These Blue Butterflies.

di CHERRYCOLA___x
(/viewuser.php?uid=596089)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

 

 
 
La neve discendeva lentamente. L'inverno era appena cominciato, stranamente, prima del solito.
Ero seduto di fronte alla finestra, ad osservare il tramonto. Il cielo che assumeva pian piano il colore blu scuro. I bambini che giocavano con i primi fiocchi di neve, mentre altri, che correvano per non tornare a casa tardi.
Mescolai lentamente con un piccolo cucchiaino il contenuto della mia tazza.
Ne bevetti un piccolo sorso e lo riposai nel lungo in cui si trovava precedentemente.
Allungai le mani verso il camino, nell’intento di riscaldarle.
Osservai nuovamente il paesaggio che si presentava fuori dalla finestra. La neve riempiva con velocità le strade già ghiacciate. Era una neve davvero forte per essere una delle prime.
Un ragazzo camminava lentamente sulla via destra, verso la mia casa, delle lacrime piene di amarezza e sincerità gli solcavano le guance, scendendo lentamente verso le magre fossette, dei ricci bagnati da neve oramai sciolta scendevano lungo la sua fronte, le sue iridi verdi erano davvero belli. Amavo quei occhi pieni di tristezza. Prese una sigarette e l'accese, facendo uscire lentamente il fumo da un lato della bocca, per poi buttarla sul viale.
Ero incantato.
''Louis'' urló mia madre. Non mi interessa, non posso distrarmi da quell’ angelo, non posso perderlo di vista.
''Louis!'' urló mia madre con piú forza e prepotenza, non devo, basta.
''Louis, quando ti chiamo devi rispondere!'' urló mia madre prendendomi per il braccio. Non mi faceva male, non mi interessava.
Mi girai immediatamente verso la finestra e lui non c'era. Era sparito completamente. L'avevo perso.
''Hai visto cosa cazzo hai fatto?'' Urlai ferocemente contro mia madre.
''Tesoro, calmati, cos'è successo?'' Avevo sbagliato, non dovevo rispondergli in quel modo.
Spinsi la poltrona all' indietro e mi alzai correndo verso l'enorme scalinata che portava diritto al piano superiore.
Aprii la porta della mia camera, buttandomi -nel verso senso della parola- nel letto. Bagnando il cuscino delle mie lacrime, non era una reazione voluta, era come se provassi tutto quello che quel misterioso ragazzo provava. Qualcuno bussó alla porta della mia camera -probabilmente era mia madre, anzi, sicuramente-. Non risposi, non avevo voglia, in quel momento volevo solo piangere fino all'indomani pensando continuamente a quel ragazzo. Bussó per la seconda volta, non risposi ancora.
''Perfavore Louis, non volevo-'' disse dall'altra parte della stanza.
''Dimmi semplicemente cosa vuoi'' dissi con estrema arroganza. Quello non ero io. Io sono sempre stato un ragazzo gentile e come dicono alcuni "cocco della mamma.'' Ma non me ne vergognavo, anzi, amavo il rapporto che io e mia madre avevamo l'uno l'altro.
''Sì mamma, lo so, è colpa mia, non volevo. Puoi entrare'' 
Aprì di poco la porta facendone comparire il suo volto.
''Posso entrare? Sicuro?'' Annuii.
Entró completamente nella stanza, porgendomi un piatto di biscotti al cioccolato.
''Guarda cosa ti ho portato, il tuo cibo preferito, li ho fatti proprio ora, attenzione, sono ancora caldi'' Disse mettendo il piatto caldo sul comodino a lato del letto.
''Grazie mamma'' dissi lievemente abbassando lo sguardo.
Prese la sedia della mia scrivania posandola accanto a me. Mi alzai posando le spalle alla tastiera del letto.
''Allora, vuoi dirmi che è successo?''
''Niente mamma, ho solo avuto una reazione esagerata, sarà per la stanchezza, non preoccuparti'' 
Sorrise.
Uno di quei sorrisi che non vedevo da anni. Da quando papà ci ha lasciati, mia madre non è stata piú la stessa. Non ha mai sorriso in quel modo. Mai.
Si alzó dalla sedia e chiuse le tende della finestra in un colpo solo per poi uscire dalla porta lasciandomi solo -anzi, non proprio solo, avevo ancora i miei biscotti
''Cerca di dormire, domani c'è scuola'' mi lasció nella camera.
Presi un biscotto al cioccolato e ne morsi un pezzo per poi masticarlo freneticamente. Mentre osservavo un punto a caso della stanza.


