Impossible story.

di ginstories
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** -Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** -Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** -Capitolo 1. ***


Capitolo1.

 

 
Che giornata di merda.
L'unica consolazione fu quell'ora di canto che c'era solo di venerdì.
Perché cazzo solo di venerdì? Io avevo bisogno di cantare sempre, dalla mattina alla sera, avevo bisogno di vivere di musica, di fare la musica, di giocare con la musica. Perché la musica era la sola cosa a cui ero attaccata.
La mia famiglia? Poteva anche fottersi tutta insieme.
I miei genitori davano tutto a mia sorella, e quando dico tutto intendo anche quel fottuto appartamento a Milano.
Il massimo della loro generosità verso di me fu proprio quell'ora di canto il venerdì, l'unica ora in cui potevo tornare a respirare e a vivere decentemente.
A scuola non andavo male, avevo un po' di amici, ma di quelli che dici 'Sì, loro sono solo i miei compagni di classe', non so se mi spiego..
La mia migliore amica era, indovinate un po', la musica.
Io apprezzavo tutta la musica, ma soprattutto la sua musica, la musica di Mika.
Quel ragazzo mi entrò con un'energia mai vista e ci era rimasto incastrato nel mio cuore appiccicoso di colla per tenerlo insieme.
Comunque quella sera mi specchiai.
“Ho avuto sta merda attaccata al collo per tutto il giorno?”
Del mio corpo non potevo lamentarmi, era quello che tutte le ragazze volevano: gambe magre, cellulite zero, pancia piatta, una seconda di seno, schiena dritta.. insomma ero proporzionata.. forse per avere sedici anni ero un po' bassina.
Il problema più grande era il mio cazzo di volto.
I miei occhi erano sempre contornati da occhiaie e non si vedeva che erano verdi come il bosco, i miei zigomi forse un po' troppo alti, labbra normali e il mio naso.. il mio naso orribile.
Era lungo e dritto, completamente sproporzionato per il mio viso.
Lo odiavo, lo odiavo perché appena la gente mi vedeva pensava 'Che naso orribile' ed eclissava su tutto il resto del mio corpo.
Sospirai e chiusi l'anta dell'armadio.
Mi misi a letto iniziando ad elencare mentalmente tutti i difetti che avevo fino a che, in lacrime, non decisi di mettermi le cuffie e sperare che la musica urlasse più forte dei miei pensieri.
Mi addormentai.. ma, stavo davvero dormendo? Sembrava una sorta di dormiveglia.. hai presente quando non riesci ad addormentarti del tutto? Senti qualcosa che ti inquieta e non ti fa dormire sonni tranquilli.
In quel momento 'dormivo' così.
Ad un certo punto sentii un sonoro CRACK e aprii gli occhi spaventata.
Ma li aprii nel sogno o nella realtà? Non stavo capendo più niente.
L'unica cosa che vedevo era un.. cosa!? C'era un genio blu nella mia stanza.
-Ciao Ginevra.- disse sedendosi tranquillamente sulla sedia vicino la scrivania.
-Ci conosciamo?- chiesi sbarrando gli occhi.
Il genio blu rise.
-Cos'hai fatto prima di addormentarti?- chiese.
Io socchiusi gli occhi cercando di ricordarmi e una lampadina si accese nella mia testa.
-Ho pulito le mie cuffiette..!- mi accorsi dopo di quello che dissi.
-Tu sei uscito dalle mie cuffie?!- esclamai.
-Sì, sono il genio della musica e ti ho ascoltato spesso quando cantavi. Così ho deciso di spostarmi nelle tue cuffie e proprio stasera le hai pulite. E adesso sono qui.- disse con tutta la semplicità del mondo.
-Ma tutto questo è frutto della mia immaginazione no? Sto sognando?-
Lui per tutta risposta schioccò le dita e la mia stanza iniziò a girare finché di divenne un vortice di colori.
Mi veniva da vomitare e proprio quando sentivo che il petto di pollo era arrivato in gola, la stanza si fermò, ma... eravamo nel bel mezzo del deserto!
-Ti sembra finto? Tocca la sabbia!-
Feci come mi disse e sentii la sabbia scivolarmi tra le dita.
-Quindi è tutto vero!-
-Sì e tu puoi esprimere tre desideri.-
Spalancai gli occhi. E quali desideri avrei scelto? Ne avevo solo tre a disposizione, non sarebbero mai bastati per tutto quello che mi passava per la testa.
Subito un'idea furba si affacciò nella mia mente e sorrisi.
Il genio invece fece una faccia triste.
-Ginevra, non sapevo dei tuoi polsi..- disse con la voce che tremava.
-Lascia perdere, storia passata.-
Ormai con quei tre desideri e la mia ideona, i miei polsi non avrebbero più sanguinato.
-Allora, il mio primo desiderio è quello di avere un naso normale.. insomma, uno più piccolo, ma che stia bene sul mio viso.-
Il genio schioccò le dita e una scossa fredda mi attraversò il viso.
Chiusi gli occhi e quando li riaprii c'era uno specchio e il mio volto irriconoscibile.
