
beccata sarebbe successo un gran guaio. Ma Emerald Lancaster di solito,
quando
si trovava in situazioni come quella, aveva fortuna.
«va
bene. Grazie».
Casa Broken
era solo a pochi isolati di distanza dal locale, e riuscirono ad
arrivare a
destinazione senza intoppi. Il tedesco scese dall’auto.
«non
ci avevo pensato…ma…tu adesso come fai a tornare
a casa?»
«ah,
già è vero, ma tu guarda.
Beh…» lanciò un’occhiata al
portone «possiamo
prenderci il bicchiere della staffa e poi tutti a letto».
“…e
va
bene in qualunque senso. Almeno quello impara a
dirmi chi devo e chi non
devo frequentare, e a non accompagnarmi, e a dare retta ad un Sorcio
conosciuto
da manco due ore” pensò Emerald. Jeager era
arrossito ancora.
«si…volendo…in
fin dei conti la stanza degli ospiti è
libera…»
“è
un
bravo ragazzo. Anche troppo. Però è tenero,
l’amore crucco** mio!” pensò
Emerald con un sorrisino.
«grazie
mille».
Ed entrarono
in casa…
***
*
dall’espisodio
76, “non mollare!” in cui si vede
Flash che non si sa come riesce a far
sorridere una maschera presumibilmente di ferro o di un materiale
simile che
fino a quel momento, oltretutto, non aveva mai mostrato di avere buchi
o di
potersi muovere.
** “crucco”
è un termine improprio utilizzato per indicare i tedeschi,
di solito a mo’di
presa in giro. Qui Emerald però lo usa in modo affettuoso,
senza intenti
offensivi (anche perché di offendere Jeager non ha proprio
motivo xD)
Grazie,
sempre, a chi mi segue. Alla prossima :)
|
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Capitolo 5 *** 4- le conoscenze...e le conseguenze. ***
“Deutschland,
Deutschland über alles, über alles in der Welt, wenn
es stets zum Schutz und
Trutze brüderlich zusammenhält. Von
der Maas bis an die Memel, von
der Etsch bis an den Belt: Deutschland, Deutschland über
alles, über alles in
der Welt...”*
«ma
che è?...ah…» bofonchiò
Emerald, sentendo il cellulare di Jeager
squillare. Il tedesco, crollato sul pavimento dopo il ventesimo
“bicchiere
della staffa” non si svegliò nemmeno.
Rizzandosi a
sedere sul divano la ragazza si sporse fino ad afferrare
con mano malferma il cellulare che era sul tavolino accanto.
«si, chi è…»
borbottò, ancora decisamente insonnolita. Si sentiva la
testa pesante, e
diversi ronzii nelle orecchie; aveva decisamente bevuto troppa birra.
Ma non
era stata colpa sua, aveva dovuto farlo per mantenere alto
l’orgoglio dei
bevitori di birra britannici contro i grandi bevitori germanici. Era
una
questione di patriottismo!
– aaah…mi
sa che ho sbagliato numero, stavo cercando
Jeager…
«non
hai sbagliato numero, che il telefono è suo» con
gli occhi
semichiusi Emerald si passò una ano tra i capelli
già spettinati e bisognosi di
essere lavati «ma chi cavolo sei?»
– ...ma chi
è? – chiese una
voce fuori campo.
–
è una ragazza!
–
Jeager ha una ragazza in casa?
Uh-oh! –
esclamò un’altra voce ancora.
–
beato lui…– sospirò
una terza.
«ma
si può sapere chi cavolo siete? Guardate che chiudo
eh».
– sono Kid
Muscle, ovvio!!!
«ah,
ok, e perché chiami a quest’ora di
mattina?»
Dall’altra
parte si sentirono delle risatine in sottofondo.
–
guarda che non è mattina, sono le
sei del pomeriggio!
«sono
le COSA?!!» esclamò Hammy, ormai completamente
sveglia «le sei
del pomeriggio!!!»
–
ahahahah eh già! Senti, non è che
mi passeresti Jeager? Volevo dirgli che ho vinto, che alle nove saremo
a casa e
che daremo una festa.
«provo
a svegliarlo» sospirò la ragazza. Altre risatine
di sottofondo
dall’altra parte.
«Jeager?
Jeager?...senti o ti svegli così o ti tiro una secchiata
d’acqua gelida!!! Jeager!!!»
«papà,
ma chessucced…»
«papà
un corno, sono Emerald!!!»
Adesso dal
cellulare non provenivano più risatine, ma grasse risate
perfettamente udibili.
«…ma
chi è che ride…» bofonchiò
il tedesco con uno sbadiglio «…mi gira
la testa…»
«eh,
pure a me, si chiamano postumi della sbronza» disse Emerald
passandogli il cellulare «è Kid Muscle».
«Kid…?»
Jeager si portò il telefono all’orecchio
«herr
Muscle, tutto
bene?»
– ho
vinto-ho vinto-ho vintoooo – esultò
Kid al telefono – ho vinto la Massima Sfida, e
stasera alle nove quando
saremo tutti a casa si festeggia! Vieni anche tu,vero?...Oooooooooo hai
di
meglio da fare?...chi era la ragazza? La tua fidanzata?
Jeager
arrossì tremendamente.
«lei…non…eh…io
veramente…»
«siamo
due
amici che stanotte si sono divertiti tanto, Kid
Muscle!» disse ad alta
voce Emerald, facendo arrossire Jeager ancora di più, anche
perché detto in
quel modo sembravano aver fatto chissà cosa quando invece si
erano solo presi
una sbronza colossale!
–
aaaaah, ecco com’è andata! Capito tutto! Ma allora
stasera vieni, anzi venite,
alla festa oppure no? Almeno ce la fai conoscere! Eddaaaai…
«Kid,
non
ti so dire se-»
«si,
ci
veniamo, ci veniamo» lo interruppe Emerald
«facciamo una doccia, ci prepariamo
e per le nove saremo lì».
–
posso
fare una domanda?
«ssseeeh?»
disse la ragazza, notando che Kid doveva aver messo il vivavoce.
– ma
la
doccia la fate insieme?
«herr
Muscle!!!»
«oh
si, e
sarà una doccia mooolto caliente!»
esclamò Emerald. Dall’altra parte si
sentirono degli “uuuuuuh!”, e dei “vai
Jeager!!!”.
–
allora
vi lascio! A dopo! –
concluse Kid, chiudendo la chiamata. Emerald fece una risatina.
«
Mr.Muscle
è un gran porcello» commentò.
«e tu
che
gli dai corda!!! Ma perché gli hai
detto…?»
«rifletti,
che figura ci avresti fatto ad avere avuto una ragazza in casa tutto
questo
tempo senza averci fatto niente? A meno che ti dispiaccia far pensare
ai tuoi
amici di essere stato con una brutta come me».
«brutta?!
Ma tu non sei brutta, non è quello il problema, è
che non…sono…abituato
a…insomma, sono uno riservato…»
borbottò Jeager, imbarazzato.
«tanto
ormai è fatta, e se mai chiedessero qualche dettaglio ci
penso io» spallucciò
Emerald «doccia?»
«tanto
ormai…vai prima tu?»
«no,
meglio
se vai prima tu. Per fortuna nel borsone ho i vestiti
puliti…» commentò Hammy.
«…e
la
doppietta?»
Emerald
indicò il marsupio pieno di brillantini argentei che aveva
addosso. «qui!»
Detto
questo Jeager prese
degli asciugamani
puliti per entrambi e a turno si fecero la doccia. Ad Emerald piacque
la scelta
di bagnoschiuma, alle felci; lo usava anche Kevin per di
più…
Cavolo!
Kevin!!!
Uscì
dalla
doccia senza neanche aver finito di sciacquarsi di dosso il
bagnoschiuma, aprì
il marsupio e riaccese il cellulare. Quando andava a lavorare nei
locali di
solito lo spegneva…oh cielo…era rimasto spento
per più di ventiquattro ore!...
“una…due…otto…undici
chiamate perse. Che stalker!” pensò la ragazza
“ma ormai tanto vale tornare a
casa stasera tardi e basta…se mai gli invio un messaggio,
altrimenti c’è anche
caso che quello chiami la polizia per denunciare la mia
scomparsa…allora, ‘ciao
Kev scusa il silenzio, qui tutto ok, a domani’. Ecco, il mio
l’ho fatto”
sospirò e spense il cellulare, uscendo dal bagno. Jeager
scelse proprio quel
momento per uscire dalla propria stanza con la maglietta in mano ed il
petto
palestrato ben in vista.
«la
versione tedesca di uno dei bronzi di Riace, eh? Versione restaurata
però».
Il tedesco
arrossì per l’ennesima volta. «danke».
Emerald
guardò l’orologio, erano le sei e tre quarti. Tra
tutti e due ci avevano messo
un bel po’di tempo, eppure mancavano ancora due ore e un
quarto
all’appuntamento.
«quella
maglietta non era tra quelle che hai comprato qualche giorno
fa?» le domandò
lui. Emerald sorrise.
«ti
sei
ricordato… devi averla vista nella busta».
«ja».
«dato
che
abbiamo due ore magari potremmo…mi secca presentarmi alla
festa a mani vuote.
E…» controllò il portafogli
«ok, come soldi sto a posto…cosa potrebbe piacere
a
Kid Muscle e agli altri?»
«cibo»
rispose semplicemente il tedesco «cibo, cibo, cibo, e ancora
cibo! Riso e manzo
per herr Muscle, vegetariano per
Van
Dik, salmone per Wally Tusket, grigliata texana per Kenyon e Meat, beh,
lui si
adatta».
«Meat…»
Emerald fece una risatina «nella mia lingua madre vuol dire
“carne”».
«ahah,
già,
è vero. Beh allora andiamo, fräulein
Lancaster»
prese le chiavi della vecchia Bmw «abbiamo parecchio cibo da
doverci
procurare!»
«“
ciao Kev
scusa il silenzio, qui tutto ok, a domani”. Sparisce una
giornata intera, mi
manda solo un sms…e per di più spegne il
cellulare di nuovo! E io che non
avendola vista tornare né qui né a casa
sua…ma tu guarda questa…ma perché
accidenti lo ha spento ancora?!»
«forse
è in
compagnia e non vuole essere disturbata. Ma ti prego di concentrarti
sugli
allenamenti, non su quella ragazza. Hai visto, sta bene».
«ma
potrebbe essere stata sequestrata, quel messaggio potrebbe essere stato
solo un
falso!» ribatté Kevin, mentre correva con dei pesi
da non si sa quanti chili su
schiena, gambe e braccia, e Flash gli stava dietro col cronometro.
«ma
per
piacere! Sequestrata! E da chi?»
“per
non
parlare del fatto che l’avrebbero rispedita subito a casa
appena avesse aperto
bocca” pensò.
«non
lo
so…qualche stalker…in fin dei conti è
una DJ famosa, anche se con tutto quel
trucco è tanto irriconoscibile che struccata nessuno si
rende conto di chi
sia…»
«sono
tutte
assurdità. Kevin, devi stare concentrato!» lo
riprese Flash.
«va
bene…va
bene…in fin dei conti se qualcuno l’avesse
minacciata ha sempre la doppietta…»
«lei
ha che cosa?! Mi stai dicendo che
quella
pazza gira con una doppietta carica?!» l’allenatore
aumentò la velocità per
arrivargli di fianco «roba da non credere».
«non
è
pazza, è una ragazza che vive da sola e deve potersi
difendere» ribatté
l’inglese.
«dire
che
vive da sola è un eufemismo considerando che fa
più la parassita in casa tua
che altro» commentò Lord Flash.
“una
DJ
rompiscatole con la memoria eidetica e una doppietta. Di male in
peggio”.
«…voi
giovani
d’oggi…tutti uno più strano
dell’altro. A parte te, ovviamente».
«grazie
per
la puntualizzazione, Lord Flash…ma io vorrei sapere dove
diavolo è andata a
finire!»
L’allenatore
alzò gli occhi al cielo. «Kevin! Che ti ho detto?
Non ci pensare! Rispunterà
fuori anche troppo presto!»
«se
l’avessi accompagnata…»
«…avresti
perso la serata nel locale, invece che ad allenarti
com’è bene che tu faccia.
Dammi retta, meno ci sta intorno meglio sarà per
te».
«il
meglio
per me tendo a deciderlo da solo» ribatté Kevin,
un po’freddamente «non sono un
bambino».
«lo
so,
comp-ehm, Kevin. Ma il fatto che quella ragazza ti interessi annebbia
il tuo
giudizio».
«Emerald
non…ah, non mi interessa! Non come credi tu! Te
l’ho già detto una volta»
accelerò con uno scatto nervoso «non stiamo
insieme. Non viviamo insieme. Siamo
solo amici. Lei non interessa a me per nient’altro, e di
certo io non interesso
a lei!»
“e
pensare
che…tsk…a questo punto visto
com’è venuta su la ragazza direi che è
una fortuna
che sia andata com’è andata, dodici anni
fa” pensò Flash “l’unica
scelta
davvero sbagliata di Robin Mask, l’unica volta in cui
è stato un bene che le
cose non siano andate come lui voleva”.
«ecco,
tienilo a mente, invece di stare a pensare a lei tutto il tempo.
Probabilmente
adesso si sta divertendo come una matta».
«YEE-HEEE!!!
Jeager la tua amica è davvero simpatica!!!...e anche
terribilmente carina!»
esclamò Kid
Muscle ingozzandosi di riso
e manzo.
«grazie.
Anche tu chiudendo entrambi gli occhi non sei poi così
male…» disse Emerald
facendo scoppiare a ridere tutti i presenti tranne Kid Muscle stesso,
che aveva
i goccioloni di lacrime che gli dondolavano dagli occhi,
e…Roxanne.
La giovane
Nikaido non aveva preso molto bene il vederla arrivare insieme a
Jeager, ed
aveva preso ancor meno bene i commenti che i ragazzi avevano fatto
prima che
quei due arrivassero, che avevano lasciato intendere che Emerald e
Jeager
avessero un rapporto molto “caliente”. Kid non
aveva fatto che ripetere a
pappagallo quella parola da quando Hammy gliel’aveva detta al
telefono.
Poi, se
fosse tutto vero o meno, non lo sapeva.
«e
dai
Roxanne, cos’è quella faccia scura?» le
chiese preoccupata Trixie «e per
Emerald?»
«non
ha il
minimo senso del pudore, è una svergognata, o
così mi pare» borbottò piano.
«…CHE
COSAAAAAAAAAAAAAAA
tu sei DJ Smeraldya?!» urlò Kid, attirando
l’attenzione di tutti su Emerald,
come se ne avesse avuta poca.
«eh
si,
sono proprio io. Jeager può confermarlo, non sono ieri sera
mi ha vista
esibirmi, ma ha anche visto il tatuaggio mooooolto da vicino»
disse Emerald con
un sorrisetto quasi malizioso, scatenando degli altri
“uh-oooh!” e dei fischi,
mentre Jeager…indovinate? Arrossiva.
«ma
come vi
siete conosciuti, voi due?» indagò Meat.
«ci
siamo
visti la prima volta fuori dal centro commerciale qualche giorno fa,
poi ieri
sera l’ho vista sotto alla pensilina…»
«ero
disperata, per colpa di Kevin che non ha voluto accompagnarmi poco ci
mancava
che perdessi la serata!»
Improvvisamente
calò il silenzio.
«aaah…Kevin?»
disse Dik Dik «Kevin Mask?»
«proprio»
sbuffò la ragazza.
«conosci
Kevin?!» strillò Kid «oh cieeeelo Jeager
non dirmi che ti sei fatto la ragazza
di Kevin Mask!»
«ohé,
piano
un po’! Io e Kevin siamo solo amici, non stiamo insieme, mica
sono masochista
io!»
L’atmosfera
si sciolse con un’altra risata.
«amica…di
Kevin Mask» disse piano Chichi «pensi che me lo
presenterebbe?»
«non
credo»
sospiro Trixie.
«ma
fa
collezione di wrestlers o cosa?» borbottò Roxanne.
«un
momento! Se sei davvero DJ Smeraldya facci vedere il
tatuaggio!» disse improvvisamente
Terry.
«ma
vi ho
detto che ce l’ha!» esclamò Jeager.
«dai
dai,
accontentiamo questi ragazzi» disse semplicemente Emerald
dopo aver fatto
spallucce ed essere salita sul tavolo, afferrando delicatamente il
bordo in
fondo alla maglietta «are you ready
for
the DJ?»
«la
voce
robotica!!! La sua voce
robotica!!!»
esclamò Wally, mentre la ragazza si toglieva la maglietta
mostrando il
tatuaggio della S/drago con gli innesti di smeraldo guadagnandosi urla
entusiaste ed applausi.
«e
davvero
lei DJ Smeraldya!» allibì Trixie «dici
che mi farà un autografo?! O-mio-Dio, è
DJ Smeraldya!»
«abbiamo
capito!» sbottò Roxanne, mentre Emerald si
rimetteva la maglietta.
“esibizionista!” pensò.
«sai,
tu
sei l’unico che non ho mai visto nei locali»
osservò Hammy sprofondando a
sedere vicino a Meat «non sei il tipo da disco club,
eh?»
«eh…no…non
proprio» balbettò Meat, ancora un
po’rosso in viso per averla vista togliersi
la maglietta senza tanti problemi «hai detto di chiamarti
Emerald, e poi…?»
«un
attimo»
la ragazza picchettò con la forchetta sul suo bicchiere di
vetro «ragazzi, ve
lo dico una volta a tutti quanti almeno non dovrò ripeterlo
ventisette volte:
mi chiamo Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster,
si, sono
la figlia di
Howard Hogan Robert John Lancaster, si,
Lancaster l’allenatore, si,
sono
stata addestrata da lui per fare l’allenatrice ma no, non intendo assolutamente seguire le
orme paterne, infatti ho
mandato tutto al diavolo e, potessero crepare tutti i sorci di Londra e
di
questo mondo, faccio la DJ!»
Altre urla,
altri applausi, mentre iniziavano a piovere domande su domande a cui
Hammy
rispondeva tranquillamente.
“la
figlia
di Lancaster…che fa la DJ! Che spreco”
pensò Meat “proprio un orribile spreco.
Ma d’altra parte la vita è sua».
Tra una
cosa e un’altra si erano fatte le undici e tre quarti di
sera, e la festa si
stava appena scaldando.
«dai
ragazzi, usciamo!» li incitò Kid
«andiamoci a divertire!»
«ho
una
proposta!» disse subito Hammy «una prova di
coraggio!»
«qualunque
cosa sia Dik Dik Van Dik non si tirerà indietro!»
«scommetto
un giro di birra per tutti che non avete il fegato di farvi fare un
tatuaggio!»
disse Emerald.
«eh…io
infatti sono allergico al dolore!!!» strillò Kid,
andando a nascondersi sotto
il letto.
«io
ce l’ho
già, non ho problemi a farmene un altro!» fisse
Kenyon con un sorriso arrogante
«ci sto! E voi? Andiamo, che mezze cartucce che
siete!»
Alla fine
Emerald e Kenyon convinsero tutti -a parte le ragazze che decisero
forse
saggiamente di tornare a casa propria- ad uscire ed andare dal
tatuatore.
«tu
che ti
fai?» domandò Emerald a Jeager.
«il
teschio
del mistero sull’avambraccio. E tu?»
«mi
farò
innestare questi smeraldi» li tirò fuori dal
marsupio «sulle fiamme del drago,
almeno brillerà ancora di più».
«tu
sei
pazza!!! Chissà che dolore!!!...io ho cambiato
idea…»
«fermo
lì! Si
è deciso tatuaggio, sarà tatuaggio»
sentenziò Wally tenendolo fermo mentre il
tatuatore iniziava a lavorare sul muso di manzo versione tribale che
Kid aveva
detto di farsi tatuare sul petto.
«DOLOREEEEEEEEEEEEEEEE!!!»
Gli altri
fecero decisamente meno scene. Perfino Meat alla fine si fece tatuare
una -oh
cielo- farfalla tribale sulla schiena.
«che
ora
abbiamo fatto?» sbadigliò Dik Dik, diverse ore
dopo.
«le
quattro
del mattino!!!» urlò Meat «è
tardissimo!»
«dai
che la
notte è giovane! Che ne dite se andiamo a
mangiare?» propose Emerald.
«ANCORA?!!»
sbalordirono tutti, eccetto Kid a cui tale proposta servì a
far riprendere
dallo shock del tatuaggio.
«SIIIIII
evviva!!!»
«e
poi vi
pago da bere come promesso» aggiunse Hammy.
«e
poi ti
riportiamo a casa» concluse Terry
«tanto
hai visto, nella mia macchina chi stiamo tutti».
Infatti era
un irrealistico misto tra jeep, familiare e una specie di furgone con
il retro
all’aperto come gli ape della Piaggio.
«si,
e
dietro devo starci sempre io!» protestò Kid.
«perché
puzzi come una latrina!!!» urlò Meat.
Sedate le
polemiche andarono a bere il famoso bicchiere di birra e svuotare di
cibo un
ristorante. Addirittura Kid Muscle perse la gara a chi mangiava di
più contro
Emerald!
«è
incredibile
che tu sia così magra, per quanto mangi dovresti essere
obesa!» allibì Terry.
«super
metabolismo, my dear».
Tra una
cosa ed un’altra girarono per locali fino alle sette del
mattino, ora in cui
finalmente i ragazzi della League la riaccompagnarono a casa. Emerald
scese
dalla macchina con un sorriso.
«grazie
ragazzi, serata fantastica…»
«vedo
che
come avevo previsto ti sei data alla pazza gioia».
Emerald si
voltò sorpresa.
Kevin ed il
Sorcio in Calzamaglia. Non ci voleva proprio.
La ragazza
fece a Terry cenno di ripartire, e lui obbedì, fermandosi
però in un punto
nascosto e non troppo lontano.
«almeno
sentiamo che succede» bisbigliò.
«condivido.
Quindi quel tipo dev’essere Lord Flash» disse Meat.
«da
come ce
l’ha descritto si» disse piano Jeager
«ssst! Zitti adesso!...se la situazione
dovesse mettersi male…»
«io
non
intervengo di sicuro! Kevin mi fa paura!» pigolò
Kid Muscle, beccandosi un
pugno in testa da Meat.
«oh,
e così
è per stare con quella massa di perdenti che sei scomparsa
dalla circolazione
per quasi due giorni! E dire che, cos’è che si era
detto? Ah, si: in un momento
come questo non è bene che tu frequenti altri
lottatori!»
«…ma
di che
sta parlando Kevin Mask?» bisbigliò Kid.
«non
lo so»
disse piano Meat «zitto».
«voi
due
l’avete detto, ma io ho risposto che frequento chi cavolo mi
pare».
«non
c’è da
stupirsi che una sciocca come te non riesca a capire
l’importanza di tutto
questo!»
«e
questo
che parla ora è Flash» commentò Van Dik.
«sciocca
io? Parla per te che sei così stupido da viaggiare con
quella ridicola
calzamaglia che mette in evidenza quelle brutte chiappe mosce che ti
ritrovi».
I ragazzi
della League dovettero tappare la bocca a Kid perché non
scoppiasse a ridere.
«stupida
piccola…!»
«Emerald,
smetti di insultare il mio allenatore, anche perché sei tu
ad essere in torto.
Sei sparita per tutto questo tempo senza dare notizie di te, senza
pensare
nemmeno per un momento che io potessi preoccuparmi della tua salute, e
per di
più -ribadisco- sei uscita con persone con cui non era bene
che tu
uscissi!...ma perché proprio con loro? Eppure lo sai cosa ne
penso!»
«si,
perdenti qui, perdenti là…ma ci siamo divertiti
come matti. Non ti piace? Non è
un mio problema, Kevin. Credevo che ormai sapessi come sono fatta
io».
«ed
io
credevo che tu sapessi cosa significa la parola
lealtà» sbottò l’inglese,
girando i tacchi ed andandosene via.
«seh,
bravo!!! Molto maturo, Kevin!» urlò Emerald
«batti in ritirata, come al
solito!»
«lo
fa per
evitare di sfracellarti la testa contro il marciapiede».
«ahia…»
sussurrò Wally.
«perché
tanto
che ci sei non ti togli anche tu dai piedi, eh Sorcio?!»
«chi
deve
togliersi dai piedi sei tu. Lo deconcentri, lo distrai» disse
duramente Flash
«lo sai cosa sei? Una puttanella viziata, oltre che la pecora
nera della
famiglia Lancaster, ed una come te non ci serve».
«è
quel che
deve aver pensato quella zoccola di tua madre quando ti ha abbandonato
in un
cassonetto, “uno come questo non mi
serve”».
Kid e gli
altri, sempre nascosti, sgranarono gli occhi. Oh cavolo, Lord Flash ci
stava
andando pesante, ma anche lei non scherzava!
«se
solo
fosse tempo…se solo sapessi…»
sibilò Flash «se sapessi chi sono ti
comporteresti diversamente».
“se
sapesse
chi….? Quello non la racconta giusta…”
pensò Meat, ed anche Emerald fece una
riflessione analoga.
«guarda
che
io lo so chi sei tu: un tonto».
Lord Flash
la guardò allibito. «come prego?»
«questo
è
quel che sei tu: tonto. Tu sei tonto, tonto col botto, qui in
città e in tutta
la Nazione, che dove vai vai puoi star sicuro che ti riconoscono da
lontano. Mi
stai ascoltando? Tonto» fece un gesto con la mano destra
«per sempre!»
«tu
non hai
idea di chi io…»
«si
che ce
l’ho! Sei un tonto! Erede di una famiglia di
tonti, di stirpe tonta…ton-to!
Tu»
gli puntò un dito contro il petto «tonto tuo
padre» ripeté il gesto «tonto tuo
nonno, che è stato così cretino da non
far fuori immediatamente figlio e
nipote e che era il più tonto del mondo, tanto che quando
usciva di casa lo
ricacciavano dentro a calci nel sedere dalla disperazione!»
esclamò Emerald.
Riuscì ad evitare lo schiaffo di Flash, ed osò
dargliene uno a sua volta.
«hai
osato…?!»
Sciaff!!! Un altro
schiaffo ancora, anche
questo tanto forte che i ragazzi della League lo sentirono
distintamente.
«questo
tienilo da conto. Tante volte vista la stagione con quella stupida
calzamaglia sentissi
freddo».
Solo a quel
punto Lord Flash notò il leggero borbottio non troppo
lontano dell’auto di
Terry, e capì che c’era gente in ascolto. E dunque
non poteva fare mosse
azzardate. «questa non finisce qui, Lancaster».
«è
vero».
Sciaff!!! E tre!
«tante
volte mentre torni a casa dovessi sentire un po’di freddo e
dire “sarebbe stato
meglio prenderne un’altra”…almeno torni
a casa da tonto. Ma caldo» lo guardò
truce «tonto.
Ricordatelo».
Reprimendo
l’istinto omicida che stava diventando sempre più
forte Flash se ne andò dopo
un’ultima occhiata assassina, ed Emerald rientrò
in casa propria con l’intenzione
di farsi una bella dormita.
Terry era
ripartito, una volta constatato che Flash se n’era andato.
«
“tonto tu…tonto
tuo padre”…»
Nemmeno fosse
stato un segnale concordato scoppiarono tutti a ridere come matti, ma
Meat
riportò immediatamente tutti alla realtà.
«c’è
poco
da ridere! Emerald rischia grosso!»
“quel
tipo
è a dir poco sospetto…spero solo che non le
accada nulla…»
***
*Jeager
ha l'inno nazionale tedesco come suoneria! Questo si che
è patriottismo! xD
Il
discorso
di Emerald a Lord Flash si ispira a quello di un video su youtube, che
sarebbe
anche in dialetto perugino. Purtroppo non potevo riportarlo identico,
per
diversi motivi, tra i quali il fatto che non tutti lo capiscono
nonostante sia
abbastanza simile all’italiano corretto xD
Come
sempre,
ringrazio chi mi segue. Alla prossima :)
|
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Capitolo 6 *** 5- Londra ***
«lo
so…è il
quarto messaggio che ti lascio, e probabilmente adesso starai dicendo
qualcosa
di simile a “ma non hai ancora capito che non ti voglio
parlare razza di
scemo?”…e immagino anche che dopo
quest’ultima frase avrai anche fatto la tua
classica faccia da “appunto, ma se lo sai perché
perseveri?”…riconosco che forse…e
dico forse…sono stato un po’avventato. Ma ero
preoccupato per te.
E sai che non è cosa da poco…hm, adesso
avrai detto “ah! Che grande onore che Sua Maestà
Mask mi degni della sua
attenzione!”, vero?...ecco, e poi è come se tu lo
avessi fatto apposta, uscire
proprio con chi ti avevamo sconsigliato di uscire.
Emerald…io non so cosa sia
successo tra te e Lord Flash dopo che me ne sono andato, ma per quanto
cercasse
di nasconderlo quando è tornato era quantomeno irritato. Non
gli avrai dato
ancora del sorcio vero?...ah, senti…tanto non è
questo che conta. Quello che
conta è che ormai è ufficiale, il Torneo
è iniziato, io domattina devo prendere
l’aereo e tornare in Inghilterra per le
selezioni…» fece un sospiro nervoso
«sotterra l’ascia di guerra, e vieni con me. Flash
ha delle faccende da
sbrigare qui in città, quindi non ci sarà; tanto
alle selezioni sarà una cosa
veloce, e non mi serve il suo aiuto per battere quei
perdenti…mentre invece
voglio vedere te sugli spalti a sostenermi» ammise
«pensaci su. Avresti anche
il tempo di andare a trovare tuo padr-ah, te lo dico già da
ora Emerald Janice
Verbena Phoebe Lancaster: non provare a dirmi di andare a
trovare il mio, di
padre».
Con
quell’ultimo avvertimento Kevin Mask terminò la
telefonata ad Hammy, anzi alla
sua segreteria. Aveva fatto la parte dell’uomo mortalmente
offeso per qualche
giorno, ma alla fine era stato lui a provare a chiamarla. In fin dei
conti era
solo uscita, e poi non poteva sapere per certo se avesse fatto davvero
qualcosa
per danneggiarlo oppure no, visto che lui e Lord Flash -contento come
una
Pasqua di non averla avuta attorno in quei giorni- l’avevano
immediatamente
attaccata senza darle la possibilità di parlare, col
risultato che lui, Kevin,
se n’era andato e non l’aveva più vista,
e Lord Flash…doveva essersi preso un
bel po’di insulti. Presumibilmente anche qualcosa di peggio
che “Sorcio”.
Si, lo
seccava ancora l’idea di lei con quelle inutili mezze
calzette.
No,
l’idea
che tra quelle mezze calzette ci fosse anche Jeager Broken non gli
piaceva
affatto.
Si, non era
detto che fosse successo qualcosa di “strano”, e
tantomeno che fosse successo
proprio con il tedesco.
Ma, no, non
era neanche detto che non fosse successo qualcosa.
E, si, anche se fosse
capitato con qualunque altro membro della Muscle League la cosa lo
avrebbe
fatto innervosire lo stesso. In fin dei conti aveva il meglio a
disposizione -e
con “il meglio” intendeva lui stesso- non avrebbe
avuto senso che cercasse
altrove, e…
Ma che ci
pensava a fare?! Tanto era inutile, e non era nemmeno il momento
opportuno.
Magari
quando avrebbe vinto il Torneo…si, a quel punto sarebbe
stato tutto diverso,
tutto più semplice, lineare. Avrebbe vendicato il nome della
propria famiglia,
e sarebbe stato il campione. L’unico e
solo. Il più forte. Era già
convinto di esserlo, ma vincendo la Corona Chojiin lo avrebbe
dimostrato a
tutti, Squirrel Woman inclusa.
Sentì
con
colpo sordo che sembrava provenire dalla finestra, chiusa e coperta da
tende.
Quasi gli prese un colpo quando, dopo averle aperte per sincerarsi che
non ci
fosse niente di strano, si trovò davanti Emerald che
evidentemente si era
arrampicata fin lassù non si sa come.
Probabilmente
era saltata sopra lo steccato e poi da lì sul davanzale.
Emerald da
fuori gli stava facendo cenno di aprire la finestra.
«ma
suonare
il campanello no eh?»
«alle
due
di notte? Ma sei coglione? Non svegliare il can che dorme, e nemmeno il
Sorcio,
dice il proverbio. Ti decidi ad aprire la cavolo di finestra si o no? è
freddo qui fuori!»
Ad una
richiesta così “educata” Kevin Mask non
poté che obbedire. «potevi mettere il
cappotto, no?»
«se
un
genio non ti lascia a congelare fuori dalla finestra i vestiti che ho
bastano e
avanzano» ribatté Emerald indicando il maglione
oversize verde bosco che le
arrivava sopra al ginocchio, i panta-collant in lana beige con disegni
marrone
scuro che Kevin trovava semplicemente orribili ed i suoi soliti
stivaletti alla
caviglia.
Oh, e il
marsupio ovviamente. Marrone scuro. Anche quello, con dentro la
doppietta, non
mancava mai.
«quindi
parti».
«partiamo»
la corresse Kevin «perché non avrebbe senso se tu
fossi venuta qui solo per
dirmi che non verrai con me».
«ironico
che tu voglia con te qualcuno che “non sa cosa significa la
parola lealtà” e di
cui, di conseguenza, non ti fidi».
Silenzio.
«non
lo
penso davvero. L’ho detto perché…ah, al
diavolo. Lo sai perché, te l’ho detto
anche quel giorno stesso, io ti dico “non uscire con altri
lottatori” e ti vedo
arrivare con sei di loro! Proprio a presa in giro. e tu sai che
a me essere preso in giro non piace».
«lo
so. Ma
se anche uscissi con loro non significherebbe che io debba parlare per
forza di
te e delle “tecniche segretissime”»
mimò le virgolette con le dita «che il
Sorcio vuole insegnarti».
«non
chiamarlo in quel modo. Non è “Sorcio”,
è Lord…»
«…Chiappemosce».
«Emerald!»
«lo
odio,
non posso farci niente, ok? Arriva qui, “non fare questo, non
fare quello, non
uscire con questo, non uscire con quest’altro, una come te
non ci serve perché
lo deconcentri e basta”, ma chi si crede di essere? E il
brutto è che gli dai
retta!»
«perché
dal
suo punto di vista devi riconoscere che i suoi consigli sono
sensati».
«Kevin,
quelli non sono consigli. Quello si aspetterebbe che io sparissi, e che
tu ad
ogni sua parola rispondessi “hail, mein
fürher Lord Chiappemoscen!”»
esclamò, irrigidendosi nel saluto nazista e piombando sul
letto di schiena
«…sembri ancora più grosso da qui, lo
sapevi?»
«Lord
Flash
non è come credi tu. Dagli almeno una chance, no?»
«solo
quando si deciderà a dire chi cavolo è in
realtà, perché non sarà COME credo
io, ma non è nemmeno CHI credi tu!» si mise a
sedere, la testa voltata nella
direzione dove sapeva che si trovava la stanza degli ospiti
«non è chi dice di
essere. Lord Flash, o chi cavolo è davvero, è
inglese quanto io sono pigmea. E
ti sembro pigmea io? No!»
L’inglese
scosse la testa. «sono tutte illazioni, Hammy, né
tu né io lo conosciamo
abbastanza per giudicare se mente o meno».
«se
lo
conosci abbastanza per dargli retta lo conosci abbastanza per decidere
se è un
impostore oppure no, e secondo me lo è».
Anche Kevin
si voltò nella stessa direzione di Emerald. «i
suoi modi sono quelli di un gentleman
inglese».
«si…davanti
a te. Perché deve recitare la sua parte. Ma quando non ci
sei non è né inglese
né tantomeno un gentleman».
Kevin la
guardò. «ti ha fatto del male?»
Emerald
fece una smorfia. «a dire il vero sono io che gli ho dato tre
sberle ma credimi,
avevo dei validissimi motivi».
Se non
avesse avuto la maschera ad impicciargli Kevin si sarebbe messo le mani
tra i
capelli. Ci credo che Lord Flash era irritato! Tre ceffoni.
«e sarebbero?»
«ha
cominciato lui, eh!»
«ok.
Basta.
Non voglio sapere altro» guardò fuori dalla
finestra «ed anche in futuro, se
potessi almeno provare ad andare d’accordo con lui mi
risparmieresti molte
seccature, Emerald…»
Incurante
del fatto che Kevin non avrebbe apprezzato la cosa la ragazza
incrociò le gambe
sopra il letto. «diciamo che potrei fare un tentativo, se mi
promettessi di
pensare bene a quel che ti ho detto di Flash. Rimane un tipo sospetto,
e va
tenuto d’occhio».
«direi
che
tu lo stia già tenendo molto d’occhio, senza
bisogno che mi ci metta anche io».
«non
solo
lo tengo sott’occhio ma pure sotto tiro».
«Emerald».
«e va
bene,
va bene! proverò
davvero ad
andare d’accordo con lui, ma tieni bene a mente che lo faccio
solo perché me
l’hai chiesto tu, e che se fosse per me già dalla
prima volta che ha aperto
bocca lo avrei impacchettato e spedito in Lapponia a fare la
controfigura di
Rudolf da Babbo Natale. Anche se è talmente brutto che
avrebbe spaventato le
renne…»
«Emerald
Janice Verbena Phoebe Lancaster, se vuoi davvero andare
d’accordo con lui non è
questo il mod-screanzata che non sei altro!»
sbottò l’inglese quando
Emerald gli tirò un cuscino dritto in faccia.
«comunque…si,
parto con te» disse la ragazza.
«dopo
la
cuscinata chi ti dice che io voglia ancora che tu parta con
me?»
«perché
senza la tua parassita preferita non sarebbe la stessa cosa!»
rise Hammy.
«già,
poi
con chi potrei prendermela se non ci fossi tu a mangiare di straforo
anche la mia
porzione di fish and chips?»
«eh a
proposito, dovresti comprarne di più di chips,
perché in casa scarseggiano».
«potresti
comprare TU da mangiare invece di venire qui a mangiare a
scrocco!»
«tanto
tu
agli scrocconi ci sei abituato, guarda anche Flash
adesso…»
«Lord
Flash
contribuisce alle spese, al contrario di te!» la contraddisse
Kevin.
«lui
qui ci
vive, io mica no».
Kevin
alzò
gli occhi al cielo. Ma perché perdere tempo a discutere?
Tanto avrebbe sempre
trovato il modo di ribattere. «perlomeno riuscirò
a farti mettere su qualche
chilo. Forse. Io non riesco ancora a capacitarmi del fatto che tu mangi
quanto
Kid Muscle se non di più e non ingrassi nemmeno un grammo.
Se non altro questo
mi renderebbe ancora più facile batterti, se
lottassimo».
«non
credo.
Ho la doppietta».
«e da
quando in qua negli incontri di wrestling si usa la
doppietta?»
«da
quando
un mostro di centocinquantacinque chili piomba su una ragazza di
cinquanta,
ecco da quando!» ribatté Hammy.
«cinquanta?!
Ma non erano cinquantadue?!»
«sono
riuscita a perderli…»
«tu
sei la
più grande bastian contrario che abbia mai visto»
sentenziò Kevin.
«mi
sa che
una caratteristica comune di noi inglesi» commentò
Emerald tirando fuori dal
marsupio le Marlboro rosse, che nemmeno a dirlo vennero immediatamente
sequestrate da Kevin.
«che
ti ho
detto sul fumo?!»
«ma
se ogni
tanto ho visto fumare anche te!»
«le
mie
sono Lucky Strike, e poi io fumo solo una sigaretta ogni due settimane,
di
mercoledì alle dieci e dodici di sera…»
«cosa
che è
completamente imbecille secondo me, ma lasciamo stare. E poi se proprio
devi
incatramarti i polmoni fallo per bene, no?»
Kevin
scosse la testa. «ma nemmeno per sogno. E poi…a
detta di Lord Flash è bene che
io smetta completamente. Dovresti pensare di farlo anche tu, rischi
davvero il
cancro Hammy».
«tiè!
A te,
al cancro e a Lord Chiap-ehm,Flash» disse Emerald facendo le
corna «e comunque
ho già ridotto parecchio, prima un pacchetto da venti durava
quattro giorni,
adesso a dieci ci arrivo. Meglio di niente sarà,no? comunque…se
l’aereo è domattina mi spieghi come cavolo
facciamo con i biglietti?»
«ne
avevo
già presi due».
Emerald
incrociò le braccia davanti al petto con un sorrisetto.
«l’avevi previsto?»
«diciamo
che ci contavo».
«e
magari
mi hai pure fatto la valigia visto che tanto ho qui la maggior parte
della mia
roba».
«già».
«e
Flash
che ha detto ci ciò?»
«niente.
Non lo sa!»
Emerald
sbuffò una risata. «ti comporti come un
adolescente che scappa di casa con la
fidanzatina».
«mi
stai
dando dell’immaturo?»
«stai
facendo tutto da solo, non c’è neppure bisogno che
io ci metta bocca».
«…e
poi io
e te siamo ben lontani dall’essere fidanzati»
aggiunse Kevin, come per ripicca.
«per
fortuna, altrimenti sai che scartavetramento di palle sarebbe per
me!» disse
Emerald, mimando perfino lo scartavetramento in questione
«…che c’è?»
«niente»
rispose seccamente l’inglese
«perché?»
«sembrava
che te la fossi presa».
«ah,
stupidaggini. Sono un lupo solitario io, e ora come ora tutto mi serve
meno che
una relazione».
«anche
questa è una perla del tuo allenatore?»
«no,
del
buonsenso».
«…e
di
Flash».
«il
fatto
che abbia un allenatore non significa che non sia più in
grado di pensare da
solo, chiaro?!» sbottò prima di voltarsi verso la
finestra e darle la schiena.
«sembri
nervoso».
«macché».
Lei si
alzò
dal letto e gli avvolse le braccia attorno alla vita, stringendosi
contro la
sua schiena. «è per il ritorno a Londra, anche se
sarà breve, o per le
selezioni?»
Inutile
provare a nascondersi. Lo aveva beccato.
«per
il ritorno
a Londra ed il Torneo in generale. Per me è una cosa
importante. Lo capisci?»
«probabilmente
non lo capirò mai davvero non vivendolo in prima persona, ma
se per te è
importante allora… è importante, e
basta».
Sotto la
maschera Kevin fece uno dei suoi rarissimi sorrisi. «sapevo
che avresti
compreso, Hammy».
«il
tuo
allenatore afferma che io non ne sarei in grado, in
verità».
«è
un
allenatore, non un oracolo, può sbagliarsi» si
voltò, e lei lasciò al presa «e
tu? sei
nervosa all’idea di
tornare a Londra?»
«per
niente. E poi dai, almeno conoscerai i miei…di
nuovo».
Kevin la
guardò perplessa. «di nuovo?»
«vabbè,
conoscerai di nuovo mio padre e di sana pianta mia
madre. Mamma mia che
precisino».
«ah
ecco…»
«che
poi a
dire la verità quando avevi quattro anni hai conosciuto
anche lei. Ma non ti
ricordi. Kevin…» esitò un po’
«te le ricordi le farfalle?»
«le cosa?»
«far-fal-le»
Emerald mimò con le ali il gesto di volare «quelle
cose con le ali colorate che
volano…»
«so
benissimo cosa sono le farfalle, ma non capisco di che parli».
«quando
avevamo quattro anni abbiamo giocato a rincorrere le farfalle nel
giardino di
casa tua. Una delle poche volte in cui tuo padre non ti faceva
studiare. Non
ricordi proprio eh?»
No, non si
ricordava. Non aveva la memoria eidetica come la sua. Ma avrebbe dato
chissà
che cosa pur di riuscire a riportare a galla quello che probabilmente
era
l’unico ricordo felice della sua infanzia. «no ma,
credimi, vorrei poterlo
fare. Ad ogni modo non so se incontrare i tuoi genitori sia una buona
idea…»
«nemmeno
si
trattasse di conoscere i futuri suoceri, ma dai! Che problema
c’è?!»
«tuo
padre
ed il mio non si parlano chissà per quale motivo, e per
quanto anche io
disprezzi mio padre purtroppo ho sempre il suo sangue a scorrermi nelle
vene.
Perché dunque Howard H.R.J. Lancaster dovrebbe accettare che
io entri in casa
sua, e di parlare con me?»
«perché
altrimenti si scorda di vedermi in faccia quando saremo a Londra, ecco
perché.
Anzi adesso lo chiamo, che in Inghilterra credo sia giorno»
disse, e prima che
Kevin potesse fermarla la chiamata partì.
–
Hammy! Come stai? Sono contento di sentirti…come
va? Va tutto bene?
“se
io
avessi chiamato mio padre probabilmente mi avrebbe sbattuto il telefono
in
faccia” pensò Kevin, con un po’di
amarezza. Incredibile quanto le scelte
analoghe potessero avere effetti tanto diversi, Emerald faceva la DJ e
tanto
suo padre le voleva bene lo stesso, mentre lui…
«si
papà.
Ho una novità…sai del Torneo, vero?»
–
ovviamente.
«e
sai anche
chi è Kevin vero?»
Il suddetto
non aveva più la forza di guardarla in faccia, e ancora meno
di stare ad
ascoltare, ma si sforzò comunque di rimanere lì.
–
Kevin…Mask?
«eggià.
La
cosa è questa, lui torna a Londra per le selezioni ed io lo
seguo, quindi
volendo rivedere anche te e mamma e volendo pure prendere due piccioni
con una
fava mi domandavo se ci avreste ospitati…»
Lungo
silenzio dall’altra parte.
«…te
l’ho
chiesto più che altro perché rischieremmo di
finire in chissà quale fetido
motel, con tutta le gente che verrà in città.
Eh…papà? Ci sei?»
– si.
«guarda
che
non stiamo insieme. Non pensare che io e Kevin stiamo insieme. Non
è così.
Nemmeno per scherzo. Siamo solo due amici bisognosi di un tetto nella
nostra
piovosa madrepatria» disse Emerald in tono drammatico
«siii, lo so che non
parli con suo padre, ma Kevin Mask e Robin Mask sono due persone
diverse, su!»
Kevin -che
si stava vergognando come poche volte in vita sua- stava per dirle di
lasciar
perdere, ma Howard Lancaster precedette la sua interruzione.
– indubbiamente
è meglio che stiate qui, piuttosto che in chissà
quale topaia.
Aveva detto
di si.
«allora
siamo d’accordo! Bene. Noi partiamo tra…Kevin,
quand’è che si parte?»
«tra
cinque
ore».
«ecco,
noi
tra cinque ore partiamo, se tutto va bene in nove ore saremo a
Londra».
– dobbiamo venirvi a prendere?
«eh,
magari…e puoi dire a mamma di preparare parecchio da
mangiare? Perché
probabilmente quando scenderò dall’aereo
sarò molto-molto-molto affamata».
Si
sentì
Howard Lancaster che rideva. –
e figurati se non chiedeva da
mangiare…di’,
ti sei decisa a mettere su qualche chilo?
«anche
tu
con questa storia?! Sono già obesa!...vabbè
dai…ci vediamo presto. Ciao papà»
Emerald terminò la chiamata e guardò Kevin
«visto? È tutto a posto».
«non
sembrava molto felice all’idea di ospitarmi».
«quanto
la
fai lunga, ha detto di si! E ci vengono anche a prendere!
Dai,dai…tranquillizzati» gli diede una pacca
sull’avambraccio perché alla
spalla non ci arrivava «e adesso che si fa?»
«in
che
senso?»
«vale
davvero la pena andare a dormire considerando che tra il traffico e
tutto per
raggiungere l’aeroporto ci vorrà almeno
un’ora e mezza, il che significa che
dovremo partire poco più tardi delle cinque?»
«mi
sa di
no. E poi non ho sonno».
«allora
sai
cosa? Usciamo. Stando qui e continuando a chiacchierare altrimenti
finiremmo
per svegliare Flash, e francamente di tutto ho voglia meno che
vederlo».
«non
è una
cattiva idea» Kevin tirò fuori da sotto il letto
due grossi zaini «zaino in
spalla e andiam-Emerald!»
«eh».
«non
potresti uscire come fanno gli esseri umani invece che come una
scimmia?» le
domandò l’inglese vedendola appollaiata sul
davanzale, senza che l’enorme zaino
sembrasse impicciarle.
«deciditi
mask,
sono una scimmia o uno
scoiattolo?»
«…uno
scimmiattolo».
Emerald
scoppiò a ridere e…cadde dalla finestra!!!
Quasi. Era
riuscita a restare appesa con il piede destro.
«non
urlare, per carità! Sennò svegli il
Sorcio!» sibilò subito a Kevin
«è tutto ok!
Di’, c’è roba che si rompe dentro allo
zaino?»
«…no».
La ragazza
allora se ne liberò, facendolo cadere a terra, e dandosi lo
slancio riuscì a
tornare sul davanzale. «bene».
«vedi
che
succede a comportarsi come una scimmia?!»
«mi
pare di
star bene» replicò lei, saltando improvvisamente
dalla finestra allo steccato,
e poi a terra «muovi le chiappe! Altrimenti anche le tue
diventeranno mosce
come quelle del tuo trainer!»
“l’ho
detto
e lo ripeto: questa ragazza mi farà diventare
matto” pensò Kevin, gettando a
sua volta lo zaino dalla finestra “e quel che sto per fare
dimostra la
veridicità della mai teoria”, concluse, saltando a
sua volta dalla finestra.
«come
vedi
io non ho nemmeno bisogno dello steccato» commentò.
«se
tu
fossi saltato sullo steccato lo avresti ridotto in un ammasso di
schegge di
legno, dato che sei una roba pesante il triplo di me. È
anche per questo che di
ingrassare ulteriormente non mi va…poi mi ridurrei come
te!»
«io
sono in
perfetta forma, scimmiattolo» ribatté Kevin,
tirando fuori la Harley dalla
rimessa.
«non
me la
fai guidare, ovviamente».
«fossi
matto!
Considerando la fine che hai fatto fare alla tua moto
non mi fiderei
nemmeno a darti un modellino! Salta su, muoviti».
Emerald
obbedì, ed appena usciti dal vialetto diede
un’ultima occhiata alla casa.
Lord Flash
li stava guardando dalla finestra. E non sembrava contento.
Senza che
Kevin si accorgesse Emerald infilò una mano nella tasca del
suo impermeabile e
spense il cellulare.
Almeno
nessuno dei due avrebbe sentito squittii indesiderati da lì
a Londra.
::: Ore dopo,
Londra (sera tardi)
:::
«ma
dove
sono…ah, eccoli! Hammy!»
«…cavolo,
ci sono praticamente tutti!» si sorprese Emerald, correndo
verso i suoi parenti
con un gran sorriso «ciaaaao!!!»
Il padre fu
il primo che abbracciò, ma c’erano anche la madre
e le due nonne -da un pezzo
purtroppo vedove- quindi Hammy fu stritolata più volte
durante i saluti.
«sei
cresciuta in altezza, ma sei ancora secca come un chiodo!»
sentenziò nonna
Verbena «ragazza, non ti ho mandata dai parenti in Sicilia
per farti restare
così magrolina! Il vento finirà a portarti
via!»
«e
lasciala
stare, Verbena, vuol dire che lei si piace così!»
intervenne nonna Phoebe «e
poi chi se ne importa dei chili? Basta che sia tornata! E pure insieme
ad un
bel ragazzo!»
«già,
a
quando il primo figlio? Lo sai che ci tengo a diventare
bisnonna!» abbaiò
Verbena. Per la prima volta da quando la conosceva Kevin vide Emerald
arrossire
leggermente.
Dal canto
suo, sotto la maschera aveva qualcosa di peggio che un rossore
“leggero”.
«nonna!
Non
stiamo nemmeno insieme!»
«ma
come?!
Frequenti uno così e non ti ci sei divertita nemmeno una
volta?...i giovani
d’oggi…ma dove andremo a finire!»
sospirò la signora «se avessi avuto qualche
anno di meno ti avrei fatto la corte, giovanotto!»
«…eh…grazie»
bofonchiò Kevin.
«di
poche
parole,eh? Oh, ma assomiglia a qualcuno…» nonna
Phoebe lo studiò attentamente
«eh si, somigli proprio a qualcuno, ma non mi
sovviene…»
«è
il
figlio di Robin Mask».
Howard lo
aveva detto in tono abbastanza secco, ma si avvicinò
comunque a Kevin per
stringerli la mano. «sei cresciuto molto
dall’ultima volta che ti ho visto».
«all’epoca
ero un bambino, sarebbe stato preoccupante se fossi rimasto
com’ero. Grazie
dell’ospitalità».
«è
raro che
io non soddisfi una richiesta di mia figlia, se mi è
possibile farlo».
Sottinteso:
“lo faccio solo perché me l’ha chiesto
lei. Non perché mi faccia poi così tanto
piacere. Tuo padre ed io non ci parliamo, ed anche se non sei lui sei
sempre un
Mask”. O almeno, Kevin interpretò la cosa in
questo modo.
«capisco».
«le
selezioni si svolgono domani, se non sbaglio».
Mentre
parlavano Kevin notò che Emerald aveva preso da lui gli
occhi ed i capelli,
mentre dalle nonne -a giudicare da come si stavano comportando- il
carattere.
Dalla madre, che aveva i capelli biondo rossiccio e gli occhi neri di
Verbena,
aveva preso solo il corpo minuto.
«non
sbaglia».
«non
mi
resta che augurarti buona fortuna».
«grazie».
Lancaster
si voltò ad osservare le donne della sua famiglia con aria
assente. «presumo
che non andrai a trovare tuo padre».
Kevin si
irrigidì. Non amava parlare di suo padre e del rapporto che
avevano, né amava sentirne parlare.
«…no. Non lo farò».
«andiamo
a
casa?! Ho fame io!» esclamò Emerald. Il volto di
Howard Lancaster quasi
trasfigurò, diventando nuovamente quello sorridente con cui
l’aveva accolta.
«ma
certo!
Via, tutti a casa» disse in tono gioviale
«l’autista ci aspetta fuori nella
limousine».
«dai
Kevin
non restare lì impalato, muoviti!»
esclamò Emerald prendendolo per mano -cosa
che generò in lui un po’di stizza dato che lo fece
sobbalzare leggermente- e
correndo con lui verso la limousine, ignorando la persone che
iniziavano ad
accalcarsi attorno a loro scattando fotografie.
Saliti in
macchina l’autista partì immediatamente.
«riconoscerai
il posto, Kevin Mask. La nostra tenuta non dista troppo da quella della
tua
famiglia» disse Howard, sempre con lo stesso tono allegro
finto come una
banconota del Monopoli.
“già”
pensò
lui, cupo. «vero. Per quanto…è da molto
tempo che non torno qui. Da quando me
ne andai di casa ho preferito stare nei bassifondi di Londra, sapendo
che di
certo nessuno della mia famiglia si sarebbe spinto a cercarmi fin
là. In un
certo senso preferisco la vita di strada a quella dei quartieri alti.
Per
strada…c’è meno ipocrisia».
Piccola
frecciatina alla quale Howard rispose con un sorrisetto cortese di
plastica.
«non ho mai avuto esperienza diretta con la strada, ma posso
immaginare.
Emerald…com’è che tu e Kevin vi siete
ritrovati?»
«la
casa
dove mi sono trasferita è a due di distanza dalla sua, e
mentre andavo a
correre ci siamo incontrati. È stato per caso,
insomma».
«capisco,
capisco. I casi della vita, eh? Ti trasferisci lì dalla
Sicilia e rincontri
proprio Kevin Mask».
Janice
Lancaster fece spallucce. «sono cose che capitano»
disse con tranquillità «e
forse è un bene che Emerald possa contare
sull’amicizia di un compatriota.
Meglio la vicinanza di un inglese piuttosto che quella di, che so, un
tedesco».
«lo
sa
signora, anche io condivido la sua opinione sui tedeschi!»
disse Kevin,
beccandosi una gomitata da parte di Emerald.
«purtroppo
sono una potenza economica europea, dobbiamo abituarci
all’idea di avere dei
rapporti quantomeno cortesi con loro» continuò
Janice «ma non ne vorrei mai uno
in famiglia».
«guarda
che
a volte i tedeschi sono simpatici!» ribatté
Emerald.
«oh
si,
quasi quanto i francesi. Ma andiamo!» Janice scosse la testa
«fammi conoscere
un tedesco simpatico e ti regalerò il Big Ben,
Emerald».
«preparati
a regalarmelo allora, perché io di tedeschi ne conosco uno
non solo simpatico,
ma pure carino».
«ah
si, una
meraviglia» commentò Kevin «trattasi di
Jeager Broken, figlio di Broken Jr.».
«Broken
Jr.
non era molto socievole, ma in compenso non era una cattiva persona da
quel che
ricordo del mio passato come allenatore nella Muscle League»
osservò Howard
«peccato che poi se ne andò, poco prima che
lasciassi anch’io la Lega. Oh,
siamo quasi a casa».
In due
minuti arrivarono davanti al grande cancello che si aprì
automaticamente,
entrando nell’enorme tenuta dei Lancaster.
Kevin
notò
con piacere che il prato era curato alla perfezione. Beh,
d’altronde erano
inglesi di ottima famiglia. Forse Howard non era molto simpatico, ma se
non
altro il suo giardino era perfetto esattamente come avrebbe dovuto
essere*.
Davanti
alla villa era schierato uno stuolo di maggiordomi e cameriere, tutti
vocianti
ed apparentemente contenti come pasque per il ritorno -seppur breve- di
Emerald.
«SIGNORINAAAAAAAAAAAA»
il maggiordomo più anziano si fiondò ad
abbracciarla con le lacrime che gli
scendevano dagli occhi come una fontanella «è
tornata! Finalmente!»
«CI
È
MANCATA TANTO!» urlarono gli altri.
«seh…anche
voi mi siete mancati…ma era proprio necessario tutto questo
teatrino? Io ho
fame!»
“e
poi
Kevin mi sembra particolarmente cupo” pensò.
E tale
cupezza rimase anche per tutta la cena. Kevin aveva mangiato parlando
il minimo
indispensabile, in contrasto con il vociare delle nonne che lo
bombardavano con
un’infinità di domande a cui lui rispondeva per
pura e semplice cortesia.
«ma
perché
quella maglietta rosa?»
«ma
perché
tieni i capelli lunghi?»
«di
che uccello
è quella piuma?»
«perché
la
maschera è blu? Quella di tuo padre è
argentea**».
Ogni tanto
mentre rispondeva guardava Hammy, messa dal padre strategicamente
lontana da
lui. Accorgendosi che le occhiate erano ricambiate cercava di non
mostrare il
suo disagio, ma sapeva fin troppo bene che non era possibile, non con
lei.
E nemmeno
il fatto che la stanza assegnatagli da Howard a cena finta - lussuosa
come
tutte le altre nella villa- fosse il più lontana possibile
da quella di Emerald
dissuase da ragazza dall’andarlo a trovare in piena notte.
Passando dalla
porta, per una volta, invece che dalla finestra.
«Kevin?
Sei
sveglio?»
«se
anche
non lo fossi stato ormai non avrebbe importanza, ti pare?»
Emerald
entrò nella stanza, diede un’ultima occhiata
circospetta al corridoio e chiuse
la porta. «devo dirti una cosa».
«dimmi».
«sono
stata
una perfetta imbecille. E pure insensibile, ed egoista».
Kevin la
guardò quasi perplesso.
«perché?»
«andiamo,
ti ho visto da quando siamo scesi dalla limousine, se non da prima.
Avevo
voglia di rivedere i miei, di tornare qui in villa, e non ho pensato
minimamente a te che…con tuo padre…ed io, con la
mia bella famiglia felice» .
Che Emerald
si sentisse in colpa era evidente sia dal suo sguardo, che da come si
mangiava
le unghie. Ma per quanto avesse azzeccato in pieno i motivi del suo
disagio, e
per quanto forse avesse ragione ad accusarsi di
insensibilità, Kevin non
riusciva ad avercela con lei.
«non
è
colpa tua se la tua famiglia ti vuole bene, né è
colpa tua il fatto che per me le
cose siano diverse. So benissimo che non volevi sbattermelo in
faccia» disse
«non stare a pensarci su».
Lei
andò a
sederglisi vicina, sul letto. «e invece ci penso eccome.
Anche se magari avrei
dovuto farlo prima» ribatté lei «non
volevo farti del male. Mi dispiace».
Per un
po’nessuno dei due disse niente. Poi, in un gesto puramente
istintivo, lui andò
ad accarezzarle la mano. «tutto questo lo vorrei anche
io».
Emerald non
parlò.
«qualcuno
che sia contento di vedermi tornare dopo che me ne sono
andato» continuò lui
«pensi sia chiedere troppo?»
«io
sarei
felice di vederti tornare» disse piano la ragazza
«ma a dirla tutta sarei
ancora più contenta se non te ne andassi».
Probabilmente
quella era la cosa più bella che gli avessero mai detto, e
quasi si commosse*3.
E tra
questo, il loro legame di -non solo- grande amicizia e qualche
bicchiere di
vino bevuto durante la cena, si può dire che
l’epilogo di quella visita fu
praticamente scontato.
E tra le
altre cose, Emerald fu l’unica ad avere mai visto che in
realtà gli occhi di
Kevin Mask erano azzurro ghiaccio.
«ciao…»
«ciao»
bisbigliò Emerald alle sei del mattino dopo. Aveva ancora
un’ora intera per
tornare nella propria stanza prima che la servitù si
svegliasse e qualcuno la
vedesse uscire dalla stanza di Kevin, il quale come prima cosa rimise
immediatamente la maschera.
«ne
vogliamo parlare?»
Lei si
strinse nelle coperte. «mi è piaciuto».
«questo
lo
sapevo…»
«sbruffone!»
lo rimproverò lei con una smorfia «…a
parte gli scherzi…»
«scherzi?
Come sarebbe a dire “scherzi”? A me sembra una cosa
piuttosto seria» disse
Kevin con fare deciso.
«sei
tu che
te ne sei uscito con quella frase, non io. Parlavo di quella»
ribatté lei
alzando gli occhi al cielo «stavo dicendo, è stato
un…bel momento».
«e
fin qui
ci siamo».
«però
è
inutile che ti dica…insomma…siamo quelli di
prima» disse rapidamente Emerald
«due amici. Due amici che si sono trovati particolarmente
vicini. Insomma, non
vuol dire che se siamo stati a letto insieme dobbiamo sposarci,
no?» rise
nervosamente «immagino che la pensi così anche
tu».
Appena
prima Kevin aveva pensato di andare a fare la doccia. Beh, era stato
accontentato, perché ne aveva appena ricevuta una gelata.
«insomma,
era evidente che anche per te non fosse la prima volta. Sai come
funziona, no?»
Era
già la
seconda volta che Emerald terminava una frase con
“no?”, e per quel che ne
sapeva Kevin lo faceva le rare volte in cui era nervosa o agitata.
«si.
So
come funziona».
«quindi
siamo d’accordo. La pensiamo allo stesso modo. Potremmo dire
di aver seguito il
consiglio di nonna Verbena…»
“…no?”
pensò Kevin. Si era illuso che lei potesse essere arrivata
ad amarlo. Quanto
era stato stupido…chiaro che non sarebbe mai successo.
«…no?»
«già.
Abbiamo proprio seguito il consiglio di tua nonna» disse con
voce atona.
«quindi
è
tutto a posto».
«si».
«tutto
chiarito».
«si,
Emerald».
«bene».
«bene».
“ed
io che
speravo che se ne sarebbe uscito col dire ‘no che non sono
d’accordo!’…sono
stata proprio stupida, eh” pensò la ragazza.
«oook…allora,
a che ora sono le selezioni?»
«alle
due
del pomeriggio».
«vuoi
ancora che ti accompagni?»
«perché
avrei dovuto cambiare idea?» disse rapidamente lui
«ovvio che voglio».
Emerald
sorrise, decisamente più tranquilla. «va bene.
Adesso è meglio che torni in
camera mia, altrimenti sai…» si rivestì
rapidamente «la servitù chiacchiera».
«già.
Ci
provano gusto a spettegolare».
«proprio»
Emerald aprì la porta, uscì, e poi rimise la
testa dentro la stanza.
«ti
voglio
bene. E tanto».
Detto
questo se ne andò. In silenzio Kevin si trascinò
sotto la doccia.
“ti
voglio
bene, dice. Tanto, dice. Ma non abbastanza da considerare quel che
è successo
stanotte come qualcosa di più di ‘due grandi amici
che si sono trovati
particolarmente vicini’, ma che
assurdità” pensò.
Ma come
assurdità non era niente in confronto a quella cui
andò incontro Emerald appena
tornata nella propria stanza.
Sul
cellulare aveva trovato la chiamata di un numero sconosciuto, ricevuta
tre
minuti prima…
“chissà
chi
cavolo era…magari richiama…oh! Eccolo!”
pensò, quando il cellulare riprese a
squillare.
Che fare?
Rispondere, non rispondere?
Scelse la
prima opzione.
–
Emerald Lancaster. Da quanto
tempo.
Se non
fosse stato per la memoria eidetica non avrebbe riconosciuto la voce
dell’uomo
con cui stava parlando. L’ultima volta che l’aveva
sentita aveva quattro anni.
Ma averla riconosciuta non diminuì la sorpresa, piuttosto
causò esattamente la
reazione opposta.
«quattordici
anni. In verità quasi quindici. Come ha avuto il mio
numero?»
–
allora la storia della tua memoria
eidetica è vera, se hai riconosciuto la mia voce. Ti avevo
riconosciuta già
dalle fotografie dei giornali in cui comparivate solo tu e mio
figlio…sei
identica a tuo padre…ma quando ho visto quelle con il resto
della tua famiglia
ho avuto la conferma che non mi ero sbagliato.
«Robin
Mask, mi era sembrato di averle fatto una domanda. Come sapeva il
numero del
mio cellulare?» disse Emerald con freddezza.
–
amici nell’MI6. Tutto sommato
penso che tu possa considerare un grande onore che i servizi segreti di
Sua
Maestà si siano scomodati per trovarmelo.
Addirittura.
Wow. «e l’MI6 non ha di meglio da fare che trovare
il numero di una diciotto-quasi-diciannovenne
londinese?...cosa vuole da me?»
– come hai osservato tu stessa, hai raggiunto
l’età giusta per fare una chiacchierata che
avresti dovuto fare con tuo padre,
e già da tempo. E direi sia il caso di farla il prima
possibile. Non sono cose
di cui è bene parlare al telefono; raggiungimi nella mia
tenuta. In cinque
minuti a piedi dovresti farcela.
«vero,
ma
francamente non vedo perché dovrei farlo».
– a te la scelta. Puoi sempre decidere di
restare nell’ignoranza, ma se assomigli appena un
po’a tuo padre so che non lo
farai. Allora, Emerald?
«sarò
lì
tra cinque minuti. Ma vediamo di fare una cosa rapida, non ho molto
tempo prima
che la servitù si svegli, e se avesse voluto che gli altri
sapessero del nostro
incontro avrebbe chiamato ad un’ora diversa».
–
complimenti per la perspicacia.
Chiamata
terminata.
Emerald decise
che tutto sommato uscendo dalla finestra avrebbe fatto prima.
«accomodati,
Emerald Lancaster».
La ragazza
obbedì all’invito, sedendosi proprio davanti a
Robin Mask. «facciamo in
fretta».
“…se
prova
a fare qualcosa di strano userò per la prima volta la
doppietta su qualcosa che
non sia una sagoma di cartone del Poligono di tiro»
pensò. Robin Mask si alzò,
diretto verso la finestra che illuminava almeno un po’la
stanza, dandole la
schiena.
«immagino
che tu sappia che tuo padre ed io non ci parliamo da molti
anni».
«si».
«sai
il perché?»
Emerald pose
una mano sopra il marsupio. Doppietta. Aveva la doppietta. Doveva
tenerlo a
mente.
«no.
Ma immagino
che lei non tarderà a dirmelo».
«sai
anche
che tuo padre ha lasciato la Lega, da allora».
«potrebbe
parlarmi di quello che non so, invece che elencare quello che
so?»
Silenzio,
per due minuti buoni.
«leggi
quel
documento sul tavolo».
Perplessa,
Emerald obbedì.
Man mano
che leggeva perse colore sul viso.
«…impossibile».
«errore.
Non
solo possibile, ma come dimostrano la mia firma, quella di tuo padre,
del
testimone e del notaio…anche reale».
«non
è
legale».
«altro
errore. È solo desueto. Ma legale. Poi, che tuo padre una
volta avuti i soldi
che gli servivano non sia stato ai patti è un altro
discorso».
Emerald scosse
la testa. «al diavolo. Io non ci sto».
«eppure
non
dovrebbe essere troppo difficile» disse lentamente Robin
votandosi verso di lei
e guardandola con i suoi occhi rosso sangue.
«io
non ci
sto» ripeté Emerald «e non ci starebbe
neanche…lui. E lei avrebbe potuto fare a
meno di dirmelo, tanto non cambierà nulla. Se non si
è già ripreso i soldi
significa che non ha potuto farlo…»
«tuo
padre me
li ha restituiti, appena ha potuto».
«per
l’appunto,
allora, non capisco cosa diavolo voglia ancora».
Robin le si
avvicinò. «riportare una certa pecorella
all’ovile. E tu mi sembri perfetta per
tale missione».
«le
ho già
detto che non ci penso nemmeno. Può pure metterselo dove so
io, questo foglio».
«anche
tu
sei una gran testarda. Ebbene, abbiamo finito. Sia come sia, prendilo
come…un
promemoria».
Emerald si
alzò, allibita. «mi sconvolge la vita e poi
l’unica cosa che sa dire è “abbiamo
finito e prendilo come un promemoria”?! Annulli quel
patto».
«non
è
nelle mie intenzioni».
«lo
annulli. Ho una pistola».
«ed
io un
sistema di sicurezza molto avanzato. Ci stanno osservando» le
indicò un punto
del soffitto «telecamere a circuito chiuso».
«è
un
bluff!» sibilò Emerald.
«se
ne sei
così convinta allora agisci come ritieni opportuno. Ma se
davvero hai una
pistola ti sconsiglio vivamente anche solo di tirarla fuori».
La ragazza
indietreggiò verso la porta. «io…io
farò quello che mi pare. Per me quel foglio
non vale nulla, come non valse per mio padre. È assurdo.
Semplicemente assurdo!»
esclamò, prima di girare sui tacchi e scappare
più velocemente che poteva da
quella stanza, da quella casa, da quell’uomo.
Maledisse la
sua memoria.
Maledisse non
poter dimenticare.
«e il
vincitore è Keviiiiiiiiiin Maaaaaask!!!»
urlò l’annunciatore.
Kevin
alzò
le braccia in segno di vittoria, cercando con lo sguardo Emerald sugli
spalti.
Lei gli
sorrise. Per fortuna era riuscita a nascondere…tutto.
Tutto si
trattava di convincersi che non era vero. Che era stato solo un incubo,
o
simili. O semplicemente che fosse uno scherzo, che la firma di suo
padre su
quel documento fosse fasulla.
Non ne
avrebbe mai parlato.
Non ci
avrebbe più pensato.
Per quanto
questo fosse possibile…
***
*
se Kevin, come dimostra l’ultima parte
dell’episodio “la
forza dell’amicizia”, ha la mania del mignolo
alzato mentre si beve il tè,
perché non dovrebbe avere anche quella -molto inglese- del
prato curato alla
perfezione? Avrà vissuto nei bassifondi, ma certe fissazioni
da perfettino non
sono sparite con il tempo! xD
**la
maschera di Robin è argentea (quasi azzurrina
in
verità) nell’anime, ma ci sono in giro delle
immagini che lo ritraggono con la
maschera blu. Non so perché. Inoltre
c’è un mistero: perché la
mascherasfregiata
di Robin nell’episodio 72 è
argentata/azzurrina/quello che è, e poi quando
Kevin se la mette non solo diventa blu, ma anche appuntita dove invece
prima
non era? Kevin l’ha limata e verniciata? -.- bah.
*3che anche i duri piangano si vede
nell’episodio
75, e solo per “tuo padre ed io abbiamo una
grande fiducia in te” detto da
Flash…
*4 Turbinskii aveva un amico nel KGB,
quindi
Robin può avere contatti nell’MI6. Why not?
Di
nuovo, grazie a Portuguese
D. Rogue e a Cyberluna
per
aver seguito la storia fino ad ora xD
Ed ora...*musichetta dello squalo che arriva*...beccatevi la Lancaster family! xD
Howard Lancaster
Emerald Lancaster
Janice Lancaster
|
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Capitolo 7 *** A Natale ogni scherzo vale ***
N.d.A.: pur non sentendo per
nulla il Natale uno Speciale l'ho fatto anche io. Giusto
perchè mi girava. Ma non aspettatevi il classico Speciale in
cui sono tutti felici tutti amici tutti dolci e tutti a mangiare.
Perché, forse semplicemente per l'odio reciproco o
perchè l'hanno confuso con un Carnevale particolarmente
sadico per Emerald e Lord Flash anche a Natale ogni..."scherzo"...vale.
Anche se è uno
speciale è comunque cronologicamente coerente con il resto
della storia, non preoccupatevi. E lo so, lo sto postando in anticipo.
Ma lo faccio perchè già so che quasi certamente
il 24 o il 25 non potrò farlo perchè, anche se a
me del Natale non importa, al resto del parentado si.
Buona lettura...spero. xD
**A Natale ogni scherzo vale!**
«considerando
che siamo al 23
dicembre voglio che voi due proviate ad andare d’accordo.
Dato che fino al
sette gennaio dell’anno prossimo le prove per il Torneo non
inizieranno voglio
passare un tranquillo periodo di allenamenti…e
sottolineo…» Kevin guardò
particolarmente Emerald mentre lo diceva «tranquillo.
Mi sono spiegato?»
«perché
guardi me? La colpa è
sua!» indicò Lord Flash con un cenno del capo
«”non dovevi portarla a Londra
con te, Kevin, è stato un errore, Kevin, fai quel che dice
il führer, Kevin!”»
«come
puoi vedere è lei ad essere assolutamente incontrollabile,
Kevin».
L’inglese
fece un grosso sospiro. Nonostante le promesse Emerald e Lord Flash non
riuscivano proprio ad andare d’accordo, e oltretutto Flash
sembrava anche avere
ragione sul fatto che la colpa fosse tutta della ragazza.
Ma Emerald non
poteva farci niente se appena lui voltava le spalle e/o se ne andava,
Flash si
rivelava per il bastardo che era. Solo che lui quando c’era
Kevin riusciva a
nascondere l’odio che provava verso di lei, mentre a lei
proprio non riusciva.
Ed
Hammy, oltretutto, era già troppo impegnata a nascondere
dell’altro per
impegnarsi a farlo anche riguardo ai suoi sentimenti negativi per
Flash. Non
che le riuscisse bene quanto pensava.
Kevin
si era accorto che c’era un
“nonsoché” di diverso tra loro due, come
se lei
mantenesse un po’più le distanze; ma era qualcosa
di visibile solo facendoci
molta attenzione, ed oltretutto lui tendeva ad imputarlo a quella
magnifica
notte trascorsa a Londra. Lui stesso, se pensava all’epilogo
“rimaniamo come
siamo” tendeva a chiudersi un po’di più,
quindi lasciava correre.
«la
cosa è questa: lui non se ne va» disse con
decisione l’inglese guardando
Emerald e riferendosi a Flash «e nemmeno lei se ne
va» disse poi, facendo il
contrario «quindi dovete
necessariamente trovare un accordo».
«appena
lui mi dirà chi è davvero prenderò in
considerazione la cosa. Guarda che ho
trovato nel suo armadio!» esclamò Emerald tirando
fuori una balalaica* da
dietro la schiena. Flash quasi sobbalzò. Quella aveva messo
il naso tra le sue
cose!!!
«da, ehm volevo dire
si, ho una balalaica, e allora?!»
«suonare
una balalaica non è molto inglese, da?»
rincarò la dose Hammy agitando lo strumento a pochi
centimetri dalla
sua faccia.
Se
Kevin non fosse stato presente, Flash gliel’avrebbe rotta in
testa.
Negli
anni aveva imparato a mantenere un controllo quasi perfetto di
sé, complice anche l’influenza
positiva di una certa
persona…ma
quella ragazza aveva la capacità di tirare fuori la sua
parte peggiore e più
spietata, crudele, selvaggia e malvagia. Un po’era per il
carattere -bisognava ammetterlo- non facile
di Emerald, e un po’perché si stava immischiando
in qualcosa che non la
riguardava minimamente e che era un obiettivo che si era prefisso ormai
da
anni. Un obiettivo a cui si stava avvicinando, e che non poteva
rischiare di
fallire a causa di quella che per lui era una stupida
puttanella
viziata.
Lord Flash
doveva
ripagare un debito. Doveva farlo, altrimenti non si sarebbe mai sentito
a
posto. Ed avrebbe dovuto lasciare che lei glielo impedisse? Ma
nossignore.
«è
solo un hobby! Se tu sei mentalmente chiusa verso la cultura dei Paesi
stranieri non è colpa mia, Lancaster».
«non
è
per quello Flash, il problema è che non so quanto per te i
Peasi stranieri di
cui hai parlato siano effettivamente stranieri!»
Kevin
dovette riconoscere che effettivamente era piuttosto strano che Lord
Flash
avesse una balalaica nell’armadio, ma poteva essere davvero
solo un hobby
curioso. C’era chi si metteva in testa di imparare le lingue,
come Emerald, e
chi invece di imparare a suonare la balalaica. Restava il fatto che
comunque
non era stato corretto che fosse andata a curiosare
nell’armadio del suo
trainer. Per niente.
«Emerald,
piantala con queste illazioni e scusati immediatamente con
lui!» le ordinò.
«altrimenti?»
«altrimenti
il Natale lo passerai da sola, e potrai scordarti i tuoi
regali».
Hammy
guardò Flash con la balalaica ancora in mano e
l’aria truce. «…scusa».
“scusa
‘sto grandissimo CAZ…Sorcio!!!”
pensò.
“accetterò
le tue scuse se ad esse aggiungerai la promessa di non
rifarlo» disse Flash con
tono falsamente accomodante.
“me
le
pagherai tutte, sgualdrina che non sei altro. E lo sei davvero visto
come hai
trattato Kevin a Londra”.
Era
successo durante un allenamento. Lord Flash era riuscito a vedere che
Kevin non
sembrava essere non solo deconcentrato, ma anche…deluso. E
alla fine, con
grande fatica, era riuscito a tirargli fuori quel che era successo.
Kevin
aveva minimizzato, ovviamente. Aveva detto che anche per lui non aveva
significato granché, solo che ogni tanto gli capitava di
ripensarci, poi si era
scusato ed aveva detto che da quel momento in poi si sarebbe
concentrato solo
sugli allenamenti.
Lord
Flash aveva avuto quasi pena di lui, interessato alla ragazza
più sbagliata a
cui potesse interessarsi…almeno secondo lui. C’era
chi aveva tutt’altra
opinione.
Era stato anche
tentato di rivelargli…dei
retroscena…a modo suo. Ma
avrebbe dovuto spiegare troppe cose e, concetto che valeva anche per
tanto
altro, non era ancora tempo.
«Hammy.
Prometti, su» la incitò Kevin.
«solo
perché me l’hai chiesto tu»
sospirò infine la ragazza «prometto che non
lo rifarò».
«bene.
Ed ora se gentilmente volessi restituirmi la mia
balalaica…» disse Flash,
tendendo una mano verso di lei.
Ma
Emerald evidentemente non aveva alcuna voglia di farlo dato che
spiccò un balzo
che la allontanò di un metro dal divano.
«dovrai
venirtela a prendere. È carina, magari me la
terrò…»
Le
mani di Lord Flash tremavano leggermente nel tentativo di resistere
alla
tentazione di sguainare degli artigli che chiunque avrebbe trovato
quantomeno
sospetti -oltre che simili a quelli di Wolverine- ed usarli per
squarciarle
“dolcemente” la candida e morbida gola.
«suvvia,
signorina, direi sia il caso di evitare certi giochetti
infantili…» si alzò
anch’egli dal divano dirigendosi lentamente verso di lei, che
man mano
indietreggiava «dammi quel che mi appartiene,
coraggio» disse, tendendo
entrambe le mani.
«vienitela a
prendere» ripeté
Emerald fondandosi improvvisamente fuori dalla porta di casa nel
giardino ricolmo di neve, inseguita da Lord Flash che stavolta non era
riuscito
a trattenersi nonostante Kevin stesse chiamando entrambi.
«dammi
la mia balalaica!!!» le intimò, correndole dietro
senza riuscire ad avvicinarsi
a lei abbastanza da acchiapparla.
«scordatelo
Sorcio!» esclamò lei, arrampicandosi
sull’acacia che stava nella parte est del
giardino.
«Emerald
Lancaster, smetti di fare la scimmia schizofrenica e scendi
subito!!!» disse
con durezza l’allenatore, appena prima di beccarsi una palla
di neve in pieno
viso.
«tiè!»
esclamò la ragazza aggiungendo anche il ben noto gesto del
dito medio.
Kevin
in tutto ciò non si stava degnando di intervenire. Mancava
poco alle cinque,
quindi era quasi l’ora del tè, e l’ora
del tè per un vero inglese è sacra.
E poi
sapeva che non sarebbe riuscito a far ragionare Emerald nemmeno a suon
di
cinghiate. Quindi perché perderci tempo?
«se
non vuoi scendere da sola vorrà dire che ti
butterò giù io» sibilò Flash
compattando della neve con dentro, di straforo, qualche sasso. E poco
gli
importava che in quel modo avrebbe potuto ammazzarla. Poteva sempre
farlo
passare per un incidente.
«provaci,
Lord Chiappemosc-UAH!!! Ma sei idiota?!» sbottò
Emerald evitando il proiettile
di neve con un salto su un ramo vicino.
«voglio-la-mia-balalaica».
«te-la-scordi».
Lord
Flash iniziò a compattare e tirare palle di neve e sassi ad
impressionante
velocità, che per fortuna Emerald tra un po’di
fortuna e semplice agilità
riuscì ad evitare quasi con facilità. Fino a
quando…
“questa
ad evitarla non ci riesco! Per fortuna a baseball me la
cavo!” pensò Emerald
utilizzando la balalaica come mazza per colpire la palla.
La
palla cadde.
La
balalaica si ruppe.
«la
mia balalaica!» disse Flash in un lamento
«tu…è tutta colpa tua! pagherai anche
per questo!»
Seria
in volto Emerald gli lanciò i pezzi che le erano rimasti in
mano per poi
saltare giù dai rami. «balalaica un corno, tu
volevi ammazzarmi figlio di una
cagna che non sei altro».
Lord Flash
guardò i pezzi della
balalaica e poi lei. «non nego che sarebbe stata una gran
soddisfazione» le
sibilò.
«se
è così che la metti sappi che
significa guerra. Non ti darò tregua. Dovrai stare sempre
attento alle spalle,
e a dove metterai i piedi. Kevin vuole che andiamo d’accordo,
ma occhio non
vede cuore non duole».
Erano in piedi,
uno davanti
all’altra, a guardarsi con un odio spaventoso negli occhi.
«non vuoi
coinvolgere Kevin nella nostra contesa? Sia. Forse in quel modo ti
sarebbe
andata meglio, ma se hai deciso così…»
«…se
avete finito di litigare il
tè è pronto» annunciò Kevin
uscendo di casa «ma la balalaica
dov’è?»
«c’è
stato un incidente. Si è
rotta» disse Emerald.
«non
sarebbe successo se l’avessi
lasciata dov’era!...Lord Flash, mi dispiace
per…»
«fa
niente comp-ehm, Kevin. Io e
la signorina Lancaster abbiamo comunque raggiunto un accordo. Siamo in
tregua.
Giusto, Emerald?»
«sicuro»
confermò lei con un
sorriso a trentadue denti.
Kevin era
scettico, molto
scettico. Diciamo pure che non credeva ad una parola di nessuno dei
due. ma
tant’è, se avevano deciso di
risparmiargli grane perché avrebbe dovuto dissuaderli?
«beh…meglio
così. sono
lieto che siate giunti ad una
tregua».
Come no. sicuro.
Flash alla fine
si era
appisolato.
Poi
sentì prudergli il volto
all’altezza del naso.
Cercò
di ignorare quella
sensazione, ma diventava sempre più acuta.
Ok, non ce la
faceva più, doveva
grattarsi.
Alzò
la mano sinistra, se la
portò al volto e…
Plaf.
«ma
che accidenti…?!!»
«a
Kevin è avanzata della panna e
mi è venuto in mente un uso migliore che mangiarla. Poi
dimmi com’è» disse
Emerald, andandosene rapidamente via.
Vendetta,
tremenda vendetta, che
dolci parole pensò Flash.
Emerald si
stava facendo la
doccia, ed aprì lo shampoo che usava sempre anche Kevin.
Anche se era da uomo
le faceva i capelli proprio come voleva lei, quindi perché
badare a certe
quisquilie?
«ma
che diavolo…?!!» sbottò,
quando invece dello shampoo dalla bottiglia venne giù
dell’olio di frittura
«Flash, maledetto!!!» sbottò, uscendo
dalla doccia ed infilandosi
l’asciugamano.
Eccola la
bottiglia di shampoo
vera, era messa in un punto nascosto. Bastardo.
Improvvisamente
sentì che la
pelle iniziava a prudere e ad arrossarsi proprio dove toccava
l’asciugamano.
Oh no.
Anche la
polvere pruriginosa!
“adesso
gliela faccio vedere io a
quell’idiota!!!”
::24
dicembre::
Lord Flash
stava scendendo
tranquillamente le scale, quando all’improvviso
sentì i piedi scivolare su
qualcosa e crollò a terra, trovandosi a scendere le scale
con il sedere e
finire bocconi sul pavimento. E gli era andata bene, perché
avrebbe potuto
rompersi il collo.
«attento
a dove metti i piedi,
non vorrei che finissi a farti male» disse piano Emerald,
arrampicandosi sulla
ringhiere e rompendo la bottiglia vuota di olio d’oliva
vicino alla pozza sulla
quale lui era scivolato, per poi tornare giù
«Flash, certo che sei imbranato»
disse a voce alta «non solo ti fai scivolare la bottiglia
d’olio dalle mani, ma
cadi pure dalle scale!»
Dopo aver
rassicurato Kevin, sopraggiunto
a vedere come stava, Lord Flash iniziò di nuovo a pensare ad
una vendetta come
si deve…
“…proprio
stasera tocca a me
stirare…come se vivessi qui!” pensò la
ragazza “vabbè, spero solo che la roba
non sia troppa”.
Aprì
la porta della lavanderia.
La scopa che
c’era dietro cadde
addosso alla pesante armatura di Kevin (che ci faceva lì?!),
facendola cadere
sopra all’asse da stiro messo in bilico e scagliando il ferro
arroventato che
c’era sopra -il filo, attaccato alla presa, si
staccò- dritto in faccia alla
ragazza che se non avesse avuto ottimi riflessi si sarebbe trovata il
volto
ustionato.
“quello
è uno psicotico!!!”
pensò.
Uhm…era
veleno per topi quello?
Lord Flash
entrò in cucina
proprio mentre lei finiva di preparare il suo piatto.
Vide la fiala
di veleno per topi
che lei aveva in mano. Buttò via il piatto.
«la
prossima volta fai qualcosa
di meno eclatante».
«il
ferro da stiro ha beccato la
porta e ha fatto un bel segno. Dovremo abbassare il tiro, altrimenti
finiremo a
distruggere casa di Kevin».
«sia».
Niente
più scherzi potenzialmente
letali. Almeno in teoria.
::25
dicembre (sera)::
«non
lo avrei mai creduto, ma
alla fine siete riusciti ad andare d’accordo»
commentò Kevin mentre mangiavano
il tacchino che aveva fatto arrosto «ne sono lieto».
«visto,
se mi impegno checché ne
dica Lord Flash riesco ad essere civile…» disse
Emerald «sale? Pepe? Tutto a
posto? il condimento per me è perfetto, ma non si sa
mai…» disse la ragazza a
Flash, con un sorriso.
«sono
a posto così, dunque
declino l’offerta» rispose lui in tono cortese
«ma ti ringrazio. Comode queste
sedie, non trovi Emerald?»
Il sorriso di
lei si incrinò
leggermente. «oh si. La mia è comoda. Ed anche la
tua…dovrebbe essere molto
comoda».
Flash le
lanciò un’occhiata
strana prima di chinarsi di nuovo sul piatto. «indubbiamente.
Kevin,
complimenti per come hai preparato il tacchino; è
squisito».
«grazie.
Devo ammettere però che Emerald
mi ha aiutato molto».
Lei gli
sorrise. «se non altro lo
riconosci!»
Lo scambio dei
regali era
avvenuto la mattina. Kevin aveva regalato ad Emerald una collanina
d’oro, ed
Emerald aveva ricambiato con due bracciali da uomo in acciaio con
inserti in oro
rosso di CK. A Lord Flash Kevin aveva regalato nientemeno che una
balalaica
nuova -che lui aveva apprezzato parecchio- e l’allenatore
aveva ricambiato con
ben sei bottiglie di vodka particolarmente pregiata che, diceva, aveva
“ordinato direttamente dalla Russia”.
Anche ad
Emerald aveva preso
qualcosa. Un portachiavi con una bambolina di plastica con intimo sexy
e calze
a rete che aveva proprio l’aria della puttana. La cosa
divertente era che
Emerald aveva avuto la stessa idea, solo che al posto della puttana
c’era un
brutto pupazzetto di un ratto.
A cena
terminata sia Lord Flash
che Emerald curiosamente manifestarono il desiderio lui di andare a
dormire,
lei di tornare a casa. Kevin lo trovò alquanto strano e, nel
caso di Emerald,
ci rimase quasi male. Aveva sperato che avrebbero passato insieme
l’intera
giornata di Natale, che si sarebbe trattenuta fino oltre le tre di
notte
magari…e invece…
«allora…buonanotte»
disse Kevin,
alzandosi per portare il piatto in cucina.
A quel punto
notò che non solo
entrambi non stavano minimamente accennando ad alzarsi, ma che si
stavano anche
fissando.
«…c’è
qualcosa che non va?»
«no,
Kevin».
«infatti
Kev, è tutto ok, vai
pure».
Dopo aver
ribadito ad Emerald che
non doveva chiamarlo in quel modo si voltò e si
incamminò verso la cucina…per
poi voltarsi all’improvviso volendo coglierli in flagrante.
Cosa che gli
riuscì in pieno.
Lord Flash le
stava puntando
contro il coltello, ed Emerald dopo aver addirittura rotto dentro la
tovaglia la
bottiglia di vino vuota per non far rumore lo stava minacciando con
quella. Avrebbe potuto usare la doppietta, ma con la bottiglia
c'era tutt'altro effetto.
Ed entrambi
avevano le sedie
attaccate al sedere presumibilmente con della colla a presa rapida.
«giuro
che se potessi…» stava
ringhiando Lord Flash.
«spaco
botilia amazo familia»
sibilava Emerald.
«alla
faccia dell’andare d’accordo!!!
Ma siete impazziti! Tu! Giù quella bottiglia!...»
Lord Flash mise
giù il coltello,
ma era un po’tardi. «non…non so cosa mi
abbia preso. Ho perduto il controllo.
Ero fuori di me…»
«raccontalo
a qualcuno cui non
hai lanciato una palla di neve con dentro un sasso!»
«…disse
quella che ha cercato di
rompermi il collo facendomi cadere giù dalle
scale!»
«e
tu, che hai fatto in modo di
lanciarmi contro il ferro da stiro?!»
«e tu con quel veleno per topi?!»
«quella
è la fine che meritano i ratti!!!»
Guardarono
Kevin.
Si guardarono.
Scoppiarono in
una risata
completamente fasulla.
«Kevin,
che faccia che hai, ci
sei davvero cascato?» disse Emerald.
«andiamo,
come hai potuto credere
che lo avessimo fatto davvero? Io ed Emerald andiamo
d’accordo adesso!»
Kevin scosse la
testa, gli occhi
ancora sgranati. «…ma la colla, la
bottiglia…»
«altrimenti
non sarebbe stato
credibile» minimizzò Emerald.
«non
è stato affatto divertente!»
sbottò l’inglese «mi avete davvero fatto
pensare che voleste ammazzarvi!»
«scusa...»
Senza dire
altro e terribilmente
di malumore Kevin Mask se ne andò al piano superiore.
Nemmeno quell’anno uno
straccio di natale decente,eh? E dire che fino a poco prima aveva
sperato che
stavolta sarebbe andato tutto proprio come voleva lui.
Al piano di
sotto intanto
Emerald, ancora con la sedia incollata al sedere, si stava mettendo il
cappotto
e stava uscendo dalla porta. In mano aveva ancora la bottiglia rotta e
la
tovaglia con i pezzi di vetro dentro.
«spaco botilia, Sorcio»
sibilò.
Non ricordava
di aver mai odiato
a tal punto qualcuno in vita sua. Erano arrivati al punto di uccidersi,
quasi!
«ma
ad amazare familia
sarò io»
sibilò lui di rimando.
Mezzanotte ed
un minuto.
Natale era
finito.
***
*Lord Flash, alias Warsman, che
suona la balalaica è una cosa che viene dalla
Kinnikuman Wiki. Non me lo sono inventato. Dice anche che ha il sangue
di tipo A e che sa ballare la danza dei cosacchi.
|
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Capitolo 8 *** 6- sempre in mezzo, come il giovedì. ***
“forse
non
avrei dovuto accettare la proposta di Ikkebrutto Ikkeorrore Ikkeschifo
MacMad”
pensava Emerald -anzi, al momento DJ Smeraldya- aggrappata con una mano
sola ad
una mostruosa testa fluttuante in attesa che questa chiudesse la bocca
facendola precipitare sul materasso o, se tutto fosse andato come
doveva
andare, tra le braccia di qualche wrestler.
Perlomeno
se guardava verso l’alto le era impossibile vedere la faccia
di Kevin che
sicuramente si stava chiedendo “ma che diavolo ci fa
lassù?!”.
Oh,
stavolta la colpa era stata solo e soltanto di Emerald che invece di
starsene
buona sugli spalti -non potendo stare accanto a Kevin come avrebbe
voluto-
aveva letteralmente strappato il microfono dalle mani di Ikimon MacMad
dopo
averlo coperto di insulti e prese in giro decidendo che voleva essere
lei a
presentare le prime prove di “morra cinese” e
“ah!Hai guardato!”.
Hammy aveva
diversi pregi, ma bisognava ammettere che oltre al carattere per certi
versi
difficile era anche abbastanza egocentrica, ritenendo il mondo una
sorta di
palcoscenico personale e la folla come la sua consolle. Come DJ aveva
il potere
di coinvolgere le persone, di catalizzare la loro attenzione si di lei,
di farle
muovere come lei desiderava a seconda delle canzoni che decideva; un
atteggiamento che restava anche quando rientrava nei propri panni ed
usciva da
quelli di DJ Smeraldya.
Si era persino
trovata a domandarsi addirittura se il suo vero
“io” fosse Smeraldya, ed
Emerald J.V.P. Lancaster il personaggio. Il più delle volte
era arrivata
semplicemente alla conclusione che fossero la stessa cosa, solo che
Smeraldya
aveva chili di trucco e vestiti più sexy…
Ma torniamo
a noi. Insomma, Emerald aveva strappato ad Ikkebrutto il microfono
dalle mani
presentando lei stessa le prove appena prima che le guardie del corpo
del nuovo
presidente della IWF le fossero addosso. Chiaramente era riuscita a
darsela a
gambe per un bel pezzo, ma la parola “denuncia”
pronunciata tra le varie
minacce l’aveva bloccata, e si era lasciata catturare.
Così,
mentre i chojiin affrontavano le prime due prove, Ikimon
l’aveva presa da parte
e le aveva detto che se voleva evitare la denuncia avrebbe dovuto
sostituire
una ragazza che avrebbe dovuto avere Hammy-non-aveva-capito-quale-parte
nella
terza prova.
“però
dovrai metterti questo” le aveva anche detto Ikimon
sventolandole davanti un
costumino rosso “che ne dici di fare una prova per vedere
come ti sta e ti
spogli? Qui? adesso? Davanti a me?”
Inutile
dire che a quel punto Emerald se n’era fregata delle denunce
e gli aveva tirato
una sberla. “porco con i boccoli che non sei
altro!” aveva detto poi,
piombandogli addosso, premendogli un ginocchio contro la gola e
puntandogli
pure la doppietta in mezzo agli occhi -ovviamente con la sicura
inserita e
senza colpo in canna, non voleva certo rischiare di
ucciderlo-…
“pietaaaaà!
Scusaaaa!!!” Ikimon si era messo a piangere senza ritegno.
Emerald era stata
indecisa se provare schifo o pena per quel povero mostro che aveva
avuto la
sciagura di non esserle simpatico. Per dire, se a chiederle di
spogliarsi fosse
stato Kid si sarebbe semplicemente messa a ridere e forse gli avrebbe
anche
dato la soddisfazione di vederla in intimo.
Alla fine
aveva deciso che le faceva pena.
“ok
dai,
sostituirò quella ragazza, ma a delle condizioni”.
“quelle
che
vuoi, quelle che vuoi!!!” aveva urlato Ikimon.
“primo,
evita di parlare di questa faccenda della doppietta. Secondo, non posso
indossare quel costume perché mostrerebbe troppo la schiena.
Io sono una DJ
piuttosto famosa, ma non molti sanno chi sono in, diciamo,
“abiti civili”.
Magari più in là lo rivelerò, ma non
adesso…”
“e
che
c’entra la schiena con l’essere una DJ?!”
Emerald
aveva sospirato e, sempre in ginocchio sopra al suo petto, si era
voltata e si
era tolta la maglietta per mostrargli il tatuaggio sulla schiena.
“…aspetta…ti
ho vista su MTV! DJ Smeraldya!...ragazza ma potevi dirmelo prima! Sai
quanti
soldi mi faresti fare se, ehm, cambiamo argomento, ok” aveva
detto Ikimon
guardando la doppietta “come pensi di fare?”
“invece
del
costume potrei indossare i panni di Smeraldya. Arrivaci, pure
tu!...certo che
sei proprio stupido…”
Ikimon
aveva accettato.
E lei
adesso penzolava da quella orrenda testa, che comunque trovava meno
orrenda di
quella di Ikkebrutto.
E a dirla
tutta si annoiava, nonostante gli “oh-mio-Dio-quella
è DJ Smeraldya!” che
venivano da sotto.
«…una
bandiera d’eccezione, signori, che ha cortesemente accettato
di essere con noi
qui oggi…» la voce di Ikimon suonava ancora un
po’roca per lo “scontro” di prima
con Emerald, e con quello slippino dorato che anche Tarzan avrebbe
trovato
orribile e demodè era in assoluto la cosa più
grottesca e ridicola in quella
spiaggia, anche peggio del water umano.
« ma
quella
è Hammy…che ci fa lì?»
Non lo
avrebbe mai ammesso neppure con sé stesso, ma sentendo
Jeager chiamarla in quel
modo Kevin Mask si innervosì, e nemmeno poco.
“è a cacciarsi nei guai, ecco che
ci fa lì” pensò “eppure
glielo avevo detto che avrebbe dovuto stare tranquilla
per una volta!”
Diede
un’occhiata agli spalti. Perlomeno Lord Flash non dava
problemi, nonostante
stesse osservando Emerald appesa scuotendo la testa e con totale aria
di
disapprovazione. C’era da dire che da dopo Natale -in cui,
checché ne dicessero
loro, Kevin era convinto che fossero davvero quasi
arrivati ad
uccidersi- le cose tra loro sembravano essere migliorate almeno un
po’.
O se non
altro non si erano più puntati alla gola coltelli e
bottiglie rotte dicendo “spaco
botilia amazo familia”. Poi che una volta avesse
visto Emerald guardarlo ed
indicare il marsupio e lui rispondere con un gesto di “ti
taglio la
gola+pollice verso” era un altro discorso.
Entrambi,
almeno davanti a lui, sembravano tentare di accettare la presenza
l’uno
dell’altra per il suo bene. Questo gli dava un
po’di conforto per il semplice
fatto che forse per la prima volta in vita sua non solo aveva qualcuno
al proprio fianco, ma questo “qualcuno” sembrava
tenere a lui.
E forse,
quando ripensando a Londra desiderava anche qualcosa in più
da parte di
Emerald, si trovava a ripetere a sé stesso che chiedeva
più di quanto si
meritasse.
«mi
sa che
la nostra amica si è cacciata in qualche guaio»
commentò Terry.
Ulteriore
tacca di nervosismo sull’ “Incazzometro”
di Kevin.
«ragazza
carina, un po’troppo magra ma sempre piacevole da
salvare» commentò il
brasiliano Ricardo.
Due tacche.
«mah,
se
fosse metà aeroplano a me andrebbe bene
com’è. Forse però è un
po’troppo
truccata, la mia famiglia potrebbe pensare che sia una poco di buono,
ma
immagino che tutti quei brillantini ed i vestiti rientrino nel
personaggio…»
disse Turbinskii.
Due tacche
ancora, per il “poco di buono”. Promemoria:
fargliela pagare alla prima
occasione.
«EEEEEEEEEEHIIIIIIII
se ti salvo me lo dai un bacio?!!» le urlò Kid,
guardandola con gli occhi a
cuoricino come faceva con qualunque ragazza carina. Lei si
voltò per quanto
poteva, facendosi una risata.
«anche
due,
Labbra di Fuoco!» scherzò Emerald, che in
realtà anche con tutta la buona
volontà del mondo non sarebbe mai riuscita a baciare le
labbra in silicone di
quell’orribile maschera.
L’
“Incazzometro” di Kevin dopo quello
schizzò al massimo. “Labbra di Fuoco”?!
Prima dichiarava di trovare simpatico Jeager, ora chiamava quel demente
“Labbra
di Fuoco”! Che ne sapeva di come baciava Kid Muscle?! A meno
che non fosse tra
loro due che era successo qualcosa…
Si impose
di mantenere la calma. Di ragionare. Ma che gli era venuto in mente?
Aveva davvero
pensato che potendo scegliere Emerald gli avrebbe preferito
Kid, o chiunque
altro?
Era proprio
messo male. Ma male, male, male.
Anche se,
riflettendoci bene…dopo Londra lei non aveva proprio idea di
poter scegliere.
E forse,
semplicemente, non le interessava nemmeno avere tale
possibilità. Altrimenti
non lo avrebbe liquidato in quel modo, e non si sarebbe
“freddata”.
Se solo
Kevin avesse saputo il vero motivo di questo
leggero cambio di
atteggiamento! Ma Emerald non aveva detto una parola a riguardo
né a lui -anche
se forse avrebbe dovuto- né a nessun altro; Non aveva detto
nulla nemmeno al
proprio padre, una delle parti in causa nonostante in seguito avesse
cercato
senza successo di tirarla fuori da quel maledetto patto che, se da un
lato in
un certo senso semplificava le cose, dall’altro rendeva ad
Emerald
inconcepibile l’idea di…
Ah, meglio
lasciar stare.
«i
chojiin
vadano in posizione!» esclamò Ikimon. E tra i
primi tre che avrebbero dovuto
salvare Emerald c’era proprio l’uomo-aeroplano,
Turbinskii, il quale dopo una
gara breve ma senza esclusione di colpi
“salvò” Emerald dalla caduta sul
materasso.
«va
tutto
bene mia luccicante amica, da?»
«ssseh,
direi che è tutto ok…» disse Emerald
«aspetta. Hai per caso detto da?»
«in
russo
significa “si”. Perdona l’accento, faccio
del mio meglio» disse il lottatore,
che ancora non si era deciso a metterla giù.
«sai
cosa,
il tuo accento mi ricorda molto quello di un’altra
persona» disse Emerald
guardando Flash sugli spalti.
“…se
n’è
accorta. Doveva essere salvata proprio da lui?”
pensò Lord Flash “calma.
Calma. Non ha ancora prove sufficienti per agire contro di
me”.
«EHI
DOC!
Tovarich Turbinskii non si è ancora deciso a mettere
giù la ragazza, è forse un
caso di rapimento in gara?» quasi urlò Mac
Metafor, commentatore ufficiale
della IWF insieme a Doc Makano.
«non
lo so
Mac! Potrebbe anche essere un semplice colpo di fulmine!»
«…se
così fosse
mi spiace mia luccicante amica, ma la mia famiglia accetta solo donne
che sono
metà aeroplano…» disse ad alta voce
Turbinskii mettendola giù e passandole di
nascosto un bigliettino che, mentre si preparava a tornare nella testa
di
mostro dopo che Checkmate ebbe salvato la ragazza bionda,
scoprì avere scritto
sopra un numero di cellulare. Alla faccia di “solo donne
metà aeroplano”.
Le venne
pure da ridere, magari lo avrebbe chiamato per chiedergli di fare un
voletto
gratis.
“oh…adesso
tocca a Jeager e Terry” pensò Emerald, penzolando
di nuovo. «ragà’! Dateci
dentro!»
«herr
Kenyon…»
«Jeager…»
Anche in
questo caso fu una bella sfida ma alla fine Terry, anch’egli
ragazzo fin troppo
per bene, rinunciò a vincere per salvare un bambino che
stava per affogare.
Jeager se ne accorse solo in seguito, quando ormai aveva Hammy tra le
braccia,
ed ancora con lei in collo andò da Terry.
«herr
Kenyon, è stato un gesto…»
«ah-a»
lo
interruppe Terry, andandosene dallo stadio senza dire una parola.
«beh…se
non
altro il padre sarà fiero di lui. Era sugli spalti,
l’ho visto da lassù» disse
piano Emerald a Jeager «non sentirti in colpa, tu hai vinto e
lui è più eroe di
quanto già non fosse».
«forse
hai
ragione» concluse Jeager mettendola giù e notando
solo allora che Mask lo stava
guardando in un modo che sembrava dire “ti uccido. Ti uccido.
Ti uccido!!!”.
Dopo fu il
turno di Kid, che si trovò a dover salvare un grosso e
grasso lottatore di sumo
invece di una bella ragazza. Riuscì nell’impresa
per pura fortuna nonostante i
suoi antagonisti fossero una sottospecie di uomo banana e Bobby Wasabi,
ma
d’altra parte non era forse vero che il 98% delle volte Kid
riusciva ad
arrivare dove voleva per pure e semplici botte di cu-ahem-, improvvisi
momenti
di indicibile buona sorte?
E finalmente
toccò anche a Kevin, deciso a sfogare il nervosismo
accumulato a suon di botte.
«ehi
Mask…scordati di vincere» sogghignò uno
di loro. Kevin non disse una parola.
«cos’è,
hai
troppa paura per parlare?»
“te
ne
accorgerai tra un po’, povero sciocco”
pensò l’inglese che al via partì come
una saetta e quando disgraziatamente gli altri due tentarono di
intralciarlo
afferrò loro le teste sbattendole tanto forte una contro
l’altra quasi da
romperle come due noci di cocco.
«IIIIIIIH
oggi Kevin fa più paura del solito!»
strillò Kid aggrappandosi a Jeager.
«ho
la vaga
impressione che Emerald c’entri qualcosa»
commentò il tedesco. Kid lo guardò
con tre punti di domanda sopra la testa.
«ciiioè?
Che vuoi dire?»
«forse
Emerald gli piace».
«e tu
sei
stato con la ragazza che piace a Kevin?...io non andrei a
dirglielo!» Wally
scosse la testa «no no!»
“non
ci ho
fatto niente, ma dettagli” pensò Jeager, mentre
Emerald, con un sorriso
luminoso sulle labbra sottili, piombava dritta tra le braccia di Kevin.
«lo
sai,
non me l’aspettavo» commentò lei,
ironica.
«dopo
io e
te dobbiamo fare due chiacchiere, Scimmiattolo» disse piano
lui «sia sul perché
sei finita lassù che su cosa vi siete detti tu e quel russo,
perché non ho
sentito!»
«che
ti
importa, tanto Tovarich può frequentare solo donne
metà aereo, l’hai sentito
almeno questo?» ribatté Hammy alzando gli occhi al
cielo «il fatto che poi mi
abbia dato di straforo il suo numero di cellulare su un biglietto
è un’altra
storia».
Senza dire
una parola Kevin aprì il marsupio, tolse da dentro il
bigliettino e lo strinse
nel pugno. «ops. Temo sia appena diventato
illeggibile».
«ops.
Temo
di averlo già imparato a memoria».
«memoria
eidetica del…ah, al diavolo» borbottò,
lasciandola cadere di botto sul
materasso ed allontanandosi.
«sempre
gentile
eh!»
«…e
adesso
spostiamoci tutti nel luogo dove si terrà l’ultima
prova!» disse Ikimon al
microfono. E tanto che c’era Emerald andò a
cambiarsi. A dirla tutta era pure
curiosa di vedere di cosa si trattava…
«l’ultima
prova, che salverà solo dodici di voi, è
nientemeno che la corsa a tre gambe!»
disse Ikimon.
Jeager -con
somma irritazione da parte di Kid- era legato a Roxanne, Meat era con
Turbinskii, Kevin -che per una volta aveva avuto fortuna- proprio con
Lord
Flash, e Trixie e Chichi erano legate a Barrier Freeman ed Hollywood
Bole, il
water umano.
Emerald
stranamente era tra quelli rimasti fuori, e non si poteva dire che
fosse
soddisfatta. No, affatto. Era una donna d’azione,
perché avrebbe doveva restare
in panchina a non fare niente?!
«Hammy,
credo che per oggi tu abbia già combinato abbastanza
guai» la avvertì Kevin,
vedendo la faccia che aveva fatto al termine delle estrazioni.
«mi
annoio
a starmene qui mentre tu corri con…lui»
borbottò Emerald, indicando Flash con
un cenno del capo.
«è
un bene
che tu sia rimasta fuori, rischieresti di rovinare il tuo delizioso
faccino.
Poi non basterebbero dieci chili di trucco a mascherare i danni, e
addio DJ
Smeraldya. Riflettici» disse Lord Flash.
«anche
tu
dovresti rifletterci, magari se mettessi un po’di trucco
arriveresti ad essere
vagamente decente!»
«Emerald!
Piantala! Non è il momento per queste stupide scaramucce.
Stai qui buona…e
guardami tornare da te come vincitore» disse Kevin dapprima
duramente ed
addolcendo il tono verso la fine.
«di
questo
non dubito…ok…» lei si
stiracchiò «proverò a starmene qui
buona…»
«ehi non
è giusto!!!» esclamò qualcuno.
Emerald rizzò subito le orecchie, piantò
lì Kevin e Flash e corse in direzione
della voce.
«…mi
avete
messo con Sasaki palla di burro!!!» si lagnò Kid
Muscle, legato per una
caviglia al lottatore di sumo di prima. Ikimon fece spallucce.
«mi
dispiace, ma ho formato personalmente le coppie estraendo i nomi a caso
da un
cappello…» disse, indicando il cappello in
questione.
“ovviamente
c’erano solo due nomi nel cap-MA CHE
DIAMINE…?!!”
«ah
si? Da
un cappello? Ed il cappello è questo vero?» disse
Hammy dopo averlo trafugato
ed aver rovesciato il contenuto a terra «oooops, mi sono
caduti i foglietti!
Allora, “Kid Muscle”,
“Sasaki”…» lesse a voce
altissima «“Sasaki”,
“Sasaki”,
“Sasaki”…”Kid
Muscle”, “Kid Muscle”…ci sono
solo due nomi qui! SOLO DUE NOMI NEI
BIGLIETTIIII, IRREGOLARE, IRREGOLAREEEE!!! Truffa, beffa, prova
truccata,
volevi boicottare Kid Muscle!» esclamò la ragazza
puntando il dito contro
Ikimon che alzò le mani davanti a sé con un
sorriso stiracchiato.
«c’è
di
sicuro un equivoco…» disse il presidente
«nessuno vuole boicottare nessuno, qui
è tutto perfettamente regolare…»
“bastardo”
fu il pensiero di Kid stesso e di tutti i suoi amici, nonostante
Roxanne non
avesse gradito l’ennesima intromissione di Emerald.
Più in là si andava più le
restava antipatica, per i suoi gusti era troppo
esibizionista…più o meno quanto
lo era Kid Muscle, a pensarci bene!
«sicuramente
chi aveva l’incarico di preparare i biglietti si è
sbagliato, ma potete star
certi che verranno prese le dovute misure, e quanto a Kid Muscle beh
può
sempre…»
«…correre
con Sasaki? Ma nossignore! Se è irregolare è
irregolare, Kid deve necessariamente correre
con qualcun
altro!»
«non
vedo
perché».
Emerald si
voltò.
Kevin.
«come
perché?! È irregolare!»
«ormai
le
coppie sono già state fatte, giusto? Non avrebbe senso
rifarle tutte quante
per-»
«ma
non c’è
bisogno!» lo interruppe lei «correrei io con
lui!»
“proprio
quel che voglio evitare!” pensò
l’inglese. «ribadisco che non credo sia
necessario!»
«…strano
che Kevin si sia immischiato» disse piano Roxanne a Jeager
«e soprattutto a
favore dei MacMad!»
«è
meno
strano di quanto credi» rispose il tedesco in un sussurro.
«si
beh è
il presidente ad avere l’ultima parola» disse alla
fine Emerald guardando
Ikimon ed andando “casualmente” ad indicare il
marsupio dove Ikimon l’aveva
vista rimettere la pistola «allooooora?»
“se
non
dico di si questa mi spara!” pensò terrorizzato
Ikimon, non immaginando che Emerald
difficilmente sarebbe riuscita ad ammazzare qualcuno che non fosse Lord
Flash…
«beh…credo
che anche per salvare il buon nome del Torneo, e per dimostrare la
totale
assenza di scorrettezze, si, penso che Kid Muscle possa…beh,
scegli tu Kid
Muscle, Sasaki o la ragazza?»
«ma
che
domande, la ragazza, ovvio!!!» esclamò Kid,
andandole vicino e facendo la
“faccia da bello” «sarà un
piacere correre con te, dolcezza…»
«potremmo
iniziare la prova adesso? Stiamo perdendo anche troppo tempo»
sbottò Kevin «sei
il solito pagliaccio, Kid Muscle!»
«non
capisco che hai da fare l’acido sinceramente, non mi pare che
abbia fatto davvero il pagliaccio
come suo solito»
osservò Emerald.
«è
questo
il problema, tu non capisci mai niente» sentenziò
Flash prima di allontanarsi con
Kevin, mentre Emerald legava la propria caviglia a quella di Kid.
«se
passa
quello che mangia i simpatici il Sorcio può girare
tranquillo» commentò la
ragazza, stiracchiandosi «dai Kid, non sei contento di
correre insieme a me?»
«si,
ma
certo, ma ovvio!!! Senti ti va di fissare un appuntamento con me?...ti
preeegoooo farò il bravo ragazzo!»
“ma
senti
tu questo! Corre dietro a tutte!!!” pensò con
rabbia Roxanne.
«ma
si dai,
un giorno di questi in cui non ho troppo da fare se mi dai il tuo
numero ti
chiamo e combiniamo per uscire» spallucciò Emerald
«o io ti do il mio e mi
chiami tu».
«SIIIIIIIIII!!!»
esultò Kid Muscle «allora, quando me lo
dai?»
Emerald
tirò fuori una penna dal marsupio, gli tolse un guanto,
scrisse il numero del
proprio cellulare sulla sua mano, gli rimise il guanto e ripose la
penna.
«alé».
«….3…!...2…!...1…!...PARTENZAAAA!!!»
urlò Ikimon sparando in aria.
I chojiin
iniziarono a correre più velocemente che potevano, ansiosi
di riuscire ad
arrivare tra i primi dodici. Nemmeno a dirlo Kevin e Jeager con i
rispettivi
partners erano in testa, ma…
«HAMMY
VAI
PIANOOOOOOOOOOOO» urlò Kid mentre Emerald correva
sollevando pure un gran
polverone, superando in breve tempo tutti quelli che avevano davanti ed
arrivando quasi dietro a Kevin.
«muovi
tu le
chiappe, che mi rallenti!»
«Lord
Flash…dovremo andare più veloci, altrimenti
c’è rischio che Emerald ci
raggiunga» lo avvertì Kevin.
«…sul
serio? D’accordo, aumentiamo il ritmo» disse
l’allenatore, correndo più
velocemente «c’è davvero questo
rischio?»
«se
non
avesse avuto Kid Muscle a rallentarla già sarebbe duecento
metri avanti a noi,
te lo dico per esperienza personale».
«dai
Jeager
su, su, che fai, perché vai così
lento?» Emerald superò il tedesco con una
risata, mentre Kid già aveva tirato fuori la lingua come
fanno i cani quando
c’è l’afa.
«Emerald
possiamo rallentare? Non ce la faccio più a
correre!»
«se
continui ed acceleri usciamo due volte invece di una».
«OOOOOOH
SIIIIIIIIIIIIIIII!!!» urlò Kid Muscle correndo
velocemente come quando vedeva
passare il carretto del riso con manzo.
«ma…ma…Kid!!!»
strillò Roxanne.
«lascia
stare, vedrai che gli passerà» la
tranquillizzò Jeager. Lei gli rispose con un
sorriso.
«ok…lascerò
stare…ma non l’idea che corra con lei non mi
piace».
«guarda
che
Hammy è una brava persona. Fatta a modo suo, ma una brava
persona».
Mentre
correva Roxanne fece una smorfia. «ci credo che lo dici,
andate a letto ins…»
arrossì, abbassò la testa e si interruppe
«detto niente, non mi riguarda».
Anche
Jeager era arrossito. «ti voglio svelare un segreto. Non era
vero niente…io ed
Emerald abbiamo solo dormito insieme dopo che avevamo, ahem, bevuto un
po’troppo, ma non abbiamo fatto niente».
«che
cosa?!
Ma allora perché…»
«per
farmi
fare bella figura con gli altri, ha detto»
bofonchiò, arrossendo ancora.
«certo
che
non ha un briciolo di pudore, eh?»
«nein, non molto»
concordò Jeager «però è
molto spontanea, e se si mette in testa di fare qualcosa la fa senza
farsi
problemi e senza stare a pensarci su più del necessario. E
non è un tipo a cui
si possono mettere facilmente i piedi in testa».
«di
quello
mi ero accorta già solo da come ha trattato Kevin
Mask».
Jeager fece
un sorrisetto. «a dirla tutta io vedendo
l’atteggiamento di Kevin nei suoi
confronti mi sono fatto una mia idea, ma probabilmente potrei anche
sbagliarmi».
Roxanne
represse la curiosità e non indagò oltre. Meglio
risparmiare il fiato.
Poco dopo
tutti quanti si fermarono davanti alla madre di tutte le salite,
eccetto pochi
che provarono a prenderla di petto e caddero pietosamente
giù.
«ah,
e
adesso?» disse Turbinskii «hai qualche idea, mio
piccolo amico?»
«uhm…»
iniziò a rimuginare Meat.
«Lord
Flash, qualche idea in proposito?»
«ci
sto
pensando, comp-ehm, Kevin».
«Jeager,
come facciamo adesso?»
«speravo
che tu avessi un’idea».
«BUUUUUAAA-AH
NON CE LA FAREMO MAAAAIII» piagnucolò Kid. Emerald
lo guardò perplessa.
«…ma
perché
non usiamo la scala, scusa eh?»
«uh?»
Kid
smise di piangere «quale scala?»
«ai
lati
della salita c’è una ringhiera* che potremmo usare
come scala. Dovrebbe
reggerci perché anche se tu sei pesante io sono magrolina;
la cosa è questa, io
mi arrampico, tu ti limiti a penzolare a testa in giù
ricordandoti di
appoggiarti ai “pioli” improvvisati in modo da non
pesarmi» disse Emerald «è
alto ma faremo in fretta. Se Kevin mi da’ dello Scimmiattolo
un motivo c’è,
dopotutto! Andiamo!»
«ma
che
stanno combinando quei due?!» allibì Meat vedendo
Emerald arrampicarsi e Kid
penzolare a testa in giù spostando il peso sulla mano che
appoggiava ai
“pioli”.
«ma
cosa…»
«questa
poi…» Jeager li guardava stralunato.
«Scimmiattolo
che non è altro» borbottò Kevin.
“sta’a
vedere che mi farà perdere! Se così fosse
troncherei ogni rapporto con quella
sciocca!” pensò “ma che le viene in
mente?!…e poi…proprio con Kid Muscle!”
«beh
mi
pare evidente che è una strategia che possono usare soltanto
loro, dovremo
trovarne altre» disse Meat «uhm…ah-ha!
Senti, gigante…»
«dimmi,
mio
piccolo amico…» anche Turbinskii guardava Emerald,
trovando le sue fattezze
quantomeno familiari «…lo sai che quella ragazza
mi ricorda la mia luccicante
amica smeraldina?»
«ho
pensato
che dovremmo correre in diagonale» gli fece un cenno
esplicativo con la mano
«così teoricamente dovremmo avere più
presa sul terreno e raggiungere quei due
che sono in cima».
Turbinskii
fece spallucce e cominciò a correre come aveva detto Meat.
«sei un piccoletto
piuttosto intelligente!»
Seguendo il
loro esempio anche gli altri alla fine riuscirono a superare la salita.
Kid
Muscle ed Emerald intanto si erano fermati davanti al secondo ostacolo,
perché
Kid era stramazzato a terra per aver, parole sue, corso troppo.
«tsk…se
avessi fatto come te Kevin mi avrebbe acchiappata da un
pezzo» sbuffò la
ragazza.
«uh?
In che
senso acchiappata?»
«letterale.
I primi tempi in cui avevamo iniziato a conoscerci lo avevo sfidato ad
acchiapparmi. Deve ancora riuscirci!» rise Emerald.
«ma
tra te
e Kevin che rapporto c’è di preciso?...se non sono
indiscreto…» le domandò Kid
facendo ancora il verme per terra. Emerald smise di ridere, passando ad
un
leggero sorriso per di più quasi amaro.
«eravamo,
siamo e sempre saremo solo amici. Non potremmo mai essere altro,
perché… se
anche volessimo…ci sono delle cause esterne che, pur volendo
obbligarci ad
essere questo “altro”, allo stesso tempo non ce lo
permetterebbero».
Kid la
guardò
decisamente confuso. «non ci ho capito niente. Fai discorsi
troppo complicati»
si lagnò Kid «mi gira pure la testa
adesso».
«tranquillo,
tanto non è niente d’importante. Piuttosto, ti sei
ripreso? Guarda che alla
fine gli altri ci raggiungeranno se non muovi le chiappe!»
«uuuff,
ma
io non ce la faccio più a correre!»
sbuffò Kid.
«o
corri o
puoi considerare nulle le uscite che ti ho promesso» lo
minacciò Emerald.
«MA
NON
PUOI!!! Una promessa è una promessa!!!»
«hai
voluto
correre con lui, ma come partner non è proprio
l’ideale» disse Lord Flash
passando improvvisamente accanto a loro insieme a Kevin
«…Kevin, se corriamo
attorno al tronco non cadremo!»
«va
bene».
Kid ed
Emerald rimasero lì a guardarli, appunto, correre attorno al
tronco. E non
cadere.
«ah,
le
leggi della fisica» sospirò Emerald alzando gli
occhi al cielo, appena prima
che anche Jeager e Roxanne e Meat e Turbinskii superassero
l’ostacolo del
tronco.
«corri,
mia
luccicante amica!» le urlò Turbinskii una volta
passato dall’altra parte,
riprendendo a correre.
«toh,
mi ha
riconosciuta…cavolo!!! Sta arrivando un mucchi di gente,
Kid, alzati porco
mondo!!!»
«ma
io sono
stancoooo…»
Emerald a
quel punto tirò fuori la doppietta e gliela puntò
dritta alla testa. «tu ora corri.
Chiaro?»
Kid
diventò
blu dallo spavento, rizzandosi però in piedi e decidendo di
imitare Jeager e
Roxanne per superare il tronco. Arrivati dall’altra parte
Emerald iniziò ad
accusare un po’la fatica; in fin dei conti un conto era una
semplice corsa per
quanti ostacoli potesse avere, un altro un’arrampicata
così lunga, i salti, e
quant’altro; e pur essendo vero che suo padre
l’aveva addestrata a certe cose,
era anche vero che Emerald non aveva la struttura fisica per reggerle a
lungo
essendo piccolina e magra magra. Probabilmente aveva perso ancora
più peso!
«Hammy,
tutto bene?» le chiese Kid.
«ovvio
che
va bene! Ora andiamo» disse lei con decisione «sta
arrivando il tuo amico con i
pezzi degli scacchi sulle spalle».
Ripresero a
correre. Checkmate e gli altri però li raggiunsero
abbastanza presto dato che
nessuno dei due riusciva a correre più come prima, ed
Emerald aveva deciso di
risparmiare le forze per lo sprint finale. Oltretutto sembrava che i
chojiin
avessero deciso di eliminarsi a vicenda…
“e in
ogni
modo possibile!...cioè…questi si
amamzzano!” pensò giustamente la ragazza
vedendo scene di lotta sanguinosa davanti e dietro a lei e Kid.
Un chojiin
in particolare -simile ad un distributore automatico per
com’era fatto- ad un
certo punto iniziò a dare addosso a Checkmate, rimasto un
po’indietro a causa
del suo compagno che non era esattamente in formissima.
«non
potrai
schivare i miei colpi per sempre!» disse il tizio, scagliando
delle grandi
sfere di plastica addosso a Checkmate. Kid si fermò
all’improvviso.
«ma
che
vuoi fare?!» esclamò Emerald.
«aiutarlo!»
Proprio in
quel momento una sfera colpì il compagno di Checkmate, che
decise di rompere il
laccio alla caviglia per portarlo in salvo.
«tsk…gli
eroi, che sciocchi» commentò il tizio facendo
spallucce «vuole aiutare il suo
compagno e si squalifica da solo, ma che cuore tenero!»
Kid stava
per saltargli addosso, ma Emerald lo precedette tirando fuori la
doppietta e
sparando dritto al laccio che legava la caviglia del chojiin a quella
del suo
compagno.
«ops.
Sei
fuori anche tu».
«ha-ha-HA
UNA PISTOLAAAAAA!!!» urlò il compagno del chojiin
allontanandosi tremante.
«come
hai
osato piccola stupida…ora ti spacco tutte le
ossa!» urlò il tizio scagliandosi
su di lei.
“è
fatto
per buona parte di vetro. Sopravviverà. Toh, è la
prima volta che sparo a
qualcuno”.
«errore».
Con un
altro colpo della doppietta ruppe il vetro di cui era fatto il torace
del
chojiin, facendo uscire tutte le sfere. Kid era di nuovo blu dalla
paura, e
stava quasi per farsela addosso.
«se
usiamo
due di queste andremo parecchio più veloci» disse
Emerald saltando sopra una
delle sfere e facendolo fare anche a Kid.
«si,
si, va
bene, tutto quello che vuoi!» guaì il ragazzo.
«arrivati
un pezzo in là le lasciamo» aggiunse Emerald,
superando alla svelta diversi
altri chojiin in corsa -grazie al fatto che Emerald aveva ancora la
doppietta
spianata e Kid urlava “DONNA CON PISTOLA CARICAAAA,
PISTAAAA!!!”- e tornando
alla posizione di prima, ossia appena dietro a Kevin, Jeager e
Turbinskii «Kid,
mi sembri strano. È perché ho sparato al
tizio?»
«si!!!
Mi
hai fatto paura!!! Ha-Hammy…ma
tu…ehm…hai mai ucciso qualcuno?»
«no,
e fino
ad ora avevo sparato solo alle sagome di cartone del Poligono. Ma se
devo
difendermi non ho paura di usare la pistola. Lo sai Kid Muscle, una
pistola
nelle mani di qualcuno che ne ha paura ed ha dunque paura di usarla
è
probabilmente la cosa più letale di questo mondo. Quando
adoperi un’arma da
fuoco devi ragionare lucidamente. Se ci fai caso, infatti, gli ho
sparato in
pieno petto perché sapevo che considerata la struttura
fisica sarebbe
sopravvissuto. Se avessi voluto ucciderlo, ad esempio, gli avrei
sparato
all’arteria femorale».
Kid
deglutì. «m-ma ehm per curiosità tu da
quand’è che hai imparato a sparare?...»
«my dear, appena sono stata in grado di
cavalcare e tenere un fucile in mano mio padre mi ha portata con
sé a caccia di
volpi. Quindi praticamente da sempre!»
«ah…ok…»
Kid Muscle cercò di sorridere «a-adesso potremmo
parlare d’altro?»
«tipo?...guarda
che tra poco abbandoniamo le sfere» lo avvertì.
«tipo…»
la
faccia di Kid divenne simile a quella di un porcellino
«qualche discorso un
po’…caldo?»
«ho
detto
bene a Jeager, sei proprio un porcello Mr.Muscle!» Hammy
sbuffò una risata
«dimmi».
«quando-dove-come-con
chi hai perso la verginità?...» le
domandò quasi sbavando.
«è
stato
quando…aaaspetta, prima rispondi tu alla mia domanda: tu sei
ancora vergine o
no?»
«…»
«ok,
capito
tutto. È stato quando ho finito la scuola ed io e la mia
famiglia siamo andati
in viaggio a Buenos Aires …con famiglia intendo anche
cugini, cose così…» disse
Emerald «insieme a questi cugini una sera siamo usciti e
siamo andati in un
locale e lì…ho incontrato lui.
Era un
uomo come non ne avevo mai visti. Non solo era bello, ma aveva qualcosa
di…non
lo so, era come se dei tentacoli di ghiaccio bollente mi avessero
attirata a
lui**. Non saprei
descriverlo meglio.
Sono stata con quest’uomo, anche se sapevo che sarebbe stato
solo per una volta
e poi non l’avrei neanche mai più visto, ma
francamente…devo ancora pentirmi!»
«ah,
capisco…» Kid era un po’perplesso, per
farfallone che fosse alle ragazze finiva
più che altro a chiedere baci, e se immaginava di fare
davvero l’amore con una
ragazza questa di solito era Roxanne, che dichiarava spesso e
volentieri di
voler sposare. Difficilmente riusciva a concepire qualcosa di diverso.
«ok
Kid, al
mio tre lasciamo le sfere…TRE!!!»
«e
dove
sono l’uno e il due?!» esclamò Kid quasi
cadendo.
«corri
Kid,
corri!!!...che tanto Turbinskii e Jeager stanno cercando di eliminarsi
a
vicenda quindi se corriamo più alla svelta che possiamo
nemmeno ci faranno
caso, e a quel punto resterà da superare solo
Kevin».
«la
vedo
dura! E poi…sono stancoooo» sbuffò Kid.
«tre
uscite. E tutti i racconti piccanti che vuoi».
«PISTAAAAAAAAAAAAA»
urlò Kid facendo uno scatto incredibile assieme ad Emerald e
superando di botto
Turbinskii e Jeager.
«ma
che
cos…?! Herr Muscle!»
«Kid
Muscle!»
«ma
era Kid
quello?!»
«insieme
alla mia luccicante amica smeraldina!»
Sentendo
quelle esclamazioni Kevin si voltò. Li stavano tallonando,
se non stavano
attenti avrebbero finito per superarli, e stavano per arrivare primi!
«Emerald
ci
è dietro!»
«allora
diamo lo sprint finale, Kevin! Dobbiamo arrivare primi!»
«…altrimenti
me lo rinfaccerà per almeno sei mesi» concluse
cupo l’inglese accelerando
bruscamente.
«Kevin!!!
Vinco io, eh!» gli urlò Emerald da dietro.
«non
contarci!» ribatté lui.
Hammy e Kid
erano a due metri di distanza da loro, al traguardo ne mancavano ancora
dieci…otto…sei…quattro…
Due…
«KEVIN
MASK
E LORD FLASH TAGLIANO IL TRAGUARDO PER PRIMI!!!»
urlò Mac.
«seguiti
a
ruota da Kid Muscle! Jeager! Turbinskii! Ricardo!...»
continuò ad elencare Doc.
Ma tanto ormai non importava più a nessuno.
Kid ed
Emerald fecero tre metri e poi stramazzarono entrambi a terra, sdraiati.
«fameeee….abbiamo
fame!»
«dateci
da
mangiare!» implorò Emerald sollevando le braccia
«ho fameee, ho bisogno di
mangiare!»
«io
ne ho
di più! Voglio il mio riso con manzo!»
piagnucolò Kid, mentre Meat toglieva
loro il laccio dalla caviglia.
«bravo,
Kid…e brava anche tu Emerald, come hai fatto a farlo correre
così? Quasi quasi
ti cedo il posto da allenatore!»
«ma
no no
per carità…non è il lavoro per me
quello…ho fameeeeeee!!!» strillò
«…e manco ce
la faccio ad alzarmi…»
«bella
gara, mia luccicante amica» volle complimentarsi Turbinskii.
«grazie,
mio aeroplanoso amico» disse Emerald con un sospiro. Era
tanto stanca da
iniziare a non capire più niente…
Improvvisamente
si sentì sollevare da terra.
«tu
sei una
pazza incosciente, e come minimo avrai perso altri cinque chili! Sei
sempre in
mezzo come il giovedì. Ti avevo detto di startene
tranquilla, ma tu nooo, devi
sempre fare di testa tua e adesso guarda come sei ridotta! Dimmi che
devo fare
con te, Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster, perché io
proprio non lo so».
Emerald aveva
la vista un po’appannata e capiva sempre meno. Con una mano
toccò la catenina d’oro
che, da quando Kevin gliel’aveva regalata, non si era
più tolta e con l’altra
mano gli accarezzò la maschera. «un paio di idee
le avrei, occhi blu, se non
fossi così debole e non avessi così
fame…» bisbigliò, prima di
addormentarsi
dalla grande stanchezza.
“…da
stanca
o no una puttanella viziata è sempre una puttanella
viziata” pensò lord Flash,
che come Kevin -che sotto la maschera era leggermente arrossito- aveva
capito
benissimo cosa aveva voluto dire Emerald. Tutti e tre se ne andarono
senza dire
una parola.
“mi
sa che
avevo ragione” pensò Jeager, che come gli altri
non aveva sentito quel che
Hammy aveva detto ma aveva notato l’atteggiamento sia suo che
di Kevin Mask.
«ma
voi
dite che…» avviò a dire Wally,
sopraggiunto con Dik Dik al “capezzale” di Kid.
«ah,
non lo
so. Ma dagli atteggiamenti sembrerebbe che possano essere quasi
innamorati»
commentò la gazzella.
«Kevin
Mask
innamorato, questa poi!» allibì Meat.
«beh,
in
fondo anche lui è un essere
umano…perché non dovrebbe potersi innamorare?
È vero
che di solito sembra privo di emozioni e a dirla tutta fa anche un
po’paura, ma
magari con lei è diverso» disse Roxanne.
«dite
che
alla festa di stasera li rivedremo?» chiese Kid, sbafandosi
il riso con manzo
che i ragazzi gli avevano portato.
«sicuro,
anche
perché stasera ci sono i
sorteggi…»
***
Non
credevo
fosse possibile, ma per una volta sono riuscita a pubblicare un
capitolo a
Natale! Se lo avessi saputo avrei aspettato a postare lo Speciale,
ma…vabbè dai
xD prendetelo come un altro regalo, se vi va.
* la ringhiera
c’è
davvero xD ci avevo fatto caso dopo la seconda o terza volta che
guardavo quell’episodio
(quando avevo TUTTA la serie registrata in VHS…adesso il
videoregistratore non
funziona più, ma io ormai ho visto tutti gli episodi
talmente tante volte da
ricordarmi quasi i dialoghi a memoria! xD) io l’avrei usata
come ho fatto fare
ad Emerald qui, come scala.
**…Buenos
Aires…uomo
bellissimo…”tentacoli di ghiaccio
bollente”…Cyberluna,
dovrebbe ricordarti qualcuno
che
conosci e detesti !!! …tanto, Spectrus Specter
c’entra sempre xD
Ovviamente,
come sempre, grazie a tutti coloro che leggono. Grazie a Portuguese D.Rogue,
a Cyberluna,
e a mistery
dragon ed _UnInvernoMuto_
per aver messo la storia tra le seguite (particolarmente a Mistery
Dragon che l'ha fatto nonostante l'antipatia per Kevin, ed ha pure
recensito!) xD
|
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Capitolo 9 *** 7- un'insana voglia di pudding ***
Emerald
aveva avuto abbastanza furbizia da fingere ancora di dormire quando,
aprendo
appena appena un occhio, si era resa conto:
a) di
essere in camera di Kevin
b) che lui
aveva fatto la doccia, e che
c)
…aveva
appena iniziato a rivestirsi.
Era vero
che lei aveva già visto tutto e anche di più,
considerando quel che era
successo a Londra, ma perché rovinare un bel momento? E
così pur sapendo che al
suo “amico” probabilmente non avrebbe importato se
anche se fosse reso conto
che era sveglia -in fin dei conti…cos’era che
aveva di cui vergognarsi?
Niente!- decise di starsene zitta e falsamente addormentata fino a
cinque
minuti dopo che lui ebbe finito.
«ho
fameee…» fu la prima cosa che disse.
«
“grazie
per avermi riportata a casa quando ero svenuta, Kevin”.
Prego, Scimmiattolo
screanzato».
Emerald si
accomodò meglio tra i cuscini. «hai ragione.
Grazie. E scusami».
L’inglese
si mise a sedere sul letto, cercando di non pensare a cos’era
successo l’ultima
volta che si erano trovati insieme in un contesto simile. Non
perché fosse un
brutto ricordo, ma semplicemente perché non vedeva per quale
motivo avrebbe
dovuto tormentarsi con la speranza di qualcosa che non sarebbe mai
più
capitato. «hai dormito due ore».