***

Una luce mi svegliò. Cavolo, era mattino. Le tende erano aperte ai lati della finestra –era stata sicuramente mia madre ad aprirle-.
Aprii lentamente gli occhi ed osservai il paesaggio fuori, la neve continuava a scendere.
Un pettirosso era seduto sulla mia finestra –segno che la neve sarebbe continuata per molto-.
Scesi dal letto e mi vestii immediatamente con i soliti e monotoni vestiti che portavo quasi sempre e corsi giù in cucina.
Non ero solito a mangiare una lunga e maestosa colazione, così presi direttamente il sacchetto per il pranzo e mi diressi a scuola.
''Mamma, ci sentiamo dopo scuola'' urlai fuori dalla porta –in modo che mi sentisse-.
Incomincia a correre velocemente, saltando sassi e girando strade, tutto solamente per arrivare a scuola.
Amavo la scuola, non ero come gli altri, certo non ero un nerd, ma mi piaceva, sicuramente meglio di rimanere tutto il giorno a casa a guardare la televisione.


***

''Buongiorno ragazzi'' disse il professore di chimica.
Non potevo crederci. Di fianco a lui, c’era il ragazzo di ieri. Il ragazzo per cui ho pianto per ore.
Stranamente non sorrideva, proprio come ieri, osservava il pavimento, senza mai alzare il viso.
''Come vedete, di fianco a me, c’è il vostro nuovo compagno di classe, si è trasferito da Holmes Chapel, vi chiedo perfavore di essere gentili con lui, non conosce ancora nessuno di qui. Prego, siediti di fianco a Hamilton.''
Cavolo, speravo almeno che lo facesse sedere davanti a me, ma non importa, lo osserverò da dietro.
Il ragazzo fece un mezzo sorriso –wow, deve essere un miracolo- e si sedette nel posto indicato.


***

''Ehi. Ehi, tu!'' bisbigliai al ragazzo, in modo che si girasse verso di me.
Appoggiò i gomiti sul tavolo e sbuffando si girò.
''Sono Louis Tomlinson'' gli sorrisi per poi allungargli la mano.
Il ragazzo mi guardò negli occhi per poi rigirarsi verso il professore che stava spiegando i componenti della tavola pitagorica.


Accidenti, perché non mi ha risposto? Ho qualcosa che non va? Non penso.
Quel ragazzo nasconde qualcosa, ne sono certo.

 



Ed ecco qui il prologo, iniziamo con il dire che NON sono una Larry Shipper, ma amo il rapporto che Louis e Harry hanno -indipendemente dall'amore o dall'amicizia-.
Questo prologo sembra molto simile alle solite fan fiction, ma non è così, man mano, capirete com'è davvero.
Inizio con il dire che questa storia sarà molto dolce e romantica.
P.s Il prologo assomiglia a un capitolo, ma dato la lunghezza, ho voluto trasformarlo in prologo. P.s.s questo prologo sarò un po' corto -per me è corto- ma volevo avere una prospettiva di che lunghezza fare i capitoli.

TWITTER: @hugmenjallx


 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1.