Gli occhi si riempirono di gioia. Finalmente sarei stata normale, niente più prese in giro, sarei stata una delle ragazze più belle della scuola, niente più tagli.
Piansi un po'.
Tutto quell'inferno sarebbe andato dritto nel dimenticatoio, non potevo crederci.
-Vabbè.- dissi asciugandomi le guance -Il mio secondo desiderio è di non avere più peli sul corpo, tranne le sopracciglia, le ciglia e i capelli. Ovviamente non devono ricrescere mai più-
Era un desiderio strano, infatti il genio rise, ma io non sopportavo la ceretta, per cui con uno schiocco di dita il mio corpo si ripulì interamente.
-Che bella sensazione!- esclamai sorridendo.
Ed ecco finalmente era arrivata l'ora della mia idea.
-Il mio terzo desiderio è di avere più desideri.- dissi sorridendo furba.
-Ma.. è contro le regole!- esclamò il genio preso alla sprovvista.
Io gli feci una faccina dolce dolce.
L'avevo visto bene quel genio: era molto giovane, sembrava quasi che io fossi la sua prima 'cliente'.
Lui cedette e disse:-Solo perché sei tu. Solo perché mi piaci e ti voglio bene.- disse guardandosi intorno furtivo, ma essendo nel pieno centro del deserto c'era solo sabbia e cielo all'infinito.
-Quanti desideri vuoi in più?- chiese.
-Oh, mi fermo io non preoccuparti.- dissi rassicurandolo.
-Allora, il mio quarto desiderio è..- pensai a me stessa, forse per la prima volta nella mia vita. E fui egoista, non mi importava niente di nessuno in quel momento, i miei sogni potevano essere realizzati.
-Vorrei che Mika diventasse etero.-
Ecco l'avevo detto.
Avevo pensato a me stessa.
E così il genietto schioccò le dita.
-Vuoi che si innamori di te?- chiese lui, quasi sapendo la mia risposta che fu:-No, a quello ci penso io.-
Lui spalancò gli occhi e poi sorrise.
-Okay..-
-Il mio quinto desiderio è partecipare ad X-Factor, nella categoria di Mika e vincerlo.-
Lui schioccò ancora pigramente le dita e l'ambiente attorno a noi cambiò ancora.
Eravamo nel centro di Roma e c'era un sacco di gente in fila per le audizioni.
-Questo è quello che avverrà tra esattamente tre mesi.- mi disse il genio e poi, schioccando di nuovo le dita, tornammo nel deserto.
-Adesso, il mio sesto desiderio è..- ci pensai un po' su.
-Vorrei che i miei genitori sparissero insieme a mia sorella.-
Un altro schiocco e vidi un buco aprirsi nel cielo e risucchiare quelle tre persone odiose.
Mi sentii subito meglio.. nessuno dei tre c'era mai stato quando stavo male.
-Adesso il mio settimo desiderio è avere diciotto anni.-
Ancora uno schiocco e il mio corpo si trasformò in quello di una bellissima diciottenne.
-Wow, hai fatto proprio un bel lavoro!- esclamai felice.
-Il mio ottavo desiderio è quello di venir chiamata a fare il giudice di X-Factor tre anni dopo la mia vittoria, al posto di quella vacca di Simona Ventura.-
Lui con uno schiocco mi fece vedere di nuovo un pezzo di quel futuro.
-Infine il mio ultimo desiderio è che nessuno scopra che tu hai fatto questo strappo alla regola per me.- dissi sorridendogli.
-Oh, grazie mille!- esclamò schioccando le dita e il desiderio fu espresso.
Gli diedi un abbraccio e un bacio sulla guancia sussurrandogli un grazie sincero.
-Ci rivedremo genietto!- esclamai vedendolo scomparire.
Mi svegliai con una sensazione di felicità immensa, oltre per il fatto che era sabato, anche per il fatto che avevo fatto un bellissimo sogno.
Tutti i miei desideri venivano esauditi.
Aprii gli occhi mi ritrovai nella mia cameretta che non era cambiata di una virgola.
“Ginevra troppi sogni, troppa poca realtà.” disse stiracchiandomi e andando allo specchio.
-ODDIO!- urlai, ma nessuna mamma venne in camera mia a strillarmi che non dovevo urlare.
Ero una diciottenne. Ero una fottuta diciottenne che aveva appena finito il liceo passando con tutti bei voti.
E vivevo da sola senza quei tre cazzoni.
Mi misi a piangere ringraziando il genietto delle cuffie che baciai.
Provai a cantare e la mia voce era diversa: potente e cristallina allo stesso tempo.. bellissima.
-Genio, mi hai fatto un regalo?- chiesi ai muri della stanza ed una risata riecheggiò nella mia testa.
“Solo un piccolo regalino” era la voce del genio blu.
-Oddio, grazie.-
Avevo le lacrime agli occhi.
Adesso avrei dovuto aspettare solo tre mesi prima delle prove di X-Factor.
Mi sarei dovuta allenare tanto con la mia nuova voce e spingerla fino ai limiti del possibile.
Avevo già deciso che la canzone delle audizione sarebbe stata 'These Four Walls' delle Little Mix.
Così passarono tre mesi, senza scuola e solo con le prove insieme al mio maestro, l'unico a sapere tutta la storia e a credermi.
Forse l'unico mio amico, dopo il genio.