«dimmi
che
non mi sono persa l’ora del
tè…»
«mancano
esattamente quarantaquattro minuti e sette secondi, quindi
no» la tranquillizzò
lui, come sempre compiaciuto quando Emerald dava spazio alla parte
più
“britannica” di sé.
«…ci
sarà
anche Flash, vero…» sospirò lei.
«ovviamente».
Hammy
incrociò le braccia davanti al petto, quasi seccata.
«è un sorcio barbaro del
cavolo. quel
mignolo non gli sta
dritto nemmeno col cric!»
Era una
cosa che entrambi avevano notato abbastanza presto: Lord Flash, il
cosiddetto english
gentleman, per quanto ci provasse non riusciva a mescolare il
tè tenendo il
mignolo sollevato. Non riusciva al alzarlo nemmeno la metà
di quanto avrebbe
dovuto, e tanto anche in quel modo sembrava avere evidenti
difficoltà.
Era
qualcosa che puntualmente strappava un sorrisetto ad Emerald, che gli
rivolgeva
occhiate di sufficienza dall’alto della sua perfetta
“britannicità”, e che
innervosiva Kevin, il quale quando si trattava dell’ora del
tè ed abitudini
correlate diventava quasi maniacale anche nei dettagli più
insignificanti*.
«effettivamente
è qualcosa che mi innervosisce non poco, ma magari lo fa
perché ha qualche
strana forma di artrite…»
«seh,
se
non qualcosa di troppo grezzo te lo direi io dov’è
quello che ha l’artrite»
sbuffò Emerald.
«Emerald
Janice Verbena Phoebe Lancaster, per censurate che siano a volte
rimango basito
dalle grezzaggini che tiri fuori».
Lei lo
guardò fisso per qualche istante con un sopracciglio
sollevato, per poi
scoppiare a ridere. «e io invece “rimango
basita” dal fatto che tu abbia
vissuto per strada riuscendo nonostante ciò a mantenere
certe manie da Piccolo
Lord!» esclamò. Poi smise improvvisamente di
ridere «comunque…ok».
Per due
minuti almeno nessuno dei due disse niente. Emerald giocherellava con
la
catenina d’oro, senza nemmeno riuscire a guardarlo in faccia.
«dobbiamo
parlare» disse lui. Emerald continuò a
giocherellare con la catenina.
«se
è per
quel che ho combinato stamattina, o quel che mi ha detto
Turbinskii…»
«non
è per
quello, nonostante sia un altro argomento di cui dovremmo
discutere» la
interruppe Kevin «quello di cui voglio parlare è
il motivo per cui...senti,
forse è solo una mia impressione, ma mi sembra che da dopo
Londra tu mi tenga
un po’più a distanza. Come se non fosse
più “come prima”. A volte percepisco
addirittura che mi nascondi qualcosa».
Sforzandosi
quanto poteva di rimanere impassibile Emerald trovò anche da
forza di alzare lo
sguardo e puntarlo nel suo, sapendo che era necessario, altrimenti lui
non
avrebbe creduto ad una parola. «è tutto a
posto».
«non
è
vero, è “a posto” quanto lo era il
rapporto tra te e Lord Flash a Natale. E non
credere che mi sia dimenticato di com’è andata a
finire, Miss “Spaco Botilia
Amazo Familia”».
Istintivamente
la reazione di Emerald sarebbe stata un alzare gli occhi al cielo ed un
urlare
“ti ho detto che è tutto a posto porco mondo!!!
Smettila di fare tutte queste
domande!!!”, ma sapeva che quello non era il modo per
dissuaderlo dal
continuare. Se mai avrebbe ottenuto l’effetto contrario.
Quando Kevin passava
alle domande dirette nessuno riusciva a fermarlo finché non
otteneva una
risposta.
«posso
assicurarti che è tutto ok. Magari proietti il tuo
tenermi un po’più a
distanza su di me, ma ti ribadisco che da parte mia non è
cambiato niente».
«il mio
tenerti…?...non mi sembra affatto di tenerti a distanza, non
provare a rigirare
la frittata, Lancaster. Con me non attacca» disse seccamente,
facendo passare
qualche altro istante di silenzio.
«è
per quel
che è successo a Londra?» le chiese infine. Lei
gli sorrise, anche con
dolcezza.
«guarda
che
non me ne sono affatto pentita, per me bello è stato e bello
rimarrà. E…tu…ti
sei pentito, invece?»
«assolutamente
no. Ma se non è per quello allora per
cos’è?»
«secondo
me
non è niente, ci siamo solo fatti un’idea
sbagliata della questione. L’abbiamo
fatta più grande di quello che era, può succedere
tra due persone che sono
piuttosto legate, ma d’altra parte abbiamo subito messo in
chiaro che è stato
un bel momento e nulla di più. Giusto?»
No,
“giusto” un corno! “più grande
di quello che era”! persone solo
“piuttosto” legate! “un bel momento e
nulla di più”! Possibile che non si
rendesse conto delle assurdità che stava dicendo, una dopo
l’altra?! Che non si
rendesse conto di quanto stesse minimizzando la cosa riducendola ad un
immeritato “niente”? Altro che “farla
più grande di quello che era”, Emerald
non sembrava dare alla faccenda nemmeno un briciolo della
considerazione che
avrebbe meritato in realtà.
Almeno
secondo Kevin.
«si,
infatti».
…che
comunque, ancora una volta, finse di darle ragione e rimase zitto. Che
figura
avrebbe fatto a dirle “no invece, non è affatto
giusto, perché io sono…”
Non
riusciva nemmeno a finire di pensarlo.
Probabilmente
Emerald gli avrebbe riso in faccia o peggio ancora lo avrebbe
compatito,
dicendogli che le dispiaceva ma non era proprio cosa, e che sarebbe
stato uno
“scartavetramento di palle” per entrambi che andava
evitato.
“e
comunque
non ho tempo per una relazione” concluse “quindi al
diavolo questi sciocchi
pensieri”.
«appunto,
vedi…non c’è nemmeno niente da
chiarire» sorrise ancora lei, andandogli più
vicina «quindi in realtà il problema non esiste.
È stata solo una defaillance
nel nostro rapporto di amicizia» disse lei, facendo spallucce
«fai funzionare
quei poveri neuroni che languiscono sotto questa lattina blu e tieni a
mente
che ti voglio bene, sciocco che non sei altro».
Possono,
anche per uno come Kevin Mask, delle parole dare conforto ed essere una
stilettata al cuore allo stesso tempo, come quell’ “infatti”
era stato per Emerald? Evidentemente
si.
«sciocco
a
me? Come osi, Scimmiattolo?»
«come
“oso”,
ma sentitelo…ti comporti come se tu fossi il re
d’Inghilterra ed io avessi
commesso reato di lesa maestà! Ma c’è
una soluzione a tutto questo, e si chiama
camomilla» disse Emerald
facendogli
pure la linguaccia «beviti una dozzina di tazze, poi ne
riparliamo».
«sei
la
solita sfacciata» disse l’inglese afferrandole i
polsi avendo cura ovviamente
di non farle male e stendendola sul letto in una sorta di lotta fatta
per gioco
«chiedi scusa a sua maestà».
«tiè,
a te
e alla tua corona invisibile!» rise lei, facendo il noto
gesto col dito medio.
«bada
che
ho un paio di prese di sottomissione nuove da provare...quindi ti
conviene
arrenderti finché sei in tempo» la
avvisò lui, continuando a tenerla per i
polsi mentre lei si divincolava senza impegnarsi minimamente a
liberarsi
davvero, sapendo sia che lui non le avrebbe mai fatto del male
che…dell’inutilità di provarci.
«frangar, non flectar. Posso spezzarmi ma
non mi piego!» ribatté Hammy.
«eh,
ma
allora te le vai proprio a cercare…» sempre
attento a non farle male le bloccò
entrambe le braccia dietro la schiena con una mano sola, mentre per
bloccarle
le gambe bastò semplicemente il proprio peso. Anche qui
Kevin ebbe cura di non
schiacciarla, in fin dei conti Emerald pesava tre volte meno di lui, ed
era
così…piccola…delicata…
Erano le
stesse identiche cose che aveva pensato quella notte a Londra,
l’atmosfera era
quasi la stessa, c’erano solo troppa luce e troppi
vestiti…
«ti
sei
procurato anche tu una pistola o questa situazione ti piace?»
A quelle
parole non solo l’inglese tornò bruscamente in
sé, ma addirittura si staccò da
lei come se si fosse scottato. Anche se nessuna bruciatura avrebbe
scottato
come il proprio viso completamente rosso, fortunatamente coperto dalla
maschera.
«al
diavolo
tu e le pistole!» sbottò, ritornando seduto sul
letto com’era prima, dandole le
spalle. Lei gli gettò le braccia al collo.
«tranquillo, stavo solo scherzando».
«…»
Non gli
riusciva neanche di dirle di staccarsi. Probabilmente perché
non voleva che lo
facesse.
«non
mi
parli più? Raggiunto il limite di parole
giornaliero?»
Ancora con
quella vecchia battuta…Kevin testardamente rimase in
silenzio. Emerald sciolse
la presa -Kevin pensò che non fosso solo uno Scimmiattolo,
ma che avesse pure
qualcosa di un koala- scese dal letto e Kevin la sentì
aprire la lampo del
borsone di Londra, che ancora non aveva finito di disfare.
«perché non parli? Chettihoffatto di
maleee?»
…un
orsetto
bianco di peluche. Con la Union Jack disegnata sulla maglietta. E che
Emerald,
ancora dietro di lui, gli stava sventolando davanti al viso e facendo
parlare
con una delle vocine più idiote che Kevin avesse mai sentito.
Ok. Non
poteva mettersi a ridere.
No, non
poteva.
Non doveva.
«è
che ho a
che fare giornalmente con un certo Scimmiattolo rompiscatole, lo
conosci?»
«uno Scimmiattolo? Che cos’è
uno
Scimmiattolo?»
«un
animale
che ama arrampicarsi in ogni dove, il cui habitat naturale è
quello in cui può
vivere come un parassita…» disse
l’inglese, tentando disperatamente di restare
serio.
«davveeeeeerooo? Ed è un animale
pericoloso?»
«oh
si,
molto…pericoloso…»
Non avrebbe
retto per molto.
«pauuuuura!!! Devo nascondermi! Mi
nasconderò
qui!» Hammy gli infilò
l’orsetto sotto la maglietta «guarda
Kevin! Sono il fantasma orso della maglietta rosa!»
Incredibile
ma vero, a quel punto Kevin Mask scoppiò a ridere come mai
in vita sua. Rise
fino a che non gli fece male la gola, fin quasi ad avere le lacrime
agli occhi,
fino a che non si sentì dolere le costole. Finì
di schiena sul letto e rideva
ancora.
«si,
ma non
morirmi dal ridere adesso, che stasera ci sono i sorteggi se non
sbaglio…» gli
ricordò Emerald, appena prima che lui la
prendesse di peso e se la mettesse sul petto.
«non
ho la
tua memoria ma le cose importanti non le dimentico,
Scimmiattolo».
Le
accarezzò il viso. Lei gli sorrise…
E proprio
in quel momento il cellulare di Emerald iniziò a squillare.
«devo
prendere…»
«lascia
stare, tanto a chiamarti non sono io, quindi direi che non è
importante».
«ah,
ma va’
là…Kevin, lascia» gli intimò
Emerald vedendo che lui l’aveva di nuovo afferrata
per i polsi.
«no».
«Kevin,
ti tiro qualcosa. Non so cosa, ma se
non
mi lasci te lo tiro!»
«tsk…»
le
bloccò entrambe le braccia con una mano e prese il
cellulare, che squillava
ancora «vediamo un po’chi è.
Ah» terminò la chiamata
«nessuno!»
«Kevin!!!
Sei…» lui le lasciò i polsi, e la
ragazza ne approfittò per dargli un colpetto
in testa «…antipatico! Dimmi chi era».
«no».
«devo
tirare fuori la pistola? Perché se mi costringi lo faccio,
eh…»
Mask si
stese sui cuscini, e le fece fare altrettanto. «forse Lord
Flash avrebbe
ragione di avere paura di una minaccia come questa, ma io
no…» il cellulare
riprese a squillare «ah, insiste…!»
Emerald gli
strappò improvvisamente il telefono dalle mani.
«…ciao Jeager. Si, mi sono
ripresa. Si, stasera ci sono…»
«…ma
tu fai
come se non ci fosse!»
«e
zitto!...no, non dicevo a te Jeager…è che ci sono
delle interferenze particolarmente fastidiose!...»
Senza fare
un plissé Kevin si riprese di nuovo il cellulare.
«Jeager.
A
stasera».
E
terminò
la chiamata.
«Kevin,
immagino che tu sappia che ti picchierei se potessi».
«l’ho
fatto
per lui, le chiamate costano…ma cos’è,
il centralino?!» il cellulare riprese a
squillare «numero sconosciuto…» fu lui a
rispondere «si?»
«Kevin!!!
Il telefono!!!» Emerald cercava di riprenderselo, ma era
inutile.
–
Haaaammy, allora per le nostre
uscite avevo pensato a qualcosa come dopodomani…– Kid Muscle non
aveva nemmeno fatto
caso che la voce all’altro capo del telefono era decisamente
maschile – …ti va bene???
«ecco
come
hai fatto a farlo correre in quel modo! …non posso credere
che tu voglia uscire
con questo perdente…»
–IIIIIIIIIIIIIIIIH!!!! KEVIN!!!...–
urlò
Kid dall’altra parte, terminando di botto la chiamata.
«era
per
farlo correre, appunto. E poi comunque non ti riguarderebbe, lo
sai?»
«il
discorso di “non frequentare altri lottatori”
è ancora valido!»
«anche
la
mia risposta di allora è ancora valida. Ossia che non me ne
frega niente
perché, se il problema è il rischio che io riveli
le tue tecniche segrete,
posso assicurarti che non c’è»
cercò di rassicurarlo.
«lo
so,
Hammy. È che…non mi piace lo stesso che frequenti
certa gente. Meriti di
meglio».
«mi
sa che
se fosse per te finirei a stare con te e basta».
Kevin la
guardò. «…e sarebbe così
terribile?»
Lei dopo
qualche esitazione gli sorrise. «stare con te non
è terribile. Personalmente…mi
trovo bene» si stiracchiò e si alzò dal
letto, con il cellulare in mano «forse
anche troppo. Devo fare una telefonata…dopo».
«aspetta!
Che vuol dire “anche troppo”?!»
«fatti
miei!» gli fece la linguaccia prima di chiudersi in bagno ed
iniziare a far
scorrere l’acqua.
Pure quella
gli scippava…che parassita!
«compag-ehm,
Kevin?» Flash aveva bussato.
«entra,
entra».
L’allenatore
entrò tranquillamente in camera. «è
quasi l’ora del tè…»
«lo
so. Tra
poco metto l’acqua a bollire. Senti, Lord
Flash…»
«this is the rhytm of the ni-ight…the
ni-ight! Oh yeah…» Hammy
iniziò a cantare sotto la doccia.
«ah,
si è
svegliata. Peccato, mi sarebbe piaciuto avesse dormito un altro paio
d’ore…»
sospirò Lord Flash «che volevi dirmi?»
«è
che…si
tratta del mignolo».
Flash
resistette alla tentazione di alzare gli occhi al cielo. Ancora con
quella
storia! Kevin era un ragazzo che aveva tante qualità, ma era
così maniacalmente britannico, ed
Emerald
così maniacalmente rompiscatole
e
pronta a far notare a Kevin qualunque cosa sospetta che per un povero
straniero
in terra straniera non era facile farsi passare per quello che non era.
«so che
ti da’ noia, sto cercando di risolvere…»
«ehi
Flash! Oggi ho notato una cosa
interessante, tu ed il “mio aeroplanoso amico”
avete un accento parecchio
somigliante! Sarai mica un russo?!»
urlò Emerald da sotto la doccia.
Flash
ammutolì. Non credeva che l’avrebbe buttato
lì in quel modo! E adesso?...
«sicuramente
ti sbagli, Emerald…posso assicurarti che sono proprio un
gentiluomo inglese».
«seh, e io la befana in borghese!»
«ok…a
questo punto ammetto di avere vissuto per motivi miei qualche anno nei
paesi
sovietici, ma non vuol dire molto» disse Lord Flash, cercando
di salvare il
salvabile «sono sempre un inglese».
«quindi
hai
vissuto da quelle parti?» gli domandò Kevin
«non me l’avevi detto…»
«me
ne sono
semplicemente dimenticato. Prometto che un giorno ti
racconterò di quel
periodo, Kevin, ma nel frattempo ti chiedo di pazientare, ed essere
comprensivo»
disse con garbo, ma anche con fermezza «è stato un
periodo piuttosto…duro. Non
mi piace rievocarlo».
L’inglese
lo guardò a lungo, per poi annuire. In fin dei conti si
rendeva conto di non
essere il solo al mondo a non avere avuto una bella vita. «va
bene, non ti farò
pressioni. Scusami».
“devo
iniziare a pensare ad un ri-edit della mia storia da potergli
raccontare. Ed è
tutta colpa di quella maledetta puttanella…devo farla
smettere di mettersi in
mezzo…” pensò Lord Flash
“altrimenti rovinerà tutto, e non glielo posso
permettere!”
Kevin si
alzò dal letto con un movimento fluido. «direi che
sia ora di scendere giù.
Emerald vedi di non tardare!»
«l’ora del tè è
sacra…per un vero inglese!»
Altra
frecciatina nei confronti di Lord Flash.
Quella
storia doveva finire.
«vieni
anche tu al sorteggio?» gli domandò Kevin una
volta arrivati in cucina.
«no…non
sono un tipo da feste. Se fosse stato davvero solo un sorteggio ti
avrei
accompagnato, ma non mi va di sorbirmi tutta la parte precedente ad
esso,
Kevin».
«ti
capisco, se potessi anche io ne farei a meno. Trovo certe cose siano
stupide,
inutili, e che facciano perdere tempo. Quella che sguazza come un pesce
in
certe cose è Hammy».
«è
abbastanza egocentrica, se mi permetti il commento».
«lo
so. Lei
stessa lo ammette. Ma se fossi in te non andrei a dirglielo. Un conto
è se lo
faccio io, ma se lo facessi tu forse ti punterebbe la doppietta in
mezzo agli
occhi».
«immagino
che sarei fortunato se decidesse di non spararmi».
«…mi
sa».
Cinque
minuti. L’acqua iniziò a bollire proprio mentre
Emerald, con indosso solo una
maglia di Kevin, le mutandine, il marsupio con la doppietta e dei
calzini
scivolava lungo la ringhiera.
«non
sei
nemmeno in grado di scendere normalmente le scale?» le
domandò Flash, appena
prima che lo facesse Kevin.
«tutta
invidia perché tu non lo puoi fare dato che la ringhiera
rimarrebbe incastrata
tra le tue povere chiappe mosce…»
«Emerald!!!»
«io
perlomeno le possiedo. Le tue sono andate in vacanza»
ribatté Flash.
«Lord
Flash, ti ci metti anche tu?!» protestò Kevin,
venendo palesemente ignorato.
Era un po’che non litigavano più in quel modo, e
lui sperava che fosse
finita…che sciocco era stato, eh?
«seh,
insieme al tuo cervello. Solo che loro tornano con due o tre
cheeseburger, il
tuo cervello invece no».
«Lancaster.
Tu cammini in un campo minato e sei troppo sciocca per rendertene
conto, eppure
ti ho avvertita più volte. Sappi questo…se
continui a tirare la corda, il tempo
degli avvertimenti finirà. E non dico altro».
Emerald
indicò il marsupio con un cenno del capo.
«c’è un proiettile con su scritto il
tuo nome, Sorcio. O meglio, quello che tu ci fai credere esserlo.
Pensa, verrai
sepolto e sulla lapide non ci sarà scritto nemmeno il nome
giusto».
«BASTA
TUTTI E DUE! Se non la piantate con
questi discorsi da pazzi psicotici andrà a finire che
sarò io a sparare ad
entrambi, va bene?!»
Emerald e
Lord Flash ammutolirono.
«scusaci».
«beviamo
questo tè e facciamola finita» borbottò
Kevin «ma voi ditemi che ho fatto di
male per meritare tutto questo…»
«Kid,
piantala di ingozzarti! Stai facendo la figura del maiale!!!»
«ma
Meat,
ai buffet si viene per mangiare giusto?!» disse Kid Muscle,
finendo la
ventesima ciotola di riso con manzo. Meat sospirò.
«è
una
causa persa, ma che gliene parlo a fare?»
«in
effetti…è
un po’una perdita di tempo» concordò
Terry con una risata che contagiò anche
Dik Dik Van Dik e Wally. Roxanne, da canto suo, osservava Kid con aria
quasi
disgustata. Lo conosceva da tempo e si era quasi abituata alle sue
maniere, ma
non significava che le approvasse.
«salve
a
tutti!»
«oh,
ciao gnam Jeager!!!» lo
salutò kid
sputacchiando cibo in ogni dove «vuoi favorire anche tu al
buffet? È pieno di
cose deliziose!»
«ti
ringrazio, ma sono a posto così» sorrise il
tedesco.
“oh,
è così
educato…e muscoloso!” pensò Roxanne,
arrossendo dolcemente.
Oh,
Jeager…lui era così
serio…così diverso dagli altri dementi che
c’erano in giro!
A volte si trovava a sognare di vivere con lui in una villa in Baviera,
vestiti
come Hansel e Gretel e con un giardiniere fisso a prendersi cura dei
viali di
rose multicolori che di certo avrebbero avuto nel giardino
della…
«l’amore
tedesco mio!!!»
Ecco, il
sogno era finito grazie a quell’egocentrica di Emerald
Lancaster. Quanto non la
sopportava!
«oh,
Hammy!
Sei venuta!» sorrise largamente Jeager.
«quando
si
tratta di te…vengo…sempre,
my dear!»
«uuuuuuuuuuu-oooooooh!!!»
strillò Kid Muscle, che già sbavava, mentre Terry
Kenyon dava a Jeager -rosso
come un semaforo, naturalmente- una pacca sulla schiena e gli faceva
l’occhiolino, mentre Dik Dik cercava qualcuno che gli
spiegasse la battuta.
«mio
Dio,
quant’è porca!» sibilò
Roxanne, con i nervi a duemila. Non era così sicura che
Jeager le avesse detto la verità, riguardo a non avere fatto
nulla con lei.
«Hammy
ma
lo sai che stai proprio bene?!» disse Kid Muscle
avvicinandosi e strusciandosi
a lei, che invece di allontanarsi infastidita si fece una gran risata.
«ti
ringrazio, Mr.Muscle!»
Aveva un
curioso vestito verde smeraldo con eleganti ricami floreali in un verde
ancora
più scuro, con una scollatura a fascia tenuta su da due
sottili bretelline che
si allacciavano dietro al collo. Aveva raccolto i capelli e scoperto il
viso,
ed invece del marsupio aveva una pochette nera ed oro in pelle,
abbinata
agli…stivaletti alla caviglia. No, quelli non se li era
tolti.
«le
gonne
corte ti stanno magnificamente!» continuò Kid
«di’, hai niente in contrario se
do una sbirciatina sotto?...voglio vedere le mutan-»
«KIIIIIIIIID!!!»
urlò Meat colpendolo in testa.
«mi
spiace
Kid, ma questo non è un vestito: è una tutina
fatta in modo da sembrarlo,
questi dunque sono pantaloncini. E oltretutto…»
fece un sorrisetto «chi ti dice
che io le abbia, le mutandine?»
Dopo aver
assunto un’aria ancora più ebete del solito e
sbavato più di una lumaca con la
rabbia Kid Muscle svenne con gli occhi aperti ed un gran sorriso.
«alé,
sistemato
il porcello» commentò la ragazza. Jeager e gli
altri della League risero.
Giusto Emerald poteva neutralizzare Kid in quel modo!
«ecco
dov’eri, ti ho cercata dappertutto!»
«ah,
ci sei
anche tu Kevin» disse Terry, non esattamente contento.
«ovviamente.
Per quanto ritenga le feste come questa inutili perdite di tempo devo
necessariamente assistere al sorteggio. Perché, sai
com’è…io ce l’ho
fatta».
Per Terry
fu difficile resistere alla tentazione di tirargli un diretto in
faccia, e lo
stesso valeva per Wally e Van Dik. Ma avevano anche troppa paura di lui
per
provarci.
Kevin,
indubbiamente, era bravo. Era forte. Per questo faceva tanto il
superiore, e lo
faceva pesare a tutti quanti…
«salvare
la
vita di un bambino per quanto mi riguarda vale più di una
qualifica. Poi
dipende anche dalla sensibilità di chi paragona le due
cose».
…beh,
quasi.
Quanto
Kevin aveva quelle uscite da spaccone ad Emerald andava il sangue alla
testa.
Gli voleva un bene dell’anima, ed anche qualcosa di
più, ma riteneva assurdo
che Kevin facesse pesare a Terry il fatto che non potesse combattere
nel
Torneo, visto il motivo per cui aveva lasciato perdere la gara.
A volte
aveva l’impressione che Kevin avesse una doppia
personalità, una assolutamente
insopportabile che tirava fuori con le altre persone, ed una
divertente…a
tratti anche dolce, quasi…che invece era quella che via via
Hammy aveva
imparato a conoscere.
La ragazza
non arrivava proprio a capire che Kevin Mask riteneva di avere
un’immagine da
duro che doveva mantenere a costo di stare sulle scatole a tre quarti
della
galassia.
«cosa
stai
insinuando?!»
«io
non
insinuo, io faccio accuse precise: tu sei un insensibile».
Jeager si
lasciò scappare un sorrisetto.
Purtroppo
intercettato da Kevin.
«riderai
di
meno se disgraziatamente di capiterà di incontrarmi sul
ring, Jeager».
«questo
è
tutto da vedere, Kevin Mask».
«e
piantatela, sembrate due alci che si prendono a cornate!»
Emerald cercò di
calmare le acque, ma decisamente non ottenne il risultato voluto.
«Emerald,
non sono cose che ti riguardano, stanne fuori» disse Kevin.
«nemmeno
le
mie telefonate ti riguardavano, eppure ti sei messo a rompere le palle
ugualmente, come la mettiamo?» replicò freddamente
Emerald «perlomeno che lo
scartavetramento sia reciproco!»
«HAAAAAMMYYYY
allora, le fissiamo queste uscite? Mi farai vedere le mutandine
vero?» Kid
Muscle si era ripreso, e non aveva neppure notato Kevin essendo troppo
impegnato a pensare a quel che Emerald aveva -o non aveva- sotto la
gonna/pantaloncini/vestito/tutina o quello che era.
«gli
farai
vedere le COSA?!» allibì Kevin. E adesso
cos’era quella storia delle
mutandine?!
«eh
Kid,
quello dipende da te. Dopodomani comunque va bene, volevo dirtelo oggi
pomeriggio ma, sai…»
«come
sarebbe a dire “dipende da te”?!»
«Kevin,
chiamasi “vita sociale”. E poi magari scherzo, tu
che dici?...Kevin!...» lo
chiamò, quando lui si allontanò bruscamente dal
gruppo «...si…comunque…»
«allora
dopodomani? Eh? Eh?» Kid continuava a saltellarle attorno, ma
Emerald guardava
altrove, nella direzione in cui Kevin si era allontanato.
E se agli
altri e a Kid stesso -troppo impegnati a mangiare e scherzare tra loro
ora che
Kevin non c’era e l’atmosfera si era risollevata-
l’espressione malinconica ed
il sospiro di Emerald sfuggirono, non sfuggirono invece a Meat, che
aveva
notato sia questo che l’atteggiamento di Kevin Mask.
«Emerald…possiamo
parlare un po’?»
«mh?...oh…si,
ovviamente» assentì la ragazza seguendo Meat, che
si stava allontanando un
po’dal gruppo «dimmi».
«sarò
indiscreto ma…perché tu e Kevin non la piantate
con questi giochetti e vi
mettete insieme? Non so se l’hai notato, ma penso che abbia
una cotta per te. E
penso anche che tu ce l’abbia per lui».
Emerald gli
fece un sorriso triste, ed in quel momento a Meat sembrò
molto più vecchia di
quello che era. Una diciotto-quasi-diciannovenne con gli occhi
malinconici e
quasi rassegnati che avrebbe potuto avere un’anziana.
«sei
un
tipino sveglio. Ma le cose purtroppo sono più complicate di
quanto di possa
pensare…si…molto, molto più
complicate».
«puoi
provare a spiegarmi. Insomma, se ti va».
Emerald si
accovacciò sui talloni, arrivando all’altezza di
Meat. «immagina di essere ad
un buffet pieno di cose buone, che mangi volentieri, e di avere una
gran voglia
di pudding. Fin qui ci sei?»
«si».
«ovviamente
in questo buffet il pudding c’è. Anche in grande
quantità, e forse pure a
portata di mano. Solo che purtroppo non solo non sei sicuro che per te
mangiarlo sia giusto, ma un…batterio esterno…ti
ha fatto diventare intollerante
al pudding. Così sei costretto a ripiegare su altre
pietanze. Grigliata texana,
wurstel e crauti, o magari il borscht. Tutte cose buone, che ti
sfamano, ti
riempiono…e così, pur continuando ad avere
un’insana voglia di pudding, una volta
sazio ci pensi di meno» si rialzò
«questa è la mia situazione».
Meat rimase
un po’in silenzio. «il pudding sapeva che non eri
sicura se mangiarlo fosse la
cosa giusta?»
«si».
«e
sapeva
del batterio esterno?»
Emerald si
mordicchiò il labbro inferiore e scosse la testa. Meat le
afferrò le mani.
«dimmi
di
che si tratta» la incitò «non lo
dirò ad anima viva, ma devi parlarne con
qualcuno».
«Meat,
tu
non puoi aiutarmi, come nessun altro!»
«Emerald,
per favore…forse non posso aiutarti per davvero, o forse
invece si, ma non lo
sapremo mai se non mi dici nulla! Senti, io lo so che magari non mi
consideri
un amico poi così
stretto…però…se posso fare
qualcosa…»
Era
così
tenero che le fece venire gli occhi lucidi. Era piccolo di statura, ma
aveva un
cuore grande come il mondo e forse di più.
Forse
poteva dirglielo.
Forse
poteva parlarne almeno a lui.
«io e
Kevin
siamo promessi l’uno all’altra da un patto che
fecero tra loro i nostri padri,
con un tal Warsman come testimone. Ogni legame mio o di Kevin con
chiunque altro
sarebbe non valido. Ma io non ci sto a sottomettermi ad una cosa del
genere, e
se lo sapesse non ci starebbe neppure Kevin».
Meat era
sconvolto.
Un
matrimonio combinato…incredibile, ancora succedevano cose
come quella? Non
erano più nel Medioevo! E poi non pensava che Robin Mask
potesse fare qualcosa
del genere**, e tantomeno Howard Lancaster. Non sembravano proprio tipi
da…santo cielo…no!
«com’è
successo…quando l’hai saputo?»
balbettò.
«io e
Kevin
siamo tornati a Londra per le selezioni. La mattina dopo Robin Mask mi
ha
telefonato, sono andata a casa sua, ho letto il documento; è
tutto reale. E
tutto legale, per desueto che sia. Mio padre stette al patto
perché Robin Mask
gli prestasse dei soldi…soldi che peraltro gli ha
restituito…ma Robin Mask non
vuol saperne di annullare il patto. Sono anche arrivata a minacciarlo
con la
doppietta, ma non c’è stato verso» la
voce cominciava ad incrinarsi, ma ancora
non piangeva. Non era tipo da farlo in pubblico, e non era una frignona
in
generale.
«è
una cosa
barbara, è…aspetta…che significa
“se Kevin lo sapesse”? vuol dire che non
gliel’hai detto?!»
Emerald
scosse ancora la testa. «no, non l’ho
fatto».
«non
puoi
tacergli una cosa del genere! Non riguarda solo te, ma se ho ben capito
anche i
suoi legami con qualunque altra donna non sarebbero validi!»
«se
glielo
dicessi lo perderei, perché non crederebbe mai
che io non sono stata mandata da suo padre! Quando si tratta
di lui diventa
il triplo più testardo e…e
poi…» fece un sospiro nervoso «voglio
risparmiargli
la consapevolezza che suo padre è davvero un uomo dal quale
più lontani si sta,
meglio si campa. E a dirla tutta non so come ho fatto a continuare a
guardare
in faccia il mio. Forse perché so che si è
pentito».
«ti
rendi
conto che non puoi lasciare le cose come stanno spero!...santo cielo,
tutto
avrei immaginato ma non che Robin Mask potesse…no, mi sembra
impossibile…non mi
fraintendere, ti credo, ma…mi sembra tutto così
strano».
Emerald era
diventata ancor più cupa, e seria in volto come se fosse
stata ad un funerale.
«prima o poi riuscirò a risolvere questa faccenda,
ma Kevin non deve sapere
niente. Mi inventerò qualcosa…non so cosa, non so
quando, non so come…» guardò
Meat «ti prego, non una parola con nessuno. Per
favore».
Lo stava
guardando con gli occhi supplicanti del cerbiatto che guarda il
cacciatore
implorandolo -muto- di risparmiargli la vita e di lasciarlo andare.
Meat dunque
non se la sentì proprio di dirle di no, specialmente
perché Emerald -nonostante
secondo lui sbagliasse a non voler dire niente al…suo
promesso sposo!...-
sembrava davvero agire in buona fede e per i motivi che gli aveva
detto, ossia
per evitare di peggiorare ulteriormente i rapporti tra Kevin Mask e suo
padre
Robin. Che gran disastro però.
E che
bastardo si era rivelato Robin Mask. Adesso Meat iniziava a biasimare
meno
Kevin per essersi dato alla fuga; se Robin era davvero come sembrava da
quel
che gli aveva appena rivelato Hammy, al posto di Kevin forse avrebbe
fatto lo
stesso.
«va
bene. Ma…»
«la
mia
luccicante amica e il mio piccolo amico!»
Entrambi si
voltarono. L’espressione di Emerald trasfigurò con
una rapidità sconvolgente.
«oh,
il mio
aeroplanoso amico!» esclamò la ragazza con un gran
sorriso «come va?»
«adesso
molto meglio. Sai una cosa? Stai bene anche con meno luccichii. Forse
sei
perfino più carina*3».
«grazie».
«la
sapete
una cosa, a me dei risultati del sorteggio non interessa neppure. Tanto
batterò
chiunque mi troverò davanti, e non sarei nemmeno stato
obbligato a venire;
pensavo di si, come tutti, ma una mezz’ora fa ho deciso di
informarmi meglio ed
è saltato fuori che invece avrei potuto anche farne a meno
perché i risultati
ci sarebbero stati comunque comunicati via lettera. Un vero spreco di
tempo, da?»
«beh,
direi» commentò Meat.
«è
che
Ikkeorrore voleva attirare la stampa, tutto qui»
sbuffò Emerald alzando gli
occhi al cielo.
“è
dilaniata dalla situazione in cui si trova,
eppure…è come se recitasse la parte
che i “fan”, i suoi amici, le persone che la
conoscono, le richiedono” pensò
Meat.
«forse
hai
ragione, mia luccicante amica…comunque…aspetto
ancora la tua telefonata».
«sapevo
che
ti avrei rivisto stasera. E poi volevo chiamarti, giuro sulla Regina,
ma ho
avuto qualche problema…scusami».
«fa
niente.
Ho in mente un modo in cui potresti farti perdonare. Dato che come
festa è
noiosa potremmo andare da qualche altra parte, che ne pensi? Ti farei
provare l’ebbrezza
dell’assenza di gravità. E
poi…» tirò fuori una bottiglia di vodka
«questa è
buona, te l’assicuro. Allora?»
«come
rifiutare una proposta così emozionante?»
«ottimo,
ottimo!» Turbinskii le fece cenno di avvicinarsi e la
sollevò con un braccio
soltanto. Si alzò da terra, fluttuando qualche centimetro
più in alto
«assistenti di volo, pronti al decollo!»
E detto
questo lui ed Emerald schizzarono in alto scomparendo nel cielo
notturno, con
Meat ancora allibito dalle rivelazioni di Emerald…e anche
dal suo comportamento.
In pratica
aveva quasi detto di essere innamorata di Kevin Mask, e adesso se
n’era andata
via con il russo!...poi ripensò alle sue parole.
“…un…batterio
esterno…ti ha fatto
diventare intollerante al pudding. Così sei costretto a
ripiegare su altre
pietanze. Grigliata texana, wurstel e crauti, o magari il borscht.
Tutte cose
buone, che ti sfamano, ti riempiono…e così, pur
continuando ad avere un’insana
voglia di pudding, una volta sazio ci pensi di meno”.
Era una
situazione delicata. E Meat non riusciva a giudicare se quel che faceva
Hammy
fosse o meno sbagliato. Aveva ragione a dire che Kevin avrebbe reagito
malissimo se avesse saputo del matrimonio combinato, e forse anche nel
dire che
non le avrebbe creduto, ma…avrebbe dovuto sapere,
e…oh, era difficile, proprio difficile.
Meat non lo
sapeva ma dieci minuti dopo i Sei Velenosi gli avrebbero dato
dell’altro a cui
pensare.
Ed Emerald
non sapeva che, essendo stata “rapita” da
Turbinskii, aveva evitato un
rapimento vero e proprio…
::due ore dopo::
«ti
stai
divertendo?»
Emerald
Lancaster
e Tovarich Turbinskii erano in cima alla torre più alta di
Tokio. Uno spettacolo
che aveva dell’incredibile. Sembrava tutto un altro mondo, a
vederlo da un
punto così alto. Ad Emerald le luci dei fari delle auto
sembravano una miriade
di formiche brulicanti fluorescenti. Il tran-tran quotidiano adesso le
sembrava
qualcosa di così inutile, così alieno,
così privo di senso.
«moltissimo».
Aveva volato,
ed era stato stupendo. Non aveva mai provato un’emozione
simile, le era sembrato
di dominare il cielo, di poter rubare le stelle e potersele portare a
casa. Era
tutto così piccolo, da lassù. Aveva invidiato
Turbinskii, che poteva provare
sensazioni simili ogni volta che voleva, sentirsi il re dei cieli e
superiore
ai piccoli umani con i piedi tristemente incollati al terreno.
Si,
c’erano
aerei ed astronavi, ma non era la stessa cosa; Emerald adesso lo capiva.
«ti
è
piaciuto volare insieme a me?»
«sinceramente
è stata una delle cose più sparaflesciose che mi
siano mai capitate».
«spara-che?»
«è
un altro
modo di dire…che ne so…allucinanti,
elettrizzanti…un misto tra queste due cose.
È un termine che ho coniato io».
Avevano quasi
finito la vodka, ma non la voglia di trascorrere dell’altro
tempo insieme.
Hammy non l’avrebbe mai creduto ma quel mezzo androide russo
che sembrava a
tutti cinico e spietato si stava rivelando una compagnia molto, molto
intrigante.
«capisco.
Mia
luccicante amica» disse lui «questa serata
è molto piacevole anche per me».
«si…ma
credevo che non potessi uscire con donne normali, Tovarich».
«aaah,
quel
che ho detto era solo una scusa per tenermi lontane le sanguisughe che
non mi
interessano. Alla mia famiglia interessa solo che io trovi una brava
ragazza. Come
te, per esempio».
«mi
sento
quasi lusingata, anche se il fatto che tu voglia già farmi
conoscere i tuoi mi
inquieta un po’» ammise Hammy.
«ahahah,
no, è ancora presto. Prima voglio conoscerti meglio io, mia
luccicante amica
smeraldina. E sarò sincero, mi dispiace l’idea che
questa serata debba finire».
«anche
a
me».
Il russo si
voltò con un sorriso. «anche se…non
è detto che debba finire per forza».
Era chiaro
dov’è che Turbinskii voleva andare a parare. E ad
Emerald l’idea non
dispiaceva.
“Kevin”.
“è
infattibile”.
“Kevin”.
“l’ho
detto
anche a Meat: non posso mangiare il pudding! Devo levarmelo dalla
testa!”
“KEVIN!!!”
“AL
DIAVOLO
KEVIN!...no…non posso”.
«temo…di
doverti
deludere. Stasera non è proprio cosa. Non è per
te, è che sono piuttosto stanca
per via delle prove di stamattina…»
«ah,
giusto, che sciocco. Perdonami. Non avrei nemmeno dovuto
chiederlo» disse
Turbinskii «aspetterò, non voglio mettere fretta a
nessuno».
«grazie».
«di
niente.
Ma restiamo qui ancora un po’. Poi mi dirai
dov’è casa tua, e ti porterò
lì in
volo».
«va
bene».
Ma
si…perché
non giocare a sentirsi la padrona del mondo per un altro po’?
***
*dell’argomento
“ora del tè” ho
già parlato. Voglio solo
aggiungere che
a)quando l’ho sentito la prima
volta sono allibita per poi
crepare da ridere. Ma andiamo, pure quello sta a guardare?
b)io al posto di Flash probabilmente mi
sarei messa a
mescolare il tè col tanto discusso mignolo. Così,
tanto per rompere.
**c’è
chi potrebbe sorprendersi di come viene mostrato Robin
Mask in questa storia. Tanto che ci sono vi spiego da
cosa deriva la mia
decisione di dargli questo ruolo.
Nell’anime ha un carattere ed un
atteggiamento severi si,
duri anche; nonostante ciò, però, appaiono
ineccepibili.
E qui casca l’asino.
Kevin nell’episodio 72 afferma
di essere andato via di casa
e di essersi allontanato dal padre perché “i suoi
modi di fare ipocriti e solo
apparentemente ineccepibili lo
soffocavano”.
Inoltre, sempre da quanto afferma Kevin
-episodio5,
“Maschera di terrore”- pare proprio che Robin Mask
volesse controllare ogni
singolo aspetto della sua vita. Quindi perché non avrebbe
dovuto scegliere
anche la ragazza che avrebbe dovuto stare al fianco di suo figlio,
inglese,
altoborghese, e figlia di un (ormai ex) membro della Muscle League?
Fatte
queste considerazioni a me non sembra poi così improbabile.
Poi ovviamente sono
opinioni, e se qualcuno la pensa diversamente non gli
sparerò di certo! :)
*3 non me ne
vogliate, ma a me quel che
Turbinskii ha detto a Jacqueline nell’anime è
sempre sembrata un’imbecillata
che ha inventato lì per lì per levarsi la
sanguisuga di torno…
Grazie
a
tutti coloro che leggono, mi seguono e recensiscono. Senza di voi
scrivere
questa storia avrebbe senso solo fino ad un certo punto. Alla prossima!
xD
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Capitolo 10 *** 8- la punta dell'iceberg ***
“ma
dove
sei? Che fine hai fatto, eh? Sei sparita
ancora…l’unica consolazione è che non
sei in quell’assurda testa di giullare, ma se
c’è una cosa che odio è non
sapere dove ti trovi, se stai bene oppure no”.
Kevin
stesso non capiva davvero il motivo per cui fosse andato insieme a Kid
Muscle e
combriccola a salvare quelle tre ragazze di cui, francamente, non
avrebbe
potuto importargli di meno.
Perché,
anche se lei non lo “vedeva” proprio e Kevin
comunque non gliel’avrebbe mai
confessato, per lui di ragazze ne esisteva una sola. Le altre non erano
degne
di nota, nemmeno vestite da donne della giungla. Anzi, a dirla tutta
gli
sembravano proprio ridicole, oltre che una più brutta
dell’altra.
Non che gli
piacesse Emerald solo per il suo aspetto fisico, anche
perché bisognava
ammettere che in giro c’erano ragazze molto più
carine, con visi più pieni,
capelli più setosi, labbra più carnose e con
più curve. Ma Hammy era Hammy, con
le sue Marlboro rosse con cui impestava tutta casa, con le sue mangiate
epiche,
con le sue vocine idiote, la sua abitudine di fregargli le magliette e
di
arrampicarsi in ogni dove, il suo amore viscerale per le nocciole e
-ultimi ma
non per importanza- marsupio & doppietta.
O lei o
nessuna. A costo di rimanere solo vita natural durante.
Perché a cosa sarebbe
servito sostituirla con una Roxanne o una Chichi qualunque? A niente,
assolutamente a niente.
Osservava
lo scontro di Jeager e Terry Kenyon contro Protector e lo stregone solo
apparentemente attento, desiderando un’unica cosa: che
Emerald fosse lì a fare
le sue scimmiattolate che se non altro avrebbero reso tutto meno noioso.
E invece
non rispondeva nemmeno ai suoi sms e alle sue
chiamate…l’aveva cercata
dappertutto alla festa, dopo che i Sei Velenosi erano andati via con le
ragazze
rapite, ma sembrava essere evaporata.
Pensò
che
magari, dal momento che lui si era allontanato lasciandola sola con
quella
manica di
idioti, dopo un po’potesse essersi annoiata ed essere tornata
a casa, forse
decidendo di prendersi una bella sbronza in solitaria per dimenticarsi
la
serataccia. Si, probabilmente era andata proprio
così…
“non
gli
piacerà…” pensò digitando un
messaggio “ma se non chiedo a Flash di andare a
vedere se Emerald è a casa e sta bene finirò a
diventare matto”.
“effetti
del Bicchiere della Staffa numero -?-: parte seconda”
pensò Emerald,
svegliandosi se non altro sul divano di casa propria, stavolta. E con
Turbinskii a terra al posto di Jeager.
…era
vestita…? Si, bene, era vestita. Tutto ok. Ci sarebbe
mancato solo che per
tenere alto l’orgoglio dei bevitori inglesi contro i bevitori
russi fosse finta
nei guai! Cos’era che non faceva per puro e semplice amor di
patria, provando
al mondo che erano ancora gli inglesi ad essere superiori!
«buongiorno…mia
luccicante amica» disse lentamente il russo svegliandosi
quasi in contemporanea
«ti prego, dimmi che hai un’aspirina. Ho un mal di
testa tale che non penso
neanche di riuscire a volare».
«credo
che
una non basti, per te almeno tre ce ne vogliono»
bofonchiò la ragazza alzandosi
traballante dal divano e, tra sé e sé, pensando
che fosse quasi assurdo che
anche un mezzo androide come lui potesse assumere le aspirine. Ma
vabbè…
«fai
tu, io
mi fido…» sospirò il russo passando dal
pavimento al divano «…lo sai mia
luccicante amica, devo ancora capire chi di noi due ha vinto».
«tu
conta i
bicchieri di plastica che ci sono in giro, quelli bianchi sono i tuoi e
quelli
rossi i miei…» disse Emerald dalla cucina, mentre
preparava le aspirine per sé
e per lui guardandole sciogliersi nell’acqua con aria assente.
«33,
36,
39…41 pari!» annunciò Turbinskii dal
salotto.
«ah,
ok,
devo necessariamente ricomprare la vodka» commentò
Emerald, tornando dal russo
con i bicchieri.
«tieni…»
disse, porgendogli il bicchiere e stratandosi sul divano di fianco a
lui.
« le
prime
due bottiglie per quel che ricordo erano una varietà di
vodka estremamente rara
e pregiata…dove le hai prese?» le domando
Turbinskii passandole un gigantesco
braccio attorno alle spalle.
Se in
confronto a Kevin Hammy era piccola, accanto a Turbinskii lo sembrava
ancora di
più. Ma ormai non ci faceva più caso, tanto
frequentava tutta gente
mastodontica.
«sarebbero
state un regalo di Natale di Lord Flash a Kevin Mask, ma tanto ora che
c’è il
Torneo non può berne una quantità decente quindi
gliele ho prese io».
E
con "prese" ovviamente intendevasi "fregate".
«Lord
Flash
è russo?»
Emerald
fece uno sbuffo ed una smorfietta. «ah! Bella domanda.
Perché me lo chiedi?»
«perché
quel tipo di vodka è prodotta e venduta solo ed
esclusivamente dalle mie parti.
Dunque non può nemmeno averla ordinata su Internet. E se
questo non bastasse è
tanto pregiata che è illegale venderla ad uno
straniero…»
«ah
davvero?»
Nonostante
il mal di testa Emerald Lancaster sapeva riconoscere un discorso
interessante
quando ne sentiva uno. E quello, dal suo punto di vista, era estremamente
interessante.
Se quel che diceva Turbinskii era vero, Flash doveva essere russo per
forza; la
bugia di “sono un inglese che ha vissuto nei Paesi
sovietici” non reggeva più,
se quel tipo di vodka era riservato solo ed esclusivamente ai russi.
«eh
si…quindi le cose sono due, o è un compagno russo
o l’ha rubata, cosa per la
quale potrebbe essere estradato e messo in carcere».
«addirittura?!»
allibì Emerald, che si stava trattenendo
dall’esultare e mettersi a saltellare
per tutta casa. Il Sorcio in carcere! In gattabuia! In galera per un
paio di
bottiglie di vodka!
«da.
A
Kevin Mask invece non accadrebbe nulla, se non il ritiro delle
bottiglie».
«ah,
ok. E
tornando a Lord Flash…se ti dicessi che ho trovato una
balalaica nel suo
armadio? E che avete lo stesso modo di parlare?»
«allora
è
un compagno russo, mia luccicante amica. Non c’è
alternativa!...dunque era lui
la persona di cui mi parlavi, quella con il mio stesso
accento».
«proprio
lui. Ma ne sei sicuro?»
«il
tempo
di scambiare due parole con lui e saprò subito dirti se ho
ragione oppure no.
Ma sono propenso a credere di si. Mi domando solo perché
voglia farsi passare
per un inglese…»
«me
lo
chiedo anche io».
«il
tuo
mascherato amico è razzista?»
Emerald lo
guardò, ci pensò un po’, e poi
mimò “fifty-fifty” con un cenno della
mano. «un
po’».
Un
po’
molto in verità, ma erano dettagli.
«il
razzismo è una brutta bestia».
«ah,
lo so!
E purtroppo è comune a più persone di quanto si
pensi. Per dire, se dovessi dar
retta a mia madre io qui potrei frequentare solo Kevin Mask; "e i
tedeschi sono
antipatici, e i francesi sono una spina nel fianco, e gli spagnoli sono
così, e
gli slavi sono cosà, e i polacchi sono questo, e russi sono
quello"! Ti giuro, a
volte non si sopporta. Le voglio bene, ma quanto ad apertura mentale
sta a
zero. Giusto sugli italiani non ha niente da dire, perché
nonna Verbena è
siciliana».
«concludendo,
tu come la pensi sui russi?» le domandò a bassa
voce, accarezzandole una gamba.
« a
Lord
Flash sparerei in mezzo agli occhi, ma quanto al resto sono molto
a
favore degli scambi culturali» disse lei con un sorrisetto
«in tutti i sensi».
«c’è
russo
e russo, mia luccicante amica; io vengo dalla capitale, lui magari
dalla
steppa, e più che come trattare le donne sa come trattare il
bestiame»
sussurrò, prima di iniziare a baciarla anche delicatamente,
dopotutto,
prendendola in braccio così da essere sicuro di non finire a
schiacciarla.
Il mal di
testa ancora pulsante se non altro le impediva di pensare troppo a
Kevin, come
invece
era successo la sera prima. Kevin, Kevin…ma
perché non lasciava perdere e
basta, e si godeva il momento?
…anche
perché a giudicare dal fatto che Turbinskii stava facendo
scendere la lampo
della sua tutina/vestito col gesto fluido di chi l’ha fatto
diverse volte
l’atmosfera stava decisamente cominciando a scaldarsi.
E pur
sopportando alla grande il freddo, ad Emerald il caldo piaceva molto di
più.
Peccato che
in quel momento qualcuno bussò alla porta. La ragazza si
staccò dal russo quasi
seccata. «e chi può essere a
quest’ora…» borbottò,
guardando fuori dalla
finestra e sgranando gli occhi «è Flash!!!
Maledizione!...che strano, ho una
specie di dejà vu…»
E adesso?
…non era certa di volere che Kevin venisse già a
sapere che aveva iniziato ad
uscire con Turbinskii, e sicuramente non che venisse a saperlo da Lord
Flash.
«l’allenatore
di Kevin Mask?» anche Turbinskii venne a vedere
«uhm…strano che non ci sia
anche lui, allora».
Già,
in
effetti era strano. Ma il problema adesso era un altro, ossia
nascondere un
uomo aeroplano alto oltre due metri e trenta.
«già, già…devo andare ad
aprire,
tu…»
«ho
un’idea, mia luccicante amica. Vuoi sapere se è
russo o meno?» le tirò su la
lampo del vestito «sta’ a sentire cosa ho
pensato…»
«aspetta.
Ho avuto un’idea anche io» lo interruppe
lei, dandogli in mano il Galaxy ultimo modello «adesso ti
dico…ah, senti, se
mai saltassero fuori cose spiacevoli sui russi in realtà
varrebbero solo per
Flash, tienilo a mente».
Passarono
tre minuti. Lord Flash si era stancato di bussare, a quel punto tanto
valeva
dire a Kevin che Emerald non era a casa, ma chissà dove con
chissà chi, come si
confaceva alla puttana che era.
Stava
proprio per tirare fuori il cellulare, quando la ragazza
aprì la porta. «cavolo vuoi, Sorcio?!
Stavo dormendo!...Kevin che
fine ha fatto?»
«Kevin
è a
combattere. Magari ieri sera chiusa in bagno con chissà chi
ti è sfuggito, ma
sei tizi hanno rapito le tre ragazze che sono sempre dietro a Kid
Muscle…»
«ah
si?
Poveracce…»
“lui
combatterà…ed io non sarò
lì a vederlo…”
«ad
ogni
modo Flash a furia di alludere alle mie presunte attività
sessuali modello coniglio arrapato inizierai a
darmi l’idea che si tratti di un caso simile a quello della
volpe e l’uva…non
potendo averla, la definiva acerba».
«non
sono
interessato a prendere una malattia venerea».
«ed a
me
basta vedere le chiappe mosce, non ho bisogno di vedere anche le
p…andiamo, non
farmi essere rozza già a quest’ora».
«da,
sicuro,
ma quel che ti sfugge è che a te per essere rozza basta
semplicemente alzarti
la mattina».
«senti,
tornatene nella steppa e non scartavetrare le palle»
sbuffò Emerald facendo per
chiudere la porta, ma Lord Flash glielo impedì con una mano.
«sentimi
bene-»
le diede della puttana in russo «che non sei
altro…»
«non
so che
hai detto ma nel dubbio “la zoccola di tua
madre”».
Stava
accadendo ancora.
Stava
perdendo il controllo. E nonostante sapesse che non era saggio, non era
giusto,
non era prudente, per un attimo Flash si sentì bene come non
si sentiva da
tanto tempo.
Come se
quel mostro di volenza che per lungo tempo aveva represso e tenuto nel
petto a
fianco del cuore fosse improvvisamente evaso, e lui ne avvertisse la
gioia
selvaggia che provava per essere finalmente libero.
La spinse
in casa, chiuse la porta e ce la spedì contro.
«smettila-di-immischiarti.
A te non deve importare di chi io sia e chi non sia».
«se
ti
da’tanta noia significa che ci ho azzeccato; sei russo. Come
provano le
bottiglie di vodka che hai regalato a Kevin, vendibili solo in Russia e
solo ai
russi, e come prova il tuo accento, e quella maledetta
balalaica!» disse con
voce strozzata. La stava tenendo per la base del collo.
«ho
un
debito con qualcuno a cui devo praticamente tutto.
Ho aspettato per anni il momento in cui avrei potuto
saldarlo, anni, e non
lascerò che una -»
le
diede di nuovo della puttana in russo «come te rovini
tutto!»
«non
so con
chi diamine hai questo debito, so solo che Kevin non merita di avere
accanto un
bugiardo!!!» sbottò Emerald, venendo sbattuta di
nuovo contro la porta.
«lo
faccio
per il suo bene, Lancaster. E ti ripeto…che non ti
riguarda» disse con un tono
tanto gelido da far paura.
Non gli
importava niente.
Se avesse
stretto ancora un po’la presa attorno al collo
l’avrebbe uccisa, e non gli
importava niente.
«c’è
chi
non è del tuo stesso parere, a quanto ne so io».
Si guardarono
negli occhi per un istante che parve durare
un’eternità.
«capita
a
tutti di sbagliarsi».
“lui…sa?...ma come?”
pensò Emerald, stupita.
“lei sa…?” anche Lord
Flash era stupito
“impossibile. Avrò frainteso,
avrò…”
Sentì
qualcosa di duro e gelido premere contro il suo inguine.
Click.
«hai
ragione. Capita a tutti di fare uno sbaglio, ed il tuo è
stato distrarti».
«non
hai il
coraggio di premere quel maledetto grilletto».
Emerald
premette più forte la doppietta contro di lui.
«scommettiamo? Lasciami o, se
credi in Dio, inizia a pregare nella tua lingua barbara che ti salvi
almeno un
testicolo».
Altra lunga
occhiata. Un’altra eternità di tensione. Lord
Flash lasciò lentamente la presa.
«la
tensione ti ha giocato un brutto tiro, Emerald. Un tiro che ci
colloca in
una situazione di stallo…»
Lei non
disse una parola, continuando però a puntargli contro la
pistola. Flash si
tolse la povere di dosso.
«…in
cui
conviene ad entrambi tacere».
“lui sa. Questa è la conferma, ma
mi chiedo
come sia possibile” pensò Emerald “lui
dice che ora siamo in stallo per
colpa di un mio errore; in parte può anche
essere vero, ma sono sicura che avrebbe tirato fuori comunque la storia
del
matrimonio combinato se ne avesse avuto bisogno, anche se io adesso non
avessi
detto
nulla. Forse è un bene che sia andata così.
Sapendo che sa, posso
organizzarmi…in qualche modo. E con un video come questo
potrei pure farlo
arrestare, chissà…ma questa sorpresa la
terrò in serbo ancora per un po’ ”.
«ho
ancora
un colpo in canna. Fuori di qui».
“non
parlerà”
concluse Flash, relativamente soddisfatto. «me ne vado con
piacere. E,
Lancaster…» si voltò appena prima di
andarsene «non una parola».
Emerald
sparò un colpo a meno di cinque centimetri dai suoi piedi.
«la prossima volta
miro alla testa, Sorcio».
“fortuna
che la pistola è silenziata”.
Lord Flash
se ne andò, lei chiuse la porta e solo dopo aver abbandonato
la doppietta sul
pavimento iniziò a tremare. Era tosta, si, addestrata, si,
ma non era Lara
Croft, non era un’eroina di un film d’azione; era
una ragazza qualunque che
faceva la DJ, aveva la memoria eidetica e la sfiga di essere coinvolta
in una
situazione da pazzi contro un russo psicotico che si fingeva un
gentleman
inglese.
«tu
mi hai
detto di non intervenire, ma è stata dura e…non
avrei dovuto darti retta, mia
luccicante amica» disse piano Turbinskii uscendo dalla cucina
«hai rischiato
più di quel che pensavi».
Già.
Molto
di più. Quel pazzo l’aveva quasi fatta fuori a
sangue freddo. Un conto erano
gli “scherzi” di Natale, un altro che
l’avesse quasi strangolata mentre la
guardava in faccia.
«hai
il
video? A me importa di quello, Tovarich,
nient’altro».
«ce
l’ho,
ce l’ho. Ma a me importa più il fatto che stai
tremando come una foglia, se
permetti» le disse, chiudendola in un abbraccio caldo per
quanto il corpo per
la maggior parte metallico gli permetteva di darle «di quale
situazione di
stallo parlava?»
«entrambi
sappiamo l’uno dell’altra qualcosa che non va
rivelato a nessuno».
"o
meglio, che non va rivelato a Kevin" pensò.
«quindi…questo
video è inutile?»
«no.
Può
servirmi più in là. Troverò un altro
modo di dimostrare a Kevin che lui non è
chi dice di essere…indirettamente...»
«se
mi
avessi ascoltato, mia luccicante amica, sarebbe andata proprio
così perché lo
avrei portato allo scoperto. Non avrebbe resistito alla tentazione di
parlare
con un compagno russo dopo tanto tempo passato a recitare la parte
dell’inglese*»
la prese in braccio e le accarezzò i capelli «e tu
non avresti dovuto
subire…questo…» disse, sfiorandole
delicatamente le ecchimosi attorno al collo
«ed è per questo motivo che metterò in
pratica la mia idea. Credo che
apprezzeresti di più una vendetta che ti permetta di
raggiungere i tuoi
obiettivi, che un semplice massacro» continuò
«…quanto ho faticato a restare lì
dietro…»
«Turbinskii,
io mi so difendere. E scusa per quel che ho detto sulla lingua barbara,
non è
vero niente».
«dall’accento
che ha è un russo delle steppe più che un
moscovita, quindi ci hai praticamente
azzeccato…comunque…credo che con
dell’ulteriore addestramento avrebbero potuto
prenderti nel KGB, se fosse stato il periodo giusto e fossi stata una
compagna
russa; sei riuscita a mantenere il sangue freddo, ed è
già impressionante».
Lei tremava
ancora, anche se un po’meno. «grazie. Per
tutto».
«lo
rispediremo nella steppa a suon di calci, te lo assicuro mia dolce
amica».
Si era
passanti dal “luccicante” al
“dolce” amica.
«e se
penso
che stai facendo tutto questo per qualcuno che non ne ha la minima
idea…sei
innamorata di Kevin Mask?»
Era
innamorata di Kevin Mask? La domanda da un milione di dollari...
«siamo
molto amici. Ma non potremmo stare insieme neanche volendo,
specialmente
adesso».
«Kevin
Mask
non se la merita una ragazza come te, e se mi dici che non state
insieme sono
più tranquillo sul proposito di
rivederci…»
Questo la
fece sorridere. Dopo quel che era capitato non solo voleva aiutarla, ma
anche
rivederla!
«…e
dopo
quel che hai visto vorresti ancora uscire con me?»
«certamente!»
Le
accarezzò il viso e riprese a baciarla come aveva fatto
prima che Lord Flash li
interrompesse. Solo che immaginando che al momento di tutto avesse
voglia meno
che di abbandonarsi alla passione sul divano si limitò a
quello.
«voglio
darti un altro motivo per volermi rivedere…» le
sussurrò all’orecchio il russo.
«un
altro
ancora?»
«si. ja ljublju tebja,
Emerald».
Lei lo
guardò perplessa. «ja ljublju tebja…che
significa?»
«lo
scoprirai se continueremo a vederci. Dopodomani, per
esempio…»
«ah…no,
per
dopodomani ho già un impegno con Kid Muscle. Niente di che,
gli avevo solo
promesso che se avesse corso ad una velocità decente durante
l’ultima prova
sarei uscita con lui tre volte. È un ragazzo simpatico,
ma…» allargò le braccia
«what else? Quindi una
volta tenuto
fede ai patti, si può dire che sarò completamente
disponibile per te».
“Kevin.”
“…zitta”.
“Kevin”.
“ti
ho detto zitta!!!”
“KEVIN!”.
“…Kevin
dov’era mentre il suo caro Lord Flash quasi mi
ammazzava?”
“si,
e Turbinskii che ha fatto mentre il
suo compagno russo quasi ti
ammazzava?!”
“ha
fatto
quel che io gli ho detto di fare, e tra questo e quel che abbiamo in
serbo
Flash è a dir poco nei guai. Devo solo
aspettare…e mettere a posto gli ultimi
tasselli del puzzle…”
“guarda
che
Kevin non è andato a divertirsi”.
“si,
è solo
andato a salvare tre ragazze di cui non gli importa un fico
secco!”
“sei
ingiusta”.
“coscienza
mia, segui l’esempio del Sorcio e vai fuori dalle scatole. Il
pudding non lo
posso avere, ma il borscht si, giusto?”
“si,
ma…”
“mettiti
tu
a dieta, se pensi di averne tanto bisogno. Io peso meno di cinquanta
chili
adesso. Quindi mangio quando cavolo di borscht mi pare”.
«va
bene,
buono a sapersi. Lo sai chi è ad essere simpatico?»
«chi?»
«il
piccolo
amico di Kid Muscle».
«ah,
Meat!
Si, lo so…è una bravissima persona, piccolino ma
con un cuore grosso così»
allargò completamente le braccia per rendere
l’idea «ce ne sono pochi di tipi
come lui, purtroppo…ci credi che ha trentacinque anni? Io
devo ancora abituarmi
all’idea».
«non
dico
che sia incredibile ma ci va vicino, mia dolce amica»
concesse il russo
accarezzandole la schiena «dimmi, hai voglia
di…»
«non
mi
sembra di averti fermato, prima, quando mi stavi togliendo i
vestiti».
Turbinskii
ammutolì per qualche istante. «a dire il vero io
avrei voluto chiederti se
avevi voglia di volare, visto che ieri sera ti è piaciuto
tanto».
«scusa.
Ho
frainteso. È che ho solo pensato che un
po’di…conforto in più…non mi
sarebbe
dispiaciuto. Tsk…mi sa che tutto sommato ha ragione a darmi
della puttana» sospirò lei.
«io
non la
penso così. Da quando in qua avere rapporti intimi con
qualcuno che ti piace è
reato? E se pensi che possa farti stare meglio non ti dirò
di no, questo è
certo. Non hai voluto che intervenissi prima…ma posso
“intervenire” adesso» si
alzò e la prese in braccio come lo sposo fa con la sposa
nell' attraversare
la soglia di casa per la prima volta
«dov’è la tua stanza?»
«in
fondo
al corridoio, la stanza a sinistra».
Kevin era
Kevin. E sarebbe sempre rimasto “Kevin”. Tutti i
russi, texani e bei ragazzi
tedeschi del mondo non avrebbero cambiato questo, e se non ci fosse
stato quel
patto maledetto forse…forse…
Però
c’era.
C’era quello, c’era Lord Flash -o come si
chiamava…ed era così difficile…
Non avrebbe
sbattuto in faccia a Kevin che adesso si vedeva con Turbinskii, non gli
avrebbe
mai fatto una cosa del genere. Lei e Tovarich sarebbero usciti insieme,
con molta
discrezione,
ed ovviamente lei non avrebbe abbandonato il suo Occhi Blu nelle mani
di quel
pazzo psicotico di un russo della steppa.
Ma doveva
iniziare a cercare di uscire da quella situazione, pian piano. Con un
nuovo
legame, con una soluzione per il problema Robin Mask , e con
un’altra soluzione
ancora per Flash.
“ma
se
risolvi il problema Robin Mask poi non avresti motivo di non
stare con Kevin”.
“coscienza,
che cavolo ti ho detto poco fa?! Una cosa alla volta. Vivi e lascia
vivere, per
cortesia”.
«solo
una
cosa…»
«dimmi»
Emerald si ripiegò un po’su sé stessa
per non battere la testa mentre entravano
in camera.
«ma
quella
pistola da dove l’hai tirata fuori?»
«elastico-fondina-coscia».
«davvero?
eppure non ci avevo fatto caso, prima».
«beh,
era
la coscia sbagliata Tovarich».
:: qualche ora dopo ::
Cosa gli
era saltato in testa?
Cosa gli era
saltato in testa?! Perdere il
controllo in quel modo!
Avrebbe potuto ucciderla davvero!
Forse
sarebbe stato un problema in meno…no, senza
“forse”…ma…aveva rischiato di
commettere un errore fatale.
Che sarebbe
successo -ponendo che il patto con cui si assicurava che restasse muta
non ci
fosse stato- se, lasciata viva, Emerald avesse detto tutto a Kevin?
Sarebbe stata
la fine.
Si, sarebbe
stata la parola di Emerald contro la sua, perché non
c’era nessun altro. Ma di
certo le aveva lasciato delle ecchimosi, per come le aveva stretto il
collo.
Eppure sarebbe
bastato così poco! Giusto questione di stringere un attimo
di più, senza darle
il tempo di puntargli all’inguine quella stramaledetta
pistola.
Già,
a
pensarci bene…perché diamine non lo aveva fatto
subito? Eppure Emerald aveva la
“puntatura” facile. Non sparava quasi mai, ma
quanto al “puntare” a momenti lo
faceva più volte di una zanzara che durante
l’estate puntava e poi pungeva i
malcapitati dal sangue più “dolce” degli
altri.
“magari
sono riuscito a spaventarla davvero, per una volta, e non ha pensato di
reagire
subito” ipotizzò Flash
“o…”
O,
magari…
“…lo
ha
fatto apposta”.
Ma a che
pro?! Non avrebbe avuto senso. Non poteva essere così
sciocca da aver rischiato
tanto per cercare di incastrarlo facendo, che so, un video o cose
simili. Era arrivato
a tanto così dall’ammazzarla come la cagna che
era, a cosa sarebbe servito l’ipotetico
filmato, una volta morta lei?
No, non
aveva la minima logica.
Istinti suicidi
inconsci?
No, non ci
credeva neanche un po’.
Via,
l’aveva
spaventata e basta. Perché stare a pensarci su? Meglio
rassicurare Kevin sul
fatto che la cagna era nel canile, e farla finita.
«comp-ahem
volevo dire Kevin, come va laggiù?»
– andiamo, come vuoi che vada? Finora tutto
liscio, Terry Kenyon e Jeager hanno salvato una delle tre ragazze e il
prossimo
incontro inizia tra poco. Siamo al Lago Keruga…– Lord
Flash lo sentì
sospirare – la compagnia
è orribile, ma
se non altro c’è un bel panorama. Allora? Hammy?
È a casa? Sta bene?
«tutto
a
posto, Kevin. Nonostante avesse i vestiti di ieri sera e
l’aria di chi ha
bevuto decisamente troppo».
Altro sospiro,
stavolta di sollievo. – a me basta
sapere
che sta bene…a proposito, spero che non vi siate di nuovo
minacciati
vicendevolmente con bottiglie rotte e coltelli.
«non
preoccuparti.
Niente bottiglie rotte e niente coltelli».
“l’ho
quasi
ammazzata, ma a mani nude. Tecnicamente non sto mentendo”.
– ottimo. È già
qualcosa…– improvvisamente
Lord Flash lo sentì sbuffare – io
ODIO
questi impiccioni. Li detesto. Non li sopporto. Non solo
pretenderebbero di
origliare, ma pensano pure che io non li veda.
«forza
e
coraggio Kevin, una volta che tutto sarà finito se tutto va
bene non li
rivedrai per un po’».
– dipende da quando rifaranno il sorteggio,
Lord Flash.
«anche
questo
è giusto».
– purtroppo ti devo
lasciare…impiccioni…– borbottò
l’inglese, appena prima di chiudere.
“se
non
altro è quasi scontato che entro stanotte Kevin
sarà a casa” pensò Lord Flash,
continuando a passeggiare per i fatti propri. Quella mattina
inizialmente era
tornato a casa, ma aveva ben presto capito che non sarebbe bastato a
fargli
passare il nervosismo, ed era uscito.
Uhm. Un
chioschetto
dei gelati, quasi quasi…
Mentre
rimuginava
sul comprarsi o meno un grosso cono alla crema nonostante
l’ora qualcuno lo
salutò calorosamente con un’espressione russa,
alla quale automaticamente lui
rispose con quella di rito.
Rendendosi
conto
solo in seguito della cavolata appena commessa.
Soprattutto
perché Tovarich Turbinskii non parlava neanche con lui, ma
con qualcuno al
cellulare con cui ebbe una brevissima conversazione in madrelingua, per
poi
chiudere.
«bella
serata, vero compagno?»
«eh…compagno?...non
ti seguo…» si schermì Lord Flash.
«ah,
ma
andiamo, ti ho sentito benissimo rispondere al saluto che ho fatto al
mio amico
a cui stavo telefonando. Lo hai fatto automaticamente, puoi essere solo
un
compatriota».
Lord Flash
non immaginava neanche che la telefonata fosse finta, e che
d’ora in poi si
sarebbe incontrato “casualmente” con Turbinskii
spesso e volentieri. Possibilmente
in sempre presenza di Kevin, così da spingerlo a tradirsi
davanti a lui,
proprio come voleva la sua dolce amica dalla quale -avendo ormai perso
la
giornata di allenamenti tanto aveva fatto trenta conveniva fare
trentuno- sarebbe tornato una volta fatto il proprio "dovere".
Turbinskii
temeva che avrebbe finito per rivelarle il significato di “ja
ljublju tebja” fin
troppo presto, di questo passo...
«mi
spiace
deluderti, ma pur avendo vissuto per molto tempo in territorio
sovietico io
sono un inglese…»
«aaaah,
andiamo compagno! Nessun inglese che abbia vissuto in Russia anche per
vent’anni
potrebbe mai avere una pronuncia così perfetta. No no, tu
sei un compagno,
scommetto le ali che non mi sbaglio. E visto che è
così, e siamo due stranieri
in terra straniera, ti offro il gelato!»
Che avrebbe
dovuto fare Flash, se non accettare? Tanto ormai a Turbinskii
l’idea -giusta-
che lui fosse russo non l’avrebbe tolta dalla testa nessuno.
E poi,
effettivamente…erano davvero due stranieri in terra
straniera…avere qualcuno
con cui, volendo, poter conversare nella propria lingua madre avrebbe
potuto
rivelarsi confortante. Bastava semplicemente evitare di farlo davanti a
Kevin.
Ecco, in
quei momenti che l’unica persona che Kevin frequentasse fosse
Emerald era quasi
una buona cosa; Emerald già sapeva tutto e non poteva dirgli
niente, e dato che
Kevin non aveva altri amici non avrebbe potuto farlo
neanche…nessun altro.
«d’accordo.
Se proprio insisti…»
«quale
gusto preferisci? A me piace la crema».
“ti
impalerei con uno degli ombrelloni vicino al chiosco, fosse per
me” pensò
Turbinskii “per quel che le volevi fare!”.
«curioso,
io pensavo di prendere proprio quel gusto!»
Era tanto,
troppo tempo che per fare contento Kevin era costretto a mangiare il
gelato
alla zuppa inglese, che comunque non era cattivo, ma non era nemmeno il
suo
preferito.
Chissà.
Tutto
sommato…forse…lui e Turbinskii avrebbero potuto
anche andare d’accordo.
«e
allora
via, due coni alla crema. Grandi! »
Con i
gelati in mano si misero a conversare del più e del meno.
Lord Flash notò con
piacere che nonostante Turbinskii sapesse benissimo che lui era
l’allenatore di
uno dei suoi potenziali avversari non gli aveva chiesto di Kevin
nemmeno una
volta, così come non aveva parlato quasi mai di wrestling.
Sembrava semplicemente
volere qualcuno con cui rievocare i ricordi di Madre Russia,
così diversa dalla
chiassosa Tokio; e quando Lord Flash gli aveva chiesto di non far
sapere in
giro della propria vera nazionalità, Turbinskii non aveva
nemmeno domandato
come mai.
«qui
purtroppo non si trova un borscht fatto come si deve nemmeno a pagarlo
oro»
commentò dopo un po’Turbinskii «una vera
seccatura».
«purtroppo
devo concordare con te, è quantomeno irritante. Mi manca, il
borscht…»
:: tre ore dopo ::
«eccomi
arrivato a casa».
«oh,
quindi
tu ed il tuo mascherato amico abitate qui. Un posto carino».
«da, ehm, volevo dire…da» si ri-corresse
«abitiamo qui. È stata
una serata piacevole».
E parlava
seriamente, per di più. Avevano parlato ininterrottamente
per tre ore, per la
maggior parte del tempo in madrelingua. Oh, che meraviglia, dopo tanto
tempo!
«lo
penso
anche io. Dovremmo rifarlo qualche volta, quando avremo
tempo» disse,
porgendogli la mano. Lord Flash la strinse dopo una breve esitazione.
«già,
credo
proprio che dovremm-»
…e
proprio
in quel momento si sentì il rombo di
un’Harley-Davidson che Lord Flash conosceva
fin troppo bene.
Kevin, di
ritorno.
Proprio adesso
che lui e Turbinskii si stavano stringendo la mano davanti a casa. Se
non era
sfortuna quella!
L’inglese
infatti li stava guardando quantomeno perplesso.
Ed in
seguito da perplesso divenne decisamente seccato.
Turbinskii se
ne
andò con un
ultimo saluto veloce, consapevole di aver fatto egregiamente la propria
parte.
«che
ci
faceva qui Turbinskii?!»
Ahia.
«ci
siamo
incontrati per caso quando sono andato a prendere un gelato, poco dopo
che ti ho
chiamato…»
«ah.
Tre ore
fa? Un incontro per caso durato piuttosto a lungo» disse
freddamente lui «cosa
voleva?»
«abbiamo
fatto due chiacchiere, nient’altro».
Lord Flash
sapeva fin troppo bene che quello non sarebbe bastato a
“sedare” Kevin.
«due
chiacchiere riguardo cosa, di preciso?»
Appunto.
«Kevin:
due-chiacchiere. Cosa significa? Due chiacchiere».
«dici
ad
Emerald di non frequentare altri lottatori per poi uscirci tu
stesso?!» sbottò
giustamente Mask «e la cosa è anche più
preoccupante, perché Emerald non
ha delle tecniche da insegnarmi, non
mi insegna degli schemi segreti,
mentre tu si!»
Lord Flash
cercò di trovare una risposta valida, mentre Kevin tentava
per l’ennesima volta
di chiamare Emerald al cellulare sperando di non trovarlo spento.
Stavolta gli
andò bene.
O almeno
così gli parve all’inizio.
«finalmente
ti degni di rispondere…»
– scusa Kev, è che oggi non è
proprio
giornata. Non ho fatto che dormire. Mi ha giusto svegliata il Sorc-ehm,
Flash,
stamattina, poi mi sono riaddormentata, risvegliata per cena, e
riaddormentata
ancora…e anche adesso mi hai svegliata, a dirla tutta.
«ah…quindi…non
vieni qui da me?»
– no, per stasera passo. A domani Kev – un’esitazione
– ti voglio bene.
E dopo
quell’ennesima stilettata fu Emerald stessa a chiudere la
chiamata.
Kevin
guardò il cellulare, guardò Flash,
guardò di nuovo il cellulare e poi diede un
calcio allo steccato.
«io
ODIO
queste giornate inutili! Le odio!!!» sbottò, quasi
correndo dentro casa.
Era decisamente
di malumore.
Aveva sconfitto
Jag Hedd, ma era stato squalificato lo stesso a causa di un cavillo.
Hammy era
“troppo
stanca” per andare da lui.
E Lord
Flash era davanti a casa insieme a Turbinskii.
Una vera e
propria giornataccia.
E per di
più…era solo la punta dell’iceberg.
***
*a
giudicare da quel che Kevin rimprovera a Lord Flash nella
parte finale dell’episodio “La forza
dell’amicizia” peraltro pare che sia
andata proprio così. Infatti Mask dice testualmente che si
augura che
“l’eccessiva frequentazione di Turbinskii non lo
porterà a tradirlo”…
Per le poche parole in russo mi sono
rivolta alla Fonte di
tutte le Fonti: Google!
Spero di averci azzeccato, ma se qui qualcuno
conoscesse bene il russo e si accorgesse che ho sbagliato, non esiti a
farmelo
notare xD perché un conto è che Emerald sbagli le
parole in tedesco, un altro
che dei russi sbaglino delle parole in russo!
Questo è stato un capitolo
piuttosto "missing moments". Ma non ha comunque stravolto la storia,
perchè gli incontri con i Sei Velenosi si sono regolarmente
svolti. Solo che, come sono andati quelli, lo sanno tutti;
Invece
a)delle premesse per
l'incrinatura nel rapporto tra Kevin e Flash
b)dell
motivo per cui prima si parla di "eccessiva frequentazione" e poi
Turbinskii durante l'incontro parli a Kevin di Lord Flash come "quel
bugiardo del tuo trainer" - segno che in realtà
non gli era poi così simpatico-
c) ed anche delle premesse della
crudeltà che Kevin ha dimostrato verso Turbinskii e
viceversa -
ancora Kevin non sa che Hammy e il russo si frequentano, ma prima o
poi...-
nessuno sa nulla, perchè pur
potendo "starci" nella storia sono un parto della mia fantasia xD
Ovviamente,
ragazze…grazie mille a tutte quante per le
recensioni, che non mi fate mai mancare. Kisses :*
|
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Capitolo 11 *** 9- l'apparenza inganna ***
«e
poi? E
poi- e poi- e poi??»
«e
poi…che
altro? Mi pare di averti detto tutti i dettagli».
«non
ma
dico poi com’è andata a finire? Nel senso che vi
rivedrete oppure no?» Kid
bevve l’intero bicchiere di coca cola in un sorso, e si che
aveva preso la
maxi.
«devo
rivederlo per forza, perché non mi ha ancora detto cosa
significa ja ljublju
tebia».
«ja-che?!!
Oh, vabbè, chisseneimporta. Dai, sono contento per te, anche
se pensavo che
avresti iniziato a frequentare Jeager».
Emerald
Lancaster era una ragazza che, quando faceva una promessa, poi la
manteneva. Di
qualunque cosa si trattasse. Nello specifico, la prima delle tre uscite
con Kid
Muscle che si era dimostrato ancora una volta simpatico nonostante i
discorsi
da bollino rosso; ma d’altra parte anche quelli rientravano
nell’accordo. E poi
Emerald non si faceva problemi a parlare di certe cose.
Così,
dopo
aver svuotato la cucina di due ristoranti ed essersi presi una coca in
un
fast-food, si erano messi a sedere sulle altalene del Beverly Park,
dove Kid
viveva insieme a Meat. E Kid non aveva tardato ad offrirsi di
spingerla, mentre
continuavano a chiacchierare.
«è
un
ragazzo molto dolce, carino e simpatico, ma non è il tipo
col quale potrei
“vedermi” inteso come “avere una
storia”» disse la ragazza.
«quindi
il
tuo tipo ideale è uno come il russo? A me fa venire i
brividi» commentò Kid
Muscle.
“non
è quello
il russo che dovrebbe farti venire i brividi”
pensò Hammy.
«non
è come
sembra, te lo assicuro».
«se
lo dici
tu! E…Kevin?»
Di quel che
era successo tra loro due a Londra, Emerald non aveva detto una parola
a
nessuno. Nemmeno a Kid. Probabilmente era l’unica cosa che
non gli aveva
raccontato.
«siamo
amici, ma ho già detto che non sono così
masochista da volermici mettere insieme».
«e
con lui
non hai fatto niente-niente-niente?»
«no»
rispose Emerald, avendo la sensazione che il naso le si stesse
allungando di
almeno un paio di metri «niente».
«ma
non ci
ha mai nemmeno provato? Insomma, sei una ragazza carina, e se non ho
capito male
andate d’accordo…»
«eppure…nada.
A volte le apparenze ingannano».
Kid
continuò a spingerla, in modo da farla andare più
in alto. «dimmi una cosa…»
«eh».
«ma
Kevin è
così insopportabile anche con te?»
A quel
punto Emerald scoppiò a ridere, sia per la domanda in
sé che per la totale
ingenuità con cui le era stata rivolta. Ecco
perché Kid era diverso dagli
altri, se ne usciva con delle cose che lo facevano sembrare ancora un
bambino.
«non
si può
negare che abbia un carattere un po’difficile, ma
d’altra parte ce l’ho anche
io, quindi sappiamo gestirci bene a vicenda…ehi Kid!
Acchiappa!»
«acchiappa
cos-UAH! Ma che fai?! » esclamò Kid quando lei si
lanciò dall’altalena
finendogli -grazie ai riflessi che nonostante le apparenze il giovane
Kinniku
aveva pronti- dritta tra le braccia.
«test
dei
riflessi. Risultato: ottimo!»
«e se
non
avessi fatto in tempo?!»
«sarei
caduta in piedi. Kid…non badare al fatto che non prendo a
pugni il primo che
passa e che sono magrolina; ho anche io il mio addestramento alle
spalle» gli
ricordò.
«ah…giusto…ovviamente
tuo padre ti ha addestrata…»
«dico,
ma
la vuoi smettere?!!»
Emerald e
Kid si voltarono, dopo che lei si era fatta rimettere a terra.
Ad aver
sbottato in quel modo era stata Roxanne, e sembrava anche arrabbiata.
Trixie e
Chichi erano rimaste indietro, sapendo che conveniva fare
così quando la loro
amica perdeva la calma.
Le cose
erano andate così: le tre ragazze stavano passeggiando
tranquillamente, al
ritorno da scuola. Chiacchieravano, ridevano, scherzavano, meditavano
di andare
al centro commerciale…insomma, era filato tutto liscio come
sempre finché
passando davanti al Beverly Park Roxanne aveva visto Emerald lanciarsi
dall’altalena e finire tra le braccia di Kid Muscle -a cui
fare quel
salvataggio non era dispiaciuto- e non ci aveva più visto.
M chi si
credeva di essere quella lì per passare
da un lottatore all’altro come
se nulla fosse?! Jeager! Kid Muscle! Kevin Mask! E c’era
qualcuno che diceva di
averla vista volare via insieme a Turbinskii, la sera della festa!...ma
non
poteva andare ad insidiare i ragazzi da un’altra parte? in
un’altra città, per
esempio, o direttamente in un altro Stato?
«aaaahem…c-ciao
Roxanne» a Kid tremavano le ginocchia dalla paura, e si era
nascosto dietro ad
Hammy che osservava Roxanne con aria decisamente perplessa,
perché a quanto
sembrava visto il modo in cui la due codini la stava guardando quel
“la vuoi
smettere” era rivolto proprio a lei.
«ciao
Roxanne. Come stai? Sono contenta che siate salve…»
«non
cambiare argomento!» esclamò la due codini
«la devi smettere con questo
atteggiamento!»
«specifica».
«d’accordo,
non volevo scendere nel volgare ma dato che sei troppo stupida per
capirlo sono
costretta: devi piantarla di ripassarti tutti i lottatori che ti
capitano a
tiro, perché è una cosa che non si sopporta! Hai
capito?!»
Per Emerald
quella scenata fu una specie di fulmine a ciel sereno. Non se
l’aspettava, e
soprattutto non se l’aspettava da una ragazza con cui era
uscita insieme a
tutti gli altri e che non sembrava neanche una cattiva persona.
Addirittura ci
rimase male, pur non dandolo a vedere e reagendo come faceva ogni volta
che
veniva “attaccata”…
«punto
primo: dal momento che non ci conosciamo bene non vedo come tu possa
giudicarmi. Punto secondo: se anche ci conoscessimo bene, non ne
avresti
comunque il diritto. Punto terzo: se volessi davvero ripassarmi tutti i
lottatori che incontro non vedo come la cosa potrebbe riguardarti. E
per
finire, se invidi le mie presunte “ripassate” non
è colpa mia…sciogliti quei
capelli, togliti di dosso quegli stracci e forse troverai qualcuno che
abbia
abbastanza stomaco da farti fare una cavalcata come si
deve…anche se al posto
tuo inizierei a cercare tra i ciechi».
«chiudi
la
bocca!!!» strillò Roxanne avventandosi su di lei
con l’intento di darle un
diretto in pieno viso.
“ma…perché
mi guarda così?” pensò; per un solo
attimo Hammy gli era sembrata quasi triste.
Un solo
attimo, appunto.
Perché
poi
Emerald non solo evitò il pugno, ma le bloccò
rapidamente il braccio dietro la
schiena, le afferrò la nuca e le sbatté con forza
la faccia contro il palo
dell’altalena tanto da lasciarci una grossa ammaccatura,
tutto questo davanti
agli sguardi allibiti di Kid Muscle, di Trixie e
di Chichi. Fatto ciò la lasciò
cadere a
terra, facendo qualche passo indietro come se non credesse a quel che
aveva
appena fatto.
«che…che
ti
avevo fatto di tanto male?» disse con aria assente e a voce
tanto bassa che
solo Roxanne e Kid poterono sentirla, prima di girare sui tacchi e
correre via.
Trixie e Chichi si erano intanto avvicinate a soccorrere la loro amica,
ancora
incredule. Qualcuno aveva picchiato Roxanne!
«Roxanne…come
stai?» Chichi era visibilmente preoccupata «ti fa
tento male?»
«mio
Dio,
sei ferita!» esclamò Trixie «ma che
razza di colpo ti ha dato?!»
Kid era
rimasto lì fermo, senza dire una parola, per poi
improvvisamente mettersi a
correre nella direzione in cui lo aveva fatto Emerald.
«Kid!!!
Dove stai andando?!!» lo chiamò Trixie, ma lui non
si voltò neppure.
«non
posso
crederci, sta correndo dietro ad Emerald con te in queste
condizioni?» si stupì
Chichi, aiutando Roxanne a rialzarsi.
«beh
magari
va a picchiarla» ipotizzò Trixie. Anche Roxanne
guardò il punto dove Kid era
sparito.
«no…io
non
credo…»
«dai
Roxanne, ora ti portiamo…dove la portiamo?! Al pronto
soccorso!!!» disse
concitatamente Chichi, ma la due codini scosse la testa.
«non
c’è
bisogno, è tutto a posto…»
«ma
potresti avere un trauma cranico!» le fece notare Trixie.
«non
ho
niente, e voglio andare a casa. Se mai ci farò mettere un
impacco freddo da mia
madre».
«sei
sicura?»
Roxanne
annuì, e le sue amiche a quel punto fecero come aveva detto
lei,
accompagnandola a casa.
Intanto Kid
era ancora all’inseguimento di Emerald, che non si era
nemmeno accorta di avere
qualcuno alle calcagna e che correva e correva fino a -sembrava- voler
perdere
le gambe. Interruppe la corsa solo quando vide un nocciolo, e non
poté
resistere a salire sull’albero e mangiare fino a scoppiare.
Molte
ragazze si consolano con la Nutella, lei con le nocciole; e comunque
l’essenza
era sempre quella…
«Hammy?»
La ragazza
voltò leggermente la testa a guardare in basso. A quanto
pareva Kid l’aveva
seguita, ed era serio in volto come non l’aveva mai visto.
Probabilmente voleva
fargliela pagare per quel che aveva fatto a Roxanne, ma in quel caso
poteva
stare fresco; non sarebbe mai riuscito a prenderla.
«se
vuoi
picchiarmi per quel che le ho fatto rinuncia, che tanto non mi
prenderesti»
disse cupamente, lanciandosi in bocca ben cinque nocciole.
«non
ti
voglio fare del male, ma…puoi scendere di lì?
Guarda che altrimenti salgo io, e
rischio di far cadere l’albero».
«cosa
vuoi
allora? Perché non sei dalla tua amica? Le ho quasi spaccato
la testa».
«Emerald…vieni
giù».
Dopo
diverse esitazioni la ragazza finì per obbedire, saltando
giù dal ramo e finendo
proprio davanti a lui. Rimase a guardarlo in silenzio, attendendo la
prossima
mossa di Kid.
Solo che
tutto si aspettava meno che le accarezzasse il viso con una mano e con
l’altro
braccio la stringesse a sé.
«da
come
hai reagito non deve essere la prima volta che accade qualcosa di
simile…e per
quanto voglia bene a Roxanne, e non giustifichi l’averle
quasi provocato un
trauma cranico bisogna riconoscere che è stata lei ad aver
sbagliato per prima,
attaccandoti in quel modo».
Emerald
chiuse gli occhi. «non ce l’hai con me?»
«no.
Parliamo un altro po’, ti va?»
Lei
annuì,
e si lasciò condurre sulla panchina che era ad una decina di
metri di distanza.
«ho
reagito
male, anzi malissimo. Ho esagerato».
«tranquilla,
Roxanne è una ragazza forte».
Detto
questo Kid aspettò che fosse Emerald ad iniziare il discorso
dopo essersi
tranquillizzata un po’.
«in
tutta
la vita io non sono mai riuscita ad avere un’amica
femmina».
Kid non
disse ancora niente, aspettando che continuasse.
«con
voi
ragazzi non ho mai avuto problemi, fin da quando ero piccola. Ho sempre
stretto
amicizia molto facilmente con voi, e mi sono sempre trovata
perfettamente a mio
agio, ma…già da allora le altre bambine mi
tenevano a distanza, perché più che
giocare alla signora che prende il tè a me piaceva giocare a
tirare palle di
fango, e alla lotta. E crescendo le cose sono peggiorate…io
stavo sempre con i
ragazzi, non avendo amiche…e le ragazze non facevano che
dirmi cose come quelle
che ha detto Roxanne. Non è neanche la prima volta che
qualche ragazza prova a
picchiarmi, convinta, chessò, che volessi rubarle il
fidanzato» fece spallucce,
e scosse la testa con un leggero sorriso malinconico «non
è colpa mia se sono
fatta così. Non è colpa mia se lego bene con i
ragazzi, né lo è se ho meno tabù
rispetto alle altre o se vado a letto con un ragazzo mi piace molto e
mi sento
di farlo, non faccio niente di male a nessuno! Non ho mai neanche pensato
di
rubare il fidanzato ad un’altra ragazza!»
esclamò «e poi…Kid…io a
Roxanne ho
fatto qualcosa di sbagliato?...prima di oggi dico. Le ho mancato di
rispetto in
qualche modo, l’ho trattata male? A me non è
sembrato, ma forse le ho detto
qualcosa di brutto senza rendermene conto…e dire che pensavo
che forse
frequentando le stesse persone avremmo potuto diventare amiche, piano
piano…e
invece anche lei non mi può vedere, come tutte le
altre».
Con molto
garbo Kid le fece appoggiare la testa sulla propria spalla,
accarezzandole la
nuca in un gesto di puro e semplice affetto, fatto per consolarla.
«sono sicuro
che non voleva dire quello che ha detto. È solo che Roxanne
a volte è un
po’impulsiva…ma vedrai, capirà che si
è sbagliata. Non è sciocca, in fondo».
Emerald
sorrise. «grazie, Mr.Muscle. Comunque credo che dovrei
scusarmi con lei…in fin
dei conti anche se è stata lei ad attaccarmi per prima forse
sbatterle la testa
contro il palo dell’altalena è stato un
po’eccessivo».
«un
pochino…» convenne Kid. Emerald si strinse un
po’di più contro di lui, in cerca
di conforto, e chiuse gli occhi. Curiosamente Kid non puzzava nemmeno
tanto
come al solito, dato che Meat era riuscito a convincerlo a farsi un
bagno due
giorni prima.
«dove
abita
Roxanne?»
«ti
ci
porto io. Dopo però. Adesso è meglio se le lasci
un po’di tempo per sbollire…»
iniziò a brontolargli lo stomaco «tutta questa
storia mi ha fatto venire
fame!!!»
Ciò
strappò
ad Hammy una gran risata. «lo sai, adesso che ci penso ha
fatto venire fame
anche a me!»
«andiamo
a
mangiare allora!!! Siiiiii, CIBOOO!!!» esultò Kid
«ye-eh, con il riso mi piace
la ciccia-ciccia-ciccia…»
«è
così
buono ch’è una delizia-izia-izia!»
esclamò Emerald mettendosi non solo a
cantare insieme a lui, ma anche a fare il balletto!
«è
un
piatto prelibato che mi sazia, sazia, sazia! Oooooooh,
cheeeeeeeee…primi-zia!»
«brava!!!»
Kid Muscle applaudì perfino, a fine balletto
«l’hai fatta proprio come va
fatta!!! E adesso a mangiareeeeeeeeee» strillò
Kid, iniziando una corsa
sfrenata verso il primo ristorante che avrebbero incontrato sulla loro
strada…
E finendo a
fermarsi prima.
«ehi,
Kid
Muscle!»
«uh?
Ehi,
ma è Sasaki! Ed ha uno stand di riso con manzo!!! Hammyyyyy
abbiamo trovato da
mangiare!!!»
«dove-dove-dove?
Oh! Tu sei Mr.Sasaki, il lottatore di sumo con cui Kid avrebbe dovuto
correre!
Quindi tu in realtà hai uno stand di riso con manzo? Che
bello! Ne voglio dieci
porzioni per favore!» disse Emerald con un gran sorriso.
«io
dodici!» disse Kid.
«allora
io
quindici!»
«sedici!»
«diciotto!!!»
«facciamo
una gara Emerald, e chi mangia più pappa di manzo
vince!» propose Kid.
«perderai
di nuovo» lo avvertì la ragazza con un sorrisetto.
Kid fu
felice di essere riuscito a farla sorridere ancora. Era quella
la Emerald che conosceva lui, non quell’altra non
solo
pericolosa, ma anche malinconica e a tratti cupa.
«non
contarci!»
«…uh…»
«che
succede, Hammy?»
«è
da ieri
sera che non accendo il cellulare…e io e te siamo fuori da
stamattina presto,
quindi mi sa che mi sono persa un bel po’di chiamate, oltre
che…oh cavolo» fece
un grosso sospiro «oltre che l’ora del
tè. L’ultima volta Kevin me ne ha dette
di tutti i colori».
«…l’ora
del
tè?»
«oh
si. Che
ci sia un tornado, un’alluvione, il terremoto o un attacco
alieno, alle cinque
del pomeriggio in punto Kevin Mask beve il suo tè, con una
zolletta di zucchero
e un goccio di latte, perché senza latte è alla
russa, e “noi siamo inglesi,
non possiamo bere il tè in modo così
barbaro”. Io infatti adesso che sono le
cinque e venti ho quasi paura ad accendere il cellulare,
perché so che se
disgraziatamente dovesse chiamarmi -ed io altrettanto disgraziatamente
dovessi
decidere di rispondere- inizierebbe a farmi una paternale che durerebbe
da
adesso a domattina».
«beh,
allora non accendere il cellulare».
«devo accenderlo, altrimenti quello
è
capace di chiamare la polizia per denunciare la mia scomparsa. O peggio
ancora
un presunto rapimento. Sapeva che oggi io e te saremmo usciti, ma non
l’ora»
disse, accendendo il Galaxy
«…una…quattro, sette chiamate perse di
Kevin,
cinque sms sempre suoi e…oh, un sms di Turbinskii».
“incontrati “per caso” il
compagno russo e il
tuo mascherato amico. Quest’ultimo non era
contento” lesse in silenzio
Emerald, rispondendo con un “ottimo,
grazie, :) “
«sette
chiamate?!» allibì Kid.
«guarda
che
è andata di lusso, se sono solo sette. Il suo record
è di ventotto. Gli mando
un sms che è tutto ok va’…»
sospirò, digitando il messaggio e poi, al solito,
spegnendo di nuovo il cellulare «e adesso gara di cibo e poi,
quando mi dirai
che è ora, vado da Roxanne
e…senti…cosa potrebbe piacerle? Insomma non mi va
di
presentarmi a mani vuote».
«non
lo
so…fiori?»
«mmmh,
come
idea è carina, quali però? Cioè, non
è che posso presentarmi con un mazzo di
rose».
«io
regalerei dei giacinti color porpora» intervenne Sasaki
«se devi chiedere scusa
a qualcuno sono perfetti».
«grazie
del
consiglio!»
«giacinti
porpora? Devo tenerlo a mente!» disse Kid.
«Roxanne!
Ma che ti è successo?» allibì Miss Mary
vedendo tornare a casa la figlia con un
grosso livido in verticale su tutto il volto e ferita sulla fronte,
dove aveva
preso più forte il colpo.
«ho
litigato…»
«vieni
vieni, che ci mettiamo subito qualcosa…un impacco
freddo…» la condusse
rapidamente in cucina «hai di nuovo fatto a botte per
difendere qualche tua
compagna di scuola?» le chiese, mentre faceva
l’impacco.
«no…stavolta
il motivo è diverso, e poi quegli energumeni li so
gestire».
«allora
chi
è stato a ridurti così? E soprattutto,
perché?...ecco, brava, tieni la testa
all’indietro e adesso andiamo sul
divano…»
«è
stata
un’altra ragazza, mamma…»
iniziò a raccontare Roxanne mentre dalla cucina
andavano in salotto, e si stendeva sul divano.
«cosa?
Sul
serio?...e che razza di energumeno è, per averti ridotta
così?»
«no,
a dire
il vero è magra magra e alta come
Chichi…è la ragazza che era insieme a Kid
Muscle nella corsa a tre gambe…»
«ah,
l’ho
vista in televisione. Dovrebbe essere la figlia di Lancaster, se non
erro».
«già…avrei
dovuto immaginare che era stata addestrata, ma ho agito senza
riflettere. È
andata così, ero con le ragazze e siamo passate davanti al
Beverly Park, lei
era tra le braccia di Kid Muscle e…non ci ho visto
più! Prima intrallazza con
Jeager, poi con Kevin Mask, forse anche con Turbinskii, con Kid!
È sempre in
mezzo, e quando c’è lei sono tutti
“Hammy di qua, Hammy di
là”…fosse bella,
poi…» fece un sospiro nervoso
«…insomma…non ci ho più
visto. E praticamente le
ho dato della puttana».
Miss Mary
non disse niente, aspettando che Roxanne finisse di raccontare.
«lei
a quel
punto ha detto che non devo permettermi di giudicarla, aggiungendo che
se la
invidio tanto per le sue presunte attività sessuali dovrei
cercare un cieco che
mi “cavalchi”…io allora l’ha
attaccata, ma lei mi ha evitata e mi ha sbattuto
la testa contro il palo dell’altalena. Ma la cosa assurda
è che per un attimo
quando le sono saltata addosso mi è sembrata triste, e
poi…si è allontanata…ha
detto “che ti avevo fatto di male,
eh?”…ed è scappata. E Kid Muscle le
è corso
dietro. Fine».
Miss Mary a
quel punto disse la sua. «lei ha esagerato, ma tu
effettivamente non avevi
alcun diritto di insultarla e di attaccarla solo perché era
tra le braccia di
Kid. Anche perché...tu conosci bene questa
ragazza?»
«no,
non
benissimo, ci sono uscita un paio di volte insieme a tutti gli
altri».
«quindi,
ponendo che se anche le fosse comunque non ti riguarderebbe, non puoi
dire con
certezza che sia una puttana solo perché ha molti amici
uomini. Non è detto che
vada a letto con ognuno di loro, e non è detto che
nonostante fosse tra le sue
braccia stesse facendo qualcosa di “sospetto” con
Kid Muscle».
Effettivamente…con
Jeager-da quel che diceva lui- non aveva fatto niente, e riguardo tutti
gli
altri non si sapeva nulla di concreto. Forse era davvero stata troppo
avventata. Forse non avrebbe dovuto comportarsi con lei in quel modo
perché,
dopotutto, Emerald non le aveva fatto proprio niente di male fino a
poco prima.
«già.
Mi sa
che ho sbagliato a fare come ho fatto».
«oltretutto
da quel che mi hai detto lei è sembrata dispiaciuta per come
stavano andando le
cose. Dimmi una cosa…oltre che con i tuoi amici o qualche
altro uomo, ti è mai
capitato di vederla in giro insieme a un’altra ragazza, o
più?»
Ogni tanto
l’aveva vista al centro commerciale, in effetti, anche se le
era stata il più
lontano possibile. E a pensarci bene no, non l’aveva mai
vista insieme ad
un’altra ragazza. Era come se Emerald-la-favolosa-DJ-Smeraldya
non avesse amiche femmine con cui uscire, ma solo tanti amici maschi.
«no,
le
volte in cui l’ho vista al centro commerciale era da sola.
Ma…è che…ruba tutta
la scena, capisci? Insomma, te l’ho detto, anche se non
è bellissima quando c’è
lei i ragazzi sono tutti “Hammy Hammy”. Perfino
Kevin Mask, da quel che
sembra».
«ti
ho
detto molte volte che l’aspetto fisico conta solo fino ad un
certo punto. Se
tutti questi ragazzi le vogliono bene, e bene davvero, ci
dev’essere per forza
un altro motivo che non sia “è una
puttana”. Perché ai ragazzi non importa
nulla delle cosiddette “puttane”, ronzano loro
intorno ma non gli sono davvero
affezionati come i ragazzi della Muscle League sembrano essere con
Emerald. Kid
Muscle in particolare non si circonda di cattive persone; i Kinniku non
lo
fanno quasi mai e, le poche volte in cui lo fanno, le
“cattive persone” in
questione cambiano in meglio».
Roxanne
socchiuse gli occhi. «quindi mi stai dicendo che la ragazza
che mi ha quasi
spaccato la testa in fondo non è una cattiva
persona?»
«già.
Solo
che ha veramente esagerato, su
questo
non c’è dubbio».
Roxanne
sospirò. «se non altro una lezione l’ho
imparata…»
«evitare
di
giudicare le persone con superficialità?»
«non
attaccare briga con Emerald. E ad evitare di giudicare le persone con
superficialità,
mamma, si, ho
imparato anche quello».
Passò
circa
un’ora. Miss Mary era uscita a comprare qualcosa per cena, e
Roxanne era
rimasta sul divano, sibilando ogni tanto per il dolore ogni volta che
spostava
l’impacco freddo. Sperò solo che
quell’ultima disavventura non si diffondesse
troppo in giro, altrimenti gli energumeni che metteva al tappeto quasi
regolarmente avrebbero iniziato a non temerla più. O beh, in
quel caso se mai
avrebbe ricordato loro perché invece c’era ragione
di avere paura di lei…
Il
campanello suonò. Chi poteva essere a quell’ora?
Che fosse sua madre che aveva
dimenticato le chiavi, il portafogli, o chissà che cosa?
Comunque sia decise di
andare ad aprire.
«si,
chi…»
Ammutolì.
«…scusami
per prima, mi dispiace immensamente» disse Emerald tutto
d’un fiato sollevando
il mazzo di giacinti «non volevo davvero spaccarti la testa
contro il palo
dell’altalena, giuro su…beh su Dio non posso
perché secondo me non esiste…giuro
sulla Regina!» da dietro il mazzo di giacinti che era grosso
tre volte la testa
di Roxanne spuntarono due occhi verdi che sembravano davvero dire
“scusa-scusa-scusa-scusa”!
Roxanne
rimase lì a guardarla allibita per un pezzo. Tutto si
aspettava meno che di
vedere lei! Emerald ad un certo punto parve quasi allarmata.
«ehm…ci
sei?...oddio non è che col colpo di prima ti ho
sconclusionato il cervello?»
«ci
sono.
Solo che è una visita inaspettata» disse
lentamente Roxanne prendendo i
giacinti.
«ah.
Ok. Le
testa va meglio vero? Giuro, non avrei mai voluto che finisse in quel
modo. È
che…quando vengo “attaccata”, in ogni
modo…reagisco malamente, nel senso che
tendo a restituire il favore con gli interessi, per così
dire…»
«ho
capito».
Momento di
silenzio.
«prima
si
stava bene, ma adesso inizia a fare freddo quindi…direi di
entrare».
«...entrare?»
«ah…se
non
vuoi non sei obbligata» specificò Roxanne.
Accidenti, forse sarà stato per il
senso di colpa o simili, ma adesso Emerald sembrava quasi un
po’impacciata.
E in
effetti lo era, un po’perché l’aveva
picchiata poco prima, e un
po’semplicemente perché era sorpresa che volesse
farla entrare in casa propria.
Pensò anche che forse dentro c’erano quindici
persone e Roxanne la stava
attirando in trappola per cercare di riempirla di mazzate…ma
Kid prima di
tornare a casa propria aveva detto che non era il tipo da fare una cosa
del
genere.
«no,
no…accetto l’invito».
Le due
ragazze entrarono in casa, ed Emerald si sedette -ancora un
po’a disagio- su
una sedia in cucina, dopo aver accettato anche la tisana che Roxanne le
aveva
offerto.
«è
stata
colpa mia».
Emerald
guardò Roxanne, che nel preparare la tisana le stava dando
le spalle.
«specifica».
«ho
sbagliato a darti della puttana, anche se un po’tra le righe.
E forse ti ho
giudicata troppo in fretta. Come hai detto tu stessa, in fin dei conti,
non ti
conosco bene. Inoltre anche volendo farlo beh…non avrei
elementi per dire che
sei una puttana. Jeager mi ha confessato che non è vero
niente».
«già.
Io
comunque ho sbagliato a dirti quella cosa della cavalcata. Non
è vero nemmeno
quello, sei una ragazza carina».
La tisana
era pronta, e Roxanne la servì. «attenta,
è bollente. Io ho sbagliato a cercare
di metterti le mani addosso».
«e io
a
mettertecele. Avrei potuto evitare i tuoi colpi e finirla
lì. Beh direi che
entrambe avremmo potuto evitare tante cose».
«si.
È che…quando
ti ho vista tra le braccia di Kid…non so che mi è
preso».
Emerald bevve
pian piano qualche sorso di tisana. «se ti piace Kid Muscle
posso garantirti
che siamo solo e soltanto amici. Non è il mio tipo. Non hai
niente da temere da
me. E oltretutto mi vedo già con un altro quindi guarda, non
hai proprio motivo
di preoccuparti!»
«ti
vedi
con…oh!...quindi sei fidanz-»
«ah-ha!»
la
interruppe Emerald «non dire la parola con la
“F” per piacere. Ho detto che mi
ci sto vedendo. Ultimamente, per motivi miei, la parola
“F” soprattutto se
seguita da “ufficialmente e dinanzi a testimoni” mi
da’ la nausea».
«ah.
Ok. Comunque…non
sono innamorata di Kid Muscle» disse Roxanne, bevendo la
tisana.
«va
bene. Hai
dato di matto vedendomi in braccio a lui perché NON ne sei
innamorata».
Qualche minuto
di silenzio seguì l’affermazione di Emerald.
Arrivarono a metà tisana.
«qualunque
cosa ti abbia fatto per esserti così antipatica ti assicuro
che non l’ho fatta
di proposito. Addirittura…avevo pensato che magari avreste
potuto essere le mie
prime amiche femmine. Tu e le altre due ragazze. Ma credo di aver
sbagliato».
«le
prime…?
Che significa, che non hai mai avuto un’amica
femmina?»
Hammy
scosse la testa. «da quando faccio la DJ ho milioni di
ragazze mie seguaci su
Twitter, ma nient’altro. Nella realtà no, non ne
ho. Frequento solo ragazzi. È sempre
stato così».
Roxanne
bevve un altro po’di tisana. «capisco. Anche io da
piccola tendevo a giocare
più con i maschietti…»
«mi
ricordo
quando da bambina scappavo dalla scuola delle suore ed andavo nei
vicoli a fare
a botte con i bambini di strada» rise Emerald, col lo sguardo
perso nei ricordi
«poi però le suore mi trovavano sempre, e mi
riportavano a casa da mio padre…»
«immagino
le prediche…»
«al
contrario. Applicavo sul campo le tecniche che mi insegnava. E poi
l’idea della
scuola delle suore era di mia madre. Mio padre bontà sua mi
ha sempre lasciato
fare quel che volevo…»
“e
adesso
so anche perché. Perché si sentiva in
colpa”.
«sei
fortunata ad avere un padre. Io non so nemmeno chi siano i miei veri
genitori».
Altra lunga
pausa di silenzio tra le due.
«però
Kid
mi ha detto che tua…madre…comunque ti vuole bene.
Ti dirò…i legami di sangue
alla fine contano ben poco. In una famiglia degna di tale nome
l’unica cosa che
conta è volersi bene, e tra consanguinei non succede
sempre».
“chiaramente
si riferisce a Kevin Mask” pensò Roxanne.
«anche questo è vero. Miss Mary
comunque è un’ottima madre, e mi ritengo
fortunata».
«probabilmente
vorrà staccarmi la testa, adesso. Per…»
le indicò la fronte «quello».
«a
dire il
vero è stata lei a farmi capire che ho sbagliato».
«sul
serio?»
«eh
già».
Emerald
finì
la tisana con due ultimi sorsi. «era buona. A che
cos’era?»
«gelsomino».
«me
ne
ricorderò, potrei proporla a Kevin come alternativa al
tè, giusto per
strappargli un “vaffanculo”…guarda che
non è semplice da fare…a proposito»
riaccese il cellulare «vediamo quante volte ha provato a
chiamarmi ancora, un’ora
fa stavamo a sette».
«sette?!»
Appena lo
schermo del Galaxy si illuminò Emerald lo spinse
imprevedibilmente verso
Roxanne. «guardaci tu, che io ho quasi paura».
«sicura?»
«oh
si».
Roxanne
guardò
il display. «diciotto chiamate perse e sei
messaggi!» allibì.
«lo
sapevo
io…se sente che il telefono è spento non
è mica che desiste, no; lui chiama,
chiama, chiama come se potesse farlo riaccendere per magia».
«non
lo
facevo così».
«infatti
con gli altri non lo fa. Scartavetra le palle solo a me».
Roxanne le
restituì il cellulare. «sai, a molte ragazze
piacerebbe che Kevin “scartavetrasse”
loro le palle».
«immagino,
e a me non dispiace che lui mi cerchi. Solo che quando sono in giro con
altra
gente non voglio rotture, soprattutto se sono con i nostri amici in
comune. Non
fa che dirmi che sono dei perdenti, cosa che assolutamente non è, e quando fa
così non si sopporta. E poi le cose andavano
meglio, prima che arrivasse il suo…allenatore».
Mentre parlava
la sciarpa che si era avvolta intorno al collo era scivolata, ed anche
il
fondotinta era andato via; le ecchimosi perfettamente definite delle
dita di
Flash strette attorno al suo collo dunque erano ben visibili.
«ma…cos’hai
sul collo?»
«eh?...»
si
accorse con orrore che la sciarpa era scivolata «oh,
quelli…niente, niente,
solo che l’uomo con cui mi vedo esagera con i
succhiotti» minimizzò,
risistemando la sciarpa «io gliel’ho detto di non
esagerare ma ehi, che vuoi
farci, non recepisce. Comunque è meglio che vada, tra poco
immagino che cenerai
e non voglio disturbare oltre» disse rapidamente Emerald
alzandosi in piedi «ci…vediamo
in giro. Ciao».
E prima che
Roxanne potesse fermarla Emerald uscì di casa di corsa,
scomparendo nel buio
che ormai era sceso già da un po’.
«se
quelli
erano succhiotti io sono Candy Candy» disse Roxanne tra
sé e sé.
Ma chi
poteva essere stato a farle quei segni? L’uomo con cui diceva
di vedersi?
Kevin Mask?
…Lord
Flash?
Un altro
ancora?
Forse Emerald
J.V.P. Lancaster non solo NON ERA una sottospecie di diva puttanella,
egocentrica e viziata…ma aveva anche più problemi
di quanto si potesse pensare.
:: quattro ore dopo ::
Non gli
importava se fuori era freddo.
Non gli
importava degli allenamenti.
Non gli
importava delle prediche di Lord Flash.
Lui era
lì,
e l’aspettava.
Aveva tenuto
spento il cellulare per tutto il giorno, e non era ancora tornata a
casa. Ed essendo
uscita con Kid Muscle di mattina, questo era preoccupante.
E se si
fosse lasciata traviare dal…
Ehi. Aveva
veramente
pensato “dal fascino nascosto dei reali Kinniku”?
“Kevin
Mask, sei ridotto sempre peggio” pensò.
O magari
era uscita con Kid Muscle, ma poi aveva incontrato Jeager Broken ed era
rimasta
con lui…o magari poi si erano uniti al resto della
combriccola, ed era rimasta
con quel perdente al cubo* di Terry Kenyon…quella
sottospecie di cowboy
purtroppo aveva un discreto successo con le ragazze…
In quel
momento vide la luce di un fanale brillare lungo la via, ed una
motocicletta
bianca piuttosto vecchia si fermò davanti a casa Lancaster.
E nemmeno a
dirlo…Emerald era senza casco. Lei e le regole della strada
non andavano d’accordo.
Ma dove
l’aveva
presa la moto?!
«vuoi
diventare un totem ghiacciato?»
«dove
diamine eri finita?! Ti ho chiamata un sacco di volte, e tu avevi
sempre il
cellulare spento! Ma che te lo porti dietro a fare, allora?!»
guardò la moto «e
questa da dove viene?»
«praticamente
è successo così, stavo andando alla fermata del
bus per tornare a casa, e
guardavo gli annunci su EBay. A un certo punto ho visto che un tizio
che stava
in una via a poco distanza da quella dov’ero vendeva questa
moto, e dato che
avevo dietro il libretto degli assegni sono andata a comprarmela. Poi
ho fatto
qualche giretto di prova e gira che ti rigira che ti rigira dalle sei e
quaranta come vedi si sono fatte quasi le undici».
Tipico di
Emerald, quando usciva non solo non sapeva mai se e quando tornava a
casa, ma
nemmeno con cosa.
Al momento
però quel che interessava a Kevin era altro.
«e
che
avete fatto tu e Kid Muscle fino alle sei e quaranta?!»
«…e
venti. Erano
i quaranta quando ho preso la moto».
«fa
lo
stesso! Che avete fatto tutto questo tempo?»
Emerald accese
una Marlboro. «ma che ti importa?»
«dimmi-cosa-avete-fatto».
Emerald
alzò
gli occhi al cielo con aria drammatica. «oh Kevin non avrei
mai voluto dirtelo
così ma…io…mi sono innamorata di Kid
Muscle e oggi siamo andati in comune a
sposarci!»
«come
come?!!»
Emerald
innamorata
di Kid…Emerald sposata con Kid Muscle?! No, non era
possibile, non poteva
essere, era un incubo che diventava realtà!
Emerald
soffiò
tre anelli di fumo. «e ci credi pure? Ma sei coglione?...che
vuoi che abbiamo
fatto, abbiamo mangiato! E poi mangiato, e mangiato, e
mangiato…»
Kevin trattenne
un sospiro di sollievo. «però di chili non ne hai
messo su mezzo».
«eh
no».
«ma
non
avrete solo mangiato, avrete anche parlato…»
«oh
cielo»
sbuffò Emerald cercando le chiavi ed aprendo la porta per
entrare in casa. Niente
da fare, ormai Kevin era partito all’attacco e non se lo
sarebbe più levato di
torno.
…perché,
perché
non potevano stare insieme?...era così dolce a preoccuparsi
per lei, anche se
somigliava vagamente ad uno stalker.
«…e
io
voglio sapere di cosa! E non dirmi “non posso dirti tutto,
non mi ricordo” perché
so benissimo che tu hai la memoria eidetica e dunque ricordi tutto quel
che ha
detto, quando l’ha detto e la faccia che aveva quando ha
detto…quello che ha
detto!»
«non
abbiamo parlato di wrestling, quindi nemmeno di quel che fai con
Flash».
«lo
so! Per
questo la cosa mi preoccupa, perché non so di
cos’altro avresti potuto parlare
con lui. A parte che…di sesso…e non ridere, non
c’è niente da ridere!!!»
Emerald,
ridendo ancora nonostante quel che lui aveva detto, gli si
avvicinò e gli prese
le mani. «Kevin Mask, datti una calmata o finirà
per scoppiarti qualche vena. Io
e Kid Muscle siamo solo amici. Oltretutto non hai di che preoccuparti.
Non svelerei
mai i tuoi segreti. E dato che anche tu ed io siamo solo amici, anche
se di
certo voglio molto più bene a te…non vedo il
motivo di scenate come questa».
“solo
amici”.
Oh, Hammy
con le stilettate ci sapeva fare.
«non
era
una “scenata”. Sono solo preoccupato che la
compagnia di quel demente ti
rovini».
«ah,
ma
dai! Guarda che è una brava persona».
«è
un
DEMENTE».
«vieni
qua»
Emerald lo abbracciò con un sospiro «non devi
stare a preoccuparti per me. So badare
a me stessa. Tu devi pensare al Torneo, quando ricomincerà,
e ad allenarti per
vincere; lo so che per te la Corona Chojiin conta molto, e non voglio
che ti deconcentri
a causa mia. Quindi…tranquillo. Ok?»
Dopo diverse
esitazioni l’inglese iniziò ad accarezzarle i
capelli. «è che non vorrei che
frequentando quelle persone finissi a non avere più tempo
per me, o a non
volermi più vedere e basta» ammise.
«questo
non
succederà mai. Poi sennò da chi la scrocco la
WiFi?»
«…fammi
capire bene, tu lo fai solo per la WiFi?!»
«certo
che
no. Anche per la birra, il fish&chips, l’acqua
corrente…»
«parassita!»
«…e
perché voglio
bene al mio cacciatore di farfalle preferito».
Un altro
sorriso sotto la maschera. Raro come l’ultimo che aveva fatto.
«ecco,
già
va meglio».
«comunque
qualcosa da raccontarti effettivamente ce l’ho. Ho sbattuto
la faccia Roxanne
contro un palo».
«e
perché? Comunque
dovresti averle fatto un favore, se le hai rotto il naso magari
l’hai
migliorata un pochino».
«Kevin!
Non
essere cattivo!»
«non
sono
cattivo sono realista».
«Kevin!»
«che
c’è?! È
vero!» si mise a sedere sulla poltrona «dai,
raccontami».
Lei si mise
a sedere sul divano. «allora, è successo
che…»
«perché
lì?»
l’inglese indicò il divano.
«…e
dove
avrei dovuto sedermi?»
«dove
ti
siedi sempre».
Con
l’ennesimo
sospirò si spostò in braccio a lui. Aveva la
sensazione che avrebbero parlato
per parecchio tempo…
***
*...prevedo
che con questi pensieri Kevin come minimo si
troverà il letto pieno di formiche
rosse…messe da *chissà chi* (vero, mistery
dragon? xD)
Voglio
mettere in chiaro una cosa: Roxanne mi sta sulle scatole. Ma volevo che
Hammy
potesse avere delle amiche femmine, e non avevo voglia di inventarmele.
Quindi,
visto che un’amicizia con Jacqueline è impossibile…
Grazie
a
Cyberluna, mistery dragon, Portuguese D. Rogue e _UnInvernoMuto_(o
_b_bb_r_ xD)
per aver seguito la storia fino a qui :D
|
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Capitolo 12 *** 10- Hunted ***
Fu solo dopo
circa due mesi e
mezzo che si ebbero nuove notizie sul Torneo, in una lettera in cui si
comunicava che i sorteggi si sarebbero tenuti il sabato mattina della
settimana
successiva. Emerald aveva accolto la notizia con un sospiro di
sollievo; se
disgraziatamente fosse stato il sabato della settimana attuale sarebbe
stato un
bel problema…
«Kevin,
prova la manovra di
evasione numero sette!»
«va
bene».
La ragazza
sollevò la testa per
osservare la manovra in questione con attenzione. L’ennesima
di cui avrebbe
memorizzato ogni piccolo particolare, esattamente com’era
avvenuto per le
altre; vista solo una volta, avrebbe potuto tranquillamente riprodurre
su carta
-o rifare lei stessa- tutte le mosse che servivano.
Era una delle
cose su cui Lord
Flash aveva dovuto cedere, pur di mantenere il rapporto di fiducia che
era
riuscito a creare con Kevin. E nonostante inizialmente le cose fossero
andate
bene, tanto che Kevin gli aveva concesso di aiutarlo fin da subito, da quando lo aveva visto
davanti a casa con
Turbinskii le cose erano leggermente cambiate.
Non era che
Kevin avesse già
smesso di fidarsi di lui o di ascoltarlo, ma era evidente che non gli
piacesse
trovarsi davanti Turbinskii spesso e volentieri mentre lui, Lord Flash
ed
Emerald si allenavano fuori.
E come accadeva
spesso, Kevin si
“irritava” solo per la punta
dell’iceberg; se avesse saputo cosa c’era davvero
sotto chissà cosa avrebbe fatto, tra le bugie di Flash e
quel che Emerald gli
stava nascondendo. Per quanto assurdo potesse sembrare, le uniche due
persone
che sembravano tenere a lui erano anche quelle che gli mentivano di
più!
Oltretutto
Emerald non gli
nascondeva solo la faccenda del matrimonio combinato,
no…adesso c’era anche la
sua relazione con Turbinskii da tenere segreta, sia a lui che
-soprattutto- a
Flash!
Lei e Tovarich
avevano discusso a
lungo se continuare o meno su quella linea
“discreta”, decidendo infine di si;
erano agli inizi, e volevano un po’di privacy.
Così, quando uscivano insieme,
lo facevano sempre in luoghi un po’appartati,
lontani…o semplicemente si
trovavano a casa di Emerald, o nella suite che si era preso lui
nell’albergo.
«ottimo
lavoro, Kevin» disse Lord
Flash, quando Kevin finì con successo la prova.
«grazie.
Emerald?»
«eh».
«io
devo ancora capire dov’è che
vuoi andare questo weekend».
La ragazza fece
un grosso
sospiro. «per l’ennesima volta, Kevin, io e
Roxanne, Trixie e Chichi ce ne
andiamo in montagna. A s-c-i-a-r-e.
sai quella cosa che si fa con due tavole sotto i piedi e due
bastoni?»
Piccola bugia.
Era vero che le
tre ragazze sarebbero andate in montagna per il weekend. Ed era anche
vero che
l’avevano invitata, dato che da dopo quel “piccolo
incidente” con Roxanne
avevano iniziato ad uscire insieme per andare al centro commerciale o
cose
così. Ma Hammy aveva dovuto rifiutare, perché
aveva già altri programmi con
Turbinskii proprio per quel weekend, che avevano stabilito di passare a
Mosca.
Non per conoscere la famiglia di lui, sia chiaro; se fosse stato
così Emerald
non avrebbe accettato di seguirlo nemmeno sotto tortura, era solo per
mostrarle
dal vivo tutto ciò di cui le aveva parlato e passare due
giorni insieme.
C’era
da dire che l’invito delle
ragazze era capitato a fagiolo, così non aveva dovuto
inventare chissà cosa o
sparire semplicemente per due giorni col rischio di trovarsi la polizia
che la
cercava.
«so
cosa vuol dire
sciare!...quindi siete solo voi quattro?»
«seh.
Solo noi. Te l’ho già
spiegato, è una gita tra ragazze, il che
significa che non ci sarà
nessuno degli altri!»
«nel
linguaggio di Emerald
significa che ci saranno tutti» disse
Lord Flash.
«certo,
da, compagno,
come no. Se qui c’è qualcuno che mente non sono
io».
“si,
beh, più o meno!" pensò
“il mio non è mentire, io ometto solo
qualcosina”.
«basta!
Tutti e due!» li zittì
Kevin, prima che la discussione degenerasse «torniamo alle
questioni serie per
cortesia».
“tanto
prima o poi finirò il
lavoro che ho cominciato tempo fa” pensò Flash,
fissando con astio Emerald che,
dal canto suo, stava pensando più o meno la stessa cosa.
Peraltro Hammy
stava facendo
qualche progresso nella faccenda “matrimonio
combinato”: nello specifico, si
era decisa a parlarne con suo padre. Era stato duro, per lei, fare
quella
telefonata…
“Hammy,
che
piacere…”
“papà…dobbiamo
parlare”.
All’altro
capo del telefono c’era
stato un improvviso silenzio, quando Howard si era reso conto che il
tono di
voce della figlia non era esattamente incoraggiante.
“dimmi
tutto”.
“so
della
faccenda del matrimonio combinato”.
Altro lungo
silenzio.
“come
l’hai
saputo? Chi te l’ha detto?!”
“Robin
Mask
stesso quando sono venuta a Londra, e non provare e negare
papà, perché ho
visto l’atto scritto e firmato da te, da lui, dal notaio e da
‘sto Warsman che
non so nemmeno chi sia!...è stato la mattina dopo che sono
arrivata lì con
Kevin. Mi ha chiamata al cellulare, mi ha detto che dovevamo parlare, e
mi ha
fatto vedere quel foglio maledetto”.
“…perché
non
hai detto una parola, dopo?”
“perché
ho
cercato di convincermi che non era vero niente. Che era stato un
incubo. Perché
è roba che può star bene nel Medioevo, ma di
sicuro non adesso. E perché mi
sembrava assurdo che tu, che mi hai sempre lasciata vivere come volevo,
mi
avessi legata a qualcuno quando ero ancora una bambina. Ti rendi conto
che
qualunque legame io possa avere non sarà valido, a meno che
non sia con
Kevin?!”
“tu e
Kevin
però, ironia della sorte, mi siete sembrate piuttosto
legati”.
“cosa
vuoi che
c’entri questo?! Non posso stare insieme a lui
finché ci sarà quel patto di
mezzo, perché lui stesso se sapesse come stanno le cose non
vorrebbe! E
francamente a queste condizioni non voglio nemmeno
io!...è…per questo…che mi
hai sempre sostenuta in tutto, vero?”
“Hammy…”
“perché
sapevi cosa c’era sotto e ti sei sentito in colpa”.
“io
ho
cercato di spezzare quel patto, Emerald. Ho restituito a Robin Mask
tutto quel
che mi aveva prestato già due anni dopo la stipulazione. Ma
lui non ha voluto
saperne di annullare tutto, ed è per questo motivo che non
ci siamo più
parlati, ed ho lasciato la Lega; non sopportavo di lavorare di fianco a
quell’uomo, se uomo si può chiamare. Non
che…non che io sia migliore, forse.
Nonostante poi abbia cercato di rimettere tutto a posto, ti ho comunque
messa
in mezzo…ed è stato uno sbaglio”.
“decisamente.
E adesso, papà? Che facciamo?”
“sinceramente,
Emerald, non lo so. Hai letto il patto. Sai che può essere
annullato solo se
sia io che Robin Mask accettiamo di farlo, ed in presenza di Warsman.
Dunque
abbiamo due problemi, figlia mia: Robin Mask che non ci sta, e Warsman
che è
scomparso da anni. E se anche dovessimo riuscire a convincere Robin -e
la vedo
dura, perché io stesso ci ho provato in tutti i modi- non potremmo ugualmente
fare niente”.
“ma
questo
Warsman chi è?”
“probabilmente
l’unico amico che Robin Mask abbia mai avuto, oltre a me
quando ancora ci
frequentavamo. Ogni tanto sono venuti entrambi a casa
nostra…”
“io
però
Warsman non l’ho mai visto, o mi ricorderei”.
“perché
quando c’era lui ti mandavo in camera con qualche scusa o a
giocare fuori, o al
parco insieme a tua madre. Non mi andava che lo vedessi. Accettavo la
sua
presenza in casa solo perché io e Robin allora eravamo
amici, e lui era suo
amico; ma non gli ho mai permesso contatti con altri se non con me,
nella
nostra famiglia. Avrei potuto passare sopra al fatto che fosse russo e
mezzo
robot, ma non sul fatto che era
un’autentica…bestia. Non che io sia un santo,
ma a tutto c’è un limite. Lui, di limiti, non ne
aveva”.
“capisco”.
“proverò
a
parlare nuovamente con Robin Mask nel tentativo di farlo ragionare. E
farò di
nuovo cercare Warsman in tutto il pianeta, se
necessario…”
Emerald aveva
sentito
un’esitazione nella voce del padre. Stava per dire qualcosa
che non era certo
che lei avrebbe approvato.
“…e
una
volta trovato, se Robin continuerà a fare il testardo,
beh…vedremo quanto tiene
al suo vecchio amico. In fin dei conti non è il solo ad
avere contatti
nell’MI6, ed i servizi segreti sono sempre stati interessati
a studiare da
vicino cose come Warsman. Tecnologia sovietica
all’avanguardia, sai la
storia.”.
“se erano tanto
amici come hai detto tu una
minaccia del genere dovrebbe bastare”.
“auguratelo
per quella povera bestia, bambina mia”.
Dopo la
telefonata, comunque, si
era sentita un po’meglio. Se non altro ora sapeva di avere
l’appoggio del
padre, e che quest’ultimo stava -da quanto aveva capito, di nuovo- dando la caccia a Warsman.
Andava trovato.
Ad ogni costo.
“un
russo mezzo robot…anche
Turbinskii lo è, ma di certo non è una bestia
come questo russo q-“.
Uh oh.
«Lord
Flash, direi di provare la
tattica 32…»
«d’accordo
compagn-ehm, volevo
dire Kevin».
Uh oh.
A proposito di
bestie russe, non
ne aveva forse una davanti?
“il
colmo sarebbe scoprire che è
proprio a lui che mio padre sta dando la caccia. Oh, magari fosse
così! In quel
caso una volta portato davanti al notaio insieme a Robin Mask per
rompere il
patto sarebbe da lasciarlo comunque nelle grinfie
nell’MI6” pensò crudelmente
Emerald.
Ma
d’altra parte ehi, Lord Flash
aveva cercato di strangolarla. In un certo senso che volesse vederlo,
chessò,
steso su un tavolo con un’équipe di scienziati che
lo facevano a pezzi era
quasi giustificabile…
«che
hai da guardare in quel
modo?» le chiese Flash, alquanto seccato e quasi…
Impaurito?
«perché?
Ti guardo come al
solito».
“no
invece. Di solito mi guardi
con odio, o con disprezzo. Invece quello che hai ora è uno
sguardo che io ho
già visto…ormai quasi undici anni fa”.
:: Anni prima ::
«la
cosa è questa, Robin. Io ti
ho restituito, oltretutto con gli interessi, tutto quel che mi hai
generosamente prestato. Ora sii nuovamente generoso, e saggio, nel liberare i
nostri
figli dal vincolo».
Howard
Lancaster, seduto davanti
al camino di uno dei salotti della sua immensa tenuta, agitò
leggermente il
bicchiere pieno a metà di un ottimo vino rosso, del quale
poi bevve qualche
sorso attendendo la risposta di Robin Mask. Alla luce delle fiamme, gli
occhi
verde smeraldo dell’uomo sembravano essi stessi due fuochi.
«Howard.
Chiedo a te di
ragionare, adesso. Se nel nostro patto la restituzione del denaro non
era
contemplata, non pensi che possa significare che non sono interessato?
Di soldi
ne ho fin troppi. Invece tengo molto a far si che le nostre famiglie si
uniscano, e non vedo quale possa essere il problema».
In tutta la
conversazione Warsman
era rimasto in disparte, in un angolo buio. Non parlava molto di suo,
ed in
questo caso comunque non avrebbe nemmeno saputo cosa dire. Era stato
coinvolto
in quel patto tra l’uomo a cui doveva tutto ed Howard
Lancaster, si era
lasciato travolgere dagli eventi senza nemmeno rendersi bene conto di
cosa
tutto questo avrebbe comportato. Allora era ancora troppo ingenuo per
capire, o
meglio, ancora troppo “selvaggio” nonostante fosse
già migliorato molto
rispetto a com’era prima.
Warsman sapeva
che probabilmente
l’elegante inglese che stava bevendo quel vino delizioso lo
considerava alla
stregua di una delle bestie le cui teste erano appese in bella mostra
sulla
parete. Volpi…un alce, souvenir di un viaggio nel continente
europeo…un
rinoceronte, una gazzella, una iena, che invece venivano
dall’Africa come le
due zanne di elefante poco distanti da dove si trovava lui…e
via dicendo.
«non
lo vedi? Sono sorpreso.
Eppure il problema mi sembra piuttosto evidente: matrimonio
combinato» scandì Lancaster con lentezza
«come ti
suona?»
«ricordo
che quattro anni fa a te
non suonava poi così male».
«questo
perché ero in pessime
acque. Avevo bisogno di aiuto, ero disperato. Mi hai aiutato a
risalire, e ti
ho ripagato per questo; ma adesso rendi nullo il patto che abbiamo
stipulato,
perché non ha ragione di esistere. Inoltre non so quanto sia
opportuno che mia
figlia, inglese ed altoborghese…»
«stai
dicendo che improvvisamente
il nome dei Mask non è più degno di comparire
accanto a quello della tua
famiglia?!» cercò di interromperlo Robin, senza
riuscirci.
«…finisca
maritata con un
teppista come tuo figlio che, se non erro, è da poco
scappato di casa. Immagino
che tu non abbia neanche la più pallida idea di dove
sia».
«questi
non sono affari che ti
riguardano, Howard Lancaster. Dopo due anni che non ci parliamo mi hai
fatto
venire qui per rinnovare il tuo rifiuto?!»
«ora
più che mai. Che la mia
unica figlia sia legata ad un criminale è fuori
discussione».
«non
azzardarti ad insultare
nuovamente mio figlio» lo avvertì con freddezza
Robin Mask. Lancaster bevve un
altro sorso di vino.
«altrimenti?
Mi farai attaccare
da quella bestia russa lì nell’angolo, che ti
porti dietro come una specie di
animaletto da compagnia? Andiamo, eppure lo vedi anche tu che sulla
parete non
c’è posto per la sua testa».
Warsman ebbe
l’impulso di
saltargli addosso, ma Robin lo fermò con un cenno.
«Warsman. No».
Lui
obbedì. Lancaster rise, senza
vera allegria.
«precisamente
ciò che intendevo
dire. Tu gli dai un ordine e lui esegue, proprio come i nostri cani da
caccia».
«Howard
Lancaster, stai
oltrepassando il limite; sei avvisato».
A Warsman
tremavano ancora le
mani, cercava di dominarsi e di non tirare fuori gli artigli pur non
desiderando altro che piantarli nel cranio di quell’uomo che
lo trattava
esattamente come un animale. E lui non era un animale, grazie a Robin
aveva
imparato a controllarsi. Lui non era una bestia. Lui era…
«Robin,
ho colpa io se è un
mostro frutto degli strani esperimenti dei sovietici?»
Un…mostro.
Già.
«Lancaster.
Ti ho detto di smetterla».
Eppure Warsman
aveva più volte
osservato di nascosto Howard Lancaster e Robin Mask a casa di
quest’ultimo,
anni addietro, quando la loro amicizia era ancora salda. A quei tempi
non era
così, con Robin. A quei tempi…Robin addirittura
rideva e scherzava, insieme a
quell’uomo…e Warsman ricordava di quanto avrebbe
voluto, anche lui, poter avere
un rapporto simile con quella persona che sembrava così a
modo!
