Il mio primo amore

di AmyDuDy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 22 luglio 2012 - Prologo ***
Capitolo 2: *** 23 luglio 2012 - Nuove conoscenze ***
Capitolo 3: *** 25 luglio 2012 - La svolta ***



Capitolo 1
*** 22 luglio 2012 - Prologo ***


Oggi, caro diario, ti racconto di quello che per me è stato il primo vero amore.
Il suo nome era Giorgio. Lo conobbi il 23 luglio 2012. Come faccio a ricordarlo? Perché di quelle due settimane di vacanza non ho dimenticato nulla, neanche un singolo attimo.
Quell’anno avevo deciso di fare due settimane intensive di nuoto in un camp specializzato in Sicilia, ad Agrigento. Così, il 22 luglio presi l’aereo da Venezia per partire. Ero entusiasta di questa nuova esperienza. Poi due settimane senza genitori, ma con soli ragazzi della mia età… aspettative alle stelle!
Mi vennero a prendere in aeroporto due degli allenatori del camp per accompagnarmi in albergo. Arrivata allo stabile della piscina venni accolta dagli organizzatori e accompagnata in camera. Pernottavamo in un albergo abbastanza grosso prenotato in gran parte per noi del camp. C’era due grandi piscine (una all’aperto e una al chiuso), dei campi da tennis, il solarium sul tetto, sauna e bagno turco, una palestra attrezzatissima; insomma, non mancava nulla.
Dopo aver disfatto i bagagli, mi stesi sul letto, dei due presenti che avevo scelto, per riposarmi un po’. Il viaggio non era stato stancante, ma non sapevo proprio cosa fare lì da sola se non ascoltare musica e rilassarmi. Lo so che dirai: con tutto quello che c’era il quell’albergo da favola tu non sai che fare? Ebbene sì, lo sai che non sono una molto socievole e preferisco starmene in disparte.
Comunque, dopo una decina di minuti bussarono alla porta. Andai ad aprire e mi ritrovai davanti una ragazza alta, con lunghi capelli castani e un enorme sorriso stampato in faccia.
<< Tu devi essere la mia compagna di stanza! >> mi disse lei tutta felice. La squadrai dall’alto in basso per poi annuire e lasciarla passare. Non mi sembrava una cattiva ragazza, era solo un po’ troppo solare e socievole per i miei gusti.
<< Ho preso il letto vicino al bagno, ma se lo vuoi tu… >> le dissi cercando di sembrare carina.
<< Nono, mi piace stare vicino alla finestra >> rispose lei tranquillamente. << Comunque io sono Sara >> e mi porse la mano. Io la strinsi. << Alice >> dissi, sforzandomi di sorriderle.
A quel punto lei iniziò a mettere via la sua roba e io mi risdraiai sul letto tornando a fare quello che facevo prima.
Alla fine, dopo aver svuotato l’enorme valigia che si era portata, mi chiese se volevo andare a farmi un bagno in piscina con lei per iniziare a conoscere qualcuno e fare due chiacchiere. Visto che in vacanza cerco sempre di essere un po’ più aperta del solito, accettai.
La piscina all’aperto dove decidemmo di andare era grande, con vicino il gazebo dell’animazione, un enorme albero di non so quanti secoli e un centinaio di sdraio. In acqua c’era già qualche ragazza che sembrava avere più o meno la nostra età; così posammo la nostra roba da una parte e ci tuffammo. A quanto capii quasi subito, non era il primo anno che Sara veniva in quel camp: conosceva una miriade di persone che mi presentò molto amichevolmente, ma di cui non mi importava molto. Giocammo un po’ a palla e chiacchierammo, finchè non venne ora di andare a cena e poi alla serata a tema di presentazione, che passò tranquillamente.

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Capitolo 2
*** 23 luglio 2012 - Nuove conoscenze ***