Sì, alle dieci sono già in questo stato.
HAHAHAHAHAHA, in realtà questa idea mi era venuta molto prima solo che non sapevo come inziarla, così ho messo questo strano e fantasioso inizio lol
Rinchiudetemi in un manicomio!
Comunque, vorrei sapere quello che pensate di questa pazza idea, recensite :D

Ginevra.
||autrice anche di Stardust.||

 
 

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Capitolo 2
*** -Capitolo 2. ***


Capitolo2.

 

 

 



La sveglia suonava già da dieci minuti.
Non avevo intenzione di alzarmi e iniziare un'altra giornata monotona, fino a che non mi ricordai che quella non era affatto un'altra giornata monotona.
-MERDA!- esclamai tirandomi su da letto e scaraventando, letteralmente, la sveglia giù dal comodino.
Era il quattro maggio, giorno delle audizioni.
Stavo girando in tondo per tutta la mia stanzetta.
Ero emozionatissima, non riuscivo a ragionare o a mangiare qualcosa.
Il mio stomaco non reagiva agli stimoli, era impazzito e mi faceva un male cane.
Mi calmai un po', sedendomi sul letto e respirando profondamente.
La cosa che mi agitava di più era il fatto di cantare di fronte a Mika.
Ero abituata invece a cantare di fronte ad un pubblico, visto che durante i miei anni a scuola di canto avevo già fatto alcuni saggi e quindi cantato di fronte ad una platea.
Mi alzai di scatto ed aprii l'armadio, poi mi ricordai di aver lasciato già i vestiti pronti la sera prima, accuratamente stirati e lasciati sulla sedia.
Feci un altro respiro.
Il mio cervello era peggio della seconda guerra mondiale.
Bombe di ansia distruggevano tutto il resto dei miei sentimenti, ma dovevo sconfiggerla; sul palco non avrei dovuto assolutamente far trapelare niente, al di fuori delle emozioni che mi regalavano la canzone che avrei cantato.
Così andai in bagno a lavarmi e farmi un po' più bella del normale, mettendomi addirittura il fondotinta, trucco che ho sempre odiato.
Una linea di eyeliner, rimmel e rossetto rosso, poi indossai il mio vestito.
L'avevo comprato su internet ed era in assoluto il mio preferito: era color dell'oro, sbracciato e la gonna era a pieghe.
Era ricamato sottile sottile con fili d'oro e.. beh era bellissimo.
Indossai un paio di tacchi bianchi e infine mi feci i boccoli con la piastra.
Ero pronta.
Presi le chiavi della macchina e infine mi rilassai sul sedile.
Respirai affondo, ancora e ancora.
Infine misi in moto e mi diressi verso lo studio del mio maestro.
Era un ragazzo di venticinque anni ed era come il mio fratellone maggiore, anche se in questi ultimi mesi mi corteggiava un po'.
Forse perché ero diventata una gnocca da paura (grazie genio), ma comunque non l'avevo mai considerato come fidanzato.
Bussai e lui mi aprì, fissandomi estasiato.
-Ciao piccola.- disse abbracciandomi.
“Non chiamarmi piccola” pensai, ma sorrisi.
-Ho bisogno di un po' di ripasso generale, sono in ansia!- esclamai mordendomi il labbro.
-Ma il genio ha detto che saresti passata.- affermò stupidamente.
“Qua il genio sei tu!” avrei voluto dirgli, ma mi trattenni per la seconda volta.
-Lo so quello che ha detto il genio, ma l'ansia c'è lo stesso!- esclamai dandogli una pizza dietro al collo.
-E questo?!- chiese dispiaciuto.
-È per la domanda stupida.- risposi -Dai iniziamo, prima che si faccia tardi.-
Così andammo nella 'stanza della musica' e iniziammo a riscaldarci la voce, poi passammo a ripassare il testo della canzone.
Quando finimmo mi salì un groppo in gola.
“No. Non adesso!” pensai spaventata.
Lui mi abbracciò forte, stavolta come se fosse il mio fratellone.
-Dai che ce la farai piccola, tiferemo tutti per te.- disse sorridendomi e scoccandomi un bacio sulla guancia.
Poi mi salutò con un 'sei bellissima' e misi in moto la macchina per dirigermi verso l'auditorium di Roma.
Le strade erano tutte intasate e oltre ad avere l'ansia per l'audizione, avevo anche paura di arrivare tardi.
Lo stomaco iniziò a centrifugare la saliva che inghiottivo, siccome non avevo mangiato niente.
Finalmente arrivai e trovai (miracolosamente) un parcheggio.
Scesi e le gambe mi tremavano mentre mi mettevo in fila per prendere il numero.
“Calmati, calmati, calmati”
La mia mente era una cantilena continua di questa frase.
Respirai profondamente e chiusi gli occhi, fino a che non andai a sbattere contro una persona.
-Oh scusa!- dissi aprendoli subito.
Mi ritrovai davanti una ragazza della mia stessa età, impaurita quanto me.