Era come se in
Howard Lancaster
abitassero due personalità distinte: una, quella abituale;
l’altra, che invece
veniva fuori nei momenti in cui si sentiva minacciato, o quando
qualcosa non
andava come lui desiderava. E adesso, decisamente, a prevalere era la
seconda.
«Robin.
Sii ragionevole ed
annulla quel patto. Non costringermi a fare cose che non vorrei mai
fare.
Andiamo da un notaio, e chiudiamo questa brutta storia» disse
Howard in tono
deciso.
Ma Robin scosse
la testa. «no. Un
patto è un patto, e da quel che ricordo i nostri figli si
trovavano anche
piuttosto in sintonia. Non vedo alcun motivo per spezzare
l’accordo. Dunque io
e Warsman ci rifiutiamo».
Lancaster si
voltò con aria quasi
annoiata verso quest’ultimo, ancora nell’angolo.
«da quando in qua anche le
bestie hanno diritto ad esprimere il proprio parere? Speravo proprio di
non
arrivare a tanto, ma se mi costringi, che dire…»
l’aria annoiata mutò
improvvisamente in quella di un predatore affamato. Una pantera dagli
occhi di
smeraldo.
«Howard,
non…» avviò a dire
Robin, di nuovo venendo palesemente ignorato.
«…trattiamo
la bestia come tale.
Che la battuta di caccia al mostro abbia inizio» disse, e
subito dopo da due
delle quattro porte che conducevano nel salone uscì una
valanga di uomini
armata fino ai denti che, più di una
“security”, rappresentava l’esercito
privato di Howard Lancaster «una
volta
preso il tuo animaletto da compagnia credo che tornerai a ragionare
Robin,
“amico mio”».
Tutti quegli
uomini si
scagliarono addosso a Warsman, il quale riuscì ad atterrarne
soltanto un paio per
poi essere brutalmente colpito da un fucile ad impulsi elettrici.
«WARSMAN!!!
Non combattere!!!
Scappa!» urlò Robin Mask
«SCAPPA!»
Era la
primissima volta che
glielo diceva. Solitamente valeva il concetto contrario…
Stordito per la
fucilata ma non
ancora a terra grazie alla resistenza che gli dava l’essere
mezzo robot Warsman
non vide alternativa se non lanciarsi dalla finestra. Il salto da fare
era
alto…ma lui poteva resistere…
I vetri
andarono in frantumi
facendo un gran baccano, mentre il russo cercava di attutire il
più possibile
l’impatto con il terreno. Ci riuscì abbastanza
bene, si era solo fatto un
po’male alla caviglia, ma era sopportabile; poteva correre.
Anche
perché doveva farlo, se
non voleva che la sua testa finisse con quelle
degli animali che aveva visto nel salotto.
«ECCOLO,
A ORE DUE! Il mostro!»
urlò un uomo, sparandogli con il proprio fucile elettrico e
mancandolo per un
soffio.
Da un uomo solo
che c’era, ne
arrivò un gruppo. Sempre più folto.
Poi due gruppi.
Cinque, quindici,
che convergevano tutti quanti su di lui. Uomini armati, e col solo
obiettivo di
catturarlo e fargli…chissà cosa…
Forse gli
avrebbero fatto ciò che
gli avevano fatto anche quegli uomini del laboratorio, in Russia, che
lo
avevano catturato nei campi quando era bambino per fare su di lui
esperimenti
di crudeltà indicibile…solo per poi classificarlo
come un esperimento fallito,
e gettarlo di nuovo nella steppa, dove i suoi stessi compaesani -che
prima
avevano sempre avuto un sorriso e un po’di pane e latte per
lui- lo avevano
braccato urlando “al mostro”, senza riconoscerlo
neppure, senza ascoltarlo
quando aveva tentato di dire loro chi era.
Con quei
pensieri orribili nella
mente che lo portarono a prendersi la testa tra le mani ed emettere un
urlo
straziante, Warsman si diede alla fuga correndo più
velocemente che poteva
nell’immenso giardino della tenuta dei Lancaster, con un solo
obiettivo: non farsi prendere.
«buttate
giù quel mostro!»
«sparategli
alle gambe, o in
punti non vitali, Lancaster lo vuole vivo!»
Ebbe fortuna.
Riuscì
ad uscire dalla villa di
Howard Lancaster quasi indenne, eccetto che per la caviglia messa male,
due
proiettili nel braccio destro e uno nella spalla sinistra.
Non sapeva dove
andare, non
sapeva cosa fare. Tornare a casa di Robin Mask? Oppure no?...
Alla fine
fuggì in un vicolo.
Forse sarebbe tornato…ma non quella sera…di certo
Lancaster aveva fatto mettere
degli uomini anche vicino alla tenuta del suo amico…
«tu…come
hai potuto?! Warsman non
è un animale! È un mio amico, e sei tu il
mostro, non lui!»
«la
colpa è tua, Robin. Se avessi
accettato di annullare il patto ora il tuo amico non sarebbe braccato
come la
bestia che è. E, soprattutto, non dovrei far riparare la
finestra».
«andatevene
al diavolo tu e la
tua finestra! E scordati che io annulli quel patto, anzi, lo
manterrò valido
solo perché so che ti fa rabbia!»
Howard non si
era mai mosso dalla
poltrona, in tutto ciò. Finì il vino con un
ultimo sorso. Tutto quel disordine
eppure il suo completo candido non aveva neppure una macchiolina,
pensò
compiaciuto, trovando oltretutto che il bianco facesse risaltare
maggiormente
l’abbronzatura ottenuta con tanta difficoltà
durante l’ultimo viaggio d’affari.
Economicamente parlando, lasciare la Muscle League si era rivelato
conveniente.
«il
peggio è per il tuo caro
animaletto, non per me. Gli darò la caccia, lo
stanerò…e poi il suo destino
sarà deciso solo ed esclusivamente dalla tua saggezza. Tieni
a mente che ho
anche io amici nell’MI6, e so per certo che non vedrebbero
l’ora di mettere le
mani su quella…cosa».
«taci…mostro» sibilò Robin
Mask, uscendo dalla stanza pieno di ira.
In quel momento
l’anziano
maggiordomo che era a capo di tutta la servitù
entrò nella stanza. «signore,
vuole che chiami qualcuno per quel vetro?»
«domani,
domani; fallo coprire
provvisoriamente con qualcosa, Jordan, per cortesia. Telefonare al
vetraio a
quest’ora sarebbe proprio ineducat-»
«papy…?
Ho…sentito dei rumori…ma
che è successo al vetro?»
Emerald scelse
proprio quel
momento per entrare nella stanza, con il visetto da bambina di otto
anni che
era un misto tra l’insonnolito ed il preoccupato.
«niente,
Hammy, si è
semplicemente rotto. Succede» minimizzò, alzandosi
per prenderla in braccio e
riportarla di peso in camera da letto.
«ma…ho
sentito tanti colpi…»
«teppistelli
con i petardi. Si
sentono perfino da qui. Fastidiosi eh?»
«mi
hanno fatto paura».
«tranquilla,
Emerald. Va tutto
bene. Andrà tutto bene, finché ci sarà
papà a proteggerti».
Passò una
settimana prima che Robin Mask
rivedesse il suo amico Warsman, una settimana in cui non fece che
temere il
peggio. Si, Warsman era più che in grado di cavarsela da
solo. Ma non poteva
restare tranquillo sapendo che Howard H.R.J. Lancaster lo stava
spietatamente
braccando in tutta Londra.
Per Robin -al
momento intento a
bere il tè in giardino-
era un periodo
davvero orrendo, tra tutta questa storia con Howard e la fuga di Kevin.
Quel
piccolo scapestrato. E dire che lui le aveva provate tutte per
insegnargli come
avrebbe dovuto comportarsi, ma non c’era proprio stato verso;
aveva cercato di
intervenire in ogni singolo dettaglio della sua vita, pianificando le
sue
giornate in ogni minimo particolare. Com’era possibile che
fosse venuto su
esattamente al contrario di come lui avrebbe voluto?!
«Robin…»
All’inglese
cadde quasi la tazzina
dalle mani. «Warsman! Grazie a Dio» disse, con
autentico sollievo nella voce,
alzandosi per andare dal suo amico «come stai? Sei ferito?
È passata una
settimana ho temuto che gli uomini di Lancaster ti
avessero…»
«no,
anche se diverse volte…ci
sono andati vicino…» una ferita fresca ad una
coscia gli strappò un gemito di
dolore. Robin Mask non stette a pensarci due volte, caricandolo sulla
propria
schiena e portandolo rapidamente in casa per farlo curare.
«quel…non
ho parole per
definirlo. Con che coraggio…una battuta di
caccia!» Robin non riusciva nemmeno
a mettere in fila due frasi di senso compiuto, dalla gran rabbia
«come ho
potuto essere amico di un uomo
così…così…ah,
non…no, non ho parole per
definirlo. Credevo di conoscerlo. Mai sbagliato tanto su
qualcuno».
«e
allora perché non gli dai
quello che vuole?...annulla quel patto e facciamola
finita…con un padre del
genere come vuoi che venga su quella bambina?»
«mai»
disse testardamente
l’inglese.
«la
mela non cade mai troppo
lontana dall’albero, Robin».
«qualcuno
avrebbe dovuto dirlo a
Kevin» borbottò lui, arrivando in infermeria
«è ferito, ha bisogno d’aiuto.
Tornerò tra un’ora, più o
meno».
Lo
lasciò lì in infermeria, dove
i medici -anche loro sempre inquieti all’idea di avere a che
fare con il russo-
curarono Warsman al meglio. Robin tornò un’ora
dopo come promesso.
«grazie
per il lavoro svolto.
Lasciateci soli per favore».
I medici
obbedirono.
«grazie
per avermi fatto curare
ma…cos’è che hai in mano?»
Infatti Robin
aveva con sé dei
vestiti, un grosso borsone ed una valigetta in acciaio.
«finché
Lancaster ti da’ la
caccia non puoi restare qui a Londra, ed anche all’estero non
potrai viaggiare
col tuo vero aspetto, perché ti troverebbe lo stesso. Appena
starai meglio ti
farò partire per un Paese a tua scelta con primo aereo, con
un biglietto a nome
Lord Flash».
«m-ma…Robin,
io non me ne voglio
andare!» disse subito Warsman. Non voleva allontanarsi
dall’unico vero amico
che avesse mai avuto dopo una vita.
«è
necessario. Cerca di capire. E
poi…vorrei che tu facessi qualcosa per me, in
futuro».
Aprì
la valigetta. Due libri con
due sigilli, e relative chiavi.
«qui
dentro» indicò il libro
rosso «sono illustrate le tecniche più segrete
della famiglia Mask. La maggior
parte te le ho insegnate. Quanto al resto, so che puoi impararle da
solo».
«ma…Robin,
questo è…io non faccio
parte della famiglia…»
«per
quel che mi riguarda invece
si, ne fai parte eccome. Allora, il libro rosso è per te. E
l’altro…questo è il
favore che volevo chiederti di farmi…»
«qualunque
cosa. Io ti devo
tutto, lo sai».
«voglio
che tu, al momento
giusto, dia questo libro a mio figlio Kevin. Adesso neppure io so dove
sia, ma
sono certo che un giorno in tutta la galassia conosceranno il suo nome.
Il fin
dei conti, per ribelle che sia, ha il mio sangue nelle vene»
disse piano «lo
farai?»
«te
l’ho detto Robin…qualunque
cosa».
Warsman, sotto
mentite spoglie,
partì una settimana dopo.
Howard
Lancaster gli diede la
caccia per otto anni, prima di rinunciare con l’idea di
convincere Emerald a
sposarsi a Las Vegas, se mai lei avesse voluto.
Ma se mai quel
mostro fosse
rispuntato fuori…avrebbe saputo benissimo cosa farne.
:: il presente ::
«beh…tu
smettila di guardarmi e
basta».
«santo
cielo Flash, soffri di
manie di persecuzione!» Emerald alzò gli occhi al
cielo «te l’ho detto, ti sto
guardando esattamente come al solito, ossia schifata perché
a me i ratti non
piacciono…»
«Emerald!»
Kevin cercò di
zittirla, senza successo.
«…fosse
per me organizzerei una
battuta di caccia per derattizzare la casa, tu che dici
Kevin?»
Hammy lo aveva
detto più che
altro scherzando.
Ma Lord Flash
aveva visto come
l’aveva guardato; il cucciolo della pantera degli occhi di
smeraldo…ma a dirla
tutta non era nemmeno così “cucciolo”,
ormai.
«stai…ZITTA!»
sbottò afferrando
un peso da settantacinque chili con un solo braccio e scagliandolo
contro di
lei con tutta la forza che aveva. Fortunatamente Emerald
riuscì ad evitarlo.
«ma
sei diventato completamente
scemo?!» esclamò.
Lord Flash
guardò lei, poi guardò
Kevin, che aveva l’aria allibita.
E
scappò via dalla stanza.
«hai
visto che hai fatto,
Emerald?! Lo hai fatto andare via!»
«eppure
non ho detto niente di
nuovo. Erano battute piuttosto vecchie…va’ a
capire cosa gli è preso…»
«io
lo seguo! Lord Flash!
Aspetta!» lo chiamò Kevin, correndo a sua volta
fuori dalla stanza con Emerald
che -più che altro per curiosità- lo seguiva.
Flash correva,
e correva, simile
al modo in cui aveva corso Hammy tempo prima anche se lui non lo
sapeva; aveva
la stessa voglia di correre fino a perdere le gambe, fino a non capire
più
niente, fino a stramazzare a terra e non ricordare più
quegli occhi.
«Lord
Flash! Non andare! Fermati,
qualunque cosa sia successa adesso è tutto a
posto!»
“no…non
è affatto a posto, ma tu
questo non lo sai” pensarono sia Emerald che Flash, in
contemporanea, sentendo
Kevin dire quelle parole.
Alla fine,
facendo violenza su sé
stesso, Lord Flash riuscì a fermarsi. E adesso? Come avrebbe
giustificato le
sue azioni con Kevin?
«oh…ti
sei deciso a fermarti»
disse l’inglese, poggiandogli una mano sul braccio
«cos’è successo?»
«non…era…niente.
Lascia stare.
Sto bene, è stato solo un momento di…ah, non lo
so nemmeno io. Mi spiace di
averti fatto preoccupare compagn-ehm, Kevin.
Adesso…è tutto a posto».
«se
mai a teatro cercassero
qualcuno che fa la parte dello psicotico ti proporrò
subito» intervenne
Emerald.
«Emerald.
Piantala. Hai fatto
abbastanza danni, direi» disse Kevin con una freddezza ed una
durezza che con
lei usava molto di rado e che riuscirono miracolosamente a zittirla.
«torniamo
a casa, va bene?»
«…si».
Kevin si
voltò ed iniziò a
procedere verso casa, con Lord Flash ed Emerald che gli camminavano
dietro.
«lo
sai, sembravi quasi
spaventato. Anche una bestia come te ha un punto debole,
dunque?» disse Emerald
in un sussurro.
«taci, altrimenti finisco il lavoro che ho
iniziato tempo fa»
ribatté lui, altrettanto piano.
Bestia, aveva
detto. No, la mela
non cadeva mai troppo lontana dall’albero.
«a
tal proposito, può essere che
tra poco io possa parlare senza problemi. Quindi…
sta’ attento a te» si voltò a
guardarlo diritto negli occhi.
La pantera.
Ancora.
«Keviiiin
sta’ pronto!» esclamò
poi Hammy all’improvviso, tornando quella di sempre, mentre
si lanciava addosso
a Kevin salendogli sulla schiena.
«guarda
che ce l’ho ancora con
te, Scimmiatt…così non vale,
eh…» protestò, quando lei
iniziò a massaggiargli i
muscoli del collo.
«se i
tuoi avversari sapessero
che basta un massaggino sul collo per farti cedere saresti
rovinato» rise lei
«di’…ma secondo te che gli è
preso, prima, a Flash?» aggiunse in un bisbiglio.
«non
lo so. Ma se non vuole
parlarne non posso costringerlo, ti pare?» disse Kevin,
altrettanto piano.
Lord Flash
invece stava
rimuginando su quel che Hammy gli aveva appena detto. Cosa poteva
significare
“tra un po’ potrò parlare senza
problemi”? Che stesse cercando di convincere
Robin Mask ad annullare il patto? O cos’altro?
...forse…aveva
parlato con suo
padre e l’aveva convinto a riprendere la caccia…
E se
disgraziatamente Emerald
avesse intuito che…
No, no. Non
poteva succedere, non
ora. Doveva rimanere calmo, ed evitare altre scene come quella di
prima, anche
se non aveva proprio potuto fare a meno di scappare come aveva fatto
allora.
Forse era anche
per quel motivo
che l’aveva odiata fin da subito. Inconsciamente
l’aveva immediatamente
identificata come la figlia dell’uomo che avrebbe gradito
mettere la sua testa
accanto a quella della iena. Warsman infatti dubitava seriamente che,
se anche
Robin Mask avesse ceduto, Howard l’avrebbe davvero lasciato
andare.
Era
l’altra faccia dei Lancaster.
Una faccia che anche Emerald aveva dimostrato di avere, e di cui Kevin
non si
rendeva neanche conto perché -concetto che valeva anche per
gli altri- tutti
loro avevano a che fare con “Hammy”…era
con lui, Lord Flash, che rispuntava
fuori Emerald J.V.P. Lancaster.
Tornarono sul
ring. Kevin volle
provare la tattica 33, dimostrando di non avere particolari problemi.
«io
avrei da dire una cosa»
intervenne ad un certo punto Emerald.
«che
aveva che non andava?! Era
perfetto!» protestò subito Kevin.
«effettivamente
pur avendo il
permesso di poter stare a guardare non lo hai per intervenire.
Perché non
continui a comporre le tue cacofonie da DJ sul portatile?»
aggiunse Flash.
«cacofonie
l’idiota di tua
sorella. Ma sentitelo…cacofonie! Allora è vero
che non capisci un accidenti in
generale» Hammy si spostò comunque accanto a lui,
appoggiandosi alle corde del
ring «io non volevo dire che Kevin ha sbagliato, non ha
sbagliato niente. Ho
solo pensato: “e se qualche lottatore se ne uscisse con una
mossa difensiva
particolarmente potente?”…se succedesse i suoi
pugni ed i suoi calci, per
quanto forti siano, non basterebbero».
«ah,
ma andiamo! Non c’è una
mossa difensiva che possa neutralizzare la tattica 33. Abbi un minimo
di
fiducia, Hammy, altrimenti potrei iniziare a pensare che non mi reputi
in grado
di vincere» disse l’inglese, un
po’piccato.
«sarai
in grado di vincere se
troverai un attacco che possa spezzare ogni mossa difensiva
possibile,
altrimenti un modo per fregarti ci sarà sempre, e se lo
trovassero sai…pa-ta-tracche-te»
sillabò lei.
«ma
che patatracchete e p-»
«a
dire il vero…credo che sia
giunto il momento che tu apprenda una tecnica
nuova…è piuttosto difficile da
usare e da controllare, ma credo che tu possa farcela» disse
piano Lord Flash.
«…mi
stai dando ragione, Sorcio?
E che santo è oggi?» disse Emerald, scendendo dal
ring e tornando a sedere
vicino al portatile. Lord Flash decise saggiamente di ignorare
l’ultima
provocazione.
«credi
che sia davvero
necessario?» gli domandò Kevin, al che lui
annuì.
«si,
Kevin. Trattasi del
Polverizzatore Mac…»
«e tu
saresti in grado di
insegnarglielo? È una tecnica molto più che
complicata, da quanto diceva mio
padre, ed i chojiin in grado di utilizzarla erano pochi. Come quel
russo, per
esempio» Emerald si stiracchiò «Warsman.
Ho fatto da poco qualche ricerca su di
lui. Dicono che fosse un’autentica bestia.
Crudele. Più selvaggio delle
volpi che mi portava a cacciare mio padre. Qualcosa che avrebbero
dovuto tenere
in cattività, piuttosto che sul ring».
Lord Flash si
voltò rapidamente
verso la ragazza. «possiamo piantarla con tali digressioni,
così che Kevin
possa riprendere ad allenarsi?»
Rapidamente…ma
non abbastanza
perché a Kevin sfuggisse del tutto l’occhiata
omicida di Lord Flash ad Emerald.
Certo che non si sopportavano proprio, eh…
:: sabato
della settimana
successiva ::
«Emerald!
Siamo quiiiiii!» urlò
Roxanne. Ormai era più di una settimana che non si vedevano,
dal weekend in
montagna che aveva trascorso insieme a Trixie e Chichi, e sapendo che lei
invece
lo aveva trascorso con Turbinskii -perché discreti si, ma
non era proprio un
segreto…eccetto che per Kevin e Flash!- ovviamente era
interessata a tutti i
dettagli del suo viaggio a Mosca. Oh, come le sarebbe piaciuto poter
partire
anche lei con…eh…già…con
chi? Kid o Jeager? Vabbè, comunque le sarebbe piaciuto
partire. Ma a diciotto anni suonati era già stato tanto
riuscire a strappare a
sua madre il permesso per quello weekend in montagna con le
amiche,
figurarsi con un eventuale ragazzo. Pensare che Emerald invece, finita
la
scuola a soli sedici anni, era andata prima a Buenos Aires con tutta la
famiglia, poi aveva vissuto in Sicilia ed infine si era trasferita a
Tokio
sempre col benestare di papà!
«volevamo
tenerti il posto ma non
ci siamo riuscite…» disse Chichi «qui
è strapieno di gente!»
«e
che problema c’è? Se Wally mi
prende in braccio sono a posto!»
«e
perché proprio Wally?» le
domandò Terry con una risata.
«perché
è il più morbido!»
esclamò Emerald lanciandosi in braccio al tricheco, che la
accolse con gioia ed
un po’di rossore sulle guance.
«visto,
anche la mia ciccia
serve!...se ti vedesse la mamma probabilmente ti rimpinzerebbe di
salmone fino
a farti mettere su almeno venti chili!»
«my
dear, per quanto mi
riguarda può rimpinzarmi quanto le pare, che da quando sono
stata in Sicilia mi
sono innamorata di ogni tipo di pesce!...oltre che di ogni tipo di
carne, di
pasta, di dolci…»
«lasciando
da parte le questioni
mangerecce, com’è andata col russo?» si
informò Dik Dik, che pur essendo una
gazzella era curioso più di una scimmia.
«bene,
bene, Mosca è bellissima.
Il primo giorno mi ha fatto vedere tutti i luoghi di cui mi aveva
parlato…»
«e il
secondo?»
Emerald gli
rubò la bibita e la
finì in pochi sorsi. «e il
secondo…andiamo, sei adulto e vaccinato, puoi
immaginartelo senza che venga a dirtelo io».
«ah…io
veramente non ho capito»
disse Van Dik, perplesso.
«peggio
per te. Non posso
mettermi a spiegartelo, qui ci sono dei bambini…»
«e
Kevin?» intervenne Chichi «che
ha detto di tutto ciò?»
«Kevin
era convinto che fosse con
noi in montagna» le ricordò Trixie.
«già,
ma perché glielo nascondi?»
domandò Terry ad Emerald.
«e me
lo domandi pure? Sono
andata in viaggio con uno dei suoi potenziali avversari, se venisse a
saperlo
non scartavetrerebbe più soltanto, passerebbe direttamente
alla pialla!»
esclamò, aggiungendo un gesto esplicativo
«njjjjjjjjiiieeeeeom!...oh, ma Kid
dove sta? Quando ho accompagnato Kevin di là non
l’ho visto…»
Ed infatti Kid
arrivò un quarto
d’ora dopo, decisamente in ritardo, quando già il
curioso sistema che Ikimon
aveva adottato per il sorteggio -un flipper- aveva cominciato ad andare.
«dove…?»
«KID!
LASSù!»
urlò Roxanne. Intanto le sfere iniziavano già ad
entrare
nelle buche.
«DOC!
UNA DELLE SFERE STA PER
FINIRE IN UNA DELLE POSIZIONI FAVORITE DALLO SPAREGGIO!»
urlò Mac.
Ma
inaspettatamente la suddetta
sfera cambiò direzione, finendo in una delle buche
più in là.
«scommetto
che è Kevin…sa solo
combinare guai» commentò Terry.
«no,
è solo un presuntuoso che
vuole dimostrare di poter vincere senza essere un favorito»
disse Dik Dik,
azzeccandoci per una volta.
«no,
non è presuntuoso; è che non
capisce niente!» sbottò Emerald «io gli
voglio bene, ma a volte lo prenderei a
martellate in testa, perché in certe occasioni gli si fotte
il cervello e in
qualche modo va riattivato…forza Kid!!!»
strillò poi «cerca di entrare anche tu
in una buca!...certo che le sta prendendo…»
«MAC!
UNA PALLINA STA ATTACCANDO
KID MUSCLE!» urlò Doc.
“com’è
possibile che una pallina
decida di colpire un chojiin in particolare?!”
pensò Emerald.
Poi
guardò Ikimon ed ebbe la
risposta. Quel bastardo aveva in mano un telecomando, e stava premendo
freneticamente un bottone. Hammy dubitava fortemente che non
c’entrasse nulla.
«blitz»
disse velocemente,
tirando fuori dal doppietta silenziata, prendendo la mira e sparando
per poi
far sparire la pistola dentro il marsupio prima che le persone che le
stavano attorno si
accorgessero che aveva un’arma.
Il proiettile
colpì il
telecomando senza toccare minimamente la mano di Ikimon, che comunque
voltandosi
nella direzione da cui era partito il colpo aveva capito fin troppo
bene chi
aveva sparato. Anche perchè Emerald gli fece un
gesto che significava "ti tengo d'occhio"...
«oh,
Kid ce l’ha fatta!» esclamò
Roxanne.
«e
pur non essendo in una buona
posizione, beh…basta che sia dentro, no?» disse
Wally.
Meat era
l’unico che aveva visto
il “blitz” di Emerald…che gli fece
l’occhiolino.
Quella
ragazza era qualcosa di incredibile!
***
Spero che non troverete la prima
parte eccessivamente prolissa. Ho cercato di mostrare
“l’altro lato” dei
Lancaster, di Howard in particolare, padre meraviglioso e uomo
adorabile…fino a
che non gli si rompono le scatole. Perché a quel punto, come
avete visto,
arriva a fare cose ahem…discutibili. Un altro punto è quello che riguarda il passato di Warsman, so che in realtà lui in quel modo disgraziato ci è nato proprio, ma se si prende in considerazione esclusivamente Ultimate Muscle, l'unico anime della serie trasmesso in Italia, il perché Warsman sia un mezzo robot non viene specificato. E visto che questa fic si basa sull'anime...ho rieditato appena un po' (?) la storia del suo passato.
Grazie
a chi mi segue, come
sempre! :D
|
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Capitolo 13 *** 11- volere non è potere ***
Quello era
l’ultimo giorno che precedeva il primo scontro sia di Kid
contro -mah!-, che di
Kevin Mask, sempre contro -mah!-.
Quando
Emerald aveva saputo che Ikimon aveva deciso di tenerlo segreto,
l’aveva
trovato ancora più imbecille del solito. Per come la pensava
informare i
chojiin su chi avrebbe dovuto combattere chi sarebbe stato quantomeno
doveroso…
Ma,
decisamente, al momento non era quello
il problema.
«…e
l’idea non mi va, perché io…sono
innamorato di te».
Ecco,
appunto, questo era un problema molto più grosso: Kevin si
stava dichiarando…
«pfffftt…»
«e
zitto!
Non ridere!» sibilò Emerald.
…e
ciò era aggravato
dal fatto che lo stava facendo proprio mentre Emerald si stava
concedendo una
doccia molto, molto, mooolto calda insieme a Turbinskii, a casa
propria. Ma perché
quel giorno aveva proprio dovuto dimenticarsi di chiudere la porta sul
retro?!
«Kevin,
senti, potremmo parlarne più tardi? Adesso non è
proprio il momento».
«lo
so, stai facendo la doccia, ma
posso aspettare…»
«guarda
che
ci metterò parecchio, tipo…un’ora e
mezza…» disse Emerald, mentre si
arrampicava addosso a Turbinskii per chiudergli la bocca,
così da evitare che
scoppiasse a ridere o facesse qualcosa di peggio.
«un’ora
e mezza per una doccia? Ma
andiamo!»
«o
senti,
io la doccia quando la faccio a casa mia posso farla lunga quanto
cavolo mi
pa…aaah…re…fermo con quelle
mani tu, non è il momento!!!» aggiunse
in un
bisbiglio concitato dando un pugno in testa al russo, che evidentemente
si
stava divertendo come un matto in quella situazione da commedia degli
equivoci.
«è
sempre
il momento!» ribatté lui a bassa voce
«ed è anche più eccitante».
«dopo!...se
mai continuiamo dopo! Fammi finire!» lo fermò lei,
per poi tornare a parlare a
voce alta «ascolta…Kevin…adesso proprio
non-è-il-momento, anche perché
oltretutto ho ancora il ciclo…»
«ma
che c’entra?!»
sbottò l’inglese da fuori, mentre
Turbinskii per poco non crollava a terra dal troppo -trattenuto- ridere.
«c’entra,
c’entra!!! Non sono in grado di sostenere un discorso serio
quando ho il ciclo!
Ma tanto oggi è l’ultimo giorno, quindi ecco,
domani possiamo parlare quanto ti
pare…»
«Emerald,
io non voglio parlarne domani,
io ne voglio parlare ora! Hai
idea di quanto sia stato
difficile per me decidere di venire qui…»
“già,
perché diamine ha deciso di venire a dirmi proprio adesso
che…che mi ama…?”
:: circa
un’ora prima ::
«royal
stretch!» esclamò Kevin mentre, quasi
letteralmente, “stirava” sulle corde del
ring un malcapitato che aveva pagato per allenarsi.
«più
pressione, Kevin! Applica più pressione!» lo
incitò Flash.
«e
che è,
una pentola?» disse Emerald.
E per
stupida che fosse quella battuta fece addirittura scoppiare a ridere
Kevin, che
allentò tanto la presa da finire a cadere di faccia sul
ring. Per fortuna aveva
la maschera, altrimenti come minimo si sarebbe rotto il naso.
«così
non
si può lavorare! Lancaster, le cose sono due: o te ne vai,
che a dirla tutta
sarebbe la cosa migliore, o te ne stai zitta in un angolo e non-rompi-le-scatole!»
sbottò Lord Flash «non riesci a capire
l’importanza di questo Torneo! Qui non
si tratta solo di vincere un trofeo, qui si tratta
dell’onore, dell’orgoglio,
della redenzione!...»
«ego
te absolvo in nomine patris et filii et spiritus
sancti*. To’»
disse Emerald con voce piatta facendogli addosso il segno della croce
«ecco
fatto, per me sono tutte cavolate ma se tu ci tieni tanto alla
redenzione posso
darti una mano avendo fatto le elementari dalle
suore…»
«non
solo
sei una sciocca ragazzina viziata senza pudore alcuno, ma sei perfino
un’eretica!»
«e
basta!»
intervenne Kevin prendendo di peso Emerald e facendola scendere
all’altro capo
del ring «però lui ha ragione, Hammy, ho bisogno
di concentrarmi, e se te ne
esci con cose del genere mi risulta piuttosto complicato».
«guarda
che
probabilmente se l’è presa perché
è ortodosso ed io l’ho assolto con rito
cattolico emeraldizzato dal
“to’…” finale, invece che
amen…» disse Emerald.
Proprio in
quel momento il suo cellulare iniziò a squillare, ed Emerald
si precipitò a
prenderlo prima che lo facesse Kevin, uscendo poi velocemente dalla
stanza.
«si…?
Oh!
Ciao…Kevin io vado a casa, ci vediamo!»
urlò dopo, prendendo il cappotto ed
andandosene via.
Non essendo
riuscito a batterla sul tempo e prenderle il cellulare Kevin,
continuando ad
osservare la porta, fece qualche passo ed un salto
all’indietro per tornare sul
ring.
«qual
è il
problema ora?» gli domandò Flash. Kevin si
voltò lentamente verso di lui.
«di
che
parli?»
«del
fatto
che non riesci a concentrarti come dovresti, ed è grave.
Dobbiamo risolvere
questa faccenda» si appoggiò sulle corde del ring
«parlamene».
«…»
“parlamene”…nemmeno
fosse la cosa più facile del mondo! Ed infatti Kevin non
riuscì a dire una
parola che fosse una, mentre Flash continuava a guardarlo appoggiato
sulle
corde.
«come
puoi
pretendere che riesca ad allenarti se non mi permetti di aiutarti a
risolvere
un problema che ti deconcentra? Tra allenatore ed allievo deve esserci
totale
fiducia. Dovresti saperlo».
Kevin era
tornato a guardare altrove. «non è per mancanza di
fiducia. È che
è…difficile…anche
solo pensare di parlarne con chiunque».
Lord Flash
saltò giù dal ring. «se hai tanta
voglia di bruciare ogni possibilità di
vincere continua pure a tenere tutto per te».
«dove
vai? »
«in
cerca
di qualcuno più ragionevole» disse Flash,
avanzando verso la porta contando
però che tra tre…due…uno…
«no…Lord
Flash, aspetta».
Ah, bravo
Kevin. Non lo deludeva praticamente mai pensò, fermandosi.
«è
per
Emerald…mi nasconde qualcosa. Non parla più al
cellulare davanti a me, non mi
permette di leggere i suoi sms cosa che prima invece mi lasciava fare
tranquillamente, e la sera…prima era sempre qui con
me… adesso invece è già
tanto se resta due volte la settimana».
“sempre
una
parassita rimane” pensò Lord Flash avendo comunque
cura di non interromperlo.
«è
vero che
adesso esce anche con quelle tre ragazze, però non
è possibile che lo facciano tutte
queste volte! Prima non era così, prima le uscite
erano più rare! Il che mi
fa pensare che forse non esce soltanto con loro e tutta quella
combriccola di
perdenti, forse lo fa anche con qualcun altro, o forse…con
uno della
combriccola in questione, ma loro due da soli…»
Quel che
diceva Kevin era vero, le uscite serali di Emerald -quando non
lavorava,
s’intende- erano aumentate. Questo perché prima
lei usciva davvero con Roxanne
e compagnia, mentre adesso le sere in cui non era con Kevin e non
doveva
lavorare di solito le passava con Turbinskii, perché man
mano che la loro
relazione andava avanti si vedevano di più. Ma Kevin
ovviamente non lo sapeva.
«…è
questo
che mi fa diventare matto!» concluse Kevin, attendendo che
Lord Flash gli desse
qualche consiglio, o comunque dicesse la sua. Il russo lo
guardò fisso, per poi
scuotere la testa.
«non
era
innamorato, diceva…» disse quasi tra sé
e sé, rimettendo a posto i pesi che c’erano
in giro. Lo rilassava. E dopo quel che aveva appena sentito ne aveva
decisamente bisogno per evitare di urlargli in faccia un “ma
sei completamente
imbecille?!”
«ma
non è
per…!»
«“siamo
solo amici”, diceva» proseguì Flash con
lo stesso tono di prima, continuando a
rimettere in ordine «“non mi interessa in quel
senso”, diceva… »
«ma
io…!»
«“ho
fatto
l’amore con lei a Londra, ma per lei non ha significato
nulla”, diceva…»
continuò Lord Flash, impietoso.
«e
infatti
non…!»
«“ed
anche
per me ha voluto dire poco e niente”,
diceva…Kevin, forse tu non hai chiara la
questione. Ai tuoi avversari non interessa se senti la primavera, e se
non ti
preparerai come si deve potrai scordarti di vendicare il nome della
famiglia
Mask! È questo quello che vuoi? Mandare tutto a monte per
una ragazza?! Ti
facevo più intelligente!» Lord Flash
lasciò cadere a terra il peso che aveva
raccolto «tanto più se la ragazza in questione
è una come quella…»
«che
vorresti dire?! Emerald è-»
«Emerald
è una
sciocca che non ti considera neppure, eccetto che
quando si tratta di
scroccare pranzi, cene, WiFi e -visto quel che è successo a
Londra- un po’di
sesso nei periodi di magra! Mi dispiace dirtelo in questo modo, ma
è ora che tu
ti renda conto con chi è che hai veramente a che fare.
È una parassita, e nulla
di più! Non le interessi come persona, le interessa solo ed
esclusivamente quel
che può ottenere da te!»
«non
è
affatto vero!» ribatté l’inglese, che
cominciava ad arrabbiarsi «e non parlare
di lei in quel modo! La conosco da più tempo di te, so che
lei non è affatto
così!»
«“la
conosco”, diceva!» quasi guaì Flash
alzando gli occhi al cielo e finendo a mani
giunte «ragazzo mio, lascia che ti dica che tu non hai capito
proprio niente di
lei. È una Lancaster, e solo questo la dice
lunga…»
«forse
suo
padre non è proprio un simpaticone, ma tu stesso le hai
detto più volte che è
la pecora nera della fam-»
«l’ho
detto
perché fa la DJ. Non per altro. Perché, quanto al
resto, quella ragazza è
esattamente come suo padre» scandì Lord Flash
«e ti garantisco che è un
eufemismo dire che lui “non è esattamente un
simpaticone”. Quell’uomo è molto
peggio di quanto sembra».
Tra i due
calò un silenzio piuttosto teso.
«mi
verrebbe da chiederti cosa ne sai, ma immagino che risponderesti
“a suo tempo,
Kevin, ora non posso dirtelo”, esattamente come per un sacco
di altre cose…»
disse Mask «come la tua inspiegabile amicizia con Turbinskii
per esempio».
«te
l’ho
detto, ho vissuto per anni in territorio
sovietico…»
«e
allora?!
Cosa vuoi che c’entri?...e poi non so se è un caso
ma praticamente ogni volta
che ci alleniamo fuori ce lo troviamo davanti, e la cosa inizia a
scocciarmi».
«pensavo
che avessi detto che ti fidi di me».
«ed
è così,
ma se mi dicessi qualcos’altro di te…in fin dei
conti l’hai detto tu stesso che
tra allenatore ed allievo ci dev’essere totale fiducia, ed
è un controsenso che
poi tu mi nasconda dei segreti».
A quel
punto Flash capì che doveva fare qualcosa, altrimenti
avrebbe finito per
perdere quel che era riuscito a costruire. Forse era tempo di tiare
fuori la
versione ri-edit del proprio passato.
«…vuoi…che
ti racconti del mio “periodo sovietico”?»
«lo
faresti?»
«continueresti
a fidarti di me, se non lo facessi?»
Kevin non
rispose. Al che Flash si sedette.
«quando
siamo partiti ero un bambino. Io e i miei abbiamo vissuto in Russia per
quindici anni esatti, e non nel lusso. Vivevamo in una casetta in mezzo
ai
campi, e ci sostentavamo con quel che io e mio padre riuscivamo a far
crescere
da quel fazzoletto di terra che eravamo riusciti a comprare. Non sono
neanche
andato a scuola, per lavorare…e se scendevo giù
in paese era giusto per cercare
di vendere qualcosa…» disse «solo che
per i miei coetanei noi che vivevamo nei
campi eravamo delle bestie, o poco più. Così,
invece che vendere ortaggi,
finivo irrimediabilmente a prenderle. E quando tornavo a casa anche mio
padre
ci metteva del suo, per il mancato guadagno. Era anche per colpa sua
se…»
sospirò «c’era una bambina bellissima,
si chiamava Anja…era bionda, con gli
occhi azzurri. Sembrava una bambola di porcellana. Ne ero innamorato,
ma con i
lividi e le ferite che avevo addosso le ho sempre fatto ribrezzo.
Quando mi
vedeva scappava via».
Ecco, su
Anja non aveva mentito. Esisteva davvero e in realtà era
anche riuscito a
legare con lei, prima che lo rapissero e lo trasformassero
in…quello che era.
Anja non
l’aveva riconosciuto, quando era tornato. Era stata la prima
ad urlare “al
mostro”, senza ascoltare le sue suppliche…senza
credergli quando le urlava
“sono io, non voglio farti del male, ti prego,
ascoltami”…
«è
stato
così fino a che non ho compiuto diciotto anni e, arcistufo
di tutto questo, me
ne sono tornato in Inghilterra lasciando i miei al loro destino. Non me
ne
pento, Kevin. Anche perché a loro non è
dispiaciuto, avevano una bocca in meno
da sfamare. E una volta tornato in Inghilterra conobbi un uomo cui, ad
oggi,
devo tutto quello che sono».
«e…chi
era?»
«magari
te
lo dirò un’altra volta».
«l’uomo
del
mistero, eh?» sospirò l’inglese
«va bene, per ora mi accontento. Mi spiace per
com’è andata».
«non
preoccuparti. E quanto ad Emerald secondo me, sai
cosa…dovresti dirle tutto».
«che?!
Ma
no!» disse subito Kevin «non è
fattibile!»
«una
volta
messe le cose in chiaro non ci penserai più. Se
andrà bene, saprai che finito
il Torneo oltre alla cintura di campione avrai anche una ragazza che
avuto la
pazienza di aspettarti; se non andrà bene…non era
quella giusta. No?»
«eh,
la fai
facile tu! E se non andasse bene e lei poi decidesse di non volermi
più
vedere?»
«sarebbe
meglio, perché se ti dicesse di no per poi continuare a
ronzarti intorno
sarebbe un tormento inutile per te» gli fece notare Lord
Flash.
«non
penso
che tu capisca davvero com’è la
questione…è che io…»
faticava sia a trovare le
parole che a tirarle fuori «o lei o nessuna,
perché preferisco rimanere solo a
vita e far morire la dinastia dei Mask con me piuttosto che trovarmi
una
ragazza qualunque per continuarla».
“se
avessi
dei capelli me li strapperei” pensò Lord Flash.
«sei ancora giovane, sai quante
volte lo dirai ancora, e di quante ragazze? Quel che stai passando
adesso è una
cosa momentanea…»
Kevin
scosse la testa. «sono un uomo abbastanza maturo da
distinguere una cosa
momentanea da quel che invece voglio da lei».
«eppure
c’è
tanto di meglio, ragazzo mio!...e temo che Emerald non ti meriti. Che
finirai a
soffrire soltanto. Ecco perché ti sto dicendo queste cose,
anche se non….dove
vai?»
Kevin
infatti si era alzato e senza nemmeno indossare uno straccio di t-shirt
si era
messo l’impermeabile blu. «l’hai detto tu
che devo dirglielo».
«ma
non adesso!»
«se
non
glielo glielo dico adesso finirò per non dirglielo
mai» replicò Kevin, uscendo
dalla stanza -ed anche di casa- correndo.
«Kevin!»
provò a chiamarlo Lord Flash «tsk…ma
che ci provo a fare…»
Se non
altro era sicuro di una cosa: dopo quella sera i rapporti tra quei due
sarebbero stati irrimediabilmente compromessi, perché col
patto che c’era sotto
lei gli avrebbe senz’altro detto di no. Gli dispiacque anche,
pensando alla
delusione di quel povero ragazzo che era più cotto di un
tacchino abbrustolito.
Ma con un po’di fortuna avrebbe presto capito che
più lontano stava da Emerald
e meglio era.
E se
-checché ne dicesse- in futuro avesse trovato
un’altra ragazza ed avesse voluto
sposarla che dire, lo avrebbe convinto a farlo a Las Vegas.
Intanto Kevin
stava suonando ripetutamente il campanello -che Hammy aveva fatto
riparare da
un po’- senza ricevere risposta. Ma che stava facendo, per
non sentirlo?
…se
avesse
saputo…!
Comunque
sia non poteva assolutamente lasciar perdere. Cercò una
finestra aperta, senza
trovarne, e fu allora che tentò -sperando in un miracolo- di
entrare dalla
porta sul retro.
“tutto
sommato i miracoli accadono” pensò, una volta
entrato in casa.
Sentì
l’acqua scorrere…ecco perché non aveva
sentito, era sotto la doccia! Bussò alla
porta del bagno.
«Hammy…?»
Rumori
concitati. Nessuna risposta. Bussò ancora.
«ah…ehm…Kevin qualunque cosa
sia puoi
ripassare dopo? Ho un po’da fare al
momento…»
Gli parve
di sentire dei bisbigli, ma di sicuro era solo un effetto uditivo
dell’acqua
che scorreva ancora «ma da dove sei
passato?»
«la
porta
sul retro…l’hai lasciata aperta. Dovresti stare
più attenta, avresti potuto
ricevere visite sgradite».
«effettivamente
non hai tutti i
torti…sgradite o nel momento sbagliato…»
Altri di
quelli che sembravano bisbigli. Due colpi.
«ma
che sta
succedendo lì dentro?»
«la doccia ogni tanto si incanta, lascia
perdere…che devi dirmi?»
Kevin prese
un bel respiro. Se non altro non essendo faccia a faccia era
più semplice. Un
pochino.
«il
fatto è
che…è difficile da dire
però…ah, al diavolo. Ultimamente percepisco come
se tu
mi stessi nascondendo di nuovo qualcosa, e la cosa non mi piace. Tutte
queste
uscite con quelle ragazze…prima non era così. E
mi è venuto in mente che forse
non esci solo con loro, ma che magari ti vedi con qualcuno, e
l’idea non mi va,
perché io…sono innamorato di te».
Ecco. Era
fatta, gliel’aveva detto.
Ed in quel
momento Emerald era stata combattuta tra il lanciarsi fuori dalla
doccia con un
urlo di gioia o semplicemente mettersi a bestemmiare, anche se non
credeva in
Dio.
«qui
bisogna fare qualcosa».
«digli
che
sei in compagnia e facciamola finita» disse pianissimo
Turbinskii.
«non
posso.
Sarebbe troppo umiliante per lui, non voglio fargli una cosa del
genere…come
facciamo?»
Turbinskii
la guardò a lungo. «mi avevi detto che tenevi
molto a lui…a quanto vedo è anche
più di quanto pensassi».
Il russo
non era sciocco, ed aveva capito praticamente da subito che il cuore di
Hammy
era stato già preso. Ma se per qualche motivo lei e Kevin
non potevano stare insieme,
perché non avrebbe dovuto tentare di farglielo dimenticare?
«per
favore,
voglio parlare con lui da sola».
«ci
ha
rovinato la serata» sbuffò Tovarich.
«ce
ne
saranno altre, ma adesso troviamo un sistema per-»
«hai
detto
le parole magiche, mia dolce amica: “ce ne saranno
altre”!...ja ljublju tebja
Emerald…tu esci dal
bagno, e portalo in un punto dove non si vede la porta sul retro. Io
uscirò da
là».
Emerald lo
abbracciò forte. «grazie…ma
quand’è che mi dirai cosa vuol dire ja
ljublju tebia?»
«quando
sarà
ora. Adesso vai».
La ragazza
uscì dalla doccia, infilò un accappatoio avendo
lasciato i vestiti in camera
sua, ed aprì la porta del bagno chiudendosela rapidamente
alle spalle una volta
uscita.
«eccomi,
hai vinto. Parliamone di là però»
disse, facendole cenno di seguirla in camera,
da dove era sicura che Kevin non si sarebbe accorto dei movimenti di
Turbinskii
,il quale una volta asciutto uscì di soppiatto dalla porta
sul retro come un
ladro professionista.
«ebbene…»
Emerald si sedette poggiando le mani sulle gambe
«dicevamo?»
«io
quel
che dovevo dire l’ho detto. Adesso tocca a te»
disse piano Kevin. Emerald
giocherellava nervosamente con la cintura
dell’accappatoio…tra le altre cose,
Kevin notò che aveva ancora al collo la catenina
d’oro che le aveva regalato,
come lui indossava i braccialetti.
«Kevin…»
la
ragazza fece un sospiro nervoso «forse avresti potuto dirmelo
prima».
«avrei
voluto, già da quando siamo andati a Londra, ma è
un po’complicato dire “sono
innamorato di te” a qualcuno che dichiara costantemente che
“siamo solo
amici”».
Già.
E
adesso? Che fare?
Doveva
dirgli di togliersi di torno? Doveva dirgli che aveva una relazione con
Turbinskii? O doveva dirgli la verità, del patto, del resto?
«non
hai
tutti i torti».
Silenzio.
«e
quindi?»
la incalzò lui «di’ qualcosa. Non stare
in silenzio, dimmi anche di…di andare
al diavolo se vuoi…ma di’ qualcosa. Qualunque
cosa!»
Alla fine
Emerald alzò il viso, il labbro leggermente sanguinante per
un morso che gli
aveva dato.
«anche
io
vorrei che potessimo essere altro.
Non solo amici. Perché la verità è che
tu sei più di un amico, per me…molto di
più».
Kevin non
ci poteva credere. Dunque anche per lei era lo stesso! Anche lei forse
lo
amava, ricambiava i suoi sentimenti! Flash aveva torto, non era una
parassita,
non era interessata solo a quel che poteva darle, lei voleva lui, lui, LUI!
«Hammy,
lo
sapevo che-»
«aspetta…fammi
finire. Ho detto che vorrei. E vorrei davvero tanto. Ma non
possiamo».
Peggio che
sulle montagne russe. Un attimo prima toccava il cielo con un dito,
quello dopo
scendeva in picchiata. Stavolta era stato più di una
stilettata, stavolta lo
aveva proprio pugnalato.
«ma…come
sarebbe? Perché?!» le chiese, allibito, deluso, ed
anche un po’arrabbiato. Lei
scosse la testa.
«non…non
posso dirtelo».
A quelle
parole l’inglese indietreggiò come se si fosse
scottato. Che discorso era?
“vorrei ma non possiamo”…
«avresti
fatto meglio a dirmi semplicemente che non vuoi saperne invece di
uscirtene con
simili stupidaggini» disse freddamente «invece no,
dovevi prop-»
«non sono stupidaggini Kevin!»
quasi
gridò la ragazza con uno sguardo tale da farlo rimanere
quasi di sasso.
Perché
sembrava straziata.
«non…sono…stupidaggini»
ripeté lei con estrema lentezza «ti vorrei. Forse
avrei fatto davvero meglio a
dirti che non è così in modo da risparmiarti la
sofferenza, ma non ti voglio
mentire, e voglio che tu sappia almeno questo: ti vorrei. E non hai
idea di
quanto. Ma ci sono delle…cose…che non ci
permetterebbero di stare insieme. E
che non posso proprio dirti».
Kevin non
sapeva più che dire. Da un lato sapere che lei lo amava era
qualcosa di
meraviglioso, ma cos’era che gli stava nascondendo?
Cos’era che non poteva
dirgli? Perché non potevano stare insieme?!
«non
pretenderai che io accetti di essere liquidato in questo modo, spero!
Rimarresti delusa. Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster, dimmi per
quale
motivo non possiamo stare insieme. Adesso».
Già.
Doveva
immaginare che non si sarebbe accontentato di un “non posso
dirtelo”. Doveva
aggiungere qualcosa in più, e allo stesso tempo rimanere sul
generico.
«sono…questioni
di famiglia».
Kevin
incrociò le braccia. «ah. Capisco» disse
«non hai
il benestare del tuo accomodante papà?»
«è
un po’più complicato di così. Ma
davvero, non posso
dirti di più; ho già parlato troppo.
Kevin…» si inginocchiò sul letto e gli
pose le mani sulle spalle «forse un giorno si
risolverà tutto, e allora potremo
stare insieme quanto ci pare. Ma per adesso non si può. Ed
è per questo che ti
dico che fino ad allora meno ci pensi meglio è».
«come
sarebbe?!»
«sarebbe
che fino a quando non sarà tutto a posto non
devi tormentarti. Pensa ad altro. Distraiti. Pensa al Torneo, pensa al
tè,
trova qualcosa o…o qualcuno…che per te sia un
diversivo, che ti aiuti a stare
un po’meno solo, se ne hai bisogno…»
«in
pratica mi stai dicendo che dovrei lasciarti
perdere e trovarmi un’altra? Ma ti senti quando
parli?!...farlo sarebbe
inutile. Perché se anche trovassi un’altra avrei
comunque in testa te. E allora
a che pro? Non me ne farei nulla di un
tappabuchi…» la guardò
«…ah…forse ho
capito perché ti fai vedere meno, di sera. Forse tu lo hai
trovato, un
tappabuchi» disse, senza però crederci sul serio.
Principalmente perché non
voleva farlo.
“di
nuovo, non ha tutti i torti. E Turbinskii è un
tappabuchi in ogni senso a dire il vero” pensò
Emerald.
«quel
che voglio è che sia io che te cerchiamo di stare
il meglio possibile» disse lei, senza confermare
né negare quel che aveva detto
Kevin «tutto qui. E a questo punto, Kevin, sta a
te».
«cosa?»
«decidere
se vuoi che io continui a starti vicino o se
sarebbe troppo doloroso. Quale che sia la tua scelta io
l’accetterò, anche se
ammetto che sarebbe dura uscire dalla tua vita, per me. Ovviamente non
pretendo
che tu decida ora…»
Inutile dire
che Kevin invece aveva già fatto la sua
scelta ancor prima di entrare in casa di Emerald ed ancor prima di
uscire dalla
propria.
«non
c’è niente da decidere, allontanarci adesso
significherebbe arrendersi. Ti risulta che io sia un uomo che ama la
resa?»
«no.
Non mi risulta».
L’inglese
le prese le mani. «non ti permetterei di
uscire dalla mia vita nemmeno se tu volessi farlo. Hai
capito?»
«si»
lo guardò «…fermiamoci qui
però» disse, togliendo
le mani dalla sua presa «altrimenti c’è
caso che finiamo a fare come a Londra,
e non penso che sarebbe…saggio. Non adesso,
perlomeno».
«“non
è saggio”, proprio adesso che avrebbe assunto un
senso più profondo del semplice trovarci vicini».
Avrebbe voluto
sapere di più. Avrebbe voluto insistere,
sapere cosa c’era che non andava, specie dopo aver visto il
suo sguardo
straziato. Aveva detto “questioni di famiglia”, ma
cosa poteva essere? Perché
lei e Lord Flash sembravano nascondere così tanti misteri?!
Eppure prima non
era così!
…o
magari si sbagliava?
Era sempre
stato così, ed era solo
lui a non essersene reso conto?
«a
che pensi?»
«al
fatto che pur detestandovi tu e Lord Flash vi
somigliate molto più di quanto tu creda. Mi ha raccontato
del periodo che ha
trascorso in Russia…»
Emerald fece
una smorfia scettica. «immagino. Un
mucchio di cavolate modello film malinconico. “Ero povero e
vivevo in una
piccola casetta di campagna, i miei genitori non mi volevano bene, gli
altri
bambini mi picchiavano, ed ero innamorato perso della ragazza
più ricca del
paese che però, essendo io un poveraccio, non ricambiava i
miei sentimenti”».
Kevin si
stupì. «ma…lo ha raccontato anche a
te?»
«no!
Queste sono solo le cavolate da film malinconico
di cui ti parlavo!...ci ho azzeccato? Ti ha detto cose come
queste?» alla
ragazza venne quasi da ridere. Oh cielo, quel russo quanto a
creatività stava
proprio a zero.
«praticamente
identiche».
«tu
non hai visto molti polpettoni
romantici/malinconici/semitragici, eh?»
«quindi
secondo te mi ha mentito?...ma perché avrebbe
dovuto farlo?!»
“ecco,
se riesco a spostare la sua attenzione su Flash
non indagherà oltre sui ‘motivi di
famiglia’. E se tanto che ci sono riesco a
fargli capire che gli ha detto un mucchio di imbecillaggini, tanto
meglio”
pensò Emerald “però…quanto
avrei voluto potergli dire ‘si, per me è lo
stesso,
mettiamoci insieme! Conquisteremo il mondo, la galassia,
l’Universo!’…tanto per
rimanere in tema minchiate da film”.
«perché
nasconde chissà che cosa, ecco perché. Magari
scopriamo che è un serial killer sotto mentite
spoglie».
Kevin scosse la
testa, decisamente confuso. «io non
credo…ma è un po’…ah, al
diavolo. Io e te stavamo discutendo d’altro, mi
pare!»
“ha
provato a spostare la mia attenzione su Lord
Flash…bella mossa, ma non attacca. Nonostante da quel che
Emerald ha appena
detto sembrerebbe davvero che lui si sia inventato un sacco di
stupidaggini per
tenermi buono. E se così fosse, mi chiedo perché
debba mentirmi. Cosa
nasconde?...‘un uomo a cui devo tutto’, ha
detto…” rimuginò Kevin.
«mi
sa che abbiamo finito, però. Adesso abbiamo
chiarito sul serio».
«chiarito
dici? Hai uno strano concetto di chiarezza,
Scimmiattolo».
«sempre
meno strano di quello del So-ehm, Flash».
Mask
alzò gli occhi al cielo. «so cosa stai cercando di
fare, ma non attacca».
«riflettici,
vivi sotto lo stesso tetto con qualcuno
che nemmeno conosci…io mi preoccuperei. Magari è
uno psicotico evaso da un
manicomio criminale!»
“eh,
tutto considerato come ipotesi questa non è
nemmeno stupida” pensò la ragazza.
«Emerald.
Piantala».
«allora
non lamentarti se una notte ti ritroverai
legato nel letto con i testicoli asportati ed inchiodati al muro mentre
lui ci
fa sotto la danza dei cosacchi» sbottò Emerald,
facendolo quasi rabbrividire
«io è per te che lo dico, mica per me.
Personalmente, a Flash non l’avrei preso
in casa nemmeno per un milione di sterline!... e se ti accadesse
qualcosa per
colpa sua non lo sopporterei».
Questa
affermazione riuscì ad intenerire l’inglese, che
le accarezzò il volto. «so badare a me stesso. Lo
sai».
Pausetta nella
conversazione.
«…però…hai
niente in contrario se stanotte mi fermo qui?»
«ah-ha!
Allora inizi ad avere anche tu qualche dubbio!»
esclamò Emerald.
«non
è per quello! È solo che voglio dormire con
te!...o anche questo non sarebbe saggio?»
Emerald
sorrise. «effettivamente no, non lo sarebbe, ma
voglio far si che i tuoi gioielli di famiglia restino dove
sono…»
«più
in là ci potrebbero servire» commentò
lui «faccio
una doccia e arrivo».
«ok».
“tanto
Turbinskii se ne sarà andato da un pezzo”
pensò
Hammy, mentre lui si alzava ed andava in bagno “certo che
giusto io potevo
ficcarmi in una situazione del genere. C’è solo da
sperare che papà trovi quel
russo al più presto. Forse…dovrei anche dirgli di
Flash. Sempre di un russo di
tratta, Tovarich stesso me lo ha confermato pur non essendo ancora
riuscito a
far si che si tradisca davanti a Kevin…”
tirò fuori il cellulare “tanto meno di
un quarto d’ora la sua doccia non dura. Ho tempo per una
telefonata veloce”.
Howard rispose
al primo squillo.
– Hammy.
Se vuoi chiedermi di Warsman purtroppo no,
non l’ho trovato, altrimenti puoi star certa che ti avrei
chiamata – disse
subito lui.
«non
è per quello. Solo che ho scoperto che
l’allenatore di Kevin è russo. Ma si fa passare
per un inglese, il che a me
suona piuttosto strano. Potrebbe farlo perché altrimenti
Kevin non sarebbe
propenso ad accettare il suo aiuto, ma forse c’è
sotto dell’altro».
Silenzio
pensieroso da parte di Howard, che
effettivamente condivideva. – forse.
Suona strano anche a me. Tienilo d’occhio, mh? Potrebbe
davvero essere la
persona che stiamo cercando, e se così fosse saremmo a
cavallo. Ma se così
fosse Emerald ti chiedo di stare molto, molto attenta!
Perché te l’ho detto:
Warsman era una bestia. Ed il fatto che tu sia una ragazza nel fiore
degli anni
non lo fermerebbe, se volesse farti del male.
«già,
effet-…ok, papà» si corresse Emerald,
rendendosi
conto di essersi portata una mano al collo, memore del
quasi-strangolamento.
–…Emerald?
Che vuol
dire “effettivamente”?
«che
hai ragione tu, che da quel che mi racconti e da
quel che ho letto in giro è proprio una bestia».
Altra pausa di
silenzio.
– ti ha fatto
qualcosa?
Domanda da un
milione di dollari, parte seconda.
“si
papà, ha cercato di strangolarmi, di uccidermi con
delle palle di neve che avevano dentro dei sassi e di ustionarmi il
volto con
un ferro da stiro. Poi che anche io abbia cercato di rompergli il collo
e di
avvelenarlo è un dettaglio”.
Ma Emerald
sapeva fin troppo bene cosa avrebbe
significato per Kevin se avesse dato quella risposta a suo padre:
avrebbe perso
il suo allenatore. E di conseguenza, temeva la ragazza, il Torneo.
E Kevin, a
vincere, teneva tantissimo. Non poteva
fargli una cosa del genere.
Se fosse
saltato fuori che Flash era Warsman, beh,
avrebbe detto tutto a suo padre…ma
solo
una volta che Kevin avesse vinto, o -poteva succedere- perso in un
incontro
precedente a quello finale…a quel punto, per quel che la
riguardava, una volta
annullato il patto Warsman poteva pure crepare in modo atroce. Ma solo
a quel
punto.
“se
non è amore questo…”
«no.
Assolutamente no».
– sicura?
«si,
papà».
Dall’altra
parte, Howard stava scuotendo la testa. Non
sapeva perché, ma non riusciva a crederle; nonostante
ciò non poteva
intervenire, se la sua bambina -a quanto sembrava- non voleva, avendo
forse
altri piani.
– d’accordo.
Adesso però ti saluto, Hammy…da te è
tardi, ed è decisamente ora che tu vada a
dormire.
«ahah…già.
Buonanotte papà».
– buonanotte,
principessa – disse Howard con dolcezza chiudendo
la chiamata giusto un
paio di minuti prima che Kevin uscisse dalla doccia ed entrasse in
camera.
Emerald in quei due minuti si era vestita per dormire, boxer e
canottiera, come
al solito. Lui era ancora in accappatoio.
«pantaloni
del pigiama e mutande pulite» disse Emerald,
che glieli aveva messi sopra al letto.
«ma
che premura».
Mentre lui si
vestiva Emerald si infilò sotto le
coperte. «dai che per stanotte sei
salvo…»
«dipende,
la porta sul retro è chiusa?»
«si,
si» lo tranquillizzò lei, sapendo che Tovarich
l’aveva chiusa di sicuro.
«allora
si, sono salvo» Kevin la raggiunse sotto le
coperte «…seconda volta che dormiamo
insieme».
«già.
E domani hai l’incontro».
«vero,
vero…è anche un’ora fin troppo tarda,
questa»
disse lui.
«nervoso?»
Erano entrambi
sdraiati sotto le coperte, a guardarsi
negli occhi. Kevin fu tentato di togliersi la maschera, come aveva
fatto
l’altra volta, ma infine lasciò perdere. Lo
avrebbe fatto quando…se…un giorno
fossero riusciti a stare insieme. Non prima.
«non
per l’incontro. Ovviamente vincerò, chiunque sia
il mio avversario».
«guarda
che ci conto, eh!» gli sorrise lei «spero che
anche a Kid vada bene. Combatte prima di te…»
«e
chi se ne importa».
«…gli
ho promesso che sarei andata a vederlo. Così non
faccio torto a nessuno, mi vedo sia il tuo che il suo».
Ecco, quella
era una notizia a dir poco pessima. «è
necessario?»
«una
promessa è una promessa. Quando ne faccio una di
solito tendo a mantenerla».
«e
allora voglio che anche tu me ne faccia una adesso»
disse Kevin, serio più che mai «prometti che per
me ci sarai sempre, nel bene e
nel male. Io farò lo stesso».
“una
promessa simile a quella che vorrebbe farci fare
tuo padre, ma tu non lo immagini nemmeno. E chissà se
saresti così propenso a
farmi una promessa del genere se lo sapessi! Io non credo. Io credo che
mi
manderesti al diavolo e via, pensando che mi abbia mandata tuo padre e
che io
in realtà non ti ami, ma che voglia solo
‘riportarti all’ovile’!”
pensò la ragazza.
«non ti pare un po’…beh, dai, assomiglia
un po’ad una specie di promessa
nuziale…»
«prometti»
disse lui in tono secco «…se davvero conto
qualcosa per te».
«ricattatore
che non sei altro! D’accordo. Promesso. E adesso
dormiamo, che dici?»
Si
addormentarono poco dopo, lei accoccolata contro di
lui, che la avvolgeva con entrambe le braccia come a volerla proteggere.
A volte il
destino era proprio ingiusto…
:: il giorno
dopo, cima di un grattacielo ::
«mmmh,
per una volta siamo persino in anticipo» osservò
Meat.
«ma…ma
devo veramente combattere qui?! Ah, ma dai!»
sbuffò Kid «sulla cima di un grattacielo, ma
andiamo, ma ci saranno pochissimi
tifosi!»
«Mr.Muscle,
quel che conta non è la quantità, ma la
qualità!» gli ricordò Emerald
«ho perfino messo un vestitino vero in tuo onore,
ti pare poco?» disse, indicando il vestitino bianco in pizzo
forse-falso-anticato-forse-veramente-antico che indossava.
“è
l’ultima volta che lascio che Kevin scelga quel che
devo mettermi quando sono indecisa. Sembro una specie di sposa!...vuoi
vedere
che l’ha fatto apposta, oh no…”
pensò “tanto alle brutte ho dietro i vestiti da
DJ Smeraldya…”
«infatti
Kid, non preoccuparti, noi siamo tutti qui per
sostenerti» aggiunse Roxanne
«…già strano che tu abbia messo un
vestito».
«non
avevo altro nell’armadio, lasciamo perdere».
Appena Kid
ricominciò a fare il cascamorto con Roxanne
e chiacchierare con le altre due ragazze Meat si allontanò e
fece cenno ad
Emerald di seguirlo, come aveva fatto la sera della festa.
«non
ci siamo più visti molto. Stavo iniziando a
preoccuparmi un po’» disse «come
stai?»
«bene».
«vuoi
sapere quand’è che mi sono preoccupato di
più? Quando
Roxanne ha detto di avere visto delle ecchimosi attorno al tuo
collo».
Ah, cavolo. Non
aveva creduto alla storia dei
succhiotti.
«…e
tu non hai detto nulla di quel che è successo
davvero a nessuno dei ragazzi» continuò Meat.
«non
è stato Kevin. Non pensare che sia stato lui» fu
la
prima cosa che disse Emerald «non mi farebbe mai del male.
Anzi…»
«allora
è stato Turbinskii?»
«ma
dai, ti pare il tipo? No. Meat, è tutto ok».
«pensavo
che ormai avessi capito che con me puoi
parlare tranquillamente» disse lui «e se permetti
viaggiare con delle ecchimosi
attorno al collo, avere un legame ufficiale da annullare e non so
cos’altro non
mi pare precisamente un “tutto ok”».
Emerald
guardò Kid e gli altri, ancora lì a ridere. Non
avevano neppure fatto caso a loro…tanto meglio.
«è
stato due mesi e mezzo fa, il giorno dopo la festa. Flash
è venuto a casa mia...» sospirò
nervosamente «è una cosa lunga, Meat. Lui non
è
che dice di essere. In primis, non è inglese, ma
russo…»
«…davvero?»
si stupì Meat.
«Kevin
però non lo sa, e non posso nemmeno dirglielo. Adesso
ti dico perché. Quel giorno Flash è venuto a casa
mia. Con me c’era Turbinskii.
Gli ho detto di nascondersi e filmarmi mentre cercavo di portare Flash
al punto
di confessare…ma ho tirato troppo la corda,
credo…e mi ha quasi strangolata».
«come
come?!»
«solo
a quel punto gli ho puntato la pistola all’inguine,
e mi ha lasciata. Quel che volevo tanto l’avevo
più o meno ottenuto, dimostrare
che è russo e che è pure mezzo psicotico. Resta
il fatto che, però, a Kevin ora
come ora non posso dire nulla perché è saltato
fuori che Flash sa del
matrimonio combinato».
Meat era sempre
più stupefatto. E orripilato. A vederlo
Flash non sembrava il tipo da mettere le mani addosso ad una ragazza, e
invece…
«è…è
terribile! E tu sei pazza a rischiare in questo
modo! E Turbinskii, perché lo ha lasciato fare?! E poi come
fa Flash a sapere…?
Perché io non gliel’ho detto!»
«Turbinskii
ha agito come lo avevo pregato di agire. Gli
avevo detto io di non intervenire per nessun motivo».
«pazza».
«e
comunque che non potevi averglielo detto tu, a
Flash, lo so. Ed è questo che mi ha portato a fare un paio
di congetture che…vabbè…peraltro
ho anche parlato con mio padre».
«oh.
Questa è una buona notizia. Anche se avresti
dovuto parlarne in primis con Kevin, secondo me, e fin da
subito».
«mi
ha detto che convincere Robin Mask non basterebbe,
e che va trovato anche il testimone del patto, ossia Warsman. Lui si
sta muovendo
in questo senso, adesso; Lo sta cercando di nuovo».
«dimmi…tuo
padre sa che Lord Flash ti ha messo le mani
addosso?»
Lei scosse la
testa. «se glielo dicessi Kevin
rimarrebbe senza trainer. Non posso fargli questo. E poi mi sto
“muovendo” anche
io…» aggiunse, pensando a Turbinskii che faceva
sempre in modo di incontrare il
suo compatriota mentre quest’ultimo era con Kevin.
«dici
che non vuoi lasciarlo senza trainer, ma stai
facendo di tutto perché Kevin lo
allontani…» le fece notare Meat «che
senso
ha?»
«non
lo faccio perché lo allontani, ma perché Kevin
faccia le sue scelte sapendo la verità. Lord Flash, se
vogliamo chiamarlo così,
gli ha detto un mucchio di frottole. Ed io voglio capire che ha da
nascondere, perché
non mi va che Kevin corra il rischio di finire nelle mani di uno
psicopatico».
Meat scosse la
testa. «se avessi detto a Kevin del
patto adesso potresti parlargli liberamente. Inoltre…mi
permetti una domanda un
po’scomoda?»
«quante
ne vuoi».
«se
fai tutto questo per Kevin e sei innamorata di lui
come sembra mi chiedo perché accidenti stai uscendo con
Turbinskii da tempo».
Già.
Domanda abbastanza scomoda.
«mi
sta aiutando a raccogliere prove sul fatto che
Flash è russo, oltre a cercare di incontrarlo spesso quando
c’è anche Kevin in
modo da spingerlo a tradirsi. Ma intendimi bene, Meat: non esco con lui
per
usarlo. Sto bene insieme a lui. E purtroppo io e Kevin, come sai, non
possiamo
stare insieme. A tal proposito…» sorrise, un
po’con dolcezza e un po’con
malinconia «si è dichiarato ieri sera».
«chi?
Turbinskii?»
«no…Kevin».
Una sorpresa
dopo l’altra! «accidenti, che razza di
situazione».
«non
ne hai idea, anche perché quando l’ha fatto ero
sotto la doccia con Tovarich, ma dettagli!...proprio una commedia degli
equivoci. Comunque siamo riusciti a non farci beccare, e alla fine a
Kevin ho
detto una specie di verità. Ossia che anche io vorrei stare
con lui ma per
questioni di famiglia non meglio specificate non posso. Ho avuto
fortuna,
essendo riuscita a spostare la sua attenzione su Flash ho evitato che
facesse
altre domande…»
«glielo dovevi
dire!!! Dovevi dirgli tutto!» sibilò
Meat dopo averla tirata giù per il
colletto fino alla propria altezza «perché hai
voluto complicarti la vita?!»
«Meee-eat…Hammyyyy….l’incontro
sta per iniziare, si può
sapere perché fate gli asociali???» li
chiamò Kid «e poi ho decisamente bisogno
del mio allenatore!!!»
«arriviamo
subito!» esclamò Emerald con un gran sorriso
«Meat, come l’altra volta non una parola per
favore».
Ovvio, non
avrebbe detto nulla.
Ma non si
poteva dire che approvasse.
Per niente.
***
*non so se la formula
dell’assoluzione così scritta
vada bene. È il risultato di google
traduttore+mia nonna. Io ringraziando il
cielo non ho studiato il latino, e inoltre non frequento
granché che chiese
(eufemismo!!!) quindi non ho mai sentito questa formula dal vivo. Se
qualcuno
si rendesse conto che è sbagliata me lo dica, se mai
correggo.
Ci ho
messo un po’più del solito a postare…ma
che dire,
Capodanno -anzi, Capo Danno- è riuscito a
“rapirmi”, contrariamente al Natale.
Ragazze…non
picchiatemi xD questa storia non la lascio. Grazie sempre a chi legge, a chi
mi
segue, e a chi mi recensisce.
E
buon 2014 :D
|
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Capitolo 14 *** 12- tonto! ***
“che
ragazza carina!” pensò Emerald, vedendo arrivare
una rossa
con la pelle chiara, gli occhi verdi come i suoi e pure maggiorata.
«e
quella ragazza con i capelli rossi chi è?»
domandò Roxanne. Fu
Meat a risolvere la situazione, andando vicino alla tipa in questione.
«Jacqueline
MacMad, sono sorpreso di vederti qui».
«voglio
vedere il torneo chojiin» disse con un sorriso
«c’è qualcosa
che me lo vieta?»
«JAAAAAAAAACQUELINEE»
sbavò Kid Muscle, smettendo improvvisamente
di considerare Hollywood Bowl «ehi, che ne dici, vuoi uscire
insieme a me?»
Emerald a
quella scena rise. Che farfallone, Kid! Peccato che gli
andasse male il 98% delle volte perché era un caro ragazzo
ma era anche brutto
come un babbuino, educato come una scimmia del Burundi e puzzava da
togliere il
fiato. Oltretutto non era nemmeno intelligente. Era solo forte,
fortunato, e
buono come il pane.
Roxanne ebbe
una reazione decisamente opposta, arrabbiandosi di
brutto. Possibile che Kid dovesse scodinzolare dietro ad ogni ragazza
carina?!
Era qualcosa di veramente irritante.
«beh,
se riuscissi a vincere questo scontro magari potremmo andare
a bere un milk-shake insieme» disse Jacqueline, con fare
sensuale.
«si,
si SIIIII!!!» esultò Kid.
«milk-shake?
È meglio la vodka. Ce n’è una che
è uno spettacolo,
peccato che sia distribuita solo in Russia, e solo ai russi»
disse Emerald
«Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster, per gli amici
Hammy» le tese perfino
la mano. Aveva deciso di volersi impegnare ad allargare il giro di
amicizie
femminili! «quindi ti chiami Jacqueline
MacMad…»
«già».
La mano di
Emerald rimase tesa e completamente ignorata. La
ragazza infine la ritirò. Per quanto lei potesse mettersi di
impegno, questa
Jacqueline aveva iniziato decisamente male. Forse era una
snob…o forse era solo
timida? Bah, quell’idea non la convinceva. Comunque volle
continuare nel suo
tentativo di approccio amichevole.
«sarai
mica imparentata col presidente della IWF?» le chiese
dunque, cercando di essere cortese.
«in
effetti mi vergogno a dirlo ma è mio fratello
maggiore…»
«COOOOOOOOOOOOOSA?!!»
urlarono tutti. Una bruttura come Ikimon
aveva un simile angelo di sorella?!
«…comunque
sia era una domanda un po’sciocca. Sarebbe stato come
se io ti avessi chiesto se sei la figlia di Howard H.R.J.
Lancaster…ma che ci
si può fare, non tutti sono in grado di fare domande
intelligenti» spallucciò
Jacqueline.
Ok. Hammy ci
aveva provato. Ma adesso basta. Non era proprio tipo
da lasciarsi dare della stupida, tra le righe oppure no.
«non
siete i soli MacMad nella galassia, come i miei non sono i
soli Lancaster. E arrivati a questo punto mi trovo a doverti fare una
domanda
che spero reputerai sufficientemente intelligente» disse con
un sorrisetto
falsissimo, al quale Jacqueline rispose allo stesso modo.
«ossia?»
«chi
tra te e tuo fratello è frutto di un corno?»
Oh cielo.
«ma
come ti permetti?!»
«che
c’è? Volevi una domanda intelligente, e
considerando che lui
è un incrocio tra il jack di cuori, Tarzan e riccioli
d’oro direi che oltre che
intelligente la domanda che ho fatto sia anche legittima».
«non
è che spaccherà la testa contro un palo anche a
lei?» disse
piano Chichi. Meat intanto urlava indicazioni a Kid, che cercava in
ogni modo
di sfuggire ai colpi di Hollywood Bowl senza riuscirci troppo bene.
Jacqueline fece
un sorrisetto di sufficienza. «senti, perché
adesso non ti scusi e ce ne torniamo a guardare l’incontro in
santa pace?»
«sul
tornare a guardare l’incontro in pace sono
d’accordo, ma a
scusarmi non ci penso nemmeno. La verità fa male? Non
è un mio problema. Per
non parlare del fatto che ti ho semplicemente accontentata».
«solitamente
non do importanza alle ragazzine sciocche come te»
disse la rossa, gettando i capelli dietro la schiena con una mano
«ma devo
ammettere che tu sei riuscita ad irritarmi».
«chissenefrega.
Sai cos’è la camomilla? Bevitene una dozzina di
tazze mentre rifletti sul tuo albero genealogico».
«Emerald
Lancaster, stai rovinando questo splendido spettacolo
ricco di brutalità» disse con durezza Jacqueline
«non sono venuta qui per dare
retta ad una come te».
«perdonami
se ho cercato di fare conversazione» Hammy alzò
gli
occhi al cielo «dovevo immaginare che se riesci a stare in
piedi non è grazie
al cervello, ma grazie all’elio di cui è riempita
la tua testa vuota…cos’è
questo odore?» disse poi, annusando l’aria
«pare frozen yogurt…»
«frozen
yogurt eeeeeeeeeeh buoooooonoooo» sbavò Kid,
muovendosi
verso Hollywood Bowl come uno zombie. Jacqueline gli lanciò
un’occhiata
annoiata.
Uno sciocco
contro un water umano.
Squallido.
«rettifico
sullo spettacolo ricco di brutalità. È una noia
mortale» sospirò Jacqueline.
«si
beh, a trattenerti non c’è nessuno.
L’uscita è quella» disse
Emerald, indicandogliela.
«dovresti
utilizzarla tu per andare al più presto dal
parrucchiere» disse la rossa.
«o tu
per andare dal chirurgo estetico a sistemarti le protesi al
seno. Iniziano a cedere. Io avrò poca roba, ma almeno
è tutta naturale» disse
Emerald.
«scusa,
dov’è che hai questa “roba”
esattamente? Non la vedo»
ribatté Jacqueline.
«allora
pigliati un paio di occhiali, che se sei cecata non è
colpa mia» spallucciò Hammy.
«tsk…lo
sapevo che avrei dovuto vedere soltanto l’incontro di
Kevin Mask. Dicono che sia tanto carino, volevo constatare di
persona…» disse
la MacMad.
«carino
è carino, te lo assicuro, quindi perché non vai a
vederlo,
mh?»
Glielo disse
perché era abbastanza sicura che Kevin non
l’avrebbe
calcolata minimamente; ma se anche non fosse stato così e
Jacqueline gli fosse
piaciuta, in fin dei conti, gliel’aveva detto lei stessa che
non doveva fare
voto di castità nell’attesa di poter stare
insieme. Non era così bastarda da
pretendere una cosa simile, sapendo di essere stata lei a dirgli un
mezzo “no”.
E se poi,
magari, avesse deciso di lasciarla perdere davvero e
rimanere con la rossa, o avesse trovato un’altra
ancora…beh…a lei bastava che
Kevin fosse felice e stesse bene. Erano giovani, in fondo. Ed il solo
fatto che
lei uscisse con Turbinskii dimostrava che -nonostante l’amore
fosse tutt’altra
cosa- poteva stare bene anche con qualcun altro.
«dopo
lo farò sicuramente».
«magari
se è in buona te lo da’» concluse
-piuttosto rozzamente-
Emerald, decidendo finalmente di lasciar perdere Jacqueline MacMad e
dedicarsi
finalmente all’incontro.
«KIIIIID!!!
Ignora quell’odore! Non avvicinarti a lui!» stava
urlando Meat.
«che
succede?»
«Hollywood
Bowl sta attirando a sé Kid con quell’odore, Kid
non
capisce più niente!» disse concitatamente Roxanne.
«allora
bisogna trovare il modo di dargli una mano» disse Emerald.
Già,
ma come?
Proprio in quel
momento però un altro odore arrivò sul ring. Un
odore conosciuto ed apprezzato sia da Kid che da Emerald.
«sniff…sniff…ma
io questo odore lo conosco!»
«eccicredo
che lo conosci!!! YE-EEEH!» esultò Kid Muscle
allontanandosi bruscamente dal water umano «chissenefrega del
frozen yogurt,
questo è odore di riso e manzo!»
«odore
di che?» allibì Hollywood.
«della
pietanza più buona che ci sia dopo la pizza del sesto
fratello di mia nonna Verbena…ecco, quello sarebbe un valido
motivo per fare di
nuovo una capatina giù in Sicilia…»
disse Hammy.
Eh.
Se fosse andato
a finire tutto a carte quarantotto quella di
tornare in Sicilia non sarebbe stata una soluzione così
malvagia…
«…ricominciamo
come ieri, Kevin?»
Erano allo
stadio, e Kevin stava facendo gli ultimi esercizi prima
dell’incontro con il suo avversario misterioso.
«Lord
Flash, non ne voglio parlare. Non c’è bisogno. Io
ed Emerald
abbiamo chiarito, e questo è quanto» disse
l’inglese, arrivato ormai alla
settemilacinquecentosettantesima flessione fatta in verticale sul dito
indice*.
«quindi
ti ha detto di si?» si stupì il russo. Ma come?
Pensava
che Emerald non avrebbe mai accettato di stare con Kevin a quelle
condizioni, e
lui lo stesso. A meno che Emerald non gli avesse detto nulla del
patto…ah…se
così fosse stato avrebbe goduto come un matto a metterla nei
guai…
«non
mi ha detto né si né no».
«ma
che vuol dire?»
«Lord
Flash, è complicato, lascia stare».
“ribadisco,
se potessi mettermi le mani nei capelli lo farei
immediatamente” pensò Flash.
«complicato…ma
andiamo, temi che non possa capire? Kevin, credo di
avere un po’più esperienza di te».
“mmmh…dubito
che gli abbia detto del patto. Kevin è troppo
tranquillo, nonostante tutto. E se non gli ha detto del patto posso
continuare
a tenerla in pugno a mia volta” pensò.
«ribadisco
che è tutto a posto, con Emerald.
Tant’è vero che
dovrebbe arrivare tra un po’…appena
l’incontro di quel demente di Kid Muscle
sarà finito…ma che è andata a vederlo
a fare, mi domando?!» disse Kevin,
aumentando la velocità delle flessioni.
«”è
tutto a posto con lei”, diceva….»
commentò Flash.
«e
basta! Non ricominciare con “diceva, diceva”, non
lo sopporto!»
sbottò Kevin, saltando in piedi.
«dici
di aver risolto per poi continuare a tormentarti, cosa
dovrei dire?» osservò l’allenatore.
«e
infatti ho risolto.
Solo che non mi va che stia con quella gente. Dovrebbe essere qui con
me, non
con loro».
Lord Flash
stava per avviare l’ennesima tirata sulla presunta
slealtà di Emerald, per poi decidere improvvisamente di
cambiare tattica. In
fin dei conti quella strategia non aveva avuto granché
successo fino ad ora,
non essendo riuscito a far si che Kevin si staccasse da lei.
«secondo
me sei troppo attaccato a quella ragazza…»
avviò a dire
dunque, interrotto quasi immediatamente da Kevin.
«e
ridagli, anche con questa storia! Io le sono troppo attaccato e
bla bla bla, lei a dir tuo è interessata solo a quel che
posso darle e bla bla
bla, mi sta attaccata e cerca di spezzare il nostro legame di fiducia
solo
perché mi vede come un oggetto di sua proprietà e
bla bla bla…»
«a
dire il vero non volevo dire nulla di tutto questo.
Riflettendoci bene credo, piuttosto, che sia il
contrario…ossia che sia tu, a
vederla come una “cosa tua”».
«ma
che stai dicendo?!»
«che
non so per quale motivo ti abbia risposto
“nì”, ma
probabilmente anche questo c’entra. Personalmente non mi
piacerebbe stare a
fianco di qualcuno così eccessivamente possessivo nei miei
confronti».
Se avesse
convinto Kevin che era quello il suo errore, portandolo
ad essere un po’più distante nei confronti della
ragazza, questa non avrebbe
capito cosa stesse passando per la testa di Kevin, e vedendolo
allontanarsi
avrebbe finito per farlo a sua volta….forse.
«non
sono affatto possessivo!» nooo, non era possessivo,
sicuramente «e quel che hai detto non c’entra
niente con la sua risposta! È per
tutt’altro, va bene?! Nessuno dei due è
possessivo, anzi, lei mi ha detto
che…che si sarebbe anche allontanata, se io avessi voluto
così, per far si che
non mi tormentassi troppo per quel
“nì”».
Ah! Se le cose
stavano così quel cambio di strategia cascava a
fagiolo, perché Emerald a quel punto avrebbe davvero
mantenuto le distanze pensando che anche Kevin volesse
così! Era stato sciocco a non pensarci prima.
«o te
l’ha detto per quello o perché in
realtà vuole farsi i fatti
suoi. Nel dubbio, al posto tuo, la lascerei stare. Basta pressioni,
basta
cercarla in continuazione. Se è davvero interessata a te non
ci dovrebbero
essere problemi, anzi, dovrebbe sentirsi sollevata sapendo di avere la
tua
fiducia».
«io
di Emerald mi fido, e tu devi smetterla con questi consigli
non richiesti, d’accordo? Un conto è quando sono
io a chiederti un’opinione
sulla mia vita privata, un altro è che tu ti metta a dire
simili assurdità!»
«chiamale
assurdità se vuoi, ma se non ti ha detto di si un motivo
c’è. Ed io ti do questi consigli perché
mi dispiace vedere un uomo come te, che
potrebbe ottenere risultati eccezionali se solo fosse sufficientemente
concentrato, perso dietro ad una ragazza che lo fa soffrire soltanto e
non gli
permette di pensare a quel che è davvero
importante».
«lei
me lo permette eccome!!! Mi ha spinto a farlo giusto ieri
sera, mi ha detto lei stessa di pensare al Torneo! Cosa vuoi saperne
tu? L’hai
giudicata male fin da subito…»
«…cosa
che a quanto pare è reciproca dato che cerca costantemente
di allontanarci, cosa nella quale sta riuscendo!» gli fece
notare Flash.
«no
invece! Lei pensa che tu nascondi qualcosa, e vuole scoprire
cosa perché teme che tu possa farmi del male in qualche
modo! Non è interessata
ad allontanarci, a lei importa solo che io stia bene, ma tu questo non
lo
capisci perché a te, invece, non importa affatto; a te
interessano solo i miei
risultati, niente di più e niente di meno!»
«spero
che tu non creda veramente a quel che stai dicendo, Kevin»
ribatté Flash «è ovvio che mi importa
che tu stia bene!»
«tsk.
Come no. A nessuno interessa come sto, è sempre stato
così
fino all’arrivo di Emerald, e non voglio rischiare di
perderla per dare retta a
te».
Certe volte
avere a che fare con quel ragazzo era qualcosa di
veramente estenuante. Però lo doveva a Robin. E poi Kevin si
sbagliava, aveva
iniziato a tenere veramente a lui -forse non proprio fin da subito ma
quasi-
facendo propri i suoi problemi, cercando di stargli vicino, dargli
consiglio. E
gli dispiaceva veramente quando lo vedeva tormentarsi in quel modo.
Era anche per
quel motivo che cercava di dividere lui ed Emerald:
niente più Hammy, niente più tormenti.
«ma
finirà esattamente così se continui a pressar-dove vai?!»
«affari miei!!!»
sbottò
Kevin uscendo dalla porta e correndo lungo il corridoio diretto non si
sa dove.
Lord Flash fu
tentato di inseguirlo, poi scosse la testa e rimase
seduto. A che pro andargli dietro? Non lo avrebbe ascoltato, non in
quel
momento.
«se
fosse stata un’altra, o se fossi stato sicuro che Emerald
Lancaster poteva farti davvero stare bene, ti avrei aiutato a metterti
insieme
a lei» mormorò tra sé e sé
«ma più andiamo avanti più sono
convinto che se
riuscirò a farvi allontanare poi mi ringrazierai.
È la principale causa del tuo
tormento, e non è in grado di renderti felice come meriti,
perché lei non può
capire quanto tutto questo sia importante, perché
è sciocca, viziata ed
immatura, e perché è una Lancaster. Howard in
realtà è una persona orribile, e
la mela non cade mai lontano
dall’albero…» aprì la
valigetta, ed il libro
rosso, cercando una foto di Robin Mask «ed anche tu, pur non
volendo
accettarlo, somigli così tanto a Robin…testardo
d’un ragazzo».
Kevin intanto
si era infilato in una sauna, nonostante gli addetti
gli avessero sconsigliato di entrare con quella maschera di ferro sul
volto. Ma
cosa credevano? Che fosse così stupido da non sapere fin
dove poteva spingersi?
E poi non aveva
voglia di discutere, così aveva perfino alzato la
temperatura, e minacciato quei tizi di pestarli a sangue se
disgraziatamente
fossero entrati a disturbarlo**. Parte di lui si era detta
“forse ho esagerato”…
Ma la parte
preponderante invece stava urlandogli nel cervello “ma
che ca… ti frega?! Almeno stanno fuori dalle scatole. Visto,
con le buone
maniere si ottiene tutto”.
“Lord
Flash non sa quello che dice!” pensò, mentre
riprendeva a
fare flessioni in verticale su un dito “non ha la
più pallida idea di come sia Emerald
in realtà, non sa niente di com’è
davvero il nostro rapporto, quindi perché
diamine non se ne sta zitto?! ‘ci tengo a te, Kevin, quella
ragazza non ti
merita, e te lo dico perché non voglio vederti tormentato ma
concentrato
altrimenti come facciamo a vincere?’…gli interessa
solo quello” concluse.
Però
c’era una vocina che invece gli diceva: “lui
comunque non ha
tutti i torti. Emerald non ti ha detto di si. E da quando hai iniziato
a
cercare di vietarle di uscire con gli altri lottatori non ha forse
iniziato a
frequentare tutti i membri della
Lega
che ci sono in città, togliendo del tempo a te? Dunque Lord
Flash potrebbe
avere ragione nel dire che la tua possessività ha
contribuito al “nì”. E che
con la tua paura che si allontani finirai a perderla davvero”.
«mai!»
sbottò, rivolto alla “vocina” in
questione.
“mai,
dici? Eppure dov’è lei adesso? È qui
con te nella sauna? No.
È a vedere l’incontro del suo caro amico Kid
Muscle. Vedi che tutto sommato
quel che dice il tuo allenatore non è poi così
campato in aria?”
«silenzio».
“…ti
rendi conto che stai perfino parlando da solo? Si, beh, non
è
la prima volta. E in questo caso credo che il calore giochi a favore.
È stata
una pessima idea quella di venire qui, lo sai? Se ci fosse la tua amata
Hammy
ti darebbe del tonto da qui fino a domattina”.
«tsk»
aumentò ulteriormente il ritmo, nonostante avesse
già
iniziato a grondare di sudore, e sentisse la testa pulsare leggermente.
“quel
che stai facendo non ha senso. Cos’è, vuoi
metterti alla
prova? È una sfida con te stesso? O lo stai facendo per
poterle dire, dopo, ‘ho
sconfitto il mio avversario dopo essermi sfinito nella
sauna’? Emerald non
cadrebbe ai tuoi piedi meravigliata dalla tua resistenza, la conosci;
con
quella ragazza ci vuole ben altro”.
“non
intendo smettere”.
“se
non altro non parli più a voce alta, è
già un miglioramento”.
“immagino
che tu sia la famosa voce della coscienza”.
La testa
pulsava sempre di più. Il dito iniziò a tremare
leggermente, ma Kevin non intendeva ancora fermarsi.
“già.
Dovresti ascoltarmi più spesso”.
“no,
perché la tua voce varia da quella di mio padre a quella di
Flash. Due persone a cui di me non importa niente. Specialmente a mio
padre.
Voleva che fossi una sua stupidissima copia, non gli è mai
importato un
accidenti di quel che volevo IO. Quindi perché dovrei
ascoltarlo? È da un pezzo
che non credo più a ‘papà sa quello che
fa’. Quello lo lascio ad Emerald.
Questioni di famiglia, dice…odio che mi nasconda dei
segreti. E idem Lord
Flash”.
“non
hai pensato che forse è per il tuo bene?”
“mi
credono un bambino?!! Io sono un UOMO, dannazione! E poi
cos’è
bene per me lo decido io. Hammy e Lord Flash non riescono a deciderlo
nemmeno
per loro stessi…guarda quel che è successo a
Natale…e pretendono di decidere
cos’è meglio per me e cosa no? Non serve che mi
raccontino balle ‘per il mio
bene’! Posso sostenere qualunque cosa!!!”
“oh
si. Qualunque cosa…”
Il dito
tremò ancora di più, prima di cedere. Kevin cadde
a terra,
la testa girava, pulsava, non riusciva nemmeno a respirare come si deve.
“…eccetto
te stesso in questo momento”.
«m-maledi…zione…»
disse debolmente l’inglese cercando di
strisciare verso una panca e tentare di rimettersi in piedi.
“rinuncia.
Non ce la fai”.
«ce
la farò…eccome…» contrasse i
pugni, strisciò ancora per un
po’e si aggrappò al bordo di una panca.
“no,
invece. Non riuscirai a rialzarti”.
«p-perché
non stai zitto, eh papà?...tu…hai sempre preteso
c-che
mi rialzassi…è l’unica cosa
buona…che ho imparato da te…»
sibilò, tentando di
fare forza sulle braccia per rialzarsi. Il colpo di calore che aveva
preso gli
fece credere addirittura di stare veramente parlando con suo padre
«andiamo…f-forza…»
“cadrai.
Solo questo sai fare, cadere. Sempre più in basso”.
«TACI!»
esclamò, appena prima di perdere l’equilibrio e
finire a
cadere di nuovo, stavolta di schiena, quasi seduto grazie alla panca
che gli
sosteneva la schiena.
“ce
la faccio, diceva…”
«n-non
ti ci mettere anche tu…adesso…Lord
Flash…» mormorò.
“chiama
aiuto. Chiamami”.
«c-ce
la faccio, capito?»
“testardo
che non sei altro. Non vuoi proprio facilitarmi le cose,
eh?...e adesso come pretendi di fare, riguardo all’incontro?
Lo sai quanto
tempo sei stato qui? Guarda l’orologio”.
Dieci minuti.
Mancavano dieci
minuti.
«no…»
“e
invece si”.
«io…uscirò…e
andrò a c-combattere…»
“ma
se nemmeno respiri come si deve!...alzate la temperatura,
diceva…Kevin, chiama aiuto”.
«mi
rifiuto…»
“chiama aiuto. Fare le
verticali su un dito nella sauna, ma sei coglione?!”
«d-da
te le prediche non le
accetto…Scimmiattolo…» la vista gli si
stava annebbiando sempre di più «l-la colpa di
questo
è…anche…tua…»
“eh
no. Manco per niente. Fosse per me, non saresti mai entrato
lì
dentro. Ma tu nooo, devi fare il duro per forza quando sai benissimo
che a me
non frega cazzi di cose come questa”.
«e…e
allora…perché…non mi vuoi?
Eh?»
“te
l’ho detto. Io vorrei. Ma non posso. Guarda
l’orologio”.
Ma come cavolo
andava il tempo?...adesso di minuti ne mancavano
due!...
Sopra il tetto
del grattacielo intanto era successo qualcosa che
aveva quasi dell’incredibile. Kid Muscle era riuscito
dapprima a tappare il
water (…) con una ciotola vuota di riso e manzo, cosa che
peraltro aveva fatto
morire dal ridere Emerald. Decisamente quel ragazzo aveva uno stile di
lotta
poco ortodosso…sempre che “stile” si
potesse chiamare.
“Kid
va a fulminanti intuizioni ed altrettanto fulminanti colpi di
fortuna*3. Diciamo che la sua mente percorre
binari alternativi…”
pensò la ragazza “certo che però questo
allagamento se lo poteva risparmiare.
Sta rovinando il vestito in pizzo Sangallo che era di mia
nonna”.
Infatti le
azioni di Kid Muscle avevano provocato un’assurda
fuoriuscita d’acqua da Hollywood Bowl, che era quasi arrivato
sulla Luna a
causa della pressione. Hammy, di nuovo, aveva pensato “ah, le
leggi della
fisica…”
“una
cosa buona però c’è” si
consolò poi, vedendo Jacqueline che
si aggrappata ad uno di quei giochi per bambini per non farsi portare
via
dall’acqua. Uno spettacolo alquanto ridicolo. Lei invece si
era aggrappata
forte con le gambe attorno alla vita di…
«non
le dispiace vero?» chiese a Mac Metafor con un gran sorriso.
«n-non
mi dispiacerebbe se stringessi un po’meno
fortee-eh!» disse
con voce strozzata il commentatore, che aveva il volto quasi blu.
«ops».
«la pressione comincia a
diminuire! Ed ecco che Hollywood Bowl sta tornando giù!»
esclamò Doc,
tornato al suo posto dopo aver salvato il suo povero parrucchino che
non era in
grado di nuotare «…ahem ragazza, volendo puoi
aggrapparti anche a me sai?...il
tuo volto oltretutto mi è familiare…»
«dipende,
se ha mai visto Howard Lancaster è probabile che abbia
notato la somiglianza. Sono la figlia, piaaaaacere» sorrise,
tendendogli la
mano che stavolta non venne ignorata e scendendo dalla vita di Mac.
«ah,
adesso mi spiego!»
«ehi
Doc, vogliamo tornare all’incontro?!»
«è
ora di chiudere questa storia!» disse con forza Kid
«Ultimate
Muscle!» esclamò, lanciandosi verso le corde del
ring, afferrandone una e
tendendola verso l’esterno.
«KID
MUSCLE SI PREPARA A SFERRARE IL SUO ATTACCO FINALE!»
urlò Mac
«la sola…!
L’unica…!»
«Muscle
Millennium!!!» disse Kid, lasciando che la corda del ring
lo sparasse verso l’interno come avrebbe fatto una fionda e
schiacciando
Hollywood Bowl contro le corde dell’altro lato del ring.
Aveva vinto.
«ha
vinto!!! Kid Muscle ha trionfato! Con la sua sempre strabiliante
Muscle Millennium si è aggiudicato
l’incontro!» esclamò Doc.
«sei
grande Kiiiid!!!» urlarono Roxanne, Trixie e Chichi, mentre
Emerald applaudiva con degli “uh-uuuuuuh”
scagliando il pugno in aria.
«mmmh,
forse frequentando una scuola di fascino…» disse
quasi tra
se e sé Jacqueline, ancora seduta sul gioco per
bambini…
Che dopo tre
colpi di non si sa quale natura si ruppe, facendola
andare a gambe all’aria.
«ma
che accidenti?!...»
“ci
ho sprecato tre colpi ma ne valeva la pena” pensò
Emerald
rimettendo la doppietta al suo posto “oh, è
finita…e adesso direi proprio che
sia ora di-IIIIH!!! L’incontro di Kevin è iniziato
da due minuti!” pensò Hammy
orripilata dopo aver guardato l’ora sul cellulare
“…e io devo pure cambiarmi,
che non posso rimanere con il vestito fradicio!...già
immagino lo
scartavetramento...”
Corse in bagno
e, ringraziando la propria prudenza nell’essersi
portata dietro i vestiti da DJ Smeraldya, li indossò
rapidamente dopo essersi
tolta il vestitino di pizzo. Per fortuna si era portata anche dietro un
giacchetto di pelle, così da coprire il “top
ufficiale” che le lasciava per
ovvie ragioni la schiena completamente scoperta.
«veloce-veloce-veloce!!!»
strillò, fiondandosi fuori dal bagno
proprio mentre Doc e Mac avevano attivato gli zainetti a razzo per
poter
raggiungere lo stadio «vengo anch’io!»
disse, aggrappandosi alle gambe di Doc.
«Hammy!
Dove vai?!» le urlò Kid da sotto.
«sono
in ritardo anzi in arciritardissimo!!! Ci vediamo allo
stadio se vieni!» urlò lei di rimando mentre
volava via.
«per
fortuna che sei leggerina!» commentò Doc.
«quarantanove
chili, me se qualcuno dovesse chiedervelo dite
cinquanta».
Arrivarono in
pochissimo tempo allo stadio, dove Doc e Mac presero
posto mentre Emerald -che aveva saltato ben prima che atterrassero- era
a
malincuore corsa immediatamente accanto a Flash. Perché se
c’era una cosa che
lei, e Kevin stesso, gli avevano chiarito fin da subito era che lei
sarebbe
stata vicino al ring e non sugli spalti.
Notò
immediatamente che l’avversario di Kevin, come da programma,
era già sul ring.
Ma…
«dove
diavolo è Kevin?» chiese a bruciapelo e a bassa
voce Emerald
a Lord Flash, senza ovviamente sprecarsi a salutarlo
«l’incontro dovrebbe
essere iniziato da cinque minuti ormai!»
«se
fossi stata qui invece che andare dal tuo amichetto lo
sapresti» replicò lui, con voce ancora
più bassa.
«scartavetra
poco e dimmi dov’è».
Lui non rispose.
«è
chiaro contro chi dovrò combattere, contro Kevin Mask, che
sta
cercando di irritarmi!» disse il tizio sul ring, togliendosi
il mantello nero.
«E IL
TERZO DEI NERI è
JIJIMIMAN! Volevo dire Jijimi…insomma, quello là.
Ma dov’è il suo avversario?
Che abbia deciso di dichiarare forfait?»
Emerald
cominciava seriamente ad allarmarsi, specialmente perché
Flash non le rispondeva.
Oddio. E se lo
avesse ucciso?
E se fosse
stato davvero un serial killer?!
«dimmi
dove è Kevin altrimenti giuro su quel che ti pare che ti
sparo alla testa qui davanti a tutti!» gli sibilò
Emerald. Al posto della
consueta occhiata di disprezzo, essendo in pubblico, ne ricevette una
vuota ed
indifferente.
«non
lo so» ammise il russo in un bisbiglio «penso sia
in camera
sua…»
«ma
come “pensi”?!»
«nell’altro
angolo vediamo…LORD FLASH!» esclamò Mac
«ed accanto a
lui Emerald Lancaster, che evidentemente fa parte del gruppo».
“toh.
Questa non me l’aspettavo” pensò Vance
MacMad “ma va bene lo
stesso. È la figlia di un ex componente della Muscle League
piuttosto famoso…”
«dal
momento che c’è qua Lord Flash, allora
è sicuramente Kevin
Mask» commentò Jijimi.
«si,
Lord Flash, il misterioso allenatore di Kevin Mask, sta
aspettando il suo pupillo…»
“tu
non hai idea di quanto sia misterioso questo
tipo”
pensò Emerald.
«…il
che vuol dire che l’incontro sarà tra Kevin Mask e
Jijimi!»
Intanto nello
stadio fece il suo ingresso anche Jacqueline, che
dopo qualche istante di concitata conversazione col fratello si mise a
sedere.
“rieccola.
Non bastava il Sorcio, no…” pensò
Emerald. Ma non aveva
tempo da perdere con lei, perché Kevin non si vedeva ancora,
ed Ikimon aveva
preso in mano il microfono per avvertire tutti quanti che se non si
fosse
presentato subito la vittoria sarebbe andata automaticamente a Jijimi.
«il
vero Kevin Mask è pregato di alzarsi in
piedi…» disse Doc.
«sono
io Kevin Mask! Il solo!» disse Van Dik -che aveva indossato
una finta maschera di Kevin- colpendo Wally sulla pancia.
«Flash»
disse piano Hammy dopo qualche esitazione «vallo a
cercare. Penso di poter guadagnare qualche minuto».
«dubito
che Ikimon MacMad ti lasci fare un lavoretto in pubblico»
ribatté lui, in modo che solo lei potesse sentire.
«mi
sa che hai fatto confusione, quella è una
specialità di tua
madre! Ma ne riparliamo dopo, vallo a cercare e non rompere le palle.
Qui ci
penso io».
«…io
questa te la faccio pagare Dik Dik!» lo minacciò
Wally
puntandogli contro il dito, al che la maschera che Dik Dik aveva sul
volto
cadde.
«chiaramente
sono io il vero Kevin Mask, ascoltate bene la voce!»
disse Checkmate, il quale -a meno che a Kevin non fossero
improvvisamente
spuntate altre due teste- non aveva la minima speranza di
assomigliargli.
«non
fare altri danni» concluse Lord Flash, correndo verso i
camerini mentre Emerald saliva sul ring.
«se
Kevin Mask non…» stava dicendo Ikimon,
interrompendosi
bruscamente quando Hammy con la scusa di mettergli un braccio attorno
alla vita
-nascosto dal mantello- gli puntò la doppietta addosso.
«credo
che serva qualche minuto in più. Puoi farci questo favore,
vero?»
Ikimon era
diventato blu dalla paura, come l’altra volta.
«questa
gente vuole vedere qualcosa! è venuta qui per uno
spettacolo!»
A quel punto
Emerald prese una decisione…
«spettacolo
è il mio secondo nome, hai dimenticato che sono una
DJ? Annuncia il breve ritardo, chiudi la cupola dello stadio, metti un
paio di
luci colorate che una volta collegata alla rete qui ci penso
io» si guardò
attorno «tanti di questi li ho già visti nei
locali…»
«ma
non-»
«devo
spararti?»
Quando Ikimon
scosse la testa Emerald, con un movimento veloce,
fece sparire la doppietta.
«ahem…signore
e signori, sono spiacente di comunicarvi che in
seguito ad un errore tecnico l’incontro inizierà
con qualche minuto di ritardo,
ma state tranquilli» disse con un gran -falso- sorriso ed in
tono rassicurante
«perché nell’attesa ad intrattenerci
avremo nientemeno che una delle DJ più
famose del Paese…»
«i
Paesi sono quattro ma dettagli…»
sospirò Emerald.
«DJ
Smeraldya!» annunciò Ikimon. La notizia
provocò
dapprima qualche brusio, ma in poco tempo la maggior parte del pubblico
non
faceva che chiedere “dov’è DJ
Smeraldya?!”.
«Emerald
vuole davvero rinunciare al suo anonimato-ma-non-proprio?»
si stupì Wally
«evidentemente
vuole far guadagnare tempo a Kevin Mask» commentò
Dik Dik.
«DJ
Smeraldya…? Ma cosa c’entra?»
sbuffò Jacqueline. Come DJ le
piaceva pure, ma era qualcosa di diverso dall’incontro
sanguinoso e brutale che
voleva vedere in quel momento.
«è
una fortuna, altrimenti il pubblico avrebbe chiesto indietro il
prezzo del biglietto!» disse subito Vance.
«ma
dov’è?»
«eccola.
È la ragazza sul ring».
«quella?!»
Jacqueline si ripromise di cancellare dal suo
mp3 tutte le canzoni di DJ Smeraldya «la figlia di
Lancaster?!»
«a
quanto pare…»
La cupola dello
stadio si chiuse. Per un attimo ci fu buio totale,
il tempo che serviva ad Emerald per togliersi il giacchetto di pelle,
scompigliare un po’i capelli e salire su uno dei montanti
all’angolo. Non
poteva truccarsi, ma pace. Tirò fuori il portatile, ed una
volta entrata nella
rete ringraziò il cielo che qualcuno avesse inventato Music
Maker Jam.
Ikimon le aveva
passato di straforo un microfono.
“all
right” pensò, quando due riflettori la
illuminarono
“si comincia”.
«ma…è
la ragazza di prima!» urlò uno dagli spalti.
«è
quella che hanno presentato, Emerald Lancaster!»
«ma
non c’era un Lancaster nella Muscle League?»
«quindi
DJ Smeraldya è lei? scoop!»
urlò un giornalista, al che molti iniziarono a fare foto.
«ready
for the DJ?...» disse Emerald con un sorriso e la
“sua” voce robotica prima di attaccare la musica
«salve a tutti gente
meravigliosa! Ho visto parecchi di voi nei locali dove mi sono
già esibita,
sbaglio?»
«noooooo non sbagli!»
urlarono, soprattutto i ragazzi.
«ottimo,
mi piace l’idea di essere tra amici! E nell’attesa
che
Kevin Mask arrivi…godetevi il mio nuovo singolo!»
“non
so se arrabbiarmi o…bah. In fondo la ragazzina è
piuttosto
carina. Forse un po’troppo magra…”
pensò Jijimi, appoggiandosi sulle corde.
“non
che mi dispiaccia quel che sta succedendo ma spero lo stesso
che Flash si sbrighi a trovare Kevin. Ma dove sarà finito?!
Quando lo rivedo
però mi sente…” pensò Hammy.
«Kevin!!!»
Lord Flash
corse allarmato dal ragazzo, semidisteso ed ansante
nella sauna.
«Kevin,
rispondimi!»
“…ma
è reale…o è ancora la vocina di
prima…?” pensò l’inglese
confusamente.
«lo
avevo avvertito che non era saggio entrare con quella maschera
di ferro qui dentro, perché col calore poteva diventare
incandescente…»
Flash sostenne
la schiena di Kevin con un braccio. Ma che era
saltato in testa a quel ragazzo?! Non si rendeva conto che avrebbe
anche potuto
restarci secco?!...oltre ovviamente a giocarsi l’incontro, ma
al momento quello
era secondario: quel che contava era che stava male.
«…ma
lui ha addirittura alzato la temperatura» continuò
l’addetto
«ed ha detto che mi avrebbe pestato a sangue se fossi entrato
a disturbarlo
durante l’allenamento».
«compagno
mio…»
“lui
è preoccupato per me?” pensò Kevin,
cercando di mettersi
almeno a sedere da solo “è davvero preoccupato per
me? Quindi…gli importa?”
«suo
cosa?» disse l’addetto perplesso, venendo del tutto
ignorato.
«sta’calmo
Kevin…sta’calmo» disse il russo.
«beh
vorrà dire che denunceremo il tutto con-»
avviò a dire
l’addetto, venendo interrotto.
«aspettate!
Non denunciate niente. lui è un atleta che partecipa
al Torneo Chojiin, e si stava semplicemente allenando fino allo stremo!
È una
cosa piuttosto normale…»
«il
suo incontro è iniziato diversi minuti fa!»
Flash
continuò a guardare Kevin. «forse ha esagerato.
Non sa mai
quando fermarsi».
Kevin si era
reso rapidamente conto che vedendolo in quelle
condizioni Lord Flash stesse pensando di portarlo a casa, o al pronto
soccorso.
Lo leggeva nella sua espressione allarmata, che adesso
l’incontro era passato
in secondo piano.
Aveva
sbagliato. Non gli interessavano solo i suoi risultati,
dopotutto.
«Lord
Flash…» disse debolmente.
«si?»
«n-non
ho intenzione di mollare…portami sul ring…temo
che dovrai
trascinarmi di peso!»
«come
vuoi tu, Kevin. Se sei sicuro…»
«si»
disse con fermezza l’inglese, mentre si lasciava aiutare ad
alzarsi in piedi «Lord Flash…mi dispiace
per…»
«lascia
stare» lo interruppe lui brusco «è
passato».
Camminarono per
un po’in silenzio. «mi sono giocato il
match…?...Hammy…»
«dipende
tutto da te. Emerald sta guadagnando tempo in modo da permetterti
di combattere» lo informò Flash «se le
è riuscito per una volta potrò dire che
si è resa utile».
“lo
sapevo che sarebbe arrivata” pensò Kevin
“che non mi avrebbe
abbandonato”.
Iniziò
a pensare che adesso di persone che gli volevano bene ce
n’erano
due, dopotutto. Era anche più di quanto avesse mai osato
sperare.
«manca
poco…» disse Flash «ma che
diamine…?!»
Musica a palla.
Riflettori puntati sul ring. Emerald, o meglio DJ
Smeraldya, con il portatile in mano ed un gran sorriso.
«love you all guuuuuuyyyyys!!!»
esclamò.
«ovviamente
non perde occasione per mettersi in mostra»
commentò
Flash.
«credo
che abbia rinunciato al suo anonimato-ma-non-proprio» disse
Kevin «per me».
Lord Flash
rimase in silenzio. Per una volta, non aveva più niente
da dire.
Dopo aver fatto
un occhiolino a Kid che, sopraggiunto, si sbracciava,
Emerald notò Kevin e Flash.
«all right, ladies and
gentleman!» esclamò saltando di nuovo su
un montante «siete stati
fantastici, ma è tempo che mi faccia da parte per lasciarvi
assistere al vero
spettacolo…vi ha fatti aspettare ma di certo ne
varrà la pena…» tese il braccio
destro verso l’entrata «KEVIIIIIN
MAAAAASK!!!» urlò per poi far partire gli
applausi.
E, tutti
concentrati sull’arrivo di Kevin, non la videro diventare
bianca come un foglio di carta nel vedere le condizioni del suo
amico/amore/amante.
Forse gli altri non ci avevano ancora fatto caso, ma per lei era
evidente che
Kevin, non sapeva come, fosse ridotto male come non l’aveva
mai visto.
“ma
che accidenti gli è successo?!”
Vide degli
addetti alla sicurezza filare alla svelta da Ikimon a
bisbigliargli qualcosa. Di tutto il discorso lei riuscì a
capire solo “sauna”.
La cupola sopra
lo stadio si riaprì.
«oh,
ti sei fatto vivo» commentò Jijimiman
«si può dire che era
ora. Per quanto abbia preferito vedere la ragazza carina con quel bel
tatuaggio
luccicante, piuttosto che te».
Venne ignorato
da tutti e tre.
«si
può sapere che ti è successo?»
sibilò Emerald a Kevin. Lui non
rispose, non la guardò nemmeno, la testa gli girava e si
sentiva stanco come
mai…che figura orribile stava facendo, agli occhi di Lord
Flash ma soprattutto
a quelli di Hammy. E lui che avrebbe voluto stupirla!
«parliamone
dopo» disse semplicemente Flash, aiutandolo a
togliersi l’impermeabile.
“se
disgraziatamente quel tizio mi battesse non riuscirei più a
guardarla in faccia” pensò Kevin “oltre
a perdere tutto il resto”.
In molti nel
pubblico fecero degli “ooooh” stupiti vedendo Kevin
Mask -di solito fisicatissimo- con tutte le costole in fuori. Hammy, se
possibile,
sbiancò ancora di più prima di scendere dal ring
con Flash.
«tu
non c’entri niente, mi auguro» disse lei, in un
bisbiglio
appena udibile.
«pensi
di meritare una risposta?» replicò lui
«adesso mettiti
buona da una parte e, per l’amor del cielo, qualunque cosa
accada tieni nel
marsupio quella maledetta pistola!»
Dopo
un’ultima occhiata a Kevin, per una volta, la ragazza
obbedì
senza fiatare.
«…e
non svenire. Altrimenti me lo distrai» aggiunse
l’allenatore
«sei pallidina».
«Sorcio.
Non me ne frega niente se siamo in pubblico, se devo
darti nuovamente del tonto ad alta voce e in mondovisione -invece di
fingere di
andare abbastanza d’accordo con te- sappi che non
esiterò a farlo».
«mi
stavo preoccupando per la tua salute» disse lui, ironico,
guardando però Kevin.
«avresti
dovuto preoccuparti di più per la sua,
di salute!»
«ribadisco,
tu dov’eri?»
Parlavano a
voce così bassa che nessuno li sentiva, ed in molti
non si accorsero nemmeno che lo stavano facendo. Meat si
però. Ed avrebbe dato
chissà cosa per poterli sentire.
Che lui la
stesse minacciando anche in quel momento? In fin dei
conti lei non aveva esattamente l’aria tranquilla. Ma
più probabilmente quello
era dovuto al fatto che Kevin le stesse prendendo dal Dragone Coreano.
«non
pensavo che sarebbe stato così facile»
commentò quest’ultimo,
tenendo Kevin in piedi a suon di calci «ragazza carina,
perché non cambi
schieramento?» disse, rivolto ad Emerald che
sollevò molto garbatamente il dito
medio in risposta.
«incivile»
sibilò Flash.
«fatti
i cavoli tuoi» sibilò lei di rimando.
“possibile
che ci sia IO qui e Jijimiman chiami LEI ragazza
carina?!” pensò Jacqueline “quella
specie di stecchino luccicante e maleducato?...se
non altro è abbastanza violento da interessarmi. Anche se mi
aspettavo di
meglio da Kevin Mask. Non è poi così
forte…” guardò le costole in fuori
“…e
nemmeno poi così carino…ma che sta facendo
Ikimon?”
Infatti suo
fratello stava facendo cenno ad Emerald di andare da
lui, ma questa non lo considerò neppure. Alla fine fu lui a
doversi alzare ed
andare da lei.
«non
è il momento!...Kevin
reagisci maledizione!!!» strillò.
«si,
so che non è l’occasione migliore MA»
tirò fuori un foglio
«ho un contratto da farti firmare. Tu prima di qualcuno degli
incontri farai lo
spettacolo che hai fatto oggi…»
«da
quel che vedo qui non si parla di pagamento» disse la ragazza
dopo aver letto -e memorizzato- tutto molto velocemente, ed aver
controllato le
righe in piccolo. Prese perfino la lucina a raggi UV ed
avvicinò al foglio la
fiamma dell’accendino per controllare che fosse tutto in
regola.
«chiaro:
tu fai in modo che venga più gente, ma per te è
una
grossa pubblicità. Sei in mondovisione, in fin dei
conti…»
«oh
ma andiamo, a che ci serve?» disse Jacqueline da
dov’era
seduta.
«e
azzittati, corno!» ribatté Hammy facendole cenno
di chiudere la
bocca «ci sto» disse, firmando rapidamente. Ikimon,
schifosamente esultante,
tornò al proprio posto.
“e
figurati!” pensò Lord Flash “se la diva
non è al centro dell’attenzione
non è contenta!...Kevin!!!”
Jijimiman aveva
quasi fatto cadere Kevin dal ring. Solo “quasi”,
per fortuna. Se fosse caduto, kevin avrebbe perso.
«Kevin!
Fatti forza! Pensa all’onore! Pensa al nome della tua
famiglia!» lo incitò Flash.
«…pensa
alla cassata! Pensa ai cannoli!» aggiunse Emerald,
rimediando un’occhiataccia dall’allenatore.
«taci».
«a me
personalmente i cannoli e la cassata motivano molto di più
di quell’altra roba».
«ANCHE
A MEEEEEEEEEE» urlò Kid dagli spalti,
perché avendolo detto
ad alta voce tutto avevano sentito. Emerald sollevò il
pollice in un gesto di
approvazione.
«ti
sei allenato tanto per arrivare fino a qui. Non puoi mollare
ora!»
«lascia
perdere. È ridotto uno straccio, è un mucchio
d’ossa. Mi aspettavo
di meglio dal figlio di Robin Mask, ma a quanto pare la forza della
vostra
dinastia con lui si è esaurita» disse Jijimiman.
Un lampo dorato
negli occhi di Kevin.
Emerald
sorrise, con un sospiro di sollievo. «ok, è
fatta».
Eh si, lo
conosceva proprio bene. Infatti dopo quel commento, e
dopo che il Dragone Coreano ebbe avuto l’imprudenza di
avvicinarglisi, Kevin lo
intrappolò con una Royal Stretch per poi passare -con
ritrovata energia- alla
Botta del Big Ben.
In pratica,
dopo averne prese tante, vinse lo scontro con due
mosse. E fu Jacqueline a suonare, con allegria, la campana finale.
“finalmente
uno scontro esaltante!” pensò.
Kevin
saltò giù dal ring, e Flash gli si
avvicinò.
«tu
non sei uno stupido. Che diavolo ti è saltato in testa di
metterti a fare flessioni su un dito…»
“ti
prego, non andare oltre” pensò
l’inglese, occhieggiando
Emerald che lo stava fissando con gli occhi sempre più a
fessura ed una
sigaretta bellicosamente accesa.
«…nella
sauna fino a svenire, e prima dell’incontro più
importante
della tua vita?!»
Kevin non ebbe
la forza di voltarsi di nuovo verso Hammy. «ogni
tanto a un uomo piace mettersi alla prova. Come quando la lancetta
della
benzina indica lo zero, ma tu vuoi ancora fare un altro paio di
chilometri».
Kid Muscle a
quel punto si avvicinò a loro con una cavolata delle
sue. Tutti -Hammy inclusa- lo ignorarono, andandosene nel camerino a
prendere
quel che Kevin e Flash avevano lasciato lì.
“…non
dice una parola…strano…”
Si sentiva
perfino deluso. Emerald non si era nemmeno
complimentata con lui per aver vinto.
Anche Lord
Flash trovava strano il silenzio della ragazza, ma era
quasi pronto a scommettere che non sarebbe durato a lungo.
Kevin alla
fine, una volta entrati in camerino, non riuscì
più a
stare zitto. «Emerald…ci hai fatto guadagnare
tempo in modo che
potessi combattere, e per questo ti rin-»
«MA
CHE DIAVOLO TI HA DETTO IL CERVELLO??!!!!» strillò
lei all’improvviso
«CHE-CAZZO-TI-È-SALTATO-IN-TESTA?!!!»
«…Hammy…»
«sei
uno stupido!!!» strillò ancora, lanciandogli tutto
quello che
le capitava in mano «stupido,
stupido,
stupido, STU-PI-DO!!! Altro che “non sei uno
stupido”, tu sei qualcosa di
peggio! Tu sei un coglione!!!» lo insultò,
lanciandogli contro l’ultima cosa
che aveva trovato (un peso da tre chili).
«Emerald…»
cercò di dire Kevin evitando il peso «non hai
sent-»
«COGLIONE!!!»
“ma
perché io me lo immaginavo?” pensò Lord
Flash, che nonostante
l’occhiata quasi supplicante di Kevin che avrebbe voluto un
minimo di sostegno
stavolta non si sentì di intervenire. In fin dei conti
Emerald aveva torto? No!
Per una volta, no.
«lo
so, avrei potuto perdere, ma è andata
bene…»
«ma
chissenefrega dell’incontro!!! Potevi rimanerci secco, stupido!!!» sbottò
ancora lei, dandogli
un pugno in pieno petto per poi stringersi a lui, e poco le importava
che fosse
ancora tutto sudato «un conto è rischiare sul
ring, un altro farlo fuori! Che non
ti salti più in mente di fare una cosa del
genere!...stupido!»
“in
questi momenti sembra quasi tenere a lui” pensò
Lord Flash “lo
credo bene che è confuso. Se solo la vedesse come la vedo
io…”
Kevin le
accarezzò i capelli. «tranquilla. Non lo
rifarò».
«vedi
tu, anche perché se non ci resti secco da solo la prossima
volta ti faccio fuori io».
«dolce
oggi».
Flash prese in
mano le chiavi della macchina. «dai, andiamo a
casa».
***
*ecco, se
qualcuno lo
sa mi spieghi a che serve fare flessioni in verticale su un dito.
Perché
secondo me gli serve solo a far vedere che “lui è
tanto forte e tanto figo che
sa fare le flessioni su un dito solo”. Ma se disgraziatamente
cedessero i
tendini?
** devo dirlo.
Per
forza.
TONTO.
TOOOOOON-TO.
Solitamente Kevin non è proprio proprio stupido, ma magari
essendo un
perfezionista lo è anche nel prendere cantonate come questa.
Può dire quel che vuole ma
secondo me non era questione di
mettersi alla prova. Era questione che…ha fatto il tonto!
E poi non mi spiego perché
diamine -nell’anime- Flash non
aveva la minima idea di dove fosse, e perché non fosse
insieme a lui. Meat sta
sempre con Kid, quando si allenano prima di ogni incontro. Se non altro
questa
faccenda è stata utile nel capitolo: Flash non sapeva
dov’era perché avevano
discusso e Kevin era andato a fare il (si, lo dico di nuovo) TONTO nella sauna.
Mi spiace per mia sorella che se lo
vorrebbe sposare ma, se
è tonto, è tonto.
--->
numero di
“tonto” nella nota: 6!
<---
*3 tra
i più eclatanti colpi di fortuna di Kid Muscle
abbiamo, ad esempio, quella
faccenda dei tronchi. Inizialmente infatti si era rifiutato di
partecipare alle
qualificazioni per il Torneo, e quando cambia idea...
“l’avversario
di El Niño è stato colpito da un
tronco…”
“cercate il
chojiin che si è classificato per terzo!”
“stava
meditando sotto la cascata, quando un tronco…”
“e allora
trovatemi subito il quarto!!!”
“lei non ci
crederà signore, stava pranzando in una tavola calda quando
un tronco…”
“ma da dove
diavolo arrivano tutti questi tronchi?!”
EPICO.
Ragazze,
al
solito, vi ringrazio
tutte quante. Stavolta però un ringraziamento
in
particolare va a vermissen_stern,
che ha iniziato a seguire anche questa storia
nonostante non sia sui nostri amatissimi robot giganti! xD
|
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Capitolo 15 *** 13- Dies Irae ***
«…una…banda
di strada».
Kevin non
sapeva perché ma, guardando Emerald e Lord Flash -senza
riuscire a giudicare chi dei due fosse conciato peggio- dubitava
seriamente che
il loro sfacelo fisico e quello che c’era in casa fosse
dovuto a chiunque altro
se non a loro due.
«già.
È che ultimamente insieme a Roxanne mi è capitato
di pestare
qualcuno, quindi…» disse Emerald con una smorfia
di dolore «a volte capita».
«ah
davvero».
«io
ovviamente ho cercato di difenderla…» aggiunse
Flash.
Oh si. Aveva
tentato di difenderla, sicuro.
Tanto per
rendere la cosa ancora meno credibile…
«ah-ha.
Poi è arrivata Peppa Pig con tutta la famiglia e avete
fatto un barbecue tutti insieme. Bel regalo di compleanno, grazie
mille» sbottò
l’inglese andando a chiudersi in camera sua.
Possibile che
non ci fosse verso, nemmeno adesso, di passare dei
giorni di festa decenti?! E si che quei due, teoricamente, tenevano a
lui. E
allora perché diamine invece di starsene tranquilli come
sembravano aver fatto
da dopo lo scontro con Jijimiman avevano dovuto scegliere proprio quel
giorno
per combattere la terza Guerra Mondiale, e oltretutto in
casa sua?! Kevin non riusciva proprio a capirli, quei due.
Ok, che non si
sopportassero era chiaro come il sole.
Ok, se
tentavano di cooperare lo facevano -anche questo ormai gli
era chiaro- soltanto per lui, cosa che lo rendeva quasi,
beh…felice. Perché
praticamente nessuno aveva mai fatto qualcosa per lui.
E, ok, era
ufficiale, si detestavano -non lo sapeva ma in realtà
si odiavano proprio, e profondamente, anche a causa del rancore che
Flash
nutriva verso Howard- diffidavano l’uno dell’altra,
si punzecchiavano di
continuo, “quello in realtà è uno
psicotico”, “quella è una sciocca che ti
farà
solo soffrire”…l’ultima volta che aveva
detto loro di darci un taglio, a
pranzo, avevano iniziato -assurdo ma vero- ad insultarsi in Codice
Morse picchettando
l’indice contro la superficie del tavolo…
Fin qui,
insomma, gli era tutto chiaro.
Quel che non
riusciva a capire Kevin, invece, era perché pareva
quasi che sotto sotto si divertissero come matti a farsi la guerra,
tanto da
arrivare a cercare di coprirsi le spalle e negare l’evidenza
durante e/o dopo
le loro battaglie.
Già,
da due che si odiavano in modo così profondo ci si sarebbe
aspettati che cercassero di accusarsi a vicenda. E invece cercavano di
coprirsi, proprio com’era successo a Natale. Chi li capiva
era bravo!
In
realtà la spiegazione era più semplice di quanto
si potesse
pensare: per il suo bene, pur odiandosi ed pur essendo lui stesso una
delle
cause di quell’odio, cercavano di tenerlo fuori in modo da
lasciarlo
tranquillo. Solo che non gli riusciva granché bene.
“pensare
che stamattina mi ero detto ‘ dai Kevin, forse per una
volta passerai un bel compleanno ’…come no!
Sicuro! Non ho nemmeno voglia di
mangiare la torta…ma come ho potuto sperare, anche solo per
un millesimo di
secondo, che sarebbe andato tutto per il verso giusto? Non va MAI
niente per il
verso giusto!”
::diverse
ore prima, mattino::
Gli era
capitato molto di rado di svegliarsi con delle carezze,
disteso, rilassato, e anche felice.
Quando aveva
vissuto per strada non lo era mai stato. E quando si
era unito ai D.M.P. …meglio non parlarne. Lì era
rischioso anche solo dormire.
«buon
compleanno…»
Purtroppo lui
ed Emerald non avevano più dormito insieme da dopo
quella volta e lui, seguendo a malincuore il consiglio di Lord Flash,
adesso
cercava di lasciarla “un po’più in
pace”. Ma essere svegliato da lei era stato
bellissimo.
«si…decisamente
lo è, un buon compleanno…» aveva detto
dunque con
un gran sorriso, nascosto dalla maschera.
«potevi
dirmelo che era oggi» disse Lord Flash, che era rimasto
vicino alla porta «auguri, ragazzo mio».
«grazie…»
guardò la sveglia «che ora…le
dieci del mattino?!
Perché la sveglia non ha suonato? E gli allenamenti? E il
Torneo? E-»
«…e
sta’calmo! È il tuo compleanno!» lo
rimproverò Emerald
dandogli un pacco morbido con un fiocco blu «tieni».
Quando Kevin
aprì il regalo di Emerald si trovò davanti tanta,
molta, troppa biancheria intima
tutta
firmata Armani. Dio solo sapeva quanto Hammy ci aveva speso! Ma tanto i
soldi
non le mancavano perché a parte quel che guadagnava con il
“lavoro” da DJ
c’erano sempre le settemiladuecento sterline al mese che le
passava suo padre,
che equivalevano a 1.132.075,47 yen…
«nemmeno
fossi una sposa che necessita del corredo…grazie lo
stesso però».
«almeno
ti deciderai a gettare via tutti quei boxer e quegli slip
con sopra Peppa Pig…» commentò Hammy,
facendolo diventare rosso come un
semaforo perché l’aveva detto proprio davanti al
suo allenatore!
«…Peppa
Pig?» allibì infatti
quest’ultimo.
«ma
si! Otto slip ed otto boxer tutti con Peppa Pig e famiglia,
una cosa assurda…»
Ed il brutto
era che continuava, tanto che Kevin non resistette e
si nascose sotto le coperte dalla vergogna.
«…eh,
bravo, fai bene a nasconderti a Sottocopertalandia» disse la
ragazza, alquanto impietosa «dai che adesso non avrai
più di questi problemi».
«Peppa
Pig…» ripeté Lord Flash,
ancora scioccato.
«e
poi il bello è che si è stupito quando ha visto
quelli di Kid
Muscle con l’elefantino…»
«e tu
che ne sai dei boxer di Kid Muscle?!» sbottò Kevin
riemergendo da Sottocopertalandia.
«se
vai da lui al Beverly Park due volte su cinque lo vedi con
quelli. Quasi quasi me li compro uguali per andare a
dormire…»
«se
ci provi gli do fuoco» borbottò
l’inglese decidendosi ad alzarsi.
«meglio
quelli che Peppa Pig, scusa ve’».
«Peppa
Pig!» guaì Flash «questa non
la volevo sapere!»
«dici
sempre che non devono esserci segreti tra allenatore ed
allievo, poi non lamentarti» disse Emerald, facendogli cenno
di spostarsi per
poter uscire «per non parlare del fatto che tu, le mutande,
le hai di Star
Wars…»
«e tu
che diavolo ne sai?!»
Emerald
sollevò un sopracciglio. «tra tutti e due, se non
volete
che io venga a conoscenza di certe cose potreste anche imparare a farvi
il
bucato da soli invece che far fare più turni a me che qui
non ci vivo
nemmeno...» dal piano di sotto si sentì un
“ding” «evvai, i muffin sono
pronti!»
«muffin...?»
si stupì Kevin.
«li
abbiamo fatti prima» gli spiegò Flash.
«“abbiamo”?!
Li avete fatti insieme?!»
Per
l’appunto: Hammy e Lord Flash si o-d-i-a-v-a-n-o.
Ma se
si trattava di Kevin arrivavano a fare anche cose come questa, pur non
essendo
facile lavorare con qualcuno che aveva tentato di strangolarci, o
avvelenarci.
E comunque, come notò Kevin nello scendere in
cucina…
«…ehm.
Perché ci sono dei coltelli infilati più o meno
ovunque?»
«quando
uno lavora col burro le mani diventano unte. Ce ne è
sfuggito dalle mani qualcuno…»
minimizzò Lord Flash.
“ecco
cos’era che avevo dimenticato!” pensò
“togliere i coltelli!”
Kevin li
guardò a lungo entrambi.
Voleva davvero
indagare oltre?
Decise di no.
Emerald
sfornò i muffin. «annusa bene Kevin, questo
è l’odore del
Paradiso. Se ci credi».
«non
proprio, ma so che è buono» disse
l’inglese prendendone uno
dal vassoio. Come facesse a mangiare con quell’affare di
ferro sul viso era un
po’un mistero, eppure ci riusciva benissimo
«…ed è buono anche il sapore!»
«sono
tutti tuoi. Ovviamente domani ti allenerai il doppio per
smaltirli…ma per oggi ti lascio in pace» disse
Lord Flash.
«d’accordo.
Ma voi due non ne prendete nemmeno uno?»
«ti
ho appena detto che sono tutti tuoi».
«ma
sono un po’troppi…»
«nonna
Verbena non direbbe la stessa cosa. Direbbe “e questa la
chiamate colazione?! Ci credo che sei secca come un chiodo! Non mangi
niente!”…e si metterebbe a sfornare croissant,
pancakes, crêpes, le veneziane,
la crostata, i cannoli…»
«seh
vabbè, non voglio diventare un ciccione come Wally
Tusket»
disse Kevin, dando l’assalto al quarto muffin.
«…il
tutto accompagnato da latte, succhi di frutta, un
cappuccino…»
«abbiamo
capito, sei un pozzo senza fondo, lo sappiamo, direi di
piantarla» cercò di interromperla Flash.
Inutilmente.
«…la
cosa divertente è che da quando lui e nonna si conoscono
anche mio padre è diventato uno che fa onore alla
tavola!» esclamò Emerald.
E fu Lord Flash
a zittirsi diventando più cupo del solito, come
accadeva ogni volta che veniva nominato Howard Lancaster. Ed insieme a
ciò
-come se ce ne fosse stato bisogno!- gli ritornavano in mente una volta
di più
tutti i motivi per i quali odiava la ragazza che al momento gli era
seduta
davanti. La figlia dell’uomo che più odiava al
mondo, al pari con i tizi del
laboratorio.
«l’avevo
notato. Tra tutti mangiate un’infinità di cibo, il
brutto
è che tu non lo metti da nessuna parte! sono pronto a
scommettere che sei
dimagrita ancora, Scimmiattolo. A dirtela tutta la cosa mi preoccupa
anche un
po’, nonostante abbia visto con i miei occhi i risultati
degli esami che ti ho
costretta a fare…»
«sono
sanissima! Non è colpa mia se ho un super metabolismo, e poi
mi muovo anche tanto visto che durante il giorno mi alleno quasi sempre
con te.
Cioè…allenavo» rettificò con
un piccolo sorriso quasi malinconico «è da un
po’che tra una cosa e l’altra ci vediamo
meno».
Ed ecco che
ricominciavano le stilettate. Tanto, almeno una Kevin
ne beccava quasi sempre.
«lo
sai, è che…il Torneo…»
«tranquillo,
era solo una considerazione».
Una
considerazione che non rendeva esattamente le cose facili a
qualcuno che già le faceva a malincuore. Ma lei cosa poteva
saperne? Imputava
tutto al “nì” e, come gli aveva detto
quella sera, se per lui fosse stato
troppo difficile averla sempre intorno lei si sarebbe fatta un
po’da parte.
Lui
allungò una mano, ponendola sopra alla sua.
«non
è cambiato niente, però».
“non
fare commenti. Resisti. Resta zitto” si impose Lord Flash
“non rovinare tutto. Resta. Zitto”.
Lei sorrise.
«allora, che si fa oggi? Si esce?» disse la
ragazza,
cambiando improvvisamente argomento.
«non
ne ho molta voglia a dire il vero. Oggi voglio starmene a
casa tranquillo…ah! No…effettivamente qualcosa da
fare ce l’ho».
Tanto bene
aveva qualcuno con cui condividerla, perché non
regalarsi la sua prima torta di compleanno? Certo, la pasticceria dove
avrebbe
voluto prenderla era dall’altra parte della città.
Certo, ci sarebbe voluto del
tempo. Però ne sarebbe valsa la pena.
Solo che
c’era un problema: voleva che fosse una sorpresa per quei
due, che gli avevano addirittura preparato i muffin. Quindi come
avrebbe fatto?
Avrebbe potuto ordinarla via Internet…ma no, voleva vederla
e scegliersela…
Solo che questo
significava lasciarli soli a casa.
«ossia?»
indagò Flash.
«non
ve lo posso dire…per una volta sono io che ho un segreto, ma
guarda un po’».
Doveva essere
una battuta, ma fece calare il silenzio più totale.
Lord Flash si alzò improvvisamente, scomparendo di sopra.
«ma
che gli piglia adesso? bah. Psicotico» spallucciò
Emerald.