 

Osservai il panorama fuori dalla finestra. La neve non avrebbe smesso di cadere -meglio così-.
Essa si era man mano accumulata sui rami degli alberi, tra cui un albero di pesco senza fiori -perché nella stagione sbagliata per crescere-.
Quell' albero era lì da almeno vent'anni e nei primi giorni d'estate, per me, era una grande comodità, leggevo attentamente i miei libri preferiti sotto la folta chioma e ogni tanto mangiavo una delle sue pesche -che devo dire, erano buonissime-.
Mi strinsi nel mio maglione di lana grigio e cominciai a leggere il libro che si trovava davanti a me -uno stupido libro di fisica, l'unica cosa che potessi leggere, sempre meglio di annoiarmi-.
"Domani voglio che portiate una ricerca su questo argomento, svolgetela da soli" Disse il professore di chimica prima che la campanella suonasse.
Presi il mio materiale scolastico per poi metterlo nello zaino e mi diressi verso la porta, mi incamminai verso l'aula mensa.
Avevo in mano il mio sacchetto per il pranzo. Osservai l'aula mensa. Un intera stanza di adolescenti scalmanati che lottano per il pranzo, chi fa la fila per prendere il cibo preparato direttamente dalla scuola, chi semplicemente mangia un frutto leggendo un libro.
Eccolo lì, il nuovo compagno di classe, nonché il ragazzo di ieri sera.
Era seduto in un posto del mio tavolo -sarebbe stato un buon motivo per avvicinarmi a lui- mentre apriva il pacchetto del pranzo.
Camminai verso il tavolo e lo osservai da dietro. I muscoli della schiena che si contraevano ad ogni suo movimento erano coperti da una maglietta nera -che gli stava particolarmente bene-.
"Ehi" dissi per poi sedermi di fianco a lui.
Poggiai il sacchetto per il pranzo sul tavolo e mi girai verso il suo viso.
Si girò verso di me per guardami, mi osservò negli occhi e poi continuò ad aprire il suo sacchetto, tirandone fuori una mela rossa e poggiandola vicino a me. La presi in una mano e cominciai a lanciarla pian piano per poi riprenderla con la stessa mano
"Così ti piacciono le mele, giusto?" dissi per poi continuare a fare quel movimento con le mani.
"Ovviamente lo deduco da questa. Sai, hai fatto davvero una buona scelta, deve essere davvero buona" dissi per poi ripoggiarla sul tavolo.
Mi sorrise in modo forzato e continuò a mangiare il suo panino al prosciutto che aveva iniziato a mangiare precedentemente.
Osservai il quaderno che si trovava al suo lato.
Harry Edward Styles Era questa l'etichetta bianca che ricopriva la copertina blu del quaderno.
"Harry"
"Bel nome.’’ 
Il ragazzo si girò di scatto verso di me e mi osservò con gli occhi sbarrati.
"Ti chiami Harry, giusto?" Annuì abbassando lo sguardo.
"Il mio nome lo sai già" Gli sorrisi.
"Piacere" dissi per poi allungarli la mano, aspettando una sua stretta e così fece -anche se un po' titubante.-
Quel ragazzo era perfetto.