Aveva i capelli marroni e gli occhi indecifrabili tra il verde e il marrone.
-Scusami tu, non sapevo dove andavo.- disse subito sorridendomi.
Indossava una gonna a pieghe nera a vita alta, un top bianco con il segno dell'infinito e degli anfibi d'oro.
Era truccata come me e nei capelli aveva un bel cerchietto con un fiocco.
-Vuoi fare la fila vicino a me?- le chiesi gentilmente.
Mi sembrava una brava ragazza e siccome né io né lei non avevamo accompagnatori, accettò.
Cominciammo a parlare di noi e della nostra storia fino a che non arrivammo al banco d'iscrizione. Lì scoprii che il suo nome era Matilde e aveva la mia stessa età.
Ci diedero il numero ed eravamo il 306 e il 307.
-Così ti sentirò cantare prima io.- disse facendomi la linguaccia.
Io gliela rifeci e scoppiammo a ridere.
Era proprio simpatica.
Ad un tratto sentii il mio stomaco brontolare e lei se ne accorse.
-Vuoi da mangiare? Ho due panini.- mi chiese gentilmente, mentre io guardai il mio orologio: era l'una e un quarto.
Accettai e mi rimpinzai di tonno e pomodoro, restando sempre molto attenta a non sporcarmi. Avevo già avuto precedenti dannosi con le macchie da pomodoro come quella volta che andai a sbattere con il carrello del supermercato su una pila enorme di barattoli di salsa.
Un'esperienza orribile.
Anche i giudici fecero la pausa pranzo e vennero a curiosare un po' nel backstage.
Io e Matilde, siccome non era ancora il nostro turno, andammo un po' in giro.
-Hei, Mati.- dissi iniziando a camminare all'indietro.
-Guarda cosa so fare con i tacchi.- dissi iniziando a camminare in punta di piedi sempre all'indietro.
Lei rideva, ma ad un certo punto smise e gridò un 'ATTENTA!', ma..
Troppo tardi, andai a finire tra le lunghissime braccia di un ragazzo con uno smoking blu elettrico.
-Sei brava a caminare su tacchi.- disse lui con il suo strano accento italiano che era inconfondibilmente suo.
Mi rizzai immediatamente in piedi e mi inchinai sprofondando nella vergogna e in mille scuse.
Ero appena andata a sbattere addosso a Mika mentre facevo uno stupido gioco con i tacchi.. che figura di merda!
-Hei, non preoccuparti. Sono ancora vivo.- disse ridendo e sciogliendo la tensione.. anche perché sentivo un certo tonno che mi stava risalendo su.
Intanto anche Matilde era diventata bordò.
Condividevamo la stessa passione per lo spilungone riccioluto e la sua voce.
-Ci vediamo dopo ragaze.- disse allontanandosi e salutandoci con la mano.
Appena sparì dietro l'angolo io e Matilde ci guardammo e iniziammo a sclerare di brutto. Io che saltavo sui tacchi (che prima o poi si sarebbero rotti) e lei che piangeva da pazza disperata.
Un tecnico ci guardava allibito e ci invitò a rientrare nella sala d'attesa.
Noi facemmo quello che ci disse e aiutai a risistemare il trucco di Matilde grazie ad uno specchio e a dei trucchi che mi portavo sempre dietro.
-Ecco fatto.- dissi appena prima che il tecnico di prima dicesse il mio numero.
306.
Sbiancai all'improvviso ed una brutta sensazione mi attanagliò lo stomaco.
-Buona fortuna Ginny.- mi rincuorò Matilde. La ringraziai con un sussurro molto flebile.
Deglutii mentre seguivo il tecnico che mi guardava ancora male.
Poi qualcuno chiamò il mio nome.
Ma che dico qualcuno.. LUI chiamò il mio nome e appena mi vide arrivare sul palco scoppiò a ridere.
Ed io subito dopo.
-Tu sei la ragaza che mi è caduta sopra prima.- disse cercando di fermare le risate.
-Sì, sono io.- dissi sorridendo.
-Che ci facevi lì dietro?- chiese.
-Ero andata ad esplorare con la mia amica, poi però ci hai scoperto e abbiamo dovuto abbandonare la nostra missione.- dissi facendo il labbruccio, ma poi scoppiando di nuovo a ridere.
-Allora Ginevra, quanti anni hai?- chiese guardandomi in un modo che solo lui sapeva fare.
“Mi sto per sciogliere” pensai mentre rispondevo con il numero 18.
-Sei giovane!- esclamò subito dopo.
Morgan lo interruppe chiedendomi cosa avrei cantato e lì mi salì un po' di panico.
-C..canterò 'These Four Walls' delle Little Mix.- dissi un po' titubante.
Mi sistemai i capelli per rilassarmi. Era un tic che avevo fin da piccola.
-Scusi!- si inserì Mika.
Un anno che parlava italiano e ancora non aveva capito che si diceva 'scusa',lol.
Lo guardai con una faccia interrogativa.
-Poso vedere il tuo polso?- chiese guardandomi direttamente negli occhi.
Ormai come un riflesso, ritrassi il braccio al petto e scossi la testa.
Lui emise un piccolo 'oh' e la base partì.