«non
ne ho idea…»
Flash
tornò giù neanche un minuto dopo, con la
valigetta che aveva
anche quando era arrivato.
«tutto
sommato penso di avere anche io un regalo per te» disse.
«il
frullatore?»
Hammy si
beccò un’occhiataccia, ma non avrebbe potuto
fregargliene
di meno. Specialmente perché lei sapeva benissimo
cos’era che conteneva quella
valigetta: due libri e due chiavi.
E nessun
lucchetto, né quello della valigetta né quelli
dei libri,
l’aveva fermata durante la Seconda Grande Ispezione fatta
qualche giorno prima,
quando durante un allenamento Flash era uscito senza valigetta pensando
che
Emerald quel giorno non si sarebbe fatta vedere.
«no»
aprì la valigetta e porse a Kevin il libro verde e relativa
chiave.
Sotto la
maschera Kevin impallidì, perché aveva
riconosciuto il
sigillo.
«alcune
delle tecniche che voglio che tu impari».
L’inglese
non toccò il libro. Anzi, si allontanò da esso
come se
fosse una creatura malefica.
«non
so come tu abbia avuto questo libro, e non sono neanche del
tutto sicuro di volerlo sapere…»
“tu
no, ma io si, specialmente avendo visto quel che contiene”
pensò Emerald.
«…ma
so per certo una cosa, e cioè che io mai…MAI…utilizzerò
alcuna tecnica appartenente a mio padre, se è come penso io
ed è di questo che
tratta quel libro».
«quei,
Kevin» lo corresse il russo mostrandogli anche
l’altro libro, quello rosso.
«no.
Non ci penso nemmeno».
Ecco, adesso le
creature malefiche erano diventate due. Doveva
andare via di lì.
«pensaci,
invece. E appena sarai pronto dagli un’occhiata».
«no.
E adesso» infilò l’impermeabile
«vado a fare quella
cosa che volevo fare!» disse, mentre usciva di casa quasi
correndo, inforcava
la Harley e partiva.
I libri di suo
padre…
Come poteva
averli Lord Flash?!
Scosse
bruscamente la testa. Era un mistero che andava risolto, ma
ad aprirli non ci pensava nemmeno. Se aveva afferrato la chiave e se
l’era
messa in tasca era stato solo per un automatismo.
Non avrebbe mai
usato le tecniche di un lottatore -di un uomo- che
disprezzava così tanto. Mai.
E mentre faceva
mente locale sulla lunga strada da percorrere per
arrivare alla Pasticceria Da Carlo, non pensò minimamente a
quel che l’aveva
quasi trattenuto dall’andarsene solo qualche momento prima.
Aveva lasciato
quei due insieme.
Da soli.
«bravo.
Gli hai rovinato il compleanno» disse gelidamente la
ragazza. Adesso che Kevin non c’era potevano tranquillamente
riprendere ad
odiarsi e mostrare di farlo. Lord Flash rimise i libri nella valigetta,
notando
che Kevin aveva preso la chiave di quello verde.
«credevo
che l’avrebbe presa diversamente».
«tanto
quel che sei te l’ho già spiegato: tonto».
La tensione
cresceva in maniera esponenziale. Da tranquilla e
quasi allegra che era, l’atmosfera si fece decisamente
pesante.
«Lancaster,
tieni presente che Kevin al momento non
c’è».
«lo
so. Infatti ho un colpo in canna» si alzarono
contemporaneamente, fissandosi ed allontanando le sedie con un calcio
«ad ogni
modo, forse Kevin ha deciso di non volerne sapere, ma a me piacerebbe
avere una
spiegazione plausibile su come quei libri siano finiti in mano
tua».
«non
ti riguarda» ribatté lui con durezza.
«riguarda
Kevin, indi mi riguarda. Specialmente perché quelle
tecniche lì, soprattutto quella a pagina
quarantaquattro…»
«hai
messo le mani sui libri?!!»
«…sono
quelle più segrete della famiglia Mask. E se ne sapevo
già
qualcuna è solo perché me le mostrò
mio padre, che essendo stato molto amico di
Robin Mask le conosceva. E tra questo, ed il fatto che tu sia a
conoscenza del
patto che mi lega a Kevin che io lo voglia o meno, la pretesa di sapere
chi sei
in realtà si fa sempre più grande ed urgente.
Nonostante io, un paio di idee,
le abbia già».
«devo
proprio ucciderti per far si che tu la smetta di
impicciarti? Se finora non l’ho fatto sul serio è
solo e soltanto perché so che
Kevin ne soffrirebbe. Nonostante sia convinto che starebbe meglio
lontano da
te…ma riuscirò a far si che arrivi a capirlo da
solo» disse lui con una
freddezza spaventosa mentre estraeva due coltelli dal mobile dietro di
lui.
Emerald tolse la sicura.
«vuoi
cercare di rompere del tutto il nostro legame senza
parlargli del patto, sapendo che se io salto salti anche tu? Buona
fortuna. Lord
Flash, o come ti chiami, sappi che se fino ad ora non ti ho sparato in
mezzo
agli occhi è solo perché devo ammettere che Kevin
è migliorato, da quando lo
alleni tu, e per vincere gli serve tutto l’aiuto possibile.
Per quanto non
approvi affatto che tu stia cercando in ogni modo di far si che superi
dei
limiti che a parer mio sarebbe meglio che non superasse» si
preparò a sparare
«perché tu lo spingi a massacrare gli avversari
senza un minimo di pietà, di
senso della sportività».
«non
mi stupisce che sciocca come sei non arrivi a capire che
l’unica cosa che conta è vincere»
sibilò il russo, con i muscoli delle
braccia in tensione, pronto a lanciare i coltelli «al diavolo
i limiti».
Emerald
indietreggiò verso il salotto, continuando a fissare Flash,
che la seguiva. Arrivata fino allo stereo, sapendo quale cd
c’era dentro,
premette alla cieca il tasto play.
“Dies
irae!…dies illa…!”
«forse
la cosa ti sfugge, ma è grazie ai limiti che si pone che un
uomo si distingue da una bestia».
Quella frase
determinò l’inizio della battaglia.
“solvet
sæclum in favilla, teste David cum
Sybilla…”
Lord Flash
lanciò con violenza entrambi i coltelli contro la
ragazza la quale, con il lato oscuro dei Lancaster ormai venuto
completamente a
galla, si gettò a terra per evitarli e dopo una veloce
capovolta gli sparò
dritto al ventre. Flash evitò il proiettile, che
andò a colpire una mensola
facendola crollare frantumando tutto quel che c’era sopra.
“quantus
tremor es futurus quando iudex est venturus…”
Vedendola
rialzarsi Flash prese velocemente uno dei tavolini bassi
che c’erano in salotto, lanciandoglielo contro. Il tavolo
finì contro la
finestra, mandando il vetro in frantumi. Emerald invece
afferrò uno sgabello e,
dopo averglielo lanciato, si fiondò a sua volta contro
l’allenatore afferrando
lungo la strada uno dei coltelli che lui stesso le aveva tirato prima,
con
l’intento di infilzarlo.
“…cuncta
stricte discussurus!”
Da notare il
fatto che proprio lei, atea per eccellenza, avesse
scelto una “colonna sonora” del genere…
Avvedendosi
della mossa della ragazza Lord Flash si scansò appena
in tempo, riuscendo -nonostante lei stessa si fosse scansata- a
colpirla
violentemente alla spalla sinistra con un pugno. Nonostante il dolore
lei tenne
stretto il coltello, e con una mossa improvvisa riuscì a
ferirlo profondamente ad
un braccio. Con un ringhio di dolore il russo
l’afferrò e la lanciò contro un
mobile, rompendo così le ante vetrate e facendo crollare
giù tutto.
“tuba
mirum spargens sonum per sepulchra regionum…”
Hammy…anzi,
Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster, perché non
era “Hammy”, quella…per ferita che fosse
cercò di non curarsi del dolore dei
vetri che le tagliavano la carne e sparò, mancandolo solo
perché lui era
riuscito di nuovo a spostarsi, correndo in cucina. Con un sibilo di
dolore lei
lo inseguì, togliendosi man mano quante schegge di vetro
poteva.
“…coget
omnes ante thronum”.
Il
“Dies Irae” continuava a risuonare in casa a tutto
volume, ma
nessuno dei due ci faceva ormai più caso.
Per pura
fortuna Emerald evitò una serie di grossi coltelli da
cucina che le venne lanciata addosso da Flash, e sparò un
altro colpo, stavolta
riuscendo a ferirlo di striscio. La concentrazione nel prendere la mira
e
sparare però le costò una brutta ferita ad una
coscia; il bastardo non li aveva
tirati tutti, i coltelli. Con un ringhio di dolore Emerald si
tamponò la ferita
-dalla quale usciva un flusso di sangue piuttosto abbondante essendo
profonda
almeno 5cm- con una mano, e Lord Flash ne approfittò per
rientrare in cucina a
cercare qualche altro coltello, o una mannaia.
Fu in quel
momento che la ragazza si avvide del deodorante spray
sopra un tavolino -ancora miracolosamente intatto- nel corridoio. Lo
afferrò
velocemente e lo lanciò in cucina, sparando e colpendolo in
pieno generando
un’esplosione che pure se -purtroppo- non era abbastanza
forte da ferirlo
gravemente investì Lord Flash.
Stava per
finire i colpi. Per fortuna nel marsupio aveva un altro
caricatore pieno.
Corse su per le
scale più velocemente che poteva, diretta in bagno
a cercare una medicazione veloce per quella maledetta ferita alla
coscia. Sentì
dietro di sé Flash che la inseguiva…un
po’in ritardo, notò…evitò
l’ennesimo
coltello -ma quanti accidenti ne aveva in casa Kevin?!- e si
voltò sparando due
colpi di fila, che mancarono il bersaglio. In
“corsa” sostituì il caricatore.
Si
voltò ancora. Ecco perché ci aveva messo tanto.
Il maledetto
era andato a prendere il cric.
Hammy gli
avrebbe detto di ficcarselo in c…avete capito.
Emerald J.V.P.
Lancaster però non era tipo da battute del genere
in situazioni simili.
Era la ragazza
che dopo essere stata quasi strangolata aveva
tremato a lungo, e allo stesso tempo non lo era. C’era
qualcosa di duro e
freddo in lei, adesso, qualcosa che le impediva di spaventarsi o di
provare
qualsiasi emozione.
Entrò
in bagno, chiuse velocemente la porta a chiave, disinfettò
con rapidità la ferita e -mentre la porta veniva divelta dal
cric- creò una
fasciatura di fortuna, per poi saltare sul davanzale della finestra e
da lì sul
tetto della rimessa. Ignorò le terribili fitte alla gamba e
sparò a Flash
appena si affacciò anch’egli sul davanzale.
Anche
quest’ultimo aveva perso del tutto il controllo. La bestia
che era in lui si era scatenata davvero dopo tanto tempo, e senza che
lui
potesse fare nulla per contrastarla.
Evitò
di nuovo il proiettile, per poi lanciarsi a sua volta sul
tetto ed in seguito addosso alla ragazza, che sprecò altri
due colpi prima di
lanciarsi sui rami dell’acacia. Tutto quel movimento fece
riprendere a
sanguinare le sue ferite, proprio ora che sembravano aver
finito…l’unica cosa
che la consolava era che il russo non era messo tanto meglio di lei.
Abbandonato il
cric Lord Flash saltò giù dal tetto ed
iniziò a
lanciarle dei sassi mirando alla testa. Dopo averne scansati un
po’la ragazza
si decise a scendere con un -dolorosissimo- salto, sparando e
colpendolo ad un
braccio. Come si deve, stavolta; il proiettile infatti lo
trapassò da una parte
all’altra, generando un grande spruzzo di sangue.
Emerald aveva
ancora due proiettili.
Approfittando
del fatto che la rimessa fosse aperta Lord Flash si
lanciò dentro, prese un taglierino ed una tanica di benzina
ed uscì, lanciando
la suddetta tanica contro la ragazza che com’era prevedibile
si allontanò
rapidamente e sparò.
Confrontata a
questa, l’esplosione di prima era stata un miserabile
fuoco d’artificio, di quelli più economici.
Grazie a quel
diversivo Flash era riuscito ad avvicinarsi, Emerald
sparò l’ultimo colpo mancandolo del tutto, e
l’attimo dopo si trovò addosso il
russo che la ferì con taglierino. Per fortuna lei
riuscì a colpirlo sotto il
mento con il calcio della pistola, e forte, facendolo finire al tappeto.
Momento di
pausa.
Entrambi feriti
ed ansanti si guardarono.
Guardarono la
casa.
L’espressione
sui volti di entrambi fu impagabile.
«merda»
commentò Emerald -ora di nuovo Hammy- con rozza
semplicità.
La casa era in
condizioni catastrofiche, idem il giardino, e
nessuno dei due sapeva quando Kevin sarebbe tornato.
Lord Flash,
riuscito a “rimettere in gabbia” il suo lato
più
bestiale, si rialzò lentamente e si avvicinò ad
Emerald, affiancandosi a lei.
«dici
che riusciremo a ripulire tutto prima che Kevin torni?»
«nemmeno
se tornasse dopodomani» lo guardò «direi
di limitare i
danni ed inventarci qualcosa».
«sia».
«al
pagamento per rifare finestre e mobili e quant’altro ci penso
io » tirò fuori il libretto degli assegni e ne
compilò uno da trentamila
sterline -4.716.981,13 yen- «limitiamo i danni. Procurati dei
mobili uguali a
quelli distrutti e falli consegnare qui immediatamente. Questi
dovrebbero
bastare» disse dandogli in mano l’assegno
«procura anche dell’intonaco per le
pareti. E la porta del bagno.».
Flash prese
l’assegno, salì in macchina e partì.
In tre ore
-ossia fino a quando non tornò Kevin- riuscirono a
sostituire i mobili, la porta e mettere a quasi del tutto a posto le
pareti.
Inoltre Emerald si era “ricucita” da sola la ferita
alla coscia, e Flash era
andato al pronto soccorso a farsi medicare il colpo di arma da fuoco al
braccio.
Kevin si era
lagnato dello sfacelo. Ma in realtà non ne aveva
idea.
E dire che,
quando era tornato, risuonava ancora il “Dies
Irae”…
E adesso
Emerald era seduta a gambe incrociate sul divano, mentre
Flash faceva il “boss” nella poltrona singola,
davanti al camino acceso. La
finestra era provvisoriamente stata coperta con dei fogli di giornale.
«avremmo
dovuto mantenere il controllo» esordì lui. Emerald
giocherellò con la catenina d’oro.
«già.
Avremmo dovuto. Ma
riesci sempre a tirare fuori un lato della mia personalità
che non mi piace
affatto».
«se
è per questo la cosa è reciproca».
«no.
Tu avevi l’aria di sentirti bene. Io invece non mi sentivo
bene affatto. Diciamo pure che non “sentivo” e
basta».
Flash
accavallò le gambe. «è di
famiglia».
“a
riprova del fatto che la mela non cade lontana
dall’albero”
pensò.
«tanto
prima o poi arriverò alla verità. E a quel punto
non potrai
più fare tanto il misterioso» lo avvisò
«capirò cos’è che hai da
nascondere a
Kevin, e perché sai tutte queste cose. Come ho detto, io
un’idea ce l’ho. Ma…un
passo alla volta».
Erano
incredibili. Prima, scene che erano un misto tra Shining e
La Guerra dei Roses; poi si aiutavano e si coprivano a vicenda; e
adesso
parlavano di come si sarebbero rovinati tranquillamente, davanti al
camino
acceso. Bah.
«non
voglio fare del male a Kevin» disse lui.
«lo
stai influenzando come ti pare e piace però. E il discorso
dei
limiti l’abbiamo già fatto. Inoltre, nemmeno io
voglio fargli del male. Anche
se con questa storia del patto finisco a fargliene lo stesso».
«è
uno dei tanti motivi per cui voglio allontanarvi, oltre al
fatto che ti odio profondamente».
«la
cosa è reciproca. Anche io ti odio, sia perché
menti
continuamente che per l’atteggiamento da capetto che hai
avuto fin da subito.
Non so se ti avrei odiato altrettanto se ti fossi mostrato per quel che
sei e
se all’inizio fosse andata diversamente» ammise lei.
«tu
mi sei d’ostacolo. Anche se avessi voluto, e non ho voluto,
non avrei potuto agire in modo differente. Oltretutto Kevin mi sta a
cuore, e
vederlo tormentarsi per te -che secondo me non lo meriti- tormenta
anche me».
Emerald
distolse lo sguardo dalle fiamme per puntarlo in quello di
Lord Flash. «oh. Dunque hai un cuore».
«non
ho mai detto il contrario. Io ho un cuore»
scavallò le gambe
«e sottolineo io. Cosa che
non so se
si possa dire dei Lancaster in generale. Lascia che ti racconti una
storia.
C’era, un tempo, un uomo in difficoltà. Questo
chiese ed ottenne l’aiuto di un
altro uomo, che coinvolse un amico rendendolo una parte praticamente
fondamentale di qualcosa in cui, in realtà,
l’amico in questione non c’entrava.
Una volta risolti i suoi problemi l’uomo in
difficoltà, per uscire dal
“qualcosa” in questione, minacciò
l’amico dell’uomo che lo aveva aiutato.
Diciamo che lo fece braccare come un animale per
anni.
Dimmi, Emerald Lancaster…un uomo che fa una cosa del genere
ad un altro,
trattandolo come fosse selvaggina, è un uomo che ha un
cuore?»
“che
sia lui l’uomo braccato? O che sappia semplicemente la
storia, come aveva già dimostrato?... se l’uomo in
difficoltà è mio padre
comunque non capisco cosa intenda per ‘far braccare un
uomo’. Che c’entra?
L’unica cosa che so è che ha cercato Warsman, ma
cercare e braccare sono due
cose diverse” pensò Emerald “ad ogni
modo, se è di Warsman che parla, mo’ lo
sistemo…”
«dipende
se quello braccato è un uomo trattato come una bestia, o
una bestia che si crede un uomo ed avrebbe preteso di essere trattata
come
tale. Perché per quante cose possa fare e quante pretese
possa avere, un uomo
sarà sempre un uomo…ed una bestia sarà
sempre una bestia. E può essere trattata
da bestia».
Lord Flash la
guardò fisso. «e con quale diritto, e quale modo
si
distingue un uomo da una bestia?»
La ragazza
distese le gambe sul divano. «te l’ho detto oggi.
Dai
limiti che si pone».
«e
tu, tre ore fa, quale limite ti sei posta?»
«quello
di non tagliarti la gola con il taglierino mentre eri a
terra» si alzò e si stiracchiò
«non so se tu l’avresti fatto, al posto
mio».
Flash non
rispose. Lo avrebbe fatto?
In
verità, non lo sapeva. Meglio cambiare argomento.
«come
ce la vediamo con Kevin? Non ha creduto alla banda di
strada».
«chiaro.
Non ci avrebbe creduto nessuno. Ad improvvisare panzane
non te la cavi benissimo, s’è visto quando gli hai
raccontato il tuo “periodo
sovietico”. Troppo melodramma. Scommetto che
c’è sotto altro di più
interessante. Ma torniamo a noi, e cerchiamo di trovare
qualcosa».
«prima
che esca…»
«non
uscirà» sospirò lei «non
c’è pericolo».
Lord Flash
tornò ad osservare il fuoco con un sospiro.
«Emerald
Janice Verbena Phoebe Lancaster, in tutta la vita non ho
mai avuto una nemica come te. Ti odio, ti disprezzo, e sai che
arriverei ad
ucciderti. Nonostante ciò, va ammesso che non sono molte le
donne in grado di
sostenere una battaglia come quella e riportare solo qualche ferita. E
pur
sapendo per certo che non ci risparmieremo ogni sorta di colpo basso
per quanto
riguarda il resto, è stato notevole che tu non ne abbia
utilizzati durante la
nostra lotta».
«l’ho
pensato anche io di te. Prima ci siamo rinfacciati di tutto,
ma poi abbiamo combattuto in silenzio…se si esclude il
fracasso di tutto quel
che abbiamo distrutto».
«la
prossima dopo il Torneo».
Emerald, con
gli occhi del predatore, indicò il marsupio.
«ti
aspettiamo».
«un’ultima
cosa prima di iniziare a pensare ad una scusa
plausibile. “Dies Irae”…ammetto che
è stata una raffinata scelta di colonna
sonora. Poco consona ad un’atea…ma di
classe».
:: sera ::
Qualcuno
bussò alla porta della stanza.
«non
ho voglia di parlare!!! Con nessuno dei due!» disse Kevin
«una banda di strada, ma chi volete prendere in
giro?!»
«d’accordo…è vero.
Scusaci se ti abbiamo
mentito, le bande di strada non c’entrano; abbiamo avuto una
discussione che ci
è un po’sfuggita di mano, ma è tutto a
posto…»
disse Flash da fuori.
«tutto a posto?! Emerald zoppica! Tu non
muovi un braccio! Siete pieni di ferite! E mi vieni a dire che
è tutto a
posto?!»
«beh nessuno dei due è tre metri sotto
terra,
o sbaglio?»
«Emerald
non
dirlo nemmeno per scherzo!!!»
Kevin temeva
di essere più che mai vicino ad una crisi isterica.
L’idea che quei due
avessero davvero potuto tentare di…no…no, non
loro, non le uniche due persone
che tenevano a lui!
Non solo gli
nascondevano delle cose, ma cercavano perfino di uccidersi.
Per davvero.
«Kevin,
puoi stare tranquillo. Io ed Emerald
stiamo bene. Un po’ammaccati, ma stiamo bene».
«e
poi è normale durante un allenamento» disse lei.
«a…allenamento?»
quella gli era nuova.
«ma si…non avevamo niente di meglio da
fare,
ed abbiamo fatto un paio di prove per un tuo futuro allenamento. Da
lì è nata
la discussione, e poi il resto. Te l’ho detto, ci
è sfuggita di mano, ma
nessuno ha cercato di uccidere nessuno» continuò
Flash «per chi ci hai presi?
È solo che capita di scaldarsi un
po’troppo».
«e
perché
diamine avreste dovuto fare quelle prove?»
«per
conoscerci un po’meglio. Un conto è
assistere agli allenamenti, un altro viverli in prima persona.
Oltretutto se
ricordi io sono stata addestrata da mio padre proprio per fare da
allenatrice;
è nato tutto da qualche divergenza di opinioni».
Divergenza
di opinioni…caratteri in contrasto…Emerald che
passava ai fatti fin troppo
facilmente…beh, ci stava. Ed era ben più
rassicurante di un “hanno tentato di
ammazzarsi”.
«…quanto al vetro e il resto non
preoccuparti, ripago io» continuò
Emerald.
«e il
suo
braccio? E la tua gamba?»
«slogature!» dissero entrambi
da fuori.
Entrambi infatti, tra le altre cose, avevano fatto sparire i vestiti
insanguinati, rotti e bruciati, e ne avevano messi di nuovi -nel caso
di Flash
nuovi ma identici essendo un travestimento vero e proprio-
così da coprire il
più possibile. Particolarmente le ferite peggiori.
Che dire,
Emerald avrebbe fatto in modo che Kevin la vedesse più
coperta possibile d’ora
in poi…
“...!!!...a
proposito!!!...ma a Tovarich devo dirglielo di oggi?...”
pensò la ragazza.
Mh. No.
Tutto sommato, no. Non avrebbe capito perché poi si erano
coperti a vicenda in
quel modo…e in fin dei conti non lo capiva bene-bene-bene
nemmeno lei.
O beh.
Avrebbe inventato qualcosa, con lui. Una caduta sopra qualcosa di
affilato
mentre era per strada, tipo dei cocci di bottiglia.
«…»
«e dai Kevin…vieni fuori! Ho fatto le
lasagne! E poi c’è quella bellissima torta che
aspetta solo te!»
«non
so se
mi va ancora di festeggiare».
«le cose sono due, o esci tu o entriamo noi.
Con tanto di lasagne e torta» specificò
Flash.
«non
lo
fareste. E poi ho chiuso a chiave».
«un paio di proiettili ed apro lo stesso
sai?»
“il
brutto è
che questa lo farebbe sul serio” pensò Kevin,
decidendosi infine ad uscire. E
si, avevano in mano lasagne e torta.
«andiamo
in
cucina però».
“per
fortuna
che quella e il salotto sono le stanze che abbiamo sistemato per
prime”
pensarono sia Hammy che Flash.
«e
sappi che
mangeremo in quattro» lo avvisò Emerald con un
sorrisetto. Kevin la guardò
perplesso.
«e il
quarto
chi sarebbe?»
«la quarta! È una
“lei”!» lo corresse
Hammy.
Lord Flash
pur sapendo cosa lo aspettava rifiutò di commentare
nonostante l’occhiata
dell’inglese. Lui l’aveva trovata
un’imbecillata, ma era stata anche una di
quelle pochissime imbecillate che gli aveva QUASI strappato un accenno
di
risata, lui che non rideva mai!
E
così
arrivati un cucina, seduta a capotavola, Kevin vide…
«Hammy…non
sono un tipo rozzo ma stavolta il “vaffanculo” me
l’hai proprio tirato fuori
con le pinze: vaffanculo!»
esclamò,
per poi mordersi un labbro per non ridere.
«credo
che
convenga muoversi, Peppa Pig ha fame!»
E tutto quel
che ricevettero in risposta dal pupazzo fu ovviamente
un’occhiata vuota.
:: tre
giorni dopo ::
«Hammyyyyyyy,
finalmente sei
arrivata!...Kevin non è con te?»
«ah,
Kid, ma perché lo cerchi? Se
non c’è tanto meglio così!»
disse Terry «…senza offesa Em».
«nessuna
offesa, lo so che non vi
è propriamente simpatico…e considerando il modo
in cui si comporta con voi non
posso nemmeno darvi torto…» sospirò la
ragazza.
Dal ring,
lasciando perdere per
un attimo Distruction, Turbinskii si voltò a farle un veloce
cenno di saluto.
Tanto si sarebbero visti più tardi, una volta che fosse
tutto finito.
«già…dai,
salta in braccio!» la
incitò Wally, che ormai era ufficialmente diventato la sedia
di Emerald. Cosa,
questa, risaputa anche da Turbinskii che però
l’aveva ovviamente presa sul
ridere; insomma, come si poteva essere gelosi di Wally Tusket o di Kid
Muscle,
per porco che potesse essere?
…era
una faccenda che qualcuno
avrebbe dovuto spiegare a Kevin, forse, ma dettagli…
Hammy si mise a
sedere con più
prudenza del solito sulle ginocchia del tricheco. «mi spiace
di essere arrivata
solo a metà. Ma dalle ferite che Distruction ha addosso
direi che stia andando
tutto bene…anche se Tovarich è un
po’sporco…»
«sono
particelle magnetiche» le spiegò
Meat «utilizzate da Distruction per annullare la sua
trasformazione in
bombardiere stealth».
«ah,
ho capito» disse lei,
facendo un’involontaria smorfia di dolore nel muovere
malamente la gamba mentre
si sistemava. Quella maledetta ferita, che il giorno stesso -forse
anche a
causa dell’adrenalina- le aveva causato dolore ma solo fino
ad un certo punto,
adesso stava diventando qualcosa di insopportabile. Bruciava e doleva
in
continuazione, togliendole diversa libertà di movimento.
Forse non avrebbe dovuto
disinfettarsi e ricucirsi da sola. Forse avrebbe dovuto andare al
pronto
soccorso come aveva fatto Lord Flash, che comunque aveva il braccio
messo molto
peggio della sua gamba considerando che il proiettile lo aveva
attraversato.
«comunque
credo che il tuo amante
ce la farà» disse Van Dik
«nell’azione Distruction si è privato di
un corno,
come puoi vedere…»
«poteva
procurarsi
dell’inchiostro e sputargli addosso quello»
borbottò la ragazza.
«tutto
bene Hammy? Non sei
comoda? Eppure ti assicuro che non sono dimagrito per niente!»
«pfff,
tranquillo Wal, è tutto a
posto» cercò di rassicurarlo lei
«è solo che ho visto che c’è
Jackie Mac
Matta».
«chi?»
«quell’essere
lì» Emerald indicò
Jacqueline con un cenno del capo «Jackie Mac Matta!»
«JAAAAACQUELIIINE»
sbavò Kid
Muscle, beccandosi da Roxanne il tradizionale pugno in testa.
«ma
sei scemo, non ti accorgi di
com’è fatta quella donna non-»
«e
dai Roxanne calmati!» esclamarono
Trixie e Chichi trattenendola «non fargli vedere che sei
gelosa!»
«io
non sono gelosa!!!» strillò
lei.
«oh
cielo…» Emerald rise, per poi
sibilare di dolore. La ferita bruciava ancora di più, doleva
ancora di più, ma
perché?!
«
signorina Emerald ma quello è
sangue!» esclamò Checkmate indicando la macchia
che si stava allargando sui
suoi pantaloni.
«cosa?! Sangue?!»
strillò Kid Muscle.
Emerald si
alzò bruscamente,
facendo un’altra smorfia di dolore.
«è…è tutto ok. Tutto ok,
capito?» disse
loro prima di coprire la macchia con una mano e
“correre” più velocemente che
poteva fino ai bagni.
Bagni unisex.
Ancora si stupiva,
a volte.
Fortuna sua
erano completamente
vuoti, chiaro che a nessuno venisse in mente di andarci proprio nel bel
mezzo
dell’incontro, e a lei stessa dispiaceva di non poter
assistere, ma doveva
vedere che diamine stava succedendo là sotto.
Tirò su la gamba dei pantaloni -
larghissima, essendo un modello simil-arabeggiante, leggero ed
elasticizzato.
Alcuni punti si
erano rotti, e
dalla ferita usciva qualcosa di giallastro che poteva essere solo pus.
Eh no, a
quanto pare non l’aveva disinfettata bene per niente.
«porco
mondo» sibilò, finendo di
rompere il resto dei punti «porco, porchissimo
mondo!!!»
«Emerald
che cosa…MA…MA CHE
SUCCEDE?!»
“ultra
porchissimo mondo” pensò
la ragazza con uno sbuffo poggiando la schiena contro il muro. E
lasciando
scivolare giù il tessuto
«niente, Meat,
cosa vuoi che succeda? È un taglietto. Non si vede
nemmeno».
Seh. Sicuro.
«ho
scritto “giocondo” in fonte?!
Fa’vedere!» le intimò.
«Meat…»
«FA’VEDERE
HO DETTO!»
Era inutile,
non se lo sarebbe
tolto di torno. E poi…era solo un amico preoccupato per lei.
E l’unico a sapere
tutta la storia. Dunque senza dire una parola tirò
nuovamente su la gamba dei
pantaloni.
«contento
adesso?»
«devi
andare immediatamente al
pronto soccorso!!! Non ti rendi conto che è
infetta?!»
«ne
parli in un modo che nemmeno
se fosse il morso di uno zombie».
«e
piantala! Adesso io e
te andiamo all’ospedale, che ti piaccia oppure no, e nel
frattempo mi dici
cos’è suc…»
«Emerald,
è tutto-IH! Ma cos’è
quel taglio?!»
Roxanne,
Trixie, Chichi, Kid,
Checkmate, Wally, Terry, Dik Dik…il gruppo al completo
insomma.
«due
giorni fa camminando per
strada ho inciampato e sono finita su un…affare di ferro
tagliente, non so bene
cosa fosse. Sono tornata a casa, ho disinfettato tutto e l’ho
ricucita…ma a
quanto pare non avevo fatto un gran lavoro. Errore mio ragazzi,
è tutto a
posto…»
«mi
trasformo in modalità cavallo
ed andiamo subito al pronto soccorso» disse Checkmate.
«veniamo
con voi!» disse Wally.
«no,
non c’è bisogno, ma grazie
lo stesso. Però se qualcuno potesse portare a casa la
moto…tanto in queste
condizioni non so se potrei usarla...per tornare a casa
prenderò l’autobus».
«ma
nemmeno per idea! E poi non
vedi perché dovrebbe andare al pronto soccorso a cavallo
quando io ho la
macchina» disse Terry «ci pensiamo io e Meat. E poi
penso che la moto entri
benissimo sul retro, basta legarla con un paio di catene».
«ben,
allora andiamo» disse
rapidamente Meat. Terry prese addirittura in braccio Emerald*, uscendo
di corsa
dallo stadio insieme a Meat. Gli altri tornarono, cupi, sugli spalti.
«a me
la storia della caduta non
convince» disse Roxanne.
«sinceramente
non convince
neanche me» convenne Trixie «quella non sembrava
una ferita accidentale».
«ma
allora come se la sarebbe
fatta?» domandarono insieme, perplessi Kid e Wally.
«forse
è stato davvero solo un
incidente…»
«o
forse sta cercando di coprire
qualcuno» disse infine Checkmate.
«che
sia stato Kevin Mask non ci
crederei nemmeno se lo vedessi!» esclamò Chichi
«andiamo, è ridicolo!»
«sarà
ridicolo ma quel taglio lo
era di meno! Per quanto anche a me credere una cosa del genere risulti
difficile» ammise Roxanne «e poi perché
avrebbe dovuto farlo?»
«forse
è stato lui. Turbinskii»
disse Dik Dik.
«no.
Non avete visto la sua
faccia quando si è voltato ed ha visto Emerald correre via
con quella macchia
di sangue sui pantaloni? Non c’entra neanche lui».
«ma
allora chi potrebbe averlo
fatto?...certo…a meno che…ma non ci vedo nemmeno
lui a fare una cosa del
genere, per di più ad una ragazza…»
farfugliò Wally.
«ma
di chi parli?» gli chiese
Kid.
«di
Flash…»
«ah,
ma dai! È vero che forse non
si stanno molto simpatici ma non penso che lui sarebbe arrivato a
piantarle un
coltello nella coscia! E poi perché proprio
lì?» Dik Dik scosse la testa «non
avrebbe senso!»
«magari
voleva colpire da qualche
altra parte, non pensi?» gli fece notare Trixie.
«prima
le ecchimosi, ora questo!
Ma che diamine succede tra quei tre? Si, sempre che Kevin ne sappia
qualcosa…insomma, mi sembrerebbe assurdo se permettesse che
Flash pugnali tranquillamente
quella ragazza…» disse Checkmate.
«però
mi domando come possa non
accorgersene! Insomma se fosse come abbiamo
pensato…cioè…te ne accorgi se
una persona odia tanto un’altra da cercare di
ucciderla!» esclamò Kid Muscle,
povero ingenuo «forse è stato un incidente per
davvero!»
«e
quelle ecchimosi?!» sbottò
Roxanne.
«beh…le
hai viste solamente tu.
Forse ti sei sbagliata ed erano davvero succhiotti».
«Kid,
riconosco un succhiotto
quando lo vedo, e se hai qualche dubbio sulle ecchimosi vieni qui che
ti faccio
una lezioncina!!!» lo minacciò Roxanne. Proprio in
quel momento suonò il gong,
l’incontro era finito senza che se ne accorgessero neppure!
Esaltata dalla
brutalità del
russo oltretutto Jacqueline MacMad si spiattellò contro la
sua schiena nel tentativo
di abbordarlo…
«…per
essere sincero posso uscire
solo con donne metà aeroplano. La mia famiglia non
accetterebbe mai le altre.
Ma se anche tu fossi una di loro non cambierebbe nulla; io sono
impegnato».
…fallendo
miseramente!
«oh!»
“sei
cinico russo che infrange i
cuori!” pensò Jacqueline “ma dove va
adesso?!”
Infatti
Turbinskii si era
avvicinato agli spalti. «Emerald. Dov’è?
Come sta? Che le è successo?»
«ha
una ferita ad una gamba che…»
«…quella
dell’incidente per
strada! Me lo aveva detto, ma mi aveva anche detto che era a
posto!»
“CHE?!!
Non sarà mica la
Lancaster la ragazza con cui è impegnato?! Ma lei non
è metà aeroplano!” pensò
Jacqueline.
«non
tanto, la ferita si è
infettata, Terry e Meat l’hanno portata al pronto
soccorso» lo informò Roxanne.
«volo
subito lì» disse il russo
«assistenti di volo…pronti al decollo!»
esclamò trasformandosi di nuovo nel
bombardiere stealth e volando via.
«ha
detto anche a lui la stessa
cosa, visto…?»
«si,
ma io continuo a non
crederci, Kid».
«…ma
perché non arriva nessuno?!»
sbottò Terry «io vado a cercare un dottore! Che
razza di pronto soccorso è
questo?!» protestò, scomparendo nei corridoi.
Inutile dire
che una volta
rimasti soli Meat non aspettò molto per partire con le
domande.
«siamo
soli, dimmi che è successo!
È stato Flash? È stato lui a farti quella
ferita?»
«quella…quella
qui…» indicò un
punto poco più in alto del seno, il tutto strategicamente
coperto da una strana
canottiera a collo alto, largo che ricadeva giù morbido
«e le altre, che però
tra disinfezione, cerotto liquido e un po’di trucco non si
vedono nemmeno».
«è
da denunciare! Da sbattere in
galera! Quello è-»
«…messo
peggio di me dal momento
che gli ho preso in pieno un braccio con la doppietta, l’ho
ferito più volte di
striscio ed ha subìto una piccola esplosione…»
Meat la
guardò allibito. «siete
pazzi. Siete. Pazzi. E Kevin
non…?!»
«lui
era via. Ha trovato casa un
po’disastrata, ma in realtà avevamo già
sistemato parecchio; lui in tutto
questo non c’entra, non vedo perché farlo stare in
ans-»
«insomma
vi ammazzate di nascosto
per non farlo stare in ansia?!! Ma ti
rendi conto di quello che dici?!!»
«eddai
Meat, io sono viva, Lord
Flash è vivo, Kevin è
tranquillo…» fece spallucce «e poi
abbiamo stabilito che
la prossima battaglia…dopo il Torneo».
Meat la
guardò fisso per poi
scuotere la testa. «per l’amor del cielo Emerald,
da come parli sembra quasi
che sotto sotto ammazzarti con Flash ti diverta!»
«non
è così. Non proprio. È
complicato, non so come descrivere…io lo odio, e adesso sai
quanto, lui mi
odia, e anche in questo caso sai quanto; io voglio scoprire cosa
nasconde, lui
vuole allontanarmi; eppure quando si tratta di situazioni come questa
in cui ci
troviamo a combattere come se fossimo in guerra…è
come se…fosse “tra noi”. Una
questione personale che va al di là di tutto il resto. Anche
per questo motivo
evitiamo di coinvolgere Kevin, evitando di fare cose come questa quando
c’è
lui…cooperando perfino…» lo
guardò «lo so, è un concetto che sembra
quasi privo
di senso ma lui è “Il Mio Nemico”, ed io
sono “La Sua Nemica”. Non so dirlo
meglio».
«oh
eccoti! Emerald!...ciao mio
piccolo amico. Grazie per averla accompagnata» Turbinskii le
si inginocchiò
accanto «come stai? Ti hanno curata?»
«non
ancora, Terry è in cerca di
un dottore, ma non preoccuparti…oh, eccolo».
«dov’è
la ragazza? Oh, bene. ce
la fa a camminare?» le chiese il dottore, arrivato insieme ad
un trafelato
Terry.
«si».
«bene,
andiamo immediatamente in
ambulatorio…»
Hammy
sparì assieme al dottore,
lasciando i suoi due amici -più l’amante- nel
corridoio.
«vi
ringrazio per averla portata
qui, io dal ring ho visto ma non potevo…»
Sembrava tanto
senza cuore,
mentre lottava, eppure la preoccupazione verso Hammy era genuina.
«no,
no, ti capisco…ma come se
l’è fatta quella ferita? Lei ha parlato di un
incidente…» indagò il texano,
mentre Meat pensava “INCIDENTE UN CORNO!!!”.
«è
quel che aveva detto anche a
me, ma mi aveva anche rassicurato sul fatto che era a posto adesso! e
poi…aveva
parlato di una ferita non troppo profonda…»
«cinque
centimetri di ferita
infetta, altro che poco profonda» borbottò Meat.
«…!!!...deve
averlo detto per non
farmi stare in pensiero…»
«Hammy
non vorrebbe far stare in
pensiero nessuno» commentò Terry.
“non
l’ha detto nemmeno a lui, o
lui lo sa e fa finta di niente? Eppure a detta di Emerald
c’era quando Flash
l’ha quasi strangolata!” pensò Meat.
«eh,
lo so…»
“no,
secondo me non gliel’ha
detto. Ma perché?! ‘il mio nemico, la sua
nemica’…è diventata una questione che
va oltre il bene di Kevin, altroché! Io dovrei dire tutto, a
Kevin in primis,
ma le ho promesso di non farlo!”
Meat
continuò nelle sue elucubrazioni “e pur essendo
vero che si sa difendere
benissimo se ha ridotto Lord Flash -o chi sia- come ha
detto…non posso evitare
di pensare a cosa accadrebbe se…”
Si
sentì un cellulare che
squillava. Era evidente che Emerald non stesse bene, avendo lasciato
lì il
marsupio!
«che
facciamo?» disse Terry.
«guardiamo
chi è» disse
Turbinskii tirando fuori il cellulare «ah, è
Mask».
“quasi
quasi rifiuto la chiamata”
pensò, ma prima che potesse fare qualunque cosa Meat
salì su una sedia e gli
prese il cellulare dalle mani.
«Kevin?
sono Meat».
«…e
perché stai rispondendo
tu? Lei dov’è?!»
«siamo
all’ospedale, Emerald-»
«arrivo»
disse seccamente
l’inglese chiudendo la chiamata. Emerald, ospedale; non gli
interessava sapere
altro!
«una
telefonata molto breve»
commentò Turbinskii.
«ha
detto che arriva».
«a
questo punto l’unica cosa che
devo riportare a casa di Hammy è la moto» disse
Terry «vuoi che non la riporti
Kevin?»
«veramente
avevo pensato di
portarla a casa io in volo. Si fa prima» osservò
Turbinskii.
«già,
ma Kevin sa che tu ed
Emerald state insieme?» gli domandò Terry. Lui
scosse la testa.
«non
ancora. Più che altro perché
Emerald non vuole noie del tipo “ah, essendo il tuo ragazzo
gli rivelerai
chissà che cosa su di me” da parte sua».
“e
voleva risparmiargli
l’umiliazione di essersi dichiarato mentre lei era con me
sotto la doccia”
pensò, quasi divertito.
Kevin
arrivò venti minuti dopo.
Emerald non era ancora uscita dall’ambulatorio.
«che
è successo? Lei dov’è?!»
“e il
russo che c’entra?!” pensò,
vedendo lì Turbinskii.
«la
ferita riportata durante
l’incidente di due giorni fa si è riaperta,
infettata…o meglio, si sono rotti i
punti e-» avviò a dire Terry, bruscamente
interrotto.
«quale
incidente?! Emerald
non mi ha detto niente a riguardo!» allibì.
Un altro
segreto. Ancora.
“riaperta”…quindi doveva essersela fatta
in un giorno precedente a
quello…perché non gliel’aveva detto?!
«ah,
non te l’ha detto?» disse
Turbinskii.
«…a
te si?»
«beh…siamo
amici. Diciamo pure
che andiamo molto d’accordo».
Sembrava che
volessero -tanto per
restare in tema- uccidersi l’uno con l’altro sul
posto.
«cosa
vorrebbe significare?»
«…ma
a lui chi l’ha chiamato…?»
si stupì Emerald, tornata dall’ambulatorio in quel
momento insieme al dottore
«ehm. Volevo dire…» “ho pure
iniziato a parlare come Flash!” pensò
«ciao Kevin».
«fammi
capire bene: tu hai un
incidente di non so quale natura che ti causa una ferita tale da
mandarti al
pronto soccorso e non mi dici niente?!»
«ma
era un graffietto…»
«se
per lei una ferita profonda
cinque centimetri è un graffietto non so cosa intenda per
“ferita grave”»
commentò il dottore.
«cinque
centimetri!!!...e…adesso
come sta?»
“solo
amici, dicono, ma se lui
non è innamorato poco ci manca” fu il pensiero di
Terry.
«puoi
chiederlo a me visto che
sono qui!» gli ricordò Hammy.
«adesso
deve solo riposare e
stare attenta a come si muove, la ferita è stata
disinfettata come si deve, ed
idem i punti. La prossima volta venga subito qui invece che provare a
medicarsi
da sola! Lei è il suo compagno?»
“gli
piacerebbe” pensò
Turbinskii.
«no.
Sono il suo vicino di casa. e
siamo amici» fu costretto a
rispondere Kevin «…o almeno così
credevo. Dai Emerald, ti porto a casa».
«pensavo
di portarla io. Io
volo».
«tu
fatti gli affari tuoi»
ribatté Kevin.
«io
però devo seguirvi per forza,
visto che devo riportarle a casa la moto» disse Terry. Kevin
non replicò,
limitandosi ad uscire insieme alla ragazza.
«poi
dici a me che sono uno
stupido?»
Eh no, la
paternale non era
finita, ma continuò ad oltranza anche una volta che saliti
sulla moto di Kevin
partirono verso casa.
«hai
una ferita così profonda e
pretendi di medicarti da sola?! E poi perché diavolo non mi
hai detto
niente?!...e inoltre…non ci siamo più visti dal
giorno del mio compleanno…»
«non
ti ho detto niente per non
farti stare in pensiero».
«non
mi credevi capace di
sostenerti? Emerald, quella promessa che si siamo fatti per me non era
uno
scherzo!»
«lo
so…»
«non
mi pare, visto che hai
preferito dirlo a quel russo piuttosto che a me!»
«ah,
ecco il vero problema. Sei
geloso».
Si fermarono
davanti al semaforo
rosso.
«è
che ci stiamo allontanando.
Dici che non possiamo stare insieme e non mi dici perché,
solo “questioni di
famiglia”. Mi nascondi delle cose, come se non ti fidassi
più di me, o non mi
ritenessi in grado di capirle, nemmeno fossi uno stupido. È
vero che non posso
importi di starmi vicina, o di dirmi tutto quel che ti succede, come
non posso
importi di non avere degli altri amici o… o anche una relazione,
visto che nemmeno
tu lo pretendi da me. Ma io non volevo tutto questo. Non
volevo…iniziare a
perderti».
Il semaforo
diventò verde.
Ripartirono.
«e
nemmeno io voglio perdere te».
«io
infatti non vado da nessuna
parte. Ricordalo».
***
*non
ingelosirti mistery dragon
xD Terry
è solo gentile con una ragazza in difficoltà!
Probabilmente
avrete trovato eccessiva la prima parte del capitolo, con
quell’incredibile
disastro. Ma ha mostrato ancora meglio che genere di odio
c’è tra quei due. Si
ammazzano, poi si aiutano, poi boh! xD nemici mortali, chi li capisce?
Grazie
1000 a chi
segue/recensisce/legge soltanto :D
Tanto per farvi un quadro della situazione...xD
|
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Capitolo 16 *** 14- un passo avanti, due indietro ***
«…sapevo
che eri stupida ma non così tanto da non capire che questa
casa non è un
albergo in cui puoi entrare ed uscire quando ti pare!»
«ah
si
guarda, poi dopo il modo in cui l’abbiamo ridotta
l’altra volta al massimo
potrebbero classificarlo come B&B».
Flash
incrociò le braccia.
«tu-non-puoi-passare».
Emerald gli
puntò la doppietta all’addome. «seh
ascolta Gandalf, togliti dalle scatole. Non
è colpa mia se oggi grazie a questa nebbia del cavolo il
segnale della WiFi non
mi arriva».
«e
perché
non te ne fai una tua invece che scroccare quella di Kevin?»
«perché
dato che c’è la sua non vedo il motivo per cui
dovrei farne una mia» ribatté la
ragazza notando la finestra del salotto aperta. Un buon modo per
evitare
Gandalf, decise, dunque corse e si lanciò dentro da
lì, per poi gettarsi di
botto sul divano.
«oooh,
alleluia» sospirò vedendo tornare il segnale
«la WiFi è
viva!»
«tu
sai che
Kevin non c’è, vero?» la
ricordò Flash, entrando nella stanza.Lei alzò gli
occhi al cielo.
«si
ma oggi
non ho tempo né voglia di fare “Dies Irae parte
II”».
«quello
si
è detto dopo il Torneo» lui si mise sulla poltrona
singola di sinistra, al solito «e comunque è
strano
che tu non sia andata con lui, dato che sei sempre ad
impicciarti».
«sarei
andata via con lui eccome, ma devo imparare i passi della lambada entro
oggi
perché domani mentre voi due farete
parte delle foto di gruppo che
Ikkeorrore vuole per mettere in quel libretto, io e Ricardo dovremo
girare un
video in cui balliamo un mio remix della lambada,
e io quella non la so
ballare!...solo che per pubblicizzare un po’ la traccia o
faccio così o faccio
così» disse seccamente Hammy stendendosi sul
divano e
poggiando il portatile sui
cuscini.
«credo
che
ci sia anche Jacqueline, lì dov’è
Kevin. Una gran bella ragazza, dura come la
pietra, appartenente ad una potente famiglia…è
vero, Kevin al momento non ha
tempo per una relazione, ma sarebbe la partner ideale».
Era chiaro
che Lord Flash volesse provocarla, e lei non abboccò
all’amo. «se mai dovesse
decidere di stare con Jackie Mac Matta per me potrebbe fare pure. Non
deve mica
farsi prete solo perché adesso non possiamo stare insieme.
Poi il fatto che lei
abbia le tette rifatte e sia tonta come una staccionata è un
altro discorso».
«tutta
invidia» sentenziò Lord Flash.
«mah...più
che
invidiarla c’è da compatirla»
commentò Emerald «ha un fratello
bruttissimo e di tutti quelli con
cui ci ha provato l’ha calcolata solo Kid Muscle che per
carità è buono come il
pane ma pure lui non è una bellezza…»
cercò dei video di lambada su Youtube
«…dovrò anche tenere conto che il ritmo
è più veloce rispetto alla lambada
originale…»
«dimmi
una
cosa, non è che sei così concessiva con Kevin
riguardo allo stare con altre
persone solo perché, forse, è quel che TU hai
fatto per prima?»
Emerald non
sollevò nemmeno lo sguardo dal video. «se Kevin,
prima che io riesca a
risolvere tutto il casino, troverà un’altra
ragazza con la quale starà più che
bene io mi farò da parte. A me basta che sia sereno. Detto
ciò, quel che faccio
io non ti riguarda. Inoltre…» mise il video in
pausa per guardarlo dritto in
faccia, stavolta «ogni volta che tiri fuori questa storia mi
torna in mente
“come può esserne a conoscenza?”,
perché non è esattamente di dominio pubblico.
Credo che non lo sappia nemmeno mia madre. Ciò mi spinge a
fare diverse
congetture».
«sarebbe
bene che evitassi» la avvisò lui.
«sei
russo,
nascondi la tua identità, sai del patto,
c’è un uomo a cui -come mi hai detto
ormai mesi fa- devi tutto, e caso strano hai dietro i libri di Robin
Mask.
Tutti questi indizi mi portano ad un nome. E nemmeno un nome
qualunque!...ma a
Kevin servi. E se anche avessi ragione…per adesso potrei
solo lasciarti in
pace. Oltre a rimanere in silenzio sulla tua non-esattamente-"gentlemaninglesità", che
porterebbe Kevin
a farsi tante belle domande che a te risulterebbero alquanto scomode,
visto che
pur dicendogli bugie a frotte non ce n’è una che
sia davvero valida. Ma d’altra
parte, come mi disse quell’uomo a Buenos Aires,
“mentire bene non è solo una
necessità. Mentire bene è un’arte, una
vocazione, dunque non è cosa per tutti;
c’è chi può e che non
può”».
«”quell’uomo”…uno
dei tanti che ti sei portata a letto?»
Aveva
risposto con una battuta sarcastica, ma in verità era
piuttosto allarmato.
Emerald era arrivata a collegare troppi indizi, e non gli era piaciuto
quel “per
adesso potrei solo lasciarti in pace”.
Affatto. Gli fece scattare in
testa un segnale di allarme tale da fargli quasi perdere ancora il
controllo,
ma sapeva che se l’avesse fatto avrebbe solo finito per
rovinare tutto.
Stava
camminando in un campo minato, ora più di prima.
Perché se i suoi timori erano
fondati non rischiava solo di perdere la fiducia di Kevin, ma anche la
vita, e
di veder finire la sua testa appesa alla parete del salotto di casa
Lancaster.
«non
sarebbero fatti tuoi ma te lo dico lo stesso: era il primo. E adesso
dai, dammi
della puttanella perché sono stata la prima volta con un
uomo che mi piaceva
pur sapendo che sarebbe stata una botta e via».
«puttanella».
«bigotto»
ribatté lei, continuando ad osservare i video della lambada.
Lord Flash decise
di allontanarsi ancora di più dal discorso di prima.
«di
che
utilità è guardare soltanto i video senza provare
i passi? È come se Kevin, se
bontà sua si decidesse ad aprire quel libro che gli ho dato,
guardasse soltanto
l’immagine della tecnica Olap…»
«che
l'è il contrario
di “palo”…»
«…taci!...E
poi tentasse di metterla in pratica la prima volta durante un match!
Non
avrebbe il minimo senso!»
«io
fino ad
ora ho sempre fatto qualcosa del genere» si
picchettò una tempia «memoria
eidetica, Sorcio. Adesso ho perfettamente chiaro in mente ogni
fotogramma dei
video che ho già visto, e lì resteranno. E quanto
a senso del ritmo per fortuna
sono messa bene; non avrò problemi».
Andava
detto che ogni tanto Emerald riusciva quasi a sorprenderlo.
È vero, della sua
memoria eidetica Lord Flash lo aveva saputo fin dall’inizio,
ma non l’aveva mia
vista “in azione”, per così dire. E a
malincuore doveva ammettere di essere
incuriosito.
«quindi
se
ho capito bene tu grazie a questa memoria eidetica riesci a ricordare
praticamente tutto nei minimi dettagli».
«precisamente.
Se, ad esempio, mi chiedessi di dirti dov’ero undici anni fa,
il 7 aprile, alle
quattordici e ventidue minuti e ventisei secondi ti direi che in quel
momento
ero nel giardino della tenuta dei Mask, avevo appena incontrato Kevin,
e gli
avevo indicato una farfallina bianca che era su un fiordaliso. Io
indossavo un
vestitino color carta da zucchero e avevo i capelli raccolti, lui aveva
pantaloni grigio fumo a righine, una camicia bianca ed una cravatta, e
la
seconda cosa che gli ho detto -dopo “guarda, una
farfalla”- è stata “perché
sei
vestito come se andassi a un matrimonio?”».
«…adesso
ricordo!!!»
Sia Hammy
che Flash fecero un sobbalzo nel sentire la voce di Kevin.
«ah…Kevin,
da quant’è che sei tornato?»
«meno
di un
minuto, da quando le hai chiesto della memoria eidetica. Oh. Noto che
casa è
ancora a posto».
Emerald e
Lord Flash si scambiarono un’occhiata come a dire
“fiuuuuù! Ci è mancato un
pelo!”.
«si
beh non
è che discutiamo pesantemente tutte le volte che tu non ci
sei» disse il russo
«com’è andata?»
L’inglese
si mise a sedere sull’altra poltrona singola, quella a
destra, con un sospiro.
«è stata una totale perdita di tempo. E la cosa
più fastidiosa era che quella
sanguisuga dai capelli rossi si attaccava a tutti quanti; non
c’è stato un
chojiin a cui non abbia chiesto di uscire. E nonostante io abbia
rifiutato ha
perfino avuto la sfacciataggine di infilare di nascosto il suo numero
di
telefono della tasca del mio impermeabile!»
«quindi
le
hai detto di no? è
vero che è
un’oca sadica e tonta come poche alla quale io se potessi
sparerei sul posto,
ma indubbiamente ad andare in giro con lei avresti fatto una bella
figura»
commentò Emerald. Kevin la guardò a lungo, e
sembrava quasi triste.
«non
è con
lei che mi interesserebbe stare» disse.
Hammy
tornò
a guardare i video di lambada. «hai perso
un’occasione. Jackie Mac Matta
avrebbe potuto renderti la vita più semplice,
un’interpretazione salvachiappe
di una regola lì, un’irregolarità dei
tuoi avversari là…»
«voglio
vincere con le mie forze, dovresti conoscermi ormai. Non mi interessa
farlo da
raccomandato. Non è onorevole» replicò
lui, piuttosto freddamente «e se anche
mi avesse promesso la cintura di campione in cambio di
quell’uscita le avrei
detto di no lo stesso. è
inutile
che cerchi di liberarti di me, cara mia; non è semplice come
credi».
Era un
po’
che ogni tanto Emerald se ne usciva col dire cose come “lo
sai, c’è Chichi che
non fa che dire quanto avrebbe voglia di conoscerti meglio!”,
oppure “c’è
quella ragazza che ti sta mangiando con gli occhi, sembra carina,
sarebbe da
farle un saluto” o, ancora, “è vero che
Jackie Mac Matta è un’imbecille, però
non è brutta brutta, potresti farci un pensierino”.
Era una
cosa che lo infastidiva abbastanza, perché lui non era
interessato alle altre,
lui voleva lei, voleva Hammy! Che gli importava di Jacqueline?! Che gli
importava di Chichi?!
Si rendeva
conto che Emerald gli diceva quelle cose nel tentativo di spingerlo a
non
pensare troppo a loro due, buttandosi su altro, così che non
si tormentasse. Ma
non solo non otteneva l’effetto sperato, oltretutto lo
portava anche a pensare
che lei invece si fosse eccome “buttata
su altro” pur -forse-
continuando a volere lui.
«non
voglio
liberarmi di nessuno. Quel che volevo dire era che se avevi rifiutato
perché
pensavi che me la sarei presa potevi anche rettificare e dirle
ok».
“ma
quant’è
gentile” pensò Flash, pur senza esprimersi
avendolo già fatto in precedenza.
«lo
so che
non te la saresti presa. Se non le ho detto di si è
perché io detesto quella
ragazza. Profondamente.
Chiaro?»
«cristallino…»
chiuse lo schermo del pc «…allora, che dicevi, ti
sei ricordato di quella volta
di quando eravamo piccoli?»
«si»
sotto
la maschera sorrise «quando hai detto quella cosa del
matrimonio mi è tornato
in mente. L’unico giorno decente della mia infanzia,
probabilmente*…quello con
la bella bambina dagli occhi verdi».
Anche lei
gli sorrise. Per Lord Flash era fin troppo da sopportare, ma anche
stavolta
rimase sulle sue limitandosi ad osservare che se non altro il giorno
dopo Kevin
non si sarebbe annoiato da solo.
«…tocca
anche a me, per le foto del gruppo: prima e seconda parte, visto che la
signorina qui deve anche girare un video con Ricardo e non
sarà disponibile fin
da subito».
«come
come?! Questa mi è nuova!» anche con il brasiliano
intrallazzava, adesso? Non
bastavano il tedesco maledetto e il dannatissimo soviet volante, che
peraltro
l’aveva pure cercata?
...come se
non avessero progettato di vedersi il giorno stesso, poi, e a casa di
Emerald…
«è
stata
un’idea di Ikkeschifo MacMad, che ovviamente ci guadagna la
sua parte. Dato che
la traccia in questione è una specie di elettro-lambada e
Ricardo è brasiliano
ha detto “fate un video insieme così posso
metterlo tra quelli della pubblicità
del Torneo”. Indubbiamente è un’ottima
occasione per ottenere più visibilità, e
adesso che ho rinunciato al mio anonimato-ma-anche-no tanto vale
sfruttarla».
Kevin si
zittì, pensando al motivo per il quale Emerald aveva
rinunciato a quella
condizione. Lo aveva fatto per permettergli di combattere nonostante la
sua
stupidità nel ridursi uno straccio facendo il cretino nella
sauna; senza di lei
Jijimiman avrebbe vinto a tavolino, e lui avrebbe potuto dire addio al
suo
sogno.
«si,
beh…è
giusto anche questo».
«ecco
che
dovevo fare!...tu e le tue chiacchiere» esclamò
improvvisamente Lord Flash,
rivolto ad Emerald «devo andare a fare la spesa per stasera,
altrimenti io e
Kevin che mangiamo, il tavolo? Ci facciamo la segatura e la
mangiamo col
latte?...ma già, a te non interessa, tu arrivi, apri il
frigo e giù, mangi come
Kid Muscle» la rimproverò aspramente, alzandosi e
prendendo le chiavi della macchina.
«non
pensavo avessi problemi con la segatura. Se puoi sopportarla in testa
al posto
del cervello puoi sopportarla anche nello stomaco».
«no
eh!
Niente discussioni!» li avvisò Mask «non
sono dell’umore!»
«io
infatti
non le rispondo nemmeno. Ci vediamo dopo» concluse Flash,
uscendo dalla porta
principale e lasciandoli soli.
Era diverso
tempo che non riuscivano a trovare un attimo tutto per loro.
C’era sempre di
mezzo qualcosa, o qualcuno, ed anche questo aveva contribuito ad
allontanarli,
tanto che i primi cinque minuti rimasero ognuno al proprio posto senza
parlarsi
o guardarsi nemmeno.
«ma
che
stiamo facendo? Al diavolo» sbottò infine lui,
abbandonando la poltrona a
favore del divano e mettendosi Hammy in braccio senza nemmeno chiederle
se lei
volesse o meno.
«finalmente
siamo solo io e te, dopo tanto tempo…»
Lei gli
sorrise ancora, appoggiando la testa sul suo petto.
«già. Senza sorci in casa
si sta meglio».
«Hammy,
in
che lingua devo dirti di piantarla con la storia del sorcio
nonché tutte le
altre?» la rimproverò
«piuttosto…quelle questioni di
famiglia…»
«procedono.
Credo che man mano si stia avvicinando la soluzione, Kevin».
«davvero?
Sul serio?» ecco, quella era una buona notizia. Se solo
avesse saputo tutti i
retroscena, però, non sarebbe stato altrettanto
contento…
«eh
si.
Solo che ci sono degli intralci belli grossi da superare. E al momento non
posso superarli. È come essere un campione di
corsa ad ostacoli, conoscere
il percorso, avere abbastanza energia da correre per arrivare primo, ma
avere
una caviglia lussata».
…perché
nel
migliore dei casi -migliore dal punto di vista di Flash-, se Emerald
avesse
agito ora e sulla base dei propri sospetti, il russo si sarebbe dato
alla
macchia portando via con sé le possibilità che
Kevin aveva di vincere il
Torneo.
«odio
quando tu e Flash parlate per enigmi. Lo odio per davvero».
«lo
so».
«lo
odio di
più quando lo fai tu. è
brutto
quando la persona che ami ha dei segreti, e il cielo solo sa quali.
Prima non
era così».
«prima
è
prima, adesso è adesso. purtroppo.
Nemmeno per me è facile, ma seguo il mio stesso consiglio
mentre cerco di
risolvere la faccenda: mi distraggo, non ci penso, esco con gli
amici…»
«eh,
a
proposito, Turbinskii ti ha cercata oggi. Non gli basta Lord Flash,
no…cerca di
insidiare anche te adesso…»
“ma
veramente ormai mi ha ‘insidiata’ da tre mesi e
passa” pensò lei.
Già,
ultimamente anche Tovarich era un po’inquieto.
Sarà che dopo più di tre mesi
gli sarebbe piaciuto poter dire al mondo intero che stavano insieme,
sarà che
pur sapendo fin dall’inizio che Emerald era innamorata di
Kevin ormai sperava
di riuscire a farglielo dimenticare, sarà che se Kevin
avesse vinto lo scontro
con Blocks avrebbero dovuto affrontarsi -e sapeva che Emerald sarebbe
stata
nell’angolo di Kevin perché il trio ormai era per
così dire “ufficiale”- ma da
prima che non le faceva nessunissima pressione adesso se usciva sempre
più
spesso con cose del tipo “dovremmo dirlo a tutti, in fin dei
conti è un pezzo
che ci frequentiamo, così facendo sembra quasi che ci
vergogniamo , e per quanto
riguarda Kevin Mask sarebbe ora che capisse che la vita è
tua e ne fai quel che
ti pare; capisco che tenevi -e tieni ancora molto- a lui, ma
così non potremo
andare avanti per molto”.
La ragazza
non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscita a tenerlo buono, e
soprattutto
non riusciva nemmeno a biasimarlo del tutto. Era comprensibile che
tenendo
davvero a lei ed essendo anche diventata una cosa piuttosto
“seria” Turbinskii
volesse qualcosa di più che una relazione semi-nascosta. Ma
lei non se la
sentiva di uscire allo scoperto.
«non
stare
a pensarci su» cercò di sviare lei.
«io
ci
penso eccome, invece!»
«ma
non
avevamo deciso di…»
«si,
lo so
cosa si era deciso. Tu non mi impedisci di avere amicizie e/o una
relazione, ed
io non devo impedire a te di avere…amicizie»
borbottò lui «lo so».
«amicizie…o
una relazione» aggiunse piano Emerald.
«non
c’è
bisogno che me lo ricordi. Come non c’è bisogno
che tu mi spinga a trovarmi
un’altra ragazza, tanto le altre non mi interessano, dovresti
averlo capito»
disse l’inglese «e non intendo trovare un
“ripiego”, preferisco starmene da
solo, ci sono abituato».
«guarda
che
non sei più da solo. Io sono ancora qui. E poi nonostante mi
secchi dirlo e
nonostante abbia trenta milioni di motivi per cui quell’uomo
non mi piace, beh,
c’è anche Flash adesso. Ha troppi segreti, e il
cielo solo sa perché si ostina
a tenerli nascosti -solito discorso, non fami ripetere- e sono sempre
convinta
che non sia chi dice di essere, però credo che a modo suo
anche lui tenga a
te».
«senz’altro
ci tiene più di mio padre. Quell’uomo mi odia, ed
io lo disprezzo…perché dovrei
anche solo guardare quei libri che Lord Flash mi ha dato?!»
Emerald ci
avrebbe scommesso l’osso del collo che Kevin prima o poi
avrebbe tirato fuori
quella storia. «c’è da domandarsi come
li abbia avuti, non credi?»
«già.
Se ci
sono delle tecniche segrete della mia famiglia perché mio
padre avrebbe dovuto
darli a lui? Non ha senso. A meno che non li abbia
rubati…»
«col
sistema di sicurezza che avete? Non ci credo»
commentò Emerald.
«…e
tu del
sistema di sicurezza della tenuta di mio padre che ne sai?»
Ops.
Aveva
parlato troppo.
«Kevin,
ho
una memoria eidetica, sai benissimo che mi basta vedere le cose una
volta per
ricordarmele a vita».
«quando
sei
venuta lì però io e te siamo stati in giardino,
non in casa» le fece notare
lui.
«ah,
ma
andiamo, è chiaro che una villa del genere debba avere un
sistema di sicurezza
che nemmeno all’MI6. Mi stupirebbe il contrario!»
«eppure
non
sembrava che lo avessi detto come una supposizione. Lo hai detto come
se lo
avessi visto di persona, o simili…» insistette
lui. La ragazza alzò gli occhi
al cielo.
«Kevin
mamma mia quanto sei fiscale! Era per dire!...adesso torniamo al
discorso di
quei libri».
«non
vedo
per quale motivo visto che io non intendo
aprirli» ribadì lui testardamente.
«secondo
me
invece dovresti».
L’opinione
di Hammy a riguardo lo soprese non poco. Stava dando veramente ragione
a Flash,
che insisteva ogni santo giorno perché lui usasse quella
maledetta chiave che
teneva ancora in tasca?!
«non
ci
posso credere, stai veramente dicendo che io dovr-»
«proprio.
Senti
io lo so che con tuo padre hai un pessimo rapporto e non posso nemmeno
darti
tutti i torti visto che tipo è» disse con una
piccola smorfia «però un conto è
l’uomo, un conto le mosse. E di mosse buone Robin Mask ne
aveva parecchie».
«è
solo uno
stupido, ed un perdente, ed io non voglio utilizzare delle mosse da
perdente!...e poi…devo essere stato molto esaustivo nei miei
racconti se ti ho
portato a dire “visto che tipo
è”».
“Kevin,
Kevin, sei stato qualcosa più che esaustivo ma che Robin
Mask sia un
grandissimo testa di minchia purtroppo l’ho scoperto di
persona” pensò Hammy.
«già…proprio
molto esaustivo. Ma Kevin, dovresti davvero dare un’occhiata
a quei libri».
«ma
perché?!»
«perché
tu
il Torneo lo vuoi vincere, giusto? E allora quelle mosse
sarebbero…non vorrei
dire vitali ma…da quel che ho visto…»
Ops. Lo
aveva fatto ancora, e Kevin -ancora una volta- purtroppo lo aveva
notato.
Che voleva
dire “da quel che ho visto”? Che Lord Flash le
avesse mostrato i libri…? Ma
perché avrebbe dovuto farlo?! Non si sopportavano
granché, quei due!
A meno che
Flash non avesse voluto che Emerald facendo leva su quel che lui
provava per
lei lo convincesse…
«approfittarti
di quel che provo per te per convincermi a fare qualcosa che non voglio
è
squallido, e dillo anche al tuo caro amico!»
sbottò dunque, rimettendola sul
divano ed alzandosi di scatto «credevo di essermi
già fatto intendere un paio
di giorni fa!»
Due giorni
prima durante un allenamento infatti Lord Flash gli aveva detto di
eseguire la
spaccaossa ad arco, una delle tecniche preferite ,pure se non segrete,
di Robin
Mask. Kevin ovviamente si era rifiutato, spiegando a Flash il
perché -dopo che
quest’ultimo aveva indicato la vecchia maschera da battaglia
di Robin che Kevin
aveva messo vicino ai premi che possedeva- con parole piuttosto dure
verso suo
padre.
Emerald
aveva pensato che, povero ingenuo Kevin, lo detestava tanto senza
neanche
sapere fino a che punto Robin Mask avesse tentato di condizionargli la
vita.
Flash
invece, rischiando di beccarsi una pallottola in mezzo agli occhi, lo
aveva
schiaffeggiato dandogli dell’ingrato per poi cercare
nuovamente di convincerlo
“con le buone”.
“se
riuscissi a superare il tuo odio verso di lui diventeresti il
più grande
lottatore di wrestling che sia mai esistito”, gli aveva detto.
Emerald
aveva riflettuto su quelle parole forse più di quanto lo
avesse fatto Kevin
stesso. Era vero, se Kevin avesse utilizzato quelle tecniche sarebbe
diventato
molto più potente. E poi chi diceva che dovesse ripeterle
identiche? Poteva
svilupparle, farle sue, come aveva detto anche Lord Flash.
E
così
infine aveva deciso che avrebbe cercato di convincerlo, per quanto lei
stessa
detestasse quell’uomo. In fondo tra i motivi per cui non
aveva detto a Kevin di
quel che avevano fatto i loro genitori non era stato per evitare che il
suo
amico/amore/amante finisse ad odiare ancor di più suo padre?
Per risparmiargli
la consapevolezza, una volta di più, di che persona orribile
fosse Robin Mask?
“matrimonio combinato”…che cosa
barbara…suo padre Howard perlomeno una volta
capito l’errore aveva fatto -e faceva ancora- di tutto per
cercare di
rimediare, mentre invece Robin perseverava.
Ma come gli
aveva detto poco prima, l’uomo era l’uomo, il
lottatore era il lottatore.
«spero
che
tu non stia pensando che sia stato Lord Chiappemosce a dirmi di cercare
di
farti aprire quei libri perché, se così fosse,
vorrebbe dire che gli unici due
neuroni che avevi sono morti entrambi per giocare a nascondino!
Kevin!!! Che
diavolo! Eppure lo sai che io Flash lo detesto! È solo che
anche io come lui
credo che quelle tecniche potrebbero aiutarti moltissimo a
vincere!»
«e tu
che
ne sai di che tecniche sono, ribadisco?!»
«secondo
te?! Gli ho di nuovo perquisito la stanza quando voi due eravate ad
allenarvi
fuori, genio! Lo sai che io di quello non mi fido!...e volevo vedere se
nella
valigetta aveva davvero un frullatore oppure no» aggiunse
«per la cronaca, di
frullatori non c’era traccia…»
«non
posso
crederci, lo hai fatto ancora?!»
Lei fece
spallucce. «per il tuo bene. Per me è e sempre
resterà uno psicotico isterico
nevroticheggiante con tendenze schizomaniacali sublimate
nonché stronzo».
Kevin la
guardò perplesso. «un…che?»
«lascia
perdere, e apri quel libro che ti ha dato. La chiave ce
l’hai».
Kevin
scosse velocemente la testa. «no!»
«Kevin…»
«ti
ho
detto di no! E piantala con questa storia,
d’accordo?» la guardò quasi triste,
di nuovo «è uno dei pochi momenti in cui siamo da
soli, non roviniamolo così».
Per quanto
anche a lei dispiacesse, però, Emerald non poteva evitare di
continuare.
«appunto,
non roviniamolo ulteriormente, prendi la chiave ed aprilo».
«Emerald,
io-non-voglio».
«ma
perché?!»
Lui scosse
ancora la testa. «non voglio! Non me la sento, va bene?!
Non…» fece un grosso
sospiro «non ce la faccio, Hammy, che diritto ho io di
utilizzare quelle
tecniche dopo tutto quello che gli ho fatto?»
Finalmente
erano arrivati al vero problema. Ad Emerald faceva quasi pena, Kevin,
che si
era perduto già da troppo tempo tra rancore e sensi di
colpa. E in casi come
quello, più che mai, non poteva resistere alla tentazione di
abbracciarlo.
«vieni
qui»
lo invitò tendendo le braccia verso di lui, e prendendolo
per mano vedendolo
esitare «su».
Quando lui
si avvicinò lei salì in piedi sopra il divano per
poterlo abbracciare come si
deve. A lei piacevano gli uomini alti e grossi, ma in certi casi era
una cosa
alquanto scomoda.
«te
l’hanno
mai detto che le pippe mentali fanno male alla salute?» gli
disse con un sospiro,
mentre giocherellava con i suoi capelli «non solo puoi usare
quelle tecniche,
ma DEVI. Sono un’eredità della tua famiglia. E
quando riuscirai a
padroneggiarle, e tuo padre ti vedrà farlo durante uno
scontro, ne sarà
orgoglioso» gli diede un piccolo bacio sul collo, mentre
pensava “vuole rendere
orgoglioso un simile bastardo…”
«fidati».
Quasi le
mancò il respiro quando lui la strinse forte a
sé, senza riuscire a dire una
parola. Era quasi commosso, ma non riusciva a sostenere
l’idea di mettersi a
piangere come un bambino davanti a lei nonostante quasi non riuscisse a
trattenersi e sapesse che lei, di certo, non l’avrebbe mai
preso in giro per
questo.
Perché
lei…lo amava…
«il
libro è
in camera tua?»
Lui
annuì.
Quando Kevin sciolse l’abbraccio lei gli prese di nuovo la
mano.
«andiamo
ad
aprirlo allora».
Andarono in
camera dell’inglese in perfetto silenzio, senza che le loro
mani si lasciassero
mai. Dopo aver preso il libro da sopra la scrivania Emerald glielo
porse, e lui
lo prese, ancora esitante.
«su»
lo
incitò gentilmente lei, tirando perfino fuori la chiave
dalla sua tasca e
mettendogliela in mano. L’inglese sollevò lo
sguardo, e lei annuì con aria
seria.
A quel
punto Kevin infilò la chiave nella serratura**.
La “R” rossa sul sigillo si
illuminò, il libro si aprì…
«papà…»
Emerald non
si intromise in quel momento. Era una questione tra Kevin
e…Kevin, il quale
sfogliò le pagine del libro con aria febbrile fino ad
arrivare alla 44, quella
in cui era illustrata la tecnica Olap.
«e
questa
cos’è?!...è la prima volta che vedo una
tale mossa…ecco perché Lord Flash mi ha
dato i libri di mio padre!» solo a quel punto
sollevò lo sguardo verso Emerald,
voltando verso di lei il libro con le mani che tremavano in maniera
quasi
impercettibile «Hammy, guarda…»
“è
talmente
emozionato da non ricordare che io ho già sfogliato quel
libro, poverino” pensò
la ragazza, facendogli comunque un sorriso dolce. «vedo,
vedo».
«tu
la
conosci? L’hai mai vista?»
«a
dire il
vero si. Mio padre la conosceva, e
me
la mostrò in passato. Forse Robin Mask non gli ha mai
“insegnato” nel vero
senso del termine, ma avevano comunque un rapporto abbastanza stretto
da far si
che conoscessero le rispettive tecniche…poi lasciamo perdere
che papà, come il
nonno, le conosce e le sa applicare ma non le usa perché
preferisce allenare…»
«significa
che erano veramente molto, molto amici se…ma
perché non si parleranno
più?...ah, non importa ora…»
Continuava
a fissare quelle fotografie come a volerne memorizzare ogni minimo
dettaglio,
cosa per lui difficile, e per Emerald invece automatica.
«visto? Quando l’hai
aperto non sei stato risucchiato dentro le pagine come forse
temevi».
«che
spiritosa…» disse Kevin un po’piccato,
ma gli passò subito
«Emerald…grazie».
«non
ringraziarmi Kevin, ha fatto solo quel che era giusto» si
schermì lei «anche se
mi dispiace di averti forzato la mano».
«no.
Hai
fatto bene, altrimenti non l’avrei mai
aperto…» lanciò con delicatezza il
libro,
che rimase aperto, sulla scrivania per poi abbracciare di nuovo la
ragazza,
facendola sdraiare sul letto insieme a lui «ti devo un altro
favore».
«un
modo
per ricambiare ce l’hai…»
L’atmosfera
era quella che era, loro due erano soli, in camera, vicini come non
erano da
tempo…chi se ne importava delle questioni di famiglia?,
pensava Kevin, qualunque
fosse il problema in quel momento per lui contava meno di niente.
Accarezzò
delicatamente la striscia di pelle nuda tra la canottiera di Emerald e
i
pantaloni.
«ossia?»
Il momento
era quello giusto, era pronto, pronto per…
«fammi
giocare con Pou sul tuo telefono! Eddaaaaaaai…»
…farla
giocare con la cacchetta “vivente” che lei
gli aveva voluto fare installare sul cellulare.
Ok.
Per quello non era pronto.
«ah…»
«eddai!...dov’è
il telefono?»
«sul
mio
comodino».
Hammy gli
salì sul petto per arraffare il cellulare ed aprire
l’applicazione di Pou.
«Kevin! Ma sta malissimo! Non gli dai mai da mangiare?! E poi
va lavato, va
fatto andare in bagno, gli vanno date le medicine…»
Kevin non
sapeva se mettersi a ridere o se strapparle il telefono di mano urlando
un “ma
che cazzo dici?!”. Alla fine reclinò il capo
all’indietro con un sospiro.
«…padre
degenere…» continuò a rimproverarlo
«guarda come l’hai fatto ridurre,
poverino!»
«Emerald,
per favore. È soltanto una cacca
virtuale»
disse alla fine, quasi esasperato.
«ah-ehm» si sentì la
voce di Flash e la
sua leggera bussata sulla porta socchiusa «compag-ehm, Kevin,
posso entrare o
rischio di trovarmi a guardare uno spettacolo a luci rosse?»
L’inglese
sotto la maschera arrossì leggermente.
«…no. Entra pure» disse, quasi
malinconico.
Flash entrò comunque cauto.
«volevo
solo dirti che la cena è quasi pronta, giusto il tempo di
apparecchiare la
tavola…»
«faccio
io»
disse subito Kevin, alzandosi dal letto «Emerald,
se-»
«non
credo
che la mia presenza sia gradita» lo interruppe lei
«ma non me ne fregherebbe
niente se stasera non avessi altri impegni».
«altri…impegni»
ripeté Kevin a pappagallo.
«eggià».
Dopo
un’ultima occhiata Kevin uscì rapidamente dalla
stanza, mentre Emerald faceva
giocare Pou.
«hm.
Credo
che invece che blu la colorerò di verde smeraldo».
«altri
impegni, eh?»
«dovresti
essere lieto di non avermi attorno, Sorcio» alzò
gli occhi e gli indicò la
scrivania con un cenno del capo «e adesso inginocchiati e
ringraziami
ventisette volte».
«di
cosa…»
avviò a dire avvicinandosi, per poi interrompersi nel
rendersi conto di quel
che aveva sotto gli occhi: il libro verde. Aperto. Guardò la
ragazza.
«sei
riuscita a farglielo aprire prima o dopo avere aperto tu le
gambe?» le domandò
con grande garbo.
«se
gli
avessi “aperto le gambe” lo spettacolo a luci rosse
sarebbe ancora nel vivo
dato che non sei stato via moltissimo. Mah…forse tu non duri
tanto e pensi che
siano tutti come te?» sollevò un sopracciglio
«queste tue battutine mi fanno
pensare ogni volta che vorresti fare un giro. Non sarò
bellissima, ma comunque
mi ritengo appetibile».
«tsk.
Ti
piacerebbe, puttanella che non sei altro».
«no,
credimi, viste le tue chiappesche moscezze del resto faccio volentieri
a meno»
replicò leii con estrema tranquillità evitandolo
quando lui cercò di
agguantarla con l’intento di fare non si sa cosa, e saltando
sul davanzale
della finestra aperta «eh no! Ricorda: tutto dopo il
Torneo».
“se
NON sei
chi penso io e NON sarai nelle grinfie dell’MI6”
aggiunse mentalmente la
ragazza prima di saltare dal davanzale allo steccato, e poi sul terreno
con una
smorfia di dolore.
Doveva
ricordarsi di avere quella ferita, le prossime volte. Per quanto fosse
migliorata di certo non era guarita! Ad ogni modo, corse via lo stesso
accorgendosi di essere in ritardo di cinque minuti rispetto
all’ora in cui
aveva detto a Tovarich di presentarsi a casa sua. Non che ci fosse il
rischio
che qualcuno lo vedesse aspettare fuori, visto che lei gli aveva dato
le
chiavi…
«ci
sei?»
fu quindi la prima cosa che disse Emerald entrando in casa. Nessuno
rispose.
«è
in
ritardo, stra…oh…» guardò a
terra e vide dei petali di rosa tigrata, l’unica
varietà che le piacesse nonché il suo fiore
preferito in assoluto «no…mi sa che
non è in ritardo» mormorò.
“sia
chiaro, dopo a pulire sarà lui” pensò,
mentre seguiva il sentiero di petali
fino alla propria stanza.
Quando
aprì
la porta trovò Turbinskii tranquillamente disteso sul letto,
con una bottiglia
di vodka di quelle vendibili solo in Russia, due bicchieri
già riempiti a metà
e -soprattutto- un recipiente argentato pieno di nocciole
già sgusciate. Ad
illuminare la stanza c’erano solo cinque candele.
«piaciuta
la sorpresa, zajchik moj*3?
Vieni qui» la invitò «se non per me
fallo per le nocciole…»
La battuta
la fece ridere. «si, perché io secondo te in un
momento come questo sto a
pensare a…» “Kevin, e il suo
abbraccio”.
«…mangiare
nocciole?» lo raggiunse nel letto, finendogli dritta tra le
braccia «e che
voleva dire zajchik moj?»
gli
domandò, tra un bacio ed un altro mentre veniva spogliata si
con urgenza, ma
anche col dovuto garbo.
«voleva
dire “coniglietto mio”» tradusse lui
«e voglio dirti anche cosa significa ja
ljublju tebja, stasera…ormai, in fin
dei conti, stiamo insieme da qualche mese» le
accarezzò il viso «significa “ti
amo”».
Avrebbe
dovuto immaginarlo.
E magari
adesso avrebbe dovuto rispondere con un “anche io”.
Ma non
poteva. E non voleva neppure.
«finalmente
ti sei deciso…è una cosa dolcissima».
«avevo
voglia di tradurtelo già dalla prima settimana».
…e
Turbinskii questo lo sapeva perfettamente. Un “anche
io” lo avrebbe sorpreso
moltissimo. Sapeva che Emerald aveva ancora nel cuore Kevin Mask, ma
non per
questo intendeva arrendersi, anzi, lo spingeva a lottare ancora di
più.
Lui la
vedeva spesso giocare con quella catenina, come vedeva
l’espressione del suo
viso ogni volta che Kevin veniva nominato, o faceva spallucce dicendo
“tanto io
e lui non possiamo stare insieme”, o, ancora, dopo una delle
telefonate a suo
padre nelle quali il nome “Kevin” -non sapeva per
quale ragione, lei non
gliel’aveva detta, lui non aveva chiesto- spuntava fuori
abbastanza spesso. La
vedeva soffrire , ed odiava tutto ciò. Perché
continuava a volersi affliggere a
causa di quello sciocco inglese? Perché non lasciava
perdere? Con lui in fin
dei conti stava bene, sapeva di piacerle molto, era sicuro -e
giustamente- di
renderla felice. Era assurdo che continuasse a tormentarsi in quel
modo,
secondo lui.
«già…effettivamente
me l’hai detto già il giorno dopo la
festa» sorrise lei.
«magari
perché già allora ero perso dietro a te, tu che
dici, mia dolcissima amica?
Infatti ho una proposta da farti: portarti con me a Mosca una volta che
avrò
vinto il Torneo ».
Oh. Quella
le era nuova.
«di
nuovo
in vacanza?»
«no.
In
pianta stabile, zajchik moj».
Doppio
“oh”. Doppio, triplo, quadruplo
“oh”!
«forse
ti
sembrerà eccessivo» continuò il russo
«forse ti sembrerà che poco
più di tre mesi insieme siano pochi per
parlare di cose come questa, ma io faccio sul serio, con te. Per questo
spero
che accetterai la mia proposta. Ovviamente non pretendo che tu lo
faccia
subito, se mai a Torneo finito, e ancora tra tutto manca qualche mese;
direi
che hai tutto il tempo del mondo».
Emerald era
incredibilmente ammutolita, tutto si aspettava ma non una cosa come
questa.
Andare a vivere con lui a Mosca…si…probabilmente
sarebbe stata bene, però…
«non
so
se…»
«immagino
che tu sia pensando a Mask. Zajchik moi…lo
so che tu ce l’hai ancora per la testa, ma renditi conti che
ti tormenti
inutilmente. E a me dispiace. Anche per questo vorrei che ci dessi un
taglio.
Basta nascondersi, basta segreti. La vita è tua, non so
perché non potete stare
insieme, ma non è giusto che tu eviti di viverla per
questo».
Proprio il
discorso che lei aveva fatto a Kevin. E oltretutto Emerald sapeva che
Turbinskii era uno di quelli che credeva in una convivenza vita natural
durante, ma non nel matrimonio -cosa che Hammy oltretutto condivideva
abbastanza- dunque non ci sarebbe stato nemmeno alcun problema legale.
Avrebbe
potuto lasciar perdere tutto.
Avrebbe
potuto andarsene a Mosca e mandare a fanculo il patto, Robin Mask e
Warsman,
Flash, e tutto il resto del mondo. Sarebbe stato così
semplice, se non fosse
stata innamorata di Kevin.
«tu
pensaci
su» concluse il russo «io tanto non vado da nessuna
parte. E adesso torniamo a
noi, zajchik moj…»
:: una settimana dopo, mattina ::
«…quindi
Turbinskii si è fatto avanti in questo modo?! Emerald, io
non volevo dirtelo,
ma la cosa diventa sempre più
complicata…»
«ci
avevo
fatto caso Meat, grazie tante».
«…ma non fai niente per risolverla!!! Tu
ami complicarti la vita, ragazza mia. Santo cielo, mi dai
più grattacapi tu che
Kid Muscle, se non avessi tanto da fare con lui starei dietro a te ad urlarti di risolvere la faccenda
una volta per tutte e non fare stupidaggini!!!»
«tutto
quell’urlare
ti stroncherà la corde vocali, temo…»
Era andata
a trovare Meat quella mattina, l’unica che aveva avuto
libera, perché di solito
quelle erano divise tra Turbinskii e gli allenamenti di Kevin. Ma non
volendo
sorbirsi la tensione pre-incontro -stavolta l’avversario
sarebbe stato Blocks-
di quest’ultimo più quella di Lord Flash aveva
saggiamente deciso di togliersi
dalle scatole ed andare a raccontare tutte le ultime novità
al suo piccolo
amico.
«e
basta
con le battute!!! Tu devi dire a Kevin del patto, così
potrai dirgli anche di
Flash, e chiudere tutta questa benedetta faccenda nonché la
tua relazione di
ripiego con Turbinskii, col quale stai solo perché secondo te Kevin sapendo del patto non
ti vorrebbe al suo
fianco!!!»
«e
perché,
tu pensi che andrebbe diversamente?» sbuffò Hammy.
«potrebbe!
In fin dei conti l’unica colpa che hai è non
avergli detto tutto subito, ma se
ti facessi coraggio e ti decidessi a dirgli la verità magari
non solo
continuerebbe a voler stare insieme a te, ma cercherebbe anche di
aiutarti a
risolvere tutto!»
«e
come,
Meat? Se anche sapesse, e continuasse a volermi cosa di cui dubito, non
avrebbe
modo di aiutarmi. Inoltre lui deve pensare al Torneo, adesso, deve
stare
tranquillo, non-posso-parlargliene,
o
rischia di perdere. Si sta allenando tantissimo, e duramente, non posso
rischiare che vada tutto a puttane solo perché sono
innamorata di lui per stare
zitta».
«ma
se
venisse a saperlo per vie traverse Kevin non penserebbe questo, quanto
piuttosto che non gliel’hai detto solo perché
volevi continuare a farti gli
affari tuoi con Turbinskii!» le fece notare Meat
«…cosa che sinceramente è
venuta in mente più volte anche a me».
«hai
davvero pensato che io?! …»
«…che
uno
dei veri motivi per i quali non dici niente sia che vuoi continuare a
farti gli
affari tuoi? Si. Continuare ad ammazzarti con Flash, continuare a
divertirti in
giro, continuare a stare con Turbinskii senza che nessuno -nemmeno
Kevin se lo
sapesse- possa dirti niente. Si, l’ho pensato.
Certo…so che non è così. So che,
a modo tuo e secondo me sbagliando, è per il bene di Kevin
che hai deciso di
rimanere in silenzio. Ma l’impressione che potresti dare a
qualcuno di
“esterno” è l’altra,
Hammy».
«se
avessi
voluto farmi gli affari miei avrei detto di si a Tovarich
già ieri sera, una
volta finito tutto sarei andata a Mosca con lui e chi
s’è visto s’è visto, e se
non avessi davvero voluto che Kevin fosse sereno ad ogni costo non gli
avrei
detto che se voleva e se la sentiva poteva cercare altre
ragazze!»
«credo
che
prima o poi mi scoppierà la testa a forza di pensare a tutto
il casino che stai
affontando. Anche perché Turbinskii continua a raccogliere
prove, immagino, e a
spingere Flash a tradirsi davanti a Kevin».
«ha i
video
di quando si incontrano da soli e si, continua a farlo, così
quando Lord Flash
si tradirà avrò anche un mucchio di prove a
sostegno. Così Kevin deciderà se
tenerlo con sé nonostante le bugie, oppure
no…» sospirò «…e
oggi ha lo scontro
con Blocks…»
«immagino
che sarai al suo angolo a sostenerlo».
«non
me lo
perdonerebbe, se non ci fossi. E, francamente, non me lo perdonerei
nemmeno
io».
:: pomeriggio ::
«non
è
finita, tornerà lo so! Magari come carro armato, o come una
gigantesca
tenaglia!!!» si disperò Kid Muscle, che era corso
vicino a Lord Flash. Era
incredibile come quel ragazzo di preoccupasse per le condizioni di
qualcuno a
cui non stava nemmeno simpatico -a dir poco!- ma il giovane kinniku era
fatto
così, ed anche per questo Emerald gli era affezionata.
«nah,
è
finita» sorrise la ragazza, non guardando lui ma Kevin.
«rilassati
Kid. È innocuo adesso, credimi» lo
rassicurò Flash con inusuale calore.
Evidentemente era stato così in ansia che vedendo Kevin
vincere aveva avuto un
aumento di gentilezza dalla gran gioia. Non che di solito fosse
scortese con
Kid e combriccola, ma non era nemmeno chissà quanto
compagnone.
«…E
KEVIN
MASK VINCE L’INCONTRO!»
«c’è
stato
di tutto: rulli compressori, cloni, perfino uno scivolo alto sessanta
piani, ma
alla fine ce l’ha fatta!» esclamò Doc.
«e il
pubblico non potrebbe essere più felice!»
«...e
sembra anche che Emerald Lancaster abbia ripreso un po’di
colore…»
«Makano,
fatti un po’di parrucchini tuoi!!!»
sbuffò Hammy, che dopo essere diventata
bianca come uno straccio ogni volta che Blocks aveva fatto una mossa
particolarmente
dannosa per Kevin aveva, effettivamente, ripreso un po’di
colore.
«sai
cosa
significa Doc? Che l’incontro per le semifinali nel gruppo
nero sarà tra Kevin
Mask e Tovarich Turbinksii!» continuò Mac.
Eh.
EH. Quello
si che era un problema.
«bello
spettacolo,
vecchio mio» disse Lord Flash a Kevin, aiutandolo a scendere
dal ring.
«grazie.
Hammy…non svenirmi qui, su. È finita»
le diede un leggero buffetto sulla
guancia «tranquilla, mh?»
«guarda
che
son di una tranquillità che manco il Buddha»
replicò lei avviandosi con lui e
Flash verso l’uscita, poco dopo Vance ed Ikimon MacMad.
Certo, a rompere le
scatole in mezzo alla strada purtroppo c’era
ancora…
«JAAAAAAAAAAAACQUELIIIIIINE!
L’incontro è finito, vuoi fissare un appuntamento
con me?» la pregò Kid,
facendo proprio come un cagnolino «non farti
implorare…ripensandoci ti
implorerò, non c’è
problema…»
“eeeh,
Kid,
non sono tutte così disponibili come me se si tratta di
uscire insieme” pensò
Emerald.
«…ti
preeeego, farò il bravo ragazzo!»
«sparisci!» sbottò
la rossa dandogli un
calcio che lo fece letteralmente volare via.
Far volare
un tipo di oltre cento chili di peso con un calcio…ah, le
leggi della fisica…
Ma
perché
quella non se ne andava?!...ad ogni modo, né lei
né Kevin le diedero la minima
attenzione.
Cosa che
evidentemente, sommata al fatto che Kevin non l’avesse
chiamata, la fece
irritare.
«bell’incontro,
Kevin Mask. Ma non sei stato all’altezza del nome della tua
famiglia».
Tale secco
giudizio gelò l’inglese sul posto. Se non avesse
tirato in ballo il nome dei
Mask se ne sarebbe altamente fregato, ma così…
«cosa?»
Anche
Emerald si era fermata. E come Kevin non si era voltata.
Ma aveva
già aperto il marsupio.
«è
stato un
bello spettacolo, mi hai fatta divertire, e non è
esattamente una cosa facile
da fare. Per questo dovresti essere onorato».
“cosa
crede
questa? Di essere la principessa, e noi chojiin dei giullari di corte
che ci
esibiamo per farla divertire?!” pensò
l’inglese mentre si voltava, deciso a
risponderle ma senza darle soddisfaz…
«sentimi
bene Jackie MacMatta, la cosa è questa…»
Troppo
tardi. Emerald lo aveva preceduto.
«…se
vuoi
divertirti vai sulla giostra dei cavallini, che considerando la tua
intelligenza e maturità va benissimo. Ma azzardati di nuovo
a sputare sentenze
come questa e io prendo una mazza da golf, ti ci impalo, e poi ti
sventolo come
una bandiera» disse freddamente, col tono secco dei colpi
della sua doppietta,
che peraltro stava puntando contro Jacqueline e alla quale tolse
perfino la
sicura «chiaro?»
La rossa
indietreggiò,
visibilmente spaventata. «n-non
oseresti…»
No, non
l’avrebbe
fatto. Non stava lasciando che il suo lato oscuro venisse del tutto a
galla, ma
solo abbastanza da farglielo credere.
«se
hai
tanta voglia di raccogliere le tue stesse budella dal pavimento puoi
mettermi
alla prova».
All’inizio,
Mask pensava che scherzasse. Hammy non era nuova ai
“puntamenti” di pistola,
purtroppo.
Ma quando
vide quell’espressione sul suo volto, quello sguardo duro e
freddo che non le
aveva mai visto prima e che non era niente rispetto a quello che invece
Lord
Flash aveva imparato a conoscere bene, non solo Kevin Mask
capì che non era
così scontato che scherzasse, ma si spaventò
perfino un po’.
«giù
quell’arnese,
Emerald» disse con durezza Flash. Curiosamente, lei
obbedì riprendendo a
camminare «…andiamocene. E, Jacqueline MacMad, se
vuoi divertirti va’ da un’altra
parte. Questa è una guerra; ed è solo
l’inizio».
Detto
ciò
anche Kevin riprese a camminare, stavolta a fianco del suo allenatore,
mentre
Emerald era diversi passi avanti.
«devo
dirle
di non farlo mai più» disse pianissimo
l’inglese.
«quel
che
hai visto oggi tienilo a mente, Kevin; Emerald J.V.P. Lancaster
è anche questo»
disse il russo, altrettanto piano.
«pensi…che
le avrebbe sparato davvero?»
“oh.
È sconvolto.
Pensare che in realtà non ha visto niente”.
«non
credo.
Immagino che volesse solo spaventarla, e direi che le è
riuscito».
«oh
si».
«quell’oca
imbecille» sbottò Emerald da davanti
«non la sopporto proprio. In compenso
credo che tra un po’ se la sarebbe fatta
addosso…» si voltò «se Flash
mi avesse
fatta finire…»
«non
rifarlo ancora! Mi hai fatto…inquietare. Non sembravi
nemmeno tu» la rimproverò
aspro Kevin, ancora spaventato «non voglio più
vederti in quel modo!»
Lei lo
guardò a lungo, ma non aveva più quel
“che” di freddo e duro. Sembrava quasi dispiaciuta.
«ti ho fatto paura eh?»
«…macché.
Ma…non
rifarlo».
***
*le lagne di
Kevin. “mio padre non faceva che farmi
studiare ed allenare di continuo”, “ha cercato di
modellarmi a sua
immagine”…”sono scappato di casa, la mia
casa è diventata la strada, sfogavo le
mie frustrazioni sulle bande che circolavano per
Londra”…(Ep.5)
“anni
passati a diventare grande nei peggiori
vicoli di Londra, a cercare di scamparla, a fare a pugni...era un posto
duro
per un bambino […] …ed ora tutto quel rancore si
rovescerà addosso a te!” dice
a Turbinskii nell’ep.69.
Ma ce l’ha
mandato lui a vivere per strada? No! è Kevin che ha voluto
fare così. Quindi
gli altri che colpa ne hanno se invece che tirare fuori le palle ed
affrontare
suo padre ha preferito scappare di casa e picchiare il primo che passa?
Nessuna. E non venitemi a dire “ma era un bambino, non ne
aveva la forza”, se
ha potuto affrontare la vita di strada poteva benissimo vedersela anche
con suo
padre.
Secondo me.
** la chiave
nella serratura…sarà che sono in una
giornata da
doppi sensi…
*3 teoricamente
dovrebbe voler dire “coniglietto
mio”.
…lo sapete
che io Vi V.B., vero ragazze? xD a presto!
|
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Capitolo 17 *** 15- scandalous ***
«quindi
domani
c’è lo scontro Ricardo/Jeager, se non ho capito
male. Vabbè, proporrò il remix
delle quadriglia tedesca stavolta…»
“al
diavolo la
ferita, questi se la sono cercata” pensò Emerald
mentre insieme a Roxanne -colpo
combinato: Super Gomitata di Roxanne+Ginocchiata Assassina di Hammy!-
neutralizzava l’ultimo dei cinque bestioni che avevano avuto
l’immensa sfortuna
di infastidire una ragazza davanti a loro due.
Oh,
Emerald
avrebbe anche potuto tirare fuori la doppietta e farli scappare via
grazie a
quella. Ma sia lei che la sua -ormai- amica avevano una certa voglia di
menare
le mani.
«Kevin
Mask
verrà?» le domandò Roxanne pulendosi le
mani «…tu com’è con quella
ferita?»
«uff»
fu la
risposta di Emerald, accompagnata da un cenno annoiato della mano
«quanto a
Kevin andiamo, ti pare che sprecherebbe benzina per venire ad assistere
all’incontro di Jeager? Non gli è propriamente
simpatico» alzò gli occhi al
cielo «a Kevin non è simpatico quasi nessuno, e a
quasi nessuno è simpatico
Kevin» disse.
Uscirono
dal
vicolo a passo lento, Emerald si stiracchiò. Tutto sommato
era una bella
giornata, e pensava di aver fatto bene a scegliere di dedicare quel
sabato
mattina ad una Roxanne che proprio non aveva avuto voglia di andare a
scuola,
decidendo di rimanere a casa e poi di uscire sperando di trovare Hammy
libera...che gusto ci sarebbe stato, sennò, ad andare da
sola al centro
commerciale?
«è
che fa
troppo il superiore» disse Roxanne «è
vero, anche lui non è come tutti questi deficienti
che ci sono in giro, ma se la tira veramente troppo. Poi che sia bravo
nessuno
lo nega, ha anche contribuito al mio salvataggio quella volta con i Sei
Velenosi, però…»
«non
giustificarti Ro’, se ti sta sulle scatole ti sta sulle
scatole. E che l’atteggiamento
che ha con i nostri amici non sia dei migliori è un dato di
fatto. Da quando
c’è Flash, poi, è perfino
peggiorato».
Ecco,
Roxanne
giusto sperava di finire su quel discorso. Era passato diverso tempo,
ma non si
era certo dimenticata di quella ferita, e delle ecchimosi, e di tutto
il
mistero che c’era attorno.
«eh…come
va
con Lord Flash?»
«alla
grande»
rispose la ragazza con un sorriso falsissimo
«perché?»
«voglio
essere
sincera…è un po’che io e gli altri ci
rimuginiamo sopra, e abbiamo pensato che,
beh…magari quella ferita poteva non essere un incidente. Che
te l’avesse fatta
qualcuno. e che quel qualcuno fosse lui, perché, insomma,
Kevin non ce lo
vedo…»
Hammy
calciò
via un sasso. «Kevin si ammazzerebbe piuttosto che farmi del
male».
«appunto.
Anche
Turbinskii nonostante sul ring faccia paura non ce lo
vedo…» continuò Roxanne.
«a
proposito
di lui, ho un paio di novità che tra una cosa ed un'altra
…sai, gli allenamenti
di Kevin, i video, Turbinskii stesso …non ti ho raccontato
» tornarono al parcheggio,
Emerald porse il casco a Roxanne mentre entrambe salivano sulla vecchia
motocicletta bianca. Con una smorfia Miss Due Codini notò
che Emerald si
rifiutava ancora di indossare il casco a sua volta, ma era troppo
curiosa di
sapere le novità di cui la londinese stava parlando per
rimproverarla.
«ossia?»
«sai
che ormai
sono quasi quattro mesi che io e Tovarich stiamo insieme, anche se un
po’
seminascosti… comunque…un paio di settimane fa e
più mi ha proposto di andare
con lui a Mosca una volta finito il Torneo»
raccontò Emerald mentre partivano
verso il centro commerciale.
«di
nuovo in
vacanza a Mosca? O beh, in due giorni -anzi uno da quel che hai detto-
non
l’hai vista tutta, ovviamente…»
«no,
Ro’. Non
in vacanza. In pianta stabile»
specificò Hammy «vorrebbe che una volto
finito tutto io andassi a vivere a Mosca insieme a lui. Ha un
appartamento in
centro, vivremmo lì…conoscerei la sua
famiglia…praticamente è già tutto
sistemato».
«m-m-ma
ma ma
non sono nemmeno quattro mesi che vi conoscete! E già parla
di…?! Oh mamma!»
allibì Roxanne «ma veramente?»
Le
sembrava
incredibile, non riusciva a concepire una ragazza della sua
età che già andava
a convivere con qualcuno. D’accordo che Emerald viveva a
Tokio da sola già da
un pezzo, evidentemente la mentalità inglese a riguardo era
diversa da quella
dei giapponesi, però…accidenti.
«eh
si».
«e
tu che gli
hai risposto quando te l’ha detto?»
«che
devo
pensarci su. Lui mi ha detto precisamente “forse ti
sembrerà che poco più di
tre mesi insieme siano pochi per parlare di cose come questa, ma io
faccio sul
serio, con te. Per questo spero che accetterai la mia proposta.
Ovviamente non
pretendo che tu lo faccia subito, se mai a Torneo finito, e ancora tra
tutto
manca qualche mese; direi che hai tutto il tempo del
mondo”».
Si
fermarono
al semaforo. «insomma…lui fa proprio sul serio-sul
serio» disse Roxanne, un
po’inquieta.
«già».
«e
Kevin sa
che tra qualche mese potresti essere a Mosca nel lussuoso appartamento
in
centro città insieme a Turbinskii?»
indagò.
«eeeeh…no.
anche
perché io devo ancora decidere,
eh» specificò Hammy «sarebbe
già tutto sistemato ma non è detto che io alla
fine accetti. E poi dipende anche da come si mette il tutto, nel
senso…c’è caso
che quando il Torneo sarà finito io e lui nemmeno staremo
più insieme, che ne
sappiamo? Non posso fare una scelta del genere adesso!»
Si
immaginò
cosa sarebbe successo una volta finito il Torneo, se alla fine le cose
non si
fossero risolte: lei con le valige pronte,Turbinskii con la cintura, o
ferito,
che la teneva per mano, e Kevin a dirle di non partire…
“non
partire,
io non ti voglio perdere!”
“mi
dispiace…”
Ok,
meglio
tornare alla realtà, anche perché Roxanne stava
dicendo dell’altro.
«ma
perlomeno Kevin
mask
sa che tu e il russo state
insieme? ok,
so che avevi deciso
di non dirglielo all’inizio, ma dopo quattro
mesi…»
«è
quello che
anche Tovarich va ripetendo ultimamente ma no, non lo sa
ancora».
«ma
si
affronteranno in un incontro! E tu a quel punto come farai?»
«effettivamente
è un po’una “situation”…auguro
a
Kevin di vincere, ma sto insieme a Turbinskii e…pff. Basta
oh. Voglio andare a
sputtanare un po’di soldi senza pensare ad altro,
stamattina!»
Ecco
come
Emerald teneva a bada la tensione:
a)
sparava
b)
mangiava
c)
correva
d)
faceva la
DJ
e)
SHOPPING!
«come
vuoi»
disse Roxanne, memore del fatto che era meglio tenerla buona se non
voleva
finire di nuovo con la testa contro un palo. Il semaforo
diventò verde, e
ripartirono, arrivando al centro commerciale in pochi minuti.
«avevo
giusto
bisogno di qualche vestito nuovo» commentò Roxanne
passando davanti alle
vetrine «quel maglione rosso per
esempio…»
Emerald
storse
il naso. «non solo è da vecchia ma anche di sei
collezioni fa. Poi è vero che
anche io alla moda non sto granché attenta ma a tutto
c’è un limite…»
«e
allora…»
«e
allora si
fa che ti vesto io!» disse con decisione trascinandola nel
negozio vicino
«Jooooooooshuuuaaaaa?»
«la
mia
cliente preferita!» esclamò lui arrivando tutto
trafelato ed osservandole
attraverso gli occhiali dalle lenti rosa «ho giusto dei nuovi
arrivi! E poi
speravo che venissi…»
«ma…è
un
negozio di intimo» balbettò Roxanne.
«il
restauro è
da capo a piedi my dear. Speravi
che
venissi? E perché?» si incuriosì.
«non
vedi la
passerella? Non vedi la gente che c’è?
C’è la sfilata dei nuovi arrivi di
Victoria’s Secret di cui ti ho parlato, ma due modelle si
sono ammalate! E io
non so come fare!...non è che tu e la tua amica potreste
prendere il loro
posto?» Joshua si inginocchiò nonostante
l’idea di sporcare i pantaloni bianchi
immacolati lo uccidesse «vi
preeeeegooooooo….»
«io
modella di
intimo…mah…vabbè che vanno le ragazze
magre» disse Emerald quasi tra sé e sé,
riflettendo sul fatto che comunque la sua era una “magrezza
tonica” non una
“magrezza scheletrica”
«accettiamo!»
«CHE?!....ma
io non!!!...ma-» cercò di dire Roxanne, ma dopo
aver emesso un urlo di gioia
Joshua le trascinò nei camerini senza se e senza ma.
«truccatele,
pettinatele e fatele svestire tesori miei!» disse ad alcune
donne che erano lì
«che tra poco inizia la sfilata!...ooooh con te qui Emerald
venderemo un
mucchio di roba!!!»
«aspettate
ma
io non…!» tentava ancora di opporsi Roxanne, ma in
un baleno fu svestita,
truccata, pettinata, le fu dato dell’intimo e fu cacciata
dietro al separé così
che se lo mettesse. Trattamento un po’diverso quello di
Emerald che essendo la
guest star veniva “coccolata” decisamente di
più.
«allora
tesoro, prima sfileranno la tua amica e le altre ragazze, poi tu con la
collezione “#Rose_Of_Midnight:Special”!»
disse Joshua mentre le metteva il
fondotinta illuminante «ooooh sarà
meravigliosooooo!!!»
«m-ma
ma io
non-» balbettò un’ultima volta Roxanne
che, iniziata la musica, fu cacciata
nella passerella quasi a pedate.
Rossa
in viso
e rigida come un paletto la ragazza cercò -riuscendoci- di
mantenere
l’equilibrio sui tacchi vertiginosi che le avevano fatto
indossare e di non
perdere il controllo, di non fuggire urlando. Che figura avrebbe fatto?
Già a
parer suo ne stava facendo una tremenda!
«EHIIIIII
BEEELLAAAAA!!!»
“oh
no…Kid
Muscle!” pensò Roxanne “fa’
che non mi riconosca, fa’ che non mi riconosca!”
«sapete
a chi
somiglia? A Roxanne!» commentò Checkmate.
“accidenti
a
te potevi stare zitto!!!” pensò la ragazza.
«…ma…quella
lì
È Roxanne!» esclamò Dik Dik.
«Roxanne
ad
una sfilata di intimo?! Ma non dovrebbe essere a scuola?»
allibì Terry.
«pare
che non
ci sia andata» disse Checkmate.
Per
fortuna
era il momento di rientrare, altrimenti si sarebbe messa ad urlare
davvero.
«yu-uh!
Sei
stata bravissima Ro’!» si complimentò
Emerald mentre le altre modelle sfilavano
e Joshua era passato al correttore.
«un
corno!!!
Ci sono i nostri amici là fuori!!!»
sbottò lei.
«e
figurati se
quel porcellino di Mr.Muscle non veniva alla sfilata!» Hammy
scoppiò a ridere
«oh cielo. Vabbè dai non ti avranno nemmeno
ric-»
«MI
HANNO
RICONOSCIUTA ECCOME!!!» strillò Roxanne, appena
prima di trovarsi nuovamente
dell’intimo in mano ed essere cacciata di nuovo nel
separé a calci.
«ammetto
di
averla presa a fare la modella solo per disperazione, ma truccata,
pettinata e
svestita tutto sommato la tua amica è accettabile»
disse piano Joshua «dovresti
consigliarle dell’intimo che la valorizzi».
«eravamo
venute qui apposta» disse Emerald mentre una parrucchiera
iniziava ad occuparsi
dei suoi capelli acconciandoli in un falso “effetto
wild” e Joshua passava al
primer occhi.
«EMERAAAALD
fa’qualcosa!!!» strillò Roxanne, mentre
una delle donne la buttava di nuovo in
passerella «oh mamma…»
«ehiiiiii
Roxa-anne!!! Ma lo sai che sei uno schianto?!»
urlò Kid Muscle da sotto la passerella
«non sapevo che facessi la modella di biancheria
intima!!!»
“io
dopo
questo cretino lo prendo a calci nel sedere…”
pensò la ragazza, che era
diventata ancora rossa come il fuoco “oh mio Dio. Joshua deve
aver chiamato più
paparazzi…”
Rientrò
di nuovo
nei camerini. «Emerald, ci sono un sacco di
gior…ma dov’è Emerald?!»
esclamò
guardandosi attorno mentre iniziava ad andare ancora più nel
panico temendo che
Hammy l’avesse piantata lì da sola.
«Joshua
sta
sistemando gli ultimi dettagli…vuol farle fare
un’entrata in grande. Ha chiesto
perfino un mantello di seta nera con tanto di cappuccio, va’a
capirlo…» disse
una donna dai capelli rossi dandole l’ultimo completo
«un’ultima uscita di te e
le altre modelle e poi sarà il turno di Emerald con la
“#Rose_Of_Midnight:Special”»
le sorrise «fatti coraggio. Non ci sei abituata,
eh?»
«i-in
effetti
no» ammise Roxanne mentre andava dietro il separè
«per nulla».
Intanto
mentre
Roxanne si cambiava e Joshua dava, appunto, gli ultimi ritocchi Emerald
si era
messa a pensare ai fatti suoi. I discorsi di Roxanne le avevano
riportato alla
mente proprio ciò a cui cercava di pensare il meno
possibile. Kevin…suo padre
che non l’aveva ancora richiamata…Lord
Flash…
«uh-oh!
Rimani
così!»
«mh?»
«con
quell’espressione. È perfetta…non
è molto “da te”
ma…è magnifica».
Guardandosi
allo specchio capì che cosa intendeva Joshua col dire che
“non era da lei”.
Hammy sapeva che in determinate occasioni assumeva
un’espressione
che…mah…sapeva di aver quasi spaventato Flash,
una volta, grazie a quella. Ma
non si era mai vista allo specchio.
Adesso
però
capiva.
Gli
occhi del
predatore.
Aveva
visto
uno sguardo simile solo sulle pantere, le tigri…e adesso ce
l’aveva anche lei.
“dunque
è così
che mi vedono quando…?....è così che
mi ha vista Kevin quando ho minacciato
Jacqueline con la doppietta?” pensò, tendendo una
mano in avanti a toccare il
suo riflesso.
«va
bene.
Cercherò di mantenerla».
“immagino
che
mi basti continuare a pensare a Flash. Per una volta quel brutto sorcio
torna
utile”.
«brava,
anche
perché tra pochissimo tocca a te. Ecco, finito»
sentenziò Joshua «adesso vai a
metterti il primo completo, “#Rose_Of_Midnight:Special, raso
e rose”! è di là,
dietro quel separè. Ci sono anche le scarpe e il mantello di
seta nera,
entrerai con quello -a riflettori spenti- e quando li
accenderò lo farai
scivolare giù…»
«tu
si che sai
come fare spettacolo,eh?» sorrise la ragazza andando a
mettersi il completo in
questione ed il mantello.
“pensa
a Flash. Lord Flash. Sparare a Flash. Impiccare
Flash. Avvelenare Flash”.
Raggiunse
Roxanne, appena rientrata.
«Emerald…?
Sei
tu?»
«no,
sono
l’uomo nero. Certo che sono io, che credevi, che ti avessi
mollata?»
«ma
allora era
vera la storia del mantello!...lo senti, Joshua sta annunciando la
“guest
star”…»
«vuol
dire che
tra poco tocca a me. Appena spengono i riflettori,
precisamente…appunto. A dopo
Ro’» disse rapidamente Hammy entrando in scena.
Buio.
“s-s-so
scandalous*…”
Appena
partita
la canzone un unico, potente riflettore si accese ad illuminarla. Lei
iniziò ad
avanzare lasciando scivolare via il mantello man mano.
«…è…Emerald…»
si stupì Kid, mentre la guardavano tutti con tanto
d’occhi.
Normalmente
viaggiava del tutto struccata, ed il trucco da DJ Smeraldya era a bella
posta
eccessivo. In questo caso però era qualcosa del tutto
differente.
Lo
smokey eyes
che le aveva fatto Joshua rendeva lo sguardo ancora più
intenso, così come la
particolare applicazione di un rossetto non troppo vistoso rendeva le
labbra
più voluminose e la combinazione illuminante-blush-terra
aveva sistemato quelle
piccole irregolarità del suo viso. Non sembrava neanche lei,
ai ragazzi della
League, soprattutto perché loro non l’avevano mai
vista con quello sguardo.
Inoltre il completo “#Rose_Of_Midnight:Special, raso e
rose” blu scuro era un
bel vedere.
«è
la
Lancaster!»
«DJ
Smeraldya!
Ha il tatuaggio!»
«è
quella che
sta con Kevin Mask e Lord Flash!»
«ma
siete
sicuri?»
«fotografa,
fotografa!»
«riprendi,
riprendi! “Emerald J.V.P. Lancaster sfila al
Joshua’s Luxourious”!»
«mi
sa che
finirà in televisione» commentò Wally.
«senza
mi sa.
Ma non so dirti quanto i suoi compagni apprezzeranno la cosa»
osservò Terry «i
giornali di gossip si scateneranno dopo questo».
«a
quanto pare
non le interessa» disse Dik Dik mentre Emerald poco dopo
essere rientrata nei
camerini usciva con un altro completo, nero in pizzo stavolta
«chissà com’è che
lei e Roxanne ci sono finite in mezzo!...e poi tu dici i compagni
Terry, ma
cosa pensi che dirà Tur-»
«principalmente
che è bellissima, mio amico antilope» disse
Turbinskii, arrivato da circa tre
minuti «e quanto a “come c’è
finita in mezzo”, diciamo che Joshua è un suo
amico e gli mancavano due modelle. Così mi ha scritto in un
sms».
«e
l’amicizia
con questo Joshua non ti preoccupa???» indagò Kid
Muscle, gli occhi sempre puntati
su Emerald che sfilava.
«macché.
È
gay. E poi gli devo tre quarti dei completini che le ho visto
addosso».
«quindi
non ti
infastidisce che la tua ragazza sfili in intimo?» gli chiese
Terry.
«non
è mica
nuda. E se può girare in spiaggia in bikini davanti a tutti
non vedo perché non
possa sfilare in intimo, su per giù è la stessa
cosa no?» il russo fece pure
spallucce «perché dovrei prendermela?»
«beeeeeeeeeellaaaaaaaa…»
sbavò Kid.
«eeeh…per
quello?» disse Wally indicandolo. Ma Turbinskii si fece una
risata.
«spiacente
Kid
Muscle, ma quella ragazza» si indicò
«è mia. Ci sono anche ottime
probabilità
che una volta finito il Torneo venga a vivere con me a Mosca».
«ma
veramente?» Checkmate era esterrefatto «sul
serio?»
«perché
ti
stupisci? Ormai stiamo insieme da quattro mesi».
“e
tra un
po’lo saprà tutta la galassia. Incluso Kevin
Mask” aggiunse mentalmente
Turbinskii “non è ancora il momento giusto, mi
serve un evento con ancora più
risonanza mediatica, ma dopo l’incontro di domani tra Ricardo
e Jeager dovrebbe
esserci la parata dei quattro chojiin che rimarranno. Andrà
benissimo”.
«beh
non sono
molti».
«a
me bastano
e avanzano. Quando troverai anche tu quella giusta capirai quanta
inutilità c’è
ad aspettare, Terry Kenyon!»
«mah…forse
hai
ragione».
«permesso...PERMESSO…scusate
devo passare scusateeeeeeeeeh AH, ECCOVI QUI!»
urlò Meat «PELANDRONI CHE NON
SIETE ALTRO!!!»
«oh
nooo ci ha
trovati!!!» dissero in coro i ragazzi.
«dovete
allenarvi!!! Tutti quanti!!! Anche chi non partecipa al
Torneo!!!»
«dai,
calmati
mio piccolo amico! Un po’di svago ogni tanto fa solo
bene» cercò di rabbonirlo
Turbinskii.
«cosa…tu
qui,
Gigante?» si stupì Meat «di’,
la tua ragazza approva che tu guardi delle
modelle sfilare in biancheria intima?»
«guarda
con
attenzione la ragazza che sta sfilando, mio piccolo amico»
replicò il russo con
un sorrisetto «e capirai perché Emerald non ha
niente da dire!»
«m-ma…ma
è
lei!» Meat rimase a bocca aperta «è lei
che sfila!»
All’inizio
non
l’aveva nemmeno riconosciuta, gli ci era voluto un
po’per fare mente locale.
«appunto!»
«e
c’è anche
Roxaaaaaanne» disse Kid, facendo un sacco di cuoricini
«e anche lei è
bellissima!!!»
«ma
Roxanne
dovrebbe essere a scuola!»
«eppure
era
qui! E poi tanto…credo sia finita…quindi adesso
dovrebbero uscire tutte le modelle»
disse Terry.
«un
applauso
alle nostre favolose modelle!» disse infatti Joshua al
microfono, mentre tutte
le ragazze uscivano insieme in passerella «e soprattutto uno
alla nostra ospite
d’onore, Emerald Janice Verbena Phoebe Lancaster!»
«grazie
a tutti!»
dissero le ragazze con un inchino ed un sorriso.
«e
adesso, al
mio segnale, scatenate l’inferno di acquisti!
Uno…due…tre…VIA!!!»
La
folla
spingeva per entrare nella parte del negozio in cui c’era la
merce, mentre le
modelle erano già rientrate a cambiarsi e struccarsi.
«siete
state
talmente brave che vi regalo i completi che avete indossato!...si,
anche a te!»
disse Joshua a Roxanne «ne hai tanto bisogno,
tesoro!»
Roxanne
non
fece in tempo a decidere se ringraziarlo o meno che Emerald una volta
finito la
portò fuori.
«è
stato
scandalosamente divertente si o no?»
«la
cosa
scandalosa è che Roxanne dovrebbe essere a
scuola!!!» le rimproverò Meat appena
le vide «Roxanne! Ormai Emerald la conosco, ma ti facevo
più responsabile!»
«ma
non è
stata colpa mia, io mi ci sono solo trovata in
mezzo…» tentò di difendersi lei,
senza successo.
«se
fossi
andata a scuola non ti ci saresti trovata in mezzo però! E
tu!» adesso era il
turno di Emerald «credi che ai tuoi compagni starà
bene una cosa del genere?»
«maaaamma
mia,
nemmeno mi avessi beccata a prostituirmi! Ho solo dato una mano ad un
amico,
tutto qui! E io perlomeno scuola l’ho finita»
guardò Turbinskii «buone notizie,
Joshua mi ha regalato i completini che ho indossato».
«te
l’ho già
detto che io adoro il nostro amico dagli occhiali rosa, vero?»
«potremmo tornare a fare
un discorso serio?!!»
urlò Meat «quando si è una squadra
bisogna adottare una linea comune di
comportamento e seguirla, ed io dubito che Kevin…»
«o,
e basta
adesso, è tutta la mattina che sento nominare Kevin, lo vedo
già tutti i giorni
per una volta che sto con voialtri dovete rimproverarmi per
forza?» tirò fuori
il telefono e lo spense «alé, sistemata la
questione
paternale-dopo-il-telegiornale».
«in
fin dei
conti non ha fatto niente di grave, voglio dire, se non me la prendo io
perché
dovrebbe prendersela Kevin Mask?» disse Turbinskii mettendole
un braccio
attorno alle spalle.
“eheh,
io a
dire il vero lo so perché, visto che Mask è
innamorato, geloso, ed è anche di
mentalità molto più chiusa rispetto alla
mia” pensò “io la penso davvero come
ho detto a Terry Kenyon, se va in spiaggia in bikini…ma non
credo che il mio
mascherato amico apprezzerà la cosa”.
«ma
che ne
parlo a fare…E VOI TORNATE AD ALLENARVI, PIGRI CHE NON SIETE
ALTRO!!!»
ricominciò ad urlare Meat tirando fuori una scopa da non si
da dove e
mettendosi ad inseguire Kid&Co.
«noi
possiamo
continuare il giro di shopping» disse Emerald a Roxanne, che
guardò Turbinskii.
«ma…se
mai
credo che tornerò a casa…»
«guarda
che
non c’è rischio che ti trovi a reggere il moccolo
Ro’, non siamo una coppietta
di quelle appiccicose. Quelle non le sopporto nemmeno io!»
«infatti,
per
quel che mi riguarda possiamo anche girare tutti e tre
insieme» disse il russo
«in fin dei conti quello arrivato dopo sono io».
«no…grazie,
dopo quel delirio voglio davvero tornarmene a casa. Se mai
sarà per un’altra
volta. Ciao Emerald».
«bye
bye, Ro’».
La
guardarono
allontanarsi fino alla fermata del bus, notando che effettivamente
aveva l’aria
esausta.
«credo
che la
tua amica non avesse mai sfilato in intimo».
«nemmeno
io se
è per questo. Ma credo di essere più abituata
alla calca di quanto lo sia lei»
disse Hammy «mmmh, mi va un gelato».
«con
le
nocciole?»
«e
beh! Che
domanda è?»
…due
amici
potevano viaggiare come loro, con il russo che aveva ancora un braccio
attorno
alle sue spalle? Mah. Volendo, si.
«a
volte penso
che saresti capace di lasciarmi per metterti assieme ad un albero di
nocciole».
«dipende
se
l’albero in questione mi fa mangiare le nocciole anche se
stiamo insieme!» dal
marsupio tirò fuori il pacchetto di Marlboro ed accese una
sigaretta «è la
prima che fumo dopo tre giorni».
«sono
contento
man mano che tu stia smettendo, almeno non dovrò perderti
per via del cancro ai
polmoni».
«anche
tu con
questa storia?!»
«è
scientificamente
provato che riempirsi i polmoni di catrame non faccia bene»
sottolineò lui «non
lo dico io, lo dice la scienza».
«allora
sia tu
che la scienza sarete soddisfatti visto che sto smettendo».
Mentre
camminavano ad un certo punto lui iniziò a ridacchiare per
fatti suoi.
«che
c’è di
divertente?»
«il
fatto che
troverai trenta chiamate appena riaccenderai il cellulare!»
::fine
ora
di pranzo (ossia, tre ore dopo)::
«è
un bene che
oggi quella non ci sia. Almeno non
c’è stato nessuno a mangiare a scrocco»
disse Flash.
«ha
detto che
l’ha chiamata quella lì…Roxanne. Ma
perché invece di rompere le scatole ad
Emerald non è andata a scuola?»
«non
le rompe
tanto le scatole evidentemente, dato che ci è uscita. Che
canale metto?...ah.
Domanda sciocca» Lord Flash mise il telegiornale. Ormai anche
lui aveva
imparato che Kevin non se ne perdeva uno, quando non si allenava e
poteva
vederlo. Quello nazionale, quello regionale, la
BBC…perché non gliene bastava
mica uno, nossignore «ma temo che siamo arrivati quasi alla
fine, almeno su
questo canale».
«fa
lo
stesso».
“…la
scossa
di terremoto a Kyoto non ha comunque causato danni, né
vittime” concluse il giornalista “ed
ora la
linea a Aki Azumaya, con i gossip del giorno!”
«…ma
davvero
ti interessano anche i gossip?»
«quelli
li
guardo solo per scrupolo…»
“c’era
ressa stamattina al “Joshua’s
Luxourious”, negozio di biancheria intima nel più
grande centro commerciale della capitale. Già molte persone
si erano recate lì
per assistere alla sfilata dei nuovi modelli di intimo
“Victoria’s Secret”…”
“effettivamente
di questo non me ne importa granché”
pensò l’inglese.
“…ma
lo
spettacolo è entrato nel vivo quando Joshua Luvillier, come
avrebbe fatto un
mago con il suo cilindro, ha tirato fuori un’ospite a
sorpresa…in onda il servizio!”
“s-s-so
scandalous…”
Alla
televisione comparve il video di una ragazza con un mantello di seta
nera che
scivolava via man mano che procedeva…
«ma
non è
possibile!!!»
“…che
ad
Emerald J.V.P. Lancaster piacesse stupire si era intuito già
dai suoi spettacoli
pre-incontro: remix particolari, effetti sonori e visivi abbacinanti,
lei
stessa -solitamente- un
tripudio di
luccichii. Di diverso stampo però è la Emerald
Lancaster che stamattina, come
potete vedere, ha sfilato al “Joshua’s
Luxourious”…”
Si
susseguivano
immagini su immagini di Emerald che sfilava con i vari completi, e con
“Scandalous”come sottofondo musicale.
“rinunciando
ai suoi soliti panni a favore di quelli totalmente inediti di una
splendida
donna che mostra senza pudore un fisico molto magro ma estremamente
tonico…”
«ma
le ha dato
di volta il cervello?!!» sbottò Kevin tirando
fuori il cellulare «adesso mi
sente!!! Non è possibile una cosa del genere, non
è proprio possibile! Un conto
è che a denudarsi pubblicamente sia quel demente di Kid
Muscle, un altro che
sia LEI!»
“la
presenza della Lancaster inoltre sembra avere attirato alcuni famosi
wrestler
come Terry Kenyon, Checkmate, e due chojiin ancora in gara: Kid Muscle
e
Tovarich Turbinskii …”
«della
serie
parli del diavolo e spunta la coda» commentò Flash
cupo, vedendo in TV Kid
Muscle che sbavava.
“non
pensavo
che il compagno Turbinskii fosse tipo da mettersi a guardare delle
sfilate di
ragazze in intimo” pensò “o beh
d’altra parte è giovane…ormoni a
duemila…”
«è
spento!!!
Ha il cellulare spento! Ma che se lo porta dietro a fare se tanto non
lo
accende mai?!» continuava a dare in escandescenze Kevin. E
dire che di solito
era così controllato…«ma che le
è saltato in testa, dico io?! Una sfilata in
biancheria intima! E davanti a quel russo per di
più!»
«avrebbe
potuto risparmiarselo» concesse Lord Flash continuando ad
osservare il servizio
in tv «ma prenditela perché da’ scandalo
in sé per sé, non per la gelosia. Non
ne vale proprio la pena».
«non
sono
geloso! Capito?!»
A
bella posta
Lord Flash diede una lunga occhiata ad Emerald in tv. «devo
ammettere che in
realtà è una magnifica ragazza. Avessi
vent’anni di meno mi divertirei prenderla,
spingerla contro la parete, passarle
delicatamente la mano nell’interno coscia per
poi…»
«sta’zitto!!! ZITTO!!!» ringhiò Kevin,
balzato in piedi all’improvviso
come un animale feroce «non ti azzardare, non ci pensare
nemmeno togliti dalla
testa l’idea di-»
Ammutolì
improvvisamente vedendo Flash che lo guardava con un misto tra
serietà,
sufficienza e compatimento.
«“non
sono
geloso”, diceva…»
«non-»
«…eppure
pur
sapendo che lei non mi piace e non la toccherei neppure se fosse fatta
d’oro
zecchino, mi salti alla gola appena io ti metto alla prova»
continuò il russo
«era un test. E mi dispiace dire che tu non l’hai
superato».
Kevin
gli
restituì un’occhiata irritata. «non
è stato un test, è stata una bastardata
bella e buona. Eppure lo sai che sono innamorato di lei, che bisogno
c’era di-»
«volevo
vedere
quanta influenza su di te ha questa “cotta” che ti
sei preso. E a quanto pare
ne ha troppa, se reagisci in questo modo» lo interruppe di
nuovo lui «alla
faccia di “tu puoi avere amicizie e relazioni con altri e
viceversa”».
«lo
so cosa si
è detto! Lo so! Ma se penso a lei con un altro, con chiunque
altro, io…non lo
sostengo. Ecco la verità, io non lo sostengo, le ho detto
che andava bene e
invece non mi va bene per niente, e
tutto quello che vorrei sapere è quali sono queste
dannatissime questioni di
famiglia che ci tengono lontani! Ecco come stanno le cose, Lord Flash.
Io mi ci
arrovello giorno e notte, e non riesco a venirne a capo. Cosa
può essere? Suo
padre che ci ostacola, e a cui lei non vuole andare contro?
Cos’altro?!»
“Emerald
ha
voluto dirgli una mezza verità, ma avrebbe fatto meglio a
dire semplicemente
che non voleva saperne di lui almeno, forse, si sarebbe messo
l’anima in pace.
Specialmente perché se tutto va come deve andare mi spiace
per Kevin, ma le
‘questioni di famiglia’ non si risolveranno mai
dato che…una volta
finito dovrò sparire ancora, temo…”
«…Lord
Flash?
Tsk, non mi ascolti nemmeno…si può sapere a cosa
stai pensando?»
“al
fatto che
dopo quel che abbiamo passato l’idea di lasciarti solo mi
ripugna, eppure ci
sono costretto a causa della ragazza di cui sei innamorato -o meglio,
di suo
padre- che se disgraziatamente sapesse che sono
qui…” rabbrividì leggermente,
con la paura negli occhi.
«a
niente di
importante comp-ehm, Kevin».
«e
se anche
fosse importante tanto non me lo diresti, vero…è
sempre così…”tutti zitti,
nessuno dica nulla a Kevin, è troppo sciocco ed immaturo per
sapere!”» disse
l’inglese estremamente irritato «niente
d’importante, sicuro, come se non
vedessi benissimo che qualunque cosa sia quella a cui stai pensando ti
fa
paura».
Flash
chiuse
gli occhi per qualche istante, riacquistò il controllo di
sé e li riaprì.
«Kevin. Non devi preoccuparti per me. Io sto benissimo. E a
suo tempo ti dirò
quel che vuoi sapere».
«a
suo tempo
quando?...sei fortunato che un’indagine rappresenterebbe una
distrazione
eccessiva per me, adesso. E di distrazioni ne ho già fin
troppe» chiamò Emerald
altre tre volte. Spento, sempre spento «ma perché
non risponde?!» sbatté il
cellulare sul tavolo con un lungo sbuffo nervoso, poggiando la testa su
una
mano «quando la rivedo mi sente…»
«d’accordo,
ma
stai calmo adesso».
«mi
dici come
faccio a calmarmi al pensiero che l’abbiano vista tutti
quanti in intimo?!»
«
quando va in
spiaggia indossando il bikini fa più o meno la stessa
cosa» gli fece notare
Flash che pur pensando
“puttanella-puttanella-puttanella” da perfetto
bigotto
doveva assolutamente tranquillizzare Kevin, o l’intera
sessione di allenamento
pomeridiano ne avrebbe risentito.
«ma
non va in
tv!» la chiamò altre quattro volte, fino a che
seccato Lord Flash non gli tolse
il cellulare di mano e se lo mise in chissà quale tasca
mimetizzata.
«adesso
basta».
«ma
come ti
permetti di…ridammelo!!!»
«guarda
un
po’che mi costringi a fare, neanche fossi un bambino! E per
fortuna che ti
descrivi come un uomo maturo!» sbottò il russo
alzandosi per evitare che Kevin
-che si era alzato a sua volta- si riprendesse il cellulare ed andando
dall’altra parte del tavolo.
«io
lo sono.
E rivoglio il mio cellulare» disse lentamente Kevin
scattando dall’altra
parte del tavolo mentre Flash faceva lo stesso, trovandosi a posizioni
invertite.
«Kevin,
non
fare il bambino».
Le
posizioni
si invertirono di nuovo.
«se
tu che
stai facendo il bambino! Ridammi il telefono!»
«no,
perché
poi la chiameresti altre venti volte».
Fu
inutile che
Kevin provasse a prenderlo di sorpresa saltando il tavolo invece che
girarci
attorno, perché Flash fece esattamente lo stesso.
«se
anche la
chiamassi TRENTA volte non ti riguarderebbe lo stesso!»
«mi
riguarda,
perché così facendo finirai a mandare tutto
all’aria per una ragazza!» dalla
tasca nascosta di Flash si sentì uno strano suonino.
«Pou
ha fame…»
osservò Kevin «dammi il cellulare, che se non le
do da mangiare si ammala e
muore!»
A
Lord Flash
quasi caddero le braccia. «ti prego dimmi che non fai sul
serio…ah, ma che vado
a sperare, sto parlando con uno che a diciannove anni ancora ha i boxer
di
Peppa Pig…»
«parla
quello
che ne ha un paio con sopra Obi Wan Kenobi!»
Si
sentì
improvvisamente qualcuno che scoppiava a ridere.
«ma
vi siete
dati a fare le comiche o cosa?»
E
mentre
Emerald, perché di lei si trattava, continuava a ridere sia
Kevin che Flash
diventavano rossi come il fuoco. Il primo a riprendersi fu Kevin.
«non
c’è
niente da ridere!!! una sfilata in intimo! Mi dici che diamine ti
è saltato in
testa?! Eh?!»
«a
Joshua si
erano ammalate due modelle e allora gli ho dato una mano, che
c’è di male?»
«che
c’è di
male, dice lei!!!» esplose Kevin «eri sul
tg nazionale! In intimo!!!»
Il
brutto era
che ad Hammy veniva pure da ridere, cosa che con Kevin Mask arrabbiato
non era
propriamente consigliabile, ma lei trovava così assurdo che
lui se la prendesse
tanto!
«ah,
quindi
facevo così schifo?»
«ma
non è…!
Non…! Ma dico, tu…al diavolo!» Kevin a
quel punto prese l’impermeabile e si
fiondò fuori dalla cucina, e poi fuori di casa.
«i
lunghi
discorsi perfettamente logici di Kevin Mask» disse Emerald
guardando la porta
che lui aveva lasciato spalancata «con tutta la buona
volontà non riesco a
capire perché se l’è presa tanto. Se
fosse stato lui a sfilare in intimo
probabilmente avrei registrato il servizio».
«ecco
perché
io continuo a dire che non sopporto l’idea di vedervi
insieme: tu-non-capisci.