Ed eccoci al fatidico giorno, dove tutto ebbe inizio. Prima mattina di allenamenti: io e Sara ci alzammo presto e andammo a fare colazione. Il ritrovo in piscina era puntato per le 9,30. Una volta lì avvenne la divisione in gruppo di lavoro secondo le fasce d’età. Essendo Sara due anni più grande di me, ci divisero.
Per essere una ragazza poco socievole, ho sempre preferito stare con i maschi piuttosto che con le femmine. Perché? Troppe delusioni, tradimenti e noia per i miei gusti. Con i ragazzi ci si diverte invece in modo spensierato, e sicuramente non hanno l’abitudine di parlarti alle spalle appena ti volti.
Premettendo questo quindi, la prima cosa che feci fu guardarmi intorno per osservare un po’ il mio gruppo: c’era qualche ragazza che sembrava simpatica, alcune che già solo a vederle le avrei prese a sprangate, mentre i ragazzi erano in minoranza ma sembravano simpatici. Eravamo più o meno una dozzina. Ovviamente, non conoscendo nessuno, feci la cosa che mi viene meglio: starmene da un lato. Continuai così finchè davanti non mi ritrovai uno che era lentissimo. Ad un certo punto, stanca della cosa e naturalmente con la memoria pari a zero per i nomi, gli gridai: << Ciccio pasticcio! Muoviti! >>. Lui si fermò, mi guardò, poi, come se non fossimo nel bel mezzo di un allenamento e si stava formando un ingorgo astronomico in vasca, mi chiese tranquillo: << Com’è che mi hai chiamato? >>. Me lo disse in modo talmente serio che un po’ mi spaventò; ma mentre pensavo a cosa rispondergli imbarazzata, lui si mise a ridere e mi fece segno di passargli avanti. A quella risata non seppi trattenere un sorriso e riiniziai a nuotare.
Dopo allenamento avevamo un oretta libera per fare ciò che volevamo, e poi avevamo pranzo con i nostri rispettivi gruppi. A tavola mi sedetti volentieri vicino a “Ciccio Pasticcio” che scoprii chiamarsi Simone. Così chiacchierammo e conobbi un po’ meglio anche gli altri ragazzi del gruppo. Già da subito capii che con quegli amici quelle due settimane sarebbero volate. Mi guardai anche intorno per trovare qualcuno che sembrasse carino. Simone lo era abbastanza, ma non era il mio tipo: moro, occhi marroni, non molto alto e magrissimo, con un bel sorriso. Gli altri ragazzi che notai furono Mirko, biondo, occhi verdi, ma non sembrava essere molto apposto di testa, e Giorgio, un ragazzo non molto alto, che subito non mi colpì, ma a guardarlo bene non era poi così male: occhi marroni, capelli castani cortissimi, non troppo alto, ma aveva quel non-so-chè che mi spingeva a guardarlo, quel sorriso spontaneo che mi obbligava a sorridere con lui talmente era bello. Non l’avessi mai notato…
Dopo pranzo avevamo una pausa di due ore per fare i nostri comodi. Arrivata in camera ci trovai Sara, che non vedevo dallo smistamento nei gruppi.
Mi salutò tranquillamente e iniziammo a parlare della mattinata. Il suo gruppo era composto da quasi tutte ragazze e il suo allenatore non sembrava uno molto simpatico. Il mio (naturalmente del quale non ricordavo il nome) non era male, sembrava un tipo alla mano. Passammo il tempo a chiacchierare del più e del meno. Poi prendemmo la roba e andammo all’allenamento.
Era solo il secondo allenamento, e già mi sembrava di conoscere quei ragazzi da una vita. Mi avvicinai molto anche a una ragazza di nome Sofia. Insomma, se il buon giorno si vede dal mattino, quella sarebbe stata una vacanza indimenticabile.
La sera dopo cena ci fu la “serata senza tema”, cioè semplicemente musica di balli di gruppo e non su cui ballare. Rimasi tutta la sera con Sofia e Sara a ballare e scatenarci. Ammetto però che io amo ballare, ma sono del tutto scoordinata e inguardabile, al contrario di Sara che bastava muovesse i fianchi e aveva tutti i maschi ai suoi piedi.
Il coprifuoco era segnato per le 23,30.
Così, il primo giorno passò, ed andai a dormire felice di aver trovato i primi nuovi amici.
 

   

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Capitolo 3
*** 25 luglio 2012 - La svolta ***


24-25 luglio 2012 – la svolta
 
Il giorno seguente lo passai molto tranquillamente, conoscendo sempre meglio il mio gruppo. Scoprii inoltre che la camera di Sofia era sul mio stesso piano. Eravamo sempre più amiche, ma ancora non così tanto da iniziare con il solito gossip da ragazze.
Mi affezionai sempre di più anche a Simone, che si rivelò il ragazzo più dolce e più stupido del mondo: aveva 17 anni ma ne dimostrava 5.
 