I feel so numb
Staring at the shower wall
It's begun
The feeling that the end has come
And now the water's cold.

E mi rivennero in mente tutte le volte che nella doccia prendevo quella stupida lametta e pensavo di farla finita con quella vita di merda, forse ero anche troppo ingenua.

I tried to eat today
But the lump in my troath got in the way
In this time
I've lost all sense of pride
I've called a hundred times
If I hear your voice I'll be fine

Mi rivennero in mente le nottate ad ascoltare la loro musica, l'unica ancora di salvezza che avevo al mondo. Il mio orgoglio se ne era andato per sempre, sarei rimasta soltanto la sfigatella con il nasone.

And I, I can't come alive
I want the room to take me under
'Cause I can't help, but wonder
What if I had one more night for goodbye?”
If you're not here to turn the lights off
I can't sleep
These four walls and me

Non sentivo tutti i boati della folla per quel pezzo acuto e difficile.
Stavo vivendo momenti di ricordi, ricordi dolorosi, ricordi di sangue e prese in giro, ricordi di brutti pensieri, ricordi di me e le quattro mura della mia stanza che avevano vissuto tutto questo insieme a me.
Le lacrime riempirono i miei occhi.
Non stavo più seguendo quello che mi disse il maestro, stavo andando con le emozioni forti.

I lay in bed
Can't seem to leave your side
Your pillow's wet for all these tears I've cried
I won't say goodbye
I traid to small today
Then I realized there's no point anyway

Ogni giorno provavo ad essere un po' felice.
Non dico felicissima, solo un po'. Provavo a sorridere a tutti, nonostante dentro di me il sorriso fosse l'ultima cosa che avrei indossato sulla mia faccia.
Ma dovevo farlo, per non far vedere che il mio cuscino era davvero bagnato.