Eppure lo sai che è innamorato di te, non hai pensato
nemmeno per un secondo
che l’idea di vederti sfilare in intimo davanti a tutti
avrebbe potuto non
piacergli?» le chiese Flash «e da quanto era
arrabbiato si è pure dimenticato
che io ho ancora il suo cellulare…»
«evidentemente
abbiamo opinioni diverse perché per quanto mi sforzi non mi
sembra di aver
commesso chissà che crimine. Ho pure rimediato
l’intera “#Rose_Of_Midnight:Special”
gratis…»
«tanto
quel
che sei te l’ho già detto».
«quindi
tutte
le modelle di Victoria’s Secret sono puttanelle secondo
te?»
«loro
forse
no, ma tu sicuramente si».
«e
ammettilo
che vorresti farti un giro, e falla finita».
«preferirei
portarmi a letto una lebbrosa piuttosto che te. Non capisco proprio per
quale
assurdo motivo Kevin ti ami! Se così non fosse sarebbe tutto
molto più facile!»
Flash si mise a girare per la stanza come una tigre in gabbia
«lui sarebbe più
concentrato ed io non avrei tra i piedi qualcuno che rischia di far
finire
tutto a carte quarantotto!»
La
tv era
ancora accesa, c’era la Top 10 vintage. Precisamente, al
momento, c’era il
video di “Summer Wine”.
“strawberries,
cherries, and an angel’s kiss in
spring, my summer wine is really made from all this
things…”
«se
non ci
fosse quel patto-»
«non
cambierebbe niente perché patto o non patto, insieme o non
insieme, lo faresti
diventare matto proprio come fai ora! Avresti dovuto dirgli
semplicemente che
non lo ami, e invece no, hai preferito un “questioni di
famiglia”! Quel ragazzo
si arrovella giorno e notte a cercare di capire cosa
c’è che non va…»
“I
walked down in town on silver spurs that jingled to
a song that I had only sang to just a few…”
«eppure
io
gliel’ho detto che non deve pensarci su».
“she
saw my silver spurs and said lets pass some time,
and I will give to you summer wine…ohh-oh-oh, summer
wine…”
«Emerald
Janice Verbena Phoebe Lancaster, sei così stupida che se
fosse per me ti
prenderei a schiaffi dal mattino fino alla sera per una settimana prima
di
tagliarti la gola, gettare il tuo cadavere in un cassonetto e farti
mangiare dalle
pantegane!»
«ah,
dalle tue
cugine!»
Ok
via, forse
non ce la facevano ad aspettare dopo il Torneo.
“my
eyes grew heavy and my lips still could not speak,
I try to get up but i couldn’t find mt feet, she reassured me
with an
unfamiliar line, and then she gave to me more summer
wine…ohh-oh-oh, summer
wine…”
Si
saltarono
addosso contemporaneamente, dopo aver afferrato entrambi uno dei
coltelli che erano
sopra al tavolo, Lord Flash che le teneva il polso sinistro ed Emerald
a
cercare di fermare l’avanzata del braccio destro del russo
verso la sua gola…
«ma
che
state…?»
Oh,
la fuga di
Kevin era durata poco.
“strawberries,
cherries, and an angel’s kiss in
spring, my summer wine is really made from all this
things…”
Fecero
sparire
rapidamente i coltelli l’uno nella manica
dell’altra, per poi passare
-altrettanto rapidamente- dallo stringersi i polsi a tenersi per mano e
a
muoversi a ritmo di musica.
“take
off your silver spurs and help me pass the time,
and I will give to you more summer wine…mmm-mm- summer
wine…”
«balliamo…questa
canzone ci piace» disse Lord Flash. Kevin scosse la testa.
«scommetto
che
nemmeno sai come si chiama».
«Summer
Wine,
di Nancy Sinatra e Lee Hazlewood» lo soccorse Emerald mentre
continuavano a
ballare «abbiamo scoperto di avere in comune una specie di
passione per le
canzoni vintage…»
«ma
non
eravamo arrabbiati con lei, Lord Flash?!»
«la
musica
vintage ha un effetto calmante su di me…»
«questo
perché
sei uno psicotico» concluse Hammy staccandosi al termine
della canzone.
«e
tu» la
indicò col mignolo «sei
una…monella».
“se
penso che
questi due sono i miei unici amici, nonché il mio allenatore
e la ragazza di
cui sono innamorato, mi viene quasi l’orticaria”
pensò Kevin.
«io
penso che
voi due mi farete uscire di senno».
«noi
due a te,
eh?»
***
* “Scandalous”, delle Mis-Teeq. Se non la conoscete, è
quella che c’era tempo fa nella pubblicità di
Armani Code. Io l’adoro, e mi
pareva appropriata non solo per il titolo -che è anche
quello del capitolo xD-
ma perché come avete visto lo “scandalo”
Emerald l’ha fatto…e ancora non
è
niente! questo infatti era solo un “capitolo
riempitivo” pare dare l’idea
del tempo che passa, e per farvi stare in ansia un altro pochino, visto
che
sono bastarda. Ma dal prossimo…
Resistete
e
continuate a seguirmi ragazze. E grazie eh! *si inchina modello
giapponese*
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Capitolo 18 *** 16- end of a dream ***
:: Londra,
sera tardi ::
«quindi
non c’è alcuna novità?»
– nossignore.
Non risulta
alcuna traccia di Warsman da nessuna parte, è come se si
fosse volatilizzato,
esattamente come l’ultima volta in cui Voi lo avete fatto
cercare.
«niente
in Russia? Niente in
Venezuela, Las
Vegas, Chicago? O in
Cina?»
– nossignore.
Lo abbiamo fatto
cercare perfino in Italia, nonché lì da Voi in
Inghilterra. Abbiamo cercato
perfino nei Paesi sudafricani dove avete le miniere, e in India,
ovunque Voi
abbiate dei contatti, ma non abbiamo ottenuto nulla.
«capisco.
Mi raccomando, tenetemi
aggiornato; se lo troverete otterrete una promozione, oltre che un
cospicuo
premio in denaro».
–
sissignore.
Howard
Lancaster chiuse la
chiamata, e per qualche attimo pensò di tornare al libro che
stava leggendo,
per poi invece cambiare idea e servirsi quello che sarebbe stato
l’ultimo
bicchiere di vino della serata.
“quella
bestia non si trova da
nessuna parte, nonostante i miei contatti. Che mia figlia sia sulla
pista
giusta, e che il russo che allena Kevin Mask sia lo stesso a cui do la
caccia
da anni?” bevve un sorso “se anche lo fosse
probabilmente Emerald non me lo
direbbe, o almeno non adesso. Temo che tenga troppo al figlio di Robin
Mask per
lasciarlo senza trainer, cosa che accadrebbe se questo ‘Lord
Flash’ si
rivelasse essere il mostro di Frankenstein sovietico sul quale voglio
mettere
le mani”.
No, Hammy non
gli avrebbe detto
questo, così come non gli avrebbe detto se Flash le aveva
davvero messo le mani
addosso oppure no.
“in
quel caso Warsman o non
Warsman non gliela farei certo passare liscia. Non avrebbe neanche il
diritto
di guardare mia figlia, se l’avesse
anche solo sfiorata con l’intento di
farle del male la pagherebbe cara. molto,
molto cara”.
E poco avrebbe
contato se Howard
avesse saputo che anche Emerald aveva cercato di far fuori Lord Flash a
sua
volta. Avrebbe sempre trovato il modo di giustificare la sua
principessa, anche
se questa avesse commesso le peggiori atrocità.
Peraltro
c’erano ottime
possibilità che si sarebbero rivisti a breve,
perché se tutto fosse andato per
il verso giusto -ed Howard non ne dubitava- avrebbe dovuto recarsi a
Tokio per
incontrare di persona dei “nuovi amici” giapponesi.
Eh si, da quando aveva
lasciato la Lega -cosa che inizialmente gli era pesata molto ma della
quale in
seguito non si era pentito- Howard H.R.J. Lancaster si era fatto moltissimi
“amici”
in ogni parte del mondo, e qualcuno anche più in
là.
Avvolto nella
veste da camera
beige si alzò e si diresse in camera da letto, dopo aver
finito l’ultimo
bicchiere di vino.
«allora
ci avevo visto giusto:
sei pensieroso».
«non
per colpa tua Janice, di
questo puoi essere sicura…sono nocciole quelle?»
le chiese indicando il
piattino che Janice gli aveva lasciato sul comodino.
«proprio
nocciole».
«credo
di amarti ogni giorno di
più, Janice Brackenstall, e quasi mi dispiace dover partire
a breve per Tokio
in viaggio d’affari».
«quindi
adesso tratti anche con i
giapponesi? È ufficiale?»
Howard
aprì l’armadio. «non
esattamente. Ma essendo sicuro che lo diventerà a breve
sarebbe bene che io
iniziassi a pensare a ciò che metterò in
valigia…»
Mentre
sceglieva i vestiti
l’occhio gli cadde su un completo in particolare. Uno che non
indossava più da
quando Emerald era una bambina di sei mesi.
La giacca era
simile a quella di
un tight, nera, con l’interno in seta rossa e due file di
bottoni dorati. I
pantaloni erano dello stesso tessuto, a vita alta, e
anch’essi con quattro
bottoni dorati, due per parte, messi sui fianchi. Vicino
c’era una camicia in
seta nera, e sotto degli stivali neri.
E, ovviamente,
il fazzoletto
rosso sangue.
Howard aveva un
particolare
“codice” quando si trattava di vestirsi, ed il
fazzoletto al collo -fermato
sempre da una spilla con un grosso rubino- era l’elemento
più importante.
Se era bianco o
di un colore
chiaro Howard era di ottimo umore, ed andava tutto bene.
Se era grigio
c’era qualche
problema, ed era buona regola non seccarlo troppo.
Se era nero
c’erano problemi
seri. Il che significava che la persona che gliene stava dando, se di
una
persona si trattava, ne avrebbe avuti di grossi a sua volta.
E se era quello
rosso…beh…
«porti
via…il completo?»
si stupì Janice. Lui annuì.
«può
essere che ne abbia
bisogno».
:: Tokio,
pomeriggio
::
Dopo il brutale
scontro tra
Jeager -il dannato tedesco, Kevin docet- e Ricardo
-quello svitato di un
brasiliano, Kevin docet: parte II-
Ikimon MacMad aveva deciso di
mettere su quell’incredibile ridicolata che serviva solo e
soltanto a far
guadagnare soldi a lui, e a nient’altro.
Sia Kevin che
Lord Flash si
annoiavano.
Oh, come si
annoiavano.
Si annoiavano
terribilmente…
«allora
ragazzi, voglio un bel
UH-UH!» esclamò Emerald da sopra il carro, rivolta
al pubblico che rispose con
un “UH-UH!” entusiasta.
«e
adesso voglio un bel coro da
stadio!!! Cantate con me, “Jackie
Jackie è Mac Maaa-tta, ed è tutta rifaaa-tta”…
« Jackie Jackie
è Mac Maaa-tta, ed è tutta
rifaaa-tta…» cantò
il pubblico, rovinando la piazza a
Jacqueline che stava facendo la diva come suo solito.
Quanto
a Kevin e Flash non sapevano se picchiare Emerald, mettersi a piangere
o
scoppiare a ridere. Nel
dubbio dunque cercavano di ignorare quel che stava facendo.
“possibile
che non possa lasciarla stare nemmeno una volta? Perfino
nell’incontro Ricardo
vs. Jeager questo Scimmiattolo e Jacqueline MacMad hanno finito per
litigare!”
pensò Kevin “mmmh. A quanto pare la MacMad ha la
testa dura se dopo il colpo
sulla fronte che Emerald le ha fatto dare contro il tendicorde non ha
più
nemmeno un segnetto. È vero però che ha anche sei
quintali di trucco sul viso”
guardò Emerald “pensare che invece lei acqua e
sapone, e tanto è bella lo
stesso…” lei intercettò
l’occhiata e gli sorrise “…specialmente
ora”.
«che
perdita di tempo…siamo qui
per fare i guerrieri, non le regine da parata!»
brontolò Kevin. Flash si voltò
verso di lui.
«è
quello che stavo pensando
anch’io. Direi di movimentarla un po’»
concordò Flash, colpendo
“improvvisamente” Kevin con un pugno.
“improvvisamente”
per il
pubblico, perché in realtà avevano concordato
quella manovra già da un pezzo.
“Tattica Speciale del Momento di Noia”.
Kevin
afferrò Flash sollevandolo
sopra le spalle e mandandolo a finire con i piedi sulla testa di Doc
Makano.
«andiamo!»
esclamò poi,
invertendo la posizione e saltando di testa in testa su quella marea
umana che
c’era.
«aspettate!
Non stanno
combattendo! Oh, che bello…» commentò
Mac «saltano l’uno sulla testa
dell’altro!»
«non
soltanto sulla loro! giuro
che se trovo qualche gomma o ricordino di cane mi pagheranno il
lavaggio a secco!»
esclamò Doc, controllando il parrucchino.
«hanno
lasciato la loro compagna
Emerald Lancaster qui da sola però!»
osservò Mac Metafor «e pur essendo vero
che non ha bisogno di loro due per fare scena bisogna dire che non
è stato
molto carino».
«ma
infatti si…sola come il cucco
mi hanno lasciata…teste di minchia che non sono
altro…» borbottò Hammy
guardando in lontananza «o beh, fa
niente…»
“sono
sempre messa meglio del
povero Kid con il carretto a pedali lì dietro, in
fondo” si consolò,
guardandolo fare una brutta caduta nel momento in cui lui e Meat
tentarono di
imitare Kevin e Flash, senza riscuotere altrettanto successo.
Fu a quel punto
che…
«ma
che succede adesso? Tovarich
Turbinskii ha abbandonato il suo carro e sta andando su quello di
Emerald!» esclamò
Doc.
«oi!
Sei venuto a farmi
compagnia?» lo salutò Emerald con un sorriso. Non
aveva notato il microfono che
il russo stava tenendo in mano, collegato wireless agli amplificatori
dai quali
uscivano anche le voci di Doc e Mac. C’era da domandarsi
perché anche
Jacqueline non ci avesse pensato quando voleva farsi sentire da tutti,
ma forse
era semplicemente perché col megafono faceva più
scena?
«anche, ma in verità la mia idea era
un’altra» disse restando in piedi ed
invitando anche lei ad alzarsi mentre portava il microfono vicino alle
labbra
«ho un altro annuncio ufficiale da fare!»
esclamò.
«un
altro annuncio? e
cosa
sarà adesso? con il primo ha
dichiarato che smetterà di volare per sempre se non
vincerà questa gara!»
ricordò a tutti Mac «di cosa si
tratterà?»
Anche
Emerald era curiosa. Non le aveva parlato di alcun annuncio, nei giorni
passati.
«volevo
dire ai presenti e a chiunque ci stia guardando ed ascoltando che io,
Tovarich
Turbinskii, da più di quattro mesi sto con una ragazza che
amo alla follia:
Emerald J.V.P. Lancaster! Ja ljublju
tebja, zajchik moj»
concluse,
impedendo ad Emerald di dire qualunque cosa dato che subito dopo la
strinse a
sé e la baciò.
Inizialmente
tutti quanti li guardarono a bocca aperta, poi si scatenò il
putiferio. Urla
d’incoraggiamento, fischi d’approvazione, cori
esultanti dei russi presenti, e
quant’altro.
Anche
Kid&Co. erano stupiti e perplessi, perché per quanto
ne sapevano Emerald
voleva ancora restare sul discreto, e Meat era il più
stupito di tutti, perché
sapeva per certo che lei era innamorata di un altro, non del Gigante! E
adesso
faceva una cosa del genere in mondovisione?
Che
avesse lasciato perdere Kevin?
“no…”
la guardò meglio “no, è Turbinskii che
ha scelto da solo di dirlo a tutti.
Evidentemente si è stufato di doverla dividere con qualcun
altro”.
«insieme
da oltre quattro mesi?!»
disse qualcuno nel pubblico.
«e
chi lo sapeva?»
«ce
l’hanno tenuto nascosto!»
«Emerald
Lancaster e Tovarich
Turbinskii insieme! E lui e Mask si affronteranno a breve!»
«SCOOP!!!»
«SCANDALO!»
«saranno
fidanzati
ufficialmente?»
«andrà
a vivere con lui a Mosca?»
«si
sposeranno e avranno dei
figli metà aeroplano?»
«…già
ma lui non aveva detto di
non poter uscire con donne normali?»
«evidentemente
era una balla!»
“ma
allora ci avevo azzeccato!”
pensò Jacqueline, irritata “Turbinskii mi ha
rifiutata per quella lì!”
Ed in tutto
questo ciò che
Emerald, incredula e pietrificata dalla sorpresa, pensava era
“ed ora che dico
a Kevin? Saprà che gli ho tenuto nascosta questa cosa per
tutto il tempo visto
che questo stupido ha detto pure da quant’è che
stiamo insieme!”.
Hammy lo
riconosceva, in un certo
senso era stato carino. Se lei non fosse stata innamorata di un altro,
ma di
lui, sarebbe stato addirittura fantastico. Una dichiarazione
d’amore in
mondovisione, e pure in russo, meglio di
così…peccato però che in una
situazione come la sua quella non fosse assolutamente la cosa migliore.
«UNA
DICHIARAZIONE D’AMORE COI
FIOCCHI, SIGNORI!» urlò Mac «chi
l’avrebbe mai detto? Anche Turbinskii ha un
cuore!»
«non
è esatto mio riccioluto
amico, io il mio cuore l’ho dato ad Emerald!» disse
il russo, passando un
braccio attorno alla vita della ragazza «e adesso che ne dici
se voliamo via?»
Non attese la
sua risposta,
schizzando con lei in aria pochi istanti dopo sotto gli sguardi ancora
semi-scioccati di tutti.
«una
cosa però va detta, non so
dirti quanto a Kevin Mask potrebbe piacere che la sua compagna di
squadra sia
fidanzata col suo prossimo avversario» disse Doc.
“sarà
qualcosa di peggio che un
‘non piacergli’ considerando che è
innamorato perso di lei” pensò cupo Meat
“qualcosa mi dice che tra quei tre, anzi quei quattro,
succederà un gran
disastro. Oh, Emerald, ma perché non mi hai voluto dare
retta? Perché hai
deciso di volerti rendere la vita difficile, e così facendo
rendere difficile
anche quella di Kevin?”
«una
dichiarazione in grande
stile, eh?» disse Wally «è stata una
cosa romanticissima! Vorrei tanto avere
anch’io una ragazza a cui potermi dichiarare in mondovisione,
ma la mamma
ancora non mi giudica pronto!»
«direi
di no considerando che ti
ha chiamato per rimproverarti dopo averti visto tenere Hammy sulle
ginocchia,
eheheheheheh» lo prese in giro Kid Muscle.
«ho
la vaga impressione che a
Kevin Mask e Flash questa faccenda non andrà
giù» disse Dik Dik «i loro
allenamenti sono sempre segreti, ma Emerald partecipa, e adesso che
sanno che
sta insieme a Turbinskii potrebbero ritenerlo un problema, nonostante
anche io
sia sicuro che fino a questo momento lei non abbia mai parlato al suo
ragazzo
di quelle cose».
«potrebbero
anche sentirsi
traditi, se la metti così…» aggiunse
Wally «Meat, tu non hai niente da dire?»
«io
avrei fin troppo da dire, per
questo me ne sto zitto».
“e
temo proprio che dovrò andare
a fare scorta di fazzolettini di carta, perché qualcuno qui
ne avrà un gran
bisogno…benedetta ragazza…ma io
gliel’avevo detto…”
:: più
tardi, casa di Emerald
::
«NON
DOVEVI FARLO! Si può sapere
che ti è saltato in testa, eh?! Una dichiarazione
d’amore in mondovisione,
fantastico, proprio quel che mi ci voleva, come se non avessi
abbastanza
problemi! Sarebbe stata anche una cosa carina in un’altra
situazione, ma in
QUESTA era l’ULTIMA cosa che dovevi fare, e TU LO
SAPEVI!!!» strillò Hammy «hai
idea di cosa dovrò affrontare adesso, hai idea di come la
prenderanno quei due,
in particol-»
«è
proprio per questo che l’ho
fatto, perché questa faccenda va avanti da troppo tempo e
doveva finire. Tra me
e te c’era sempre lui, Kevin Mask»
ribatté il russo «Mask, Mask, Mask, e ancora
Mask. Non se ne poteva più».
La specie di
calma che Hammy
aveva ostentato durante la dichiarazione che le aveva fatto durante la
parata
era completamente svanita. Adesso era visibilmente furiosa, e pure
disperata.
Anche pensando di dire della sua relazione a Kevin, prima o poi, non
aveva
certo in mente di farlo in quel modo! E invece Turbinskii
gliel’aveva sbattuto
in faccia in mondovisione. Sarebbe bastato che Kevin in quei due/tre
giorni
avesse guardato il tg, che non avrebbe parlato d’altro.
Non solo stava
con un altro
ragazzo, ma il tipo in questione era pure il suo prossimo avversario;
oltre al
danno pure la beffa. Si sarebbe sentito ferito, deluso, arrabbiato,
avrebbe
parlato di cose come “fiducia tradita”, avrebbe
detto che “non era in grado di
essergli leale”, e che pensava che anche lei lo amasse, e
invece “probabilmente
era solo una presa in giro, ti sarai divertita un mondo,
eh?”…poi l’avrebbe
guardata…“perché l’hai
fatto?”…e sarebbe andato via senza lasciarle dire
una
parola, e senza volerla vedere mai più.
«ma
da quando stiamo insieme non
ti avevo mai nascosto che io-»
«…che
sei innamorata di lui?
Vero, non me l’hai mai nascosto. Lo sapevo, lo so. Ma mi ero
stancato di tutto
ciò, non solo perché sono restio ad accettare di
condividerti con chiunque
altro arrivati a questo punto, ma anche per te, zajchik moj»
cercò di
accarezzarle il viso, ma lei si ritrasse «per te, che soffri
a causa sua e non
riesci ad essere felice come sarebbe giusto che fossi. È
anche un po’per
egoismo che l’ho fatto, lo ammetto, ma più che
altro l’ho fatto per amore. Per
amor tuo».
Il bello era
che il russo credeva
davvero in quel che le stava dicendo. Lui l’aveva fatto
esattamente per -quelli
che lui stesso credeva che fossero- i motivi detti, un po’per
egoismo, molto
per amore. Ma ad Emerald risultava difficile crederci al momento.
«se
volevi fare qualcosa per me
avresti dovuto continuare a seguire la linea che avevamo stabilito. Non
l’hai
fatto un po’per egoismo e un po’per amore,
l’hai fatto SOLO per la prima di
queste due cose, checché tu ne dica!»
«se
fossi stato egoista avrei
preteso che lasciassi perdere Mask fin da subito»
ribatté lui.
«no
invece, perché tu non lo
sopporti come Kevin non sopporta te, e ci hai goduto come un matto
all’idea di
portarmi via da lui, di stare insieme a me sotto il suo naso, sapendo
che
lui…che lui…»
«che
lui probabilmente,
innamorato com’è, avrebbe dato tutto quello che ha
per essere al mio posto»
completò Turbinskii «rientra in quel
po’di egoismo per cui l’ho fatto, direi».
«non
è un “po’di egoismo”,
è PURO
egoismo!!!» strillò lei.
«lo
stesso egoismo per il quale
ti sei messa con me pur amando lui, zajchik moj.
Sai che sono innamorato
di te, ti piacevo molto, e tu “volevi vivere la tua
vita” senza rinunciare ad
alcun singolo piacere. O negherai di essere stata bene quando ti ho
fatta
volare, o quando siamo stati a Mosca, o tutte le volte che siamo usciti
insieme, o che abbiamo fatto l’amore? Non venirmi a parlare
di egoismo, amore
mio. Perché sei l’ultima che può
giudicarmi».
Lo sguardo
della ragazza divenne
gelido. Era una verità che non le piaceva. Gli
indicò la porta.
«vattene».
Il russo rimase
per un po’ad
osservarla in silenzio. Sperava tanto che lei avrebbe capito i suoi
motivi…e
invece no…pazienza. Se non li capiva ora, li avrebbe capiti
più in là; e ancora
meglio quando Kevin Mask sarebbe stato in coma irreversibile su un
letto
d’ospedale.
A proposito, a
quel punto tanto
valeva completare l’opera di “distruzione
pre-incontro dell’avversario” che
aveva avviato con quella dichiarazione d’amore ad Emerald
(un’opera che, questo
Turbinskii non lo sapeva, Howard H.R.J. Lancaster avrebbe approvato
dato che
come allenatore -ed anche, una singola volta in tutta la vita,
come
atleta- aveva sempre usato tattiche di distruzione anche psicologica
oltre che
fisica).
Se doveva far
crollare il mondo
addosso a Kevin Mask, tanto valeva farlo come si deve togliendogli ogni
possibile appoggio.
Uno glielo
aveva tolto di già.
Ne rimaneva
soltanto un altro.
«
zajchik moj, anche se ce
l’hai con me tieni a mente che io ti amo. E che quanto ho
fatto, e faccio, è
per il tuo bene».
Detto questo
obbedì ad Hammy,
uscendo da casa sua.
Rimasta sola la
ragazza si
sedette sulla poltrona. Che doveva fare adesso?! Chiamare Kevin e
tentare di
spiegare? E a che pro?! Una volta saputo quel che era successo lui non
l’avrebbe più ascoltata.
Di cose da fare
ne restava una
sola, ormai: munirsi di gelato, Chardonnay -…molto Chardonnay…un
po’di
Jack Daniel’s…un mucchio di vodka...- nocciole in
quantità e piangere come una
fontana maledicendo il destino ingrato, Robin Mask, Warsman, Flash,
Turbinskii,
e soprattutto sé stessa per non aver dato retta a Meat.
Il telefono
fisso iniziò a
squillare, ma poteva fare pure, tanto Hammy non avrebbe risposto. Non
aveva
voglia di andare a chiudere la porta a chiave, figurarsi di rispondere
al
telefono.
“questa
è la segreteria
telefonica di Hammy! Se sei Kevin per piacere non lasciare settantamila
messaggi, se non sei lui parla dopo il bip!”
Biiiip
–
Hammy,
sono papà. Ti ho vista in televisione, mi sono svegliato
presto apposta per
vederti in diretta. Non sapevo che avessi un ragazzo, specialmente
adesso, ma
se non pensate di sposarvi dal punto di vista legale sarebbe ok.
Comunque
volevo darti due notizie, una buona e una cattiva. La cattiva
è che di Warsman
non c’è traccia…
“questo
perché forse lui è qui,
papà…”
– la
buona è
che adesso è ufficiale: il mio business si è
esteso fino in Giappone. Dunque è
solo questione
di tempo prima che io
faccia una capatina a Tokio.
Quella notizia
risollevò un po’il
morale di Emerald. Che bello, forse a breve avrebbe visto di nuovo suo
padre!
– non
vedo
l’ora di riabbracciarti. Ci sentiamo principessa. Ciao. Stai
serena.
“questo
è un po’difficile. Ma
sono contenta all’idea di rivederlo, perché avrei
tanto bisogno di lui qui,
adesso” pensò Emerald, ricordando il profumo di
assenzio misto a quello dei
sigari che sentiva quando si abbracciavano, un odore che amava da
sempre
moltissimo.
Era affezionata
a tutta la sua
famiglia, ma ad essere sinceri a suo padre lo era ancora di
più, ed anche dopo
aver saputo di quel patto non era cambiato nulla. Lui l’aveva
sempre
assecondata e sostenuta in tutto, c’era stato in molti dei
momenti più felici
della sua vita, ed in quelli più bui gli aveva sempre dato
conforto ed una
spalla su cui piangere. Lui l’aveva addestrata per diventare
un’allenatrice,
insegnandole tutto quello che sapeva senza però farle
pressioni, ed accettando
la sua decisione di non seguire le sue orme. Lui era quello che le
aveva
insegnato a cacciare, ad andare a cavallo, a sparare. Lui era quello
che
l’aveva sempre difesa quando aveva combinato qualche guaio in
casa, lui era
quello che prima le ricordava che fumare faceva male per poi accendere
uno dei
sigari più pregiati, fumarne la metà e lasciarle
finire l’altra. Lui era quello
che aveva raddoppiato il numero di alberi di nocciole nella tenuta
quando si
era reso conto che avevano iniziato a piacere anche a lei, ed era stato
quello
che le aveva insegnato ad arrampicarsi sugli alberi, ed il modo giusto
in cui
cadere se mai le fosse capitato. Il modo giusto in cui cadere e, nella
vita,
quello per rialzarsi.
Ed era stato
anche quello che si
era messo giù con pazienza ad aiutarla in quei pochi compiti
che non aveva
avuto voglia di fare da sola, tra i quali disegnare l’albero
genealogico. In
quell’occasione aveva scoperto che il suo trisnonno era
cinese, e che la sua
bisnonna -frutto dell’unione del trisnonno in questione con
una donna inglese- si
chiamava Eichiko Zheng. Da quando aveva avuto
l’età per capire la questione dei
tratti somatici si era sempre domandata perché quelli di suo
padre Howard, e un
pochino anche i propri, avessero delle caratteristiche simili a quelle
degli
orientali…
Insomma, se lei
era quel che era
lo doveva a suo padre.
Un padre del
quale però conosceva
solo un lato…
:: sera
::
«corri,
Kevin Mask! Il dolore che
senti oggi si trasformerà in…”
“…lividi…”
«…domani!
Tu devi provare al
mondo di essere il più grande wrestler
dell’Universo! Che nessuno può fermarti!
Né Ricardo, né Turbinskii, e nemmeno
l’erede della stirpe dei più acerrimi
rivali della tua famiglia, Kid Muscle, della dinastia
Kinniku!»
«la
gloria sarà mia!»
Kevin se
l’era immaginato, avendo
perso mattina e pomeriggio Lord Flash l’avrebbe fatto
allenare di sera e di
notte.
E niente ora
del tè.
E niente tg.
E
niente…
«Lord
Flash, credo che Pou abbia
fame…» esordì l’inglese,
sentendo un suonino.
Correndo con un
mucchio di pesi
addosso e l’armatura Kevin non aveva potuto tenere con
sé il cellulare, così lo
aveva affibbiato a Flash che invece viaggiava leggero, non avendo
nemmeno la
valigetta dietro.
“gli
voglio bene ma a volte credo
che dovrebbe farsi curare il cervello, questo ragazzo,
perché quando qualcosa
c’entra con Emerald gli si spengono tutti i
neuroni” pensò l’allenatore,
rassegnandosi a tirare fuori il cellulare e ad occuparsi di Pou mentre
sia lui
che Kevin continuavano a correre.
«non
solo ha fame, ma andrebbe
anche lavato…»
«lavata!
Emerald l’ha
fatta diventare femmina!» puntualizzò Kevin.
«una
cacca virtuale transgender,
andiamo bene…andiamo proprio bene» sospirò Flash
mentre con qualche difficoltà
nell’utilizzare il touch dava da mangiare a Pou e le faceva
anche il bagnetto.
«cosa
pensi che avranno detto al
telegiornale?» gli domandò Kevin «tra
una cosa e l’altra non ho potuto
vederlo…e non ho nemmeno preso…il
tè».
Il ragazzo
corse più forte nel
sentire il suo allenatore emettere qualcosa che era un incrocio tra un
sospiro
ed un ringhio.
«Kevin,
è la trentaduesima volta
che lo dici, e la risposta non cambia! Non posso sapere
cos’è che hanno detto i
telegiornali!!!» esclamò esasperato.
«eh,
ci pensi, magari in
Inghilterra è successa una disgrazia tipo la vittoria del
Manchester City sul
Chelsea e noi non lo sappiamo!»
“dopo
dicono di Kid Muscle…ma
loro non hanno la più pallida idea di
come sia davvero Kevin! Mancano
due giorni all’incontro di semifinale, e mentre ci alleniamo
‘ah, non è che il
Manchester City ha battuto il Chelsea?’...‘io
voglio il tè!’...‘dai da mangiare
a Pou che ha fame!’...‘ma perché Emerald
non risponde quando la chiamo?’…e che
strazio! Mi sono affezionato a lui, ci tengo e tutto quanto ma a volte
è
veramente un rompipalle”.
«Kevin,
se provi a dire anche
solo un’altra cosa che non riguardi l’allenamento
ti…mmmh, triplicare il numero
di flessioni sarebbe inutile, saresti perfino contento…»
«quindi
potrei triplicarlo?»
«NO!»
«mpf,
scusa tanto se ho chiesto!»
borbottò l’inglese continuando a correre in
silenzio. La cosa durò però giusto
una ventina di minuti in cui Lord Flash aveva iniziato a rilassarsi
pensando
“oh, finalmente si è deciso a concentrarsi solo su
quel che c’è da fare”…
Vana speranza.
«il
Chelsea che perde contro il
Manchester City…fa più orrore questo che la
faccia di Kid Muscle…tsk…sai i
festeggiamenti di quello Scimmiattolo…»
«adesso
basta!» sbottò
infine Flash fermandosi bruscamente «piantala con questa
storia di Pou, del
Chelsea, di Emerald e di tutte le altre stupidaggini! Credevo che
per te
l’onore e la gloria contassero qualcosa, ma a quanto pare
somigli a tuo padre
molto meno di quanto pensassi!»
Quelle parole
fecero fermare
anche Kevin, che si voltò lentamente verso
l’allenatore.
«io e
mio padre non siamo la
stessa cosa. Siamo due persone diverse» disse freddamente
Kevin «di-ver-se.
Capito?»
«questo
lo so. Lo vedo» ribatté
l’altro altrettanto gelido «purtroppo».
«che
vorresti dire?»
«che
in una situazione come
questa tuo padre avrebbe lasciato perdere tutto il resto e si sarebbe
concentrato sull’unica cosa che conta davvero: vincere. E non
sapere i
risultati della partita Manchester City-Chelsea!»
«mio
padre, mio padre, hai sempre
in bocca mio padre, non ne posso più!!!»
reagì l’inglese «nemmeno fosse
chissà
quale modello di perfezione! Ho accettato di provare ad adottare e
sviluppare
le sue tecniche, ti ho ascoltato quando mi hai parlato
dell’importanza della
tecnica Olap, ma non venirmi a dire che mio padre è un uomo
migliore di me
perché posso assicurarti che non è
così! Se quando ero ancora piccolo sono
fuggito di casa un motivo c’è, non ti
pare?»
«si,
che eri un piccolo ingrato,
come sei un ragazzo ingrato adesso. Non ti rendi conto che se sei
diventato
quel che sei lo devi a tuo padre, all’addestramento a cui ti
ha sottoposto, a
tutto quello che ti ha insegnato?!»
«io
a lui devo solo
un’infinità di problemi!!! tutto
il resto lo devo alla vita per strada, non a lui, perché a
lui di me non è mai
importato assolutamente NIENTE!»
«tu
non hai la più pallida idea
di quel che stai dicendo, Kevin! Non hai la più pallida idea
del dolore che hai
causato a quell’uomo quando te ne sei andato
all’improvviso!!!»
«e tu
invece si?! Perché se così
fosse mi verrebbe da chiederti come lo sai! Ma
sarebbe inutile perché
tanto diresti che non è ancora tempo, non sono ancora pronto
e tutto il resto
della manfrina che mi propini da mesi, della quale sono arcistufo se
vuoi saperlo!
E a dirtela tutta non credo ad una parola nemmeno del tuo racconto
sulla tua
gioventù in Russia o dovunque l’hai passata,
perché assomiglia troppo ad un
melodramma…»
«e
chi è che ti ha messo in testa
questa cosa? Emerald, chi altri?!»
«forse
lei aveva ragione»
concluse Kevin, ricominciando a correre all’improvviso ed
ignorando il fatto
che Flash lo stesse chiamando. Checché ne dicesse chiunque,
correre via ed
andarsene erano le attività preferite di Kevin Mask.
«Kevin!
torna qui immediatamente!
Kevin!!!...ah…è
inutile…ma che devo fare io con questo giovanotto?»
Pensò
di inseguirlo, ma era già
sparito, perché nonostante avesse tutti quei pesi addosso
era sempre molto
veloce. Quindi decise di tornare a casa, dopo aver dato
un’occhiata
all’orologio ed aver notato che era anche in tempo per il tg
serale. Se non
altro sarebbe stato un buon tentativo di approccio con Kevin quando
sarebbe
tornato, raccontargli i fatti del tg.
“devo
ricordarmi che nonostante
sia più maturo di molti altri e si definisca un uomo Kevin
resta sempre un
ragazzo di nemmeno vent’anni, con i suoi sbalzi
d’umore e tutto il resto. Si, devo
ricordarmi questo: per quanto gli somigli, Kevin NON è
Robin” pensò facendo
ritorno a casa più rapidamente che poteva, ossia circa
un’ora considerando che lo
aveva fatto correndo.
Una volta
arrivato accese la
televisione e pensò che al ritorno di Kevin oltre alle
notizie del tg sarebbe
stato utile anche fargli trovare qualcosa da mangiare. Un piatto
freddo,
ovviamente, perché il cielo solo sapeva quando sarebbe
tornato. C’era anche
caso che non si ripresentasse fino al mattino dopo.
“…questa
sera prima delle consuete notizie di cronaca andrà in onda
Aki Azumaya con uno
speciale su un fatto che ha sconvolto moltissimi -e soprattutto
moltissime- fan
del wrestling. A te la linea, Aki!”
“c’è
sempre in mezzo questa
giornalista ultimamente…ma sarà su quel che io e
Kevin abbiamo fatto questo
pomeriggio, sicuramente” pensò, finendo di
preparare il cibo “solo che non
pensavo che i fan si sconvolgessero per così poco!”
“grazie
Oota! Questa sera parleremo di una sconvolgente relazione tenuta
nascosta per
oltre quattro mesi tra due volti estremamente noti del Torneo Ikimon
Chojiin…”
Lord Flash
sollevò lo sguardo.
Una relazione tra due volti noti, eh? La domanda in quel caso era una
sola:
“Jacqueline con chi”?, pensò, mentre si
versava dell’acqua in un bicchiere.
Quanto si
sbagliava!
“trattasi
infatti di Tovarich
Turbinskii, semifinalista del Torneo, ed Emerald Janice Verbena Phoebe
Lancaster, componente storica del trio che forma insieme a Kevin Mask e
Lord
Flash! Poco dopo che questi ultimi se ne sono andati dalla parata con
delle
mosse acrobatiche, Tovarich Turbinskii ha confessato al mondo intero il
suo
amore verso la Lancaster, come vedrete dalle
immagini…”
“volevo dire ai
presenti e a chiunque ci stia guardando ed ascoltando che io, Tovarich
Turbinskii, da più di quattro mesi sto con una ragazza che
amo alla follia:
Emerald J.V.P. Lancaster! Ja ljublju tebja, zajchik moj!”
Alla
dichiarazione seguiva un bacio appassionato contornato dalle
esclamazioni della
folla stupita ed esultante.
A Lord
Flash, pietrificato, era caduto di mano il bicchiere già
quando Aki aveva detto
“trattasi di Tovarich Turbinskii ed Emerald”.
No,
non era possibile. Non era possibile.
Immagini
di tutte le volte che lui e Turbinskii si erano incontrati da soli e
non in
quei lunghi mesi lo assalirono togliendogli il respiro fin quasi a
soffocarlo.
Anche Turbinskii sapeva che era russo e…e tutte quelle volte
che lo aveva
incontrato quando era insieme a Kevin…tutte quelle
allusioni, quelle domande
che sembravano buttate lì a caso e che quando Turbinskii se
ne andava
generavano discussioni interminabili tra lui e
l’inglese…le volte che aveva
rischiato di tradirsi davanti a Kevin per colpa sua…
Oltre
quattro mesi che stava con Emerald, aveva detto.
Allora
non poteva essere un caso.
Allora
lui sapeva.
Lo
aveva fatto apposta. Era stata Emerald a mandarlo da lui col preciso
intento di
farlo scoprire.
Ed
oltre a questo pensò a quanto Kevin avrebbe sofferto per
quella dichiarazione
in mondovisione.
«questo
è troppo» disse col tono gelido e determinato che
avrebbe potuto avere un
assassino, mentre usciva precipitosamente di casa per andare da
Emerald…senza
sapere di essere seguito.
:: circa
un’ora
prima ::
“in
certi
momenti non so più cosa pensare, ma chi si crede di essere
Lord Flash per
sputare sentenze del genere, dico io?!” pensò
Kevin mentre, verificato che
voltandosi non vedeva più Flash, si fermava e si sedeva su
una panchina dopo
essersi tolto i pesi di dosso.
Non
aveva nemmeno il cellulare, non poteva nemmeno chiamare Hammy.
Fantastico,
proprio fantastico.
«guai
in paradiso, mio mascherato amico?»
Mask
sollevò lo sguardo, sorpreso dalla voce che aveva sentito.
Infatti tutto si
sarebbe aspettato meno che di incontrare il suo prossimo avversario,
Turbinskii, in piedi sopra un palo della luce*.
«sono
affari miei. Cos’è, cerchi di provocarmi in modo
che ti attacchi e venga
squalificato? Mi dispiace “amico”»
mimò le virgolette con le dita «ma non
funziona. Dovrai inventarti qualcosa di meglio».
«mio
mascherato amico...» il russo fece una risata che a Kevin non
piacque affatto
«non ho bisogno di inventare niente. Non ti chiedi
perché sono qui?»
«non
mi interessa».
«dovrebbe,
perché ci sono diverse cosucce che sarebbe meglio tu sapessi
in vista del
nostro incontro. Dimmi un po’, Kevin, non ti sei mai
domandato…» sorrise,
ancora in cima al palo «perché il tuo allenatore
ha un accento russo così
evidente, anche se meno del mio?»
«dato
che siete “tanto amici” ti avrà detto
che pur essendo un inglese ha vissuto in
Russia in gioventù» ribatté Kevin, con
un senso di inquietudine crescente
acutizzato dall’ennesima risata del russo.
«ah,
ti ha detto così? Io la sapevo diversa».
«non
so cosa credi di fare, ma non funzionerà. Vattene via, io
con te non ho niente
da spartire!»
«si,
eccetto Emerald».
Una
stretta ghiacciata allo stomaco fece scattare in piedi Kevin come una
molla.
Che significavano tutte quelle allusioni?! Odiava le sorprese, odiava
gli
enigmi, odiava a morte tutto quello che era così incerto e
confuso.
«che
vorresti dire?» quasi ringhiò al russo che in
risposta fece un altro
sorrisetto.
Ok.
Pronto a sferrare il colpo, Turbinskii, si disse. Assistenti di
volo…pronti al
decollo!
«che
io ed Hammy stiamo insieme da oltre quattro mesi» gli
rivelò, scandendo bene le
ultime tre parole «pensavo lo sapessi, non li vedi i
telegiornali? Oggi alla
parata ho dichiarato pubblicamente il mio immenso amore nei suoi
confronti».
Kevin
sentì il terreno sparirgli da sotto i piedi.
Emerald…
….e…
…Turbinskii…
…INSIEME.
Emerald
che usciva con Turbinskii, in braccio a Turbinskii, che baciava
Turbinskii, a letto con Turbinskii,
Emerald che partiva per Mosca, Emerald con il vestito rosso da sposa,
Emerald
che conosceva la famiglia di Turbinskii, Emerald madre di tre bambini
metà
aeroplano.
E lui
non era contemplato in tutto ciò.
«non
è
vero!!! Non è possibile, non credo ad una parola, non
può stare insieme a te,
lei…ama me! Me! Mettitelo bene in testa! Non
crederò mai che tu e lei stiate
insieme!»
“e
dire che sembrava così stoico, e va fuori di testa appena
nomino il mio
coniglietto. Ok, fammi divertire un altro
po’…”
«eeh,
mio mascherato amico, so benissimo che anche tu sei innamorato di lei.
Anche se
per come la penso avresti potuto scegliere un momento migliore per
dirglielo,
visto che quel giorno Hammy aveva compagnia» il sorrisetto si
allargò «sotto la
doccia. Ti dirò, ho faticato parecchio a non scoppiare a
ridere, “Emerald io
sono innamorato di te”…e lei era sotto la doccia
con ME! Fino ad ora avevo
visto scene del genere solo nei film comici…”
Kevin
lo guardava immobile, con gli occhi sgranati, e sembrava non respirare.
Era
vero, allora.
Mio
Dio, era tutto vero.
«arrenditi
all’idea di non poter contare su nessuno, Kevin Mask. Hammy
sta con me, il tuo
allenatore ti mente su chi è…non ti ha nemmeno
detto di essere russo. Gentleman
inglese, ma andiamo. Oltretutto è anche un ricattatore.
Emerald sapeva
benissimo che non ha fatto altro che riempirti di bugie, ma lui
è riuscito a
farla star zitta facendo leva su chissà
quale segreto che la ragazza
di
cui sei perdutamente innamorato ti ha tenuto nascosto! Kevin Mask, ma
di chi ti
circondi? A chi vai a dare la tua fiducia? Al peggiore dei bugiardi.
Sei più
ingenuo di quanto io pensassi…e sei anche più
solo di quanto pensassi TU» gli
lanciò un cellulare, un LG vecchio modello full touch che
Kevin afferrò al
volo in un automatismo «dai un’occhiata ai video
che ci sono qui, se non credi
che il tuo trainer sia un bugiardo. Ci vediamo all’incontro. Dasvidania, mio mascherato
amico».
E
detto questo volò rapidamente via, dando
un’occhiata al suo cellulare
principale.
“ah,
cavolo. Non ho selezionato il primo video, quello in casa di Emerald. O
beh, fa
lo stesso; il mio dovere l’ho fatto, ed ora vado ad
allenarmi. Hammy capirà,
prima o poi. E mi ringrazierà per aver fatto finire questa
storia” pensò
Turbinskii.
Kevin
aveva ancora in mano il cellulare lanciatogli da Turbinskii. Ancora
sconvolto e
con la sensazione che il mondo gli fosse crollato addosso
all’improvviso,
deluso, tradito, si mise a guardare i video.
Si…anche
Lord Flash gli aveva mentito. Non era inglese, era russo, e se aveva
mentito su
quello e sul racconto del suo passato chissà su
cos’altro l’aveva fatto. Viveva
sotto lo stesso tetto con qualcuno che non conosceva nemmeno, ed amava
una
ragazza che per tutto quel tempo gli aveva nascosto di avere una
relazione con
un altro, e che gli aveva nascosto anche la verità su Flash
oltre alle
“questioni di famiglia” e…con
cos’era che Flash l’aveva convinta a rimanere in
silenzio?!
Si era
illuso, era stato uno sciocco. Come aveva potuto credere anche solo per
un
istante che qualcuno gli volesse bene, che qualcuno lo amasse? Non era
cambiato
niente in realtà. E lui era ancora una volta solo,
com’era sempre stato e come
sarebbe rimasto per sempre.
Non
poteva contare su nessun altro se non sé stesso. E dire che
ormai avrebbe
dovuto saperlo, ma era stato così bello credere che le cose
non stessero in
questo modo, per una volta.
Ruppe
il cellulare stringendolo nel pugno e cominciò a correre
verso casa, mentre la
rabbia e la delusione lo assalivano più che mai. Corse
così velocemente da
arrivarci in nemmeno un’ora, giusto in tempo per vedere Flash
uscire
furiosamente di casa diretto presumibilmente a quella di
Emerald…un meeting tra
bugiardi, fantastico.
Avrebbe
rimandato un altro po’…adesso voleva sapere una
volta per tutte cosa avevano da
nascondere quei due bugiardi.
E poi
agire di conseguenza.
«stronza
d’una puttanella!»
A
sentire quella dolcissima definizione in concomitanza con
l’apertura del
portone principale Emerald lasciò il gelato e prese in mano
la doppietta
carica, togliendo la sicura.
«fuori-da-casa-mia».
«tu stavi con
Turbinskii!!! Tu lo hai mandato
da me per far si che mi tradissi con Kevin! Tu, ancora tu,
sei
la causa di tutti i miei problemi, come se gestire quel testardo fosse
facile!!!» le ringhiò «tu, che dici di
amarlo per poi metterti col suo
avversario!!!»
«a
parte il fatto che con Kevin si era detto che potevamo stare con altre
persone
non potendo stare insieme noi due -e tu sai benissimo
perché - quella
dichiarazione d’amore in mondovisione non era assolutamente
prevista!»
«e tu
credi che questo cambi le cose?!! Cosa sa? Cosa sa
Turbinskii?!»
«sa
che sei russo per tua gentilissima concessione, e sempre per tua
gentilissima
concessione sa che mi ricatti. C’era quando sei venuto a casa
mia, mesi fa».
«allora
è andata proprio come pensavo…hai lasciato che io
quasi ti uccidessi pur di
raccogliere prove contro di me!»
Emerald
aveva di nuovo quello sguardo, quello ereditato dal padre.
«per il bene di
Kevin questo ed altro. Solo per lui non ho parlato a mio padre di tutti
gli
indizi su di te che ho collegato».
«tuo
padre…quel mostro di
tuo padre…e
tu sei identica a lui!» Flash scattò in avanti, ed
Emerald lo bloccò
sparando a pochi centimetri dai suoi piedi.
«non
un passo di più e non un altro insulto su mio padre, o
stavolta invece che nel
braccio la pallottola finirà in mezzo agli occhi, e tu non
hai un coltello con
cui tentare di tranciarmi l’arteria femorale come hai fatto
l’altra volta. Mio
padre non
è un mostro».
«è
solo un uomo che ha coinvolto la figlia in un matrimonio combinato in
cambio di
soldi!»
«lui
ha tentato di tirarmene fuori in ogni modo, l’unico vero
mostro è Robin Mask
che nonostante mio padre gli abbia restituito tutto con gli interessi
non vuole
spezzare il patto che lega me e Kevin!...dubito che Kevin accetterebbe
di stare
con me a certe condizioni, come dubito che avrebbe acconsentito ad
usare le sue
tecniche se avesse saputo che suo padre è ancora peggiore di
quel che
pensava!!!»
«Robin Mask
non avrebbe mai fatto dare la caccia ad un uomo!!!»
«e
nemmeno mio padre!!!»
Si
sentirono degli applausi. Dei lenti, sarcastici applausi.
«direi
che qui, quanto al più grande bugiardo dell’anno,
abbiamo un ex equo».
Sia
Emerald che Flash si voltarono. Emerald gettò a terra la
pistola.
«Kevin,
non è come…»
«”non
è come sembra”? ma certo. Adesso mi verrete a
dire, che so, che era tutta una
commedia. Che state facendo delle prove per partecipare ad uno
spettacolo
teatrale. Che voi non avete mai tentato di uccidervi, che tu»
guardò Flash «non
sei affatto russo e che tu» guardò Emerald
«mi ami. E tutto il resto delle
menzogne che mi avete raccontato fino ad ora».
Lord
Flash era ancora impietrito.
Era
finita.
Finita.
Il suo
sogno era infranto, non avrebbe mai più potuto ripagare
Robin per quel che
aveva fatto per lui, lui e Kevin non avrebbero più
combattuto insieme. Aveva
perso la sua fiducia, il suo rispetto, la sua amicizia.
«e
naturalmente mi verrete a dire che lo avete fatto per il mio bene.
Perché voi
fate sempre tutto per il mio bene, vero? Per il mio bene mi riempite di
bugie…mi nascondete cose che mi riguardano molto da vicino e
delle quali io
avrei dovuto NECESSARIAMENTE essere a conoscenza…»
si avvicinò ad Emerald «e
ovviamente era per il mio bene che ti sei scopata Turbinskii. Adesso
capisco
perché insistevi tanto col fatto che io dovessi trovare
un’altra. Ci avevo
pensato, ma non volevo crederci non potendo concepire che una persona
innamorata
di un’altra stia quattro mesi con un’altra
ancora» il tono di voce divenne
ancora più gelido e cupo «a quanto pare abbiamo
una concezione dell’amore
diversa, sempre che di amore si tratti. E dire che a quanto pare io e
te siamo
perfino legati da un patto che fecero i nostri padri...per
soldi…incredibile, a
questo punto sono arrivati…di’ un po’,
da quanto lo sai? Da quando mi hai
avvicinato?»
«tuo
padre mi ha chiamata quando siamo andati a Londra».
Kevin
scosse la testa. «lo sai da allora e non mi hai detto niente.
Cristo. E tu? Tu
come lo sai?» tornò ad osservare Flash
«l'uomo del mistero...anzi, il ricattatore del mistero…perché era
con questo che le hai impedito di dirmi che sei russo. Ma chi diavolo
sei, mi
chiedo? Perché devi conoscere piuttosto bene quei vermi dei
nostri padri, se lo
sapevi già per conto tuo».
Flash
non rispose.
«muto
come un pesce. Ovvio. Sulla tua identità e su tutto il
resto, incluso il fatto
che abbiate tentato di uccidervi a vicenda».
«ti
parà incredibile ma è davvero per il tuo bene che
abbiamo taciuto. Tu ci tieni
a vincere. E per farlo dovevi essere più sereno e
concentrato possibile, oltre
che disposto ad imparare delle tecniche che ti avrebbero reso
più potente. Non
avresti potuto farlo se avessi saputo tutto» disse piano
Emerald, mentre Kevin
essendo ancora voltato verso Flash le dava le spalle «per
questo ho tentato di
risolvere la faccenda da sola, cercando di non coinvolgerti. Ed idem
per le mie
battaglie con Flash, non volevamo farti stare in
pensiero…quanto a Turbinskii…»
si morse il labbro «lui sapeva benissimo
dall’inizio che sono innamorata di te.
Non nego che…mi piacesse…ma l’amore
è un’altra cos-»
«tu
NON PUOI parlarmi di amore. Tu non hai la più pallida idea
di cosa sia,
Emerald…non ne hai proprio la più pallida
idea» ribatté Kevin seccamente
«perché se l’avessi avuta avresti agito
diversamente. Non hai voluto dirmelo
per “farmi stare sereno” eh? Ma non ti è
passato per la testa che non solo io
avessi il diritto di saperlo, ma che magari avrei fatto di tutto per
cercare di
risolvere questa faccenda insieme a te?! O pensavi che
non
ti avrei creduta, che ti avrei allontanata? Complimenti, hai davvero
moltissima
fiducia in me. Quanto al resto, “tutti zitti per non farlo
preoccupare,
ammazziamoci di nascosto”, come pensi che avrei reagito se
dopo uno dei vostri
massacri fatti “di nascosto” fossi tornato e vi
avessi trovati morti?!!» il
tono di voce dell’inglese cresceva man mano, non riuscendo
più a contenere
tutta la rabbia, la delusione e anche la disperazione che provava
«e per
finire, io lo so cos’ avevamo stabilito, ma non solo non
riesco a concepirlo,
quello che trovo veramente grave è che tu abbia voluto
nascondermelo! Non sarei
stato bene sapendo che ti vedevi con qualcuno, si, ma pensi che sia
stato
meglio per me scoprirlo in questo modo, col tuo caro amico russo che me
l’ha
sbattuto in faccia poco fa?!! Ebbene NO!!!» si
allontanò verso la porta, a
guardarli entrambi un’ultima volta. Doveva andarsene di
lì, sentiva che tra un
po’sarebbe esploso e probabilmente sarebbe anche scoppiato a
piangere come un
bambino, e non voleva farlo davanti a loro…davanti a quei
bugiardi.
«Kevin…»
avviò a dire Flash, bruscamente interrotto dal ragazzo.
«stai zitto. E non ti
azzardare
a tornare a casa perché giuro su quello che ti pare che ti
ridurrei in
poltiglia. Io mi fidavo di voi, e voi mi avete ingannato! Pensavo che
ci
teneste a me…credevo di non essere più
solo…che stupido sono stato» gli si
stava incrinando la voce. Decise che era meglio correre via.
Non
voleva più averci a che fare, dopo tutti quegli inganni,
quelle menzogne. Se
tra due giorni sarebbe entrato nello stadio con loro sarebbe stato solo
per una
proforma ipocrita che avrebbe odiato con tutto sé stesso.
Lo
avevano tradito. Lord Flash lo aveva tradito, ed Hammy…
…Hammy…
Entrò
in casa propria e sbatté la porta dietro di sé.
Lord
Flash ed Emerald si guardarono.
Si
odiavano ancora.
«sta’.
Non c’è rischio che tu mi uccida mentre dormo. E
chi dorme stanotte?»
Flash
si limitò a chiudere la porta principale e sedersi sul
divano. Incredibile che
la sua acerrima nemica fosse tutto quel che gli restava. Emerald
andò verso la
credenza, e prese tutti gli alcolici che c’erano.
«non
so tu, ma io intendo passare i giorni che ci separano dallo scontro con
Turbinskii a bere come una spugna».
Il
russo alzò lo sguardo. «quella vodka è
un regalino del tuo ragazzo?»
«ex».
«ah.
Dammi una bottiglia».
Emerald
gliene diede due mentre ne apriva una a sua volta. «Tattica
Speciale dello
Sfascio Totale».
«hai
un disco dei Pooh?»
«ho
un
cd con tutte le loro canzoni».
«mettilo».
“dammi solo
un minuto, un soffio di fiato, un attimo ancora…! Stare
insieme è finito,
abbiamo capito…ma dirselo è
dura…”
***
* se ci stava Mars,
sul palo, ci può stare
pure lui.
Soddisfatte,
ragazze mie? xD tutti gli altarini sono venuti fuori. Con quel che ne
consegue.
|
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Capitolo 19 *** 17 - la punta dell'iceberg, parte II ***
«io
dico che ci stiamo preoccupando troppo. Dai, Emerald è una
che se
la cava…» disse Kid quando, dopo aver superato
più velocemente possibile casa
di Kevin, lui, Meat e Terry arrivarono davanti a quella della ragazza.
«tu
non sai quello che dici Kid» scosse la testa Meat. Terry
diede
un’occhiata alla casa, le imposte erano tutte spalancate, e
solo nella finestra
che dava sul salotto le tende erano tirate. Non sembrava che ci fosse
stata
alcuna Terza Guerra Mondiale, se non altro.
«d’accordo,
sia come sia il problema resta uno solo: come entriamo?»
«beh
suoniamo il campanello ed aspettiamo che ci venga ad
aprire…»
disse Kid.
«e se
non lo facesse? Magari non è nemmeno in
casa…»
Si avvicinarono
cautamente alla porta principale, notando che man mano
che avanzavano si sentiva sempre più forte una canzone in
una lingua che
nessuno di loro capiva.
“o-oh
piccola Katy, o-oh piccola
Katy, oooo-oh piccola Katy…”*
«c’è,
visto che c’è la musica» disse Kid
suonando più volte il
campanello «EMERAAAALD???»
«dai
Emerald, apri!» Terry bussò a più
riprese contro
la porta, senza
ottenere risultati «niente, non si fa
vedere…»
«oh
cielo!!! E se non potesse farsi vedere?! E se Kevin le avesse rotto
tutte le ossa???» si spaventò Kid.
«Kevin
che fa del male ad Emerald, ma in quale mondo parallelo? Naaah,
non la toccherebbe mai…» cercò di
rassicurarlo Terry.
«magari
Kevin no, ma…ok…forse la porta sul retro
è aperta, con un po’di
fortuna» Meat corse dietro casa e tentò di aprire,
ma anche in quel
caso…niente.
«ragazzi…non
mi piace questa storia» disse a Terry e Kid, che
l’avevano
raggiunto «non mi piace affatto».
«forse
dovremmo sfondare la porta ed entrare…»
Fu a quel punto
che Meat, alzando gli occhi e guardando sul tetto, ebbe
un’altra idea…
«non
c’è bisogno mi sa. Aiutatemi a salire sul tetto,
che poi ci penso
io».
Poco dopo dal
camino nel
salotto di Emerald si sentirono provenire degli
stranissimi rumori, che diventavano man mano sempre più
forti. Era come un
grattare ed uno strisciare misto a degli “hhhhn” di
qualcuno che sta compiendo
uno sforzo di qualche tipo.
Infine dalla
cappa del camino cadde qualcosa di nero, alto circa un
metro e che tossiva.
«dovrò
farmi un bagno dopo…che faticacc-aaaaaahiooooo
scotta-scotta-scotta!!!» Meat -perché
era lui il
qualcosa di nero in questione-
schizzò fuori dal camino dandosi dei forti schiaffi sul
pannolone nel tentativo
di spegnere le fiamme.
«uuuuff,
che fatica mi fa fare questa
rag………»
Il piccolo
allenatore ammutolì, sgranò gli occhi e gli cadde
la
mascella quando, pietrificato dalla sorpresa e pure dal disgusto, si
rese
finalmente conto della scena che aveva davanti: il pavimento coperto di
bottiglie vuote e bicchieri di plastica rovesciati, e quelli che non lo
erano
avevano dentro sigarette, sigari, e -dall’odore che sentiva-
anche delle
sigarette artigianali un po’
“particolari”.
Ma non era
quello il peggio. La scena madre era l’intreccio dei due
corpi che era sul divano verde scuro, che ormai sporco com'era di...oh,
di tutto e di più...era decisamente da buttare.
“…ma…che
diavolo…?!...ma…non è
possibile” si sfregò gli occhi e si
diede dei pizzicotti sperando in una brutta allucinazione
“non può essere…!”
Già
vedere Flash ed Emerald insieme non in un posto pubblico e senza
ferite fresche gli pareva strano. Ma trovarli in quello stato, reduci
da un
totale sfascio…
Che doveva fare
adesso? Tentare di svegliarla? Francamente l’idea di
avvicinarsi gli metteva pensiero, oltre che a fargli schifo
considerando quel
che c’era a terra, sul divano e sul corpo nudo di lei. Ed
avrebbe
anche dovuto stare
attento a non svegliare quell’altro.
«io
di cose brutte ne ho viste ma questa è proprio
oscena» borbottò
«sapevo che sarebbe finita male ma non pensavo che si sarebbe
sfasciata così. E
soprattutto non insieme a…» scosse la testa,
mentre andava in cucina a cercare
dei guanti di lattice usa e getta «…che
schifo».
Completata
con successo la missione si avventurò vicino al divano, con
estrema delicatezza
“sciolse” l’intreccio di gambe e fece
scivolare via Emerald dal divano
tirandola per le braccia.
La ragazza
era in condizioni tali che non se ne accorse nemmeno, come non si
accorse che
Meat la strava faticosamente trascinando verso il secondo dei due bagni
che
c’erano in corridoio, quello con la vasca. Fatto questo ed
aperta l’acqua corse
fino alla porta principale, facendo sbucare fuori la testa.
«allora?
Come sta? Sta bene?» si informò Kid. A Terry
però bastò guardare Meat in faccia
per capire che non era così.
«che
è
successo?»
«è
viva e
non è ferita, ma è in condizioni a dir poco
oscene. Si è data allo sfascio più
totale. Me ne occupo io però, voi non entrate».
«ma
aspetta,
almen- oh, ha chiuso» sbuffò Kid
«…ma in che razza di stato è se Meat
non ci fa
entrare?»
Terry fece
“mah…”. «non lo so, ma se Meat
ci ha detto così ha sicuramente i suoi buoni
motivi».
«quindi
che
facciamo, restiamo qui lo stesso vero?»
«ovviamente.
Dai, non possiamo lasciare un’amica nei guai» disse
Terry «aspetteremo qui
finché Meat non avrà finito».
Ed il
suddetto al momento, dopo aver messo Emerald nella
vasca…fortuna che lei era
leggerina…le stava togliendo tutto lo sporco di dosso,
ovviamente sempre
indossando i guanti. L’acqua calda e gli sfregamenti parvero
finalmente
risvegliare la ragazza, che avvertì subito un
lancinante mal di testa
oltre che la sensazione di non avere il controllo del proprio corpo.
«mmmmfff…»
«oh,
bentornata nel mondo dei vivi» brontolò Meat.
Emerald pensò di avere le
allucinazioni. Che ci faceva lì Meat? Che
c’entrava?
…perché
lei
era nell’acqua calda, che era già sporca da far
schifo?
…e
perché
lui la stava lavando?!
«Meat,
ma
sei proprio tu?» mugugnò.
«no,
sono
uno spazzacamino. Ma guarda come ti sei ridotta! Ubriaca,
drogata…» disse lui, con tono di totale
disapprovazione.
«…eh?
drogata io? Ma che dici?» bofonchiò lei, che non
ricordava assolutamente
niente se non l’aver iniziato a bere insieme al Sorcio.
Quanto al resto buio
totale. E forse era anche meglio così «ubriaca
sicuramente, ma drogata no…»
«drogata
si. Tu e lui, con dell'erba».
Emerald
nonostante il mal di testa cercò di far mente locale. Meat
le stava davvero
dicendo che sia lei che Lord Flash si erano drogati?
«ma
davvero io e Coso ci siamo fatti una canna...?»
«magari
fosse stata una sola!»
Oh cavolo.
«stai scherzando vero?...ma perché mi stai facendo
un bagno?»
«perché
eri
completamente sporca di…aaahg. Che schifo. Una volta finito
torniamo in
salotto, così ti renderai conto da te».
Mh. Quel
discorso non le piaceva. Ma più che altro stava pensando di
aver proprio
bisogno di un’aspirina.
«Kevin
ha
scoperto tutto Meat, non solo che sto…anzi
stavo…con Turbinskii, ma anche del
resto…Flash aveva sentito la notizia al tg,
credo…ed era venuto qui…ci siamo
rinfacciati di tutto e di più, e Kevin era
fuori…ha sentito tutto…» disse
farfugliando Hammy «io non so bene cos’è
accaduto, ma è arrivato qui che già
sapeva che Flash è
russo…credo che
gliel’abbia detto Turbinskii stesso da quel poco che ho
capito…e
poi…è stato tremendo. Ha pure cacciato Flash di
casa. E io praticamente ho detto a Flash “rimani qui e
beviamoci sopra”…»
«avreste
fatto meglio ad evitare, non solo perché bere e sfasciarsi
non risolve le cose,
ma…ah, te l’ho detto, vedrai da te
perché. Senti…se riesci a continuare da sola
vado a cercare qualche vestito pulito in camera tua».
«si,
penso
che ce la faccio…grazie…e non è mica
che mi porteresti un paio di aspirine?
Sono in cucina…»
Scuotendo
la testa con un sospiro Meat andò in camera di Emerald,
aprì l’armadio
-rimanendo stupito dalla quantità di vestiti e biancheria
intima di Kevin che
c’era a casa di Hammy- prese mutandine, canottiera, una
maglietta abbastanza
larga, un paio di pantaloncini e dei calzini per poi andare a prendere
le
aspirine e portare tutto in bagno. Emerald aveva finito di lavarsi, ed
aveva
l’accappatoio.
«grazie
mille, Meat. Se solo ti avessi dato retta…» prese
l’aspirina «e invece…»
Lui si
voltò. «già, ma ormai è
tardi. Rivestiti».
«sei
assurdo, mi hai fatto il bagno e poi ti volti quando mi
vesto?» comunque
obbedì, più velocemente che poteva considerando
tutto «ma…quindi che c’è in
salotto?»
«tieniti
forte».
Uscirono
dal bagno.
Arrivarono
in salotto.
La faccia
che fece Hammy era uguale a quella di Meat quando aveva visto lo
sfacelo.
«anche
tu
eri sdraiata lì. Senza vestiti, come lui. E quel che
c’è addosso a lui e sul divano era
anche addosso a te».
Emerald
rimase in silenzio per due minuti.
«alla
fine
il suo “giro” è riuscito a farselo. Che
schifo! Schifo-schifo-schifo-schifo!»
Per fortuna
che lei usava precauzioni…
«ma
più che
altro…oddio, Meat, non dirlo a nessuno per piacere. E se
Kevin sapesse che…già
non ci vuole più vedere, e…oh merda».
«mi
fa
schifo solo a pensarci, figuriamoci se ho il coraggio di andare a dirlo
a
chiunque» disse Meat, con aria disgustata «che
intendi fare adesso?»
«con
lui?»
«con
lui,
con Kevin…in generale».
«allora,
in
primis voglio uscire di qui. E quanto al resto…»
andò a prendere il marsupio,
tirò fuori il libretto degli assegni, ne compilò
uno da Meat-non-vide-quanto,
lo strappò, e lo mise sul tavolino vicino al divano. Poi
tirò fuori una moneta
da uno yen, un foglietto ed una penna e scrisse qualcosa, lasciando poi
il
foglietto e la moneta accanto all’assegno «e ora
via di qua».
«ma
che gli
hai scritto?» le domandò Meat mentre andavano
verso la porta principale.
«che
l’assegno è per un divano nuovo e
l’impresa di pulizie, e la moneta da uno yen
è per la sua “indimenticabile”
prestazione”» rispose la ragazza mentre uscivano
«per fortuna non mi ricordo niente…»
disse con un’esitazione. Una di troppo.
A volte la
memoria eidetica era proprio una maledizione.
“beh.
Più o
meno”.
«ehi
Hammy…hai l’aria abbastanza sfatta, mh?»
disse Terry «dai dai, coraggio…oggi
stai con noi, ok?»
«Haaaammyyy
dai facciamo a gara a chi mangia di più, ti va?»
le propose Kid mettendole un
braccio attorno alle spalle ed attirandola a sé.
«a
dire il
vero…non ho fame per niente…» disse
piano lei.
«beh
sai
come si dice l’appetito vien mangiando» disse il
kinniku tentando di nascondere
la preoccupazione nel sentirla dire una cosa simile. Tante cose si
potevano
dire di Kid Muscle, ma non che fosse proprio così tanto
stupido da non capire
quando un amico od un’amica stavano male, e per lui era
chiaro che -al di là di
quel che aveva detto prima Meat- Emerald fosse a terra «dai,
fallo per me!»
«mmh…»
«ok,
capito, devo usare le maniere forti» concluse Kid iniziando a
farle il
solletico.
«Kiiiiiiiid
sta’buono!!!» esclamò lei cercando di
sottrarsi alla sua presa e ridendo. A
quel punto Kid le sorrise a sua volta.
«ecco,
già
mi piaci di più. Non essere triste Em…hai i tuoi
amici a tirarti su, oltre che
il tuo ragazzo».
«ex».
Ops.
Piccola gaffe.
«ah…scusami».
«eh
già
Kid…ieri ho perso il mio ragazzo, ho perso
l’…amicizia… di Kevin, insomma non
è
stata una gran giornata».
«mi
dispiace».
Fu anche
abbastanza
intelligente da non indagare oltre.
«dai,
dai,
man mano si sistemerà tutto. Insomma…per testardo
che sia Kevin capirà che se
anche stavi con Turbinskii non gli hai rivelato niente delle sue
“tecniche
ultrasegrete”…» disse Terry
«tornerete a parlarvi presto. E se così non fosse,
tu sai che io sono dell’idea che un simile combina guai
è meglio perderlo che
trovarlo»
“combina
guai Kevin? Non è niente in confronto ad Emerald”
pensò Meat “ed oltre al resto
non oso immaginare a come reagirebbe se sapesse che Emerald e
Flash…eh, già…io
non lo facevo mica così, saltare addosso ad una ragazza che
potrebbe essere sua
figlia! Ma d’altra parte primo, certe cose si fanno in due,
secondo, non lo
credevo nemmeno capace di tentare di uccidere Emerald cosa che invece
ha fatto.
Ma che razza di rapporto hanno questi due? Si uccidono, si odiano,
fanno di
tutto per distruggersi, poi si alleano, si sfasciano insieme e fanno
anche…oscenità…sul divano. Roba da
matti”.
«non
rimani
mai sola a lungo, eh?»
Sentire la sua voce con quel tono fu una stoccata
per la ragazza. «Kevin» si voltò verso
di lui «why are you here?»
«passeggio.
Corro, cammino, mi alleno. È un posto pubblico in fondo.
Problemi?»
«scusa
se
te lo dico ma non ha molto senso andare a correre in una strada chiusa
come
questa» gli fece notare Terry, intuendo che
l’inglese fosse in cerca di ben
altro che di semplice allenamento.
«che
abbia
senso o meno non penso siano fatti tuoi, Terry Kenyon. Mh…ti
vedo piuttosto
sfatta. Notte brava?»
“…non
hai
idea di quanto…” pensarono sia Emerald che Meat.
«oh, e voi non
perdete tempo a chiederle dov’è
stata e con chi, tanto mentirebbe. Solo quello sa fare, mentire,
omettere la
verità...» continuò Kevin
«…anche se ovviamente lo farebbe per il vostro
bene.
Mai perché vuol farsi gli affari suoi. Lei non pensa mai per
sé stessa, lei
pensa solo per il bene altrui. Generosa, eh?»
Sembrava
freddo e sarcastico come solitamente era quasi con tutti, ma in
realtà
ribolliva, e si sentiva esattamente come la sera prima: col mondo
crollato
addosso. E non riusciva ad uscire da sotto le macerie, tanto che era
andato lì
perché…non aveva potuto farne a meno.
Ci aveva
pensato, e ripensato, e ripensato ancora. Tutta la notte. Al patto, a
Flash,
alle loro bugie, al resto.
Era legato
alla ragazza di cui era innamorato da quando si erano rivisti la prima
volta
mesi fa. Un legame che lei non sembrava volere, almeno non in quel
modo. Kevin
questo lo condivideva, ma aveva pensato con una certa disperazione che
se solo
lei gliel’avesse detto l’avrebbe aiutata in ogni
modo. Avrebbero trovato il
modo di risolvere la cosa i-n-s-i-e-m-e.
E lei non avrebbe nemmeno dovuto ripiegare su Turbinskii -se poi di
ripiego si
era trattato, e al quale comunque avrebbe spaccato tutte le ossa-
perché si,
ok, c’era quel patto di mezzo, ok, lui odiava suo padre, ok,
entrambi i loro
padri checché ne dicesse lei erano stati davvero dei vermi,
ma l’amore che
c’era -sembrava esserci- tra loro due non
gliel’aveva imposto nessuno, era nato e cresciuto per conto
proprio…perché, perché aveva voluto
tenerlo
all’oscuro raccontandogli tutte quelle bugie, o stando in
silenzio?
Era stato
quello a ferirlo, ancora più dell’idea di lei e
Turbinskii insieme: la sua
mancanza di fiducia, ed il fatto che per lei sembrasse valere, come
uomo, meno
di quel che lui sentiva di valere in realtà. Non lo aveva
ritenuto in grado di
sostenerla, di starle accanto, di amarla nonostante la loro situazione
non
fosse tutta rose e fiori…e dire che se l’erano
perfino promesso…
«capita
a
tutti di sbagliare, da quanto ne so non sei perfetto neanche tu anche
se ti
piace credere, e far credere, il contrario»
ribatté il texano al posto di
Emerald, che non aveva avuto la forza di dirgli niente.
Lei lo
conosceva troppo bene, sapeva cosa gli stava passando per la testa,
sapeva che
se stava facendo così non era per cattiveria ma solo
perché stava male e,
considerando che Kevin aveva tutte le ragioni del mondo per avercela
con lei,
non riusciva nemmeno a dirgli di smetterla.
E se
pensava a quel che era successo quella notte…mamma mia. Che
vergogna.
«sei
il suo
avvocato difensore? Avresti dovuto utilizzare meglio queste
capacità per
salvarti dalla squalifica. “tenetemi dentro, sono un eroe, ho
salvato un
bambino”…»
«ma
la vuoi
smettere?!» sbottò Kid in un improvviso momento di
coraggio «non so che
problemi hai ma lascia stare Terry, ed anche Emerald. Non so neanche
bene cosa
sia successo tra voi ma…insomma, non hai il diritto di
trattarla così!»
«ah,
Kid
Muscle…sei il solito sciocco ingenuo. Ed impiccione. Per non
parlare del fatto
che io su questa ragazza qui ho più diritti di quanto si
pensi, ma è solo un
dettaglio».
“strano
che
il nanerottolo non abbia detto niente” pensò Kevin
“tanto meglio, un impiccione
di meno”.
«non
so di
che vai blaterando e francamente non me ne importa niente. Em, andiamo
via di
qui» disse Terry aprendole lo sportello della
jeep/camioncino/quello che era.
Lei salì in fretta, senza nemmeno guardare in faccia Kevin.
“non
mi da’
nemmeno un’occhiata, non mi parla, come se ritenesse una
perdita di tempo
farlo…come se non le interessasse
più…magari lei così facendo si
è tolta un
peso, dopotutto, ha la coscienza alleggerita e non mi ha più
intorno. Non mi ha
mai cercato ieri sera...si, non le avrei risposto se l’avesse
fatto ma se fossi
stato io al posto suo avrei tentato…invece lei
niente…” pensò
“perché non le
importa. E idem Flash. Bugiardi. Traditori che non sono
altro”.
E poco
importava che lei avesse ancora la collana che le aveva regalato,
poteva pure
buttarla. Come lui avrebbe potuto gettare via i braccialetti.
La sera prima
aveva provato a strapparseli via, ma appena aveva provato a dare lo
strattone
si era bloccato. Togliersi quei braccialetti significava togliersi di
dosso una
parte di lei, una delle parti di lei che gli erano rimaste. E per lo
stesso
motivo non era riuscito a strappare le loro foto insieme, e a
cancellare quelle
nel cellulare, come non era riuscito a gettare via i suoi vestiti o
tutto
quello che segnalava la presenza del suo Scimmiattolo in casa propria.
Ma come
avevano potuto arrivare a quel punto, come avevano fatto a ridursi
così? Quei
sorrisi nelle foto gli sembravano impossibili, adesso.
“…Emerald…perché?”
Kevin Mask
non lo sapeva, ma in realtà quell’allontanamento
non era ancora niente.
«non
mi
guardi nemmeno? Vai, vai, Emerald, vatti a divertire con i tuoi
amichetti, torna
dal tuo caro fidanzatino se ti va, ma tanto il peso delle tue bugie ti
seguirà
ovunque tu vada e con chiunque tu stia! E di Turbinskii non
rimarrà molto, una
volta che ci avrò messo su le mani».
«non
ti
piacerà sentirtelo dire ma sei una gran seccatura,
amico» concluse Terry
salendo in macchina per ultimo al posto di guida «proprio
proprio».
Partirono a
tutto gas prima che Kevin decidesse si polverizzare le ossa anche a
Terry.
E Kevin,
dopo aver osservato l’auto andarsene, si trascinò
lentamente verso casa. Tanto
i fazzoletti non li aveva ancora finiti.
Emerald,
quel giorno, avrebbe detto ben poco ai suoi amici di quel che era
capitato. Si
sarebbe limitata a dire loro quel che aveva già detto a Kid,
ossia che aveva
perso tutti, e che l’unica cosa davvero buona era che suo
padre sarebbe presto
arrivato in città.
E sarebbe a
stento riuscita a guardare Meat in faccia.
::varie
ed eventuali ore dopo, sera tardi::
“chissà
se
il Sorcio è ancora qui” pensò la
ragazza infilando la chiave nel portone e
rientrando.
Con sommo
piacere vide che la casa era stata tirata a lucido, che c’era
un divano nuovo e
c’erano anche due poltroncine più piccole.
L’unica cosa che non andava,
insomma, era l’uomo seduto sulla poltroncina di sinistra.
«ancora
qui
sei?»
Flash stava
leggendo uno dei libri di Tolstoj che Emerald aveva sugli scaffali.
Oltre che
ben fornita di alcolici, la ragazza infatti lo era anche di libri.
Autori
russi, inglesi, francesi, spagnoli, italiani, americani, e anche degli
scritti
di Socrate, Epicureo e quant’altro. I libri che aveva in casa
li aveva letti
tutti almeno una volta, il che significava che li aveva anche
memorizzati, ma
era un altro discorso.
«i
soldi
sono sul tavolino. Le banconote sono quelle avanzate tra divano e
impresa di
pulizie. I due yen sono per la prestazione!»
«vedi,
nel
mio piccolo valgo sempre più di te»
replicò Emerald prendendo tutti i soldi e
mettendoli nel marsupio «non ti avevo detto di comprare anche
delle poltrone».
«c’era
un’offerta, me le hanno date gratis».
Dieci
minuti di silenzio.
«non
posso
credere di averti davvero portata a letto» esordì
lui «che schifo».
«allora,
primo non mi hai portata proprio "a letto" ma se mai mi hai portata sul divano. E
secondo
qui l’unica che hai il diritto di lamentarsi sono io, visto
che tu ti sei fatto
una diciannovenne e se anche non arrivi ai sessanta comunque ci sei
quasi. Sei
oltre dieci anni più vecchio di mio
padre…» scosse la testa «se non fossi
atea
bestemmierei».
«l’ho
fatto
io per te stamattina».
«tu
ricordi
qualcosa?»
Flash
alzò
gli occhi dal libro. «ho qualche lampo di memoria.
Tu no,
Miss Memoria
Eidetica?»
«per
fortuna no».
Hammy
poteva stare mentendo spudoratamente sul fatto di non ricordare, o
forse no. Ma
se anche si fosse ricordata non l’avrebbe ammesso nemmeno
sotto tortura.
«è
una di
quelle cose che, se mai per qualche miracolo dovessi riuscire a
riavvicinarmi a
Kevin, non gli dirò mai» disse
il russo, immaginando la reazione che
Kevin avrebbe potuto avere se fosse venuto a conoscenza di quel che era
capitato.
Certo, entrambi erano ubriachi e non solo. Certo, non avevano avuto il
minimo
controllo di loro stessi in tutto ciò. Ma era successo lo
stesso, e per Kevin
non avrebbe fatto differenza se erano o meno in sé.
«dirgli
cosa? Non è successo niente» disse Emerald. Dopo
una breve occhiata lui annuì,
approvando la scelta.
«già.
Non è
successo niente. A meno che tu non sia rimasta incinta».
«non
so se
lo sai ma è da anni che esiste una cosa chiamata
“pillola”. E poi essendo un
vecchio bacucco ormai sarai diventato sterile».
«guarda
se
non fosse che in un caso del genere avrei anche io dei problemi mi
augurerei di
averti messa incinta di tre gemelli!» disse Flash
«ma direi che siamo già
abbastanza nei guai senza aggiungere anche questo. Dopodomani Kevin si
scontrerà
con Turbinskii, e a dirtela tutta sono preoccupato che non riesca a
cavarsela.
Non è un ragazzo stupido ma si prospetta uno scontro
difficile, ed ha bisogno
di una guida. Della mia guida».
Incredibile
che avessero preso in questo modo quel che era successo tra loro. Si
erano dati
allo sfascio, e dopo aver liquidato la faccenda con due frasi erano
tornati a
pensare a Kevin. Cos’erano quei due? Nemici mortali,
alleati, potenziali
assassini l’uno dell’altra, amanti, vicendevolmente
diffamatori e, insieme,
strateghi. Per non parlare del fatto che probabilmente si conoscevano
molto
meglio loro due di quanto Kevin invece conoscesse entrambi. Chi li
capiva era
bravo!
«è
già
abbastanza determinato a rompergli le ossa senza che ti ci metta anche
tu ad
aizzarlo. Me l’ha detto stamattina…ok, era ora di
pranzo veramente… “di
Turbinskii non rimarrà molto, una volta che ci
avrò messo su le mani”, ha
detto» riferì Emerald
«c’è caso che riveda il lato oscuro che
ha tirato fuori
già nello scontro con Blocks, e non sono sicura che
l’idea mi vada a genio. Non
mi piace Kevin in quel modo. Per niente».
«oh,
proprio tu mi vieni a parlare di lati oscuri? Tu che con lui eri - qui
lo dico
e qui lo nego- assolutamente adorabile ed appena volgeva lo sguardo
altrove
diventavi la Emerald che ho imparato a conoscere io?»
«è
diverso».
«ah
davvero. In cosa?»
«io
non
uccido. Non ti so dire se Blocks sia ancora vivo dato che Kevin ha
disintegrato
il suo pezzo principale. Non ho provato pena per quell’uomo
di pietra,
intendimi bene. E non penso che a parti invertite Kevin avrebbe fatto
una fine
migliore di quella che ha fatto Blocks. Ma se il proprio avversario fa
qualcosa
che non va fatto non vuol dire che si debba agire
nel suo stesso modo,
piuttosto bisognerebbe cercare di essere migliori di lui».
«belle
parole Lancaster, peccato che poi tu e la tua famiglia siate i primi a
seguire
il principio contrario» poggiò il libro sulle
ginocchia «e inoltre questo non è
un gioco. Questa è una guerra. E l’unica regola
valida in guerra è che vince il
più forte ed il più spietato, e bisogna essere
pronti a tutto per arrivare
all’obiettivo finale».
Erano
discorsi familiari per Emerald, nonostante quelli che aveva sentito da
quando
era bambina fossero meno schietti e più intrisi di
giustificazioni e paroloni.
Erano quelli che le aveva fatto suo padre, “non si
può essere sempre leali”,
“occorre mettere psicologicamente sotto pressione
l’avversario”, “conoscere chi
ti sta di fronte, sul ring e non, ti da’ potere su di lui e
puoi utilizzare
tali conoscenze per raggiungere il tuo scopo quale che
sia”…ma lei li aveva
sempre presi come parole e nulla più. Tutta accademia. Non
ce lo vedeva nemmeno
suo padre a seguire certi “princìpi”, se
così si volevano chiamare.
«non
condivido».
«tu
forse
no. Ma Kevin si. Non dimenticare che ha fatto parte della D.m.P. , ed
esperienze come quella non si dimenticano facilmente».
«me
ne ha
sempre parlato malvolentieri».
«fa
comunque parte di lui».
Il telefono
fisso iniziò a squillare. Emerald però non aveva
la minima voglia di rispondere,
e se fosse stato Kevin? da un lato ci sperava, ma
dall’altro…
Biiiip
–
della
serie, “chiami una volta alla settimana e adesso due volte in
due giorni? Così
mi asfissi!”…probabilmente starai dormendo,
adesso, ma non importa…
Nel sentire
quella voce a Flash si era mozzato il respiro, il libro gli
era caduto dalle ginocchia e gli occhi si erano sgranati dalla paura,
mentre le
mani avevano afferrato convulsamente i braccioli della poltrona. Un
conto era
pensare a lui, arrivare a parlarne, un altro sentire in diretta forte e
chiara
la voce di quello che da undici anni era diventato il suo incubo
peggiore.
“eppure
lo vedi che sulla parete non c’è posto per la sua
testa”.
“trattiamo
la bestia come tale”.
“che
la battuta di caccia abbia inizio”.
La fuga, gli
spari, il dolore, la rabbia, la disperazione, il terrore
più cieco.
- volevo
solo dirti di richiamarmi quando puoi. Insomma, ti ho chiamata ieri ed
oggi non
ti sei fatta sentire…questo silenzio mi preoccupa un
po’. Si, lo so che hai una
vita molto piena, ma è normale che un padre si preoccupi per
la sua
principessa. Dai, dai…se non altro tra un po’ci
vedremo di persona. Ciao,
Emerald.
«papà
si preoccupa sempre troppo. Lo richiamerò domattina, oggi
tra una
cosa e un’altra mi è proprio sfuggito»
commentò lei «…ehi,
cos’è quella
faccia?»
«che…voleva
dire…che vi vedrete di persona tra un
po’?» trovò la forza
di chiederle il russo che pur cercando di controllarsi tremava.
«che
papà ha esteso il business anche qui in Giappone, e
arriverà qui
in città a breve. Non so tra quanto di preciso».
Allora aveva
capito bene: Howard H.R.J. Lancaster stava per
arrivare.
Il panico era
diventato martellante, tanto che riuscì a controllarlo
solo pensando che Howard non sapeva ancora che lui, Lord Flash, era
Warsman.
Perché se l’avesse saputo lui a
quell’ora sarebbe già stato vivisezionato.
«di’
un po’, tremi per il freddo o per la paura?» quella
di Emerald era
una domanda retorica, si vedeva benissimo che Flash era spaventato
«con tutta
la buona volontà non riesco proprio a capire
perché sembri avere tanta paura di
mio padre. Non farebbe male a nessuno…a parte che alle
volpi, eh…»
Il russo si
chinò a raccogliere il libro pur di non guardarla negli
occhi. «tu non sai quello che dici. Tuo padre non
è come credi tu».
«non
tirare di nuovo fuori quella storia che ha fatto braccare Warsman
perché non ci credo nemmeno un po’. Forse non
è proprio un santo, lo ammette
lui stesso, ma non arriverebbe mai a fare una cosa simile. Insomma,
parliamo
dello stesso uomo che pur di vedermi contenta quando si è
trattato di scegliere
la scuola privata dove fare le medie ha girato dodici istituti per
trovarne uno
che avesse una divisa di mio gusto».
Flash scosse la
testa. «se solo sapessi…quello è solo
un lato di tuo
padre. E tu conosci solo quello, come Kevin fino a poco tempo fa
conosceva solo
il TUO lato migliore» la guardò «tu e
tuo padre siete uguali. E in un certo
senso diversi, o non adesso non mi troverei qui seduto sulla poltrona
di casa
tua. È difficile da spiegare. Dimmi…lui ti ha mai
raccontato dell’unico
incontro di wrestling che abbia mai combattuto?»
Ecco un
argomento che la incuriosiva. Si, suo padre le aveva detto di
aver combattuto una volta, e che aveva vinto. Ma nulla di
più. «mi ha detto che
ha combattuto e vinto, nient’altro. Tsk…magari se
sai vita morte e miracoli di
Robin Mask adesso salterà fuori che sai anche qualcosa su
questo».
«io
ho assistito all’incontro in questione».
«oh»
la ragazza incrociò le gambe, vi appoggiò i
gomiti e pose la testa
leggermente inclinata sulle dita intrecciate. Quella era da sempre la
posizione
che assumeva quando qualcuno gli raccontava una storia, che fosse
Howard a
raccontarle del cavaliere che uccideva il drago e salvava la fanciulla
o che
fosse chiunque altro a raccontarle chissà cosa «me
lo racconti?»
Pareva proprio
una bambina, stesso sguardo innocente, stessa attesa.
Era impressionante vedere come cambiava da un momento
all’altro. Ma d’altra
parte per suo padre non valeva forse lo stesso discorso?
«…»
«ti
muovi?»
Flash si mise a
guardare le fiamme del caminetto. «se insisti. È
accaduto poco meno di diciannove anni fa, credo che tu fossi appena
nata. Tuo
padre era ancora nella Muscle League. Un giorno il figlio di un D.m.P.
in
passato sconfitto da tuo nonno Hogan Lancaster…quanti
incontri ha affrontato
tuo nonno?»
«tre,
ma vai avanti».
«d’accordo.
Insomma, quell’uomo in cerca di vendetta minacciò
tuo padre
dicendogli che per vendicare quel che era stato fatto alla propria
famiglia si
sarebbe rifatto sulla sua. Ossia tu, tua madre, i
tuoi parenti…e sfidò
tuo padre in uno scontro».
«il
tizio non ha fatto una bella fine vero?»
Flash non
spostò lo sguardo dal camino. «finì in
coma per poi morire.
Io stesso sono stato un wrestler alquanto…violento. Ma devo
ammettere che tuo
padre mi impressionò. Certo…solo dopo capii
cos’era davvero, proprio perché io
stesso ero spietato sul ring non pensavo che lo fosse anche fuori.
Sembrava
così amabile, e invece non lo era affatto. Più o
meno come te».
«aveva
ragione Kevin a dire che sei uno sputasentenze. Se quel tizio ci
ha minacciati e mio padre l’ha mandato in coma beh, ha fatto
solo bene, al
posto suo l’avrei fatto anche io; la famiglia non si
tocca».
«tanto
tu avrai sempre una giustificazione pronta, immagino».
“sta
per arrivare. Spero solo che sia dopo il Torneo, per allora
sarò
già sparito…mi dispiace, Kevin…forse
è stata una fortuna che ci siamo
allontanati…almeno non ce l’avrai con me, quando
me ne andrò”.
«senti,
parliamo d’altro eh?...in primis, se le due poltrone erano
gratis avrebbero dovuto avanzare più soldi».
«ho
preso i rifornimenti di alcol…»
«aaah,
allora va bene» indicò il libro
«…“Anna Karenina”».
«quando
l’ho visto mi sembrava un sogno. Sei un impressionante
conglomerato di difetti, ma ammetto che hai una
“biblioteca” di tutto rispetto.
È un sollievo, per me, considerando che in questi mesi ho
letto quel poco che
Kevin aveva in casa ed erano tutti autori inglesi
contemporanei».
«anche
tra quelli c’è roba buona» gli fece
notare Emerald.
«lo
so, ma la scelta è estremamente limitata»
sospirò Lord Flash «tra
libri e cd è una vera tristezza. Solo ed esclusivamente
libri di autori
inglesi, solo ed esclusivamente metal, heavy metal, progressive metal,
death
metal di gruppi inglesi…tu se non altro pur ostinandoti a
mettere su quelle
cacofonie oltre alla musica più moderna apprezzi anche la
musica classica e la
lirica, oltre ad avere brani di tutti i generi, tra latino americano,
arabo,
indiano e quant’altro».
«è
che io sono inglese ma non sono una britannica fissata, mi sento
più
cittadina del mondo. Anche per questo mi piace imparare le lingue, cosa
in cui
la memoria eidetica mi facilita».
«una
delle poche cose nelle quali Kevin dovrebbe prendere
esempio…lui è
proprio fissato. È così» mise le mani
ai lati della testa «con i paraocchi,
e…oh».
«oh
cosa?»
«guarda
fuori, Lancaster».
Emerald si
voltò.
Kevin.
E li stava
guardando.
«anche
tu potevi chiudere le tende».
«mi
sono dimenticato, e non pensavo che si facesse vedere qui. Non due
volte in un giorno, poi» disse Lord Flash, alzandosi.
«che
vuoi fare?»
«che
vuoi che faccia, devo provare a parlargli! Kevin!» corse
verso la
porta e la aprì di botto, ed il ragazzo a quel punto di
diede alla fuga «aspetta!
Non andare!»
Niente da fare,
era corso via. Flash, rientrando, ebbe la sensazione di
aver peggiorato ulteriormente le cose.
Ed ebbe la
sensazione di essere tornato nella stessa condizione di
prima, con Kevin che se la prendeva solo per la punta
dell’iceberg.
“quindi
è così che stanno le cose…non ci posso
credere, questi due si
odiano, hanno tentato di ammazzarsi, eppure è andato a stare
a casa sua!!!
Ma che senso ha tuto questo?! Cosa sono, loro?! Si odiano, si alleano,
si
ammazzano, non possono stare soli mezz’ora ma riescono a
vivere sotto lo stesso
tetto se serve, è assurdo, completamente assurdo!”
pensò Kevin “ho proprio
frainteso tutto quanto. Pensavo che Lord Flash fosse il mio partner, ma
anche
su questo credo di essermi sbagliato. Sono loro
due i partner l’uno dell’altra.
Io e Lord Flash avevamo fatto il patto
di sostenerci l’un l’altro costi quel che costi, ma
a quanto pare per lui erano
solo parole, ed è con Emerald che è passato ai
fatti. È inutile, io non posso
proprio contare su nessuno, solo su me stesso…”
rientrò in casa propria
sbattendo la porta “ma perché? Perché,
che ho fatto di tanto male per non
meritare di avere qualcuno accanto, chiunque, anche un cane? Perfino il
randagio che avevo preso prima di conoscere Emerald è finito
sotto una
macchina!”
Avrebbe voluto
distruggere qualcosa, ma aveva già spaccato tutto la
sera prima.
“non
avrei mai dovuto lasciarmi avvicinare. Tanto è sempre
così…le
persone mi avvicinano, per interesse o meno, e poi se ne vanno mentre
io
rimango qui a chiedermi perché e percome come uno stupido!
Possibile che non ci
sia nessuno al mondo a cui interessa davvero la mia compagnia, a cui
interesso
davvero io?”
Era da
parecchio che non si sentiva così solo. I mesi passati aveva
quasi dimenticato quell’atroce sensazione di vuoto, avendo
qualcuno a
riempirlo. E adesso…
Tuffò
la mano nella tasca dell’impermeabile cercando le chiavi per
poter chiudere la porta principale, ma le sue dita afferrarono qualcosa
di
piccolo, rettangolare e leggermente ruvido.
Il biglietto
con il numero di telefono di Jacqueline MacMad. Credeva di
averlo gettato via, ma a quanto pare non era così.
Fu tentato di
dargli fuoco con l’accendino -nonostante avesse smesso
completamente di fumare continuava a portarlo in tasca per abitudine-
ma poco
dopo ebbe un’altra idea.
Emerald voleva
che si distraesse, pensasse ad altro e frequentasse con
qualcuno, giusto?
Tirò
fuori il cellulare, compose il numero, poco gli importava
dell’ora
tarda.
– pronto?
Chi è?
«sono
Kevin Mask».
–
oh! Che…sorpresa…
«come
sei messa quanto ad impegni dopo gli incontri di semifinale?»
“Kevin
Mask mi sta chiedendo di uscire! Non perde tempo! Oh, che
uomo!”
pensò la rossa.
– come
potrai immaginare ho diversi impegni, ma potrei trovare un
momento libero se fosse qualcosa per cui vale davvero la
pena…
“ma
guarda come sono ridotto. Ad elemosinare un appuntamento con
Jacqueline MacMad, che per giunta detesto!” pensò
l’inglese.
«siamo
nella stessa condizione allora. Io volevo proporti di uscire
insieme, per una volta che ero libero, ma se proprio non ce la fai beh,
pace».
– che,
no, no…! Ehm. Volevo dire, penso che il giorno dopo il tuo
scontro con Turbinskii riuscirò a liberarmi, di pomeriggio.
Ti andrebbe bene?
«si».
– bene.
«bene.
Ciao».
– ciao.
“ma
l’ho fatto davvero?” Kevin guardava il cellulare
come fosse una
specie di creatura aliena “ho davvero fissato un appuntamento
con quella lì?
Non posso crederci…o beh…adesso vediamo come la
prende la cara bugiarda,
sapendo di non essere più la sola che guarda
altrove” pensò poi “vediamo se
sarà contenta!”
Ecco,
l’unica cosa di cui gli importava era proprio quella: cercare
di
fare ingelosire Emerald, cercare di ripagarla con la sua stessa moneta,
o
almeno vedere la sua reazione. Adesso avrebbe capito come si era
sentito.
Quando
dirglielo però?
Mh. Prima
dell’incontro con il povero Turbinskii, decise.
Lo avrebbe
ridotto un rottame solo per avere avuto l'audacia di SFIORARLA.
Non avrebbe mai dovuto osare fare una cosa simile. Non avrebbe mai
dovuto
permettersi di baciarla, toccarla, stringerla, fare l’amore
con lei; Emerald
era sua. E di nessun altro.
…sarebbe
stato divertente sapere come avrebbe reagito sapendo che il
suo allenatore, ex allenatore, quello che era, ci aveva messo a sua
volta le
mani sopra…ma per fortuna almeno questo colpo gli sarebbe
stato risparmiato.
Ed ora non
rimaneva che attendere.
:: due
giorni dopo ::
L’atmosfera
nel camerino era veramente tesa e pesante.
Kevin faceva
flessioni su un dito per fatti suoi, Lord Flash sistemava
le lancette del cronometro, ed Emerald dopo aver fatto il suo
spettacolino -giù
di morale o meno un contratto era un contratto- ed aver assistito per
circa
venti minuti all’incontro Kid Muscle vs Ricardo si era
diretta lì dov’era
adesso il più lentamente possibile.
Ad aprirle era
stato Flash, col quale si era scambiata un’occhiata del
tipo
“com’è?”…ebbene,
“era” sempre peggio. In tutto il tempo in cui erano
stati
lì nessuno aveva spiccicato parola. L’unico rumore
era stata la ripetuta
vibrazione del cellulare di Hammy; Turbinskii infatti dal giorno prima
non
aveva fatto altro che chiamarla senza che lei gli rispondesse mai.
«puoi
anche rispondere» disse Kevin a un certo punto
«ormai non c’è più
nulla da nascondere, no?»
Lei aveva
rifiutato la chiamata, come aveva fatto sempre. «no. Ma non
gli rispondo lo stesso».
«non
c’è nulla di male nell’avere una vita
sociale. Anche io in fin dei
conti domani esco con qualcuno».
Se per Emerald
quella fu una doccia fredda non lo diede a vedere. Anche
Flash aveva sollevato lo sguardo dal cronometro, incuriosito sia da
quel che
Kevin aveva appena detto che dalla reazione che avrebbe avuto
Emerald…
Anzi, dalla
non-reazione.
«ti
sei deciso ad allargare il giro di amici? Ottimo» disse
infatti la
ragazza, con estrema tranquillità.
«non
è un amico o un’amica. È Jacqueline
MacMad» la informò Kevin
sottolineando bene il nome.
«finalmente
ti sei deciso ad ascoltare i miei consigli, era ora».
“ha
più la faccia da poker lei che io che porto una
maschera” pensò
Lord Flash. Kevin smise di allenarsi per avvicinarsi ad Emerald.
«facile
che sia un pomeriggio molto…intenso. Credo di piacerle
molto»
continuò Kevin «se tutto va come deve andare
probabilmente finiremo a
divertirci un po’sotto le lenzuola».
«uh.
Se le cose stanno così ti dico quel che nonna Verbena disse
a me» si
alzò, dal marsupio tirò fuori un preservativo,
gli prese la mano, gli fece
mettere il palmo all’insù e glielo diede
«meglio prevenire che cullare,
Kevin» disse con solennità «non penso
che tu o Jacqueline sappiate come si
mette un pannolino. Probabilmente finireste a metterglielo in testa, a
quella
povera creatura» aggiunse, sempre con estrema calma
«ma questo è un dettaglio».
L’inglese
rimase per un po’lì fermo, basito, arrabbiato,
sentendosi
sprofondare sempre più nella disperazione.
“non
le importa niente di me. Non le importa assolutamente
niente!!!”
pensò Kevin “non mi ama, non mi ha mai amato, non
ami amerà…mai…e
allora…perché
io invece si?!”
Non rispose, si
limitò a scagliare via quel che lei gli aveva messo in
mano ed andarsene fuori sbattendo forte la porta. Hammy si rimise a
sedere.
«eppure
dovrebbe saperlo che con me certi giochetti non funzionano»
disse. Da notare la voce leggermente incrinata «ti amo ti amo
ma mi ha
dimenticata molto in fretta direi».
«ah,
quindi è così che stanno le cose. Ti
dirò, quando gli hai detto in
quel modo hai spiazzato anche me» ammise Flash
«”meglio prevenire che
cullare”…questa
me la segno».
«è
vecchia».
«non
la sapevo».
«eppure
avendo più di mezzo secolo dovresti saperne qualcosa di
vecchiume. Dimmi, Kevin a te ha parlato?»
«si.
Ha detto che non devo sprecare fiato a dargli consigli,
perché tanto
non mi ascolterebbe, che lui può farcela da solo, che non
crede più ad una sola
parola di quello che dico e che ha perduto ogni rispetto per
me».
«siamo
messi male, insomma».
«e lo
scontro con Turbinskii è tra venti minuti. Sono preoccupato.
Molto,
molto preoccupato».
“e
perché io no?...Kevin…perché devi
essere così testardo, accidenti a
te?” pensò Emerald. Aveva una voglia matta di
corrergli dietro, ma si limitava
a giocherellare con la collanina che non aveva ancora tolto.
Se non altro
nemmeno Kevin aveva ancora tolto i braccialetti, glieli
aveva visti al polso.
“che
significhi che forse nonostante esca con Jacqueline non mi ha
dimenticata?” pensò -anzi sperò-
Emerald.
Kevin stava
avendo un pensiero analogo, dopo quelli di prima. Hammy
aveva ancora il suo regalo. Forse nemmeno lei riusciva a toglierselo. E
forse,
forse…se non era in grado di togliere quella collana dal
proprio collo, non era
nemmeno in grado di togliere lui dalla propria mente, o dal cuore, o
dovunque
lo avesse tenuto fino ad ora.
Era molto,
molto confuso. Era arrabbiato con lei, non voleva più
saperne, l’idea di parlarle per farsi raccontare un sacco di
bugie lo
disgustava, il pensiero di toccarla lo portava a temere
di…poteva l’ ipocrisia
essere contagiosa?
Ma avrebbe
anche voluto mandare tutto al diavolo dimenticando quanto di
brutto era successo, riaverla al suo fianco proprio come prima, poterle
parlare
di tutto e starla ad ascoltare, ed avrebbe voluto abbracciarla senza
lasciarla
mai più.
Che
confusione…che confusione…
***
* la mia conoscenza delle canzoni dei Pooh
deriva solo da Paolo Bitta
xD niente di più e niente di meno.
Ed
eccoci ragazze, ci siamo! A coloro che hanno resistito fino ad ora e
che continuano eroicamente a resistere *inchino alla giapponese*
graziegraziegrazie :D
|
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Capitolo 20 *** 18- oltre la linea ***
“per
chi sa come stanno davvero le cose il ‘cambio di
schieramento’ tra
quei tre è abbastanza evidente” pensò
Meat.
Kevin avanzava
per primo, tre passi avanti, come facendo finta di non
conoscere i suoi due ex compagni; e questi ultimi, dal canto loro,
viaggiavano
uno di fianco all’altra. Prima non era così, nello
scontro con Blocks per
esempio era stato Flash ad a camminare davanti, e Kevin ed Emerald
dietro,
vicini vicini…
Tempi lontani,
ormai.
«ehi
Kevin, hai visto il mio incontro?» cercò di dirgli
Kid, venendo
del tutto ignorato «oh. Ne parleremo più
tardi…»
«mh,
oggi non è giornata Kid» Emerald si
fermò lì, poggiando i gomiti
sulla ringhiera «lascia perdere».
«tu
non vai con loro?» le chiese Wally con tono delicato. Forse
nemmeno
lui era intelligentissimo, ma senza dubbio era sempre molto dolce, e
palesemente un bravo ragazzo. Secondo Hammy il solo difetto che aveva
era
l’eccessivo attaccamento alla mamma, per quanto lei stessa
capisse cosa
significava essere attaccati alla famiglia. Qualunque cosa potesse dire
Flash a
riguardo, niente e nessuno al mondo l’avrebbe MAI allontanata
-spiritualmente
s’intende- da suo padre. Mai.
«no…è
un po’inutile arrivati a questo punto» disse lei
«voglio
lasciarlo tranquillo, adesso. Siamo venuti qui tutti e tre insieme solo
per
proforma».
«i
rapporti tra loro due come sono?» indagò Terry,
incuriosito. Infatti
il giorno prima pareva che Kevin avesse diramato la notizia che
“Lord Flash”
era russo. Nemmeno Kevin stesso aveva capito perché lo aveva
fatto, forse in
una sorta di strano sfogo del tipo “lui non è chi
dice di essere, lui mi mente,
visto, visto?!”.
«abbastanza
tesi».
Presa
com’era a parlare con loro Emerald non si accorse nemmeno che
Kevin una volta salito sul ring si era brevemente voltato a guardarla
per poi
scuotere leggermente la testa. Lo aveva abbandonato proprio, eh. Non
sapeva più
cosa pensare, non ci capiva più niente. l’unica
cosa che aveva ben chiara era
che quel bastardo di un mezzo aeroplano che gli stava davanti non
avrebbe fatto una bella fine.
Lui aveva
distrutto il suo mondo, e Kevin avrebbe distrutto lui. Così
sarebbero stati più o meno pari.
“e la
guarda, per di più. Osa ancora guardarla!”
Infatti
Turbinskii non guardava mica lui. No. Guardava Emerald,
nonostante questa non paresse avere la minima intenzione di volarsi
verso il
ring.
Dal giorno
prima non aveva fatto che provare a telefonarle, sperando
che gli avrebbe risposto almeno una volta, ma non c’era stato
niente da fare.
Evidentemente per lei era tutto finito.
Pensare che lui
lo aveva fatto per lei, la ragazza che avrebbe voluto
portare a vivere con sé a Mosca, che avrebbe voluto far
conoscere ai suoi…e
invece nulla di tutto ciò sarebbe accaduto…e la
colpa, pensò decidendosi
finalmente a guardare il suo avversario, era tutta di Kevin Mask. Se
lui non ci
fosse stato Emerald si sarebbe innamorata di lui, ne era aricisicuro. E
invece
era persa dietro quel povero, debole, sciocco inglese.
Turbinskii non
riteneva che Kevin Mask meritasse così tanto. Per come
la pensava l’unica cosa che meritava quel tizio era di finire
polverizzato, non
certo di essere amato da Emerald.
Proprio in quel
momento Jacqueline MacMad tirò fuori un telecomando,
dichiarando di aver “deciso di alzare il ring per quella
disputa”.
“ma
che accidenti vuole dire Jackie Mac Matta con ‘alzare il
ring’?” si
chiese Hammy “qualunque cosa sia senz’altro non
è niente di buono!”
Il Muscle Dome
Stadium iniziò a tremare violentemente.
«questo
però è un terremoto, sono troppo giovane per
morire
AIUTAMIIIII» urlò Kid abbarbicandosi a Meat mentre
il ring, sorretto da quattro
grossi pali, iniziava ad alzarsi da terra.
«tu
avevi detto che non era possibile costruirlo, fratello» disse
Jacqueline sorridendo sadicamente «ma eccola qui, la mia
creazione più
brillante: lo Sky Cube Ring!»
«lo
Sky Cube Ring…?» ripeté a pappagallo
Kid.
«è
un ring a forma di cubo nel cielo, come vorresti chiamarlo?»
«l’ultima
follia di una pazza psicotica sadica, ecco come dovrebbe
chiamarlo!» sbottò Emerald, preoccupata come mai.
Forse Turbinskii avrebbe
potuto trarre vantaggio da quel ring pentagonale, in fin dei conti
poteva
trasformarsi in aereo, e poi…c’era quel propulsore
a fulcro di cui le aveva
parlato tempo fa…
Ma Kevin? Se
disgraziatamente fosse caduto da quell’altezza sarebbe
morto, o finito come minimo in coma irreversibile, o qualcosa del
genere
insomma!
Emerald fece
dunque un potente fischio. «Jackie Mac Matta, ti consiglio
vivamente di riportare il ring dov’era o stavolta giuro che
ti apro quella
testaccia vuota come una noce di cocco!!!» la
minacciò.
«ah,
ma taci» sbuffò Jacqueline «sei solo
invidiosa» la accusò,
pensando al fatto che -se fosse sopravvissuto- il giorno dopo sarebbe
uscita
insieme a Kevin Mask!
«delle
tette rifatte? Manco per niente» disse però
Emerald pur avendo
capito benissimo a cosa si riferiva la rossa «e adesso tira
giù quell’accidenti di ring!
Cos’è, ti sei già dimenticata della
botta contro
il tendicorde? Devo rifarlo? Guarda che non ho problemi».
«penso
che a chi-sai-tu dispiacerebbe» replicò Jacqueline
con un
sorrisetto maligno.
«se a
chi-so-io piaci, piacerai anche col naso rotto» disse Hammy
«il
naso rotto…il labbro spaccato…gli occhi
neri…un trauma cranico…»
«basta!»
disse Kevin sa sopra «non importa quanto pericolose
siano le condizioni: un vero membro della Muscle League si dimostra
sprezzante…»
«…coglione…»
lo corresse Emerald, piano, ma non così tanto piano da non
essere sentita.
«…ed
accetta la sfida» continuò Kevin, ignorando la
correzione.
«coglione
che non è altro, dopotutto che uno cerca di
difenderlo»
borbottò Emerald allontanandosi da Jacqueline
«vada come vada spera di non
incontrarmi in giro, Mac Matta».
“Kevin
Mask è veramente stupido. Lei cerca ancora disperatamente di
difenderlo, e lui quasi la maltratta” pensò
Turbinskii “un altro ottimo motivo
per buttarlo giù da questo ring come un sacco di
patate”.
«pronto
per il decollo?» disse poi sfacciatamente a Kevin.
«si.
Diamo inizio all’incontro» si tolse la maglietta
mentre tornava
nel suo angolo «Lord Flash…la mia
corazza».
Lo aveva preso
di sorpresa, il russo non si aspettava che Kevin gli
avrebbe di nuovo rivolto la parola a quel punto, ed era troppo
impegnato a
guardare quell’altro
russo al di
là del ring. Kevin non era il solo a
sentirsi tradito. In quei mesi era stato così contento di
avere qualcuno con
cui parlare liberamente di Madre Russia, aveva creduto Turbinskii un
amico, ed
era saltato fuori che invece era stato tutto un inganno e che, se
davvero era
in casa di Emerald quando lui aveva tentato di strangolarla,
probabilmente lo
odiava pure.
Tutto sommato
come attore Turbinskii era migliore di lui.
«mh?»
«Lord
Flash, c’è qualche problema?» si fece
sentire nuovamente Kevin,
un po’stizzito.
«prego,
no signor-ehm, volevo dire Kevin…»
A quella scena
Turbinskii fece un sorrisetto che fece incupire entrambi
ancora di più.
«…scusami,
ero distratto» cercò di dire Flash, facendo
indossare a
Kevin la corazza.
“tsk…distratto…adesso
ti sistemo io. Che lo sappiano tutti, che sei un
bugiardo” pensò l’inglese.
«Lord
Flash, perdonami se sono esplicito: io so per certo che qualche
volta non si è chi si dice di essere…»
«eh,
come qualcuno che si
dice intelligente, mentre invece…» disse Emerald
tra sé e sé. Ma anche in
questo caso l’aveva detto un po’troppo forte. Il
fatto è che era talmente in
ansia per lui da non riflettere sul fatto che dandogli ripetutamente
del
coglione -pur non avendo poi tutti i torti, su!- non avrebbe certo
migliorato
le cose con lui!
Lord Flash ebbe
un pensiero simile, infatti, accompagnato ad un “si sta
scavando la fossa da sola”.
«…l’incespicare
frequente della lingua e la tua incapacità di tenere il
mignolo dritto quando mescoli il tè…»
E qui Lord
Flash finì a pensare un inevitabile “ecchesega con
questo
mignolo però!”.
«ti
identifica come prossimo ad un inglese. Io spero che
l’eccessiva
frequentazione di Turbinskii…» tirò le
corde del ring per scaldare i muscoli
«non ti porterà a tradirmi».
Praticamente
gli aveva dato del bugiardo traditore.
«non
temere Kevin. Io sarò sempre al tuo fianco» disse
il russo,
scendendo rapidamente giù lungo la scala. Emerald intanto si
era avvicinata.
«se
mi avesse lasciata fare avrei convinto Jackie Mac Matta
a…»
«è
tardi per parlarne. Gli addetti stanno togliendo la scala»
disse
cupo Flash «e adesso Kevin è lassù da
solo contro un mezzo uomo e mezzo aereo».
«certo
che non è furba» commentò in un
bisbiglio Hammy incrociando le
braccia davanti al petto «cercare di stroncare il tizio con
cui dovrebbe uscire
domani. Idiota d’un’idiota! Ma non è
importante adesso».
“e io
non posso nemmeno fare liberamente il tifo…non posso certo
mettermi ad urlare ‘dai Kevin distruggilo’ dato che
sta combattendo contro il
mio -di recente ex- ragazzo che peraltro è ancora innamorato
di me dando retta
agli sms che mi ha mandato!” pensò “ma
chi me l’ha fatto fare di andare ad
impelagarmi in una situazione del genere, accidenti a me?...oltretutto
se…se
questi adesso si massacrassero come temo…sarebbe anche colpa
mia!”
Perlomeno lo
riconosceva. E inutile dire che anche in quel caso Lord Flash
stesse pensando più o meno la stessa cosa.
Suonò
il gong.
L’incontro
ebbe inizio.
«lo
scontro è ufficialmente iniziato!» disse Doc.
«e
Kevin è ufficialmente in viaggio! Guarda!»
Kevin infatti
era partito subito all’attacco, colpendo il suo
avversario con dei pugni, delle sberle shotei, ed un buon calcio.
«ragazzi,
Kevin non perde tempo, ce la sta mettendo proprio tutta!»
esclamò Roxanne.
“finché
è così va bene. Io spero, prego, solo che non
finisca ad
esagerare” Emerald guardava fisso il ring “dai,
Kevin!”
Per quanto fino
a quel momento sembrasse andare bene Flash continuava a
stare in ansia. Aveva come l’impressione che quella
situazione di relativa
calma non sarebbe durata a lungo.
Turbinskii
infatti pensò che ci volesse qualcosa per sbigottire un
po’ l’avversario…
«io
lo so perché combatti con tanta furia, Mask. Ma mi
spiace» disse in
un sussurro che solo l’inglese udì
«ormai me le sono goduta, che ti piaccia o
meno».
«taci!»
Perse la calma.
Turbinskii ne approfittò per assestargli qualche colpo
piuttosto duro -sotto gli sguardi sempre più allarmati di
Emerald e Lord Flash.
L’inglese però non si diede per vinto, e lo
attaccò nuovamente scagliandolo in
aria. Lord Flash parve leggermente sollevato da questa mossa, ma
cambiò idea
vedendo l’espressione cupa di Emerald.
Era quasi
sicuro che non avesse quella faccia perché Kevin sembrava
stare rimontando, dunque doveva significare che c’era sotto
dell’altro.
«per
cos’è?»
Lei
continuò a fissare il ring. «non
servirà a niente».
E proprio
contemporaneamente a quelle parole Turbinskii rimase sospeso
in aria a pochi centimetri dal tappeto, per di più a testa
in giù. Fece pure
una risatina.
«ma
che diavolo…?»
Turbinskii
tornò sul ring, rimettendosi in piedi. «non male,
eh?»
guardò Emerald da sopra «dalla faccia sorpresa che
hai deduco che il mio
coniglietto è stato leale e non ti ha detto
niente».
«dire
niente riguardo cosa? Ah» Kevin scosse bruscamente la testa
«non
so a che gioco stai giocando, Turbinskii, ma ti
annullerò!»
Il russo
sorrise ancora, mentre Kevin lo scagliava nuovamente in aria
senza ottenere alcun risultato.
«non
l’hai ancora capito, mio mascherato amico? È
completamente inutile
scagliarmi in aria, o tentare di buttarmi fuori dal ring» gli
disse il russo
con un sorrisetto.
«si
può sapere cos’è che sta architettando
Turbinskii? Emerald! Tu lo
sai…» la interpellò Meat «che
cos’è?»
Ormai era
inutile tenerlo nascosto.
«ha
un propulsore a fulcro antigravitazionale».
Turbinskii da
sopra rise. «esattamente. Un dispositivo che fa si che la
gravità non si possa più applicare con
me» spiegò «quando Emerald mi ha parlato
del progetto di questo ring pentagonale non ho potuto fare a meno di
dotarmene».
«e tu
come facevi a saperlo?» le domandò Kid.
«l’ho
strappato di bocca ad Ikimon MacMad dopo uno dei miei spettacoli.
Ma non pensavo che quella pazza» Hammy guardò
Jacqueline «l’avrebbe fatto
costruire davvero. Ikimon stesso mi aveva detto che era impossibile.
Per questo
non mi sono curata di dirlo a Kevin, mi pareva
un’assurdità, allora. È stato
mesi fa».
«il
giorno prima che partissimo per il nostro week-end a Mosca, zajchik
moi, ricordi?» aggiunse Turbinskii «due
tra i giorni più belli della mia
vita».
Kevin
impietrì. Week-end a Mosca?!
Mesi prima?!!
Ecco con CHI
era andata “in montagna” allora! Giusto, tutto
tornava.
“Emerald
sapeva tutto questo e non mi ha detto niente!”
pensò con
rabbia “traditrice, Giuda!!! Non solo è andata via
con lui a Mosca, ma lo ha
perfino aiutato!”
«ovviamente
guai a dire una sola parola sul fulcro propulsore» disse
sarcastico Flash «week-end a Mosca a parte».
«come
non ho parlato a lui delle vostre
tecniche, non ho parlato a voi delle sue»
ribatté
Emerald «non è un tradimento è una
questione di correttezza».
“correttezza
un corno!” pensò Kevin.
Ma non era
quello a farlo arrabbiare davvero. Era il pensiero di lei
con Turbinskii a Mosca…aveva tentato di portarla fisicamente
via da lui, il
bastardo…
Pensando a
ciò Kevin saltò addosso al russo che lo intrappolò nel
cosiddetto
“Abbraccio dell’Orso” e al quale
l’inglese riuscì a sfuggire aggrappandosi al
ginocchio dell’avversario, sollevandolo e sbattendolo contro
il tappeto.
«pagherai
per averla toccata» disse pianissimo all’orecchio
del russo
mentre lo intrappolava con un Laccio Silverback alla gamba.
«toccata,
baciata…leccata…»
Tale
puntualizzazione fece si che Kevin perdesse di nuovo la
concentrazione, cosa che permise a Turbinskii di liberarsi per poi
chiuderlo
nella stretta delle proprie gambe. Questa mossa però non
preoccupò
eccessivamente l’inglese.
«non
chiudere mai una tigre nella gabbia in cui sei anche tu»
disse
alzando un pugno.
«non
ho paura di te!» ribatté il russo. Al che Kevin
iniziò a pestare
ogni centimetro quadrato del suo corpo.
«e
invece ne avrai!»
«quando
si dice venti variabili…» commentò Doc.
«tutto
sommato non sembra andare male» disse piano Emerald.
«non
ancora» Lord Flash sperava che tutto andasse per il meglio,
ma non
ci credeva.
«vecchio,
porco e menagramo» sibilò in modo che solo lui la
sentisse.
«porco
dici…allora qualcosa ricordi dopotutto»
ribatté lui altrettanto
piano e sotto sotto anche abbastanza soddisfatto «ma
decisamente non è il
momento di parlarne».
«sei
tu che ne stai parlando».
«sei
tu che mi hai dato del porco».
“io
mi domando che avranno fatto questi due tutto ieri, considerando
che Emerald non si è vista” pensò Meat
guardandoli, pur non riuscendo né a
sentirli né a vedere che parlavano “vuoi vedere
che hanno fatto il bis?”
No, per fortuna
Meat si sbagliava. E pur avendo di nuovo -dopo la
disquisizione sui libri e la brevissima visita di Kevin- ceduto ai
piaceri dell’alcol,
non erano arrivati al punto della notte prima. Si erano fatti una buona
bevuta
e poi si erano addormentati. Quanto al lasso di tempo che andava dalla
mattina
dopo in poi, sera e notte comprese…mistero, mistero.
Probabilmente si sarebbero
portati il racconto di tutte le vicende nella tomba.
Dopo un
po’Turbinskii lasciò andare Kevin, strisciando via
dandogli la
schiena e cercando apparentemente riparo.
«tsk…dovresti
affrontare l’avversario a testa alta, se ti giri di
spalle sei solo un codardo» sentenziò Kevin
«e sei anche più vulnerabile ai
miei colpi!»
“ed
Emerald sarebbe stata con un codardo del genere, ed avrebbe anche
passato uno week-end romantico con lui?! Codardo,
bastardo…cosa se ne faceva di
uno così? Doveva essere per forza un
ripiego…o forse…forse non lo era e
a lei nonostante fosse così
codardo
piaceva perché lo riteneva comunque meglio di
me…nel dubbio lo faccio a pezzi e
chi s’è visto s’è
visto” pensò intrappolando il russo in un Nodo a
Crotalo Strisciante.
«quella
mossa fa più male della testata di un toro!» disse
Terry.
«che
pensava di fare Turbinskii mettendosi in quella posizione?»
disse
Kid, che continuava a sperare che perdessero entrambi così
da vincere a
tavolino.
«qualunque
cosa fosse era una stupidaggine, lo sanno tutti che un
wrestler è
vulnerabile al massimo in
quella posizione. Certo, a meno che…»
«a
meno che non mi servisse per preparare il volo!»
esclamò il russo
«trasformazione dello spitfire!»
Le braccia
divennero ali, e riuscì a sfilarsi dalla Morsa del Crotalo
facendo finire Kevin a terra.
Ed Emerald,
guardando la faccia del suo ormai ex ragazzo, aveva proprio
l’impressione che solo adesso avesse iniziato a fare sul
serio. Il che
significava enormi guai per Kevin.
Il russo,
mentre Kevin si rialzava a fatica, salì sopra un tendicorde.
«amore
mio» disse rivolto ad Emerald «lo so che abbiamo
avuto dei
problemi, ma la proposta che ti ho fatto di venire a vivere con me a
Mosca è
ancora valida».
E se per un
buon 10% lo disse per fare andare Kevin fuori di testa, per
il restante 90% era serissimo. Emerald stessa riusciva a rendersene
conto, pur
avendocela con lui, pur tifando per Kevin
e nonostante la preoccupazione per quest’ultimo. Per questo
motivo non le
riusciva di rispondergli a male parole, come poteva farlo con qualcuno
che era
innamorato di lei per davvero?
«Turbinskii…non
è cosa. Non ne ero convinta prima, e ancor meno lo sono
adesso» replicò dunque, col tono più
gentile possibile.
«spero
che cambierai idea» saltò in aria, Kevin ormai era
in piedi «ti
amo…» iniziò a completare la
trasformazione in spitfire «…io».
“io,
non questo cretino d’un inglese” aggiunse
mentalmente volando
addosso al cretino in questione che tra l’altro aveva capito
benissimo quel che
intendeva dire il suo avversario.
«ti
amo, ti amo…sono le semifinali del Torneo Chojiin, non
“C’è Posta
Per Te”!» sbottò Jacqueline
«voglio carneficina, violenza, devastazione,
sangue!!!»
«guarda
che ti basta chiedere, eh» Emerald tirò pure fuori
la
doppietta «se
ti faccio saltare le
protesi al seno avrai carneficina, violenza, devastazione, sangue e un
mucchio
di silicone da raccogliere».
«tieni
a posto quell’arnese, non è il momento!»
la intimò Flash, che
però guardava fisso lo Sky Cube Ring.
«…proprio
tu mi vieni a dire di tenere a posto l’arnese?»
disse pianissimo
la ragazza. Lui avrebbe tanto voluto potersene uscire con un
“…ma vaffanculo
va’!...” solo che primo, non era il luogo, e
secondo…
«Kevin
sta per eseguire la sua mossa finale!» esclamò
Meat, ed Hammy
tornò a seguire l’incontro con la sola grande
speranza che il suo ex
amico/amore/amante se la sbrigasse davvero così presto e
bene, senza farsi
troppo male.
Eppure, vedendo
l’aria tranquilla di Turbinskii, dalla speranze
passò
alla crescente inquietudine e poi direttamente alla paura.
«mio
mascherato amico, non te l’hanno mai detto che gli oggetti
tendono
a spostarsi durante il volo?» disse infatti Turbinskii mentre
grazie al
propulsore a fulcro non solo si liberava dalla presa di Kevin
ma…
«ha
ragione, mi si sono rovinate un mucchio di cose in quei
portaoggetti»
commentò Doc.
«lascia
perdere Doc, c’è un’altra rovina in
vista…» disse Mac mentre
Turbinskii intrappolava Kevin nella stessa presa con cui
l’aveva intrappolato
lui poco prima «molto più importante!»
“NO!”
pensò Lord Flash, che nonostante la maschera aveva
l’aria -come
Emerald- visibilmente scioccata.
«Kevin!!!»
gridò quest’ultima, non riuscendo più a
trattenersi.
«battuta
a rovescio sulla Botta Big Ben!» esclamò il russo
per poi
ridere mentre la testa di Mask sbatteva rovinosamente sul tappeto.
«non
è possibile…» disse qualcuno nel
pubblico.
«non
può essere…l’attacco di Kevin
è stato bloccato!» esclamò
Jacqueline.
“…se
Turbinskii lo mandasse in coma poi io con chi potrei uscire?”
pensò.
Emerald era
diventata bianca come uno straccio. Kevin era crollato sul
tappeto, e non sembrava avere forza sufficiente per rialzarsi.
«Kevin…mi
dispiace» iniziò a dire Flash «non avrei
dovuto tenerti
nascosta la mia identità. Hai perduto ogni rispetto per me.
Ma se solo ne
conoscessi il motivo…forse torneresti a stimarmi, ed
accetteresti i miei
consigli…mi dispiace…»
Non era solo
una questione di obiettivi, non lo era più da tempo, e gli
dispiaceva talmente tanto per quel ragazzo che quasi era sul punto di
piangere.
Gli dispiaceva di non avergli potuto dire la verità, gli
dispiaceva di avere
nascosto a Kevin tutti quei segreti, e -per forza di cose- di dover
continuare
a nascondergliene tuttora.
Ed Emerald pur
avendo ascoltato il suo discorso non riuscì a dirgli
“visto, è anche colpa tua! Se non ti fossi messo
in mezzo o se l’avessi fatto
diversamente a quest’ora non solo Kevin ti ascolterebbe, ma
probabilmente non
ce l’avrebbe neanche con me!”. Era troppo
sinceramente afflitto perché lei ci
mettesse su il carico da undici, e poi ad Hammy al momento di Lord
Flash non
avrebbe potuto importare di meno.
Non con Kevin
lassù che, appena tentò di rialzarsi, venne
letteralmente
calpestato e preso a ginocchiate da Turbinskii. I fan russi urlavano a
gran
voce il nome del loro beniamino “Tur-binskii, Tur-binskii,
Tur-binskii!”
«tu e
Kevin avete fatto un patto» disse Meat rivolto a Flash il
patto
di sostenervi l’un l’altro costi quel che costi!
Non aiutare lui significa
aiutare Turbinskii!»
“e tu
pensi che io non lo sappia?! Ma che posso farci io se è
Kevin
stesso a non volere più alcun aiuto da me?! Qualunque cosa
io dicessi non mi
ascolterebbe!” pensò il russo, dando una breve
occhiata ad Emerald che si era
stretta nelle spalle e guardava a terra, come se quel brutale pestaggio
per lei
fosse troppo.
«non
ti piace? Eppure il “merito” di tutto questo
è anche tuo».
«o
senti, va’ a giocare da solo alla roulette russa»
sibilò lei
sforzandosi di rialzare lo sguardo.
“Signore
Iddio, è vero che sono atea, ma proprio perché
una come me ti sta
pregando aiuta Kevin lo stesso!” pensò
disperatamente.
Ma Dio non
parve ascoltarla.
«ti
finirò in un modo tale che nemmeno i tuoi più
illustri antenati
avrebbero potuto resistere!» esclamò Turbinskii
dopo un po’. Kevin era ancora
disteso a terra, la testa annebbiata dal dolore, ma una cosa ce
l’aveva ben presente…
“Kevin!!!”
Ossia il grido
di Hammy nel vederlo vittima della sua stessa mossa, il
suo sguardo terribilmente ansioso, le mani strette convulsamente a
pugno, il
suo rifiuto di seguire Turbinskii a Mosca. Forse un pochino teneva
ancora a
lui. Ma giusto un pochino…
Proprio quando
traendo forza da tali considerazioni cercò di rialzarsi,
però, un Turbinskii versione elicottero iniziò a
martoriargli la schiena con le
pale.
«non
avrebbe dovuto finire in questo modo…avremmo potuto
escogitare un
piano!» anche per Lord Flash era dura guardare un massacro
del genere, ed
Emerald perso ogni contegno si era accucciata a terra con le mani sopra
la
testa e gli occhi chiusi, con una voce nel cervello che gli urlava che
era
colpa SUA, SUA!
«nemmeno
Emerald Lancaster sembra reggere lo spettacolo»
commentò Mac.
«ovvio.
Quale essere ragionevole ci riuscirebbe?» ribatté
Doc.
«straordinario!
Le pale taglienti di Turbinskii non solo ci offrono la
carneficina che ci piace…ma ci fanno aria con una piacevole
brezza!»
A quelle
sadiche parole di Jacqueline Hammy avvertì nel proprio
cervello qualcosa di simile al rumore di una goccia che cade in uno
specchio
d’acqua.
E poi, non
sentì più niente.
La sola fortuna
di Jacqueline in quel caso fu che Lord Flash era come
riuscito ad percepire lo “switch” che faceva
passare la sua arcinemica
dall’essere “Hammy” ad “Emerald
J.V.P. Lancaster”, ed appena questa era
scattata di nuovo in piedi con un ringhio feroce era riuscito a
bloccarla e a
toglierle la pistola dal marsupio.
«non
mi importa se finirò in galera, io farò saltare
la testa a quella
cagna dai capelli rossi!» la ragazza si divincolò
«lasciami!»
«no!
Abbiamo già abbastanza problemi!» disse Lord
Flash, che dovette
sforzarsi parecchio per tenerla a freno. Alla fine la ragazza fu
“presa in
custodia” da Kid e il resto dei suoi amici, mentre a Meat
erano toccati la
doppietta e il marsupio.
«Emerald,
dai, sta’buona…» Wally si era messo
seduto e se l’aveva presa
in collo, imprigionandola con le braccia «non aiuterai Kevin
se fai così!»
«infatti
non aiuterei solo Kevin, ma l’intera galassia!»
«anche
a me Jacqueline non piace e quel che ha detto è
stato…pessimo…ma
non per questo voglio ucciderla» disse Roxanne
«calmati, per favore…ci stai
facendo paura».
«però
se lo meriterebbe!»
«se
lo facessi saresti peggio tu di Jacqueline. Sii superiore, sii
migliore di lei e lasciala perdere. Solo perché lei
è così non vuol dire che tu
debba abbassarti al suo livello, se non scendere ancora più
giù!»
Un concetto
familiare. Lei stessa aveva detto qualcosa di simile a Lord
Flash pochi giorni prima. Fece un respiro profondo, chiuse gli occhi,
li
riaprì. Wally sentì le membra della ragazza
rilassarsi, i muscoli dapprima duri
e tesi tornare allo stato normale.
«è
giusto. Hai ragione, Roxanne» appoggiò la schiena
sul corpo del
tricheco «è che ho paura che la cosa
finirà male, ancora peggio di così!»
«guarda,
Mac! Turbinskii ha smesso di martoriarlo con le pale!»
«ma
sembra non aver finito, da come ha tirato su Kevin Mask!»
esclamò Mac
«adesso stanno volendo in aria e sembra proprio
che…OH! Gran brutto colpo!»
commentò quando il russo sbatté violentemente
Kevin contro il tappeto.
“appunto!”
pensò Emerald, ed avrebbe voluto alzarsi, ma appena Wally
sentì i muscoli tendersi ancora riprese a stringerla come
prima temendo che
volesse di nuovo sparare a qualcuno.
Sullo Sky Cube
Ring nel frattempo Turbinskii fece una risatina per poi
saltare all’indietro finendo in uno dei ring di lato e
facendovi sbattere
violentemente la testa di Kevin.
«io
questo lo chiamo Giro del Terrore!»
E
ripeté la cosa ancora, e ancora, e ancora…
«squiiiiiiiiiik!»
Un rumore
decisamente inaspettato che fece voltare sia Wally che
Emerald.
«squiiiiiiiiiik!»
«eh…perché
c’è qui uno scoiattolo con uno zainetto grigio
scuro ed un
pacchetto di Marlboro rosse in bocca?» il tricheco era
decisamente perplesso.
Hammy invece no.
«eeeh,
Meat, puoi mettere nello zaino dello scoiattolo le venti
nocciole che ci sono nel mio marsupio? Squiken! Squit
squiky»
disse
poi la ragazza alo scoiattolo indicando Meat. Lo scoiattolo
lasciò lì il
pacchetto di sigarette per dirigersi da Meat, che allibito gli mise le
nocciole
nello zainetto.
«…da
quando in qua parli con gli scoiattoli?!!» Kid guardava la
scena
con due occhi così.
«ma
mica ci parlo davvero. Il mio è broken
squirrelish. Solo
che a quanto pare mi capisce, dato che da ieri mi porta le Marlboro in
cambio
delle nocciole».
Cosa ancora
più strana, una volta prese le nocciole lo scoiattolo si
parò davanti a Flash.
«squiiiiiiiiiik!»
“ancora
lui?!” pensò il russo.
«squiiiiiiiiiik!»
“guarda
tu che mi tocca fare! Ma non voglio certo che vada a finire
come ieri”.
«squiken»
borbottò piano e molto di malavoglia. Lo
scoiattolo comunque scappò via, evidentemente soddisfatto.
Chissà
di cosa si trattava. Ma come detto precedentemente quel che era
successo il giorno prima era e sempre sarebbe rimasto un segreto, e
c’erano
cose molto più serie alle quali pensare.
«peccato,
mio mascherato amico» disse Turbinskii dopo aver completato
il Giro del Terrore «eri in gamba una
volta…»
Rallentato solo
dal piede che si era conficcato nel tappeto Kevin Mask
scivolò rapidamente giù finendo quasi oltre il
ring.
Kevin non ci
poteva credere. Stava davvero per perdere, e forse non
solo l’incontro, ma anche la vita…o le
facoltà motorie…e forse insieme a tutto
questo avrebbe perduto del tutto anche Hammy; una volta fuori lui, cosa
avrebbe
impedito a Turbinskii di riprendersela?
Lord Flash,
sotto di lui, si stupiva che anche gli altri non sentissero
gli stranissimi battiti del proprio cuore per quanto erano forti e
veloci. La
preoccupazione per il suo pupillo lo straziava, concetto che valeva
anche per
Emerald naturalmente…
«non
temere Kevin, se cadrai quel bugiardo del tuo trainer ti
spezzerà
la traiettoria così come ha spezzato la fiducia che avevi in
lui!» Turbinskii
mosse dei passi verso l’inglese, probabilmente per buttarlo
fuori.
“e
non preoccuparti per Hammy. La consolerò io”.
«è
così che la pensi?»
Kevin
inclinò la testa ancora più indietro per poter
guardare Lord
Flash. Vide la sua agitazione, il suo
“attaccamento” a lui, la sua
preoccupazione. Ed arrivò a capire qualcosa di fondamentale:
che poteva avergli
mentito sulla sua identità, poteva avergli nascosto delle
cose, ma Lord Flash o
chiunque fosse teneva a lui. Bastava
incrociarne lo sguardo per capirlo.