Il giorno ancora dopo, il 25 luglio, fu il giorno della svolta. La giornata la passai sempre al solito modo, tra allenamenti e risate.
Quella sera era la “serata libertà contenuta”: i vari gruppi potevano uscire dall’albergo e girare un po’ la città per mangiare una pizza o una granita, rimanendo però sempre con i propri allenatori. Per l’uscita quindi il nostro allenatore ci aveva programmato un’abbuffata epocale: visto che non era la sua prima estate lì al camp per lui, conosceva abbastanza bene i dintorni dell’albergo e le migliori gelaterie e pasticcerie. Credo di non aver mai mangiato tanti dolci così buoni tutti in una volta: cassata, granita, cannoli, dolcetti tipici e chi più ne ha più ne metta. A fine serata eravamo piene come delle mongolfiere tutte quante noi femmine, mentre come al solito i maschi avevano ancora fame. Io mi chiedo dove caspita mettano tutto quel cibo! Erano tutti magrissimi e poi mangiavano dolci e schifezze come dei porci, e non mettevano su neanche un grammo di ciccia! Questo è una delle domande più frequenti tra noi ragazze che non avrà mai risposta…
Mentre andavamo dalla gelateria alla pasticceria, Mirko mi raccontò della cotta di Giorgio, suo compagno di stanza, per Sofia. Ero felice per loro e volevo aiutarli, perché non provavo ancora dei veri sentimenti per lui. Andai subito da Sofia a chiederle cosa ne pensasse di Giorgio. La sua risposta fu un “mmmh” molto dubbioso e null’altro. Dopo aver insistito un po’ e non aver ottenuto nulla se non un “non saprei”, ci riunimmo al resto del gruppo. La cosa bella è che io non so tenere mai la bocca chiusa: iniziai a dar fastidio a Giorgio con delle gomitate comprese di occhiatine e sorriso stupido quando Sofia era nei paraggi, fino quasi a farmi odiare. Ma lui si limitava a sorridere e a fare il finto tonto.
Così io e Mirko ci accordammo per un piano: eravamo in pasticceria, e fuori c’erano 3 panchine: essendo 12 dovevamo starci più o meno in 5 per panchina, in modo da lasciarne una sola per quei due. Non era un grande piano, ma sul momento fu la cosa migliore che ci venne in mente. Una volta fuori quindi, dirigemmo il traffico per le panchine, ma sull’ultimo posto vicino a Mirko che rimaneva delle due panchine piene in cui avrei dovuto sedermi io, mi distrassi e vi si sedette Sofia. Rimanemmo quindi io e Giorgio da soli, con Sofia e Mirko che ci guardavano e ridevano. Giurai a me stessa che, soprattutto il mio compare, me l’avrebbero pagata. Cogliendo l’attimo, iniziai a chiacchierare con Giorgio.
<< Allora, ti piace Sofia, eh?! >> dissi con i soliti sguardi da deficiente.
<< OOOOOH! CHE PALLE! >> fu la sua risposta. Tasto sbagliato, ma sentivo che era la via giusta.
<< Sìsì, certo >> dissi convinta.
Lui mi guardò male e continuò a mangiare il suo cannolo.
<< Te lo farò dire prima o poi >> continuai io imperterrita.
Lui in tutta risposta, finito il cannolo, come se mi conoscesse da una vita, mi pizzicò una gamba e rise.
<< Che hai da ridere? >> risposi io stupita da tutta quella confidenza.
<< Ciccia! >> disse continuato a punzecchiarmi con un dito una parte della coscia scoperta dai pantaloncini. Sì, non sono magrissima, ma neanche grassa. Io mi ritengo giusta, normale: non mi vergogno di come sono, e se non piaccio agli altri sono fatti loro.
<< Che problemi hai con la mia ciccetta? >> chiesi stizzita cacciandogli la mano come fosse una mosca.
<< Nessuno! È così tenera! >> disse divertito, passando a pizzicarmi i fianchi. Piccolo problema: soffro tantissimo il solletico e iniziai a ridere come una demente, ricevendo da parte sua uno sguardo sconcertato.
<< Smettila, è fastidioso! >> gli dissi, ma a quanto pareva si stava divertendo.
Durante tutto quel teatrino che continuò ancora per un quarto d’ora, Sofia e Mirko sull’altra panchina si divertivano a guardarci e ci facevano foto. Quando me ne accorsi iniziai a gridar loro dietro, ma continuarono a ridersela tranquillamente.