In this time I've lost all sense of pride
I've called a thousand times
If I hear your voice I'll be fine

And I, I can't come alive
I want the room to take me under
'Cause I can't help but wonder
What if I had one more night for goodbye?
If you're not here to turn the lights off I can't sleep
These four walls and me


Le lacrime caddero da sole, senza che io facessi nulla per fermarle.
Sentii il silenzio in sala.
Stavano ascoltando la mia storia attraverso una canzone
Adesso c'era il pezzo più arduo, ma non me ne curai.
Il genio non mi aveva detto che sarebbe stato così difficile.

Oh,oh,oh,oh,ohoooooh.

Dovevo fare quelle note in crescendo così che quando arrivassi al ritornello ci sarebbe stata l'esplosione e così fu.

And I (can't come alive)
Can't come alive
I want the room to take me under
'Cause I can't help but wonder

Ecco la vera esplosione nella sua massima potenza.

What if I had one more night for goodbye?”

Il difficile adesso era, con tutte le emozioni e le lacrime che mi rigavano il volto, tornare ad un tono dolce, come se stessi cullando un bambino.

If you're not here to turn the lights off
I can't sleep

L'ultima frase sofferta.

These four walls and me.

Conclusi a cappella.
E l'auditorium esplose in una standing ovation che non avevo mai visto in vita mia.
Ed era tutta per me.
Tutta per la mia storia.
Non stavo capendo niente, solo le lacrime che scorreva dai miei occhi.
Poi qualcuno mi strinse a sé e io sprofondai in quell'abbraccio.
Era Mika che mi abbracciava.
Era Mika che mi diceva all'orecchio che non dovevo più fare quella cosa.
Era Mika che aveva ascoltato la mia storia e l'aveva compresa.
Era Mika il mio eroe.
Tornò nella sua postazione di giudice guardandomi fissa, mentre pronunciava il suo sì insieme ai quattro giudici.
Tornai tremante dietro al backstage, mentre Matilde mi abbracciava dicendomi che ero la vincitrice di X-Factor.
Se solo sapesse che lo sarei stata per davvero.
Comunque, subito dopo la chiamarono sul palco e le augurai io la buona fortuna, ancora molto scossa da tutto quello che era accaduto.
Vidi Mika etichettarla come 'la amica di ragazza d'oro' riprendendo il mio vestito.
Risi.
-Che canzone hai portato?- chiese Elio.
-Ho preparato Stardust di Mika.- sorrise nella sua direzione. -E Chiara.- aggiunse poi.
Mika la guardò un po' contrariato.
-Spero che tu farà bene.- disse ammonendola.
E lei cantò ed un'altra scossa all'anima.
La sua voce era cristallina e potente, le sue note erano piene e trasmettevano emozioni.
Appena la canzone finì ecco un'altra standing ovation meritatissima.
-TU HA FATTO BENE!- gridò Mika che corse per la seconda volta in pochi minuti, ad abbracciare Matilde.
Tornò di nuovo al suo posto e iniziò a parlare molto concitato.
Era davvero felice di aver trovato una persona all'altezza delle sue canzoni.
Le diedero quattro sì e lei commossa, mi corse incontro.
Avevo trovato una buona amica, per la prima volta nella vita.
E non l'avrei mai più lasciata andare.






Eccomi qua ad aggiornare a mezzanotte e mezza lol.
Cooomunque, un capitolo pieno di emozioni forti (e figure di merda).
Lascio a voi i commenti, spero siano positivi.
Baci,

Ginevra.
||autrice anche di Stardust.||



 

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Capitolo 3
*** -Capitolo 3. ***


Capitolo3.