«pazzo,
la nostra fiducia è talmente forte che non si
spezzerà mai!»
…e
quel che disse lo confermò.
«può
darsi che non conosca Lord Flash quanto pensavo…»
ammise Kevin.
“…e
che lui ed Emerald si conoscano meglio tra loro di quanto non li
conosca io, e che io detesti quella sua incapacità di bere
il te come si deve,
nonché l’idea che lui ed Emerald si siano quasi
ammazzati sotto il mio naso, le
bugie, gli inganni, le omissioni di verità…mh.
Non farmici pensare troppo o
finirò per cambiare ancora idea…”
«…però
lo conosco abbastanza da considerarlo il mio trainer. Il mio
partner».
A quelle parole
nella testa del russo iniziò a risuonare “Aaaalleluia!!!
Alleluia!!! Alleluia!!!”…non
lo
aveva perso! Lo aveva ancora!
«Kevin
Mask…quanto ho desiderato che tu parlassi così!
Siamo di nuovo
insieme!»
Quella
consapevolezza diede a Kevin una nuova scarica di energia. Uno
su due era tornato. Anzi, non se n’era mai -spiritualmente-
andato nonostante
lui l’avesse cacciato via.
Ad Emerald che
al momento era in braccio al tricheco se mai avrebbe
pensato dopo. Forse. Non era più solo! Adesso si che andava
meglio.
«è
un piacere sentirtelo dire, dopotutto ci siamo allenati come
squadra, siamo perfetti…e vinceremo come un sol
uomo!»
E dopo questo
ben poco poté fare Turbinskii tentando di buttarlo
giù
del tutto visto che adesso Kevin aveva di nuovo -(e qui chiedo venia,
sia
perché doveva essere un momento serio che perché
le estimatrici di Kevin non
gradiranno)- la metà di cervello che gli mancava
più i neuroni riattivati della
propria! A volte ripetute botte in testa fanno miracoli.
Seguendo i
consigli del suo trainer l’inglese riuscì a
tornare sul ring
“in piano”, ed anche ad assestare diversi ottimi
colpi al russo, che iniziava a
vedere la malaparata.
«hnnnn…»
mugugnò «avrai anche di nuovo il tuo trainer, ma
io dalla mia
parte ho sempre il propulsore, che è un alleato di gran
lunga migliore!» so
scontrarono di nuovo al centro del ring «…per non
parlare del fatto che non ti
lascerò Emerald così facilmente»
aggiunse piano.
Ma i colpi
subiti e la gioia di riavere Flash al suo angolo avevano
generato in Kevin Mask uno switch simile a quello che aveva avuto
Emerald
stessa poco prima.
Adesso le
uniche cose che voleva erano la vittoria e la vendetta.
Nient’altro. Non esisteva Emerald, non esistevano le leggi
della sportività cui
fino ad ora aveva cercato di attenersi, c’era solo una gran
voglia di tener
fede a quanto si era prefissato di fare: sistemarlo definitivamente.
«non
me ne importa niente» ribatté dunque in tono
glaciale «questi
giochetti non funzionano più».
Si sarebbe reso
conto di quanto ciò che aveva appena detto fosse falso
al prossimo switch. Purtroppo per lui.
«non
te la meriti» concluse Turbinskii scagliandolo in aria,
trasformandosi in un altro modello di aeroplano ed infilzandolo
letteralmente
con lo spuntone che aveva sulla cima.
«di’
qualcosa, Lord Flash!» esclamò Kid.
«effettivamente
dopo tutta la scena che hai fatto mi chiedo
quand’è che
ti deciderai a renderti utile davvero» aggiunse
“dolcemente” Emerald.
«Kevin
Mask non ha così bisogno di me come
credi tu».
E infatti
nonostante fosse ancora in volo ed infilzato Kevin rideva.
«lo
sai, esiste un proverbio, forse lo conosci…» disse
Kevin «non c’è
rosa senza spine».
“tutti
quei colpi in testa devono avergli sconclusionato il
cervello”
pensò Turbinskii.
«ma
che vuol dire?» si chiese Kid da sotto.
«mah!»
dissero in coro tutti quanti eccetto Emerald la quale non solo
aveva notato il cambiamento di Kevin, ma aveva anche intuìto
che doveva aver
avuto un’idea risolutiva. Solo che non capiva proprio quale.
Ma non le
piaceva, quello “switch” di Kevin, proprio no.
«non
so cosa vuoi dire ma qualunque cosa sia non mi interessa»
Turbinskii lo lasciò cadere in aria per poi volare in
avanti, voltarsi e
tornare indietro per infilzarlo ancora, l’ultima volta
«questo sarà il mio
ultimo approccio! Dasvidania…e buon
atterraggio!»
Fu
l’unico vero errore che Turbinskii commise durante tutto il
match.
L’unico,
quello fatale.
Kevin lo
evitò assestandogli un calcio con tutta la forza che aveva,
tanto da -si vide quando il russo dopo un breve voletto fuori controllo
atterrò
sul tappeto e tornò in forma umanoide-aprirgli il petto in
due.
«…gli…ha…lo
ha…» farfugliò Emerald, gli occhi verdi
sgranati dalla
sorpresa e anche un po’dalla paura.
«gli
ha aperto il petto. Si» disse Wally, anch’egli
tanto stupito da
sciogliere la presa su Emerald che ne approfittò per
alzarsi, saltare la
ringhiera e tornare ad un paio di metri di distanza da Lord Flash.
«guardate!
Nel petto…» esclamò Roxanne
«cos’è quello? Sembra un motore,
ma…non lo è!»
«no,
non lo è. È l’amato meccanismo, il
propulsore a fulcro
antigravitazionale» disse Kevin «ed ora che
giochiamo entrambi a carte
scoperte, la sorte del match è di nuovo tutta da
ridiscutere!»
E a poco
valsero i successivi attacchi di Turbinskii. Kevin Mask
oltretutto, per mettere fuori gioco il propulsore che evidentemente
basava il
suo funzionamento su un costante movimento rotatorio, con una mossa
particolare
fece girare Turbinskii nella direzione opposta.
E quando ebbe
finito, il fulcro era fermo. Non funzionava più.
«posso
ancora combattere!» sibilò tra i denti il russo.
«combattere?
Ma per favore! Senza il propulsore a fulcro» Kevin
lanciò
via l’avversario che diede un gran colpo con la testa al
tappeto «non sei più
in grado di difenderti!»
Emerald
continuava ad osservare tutto sempre più inquieta, sempre
più
agitata, era come se avesse una sorta di bruttissimo presentimento.
Guardò
Kevin. La sensazione si acuì. No…quello non era
il Kevin che
conosceva lei…e non era nemmeno lo stesso Kevin che si era
battuto contro
Blocks, era qualcosa di peggio.
Turbinskii
intanto si era rialzato, e in un ultimo disperato tentativo
cercò di far ripartire manualmente il propulsore.
«NON
LO FARE!!! Lascia perdere!!!» gli gridò la ragazza
«lascia
perdere, arrenditi!!! Non continuare oltre, ritirati
adesso!!!»
Era
un’esclamazione disperata, quasi una supplica. Il cuore
martellava
nel petto di Hammy, che voleva soltanto che quel massacro finisse
immediatamente, sia per Turbinskii stesso che -soprattutto, in
verità- perché
non voleva che Kevin superasse QUELLA linea…la linea che
Lord Flash voleva
fargli oltrepassare da mesi...quella su cui Kevin in quel momento stava
camminando sopra.
«hnn…zajchik
moj…» Turbinskii continuò a
girare il propulsore
«arrendersi a questo punto…mi farebbe
più male che perdere…»
“si
preoccupa per lui, eh?” pensò Kevin con una gelida
rabbia
crescente.
Il fulcro
riprese a girare.
Mask
attaccò l’avversario con una Sensei Slap, alla
quale Turbinskii
rispose con uno sfondamento lombare. Non contento, afferrò
Kevin e si lanciò
con lui fuori dal ring trasformandosi in elicottero con
l’intento di
schiacciarlo contro il ring un’ultima volta. Peccato che il
propulsore perse di
nuovo potenza, e lui perse il controllo della traiettoria.
«sembra
che le mie azioni sul propulsore abbiano influito anche sul tuo
volo» osservò Kevin sganciandosi e saltando via
«forse posso darti una mano…»
Con un
calciò sfondò il tappeto -che precedentemente era
già stato
rotto, dopo il “Giro del Terrore”- e
creò una rottura orizzontale che si
intersecò con l’altra, per poi aggrapparsi alle
corde e lanciarsi contro la
superficie che aveva iniziato a cedere.
«ma
ora che fa, Doc?!»
Il tappeto si
stava chiudendo contro quello del ring accanto, dove
Turbinskii stava cadendo.
«fa
quel che si fa con qualsiasi insetto fastidioso, Mac: lo
spiaccica!»
E
così fu. Kevin si lasciò cadere sulle corde del
ring, mentre
Turbinskii era rimasto lì, in forma umanoide e schiacciato.
«ti
saresti dovuto arrendere quando ne avevi
l’occasione…ora assaggerai
la mia potenza in tutta la sua furia!» esclamò
Kevin tendendo le corde del
ring, lanciandosi in aria ed acchiappando Turbinskii mentre era in
volo,
preparandosi nuovamente ad eseguire la Botta del Big Ben.
«dicevi
che non avresti più volato se avessi perso questo match.
Beh…avevi ragione! Botta del Big Ben!»
La mossa
stavolta riuscì senza intoppi e lo schianto fu tanto forte
da
incrinare parecchio la testa del russo, che dal dolore non riusciva
nemmeno a
respirare.
«beh…pare
che sia finita. Dopo quest’ultimo colpo non credo che si
rialzerà più» osservò Mac.
Emerald era
ancora un po’turbata, ma accennava a rilassarsi. Era
finita, finalmente. Certo…se Turbinskii le avesse dato retta
sarebbe stato
meglio, ma…
«che
stai aspettando, Kevin? Finiscilo!»
La voce di Lord
Flash la ricosse dai suoi pensieri. «che cosa?!
Finirlo?!! Ma lui È finito!» sbottò.
L’inquietudine ebbe una grossa impennata
«finito lui, finito l’incontro! Basta
così!!! È durata anche troppo, non mi
sembra il caso…»
«silenzio».
Flash fu
così perentorio che per un istante riuscì pure a
zittirla. Ma
solo per un istante, appunto.
«silenzio
un corno! Kevin, non dargli retta!!!» strillò la
ragazza
«basta!»
Non si rendeva
conto che, se il 20% di Kevin era tentato di darle ascolto,
il restante 80% -ancora sotto lo switch- aveva una gran voglia di fare
esattamente il contrario sentendola darsi tanta pena per quel russo.
«Kevin,
se vuoi essere riconosciuto come il più grande wrestler
dell’Universo non devi avere pietà! Questa
è l’occasione di mostrare a Kid
Muscle che cosa lo aspetta…»
«piantala
di farneticare!» Emerald cercò di farlo stare
zitto con le
maniere forti, ma venne spinta via, e cadde a terra.
«non
è una cattiva idea» disse Kevin.
«mostra
a tutti il tuo autentico potere. Usa la tecnica proibita della
famiglia Mask…»
“no,
non l’Assalto Olap!!!” pensò Hammy.
«…e
finiscilo» concluse Flash facendo il classico “ti
taglio la
gola+pollice verso”.
«NO!!!»
urlò Emerald.
«va
bene. Che sia» disse infine Kevin.
Sentendo che
non aveva ancora finito con lui anche Turbinskii pur
essendo agli sgoccioli cercò di alzarsi in piedi e reagire.
«te
l’avevo detto che posso ancora combattere…ora ti
faccio vedere…»
«no.
Errore».
Kevin
saltò sulla schiena del russo, afferrandogli entrambe le
braccia.
Iniziò a risplendere di un forte bagliore dorato.
«Maelstrom
Power!»
«ma
che…» avviò a dire Terry.
«che
cos’è?!»
Turbinskii
iniziò ad urlare di dolore mentre Kevin sembrava volerlo
spezzare.
«qualcuno
deve fare qualcosa, Turbinskii sarà anche
l’avversario di
Kevin, ma non è un nemico!» esclamò
Meat, preoccupatissimo per il suo amico
Gigante.
«ti
sbagli Meat! Tutti gli avversari sono nemici! Finiscilo,
Kevin!» lo
incitò Flash.
«KEVIN
FERMATI!!!» urlò Emerald. Lo urlò
più volte, tanto da farsi
venire la voce rauca e le lacrime agli occhi. Ma non venne minimamente
ascoltata. In quel momento Kevin aveva solo voglia di distruggere.
«osserva
attentamente Kid Muscle: questo è quello che più
tardi farò a
te!» esclamò l’inglese.
Iniziò a brillare ancora più forte, e a tirare
ancora
di più. Le urla di dolore di Turbinskii risuonavano in tutto
lo stadio.
«arrivo,
Turbinskii!» urlò Meat scavalcando la ringhiera.
«questo
va contro tutte le regole sportive!» esclamò Mac.
«va
oltre il punto di rottura!» lo contraddisse Doc.
E fu in quel
preciso momento che, con un lampo dorato più luminoso
degli altri, Kevin strappò via le braccia al suo avversario
senza alcuna pietà.
E non si sa se
fu più forte l’urlo di dolore del russo o quello
di
orrore di Hammy, che osservava la scena con gli occhi sgranati.
Turbinskii
aveva perduto le braccia…e Kevin…
…aveva
oltrepassato la linea…
«per
favore…c’è qualcuno
disposto…a darmi…una mano…»
per annebbiato che
fosse lo sguardo di Turbinskii si posò su Emerald, e la
riconobbe «…zajchik
moj…» mormorò prima di
crollare sul tappeto privo di sensi.
Jacqueline
finalmente suonò il gong. L’incontro era finito.
«eh
già, l’incontro è finito, ed ora tocca
ai soccorritori stare al
centro della scena» commentò Mac.
«sbrigatevi
ragazzi!» li esortò Meat.
«un
momento!»
«Kevin!!!»
esclamò Meat. Tutti alzarono lo sguardo.
L’inglese
era sul bordo del ring, e teneva quel che rimaneva di
Turbinskii su una spalla. Ancora sconvolta, Hammy sbiancò
completamente.
Perché
aveva capito.
«fermati,
è finita!!!» urlò Meat.
«dato
che Turbinskii era così appassionato per il volo,
perché non
fargli fare un ultimo viaggio?» disse Kevin.
«sono
d’accordo. Un chojiin che di gravità ferisce, di
gravità perisce.
Che sia un avvertimento: chiunque abbia dubbi sulle
possibilità di Kevin di
vincere la Corona Chojiin…che ci ripensi!» disse
con solennità Lord Flash.
«Kevin…ti
prego…» Hammy lo fissava supplicante, con gli
occhi lucidi e
la voce incrinata «hai già fatto un passo oltre la
linea, non farne un altro
ancora, ti prego…non lo fare…»
La percentuale
dal 20 salì al 30%.
Ma non era
sufficiente.
Kevin
saltò.
«addio,
giovane pilota!» esclamò, scagliando
giù Turbinskii con una
mossa spietata.
Turbinskii
cadeva. In molti avevano distolto lo sguardo.
Emerald
Lancaster non ci riusciva, sconvolta dall’autentica
crudeltà di
Kevin, e trovandosi assurdamente a pensare che se Kevin aveva fatto
questo a Turbinskii,
reo di essere stato insieme a lei, cos’era che avrebbe fatto
a lei stessa se
disgraziatamente Flash fosse riuscito a convincerlo? Era un pensiero
irrazionale, perché Kevin non l’avrebbe mai
toccata, e se si fosse trattato di
liberarsene definitivamente Lord Flash magari l’avrebbe fatto
di persona…ma al
momento non riusciva a toglierselo dalla testa, ed era sommato alla
consapevolezza che quella per Turbinskii sarebbe stata la fine.
La fine di un
uomo che l’amava ed aveva continuato ad amarla anche dopo
che lei lo aveva lasciato, per mano di un altro uomo che invece era
quello
realmente amato da lei.
Ed Hammy in
tutto ciò non poteva fare a meno di chiedersi una cosa.
«che…»
Mentre parlava
qualcuno si mise sulla traiettoria di Turbinskii.
«bisogno…»
Turbinskii
stava per toccare terra.
«…c’era?»
Ma, invece, non
andò così.
«posso
guardare ora?» chiese Doc.
«si…»
rispose Mac «ma non crederai ai tuoi occhi».
Infatti,
assurdo ma vero, a mettersi sulla traiettoria di Turbinskii
per tentare di salvarlo era stato Meat.
«Meat!!!»
esclamò Kid.
Meat, un
nanetto di un metro, aveva provato a salvare un gigante di
oltre due in caduta libera rompendosi tutte le ossa.
Lui cedette.
Emerald si riscosse dallo shock, correndo da lui insieme a
Kid e gli altri.
«MEAT!!!»
L’unico
che sapeva tutta la storia, l’unico che le era sempre stato
vicino, che le aveva dato dei consigli che lei non aveva seguito, che
l’aveva sempre
aiutata, che si era sempre preoccupato per lei.
«Kid…»
disse il piccoletto, per poi voltarsi verso di lei
«…Hammy…Meat…vi vuole
bene…» disse prima di perdere i sensi.
«no!
No, non ci lasciare!» urlò Kid.
«il
vostro amico verrà rimesso in sesto. Avrebbe dovuto
saperlo…tsk…»
commentò -purtroppo seguendo effettivamente la logica- Flash
«rischiare l’osso
del collo per salvare un rottame».
Plic.
La goccia.
Kevin scese
lungo la scala.
«specialmente
se gli importava qualcosa di te, Kid. Ora sembra che
sarai tu senza trainer nel prossimo incontro. Ma considerando
quant’è
stupido…forse è meglio così».
Stupido…
“mi
fai sempre stare in pensiero, ragazza mia”.
…stupido…
“con
me puoi parlare tranquillamente lo sai. Dimmi tutto”.
…STUPIDO…
“se
solo potessi aiutarti…farei qualunque
cosa…”
…STUPIDO?!
Kid stava per
voltarsi e tirare all’inglese un pugno in faccia, ma
venne bloccato -come tutti i presenti- da una semplicissima frase.
«Kevin
Mask. Stai ZITTO».
All’inizio
Kevin non capì neppure chi lo avesse detto. Era una voce
conosciuta ma con un tono così aspro, freddo e quasi ringhiante
che lì per lì non
riuscì ad identificarla.
Poi Emerald
J.V.P. Lancaster sollevò lo sguardo dal suo amico ferito
puntandolo contro di lui ed avvicinandoglisi.
E a quel punto
Kevin capì. Anche se crederci gli
risultava
difficile, come gli sembrava assurdo vedere Emerald in quel modo,
gelida, dura,
assolutamente feroce; qualcosa che a parer suo strideva completamente
col modo
di essere della ragazza che lui conosceva.
Lord Flash
invece, che conosceva benissimo quel lato di lei, vedendo
che si era ripresa marsupio e doppietta fece almeno tre passi indietro.
«Emerald,
lui-» avviò a dire Kevin, ma fu bruscamente
interrotto.
«forse
quel che ha fatto Meat non è stata la cosa più
logica del mondo,
ma non ci sarebbe stato bisogno se tu ti fossi fermato. Volevi
dimostrare di
essere il più grande wrestler dell’Universo,
vero?» si avvicinò ancora «beh,
hai sbagliato. Così hai dimostrato solo di essere il
più grande stronzo».
Trattennero
tutti il fiato.
Per Kevin fu
una pugnalata in pieno petto, così come lo era il suo
sguardo, ma era ancora in “switch”, e le parole di
Emerald ebbero dunque solo
l’effetto di fargli montare ancor di più quella
rabbia gelida che l’aveva preso
durante il match e non accennava ancora ad andarsene.
«e
tu, dopo di lui, la più grande stupida»
ringhiò di rimando.
«…Meat…e
adesso io…sono senza trainer e…tanto chiunque
può allenarmi,
Terry, Wally…» balbettava Kid.
«sbagliato»
lo corresse Jacqueline con un sorrisetto «le regole stabiliscono molto chiaramente che il tuo allenatore
e secondo non deve mai aver sfidato uno dei tuoi potenziali avversari.
Indi il
texano che strilla, il tricheco palla di pelo, ed anche
l’antilope, sono tutti
ineleggibili».
Era una
minchiata grossa come tutto lo stadio. Se Terry aveva fatto da
secondo a Slyscraper, che peraltro era nel gruppo rosso come Kid,
perché non
avrebbe potuto essere anche il secondo del suddetto? Oh si, era una
stupidaggine bella e buona, detta per ammansire il crudele e sensuale
uomo con
cui sarebbe uscita il giorno dopo. Per favorirlo, per aiutarlo.
«lasciala
perdere Kevin. Come puoi pretendere che capisca?» disse duro
Flash.
Quella era
l’occasione perfetta per liberarsi della presenza di Emerald
una volta per tutte. Niente più problemi, solo una grande
pace…
Gli sarebbero
mancate le battaglie. Gli sarebbe mancata la sua
arcinemica, in un modo che nessuno, nemmeno lui stesso, riusciva a
comprendere
appieno. Ma vincere veniva prima di tutto.
E quanto a quel
che sarebbe successo dopo, la decisione di Emerald e tutto il
resto…si sa.
“…ecco
come siamo arrivati a questo. Anche io sto a farmi certe
domande…”
«ah…Emerald…»
«si?»
«dove
andiamo adesso? Io ho paura…ho paura di
affrontarli…» confessò
Kid.
Emerald
andò verso la moto. «salimi dietro»
disse semplicemente,
togliendo il cavalletto.
Lui
obbedì.
«…e
se provi a scappare ti impallino» lo avvertì,
mentre partiva.
***
Indi, ci siamo.
Inutile
dire che senza il sostegno di chi legge, segue, recensisce e
preferisce difficilmente la storia sarebbe arrivata fin qui. Quindi, grazie. :D
|
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Capitolo 21 *** 19- discorsi ***
Arrivati al
Beverly Park, Kid Muscle ed Emerald -che aveva parcheggiato
la moto vicino alla minuscola casetta di legno in cui lui viveva ormai da circa un
anno- entrarono
nella suddetta senza scambiarsi ancora una parola. Nessuno dei due
infatti
aveva detto più nulla per tutto il viaggio, troppo presi a
pensare a quanto era
successo.
Emerald si
guardò attorno. Conosceva già bene
l’interno di quella
casetta, ma non avrebbe mai pensato di dover finire a trascorrerci due
settimane.
Già,
perché non sarebbe certo tornata a casa propria. No, no.
Assolutamente. Casa era troppo vicino a due persone con le quali,
momentaneamente, proprio non voleva imbattersi.
L’atteggiamento
di Kevin l’aveva semplicemente sconvolta, e pur
continuando a pensare che quanto era accaduto fosse anche un
po’colpa sua
trovava orribile che avesse “superato la linea”.
E le aveva pure
dato della stupida!
Ma quella
Emerald poteva riconoscerla come una reazione a “hai
dimostrato di essere il più grande stronzo
dell’Universo”.
No…quello
che l’aveva fatta inferocire in quel modo era stato un misto
tra il fatto che Kevin avesse preso in giro Meat -che si era ridotto in
quel
modo nel tentativo non solo di salvare Turbinskii ma forse anche di
evitare a
Kevin di diventare un assassino- ed il non essersi fermato quando lei
aveva
supplicato di farlo, cosa che invece prima avrebbe fatto immediatamente
rendendosi egli stesso conto di stare esagerando.
E Flash,
poi… naturalmente si odiavano sempre, ma proprio ora che tra
una cosa ed un’altra i rapporti si erano fatti un
po’meno tesi era andato tutto
di nuovo a catafascio.
Ed ora lei era
schierata con l’unico avversario col quale a Kevin fosse
mai importato davvero combattere, Kid Muscle, e a fare proprio quello
che oltre
tre anni prima aveva dichiarato di non voler fare:
l’allenatrice.
Forse suo padre
-quanto sperava che arrivasse a breve!- sarebbe stato
contento di vederla, anche solo per una volta, mettere in pratica quel
che le
aveva insegnato…ma era l’unica cosa buona di tutta
la faccenda, che tra l’altro
era resa ancora peggiore dal fatto che al di là di rabbia,
delusione ed orrore,
nonché la consapevolezza che il giorno dopo si sarebbe
portato a letto
Jacqueline, lei fosse ancora innamorata di Kevin.
Un Kevin che
aveva decisamente bisogno di una lezione per tornare sulla
retta via.
Insomma, il
fatto che altri sbagliassero non significava certo che
dovesse farlo anche lui, giusto? E che lei stessa avesse un lato oscuro
che la
portava a fare cose che normalmente non avrebbe fatto non significava
che anche
Kevin dovesse lasciare che questo prendesse il controllo in quel modo.
Oh, ma quanto
sarebbe stato tutto più facile se quell’amore non
fosse
mai esistito!
«io e
Meat…dividevamo il letto» disse piano Kid
«non so se tu…nel caso
avessi pensato di stare qui, insomma, io dormo sul pavimento
e…ma mi alleni
davvero?»
« si,
ti alleno davvero. E non c’è bisogno che tu dorma
sul pavimento,
Kid. A dirtela tutta ho dormito con più uomini in
quest’ultimo periodo che in
tutto il resto della mia vita, uno in più non fa
differenza» si gettò sul letto
«e se non altro con te ho la sicurezza che non tenterai di
uccidermi nel
sonno…»
«eh?!»
allibì Kid «che vuol dire?»
«niente».
Kid si sedette
a terra a gambe incrociate. «ma tu sei proprio sicura di
quel che stai facendo?»
«a te
serve un trainer si o no?!» sbottò la ragazza per
poi cercare di
rilassarsi e fare un respiro profondo «scusami Kid, non
volevo trattarti male.
Mi spiace».
«no…tranquilla.
Insomma mi rendo conto che per te non dev’essere
facile…da quanto ne so tu a Kevin tieni molto».
Lei
sbuffò. «lui a me per niente, però. E
poi...è anche per questo che
non posso lasciarlo fare. Lui ha oltrepassato la linea, Kid»
disegnò la
suddetta in aria, con un dito «non si è fermato
nonostante lo abbia supplicato,
e se lo avesse fatto Meat adesso starebbe bene. Kevin ha perso il senso
della
misura. Bisogna che lo riacquisti…»
tirò fuori la doppietta con un gesto improvviso
«dove-cavolo-vai?!»
Kid, che stava
strisciando verso la porta, diventò blu ed un grosso
sorriso stupido gli comparve sulla faccia. «eeeeeeeeeeh a
comprare il latte!»
«e
che ci faccio col latte? Se mi poi usciamo insieme a comprare la
grappa. Un bel po’…di grappa» aggiunse
con un sospiro «e del buon vino rosso. Credo
proprio che mi servirà…»
«ahem
intendi allenarmi da ubriaca?» le domandò Kid.
«non
voglio ubriacarmi mattina e pomeriggio, solo la sera. Per evitare
incubi bisogna svuotare la testa prima di andare a dormire,
giusto?»
«eeeeh…giusto?»
«sapevo
che avresti capito».
In
verità Kid non aveva capito più di tanto. E quel
poco, non gli
sembrava poi così giusto. Ma com’era che si
diceva, “questo passa in convento”,
e quello che passava in convento al momento era Hammy. Lui non aveva
più un
istruttore, lei si era resa disponibile; tanto per restare in tema di
proverbi,
o mangi la minestra o salti dalla finestra. E Kid Muscle di saltare
dalla
finestra non aveva voglia.
«ma
se per esempio io andassi a cercare mia madre…»
tentò poi.
«Kid,
ho capito che hai paura, piantala con queste scuse…e il
latte, e
la mamma…dimmi “ho paura e vorrei
fuggire”, che fai prima!» borbottò
Emerald.
«vuoi
che lo dica?! OK! Ho paura, vorrei fuggire, temo che Kevin mi
rompa tutte le ossa e non ho idea di che fare contro lui e Lord Flash!
Sei
contenta adesso?!!» strillò il kinniku scoppiando
a piangere dalla paura come
suo solito «se lo sei meglio per te, perché io
invece non lo sono per niente!
Meat è all’ospedale, senza di lui non so che fare,
è vero che ci sei tu però…»
guardò tristemente in basso «non è la
stessa cosa. Io e te siamo amici, diciamo
anche amici stretti, ma qui si tratta di mettersi completamente nelle
tue mani.
Io lo so che tuo padre ti ha addestrata per fare proprio questo, ma tu
non hai
mai voluto saperne…e poi…io a parlare con te non
ho problemi, ma mi è sempre
sembrato che ci fossero tante cose che tu invece non mi dici, come non
le dici
agli altri».
«Kid…»
«e
non solo, ma mi trovo anche ad avere paura che tenendo molto a Kevin
tu possa finire per abbandonarmi, ed in quel caso sareste tre contro
uno!»
Anche Emerald
si era messa a sedere a gambe incrociate, sul letto però.
«insomma è una questione di fiducia».
«…si».
Hammy lo
guardò a lungo. «se voglio allenarti non
è solo per dare una
lezione che riporti Kevin sulla retta via, ma anche perché
voglio bene a Meat.
E perché gli sono debitrice» disse «lui
mi ha sempre aiutata per quanto ha
potuto, Kid. Mi è sempre stato vicino. Mi fidavo di lui al
punto di raccontagli
cose che non ho raccontato a nessun altro. Si, hai ragione: ci sono
diverse
cose che non ti ho detto. Sono storie…pessime…e
di raccontarle non mi andrebbe,
ma…se accetterai che io ti aiuti non voglio che finiamo
nelle condizioni di
Kevin e Flash all’inizio dell’incontro di oggi.
Perciò, se mi chiederai di
dirti tutto quel che mi sono risparmiata di dire a te e agli altri fino
ad ora,
Kid, lo farò. Serve che ti fidi completamente di me come io
e i tuoi amici ci
fidiamo di te sul fatto che non ci deluderai, nel prossimo
incontro» gli
sorrise «sei un Kinniku. Indi, sei un campione».
Quando Emerald
disse così Kid si commosse. Aveva ragione lei, come
aveva potuto pensare di scappare via e non affrontare
l’incontro? Non poteva
certo deludere i suoi amici, la sua famiglia, tutti quelli che lo
avevano
sostenuto!
Ma la paura
faceva ancora novanta.
«grazie.
Hai ragione, io non posso scappare così. Però
voglio anche
sapere qualcosina di più».
La ragazza dopo
un paio di esitazioni annuì.
Se voleva che
Kid si fidasse di lei doveva dirgli tutto,
o quasi. Il dettaglio della sua disastrosa
nottata col suo arcinemico lo avrebbe tenuto per sé. Ma
quanto al resto, ormai,
poteva anche raccontarglielo.
«ok.
Ma non ti piacerà quello che sentirai… vedi,
è una storia
abbastanza sordida. Dunque, tutto è iniziato quando mio
padre , diversi anni
fa, si è trovato in pessime condizioni
economiche…»
Neanche a casa
Mask l’atmosfera era delle migliori. La gioia di
entrambi di essersi ritrovati, infatti, era stata completamente
guastata dalla
decisione di Hammy di allenare Kid Muscle.
Kevin era nelle
condizioni di qualche sera prima, furioso e disperato.
Come aveva potuto fargli una cosa simile dopo tutto quello che avevano
passato?
Emerald, Hammy, il suo Scimmiattolo, la ragazza con cui avrebbe voluto
stare
insieme per tutta la vita, lo aveva tradito in quel modo.
Non riusciva a
crederci. Se n’era veramente andata? Aveva veramente
compiuto quella scelta assurda?
Aveva ancora in
testa il tono gelido della sua voce, la durezza e la
ferocia del suo sguardo. Più ci pensava meno lo riteneva
possibile…
“Kevin
Mask. Sta’ ZITTO”.
E lui le aveva
obbedito. Poi lei gli aveva dato dello stronzo…lui della
stupida…ma forse la colpa era sua. Aveva ignorato le sue
urla, aveva ignorato
le sue suppliche, aveva ignorato lei, e
adesso ne pagava le conseguenze. Già solo per questo, a quel
punto, finalmente
Kevin fece lo “switch” inverso.
Aveva detto a
Turbinskii che non gli importava più niente di Emerald!
Bugia, menzogna! Altro che “non mi importa”, gli
importava eccome.
Che figura
aveva fatto? Quello, il mezzo aereo bastardo, a dirle che
l’amava praticamente durante tutto l’incontro; lui
invece ad ignorarla,
maltrattarla ed uscire pure con un’altra.
Lei
lì sotto a preoccuparsi per lui,
lui a pensare solo al massacro.
Lei ad urlargli
che non c’era bisogno di essere così spietati, e
lui
più crudele che mai.
Lei a
supplicarlo di farla finita, lui a fare tutto il contrario.
Oh, Dio. Forse
non aveva tutti i torti a dargli del coglione.
Che diavolo,
aveva ridato fiducia -e riaccolto in casa- Flash a parità
di torti, perché con lei non aveva fatto lo stesso? Tanto
più che ne era
innamorato!
“Kevin
non farlo, non oltrepassare quella linea, ti
prego”.
“non
oltrepassare quella linea”.
Non
“ti prego non fargli più del male
perché lo amo”.
C’era
una differenza fondamentale, ed era che lo aveva supplicato per
il suo stesso bene, più che per il bene di Turbinskii.
Le aveva
mostrato il suo lato peggiore…ovvio che adesso lei non
volesse
più saperne…
“per
quanto, pensandoci bene, a proposito di lati peggiori credo di
aver finalmente capito cosa intendeva Lord Flash col dire che Emerald
non è
solo ‘Hammy’. Per un attimo ho temuto che ci
freddasse sul posto!...ah, ma che
vado a pensare? Lei non lo farebbe mai! Non a me…”
pensò “e per quanto continui
a pensare che Meat sia stato completamente idiota, forse se non avessi
detto
nulla, se l’avessi ascoltata, lei sarebbe qui. Forse avremmo
risolto. E io non
dovrei più uscire con Jacqueline MacMad. Ma che avevo in
testa quando le ho chiesto
di uscire?! In certi casi mi viene da pensare che Emerald non ha torto
quando
mi da’ del coglione. E adesso?...che faccio?” fece
uno sbuffo nervoso e cercò
di tornare in sé “d’accordo. Basta
piangersi addosso. Ormai lei è contro di me.
Ha scelto di stare dalla parte del mio avversario. Devo agire di
conseguenza”.
Però
stava male come un cane.
Anche Lord
Flash era pensieroso. Pur conoscendo l’altro lato di Emerald
tutto si sarebbe aspettato ma non un voltafaccia simile da parte sua.
Ma non
era quella che teneva tanto a Kevin, lei? E andava ad
allenare
il suo avversario?! Roba da non
credersi. Flash si sarebbe aspettato
scenate, arrabbiature -verso Kevin- e verso di lui puntamenti di
pistola, nuovi
tentativi di omicidio, un paio di altri sfasci…no quelli non
se li aspettava,
se mai ci sper-NO, niente!!!...
Insomma, per
farla breve, tutto ma non questo. E se lì per lì
era stato
semplicemente euforico all’idea di poter allenare Kevin in
santa pace, da
quando erano saliti in macchina per tornare a casa aveva già
iniziato a
cambiare idea.
Non riusciva
neppure a capire bene perché Emerald se la fosse presa
tanto. Ok, era stata completamente ignorata per tutto il match, ma era
davvero
solo per quel motivo? Il secondo switch lo aveva avuto quando Kevin
aveva definito
-giustamente a parer suo- stupido Meat. Beh, che quei due fossero amici
si
sapeva. Ma nonostante ciò la reazione della ragazza era
stata assolutamente
eccessiva, per un semplice “amico”.
Sempre che
fosse tale. A questo punto il russo si permetteva di
dubitarne.
…chissà,
magari se avesse saputo che Meat era a
conoscenza di
tutta la storia da mesi,
incluso il loro sfascio, avrebbe capito i
motivi del comportamento di Hammy…
«quella
ragazza ha più difetti che pregi, eppure non avrei mai
creduto
che avrebbe fatto una cosa simile. Tradirti proprio prima del
combattimento più
importante che tu abbia mai affrontato».
Kevin si tolse
l’impermeabile e lo appese all’attaccapanni.
«che faccia
quello che vuole, non mi interessa più ormai. Ha fatto la
sua scelta, ha voluto
tradirmi, e le conseguenze saranno quelle che saranno» disse
in tono più fermo
possibile. Peccato che poi rovinò tutto
con…«ma perché è dovuto
finire tutto
così, con lei? Io non volevo questo».
“possibile
che sia ancora perso dietro a lei, anche dopo questo
tradimento? Possibile?!” pensò Flash, pur non
essendo stupito da questo quanto
piuttosto quasi rassegnato. «è andata
com’è andata».
«e
se…tornasse…»
«devo
ricordarti che giusto poco fa le hai detto che non l’avresti
riaccolta al tuo fianco nemmeno se fosse tornata strisciando? Hai
già cambiato
idea?» gli chiese il russo in tono quasi sarcastico
«una cosa del genere è
imperdonabile».
«io
so per certo solo una cosa, Lord Flash: che non doveva finire in
questo modo. E che se lei, ed anche TU» lo indicò
«aveste agito diversamente
probabilmente sarebbe anche finita, diversamente. Con te qui, e con LEI
qui,
esattamente come dovrebbe essere! È vero che ti ho riaccolto
però sia chiaro:
alcune cose devono cambiare. E abbiamo anche parecchio di cui
discutere, in
primis la tua ostinazione a non volermi dire chi sei davvero, tanto da
essere
arrivato a ricattarla pur di farla stare zitta! Perché lo
hai fatto, perché lo
fai?! E non tirare fuori bugie melodrammatiche come hai fatto quando ti
ho
chiesto del tuo passato».
Lord Flash lo
guardò a lungo esitando, pur avendo immaginato
già da
prima che Kevin gli avrebbe fatto una richiesta del genere. Un
po’lo capiva,
povero ragazzo, aveva creduto per mesi che le cose stessero in un certo
modo per
poi vedere improvvisamente aprirsi il vaso di Pandora e scoprire che
invece
c’era molto, molto altro sotto. E se tutto fosse andato come
doveva andare Kevin
non avrebbe mai saputo cosa c’era in
fondo al vaso, sepolto in un mezzo oblio di alcol, fumo e droga.
«tra
le altre cose potremmo dire che lo faccio per salvarmi la
vita».
“salvarsi
la…?”
«che
vuol dire? Non è che questo chiarisca molto la situazione,
se mai
mi inquieta ancora di più!» sbottò
Kevin «perché qualcuno dovrebbe volerti
morto, cosa sei, un ricercato, un ex mafioso, un criminale di non so
quale
natura, un pazzo scappato da un manicomio, cosa?!»
«non
ti sembra che se fossi stato un pazzo scappato da un manicomio
avrei potuto ucciderti e darti da mangiare ai cani randagi mesi
fa?» gli fece
notare il russo.
«non
tutti i pazzi sono SEMPRE pazzi» ribatté Kevin
«ad alcuni quando
si arrabbiano vengono dei raptus che…»
«Kevin,
anche io voglio “essere diretto”»
mimò le virgolette «come tu
lo sei stato prima, nel dirti che se fossi stato un pazzo del tipo che
dici
saresti morto da un pezzo».
Allegria. «e
perché, di grazia?»
«perchè
con quella tua maledetta ossessione del mignolo, e qui devo
citare per forza Emerald anche se la detesto ed è un modo di
dire estremamente
volgare, hai veramente scartavetrato
le palle. E il
mignolo, e il telegiornale, e la cacchetta virtuale transgender, e
“ma dov’è
Emerald, dove non è Emerald, che fa, che non fa, che dice,
che non dice, con
chi è, con chi non
è”…intendiamoci, io ti ascoltavo, ti
ascolto e sempre ti
ascolterò qualunque cosa tu voglia confidarmi»
puntualizzò «non è che tu non
possa parlarmi di qualcosa, se vuoi farlo. E quando lo fai ne sono
lieto,
perché significa che ti fidi di me. Solo che in tutto questo
tempo ho pensato
che ti concentrassi troppo su di lei e poco sulla vittoria».
Kevin non disse
una parola.
«e
comunque, assodato che sono russo, posso bere il tè come mi
pare e
piace?» gli domandò mentre andavano nel soggiorno
e si sedevano sulle due
poltroncine.
Anche se
Emerald non c’era, evidentemente a nessuno dei due riusciva
di
occupare il suo posto sul divano.
«seh»
concesse l’inglese senza nessun entusiasmo «certo
che tutto
questo avresti potuto dirmelo prima».
«per
farmi cacciare? Sarei andato contro il mio fine».
«e
quale sarebbe? Io non l’ho ancora capito, come non riesco a
capire
un sacco di cose, e tutto questo non mi piace per niente. Sono confuso.
E non
mi piace nemmeno questo. Ho troppe domande e le poche risposte che ho
sono
vaghe, io…ho bisogno di fare ordine, capisci?» si
guardò attorno «anche qui in
casa a dire il vero».
«poi
magari ti aiuto».
«POI.
Prima, le domande».
Niente da fare,
non c’era verso di distoglierlo. «E va bene. ma ti
risponderò solo per quanto posso».
«almeno
un “si” o un “no” devi dirmelo
a tutte» Kevin incrociò le
braccia «ti pongo di nuovo la domanda di prima:
perché nasconderti?»
«e io
ti do la risposta di prima: per salvarmi la vita, tra le altre
cose».
«sei
un ricercato?»
«no».
«ex
mafioso?»
«assolutamente
no».
«chi
ti costringe a nasconderti?»
«non
posso dirlo. Ancora».
E
già iniziava con i “non posso dirlo”.
Uff.
«è
la polizia russa?»
«no».
«i
servizi segreti russi?»
«no».
«l’MI6?»
«no».
«la
mafia russa?»
«no».
«un
mafioso inglese?»
«similia».
Oh. Un piccolo
passo avanti l’avevano fatto. A Kevin sembrava di
giocare a indovina chi…
«da
quanto va avanti?»
«circa
undici anni».
«perché?»
«gli
servo».
«hai
detto che ti vuole morto».
«perché
una volta che gli sarò servito poi diventerò
inutile».
«ma
che cosa gli hai fatto?»
«nulla».
«e
allora perché ti vuole morto?!» sbottò
Kevin esasperato.
«perché
mi considera una bestia rara della quale gli piacerebbe avere
la testa».
Silenzio. Kevin
lo guardò a lungo, notando che il suo trainer aveva di
nuovo quella paura nello sguardo. No, non mentiva stavolta. Ma il
ragazzo non
riusciva a spiegarsi perché, percome, come fosse possibile
una cosa del genere,
trattare un uomo come un animale!
«tu
non sei una bestia».
Da spaventato
lo sguardo del russo divenne triste, e quasi dolce.
«purtroppo non tutti la pensano come te, ma ti ringrazio,
Kevin».
«la
vera bestia è lui. Una caccia all’uomo! Ma che
storia è? Io…ah, non
so come definirlo».
Lord Flash
pensò che Robin Mask a suo tempo aveva detto esattamente la
stessa cosa. «un uomo spietato. Ecco come puoi
definirlo».
Kevin scosse la
testa. «mi sembra assurdo».
«eppure
è vero».
«lo
so. Non ho messo in dubbio questo».
«torniamo
alle domande?»
Preferiva che
continuasse il terzo grado pur di non parlare più di
quell’argomento. E Kevin, riuscendo a capirlo,
poté solo rispettare la scelta.
Magari gliel’avrebbe detto più in là.
«va
bene. Quindi…sei russo».
«si».
«però
hai vissuto in Inghilterra».
«si».
«come
sapevi del patto? Insomma…dubito che mio padre
l’abbia
sbandierato ai quattro venti. Tsk…più ci penso e
più rimango sconvolto, ma che
gli è saltato in testa?!»
«voleva
far si che la famiglia Mask e la famiglia Lancaster si
unissero».
«e lo
vuole tuttora, direi, visto che ha detto ad Emerald della cosa
quando siamo andati a Londra!» Kevin scosse nervosamente la
testa «è
assurdo…non siamo nel Medioevo. È anche per colpa
di questo patto se Emerald
ora non è qui. E a proposito, non hai risposto alla mia
domanda: come sai del
patto? Conosci mio padre».
«…si».
«ecco,
che tu lo conosca da un filo più di senso al fatto che tu
possedessi quei libri. Ma comunque…perché hai
ricattato Emerald?»
«se i
risultati delle sue indagini su chi sono realmente fossero
trapelati, o fossero finiti in mani in cui non dovevano finire, la
persona di
cui ti ho parlato prima mi avrebbe trovato. Non avrei dovuto ricattarla
così e avremmo dovuto dirti del patto, ma io in quel momento non ci ho
pensato. Ho
pensato solo a salvarmi la vita e al fatto che devo ripagare una
persona per
tutto ciò che ha fatto per me, e se fossi stato ucciso o
lontano da te non
avrei potuto farlo».
«quindi
questa persona a cui devi tutto esiste».
«si».
«e
non mi dirai chi è».
«non
ora».
«tu
ed Hammy…Emerald…vi siete davvero quasi
ammazzati?» gli chiese,
pregando per un “no” nonostante sapesse di
“si”.
«più
volte».
«la
ferita alla gamba gliel’hai fatta tu?»
Ecco, se
pensava a quello gli veniva voglia di tirargli qualcosa come
minimo.
«si».
«il
giorno del mio compleanno».
«eh
si».
«quindi
non era una slogatura».
«no».
«e
nemmeno il tuo braccio era slogato, vero? Non lo muovi ancora
bene…»
«mi
ha sparato. Mirava ai punti vitali, a dire il vero»
puntualizzò
«si. Abbiamo cercato di ucciderci sul serio. Ed i danni che
hai visto non erano
niente, prima era peggio».
«come
sarebbe a dire??!! Mi stai dicendo che dopo esservi fatti la
guerra avete rimesso a posto casa insieme?» allibì
l’inglese, trovandolo
semplicemente assurdo.
«proprio.
Per non farti preoccupare, sai».
«MA
NON HA SENSO!!!»
Il russo fece
spallucce. «che abbia senso o meno, è
così».
«vi
ammazzate, vi alleate, vi coprite, vi odiate, vi diffamate, avete
vissuto insieme per tre giorni, è assurdo! Lord
Flash…io non riesco a capire.
Una persona o la odi o ci vai d’accordo, non è
ammissibile una cosa come
questa, insomma…» unì le mani davanti
al viso, ce lo appoggiò chiudendo gli
occhi, prese fiato e tornò a guardarlo
«…cosa siete?»
«nemici
mortali».
«ma i nemici
mortali non vivono sotto lo stesso tetto!!!»
strepitò Kevin, più esasperato che mai.
«a
volte a quanto pare lo fanno».
«io
con questa storia ci divento matto».
«non
sforzarti di capire, Kevin».
«mi
stai dando dello stupido?»
«no,
è che non lo capisco nemmeno io che sono una delle parti in
causa,
figurarsi tu che sei un esterno».
Kevin iniziava
a rimpiangere di essersi avventurato in quel discorso,
sia perché non aveva senso che perché
l’idea di aver rischiato di perdere uno
dei due o entrambi lo atterriva.
«…a
proposito…ma che avete fatto tu ed Emerald quei due
giorni?» indagò
poi.
Al russo
tornarono in mente diverse cose, in primis la sua pelle
bianca…il corpo flessuoso…Emerald,
così giovane, così calda…nonostante
quel che
le aveva detto, intimamente trovava un vero peccato ricordare
così poco di
quella notte, nonostante in quei giorni quello non fosse il solo
momento in cui
si erano trovati -pure se in modo molto meno compromettente- un
po’più a
contatto.
E al fatto che
lei non ricordasse proprio niente-niente non credeva
neanche un po’.
«niente
di che. Ho letto qualcuno dei libri che ha in casa, devo
ammettere che ha una collezione di volumi di tutto rispetto»
disse.
«tutto
qui?»
«cos’altro
volevi che facessimo?»
«ma
non è per quello…è solo
che…insomma, avete passato due giorni a
leggere?»
«più
o meno si».
“mmmh…sarà…”
pensò Kevin. «ah…sbaglio o Emerald ha
cambiato divano?
L’ho visto da fuori».
«già».
«chissà
come mai. Le piaceva parecchio quel divano, dato che era verde
smeraldo».
«non
ne ho proprio idea» mentì Flash «a
proposito, devo andare a
prendere alcune cose che ho lasciato da lei» disse, alzandosi.
«dubito
che lei sia tornata a casa, probabilmente…è da
Kid Muscle»
borbottò Kevin, funereo, alzandosi e seguendolo fuori casa e
lungo la via.
«tanto
so dov’è la chiave di riserva».
«…ha
una chiave di riserva?»
“e
perché a me non l’ha detto?!...”
pensò Kevin mentre passavano
davanti a casa di Emerald e la superavano.
«Lord
Flash…casa di Emerald l’abbiamo passata».
«lo
so» disse il russo avvicinandosi ad una quercia e battendo
due
colpi lenti e tre veloci. Poco dopo dall’alto cadde qualcosa
di argenteo «bene
andiamo…ah, no, un attimo: squiky»
disse
guardando in alto. Kevin invece guardava lui, decisamente stranito.
«che
cos’era quello?!»
«broken
squirrelish. A proposito, se
mai un
giorno uno scoiattolo con uno zaino grigio dovesse parartisi davanti e
dirti
“squik” tu rispondi “squiken”,
altrimenti te lo ritroverai nelle mutande.
Quegli animali si infilano ovunque» commentò.
Kevin era più allibito di prima.
«ma…che
c’entrano gli scoiattoli?» gli chiese mentre si
riavviavano
verso casa di Emerald.
«credi
che la chiave me l’abbia data un fantasma?»
«…vorresti
dire che te l’avrebbe data uno scoiattolo?!!»
Le cose erano
due, o lo stava prendendo in giro per farlo esasperare
o…lo stava prendendo in giro per farlo esasperare.
Perché non aveva il minimo
senso.
«a
dire il vero su quella quercia ci sono cinque famiglie. Non so chi
me l’abbia data».
«mi
stai prendendo in giro, ammettilo una buona volta!»
«non
mi permetterei mai. Perché ti stupisce tanto che Emerald
abbia
addestrato degli scoiattoli a fare certe cose? Da ieri poi
c’è Sammy che va
pure a rubare le sigarette in cambio di nocciole».
«…ma…lo
scoiattolo di prima allora c’era davvero?...»
Kevin
effettivamente era riuscito a vederlo, ma aveva pensato fosse
un’allucinazione dovuta alle tante botte in testa.
«già».
«ma
tu com’è che sai di questa cosa?»
indagò Kevin mentre Flash apriva
la porta.
«una
volta siamo rimasti chiusi fuori».
Ma certo. Tutto
normale.
“ma
perché continuo a fargli domande?!”
Appena entrato
in casa fu assalito da un’ondata di ricordi. Per la
maggior parte erano piacevoli…ma…
“questa
è la casa dove Emerald e Turbinskii si vedevano.
Quella” guardò
verso il corridoio, pensando alla camera da letto, mentre Flash
prendeva le
cose per cui era venuto “è la stanza dove andavano
a letto insieme. E…e lì c’è
il letto dove ho dormito il giorno in cui mi sono
dichiarato…se ci penso mi
viene la nausea, adesso, quello era
sotto la doccia con lei! E ho dormito dove quei due hanno…aah,
mi
rifiuto di pensarci!!!”
«io
credo di aver finito. E tu, Kevin?»
«mh?»
«non
vuoi riprenderti le tue cose? Immagino che qui ce ne siano
parecchie».
…rivoleva
le proprie cose?
«si…no…non
lo so. Se mai…mi riprendo qualcosa di biancheria
intima».
“non
vuole neppure riprendersi i suoi vestiti, come se questa per lui
fosse solo una condizione transitoria invece che davvero la fine. Come
se
credesse che Emerald prima o poi tornerà. Io non ci credo
nemmeno un po’, dopo
aver visto come ci guardava. Kevin non ha ancora capito che non ha
più a che
fare con Hammy, non avrà a che fare con Hammy durante
l’incontro, ma con Emerald
J.V.P. Lancaster”.
«come
vuoi. Ti aspetto».
Ma quando Kevin
provò a percorrere il corridoio semplicemente si
bloccò. Non ci riusciva. Non ci riusciva proprio. Fare quei
passi verso e poi
dentro la stanza di Emerald voleva dire ripercorrere momenti felici che
forse
non sarebbero più tornati ed una grave umiliazione; non ce
la faceva.
«Kevin?»
«non…lasciamo
perdere».
«vuoi
che ci pensi io? Se mi dici dov’è la
roba…»
In
realtà dov’era la roba lo sapeva benissimo
perché si era concesso
una Grande Ispezione dopo che l’impresa di pulizie aveva
fatto il proprio
dovere. Ma erano dettagli.
«nell’armadio.
Il secondo cassetto…in teoria».
“e
anche in pratica, Kevin” pensò Flash.
«vado io» disse, e sparì nella
stanza. Kevin intanto era andato in salotto. Divano nuovo, tappeto
nuovo…e…
Una statuetta
con un uomo ed una donna che ballavano il tango. Un
trofeo precisamente. E la data sulla targhetta, sotto a “1st
Place”, risaliva
al giorno prima.
«eccomi.
Ho preso quel che volevi, ora possiamo andare».
«eh…e
questo?» l’inglese indicò il trofeo.
Flash fece spallucce.
«andiamo,
su».
“che
questi due…nah, è troppo assurdo anche per
loro” pensò Kevin
seguendolo fino alla quercia, di nuovo, dove Flash abbandonò
la chiave in un
buco sapendo che gli scoiattoli l’avrebbero presa in custodia
poco dopo.
«fatto».
«mi
sa che con le domande su cos’avete fatto ieri ho finito.
Tanto le
risposte sono troppo assurde» borbottò Kevin
mentre tornavano verso casa sua.
«sono
quelle che sono, Kevin».
«io…quando
vi ho visti lì insieme davanti al fuoco ho
pensato…ho
creduto di essermi sbagliato, nel senso...che fossi il suo partner,
non
il mio. Sono felice di aver sbagliato».
«ti
assicuro che possiamo essere tutto meno che partner come lo siamo
io e te».
Ossia nel
wrestling. Perché invece per altre cose…comunque
rientrarono
in casa, e come stabilito iniziarono a rimettere un po’in
ordine.
«già…è
stato un pensiero stupido, tu ed Emerald non potreste essere
partner nemmeno a scopone».
A Lord Flash
nel sentire quelle parole cadde tutto quello che aveva in mano.
«eh…?»
«scopone…il
gioco di carte, hai presente?»
«non
lo conosco…certo che oggi ho le mani di burro, eh?»
«ogni
tanto succede…ma tu guarda che casino che ho
fatto…» borbottò «ci
sono anche tutte le carte sparpagliate. Giocarci con Emerald era una
seccatura,
con quella memoria eidetica del cavolo sapeva non solo benissimo quali
erano
uscite e quali no, ma le ricollegava pure alle strategie che avrei
potuto
utilizzare con le diverse combinazioni, visto che ricordava pure
quell’associazione! Te lo dico…mai scommettere
giocando a carte contro qualcuno
che ha la memoria in quel modo. Quelli così ricordano
tutto…»
Venne
interrotto da un nuovo schianto. A Lord Flash era caduto tutto di
mano un’altra volta, e l’aria che aveva era da
“porco mondo!”.
«Lord
Flash, cosa-»
«Emerald
ha la memoria eidetica».
«eh,
questo lo so. E quindi?» non capiva proprio dove volesse
andare a
parare.
«Emerald
ha la memoria eidetica» ripeté Flash
«Emerald c’era ogni volta
che provavamo tattiche, strategie, mosse, contromosse vecchie e nuove.
Ha visto
le prove di tutte le situazioni in cui vanno applicate. Sa tutto quello
che ti ho
insegnato, anche tecniche che dovevano restare segrete, dato che tu hai
necessariamente
preteso che fosse presente. Conosce a menadito i tuoi punti di forza e
le tue
debolezze psicofisiche. Sa che conosciamo il modo in cui bloccare la
Kinniku
Buster, la Kinniku Diver e la variante ruotata della Kinniku Buster! Sa
che
userai le mosse di tuo padre, sa che cercherai di mettere a punto
l’Assalto
Olap, sa che stiamo cercando il modo di bloccare la Muscle Millennium!
Sa
tutto!» esclamò «sa tutto e se
lo ricorda alla perfezione! Può ricreare
tutto per Kid Muscle, e volendo può studiare delle
contromosse!»
Anche a Kevin
cadde da roba dalle mani. Adesso aveva la stessa
espressione del suo trainer.
È
vero. Emerald ricordava tutto. Come avevano potuto
non
pensarci?! Lasciare che se ne andasse con Kid Muscle era stato come
dare a Kid
i filmati completi di tutti i loro allenamenti segreti, inclusi
“fuori onda” e
“scene eliminate”.
Avevano dato
dello stupido a Meat? Erano loro i veri stupidi, ad aver
lasciato andare via una specie di videocamera vivente!
«ma…Emerald
non…insomma, non ha detto nulla nemmeno a
Turbinskii…»
farfugliò Kevin «perché
dovrebbe…?»
«dico
ma non l’hai vista che faccia aveva?!» si prese la
testa tra le
mani e scosse la testa «e ancora credi che non gli
dirà niente? Ma certo che lo
farà. Tutto quello che abbiamo provato per mesi, Kevin.
Tutto».
«n-non-»
«SI,
Kevin, SI. Quella con cui abbiamo a che fare non è la tua
cara
Hammy, renditene conto una buona volta! Non è
“Hammy”! È con la figlia di
Mr.Lancaster che dobbiamo vedercela, e se ha imparato qualcosa da suo
padre -e
non ne dubito- allora siamo in guai seri. Non si fermerà
solo perché sei tu,
come tu non ti sei risparmiato di finire Turbinskii solo
perché lei ti
supplicava» calciò rabbiosamente via un oggetto a
terra «abbiamo fatto un
gravissimo errore!»
Kevin sentiva
un gran vuoto, dentro. Quello di qualcuno che era a tanto
così da raggiungere almeno UNO dei suoi obiettivi e
rischiava di non riuscirci.
«e
ora…che facciamo?»
«devi
padroneggiare la tecnica Olap, e dobbiamo trovare il modo di
fermare la Muscle Millennuim. È l’unica speranza,
perché quanto al resto…non
possiamo più contarci» disse Flash
«dovremo impegnarci più di quanto abbiamo
mai fatto. Dovrai permettermi di aiutarti al massimo delle mie
capacità».
Kevin lo
guardò, inquieto. «tu…pensi davvero che
lei…»
«per
l’ennesima volta, Kevin, SI» lo prese per le spalle
con fermezza
«si. E non solo, ma se fossi in te starei attento non solo
durante l’incontro
ma anche in questi giorni. Mr.Lancaster non esitava a giocare sporco,
quando
faceva l’allenatore, non vedo perché lei dovrebbe
essere diversa nonostante
debba ammettere che durante le nostre battaglie non lo abbia mai
fatto».
«ma
se non lo ha fatt-»
«ma
la situazione è diversa, Kevin. Abbiamo una Lancaster
arrabbiata,
che vuol darci una lezione e che vuole vincere; un mix letale. Per di
più
allena un kinniku».
«Kid
Muscle è un semplicotto ingenuo!»
sbottò Kevin «non si può cavare
sangue da una rapa!»
«e
se Emerald proprio perché è un sempliciotto
ingenuo riuscisse a
fargli fare tutto quello che vuole?!» ribatté
Flash «e non da ultimo,
nonostante quel che ha detto non è scontato che Emerald sia
la sola Lancaster
che ci troveremo ad affrontare» aggiunse cercando di non
far tremare la voce
sapendo che Kevin se ne sarebbe accorto, e chinandosi a raccogliere
quel che
aveva fatto cadere.
«…che
significa?»
«Howard
l’ha chiamata…quella
sera»
gli rivelò il russo «col dire che a breve sarebbe
arrivato qui in città».
«Howard
Lancaster però non conosce tutte le nostre mosse. Un conto
è
che sia Emerald a giostrare il tutto avendo visto ogni cosa di persona,
un
altro che lo lasci fare a suo padre» disse non molto
intelligentemente Kevin,
tanto che Flash alzò gli occhi al cielo.
«forse
non ha visto tutto quel che hai detto tu, ma è stato a
strettissimo contatto con tuo padre, e le mosse di Robin sono parte
integrante
di quelle che ci sarebbero servite, adesso! Inoltre è molto
più esperto di
Emerald!»
“per
non parlare del fatto che probabilmente vedendolo non capirei
più
niente dalla paura, ma a Kevin non lo dirò. E spero sempre
che ‘presto’ voglia
dire ‘dopo l’incontro’!”
aggiunse mentalmente Lord Flash.
«…e…se…forse
potrei provare…» avviò a dire piano
Kevin «…a dirle di
tornare».
Sarebbe stato
un colpo durissimo al proprio orgoglio, ma cos’era peggio
tra quello e perdere l’incontro per il quale si allenava da
una vita? Amore a
parte, naturalmente.
«e tu
credi che ti darebbe retta? Kevin…concentriamoci su quel che
ho
detto. Senza pensare ad altro. E anche quell’appuntamento con
Jacqueline…»
«quello
lo annullo, non sono in vena di uscirci» disse subito Kevin
«non ne ero in vena nemmeno quando gliel’ho
chiesto, figurarsi adesso».
“spero
solo che la MacMad non gli renda la vita difficile per
questo”
pensò il russo.
«bene».
«quindi
l’allenamento inizia da stasera?»
«da
domani. Hai affrontato uno scontro molto duro, ed io voglio
allenarti, non massacrarti. Come hai detto tu stesso…non
sono la bestia che
qualcuno pensa che sia» disse Flash «questa sera,
fisicamente parlando, sarà di
riposo. Se hai fame…»
Kevin scosse la
testa. «per niente. Non mi va affatto di mangiare. Voglio
solo stare…tranquillo» guardò il divano
desolatamente vuoto. Niente più Emerald
col portatile e con il vasetto delle nocciole vicino, da quel giorno in
poi,
pensò mettendosi sulla poltroncina di destra «per
quanto è possibile».
Il russo si
mise su quella di sinistra. «ottimo. E comunque non ho fame
nemmeno io».
Anche lui
osservava quel divano vuoto, ripensando a tutte le volte in
cui ci aveva visto sopra la sua arcinemica, a volte a leggere, a volte
a
comporre musica, a volte a disegnare, o semplicemente sdraiata senza
fare
niente…spesso dopo aver appena fatto una doccia, e con
indosso una delle tante
magliette che via via aveva fregato a Kevin…
«non
me ne capacito, Lord Flash. Che sia dall’altra parte. Non me
ne
capacito».
Ed ecco che,
prevedibilmente, ricominciava. Facile che andasse avanti
con quella storia per giorni, forse per tutto il tempo.
«siamo
in due».
«l’unica
cosa di cui ho voglia è mettermi a bere fino a non capire
più
niente» disse l’inglese «ma primo, non
risolverebbe nulla e dunque è inutile. Secondo,
la quantità di alcol che vorrei assumere sfora di molto il
massimo che mi
consenti».
«ragazzo
giudizioso. No, bere non risolve niente. Peggiora le cose, se
mai!» disse, con l’aria di chi la sa lunga
sull’argomento.
«Lord
Flash…»
«si?»
«posso
continuare con le domande?»
Mh. Quasi quasi
avrebbe preferito ascoltare l’ennesimo sfogo
riguardante Emerald -il che la diceva lunga su quanto avesse voglia di
continuare quel giochetto delle domande- ma purché Kevin si
fidasse di lui
avrebbe fatto e gli avrebbe detto qualunque cosa.
O quasi.
«se
proprio devi…»
«questa
però è parecchio personale…»
«hm».
«tu
quando mi hai parlato del tuo passato hai nominato una
ragazza…»
avviò a dire Kevin.
«da,
Anja» confermò Flash.
«quindi
lei esiste davvero».
«posso
essere costretto a mentire su tante cose, ma non su di lei, o
sull’amore che provavo per lei. Da, esiste.
Ed era davvero bella come ti
ho detto, o almeno, a me sembrava una principessa. Ed ho mentito sul
fatto che
non mi avesse mai guardato, lei…» di nuovo quello
sguardo dolce e triste «mi
regalava sempre delle collanine di fiori. Ed io pur essendo un
maschietto, e
nell’età in cui di solito si tende a stare alla
larga dalle femmine, ero felice
quando lo faceva. E tutto volevo meno che starle alla larga».
Kevin ascoltava
in silenzio. Era una cosa talmente rara che Flash gli
parlasse di sé senza mentire che non osava interromperlo.
«solo
che poi per…cause di forza maggiore…sono sparito
da quel paese. E
quando sono tornato…avrò avuto la tua
età, forse un paio d’anni meno…lei
è
stata la prima da cui sono andato. Ma non mi riconobbe, e temette anche
che
volessi farle del male. Provai a spiegarle che ero io…che
ero sempre io…ma
non mi ascoltò» guardò altrove con aria
assente «e non fu affatto piacevole per
me. Anzi, voglio dire le cose come stanno, visto che sei tu: fu devastante.
Ed
il pensiero lo è ancora oggi, nonostante siano passati
moltissimi anni» tornò a
guardare Kevin «ricordati sempre questo, Kevin: non importa
quanto un uomo
possa essere duro, non importa l’età, non importa
l’orgoglio, non importa la
forza d’animo, e nemmeno la maturità o il tempo
che passa; ricorda sempre che
esistono cose in grado di distruggere qualunque uomo, o lasciargli
ferite tanto
profonde da rendere loro impossibile rimarginarsi».
Kevin
pensò che chiunque lo avesse definito una bestia non capiva
proprio un accidenti, o semplicemente non lo conosceva.
«capito.
Mi dispiace di…»
«fa
niente. Era un discorso che qualcuno doveva farti, prima o
poi…e te
l’ho fatto io».
«va
bene» disse Kevin «grazie».
«hai
altre domande?»
«no.
Credo che per adesso mi basti. Adesso l’unica cosa che vorrei
è
dormire per una settimana».
“e
svegliarmi scoprendo che Ham...Emerald è qui, ed
è stato solo un
incubo”.
«…ecco.
Soddisfatto?»
«più
che altro scioccato, Emerald…» ammise Kid, che non
credeva alle
proprie orecchie. Che situazione orribile. E lei ne aveva parlato solo
a Meat!
In compenso si
era tolto una curiosità, avendo avuto la conferma che
Kevin fosse -o fosse stato- innamorato di lei.
«ti
avevo detto che non ti sarebbe piaciuto, ricordi?»
«si
ma…non pensavo che fosse TANTO brutto, ecco».
«adesso
ti fidi di me? O ti sei allontanato, piuttosto?» gli
domandò la
ragazza.
«no…adesso
che so…beh, quel che è successo mi da’
un motivo in più per
combattere e vincere, anche solo sapendo quanto deve essere dura per te
questa
situazione. Prima lo avevo intuìto, ma adesso ne ho proprio
la conferma. Ma…sei
proprio sicura di volerlo fare?»
«si,
Kid. E già da ora ti anticipo che pur non oltrepassando la
linea
come Kevin, forse finiremo ad uscire un po’dalle
righe…»
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Capitolo 22 *** 20- rosso di sera... ***
–…quindi
l’appuntamento salta. Ho più da fare
di quanto pensassi – breve pausa – mi
spiace.
«ma
come sarebbe a dire che “salta”?! Io ti concedo
generosamente di uscire con me
e tu annulli?! Lo prendo come un oltraggio! »
E
Jacqueline MacMad non scherzava affatto mentre lo diceva. Lei, una
MacMad, la
donna più bella della galassia, piantata in asso
così da un grosso omone sudato
qualunque! Che affronto! Che scandalo! E poi perché?
Perché “lui aveva troppo
da fare”! Possibile? lei era molto
più importante di qualunque
cosa
avesse da fare Kevin Mask! Ma come ragionava quel tipo?!
Per
non parlare del fatto che la rossa dubitava seriamente che quello fosse
il vero
motivo per cui stava disdicendo. Aveva la sensazione che ci fosse
tutt’altro
sotto, altro che “da fare”, e che questo
“altro” fosse di sesso femminile,
piatta come una tavola da surf, ed anche del tutto insopportabile.
– prendilo un
po’come vuoi. Ciao.
«Kevin
Mask, non azzardarti a riat-»
TUUT-TUUT-TUUT-TUUT-TUUT
«…ha
riattaccato…ha veramente riattaccato,
questo zotico, questo pezzo
d’infame!
Mpf!» Jacqueline lanciò il cellulare sul letto
«e io che volevo mettere il mio
vestito nero sexy solo per lui! ah, ma questa
me la pagherai, Kevin Mask. Me la pagherai eccome!»
sbottò guardandosi allo specchio e quasi strappandosi via i
bigodini che si era
messa per farsi dei boccoli come si deve «commetti solo una
minima infrazione
durante l’incontro, anche solo per sbaglio, e giuro che ti
butto fuori e faccio
vincere Kid Muscle. Oh si!» gettò con violenza i
bigodini in un cassetto
«almeno tutto questo gran daffare che hai non ti
sarà servito a niente!!!»
Reazione "molto matura" , insomma, e il brutto era che
poteva tranquillamente tener fede a quanto stava giurando.
«che
poi…daffare…sei solo uno stupido che si strugge
perché è stato piantato in asso
da un’imbecille insopportabile bassa e senza seno!»
continuò a borbottare
«stupido, stupido, stupido!»
«sorellinaaaa…»
A
proposito di stupidi, ecco quello per eccellenza, suo fratello Ikimon.
Ma non
era proprio in vena di starlo a sentire. Non che lo fosse mai, ma quel
giorno
ancora meno.
«SPARISCI!!!»
gli urlò, afferrando un soprammobile e scagliandoglielo
sulla fronte con tanta
forza da farlo cadere all’indietro, fuori. La porta si chiuse
da sola, per
fortuna.
«che
nervi però» iniziò a struccarsi
«possibile che di tutti i chojiin che c’erano
l’unico che mi abbia calcolata sia stato Kid Muscle?! Si,
magari frequentando
una scuola di fascino migliorerebbe ma…è
veramente brutto…non come mio
fratello, questo è impossibile…»
sospirò «…ma poco ci manca!»
:: due giorni
dopo::
«come
on, Kid, non
costringermi a minacciarti
nuovamente. Lo sai che a me piace di più essere
tenera» era in piedi davanti a
lui e teneva le braccia incrociate davanti al petto «dunque
vai a fare questo
accidenti di bagno e scartavetra poco le palle».
«ma
l’ho fatto ieri!!! Sono tre giorni che mi fai fare il bagno
tutte le sere, non
pensi che per il resto di tempo che rimane basti?» si
lagnò Kid.
«no,
visto che dividiamo il letto. Su, muoviti» gli
indicò il bagno con un cenno del
capo.
«Meat
non era così severo! E poi con lui era più
facile. C’era più pratica e meno
teoria. Devo davvero tenere a mente tutte quelle cose? E come
faccio?!»
«cosa
mi dici se io dico hot dog?»
«ketchup».
«e
cosa significa hot dog?»
«tattica
trentadue».
«alla
quale devi rispondere col ketchup, ossia come?»
«devo
fargli perdere la calma così che si deconcentri, faccia
delle mosse stupide ed
io possa colpire» ripeté a pappagallo Kid.
«appunto.
Mi chiedi “come faccio a tenerlo a mente”, ma vedo
che lo tieni a mente eccome»
gli fece notare Emerald «sei come Po».
«come
chi?»
«Po.
Il panda di Kung-fu Panda. Il maestro Shifu gli ha insegnato grazie al
cibo, e
tu sei uguale».
«al sensei?»
«no,
a
Po ho detto!!!»
«solo
che non mi è chiara una cosa…»
avviò a dire Kid.
«ne
parliamo mentre entri in bagno» disse Emerald spingendocelo
letteralmente
dentro.
«ma
io
non voglio!!!» cercò di opporsi il kinniku
«NON VOGLIOOOO!!!»
«e
che
palla che sei! Mettiamola così Mr.Muscle, se fai il bagno ti
lavo la schiena».
“altro
che entrare in una casa infestata dai fantasmi, questa si che
è una prova di
coraggio” pensò la ragazza sospirando.
Kid a
quelle parole entrò in bagno, fece scorrere
l’acqua bollente, si tolse senza
alcun pudore i vestiti e si tuffò nella vasca.
«sono prontoooo!!!» le passò la
spugna «sfrega bene, baby-AHIOOO perché
l’hai fatto?!» mugolò massaggiandosi la
nuca, dato che Hammy gli aveva dato uno scappellotto.
«non
mi piaceva il tuo tono».
«sei
manesca!»
«a
volte» la londinese lo insaponò ed
iniziò a sfregargli la schiena «oh, ecco,
era così difficile accontentarmi?»
«mmmmmh,
no direi di no…» disse Kid con un sorriso ebete
«se entri nella vasca con me
poi ti insapono io la schiena…e le spalle…e
dovunque ci viene in mente!»
«sei
il solito porcello» disse lei alzando gli occhi al cielo e
sbuffando una risata
«ma no».
«ma
con Turbinskii lo hai fatto!»
«ma
lui era il mio ragazzo. Tu mica no» gli fece osservare Hammy
«non faccio la
doccia o il bagno con tutti quelli che capitano».
«ma
tu
mi vuoi bene».
«ma
non tanto da fare il bagno insieme a te» replicò
«allora, cos’è che mi stavi
dicendo non era chiaro?»
«si…ecco…come
faccio a capire se si tratta di un hot dog o di un piatto di
lasagne?»
«te
lo
dico io».
«ma
se
poi si accorgono e fanno una contro-contromossa?»
«Kid,
che vuoi che capiscano di quel che vogliamo fare se mi metto ad urlare,
che so,
“CASSATAAAAAAA”!!!...? Al massimo penserebbero che
io sia pazza».
«…ma
era questo che ti ha insegnato tuo padre?»
«mi
ha
insegnato che ogni incontro è diverso dall’altro,
ogni avversario è diverso
dall’altro, ogni allievo è diverso
dall’altro ed anche se le cose da insegnare
magari si somigliano per tutti ognuno è un caso a
sé e come tale va preso. Mi
ha insegnato ad essere elastica, Kid. Per dire, con te non avrei mai
potuto
applicare un metodo rigido come quello di Flash per farti ricordare
tutte quelle
tattiche e le contromosse che stiamo studiando; non avrebbe mai
funzionato.
Invece facendo così sono riuscita a farti imparare tutta la
teoria che serviva
in poco tempo» sfregò la schiena con
più vigore «dicono che sei
stupido…»
«io sono stupido».
«fammi
finire! Dicono che sei stupido, ma in realtà non
è così, semplicemente la tua
mente segue strade alternative…polenta!»
«cacciagione,
barriera muscle».
«appunto».
Emerald
pensò che avrebbe dovuto dare delle dritte a Meat, quando
sarebbe andata a
trovarlo. Il suo piccolo amico infatti si era spesso e volentieri
lagnato
perché non riusciva a mettergli in testa assolutamente
niente di teoria, ma lei
a quanto pare aveva trovato il modo.
«e
poi
c’è anche dell’altro
che…beh…»
«dimmi,
dimmi».
«quelle…cose…farlo
distrarre ed attaccarlo pesantemente, attaccarlo mentre è
impegnato ad
intrattenere il pubblico, i calci nelle…hai
capito…i colpi a tradimento,
accecarlo e poi colpirlo, insomma, tutto questo mi convince poco e mi
piace
ancora meno; io non sono così. Per non parlare di
quell’idea di cercare di
farlo discutere col suo allenatore! Queste sono
scorrettezze!».
«non
so se ti è chiaro Kid, ma loro due non si fermeranno davanti
a niente pur di
vincere. Questo toglie loro diversi impicci, e se anche tu non entrerai
in
quest’ottica partiranno estremamente avvantaggiati»
disse Emerald «cosa che non
possiamo permettere, se vogliamo vincere NOI e vogliamo restituire a
Kevin il
senso della misura».
«ma
così non sbagliano solo loro, sbagliamo anche
noi!» protestò il kinniku «non mi
piace! E so che nemmeno a te piace, lo vedo ogni volta che ne parli
quanto ti costa
pensare di fare qualcosa del genere al ragazzo di cui sei
innamorata!»
Già.
Era così evidente…ogni volta…
Emerald
sapeva quanto Kevin si fosse impegnato, quanta fatica, quanto dolore,
quanti
lividi, quante notti insonni aveva sopportato per arrivare in finale;
sapeva
quanto tenesse a vincere, e perché; e infine, Kid aveva
ragione a dirlo, le
pesava l’idea di dover agire in quel modo anche
perché nonostante tutto era
ancora innamorata di lui.
Ma lui
era diventato assolutamente spietato anche se si trattava di lei. Le era
crollato un
mito, vedendolo agire in quel modo e vedendosi ignorare
così. Che Kevin non
fosse un santo l’aveva sempre saputo ed anche accettato, ma
non pensava che
sarebbe mai arrivato a quei livelli. Diceva di amarla no? Allora
avrebbe dovuto
darle ascolto come sempre, anche perché lei gli aveva detto
di fermarsi per il
SUO bene, mica per il proprio.
Ma
sembrava che Kevin fosse andato troppo oltre perché questo
fosse sufficiente.
Quindi…era
costretta a passare a metodi alternativi.
Anche
se le dispiaceva.
Anche
se l’idea di vederlo perdere la rattristava immensamente.
Anche
se così l’avrebbe visto soffrire, e non voleva che
soffrisse.
Ma se
avesse sofferto, avrebbe significato che il Kevin con amore e senso
della
misura era tornato.
Ed era
questo che lei voleva, no? Vederlo tornare come prima.
Perché
“come prima” era ok.
E
“come adesso” invece no.
Ma era
giusto davvero? Kevin aveva esagerato sul serio, o lei stava agendo
solo
basandosi sulla sua personalissima opinione, nonché per pura
e semplice
ripicca?
No,
no. Aveva esagerato sul serio, era stato davvero troppo spietato, TUTTI
avevano
riconosciuto ciò.
Quindi
lei non era in errore.
Poteva intervenire?
Si.
Doveva farlo?
Assolutamente si.
E
fatte tali considerazioni Hammy sentiva di poter agire di
conseguenza ossia,
purtroppo per Kevin, esattamente
come Lord
Flash aveva previsto.
«tu
hai perfettamente ragione Kid ma, come dice un vecchio proverbio, il
fine
giustifica i mezzi. E il nostro è un fine buono,
perché non si tratta solo di
vincere il Torneo».
«si,
questo me l’hai già detto, ma io Kevin
l’ho sempre visto così. Solo…non fino a
quel punto. Da come me ne hai parlato tu, invece, sembra
tutt’altra persona».
«perché
infatti lui non era come sembrava, altrimenti invece che innamorarmene
sarei
stata sempre a picchiarlo».
«immagino
la scena…ma quindi…devo proprio-proprio farlo?
Tutto quello che mi hai detto?»
«si,
Mr.Muscle, altrimenti non te l’avrei detto».
«ma…»
«ti
sei messo nelle mie mani. Non l’avresti fatto se avessi saputo
cosa dovevi fare,
isn’t
it? Io invece cosa
fare, purtroppo, lo so fin troppo bene. E poco conta quanto la cosa mi
faccia
soffrire. Sii solo un braccio, Kid. Pensa di essere solo un braccio,
quando lo
farai. Un braccio può solo eseguire. Un braccio non
è colpevole. L’unica
colpevole è la mente, e la mente sono io; io dunque
sarò colpevole, mentre tu
continuerai ad essere l’anima candida che sei».
Era un
discorso consolante in un certo senso, ma a Kid venne in mente
un’altra cosa
ancora.
«Kevin
non te lo perdonerà».
«Kevin
già non mi perdona. Ho fatto trenta, tanto vale fare
trentuno, specialmente
visto che è per il suo bene. Mi odierà vita
natural durante, e già adesso è
bene che stia attenta a non incontrarlo in un vicolo buio
credo…ma sarà
consolante per me sapere che sarà tornato quello di prima.
Faticherà anche meno
a trovare una ragazza che lo faccia felice, no?»
Evidentemente
non aveva capito quanto l’amore del suo caro compatriota
verso di lei fosse
serio. Primo, non l’avrebbe mai toccata; secondo, nonostante
quel che aveva
detto se lei fosse tornata probabilmente sarebbe stato freddo come il
ghiaccio
per un po’di tempo, poi avrebbe ceduto;
terzo…trovare un’altra?! Ma lui non voleva
un’altra! Non
aveva ancora vent’anni, ma su questo punto le idee di Kevin
erano chiarissime: o-Emerald-o-nessuna. Un modo di
vivere l’amore diverso da quello di lei, che invece era
convinta che “nella
vita non si sa mai”. Soprattutto perché, per
l’appunto, anche lei non aveva
ancora vent’anni! Mica potevano essere tutti come i suoi
genitori che,
conosciutisi al debutto in società di Janice, si erano messi
insieme, fidanzati
ufficialmente, sposati e mai più lasciati. Quelle erano solo
eccezioni. Suo
padre gliel’aveva anche ripetuto spesso, questo concetto, e
come tutti gli
altri le era entrato in testa benissimo.
Forse
qualcuno avrebbe dovuto dirlo anche a Kevin, che invece in quel caso
aveva
fatto come un ramarro* e le si era “appiccicato”
appena l’aveva vista passargli
davanti!
«io
non lo sopporterei» disse Kid «insomma, se
litigassi così ferocemente con
Roxanne per gli stessi motivi per i quali hai litigato con Kevin
cercherei di
fare di tutto per riappacificarmi con lei e basta».
«se
litigassi con lei per gli stessi motivi NON POTRESTI riappacificarti
con lei e
basta, Kid, perché una volta diventate in quel modo le
persone NON CI TENGONO a
riappacificarsi» sospirò lei «lo sai
, a volte ti invidio. Tu la fai sempre
semplice».
«e…è
un bene o un male?»
«dipende.
In un certo senso è un bene perché non ti
stressi. In altro senso invece è un
male perché tu pensi che sia semplice e invece vai a battere
il muso su
qualcosa di difficile».
Kid
socchiuse gli occhi, sempre più rilassato. «io la
faccio troppo semplice…e tu
troppo difficile…perché se avessi ascoltato
Meat…»
«lo
so. Ma il brutto di Meat è questo: pur essendo molto
intelligente e molto
saggio, nessuno lo ascolta…» disse la ragazza,
interrompendo improvvisamente lo
sfregamento e lasciando cadere la spugna nell’acqua.
«ma
perché hai smesso…»
«mi
sono ricordata che devo andareaprendereilmiovattelapesca»
disse lei
rapidissimamente uscendo dal bagno, togliendo la sicura e mettendo un
colpo in
canna. Aveva sentito dei movimenti fuori dalla casupola, ed era quasi
sicura
che non fossero di qualche animale.
Ebbe
strane visioni di Flash, il suo Nemico Numero Uno, che
l’aspettava fuori. Se
era lui, beh, era pronta.
Afferrò
una torcia, socchiuse la porta principale per poi uscire
all’improvviso. Una
figura umana -al buio indistinta- stava girando intorno alla casetta.
«mani
in alto. Ho una pistola, e ultimamente l’ho usata anche
troppe volte».
La
figura parve congelare sul posto, per poi alzare lentamente le mani.
Emerald
riuscì ad intuire che le stava dando le spalle. Non accese
ancora la torcia.
«voltati
lentamente».
La
figura obbedì. Continuando a puntargli addosso la doppietta
Emerald accese la
torcia, ed il fascio di luce finì dritto sul volto
dell’uomo.
«¡caray!**
una chica peligrosa, eh? Ma io sono solo
un
povero contadino che non vuol fare male a nessuno…»
«…El
Niño?...» Hammy abbassò la doppietta
«come mai sei qui?»
Nonostante
fosse stata più che altro dietro alle selezioni di Kevin si
era tenuta
informata anche su quelle dei suoi amici. Quella di Kid in particolare
aveva
suscitato non poco scalpore, sia perché era avvenuta
all’improvviso e in modo
non proprio regolarissimo dato che Kid non si era nemmeno candidato che
per
tutta quella storia de “il principe e il povero” e
bla bla bla.
«a
Kid
Muscle serve un istruttore. Non indovini chi è stato a
mandarmi qui?
Naturalmente è stato Meat».
Evidentemente
Meat non era a conoscenza dei nuovi sviluppi. Probabilmente aveva
chiamato lo
spagnolo -o quello che era, Emerald non lo sapeva. Insomma
l’accento era
spagnolo ma poi boh!- appena era uscito dalla terapia intensiva ed
aveva potuto
usare un telefono.
“allora
domani io e Kid dobbiamo andare immediatamente a trovarlo
e…e sentire
se…insomma…come sta
Tovarich…”
Emerald
era una sorta di coagulo di sensi di colpa verso…oh, un
mucchio di gente! Gran
brutta condizione in verità, la sua.
«quindi
è uscito dalla terapia intensiva, ne sono lieta. Domani
andrò a trovarlo. Solo
una cosa, El Niño: Kid Muscle un’istruttrice ce
l’ha già» si indicò
«me».
“¡caray!
Spero che questo ruolo della piccola Lancaster non complichi le
cose” si augurò
El Niño.
«ma
Meat lo ha chiesto a me».
«guarda…sarei
più che tentata di lasciarti il posto sinceramente ma,
primo, ho dichiarato in
mondovisione che l’avrei allenato io. Secondo,
è di me che si fida. Terzo, siamo
già estremamente
avanti riguardo tattiche, mosse e contromosse, ed è solo il
terzo giorno; non
intendo rallentare il ritmo o fare qualsivoglia inversione di marcia.
Quarto,
non metto in dubbio le tue capacità, ma io sono stata
addestrata una vita a fare proprio questo lavoro qui».
Speranza
vana.
Le
aveva complicate eccome, dato che Hammy non sembrava voler rinunciare.
«io
però…» avviò a dire il
contadino, ma Emerald lo interruppe alzando un dito.
«ciò
non toglie che potremmo trovare il modo di utilizzarti. È
chiaro che Kid Muscle
non possa provare molte mosse con me, Kevin è pesante tre
volte me e molto più
alto, ci sarebbe troppa differenza; tu, invece,
saresti adatto allo
scopo» rifletté ad alta voce Hammy girandogli
attorno «inoltre se fossi
disposto ad insegnare a Kid Muscle qualcuna delle tue mosse potremmo
infoltirne
il numero. Le sue Kevin le conosce, sa come ribattere, il che
è un problema
non indifferente… ma che Kid utilizzi le tue non
se lo aspetta».
«un
principe che utilizza le mosse di un contadino…»
El Niño doveva ammettere di
averci pensato, ma era stata una cosa molto campata in aria.
«ma
chissenefrega di chi sono, se son buone son buone no? E poi due degli
otto
fratelli maggiori di mia nonna Verbena sono contadini»
aggiunse, anche se non
c’entrava niente «vabbè, comunque, la
cosa è questa hombre: tu ci darai
una mano e proverai le mosse con Kid, ma quella che terrà le
redini continuerò
ad essere io, right?...¿claro?»
«claro».
Non
era molto felice di ciò, ma se Emerald diceva il
vero…che poteva farci? Era già
tanto che avesse accettato di metterlo in mezzo.
«e
nel
frattempo rinfrescherai il mio spagnolo, sono una mezza fanatica
dell’imparare
le lingue sai» gli disse facendolo entrare nella casupola
«KIIID vestiti e
salta fuori dalla vasca, abbiamo visite».
Il
kinniku “obbedì” uscendo dalla vasca ed
uscendo dal bagno con intorno solo un
asciugamano. «chi…cosa?! El Niño?! Ma
che ci fa qui?»
«lo
ha
mandato Meat dall’ospedale, a quanto pare il nostro amico si
è ripreso un po’.
Avrebbe dovuto allenarti lui, ma dato che ci sono già io ci
aiuterà a provare
le mosse e te ne insegnerà qualcuna delle sue, nella
situazione in cui siamo
tutto torna utile».
«M-Meat…dall’ospedale…»
balbettò Kid «grazie…per aver
accettato».
«di
niente» disse con calore El Niño.
«domani
lo andiamo a trovare, Meat, vuoi?» chiese Emerald a Kid per
poi dare
un’occhiata all’orologio «¡caray!
È l’ora!...ah…andava bene la
pronuncia?»
«perfetta,
ma…l’ora di cosa?» chiese loro perplesso
El Niño «e tu copriti, c’è
una
signorina qui!!!» intimò a Kid.
«non
mi fa specie vedere un uomo seminudo» spallucciò
Emerald mentre Kid filava in
bagno a rimettersi i vestiti «e quanto alla tua domanda
beh…» tirò fuori una
bottiglia di ottimo vino rosso da sotto il cuscino e la
stappò «dato che domani
pensavo di allenarci tutti all’aperto spero sia vero il
proverbio secondo il quale
“rosso di sera, bel tempo si spera”.
Salute!»
Si
sdraiò sul letto ed iniziò a bere direttamente
dalla bottiglia con El Niño che
la guardava a bocca aperta. «m-ma…»
«per
domattina sarò a posto».
«ma
vuoi bertela tutta?!! Ma sei pazza? Ti rovinerai il fegato, e
poi… » si
avvicinò al letto e tentò di strapparle di mano
la bottiglia, senza successo
«devi allenare un chojiin che deve affrontare lo scontro
finale con un
avversario estremamente difficile! E ti metti a bere?! Tu devi restare
lucida!»
«non
da quest’ora in poi, amigo. E
probabilmente bere tutta la bottiglia mi
renderà solo vagamente brilla, sono abituata a roba
mooooooooolto più forte»
bevve altri lunghi sorsi. Kid, uscito dal bagno, si scambiò
un’occhiata con El
Niño per poi fare spallucce.
«fa
così
tutte le sere ormai, ma è vero che diventa solo un pochino
brilla…»
«ma
non…ma non è…ma non va bene! Dios
mio, che gioventù bruciata!»
“e
lei
dovrebbe allenarlo per vincere?! Non vedo come!...mi farò
dire meglio da Kid
appena lei si addormenterà…”
«ne
riparleremo
tra qualche anno quando anche le tue figlie inizieranno a uscire e non
tornare
mai la sera…» disse Emerald con una risata cretina
finendo la bottiglia «la
vita è bella amigo!»
«oh
cielo…» sospirò il contadino, che aveva
l’impressione non troppo vaga che
quella ragazza, che teoricamente doveva essere “la
mente”, gli avrebbe dato
molto più da fare del “braccio”. Ad ogni
modo accese la televisione…
“ …una
sessione di prove
aperte che presenta gli allenamenti, di solito segreti, del finalista
della corona
chojiin Kevin Mask!”
Alle
parole di Mac in televisione Emerald si rizzò subito a
sedere. «Kevin…»
“dicci cosa
ci aspetta Doc!”
“beh
con Kevin vedrete la cattiveria, la
strafottenza e la bellezza”.
«eh
si
eh. Ma che cavolo ci fa sull’impalcatura?...e che cavolo ci
fa Flash con
una…sfera…da…demolizioni…»
il tono di voce di Hammy si abbassò man mano che
iniziava a comprendere «a meno
che…no…»
E
invece si, visto che Kevin si lanciò giù
dall’impalcatura, in rotta di
collisione con la sfera da demolizioni.
“è
una mia impressione o è un comportamento
vagamente imprudente? Doc, dicci cosa ne pensi!”
“se
Kevin lo considera pericoloso? Non credo.
Quella palla rappresenta la potenza di Kid Muscle quando si lancia
nella sua
Muscle Millennium. Consideriamolo un messaggio che dice a Kid
‘io non so cosa
vuoi tu, ma io voglio distruggerti’!…”
«IIIIIIIIIIIIIIH
vuole distruggermiiiiiiiiiiiiih!!!» strillò Kid
«mamma-mamma-mamma-mamma voglio
la MAMMAAAAAAAAA!!!»
«è
un
allenamento estremamente duro» commentò El
Niño.
«…»
Emerald
continuò ad osservare lo schermo luminoso per un
po’, senza dire niente. Poi
all’improvviso...
«io…quel
figlio mica capisce niente» borbottò cercando
dell’altro vino «io mi
sbaglierò…porco mondo mi
sbaglierò…porco cane mi
sbaglierò…ma secondo me non capisce
niente. Si deve far curare il cervello. Si, si. Si deve
far-curare-il-cervello»
sentenziò stravaccandosi di nuovo sul letto, aprendo la
bottiglia che aveva
preso e riattaccando a bere «non capisce una
beata minchia!!! Finirà per
farsi ammazzare in quel modo!!!» strillò,
per poi sospirare
«…vabbè…torna utile a noi,
se arriva allo
scontro già massacrato ci sarà meno lavoro da
fare…mh. No. Cazzata. Con Kevin
vale il concetto contrario» con tre sorsi arrivò a
metà bottiglia «vale SEMPRE
il concetto contrario, perché lui è un bastian
contrario…ma si farà ammazzare
lo stesso…STUPIDO!!!» altri due lunghi sorsi
«possibile che come mi allontano quello debba fare
qualche minchiata?!»
Più
si
andava avanti più El Niño trovava conferme della
propria teoria. Si chiedeva
cosa potesse venir fuori, se ad allenare Kid era una ragazza innamorata
del suo
avversario che la sera beveva per dimenticare.
Anche
Kid scosse la testa, preoccupato più per lei che per la
propria sorte. Poi,
invece, riprese a preoccuparsi per sé.
«Hammy
quelli ci ammazzano!!!»
«non
se ci alleneremo duramente Kid Mus-» cercò di
rassicurarlo El Niño, ma Emerald
semplicemente prese una terza bottiglia di vino,
l’aprì, aprì la bocca di Kid e
ce ne versò dentro metà.
«bevici
sopra anche tu, che ti fa bene!»
«ma
siete pazzi?!!» allibì El Niño. Emerald
bevve l’altra metà della bottiglia
numero tre, dopo aver finito la numero due.
«ooooh,
la sbronza! Finalmente!» lei e Kid, ubriaco fradicio con quel
poco che aveva
bevuto, si avvolsero vicendevolmente un braccio attorno alle spalle
«dai
cantiamo qualcosa!»
«no,
adesso voialtri due vi mettete a dormire e-»
«”osteria
numero uno!!! In cantina non c’è nessuno!!! Ci son
solo suore e frati che s’inc…”»
«ah,
ma per favore!» sbottò El Niño
«piantatela! Ma non vi rendete conto di
quant’è
seria la faccenda?!»
«è
proprio perché è troppo seria che
bevo!» ribatté Hammy «”osteria
numero quattro! La Peppina ha rotto il piatto! E per non farlo vedere,
se lo
infila nel sedere dammelammé biondina dammelammé
bion-dà!*3”»
cantò insieme a
Kid Muscle.
«capitanoooo»
guaì Kid «la stanza ondeggia!»
«nooo
boss, sei tu che stai ondeggiando, non la stanza» lo
informò Hammy «tu non sei
abituato a vevere. Bivere.
BEVERE! “Dob-bia-mo
bevere tutta l’acqua del Tevere dobbiamo bevere…”»
«…ma
che cos’è il Tevere?» le
domandò Kid.
«un
fiume assolutamente di-vino!»
El
Niño uscì fuori dalla casupola, scuotendo la
testa. Oh cielo. Avrebbe dovuto
farli sparire, tutti quegli alcolici. Scoraggiato, si
allontanò nel buio,
ripromettendosi di tornare domattina presto.
E fu
proprio in quel momento che, anche da Kid ed Hammy, arrivarono dei
giornalisti
insieme a Doc e Mac che avevano abbandonato temporaneamente la sessione
di
allenamento di Kevin. Dopo aver visto quella infatti erano curiosi di
vedere
come se la stava cavando Kid Muscle. Dunque, loro e i suddetti
giornalisti si
assieparono tutti fuori dalla casupola.
«e
adesso vediamo come se la cava il suo diretto avversario, Kid Muscle,
insieme
alla sua nuova istruttrice!» annunciò Mac
«secondo te cosa dobbiamo aspettarci,
stavolta?»
«Kevin
Mask e Lord Flash li conosciamo, ma di Emerald Lancaster nelle vesti di
allenatrice non so dirti niente. Possiamo solo stare a
vedere…» Doc bussò alla
porta. Niente «mh…non rispondono, eppure la luce
è accesa…»
«eeeeeeeeh la
vita di mare è stupenda perché è
quella che fa per me! Nnarà nnarà
nnarà nnarà-
nnarà nnarà nnarà, EH!» si
sentì cantare da dentro. Doc si allontanò dalla
porta.
«beh…amici
a casa, non so bene cosa stiano combinando quei due ma senza dubbio
sono
allegri…»
«oh, ma ci
sono i rumori lì fuori!» si
sentì dire Hammy.
«rumori
tipo questo?!» strillò Kid, e da fuori si
sentì il rumore di un peto micidiale.
«no,
altri…fammi andare a vedere va…»
Emerald aprì la porta, con i capelli
scompigliati e vestita con una canottiera ed i boxer con
l’elefantino -che per
inciso aveva lavato prima di indossare- di Kid Muscle, ossia vestita
per andare
a letto. Aveva in mano la doppietta, ma se non altro la bottiglia di
vino
l’aveva lasciata dentro.
«ah…ehm…»
balbettò Mac «capitiamo in un brutto
momento?»
«ma
no
no stavamo per andare a letto…nel senso che andavamo a
dormire, porcellini!
Ihihih. Eh. Si. Insomma che volete?»
«volevamo
chiedere a te e Kid Muscle se avete visto gli allenamenti di Kevin
Mask…» disse
Doc.
«sie».
Emerald
non disse altro.
«e…commenti?»
le domandò un giornalista avvicinandole il microfono.
«si
un
paio di cose da dire ce l’ho, allora, uno: è
coglione perché massacrarsi prima
di essere massacrato non ha senso» sentenziò con
voce un po’malmferma «due, mi
sembra comunque il giusto contrappasso…»
«cioè?
Non ti seguo» disse perplesso Mac.
«cioè
che dopo una vita passata a rompere le palle, che una palla rompa lui
mi sembra
cosa buona e giusta» di nuovo quella risata cretina che
faceva solo quando
alzava il gomito «ihihihih l’avete
capita?»
«ma
sei ubriaca per caso?» indagò Doc.
«io
no. Ho solo bevuto un paio di bicchieri, è Kid quello
ubriaco!»
Fantastico,
veramente.
«ah.
Ok».
«ma
non badate a quel che facciamo di sera, durante il giorno ci alleniamo
seriamente assai, e siamo già a buon
punto…messaggio per Flash…piglia il
colbacco, i guanti di pelliccia, e torna a casa tua. O, ma non
prendetela come
una battuta razzista verso i russi, a me i russi piacciono eh! E io
piaccio a
loro! Anche ai russi vecchi! Ogni riferimento ad un tizio con le
chiappe mosce
è puramente casuale!...» nonostante la sbronza si
rese conto di stare parlando
troppo, per fortuna «buonanotte neh» concluse,
entrando nella casupola e
chiudendo la porta, lasciando tutti di stucco.
«beh,
ognuno ha i suoi metodi» disse lentamente Doc mentre lui, Mac
e i giornalisti
se ne andavano. Emerald li guardava dalla finestra.
«oooh,
se ne sono andati. Kid? Ki-id?» provò a scuoterlo
un po’ «e che diamine, si è
già addormentato…o beh…ripensandoci
mica ho tanto sonno…» borbottò
afferrando
la felpa nera con la zip davanti, il marsupio ed infilando gli stivali
«vado a
prendere un po’di roba a casa mia…tanto ormai
è tardi e quei due non li
incrocio sicuro…»
Uscì
conciata in quel modo, felpa, canottiera, boxer come pantaloncini e
pure
sbronza. Nonostante ciò riuscì a far partire la
moto…
“ma
perché la mia non è una casa come quelle degli
americani, che le trasportano
proprio?” pensò confusamente la ragazza
“che almeno non avrei dovuto guidare
fino all’altra parte della
città…”
::circa un paio
d’ore dopo::
«…che
voleva dire che “piace anche ai russi
vecchi”?» non solo Kevin Mask si era
irritato non poco per la battuta sul rompere le palle, ma
c’era anche
quest’altra faccenda a farlo innervosire, perché
quel che pareva sottintendere
non gli piaceva affatto.
«non
ne ho la minima idea».
«eppure
quel messaggio era per te!»
«ma
aveva bevuto come una spugna, non hai visto? Il cielo solo sa cosa
voleva dire!
Comunque posso assicurarti che non solo lei non mi piace, ma che non ci
ho assolutamente
messo le mani sopra…»
“che
beva è un buon segno perché significa che nemmeno
per lei questa situazione è
facile e che sta avendo diversi problemi, come speravo, ma ci
è mancato poco
che si lasciasse sfuggire la verità quella
demente!” pensò il russo, inquieto.
«avrà
bevuto come una spugna, ma in vino veritas…»
commentò Kevin
osservandolo sospettoso.
«Kevin!
In che lingua devo dirtelo che non me la sono portata a
letto?!»
“tecnicamente
era il divano”.
«ci
mancherebbe altro, non so bene quanti anni hai ma da quel che racconti
dovresti
averne quasi sessanta, quindi Emerald potrebbe essere tua nipote! Per
fortuna
che non l’hai fatto…»
«non
mi è mai nemmeno passato per la mente di farlo, te
l’assicuro».
«…o
saresti un grandissimo porco».
Ehm. Era
proprio quello. Un porco.
«ti
sembro tipo da fare una cosa simile? No, assolutamente. Dai, te lo dico
io
cos’è: era ubriaca e basta. E ha cercato di
mettere un po’di zizzania tra me e
te. Ma se continuerai a fidarti di me non avremo problemi di
sorta».
Avevano
finalmente terminato gli allenamenti, per quel giorno, e dopo aver
visto la
breve intervista alla tv avevano iniziato a discuterne. Flash,
inconsapevole
del fatto che nonostante le bevute serali la sua arcinemica si fosse
portata
molto avanti, si era perfino rilassato un po’, dandosi dello
sciocco per la
preoccupazione dei giorni passati. Emerald era sempre Emerald, la
puttanella
fumatrice, sciocca e beona. Come poteva averne avuto paura? Non era suo
padre
Howard, per quanto potesse somigliargli.
«vero.
Però…Emerald non dovrebbe bere in quel modo, le
fa male! Ero riuscito a farla
quasi smettere di distruggersi i polmoni con le sigarette, e adesso
vuole
mandare al diavolo il fegato? Possibile che come mi allontano lei debba
fare
qualche stupidaggine?!» sbottò Kevin, senza sapere
che Hammy aveva detto una
cosa analoga. Quei due erano proprio fatto l’uno per
l’altra, c’era poco da
fare.
«a me
risulta che lei le faccia anche quando sei presente» gli fece
notare Flash «non
è per Emerald che devi preoccuparti! Preoccupati per te! e
per…la gamba…»
«ti
ho
detto che sto bene. E poi…mi hai fasciato. Quindi
è tutto ok, davvero…» lo
rassicurò l’inglese, che alzò
bruscamente la testa sentendo un rumore
conosciuto.
«Emerald».
«come?»
«la
moto di Emerald!» si alzò di scatto e corse verso
la porta «l’ho sentita!»
«Kevin,
resta dove sei!» gli intimò il russo, che aveva un
orribile presentimento e
temeva il peggio. Oltretutto si domandava anche come poteva aver fatto
Emerald
ad attraversare la città in moto, brilla e senza avere
incidenti. Gli pareva
impossibile.
«no,
non ci penso nemmeno!» l’inglese aprì la
porta con tanta irruenza che quasi la
scardinò, lanciandosi fuori ad inseguire una moto che in
realtà avrebbe potuto
essere quella di chiunque, ma stava scomparendo proprio lungo la via
dove
abitava la ragazza «Emerald!!!»
“perché
io la vedo male? Perché io ho questo orribile
presentimento?”
Lord
Flash se lo sentiva addosso, una morsa allo stomaco, brividi freddi
lungo la
schiena. Aveva paura, ma non per sé: per Kevin.
“dovrei
seguirlo, ma se lo facessi so che non gradirebbe, e al momento quello
che serve
a me è un Kevin con un rapporto pressoché
perfetto col sottoscritto” pensò “e
poi…potrei anche sbagliarmi, no? potrebbe anche non
succedere niente”.
Ma era
solo una speranza a cui non credeva minimamente.
***
*
questa faccenda dei ramarri che
si affezionano è vera. Il mio bisnonno
confermerebbe, visto che ce n’era uno
che da quando l’ha visto lo ha sempre seguito
finché non è morto (il ramarro,
s’intende) schiacciato sotto una macchina.
**
nel doppiaggio inglese lo
dice, quindi ho voluto mettercelo.
*3 questa quando
andavo alle medie era un classico.
Allora.
Colgo l’occasione per ringraziare qualcuno arrivato un
po’più tardi, ma che da
quel momento ha sempre lasciato una recensione: Fedies!
Oh yeah.
E
grazie anche a tutte le altre, cosa credete, che mi sia dimenticata di
voi? :D
|
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Capitolo 23 *** 21- trouble, troublemaker... ***
Erano
lì da due ore ormai.
Lord
Flash, il “russo senza cuore”, seduto sul divano,
che in un paterno gesto
consolatorio teneva stretto al petto un uomo di quelli che ne hanno
passate
tante senza mai versare una lacrima e che, invece, da ore stava dando
fondo a
tutta la riserva.
«n-non
era questo c-che vo…volevo!…se questo
è il p-prezzo da p-pagare
è…è…t-troppo
alto!…»
Flash
chiuse gli occhi. Purtroppo capiva fin troppo bene quel che stava
passando
Kevin, dato che a lui era successa la stessa cosa con Anya anni ed anni
prima.
E ricordava bene quanto facesse male, dato che ancora oggi quella
ferita non si
era chiusa.
Aveva
pregato che a quel povero ragazzo non dovesse mai capitare una cosa
simile, ma
evidentemente le sue preghiere non erano state ascoltate da nessuno.
Ed
aveva un’orribile impressione a riguardo.
“forse
lo ha fatto apposta” riaprì gli occhi ed
osservò brevemente Kevin, e la sua
maschera appoggiata poco distante “si…spero di
sbagliarmi. Prego di sbagliami.
Sapevo che avrebbe potuto mettere in atto qualche colpo basso, ma non
voglio
pensare che sia davvero arrivata a
tanto. Spero che fosse
davvero ubriaca, che non fosse tutta una manovra che conducesse a
questo”.
::due ore
prima::
«mh…casa
non è distrutta…tanto meglio»
borbottò Emerald mentre entrava in casa propria
barcollando e sbattendo qui e là. Come avesse fatto a
guidare la moto in quelle
condizioni era davvero un mistero, visto che era ubriaca fradicia. E
non lo era
solo per le tre bottiglie di vino -due e mezzo- che si era scolata con
Kid
Muscle, quella era roba da poco; ad aver fatto veramente effetto erano
le
quattro di liquori vari che si era fermata a bere in un bar durante il
tragitto!
Comunque,
riuscì a trovare anche la strada di camera sua e dopo aver
sbagliato qualche
interruttore riuscì accendere la luce nella stanza,
andò fino all’armadio e
cacciò nel borsone vicino qualche vestito a cavolo e
dell’intimo. Resasi conto
con un po’di fastidio che per qualche strano motivo il
marsupio le impicciava
-lo aveva allacciato male attorno ai fianchi- mise nel borsone anche
quello,
col dire “tanto a che mi potrebbe servire?”.
Sempre
barcollando uscì dalla stanza, spense la luce,
camminò lungo il corridoio e
nella zona living per poi uscire anche di casa.
Fu a
quel punto che Kevin, dopo essersi fatto coraggio per tutto il tempo da
quando
l’aveva vista scendere dalla moto ed entrare in casa in poi,
decise di
mostrarsi.
«Emerald…»
disse piano, avvicinandosi lentamente.
La
ragazza sobbalzò, divenne bianca come un foglio di carta e
sgranò gli occhi
verde smeraldo facendo un passo indietro.
Nei
fumi dell’alcol non riusciva nemmeno a vedere bene Kevin,
figurarsi a capire
che intenzioni avesse. Aveva le percezioni tanto alterate che per un
attimo le
parve perfino di vedere negli occhi di lui un bagliore rosso
simil-demoniaco
che in realtà non c’era proprio stato.
Istintivamente
cercò il marsupio.
Non
c’era.
Perché
non c’era?!!
Ah,
già, era nel borsone. Che cogliona era stata! E adesso?!
Quello era venuto lì
per massacrarla e lei non poteva difendersi!
Indietreggiò
ancora. «n-non ti avvicinare!» esclamò,
con paura reale nella voce. Già solo
per quella reazione Kevin si sentì come una di quelle
farfalle che i
collezionisti trafiggono con gli spilloni.
«Em-»
«s-stammi
lontano ho…de-detto, capito?!» tra
l’alcol e la paura farfugliava e barcollava
peggio di prima, indietreggiando ulteriormente verso la moto.
Kevin
non ci poteva credere. Hammy…aveva
davvero paura di lui?
La
ragazza che senza nemmeno conoscerlo bene aveva lasciato la porta
aperta così
che lui potesse entrare in casa sua…la stessa di
Londra…la stessa che gli aveva
regalato quei braccialetti, e che portava la catenina che le aveva
regalato lui
come una sorta di simbolo del loro legame…la stessa che non
era mai stata
spaventata da lui tanto da dirgli cose che nessuno avrebbe mai avuto il
fegato
di dirgli, la stessa ragazza grazie alla quale aveva scelto di aprire
il libro
che Lord Flash gli aveva dato…la stessa di tutti quegli
abbracci, quei baci,
quelle carezze…una delle uniche persone che lo avesse mai
amato…
Hammy,
la ragazza che lui amava disperatamente da mesi stava davvero
indietreggiando
intimandogli di starle lontano, con tutta quella paura nella voce e
negli
occhi?
«io
non…»
«vuoi
s-staccare le braccia anche a me…?»
…era
davvero arrivata a pensare una cosa del genere, a pensare che lui
potesse farle
del male quando piuttosto che toccarla per ferirla avrebbe preferito
rubarle la
doppietta e spararsi in pieno petto?!
«non
ti farei mai del male!» ribatté lui in
un’esclamazione disperata avvicinandosi
ulteriormente, allungando una mano per toccarla «Emerald,
ascoltami…»
«non
toccarmi!!!» la ragazza
andò a sbattere contro la moto che solo per pura fortuna
non crollò a terra.
L’inglese
si sentì come gelare sul posto, con la mano ancora tesa,
quando lei gridò in
quel modo con gli occhi resi lucidi dall’alcol e,
soprattutto, dal panico.
Mio
Dio, cos’era che lei stava vedendo per reagire in quel modo?
I
battiti cardiaci acceleravano sempre di più, Kevin se li
sentiva rimbombare
nelle orecchie ormai; tutta quella faccenda glielo avrebbe fatto
scoppiare,
quel povero cuore, che sembrava avere una gran voglia di schizzargli
fuori dal
petto ed urlare ad Emerald di non agire in quel modo, di pregarla di
ascoltarlo
anche solo per un secondo, di non guardarlo con quegli occhi spaventati
perché
non c’era motivo, e perché in quel modo lo stava
distruggendo.
«Emerald,
sono io!…sono sempre io…» Kevin riprese
ad avvicinarsi con le mani che
tremavano, mentre lei saliva sulla moto con qualche
difficoltà e dopo una
dozzina di tentativi inseriva la chiave
«ascoltami…»
A
guardarlo in quel momento Kevin pareva tutt’altra persona
rispetto a qualche
ora prima quando si era lanciato dall’impalcatura; era
esitante, tremante, con
la voce terribilmente incrinata e prossimo al pianto. Ma Emerald era
troppo
ubriaca per notare tutto questo, tutto ciò che riusciva a
capire era che lei
gli diceva di fermarsi e lui invece continuava ad avvicinarsi,
chissà con quali
intenzioni, poi…
Emerald
stava proiettando in quelle immagini confuse i propri sensi di colpa,
tutto
quel che pensava di meritare per averlo abbandonato, la delusione e la
reale
paura che fosse davvero diventato tanto spietato e crudele da essere
irrecuperabile. Quello che lei vedeva non era Kevin, era solo una
caricatura
spaventosa fatta con tinte eccessivamente cupe.
«no!!! Non sei tu!
Tu…tu
sei solo un mostro! Un mostro!!!»
partì, per un
attimo parve che sarebbe caduta ma non fu così, e sbandando
un po’qua e un
po’là lungo la corsia riuscì ad
andarsene immettendosi sulla strada principale
e riuscendo a sfuggire al “mostro”.
Il
quale era rimasto bloccato lì dov’era in stato di
shock.
Mostro…mostro…
…mostro…
Quell’orribile
parola con tutto quel che significava adesso gli rimbombava in testa
insieme ai
battiti del cuore, ancora più veloci di prima dopo che -se
l’era sentito-
avevano mancato un colpo.
Ecco
cos’era che vedeva Hammy, se l’era domandato ed era
stato accontentato. Vedeva
un mostro, un mostro che gli somigliava.
Era
questo per lei, adesso.
Mostro,
mostro, mostro!!!
Senza
nemmeno capire cosa stesse facendo camminò lentamente verso
casa, l’immagine di
lei ancora davanti agli occhi.
“sei
solo un mostro che gli
somiglia!”
Quando
dalla finestra lo vide arrivare al vialetto che conduceva verso casa
Lord Flash
capì immediatamente che, proprio come aveva temuto, gli era
successo qualcosa
di orribile. Per cui corse immediatamente fuori.
«Kevin!»
Nessuna
risposta dal ragazzo che guardava fisso davanti a sé con gli
occhi sgranati ed
assenti. Lo prese per le spalle, lo guardò lo scosse, ma lui
continuò a
rimanere fermo.
«Kevin,
che è successo?!» il russo era sempre
più allarmato «Kevin, reagisci
maledizione!!! Di’qualcosa!!!»
«mi…fa
male…il petto» disse infine l’inglese
con un sussurro rauco per poi crollare a
terra. Il cuore batteva ancora più forte di prima, non
riusciva a respirare, se
non si fosse calmato presto avrebbe potuto arrivare ad avere un attacco
cardiaco o qualcosa di simile, oltre all’attuale attacco di
panico!
«Kevin!»
rendendosi conto di quel che stava succedendo Flash, in primis, fu
costretto a
togliergli la maschera per permettergli di respirare meglio. Poco
importava se
era contro le tradizioni, ne andava della vita di quel povero ragazzo!
«Kevin,
cerca…cerca di stare calmo, va tutto bene, capito? qualunque
cosa sia andrà a
posto, ci sono io qui, d’accordo?» gli mise una
mano sul petto «ascoltami. È
vitale che mi ascolti, mh? Adesso inspira…ed
espira…hai capito quello che ho
detto?»
«s-…»
non riuscì nemmeno a dire quel semplice monosillabo.
«non
parlare! Fa’come ti dico!
Inspira…ecco…bravo…adesso
espira…ancora…uno…due…
forza compagno, puoi farcela…» il battito cardiaco
era ancora troppo veloce, ma
in diminuzione «di
nuovo…inspira…espira…»
“ma
che diamine gli ha fatto per ridurlo in questo stato?!”
pensò Flash, vedendo
che man mano che si calmava da quegli occhi in realtà
azzurro ghiaccio stavano
anche iniziando a scendere le lacrime. Dopo un paio di minuti
riuscì a farlo
alzare e portarlo dentro casa, facendolo sedere sul divano.
«va
tutto bene adesso…dimmi cos’è capitato.
Su, compagno!» gli sollevò il viso
«dimmi che è successo!»
Cos’era
più forte, la disperazione o la vergogna di piangere davanti
al suo trainer?
Era tutto così confuso, orribile, e lui era ancora in stato
di shock…
«qualunque
cosa sia me ne puoi parlare. Puoi fidarti di me».
Ormai
piangeva tanto da avere la vista completamente offuscata. Si, la
disperazione
era decisamente maggiore della vergogna.
«no-non
le farei mai del m-male i-io non sono un…un
m-mostro…»
Flash
sobbalzò all’indietro, preda dei ricordi.
“Anya,
ti prego, ascoltami, sono
sempre io…non ti farei mai del male, io ti amo, ti
scongiuro…”
“vattene
via, mostro!!! Non
toccarmi, non ti avvicinare!!!”
E la
sua fuga, quell’immenso dolore, quel totale senso di vuoto,
di gelida
solitudine.
Guardò
Kevin, e lui gli ricordò sé stesso, e quanto anni
addietro avrebbe desiderato
solo che qualcuno lo stringesse a sé, chiunque, anche uno
sconosciuto,
dicendogli che “loro” si sbagliavano, che LEI si
sbagliava, che lui non era
affatto un mostro.
E fu
per questo che, messosi a sua volta a sedere sul divano, decise di dare
a Kevin
quella stretta, quella consolazione che lui non aveva mai avuto.
«no.
Non lo sei per niente» lo strinse forte, riuscendo anche a
sorprenderlo in
tutto ciò «per niente, Kevin».
::ora::
«non
voleva nemmeno che mi avvicinassi…»
Kevin
parlava piano e piangeva ancora, ma stava un pochino meglio. Si, per
meglio che
potesse un ragazzo a cui la persona che amava di più in
tutta la galassia aveva
dato del mostro.
«…temeva
che le avrei strappato le braccia…io le ho detto che non
l’avrei mai fatto, che
sono sempre io, e …l-lei i-invece ha detto…che
sono un mostro!»
«stupida
che non è altro» quasi ringhiò il
russo, anch’egli diviso tra
l’incredulità, la
rabbia verso Emerald e l’immensa compassione verso il suo
pupillo «la colpa di
tutto ciò è-»
«…mia.
è
mia
la colpa,
avrei dovuto ascoltarla, non avrei dovuto agire come ho agito, la colpa
è mia!»
Kevin si staccò la lui per prendersi la testa tra le mani
«mia!!! Se l’ho persa
è solo per colpa mia…avrei dovuto metterla al
primo posto, prima della
vittoria…»
Ed
eccolo che ricominciava. A Lord Flash faceva una pena
immensa…un ragazzone di
due metri e quindici che piangeva in quel modo.
«Kevin…»
«…perché
per ottenere quest’ultima ho fatto si che la ragazza che
voglio al mio fianco
per tutta la vita mi creda un mostro! Che senso ha vincere, adesso?!
Non sono
neanche sicuro di volerlo più, non mi interessa
più, se il prezzo da pagare è
questo è troppo Lord Flash…dolore
fisico…lo sostengo…dolore in
generale…sostengo anche quello…»
l’inglese sollevò lo sguardo verso Flash
«ma
questo…no. Questo…non ce la faccio. Non ci
riesco. È troppo grande».
In
un’altra occasione il russo avrebbe reagito con durezza,
magari dandogli un
ceffone per farlo riprendere e dicendogli “ma brutto idiota,
ti fai distruggere
da una così?!”…ma in quel caso non ci
riusciva. Era qualcosa in cui anche lui
si sentiva troppo emotivamente coinvolto, avendo vissuto la stessa
esperienza.
«lo
so, adesso sembra così, ma…si sopravvive.
L’ho vissuto anch’io, ricordi?»
Kevin
annuì. Il russo gli posò una mano sulla schiena.
«fatti
forza ragazzo mio. Cos’è che ti ho detto tante
volte? senza dolore e
sofferenza, non si raggiunge la gloria».
«a me
della gloria non importa niente al momento».
«eppure
dovrebbe».
«e
perché?!»
«perché
oltre a me e la tua volontà, ormai vincere è
tutto quello che hai».
Già.
Era stato molto diretto, ma non aveva torto. Era proprio in quel modo
che si
sentiva Kevin, come uno che ha perso tutto ciò che aveva di
importante e a cui
rimanevano solo le briciole.
Ok, un
attimo, Lord Flash non era una briciola. In quel momento a dire il vero
era una
sorta di porto sicuro. Incredibile che ad avere quel ruolo fosse un
tizio del
quale non conosceva neppure il vero nome.
Una
volta quel ruolo era di Hammy…ma era stata proprio lei a
gettarlo nel mare in
tempesta.
«…non
è bello. Ma purtroppo è vero».
«inoltre
avrei da dire una cosa ma…è solo
un’ipotesi. Ed è talmente disgustosa che io
stesso pur odiando quella ragazza sono restio a prenderla davvero in
considerazione».
«di…dilla».
Per un
attimo gli era mancato il respiro di nuovo.
«Kevin…»
iniziò esitante il russo «tu sei proprio sicuro
che lei avesse davvero paura?»
Kevin
lo guardò perplesso. «non ti seguo,
e…» indicò la maschera «me la
passeresti
per favore? Non ci arrivo».
“mi
sento più nudo senza quella maschera che se mi spogliassi
sul serio” aggiunse
mentalmente.
«tieni».
«grazie»
l’inglese fece un sospiro di autentico sollievo, riuscendo
anche a fermare
finalmente il fiume di lacrime. Era impressionante come una maschera di
metallo
potesse fare la differenza, per lui «comunque…che
volevi dire?»
«volevo
dire che per quanto la sola idea mi disgusti, e mi allibisca, non
possiamo non
tenere in considerazione l’ipotesi che Emerald abbia agito in
quel modo per
ottenere esattamente questo: distruggerti»
disse Lord Flash. L’inglese
scosse vigorosamente la testa.
«no».
«Kevin…»
«no!
Lei…lei aveva paura davvero» gli occhi divennero
nuovamente pieni di dolore
«non lo ha fatto per distruggermi. Mi crede
davvero…un mostro. E francamente
non so se è poi tanto meglio di quello che hai detto
tu» distolse lo sguardo
«io la amo e lei non vuole nemmeno che mi avvicini!»
«la
ami ancora dopo questo? anche se potrebbe aver-»
«se
ha
paura di me è colpa mia. E se invece dovessi avere ragione
tu e lei dovesse
volermi distruggere è colpa mia lo stesso, perché
IO l’ho portata a
volerlo!»
Ma
perché quel ragazzo quando si trattava di Emerald doveva
essere così cieco,
tanto da arrivare a colpevolizzarsi anche se era stata lei a causargli un
attacco
di panico tanto violento da fargli rischiare anche qualcosa di peggio?!
«eh
no, non ti permetto di assumerti colpe che non hai! Devi smetterla con
questa
cosa di “o lei o nessuna”, ci sono tanti pesci
nell’oceano, anche molto più
belli…» cercò di dirgli, come sempre,
il russo. Ma Kevin scosse di nuovo la
testa.
«io
non la amo solo perché per me è bella.
È vero, io sono giovane, dell’amore…non
ho grande esperienza sinceramente… né sono tanto
presuntuoso da volergli dare
per forza una definizione precisa. Ma quando lei
c’è io sono felice, e appena
se ne va la rivorrei qui. E vorrei che lei stesse sempre bene, che
avesse
sempre quel sorriso, perché quando la vedo stare bene sto
bene anche io. E
nonostante le abbia detto non so quante volte che non volevo che si
mettesse le
mie magliette, beh, era una stupidaggine perché amo sentire
il suo
profumo su qualcosa di mio. Come amo trovare le
sue cose in casa mia, o
le mie nella sua. È come se avessimo donato l’uno
all’altra dei pezzi di noi.
Si, ci sono tanti pesci nell’oceano. Si, ce ne sono di
più belli, di meno
pericolosi e…che fumano e bevono di meno…ma se
anche riempissi l’acquario con
cento di loro non lo vedrei mai pieno, perché mi mancherebbe
sempre quell’uno»
tornò ad osservare Lord Flash, che non aveva detto
più una parola «mi capisci?»
Il
russo rimase in silenzio per un po’.
«tuo
padre diceva cosa simili quando parlava di tua madre. Ed il loro era
amore
vero. Peccato che Emerald sia diversa da Alisa…»
«ogni
volta che te ne esci con cose come questa mi ricordo che io non so
ancora chi
accidenti sei, ma adesso non mi importa nemmeno» fece un
lungo sospiro «…ma
perché doveva succedere proprio a noi? andava tutto bene,
fino a pochi mesi fa.
Era tutto così bello. A ripensarci, adesso, non mi sembra
neanche possibile…e
se poi penso che io e quella ragazza effettivamente siamo anche tuttora
legalmente promessi…è tutto così
assurdo».
“se
Robin mi avesse dato retta quando gli avevo detto di spezzare quel
patto dando
a Lancaster quel che voleva adesso avresti un problema in meno.
Anzi…un bel
po’, di problemi in meno” pensò Flash
“anche a me già allora, quando tuo padre
propose un accordo del genere, sembrava assurdo.
Si…approfittò…di un amico che
aveva l’acqua alla gola ed aveva un disperato bisogno di
aiuto per ottenere
quel che voleva. Peccato che fosse l’amico sbagliato col
quale fare questi
giochetti. Ah, Robin…se solo mi avessi dato ascolto quanti
problemi avresti
risparmiato anche a me!”.
:: il giorno
dopo, undici del mattino ::
«…ma
quindi…no, aspetta, fammi capire bene: ti sei sbronzata di
brutto».
«si».
«hai
comunque preso la moto ed hai guidato fino a casa tua dopo un pit-stop
in un
bar, che ti ha fatta sbronzare ancora peggio».
«si».
«forse
hai incontrato Kevin».
«si,
almeno credo. Ero talmente fuori che non ne sono granché
sicura».
«poi
hai ripreso la moto, volevi tornare da Kid ma ti sei persa e sei finita
in un
bar dove hai preso degli altri alcolici».
«a
quanto pare…»
«fatto
questo sei ripartita, ti sei persa di nuovo, sei finita nel parcheggio
di questo
ospedale e ti sei messa a bere tutto quello che avevi
comprato».
«a-ah».
«poi
hai vomitato anche l’anima ed un infermiere ti ha presa e
ricoverata credendo
che avessi chissà cosa».
Emerald,
seduta su un letto dell’ospedale dei chojiin, fece un
sospiro. «eh si».
«TU
SEI UNA GRANDISSIMA INCOSCIENTE!!! E stai diventando anche
alcolizzata!!!» urlò
Meat, per poi tossire «e dovrei lasciare che tu alleni Kid?!!
Ma neanche per
sogno!!!»
«è
stato un caso isolato, ok? riguardo Kid sennò procede tutto
a meraviglia,
abbiamo studiato tattiche e contro-tattiche, e adesso può
anche provare tutte
le mosse che abbiamo stabilito…»
«tu
hai più bisogno d’aiuto di quanto ne abbia Kid
Muscle!!!»
Appena
aveva saputo che Emerald era stata ricoverata Meat si era fatto mettere
in una
carrozzella e portare da lei da Checkmate di nascosto visto che non
avrebbe
potuto lasciare il letto. Se da un lato il fatto che la ragazza non
avesse
niente lo aveva tranquillizzato, dall’altro lo aveva mandato
letteralmente in
bestia. Possibile che dovesse sempre mettersi nei guai?! Che quando
questi non
l’andavano a cercare fosse lei stessa a cercare loro?!
«è
solo un periodo un po’così ma sto bene visto, non
ho nemmeno avuto un
incidente…»
«perché
hai avuto fortuna!!! Non si guida la moto sbronzi e senza casco, una
moto anche
truccata per andare più veloce, poi!!!»
«non
lo faccio più. Adesso calmati però, altrimenti
finirai per sentirti male» lo
avvertì Hammy realmente preoccupata. Riconoscendo che aveva
ragione Meat iniziò
a fare dei respiri profondi per quanto le sue costole rotte, la milza
spappolata ed in pancreas andato glielo permettevano.
«calmo
Meat…» si disse
«calmo…calmo…calmo…»
Emerald
pensò che se mai gliel’avesse chiesto era meglio
non dirgli di quel che voleva
far fare a Kid durante l’incontro. Non pensava che a Meat
sarebbe stata bene
l’idea di vedere Kid combattere senza seguire uno straccio di
regola.
«tanto
oggi volevo venire a trovarti sai…»
«altro
che venire a trovare me! Se proprio vuoi allenare Kid Muscle fallo come
si deve
accidenti, voglio dire…non sei una ragazza stupida,
perché ti comporti come
tale?!» si avvicinò al letto con la carrozzella
«e perché non lasci che sia El
Niño ad allenare Kid?»
«perché
siamo già avanti, non posso lasciar perdere, un cambio di
percorso adesso non è
quel che serve a Kid. E poi sbronze a parte ritengo di poter fare di
meglio di
quanto faccia El Niño, per bravo che sia».
«io
questo lo so, ma non è solo per Kid Muscle che
l’ho mandato lì. C’erano gli
allenamenti di Kevin Mask in televisione ieri sera» la
guardò a lungo «con
quella sfera da demolizioni».
«questo
perché non capisce niente. E poi da quel che ricordo la mia
opinione su quella
faccenda l’ho detta, “dopo una vita intera passata
a rompere le palle, che sia
una palla rompere lui è cosa buona e
giusta”».
«peccato
che poi tu abbia bevuto come una spugna per non pensare a quanto si
stia
massacrando!!! Ho mandato lì El Niño nonostante
sapessi benissimo che ti eri
offerta tu come istruttrice proprio per questo motivo!»
«pensi
che io non possa sostenere la situazione?!»
«pensa
a quanto è successo stanotte e risponditi da sola,
considerando che dici che
potresti averlo pure incontrato, a Kevin, e non ricordi nemmeno se
è vero o
no!»
Purtroppo
per Mask quell’incontro c’era stato
eccome…
«probabilmente
era un ricordo fallato, se l’avessi incontrato davvero sarei
sempre qui in
ospedale ma per motivi più seri…»
«secondo
me ti sbagli».
«proprio
tu dici una cosa del genere, che sei qui per colpa sua?!»
allibì Emerald
«sicuro di non avere la febbre?»
«no
che
non ce l’ho, ed io credo che col tuo abbandono tu abbia
peggiorato le cose,
sinceramente. Non sono un ingrato e so quanto ti costi aiutare Kid, ma
non hai
pensato che se Kevin è davvero diventato così
spietato lasciarlo sono con Flash
sia un errore? Tu vuoi dare loro una lezione, Hammy, ma io non so
quanto questo
possa essere giusto».
Emerald
si alzò dal letto. «…Checkmate! Meat
vuole tornare in camera» disse a mezza
voce. Il wrestler sgusciò rapidamente in camera e prese la
carrozzella.
«va
bene, tanto fuori c’è via
libera…»
«ah
si?» Hammy osservò pensosa la porta per un istante.
«non
voglio tornare in camera!!!» sbottò Meat
voltandosi verso Checkmate «e tu non
pensare di potermi sviare con…» si
voltò verso il letto, ma non c’era più
niente e nessuno. Né Hammy, né il né
il borsone «…ma dov’è
andata?!»
«eh?
Oh, è scomparsa!»
«va’
a
vedere che sta andando a cacciarsi in un altro guaio»
brontolò Meat.
E non
si sbagliava.
Emerald
infatti aveva colto l’occasione di “via
libera” per uscire dalla stanza in cerca
di un’altra persona, ossia Turbinskii. Non stavano
più insieme, ma ciò non
significava che non le importasse assolutamente più niente
di lui; in fondo,
pensa che ti ripensa lo aveva ufficialmente riconosciuto, quel che
aveva fatto
lo aveva fatto per amore. Per non parlare del fatto che
l’ultima cosa che aveva
detto prima di svenire e di essere scagliato giù dal ring
era stata
“coniglietto mio”, mentre la guardava.
Fu per
questo motivo che cammina cammina, quando trovò un
ripostiglio con delle divise
da infermiera, se ne mise una senza stare a pensarci due volte ed
abbandonò lì
il borsone con l’intento di tornare a prenderlo in seguito.
Vestita da
infermiera avrebbe dato meno nell’occhio mentre viaggiava nel
reparto di
terapia intensiva.
Mise
su anche una mascherina, tanto per stare sicura, e si avviò
lungo i corridoi.
Ci vollero tre quarti d’ora per riuscire a trovare la stanza
dove lo tenevano.
Era in
condizioni spaventose, ancora senza braccia, ancora pieno di ferite. Ma
d’altra
parte era solo il quarto giorno. Emerald ebbe fortuna, con lui
c’era solo
un’infermiera di guardia.
«…di
già? il cambio era previsto tra un quarto
d’ora…» si sorprese
l’infermiera.
Emerald fece spallucce.
«va’
a
capire che combina il primario. Non pensa ad altro se non a toccare i
sederi
altrui».
L’infermiera
alzò gli occhi al cielo. «non me ne
parlare…beh, vi lascio…» disse,
andandosene
via «Cristo se voglio un caffè».
Una
volta partita l’infermiera Emerald si avvicinò al
letto e tirò giù la
mascherina.
«ehi».
Il
russo non aveva abbastanza forza per parlare, ne aveva solo per stare
sveglio,
ma avrebbe riconosciuto ovunque il suo coniglietto. Non ci poteva
credere, si
era veramente vestita da infermiera pur di poterlo vedere?
«fatti…fatti
forza, eh? Mi dispiace tantissimo per quel che è successo.
È stata anche colpa
mia se…mi dispiace, mi dispiace così
tanto!»
Lui
avrebbe voluto dirle che era tutto ok, che non ce l’aveva con
lei, e che non
avrebbe potuto prevedere cosa sarebbe capitato. Ma si limitò
ad appoggiare la
testa contro la sua mano, sperando che capisse comunque qualcosa.
«mi
dispiace anche di averti coinvolto in tutta questa faccenda
e…e in una storia
senza futuro…hai avuto ragione a darmi
dell’egoista. La colpa è mia».
“non avevamo futuro e lo sapevo, non è colpa tua se mi
sono innamorato di
te” pensò Turbinskii “non è
colpa di nessuno”.
«…nnnh»
cercò di dirle.
«…come…?»
«nnnh».
«vuoi
dire che non è colpa mia?»
«…»
«EHI
TU!!!»
L’infermiera
di prima, l’infermiera che avrebbe dovuto sostituirla ed un
tizio che doveva essere
il primario.
«devo
filare mi sa» commentò Hammy «ci
vediamo».
Corse
verso la porta e riuscì a passare tra le gambe del primario,
per poi darsi alla
fuga lungo il corridoio, arrivare fino al ripostiglio di prima,
afferrare il
borsone e senza nemmeno perdere tempo a cambiarsi fiondarsi di nuovo in
corridoio e fuggire via dall’ospedale in sella alla moto.
«che
razza di sfiga però, avrei avuto altri dieci minuti come
minimo!» sbottò,
mentre filava via lungo la strada facendo dei pericolosi slalom
«non ho potuto
nemmeno salutare tutti come si deve…tutti fissati con la
sicurezza, questi
ospedali…»
Fece
diversi altri chilometri arrivando quasi a casa di Roxanne prima di
imbattersi
per caso in un nocciolo. Non poté resistere, scese dalla
moto e salì
sull’albero.
«se
Dio esistesse gli direi di benedire le nocciole!» disse a
sé stessa rompendo il
guscio di cinque e lanciandosele in bocca «God save the
Nuts! The gracious
Nuts!»
canticchiò, storpiando l’inno inglese.
«squiiiiik!»
Emerald
voltò la testa di lato trovandosi faccia a faccia
con…« Squiken.
Sammy…come mai
qui? ah vabbè…tanto che ci sei non è
che in cambio di venti mandorle mi
porteresti le Lucky Strike blu? Squkely-squik-sqiquik-squit-squike? Io ti aspetto
qui. Intanto» tirò fuori dal marsupio dieci
mandorle e gliele mise nello
zainetto grigio «ecco la metà».
«squik»
parve
acconsentire Sammy scendendo giù dall’albero e
correndo fino al primo bar.
Emerald accese l’ultima Marlboro che le rimaneva e poi si
mise a penzolare dal
ramo a testa in giù rimanendovi attaccata solo con un piede,
nemmeno fosse
stata un pipistrello.
«ma…Emerald?»
«ma
fammi capire, tu a scuola non ci vai mai? Ok, ti capisco, è
una grandissima
palla…» non si curò nemmeno di
rimettersi a testa in su «ciao, Ro’».
«scusa
se te lo chiedo, ma tu non dovresti essere con Kid Muscle?
L’ho visto con El
Niño lì al parco!»
«tra
un po’ci torno. È che ho avuto una notte un
po’movimentata, se mai dovesse
prenderti voglia di farlo ricordati che metterti a guidare la moto da
sbronza,
comprare degli altri alcolici e finirteli tutti nel parcheggio
dell’ospedale
dei chojiin non è una grande idea».
«m-ma
come sarebbe a dire?! cioè, tu hai
davvero…»
«si!
E
ma mi sa che ho pure incrociato Kevin, solo che avevo bevuto talmente
tanto che
non ci potrei giurare, potrebbe essere benissimo un ricordo fallato o
che…»
« ma
tu stai male, veramente».
«no,
quelli che stanno male sono Meat e Turbinskii, li ho visti prima. Meat
è tutto
rotto, Turbinskii non riesce nemmeno a parlare…»
Roxanne
si stupì ricordando di aver sentito che Turbinskii era
ancora in terapia
intensiva, e dunque non fossero permesse visite. «come
è possibile che tu lo
abbia visto?»
«mi
sono travestita da infermiera e sono entrata nel reparto di terapia
intensiva,
peccato che cinque minuti dopo abbia dovuto filarmela».
Roxanne
si mise le mani tra i capelli. «non ci credo!»
«è
vero però. Oh, ecco Sammy» passò le
dieci mandorle restanti a Roxanne «potresti
mica mettergliele nello zaino e prendere le cicche?»