Sulla via del ritorno continuai a chiacchierare con Giorgio tornando ogni tanto all’argomento “Sofia” a cui puntualmente cercava una via di fuga secondaria.
Arrivati presto all’albergo, Mirko invitò me e Sofia in camera loro per chiacchierare ancora un po’. Le camere dei ragazzi erano 3 piani sotto rispetto alle nostre e nel corridoio solitamente c’era un allenatore che girava a controllare che non entrassero ragazze, come anche ai nostri piani per i ragazzi. Trovammo comunque il momento giusto e non venimmo beccate.
In camera c’era anche Simone, che non sopportava il suo compagno di stanza, così passava la maggior parte del tempo lì. Mentre chiacchieravamo stesi sui letti, a Mirko arrivo un messaggio anonimo in cui c’era una foto della sua ragazza che baciava un altro. Puoi immaginare, caro diario, quello che successe dopo: fiumi e fiumi di lacrime e Simone e Sofia che cercavano di non confortarlo e non fargli rompere nulla. Inizialmente anche io e Giorgio provammo a calmarlo, ma vista la nostra scarsa capacità nell’aiutare le persone, ci rifugiammo in balcone. Ci fu un silenzio prolungato, mentre in sottofondo sentivamo solo singhiozzi e imprecazioni. Poi ruppi il silenzio.
<< A parte il rompimento di palle, se ti piace davvero Sofia o hai bisogno di parlare con qualcuno non esitare a dirmelo >>. Ci avevo pensato un po’ prima di pronunciare quella frase: non ero sicura di come l’avrebbe presa, se mi avrebbe risposto male visto che ci conoscevamo da così poco, ma dopo quella sera mi sembrò la cosa migliore da dire.
In risposta lui mi sorrise. << Grazie, lo terrò a mente >>
Poi di nuovo silenzio. Mirko aveva smesso di piangere. In quel momento anche gli altri tre uscirono sul balcone. Nessuno dei due aveva il fegato di chiedere al poveretto come stasse.
<< Raga, come trovate Martina? >> disse poi Simone rompendo il lungo silenzio. Martina era una nostra compagna di gruppo molto simpatica e molto carina.
<< Perché? >> risposi subito io.
<< Stiamo messaggiando, e non posso negare che sia carina >>. In effetti quella sera avevo notato che lui era stato tutto il tempo con lei, ma avevo avuto altro a cui pensare e mi era sfuggito dalla mente.
<< Sì, in effetti è carina. Se ci sta, provaci >> fu la risposta di Sofia, mentre Giorgio fissava l‘amico e Mirko continuava a fumare una sigaretta dietro l‘altra.
<< Sì, è quella l’intenzione. Ma già da ora via messaggio? >> chiese Simo.
<< Perché no? Cosa vuoi aspettare, che finisca la vacanza? >>.
<< Sì, hai ragione. >>.
Dopo quella constatazione decidemmo di tornare nelle nostre camere. Salutammo i ragazzi con un abbraccio e ce ne andammo.
Una volta in camera, vi trovai Sara che guardava la tv. Da quanto mi disse erano tornati prima di noi. Ci raccontammo un po’ le rispettive serate e poi, quasi all’una, decidemmo di andare a dormire. Mentre mi stavo coricando, sentii il telefono vibrare. Lo avevo dimenticato acceso, ma nessuno avrebbe dovuto scrivermi a quell’ora. Lo presi e lessi: Giorgio camp. Non riuscii a trattenere un sorriso.
 
Hai ragione, mi piace Sofia. I suoi occhi verdi, i suoi capelli biondi… e quel culo! Sì, mi piace. Ma non voglio mettermi con nessuno mentre sono in vacanza perché lo reputo una presa in giro. Lo so che sono strano, ma la penso così xD
 
Sì, lo sapevo! Ero felice di avere ragione! Gli risposi subito:
 
Sì, lo sapevo! Brava me! *clap clap*
Comunque ho capito quello che dici, anche se sembri proprio cotto! Non dico di mettervi insieme, ma non vorresti neanche una botta e via?
 
Glielo mandai e non dovetti attendere molto per la risposta:
 
Mmmm, boh, forse… non lo so. Si vedrà. Anche perché non so se io le piaccio.
 
Quel ragazzo era cotto e neanche ci voleva provare? Dovevo riportarlo sulla retta via.
 
Io sono qui per questo. Ti aiuterò, qualsiasi cosa tu voglia ;-)
 
Continuammo a messaggiare per un’ora abbondante finchè entrambi ci addormentammo. Nessuno dei due si immaginava che quella sera sarebbe stata l’inizio di un’enorme amicizia e anche oltre…

 

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