 

 

 

Dovetti aspettare un altro mese prima dei bootcamp.
Il giorno dopo aver superato le audizioni mi arrivò una mail da X-Factor: parlava del regolamento dei bootcamp.
Lessi morendomi le labbra.
Diceva che il primo giorno ci sarebbe stata la cosiddetta 'prova del semaforo': verde passi direttamente al giorno dopo, arancione canti un brano a cappella e poi decidono, rosso non passi il turno.
Poi ti avrebbero assegnato una canzone che avresti dovuto cantare il giorno dopo e infine ci avrebbero raccolto tutti sul palco come superstiti e dato il verdetto finale.
Richiusi la lettera e mi distesi sul letto con l'intento di dormire, ma poi mi ritrovai a pensare a quale canzone avrei voluto portare.
Me ne passarono tante nella mente e alla fine (circa verso le tre di notte) scelsi 'Skinny Love' la versione di Birdy.
Mi era venuta in mente ripensando alla prima stagione in cui Mika fu giudice e automaticamente pensai a Violetta.
Quella ragazza mi era entrata davvero nel cuore, la consideravo come un idolo, solo che era appena all'inizio della sua carriera quando io mi 'trasformai'.
Avevo ancora il suo singolo nel mio cellulare e avevo anche la sua versione di Skinny Love. Era perfetta, la sua voce, l'intensità, il suo viso.. lei.
Mi rigirai nel letto e finalmente presi sonno.
Aspettai un po' di giorni prima di andare da Valerio (il mio maestro).
Volevo rilassarmi un po', concedendomi shopping, relax totale, musica e valanghe di schifezze da mangiare.
Mi comprai il vestito che avrei indossato ai bootcamp e poi sentii Matilde al telefono.
-Ciao Mati!- salutai.
-Oi Ginny, ti è arrivata la mail?- chiese.
-Sìsì.. che canzone porterai?-
-Avevo intenzione di portare 'La vita e la felicità' di Michele, ma è troppo sotto le mie corde, così vorrei portare 'Dimmi che non passa' di Violetta.-
-Vuoi far ricordare ai giudici i tempi passati?-
-Sì.-
Scoppiammo a ridere e poi lei mi chiese cosa avrei portato.
-Skinny Love di Birdy.- dissi spiegandole tutta la storia di Violetta etc.
-Come back to 2013.- disse ridendo.
Scambiammo un altro po' di chiacchiere da ragazze e attaccai.
Erano le cinque e avevo l'appuntamento con Vale tra un'ora.. menomale che era venuto con me a Milano.
Aveva due studi per due parti dell'anno: da novembre a maggio stava a Roma, da maggio a novembre stava a Milano.
Mi alzai svogliatamente dal letto e mentre mi preparavo ripetevo il testo della canzone.
Dopo un'ora ero nella stanza della musica e provavamo la canzone.
Vale era strano: per tutta l'ora non faceva che guardarmi, come se mi volesse saltare addosso da un momento all'altro, era visibilmente eccitato e questa cosa mi innervosiva. Appena le prove finirono cercai di sgattaiolare fuori, ma lui mi trattenne per il polso.
-Dove cerchi di andare.- disse inchiodandomi al muro.
I suoi occhi blu mi fissavano, mentre una ciocca nera gli andava a finire davanti al volto. Dovevo dire che non era affatto male, ma io non lo consideravo in quel modo.
-Vale, cosa stai facendo?- chiesi.
-Quello che avrei voluto fare da tempo.-
E dopo questa affermazione mi baciò.
Non fu un bacio ruvido, ma soprattutto dolce e malinconico.
Sapeva che non mi avrebbe mai avuto, che io non lo amavo.
Appena si staccò, raccolsi la borsa che mi era caduta a terra e me ne andai di fretta, come se non fosse successo niente.
Eppure era successo.. era successo qualcosa che avrebbe compromesso tutto, forse.
Non sapevo come reagire al fatto che lui mi amava, ma mi amava anche prima? Anche quando era una sedicenne con il naso troppo lungo e i tagli sui polsi? Mi amava anche quando non avevo quel corpo perfetto, quando avevo appena una seconda di seno? O mi amava in quel momento che ero praticamente perfetta?
Non lo sapevo, ma non sarei tornata alla sua scuola per le prove.
Chiamai di nuovo Matilde.
-Pronto Ginny, dimmi tutto!- disse lei.
E le raccontai tutto, chiedendole di incontrarci l'indomani e provare insieme.
Accettò e il giorno dopo entrai in un'altra scuola.
Provammo insieme fino al giorno dei bootcamp che si tennero al Forum di Assago. L'appuntamento era alle dieci, così noi arrivammo alle dieci meno un quarto e iniziammo a provare senza che nessuno ci rompesse.