Sempre
più allibita Roxanne obbedì. «anche
questo ha dell’assurdo».
«due
nostri amici sono uno mezzo antilope e uno mezzo tricheco, stavo
insieme ad un
mezzo aeroplano, sei stata rapita da sei tizi uno dei quali aveva una
faccia da
culo vera e propria, Lord Flash va tranquillamente in giro con quella
tutina grigia
orrorifica senza che nessuno gli getti della benzina addosso e gli dia
fuoco e
tu pensi che sia assurdo addestrare scoiattoli?» si
voltò di lato per non
soffiarle il fumo addosso «sono quattro giorni che ho ripreso
a fumare come una
ciminiera, e dire che avevo quasi smesso».
«magari
è per lo stress…ehm…non è
che potresti tornare a terra? E stare in piedi invece
che a testa in giù? Mi sento un po’a disagio a
parlare con una che sembra un
pipistrello».
Hammy
obbedì lasciandosi cadere e dandosi la spinta
all’indietro con la gambe che non
aveva mai appeso. «lah. Ecco, accontentata» fece
altri due tiri «non vedo l’ora
che arrivi mio padre, diceva che sarebbe arrivato presto,
ma…presto quando? Io
lo vorrei qui adesso, non chissà quando».
«arriva
tuo padre…?»
«non
te l’avevo detto? Si, dovrebbe arrivare a Tokyo, è
una questione di giorni
credo ma…boh» sbuffò «credo
che quando tutto questo sarà finito me ne tornerò
in Inghilterra per un mesetto, tanto ormai se sto qui è solo
per te, Kid, e gli
altri visto com’è finita con Kevin».
«io
non ho mai capito bene che rapporto avete. Dite di essere amici ma
sinceramente
sembrate innamorati, anche quando stavi con
Turbinskii…»
«a
beh
adesso non è faticoso capire che tipo ti rapporto abbiamo io e Kevin: nessuno!...sisi…io
almeno
un mese lo passerò a casina mia a mangiare, bere, fare
shopping e soprattutto a
starmene nel mio piccolo giardino da duecentocinquanta ettari a fare il
bagno
nel laghetto, nel fiume o lì dalla sorgente dopo essere
andata a cavallo».
Roxanne
la guardava con due occhi così. «hai
duecentocinquanta ettari di terreno con un
fiume, una sorgente e un lago?! E pure i cavalli?»
«ne
abbiamo otto. Dieci, a breve, se papà riesce a mettere le
mani su quei
puledrini di shire horse… e non dubito che ci
riuscirà».
Tutta
un’altra realtà rispetto a quella in cui viveva
Roxanne, che non aveva mai
indagato a fondo riguardo la vita di Emerald prima che si trasferisse
in
Sicilia e poi lì a Tokyo. Una cosa però la
giovane Nikaido la sapeva, ed era
che al posto di Emerald non si sarebbe mai mossa da casa propria!
«hai
delle foto?»
«e
beh! Il palomino di mamma, che si chiama Rose» le
mostrò la foto «i purosangue
inglesi delle mie nonne, che nonostante l’età
ancora qualche passeggiata la
fanno; Sirio e Andromeda, i miei purosangue arabi bianchi; i frisoni
neri di
mio padre e poi, beh…»
Sullo
schermo del cellulare comparve la foto di un cavallo nero a dir poco
immenso,
ancora più dei due frisoni di prima.
«Abraxas.
Ha nove anni ed al momento è il cavallo più
grande del mondo, al garrese è alto
venti centimetri più di Kevin».
«me
è
gigantesco! Sembra il cavallo del tizio di un vecchio anime*!»
«non
solo è gigantesco ma rifiuta di farsi sellare ed imbrigliare
da chiunque. Oltre
a farsi avvicinare e montare solo da me e papà. Gli altri di
casa li evita come
la peste, e gli estranei li attacca per uccidere. Non scherzo
neh».
«ma
se
non si fa mettere alcun finimento come fate a cavalcarlo?»
«senza.
Ovvio».
Mica
tanto, ovvio.
«eeeh…ok…»
disse Roxanne «ma quindi con Kid Muscle che state
facendo?»
«per
dirtela in breve, se mi ficco in testa che non devo sbronzarmi
più e se nessuno
si intromette credo che tra undici giorni troverai Kid molto, molto
diverso».
Emerald
non aggiunse altro, ma a Roxanne quell’affermazione non fece
per niente un buon
effetto…
Restava
solo da aspettare.
***
*
il cavallo a cui si riferiscrìe Roxanne è Re Nero,
il cavallo di Raul/Raoh o come caspita si chiama il
fratello maggiore di Kenshiro. L’anime
è Hokuto No Ken.
Il titolo del
capitolo invece è tratto da "Troublemaker" di Olly Murs
(ft.Flo Rida), una canzone che mi pareva piuttosto appropriata se
riferita alla nostra Hammy xD
…e
dal
prossimo capitolo in poi…incontro finale!
|
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Capitolo 24 *** 22- absinthe ***
22
Undici giorni
via via erano passati.
Molti limiti,
erano stati by-passati.
Poi, se questo
fosse evidente o meno, era un altro discorso.
Kevin Mask,
Lord Flash ed Emerald non avevano avuto più alcun contatto.
Quest’ultima,
incurante delle opinioni di Meat, aveva continuato ad
allenare Kid Muscle.
Ed il piano
d’azione che avevano sviluppato era piuttosto complesso per
diverse ragioni; è possibile indurre sé stessi ad
essere qualcosa di diverso da
ciò che si è, e allo stesso tempo fingere che
tale forzatura non ci sia
tentando di apparire naturali negli atteggiamenti fin quando non viene
tempo di
rivelarsi?
A questo,
pensò Kid Muscle nel mangiare la sua ciotola di riso con
manzo nel camerino dello stadio, avevano mirato lui ed Emerald.
«tutto
ok Kid?»
«si».
«pronto?»
«si»
rispose il kinniku senza esitazione. Rare volte si era visto Kid
così serio, non sembrava neanche lui. Forse
perché, tutto sommato, in quel
momento c’era ben poco del vero Kid Muscle. E non soltanto
per il tipo di
allenamento…
«a
tutto?»
«si».
«farai
tutto quel che ti dirò?»
«si».
Emerald lo
guardò a lungo. «proviamo se funziona,
un’ultima volta»
disse piano «absinthe».
Kid Muscle
parve come riscuotersi. Il volto da gelido e serio che era
tornò ad essere quello che Kid aveva di solito, spaventato e
parecchio sciocco.
«oh cavolo, ho
paura!!!...»
strillò «Hammy ma devo proprio andarci
là fuori? Ma devo proprio-proprio?...»
vuotò la ciotola di riso per poi guardarla quasi
supplichevole «nel senso…devo
proprio andarci così? Non posso entrare già in
quell’altro modo?»
«è
bene che anche questa sia una… sorpresina, Kid. Come il tuo
nuovo
modo di combattere».
Kid
strisciò i piedi per terra. «ho ben chiaro quel
che va fatto, ma
nonostante abbia accettato di fare quello che hai voluto che
facessi non
penso che riuscirei ad essere sleale e spietato da solo».
Emerald gli
prese il viso tra le mani e lo sollevò, così che
si
guardassero negli occhi. «questo lo avevo capito anche io,
per questo siamo
corsi ai ripari. Dimmi, prima sentivi paura?»
«no…»
disse piano il kinniku «non sentivo niente. Era
come se uno strato di acciaio mi avesse circondato il cuore, se mi
avessi
de-detto “uccidi” probabilmente l’avrei
fatto e non avrei avuto alcun rimorso»
balbettò un po’ nell’ammetterlo,
perché effettivamente faceva paura «ma
comunque… l’unica cosa che voglio è
finirla in fretta».
«è
comprensibile» Emerald continuava a tenergli il volto tra le
mani,
accarezzandolo «non ti preoccupare, Kid. Andrà
tutto bene».
«…cosa
dirà Meat? Cosa dirà Roxanne, cosa diranno i miei
amici?» scosse
la testa «cosa diranno quando sapranno che ho accettato di
lasciarmi
ipnotizzare in modo da riuscire a combattere come tu vuoi che io
combatta ogni
volta che sento la tua voce dire quella parola che io non riesco
nemmeno a
ripetere perché è troppo strana?»
«che
dovrebbero dire? è per non
deludere tutti quelli che ti sostengono
che l’hai fatto» avvicinò il suo viso a
quello di lui, facendo toccare le loro
fronti «e comunque, dopo oggi, non ti vedranno più
sotto l’effetto di quella
parola».
«mmh.
Ok…»
Si sentirono
dei rumori fuori dalla stanza.
«cos’è
stato?»
«beh,
vai a vedere Kid».
Il kinniku si
alzò ed aprì la porta. «ehi, qualcuno
mi ha portato
qualcosa! Spero che sia altra roba da mangiare, tipo riso e
manzo» disse, tutto
contento mentre apriva il fagotto di stoffa
«cosa…?!»
«cos’è?»
anche Hammy si avvicinò temendo che Kid avesse trovato
qualcosa come che so, un pacco bomba, una testa di maiale tagliata o
vattelapesca cosa.
«è…l’uniforme
fresca di bucato di mio padre…»
«oh!»
esclamò la londinese passandoci sopra la mano
«è in ottimo stato,
non c’è che dire».
Lo stomaco di
Kid iniziò a fare un gran rumore. «ooooh senza
l’effetto
dell’ “absinthe” mi è tornata
una gran fame!!!»
«vai
a prendere da mangiare, se vuoi. Così io intanto faccio
prendere
aria all’uniforme e mi cambio a mia
volta…»
«…quindi
non posso assistere?» le chiese Kid facendo gli occhi da
pesce
lesso e sbavando. Lei dandogli le spalle si diresse verso la panca dove
aveva
appoggiato il borsone.
«no,
non puoi assistere, e ora vai prima che cambi idea riguardo il cibo».
«ma
allora quale vestito metti?» le chiese Kid uscendo.
«ah,
non lo so…sono indecisa. Forse rimango anche
così, vestita come al
solito, non lo so, non lo so…»
«oook»
concluse Kid decidendo che era meglio lasciarla fare una scelta
così complicata in santa pace.
Chiuse anche la
porta. Non si può dire, dunque, che quel che accadde
dopo sia stato colpa sua. La colpa fu semplicemente della porta stessa;
chiusa
a chiave, chiusa restava. Non chiusa a chiave…non era detto.
E in quel caso,
infatti, si riaprì da sola silenziosamente nemmeno
dieci secondi dopo…
“forse
quel che sto per fare non è esattamente etico, ma la ritengo
ugualmente una buona mossa. Se quella sera non l’ha fatto
apposta, e prova
ancora qualcosa per lui, sapere che Kevin ha avuto un attacco
di…d’accordo,
voglio esagerare, un mezzo attacco di cuore per colpa sua dovrebbe
sconvolgerla
abbastanza da non permetterle di dare ordini a Kid Muscle lucidamente
come
dovrebbe”.
Flash aveva
pensato a questo per tutto il tempo, mentre aveva osservato
Kevin fare flessioni a ritmo frenetico. Per fortuna dandogli tutto il
supporto
che gli era servito era riuscito a convincerlo a continuare ad
allenarsi per
vincere, addirittura arrivando a dirgli che “magari vedendoti
vincitore
cambierà idea sul tuo conto. In fondo tutti amano i
vincitori. Ed Emerald non è
diversa in questo”.
Inutile dirgli
di lasciarla perdere, era troppo innamorato di lei per
farlo, quindi tanto valeva “usare” Emerald e la
prospettiva di un
riavvicinamento per spingerlo a dare il massimo.
Caricare lui
attraverso l’amore per lei, distruggere Emerald attraverso
il suo -discutibile- amore per Kevin.
Il fine
giustificava i mezzi no?
Ed ecco che
dunque, una volta che Kevin era arrivato alla flessione
numero diecimila, era uscito dalla stanza con la scusa idiota di dover
recuperare il cronometro. Come se lui se ne separasse mai! Ma per
favore. La
sua unica fortuna era che Kevin fosse tanto preso da altro da non
rendersi
conto della scempiaggine che gli aveva rifilato.
E
così, cammina cammina, era arrivato nei corridoi che
portavano fino
al camerino di un Kid Muscle che -altro colpo di fortuna, altrimenti
avrebbe
dovuto trovare il modo di allontanarlo- al momento era impegnato a
strafogarsi
di riso con manzo nella tavola calda dello stadio. Tanto meglio
così, per
quanto il russo avesse trovato curioso che Kid fosse così
tranquillo da farsi
una mangiata del genere.
Percorrendo il
corridoio continuava a rimuginare sulla sua arcinemica,
e tutto quel pensa e ripensa portò a galla nella sua mente
un ricordo
particolare, che fino a quel momento era rimasto nascosto
chissà dove nel suo
cervello.
Si era
sbagliato. La prima volta che l’aveva vista non era stata
diversi mesi fa, ma anni ed anni prima, quando ancora Robin Mask ed
Howard
Lancaster non avevano stretto il patto che avrebbe spezzato la loro
amicizia
per sempre...
:: quindici
anni e mezzo prima ::
Era successo in
un giorno d’estate nel quale lui e Robin erano andati a
casa di Howard. Quel giorno i due gentiluomini inglesi, tra le altre
cose,
avevano considerato l’idea di acquistare dei nuovi cavalli.
«ho
visto due puledri di purosangue arabo bianco che sarebbero perfetti
per mia figlia, quando tra un annetto inizierò ad insegnarle
ad andare a
cavallo. Dovresti prendere un puledro anche a tuo figlio,
Robin».
«no,
Kevin ha altro da fare che andare a cavallo. Deve studiare,
allenarsi… »
Howard aveva
sorriso. «tieni molto al fatto che diventi un lottatore in
gamba come te, mh?»
«mpf.
Non c’è bisogno di essere condiscendente, so
benissimo cosa ne
pensi».
«ammetto
di avere idee differenti dalle tue su come tirare su dei
figli, ma non mi permetterei mai di criticare. Quanto a
me, stravizierò Emerald
finché potrò. Allora, tornando al discorso
cavalli…»
«ecco,
per Kevin è inutile prenderne uno, ma sai benissimo che il
mio
Nolan ormai è tanto vecchio che quasi non ce la fa
più a sostenere le nostre
battute di caccia. Avevo visto un mustang che avrebbe fatto al caso
mio, ma non
sono certo che prenderlo sia una buona idea…»
«hai
delle foto?»
In tutto questo
Warsman era rimasto in disparte, zitto zitto. Non si
intrometteva mai nelle conversazioni dei due, anche se gli sarebbe
piaciuto
tanto poterlo fare! Howard gli piaceva molto come persona. Forse
perché
piaceva molto anche a Robin.
«si.
A casa, però» sospirò Robin.
«posso…andare
io. A prenderle».
Entrambi i
gentiluomini si voltarono verso il russo, sorpresi che
avesse parlato.
«lo
faresti davvero?»
«si…certo
Robin».
Howard non
aveva commentato, limitandosi a sorseggiare il tè.
«sono
nella stanza dove tengo i documenti di lavoro. Terzo cassetto a
sinistra, nella scrivania».
«vado
e torno».
Detto questo
aveva iniziato a scendere la scalinata che scendeva fino
in giardino, per poi dirigersi al lungo viale che lo avrebbe portato
fino al
cancello.
«ma
che bravo ragazzo» disse Howard «santo cielo Robin,
se come
wrestler non riuscisse a migliorare ulteriormente potresti pensare di
assumerlo
come maggiordomo» poi aveva riso «sto scherzando,
naturalmente. Comunque… da
quel poco che ho sentito sembra che abbia imparato bene
l’inglese».
«sai
che è con me da molti anni, ormai, e non è uno
sciocco. Lascia
perdere il fatto che quando ci sei tu non parla
mai…»
«hai
idea del perché?»
«non
una precisa» disse Robin «non pensare di non
piacergli però, è
tutto il contrario. Credo che vorrebbe cercare di stringere un legame
d’amicizia con te, ma magari si sente un po’in
soggezione».
«ah
davvero? Non lo avrei mai immaginato. Spero che non sia per
l’incontro al quale ha assistito una paio d'anni fa, sarebbe
assurdo dato che lui stesso è
estremamente violento sul ring» osservò
Mr.Lancaster.
«no,
no…di certo non è per quello».
«magari
si sente inferiore. Nonostante io non pensi assolutamente
che
lui lo sia» specificò -mentendo- Howard. Robin
Mask fece spallucce.
«potrebbe
essere. Non saprei dirtelo, magari glielo
chiederò».
E mentre i due
gentiluomini discutevano di tutto ciò, il russo non era
ancora arrivato fino al cancello. Un po’perché era
lontano, un po’perché doveva
ammettere che il viale, ed il parco tutto attorno -del quale non
riusciva a
scorgere la fine- tra il prato perfetto, i fiori di ogni tipo e dei
veri e
propri boschetti oltre naturalmente al fiume i cui riflessi si vedevano
da lì,
erano un gran bel vedere. Il terreno attorno alla tenuta di Robin era
bello,
si, ma non così
bello, e lui
essendo un po’distratto camminava
anche più lentamente.
Fu mentre si
guardava attorno che a meno di sei metri di distanza vide
una bambina trotterellare da sola in mezzo ai fiori, tutta contenta,
mentre
seguiva qualcosa che sembrava un grillo. Non si era nemmeno accorta
della sua
presenza, presa com’era dalla caccia.
Warsman
capì subito che poteva trattarsi solo della figlia di
Howard, i
capelli, gli occhi ed il colore della pelle erano gli stessi. Non
l’aveva mai
vista fino ad ora, di solito ogni volta che lui e Robin arrivavano lei
era
altrove con sua madre, le nonne o la tata. Che fosse sfuggita alla
sorveglianza di una di loro, quel giorno?
Si
fermò ad osservarla, attento a non disturbarla. Era
l’immagine
dell’innocenza e della spensieratezza, tanto che le bastava
seguire un grillo
per essere felice. Al russo non capitava di vedere simili immagini da
molto
tempo, forse troppo.
Si nascose
dietro un albero quando lei, forse sentendosi osservata, si
voltò nella sua direzione con uno sguardo perplesso nei
grandi occhi verdi. Non
vedendo nessuno riprese subito la caccia al grillo, allontanandosi man
mano.
E mentre
Warsman si allontanava continuava a percorrere il viale
arrivando finalmente al cancello, si trovò a chiedersi come
sarebbe diventata
da grande. Chissà se l’avrebbe più
vista…
::ora::
“direi
che il tempo dei grilli sia decisamente finito”
pensò Flash. Era
arrivato davanti alla porta del camerino di Kid Muscle, che era pure
socchiusa.
Per un attimo
fu indeciso, doveva entrare e via o sarebbe stato meglio
segnalare la propria presenza? Se fossero stati altrove non avrebbe
avuto dubbi
in proposito, ma purtroppo in quell’occasione era bene che
stesse attento alle
proprie mosse: finire ad attaccarla, per esempio, avrebbe potuto
costargli la
squalifica.
Si
avvicinò dunque alla porta socchiusa con l’intento
di bussare
leggermente, ma quel che vide sbirciando attraverso la fessura
bloccò le sue
azioni lasciandolo lì, con la mano ancora sollevata.
Emerald dava le
spalle alla porta, e stava facendo scivolare via la
felpa che cadde sulla panca con un rumore leggero. Fatto questo
abbassò con gli
indici le bretelline sottili della canottiera verde smeraldo, che
essendo
abbastanza larga scivolò giù come acqua dal suo corpo magro. Stessa sorte toccò ai
pantaloncini corti neri, che finirono a terra senza fare rumore.
Una parte di
Flash pensò che sarebbe stato bene andarsene
immediatamente, perché si era già trattenuto
troppo,
perché era una cosa sciocca restare lì,
perché era una nemica,
perché quel che stava facendo era proibito, quel
che stava desiderando era proibito.
Un’altra
parte di lui però, più insistente, gli aveva
fatto diventare
le gambe pesanti come piombo e gli stava impedendo di distogliere lo
sguardo da
quel corpo candido al quale si era avvinto giusto un paio di settimane
prima, e in quel
momento tutto gli veniva in mente meno che Kevin era
innamorato di lei, che Emerald gli aveva causato un attacco di
panico, che
loro due erano arcinemici e quant’altro. Di fronte al
movimento rapido ed
elegante con cui lei, sempre dando le spalle alla porta, si tolse il
reggiseno
gli sembravano tutte grandissime stupidaggini. Roba di poco conto.
“è
la tua nemica”.
“non
me ne importa niente”.
“Kevin
la ama!”
“il
giovanotto però non è qui, giusto?”
“a causa di
questa puttanellaha pianto tutte
le notti credendo che tu non lo sentissi, da quando ha
avuto quell’attacco di panico! Voleva lasciar perdere il
Torneo! Tu la
odi!”
“capisco
la sua sofferenza, ma dovrebbe imparare ad essere più uomo,
specialmente se è ancora convinto di volersi legare ad una
come questa qui”.
La mano
sinistra di lei si infilò sotto la sottile striscia di
stoffa
del tanga, sui fianchi. Perché ci stava mettendo tanto per
toglierselo?!
“più
uomo? Tipo te, magari?”
“tipo!”
“perché
spiare una ragazza che potrebbe essere tua figlia è molto da
uomo, vero? Ti rendi conto che con questa calzamaglia la tua
eccitazione
è fin troppo evidente?”
“che
diamine, se non fosse stato così mi sarei
preoccupato!”
“torna
a ragionare per piacere. È la figlia dell’uomo che
ti dà la
caccia da anni”.
“o beh!
Se mai dovesse trovarmi se non altro potrò togliermi la
soddisfazione di dirgli che mi sono portato a letto quella puttana di
sua
figlia”.
“bravo,
così ti ammazzerà lentamente e dolorosamente, troverà il modo di
resuscitarti e ti riammazzerà lentamente e dolorosamente altre cinque o
sei
volte. Vai via di qui!”
“e
perché?”
“perché
è la stessa bambina che dava la caccia al grillo!
Quando lei non aveva nemmeno tre anni tu ne avevi già
più di quaranta! Ma come
ti sei ridotto, un vecchio porco che sbava dietro una ragazza di
nemmeno
vent’anni, una ragazza che hai visto giocare quando era
piccolissima!”
“come
ho detto prima, il tempo dei grilli è finit-“
«allora…»
Emerald si voltò verso la porta con un braccio a coprire il
seno e l’altro teso verso la porta, con la mano che stringeva
la doppietta
«serve qualcosa, Flash? È da un pezzo che aspetto
che tu mi dica perché sei
venuto».
Il russo
gelò sul posto, mentre provava una vergogna grande come
poche volte l'aveva provata
in vita sua per essere stato colto in flagrante dall’ultima
persona con
cui ciò sarebbe dovuto accadere, e si rendeva conto che la
parte lucida di sé
stesso aveva avuto perfettamente ragione nel dargli del vecchio porco.
Lei gli
voltò ancora le spalle, recuperò la felpa e se la
mise addosso
per avere più libertà di movimento.
«mh.
Lascia stare. Anche se non so perché sei venuto so
perché tra un
po’… verrai. Vai a mettere a nanna il fratellino,
il bagno degli uomini è da quella
parte».
«l’ho
detto e lo ribadisco, tu sei solo una grandissima puttana!»
sibilò lui, provando maggior vergogna a
ogni parola della ragazza, la quale
gli stava rivolgendo un sorrisetto palesemente sarcastico. Se solo
avesse
potuto farle… oh qualsiasi cosa! Ammazzarla,
saltarle addosso in altro senso!...
«da
quel che vedo le puttane ti piacciono. Mi ero accorta che Kid non aveva
chiuso bene la porta proprio quando
ho sentito il rumore dei tuoi passi in corridoio, e mi son detta
“vediamo un
po’ se il porcello grufola
ancora”…»
«tu…tu
sei…giuro su quello che ti pare che me la paghi!»
«ti
ho già pagato. Uno yen. Ed era pure troppo» gli
ricordò la ragazza.
«al
diavolo! Non contenta di aver fatto avere un mezzo attacco di cuore
a Kevin giorni fa adesso cerchi anche
di…insidiarmi…» ringhiò. Ma
ce l’aveva
più con sé stesso per essere stato tanto stupido
di quanto ce l’avesse con lei.
«io
ho fatto avere cosa a Kevin?...»
Ah. Era riuscito ad
attirare la sua
attenzione, dunque. Se non altro, forse, quella visita non sarebbe
stata del tutto infruttuosa.
«undici
notti fa. Tu sei tornata a casa tua, Kevin è venuto da te
per…per chiederti di tornare da lui, credo. E tu lo hai
ridotto uno straccio. Non hai
voluto che si avvicinasse a te. Gli hai dato del mostro. E lui ha quasi
avuto
un attacco di cuore. È tornato a casa in stato di shock, non
riusciva neanche a
respirare…»
Il sorriso era
svanito dal volto della ragazza sostituito da un pallore
degno di un fantasma. «menti» sibilò.
Ma sapeva che
non era così, glielo leggeva in faccia, e poi le sue
parole le avevano riportato alla mente qualcosa di quella nottata.
Oh, Dio. Lo
aveva fatto davvero e Kevin era davvero stato così male.
“no…Kevin…non…non
un attacco di cuore per colpa mia, io non volevo
questo!” pensò Hammy, sconvolta, preoccupata e
triste.
E
pensò anche che se Kevin aveva sofferto…allora
non era diventato
spietato senza rimedio…
Che la lezione
gliel’aveva già data.
Che era tornato
in sé.
Aveva ottenuto
quel che voleva, quindi.
...un attacco
di cuore, quasi. Non poteva pensarci, se gli fosse davvero successo
qualcosa di grave ed irreparabile non se lo sarebbe mai perdonato.
Kevin avrebbe
potuto morire.
Lei aveva
rischiato quasi di ucciderlo.
“non
posso crederci…io gli
ho causato...non posso
crederci…Kevin!…e
adesso?”
Già,
e adesso?
Kevin era di
nuovo il “suo” Kevin, e con
“suo” intendevasi “quello che
lei conosceva”, ma non poteva certo mollare Kid a pochi
minuti dall’incontro,
poverino.
Quindi avrebbero combattuto. E poi, solo poi, se mai Kevin se
la fosse sentita di parlarle, di considerarla, o addirittura
di amarla ancora, solo a quel
punto, in qualunque modo fosse finito quell’incontro che Kid
avesse vinto o meno, avrebbe potuto tornare da
lui.
«come
colpo basso non era male, Flash. Informarmi di una cosa del genere
per distrarmi, a pochi minuti dallo scontro. Complimenti. Io e Kid
daremo
comunque il massimo» disse Emerald più freddamente
che poteva «ed ora vai,
tanto il lavoretto dovrai fartelo da solo, perché io da
sobria non ci metto le
mani di sicuro» ostentò un altro sorriso ironico
«su quel poco…»
«te
ne approfitti solo perché non posso toccarti ma riderai di
meno
durante lo scontro. E… anche in seguito» disse con
un tono che avrebbe
spaventato chiunque…
Se quel
“chiunque” guardandogli l’inguine non
fosse scoppiata a ridere!
«vai,
vai…sei più porcello del padre di Peppa
Pig».
«e tu
sei più puttana di quelle sulla tangenziale!»
sbottò l’altro
uscendo.
«c’è
tua madre tra quelle?»
«ok,
quando è troppo è t...hrr. Lo stai facendo
apposta. Tu vuoi che io
ti attacchi così da farmi squalificare, vero?»
«colpo
basso per colpo basso».
Lui la
guardò a lungo, quella ragazza verso la quale nutriva un
gigantesco odio misto ad una sorta di passione,
di…“attaccamento”, in un certo
senso…
Lo infuriava,
lo eccitava, se fosse stato a pensarci
troppo sarebbe impazzito, e lei lo sapeva, e se n’era
approfittata.
«il
tempo dei grilli è proprio finito, vero Emerald?»
Detto questo,
finalmente, fece la cosa più saggia e se ne andò
via
lasciandola perplessa. Chissà che voleva dire quel russo
psicotico.
Ripensando alla
faccia che aveva fatto quando lei si era voltata
all’improvviso le venne di nuovo da ridere.
E pensando al
suo amore che stava male, la risata finì di nuovo.
“gli
ho dato davvero del mostro?...”
Si mise a
tormentare la catenina d’oro che aveva al collo. No, non se
l’era tolta. Non se la sarebbe tolta mai.
Le dispiaceva
così tanto…
«ehi
Hammy, sono tornaaaaa…» a Kid Muscle
iniziò ad uscire del sangue
dal naso vedendola in mutandine e felpa che lasciava comunque il petto
quasi
nudo «…to…ma-ma-ma quindi esci
così?»
«no!!!»
disse subito lei «ho solo avuto un contrattempo. Uff. E io
non
ho ancora deciso che mettermi».
«posso
scegliere io?»
La ragazza
alzò gli occhi al cielo, e chiuse la porta dello spogliatoio
a chiave. «a questo punto sono talmente disperata da dirti di
si, comunque la
tua uniforme è lì Kid».
«gentilissime
signore e gentili signori, è giunto il momento che
stavate aspettando: la finale del Torneo per la Corona Chojiin ha ora
ufficialmente inizio!» annunciò Jacqueline MacMad.
Lei
più di tutti non vedeva l’ora che lo scontro
iniziasse, così da
avere un’occasione qualsiasi per vendicarsi
dell’uomo che aveva osato trattarla
in quel modo. Perché Jackie non aveva certo digerito
l’annullamento dell’uscita
con Kevin in quei giorni, assolutamente no.
Ed era a quello
che continuò a pensare mentre prima di annunciare
l’entrata dei due contendenti annunciava quella dei tre
giudici: Ramenman,
Buffaloman, e Starface.
«sono
uomini che ci garantiranno una sfida leale, e io spero anche
sanguinosa. Ed ora farà il suo ingresso il primo dei due
finalisti in gara: il
mago del Kinniku, Kid Muscle!» esclamò la rossa,
indicando una delle entrate.
«povero
Kid. Il suo istruttore era la sua mente, ed anche se quella ha
una pistola e mi fa una paura tremenda non so dirti quanto sia brava
come
allenatrice» sghignazzò Ikimon insieme a suo padre.
«e
quando Kid perderò l’incontro noi avremo tutti i
soldi ed il
controllo della Muscle League!» aggiunse Vance.
Fu a quel punto
che Kid fece il suo ingresso nello stadio, con
l’uniforme del padre e tanto di mascherina protettiva tirata
su.
«accidenti!
Kid Muscle sembra un altro oggi!» esclamò Mac
«ma dov’è…ah,
eccola qui e…oh!»
Comprensibile
quell’ “oh” del commentatore,
perché Kid non era il solo
ad essere sorprendente quel giorno.
Kid Muscle
aveva scelto per Emerald le uniche cose che la ragazza non
aveva nemmeno pensato di indossare, ossia un vestito verde smeraldo e
dei
tacchi beige mediamente alti. Fin qui niente di strano, se non fosse
stato che
il vestito in questione pur essendo lungo al ginocchio e piuttosto
“castigato”
sul davanti, lasciava la schiena nuda fino ad un bel pezzo in
giù mostrando il
tatuaggio che era la sua firma, la “S” mascherata
da drago con innesti di
smeraldi veri.
«messaggio
piuttosto chiaro quello della Lancaster» disse Doc
«“vi
schiaccerò in modo elegantemente
sensuale”».
«se
non altro è riuscita a zittire i fan di Kevin Mask, che non
hanno
preso bene la sua defezione…ma che stanno facendo
ora?»
Kid Muscle
infatti le aveva galantemente -!!!- offerto il braccio, al
quale lei si era aggrappata con una grazia francamente non molto
“da lei”.
«un
ingresso elegante. Sembra che stiano entrando in una villa nella
quale è in corso una festa di gala» disse Doc
«ah, quando ero giovane ci andavo
spesso…che bei ricordi!»
I due
continuarono a camminare in quel modo fino al ring, suscitando i
commenti dei loro amici.
«strano,
eh?» disse Terry.
«mpf…mi
chiedo il perché di tutto questo»
borbottò Roxanne a braccia
incrociate «se non sapessi per certo che Kid e lei
non…penserei che…mpf».
No, non era
molto contenta di quell’entrata, pur sapendo per certo che
tra i due non c’era del tenero. Ma Kid sembrava
così…differente…
E non era
niente, anche se non lo sapeva; quell’entrata Kid
l’aveva
fatta ancora senza essere sotto l’effetti
dell’ipnosi, era sempre “Kid”…
«impressionante,
mh?»
Roxanne e gli
altri si voltarono, vedendo El Niño dietro di loro.
«El
Niño! Tu qui, e...oh!» esclamò Wally.
«ma
che ti è successo al braccio?» gli chiese Roxanne
allarmata.
Infatti il
contadino aveva un braccio rotto, viaggiava con una
stampella ed era pieno di ferite. Sembrava reduce da un incidente
d’auto,
mentre invece era semplicemente reduce dall’ultimo
allenamento con Kid, un Kid
sotto effetto “absinthe”.
E infatti aveva
anche una faccia da funerale.
«señorita,
eppure tu sai che io aiutavo Kid Muscle ad
allenarsi».
«vuo…vuoi
dire che è stato lui a…?»
balbettò Chichi. Gli altri
continuavano a guardarlo allibiti, e pietrificati, mentre il contadino
annuiva.
«m-ma
non è possibile…Kid non lo farebbe mai, non
è da lui, è uno
scherzo vero?» gli chiese Wally speranzoso
«…vero?»
El
Niño osservò Kid che, rifiutando
l’aiuto di Emerald ad entrare nel
ring, saltava le corde con una mossa elegante. «mi spiace
deluderti, amigo,
ma non scherzo affatto».
«m-ma
quindi…cioè…che è
successo?» cercò di indagare Trixie «e
quando è
che ti ha…hai detto l’ultimo allenamento con
te…»
«due
giorni fa. Non lo aveva mai fatto prima, nemmeno gli altri giorni,
nonostante già da allora Emerald tentasse di farlo
combattere proprio in questo
modo».
Terry scosse la
testa. «no, dai. No. Non Emerald, e non Kid Muscle.
Insomma, è di loro che stiamo parlando…due
persone che peggio che possono fare
è svuotare la cucina di un ristorante e, ehm, ok, sbattere
le teste della gente
su pali e tendicorde, ma c’è una cera
differenza…»
«sentite…io
cosa Emerald gli abbia fatto non lo so. So solo che lei gli
ha detto di attaccarmi in un certo modo e lui l’ha fatto, ed
ha continuato a
farlo finché lei non gli ha detto chiaramente di
fermarsi» raccontò loro piano
El Niño «e a me questa cosa non piace. Kid Muscle
è diverso. Lei è riuscita a
cambiarlo in meno di due settimane».
Wally scosse la
testa. «no…no, no…è assurdo,
dai».
«ed
ora, per tutte le ragazze presenti ecco un cavaliere con la sua
splendida armatura…» annunciò
Jacqueline piccata dal fatto che Emerald
attirasse più l’attenzione rispetto a lei
nonostante lei fosse più bella «lo
scontroso uomo del mistero…»
“lo
stronzo uomo del mistero, altroché”
pensò “tanto me la paga, me la
paga…”
«il
migliore della Britannia, Kevin Mask!»
Le ragazze sue
fan ovviamente chiamavano a gran voce il suo nome.
Ma
l’inglese, entrando dietro a Flash, non le sentiva nemmeno.
Non gli
importava di loro, non gli era mai importato. L’unica della
quale avrebbe voluto sentire le urla di incitamento nel fare il tifo
per lui
era all’angolo opposto, l’allenatrice del suo
avversario. Ma non doveva farsi
distrarre troppo da questo.
Doveva vincere.
Per
sé stesso, per vendicare il nome della propria famiglia, ed
anche
per lei. Lord Flash gli aveva detto che lo avrebbe riamato, se lui
avesse
vinto. Doveva essere vero per forza,
allora…doveva!…
E una volta
vinto sarebbe stato a posto. Lui sarebbe stato il più
grande lottatore dell’Universo, avrebbe trasformato la
maschera sfregiata di
suo padre in una maschera della vittoria invece che della sconfitta, ed
Hammy
sarebbe tornata.
Lo avrebbe
abbracciato ancora, accarezzato ancora, baciato ancora,
amato ancora. Avrebbe cessato di vederlo come un mostro, quando le
avrebbe
dedicato quella vittoria.
Ignorò
le urla di stupore ed orrore del pubblico nel vedere la sua
maschera tagliata, e lui stesso ridotto in un modo tale che sembrava
avesse
combattuto con una tigre. Non gliene poteva importare di meno, il suo
sguardo
era fisso sul ring a comprendere sia Kid Muscle che Emerald.
Hammy…finalmente
si era decisa a mettere un vestito vero…
«Hammy
ti prego di’ quella parola» piagnucolò
Kid con le ginocchia che
tremavano «quella maschera m’impressiona!!! Ho
paura!!!»
«è
la maschera di suo padre…strano che l’abbia messa.
Ma di certo per
noi non è buona cosa…»
commentò lei, voltandosi verso Kid in modo da dare la
schiena ai due in arrivo.
«dilla!!!
Ti prego-ti prego-ti prego!!! Me la faccio sotto, che
cavolo!!!»
«l’incontro
non è ancora iniziato e già te la fai
sotto?!» sibilò lei.
«El
Niño ma sei sicuro di quello che dici? Perché da
come si comporta
Kid a me sempre sempre il solito» disse Terry.
«appunto.
Sembra!»
Nessuno disse
più niente.
Man avanzava
Kevin continuava a guardare il ring. Flash invece aveva lo
sguardo fisso sulla ragazza, o meglio sulla sua schiena messa
così bene in
mostra. Pensando a cos’era successo poco prima quasi tremava
di rabbia, e non
solo, ma era certo che si fosse messa quel vestito per continuare a
provocarlo,
per distrarlo. Non immaginava certo che avesse scelto tutto Kid Muscle,
e che
se Emerald avesse voluto davvero vestirsi per provocarlo avrebbe avuto
ben di
meglio in quel borsone.
Arrivarono
finalmente sul ring, dove Kevin tentò di saltare le corde, e
ci riuscì perfino. Peccato che poi si piegò sulle
ginocchia.
«amico
mio! Qual è il problema, stai bene? lascia che ti
aiuti…» il
russo aiutò il ragazzo a rialzarsi.
“che
figura del cavolo che ho fatto, che figura, e io che volevo
stupirla!” pensò Kevin.
«s-spiacente…non
so cosa mi sia successo, devo avere inciampato…»
cercò
di giustificarsi.
Emerald si
lasciò sfuggire un’occhiata preoccupata,
intercettata da
Flash. Resasi conto di questo chiuse gli occhi per qualche istante,
dicendosi
che il piano doveva andare avanti, che the show must go on
. Lord Flash
non avrebbe lasciato che Kevin combattesse se quel mezzo attacco di
cuore lo
avesse ridotto troppo male per poterlo fare. Quindi lei poteva agire
come
stabilito…evitando di guardarlo in faccia, però.
«me
lo ricordavo meno imbranato Kid, tu no?»
L’inglese
contrasse i pugni, in procinto di sollevare lo sguardo ferito
su di lei, ma Flash non glielo permise.
«Kevin.
Calmo. Sai perché lo fa, non farti distrarre, vinci e
riavrai
la “tua” Hammy» gli disse in un bisbiglio.
«è
dura».
«lo
so».
“pensavo
di averla colpita con quel che le ho detto prima…le cose
sono
due, o davvero non le importa o sta fingendo. Forse è la
seconda. Non ci sta
neanche guardando, né lo ha fatto nel prenderlo in
giro…si, si, è la seconda”
pensò il russo.
«…e
comunque finge, è preoccupata per te. Non hai visto come ti
ha
guardato prima?» lo aiutò a togliersi
l’impermeabile.
«sicuro?»
«si».
«allora
mi fido. Anche se, Lord Flash…»
Jacqueline era
ancora al centro del ring, a sproloquiare cose di cui
non fregava nulla a nessuno dei quattro.
«si?»
«io
continuo a chiedermi…perché sei diventato il mio
allenatore?
Perché? Qual è il tuo obiettivo? I miei mi sono
chiari. Ma i tuoi non li
capisco. È per questo che devo insistere. Perché
sei così ossessionato dai miei
risultati, ti sei praticamente gettato ai miei piedi, ma io ignoro chi
tu sia
realmente…»
Via, qualcosa
in più arrivati a quel punto poteva dirglielo.
«spero
che tu sia pronto per le mie parole Kevin. Tuo padre è il
motivo
per cui sono qui. Egli mi affidò quei due manuali di
tecniche segrete che ti ho
mostrato; uno era per me, l’altro avrei dovuto darlo a te al
momento giusto».
“quindi…l’ha
mandato mio padre…lui…ma allora è lui
il cosiddetto ‘uomo
a cui deve tutto’? ma chi è, chi è
veramente Lord Flash?!”
Lasciate fare
le dovute presentazioni ad una signora che a detta di
Jacqueline era un’ospite speciale, la rossa invitò
Kevin e Kid al centro del
ring.
«signori,
ricordate che siete dei chojiin, quindi ci aspettiamo una
sfida leale ma certamente non noiosa. E adesso, in nome dello sport,
stringetevi la mano…»
Ma Kevin non
era dell’idea.
Stringere la
mano a Kid Muscle, un kinniku, nonché il tizio per il
quale Hammy aveva abbandonato il suo angolo?! In nome della sportività,
poi, quella che Lord Flash gli aveva sempre detto essere
“un’inutile ossessione
da perdenti”? Mai.
«agh!»
esclamò Kid.
«Kevin
non è un esperto in strette di mano»
commentò Mac.
«vero,
è più esperto nello stritolarle!» disse
Doc. Kevin lasciò
bruscamente la mano dell’avversario, e guardò
Jacqueline.
«siamo
in guerra, e dobbiamo combattere. Non ha senso fingere il
contrario. Non ci sto ai vostri ipocriti giochetti».
«qualcuno
è nervosetto oggi!» sbottò Kid,
massaggiandosi la mano.
Jacqueline si
strinse nelle spalle e guardò in basso.
“mh,
mi sa che l’uscita è finita male”
pensò Emerald, con una certa
soddisfazione a dire il vero. Ironia della sorte provò quasi
pena per
Jacqueline, nonostante la detestasse e fino ad un paio di settimane
prima
volesse farle saltare la testa. In fondo era solo una ragazza che
cercava a modo
suo di farsi strada in una realtà piena di omaccioni
sudati…
«mi
sa che qualcuno qui ha dimenticato come si trattano le donne»
commentò dunque «stavolta che ha fatto di
male?»
“difende
Jacqueline addirittura!!! Assurdo!!!” pensò Kevin,
che non le
rispose. Anche perché non avrebbe saputo che dirle, era
troppo allibito.
«fatti
gli affari tuoi, tu» le sibilò la rossa. Al che
Hammy sollevò di
nuovo il sopracciglio.
«cercavo
di darti una mano».
«non
ne ho bisogno, grazie!» sbottò Jacqueline
strappando il gong di
mano al fratello che povero illuso, aveva davvero creduto di riuscire a
suonarlo «che l’incontro finale del Torneo Chojiin
abbia finalmente inizio!»
Suonò
il gong.
La battaglia
era iniziata.
«sia
Kid Muscle che Kevin Mask sono due lottatori noti per la loro
aggressività, questo dunque sarà un incontro
pieno di grinta fin dalle prime
battute!» auspicò Mac.
Ma Kid non si
era mosso dal suo angolo, rimanendo vicino ad Emerald.
Kevin, apparentemente stanco morto, si avvicinava loro lentamente.
«eeeeehiiiiii
ragazzo del cibo, non è mica che mi porteresti un hot dog
col ketchup?!» strillò Hammy ad uno dei ragazzi
che servivano cibo agli
spettatori «ho fame!»
“hot
dog e ketchup vuol dire tattica trentadue, quindi dobbiamo-oh
cavolo, dobbiamo fargli perdere il controllo”
pensò Kid “e a detta di Emerald
per riuscirci devo dare l’impressione di non prenderlo
minimamente sul serio,
perché quello lo manda in bestia”.
«ehi
Hammy lo sai cosa fanno otto cani al mare?» disse dunque con
solennità il kinniku, poggiato sul tendicorde con le mani
dietro la nuca ed un
piede sopra all’altro.
«che
fanno?»
«un canotto!»
In molti
caddero dalla sedia.
«i-io
non intendevo QUESTE battute!!!» disse Mac Metafor.
«e tu
Kid sai qual è il colmo per un elettricista?»
«eeeeh
no».
«bere
birra…alla spina!» esclamò Hammy. Di
nuovo caddero tutti dalla
sedia.
«e il
colmo per un idraulico, lo sai qual è?» le chiese
Kid.
«nuuuu».
«non
capire un tuuuubo eheheheheh».
“ma
che diavolo credono di fare quei due?! Questa è una guerra
non
cabaret di bassa lega!!!” pensò Flash, attonito.
«bella
Kid. Allora, senti questa: un bel giorno re Artù trova sul
muro
del castello la scritta “Artù è
cornuto”, eseguita con la pipì. Ovviamente si
incavola e dice a Merlino “trovami il
colpevole!”…il giorno dopo Merlino lo chiama
e gli dice “ho trovato il colpevole maestà, e a
riguardo ho una notizia pessima
e una cattiva”…»
Il pensiero di
Flash era condiviso da tutti quanti, che li guardavano
con due occhi così. Kevin incluso, al quale iniziavano a
tremare le mani dalla
rabbia. Lui si era massacrato per arrivare a quel punto, si era
impegnato come
mai, e loro buttavano tutto in barzelletta! Era un affronto,
un’offesa bella e
buona il loro atteggiamento, la voglia di scattare e prendere a pugni
quella
faccia da scemo di Kid aumentava inesorabilmente.
«…e
Artù gli dice “dimmi prima la cattiva”.
Merlino lo guarda e gli fa
“la cattiva notizia è che l’esame
dell’urina dice senza dubbio che appartiene
al tuo amico Lancillotto”!...sconvolto a quel punto
Artù gli chiede quale sia
la notizia pessima, e Merlino risponde…”la
calligrafia è di tua moglie
Ginevra”!!!».
Tutti svennero
di nuovo mentre Kid scoppiava a ridere come un matto.
E Kevin Mask a
quel punto non ci vide più.
«adesso
basta!» ringhiò, scagliandosi contro Kid col pugno
sollevato.
Il kinniku strillò di paura.
«absinthe»
disse piano Emerald voltandosi dando le spalle al
ring «sai che fare, Kid».
Kid non urlava
più.
Evitò
il pugno di Kevin, gli diede una fortissima ginocchiata allo
stomaco che nonostante l’armatura lo fece piegare in due per
poi assestargli
una forte gomitata sul retro del collo, che non era protetto dalla
maschera.
Fatto ciò gli sbatté la testa contro il
tendicorde.
«absinthe»
disse ancora Emerald, sempre piano e sempre voltata,
e con gli occhi chiusi. Kid si allontanò bruscamente da
Kevin, di nuovo
spaventato.
«cavolo-cavolo-cavoloooo!!!»
strillò.
Lord Flash
osservava la scena allibito. Ma cos’era successo? Kid Muscle
non era sembrato più lui per un attimo, ed aveva utilizzato
una serie di mosse
ben poco leali con assoluta spietatezza per poi tornare apparentemente
il
solito sé stesso.
Ma che stava
succedendo?!
Qualunque cosa
fosse Hammy c’entrava di certo. Anche perché
evidentemente non aveva nemmeno la forza di guardare quello che aveva
creato.
Kevin si
rialzò lentamente, con la mano sul capo.
«non
guardi, Emerald?» le chiese piatto. Lei a quel punto si
voltò di
nuovo verso il ring.
«pensa
a combattere, right?»
Kevin
continuò ad osservarla. «nemmeno io li ho
tolti» disse in un
bisbiglio mostrandole il polso al quale portava ancora, e sempre, i
braccialetti. Lei si morse il labbro.
«absinthe».
«mh?
Argh!» Kevin venne nuovamente colpito da Kid in quel momento
che
era distratto, con la stessa durezza di prima ed una Mossa dello
Svenimento.
«Kevin!
Liberati dalla sua presa!»
«nngh…non
so cosa pensi di fare Kid, ma non funziona…» disse
Kevin,
liberandosi dalla mossa grazie all’utilizzo della pura e
semplice forza bruta,
colpendolo poi con un buon calcio.
«benissimo
Kevin! Adesso non stare lì a guardarlo, colpiscilo di
nuovo!» lo incitò Flash «abbandoniamo lo
schema 32 e passiamo al 33…attaccare
subito…e attaccare spesso».
“se
solo potessi sapere come ha fatto Emerald a…mh. Ci
penserò dopo”.
«è
inutile Kid Muscle, per quanto tu possa sforzarti sei destinato a
perdere!» Kevin corse verso Kid ed iniziò a
tempestarlo di potentissimi pugni,
e Kid lì ad incassare…
Solo che a
parte che degli “ngh” non c’era altra
reazione.
«Kid
Muscle…» disse Roxanne.
«che
vi avevo detto?» El Niño era ancora più
cupo «è cambiato».
«ma
prima sembrava lui! Prima era il solito Kid!»
esclamò la ragazza.
«Kid!
contro-tattica 33. Versione…alternativa» disse
Emerald.
E si
voltò ancora.
Senza dire una
parola Kid Muscle si abbassò e colpì Kevin alle
caviglie
facendolo cadere addosso alle corde del ring avvolgendogli la prima di
esse
attorno al collo con aria gelida, e stringendola in un gesto naturale e
spietato.
Emerald,
voltata, si era morsa a sangue il labbro inferiore e tremava
leggermente. I sensi di colpa iniziavano a sovrastarla, era anche
peggio di
quanto avesse creduto.
«ma
cosa succede a Kid Muscle?! Non aveva mai combattuto in questo
modo!» esclamò Mac.
«evidentemente
la sua allenatrice ha deciso di fargli imboccare una
via…diversa…» disse Doc, scioccato
«molto…molto diversa. Non è il Kid
Muscle
che siamo abituati a vedere».
«mio
Dio, ma è…è orribile!»
esclamò Wally.
«KID!!!
SMETTILA!!!» urlò Roxanne «smettila, ti
prego!»
Anche Lord
Flash era terrificato. Emerald era riuscita davvero a fare
questo? Non era il Kid che lui e Kevin si erano preparati ad
affrontare, era
tutta un’altra persona.
Ed anche Meat,
dall’ospedale, pensava lo stesso mentre osservava lo
schermo con gli occhi sgranati dall’orrore.
«Emerald…che
hai fatto al mio Kid?» boccheggiò
«devo…devo andare là!»
«sei
tutto rotto, e poi…Kid comunque sta
vincendo…» disse debolmente
Checkmate.
«NON
COSÌ! Va bene vincere, ma non così!!!»
urlò il piccoletto.
Emerald intanto
continuava a dare le spalle a quella scena orribile,
fino a che non resse più.
«absinthe…»
disse con voce incrinata. Al che Kid lasciò
immediatamente la presa, con uno sguardo terrorizzato per quello che
lui stesso
aveva fatto.
«un
colpo violento e sleale» disse cupo Mac «ma ora Kid
Muscle sembra
averne paura, perché?»
«Kevin…mio
Dio…Emerald!» Flash batté i pugni sul
ring «che cosa hai
fatto? COME hai fatto a cambiare Kid Muscle in questo modo, e come puoi
permettere che combatta così?!...oltretutto…sei
anche vigliacca. Perché non hai
cuore di guardare la tua opera. Non sei nemmeno in grado di tradire
fino in
fondo, eh?»
«STAI
ZITTO!!!» strillò lei, mentre Kevin si rialzava.
«q-quella…parola…c’entra,
vero…» disse l’inglese mentre si toccava
il
collo «Kid Muscle non è tipo da combattimenti come
questi…e…lo sapevi…per
questo…» la guardò
«…devi averlo fatto
ipnotizzare…»
Emerald non
disse niente, non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi.
«…lo
hai fatto…gli dici di attaccarmi, eppure ti pesa, ti
pesa…» tossì,
rimettendosi in piedi «sempre a complicarti la vita, e
complicarla agli altri…»
«te
l’ho detto prima, pensa a combattere».
«non
sono io il mostro Emerald…»
Quella frase di
Kevin le fece sollevare lo sguardo. «adesso escitene
con “il vero mostro sei tu” mi raccomando,
prevedibile come sempre».
«non
era quel che volevo dire, ma a quanto pare ti senti tale».
«Kevin!
Attacca Kid Muscle!» gli ordinò Flash
«non perdere tempo in
chiacchiere!!!»
Kevin
obbedì, intrappolando Kid Muscle nella Tower Bridge.
«è una
chiacchierata che riprenderemo».
«signora,
dove ha detto che…?»
«l’ospedale
di chojiin. Devo parlare con una persona».
Un soldato si
avvicinò all’uomo che stava salendo su un
elicottero.
«signore, pensate che la nostra presenza sarà
necessaria allo stadio, dopo?»
Howard
Lancaster, arrivato a Tokyo con uno spiegamento di forze
abbastanza consistente ed un completo bianco immacolato come il
fazzoletto,
tirò fuori un altro fazzoletto ancora dalla tasca, quello
rosso.
«dipende
dal fazzoletto col quale mi vedrai tornare».
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Capitolo 25 *** 23- il fazzoletto rosso ***
Osservando
il suo datore di lavoro volare via a bordo dell’elicottero,
Jenna McGreene non
poté fare a meno di chiedersi, ancora una volta,
“perché”?
«problemi,
miz McGreene?»
La
bionda ed occhialuta ventiseienne irlandese si voltò con una
smorfia
infastidita verso il comandante della “fetta”
più grossa della specie di
esercito che Howard si era portato dietro, Michael Connors, che come al
solito
da quando si erano incontrati la prima volta le stava rivolgendo una
specie di
sogghigno di presa in giro.
“miz”…vattelapesca
da dove veniva quel tizio. Jenna sapeva solo che era americano.
«no,
Connors, e comunque non ti riguarda».
Il
soldato sbuffò una risata. Se non fosse stato insopportabile
Jenna avrebbe
potuto pure trovarlo carino, con quei capelli castani perennemente
scompigliati, gli occhi neri ed una spruzzata di lentiggini su quella
faccia da
schiaffi che si ritrovava. E oltretutto aveva poco più di
trent’anni.
«non
farti troppe domande sul capo» disse l’uomo
«è un consiglio».
Lei
non rispose. Si limitò ad incrociare le braccia e tornare a
parlare con l’uomo
dal quale avevano noleggiato l’elicottero, in un giapponese
abbastanza
comprensibile pure se ben lontano dall’essere perfetto. Non
era certa di aver
detto bene “devE”, o
“l’ospedale DEI chojiin”…
“perché?”
pensò ancora.
L’argomento
sul quale Jenna McGreene si stava facendo tante domande era:
“perché era stata
assunta”?
Laureatasi
con ottimi voti alla Winchester e specializzatasi come interprete e
traduttrice
della lingua giapponese, era stata contattata da Mr.Lancaster in
persona circa
tre settimane prima. Le aveva semplicemente detto che presto avrebbe
dovuto
recarsi a Tokyo per affari, e necessitava di un interprete.
E
sarebbe stato un impiego a tempo indeterminato.
Se
già
da subito Jenna non aveva avuto molti dubbi sull’accettare o
meno un incarico
simile -specie se proveniente da un uomo così ricco, potente
ed in vista che
per di più aveva frequentato la sua stessa
università- era quasi svenuta ed
aveva balbettato un “sissignore, come comandate”
quando Howard le aveva parlato
del suo stipendio.
Nei
giorni successivi si erano incontrati di persona,
nell’ufficio della sua
tenuta. Jenna era rimasta di sasso nel vedere quanto
fosse…oh, semplicemente
immensa. Ne aveva sentito parlare già da prima, e si era
informata per conto
proprio, ma vederla dal vivo era tutt’altra cosa. Si era
sentita così piccola
ed insignificante mentre camminava lungo il viale, stringendosi nel
cardigan
rosa pallido che di certo non aiutava a snellirla mentre si guardava
attorno
incespicando più volte nei suoi stessi piedi nonostante
portasse scarpe
piuttosto basse e tormentandosi i flosci e corti riccioletti. Quando il
maggiordomo l’aveva accolta lì al portone
principale, poi, la cosa era
peggiorata ulteriormente.
Il
primo momento di sollievo lo aveva avuto durante il tragitto verso
l’ufficio.
“può
tranquillizzarsi, miss McGreene; Mr. Lancaster non ha
l’abitudine di mangiare i
suoi collaboratori” le aveva detto con un sorriso. Jenna si
era chiesta quanti
anni dovesse avere quell’uomo, sessanta, settanta? Ma era
comunque impeccabile
nella divisa con tanto di stemma.
“ah…ehm…meglio
così no, Mr. …”.
“Jordan
Lederdale. La mia famiglia serve quella dei Lancaster da cinque
generazioni”.
“oh!”
Arrivati
davanti alla porta dell’ufficio il maggiordomo aveva bussato,
si era sentito un
“avanti” deciso e tranquillo. A quel punto Jordan
l’aveva invitata ad entrare
con un gesto ed un ultimo sorriso, per poi chiudere la porta ed
andarsene via.
La
prima cosa che aveva fatto Howard -dopo averla salutata con un
impeccabile
baciamano da uomo d’altri tempi- era stata complimentarsi per
la puntualità.
“è
un
requisito essenziale, se si lavora per
me” aveva detto “si accomodi”.
Le
aveva indicato le tre sedie imbottite davanti alla scrivania, che
avevano
un’aria indubbiamente comoda. L’intero ufficio
sembrava essere arredato in modo
da mettere gli ospiti a loro agio, aveva pensato Jenna, senza sapere
che
infatti era proprio così.
“faccio
del mio meglio, sir»
aveva risposto lei obbedendo e guardando in basso.
“non
so se Jordan gliel’ha detto signorina, ma può
guardarmi in faccia senza timore
di essere mangiata. Poi, se abbassa lo sguardo perché mi
trova brutto è
un’altra faccenda…”
“no,
no signore, assolutamente, non vi trovo brutto!” aveva
immediatamente rialzato
lo sguardo, il viso rosso come il fuoco.
“miss
McGreene, stavo solo scherzando. Quel che volevo dire è che
non deve essere
così in soggezione, tutto qui. Tanto più che
è una ragazza in gamba, oltretutto
laureata nell’istituto dove ho studiato io stesso. Porta
ancora il fazzoletto
dell’università, vedo…io il mio
l’ho appeso lì” glielo aveva indicato.
Un
fazzoletto non vecchissimo, ma piuttosto rovinato “in memoria
delle battaglie
contro quegli insopportabili etoniani…”
“etoniani!
Tsk” aveva borbottato Jenna. Intanto l’occhio le
era caduto sulle foto che Mr.
Lancaster aveva sulla scrivania, nelle quali i soggetti più
ricorrenti erano
lui insieme a quella che doveva essere sua moglie e, soprattutto, una
ragazza
molto giovane e piuttosto carina che gli somigliava moltissimo.
“mia
figlia, Emerald. Fa la DJ a Tokyo” aveva detto Howard
facendola trasalire “non
vive più qui da quando si è diplomata a sedici
anni”.
“sed…?”
“memoria
eidetica. Oltre ad essere una classe avanti, nata a giugno, mi
capisce. Mi
sarebbe piaciuto se avesse continuato gli studi, ma ha preferito fare
altro.
Consideri che pur di seguire la sua passione mi ha minacciato di
iscriversi ad
Eton, se avessi continuato ad insistere sulla laurea! A quel punto ho
lasciato
stare”.
Insomma,
tra una chiacchiera e l’altra -serie riguardanti il lavoro, e
meno serie- erano
passate un paio d’ore. E Jenna era uscita da
quell’ufficio serena e felice di
avere trovato un lavoro stabile, super pagato, e soprattutto di dover
lavorare
con un uomo assolutamente im-pec-ca-bi-le. Non poteva
credere alla propria fortuna, e non vedeva l’ora di partire
per Tokyo…
“mh.
Quando il capo aveva parlato della nuova interprete avevo sperato che
tanto per
cambiare ne scegliesse una carina. Mah. Magari con altri vestiti, un
bel paio
di tacchi e senza quegli occhiali…”
Quando
Jenna si era voltata si era trovata davanti un soldato con la faccia da
schiaffi più faccia da schiaffi che avesse mai visto, e con
un accento americano
da far paura.
“con
chi ho il dispiacere di parlare, Mr.
…?”
“Connors.
Micheal Connors” il tizio aveva alzato gli occhi al cielo
“quando si dice avere
soldi da buttare via…quanto ti dà, ventimila
sterline al mese? Meno sicuramente
no. Tsk. Pensare che non gli servi nemmeno, come vedrai. Arrivederci, miz”
aveva detto,
continuando ad avanzare verso l’ufficio.
Jenna
McGreene era decisamente confusa, ma rispose comunque abbastanza a
tono. “io
invece spero di non rivederti affatt-”
“vana
speranza, visto che verrò a Tokyo” aveva
replicato, entrando nell’ufficio dopo
aver bussato quattro colpi in rapida sequenza e senza nemmeno aspettare
il
permesso di entrare. Che bifolco d’un americano…!
Ma
come avrebbe scoperto circa tre settimane dopo, una volta che il
lussuoso jet
privato dei Lancaster atterrò a Tokyo, il bifolco in
questione non aveva avuto
tutti i torti.
A
riceverli erano stato un gruppo di giapponesi con delle facce da paura.
Se
prima Jenna non aveva trovato giustificazione al fatto che Mr.
Lancaster si fosse
portato dietro la security armata fino ai denti -Connors compreso- in
quel
momento aveva compreso senz’altro di più. Pur
continuando a non capire come mai
-da quel poco che aveva sentito a riguardo- fossero in arrivo anche
diversi altri aerei pieni di
ulteriori soldati.
Ad
ogni modo il gruppo di giapponesi li aveva fatti entrare
all’interno di un
edificio quasi futuristico per com’era concepito, facendoli
in seguito entrare
in un ufficio nel quale un vecchio giapponese -neanche a farlo apposta
vestito di
bianco come Howard- stava fumando un sigaro dall’aria
pregiata. Il gruppo che
li aveva fatti entrare si fermò a sua volta
nell’ufficio.
La
conversazione, nonostante la tensione di Jenna, si era svolta in modo
piuttosto
normale per un bel pezzo. Affari, investimenti…Jenna
traduceva, ed anche
piuttosto bene, ma in realtà non capiva molto di quel che
stavano parlando
davvero. Quando poi il vecchio aveva iniziato a parlare in una sorta di
dialetto e molto velocemente con il gruppo attorno a loro, aveva capito
poco e
niente.
Curioso
che Mr. Lancaster non solo fosse rimasto perfettamente tranquillo, ma
avesse
perfino fatto uno strano sorrisetto che Jenna McGreene non gli aveva
mai visto
fare.
Ma
come avrebbe visto subito dopo, aveva i suoi motivi.
“Yokoshino
Fuyu, l’onorabilità dei giapponesi è
conosciuta in ogni parte della galassia.
Direi che non sia il caso di sfatare questo mito, giusto?
Perciò, da uomo
d’onore a uomo d’onore, vi invito a non cercare di
imbrogliarmi e tenere fede
ai nostri accordi. O potrei sempre rivolgermi alla famiglia Fujitora,
auspicando che mostrino più rispetto”.
I
giapponesi erano impietriti, ed anche Jenna. Howard aveva parlato nella
stessa
lingua del vecchio con tale naturalezza che sembrava lo facesse tutti i
giorni.
Voltandosi leggermente la ragazza aveva intercettato il sorrisetto di
Connors,
che era un “te l’avevo detto” bello e
buono.
Da
lì
in poi le trattative avevano proseguito senza problemi, ma Jenna non
aveva più
detto una parola, ancora sorpresa.
Se
Howard H.R.J. Lancaster parlava tranquillamente il giapponese, dialetti
inclusi, a che cosa gli era servito assumerla?
Non
era riuscita ad arrivarci per quanto ci avesse pensato, e non ci
arrivava
ancora. Era una ragazza troppo ingenua per capire di essere stata
“usata” per
testare la lealtà degli Yokoshino, dei quali Howard aveva
voluto osservare il
loro comportamento in un falso stato di vantaggio per capire una volta
di più
con che tipo di persone avrebbe avuto a che fare. E sarebbe stato suo
compito anche trattare con gente come il tizio del noleggio.
Finito
di parlare con l’uomo che noleggiava gli elicotteri, la
ragazza tornò -pur se
di malavoglia- a rivolgersi all’americano che le si era
piantato vicino e al
quale non poté fare a meno di chiedere una cosa.
«cosa
intendeva dire Mr. Lancaster con quella storia del
fazzoletto?»
«pfff…ma
non sai proprio niente eh? Perlomeno lo sai che un tempo era un
istruttore
della Muscle League? E sai dell’unico incontro che abbia mai
combattuto?» gli
occhi dell’uomo si illuminarono «…e
della fine che ha fatto il suo avversario?»
In
verità Jenna aveva sempre badato solo agli studi. Del
wrestling se n’era sempre
altamente fregata. Si, sapeva del passato del suo capo come istruttore.
E si,
sapeva dell’incontro, e sapeva che aveva vinto. Nulla
più, però.
«ma
di
che accidenti parli?! Che vuol dire “la fine che ha
fatto”?!»
«sei
piuttosto ignorante, miz. Lascia che ti
faccia una breve lezione: Mr. Lancaster col fazzoletto
bianco = no problem»
sollevò il pollice «Mr. Lancaster col fazzoletto
grigio = ahi. Non va
seccato troppo» oltre al pollice sollevò
l’indice «Mr. Lancaster in nero = ahi
ahi. Più per chi l’ha indotto al total black che
per lui stesso, di solito,
anche perché c’è la
possibilità che la mia squadra e le altre entrino in
azione» sollevò anche il medio «e per
finire…c’è il fazzoletto rosso. Con
tanto
di completo abbinato» sollevò l’anulare
con un sogghigno «ed è a quel punto che
ci si diverte davvero».
«io
continuo a non capire!!!» sbottò Jenna.
«indovina
che fazzoletto aveva quando ha combattuto contro quel tipo? Quello
rosso. E
indovina che fine ha fatto il tipo in questione?...»
La
ragazza non rispose. Connors sollevò il mento e si
passò lentamente il pollice
lungo la gola.
«hope ya
understood, gurl».
Detto
questo finalmente si allontanò.
Jenna
si strinse nelle spalle. Scherzava. Ma si, scherzava di sicuro.
Guardò
in cielo nel punto
dove l’elicottero era
scomparso. E senza nemmeno capire bene perché, dato che
continuava a ripetersi
che lei a Connors non credeva nemmeno un po’,
iniziò ad augurarsi di vederlo
tornare con il fazzoletto bianco.
«Kid!!!
Vedi di liberarti da quella presa, lo sai benissimo come si
fa!» esclamò
Emerald «immagino che tu non abbia tutta questa voglia di
farti spaccare la
schiena!»
«hnn…non
è facile sai?!» disse con fatica il kinniku.
«non
ho mai detto che è facile, ho detto solo che se non lo fai
finisci con la
schiena rotta in due!»
«aspetta
che ci provo…»
Fortunatamente
per lui Kid Muscle era piuttosto forte, e riuscì a liberarsi
dalla tremenda
Tower Bridge. Ma Emerald sapeva che quello era solamente
l’inizio. Kevin aveva
ancora parecchie mosse da utilizzare, sia proprie che quelle di suo
padre
riadattate, una più devastante dell’altra. Inoltre
pur non avendo uno straccio
di prova aveva l’intima certezza che Kevin e il Vecchio
Porcello avessero
trovato il modo di bloccare la Muscle Millennium, il che nonostante
tutta la
preparazione di lei e Kid restava un grosso problema. Se si trattava di
sviluppare delle contro-contromosse era un conto, ma inventare un nuovo
attacco
dal nulla…eh no, quello Emerald non era ancora in grado di
farlo. Ci sarebbe
voluto suo padre, ma non c’era, ed era una settimana che non
si sentivano…fatto
strano. Eppure era parso contento quando lei gli aveva detto che finito
il
Torneo sarebbe tornata a casa per un mesetto o due.
«ancora
la tattica 33, Kevin! Si tratta solo di stare più
attento» disse Flash
«l’ipnosi non rende Kid Muscle
invulnerabile».
«giusta
considerazione. Dai, Emerald, di’ la parola magica
così che il buon Kid Muscle
faccia del suo peggio; non cambierà niente. E più
che altro mi domando…hai il
coraggio di dirla ancora?»
«te
l’ho mai detto che per quanto chiacchieri somigli
all’Araquà, Kev? Sai, quella
specie di uccello della Disney» ribatté Emerald
sarcastica. Kid tentò di
attaccare Kevin, ma non solo venne respinto, venne anche riempito di
pugni
un’altra volta!
«dopo
faremo una chiacchierata anche su queste battute» la
avvisò l’inglese mentre
pestava l’avversario «non mi piacciono
molto».
«chi
se ne importa di cosa piace o non piace a Lady Oscar strafatta di
steroidi con
un vaso da notte sulla testa?»
«appunto»
quasi ringhiò lui «diciamo che non mi piacciono per niente».
«sta
solo cercando di distrarti con mosse futili»
commentò Lord Flash «non funziona,
Lancaster, dovrai trovare qualcosa di meglio».
«oh,
avrei MOLTO di meglio. E tu lo sai benissimo»
ribatté lei, alludendo
presumibilmente a quello che era capitato prima
«ti conviene davvero che io ti dia retta? Non
penso. Poi vedi tu. Kid!!!
POLENTA!!!»
«ma
è
affamata davvero per mettersi a urlare nomi di
cibi…» commentò Wally, sentendo
anche il proprio stomaco iniziare a brontolare
«…un po’la capisco».
«io
sono ancora sconvolta per il modo in cui ha fatto agire Kid! Ipnosi, ma
come ha
potuto?! Potrebbe distruggerlo psicologicamente, in questo
modo!» esclamò
Roxanne «ma non si rende conto?!»
Perfino
Jacqueline MacMad era rimasta esterrefatta dalla brutalità
di Kid Muscle,
essendo abituata ad un Kid nei limiti del possibile buono, corretto e
gentile.
E non era sicura che quella metamorfosi le piacesse.
No, diciamolo,
non le piaceva affatto, e nonostante di solito apprezzasse quel tipo di
spettacoli in quel caso l’atteggiamento strideva troppo con
il protagonista. Se
fossero stati personaggi di un manga, di un anime o che di simile
avrebbe detto
che quando Emerald diceva “absinthe” Kid Muscle
diventava molto “OOC”, troppo.
Ma quella purtroppo era la realtà, non una storia, e non
bastava cancellare un
paio di righe per cambiarla.
«polenta…cacciagione…succhio
il pollice» mormorò Kid succhiando il pollice e
portando entrambe le braccia
con le mani chiuse a pugno davanti al petto e al viso. Kevin
continuò a
colpirlo per un po’.
«ma
che vai blaterando? I miei colpi ti hanno ridotto in pappa quel poco
cervello
che avevi? Avanti, cresci!»
Ben
presto però si accorse che i suoi pugni ed i suoi calci non
facevano più alcun
effetto.
«la
posizione succhia pollice di Kid Muscle si è trasformata in
una difesa a
braccia unite, che neppure Kevin Mask può
infrangere!» osservò Doc Makano.
Kevin
continuava a colpire, e colpire, e colpire ancora, non persuaso dal
fatto che
la tattica 33 fosse stata annullata.
«adesso
sei tu che devi trovare di meglio, Flash» commentò
Emerald «la tua tattica 33 è
appena andata a puttane».
«facile
così, vero?...Kevin, fermati. Riuscirai solo a spellarti le
mani, se continui!»
L’inglese
obbedì. Ricordò gli allenamenti…non
era stata Hammy stessa a dire che quella
tattica poteva anche non funzionare? Ecco la dimostrazione pratica.
«ma
brava. Sarei contento di vedere che gli insegnamenti di tuo padre hanno
dato i
solo frutti, se non li stessi usando contro di me» le disse
Kevin «e se non
foste comunque destinati a perdere».
“perché
sia chiaro che non mi fermerò davanti a niente pur di
vincere e riaverti”
aggiunse mentalmente.
«fai
tacere l’Araquà, Kid» disse seccamente
la ragazza «trova un punto debole e attacca!»
«ora
si che mi piace!»
«il
sipario si è sollevato sulla Barriera Muscle!»
esclamò Doc.
«Kid
fa la ruota, si libra in aria, doppio salto mortale
all’indietro e castiga
Kevin nel suo punto debole!» aggiunse Doc.
I fan
di Kid esultavano.
Emerald
invece era impallidita, vedendo Kevin cadere addirittura fuori dal
ring. Batté
le mani sul tappeto.
«KID!!!
Che ti avevo detto a riguardo?!!» strillò. Il
kinniku si voltò verso di lei, e
da euforico che era divenne perplesso.
«eh?»
«che
ti avevo detto?!! Non la maschera!!! Colpisci tutto ma non la
maschera!!! Ma tu
no!»
«me
l’hai detto tu che dovevo trovare un punto
debole!!!» protestò Kid.
«ce
n’erano un mucchio di altri!!! E tu vai a colpire proprio
dove ti avevo detto
di non…oh, shit…»
Kevin
non le aveva mai fatto paura -da sobria- non davvero. Forse anche
perché non
l’aveva mai visto arrabbiato sul serio. L’aveva
visto irritato, nervoso,
deluso…ok, si, anche arrabbiato la sera che aveva scoperto
tutto, ma anche lì
più che altro era sempre deluso…
Ma in
quel frangente, vedendolo rialzarsi aggrappandosi alle corde con aria
omicida,
Emerald vide finalmente il “mostro” che aveva
creduto di vedere giorni prima.
«Kid
Muscle…hai fatto qualcosa di davvero
imperdonabile».
“hai fatto
una cosa graveee, una cosa che mai si rimedia!”
pensò Emerald,
senza avere il coraggio di canticchiarla vedendo la maschera di Kevin,
già
sfregiata, rovinata da un secondo taglio che formava una
“X”.
Dalla
pochette beige abbinata alle scarpe tirò fuori una
bottiglietta di plastica
verde che però invece che contenere acqua come sembrava
conteneva vodka liscia,
e dopo averla osservata per un po’ne bevve un quarto. Relax, baby:
drink the vodka, take it easy.
Pensò
che Meat forse aveva ragione nel dirle che stava iniziando davvero ad
esagerare
con l’alcol.
«ma
glielo dicevo, io…» mormorò la ragazza
«“non toccargli la maschera,
Kid”».
«i-io…»
“l’unica
fortuna è che non ce l’abbia con me.
Promemoria se mai dovessimo riavvicinarci: posso tirare la corda, ma se
disgraziatamente si spezza è bene tenere a portata di mano
un’altra pistola
oltre la doppietta…con dei tranquillanti per
rinoceronti!” si disse Hammy
“tanto papà ce l’ha”.
«un
atto che rimpiangerai per il resto dei tuoi giorni! E quando ti
avrò liquidato
non te ne resteranno molti, di giorni!»
«Kid
Muscle ha fatto un grosso errore!» esclamò Mac.
«Kevin
non perdonerà a Kid lo squarcio nella maschera!»
rimarcò Doc. Anche Meat,
ancora all’ospedale, pensava la stessa cosa.
«ci
potete scommettere, quella maschera è stata portata da suo
padre quando vinse
la Corona Chojiin, e anche quando la perse contro King
Muscle…»
Meat
seguiva con estrema attenzione e preoccupazione il match, la stessa
preoccupazione che lo aveva tormentato dalla visita di Hammy in poi.
L’unica
cosa che gli aveva dato un po’di sollievo era stata sapere
che Turbinskii
adesso era ricoverato in quello stesso reparto, a tre stanze dalla sua,
tanto
che Meat aveva potuto anche andare a trovarlo…
Dik
Dik iniziò a sentire delle voci agitate fuori dalla stanza,
tanto che alla fine
distolse perfino l’attenzione dall’incontro per
ascoltare meglio.
«ehi,
c’è una certa agitazione là
fuori».
«uh?
Sarà arrivato un altro paziente, o roba simile, ma non
possiamo stare a
pensarci adesso!» esclamò il piccoletto afferrando
il televisore vecchio
modello «Kid è nei guai!!!»
Il
volume delle voci però era cresciuto ulteriormente, e fu
Checkmate an andare
verso la porta e socchiuderla per guardare fuori.
«ma
non si potrebbe…»
«settecento
milioni di yen. Per il reparto. Ed ora, gentilmente, mi faccia
passare».
Checkmate
non aveva mai visto prima l’uomo che aveva parlato con tanta
fermezza e
compilato quell’assegno esorbitante, ma non gli ci volle
molto per notare in lui
un’incredibile somiglianza con qualcuno che già
conosceva. L’uomo gli rivolse
una brevissima occhiata giusto per fargli capire che l’aveva
notato, per poi
continuare dritto per la propria strada.
Lo
Scacco Vivente richiuse la porta.
«allora,
che cos’era? Chi c’è?» gli
chiese Van Dik. Checkmate guardava ancora la porta,
perplesso.
«non
ci posso giurare, ma…è possibile che io abbia
appena visto il padre di Hammy
sborsare milioni di yen così che il primario lo lasciasse
andare non so dove?»
La
domanda distolse anche Meat dall’incontro. «Howard
H.R.J. Lancaster qui?!
Emerald aveva detto che sarebbe arrivato a Tokyo, ma non capisco come
mai
dovrebbe essere venuto proprio qui!»
«eppure
somigliava ad Emerald in modo impressionante, te
l’assicuro».
«questo
è strano…molto strano…da chi potrebbe
andare? Non so perché ma se hai ragione,
Checkmate, non prevedo niente di buono».
Nel frattempo
Kid Muscle stava indietreggiando, ed Hammy stava prendendo in serissima
considerazione l’idea dell’absinthe.
«ora
il taglio fatto da Kid Muscle si incrocia con l’altro a
formare una X, simbolo
di morte o di veleno!» commentò Roxanne.
«o
come “ti cancello per
sempre”…» aggiunse Trixie.
“certo
che così non aiutano neh” pensò Emerald.
«andiamo,
è stato solo un incidente…e poi la X non
è sempre un segno negativo, dipende
anche da cos’hai scommesso al Totocalcio, sapete come
funziona no? Uno, due, icchese!»
cercò di dire Emerald in tono allegro.
Cambiò
idea quando Kevin la guardò.
«come
non detto. Cercavo solo di ridare alle cose la giusta misura».
«tu
sei solo fortunata che mi strozzerei con le mie stesse mani piuttosto
che farti
del male» disse lui con rabbia «ma posso comunque
prendermela col vero
colpevole».
«nonostante
la defezione Kevin Mask continua ad essere sempre un vero
cavaliere» commentò Ikimon.
Jacqueline fece
uno sbuffo, pensando “dai, dai, commetti qualche fallo
TI PREGO!”
“anche
in modalità nero di rabbia riesce ad essere dolce”
pensò invece Emerald “e io
mi sento sempre più uno schifo all’idea di avergli
dato del mostro”.
«sai
Kid, forse dovresti scusarti…»
«ti
assicuro che il danno causato alla maschera non è nulla
rispetto al danno che
sta per subire; giudica tu!» detto questo Kevin
saltò sopra le corde
lanciandosi contro Kid, che anche senza l’absinthe
riuscì a parare il colpo.
«ora
ami tuo padre, prima lo odiavi, deciditi, cosa vuoi, perché
mi fai diventare
pazzo?!!» sbottò Kid, adesso realmente irritato.
Effettivamente
il rapporto di Kevin col padre si era fatto sempre più
complicato. Appena era
riuscito a superare un po’il suo odio per lui infatti era
venuto a conoscenza
di quell’orrenda faccenda del patto, e tutto il resto
che…ah. Che schifo.
Però
restava
sempre suo padre.
E si
sentiva sempre in colpa per essere scappato di casa in quel modo ed
essersi
unito ai D.M.P. . In fondo Kevin voleva l’approvazione
di suo padre.
E poi
beh…al di là che fosse una cosa barbara e bla bla
bla, Robin Mask non aveva
mica sbagliato nella scelta della partner considerando che lui stesso
l’aveva
scelta senza sapere tutto quel che c’era dietro.
…che
diamine, la sua -legalmente parlando- fidanzata era contro di
lui…
«…e
mi
fai anche arrabbiare…tante storie per una maschera! Mi viene
voglia di
spezzarla in due!»
«Kid!!!
buono lì!»
Ma ovviamente
Kid non l’ascoltò, ed attaccò Kevin a
testa bassa come un ariete. Stupido. E a
poco valse riuscire a scagliarlo in aria e bloccarlo nella Kinniku
Driver.
«perché
hai voluto metterti dalla parte dei perdenti, Emerald?»
l’inglese nemmeno si
degnava di parlare con Kid, preferiva parlare con lei. Gli importava di
più.
«lo
sai perché. KID BRUTTO TONTO, QUELLA MOSSA NON FUNZIONA LO
SAI!!!» strillò poi,
appena prima che Kevin -per l’appunto- ribaltasse la Kinniku
Driver facendo
finire Kid rovinosamente al tappeto.
«ottimo
lavoro Kevin. Che dire, evidentemente la ragazzina ha un debole per le
cause
perse».
«non
so se sia peggio avere un debole per le cause perse o avere le mutande
con Obi
Wan Kenobi disegnato in zona pacco».
«perlomeno
le MIE mutande si vedono!»
«…vuoi
proprio che dica a tutti quanti com’è che sai
delle mie mutande?»
«già,
com’è che sai delle sue mutande?»
saltò su a chiedere anche Kevin.
«sarà
mica che le lasciava in giro per casa?» ribatté il
russo «ed ora torniamo alle
cose serie! Non siamo qui per discutere delle mutande!»
«Obi
Wan».
Seccato
oltre che arrabbiato Kevin attaccò nuovamente Kid, ed il
kinniku lo scagliò di
nuovo in aria dimentico del fatto che Emerald gli aveva detto
più volte che
nemmeno la Kinniku Buster avrebbe funzionato.
«KINNIKU
BUSTER!»
«eeeh,
ma allora è proprio stupido» concluse Hammy.
«vi
siete trovati» la punzecchiò Flash.
«zitto
Ivan».
«…Ivan?»
«tutti
i russi si chiamano Ivan. O Dimitri. O Piotr. O Sergei».
«ma
sei sicura che in quella bottiglietta verde ci sia
dell’acqua?»
«ma
sei sicuro di avere un cervello ancora attivo?»
«…ma
sono le finali del Torneo Chojiin o una gara di
punzecchiature?!» li riprese
giustamente Jacqueline.
«mi
verrebbe da dirti di farti i cavoli tuoi ma hai ragione
Jackie» ammise Hammy,
mentre Kevin per annullare la Kinniku Buster eseguiva una delle
rovesciate del
padre «KIIIIID, lo so che ce la fai a dargli un calcio nei
cocones!!!
Liberati!»
«non
vorrei dirtelo ma non ti conviene farmi picchiare sui gioielli di
famiglia» le
ricordò Kevin.
«…Kid,
liberati e basta» borbottò.
«ah,
vedi allora…»
Kid
comunque non riuscì a liberarsi, e beccò
un’altra bella botta.
«e
comunque a me dei tuoi gioielli di famiglia non frega niente, right?!
Se
mai chiedi a Jackie!»
«non
è
solo uno scontro, è anche un interessante momento di
gossip» commentò Doc «chi sapeva
di una storia tra Kevin Mask e Jacqueline MacMad?»
«io
no, Doc!»
«ma a
me
che vuoi che importi di lei?»
«ah,
grazie mille!» sbottò la rossa.
«pare
che ti importi dato che…lo sai».
Alludeva
all’appuntamento. Kevin emise uno sbuffo irritato.
«alla
fine nada de facto, visto che io non mi chiamo Emerald e quando scelgo
una
persona c’è quella soltanto».
“quindi…non
sono usciti?...” si stupì la ragazza. Per un
attimo Kevin lo vide guardarlo
come lo guardava prima, cosa per la quale si sentì come
riscaldare dall’interno.
«la
fedeltà sciaguratamente non è una prerogativa di
tutti» disse Lord Flash,
rovinando il momento.
«forse,
ma sbavare spiando ragazze che potrebbero essere tue figlie mentre si
cambiano sicuramente
è una TUA prerogativa!» ribatté Emerald.
Ops.
«non
capisco a cosa tu ti stia riferendo…»
“ma
sei diventata pazza?!” le disse con gli occhi il russo
“sta’zitta per l’amor
del cielo!”
«cos’è
questa storia?!» Kevin li guardò entrambi
«cosa-è-questa-storia?!!»
«Kevin…»
«absinthe»
disse piano Emerald. Kid la sentì. Purtroppo la
ragazza non aveva potuto
fare altrimenti dato che quel perfetto idiota continuava ad eseguire
mosse che
sapeva benissimo essere totalmente inutili «e ora attacca.
Ehm. Evita i
cocones».
Kid
obbedì,
afferrando Kevin alle spalle e piegandosi all’indietro
sbattendogli la testa
contro il tappeto. Non contento, lo fece voltare di schiena ed
usò su di lui la
mossa che Kevin aveva usato su Turbinskii, il Nodo a Crotalo.
Tutto
ciò
senza dire una parola.
«anche
a me piace di più il Kid normale, ma non funziona»
commentò Emerald «e adesso
copia quel tizio in America* e vai con la Tomb Stone!»
«…la
che?» si chiese Wally confuso mentre Kid eseguiva la Tomb
Stone «ah, quella».
Kevin
rotolò via e si rialzò pian piano. «non
è finita…» mormorò, entrando
come in
uno stadio di profonda concentrazione durante il quale se Kid Muscle
non fosse
stato sotto ipnosi si sarebbe spaventato avendo una specie di visione
di Robin
Mask che lo attaccava.
«hai
evocato la padronanza e l’energia di Robin Mask per aumentare
la tua Maelstrom
Power…sei degno di tuo padre, dopotutto».
«si…lo
sono. Ma comunque, quella storia…»
«era
una balla no?!»
«Barriera
Muscle, Kid» ordinò Emerald vedendo le brutte. Kid
eseguì.
«spezza
la difesa, Kevin!» gli ordinò Flash.
«non
vedo come».
«per
gentile concessione della nostra cara Hammy tu HAI una mossa con cui
spezzare
la Barriera Muscle» gli ricordò il russo.
Emerald
lo guardò astiosamente. Poteva evitare di ricordarlo a lei,
no?
«si
perché
se fosse stato per te non avrebbe combinato niente».
«tsk.
Forza,
al contrattacco!»
Kevin
si diede la spinta sulle corde per mettere in atto nientemeno che il
Polverizzatore Mac, col quale iniziò a
“trivellare” Kid Muscle. Emerald non
sapeva che dire, stavolta, sperando solo che Kid resistesse.
«mh…sembra
andare bene…» commentò piano Flash
«….?»
Errore.
Kevin perse
il controllo, la traiettoria deviò, Ramenman era il nuovo
bersaglio.
“se
Kevin lo attacca verrà squalificato! Non posso permettere
che il nostro sogno
vada in frantumi per questo!”
“finirà
a colpire Ramenman!” pensò atterrita Hammy.
Ma proprio
mentre stava per succedere Lord Flash si mise in mezzo, finendo per
essere
trivellato in testa. Ironia della sorte che fosse proprio per salvare
un
wrestler al quale aveva infilzato il cranio, eh?
«Ramenman!»
urlò Buffaloman «fermalo!»
«basta!»
esclamò il cinese fermando Kevin con un solo colpo e
scagliandolo lontano.
Emerald
osservò la scena con gli occhi ancora sgranati dopo aver
detto di nuovo “absinthe”.
Il Sorcio aveva un gran buco sulla maschera, sotto il quale si
intravedeva
qualcosa di…nero…marrone…
…Warsman
non era proprio in quel modo? Ma non poteva stare a pensare a quello.
«Lord
Flash, devo ringraziarti per il tuo coraggio. Mi hai salvato la
vita» disse
Ramenman.
«hai
ragione, ma non volevo» disse concitatamente Kevin dopo
essersi rialzato, preoccupato
per il suo allenatore «non so cosa mi sia
successo…»
«Kevin…»
«e tu
stai bene?»
«…non
ti preoccupare. Io sto benissimo».
«ha
ragione a preoccuparsi, e dovresti farlo anche tu».
Jacqueline.
“che
vuole ora?» pensò Hammy. Tra le altre cose
notò che la spugna della resa di
Kevin era caduta, qualcuno avrebbe dovuto raccoglierla…
«sei
intervenuto per salvare Ramenman o per impedire che Kevin Mask fosse
squalificato dal Torneo? In base alle regole, nel caso che Kevin
attacchi altri
che il proprio avversario verrebbe eliminato, e Kid Muscle vincerebbe
il
Torneo. Ed ora, Flash, la tua intromissione potrebbe causare questo
risultato».
Brusii
di disapprovazione, Ikimon e Vance cercavano di dissuaderla, ma niente
da fare.
Flash intanto cercava di inventare una scusa decente per evitare al suo
pupillo
la squalifica…voleva vendicarsi, Jacqueline…
«come
on, è evidente perché l’ha
fatto, voleva raccogliere quell’accidenti di asciugamano
rosa lì per terra no? Dev’essere caduta per
sbaglio a Kevin».
L’inglese
si voltò verso Emerald.
“Hammy…mi
difende ancora”.
«esattamente.
Ero venuto qui proprio per questo, signorina MacMad. Cercavo di
proteggere il
vostro buon nome, e quello della Corona Chojiin. Ed ora, direi di
riprendere l’incontro».
«si!»
esultò Kevin. Si voltò ancora verso Hammy, ma lei
non lo guardò nemmeno.
“non
è
nemmeno in grado di tradire fino in fondo. Stavolta però
è stata utile” pensò
Flash guardando la ragazza “le dobbiamo un favore”.
:: ospedale
dei chojiin, venti minuti prima ::
Howard
Lancaster entrò da solo nella stanza in cui era ricoverato
Tovarich Turbinskii.
«M-mister
Lan …» Turbinskii aveva visto delle foto, per
questo sapeva di chi si trattava.
Per non parlare della somiglianza tra lui ed Hammy! Ma che ci faceva
lì?
«sei
ancora malridotto, non sforzarti di parlare se non per dirmi
ciò che mi serve
per favore».
Il russo
obbedì.
«tu
stavi con mia figlia, giusto?»
«sissignore».
«sono
qui a Tokyo per diversi motivi, tra i quali un uomo che potrebbe
interessarmi. Sai
qualcosa riguardo l’allenatore di Kevin Mask?»
«…sissignore».
Aveva capito
che non doveva mentirgli. Ottimo inizio.
«è
vero che mente sulla propria identità?»
«sissignore,
che io sappia è così».
Bene, bene.
Poteva essere davvero la pista giusta. Ma a dirla tutta anche di quello
al
momento gli importava solo fino ad un certo punto.
Quel che
gli interessava realmente era…
«che
tu sappia…ha mai messo le mani su mia figlia?»
Silenzio.
Il russo gli indicò il cellulare.
«c’è
un video, ma…prima che veda…è stata
sua figlia ad ordinarmi di non intervenire.
Ed io le ho obbedito, anche se mi costava».
Howard
gli diede una lunga occhiata ed annuì.
«da
ciò deduco che la risposta sia
“si”».
Guardò
il video, quello in cui Flash quasi aveva strozzato Hammy.
Hammy…la
sua principessa, la sua bambina…
Non disse
una parola per tutto il tempo. Poi mise il cellulare sul comodino.
«Tovarich
Turbinskii. Hai obbedito a mia figlia nonostante non fossi
d’accordo» lo guardò
«lo faresti ancora?»
«sissignore».
«uccideresti
per proteggerla?»
«…»
«rispondi».
«…sissignore».
Howard
si alzò.
«ottimo.
Dopo oggi mia figlia ha manifestato il desiderio di tornare a casa per
un mese
o due. Facile che la porti in viaggio con me, però, ed
intendo dotarla di una
scorta privata della quale TU» lo indicò
«prenderai il comando».
«ma…»
«la
paga è a cinque zeri. A me darai del "voi", ad
Emerald…deciderà lei. Sei assunto.
Verrai traferito oggi stesso in una delle mie cliniche, molto
più all’avanguardia
di questa».
Si tolse
il fazzoletto bianco. Se lo mise in tasca.
Tirò
fuori
quello rosso.
«adesso
ho un altro lavoro da fare».
*The Undertaker, se non fosse stato chiaro! xD
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Capitolo 26 *** 24- O Fortuna... ***
24
Dopo altre due
o tre ripetizioni del Polverizzatore Mac, con una delle quali Kevin
rovinò la
maschera di Kid Muscle, ad Hammy non ci volle molto per capire
cos’era che
avevano pensato lui e Flash dopo aver visto le brutte quando Kid era
sotto
ipnosi.
Un’assurda
regola dei Kinniku recitava che se mai la maschera che Kid aveva sul
volto
fosse stata rimossa in qualunque modo, lui non avrebbe potuto
più combattere.
Evidentemente era a questo che adesso i suoi due avversari -meglio
pensare a
loro in quel modo e basta, per ora- puntavano: strappare a Kid la
maschera del
volto e finirla in fretta.
«della serie
“tempi disperati richiedono soluzioni disperate”,
vero Flash?»
«è
perfettamente regolare, ed al momento non siamo noi i
disperati» ribatté il
russo «perché non lasci perdere, mh? Una ragazzina
incapace come te non
dovrebbe immischiarsi in cose da adulti».
«e i vecchi
maiali come te dovrebbero stare in un porcile di riposo, invece che
immischiarsi in cose da “g-g-g-giovani”!»
Niente da fare,
quei due non avrebbero mai smesso di darsi addosso, nemmeno in un
momento come
quello.
«i porcili di
riposo non esistono!»
«per questo
c’è
gente come te in giro, purtroppo…rispondi al cellulaaaare,
sei un vecchio
maiaaaale, no no non riattaccare -no no non
riattaccareeee-…non ti sembra un
po’caro il prezzo che adesso io sto per pagare?... sei un
vecchio maiaaaale,
sei un vecchio maiaaaaleeee…»
canticchiò lei.
«sono sempre
più convinto che ci sia altro che acqua in quella
bottiglia…»
«decisamente
Emerald e Lord Flash non si vogliono bene» fu il commento di
Doc.
«è
acqua» mentì
lei «ma comunque resta il fatto che devi imparare a farti i
cazzi tuoi una
buona volta».
«di’, ma sei
consapevole che la maggior parte dei miei problemi derivano dal fatto
che TU
non sei stata in grado di farlo?!»
Nessuno dei due
sembrava essere al corrente della presenza di King Muscle e,
soprattutto, di
Robin Mask in una delle entrate poste in alto sullo stadio.
“pare che a
Warsman non piaccia molto la mia futura nuora. Beh…in fin
dei conti non piace
molto nemmeno a me, è troppo sfrontata, disobbediente e non
sa stare al suo
posto. Come Howard da giovane, più o meno. Non che questo mi
importi, un patto
è un patto, e sapere che fin quando sarà valido
sarà un fastidio per il mio
caro ex amico mi dà una gran soddisfazione”
pensò Robin “per non parlare del
fatto che, per una volta che Kevin sta facendo qualcosa che IO volevo
che
facesse -ossia vincere la Corona Chojiin ed essere perso dietro a
lei-
non posso certo rovinare tutto”.
Era lì da
diverso tempo ormai, ad osservando le dinamiche dello scontro aveva
avuto modo
di fare qualche valutazione su…più o meno tutto
quanto.
Aveva
riconosciuto che la somiglianza di Emerald con suo padre non era
soltanto
fisica, dato che non aveva esitato a ricorrere a tattiche come quella
dell’ipnosi facendo si che Kid Muscle -e in quei momenti King
era quasi
svenuto- diventasse una pura e semplice arma, come la doppietta che
quasi
sicuramente aveva nella pochette beige. Era un’altra
caratteristica che aveva
ereditato da Howard quella di avere sempre almeno un’arma
addosso, che il suo
ex amico di solito nascondeva nella tasca interna che aveva in ognuna
delle sue
giacche, o dei cappotti. Come se ne avesse avuto bisogno e non avesse
saputo
combattere! Robin riconosceva che con un paio di proiettili
senz’altro si
faceva prima, ma non significava che approvasse.
Comunque…
Oltre a questo,
come anche tutti quelli che stavano guardando dovevano per forza avere
intuìto,
si era reso conto che nonostante fossero avversari tra Emerald e Kevin
continuava ad esserci “qualcosa”. E lui pensava di
saper dare una definizione
più approfondita a quel “qualcosa”,
anche vedendo come lei lo aveva difeso con
Jacqueline MacMad -“ecco un’altra ragazza che non
sa stare al suo posto, ah
queste ragazze di oggi… ma come accidenti le tirano
su?!”, aveva pensato- che
sembrava non vedere l’ora di buttare suo figlio fuori dal
Torneo.
“che razza di
giornata oggi. E anche Howard è qui in
città…tsk. Che vado a pensare, io non lo
temo di certo. Inoltre non vedo nemmeno perché Warsman
dovrebbe rischiare,
nessuno sa chi è davvero, altrimenti Lancaster
l’avrebbe già preso. Per di più
siamo in mondovisione…si…cosa vuoi che
accada?”
Chiaro che
Robin da dopo aver smosso di nuovo le acque avesse ripreso ad
aggiornarsi sulle
mosse del suo quasi-vicino-di-casa. Solo che risultava piuttosto
complicato.
Lui aveva agganci nell’MI6, ma anche Howard ne aveva, dunque
perfino i servizi
segreti si facevano una specie di guerra tra loro. Inoltre Howard,
questo Robin
lo sapeva perché lo aveva visto di persona, disponeva di un
esercito personale
-che faceva passare come semplice security…come no!- molto
consistente,
competente e motivato essendo anche super pagato. Forse Howard non era
l’uomo
più ricco della galassia, ma non era poi così
tanto distante dall’esserlo.
Robin non
capiva come avesse fatto un uomo che dopo alcuni investimenti sbagliati
senza
il suo aiuto sarebbe arrivato alla bancarotta a fare miliardi su
miliardi di
sterline in quelli che, a dirla tutta, erano pochi anni. E lasciando la
Lega
per di più!
Forse era
meglio non saperlo. In ogni caso decise di non stare a pensarci troppo.
“spero solo che
Kevin riesca a massacrare quel vigliacco di Kid , in fin dei
conti anche
se non è male Emerald è troppo giovane ed
inesperta per affrontare degnamente
uno scontro come questo. Per non parlare del fatto che sono e sempre
sarò
convinto che questi non sono ambienti da donne, a meno che queste non
siano
solo spettatrici…”
«io però non
vado a frugare nei cassetti di intimo altrui. Guarda che LO SO che
l’hai
fatto…» disse Emerald puntando il dito contro
Flash con tono accusatorio «la
#Rose of Midnight era tutta a sinistra del cassetto, e io
l’ho ritrovata a
destra!»
«sono tutte
accuse infondate! Kevin, non credere a una parola e attacca di
nuovo!» esclamò
il russo «e comunque…evidentemente eri troppo
ubriaca per ricordarti dove le
avevi messe!»
«le avevo messe
A SINISTRA, ed ero sobria!»
«io non ci
giurerei!»
“…ecco solo
questo non capisco: l’atteggiamento di Warsman.
Potrà anche non piacergli ma
questo non è certo il momento di bisticciare…lui
invece sembra quasi provarci
gusto. Va’ a vedere che negli anni ha preso qualche botta in
testa di troppo”.
«io te l’ho
detto quel che devo fare, vai a giocare da solo alla roulette russa! Kid,
evita Kevin e afferralo!!!»
“…e invece lei
non ha preso le botte che avrebbe dovuto prendere, e questo
è il risultato. Se
avessi seguito la prima idea che ho avuto riguardo al patto
l’avrei sistemata
già da un anno, insegnandole che una moglie deve
stare al proprio posto e
non ficcare il naso dove non deve”.
Nessuno lo
sapeva, ma Emerald tutto sommato se l’era cavata con un patto
quasi ragionevole
rispetto alla prima idea che durante uno strano dormiveglia era venuta
in mente
ad un Robin Mask vedovo ormai da un pezzo: una nuova moglie molto
giovane,
fertile e non brutta.
…non che Howard
avrebbe mai accettato un patto del genere, piuttosto avrebbe preferito
finire a
vivere come un accattone…
Quel matrimonio
combinato restava sempre una cosa barbara ma se non altro Kevin era un
ragazzo
dell’età di Hammy!
«stai lontano
dalla mia maschera!» esclamò Kid Muscle obbedendo,
afferrando Kevin e
sbattendogli ancora la testa contro il tendicorde dopo aver fatto un
bel salto.
Non c’era stato nemmeno bisogno dell’asbinthe
stavolta, notò Hammy decisamente
soddisfatta.
«adesso direi
che puoi iniziare a disperarti Sorcetto» disse Emerald
facendo pure la
linguaccia al suo arcinemico.
«e tu credi che
sia finita? Tsk».
Kevin infatti
si stava già rialzando, più lentamente e
faticosamente di prima. Tutta quella
tensione e quella violenza evidentemente erano troppe anche per
Jacqueline, che
se ne uscì con un “oh”! quasi spaventato.
E Lord Flash,
forse anche per prendersi una piccola rivincita per quel che era
successo
prima, prese subito la palla al balzo.
«che ti prende,
Jacqueline? Non è questo che desideravi? Un incontro
brutale, sanguinoso, un
vero massacro! Non dirmi che tra tutti i presenti tu non hai cuore di
guardare.
Non sapevo che avessi un cuore!»
Emerald non
commentò, impegnata a guardare Kevin fare il verme sul
tappeto.
«Kid…»
disse
piano «non c’è qualcosa che dovresti
fare?»
Ma il kinniku
capendo a cosa alludeva -ossia prenderlo a calci in quel momento di
debolezza-
scosse vigorosamente la testa.
«no».
«Kid».
«no, e non
voglio che usi quella parola, ok?»
«…no, hai
ragione, questo è esattamente quel che volevo
vedere» rispose Jacqueline a
Flash dopo essere riuscita a produrre una specie di sorriso abbastanza
sadico
«quello che tutti in questo stadio volevano segretamente
vedere, eccitazione
pura!»
Quelle
chiacchiere iniziavano decisamente a stufare Kevin. Jacqueline stessa
lo aveva
stufato già da un pezzo. Accidenti a lui che quella sera non
se n’era stato
buono e le aveva chiesto di uscire anche se non la sopportava.
E poi c’era
Emerald che…prima lo difendeva, sembrava voler tornare da
lui, e poi -da quel
che aveva capito- avrebbe preteso che Kid Muscle lo gonfiasse di botte
mentre
stava strisciando nel tentativo di rialzarsi. Ok, erano avversari, lei
voleva
vincere, ma LUI voleva vincere anche per LEI! E lei invece non si stava
facendo
troppi scrupoli nel farlo gonfiare come un pallone.
«ora basta»
disse dunque seccamente, sorprendendo sia Hammy, che Jacqueline che Kid.
«perché sembri
tanto in ansia allora? È questo che accade nel Torneo
Chojiin: imigliori
vengono malmenati, picchiati, feriti!» disse Flash
«senza dolore e
sofferenza non si raggiunge la gloria. Credevo che avresti gioito, non
che ti
saresti fatta piccola come una scolaretta impaurita; ti rispettavo
quando eri
dura come una pietra, ma ora sei diventata debole e
rammollita!» sentenziò.
«tu se non
rompi le palle a qualcuno proprio non sei contento» rispose
Emerald al posto di
Jacqueline, prendendo per la seconda volta le sue difese «per
una volta che
mostra un barlume di umanità lasciala stare no? Solo
perché tu sei una
bestiaccia delle steppe non vuol dire che dobbiamo essere tutti
così».
Kevin intanto
si era aggrappato alle corde. «cacciate via
quell’esasperante MacMad! E tu
piantala con battute e frecciatine, questa è una guerra, lo
vuoi capire si o
no?! Le cose sono due, o inizi a fare la persona seria o te ne stai
zitta».
Comprensibile
la reazione dell’inglese al quale quello scontro sembrava
più una commedia. Ma
evidentemente Hammy quel giorno non era per la comprensione.
«tu a me “stai
zitta” non lo dici. Chiaro?»
«altrimenti?»
la sfidò Kevin, appoggiandosi sulle corde e dando la schiena
ai MacMad.
«…vuoi che
dica
a tutta la galassia CHI c’è disegnato sulle tue
mutande?» lo ricattò, riducendolo
al silenzio «su col morale JJ, dopo ti offrirò un
frappè e parleremo di quanto
è vera e calzante la definizione di “grande,
grosso e coglione” riferita a
quasi tutti gli uomini che ci stanno attorno» le disse Hammy
guardandola seria
seria e facendo un gran sospiro «mi dispiace per le volte che
ho minacciato di
farti saltare la testa. Nel trattare con gente come Capitan Pantaloni
Aderenti
lì» indicò Flash
«c’è solo da stare unite!»
«ti ho già
detto che non ho bisogno del tuo aiuto, e non lo voglio il
frappè!» ribatté
Jacqueline credendo che fosse solo una presa in giro.
«vada per il
gelato allora, quello che fanno nell’aereo privato di
papà è fantastico, magari
mi faccio venire a prendere con quello stavolta…».
«non lo voglio
il gelato! Non voglio niente! Perché non usi
quell’accidenti di aereo privato
per tornartene in Inghilterra, eh?!»
Sia Kid che
Kevin se ne stavano fermi, forse presi dal dialogo tra le due ragazze,
forse
solo sorpresi per l’invito.
«infatti
tornerò
a casa per un mese o due, ma solo dopo
l’incontro…»
«tu vai DOVE
per QUANTO?!»
La ragazza si
voltò verso Flash e Kevin, stupita. Ok, che potesse dirlo
Kevin più o meno ci
stava. Ma che lui e Flash lo dicessero in coro non se lo sarebbe
aspettato.
E nemmeno Lord
Flash stesso se lo aspettava, sinceramente, trovarsi ad esclamare senza
volerlo
la stessa frase di Kevin e per giunta col suo stesso tono. Come se lui
non
avesse avuto in mente la stessa cosa, andarsene via, e non per un mese
o due ma
per sempre. O almeno, finché Howard gli avesse dato la
caccia.
Ossia,
beh...per sempre, appunto.
La verità?
Evidentemente non era dispiaciuto solo di dover perdere Kevin, al quale
come
più volte ribadito si era affezionato molto, nemmeno fosse
stato figlio suo invece
che di Robin.
Con chi avrebbe
discusso, dopo? Con chi avrebbe litigato ferocemente, chi avrebbe
punzecchiato,
chi avrebbe tentato di uccidere, con chi si sarebbe trovato ad
inventare e fare
cose strane per non farsi scoprire a fare invece…qualunque
cosa fosse meglio
tenere nascosta? Dove l’avrebbe trovata un’altra
con cui sfasciare casa, e che
gli avrebbe messo un mano un assegno da trentamila sterline o
più per
risistemarla?
Con chi avrebbe
ballato il tango la prossima volta, volendo vincere di nuovo il trofeo
dei
primi classificati? Chi avrebbe provocato in futuro, e da chi
si sarebbe
fatto provocare? Chi altri avrebbe avuto il coraggio di andare al
cinema con
lui a vedere una proiezione vintage di Lolita? Chi l’avrebbe
ospitato in casa
organizzando una serata a sfascio col finale a sorpresa?!
La risposta era
semplice: a parte Emerald, nessuno.
«francamente mi
stupite. Soprattutto tu» disse la ragazza guardando Flash
«mi tolgo dalle
scatole, sta’contento no?...è che sono troppo
sotto stress, sto bevendo come
una spugna, ha ragione Meat nel dire che rischio di diventare
un’alcolizzata…»
«certo che
almeno a noi potevi dirlo!» esclamò Terry
«volevi andartene così, senza
salutare nessuno?»
«ve l’ho detto,
giusto un paio di mesi, mica per sempre…»
«e tu credi che
ti lascerò sparire due mesi? No. Scordatelo» disse
Kevin in tono duro «abbiamo
troppo di cui parlare perché tu possa scappare via. Quella
dell’alcol è una
scusa. Vera, ma sempre una scusa».
«io dopo oggi
avrò bisogno di staccare, e vada come vada ce
l’avrai anche tu».
«sicuro,
nessuno può prendere decisioni sulla tua vita ma tu puoi
fare delle scelte che
invece coinvolgono tutti quanti, molto giusto. Non pensi che possano
esserci
persone che non vogliono che tu te ne vada,
nemmeno per un mese, o una settimana
o…o anche solo un giorno…» il volume
della sua voce si abbassò man mano «al
diavolo, allora…»
Improvvisamente
Kevin tornò di nuovo a scagliarsi contro Kid Muscle,
saltandogli sulle spalle.
«questa mossa
scioglierà quel poco che restava del tuo micro cervello, ma
non sarà una gran
perdita dato che non sei in grado di combinare niente se non hai
qualcuno che
pensa al posto tuo o che ti ipnotizza».
Detto questo
iniziò a colpire la testa del povero Kid con una serie
infinita di gomitate.
Sentiva un gran bisogno di sfogarsi in qualche modo.
Emerald…andare via per due
mesi…e glielo diceva solo adesso?! assurdo! Non poteva
fargli una cosa del
genere, loro dovevano fare così tante cose, dovevano
chiarirsi, dovevano
parlare finalmente di quel patto e decidere il da farsi,
dovevano…dovevano
iniziare finalmente la loro relazione…insieme sarebbe stato
più facile
affrontare qualunque ostacolo.
E lei invece se
ne usciva con “dopo l’incontro me ne torno a casa
un mese o due”. Che nella
lingua di Emerald, tra una cosa ed un’altra, avrebbe potuto
davvero significare
un mese o due… ma anche quattro o cinque.
Poteva reggere
all’idea di non vederla per tutto quel tempo?
No. No,
affatto.
E…e se poi
tante volte suo padre l’avesse convinta a rimanere
lì in Inghilterra? Certo,
nessuno avrebbe vietato a Kevin di fare ritorno in patria a sua volta,
ma aveva
percepito di non piacere molto a Mr. Lancaster e c’era il
rischio che cercasse
di tenerli lontani, forse portandola con sé nei viaggi
d’affari che a detta di
Hammy faceva spesso.
Viaggi, viaggi,
viaggi…nuove responsabilità, magari, nuovi
incontri…ed Emerald via via avrebbe
potuto dimenticarlo. Incontrare qualcun altro. O lasciare che relazioni
d’amicizia di qualche tipo di sviluppassero in qualcosa di
più, tipo con…che
so…quel tizio dall’aria arrogante, castano e con
una spruzzata di lentiggini
che compariva in qualche foto del suo cellulare.
Kevin parlava,
si sentiva parlare e rispondere a Flash che teneva aperti i libri di
suo padre,
vedeva le proprie mani cercare di togliere la maschera ad un Kid Muscle
collassato sulle proprie ginocchia, ma la sua mente era da
tutt’altra parte.
«dai Kid,
reagisci, non può finire così!» gli
strillò Roxanne «ricorda la Massima Sfida
dei Muscle, ricorda il livello che ha raggiunto il tuo potere, usalo
adesso!»
Ecco, anche la
due codini lì, perché non coglieva mai le buone
occasioni per rimanere in
silenzio? Nooo, lei blaterava e blaterava, e blaterava, “non
mollare
Kiiiiiiiid!”, “siamo con te KIIIIIIID!”,
“KIIIIIIID!!!”…solo queste cose sapeva
dire! E lui non poteva certo scattare come un cobra ed uscirsene con un
“chiudi
quella ca… di bocca!!!”. Primo, perché
non l’avrebbe mai fatto, né in pubblico
né se fossero stati soli -anche con Jacqueline si era
limitato ad un
“esasperante”- non era tipo da maltrattare le donne
per davvero. E
secondo, se ad Hammy non era stato bene che non fosse stato cortese con
Jacqueline, che era Jacqueline, figurarsi come
avrebbe reagito se
l’avesse fatto con Roxanne, della quale era amica.
«Kid Muscle le
sta prendendo di brutto! Perché Em non fa
qualcosa?!» disse Terry preoccupato.
«qualcosa come
l’absinthe per esempio? Tra quello e il niente non so
cos’è peggio» osservò
Trixie «forse non fa nulla perché non sa
cosa fare, no? Eccetto che
quando era sotto ipnosi e quando sono riusciti ad annullare le prime
mosse di
Kevin non hanno combinato molto».
«un po’
è anche
colpa di Kid che non l’ha ascoltata. Emerald gli aveva detto
che la Kinniku
Driver ed ogni variante della Kinniku Buster non avrebbero funzionato,
ma Kid
le ha usate lo stesso» le fece notare Wally «chiaro
che combinino poco, se lui
fa tutto di testa sua».
«a me viene da
dire che forse è meglio che segua il proprio istinto invece
che ascoltare lei.
¡Caray! Non l’avete vista
prima? Avrebbe preteso che Kid si accanisse su
Kevin mentre era a terra. È già tanto che abbia
rispettato la volontà di Kid e
non abbia utilizzato il controllo ipnotico per farglielo fare anche se
lui non
era d’accordo» disse El Niño .
«se Kevin non
si fosse guadagnato il diritto di vendicarsi sui Kinniku una volta per
tutte ti
direi di gettare la spugna già ora, Lancaster» la
punzecchiò ancora Flash.
«non mi
interessa niente se siamo in mondovisione, se continui a seccarmi una
pallottola da qualche parte te la becchi lo stesso. Absin-»
«n-no!» esclamò Kid, come
riprendendo le forze «n-non quella
parola non c’è…bisogno!!!»
trovò perfino la forza per rimettersi in piedi, cosa
che sorprese Kevin ma non lo fece comunque desistere.
«ci può essere
una sola maschera su questo ring: Kevin Mask!»
dichiarò, continuando a tentare
di togliere la maschera al Kinniku.
«battutone»
Emerald scosse la testa.
«la tua di
prima su Artù era peggio» commentò il
russo «sai che tu Ginevra me la ricordi
molto?»
«ho capito che
a te piacerebbe fare la parte di Lancillotto, ma non
c’è trippa per gatti KID
SE VUOI FARE QUALCOSA FALLO SU-BI-TO!»
Il ragazzo
riuscì non si sa come a tirare un gran calcio sulla maschera
di Kevin,
facendolo cadere.
«buono! E
adesso, per gentile concessione di El Niño, vai con
il…»
«Ribaltamento
in Presa Doppia!» esclamò Kid, eseguendo quella
mossa a puntino.
«precisamente
quello».
«hai visto? Kid
Muscle ha eseguito la mossa di El Niño, il ribaltamento in
presa doppia. Kevin
Mask ha preso un brutto colpo».
«KIIIID, SE
VINCI TI DARò
IL Più
GROSSO BACIO DELLA TUA VITA!»
Kid esultò.
Jacqueline invece no.
«sporco
traditore. A questo punto puoi dimenticarti della mia
simpatia» borbottò.
«eddai JJ, se
mai ti faccio conoscere io uno. Che rapporti hai con gli americani con
delle
deliziose lentiggini sulle guance?» le chiese Emerald,
stavolta per prenderla
un po’in giro, si. Per quanto a dir la verità,
conoscendo Michael, la rossa non
gli sarebbe dispiaciuta.
«e tu pensi che
io abbia bisogno di te per trovare un ragazzo?!»
« non mi pare
che da sola combini molto neh».
Kevin intanto
aveva strisciato verso Lord Flash, che gli stava mostrando per
l’ennesima volta
la tecnica Olap sul libro verde.
«la chiave per
vincere sta qui, Kevin: il suo nome è Olap. Una mossa
così difficile da
padroneggiare che neppure tuo padre riuscì ad effettuarla
bene…»
“nonché quella
che MIO padre chiama ‘la mossa stupida’, non so
perchè. Non l’ho mai capito. e
a Kevin questo ho sempre fatto a meno di dirlo”
pensò Hammy.
«l’altra
tecnica segreta, quella che Robin Mask mi insegnò trentotto
anni fa…»
Emerald sentì
come un campanellino farle “din” in testa.
“l’altra
tecnica segreta, quella che Robin Mask mi
insegnò trentotto anni fa”…
“mi
insegnò”.
“trentotto anni
fa”.
Emerald fece un
sospiro, lo sguardo da pantera era tornato. Pensò che, santo
cielo, se voleva
nascondersi non era proprio quello il modo. A quel punto avrebbe fatto
molto
prima a prendere la balalaica, saltare sul ring, iniziare a ballare la
danza
dei cosacchi e cantare “so-no Warsman, so-no
Warsman”!
“se papà
è in
ascolto è fatta, lo prendiamo, convinciamo anche Robin Mask,
andiamo dal notaio
e via siamo tutti a posto” pensò la ragazza, senza
riflettere oltre sul destino
che sarebbe toccato al russo in quel caso. Che sotto sotto credesse che
magari
suo padre una volta ottenuto quel che voleva avrebbe lasciato andare
Warsman-Flash-quello che era?
«…è
rivelata
sulle pagine di questo antichissimo libro».
Anche Kevin
aveva fatto delle veloci riflessioni sulle parole del suo allenatore,
l’uomo
del mistero, forse l’unico amico che avesse mai avuto e del
quale non sapeva
nemmeno il vero nome.
«bugiardo! Come
osi affermare che mio padre ti abbia insegnato alcune delle sue
tecniche
segrete?! È impossibile! Lui non ha mai insegnato a chi non
fosse della
famiglia!»
“beh a mio
padre non è che abbia proprio insegnato. È stato
più uno scambio” pensò Hammy.
«no, Kevin, ti
sbagli: tuo padre ha insegnato a qualcuno che non faceva parte della
famiglia».
Lord Flash
stesso era talmente preso dai ricordi, come Kevin lo era da tutta
quella
situazione, da non rendersi conto di stare facendo qualcosa di simile
al
disegnarsi un bersaglio in fronte.
«aspetta…hai
ragione, ora mi ricordo! Mio padre ha insegnato ad un altro, era un
famoso
chojiin, una delle persone più simili ad un amico che mio
padre abbia avuto
mai!»
“pa’ dove sei.
Pa’ perché non rispondi. Pa’, accendi il
fottuto telefono. Pa’!!! Porco mondo!
Ho qui a due metri il tizio che cercavamo e tu non
rispondi?!” pensò Emerald cercando
di chiamarlo almeno sei volte.
«…ma se
affermi
che mio padre ti ha insegnato, Lord Flash, allora devi essere tu quel
famoso
chojiin misterioso…»
«può darsi
Kevin. Ma ascolta questo: le tecniche di tuo padre mi hanno reso molto
più
forte di quanto sarei stato senza conoscerle. Gli devo molto. Ecco
perché
voglio che tu impari la tecnica che io non sono mai riuscito a
padroneggiare…»
“la mossa
stupida” pensò Emerald.
«…Olap. Tuo
padre ed io abbiamo una grande fiducia in te. Puoi farcela!»
Quindi quello che
gli stava dicendo era che aveva davvero fiducia in
lui? Che non era una
cosa solo…così? e che anche suo padre Robin aveva
veramente riposto in lui
delle speranze nonostante tutto?
L’idea del
patto era lontanissima dalla mente del ragazzo in quel momento, che era
semplicemente felice avendo capito una volta di più di non
essere solo. Flash
gli voleva bene, suo padre gli voleva bene e…anche Emerald
forse gliene voleva
ancora…
Tra una cosa ed
un’altra insomma Kevin non ce la fece a restare freddo e
controllato come
soleva fare in pubblico, trovandosi a piangere un’altra volta
davanti al suo
allenatore -più tutto il resto del mondo in questo caso-
commosso.
«puoi
riuscirci, Kevin! Tu puoi riuscire in quello che tuo padre ed io
abbiamo
fallito, attraverso questa tecnica. È il segreto dei
segreti!»
Emerald vedendo
Kevin piangere in quel modo oltre alla sorpresa avrebbe avuto una gran
voglia
di unirsi a lui, anche solo per solidarietà, come fanno a
volte i bambini
piccoli. Immaginò quanto dovesse essere tutto
così intenso, per lui. Riusciva
quasi a sentire i suoi pensieri riguardo a suo padre, a Flash
stesso…Kevin si
era davvero attaccato a quell’uomo. Che lo considerasse un
po’ la figura
paterna che non aveva avuto, o meglio, che non aveva avuto in modo
adeguato
visto che Robin Mask era stato uno schifo di padre?
«Lord
Flash…»
Kevin pose perfino la propria mano sopra quella del russo
«grazie per la tua
fiducia in me…»
Hammy continuò
a guardarli.
«devi credere
in te stesso! Fai avverare il nostro sogno!» lo
incitò Flash. Kevin si rialzò,
asciugandosi le lacrime con un gesto veloce.
“se Kevin
dovesse perdere Lord Flash…Warsman…mh, ormai
continuerò a chiamarlo Flash…ne
soffrirebbe, ne soffrirebbe tantissimo” pensò
Hammy guardando il suo amore, e
il suo arcinemico/alleato/partner di ballo/guardone preferito
“peccato che
serva a papà e me, ma forse…insomma, a questo
punto non so se sarebbe davvero
buona cosa se finisse nelle grinfie dell’MI6. Vada come vada
tra me e Kevin,
non posso permettere che rimanga solo. Insomma, almeno Flash deve
restare. È
strapieno di difetti e ha indotto Kevin ad andare oltre la linea,
però a quanto
sembra gli vuole bene per davvero”.
“guardatelo,
sta piangendo come un bambino!” pensò Kid
esultando “Il mio attacco deve
avergli fatto più male di quanto pensassi, quindi penso sia
giunta l’ora della
mossa conclusiva, la Muscle Millennium!”
«sseh Hammy ho
capito, è ora della mossa finale…»
«ma manco per
niente!!! t’ho detto niente io a riguardo? No! E allora non-attento
alle
spalle!!!»
L’avvertimento
era giunto troppo tardi però, perché Kevin aveva
già brutalmente Kid Muscle ad
uno stinco.
«ahiahiahiaahaihaihaihaiahi
che maleeeeee!» si lagnò il kinniku, proprio come
avrebbe fatto un bambino,
tanto che invece di accanirsi Kevin rimase a guardarlo stando
lì fermo come un
cretino.
E beccandosi di
conseguenza un calcio alla caviglia poco dopo, che lo fece crollare a
terra.
«i tuoi sogni
di gloria stanno per essere infranti, così come ho infranto
la tua maschera!»
esclamò Kid Muscle, iniziando a prendere
l’avversario a calci e combattendo
-senza rendersene nemmeno conto, come Emerald gli aveva detto di fare
fin
dall’inizio.
“se Kevin non
fosse Kevin mi verrebbe da dire che era ora, oltre a
“dagliele sode! Non
fermarti a quei quattro calci!”…ma che
diamine…?”
«Kid…cioè…io
di
tutti i modi stupidi che ho visto di farsi male questo
è…» la ragazza fece un
grosso sospiro portandosi la mani davanti al volto vedendo il piede di
Kid
incastrato nella maschera di Kevin «uff. Non ho parole adatte
a commentare,
temo».
«non
infrangerai mai i miei sogni Kid Muscle! Sarai tu ad essere distrutto,
ed
attraverso ciò io ridarò lustro al nome della mia
famiglia!» disse con forza
l’inglese alzandosi e facendo cadere Kid a terra, per poi
bloccarlo in una
presa di sottomissione.
«spezzerò la
linea di campioni della tua famiglia così come si spezza una
collana di perle
finte!» dichiarò poi, sbattendo il kinniku contro
il tappeto.
«Kevin Mask è
l’unico wrestler che riesce a distruggere qualcuno
fisicamente e psicologicamente
allo stesso tempo!» commentò Doc.
“però
è un
dilettante in confronto a QUELLA” pensò Lord Flash
guardando Hammy “che gli ha
fatto venire un attacco di panico dandogli del mostro”.
Nonostante il
colpo piuttosto duro Kid si rialzò, e lui e Kevin ripresero
a massacrarsi.
«è ora di
chiudere questa storia!» sentenziò infine il
kinniku «ultimate muscle!»
Il simbolo del
suo potere gli comparve sulla fronte, e le cose parvero andare meglio,
tanto
che per tutto quel tempo Emerald non mise bocca su quel che stava
facendo.
Poi Kid con un
ultimo colpo scagliò Kevin contro le corde del ring.
«è
l’ora!»
«no che non lo
è! Non ti ho detto di utilizzare la Muscle Millennium mi
pare!»
«ma è quello
che voglio fare!»
«non
costringermi ad usare l’absinthe!»
«non ci sto
più
ad essere uno strumento Hammy, mi dispiace, voglio chiudere
quest’incontro e lo
farò!» concluse Kid Muscle scagliando in aria
Kevin con un calcio e lanciandosi
contro le corde del ring.
«KID, TI HO
DETTO DI NO!!!»
«MUSCLE
MILLENNIUM!»
«corri
Checkmate!!! Se Lord Flash è chi credo io, Kid è
in guai ancora più seri di
quanto pensassimo!»
“per non
parlare dell’arrivo in ospedale di Mr.Lancaster, ma quello
poco conta adesso”.
Meat avrebbe
tanto voluto avere un aereo privato o simili per poter raggiungere il
suo
pupillo allo stadio, ma purtroppo lui e Dik Dik dovevano accontentarsi
di una
specie di pony express. Meglio di niente, e comunque avrebbe viaggiato
anche in
risciò pur di arrivare a destinazione.
Da quando Meat
aveva visto Kevin utilizzare il Polverizzatore Mac aveva collegato i
vari
indizi, ed era arrivato alla conclusione che l’allenatore di
Kevin Mask non
fosse altri che Warsman, lo spietatissimo chojiin russo.
Nonché la
persona che Hammy e suo padre stavano cercando da un pezzo.
Dalle immagini
che aveva visto sul proprio portatile Meat aveva capito anche
un’altra cosa:
Emerald, a sua volta, aveva tratto la stessa conclusione. Ed aveva
tentato di
raggiungere telefonicamente il padre, senza risultato a giudicare
dall’espressione insoddisfatta sul suo volto.
Ed ora Kid
aveva smesso di ascoltarla, decidendo di fare di testa propria, e Meat
non
sapeva quanto questo fosse conveniente. Meglio un Kid sotto ipnosi o un
Kid che
faceva cavolate come quella? Il piccolo allenatore non riusciva a
decidersi.
«ma tu pensi
davvero che…»
Le parole di
Dik Dik furono coperte dai forti rumori prima di un elicottero che
passò sopra
di loro, poi di una lunghissima fila di grosse auto nere rinforzate
che
-andando a oltre duecentotrenta all’ora- li superarono
rapidamente. Sia quelle
che l’elicottero di prima sembravano diretti esattamente
dov’erano diretti
anche lui, Van Dik e Checkmate, ossia allo stadio. E sarebbero arrivati
sicuramente
prima di loro.
«whoa, e che
cos’era, l’esercito?» allibì
Dik Dik, decidendo di alleggerire Checkmate ed
iniziare a correre per conto suo.
«non lo so, ma
qualunque cosa fosse non possiamo stare a pensarci ora! Non possiamo
fermarci!»
“però ho la
vaga impressione che tu non ti sia sbagliato del tutto, Dik
Dik”.
«c’è un silenzio siderale mentre Kid,
nonostante gli avvertimenti di Emerald,
si prepara a scagliare il suo attacco!» commentò
Mac.
«distruggilo,
usa la Muscle Millennium!» esclamò Trixie.
«finalmente,
era ora che attaccassi a modo tuo Kid! Meglio tardi che
mai…» aggiunse Roxanne.
«forse non
dovrò più disdire l’appuntamento dal
parrucchiere!» esultò Chichi. Tale
considerazione non c’entrava assolutamente niente con quel
che stava
succedendo, ma di quell’appuntamento la ragazza aveva senza
dubbio un gran
bisogno.
«manca soltanto
un minuto a quanto ci mise King Muscle a sconfiggere Robin Mask nelle
finali
del ventunesimo Torneo Chojiin! Forza Kid! Batti e Kevin e tuo padre
allo
stesso tempo! vendicati, di
quell’incontro/esibizione!» lo incitò
Wally. Terry
rimase in silenzio, pensieroso.
«Kid, non hai
imparato niente!!! Non pensi che se Emerald ti ha detto di aspettare
possa
esserci un motivo valido?!» gli urlò El
Niño.
«non ne vedo il
motivo. Insomma, la mia mossa funziona sempre, perché non
usarla ora? così
prendo il mio trofeo e ce ne andiamo a mangiare…e stavolta
la gara a chi mangia
di più la vinco io Hammy!»
Lei non disse
una parola. Non lo guardava nemmeno, fissava il vuoto e scuoteva la
testa. Ma perché,
perché non aveva voluto darle retta quel grandissimo idiota?
“usa
l’absinthe, Emerald”.
Le rare volte
in cui si era trovata in mezzo ad un incontro col ruolo che aveva ora
-durante
gli addestramenti- la “voce della
coscienza” di solito era identica a
quella di suo padre.
“ma lui ha
detto che non vuole”.
“avete fatto un
patto, Kid Muscle ha promesso che ti avrebbe dato ascolto qualunque
cosa tu gli
avessi detto di fare. Lo sta rispettando, Hammy? Non mi sembra. E se fa
così
questo sciocco si farà battere dal figlio di Robin Mask e da
quella bestiaccia
delle steppe. È questo che vuoi?”
“ma se Kevin
vincesse non mi dispiacerebbe lo stesso…insomma, si
è impegnato così tanto, e
io lo so bene, perché c’ero…”
“lo so che sei
innamorata di quel ragazzo, ma che figura faresti se Kid
perdesse?”
“sono una DJ
che si è improvvisata allenatrice, nessuno si aspetta
chissà cosa da me anche
se ho anni di addestramento alle spalle”.
“non è
così che
funziona in questo mondo. Qui o dai il massimo o sei fuori. E se poi
Kevin
Mask, la bestia e i tuoi amici iniziassero a pensare che vali meno di
quanto
invece è in realtà? Non dico che lo faranno per
forza -e della bestia comunque
non ci interessa, a dire il vero, quando mai le bestie hanno
un’opinione degna
di nota?- ma potrebbe accadere. E tu sosterresti
l’idea che Kevin ti
consideri così poco? Non credo proprio”.
“Kevin non mi
considererà mai ‘poco’, credo che lui mi
ami ancora”.
“Hammy…sii
ragionevole, prendi tu il controllo adesso e fai
vincere a Kid quella
cintura”.
“mi dispiace,
ma non intendo mancare di rispetto a Kid più di quanto abbia
già fatto
-nonostante avessi il suo consenso- se vuol lanciare la Muscle
Millennium, che
lo faccia, magari troveremo un modo per uscirne. E potrò
dargli del tonto da
qui fino alla fine dei suoi giorni per non avermi dato retta”.
E fu così che
Emerald rimase in silenzio.
«Kevin!
adesso!» esclamò Flash battendo le mani sul
tappeto «frantuma la sua Muscle
Millennium! Puoi farcela, ragazzo mio!»
«hai ragione,
Lord Flash! Tattica speciale numero zero…Maelstrom
Power!»
«ma quale
Maelstrom! Se Kevin si illude che gli basti accendersi come una
lampadina per
battere Kid allora gli serve una lampadina nuova, oltre che una bella
ripassata
della storia del wrestilng. Anche suo padre non è mai
riuscito a rovesciare le
sorti della dinastia Kinniku, e mi dispiace dirlo ma Robin Mask era un
wrestler
due volte più in gamba del figlio…»
«“due volte
più
in gamba”…se mai due volte più
stronzo» commentò Emerald.
«non ti
permettere mai più di dire una cosa del genere!»
sbottò il russo aspramente.
«so quello che
dico, e so anche che tu sai che so quello che dico, e sai
perché!»
Mh. Si. Tutto
molto chiaro. Beh, per Lord Flash lo era davvero.
«credimi, non
è
lui il vero stronzo» ribatté comunque, tenendo
come Emerald e tutti gli altri
gli occhi puntati verso il cielo, a vedere come sarebbe andata a finire.
«non
riattaccare con quella storia di mio padre, altrimenti ti sparo sul
posto, me
ne frego se siamo in mondovisione».
«lo sai cos’ha
fatto».
Nessuno faceva
caso alla loro conversazione. L’attenzione di tutti era
puntata su Kevin, che
incredibilmente sembrava essere davvero riuscito a bloccare la mossa
finale di
Kid!
«non può
essere! Quell’attacco non era mai stato bloccato da
nessuno!» allibì
Jacqueline.
«so solo quel
che mi hai detto tu. Ma se fosse vero, anche se io non ci credo nemmeno
un
po’…» ormai le parole di Hammy erano una
sorta di mormorio, essendo sorpresa
dal fatto che a quanto pare Kevin ce l’aveva fatta sul serio
«esistono
predatori e prede. L’uomo è il predatore, la
bestia è la sua preda; è la
natura. Così mi ha sempre detto mio padre».
Flash evitò
accuratamente di rispondere, decidendo di concentrarsi sulla gioia che
provava.
C’erano. Lui e Kevin c’erano davvero, alla vittoria
mancava tanto così, a
saldare il suo debito verso Robin mancava tanto così! Ce
l’avevano fatta, e
poco era importato che Emerald si fosse schierata dalla parte di Kid;
loro ce
l’avevano fatta ugualmente!
La guardò.
Come aveva
potuto arrivare a temere che quella ragazzina, una puttanella beona,
potesse
diventare davvero un problema? Che gli era passato per la testa?
“predatori”!
“prede”! Che blaterasse pure, intanto lui e Kevin
le avevano suonate a lei e
Kid, giusto? Che la smettesse di darsi arie, dunque, perché
non ne aveva
motivo. Era una piccola perdente alleata con un altro perdente di passa
cento
chili, tutto qui.
Era da tempo
che non provava una tale gioia. Se non fosse stato così
abituato
all’autocontrollo -lasciando perdere le volte in cui a causa
di Emerald questo
veniva facilmente meno- probabilmente si sarebbe messo a saltellare
come uno
juventino che vede la propria squadra battere l’ Inter per 3
a 1.
«ho cercato di
avvertirti Kid! Cosa credi che abbia fatto ogni giorno, prima che
iniziasse
questo incontro? Ho studiato come bloccare la tua Muscle
Millennium!»
Kid povero era
sconvolto. Rimpiangeva di non aver dato retta ad Hammy, adesso.
«mi sono
coperto di lividi, massacrato, mi è venuto anche un gran mal
di pancia…»
«En-te-ro-ger-mi-naaaa…pa
pa da pa pa…» canticchiò Emerald da
sotto dopo aver finito la bottiglietta
verde.
No, nonostante
la situazione tragica non aveva potuto farne a meno. Kevin comunque
finse di
non sentire, pur iniziando a condividere l’opinione di Flash
sul fatto che
Emerald in quella bottiglia non avesse messo dell’acqua.
«…ma ci sono
riuscito».
«qualcuno mi
dica che sto sognando, che tutto questo non sta
succedendo…» si lagnò Kid.
Kevin a quel punto sciolse la presa, e fece sbattere Kid contro il
tappeto.
Lord Flash non
era il solo ad essere euforico. Anche Kevin sentiva praticamente di
avere già
la vittoria in tasca, era fatta, era fatta!...
E ormai
tutti quanti conosciamo l’effetto dell’euforia su
Kevin Mask: un grosso aumento
di arroganza e stronzaggine. Precisamente il tipo di cosa che di solito
faceva
andare ad Emerald il sangue alla testa portandola a rispondergli per le
rime
anche quando il loro legame praticamente non aveva alcun problema.
«ti senti
meglio, Kid? Dovevi sapere che era solo questione di tempo e che prima
o poi
qualcuno avrebbe bloccato la tua mossa. L’attesa di questo
momento deve averti
distrutto».
Kid, disteso a
terra, mugugnava dal dolore e lo shock. Uno shock condiviso da tutti.
«oh no…Kid
Muscle!» esclamò El Niño.
«è finita. Kid
è arrivato alla fine ormai, Kevin lo ha ridotto come una
frittata» disse Terry.
«devo
concordare con Terry: Kevin Mask è stato
fantastico» ammise Wally, anche se gli
costava.
«dovevamo
aspettarcelo. Kevin si è impegnato tanto, soffrendo come mai
gli è successo
nella vita; è questo che gli ha fatto superare Kid
Muscle».
«anche Kid ed
Emerald si sono impegnati a fondo per vincere! Sono ricorsi perfino
a…a quella
cosa…» mormorò Roxanne «ha
ancora ottime possibilità di vincere, è andato al
tappeto altre volte e si è sempre
rialzato…»
«sii realista,
Roxanne».
«è arrivato il
momento di gettare la spugna, non credete?»
domandò Kevin ad Emerald e Kid in
tono supponente. Kid si rialzò a fatica.
«i-illuso!» lo
apostrofò con una smorfia di dolore sul volto «io
non perderò contro un
perdente come te!»
«sono solo
chiacchiere, Kid. Le tue parole non mi fanno nulla, e nemmeno i tuoi
attacchi.
Hai già dimenticato che io li ho bloccati tutti? Perfino la
tua “insuperabile”
Muscle Millennium?»
Kid arretrò con
un urletto spaventato nel ricordarlo.
«Em…cosa viene
dopo la Muscle Millennium?»
Nessuna
risposta.
«v-vuoi dire
che io non ho altri attacchi?»
No, non se non
era sotto absinthe. Ma a che pro dirglielo?