***

Spostai il mio zaino sulla spalla destra e mi incamminai verso la strada di casa.
Harry era lì. Sotto il mio albero di pesco -che aspettava probabilmente il pullman-.
Gli passai di fianco.
"Ehi!" gli sventolai la mano a pochi centimetri della sua faccia.
Fece un passo indietro, sbattendo la schiena contro la corteccia fredda e dura dell'albero.
"Scusami" abbassai lo sguardo.
Avevo paura di avergli  fatto male, di averlo fatto spaventare di proposito.
"Scusami, non volevo" dissi nuovamente.
Fece un cenno con il viso in segno di tregua e sorrise lievemente.
"Grazie. Stai aspettando il pullman?" dissi, indicando il foglio che si trovava a lato del suo corpo, che indicava gli orari dei prossimi pullman.
Annui.
"Beh, ti va di fare dei passi a piedi insieme? Non ho voglia di tornare a casa da solo" Annuì ripetutamente per la seconda volta e fece per avvicinarsi a me, quando dall'albero scese un intera massa di neve.
Risi mentre lui arrossi.
"Dai, vieni"
Ci incamminammo per la strada.
"Sai, quello è il mio albero. Ci passo sotto sempre le estati, è davvero meraviglioso. Dovresti vedere i frutti che crescono in estati, sono buonissimi!" dissi guardandolo negli occhi e sorridendogli lievemente.
Abbassò di nuovo il volto verso la neve che stavamo calpestando.
"Oh, aspetta, hai delle neve qui" dissi per poi pulirli il punto della giacca vicino al collo.
Lo vidi irrigidirsi al mio tocco, la mascella si contrasse e vidi della pelle d'oca formarsi sul suo collo.
"Hai freddo?'' dissi sorridendogli.
Scosse la testa.
"Stai tremando, come fai a non avere freddo?"
Non rispose.
"Beh, io abito proprio qui. Grazie per avermi fatto compagnia. Ci sentiamo domani, ok?" gli dissi.
Sorrise per pochi secondi per poi tornare alla normalità.
Ci incamminammo nella direzione opposta, io da una parte e lui d'all'altra.
Divisi.
Mi girai per osservarlo camminare.
I pantaloni stretti e neri -devo dire, molto stretti- che circondavano le sue gambe perfette. La giacca lunga e grigia scura che stringeva il suo torace.
Mi risvegliai da quello stato e entrai nella mia abitazione.
"Mamma! Sono tornato!" urlai, quando entrai  in casa.
"Louis, finalmente sei a casa" Mi abbracciò calorosamente.
"Ho visto quel ragazzo fuori con te. Chi era?"
"Un nuovo compagno di classe, viene da Holmes Chapel, la città di zia Jane"
Zia Jane, è la sorella di mia mamma, è una donna abbastanza giovane di età, con la quale ho un rapporto veramente stretto -non come quello madre-figlio, ma la considero la mia zia "preferita"-.
"Oh, è davvero carino"
"Già" sorrisi.
"Vieni, ho preparato il pranzo" disse per poi condurmi in cucina.

***

"Mamma, c'è tempo per Natale, mancano più di 20 giorni!" dissi sbraitando.
"Louis, bisogna preparare tutto alla perfezione, non possiamo organizzare tutto all'ultimo momento" disse dolcemente.
Sbuffai leggermente.

***

"Louis!" urlò mia madre.
"Alzati, sei in ritardo per la scuola" disse alzando la voce. Un altro giorno di studio mi attendeva.

***

Ed eccomi lì davanti a quell'edificio. Mi incamminai lentamente verso le porte dell'istituto.
Cercai con lo sguardo Harry, avevo voglia di parlargli, stare un po' con lui -era sicuramente meglio di rimanere da solo per tutto il tempo-.
Eccolo! Era nuovamente sotto l'albero di ieri, che osservava un punto del pavimento.
Corsi verso di lui.
"Harry!" urlai per poi sorridergli.
Non mi rispose, mi osservò lentamente, squadrandomi dall'alto al basso per poi allontanarsi da me.
Mi sentii morire.

 

Ed ecco qui il primo capitolo, diciamo che mi piace descrivere molto le scene e forse si capisce.
Inizio con il parlare della lunghezza dei capitoli, secondo me questa è la lunghezza perfetta, poi suggeritemi voi.
In questo capitolo, ho voluto far '''parlare''' i due protagonisti, in modo da essere già a un buon punto con le varie scene.
Qui si vedono due comportamenti di Harry, che avranno delle conseguenze.
Non ho nient'altro da dire.
Grazie mille per le migliaia di persone che hanno lasciato una recensione al prologo e a tutti quelli che l'anno aggiunta tra le seguite/ricordate/preferite.

TWITTER:  @hugmenjallx

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2337584