Non sapevamo però che i giudici erano già arrivati e ad un certo punto, durante il mio acuto in Skinny Love, spuntarono loro quattro.
Erano molto sorpresi.
-E voi che ci fate qui?- chiese Elio.
-Hanno la licenza per essere dove no devono.- rispose Mika ridacchiando un po'.
Rimasi incantata dalla sua risata: arricciava il naso, gli venivano le fossette e mostrava i suoi dentini da coniglio.
Ridemmo tutti un po'.
Poi gli altri giudici andarono a prepararsi e rimase solo Mika.
Sentivo Matilde tramare contro il mio braccio e la capivo: stava venendo verso di noi con un sorriso che ci avrebbe uccise da un momento all'altro.
-Allora ragaze, che canzone avete deciso di portare nel caso prendeste un semaforo arancio?- chiese.
-Io porterò 'Dimmi che non passa' di Violetta.- disse Matilde sorridendogli.
-Ah Violeta.. è una bella ragaza con una bella voce. Ha fatto un grande percorso con me.- disse, quasi smarrito nei ricordi della sua prima edizione.
-Era la mia preferita.- dissi, confidandogli la verità.
Lui mi guardò sorpreso.
-Really?- mi chiese.
-Sì, infatti ho deciso di portare Skinny Love sotto l'influenza della sua performance nella sesta puntata.-
-È stata bravissima.- concordò con me.
Poi vedemmo arrivare gli altri concorrenti e lui si alzò andandosene.
-Questa conversazione è segreto.- disse facendoci l'occhiolino e sparendo di nuovo dietro le quinte.
Arrivarono altri ragazzi, gruppi e adulti.
Poi si accesero le telecamere e i giudici iniziarono a chiamare a gruppi di due persone o gruppi.
Vedi le lacrime di chi se ne doveva andare o di chi restava, vidi la passione che alcuni di loro mettevano nelle casuali performance, indipendentemente dal giudizio finale.
Poi chiamarono il nome di Matilde insieme ad una certa Diletta.
Mi si strinse lo stomaco.
E se non fosse passata? No, doveva per forza, la sua voce era fantastica.
Chiusi gli occhi, fino a che una massa di capelli marroni mi sferzò la faccia.
Era Matilde e piangeva.
-Sono passata, sono passata.- continuava a ripetermi nell'orecchio, mentre io la stringevo forte. Ma mi dovetti staccare troppo in fretta perché chiamarono il mio nome, insieme ad un altro ragazzo, uno Stefano.
Salii con le gambe che mi tremavano e arrivata al fianco del ragazzo, lui mi strinse a sé.
Cosa assurda era che lo lasciai fare, forse per le emozioni, o per aver qualcuno a cui aggrapparmi in quel momento.
-Vi conoscete già, vedo.- disse malandrino Morgan.
-In realtà no.- dissi guardando meglio Stefano. Era un ragazzo semplice da i lineamenti molto comuni, occhi nocciola e capelli castani.
Lui mi guardò a sua volta e disse semplicemente:-È l'emozione del momento.-
Sorrisi.
-Dillo che è una bella ragaza.- disse Mika, facendoci arrossire tutti e due.
-Beccati!- confermò ridendo.
L'atmosfera cambiò radicalmente in pochi secondi. Essendo alla sinistra di Stefano, potevo sentire il suo cuore che iniziava ad marciare ad un ritmo veloce e di conseguenza il mio fece lo stesso.
I volti si fecero seri ed io mi aggrappai al suo busto essendo più bassa di lui.
-Prima le donne.- disse Elio e chiusi gli occhi mentre dicevano il mio nome.
Poi una luce verde mi perforò le palpebre e li spalancai già pieni di lacrime.
Abbracciai Stefano e cominciai a piangere, triste per lui, ma mentre eravamo ancora incollati un altro semaforo si accese di verde e lui si strinse più forte a me, portandomi in braccio fino a dietro le quinte, dove mi lasciò correre ad abbracciare Matilde.
Ci avrebbero spedito un'altra e-mail con il brano che ci avrebbero assegnato.
Uscimmo tutti e tre, ormai Stefano era diventato un po' nostro amico.
Andammo in giro per Milano a prendere un aperitivo e poi si fermarono a casa mia.
Quel ragazzo era intrigante, aveva la stessa età nostra e, nonostante il suo volto fosse comune, mi attraeva.
E non poco purtroppo.






Eccomi qua!
Sono passati un po' di giorni dal mio aggiornamento, chiedo perdono :3
Coooomunque, ecco uno Stefano che appare dal nulla e sconvolge tutto.
Beeeene, Mika si fa sempre più etero lolz.
Vi lascio adesso che è l'una di notte e non ho per niente sonno T-T
Buonanotte!

Ginevra.
||autrice anche di Stardust.||

 

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