«la smetti con
il trattamento del silenzio e mi dici cosa devo fare?!»
«adesso le
chiedi consiglio? Quando ti ha detto di aspettare prima di sferrare la
Muscle
Millennium l’hai ignorata» gli ricordò
Flash «non puoi pretendere che ora
risolva i tuoi problemi. Anche perché francamente dubito che
una sciocca
ragazzina incapace che si è immischiata in cose
più grandi di lei possa farlo»
aggiunse.
A quel punto
Kevin si rivolse ad Emerald, che stava ancora in silenzio.
«arrenditi,
Emerald. Lascia stare. Tutto questo era una causa persa, e tu lo sapevi
fin dal
principio. Guardati. Ti sei rifiutata di utilizzare il controllo
ipnotico
quando lui ha voluto fare di testa sua, non riuscendo a sostenere
l’idea di
farmi veramente del male, come non sei riuscita a tradirmi per davvero.
Tu ed
io lo sappiamo perché, giusto?»
l’inglese si avvicinò alle corde «ed
è anche
perché è a TE che voglio dedicare la mia
vittoria, che voglio essere
magnanimo…» disse, sempre con quell’aria
arrogante e supponente. Ma non
ricordava cosa succedeva ad usarla con lei? Non si rendeva conto che in
quel
modo avrebbe ottenuto tutto il contrario di ciò che voleva?
Evidentemente no.
«…ed offrirti
l’opportunità di saltare sul carrozzone dei
vincitori. Arrendetevi adesso, arrenditi
adesso, e mi dimenticherò della stupidaggine che
hai fatto nell’essere così
sleale verso di me. Ti sto tendendo la mano, Emerald…ti
conviene prenderla».
Traducendo dal
“kevinese” all’italiano tutta quella
fanfaronata significava “sto vincendo per
te, pensando a te, è per te che l’ho fatto, torna
da me, non mi interessa cos’è
successo se mai ne parleremo in seguito, ma adesso torna da
me”…
«perché non
vai
tu a “prenderla” in quel posto, mh?»
…solo che
evidentemente Hammy non aveva attivato il traduttore automatico
kevinese-italiano.
«e tu,
bestiaccia che non sei altro» la ragazza guardò
Flash «ficcati nella tana di
una puzzola, se mai dovesse accettarti, ed evita di uscirne. Con le tue
frecciatine e con la tua» tornò a guardare Kevin
«“magnanimità”, mi ci pulisco
amorevolmente il c…»
«non fare la
sciocca, getta la spugna, approfitta della mia generosità e
finiamola qui».
Traduzione:
“non essere testarda, ti rivoglio, mi manchi
maledizione!”
«e lasciala
perdere, è solo una sciocca!» sbuffò il
russo.
«parla quello
che con le troppe chiacchiere s’è disegnato un
bersaglio sulla testa!!!» sbottò
lei. Facendo il collegamento con quel che intendeva, Flash
iniziò a pensare che
forse non aveva tutti i torti. Poi però lasciò
perdere. Era una giornata troppo
perfetta perché qualcosa potesse andare storto.
«dai, è
finita.
Emerald…Hammy…» Kevin si
avvicinò ancora «non essere testarda, sai che non
direi niente di tutto questo se non ti rivolessi davvero, e
completamente,
dalla mia parte» le mostrò i bracciali
«lo vedi cos’ho al polso? Lo sai cos’hai
tu al collo? Te la ricordi la promessa che ci siamo fatti?»
«ho una memoria
eidetica. È ovvio che me lo ricordo».
«molto bene.
Allora se per te significava qualcosa agisci di
conseguenza…»
Mormorii tra il
pubblico.
Perché la
cupola sopra lo stadio aveva iniziato a chiudersi?
«Ikimon, ma che
accidenti fai?!» sbottò Vance.
«non sono io!
Il telecomando non funziona!»
La cupola si
chiudeva sempre di più, e rapidamente.
«ma che
…?!»
Kid si ritrasse ancora, molto allarmato «perché la
cupola si chiude?!!»
Anche Kevin non
se lo spiegava. Se non c’entravano i
MacMad…chissà, forse era un guasto
tecnico…
Si guardò
attorno, mentre faceva sempre più buio.
Perché in giro
non c’erano più addetti? Non uno che fosse uno,
nemmeno i tizi che
distribuivano il cibo?
«ma che diavolo
sta succedendo?!» sbottò. Detestava non capire
cosa gli accadeva attorno. La
cupola si chiuse del tutto, tutte le luci si erano spente escluse
alcune che
ancora illuminavano il ring in maniera piuttosto fioca e quelle
minuscole di
posizione lungo le entrate ed i gradini degli spalti «Lord
Flash, qualche
idea?...Lord Flash? Mi stai ascoltando?»
No, non lo
stava ascoltando. Non ascoltava lui, non ascoltava i mormorii del
pubblico, non
ascoltava Ikimon che sbraitava in uno walkie-talkie ad addetti che non
rispondevano.
Perché in tutto
lo stadio, a parte Robin Mask - finito chissà dove in quel
momento; non era più
all’entrata lassù in cima, Dio solo sapeva
perché - era l’unico che aveva
capito.
L’unico che ricordava.
Il rumore di
uno sparo contro il soffitto fece zittire il pubblico.
Dall’impianto
audio dello stadio partì una musica che, sentita una volta,
Lord Flash non
aveva mai dimenticato.
“O
Fortuna…”
No, non l’aveva
dimenticato. Come avrebbe potuto farlo? Quella era
la colonna sonora che
aveva accompagnato l’entrata, nell’unico incontro
che avesse mai combattuto…
“velut
luna…”
…dell’uomo che
gli dava la caccia da anni. L’unico uomo del quale avesse
veramente un cieco
terrore. Si, lui, Lord Flash, Warsman, uno dei chojiin più
spietati di tutti i
tempi, era terrorizzato da ...
“statu
variabilis…!”
Un potente
riflettore illuminò una delle entrate in cima allo stadio.
Eccolo lì,
Howard Lancaster.
La schiena era
dritta, il viso rivolto verso il basso rendeva impossibile vedere i
suoi occhi.
Aveva il completo, il
fazzoletto rosso sangue, e teneva in mano
un bastone da passeggio nero lucido con la punta in ferro.
«…papà…?»
bisbigliò Hammy.
“semper
crescis…”
Con una falcata
l’uomo scese quattro gradini, battendovi contro la punta in
ferro del bastone,
forte, quando la musica fece una pausa. Nel silenzio di tomba che
regnava nello
stadio, quel rumore risuonò forte quasi come il colpo di
pistola di prima.
“aut
decrescis…”
Altri quattro
gradini, un’altra pausa alla fine del verso, un altro colpo
del bastone.
Flash se lo
sentiva, lo sentiva ovunque sotto la propria pelle, Howard
Lancaster era
venuto per lui! Non era lì per assistere la figlioletta,
pensava guardandolo
pietrificato dalla paura, era venuto lì per finire il lavoro
iniziato undici
anni prima, era lì per lui, LUI, per prendersi la sua testa
e metterla accanto
a quella degli animali che aveva ucciso durante le sue battute di
caccia.
“vita
detestabilis…”
Quattro
gradini, pausa, colpo. Nessuno aveva il coraggio di parlare, gli occhi
erano
tutti puntati su Howard e sulla sua lenta discesa.
“nunc
obdurat…”
Kid Muscle
perso ogni ritegno si era nascosto dietro Kevin, aggrappandosi alla sua
gamba.
E l’inglese era tanto inquieto che non si curò
nemmeno di cacciarlo via.
Ikimon tremava
come una foglia, Vance e Jacqueline erano pallidi. Anche Emerald non
parlava,
ma più che inquieta lei al 90% era…incuriosita.
Quindi quello era l’esempio
della pressione psicologica di cui suo padre le aveva parlato? Wow.
Non si rendeva
conto di come stavano davvero le cose, non ancora. E forse non
l’avrebbe mai
fatto. Era perfino lieta che lui fosse arrivato, finalmente.
“et tunc
curat…”
Il russo aveva
iniziato a tremare quanto e forse anche più di Ikimon, gli
occhi sbarrati, i
muscoli delle gambe in tensione. L’animale pronto alla fuga
nel vedere il
cacciatore.
“ludo mentis
aciem…”
Gli amici di
Kid, Doc, e anche Mac erano nelle stesse condizioni di tutti gli altri.
Non
riuscivano a dire una parola.
“egestatem…”
Kevin si voltò
ad osservare Lord Flash.
E in quel
momento anche lui capì…
“mi considera
una bestia rara di cui vuole la testa”.
La sua paura
ogni volta che parlava di quell’uomo, quell’uomo…
Quell’uomo che
gli aveva dato la caccia era proprio lui, Howard Lancaster.
“potestatem…”
Quattro gradini,
pausa della musica, colpo di bastone.
“dissolvit ut
glaciem…”
Hammy spostò lo
sguardo da suo padre a Flash, che aveva iniziato ad indietreggiare pian
pianino, sperando solo che le gambe lo reggessero e non lo facessero
cadere per
il troppo tremare. La giovane Lancaster non poteva credere di star
vedendolo
davvero in quel modo. Era spaventato a morte. Ma perché?
“Sors immanis
et inanis,
rota tu
volubilis…”
Doveva andare.
Doveva andare via di lì immediatamente.
Quello era
l’unico pensiero di Lord Flash al momento.
“status malus,
vana salus
semper
dissolubilis…”
Nonostante
ormai fosse in età piuttosto avanzata il russo sapeva ancora
combattere. Ovvio.
Certe cose non si disimparavano mai.
Ma…combattere?
E chi ci riusciva?
No.
No, no.
Indietreggiò
ancora di qualche passo, incespicò, non cadde solo
perché si aggrappò al ring.
“obumbrata…”
Quattro
gradini, la pausa, il colpo.
“et
velata…”
I ricordi…i
ricordi iniziavano ad ammassarglisi in testa, spietati, senza
lasciargli
sollievo o respiro.
“mihi quoque
niteris…”
Come aveva
potuto essere così cieco, come aveva potuto desiderare di
far nascere
un’amicizia con quell’uomo? Uomo…uomo,
lo chiamava, ma era esatto?
No, per lui non
era esatto, per lui era il diavolo in persona, il Signore degli Inferi
che gli
aveva scagliato contro i suoi demoni. Riviveva ognuna delle orribili
sensazioni
che aveva provato mentre lo vedeva scendere, gli era vicino, sempre
più vicino,
troppo vicino.
“nunc per ludum
dorsum nudum
fero tui
sceleris…”
Per quanto
sarebbe riuscito a reggere la tensione, per quanto ancora avrebbe
potuto
trattenersi, controllare i muscoli delle gambe, che ormai sentiva
pulsare
disperatamente?
“Sors
salutis…!”
Howard aveva
completato la discesa, sollevò finalmente lo sguardo e Flash
rivide gli occhi
di smeraldo del predatore guardare lui, proprio lui. Non si
controllò più, ora
il controllo lo avevano la paura ed i ricordi, non sentì
più nulla se non il
proprio urlo, fuggì correndo lungo la via per la quale era
entrato con Kevin
nello stadio, gli occhi temporaneamente chiusi nella speranza di non
vedere gli
ALTRI occhi, quelli della pantera…vana
speranza…non bastava chiudere gli occhi
per scacciare un’immagine che si aveva impressa a fuoco nella
mente.
“et virtutis
mihi nunc
contraria,
est affectus
et defectus
semper in
angaria…”
Kevin lo
chiamava, ma era inutile, il suo allenatore era pazzo di paura e non
sentiva
niente. Howard Lancaster stava ormai camminando verso il ring,
continuando a
guardare Flash.
Solo a quel
punto ad Emerald venne il dubbio…”ma gli
avrà dato la caccia davvero allora?”.
Howard sollevò
la mano sinistra in un breve cenno.
“Hac in
hora…!”
Da ogni
entrata, dalla cima degli spalti lungo tutta la circonferenza dello
stadio
partirono dei puntatori laser che dipinsero Flash, e la strada davanti
a lui,
di un rosso acceso. Era sotto tiro. Era spacciato. Quanti erano gli
uomini di
Lancaster, quanti?!
“sine
mora…!”
Uno dei venti
uomini posizionati davanti a quell’entrata -Connors- con un
sorriso arrogante
gli fece cenno di voltarsi.
Col respiro
affannato, irregolare, tremando come mai, si trovò costretto
ad obbedire.
“corde pulsum
tangite…”
Howard
Lancaster gli stava facendo cenno di tornare indietro,
dov’era prima,
all’angolo di Kevin.
Ma lui non
voleva…non voleva…
Connors sparò
ad un centimetro dai suoi piedi. Messaggio chiaro. Doveva tornare al
suo posto,
o sarebbe morto immediatamente invece che dopo.
Capendo come
dovevano sentirsi i condannati a morte, il russo obbedì,
tornando indietro a passi
lenti, sempre tremando come mai aveva fatto in vita propria.
Howard era
accanto ad Emerald ora, e le aveva posto una mano sulla spalla come a
dirle “va
tutto bene principessa, c’è papà
adesso”.
“quod per
sortem
sternit fortem,
mecum omnes
plangite!”
Mr. Lancaster
sollevò il bastone, e durante l’ultima parte
musicale la cupola dello stadio
iniziò a riaprirsi. Tutti tornarono a vedere il cielo,
carico di nubi nere,
esattamente dopo aver sentito l’ultima nota.
«fino ad ora ti
è andata bene. Ma come puoi vedere, la sorte di un uomo - o anche di una bestia come te -
può mutare nel tempo di
una canzone».
Lord
Flash, che lo guardò terrorizzato, e allo stesso tempo dava
delle brevissime
occhiate anche ad Emerald…come in cerca di un aiuto che
difficilmente sarebbe
arrivato.
***
Se
conoscete “O Fortuna” potete rendervi
conto dell’atmosfera che c’era. Se non la conoscete
cercate “O Fortuna, Orff”…e
a quel punto magari capirete perché tutti se la sono quasi
fatta sotto. Questa
si che è un’entrata!
Grazie
a tutti quelli che:
-
leggono
-
seguono
-
recensiscono.
|
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Capitolo 27 *** 25- veni, vidi...vici? ***
«m-ma
che diamine…» iniziò a balbettare Vance.
«Lancaster!
Che sta succedendo?! Che accidenti vuoi fare?!»
Il primo a
riprendersi sul serio era stato Buffaloman, come tutti
stupito di vedere il suo ex collega dopo tutti quegli anni. Non
perché fosse lì
in sé per sé, ma…il buio, la musica, i
soldati armati fino ai denti, l’evidente
minaccia verso l’allenatore di Kevin Mask, il completo! Che
accidenti stava capitando?!
«Buffaloman,
mio vecchio amico, è questo il modo di salutare un ex
collega dopo tanti anni?» replicò Howard
tranquillo continuando ad osservare
Lord Flash che, a sua volta, adesso stava proprio fissando costantemente
Emerald chiedendogli silenziosamente e disperatamente aiuto
«e tu…se continui a
pretendere di imitare un uomo fallo come si deve e guarda la morte in
faccia,
invece di guardare una persona sulla quale uno come te non avrebbe il
diritto
di posare gli occhi neanche per un attimo».
“Emerald…aiutami!
Lui mi ucciderà! Non è una recita, non
è uno scherzo,
lui vuole farmi fuori, aiutami! Apri gli occhi, cerca di capire chi
è davvero
tuo padre, fermalo!
Aiutami…” pensò il russo, appena prima
di trovarsi
a dover per forza distogliere lo sguardo. Ma il messaggio, ad Emerald,
era
arrivato forte e chiaro. L’atavica paura del suo arcinemico,
l’espressione sul
volto di suo padre…una gran parte di lei continuava a
ripetersi che era tutta
una tattica, che lo stava facendo solo per vincere e anche per chiudere
la
brutta storia in cui erano coinvolti, ma l’altra parte invece
le stava dicendo
che le cose sarebbero andate in modo ben diverso. Non aveva mai visto
Lord
Flash in quel modo, sembrava pronto a farsela sotto…
«si
può sapere cos’hai in mente? Piombare qui con
tutti quegli uomini
armati…Howard, accidenti…ma che ti
prende?» gli chiese Ramenman.
«lo
capirai tra poco, non ti preoccupare. Per ora inizierò col
subentrare a mia figlia nel ruolo di secondo di Kid
Muscle…»
«che
cosa?! Ma non…non si può! Diteglielo che non si
può!» esclamò
Ikimon, che si fece piccolo piccolo nel momento in cui lo sguardo di
Lancaster
si posò su di lui.
«immagino
che si possa fare un’eccezione dato che questo Torneo non
è
nuovo ad esse…e non vorrei trovarmi a dovervi ricordare che
attualmente ho il
completo controllo di questo stadio e di tutto quel che
c’è all’interno.
Specificando che non ho intenzione di fare del male a
nessuno…beh, quasi…»
aggiunse, dando una breve occhiata a Flash «ho un piccolo
scambio da proporvi.
Connors, mostra a Mr. MacMad e famiglia cosa sono disposto a dare loro
in cambio
di questo piccolo favore».
Faccia da
schiaffi come non mai, l’americano camminò lungo
il passaggio
con una valigetta piuttosto grande in mano, che lanciò a
Vance una volta
arrivato a due metri da lui. «non ci stia a pensare troppo
Mr., è un consiglio.
Miz
MacMad»
fece una specie di minuscolo inchino, seguito da uno
sfacciatissimo occhiolino «vista dal vivo è
proprio la gran sventola rossa che
sembrava, congratulazioni».
«hmpf»
sbuffò Jacqueline, nonostante in realtà il
complimento spudorato
dell’americano le avesse fatto piacere, specialmente
perché il tipo in
questione, con quell’aria da pestifero ragazzo invecchiato,
era tra i più
carini che le fossero mai capitati sotto gli occhi. Dopo il
complimento,
comunque, Connors affiancò immediatamente il proprio capo
mentre Vance apriva
la valigetta e gli cadeva la mascella.
«m-m-ma
m… ma quanti sono?!» balbettò. Anche ad
Ikimon la mascella era
caduta fino a terra, ed osservava con due occhi così quella
meravigliosa
montagna di soldi nella valigetta.
«dieci
milioni di sterline in contanti. Allora, questo piccolo
favore…»
tornò a dire Howard con un sorriso «riuscite a
farmelo o mi volete proprio
costringere a trattare in altro modo?»
«DIECI
MILIONI?!!!» esclamarono tutti quanti esclusi Emerald,
Howard, i
soldati e Flash. Emerald ormai era abituata all’idea che
nelle tasche di suo
padre una banconota da meno di cento sterline non finiva nemmeno per
sbaglio; sapeva
che aveva accumulato talmente tanti soldi che non sarebbero bastate
dieci vite
di sprechi -e con sprechi intendeva, ad esempio, cento milioni invece
di quei
dieci che aveva dato ai MacMad- per finirli tutti.
«eh…io
penso che a questo punto, insomma, si, si potrebbe fare no
papà?» farfugliò Ikimon.
«oh
si, si, assolutamente, in fondo si tratta di un vecchio
amico…»
disse Vance, ancora incredulo, gli occhi luccicanti di
avidità «e comunque, se
vuol proprio fare da secondo a Kid Muscle sempre di un Lancaster si
tratta,
resta tutto in famiglia, alla fine fa lo stesso,
no?…d’accordo Howard, nessun
problema, fa’come credi!»
«sapevo
che saresti stato ragionevole…»
“gentaglia
facilissima da corrompere. Tanto meglio per me”
pensò
Howard.
Terry, Wally,
El Niño e le ragazze -come tutti- oltre che disgustati
dall’avidità dei MacMad e profondamente inquieti
per quell’esercito carico di
armi non potevano fare a meno di chiedersi cosa ci fosse sotto.
Perché Lord
Flash era scappato in quel modo, urlando per di più, nemmeno
avesse visto il
demonio in persona? Tutti se l’erano quasi fatta sotto, vero,
ma non in quel
modo. E poi, perché il padre di Hammy sembrava avercela
proprio con lui? Va’ a
saperlo!
E a proposito
di Lord Flash, il terrore continuava a fare da padrone in
lui, e si chiedeva…”se vuole uccidermi
perché non lo fa adesso? Subito?”.
Arrivò poco dopo alla conclusione che se Howard non
l’aveva ancora fatto era
stato solo per prolungare ulteriormente la sua agonia. Doveva godere
come un
matto a vederlo così spaventato.
«quindi
direi che ora possiamo riprendere, giusto?»
«sicuro,
sicuro, riprendiamo pure!» disse Ikimon con un cenno della
mano, intento a cacciare l’altra nella valigetta piena di
soldi.
«very well»
commentò Lancaster «si ricomincia. Uomo contro
bestia, chi vincerà?»
Connors da
vicino ad Howard si spostò accanto ad Emerald.
«in
quasi tre anni che non ci vediamo ti sei fatta ancora più
bella di
quanto eri prima, miz Lancaster»
le disse, infilandole di straforo tra i capelli un fiore fresco che
aveva colto
apposta per l’occasione prima di entrare nello stadio.
Da notare il
curiosissimo fatto che Emerald a quel gesto arrivò perfino
ad arrossire leggermente. E che Michael Connors le dava del
“tu”, non del “lei”,
o del “voi” come invece dava a suo padre.
Evidentemente doveva essere stata
Hammy a volere così e ad Howard stava bene che, nel caso lei
lo avesse voluto,
i comandanti delle varie squadre di cui era composta la
“security” le dessero
del tu.
«grazie
Mikey. Ma quel “miz” proprio non sei
riuscito a togliertelo, mh?»
Lì
nello stadio solo lei, suo padre ed il soldato erano a conoscenza
del fatto che quest’ultimo rappresentasse per Hammy la
primissima cotta
infantile che si era trascinata per anni, anni ed anni. Ovviamente era
sfociato
tutto in un nulla di fatto -quando lei aveva trovato il coraggio di
dirglielo
Connors aveva dovuto tirarsi indietro non volendo guai col capo- ma
ciò non
toglieva che continuasse ad avere nei suoi confronti delle attenzioni
particolari, come quel fiore.
E Kevin a quel
punto, già nervoso per fatti suoi, non solo
iniziò ad
odiare profondamente quel cafone d’un americano -a giudicare
dall’accento
poteva essere solo quello- ma perse definitivamente la pazienza in
generale.
«ma
la vuole smettere?!» sbottò dunque
all’indirizzo di Mr. Lancaster.
Kid emise uno squittio spaventato, a molti si mozzò il fiato.
«di
fare cosa, ragazzo?»
Non che quel
piccolo exploit preoccupasse minimamente Howard. In fin
dei conti si potrebbe dire che quasi se lo aspettasse, aveva avuto modo
di
conoscere Kevin qualche mese prima, e già da allora aveva
capito che non era
uno che le mandava a dire. In un certo senso arrivava a rispettarlo per
il suo
coraggio. E l’insolenza…era giovane, irruento, e
anche in ansia. Si poteva
comprendere e perdonare.
Ma, si chiese,
Kevin sapeva cosa quella bestia aveva fatto ad Hammy? La
sua principessa?
Dopo quel
video…oh, dopo quello lui non ci aveva visto più.
Ed era per la
sua principessa che avrebbe fatto quel che avrebbe fatto
a Warsman, o Lord Flash come si faceva chiamare
ora…”Lord”, che ironia, una
bestia come lui col titolo di “Lord”! se mai per
lui andava meglio “lordo”.
Sudicio, schifoso animale.
«arriva
qui con un esercito, pretende di dettare le regole, definisce
il mio allenatore una bestia e mi chiede anche “di fare
cosa”?! Lui è un uomo
come me e come lei, non un animale!» disse Kevin con
convinzione.
“Kevin,
sta’zitto per l’amor del cielo!”
pensò Lord Flash, quasi
commosso da come lo stava difendendo ma anche spaventato che Howard
potesse
arrivare a fare del male anche a lui.
Però,
imprevedibilmente, l’uomo fece una risata che non aveva la
minima
traccia di allegria.
«Kevin
Mask, non fai che dire “io non voglio essere come mio
padre”,
eppure siete così simili…mi auguro solo che tu
sia un po’più ragionevole di lui
e che non tenterai di causarmi problemi in futuro».
Se lo augurava
davvero, Howard. Sapeva che sua figlia teneva molto a
quel ragazzo, e non voleva darle un dispiacere trovandosi costretto a
mettersi
contro di lui. Era chiaro che Kevin non l’avrebbe spuntata,
non avendo gli
stessi mezzi.
«altrimenti?»
Howard scosse
la testa, con un’altra risata identica a quella di prima.
«“altrimenti”, mi chiedi! Beh, a questo
punto credo di poterti dare la notizia
che tuo padre al momento è in custodia, assieme ad alcuni
degli uomini della
mia security ed un notaio. E ovviamente sta guardando il tuo incontro,
Kevin»
aggiunse «anche prima, in verità. Quando lo
abbiamo prelevato era proprio lì»
indicò una delle entrate in alto.
«c-cosa?!»
allibì Kevin, sentendo una morsa gelida stringergli lo
stomaco. Suo padre…nelle mani di Lancaster…
E anche Lord
Flash stava pensando la stessa cosa. Continuava
comprensibilmente a preoccuparsi più per sé
stesso, ma a quell’angoscia si era
aggiunta anche quella per la sorte del suo vecchio amico.
«niente
di che, non preoccuparti. Il tempo di una firmetta e tutto si
risolverà…pensare avrebbe potuto concludersi anni
or sono, evitando tanti
problemi a tutti quanti…incluso il mostro che difendi
tanto».
«i-io…»
avviò a dire il russo, cercando di farsi forza e provare a
difendersi un minimo.
«che
cavolo, un animale che parla!» rise Connors. Lo prendeva in
giro,
si comportava anche come se fosse stata la prima volta che lo vedeva,
ma lui
era tra quelli che undici anni prima l’avevano braccato.
Lancaster l’aveva
preso con sé solo da due anni, allora…ma quella
caccia era stata assolutamente
memorabile. Era specialmente da dopo quell’episodio che aveva
capito che aver
smesso di fare il mercenario ed accettare l’offerta di Mr.
Lancaster era stata
la scelta migliore.
Emerald in
tutto ciò non stava mettendo bocca, restando passiva,
proprio al contrario di come agiva di solito. Aveva ceduto le redini a
suo
padre e quell’americano, pensò Flash. E dire che,
ne era certo, l’avrebbero
ascoltata se avesse deciso di intervenire…ma evidentemente
non le era comodo
farlo…quando il gioco si faceva veramente duro
preferiva che fossero gli
altri a giocare e sporcarsi davvero le mani.
“di’
qualcosa!…una parola…una parola sola basterebbe,
Emerald, tu lo
sai!…”
Niente. Emerald
rimase in silenzio.
Flash rivolse
lo sguardo verso il basso.
«io
non sono un animale» mormorò «e non sono
nemmeno un mostro».
«appunto!
Diglielo!» tornò ad esclamare Kevin «lui
non è un mostro!»
Come poteva
esserlo? L’uomo che gli era stato vicino e l’aveva
consolato, che gli aveva parlato del proprio amore
infelice rivelandogli
la verità suprema: che per quanto male possa fare si
sopravvive, si sopravvive
sempre, che bisognava farsi forza. Che lui poteva farcela. Mostro? Lord
Flash?
No. Kevin era sempre più convinto che il vero mostro fosse
quello che in teoria
avrebbe dovuto -e qui ebbe un brivido- diventare suo suocero!
«devo
dissentire» stavolta la voce di Howard era fredda come il
ghiaccio «il video che quel bravo ragazzo russo, Turbinskii,
mi ha mostrato in
ospedale…quello in cui, bestia, ti si vede cercare di
strangolare
mia figlia…» scandì
lentamente ed alzando il tono in modo che
tutti potessero sentire bene «mettere le tue luride mani su
una ragazza nel
fiore degli anni con oltretutto l’intento di strapparla alla
vita, ti
classifica inequivocabilmente come il mostro che asserisci di non essere.
È
per questo che sono venuto qui. Che sono stato obbligato a fare
così, per porre
fine a questa faccenda una volta per sempre. Avrei potuto agire
diversamente,
avrei voluto…agire
diversamente…ma dopo quel che ho visto, non
capisco perché mai non dovrei volere la tua testa»
si rivolse al pubblico «chi
tra di voi è un padre, o una madre, pensi a come si
sentirebbe vedendo una cosa
del genere».
“Turbinskii
colpisce ancora” pensò Flash, certo una volta di
più che
tra…quando? Mezz’ora? Tre quarti d’ora?
Il tempo di finire l’incontro, e
avrebbe cessato di vivere.
Il pubblico
aveva iniziato a mormorare, in particolare coloro che
avevano dei figli. Se era vero quel che diceva Howard H.R.J. Lancaster,
beh…allora definire l’allenatore di Kevin Mask una
bestia, iniziavano a
pensare, non era poi così sbagliato. Immaginarono di
trovarsi nei panni di
Howard, e nei panni di Emerald. Iniziarono a credere che avesse
ragione.
Tentare di uccidere una ragazza non ancora ventenne strangolandola era
degno di
un mostro?
Si, si, eccome
se lo era.
I mormorii
perplessi divennero man mano sempre più rabbiosi, come gli
sguardi degli spettatori.
«quindi
Lord Flash aveva per davvero messo le mani addosso ad
Emerald…e
quelle erano davvero ecchimosi, come avevo detto io!»
allibì Roxanne.
«cosa,
ecchimosi? Quindi è vero!» esclamò uno
degli spettatori vicino a
lei «avete sentito che ha detto la ragazza qui? la giovane
Lancaster aveva i
segni del tentato omicidio sul collo!»
La notizia si
sparse in fretta tra il pubblico, e la tensione divenne sempre
più alta. Era facile manovrare le masse, terribilmente
facile. Quando era in
gruppo l’uomo sembrava dimezzare la propria
capacità di ragionamento…
«anche
Emerald ha fatto una cosa analoga, anche lei lo ha attaccato,
questo non conta niente?!» intervenne Kevin che ok, era
innamorato di lei, ma
quel che era giusto dire era giusto dire.
“…quello
ha quasi ucciso mia figlia e lui se ne esce con ‘ma anche lei
ha fatto questo, ma anche lei ha fatto quello’? santo cielo,
Hammy, con che
gente ti vai a confondere? E lei dovrebbe sposarlo?...per
carità, se mai
volesse fare una cosa del genere non le causerò di certo
problemi, ma è quasi
vergognoso che una gemma come la mia Emerald si vada a mettere con uno
del
genere! È una sottospecie di teppista che viveva per strada,
un mezzo
hippy…guada tu che capelli! E la piuma!...e per di
più è completamente cretino!”
pensò Howard, che comunque per amor di pace non avrebbe mai
detto tutto ciò ad
Emerald, a meno che lei non gli avesse espressamente chiesto di dirle
la sua sincera
opinione “l’amore è cieco,
c’è poco da fare”.
«che
avrebbe dovuto fare quella povera ragazza contro un mostro
simile?!» urlò una donna corpulenta dalle prime
file «ha fatto bene, si è
difesa!»
Howard sorrise
leggermente, gli occhi smeraldini luccicanti. «ben
detto, signora» guardò Emerald
«perché non mi hai detto la verità
quando ti ho
chiesto se ti aveva messo le mani addosso?» le chiese, non in
tono accusatore o
freddo, solo sinceramente preoccupato «avrebbe potuto farti
chissà cos’altro!
Ti avevo detto di stare attenta, Hammy…»
«se
te l’avessi detto tu cosa gli avresti fatto?»
«quel
che gli farò tra un po’. Non volevi che Kevin
perdesse il suo
trainer, vero? Lo hai fatto per lui. È per lui che hai
taciuto» Howard guardò
il ragazzo «mi auguro che meriti davvero così
tanto. Per adesso, sarò sincero,
non mi pare che sia così. Viene a sapere che sei stata quasi
uccisa e invece di
difendere te difende il tuo aggressore; questo fa riflettere».
«l’ho
detto perché è la verità! Emerald non
è una ragazzina indifesa e
lei lo sa benissimo. Non capisco con quale metro lei stia giudicando la
faccenda» ribatté Kevin.
Nonostante si
parlasse molto e si combattesse poco la faccenda era
talmente strana che nessuno degli spettatori si lagnava.
«non
uso un “metro”, Kevin Mask. Io so solo due cose: la
prima, mia
figlia non si tocca. La seconda: lui l’ha toccata. Non mi
interessa altro. Se
mai avrai dei figli e sarai un padre migliore di quanto Robin lo sia
stato per
te, forse riuscirai a capirmi».
«quindi
non va bene che Lord Flash abbia fatto…quel che ha
fatto…ma le
sta bene che lo faccia Emerald?»
«i
cani rabbiosi vengono abbattuti, giusto?»
«lui
non è un animale, maledizione, vuole capirlo si o no?!!»
quasi urlò Kevin. Howard guardò Emerald.
«ricordami
di avviare una conversazione con lui, se mai in futuro
avessi bisogno di perdere del tempo in maniera quasi
divertente» le disse.
«di’
Hammy, ma c’è o ci fa?» le chiese
l’americano «perché se ci fa, fa
meglio a smettere… e se
c’è…c’è quasi da
compatirlo. Che razza d’idiota, ma che
ci perdi tempo a fare?»
«com’è
che mi hai chiamato, bifolco d’un americano?!»
sbottò Kevin.
«oltre
che idiota anche sordo? Amplifon aiuta, stupid brat».
«mi
hai dato dello stupido moccioso?!»
«yeah
, brat, e sono stato gentile».
«io
ti…!!!»
«fermo
Kevin! Verresti squalificato se lo toccassi, lo sai!» lo
bloccò
Flash «per non parlare del fatto che è armato fino
ai denti!»
«non
servirà, se gli spacco tutte le ossa prima»
ringhiò Kevin. Col suo
sorriso sfrontato Connors circondò con un braccio le spalle
di Emerald, per poi
tirare fuori da sotto la giacca della divisa un thermos e due
bicchierini.
«caffè,
miz Lancaster?»
«giù
le mani da lei!» gli intimò Kevin, con
un’aria feroce da paura.
«ma
se lo faccio proprio perché so che ti dà
noia… stupid brat!»
rise l’americano.
«Kevin!
Non cedere alle provocazioni, lascia perdere tutto quanto ed
attacca Kid Muscle! L’incontro è ancora in
corso!» gli ordinò Flash.
Se doveva
proprio morire, voleva farlo dopo aver ripagato il proprio
debito. E dopo aver visto Kevin trionfare.
«…»
Senza dire una
parola e con fatica l’inglese si lanciò contro Kid
Muscle assestandogli un paio di colpi piuttosto duri. Emerald fece per
dire
qualcosa, ma Howard la tranquillizzò scuotendo leggermente
la testa.
«faccio
io Hammy. Oggi ti insegnerò come vincere un incontro con una
sola mossa. Tu bevi il caffè, mh?» la
guardò, osservò il suo vestito,
giudicò
che secondo lui si era fatto troppo freddo per farla rimanere con la
schiena
così scoperta «ti do la mia giacca, altrimenti
finirai per sentire freddo».
«non
preoccupatevi Mr. Lancaster, faccio io» disse subito Connors
togliendosi la giacca e posandola sulle spalle della ragazza
«ecco qua».
Troppo
servizievole? Probabile. Ma pur di rompere le scatole a Kevin, che
lo guardò come a dire “dopo ti ammazzo di
botte” ricevendo in cambio
un’occhiata quasi di sufficienza, qualunque cosa.
«ma
non c’era bisogno che-»
«tranquilla,
io sono un rude e resistente soldato americano, non sento
freddo. Tsk…» fece di nuovo un sorrisetto
«mi sa che abbiamo fatto bene a
lasciare miz McGreene in albergo, credo che a
quest’ora se la sarebbe
fatta addosso sette volte ».
«…chi?»
«la
traduttrice».
«ma
papà parla benissimo il giapponese»
commentò Hammy, perplessa sia
per quel che le stava raccontando Connors che perché Kid le
stava prendendo e
suo padre non diceva una parola. Che stava aspettando?...«che
tipo è la
ragazza?»
«sarebbe
carina, se si curasse un minimo».
«parlavo
del carattere».
«aaaah…è
una di quelle a cui mi piace dare sui nervi».
«quindi
dovrebbe essere simpatica».
«…l’incontro
finalmente riprende, e Kevin Mask ricomincia a pestare Kid
Muscle senza che Mr. Lancaster proferisca una sola parola! Ma cosa sta
aspettando? Che cos’ha in mente?» riprese a
commentare Mac Metafor.
«niente
di buono temo! Quegli uomini armati in tutto lo stadio la
dicono lunga! E c’è da chiedersi di che storia
parlasse, prima, e cosa
c’entrasse Robin Mask! Immagina quanta pressione ci sia su
Kevin in questo
momento: questo terrificante arrivo a sorpresa, l’idea del
padre preso in custodia,
la volontà di riscattare il nome della sua
famiglia!» enumerò Doc «non
dev’essere semplice. Per non parlare dell’idea di
essere allenato da…beh…tu
avresti mai pensato che Lord Flash potesse mettere le mani addosso a
quella
ragazza?»
«no,
mai. Ma quest’incontro è pieno di sorprese, alcune
pessime.
Pressione o no comunque pare che sia Kid Muscle a prenderle!»
«Howard
Lancaster ha parlato di vincere con una sola mossa, ma a me
sembra strano» osservò Roxanne «a parte
l’entrata da paura e…» si
guardò
attorno «…tutti quei
tizi…beh…dai, mi sembra assurdo. che sta
aspettando?»
«non
ne ho idea» disse El Niño «ma tutto
questo non mi piace affatto.
Soprattutto per quanto riguarda Lord Flash…»
«è
qui per dargli una lezione facendoli perdere, no?» disse
Wally,
ingenuo.
«guardati
intorno, guarda i fucili di quei soldati; tu pensi ancora che
Lancaster sia qui solo per “punirlo” facendo
perdere loro l’incontro?! Ma non
hai sentito cosa gli ha detto prima sul guardare la morte in faccia,
non l’hai
sentito il discorso che ha fatto riguardo al vendicare sua figlia, sul
“volere
la sua testa”? Tu credi ancora che parlasse metaforicamente?!
Ebbene no! Io
sono convinto che lui dicesse sul serio, e che assisteremo ad
un’esecuzione
pubblica!»
«ma
non può!» esclamò Terry.
«in
teoria no, in pratica tra una mazzetta di qua e una di là,
l’attenuante del padre che vuol vendicare la figlia quasi
strangolata, perfino
il pubblico a favore e tutto il resto probabilmente se la caverebbe con
nemmeno
tre mesi di domiciliari».
«mi
sa anche a me» commentò Wally «ma
dov’è la giustizia in tutto
questo?»
«infatti
non c’è, ma è così che vanno
le cose».
«pa’
ma…tipo…che aspetti?» gli chiese
Emerald sempre più perplessa.
Kevin era diventato ancora più brutale nel colpire il povero
Kid, che vedeva le
possibilità di vincere sgretolarsi pugno dopo pugno.
Insomma, dopotutto che Mr.
Lancaster gliel’aveva quasi fatta fare addosso avrebbe potuto
anche dargli
concretamente una mano!
«po-potrebbe
mica darmi una m-mano? Le sto prendendo sa…ARGH!»
strillò
Kid, quando l’ultimo colpo di Kevin lo fece crollare quasi a
terra.
«Kevin!
Non devi avere pietà! È il momento di usare la
tecnica più
segreta della famiglia Mask…usa l’assalto Olap!
Finiscilo!» lo incitò Flash.
Teneva ancor più di prima alla vittoria di Kevin, adesso.
Negli ultimi minuti
della propria vita, l’unica cosa che voleva era vedere il suo
pupillo indossare
la cintura del campione. Tanta era la smania da riuscire perfino a far
si che
il suo terrore diminuisse un po’.
Ma
perché Howard H.R.J. Lancaster non sembrava minimamente
preoccupato?
E anzi, pareva
quasi che gli venisse da ridere?
«Maelstrom
Power!!!» urlò
Kevin, iniziando a
risplendere del suo caratteristico bagliore dorato.
«della
serie che se va via la luce per il moccioso non ci sono
problemi…» commentò Connors.
Battuta
apprezzata dal suo capo.
«sto
già tentando disperatamente di evitare di mettermi a ridere,
non
ti ci mettere anche tu per favore, altrimenti avrò un
attacco di ilarità
incontrollabile che mi porterà a rotolarmi sul
pavimento».
«ad
essere sincero, Vi ci vorrei vedere».
Kevin , sempre
continuando a risplendere, saltò addosso a Kid Muscle,
schiena a schiena, gli afferrò le braccia…
«ASSALTO
OLAP!!!»
Pochi istanti
dopo tutti quanti poterono assistere ad un’esecuzione
perfetta di quella che molti definivano la tecnica più
letale della famiglia
Mask. Tanto perfetta che Flash era assolutamente euforico. Che
Lancaster lo
ammazzasse pure, adesso, sarebbe morto contento, pensò. Non
era un pensiero
molto lucido, ma era così terribilmente, completamente
felice che non gli
importava niente di niente. E pensò anche alla gioia che
doveva stare provando
Robin, in quel momento, nonostante fosse in custodia. L’onore
della famiglia
Mask stava per essere vendicato, Kevin era riuscito in
quell’incredibile impresa…era
esattamente quello che lui e Robin volevano. Ed era meraviglioso. Che
gioia
incontenibile!...
Aveva perfino
iniziato a piovere.
“che
piova pure. Non sarà un po’d’acqua a
lenire la gioia che sto
provando. Il mio debito con tuo padre sta per essere finalmente
saldato…lo
ripagherò di tutto quel che ha fatto per me. Lui mi ha
salvato da una vita da
criminale, mi ha addestrato facendo di me uno dei chojiin
più forti di sempre,
ma io l’ho deluso. King Muscle mi ha battuto
perché non sono mai riuscito a
padroneggiare la tecnica Olap. Ma tu oggi l’hai dominata
perfettamente…e il
cielo stesso piange lacrime di gioia per il tuo trionfo!”
«per
rispondere alla tua domanda, Hammy…io proprio questo
aspettavo».
Ok, forse un
po’di pioggia non poteva lenire la sua gioia, ma Howard
Lancaster si.
«che…che
significa?»
«non
mi è parso di averti interpellato, filthy beast. Che
stavo dicendo? Ah, si. Io, Hammy, aspettavo esattamente questo
momento» disse
l’uomo con estrema tranquillità «tu
naturalmente ricordi il modo in cui ho
sempre chiamato questa mossa quando te ne ho parlato».
«e
beh. Ho la memoria eidetica».
«potresti
gentilmente dire a quell’animale, al tuo amico mascherato e a
tutti i presenti tale definizione?»
«non
mi interessa come la chiama lei!» ringhiò Kevin
tirando le braccia
di Kid «è la mossa finale! Quella che mi
regalerà la vittoria! Non c’è modo di
spezzarla, vero Lord Flash?»
«confermo».
«
siete sicuri? Come on, Hammy.
Di’ loro come io chiamo l’Assalto Olap».
La ragazza si
strinse nella giacca di Connors, senza sapere nemmeno lei
cosa aspettarsi. «tu…me ne hai sempre parlato come
“la mossa stupida”. Ma io
non ho mai capito il motivo, per quanto ne so Kevin ha ragione quando
dice che
non c’è modo di spezzarla» disse la
ragazza.
«perché
infatti non c’è!» esclamò
Flash «è una mossa perfetta!»
«mh.
Se lo dice la bestia ci crediamo tutti no? Kid Muscle, tu pur
avendo Kevin sopra ad avndo le braccia bloccate riesci a fare
così, vero?»
Lancaster sollevò prima un piede poi un altro, cominciando
ad oscillare a destra
e sinistra «i muscoli di voi Kinniku sono così
potenti da permettervi di fare
praticamente…di tutto. Ho sempre trovato tutto
ciò quantomeno affascinante».
Kid Muscle
sollevò prima un piede, l’altro. «ma io
non capisco perché
devo…»
«considerando
a cos’è che ti ha portato il farti troppe domande
direi
che sia bene che tu obbedisca e basta…ecco, bravo. Oscilla,
Kid Muscle. Aumenta
il ritmo».
Sinistra…destra…sinistra…destra…sempre
più veloce.
«muoverti
come uno stupido metronomo non ti aiuterà, Kid
Muscle!»
sibilò Kevin.
«non
riesco a comprendere la mossa di Lancaster…»
mormorò Roxanne.
«più
forte, Kid Muscle. Più veloce!»
Il kinniku
obbedì, pur non riuscendo ancora a comprendere. Adesso
oscillava tanto forte da rendere confusa alla vista la propria figura e
quella
dell’avversario, ed era arrivato quasi a toccare terra!
«sinistra…destra…sinistra…sbattiti
a terra a destra, adesso!»
gli ordinò Howard.
Kid
eseguì, facendo dare a sé stesso e a Kevin un
colpo contro il
tappeto tanto forte da indebolire la presa dell’inglese su di
lui.
«afferragli
i polsi!»
Kid Muscle
eseguì nuovamente.
«usa
il tuo braccio destro, e di conseguenza il suo sinistro come
puntello…»
Per la seconda
volta in quel match Lord Flash aveva l’aria sconvolta.
Osservava tutto quanto pietrificato dalla sorpresa, e
dall’orrore…non poteva
essere, no, non era possibile…la mossa perfetta, la mossa
suprema, il segreto
dei segreti, la tecnica più letale della famiglia
Mask…
«e
ora datti una bella spinta verso destra, Kid…per ribaltare
le vostre
posizioni».
Kid
obbedì
ancora. Tutti quanti osservavano la scena, senza parole e con gli occhi
sgranati.
«perfetto.
E adesso fa’ quel che ti stava facendo lui,
ossia…tira le sue braccia verso di
te per tutto il tempo che ti pare. O meglio, finché non
gliele spezzi. O lussi,
credo che mia figlia desideri che a Kevin Mask sia fatto solo il male
necessario per permetterti di vincere, giusto?».
…ribaltata.
Ribaltata
in un modo così cretino.
«L-Lord
Flash a-avevi detto…tu avevi detto…!»
anche Kevin era assolutamente sconvolto,
e guardava il suo trainer per dirgli “ma come? Tutta la
fatica che ho fatto per
padroneggiarla, tutti gli allenamenti, tutte le tue rassicurazioni sul
fatto
che avrebbe funzionato, tutti i tuoi discorsi sull’importanza
vitale e la
potenza di questa tecnica…hanno portato a
questo?!”.
«in
futuro,
ragazzo, tieni a mente che l’unico animale parlante che valga
la pena ascoltare
è il grillo di Pinocchio».
Anche
Emerald era allibita, come tutti quanti a parte suo padre e Connors
che…come si
faceva a far allibire Connors? Mi sa che non era possibile.
“tutto
il
lavoro che Kevin ha fatto è stato inutile!”
pensò “è assurdo, io non credevo
che…non pensavo…adesso ho capito
perché papà l’ha sempre chiamata
‘la mossa
stupida’, ma non sarei mai arrivata a pensare che lui fosse
riuscito ad
escogitare qualcosa del genere.
Cavolo…Kevin…”
Immaginò
quanta delusione e quanto shock dovessero stare provando il suo amore
ed il suo
arcinemico.
Probabilmente
era qualcosa di terrificante.
«no-non
è…non è possibile…non
è vero…non posso crederci…la Tecnica
Olap è perfetta!!!
Perfetta! Imbattibile!» Flash batté i pugni contro
il tappeto, visibilmente
disperato adesso «è IMPOSSIBILE!»
«…a…des…so
hai capito cos’era che voleva fare Howard H.R.J. Lancaster,
Doc?» farfugliò Mac
«i giudici stessi, come tutti gli spettatori, sono ancora
increduli».
«lo
credo
bene. Mr. Lancaster ha infranto in pochi momenti secoli e secoli di
tempo
durante i quali l’Olap è stata messa a
punto».
«non
ho
ancora dato un nome a questa contromossa, ma credo che la
battezzerò “Princess’
Revenge”. In tuo onore, bambina mia. E tira quelle braccia,
tu!»
«s-sissignore»
balbettò Kid Muscle trovandosi ad obbedirgli ancora,
eseguendo un attacco mai provato
prima e di una violenza che senza absinthe non gli era congeniale. Ma
se ad
Emerald riusciva ad opporsi, lo stesso discorso non valeva con Howard.
E poi
dopo aver visto fallire tutte le sue mosse, che altro avrebbe dovuto
fare se
non affidarsi completamente all’unico che sembrava sapere
davvero come farlo
vincere?
Il
cellulare di Howard iniziò a squillare. «che
succede?»
– abbiamo beccato questi tre che cercavano di
entrare nello stadio, signore.
Era una
videochiamata, e ad Howard venne mostrata l’immagine di Meat,
Dik Dik e
Checkmate. L’uomo sollevò un sopracciglio per poi
mostrate l’immagine ad
Emerald.
«il
piccoletto bendato è tuo amico, se non erro».
«si…»
«potrebbe
dare problemi?»
«in
questa
situazione non credo».
«gli
altri
due?»
«idem».
«lasciate
che entrino» ordinò Lancaster prima di chiudere la
chiamata. E fu in quel
momento che si sentì lo schiocco delle braccia di Kevin che
venivano lussate
«…mh. Perfetto. Lascialo cadere giù Kid
Muscle, e…ottima esecuzione. Non mi hai
deluso» guardò i MacMad «suonate il
gong, lo scontro è finito».
L’arbitro
iniziò il conteggio, per puro e semplice scrupolo.
Kid
lasciò
andare Kevin, che cadde a terra, le braccia ormai del tutto inservibili.
«uno!»
Ma non
erano quelle a fare più male.
«due!»
A fare male
era l’idea di essere stato sconfitto con la sua stessa mossa.
Una mossa che
doveva essere invincibile.
«tre!»
A fare male
era l’espressione del suo allenatore, sconvolto, spaventato,
mortalmente deluso
più da sé stesso che da lui-Kevin-, quella di
qualcuno a cui è crollato tutto
addosso.
«quattro!»
A fare male
era anche l’espressione di Emerald. Nemmeno lei si aspettava
che potesse
succedere qualcosa del genere. Non sapeva niente di quella contromossa
o, Kevin
ne era certo, gliene avrebbe parlato.
«cinque!»
Un altro
pensiero doloroso andò a suo padre, Robin Mask. Lo aveva
deluso ancora, Kevin
ne era certo. Lui lo stava guardando, lui era venuto a vederlo, e Kevin
lo
aveva deluso.
«sei!»
Solo quello
sapeva fare, a quanto pare. Deludere gli altri, e cadere in basso,
sempre più
in basso, proprio come la voce di suo padre gli aveva detto nella sauna.
«sette!»
«uno
scontro di mocciosi, mh?» Connors mise di nuovo il braccio
attorno alle spalle
di Emerald, anche se lei non lo guardava nemmeno e fissava Kevin
«in cui il
moccioso più debole ha perso».
Anche Emerald
lo considerava troppo debole, ora?
Lo avrebbe
più visto come lo vedeva prima, oppure no? Avrebbe iniziato
a sua volta a
vederlo come un debole moccioso?
Avrebbe voluto
rispondere a tono a quello stramaledetto tizio ed urlargli che lui era
un uomo, non un moccioso. Ma non
ne aveva
la forza, come non ne aveva per rialzarsi.
«otto!»
Era finita,
aveva perso, aveva perso tutto.
«nove…»
Aveva perso
l’incontro, la possibilità di riallacciare i
rapporti con suo padre, la
possibilità di vendicare il nome dei Mask…e
quella di dedicare la propria
vittoria ad Emerald…aveva perso anche lei?
Si
sforzò
quantomeno di arrivare vicino alle corde per tentare di chiederglielo,
strisciando faticosamente considerando che le sue braccia non andavano.
«E-Em-erald
ho per…so…»
La ragazza
corse verso il ring, la giacca dell’americano le cadde dalle
spalle, ma non le
importava assolutamente niente, e con la propria mano
afferrò quella di Kevin.
«…dieci».
Il gong
suonò. L’incontro era finito, e con una sola mossa
di Howard, proprio come
aveva detto.
«mi
dispiace…l’Olap…non…non
potevo immaginare…» strinse la sua mano, ne
poggiò il
dorso sulla propria fronte, poi contro le proprie labbra «mi
dispiace».
Vederlo perdere
era stato ancora peggio di quanto avesse immaginato. Emerald
capì che lei, in
realtà, non aveva mai pensato che insieme a Kid avrebbe
vinto davvero. Kevin si
era impegnato così tanto, aveva faticato così
tanto che vederlo vincere sarebbe
stato…naturale. Giusto. E invece non era andata
così.
«non
è
colpa di Kevin, Emerald. E nemmeno nostra, tutto sommato»
disse Howard «la
colpa è di chi si è scioccamente affidato ad una
mossa che riteneva perfetta
solo perché gli avevano detto che
era
tale. Invece di sincerarsi che lo fosse davvero ha preso per buono quel
che
aveva sentito dal suo caro amico Robin Mask…a
proposito…» tirò di nuovo fuori
il cellulare, e chiamò i soldati che avevano preso in
custodia il suo ex amico
«ha firmato per l’annullamento del patto?»
– un minuto fa, signore.
«ottimo.
Vedere
annullata la sua mossa più letale deve averlo sconvolto.
Direi che ci siamo,
principessa» quello che rivolse alla figlia era un sorriso
caldo, e pure
sincero «la mia firma c’è, quella di
Robin c’è…mancherebbe quella di
Warsman,
il testimone» col bastone indicò Flash
«ovvero l-»
«KIIIIIIIIIIIIIIIIID!!!»
urlò Meat entrando nello stadio in braccio a Checkmate.
«rumoroso
il piccoletto» commentò Connors raccogliendo la
giacca.
«sei
arrivato un po’tardi ah…Meat, vero?»
Lancaster fece mente locale. Si, l’allenatore
di Kid, e precedentemente di King Muscle, si chiamava proprio in quel
modo «il
tuo pupillo ha già vinto. Puoi ancora congratularti con lui,
comunque».
«c-che
cosa…?»
allibì Meat «lui ha…»
«si,
ha
vinto. Ad ogni modo, stavo dicendo, manca la firma di Warsman, ovvero
LUI»
indicò Flash.
«che
cosa…?!!»
allibirono gli amici di Kid.
«cosa…Warsman?!»
si stupì il kinniku «Lord Flash in
realtà…è un super cattivo?!»
“Warsman…allora
era lui, avevo ragione” pensarono sia Kevin che Emerald.
Kevin tentò
disperatamente di voltarsi, mettersi almeno a sedere per poter vedere
cosa
sarebbe successo…
«ti
aiuto. Se…vuoi»
aggiunse Emerald, che era passata sotto le corde ed era salita sul ring.
«non
penso
che tu possa aiutarlo a tirarsi su, Emerald» anche Howard
salì sul ring con una
mossa elegante «faccio i-»
«n-non
voglio aiuti da lei» sibilò Kevin
«preferisco strisciare come un verme».
Howard fece
spallucce. «fai come credi, ragazzo».
«e
comunque
ce la faccio, papà…da me ti fai
aiutare?» la ragazza gli passò un braccio
attorno alla vita. Si, si sarebbe fatto aiutare, da lei.
«ho
perso
tutto…Hammy…»
La ragazza
riuscì a farlo quantomeno sedere, trascinandolo contro il
tendicorde così che
avesse qualcosa a sostenergli in maniera decente la schiena.
«hai
visto…lui
è Warsman…tu lo avevi capito?»
«si»
confermò lei, gli occhi fissi su suo padre, che stava
continuando il discorso.
«ad
ogni
modo…lui è solo un testimone. Non una delle parti
in causa. Necessario, ma fino
ad un certo punto» riprese Howard «inizialmente
avrei preferito fare le cose in
maniera più…tranquilla. Sali sul ring, Warsman. E
non provare a fare scherzi,
ricorda che hai molti fucili ad altissima precisione puntati addosso.
Potresti morire
prima del previsto».
Senza avere
il coraggio di guardare in faccia nessuno Flash salì sul
ring.
«che…che
vuole fargli?» Kevin era sempre più inquieto
«Emerald, che ha in mente tuo
padre? Non vorrà davvero…!»
«n-non
credo, non…so…» farfugliò
lei, mentre iniziava a temere che invece sarebbe
successo esattamente quel che aveva pensato Kevin.
«…dicevo,
avevo pensato di agire diversamente. Ma come già spiegato
precedentemente, tu
hai messo le mani addosso alla mia bambina. Posso tollerare che tu sia
un mezzo
robot, posso tollerare che tu sia una bestia…»
Meat era
travolto dall’orrore, avendo capito come parecchi altri cosa
stava per
succedere. «NO! Qualcuno lo-»
«e
dai, non
costringere il capo a cacciarti dallo stadio, zitto e goditi
l’atto finale: l’uccisione
del mostro» gli disse Connors «si può
dire che era ora, no?»
«…ma
non
che tu abbia toccato Emerald. A lei non va fatto del male, da nessuno.
Tantomeno
da una bestia come te» da sotto la giacca tirò
fuori una pistola «quindi ne
pagherai il prezzo, com’è giusto che
sia».
«NO!!!
NON
FARLO!!!» stavolta fu Kevin ad urlare. Non poteva sostenere
l’idea del suo
allenatore ed amico ucciso davanti ai suoi occhi
«NO!!!»
«…quindi
ti
invito ad inginocchiarti, e a lasciare che le cose vadano come devono
andare».
Nessuno che
intervenisse. Nessuno che fermasse Howard.
Era finita.
Stava per
morire.
Stava per
ucciderlo, per completare il lavoro iniziato tanti, troppi anni prima.
Lui aveva
fallito, fallito in tutto, e ne stava pagando il prezzo.
Ma…
Sollevò
gli
occhi, guardò in faccia il nemico.
«se
devo
morire lo farò da uomo quale sono, anche se in molti
ritengono il contrario. Posso dire di aver raggiunto comunque i miei
obiettivi
facendo di Kevin un wrestler anche più grande di quanto
fosse suo padre, e di
lui sono fiero; uccidimi pure, se ci tieni tanto» si
slacciò perfino la giacca
blu «così che tutti vedano chi è davvero il
mostro, qui. Emerald…a questo punto la concludiamo
dall’altra parte. E vedi di
piantarla con quelle dannate sigarette» aggiunse guardandola
«più tardi ti
troverò davanti meno tempo dovrò
sopportarti».
Mentre lo
guardava con gli occhi sgranati dalla sorpresa, il russo rivide in lei
la
bambina che aveva inseguito il grillo. Quella la cui innocenza non era
ancora
stata corrotta dal mondo.
Kevin
continuava ad urlare…ma la sua voce gli arrivava confusa ed
ovattata.
Voleva morire
da uomo, e voleva morire con l’ultima immagine di innocenza
davanti agli occhi.
Era chiedere troppo? No, tutto sommato pensava di no.
Chiuse gli
occhi.
«non ucciderlo!!!non ucciderlo, no, non lui
ti prego, non lui!!!» stava urlando Kevin, del
tutto inascoltato dall’uomo.
Emerald lo
guardò. E guardò anche Flash.
«facciamo
finire questa storia…» disse Howard.
E
sparò.
Lord Flash
aveva continuato a tenere gli occhi chiusi, sentì il rumore
della pistola…era
tutto così…rallentato, in un certo
senso…
Quella strana
piega rallentata del tempo venne bruscamente interrotta quando il russo
fu
colpito da qualcosa tanto violentemente che cadde a terra, riaprendo
bruscamente gli occhi.
Non…non
era
morto…il proiettile non lo aveva raggiunto…
La pistola
cadde dalle mani di Howard, che aveva il viso stravolto dalla sorpresa
e dall’orrore,
come quelli di tutti. «n-no...»
Emerald
cadde a terra, all’indietro. Il proiettile aveva attraversato
il suo corpo,
cadendo comunque poco lontano.
Fu Howard
il primo ad urlare, precipitandosi su di lei, incurante del sangue che
gli
stava sporcando il completo, incurante di…tutto.
«Emerald…mio
Dio…Emerald…!»
Lei
sibilò
di dolore. «è-è o-ok pa’
n-non è il c-cuore è s-s…solo la
s-spalla…»
Vero. Non
l’aveva
colpita al cuore, ma sarebbero bastati pochi, pochissimi centimetri
per…
«ma
perché l’hai
fatto, perché?!!
Connors!»
«elicottero,
elicottero, presto!» gridò il soldato
all’interno di uno walkie-talkie facendo
cenno ai soldati che erano alle entrate in basso dello stadio di
prendere in
custodia anche Flash. Non che quest’ultimo sarebbe andato da
nessuna parte,
resosi conto di quel che era capitato.
“…Emerald…”
I soldati
lo ammanettarono e lo portarono rapidamente via.
«K-Kevin
tiene a lui, avrebbe…sofferto…troppo»
si sforzò di dire Emerald «e…n-non
volevo
che tu diventassi u-un assassino…solo per colpa mia,
p-perdonatemi…tutti, vi
prego, e…lascia che Flash…viva
libero…dopo» disse un attimo prima di svenire
per il dolore e la perdita di sangue, in concomitanza con
l’arrivo dell’elicottero
nel quale Howard salì con lei in braccio.
Così
com’era
venuto, anche il resto della “security”
sparì.
Howard
sparito, Emerald sparita, Flash sparito, e tutto prima che chiunque
riuscisse a
trovare la presenza di spirito di fare qualsiasi cosa.
“ma
perché l’hai
fatto, perché?!!”.
“K-Kevin
tiene a lui, avrebbe…sofferto…troppo”.
Il
più
sconvolto di tutti era proprio Kevin Mask, che solo in quel momento
capì cosa
significava davvero “perdere tutto in un attimo”.
Non riusciva
ancora a credere a tutto quel che era successo, come tutti.
E se anche
Kid aveva vinto…nessuno aveva alcuna voglia di festeggiare.
Proprio nessuno.
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Capitolo 28 *** 26- back, part I ***
«da
quanto hai detto che ci fa?»
Il barista
tornò a pulire il tavolo dopo aver dato una breve occhiata a
quel che intendeva il suo cliente.
«pft.
Tre mesi, ormai. Arriva puntuale alle dieci di sera, si mette su
quel tavolo appartato, paga in anticipo tutto quello che sa che
berrà e ingolla
liquori vari fino a crollare lì, dove lo vedi. È
capitato che chiudessi il
locale con lui ancora dentro, a volte si sveglia da solo e se ne va, ma
non
sempre. E io in quei casi di certo a svegliarlo non ci vado, tu che
dici?»
L’altro
annuì. «manco i matti. Certo che fa
pietà un uomo ridotto
così».
«beh,
ha perso il Torneo, ha perso la possibilità di ridare onore
al
nome della propria famiglia…penso che anche io berrei fino a
sfasciarmi».
Il barista non
si sbagliava del tutto, ma non era solo per quei motivi
che Kevin Mask, anche quella sera, era collassato faccia contro il
tavolo.
Quello era un
uomo che aveva perso tutto in pochi minuti. Oltre a quel
che aveva detto il proprietario del bar infatti c’era:
- il fatto di
aver deluso ancora Robin;
-
l’angoscia per Emerald, sparita chissà dove e
ferita per errore dal
suo stesso padre;
-
l’angoscia per Lord Flash, o Warsman, portato via dai soldati
di
Howard Lancaster;
- la
conseguente totale solitudine in cui si era ritrovato
all’improvviso, e alla quale si era disabituato.
Oltre ad Hammy
e Warsman, Kevin Mask non aveva altri amici. Non aveva
nessuno con cui parlare, e se anche qualcuno avesse provato ad
avvicinarlo
probabilmente non avrebbe fatto una bella fine. Era come un animale
selvaggio
che era stato ferito gravemente ad un passo dall’ottenere
l’agognato cibo, la stessa
identica cosa.
Tutto il suo
impegno non era servito a niente, tutta la sua fatica non
era servita a niente, aveva padroneggiato l’Olap e non era
bastato, sembrava
che Emerald stesse per tornare da lui e invece gliel’avevano
portata
via…sentiva ancora l’odore del suo sangue -o
meglio, gli pareva di sentirlo-
vedeva chiazze rosse spiccare contro il candore del tappeto ogni volta
che
chiudeva gli occhi…e lo stesso valeva per Flash.
Warsman.
Quello che era.
Come stava? Era
vivo, era morto? Lancaster aveva terminato l’opera in
seguito? O cosa?
Oltre ad
Emerald, che nei suoi incubi peggiori veniva colpita al cuore
invece che poco più in là, anche Warsman
compariva spesso. Ridotto nei modi
peggiori. In uno, addirittura, Howard Lancaster gli aveva legato un
braccio ad
un cavallo, l’altro ad un altro cavallo, e lo stesso aveva
fatto con le
gambe…poi aveva dato ordine ai fantini -tutti col volto
dell’americano!- di
partire ognuno in quattro direzioni diverse e…
Con un mugugno
lamentoso l’inglese trovò la forza di sollevare il
volto
dal tavolo e bersi un’altra mezza bottiglia di whisky. Magari
alla fine l’alcol
avrebbe scacciato quelle orribili immagini, ed avrebbe smesso di
chiedersi
dov’erano Warsman ed Hammy…
…Hammy…
Aveva il chiodo
fisso, ora più che mai, e già prima diciamocelo,
non
scherzava.
Finì
la bottiglia di whisky.
Che
cos’avrebbe detto Warsman…Flash…quello
che era…vedendolo bere in
quel modo, e ridursi in quelle condizioni? Al pensiero…che
vergogna.
Stappò
un’altra bottiglia di whisky. Beveva per dimenticarsi tutto,
Kevin Mask, anche della vergogna di bere!
Finita anche
quest’altra bottiglia, la terzultima di tutte quelle che
si era fatto portare, afferrò le uniche due rimaste ed
uscì barcollando dal
bar. Meglio non rimanere lì, o avrebbe finito per
pretenderne un’altra dozzina.
Non seppe dire
per quanto tempo camminò, o quanti accidenti di
chilometri fece. E francamente non gli importava nemmeno, pensava
mentre
camminando beveva anche una delle altre due bottiglie. No, non gli
importava
per niente.
Per
niente…di niente… perché non
c’era più nulla a cui valesse la pena
dare importanza, da tre mesi a quella parte.
Aveva persino
pensato di farla finita, e non una volta sola, ma non
aveva mai trovato il coraggio di fare neanche quello, ed aveva
continuato a pensare
“non posso uccidermi, e se un giorno dovessero ricomparire?
Se un giorno Hammy
dovesse ricomparire? Non posso farmi trovare sotto terra”.
Erano solo
quelli i motivi per cui prolungava la sua permanenza in
quella valle di lacrime, nessun altro. Il Torneo Chojiin non aveva
nemmeno
cambiato i rapporti con suo padre…anzi, no. Errore. Li aveva
peggiorati
ulteriormente, tanto che a Kevin era arrivata la notifica di diseredo!
…e lui
era il suo unico figlio! A chi sarebbero andati i soldi, una volta
morto Robin
Mask? forse alla Muscle League, o forse nelle casse dello Stato.
Comunque, non a
lui.
Kevin Mask
camminò e camminò, fino a quando le gambe non lo
ressero più
e crollò vicino alla (nemmeno sulla!)
panchina di un parco. Non aveva nemmeno voglia di rialzarsi, dunque si
limitò
ad appoggiare la schiena sulla panchina in questione e stappare
l’ultima
bottiglia che gli rimaneva.
“l’unico
vero amico dell’uomo non è il cane, è
il whisky, che diamine!”
pensò ben poco lucidamente mentre iniziava a bere a grandi
sorsi. E poco gli
importava se la testa stava diventando sempre più pesante, e
se quel cane stava
facendo i suoi bisogni sull’impermeabile…no, un
momento…
«pure
tu mi detesti, cane di merda!» farfugliò
l’inglese alzando un
braccio per spingerlo via. Ma il cane dopo aver fatto quel che doveva
fare -oltre
alla pipì- era già partito «un
cacca-ne. Un cane di cacca…in un mondo di
cacca…con
gente di cacca» bofonchiò buttando in
là l’impermeabile. Finì di scolare la
bottiglia di whisky, e pensò seriamente di addormentarsi
lì…
«santo
cielo…»
Sentì
qualcuno che lo toccava, ed avrebbe reagito malamente se il suo
naso non avesse captato un profumo buono…di
fiori…ma la vista annebbiata gli
faceva vedere solo una confusa figura presumibilmente femminile dai
capelli e
occhi scuri.
Occhi scuri.
Non era Hammy. Forse era anche meglio così, avrebbe
provato vergogna anche se fosse stata lei a vederlo
in quel modo.
«la-lasciami
stare…» borbottò lui.
«non
ti voglio fare niente di male. Adesso fai il bravo e lasciati
aiutare, mh?»
«no,
voglio morire qui…»
«ma
che assurdità…dai, aiutami a tirarti
su» il braccio che si avvolse
attorno alla sua vita era sottile, e morbido. Si, si, era una
donna...una donna
che lo stava aiutando.
Avrebbe tanto
voluto che fosse sua madre, peccato che invece Alisa
fosse morta ormai da un pezzo. Forse se lei avesse vissuto la sua vita
sarebbe
stata del tutto diversa, migliore. E invece era andata a finire nel
cesso.
«purtroppo
dovrai accontentarti del divano, e…ah. Credo che
l’impermeabile vada portato in lavanderia. Ok, lo
farò dopo» disse la donna tra
sé e sé aiutandolo a camminare «fortuna
che la lavanderia è vicino a casa…»
:: il mattino dopo
::
Sembrava essere
cominciata come una qualunque giornata estiva, per
Roxanne. Aveva già pianificato tutto nel dettaglio:
svegliarsi alle otto, fare
colazione, preparare il cestino del picnic, partire con Trixie e Chichi
per il
mare e rimanere lì fino a sera. Presumibilmente avrebbero
trovato lì anche i
ragazzi, Terry, Kid…tutti quanti.
Si, sarebbe
stata una giornata rilassante, quasi perfetta.
Quasi.
Perché
ad un certo punto, come succedeva da tre mesi a quella parte,
qualcuno avrebbe parlato di Hammy ed avrebbero provato a contattarla
senza
successo alcuno.
“no,
Emerald non è qui a casa…no, non ne sappiamo
nulla neanche noi. Ci dispiace”.
“il
numero da lei chiamato è inesistente”.
“l’indirizzo
e-mail non è valido”.
A quel punto
avrebbero provato di nuovo a chiamare tutti quelli che
conoscevano per sapere se avevano qualche notizia di lei, e non
avrebbero
ottenuto alcun risultato neanche così.
Allora si
sarebbero messi a fare congetture, una peggiore
dell’altra…
Sospirò.
Anche lei avrebbe voluto che Emerald perlomeno si facesse
viva, anche solo con una telefonata per dire a tutti “sto
bene”. Non era
chiedere troppo, no?
Uscì
dalla propria stanza, percorse il corridoio, attraversò il
salotto
nel quale Kevin Mask stava dormendo steso sul divano, andò
in cucina, prese il
latte e…
Voltò
pian piano la testa.
Wait a minute.
Kevin Mask. Nel
suo salotto. A
dormire sul suo divano.
«maaaaaaaamma…»
chiamò Roxanne con gli occhi sgranati. Miss Mary
rientrò in casa dal giardino.
«si?»
«mamma…c’è…qualcuno
sul divano…» farfugliò la ragazza.
«lo
so, Kevin. Lo trovato ieri mentre tornavo a casa dal lavoro,
ubriaco fradicio, crollato accanto ad una delle panchine del parco
e…pare che
un cane avesse fatto i bisogni sul suo
impermeabile…l’ho lavato in lavanderia e
messo ad asciugare, dopo aver svuotato le tasche ovviamente. Spero che
non se
la prenda. In fin dei conti non potevo certo lasciare tutto
lì in quelle
condizioni, no?» lavò le mani «povero
ragazzo. Credo che abbia proprio bisogno
di parlare con qualcuno, soprattutto a giudicare da quel che diceva
ieri
sera…“voglio morire qui”…poi
si è messo a parlare di Emerald, del suo allenatore,
e ha farfugliato qualcosa sull’essere stato diseredato ma non
ci posso
giurare».
Roxanne volse
lo sguardo verso il divano. In tutti quei mesi
effettivamente né lei né i suoi amici avevano mai
pensato a come dovesse
sentirsi Kevin, che tra tutti era quello che aveva perso di
più in tutti i
sensi. Il fatto era che lui, beh…non aveva mai voluto legare
con loro. Li aveva
sempre trattati del tipo “Kevin: superiore, Kid &
Cricca: inferiori”, per
dirla come quel robot del quale non ricordava il nome*. Quindi per
brutto che
fosse era abbastanza naturale che nessuno di loro si fosse detto
“andiamo a
vedere come sta Kevin”. Per non parlare del fatto che lui si
era sempre
mostrato come l’uomo forte di qua, il lupo solitario di
là…le risultava
difficile pensare ad un Kevin diverso, nonostante dai racconti di
Emerald
sapesse per certo che c’era, e tutti quanti -dai racconti che
Kid aveva fatto
loro dopo l’incontro- fossero via via venuti a conoscenza di
tutto quel che
c’era sotto: il patto, le bugie, i ricatti, tutto quanto.
«mi
fa un certo effetto vederlo in quel modo…mi sento anche un
po’in
colpa. Io e tutti gli altri non abbiamo mai pensato a come stesse. Per
quanto
sia convinta che se anche l’avessimo fatto probabilmente ci
avrebbe trattati in
malo modo, una delle poche cose che so davvero di lui è che
è molto
orgoglioso…» lo sentì mugugnare
qualcosa «oh cavolo, si sta svegliando…»
L’inglese
socchiuse leggermente gli occhi. Dannato mal di testa.
Guardò
il soffitto. Voltò la testa. Vide le due donne che lo
osservavano.
…non
si era mai vergognato tanto in tutta la sua vita.
L’unica
consolazione era potersi rifugiare a Sottocopertalandia, visto
che la madre della due codini lì lo aveva coperto con un
plaid nonostante
fossero in estate.
Il nascondiglio
però non doveva essere molto efficace, visto che
qualcuno lo picchettò delicatamente sulla spalla attraverso
la coperta. Riuscì
a sentire il profumo di fiori della sera prima. Odiò
ricordare ogni dettaglio
anche di quell’ennesima sbronza, e tutte le parole impastate
che aveva detto a
-ora aveva capito chi era stata ad aiutarlo- Miss Mary.
«aspirina.
Credo che tu ne abbia bisogno…»
Non
riuscì nemmeno a risponderle dal troppo imbarazzo.
Riuscì giusto a
tirare fuori la mano, prendere il bicchiere e tornare completamente
nascosto.
Non riusciva
nemmeno ad immaginare di uscire di lì e guardarla in
faccia. E nemmeno di guardare in faccia l’amichetta di Kid
Muscle…amichetta,
fidanzata, vattelapesca.
Perfino uno
come quello aveva la ragazza, e alla sua avevano sparato
prima che riuscissero a mettersi insieme come si deve.
Cristo.
Prese
l’aspirina e rese il bicchiere a Miss Mary, iniziando ad
escogitare un modo qualunque per fuggire via di lì senza
essere costretto a
vederle in faccia...
Roxanne intanto
guardava la scena allibita, gesticolando nervosamente
alla madre ed indicandole il wrestler sotto la coperta. La donna le
fece cenno
di stare tranquilla ed avere pazienza. Era come cercare di avvicinare
un gatto
selvatico, bisognava fare tutto pian piano.
«come
ti senti? Mal di testa a parte, naturalmente».
Ma
perché quella donna rendeva tutto tanto difficile?!,
pensò Kevin
cercando di farsi coraggio.
«…bene»
bofonchiò da sotto la coperta.
Si rendeva
conto benissimo di starsi comportando peggio di un bambino,
e che la buona creanza avrebbe voluto che uscisse da Sottocopertalandia
e
ringraziasse Miss Mary come si deve, ma non era mica facile. E poi
c’era la due
codini! Chissà quanto avrebbe goduto a spettegolare con la
sua amica bionda e
quell’altra sciatta “sapete che è
successo? Kevin Mask si è ubriacato e mia
madre l’ha portato in casa!”…e da
lì l’avrebbero saputo anche Kid Muscle e gli
altri, e da lì tutti quelli che loro conoscevano
e…
Meglio non
pensarci!
La logica di
Kevin Mask: andava bene sfasciarsi davanti a tutti in un
bar senza farsi problemi ad essere visto, ma non andava bene essere
soccorso da
gente che lo “conosceva”. That’s
coherence!
«ho
lavato il tuo impermeabile. Era sporco dei bisogni di quel cane,
non potevo lasciarlo in quel modo…»
La notizia per
qualche motivo lo fece riemergere da sotto il plaid.
«le…le nocciole, c’erano delle nocciole
nelle tasche, non-»
«non
ho gettato via niente, non mi sarei mai permessa, e ho rimesso
tutto dov’era. Tra poco l’impermeabile
sarà asciutto».
Lui
alzò brevemente lo sguardo, per poi puntarlo in uno spazio
indefinito della stanza. Vedendo quella reazione, vedendolo
preoccuparsi in
primis delle nocciole, Roxanne capì una volta di
più quanto dovesse star
soffrendo la mancanza di Emerald.
E sia lei che
sua madre si sorpresero quando l’inglese si alzò
di
scatto ed andò dritto in giardino, prese
l’impermeabile che era a stendere e
cominciò a correre via.
«aspetta,
non correre così!...» lo inseguì Miss
Mary «resta almeno a
mangiare qualcosa!»
«no
grazie, sto benissimo» ribatté lui continuando a
correre.
E quella sempre
dietro.
«non
è vero che stai bene, altrimenti non ti saresti ubriacato a
quel
modo. Guarda che io ho una figlia all’incirca della tue
età, li capisco gli
adolescenti…»
Nada.
Continuava a tallonarlo.
«ho
detto che sto bene!!!»
«da
quel che mi hai detto ieri sera non sembrava, io lo so che ti manca
Emerald, così come ti manca il tuo allenatore, o qualcuno
vicino in generale!»
L’inglese
frenò bruscamente, e si voltò verso di lei.
«senta…la
ringrazio per l’aiuto, ma non voglio la sua pietà
né quella di nessuno, io sto
bene, e se anche bevessi tutti gli alcolici di questo mondo non la
riguarderebbe».
«non
credo che a lei piacerebbe vederti ridotto come ieri sera»
continuò testardamente Mary.
«e
lei che ne sa di cosa Emerald vorrebbe o non vorrebbe?! Che
ne sa?! Non lo sa! Lei
non lo sa, io non lo so, e per gentile concessione di
quel dannato bastardo che le ha sparato addosso forse neanche lo
saprà mai più
nessuno!!!» stava quasi gridando, effetto di tutto quel tempo
trascorso a
pensare quelle cose senza poterle dire a nessuno.
«capisco
come ti sen-»
«no
che non lo capisce. Non lo capisce per niente, come tutti quanti. Ho
perso la Corona Chojiin, mio padre prima mi detestava ed ora mi ha
diseredato,
il mio allenatore probabilmente è morto e non ho la
più pallida idea di come
stia Emerald, se sia viva, se non lo sia, non la sento da tre mesi, ho
provato
a contattarla in tutti i modi senza riuscirci, e mi chiedo
perché se sta bene
non mi ha fatto sapere niente! Io non faccio che pensare a tutto questo
e
lei…lei viene a dirmi che mi capisce?! No che non
capisce!!!»
Detto questo
fuggì via, correndo talmente veloce che stavolta Miss Mary
non riuscì a stargli dietro. Roxanne arrivò da
lei poco dopo, col fiatone.
«mamma…»
«è
andato. Non sono riuscita a convincerlo a restare, ma mi dispiace
sempre di più per quel povero ragazzo»
guardò la via dove Kevin era sparito «e
se Emerald è ancora viva come spero che sia, sarebbe proprio
il caso che si
facesse sentire con lui» spazzolò via la povere
dai pantaloni «io comunque non
mi do per vinta. Per caso sai dove abita Kevin?»
«saperlo
lo so ma a che ti serve?»
«voglio
portargli da mangiare. Non oso pensare alla sua alimentazione in
questi tre mesi, e mi è parso molto
dimagrito…»
Roxanne non
poté dargli torto, da quel poco che aveva visto in effetti
Kevin doveva aver perso diversi chili. Facile che avesse mangiato poco
e bevuto
troppo per tutto il tempo.
«dubito
che lui voglia».
«il
fatto che sia troppo testardo per accettare aiuto non significa che
non ne abbia bisogno. Cederà, prima o poi!»
::Londra::
La primissima
cosa che aveva fatto Janice Lancaster nel rivedere il
marito era stata tirargli contro il libro che stava leggendo, per poi
alzarsi
dalla poltrona con aria assassina ed andare verso lui e la figlia, che
avevano
la stessa identica aria colpevole.
«ahi…»
«voi
due!!!» strillò
Janice «e soprattutto TU, Howard Hogan
Robert John Lancaster!!! TU!!! hai sparato a nostra
figlia!!!»
«mamma…
è stato solo un incidente, mica voleva colpire me, sono
stata
io a mettermi in mezzo…» lo difese Emerald,
beccandosi anche lei la sua
occhiataccia.
«Janice…»
«Janice
un corno!!!»
«mamma…»
«e
anche “mamma” un corno!!!»
«quel
che è successo è stato un imprevisto,
è stato un errore! Lo sai
che io volevo soltanto uccidere quella bestia per averle messo le mani
addosso…»
«ED
HAI QUASI UCCISO LEI!!!»
Come se non lo
sapesse benissimo. Howard in tutti quei tre mesi aveva
dormito poco e niente nonostante le rassicurazioni della figlia sul
fatto che
non ce l’aveva minimamente con lui. Il senso di colpa
probabilmente l’avrebbe
perseguitato vita natural durante. Era stato quasi sul punto di perdere
la sua
principessa, pochi centimetri più in là e
l’avrebbe uccisa lui stesso!
Poteva vedere
ancora le immagini di quei momenti nitidissime…il colpo,
la bestia a terra, la chiazza di sangue che si allargava sul vestito
verde
smeraldo di sua figlia, la sua caduta, le sue parole. E quei ricordi lo
portavano anche a rivivere tutte le sensazioni che aveva provato in
quel
momento.
Orribile,
orribile.
Talmente
orribile che dopo l’accaduto era volato negli Stati Uniti con
Hammy, nella sua clinica più avanzata, e si era dimenticato
di tutto il resto
per due intere settimane.
Anche di non
aver dato a Connors -che era rimasto in Giappone con gli
altri soldati- ordini precisi su cosa fare di quel russo.
Era stata
Emerald stessa a ricordargli di Warsman, ed era stato un
sollievo per Howard sapere che l’unica iniziativa che aveva
preso Connors era
stata far rimpatriare Miss McGreene. Per fortuna non era un ragazzo
sciocco, e
inoltre Howard sapeva che se lui diceva “salta” la
risposta di Connors sarebbe
stata “sissignore, quanto in alto”?.
Così,
una volta firmato l’atto -a detta dell’americano lo
aveva fatto
appena gli era stato chiesto nonostante la
“difficoltà nel reggere la
penna”…frase che lasciava intendere parecchio sul
trattamento che gli avevano
riservato!- Warsman era stato lasciato andare, ed i soldati erano
arrivati in
blocco lì negli Stati Uniti.
Da quel
momento, il destino del russo sarebbe stato nelle mani del
russo stesso…
«lo
so, e non finirò mai di sentirmi in colpa per
questo».
«papà,
ma te l’ho detto che io non ce l’ho affatto con te.
La colpa è
stata mia, non tua!»
Probabilmente
ad Hammy il mito di suo padre non sarebbe mai crollato,
succedesse quel che succedesse.
«…e
come se non bastasse siete spariti chissà dove tre mesi!!!
TRE!
MESI! Maledizione!!!» urlò Janice «vi
costava tanto dirmi dov’eravate?!! Non vi
rendete conto di quanto mi avete fatta stare in ansia?! Tre
mesi senza
sapere dove foste, se tu, Emerald, fossi viva o morta!»
«ma
che mi ha presa alla spalla si è visto
benissim…ma’? Mamma? Dove
vai?!» esclamò Hammy vedendola lasciare il salotto.
«vado dove mi
pare!!! Tanto con voi due non si può
parlare!!!»
urlò la donna «e se voi sparite tre mesi io posso
sparire per il resto della giornata!!! CHIARO?!»
E se ne
andò via sbattendo la porta.
Padre e figlia
si guardarono.
«fa
bene ad avercela con me, ma spero che le passi in fretta»
disse
Howard, sinceramente dispiaciuto ed allarmato. Non era che a lui star
via tre
mesi non avesse pesato, tutt’altro; amava la moglie,
accidenti. Solo che per
garantire la totale sicurezza di Emerald, specialmente considerando che
il
periodo di degenza era stato così lungo non solo a
causa della ferita, era
stato praticamente necessario.
«ma
si…il tempo di svuotare un paio di negozi Chanel e tre di
Jimmy
Choo e sarà tutto a posto. Magari ti terrà il
muso due o tre giorni» Emerald
fece spallucce «insomma, se non ce l’ho con te
IO…perché dovrebbe avercela lei?»
No, Emerald non
riusciva proprio a capire perché sua madre
l’avesse
presa così male. In fin dei conti era stata via insieme a
suo padre, mica
insieme a chissà chi, si diceva.
La
verità è che, come detto, Hammy voleva bene a
tutta quanta la sua
famiglia.
Ma a suo padre,
di più.
«mi
sa che non riesci a capire il punto di vista di tua madre…ma
volevo
che il luogo della tua degenza restasse il più segreto e
protetto possibile. E
se l’avessimo detto a tua madre lo avrebbe detto alle tue
nonne, e le tue nonne
l’avrebbero detto a tutto il club di
bridge…»
«e
addio segretezza, già. Solo che io riesco a capirlo, mamma
invece
n-»
«PAZZI
INCOSCIENTI!!!»
Quella era una
giornata da urla e da botte per il “povero” Howard,
che
dopo la librata della moglie si prese anche le ombrellate di madre e
suocera.
«non
solo le fai beccare un proiettile nella spalla, ma sparite pure
tre mesi!!!» urlò Phoebe «ma
sei scemo?!»
«e
dai mamma, ragioniamo un att-» avviò a dire
Howard, ma un’altra
ombrellata lo zittì.
«la
mia Janice era terribilmente preoccupata!!! Come tutti noi! E voi
due nemmeno una telefonata?!» abbaiò Verbena
«…e tu sei dimagrita ancora!!!»
«nonna
sono giusto un paio di chili, non è nient-»
tentò di difendersi
la ragazza, ma nonna Verbena riuscì a cacciarle in bocca
quattro biscotti ed
interromperla.
«da
stasera a dieta ferrea, signorina! Dopo quel che hai passato hai
bisogno di nutrirti! Di mangiare come si deve!!! Tantissimo pesce,
tantissima
carne, pasta, legumi, dolci!» sentenziò
«e non sento scuse, tu mangerai tutto e
basta…»
«ma
chi le ha mai cercate le fcufe…?»
farfugliò Emerald con
ancora i biscotti in bocca «io quel che mi dai
mangio…»
«allora
ti è rimasto un minimo di buonsenso! Cosa che invece non si
può
dire di tuo padre!» sbottò Phoebe dando
l’ultima ombrellata alla testa del
figlio «…se il mio povero Hogan fosse stato ancora
vivo gli avrei ordinato di
spellarti il sedere a cinghiate!»
«mamma!
Piantala!...mi sento già abbastanza in colpa per conto
mio…»
«non
sarà mai “abbastanza”!»
concluse Phoebe.
«nonna,
guarda che la colpa è mia, non di papà. Quel tipo
mi aveva
messo le mani addosso, e lui voleva…beh…mettersi
in pari» disse Hammy in modo
stentato mettendosi tra sua nonna e suo padre «io lo
capisco».
«perché
tu sei troppo buona con questo zuccone!» borbottò
Verbena «e io
infatti non mi spiego ancora perché se è vero che
quel tipo ti ha messo le mani
addosso non hai lasciato che tuo padre lo uccidesse, sarebbe stato
corretto».
«non
valeva la pena che papà diventasse un assassino per uccidere
un
uomo come quello» ribattè la ragazza.
«non
uomo, ragazza mia: bestia» lo corresse
Phoebe «considerando
che voleva strangolarti, su questa definizione concordiamo tutti con
tuo padre.
L’unica cosa in cui ci ha azzeccato però!
Disgraziato!!!»
Howard stavolta
evitò le ombrellate, evidentemente si era rotto le
scatole di quella sceneggiata nonostante riconoscesse di meritarsela
tutta.
«si,
sono un disgraziato, va bene!» alzò le braccia
«sono tutto quello
che volete, va bene, non posso darvi torto dopo quel che è
successo…»
«e
soprattutto per questi tre mesi!!! Si può sapere dove siete
stati?!»
tornò a domandare Verbena con la classica irruenza.
«in
America, nella migliore delle mie cliniche»
ribatté Howard.
«e vi
costava tanto informarci?»
«la
parola d’ordine era massima segretezza…»
«tu e
la segretezza!» sbottò Phoebe
«…come tuo padre. Sei come lui,
sei. Identico! E tu sei come loro due, signorina»
indicò Emerald «vergogna,
farci stare tutti così in ansia! Lo sai quanta gente ha
chiamato cercandoti?!»
«soprattutto
quel ragazzo con cui sei venuta qui tempo fa. Quello
carino, non il tizio che hai sbaciucchiato in
televisione…» puntualizzò
Verbena.
«il
“tizio” adesso lavora per me, peraltro»
disse Howard, anche se
c’entrava poco, e comunque venne del tutto ignorato.
«…il
biondino con quella cosa di ferro blu sulla testa,
com’è che si
chiama? Ah, Kevin. E poi ha telefonato
l’attore…»
«eh?»
Emerald la guardò perplessa.
«Dick
Van Dyke!»
Emerald fece un
sospiro. «Dik Dik Van Dik, nonna…»
«eeeh,
è uguale, che differenza fa?! E poi un tizio che si chiama
Teresa, abbreviato Terry…»
«è
Terry e basta» sospirò Howard, stavolta.
«un
altro ragazzo con l’accento tedesco, un certo Wally e delle
ragazze, ha telefonato perfino la sorella di quell’uomo
bruttissimo che sembra
il jack di cuori».
«che?!
Jackie MacMatta ha telefonato per sapere come stavo?» si
stupì
Emerald. Non se lo sarebbe mai aspettato. Probabilmente lo aveva fatto
sperando
che lei fosse morta, si disse.
«altri?»
«si,
uno…conosci un certo Humbert Humbert?»
Emerald
lì per lì non rispose. «è
uno dei miei fan, niente di che».
«Humbert
Humbert, come quello di “Lolita”?
curioso» commentò Howard.
«al
mondo ce n’è di gente strana, si sa».
Hammy aveva
minimizzato, ma in realtà quel che c’era da capire
l’aveva
capito più che bene. Solo che crederci le risultava
complicato, soprattutto
dopo aver saputo che colui che si celava dietro quell’
“Humbert Humbert” era
stato per due settimane nelle mani di un Michael Connors che non avendo
ricevuto l’ordine né di ucciderlo né di
liberarlo si era di certo sbizzarrito
con le torture. Purtroppo.
Lei aveva detto
di farlo liberare fin da quando era stata colpita, dopo
avergli fatto firmare il foglio naturalmente, ma suo padre se
n’era dimenticato
preso com’era dalle sue condizioni, e Connors
- primo, era da
suo padre che prendeva ordini;
- secondo, se
anche avesse sentito quel che lei aveva detto avrebbe
fatto orecchie da mercante aspettando gli ordini del
“boss” approfittandosi dei
tempi morti per divertirsi.
Emerald lo
conosceva, era fatto così.
«comunque…quanto
tempo fa ha chiamato?»
«un
mese, su per giù».
Invece che
involarsi l’aveva cercata.
Invece che
lasciarla perdere aveva perfino chiamato a casa sua, ma era
stupido?!
“psicotico
d’un russo, adesso sei libero, perché non la
smetti? Perché
non torni da Kevin, almeno tu?”
«capito.
Adesso vedrò un po’che fare…»
«rilassarti,
in primis» le disse Howard «ce ne staremo qui per
un po’».
Ma Emerald non
era esattamente della stessa idea.
«papà,
tu tra dieci giorni devi incontrare quei signori in
Venezuela…»
gli ricordò. Lui sbuffò, seccato
all’idea.
«che
vadano al diavolo, non-»
«papà,
tu devi lavorare, e io adesso sto…oh, probabilmente sto
meglio
di quanto sia mai stata. Mi sei stato vicino per tutti questi tre mesi
trascurando il lavoro…»
«era
il minimo!» esclamarono in coro Howard e le due nonne.
«…adesso
devi riprendere il ritmo. Sto bene, sul serio.
Tant’è che
credo che ripartirò anche io
tra un paio
di settimane…»
Howard la
guardò a lungo. «Tokyo?»
Tradotto:
“torni da Kevin Mask”? domandona.
Sulla cui
risposta Emerald aveva molti dubbi.
Se Kevin le
mancava? Certo, era innamorata persa di lui.
Ma lei gli
aveva creato talmente tanti problemi…problemi che lui non si
meritava…che aveva iniziato a pensare che forse Kevin
sarebbe stato meglio
senza lei intorno. Che meritasse una vita più serena, e non
sapeva dire se lei
avrebbe potuto dargliela.
Non aveva
capito proprio niente.
Non aveva
capito che Kevin avrebbe preferito avere tutti i problemi del
mondo, portati da lei, piuttosto che NON averla accanto.
Emerald
esitò parecchio a rispondere. «si. No. Forse. Non
lo so. Non
credo. Voglio staccare un po’, andare tipo…non
so…»
«sai
che puoi andare ovunque tu voglia. Per non parlare del fatto che
abbiamo almeno una casa in ogni Stato in cui valga la pena averne una,
non ci
sono problemi» la rassicurò suo padre
«solo…non vorrei che tra due settimane
sia presto…»
Lei scosse la
testa. «secondo me no».
Altra lunga
occhiata da parte di Howard Lancaster. «va bene.
L’aereo
privato se proprio vuoi che vada in Venezuela serve a me, ma con la
compagnia
aeronautica che ti ho comprato non avrai problemi per
spostarti…se sei proprio
convinta di voler partire».
Continuava a
sperare di no, naturalmente. Fino a quel momento Howard
H.R.J. Lancaster non aveva mai avuto problemi col fatto che la figlia
avesse
lasciato il nido, e non le avrebbe impedito di rifarlo, ma
ciò non toglieva che
avrebbe vissuto la cosa con più apprensione.
«ma
perché non resti un mese, due, tre…»
disse Phoebe «eh, Hammy?»
«due
settimane nonna. Poi riparto. Ho deciso così» le
sorrise.
«potevi
anche venire con me in Venezuela, no?» tornò alla
carica Howard
«avrei potuto introdurti un altro po’nel giro.
Avevo perfino trovato il primo
della tua scorta speciale».
«oh,
ma già in clinica appena ha potuto mi ha fatto
un’ottima
guardia…lui è qui in casa vero?»
«lui
chi? Quell’antipatico di un americano?» storse il
naso Verbena,
alla quale Connors piaceva ben poco. Ad essere sinceri probabilmente
gli unici
in famiglia a cui piaceva Connors erano Lancaster padre e Lancaster
figlia.
«non
è Connors. Comunque certo, è qui in casa. Puoi
chiamarlo col
cercapersone…no faccio io» concluse Mr.Lancaster.
Tovarich
Turbinskii, con un corpo non solo sano ma anche più potente
di
prima grazie alla tecnologia estremamente avanzata della clinica di
Lancaster,
arrivò in un lampo.
«sempre
disponibile signore».
«eccolo
qui. Tovarich Turbinskii» Howard lo presentò a
Phoebe e Verbena
«uomo di fiducia, di cui ho la certezza assoluta che farebbe
tutto ciò che è
necessario per proteggere la nostra Hammy».
«ma
è quello con cui si è sbaciucchiata in
tv!» esclamò Verbena «ecco
che intendevi…»
«più
che proteggermi però mi tiene compagnia»
puntualizzò Emerald.
«quello
se vuoi sempre, zajchik moj».
“coniglietto
mio”. Avrebbe mai smesso di chiamarla in quel modo?
Probabilmente no.
«za-CHE?
Che ha detto?...ma questo non parla, impasta»
borbottò
Verbena.
«…perché
tu e Turbinskii non fate una passeggiata nel giardino?»
propose Howard.
“…‘giardino’!
È una tenuta immensa” pensò il russo
“con tanto di lago,
fiume e sorgente sotterranea che Mr.Lancaster ha fatto in modo che
passasse
attraverso -e fuoriuscisse da- un blocco di roccia di venti metri
importato dal
Monte Rosa. Alla faccia del giardino!”
«buona
idea…»
«guarda
che il discorsetto non l’abbiamo ancora finito noi
tr-»
Troppo tardi,
sia Hammy, che Turbinskii che Howard si diedero
ingloriosamente e precipitosamente alla fuga, chi all’interno
della casa -Howard-
e chi, invece, verso le stalle -Hammy e Turbinskii-.
«almeno
finalmente vedrò i tuoi cavalli» disse il russo.
La stalla era
grande, luminosa, arieggiata quanto serviva e
pulitissima. I Lancaster tenevano moltissimo al benessere dei loro
cavalli,
nonché a quello dei cani da caccia che si trovavano altrove.
«ti
avevo fatto una testa così con loro, in effetti»
ammise Hammy
«eccoli qua».
Turbinskii li
osservò. Il palomino, i purosangue inglesi, gli arabi
bianchi di Emerald, i frisoni morelli di Mr.Lancaster, due puledrini di
shire
horse…
«ma
non avrebbero dovuto essere dieci?»
Emerald sorrise.
«Abraxas
non ci viene nella stalla. Vive libero nella tenuta.
A
tal proposito, sarà bene cercarlo così che possa
annusarti; se verrai qui
spesso è bene che conosca il tuo odore, così ti
eviterà invece che tentare di
ucciderti».
Il russo rise.
Smise vedendo che Hammy non lo faceva.
«…ma
sei seria? Andiamo, è un cavallo, non un
dobermann».
«è
molto peggio di un dobermann, da’ retta. Perfino gli altri
cavalli
si tengono alla larga da lui» disse la ragazza facendo uscire
dal box il suo
stallone arabo, Sirio, salendoci sopra e facendolo trottare fuori dalla
stalla.
«addirittura…mh»
la guardò «allora è vero che sai
cavalcare senza usare
briglie e sella».
«pensavi
di no? Stammi dietro!»
esclamò, per poi partire al
galoppo.
«ma
Emerald…!...o beh…» iniziò a
fluttuare in aria e volò velocemente
dietro a lei, senza nemmeno trasformarsi in aeroplano. Non ne aveva
più
bisogno.
Lancaster
Technology© strikes
again!
Galopparono -e
volarono- a lungo. Guardandosi attorno Turbinskii pensò
di non aver mai visto posto più bello. Sembrava di essere in
uno di quei luoghi
incantati delle favole tra i boschi, le valli fiorite…il
lago in particolare,
con quella piccola casetta in legno vicino, era uguale identico a
quello che si
vedeva ad un certo punto ne “Il castello errante di
Howl”. Che fosse voluto?
Probabile. In quel paradiso “naturale” non
c’era quasi nulla in cui Howard
H.R.J. Lancaster non avesse messo le mani; tutto per la sua bambina,
ovviamente. Suo padre Hogan non aveva mai badato troppo al terreno
attorno,
mentre invece lui aveva preteso che fosse il luogo da sogno che una
principessa
come la sua Emerald meritava.
E
c’era riuscito.
Da quando aveva
lasciato la League ed aveva iniziato a fare veramente
i soldi, poi, non ne parliamo.
Fu poco lontano
dal lago che trovarono Abraxas, intento a mangiare i
fiori sul prato. Sirio si accorse della presenza dell’altro
cavallo prima di
loro, tanto da fermarsi e rifiutarsi di andare avanti.
«ok,
abbiamo trovato Abraxas» commentò Emerald
scendendo «torna alle
stalle, Sirio».
Il
bell’arabo bianco non se lo fece dire due volte, e
galoppò via.
«è
veramente immenso!» allibì Turbinskii
«ma di che razza è?»
«frutto
di incroci specifici nel tentativo di papà di ricreare un
tipo
migliorato di equus magnus» disse Hammy
«tu rimani qui».
«e tu
dove vai?...Emerald!»
Troppo tardi,
si era già messa a correre verso quel cavallo
mastodontico.
«Abraxas!»
gli arrivò a tre metri «perdi colpi, neh? Non ci
avevi
sentiti arrivare o te ne sei fregato?»
Era la seconda.
Il cavallo
smise di brucare, camminò verso la ragazza e dopo aver
nitrito si impennò agitando le zampe. Turbinskii temendo il
peggio stava per
intervenire, ma Emerald rimase ferma lì dov’era,
ed il cavallo invece che
schiacciarla ricadde a destra rispetto a lei.
“era…un
saluto?”
Pareva di si,
perché fatto questo Abraxas si piegò sulle
quattro zampe
permettendo ad Emerald di salirgli in groppa.
«bravo.
Adesso andiamo laggiù, c’è qualcuno che
devo farti conoscere»
bisbigliò la ragazza al possente equino che, come se avesse
capito quel che gli
era stato detto, si diresse al passo verso Turbinskii.
«mi
pare quasi assurdo» commentò il russo, un
po’inquieto. Se Abraxas
avesse voluto attaccarlo come avrebbe fatto Hammy a fermarlo? Era
così
minuscola in confronto a lui!
«ah,
macché. Adesso fermo, così può
annusarti».
Turbinskii
obbedì. Dopo avergli dato un’annusata il cavallo
emise uno
sbuffo e…gli diede una testata tale da farlo crollare a
terra!
«ma
che accidenti…?!»
«ok,
da adesso ti conosce ufficialmente» rise la ragazza
«adesso ci
facciamo una bella corsa, eh Abraxas?»
Non fece in
tempo a finire la frase che il cavallo si voltò ed
iniziò a
galoppare ad una velocità inaudita.
Anche lui
evidentemente aveva voglia di correre, come Emerald sulla
quale andare a cavallo aveva un effetto ben più terapeutico
della vodka nel
dimenticarsi le faccende scomode, come scegliere quale fosse per Kevin
il male
minore, per esempio.
:: undici
giorni dopo ::
Pazzo?
Si. Si, senza
dubbio.
O almeno,
Warsman -ancora nei panni di Flash- si sentiva tale.
Il buonsenso
gli avrebbe suggerito di lasciar perdere, di andare via
definitivamente o di tornare da Kevin. Ma lui non aveva
dato retta al
buonsenso, e dopo oltre tre mesi passati a cercare notizie della sua
arcinemica
eccolo lì, nell’immenso terreno attorno alla villa
dei Lancaster in
Inghilterra. Riuscire ad entrare gli era costata parecchia fatica
fisica e
soprattutto mentale, considerando tutto quello che aveva dovuto
aggirare per
riuscirci.
Per non parlare
di quel che significava dal punto di vista psicologico
infilarsi nella tana del lupo di sua spontanea volontà.
Ad ogni passo
che muoveva era perseguitato dai ricordi di quel che era
successo nell’incontro di tre mesi prima, dal ricordo di lei
con quel
fiore rosso sangue a sbocciargli poco lontano dal cuore, da…
…da
tutto quello che aveva subìto nelle due settimane
seguenti…
Alla fine era
stato liberato, vero, ma …alla fine, appunto.
E dire che gli
era parso di sentire Emerald dire al padre di farlo
liberare, prima che i soldati lo portassero via.
E anche
l’americano doveva averla sentita. Ma non gli era importato.
“dato
che non ho ordini precisi del capo di liberati o di ucciderti
vorrà dire che ci divertiremo un po’fino a che
questi non arriveranno, che ne
dici?...tu sei uno resistente, vero?...”
Si. Era
resistente, e quel figlio di puttana era stato bene attento a
non ammazzarlo nonostante tutto quel che gli aveva fatto.
Ma in una
classifica di tutto quel che di peggio il russo aveva subìto
in vita sua, Michael Connors con quel che gli aveva fatto aveva
raggiunto
addirittura il secondo posto.
Aveva passato
due settimane d’inferno.
Aveva maledetto
più volte Connors, Howard Lancaster, e Dio
stesso…per
poi riscoprire la fede in quest’ultimo quando finalmente era
arrivato l’ordine
di liberarlo.
“se
un animale come te crede in Dio, ringrazialo. Non so per quale
assurdo motivo miz Lancaster ti voglia vivo, ma
è così. Quella ragazza è
troppo buona. Ti salva la vita, ti fa liberare…ne vale la
pena? Secondo me no,
ma gli ordini sono ordini. Firma quest’accidenti di foglio se
ti riesce di
tenere la penna in mano e poi sparisci”.
No, Connors non
era stato contento di doverlo lasciare andare. Ma non
avrebbe mai disobbedito ad un ordine diretto del suo capo.
E
così era stato lasciato libero.
Bisognoso di
cure mediche, ridotto uno straccio, ma libero.
Appena si era
ripreso un po’aveva iniziato a cercare notizie sulle
attività dei Lancaster, ma non aveva ottenuto niente. Dai
discorsi di Connors
che era riuscito ad origliare sapeva che Howard ed Emerald avevano
lasciato il
Giappone, e che una volta che lei si fosse ripresa sarebbero presumibilmente
tornati in Inghilterra.
Dunque aveva
potuto escludere a priori le due nazioni in questione.
Aveva
continuato a tenersi aggiornato.
Era passato del
tempo. Parecchio, tempo.
Ad un certo
punto aveva deciso di andare a Londra, ed aveva fatto la
follia di chiamare a casa Lancaster da una cabina telefonica venendo a
sapere
che no, Emerald non era ancora tornata. Questo lo aveva portato a
pensare che
forse…forse…era morta…
Non sarebbe
stato giusto. Non solo per lui stesso -erano arcinemici, se
mai doveva essere lui a finirla, no?- ma soprattutto per Kevin.
Aveva pensato
parecchio anche a lui. Aveva pensato spesso di lasciar
perdere e tornare da quel ragazzo. Ma poi si era detto che
l’avrebbe fatto solo
e soltanto insieme ad Emerald, sapendo che tanto senza di lei Kevin non
sarebbe
mai stato davvero “bene”.
Era perfino
andato a trovare Robin. E lì era successo un fatto che gli
aveva lasciato l’amaro in bocca…
Si, il suo
vecchio amico era stato lieto di rivederlo vivo. E si era stupito
che indossasse ancora i panni di Lord Flash, accogliendo con
perplessità la
risposta del russo che “dopo undici anni un nome vale
l’altro e un abito vale
l’altro, Warsman, Lord Flash, è la stessa
cosa”.
Lo aveva
accolto bene, gli aveva offerto perfino di rimanere lì da
lui.
Peccato che
poi…
“l’ho
diseredato”.
“mh?”
“Kevin”.
Era stata una
doccia fredda. Ma come, perché l’aveva fatto,
possibile
che non avesse riconosciuto il grande lavoro che aveva svolto Kevin,
l’impresa
nella quale era riuscito di padroneggiare l’Olap? Esposto
ciò a Robin aveva
ricevuto una risposta che lo aveva gelato del tutto, altro che doccia.
“pensa
un po’, l’ha padroneggiata ed è riuscito
comunque a perdere”.
“avrebbe
vinto se Lancaster…”
“non
parlarmi di lui!”
Avevano finito
per discutere, e lui a trovarsi un motel, indignato per
quell’ingiustizia.
Un bel giorno,
poi, aveva sentito del ritorno dei Lancaster nella
tenuta.
E aveva atteso
ancora.
Howard era
ripartito.
L’occasione
perfetta.
Doveva
rivederla, doveva parlarle. Aveva una sorta di debito con lei,
che gli aveva salvato la vita. Doveva sentire cosa aveva intenzione di
fare,
anche con Kevin, e…
Insomma, eccolo
lì.
«io
sono un pazzo» sentenziò il russo parlando tra
sé e sé mentre
camminava. Il posto era bello come lo ricordava, se non altro.
C’era una pace
quasi innaturale in tutto quel…
Come non detto.
Dopo un potente
nitrito uno zoccolo di dimensioni spaventose finì quasi
ad abbattersi su di lui, che riuscì ad evitarlo per pura
fortuna.
«m-ma
che diavolo…?!! Un cavallo?!» esclamò
guardandolo con gli occhi
sbarrati.
No, quello non
era un cavallo. Quello era IL cavallo, il padre di tutti
i cavalli! Ma quanto accidenti era grosso?! E pure aggressivo!
…e
lui di quelle bestie aveva paura da quando uno di loro lo aveva
colpito con uno zoccolo quando aveva solo cinque anni…
Il bestione
nero nitrì e tentò di colpirlo ancora, ancora, ed
ancora.
Alla fine Flash
iniziò a correre come mai in vita sua.
«ma
tutti quelli che c’entrano con i Lancaster ce
l’hanno con me?!»
sbottò mentre correva «adesso anche un cavallo
assassino!»
Correndo e
correndo arrivò fino ai margini del bosco attorno a quella
che sembrava una mini-montagna dalla quale si vedeva chiaramente uscire
una
specie di cascata, ma di quello al momento non gli importava visto che
il
cavallo continuava ad inseguirlo.
«e
adesso ti frego» sibilò infine arrampicandosi
sulla cime di un
albero decisamente alto «ah! Voglio vedere che fai!»
Allibì
quando gli parve -ma non era possibile!- di vedere il cavallo
con un sorrisetto maligno sul muso. Questo si impennò, ed
iniziò a dare potenti
colpi di zoccolo contro l’albero con tutto
l’intento di abbatterlo!
«ma…ma
maledizione, io li odio questi animali!» sbottò
Flash, saltando
sui rami dell’albero vicino e poi di quell’altro
albero, ripetendo il gesto per
un numero infinito di volte.
Ed il cavallo
nemmeno a dirlo, lo tallonava.
«proprio
un cavallo da guardia dovevo beccarmi?!» si lagnò
facendo un
salto più lungo degli altri tra un albero e
l’altro.
Errore.
Perché
anche il suo inseguitore equino saltò, acchiappandolo per la
giacchetta blu. Lo tenne tra i denti e lo sbatté come fanno
i cani con i
pupazzi, per poi inchiodarlo a terra con una zampa e preparandosi a
schiacciargli la testa con l’altra.
“che
fine indegna. Sopravvissuto a tutto, ma non ad un cavallo
pazzo!”
pensò il russo.
Fortuna sua il
cavallo in questione cambiò idea dopo aver annusato
qualcosa nell’aria, riprendendolo tra i denti e dirigendosi
al passo verso la
montagna in miniatura, precisamente lì dove sgorgava la
cascata.
Per un attimo
quel che vide gli fece dimenticare del cavallo.
Stesa su una
roccia piatta e liscia c’era Emerald in costume, intenta a
prendere quel poco di sole che filtrava tra i rami degli alberi.
L’acqua le
scorreva addosso, i capelli su muovevano come se fossero stati vivi, ed
aveva
gli occhi chiusi. E da quel che Warsman poteva vedere, non aveva
addosso una
cicatrice che fosse una. Era perfetta, una perfetta ninfa dei boschi.
“Lolita,
luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima
mia!” pensò, va’ a capire
perché “…ma che diavolo…ah,
non importa”.
Magari aveva
fatto il collegamento tra “ninfa dei boschi” e
“ninfette”?
magari c’entrava qualcosa il film visto insieme? Mah.
Il cavallo
emise uno sbuffo, la ragazza riaprì gli occhi. «Abraxas,
sei venuto a farmi visit…»
Sgranò
gli occhi.
Non ci poteva
credere.
Si
alzò in piedi sulla roccia, uscì
dall’acqua, gli andò vicino.
«ma
sei completamente coglione?!»
Prevedibile
accoglienza.
«di’
a questa cosa di mettermi giù!»
La ragazza
accarezzò il cavallo, che evidentemente sentendo il suo
odore lì vicino aveva portato l’intruso da una
delle uniche due persone delle
quali riconoscesse l’autorità. «lascia,
Abraxas…»
Il cavallo
obbedì.
«era
ora…»
«che
diavolo ci fai qui?! Sei pazzo a ficcarti nella tana del lupo, ti
ho salvato la pelle una volta ma non credo che ci riuscirei una seconda
sai?!...e non è detto che voglia farlo, comunque»
aggiunse «che vuoi?»
Lui si rimise
in piedi. «ti trovo bene. Come mai non sei da Kevin,
allora?»
«e
come mai non ci sei tu? Almeno uno di noi due
dovrebbe
rimanere».
Lui la
guardò a lungo. «…che vuol dire? che
non intendi tornare?»
Lei
sbuffò, recuperò i pantaloncini corti
sull’argine e se li rimise.
«fatti miei».
«fammi
capire bene, dopo tutto quel che è successo tu vorresti
piantarlo
in asso? Ho capito bene?»
Lei
incrociò le braccia davanti al petto.
«è proprio per tutto quel che
è successo che forse lasciarlo andare è la cosa
migliore, l’ho fatto soffrire
troppo. Sta’contento: avevi ragione. La mia presenza, per
lui, è solo dannosa»
disse lei con amarezza immensa e grande tristezza negli occhi
smeraldini «anche
la tua, neh, ma non ai livelli miei».
«Kevin
non starà mai bene se lo abbandonerai, lo capisci o no?!
Nemmeno
a me questa faccenda piace. E si, sono ancora di
quell’opinione. Però lui ha
bisogno di te, è un dato di fatto, se lo ami agisci di
conseguenza!»
Lei scosse la
testa. «è quel che faccio, non capisci proprio
eh?»
«sei
tu quella che non capisce, qui, non io. Kevin adesso è solo,
e
Robin l’ha perfino diseredato…»
«COME
COME?!»
«già.
Ha perso, ed è solo quello che conta, per lui.
Emerald…non puoi
abbandonarlo. Non anche tu. Se non sono ancora da lui è solo
perché volevo
tornare insieme a te. E perché…» la
guardò «volevo anche vedere se stavi
bene».
«quello
l’avevo intuìto, “Humbert
Humbert”. Ma perché? Era la tua
occasione per lasciarmi perdere».
«e
quella di tre mesi fa era la tua occasione per uccidermi»
ribatté
lui «perché non gliel’hai lasciato
fare?»
La ragazza
lì per lì non rispose.
Poi, col
braccio destro, lo spinse a terra con una forza che prima
decisamente non aveva, bloccandolo contro il
terreno dopo essergli
andata sopra.
«perché
tu sei il mio nemico numero uno. Mio.
E quando
finirti lo decido io» disse seria seria per poi fargli un
sorrisetto «per non
parlare del fatto che poi, con chi avrei ballato il tango?»
«…tu
sai che questa è una posizione pericolosa,
vero…»
«ah-ha».
«e
che il cavallo ci guarda».
«tanto
non te la do, che credevi?»
«sempre
fine-agh!» esclamò quando
tentò di rialzarsi e lei
glielo impedì, sempre inchiodandolo a terra con quel braccio.
«non
noti niente?»
Il russo la
guardò attentamente. No, niente cicatrici addosso.
Però…quel braccio…non aveva tanta
forza, prima.
E se…
«il
colpo che ho preso ha fatto diversi danni alla mia spalla. Anche
una volta guarita non sarebbe stato più come prima. Ma ho
potuto scegliere. Spalla
e braccio più forti o meno forti. Ovviamente ho scelto la
prima opzione».
Lampo di
comprensione.
«non
dirmi che…non ci credo».
«ci
somigliamo un po’di più. Micro innesti in nano
tecnologia semi
organica su ossa e tessuti di braccio e spalle. Praticamente invisibile
e
dannatamente efficaci, benedetta la clinica di papà, e non
ho nemmeno la
cicatrice del colpo di pistola».
Ironia della
sorte aveva voluto che Howard, che tanto aveva denigrato
Flash per essere un mezzo robot, si fosse trovato con una figlia che
aveva
comprensibilmente deciso di farsi innestare quella roba. Ecco
perché ci avevano
messo tre mesi, ed anche un altro motivo per tutta quella segretezza;
le nano
tecnologie organiche usate non erano esattamente legali.
Perfettamente
sicure. Ma legali no.
«certo
che potevano anche farmeli adesso quegli esperimenti, se la
tecnologia di adesso permette cose come questa»
borbottò lui «lasciami adesso,
dobbiamo parlare ancora».
«io
il mio punto di vista te l’ho detto».
«ma
sbagli. Davvero, è bene che torni da lui, e per dirlo io
dev’essere
così per forza.».
Hammy si
rialzò, lasciando che lo facesse anche lui.
«non
sono convinta».
«lo
ami o no?»
«ovvio,
si».
«e
allora non fare l’idiota».
«io
tra quattro giorni parto per l’Argentina. Ho bisogno di
staccare».
«tu
non-»
«anche
tu hai bisogno di staccare, vero?»
Silenzio. Dove
voleva andare a parare?
«adesso
che possiedo una compagnia aeronautica potremmo viaggiare
gratis e far vedere agli argentini come si balla il tango, poi in Cina
ad
insegnarlo ai cinesi, a Città del Capo ad insegnarlo ai
sudafricani…mentre via
via tenterai di convincermi che tornare da Kevin col rischio di farlo
soffrire
ancora è la cosa giusta».
Ecco che
l’aveva preso in contropiede un’altra volta.
Loro due
insieme a Buenos Aires, e in Cina, e a Città del Capo, e poi
chissà dove!
«immagino
che papino abbia casa in tutti questi posti».
«yes
dear».
«e tu
hai una compagnia aeronautica».
«di
tempo per convincermi ne avresti».
…era
poi tanto sbagliato conciliare il dovere col piacere?
«il
diavolo su come tentare la gente, da te, ha solo da imparare».
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Capitolo 29 *** Epilogo- back, parte II ***
Nonostante
fosse passato del tempo per Roxanne era ancora difficile
adattarsi alla situazione nella quale da due mesi e mezzo a quella
parte si
veniva a trovare in quel di pranzi e cene.
Sarà
che pensava ancora a quando lo aveva trovato sul divano tempo prima,
sarà che per lei era un po’seccante che un ragazzo
su per giù della sua età
preferisse rivolgere la parola a sua madre piuttosto che a lei,
sarà che Kevin
Mask era uno che poteva quasi fare paura alle persone che non lo
conoscevano
bene…
Ma sta di fatto
che tra una scusa e l’altra per saltare i pasti Roxanne
aveva perso diversi chili. E tanto era riuscita a farsi venire degli
orrendi
brufoli in ogni dove, derivati dal “rifarsi” nei
fast food dei pasti perduti
durante le uscite!
“pensare
che Emerald mangiava di tutto e di più e non solo non
ingrassava, ma l’unico segno sul suo corpo era quel
tatuaggio” pensò con una
punta d’invidia.
A proposito
della sua amica, in quei due mesi e mezzo il numero delle
notizie riguardo a lei non era aumentato granché. Tutto quel
che erano riusciti
a sapere era che lei e suo padre erano tornati a casa loro in
Inghilterra, ed
era già qualcosa perché se non altro significava
che stava bene; eppure
nonostante questo non solo la moretta dagli occhi smeraldini aveva
già lasciato
di nuovo il nido diretta chissà dove e a fare
chissà che, ma non si era fatta
più sentire con nessuno di loro.
Nemmeno con
Kevin Mask, che inizialmente quando aveva saputo del
ritorno a casa di Emerald era stato sempre più restio ad
accettare gli inviti a
pranzo e cena di Miss Mary. E se lei venisse a cercarmi a casa e non mi
trovasse, si diceva, se non trovandomi pensasse che io non sia
più qui e
ripartisse?
Ma erano
passati giorni…
Settimane…
Mesi…
E non
c’era stato nessun tentativo di contatto da parte di Hammy.
Nessuno. Altra cosa per la quale si era sentito spezzare anche quei
pochi
frammenti di cuore che gli erano rimasti.
Che lei avesse
deciso di lasciarlo perdere?
Di finirla
prima di iniziare, di non tornare mai più?
Che tutta
quella storia l’avesse portata a non amarlo e non volerlo
ancora, a stufarsi di lui, dopo tutto quello che avevano passato?
Una notifica
dei Lancaster gli era arrivata, a dire il vero, ma dal
Lancaster sbagliato; infatti appena tornato a Londra Mr.
StronzoFiglioDiBuonadonna -Howard- gli aveva fatto comunicare tramite
lettera
con tanto di timbro di ceralacca che il patto era stato invalidato.
Kevin quella
lettera l’aveva stracciata, e tra le tante cose che aveva
pensato c’era stato anche “mio padre non si
è sprecato a fare nemmeno questo,
dirmi che sono libero, l’ha fatto quel bastardo! che
schifo”.
E che ennesima
fitta di dolore gli aveva causato, pensarlo.
Oltre ad
essergli venuto in mente che avrebbe potuto invalidarlo in due
modi diversi, uccidendo Warsman o facendolo firmare…ma lui
temeva che fosse la
prima opzione…
Quella notifica
aveva significato la rottura totale di ogni legame che
poteva ancora avere con Emerald, la conferma che il suo allenatore era
morto
(?), ed anche la conferma del fatto che adesso a suo padre non
importava davvero
più
nulla di lui, al di là del diseredo.
«Roxanne,
non ti fermi con noi?» la interpellò Miss Mary.
Kevin
notò che la ragazza sembrava avere una gran voglia di
sparire in
tutta fretta, al solito. Aveva come la vaga impressione che non fosse
troppo
felice della sua presenza in casa. Ma francamente a lui della due
codini non
era mai importato assolutamente niente, se andava lì era
solo per Miss Mary
-dalla quale inizialmente si era sentito infastidito: che ficcanaso,
perché non
si faceva gli affari suoi?- per i piatti abbondanti che gli cucinava e
perché
pian piano aveva capito di poterle parlare, se voleva. Se era stato
semplice?
No. Se si era rivelato necessario perché si rimettesse un
po’in sesto?
Assolutamente si.
E poi quella
donna aveva un buon profumo di fiori che a Kevin ricordava
quello di una persona che non riusciva ad identificare, il cui volto,
figura e
voce si erano persi negli abissi delle sue memorie più
remote. Comunque
l’inglese preferiva non arrovellarsi troppo su questa
faccenda, sapendo che non
ne sarebbe venuto a capo; per sua sfortuna non aveva una memoria
eidetica.
«no
mamma, esco con gli altri andiamo a mangiare in un locale
e…beh,
ciao» guardò Kevin «…e
ciao».
«ciao».
Ed
uscì.
«Roxanne
è a cena qui sempre meno spesso»
commentò la donna.
«credo
sia per colpa mia. Facile che non veda di buon occhio la mia
presenza in casa».
«non
penso sia per quello, non ti preoccupare. La cena sarà
pronta tra
poco» continuò a mescolare il sugo come stava
facendo prima «un po’di
pazienza…»
Oh, di quella
Kevin ne aveva molta di più di quanto avrebbe mai pensato
di poterne avere. Era sempre stato impetuoso fin da piccolo, se voleva
qualcosa
doveva averla il prima possibile e faceva di tutto per ottenerla ed era
stato
sempre così fino a ..ormai un anno fa.
E poi era
cambiato tutto.
«ha
delle…notizie?» si decise a chiederle
«tante volte…insomma, Emerald
e Roxanne erano amiche».
Miss Mary
continuò a mescolare il sugo. «nessuna. Che io
sappia, DJ
Smeraldya è scomparsa nel nulla dopo quella brevissima
riapparizione a casa
propria della quale mia figlia e i suoi amici sono venuti a sapere solo
quando
era già ripartita».
“ripartita…per
dove?” si chiedeva Kevin. Non certo per tornare da lui,
quello era sicuro.
Kevin certe
cose le odiava. Odiava chi spariva all’improvviso senza
spiegazioni. Forse col tempo avrebbe potuto abituarsi alla sua assenza
-ne
dubitava- ma solo se Hammy avesse trovato perlomeno il coraggio di
dirgli addio
invece di lasciarlo lì così, che “non
si sapeva mai”.
“me
ne vado ma ehi, magari un giorno ci ripenso, quindi tu stai qui
buono ad aspettarmi d’accordo?”.
Si sentiva come
quei poveri cani randagi legati ad un palo ed
abbandonati lì dal padrone, che si illudevano per mesi,
anni, tutta la vita
restando ad aspettare qualcuno che probabilmente non sarebbe
più tornato.
«più
tempo passa più mi sento stupido»
confessò il ragazzo. Giudicando
che il sugo fosse pronto e la pasta fosse cotta Miss Mary
preparò il piatto
grande in cui versare il tutto.
«non
sei stupido, te l’assicuro; sei solo molto
innamorato» cercò di
rincuorarlo la donna mentre mescolava la pasta così che il
condimento si
spargesse bene per poi servirla a Kevin «è
comprensibile».
«sono
passati cinque mesi e mezzo…»
«un
grande amore non si dimentica così come se niente fosse. A
volte ci
vogliono anni, a volte non ci si riesce mai del tutto».
E forse lei ne
era la prova vivente considerando che la sua piccola
famiglia era costituita esclusivamente da lei e Roxanne, che peraltro
aveva
adottato. Dopo che King Muscle le aveva preferito Belinda, lei con gli
uomini
aveva praticamente chiuso.
«ma
non preoccuparti Kevin, se anche non dovessi rivederla -e ti auguro
di si, comunque- ci sono tanti pesci
nell’oceano…» continuò,
servendosi il
cibo.
«…me
lo diceva anche Warsman».
Silenzio.
Miss Mary
capì che per quella sera era meglio mangiare e basta.
«mi
sento uno schifo».
«chiaro,
ad avere una faccia come la tua mi sarei sentita uno schifo
pure io».
Warsman emise
uno sbuffo nervoso. «simpatica come un colpo improvviso
ai testicoli».
Emerald gli
occhieggiò l’inguine. «quali
testicoli?»
«ti
salvi soltanto perché ci troviamo in un luogo pubblico,
Lancaster,
altrimenti…»
«…avrei
avuto la prova della presenza dei testicoli in questione una
volta “sentito” il salamino Beretta?»
ribatté lei mimando le virgolette.
«tutto
quanto è un salamino, se gettato in una caverna»
fu la pronta
replica del russo.
«e
tutto quanto è caverna se il salamino è
particolarmente piccolo»
rispose a sua volta la ragazza sorseggiando l’aperitivo
«…ecco, dopo questa conversazione
di salamini Beretta non ne mangerò più».
«chissà
perché ci credo poco» si ostinò a
punzecchiarla lui, bevendo a
sua volta l’aperitivo.
«io
te l’ho detto più volte cosa sei: un vecchio
porcello».
Aperitivo in un
bar ad uno degli ultimi piani di un grattacielo di
Tokyo, mentre essendo estate il sole tramontava solo adesso nonostante
fosse
abbastanza tardi. Spettacolo che i due osservavano con aria quasi
assente.
«e tu
una puttanella».
«come
a dire che ci completiamo» lei alzò gli occhi al
cielo «quanto ti
detesto…»
«io
molto di più, te lo posso assicurare».
Certe parole
suonavano veramente comiche in bocca a due mezzi pazzi che
avevano viaggiato per il mondo due mesi e mezzo soli soletti. Una
settimana a
Buenos Aires, una a Città del Capo, una a Shanghai, una a Bangkok -ed ecco che
era passato un
mese- una a Il Cairo, una a Roma, una a Bombay, una a L’Avana
-e così ne erano
passati due- una a Rio de Janeiro, una a Sidney, ed infine eccoli
lì, di
ritorno a Tokyo.
Era stata una
fortuna poter viaggiare praticamente senza alcuna spesa,
seguendo unicamente i propri desideri riguardo all’itinerario.
Ed è
inutile dire che a Buenos Aires i due avevano tenuto fede ai loro
propositi di insegnare agli argentini come si balla il tango
considerati i
trofei che Flash aveva in valigia, bene imballati così che
non si rovinassero.
«comunque…perché
ti senti uno schifo?»
Il russo
finì di bere con un gesto nervoso. «forse
perché se non fosse
stato per quel negozio di gadget dei chojiin a Sidney saremmo ancora in
viaggio
dimentichi del fatto che c’è un povero ragazzo che
probabilmente si starà
ancora chiedendo se siamo vivi o morti?!»
«è
normale finire a staccare la spina quando si viaggia»
minimizzò lei,
anche se in verità quella faccenda le dava parecchio da
pensare.
«non
in modo così…totale».
«è
un po’ tardi per i sensi di colpa. E io allora che dovrei
dire? non
penso che mio padre avrebbe gradito se-»
«non
nominarmelo per piacere» borbottò lui.
Silenzio.
«mi
sento uno schifo» disse ancora Warsman
«…ma…dobbiamo proprio?»
«prima
dici “quel povero ragazzo qui quel povero ragazzo
là” e poi te
ne esci col chiedermi se dobbiamo proprio tornare…chi ti
capisce è bravo».
Peccato che lei
nelle settimane precedenti in realtà si fosse posta la
stessa domanda piuttosto spesso: “dobbiamo proprio
tornare”?
Come poteva
essere certa che Kevin li volesse ancora al suo fianco? LA
volesse ancora?
E poi,
c’erano ancora così tanti posti da vedere.
E tanti trofei
di tango da vincere.
…e
non solo, ma una volta tornati da Kevin lo strano rapporto di
arcinemici tra lei e quella brutta bestiaccia russa -come ogni tanto lo
aveva
definito nei momenti di particolare incazzatura- non avrebbe
più potuto essere
vissuto appieno.
Avrebbero
dovuto…finirla. O quantomeno moderarsi molto,
perché entrambi
dubitavano che Kevin avrebbe mai tollerato un altro “Dies
Irae”,o anche “altro”
in generale che non fossero i rapporti tesi-ma-non-distruttivi che nei
mesi che
gli erano stati accanto avevano cercato di mantenere davanti a lui.
E gli stessi
pensieri viaggiavano nella mente di Warsman.
Avrebbero
potuto controllarsi, in futuro, nonostante avessero già
stabilito che se Kevin avesse deciso di rivolerli entrambi ed avesse
voluto che
Emerald vivesse in casa sua Flash sarebbe andato a stare nella casa
dove aveva
abitato la ragazza? Sarebbe bastato per evitare danni? O no?
E se invece
Kevin non avesse voluto più sapere niente di
lei…Emerald
poteva sempre ripartire, ma lui come avrebbe fatto? Si sarebbe sentito
in
dovere di rimanere, per non lasciare Kevin di nuovo solo, non avrebbe
potuto
partire di nuovo con lei.
Ci si chiede
perché due arcinemici si ostinino spesso e volentieri a
voler vivere per forza nella stessa città. La risposta
è semplice: se non lo
avessero fatto con chi si sarebbero divertiti a scannarsi?
“io e
questa qui poi abbiamo un rapporto di inimicizia ed odio ben
più
profondo di quello che intercorre tra qualsiasi altra coppia di
arcinemici”
pensò il russo.
«tu,
se non andasse come deve, potresti ripartire. Io no».
«due
mesi e mezzo in mia detestabile compagnia non ti sono
bastati?»
Certe compagnie
non bastavano mai. Certi giorni, certe notti, non
bastavano mai.
«non
mi ci vedo a ballare il tango con Kevin».
«mpf…ha
tanti pregi ma quando balla ha il senso del ritmo di un
metronomo sfasato, la leggerezza di un ippopotamo femmina incinto e
l’agilità
di un bradipo su una sedia a rotelle. E cieco».
Insomma un
novello Fred Astaire.
«quindi…l’ultima
cena e poi andiamo» disse piano il russo.
«già.
Solo che ad essere sincera io di fame non ne ho tanta».
«e io
per niente. E dunque non intendi dirgli nemmeno del tuo super
braccio alla Misty Knight?»
Hammy scosse la
testa. «no, no, non si vede niente quindi non
c’è
niente».
«ricapitolando,
dobbiamo tacere su a) il tuo braccio, b) che siamo qui
a Tokyo da tre giorni e ci degniamo di andare da lui solo oggi, c) che
io avrei
potuto tornare già due settimane dopo l’incontro
e, soprattutto, d) la nostra
gita attorno al globo lunga due mesi e mezzo, con tutti gli annessi
e connessi».
«nel
caso scoprissimo che aveva saputo del mio breve ritorno in
Inghilterra gli dirò che è sopraggiunta una
complicazione alla spalla e sono
dovuta ripartire per quello».
«…ed
è una pura e semplice coincidenza che ci veda tornare da lui
insieme. Anche io ho avuto un periodo molto difficile, e io e te solo
per un
caso sfortunato ci siamo trovati a tornare da lui lo stesso giorno, non
per
altro».
Si guardarono.
«ma
quante cazzate gli raccontiamo, eh?» sospirò lei.
«la
verità non gli piacerebbe, a parte quella riguardante il tuo
braccio. Non capisco perché nascondergli anche questo.
Ma…scelta tua» la guardò
«pensi che non gli piaceresti più se sapesse che
hai quei naniti in ossa e
tessuti?»
«tsk».
«tu
hai fatto questa scelta, ma non avresti dovuto farla tanto alla
leggera, decidere di farsi mettere delle componenti semi robotiche nel
corpo non
è come farsi un tatuaggio!» disse il russo, un
po’aspramente «se non eri pronta
ad affrontare le conseguenze di tale scelta avresti dov-»
«di
padri ne ho già uno, e non mi ha mai fatto nemmeno una
predica,
quindi non farmela tu».
Ciò
non toglieva che Warsman non solo non aveva tutti i torti, ma
sapeva anche benissimo di cosa parlava.
«…fa’
come credi, tanto preoccuparmi della tua salute non è
compito
mio, se mai il contrario. Ed ora…» si guardarono
di nuovo «andiamo?»
«…e
andiamo».
Kevin Mask
stava rientrando in casa propria quando, voltandosi e dando
un’occhiata lungo la via, li vide.
Non seppe dire
per quanto tempo rimase a guardarli inebetito mentre
come due fantasmi avanzavano verso di lui, prima lungo la strada, poi
lungo il
vialetto nel giardino.
Per un attimo
credette che lo fossero davvero, fantasmi. Insomma…non
era possibile. non era possibile che quei due ricomparissero
lì all’improvviso,
proprio come li ricordava, senza che lei avesse segni addosso e
soprattutto insieme.
«compagno,
non dici niente?» disse il russo.
«hai
raggiunto il limite di parole giornaliero?» gli chiese lei,
con un
sorriso.
E Kevin a quel
punto non capì più niente.
Registrò
a stento di essersi tolto la maschera, averla lanciata via ed
essere corso da Emerald per salutarla col bacio più
mozzafiato che lei avesse
mai ricevuto, che lei accolse con gioia e stupore, per poi ricambiare
con
altrettanto ardore.
Mentre correva
verso di lei con quei lunghi capelli biondi al vento,
gli occhi azzurri brillanti e le guance delicatamente arrossate le era
parso di
trovarsi davanti una specie di angelo caduto dal cielo, ed il suo, di
rossore,
non era stato altrettanto leggero.
Durante quel
saluto appassionato però non poté fare a meno di
occhieggiare il russo accanto a lei, che sollevò leggermente
il capo come a
dire “eh si…ti vuole ancora. Temevi di no, ma ti
vuole ancora. Già. Pare
proprio che dovrai rimanere”.
Lei
sollevò impercettibilmente le spalle, per poi chiudere gli
occhi e
concludere quel bacio in cui Kevin l’aveva avvinta.
«stai…bene»
la baciò ancora, le poggiò le mani sul viso
«stai bene, e
sei qui, sei…» si interruppe, le sorrise
un’ultima volta per poi staccarsi con
grande rammarico per salutare anche Warsman, il suo amico creduto morto
che
tanto morto invece poi non era.
«Warsman…non
posso credere che tu sia vivo» disse il ragazzo con
felicità autentica nella voce ponendogli le mani sugli
avambracci, dato che era
troppo orgoglioso per abbracciarlo e basta
«sono…contento di rivederti…»
«ma
quanto sei sciocco» borbottò il russo finendo per
abbracciarlo lui,
forte per quanto brevemente «questo è
un
abbraccio da uomo!...mh, non sento odore di alcol, ottimo
segno…»
«…non
fai in tempo a tornare che ricominci con queste storie?»
brontolò
Kevin guardandoli entrambi «e comunque, si può
sapere che avete fatto tutto
questo tempo? soprattutto tu!» disse ad Emerald
«mai una telefonata, mai un
messaggio, ero preoccupato a morte! Nemmeno quanto sei tornata in
Inghilterra
non mi hai fatto sapere niente…»
«è
stato un periodaccio…» intervenne Flash
«sia per me che per lei».
«e
poi dici a lui “non fai in tempo a tornare che ricominci con
queste
storie”, eh Kevin?» Hammy sollevò un
sopracciglio. Aveva recuperato la sua
maschera mentre lui e Flash si salutavano, ed ora la teneva in mano.
«se
permetti ho tutto il diritto di voler sapere
cos…mmmh…» lei lo
zittì temporaneamente con un altro bacio
«…questo si chiama approfittarsene,
Scimmiattolo degenere, e comunque non servirà a
depistarmi» si rimise la
maschera e li invitò ad entrare «pretendo di
sapere nel dettaglio tutto
quel che avete fatto in questi mesi» li
avvisò, oltrepassando per primo la soglia di
casa e dando loro le spalle «e non tralasciate
niente!»
Emerald e Lord
Flash si scambiarono un’occhiata. Altro che “non
tralasciare niente”, avrebbero tralasciato
tipo…tutto!
Certe
cose parevano proprio non cambiare mai.
***
Arrivederci,
ragazze :D alla prossima!!!
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