Ora d'aria

di Jillian47
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


“Grandissima idea, grazie Odino” pensò Loki camminando per le strade di New York, la giornata nuvolosa non rendeva la cosa più piacevole, mentre un vento freddo cominciò a insinuarsi fra le affollate vie della città.
Il padre degli Dei gli aveva concesso un’ora d’aria, così l’aveva definita, ma solo perché Frigga lo aveva pregato di farlo uscire dalla sua prigione asgardiana, a suo avviso la reclusione lo avrebbe reso ancora più instabile.
La fantastica idea fu appunto mandarlo su Midgard, voleva che imparasse qualcosa di più sul mondo che aveva tentato di conquistare, vedere tutto il casino che aveva combinato a quegli umani che tanto considerava inferiori, ma che nulla gli avevano fatto di male.
Odino gli diede abiti terrestri, per confondersi tra la gente, per passare inosservato, ma se qualcuno lo avesse riconosciuto e preso a calci, al vecchio barbuto non sarebbe dispiaciuto manco un po’.
Ci sarebbero riusciti in effetti, Loki era stato privato della sua forza e dei suoi poteri, fu reso totalmente inoffensivo, totalmente umano, proprio come la folla che frettolosamente attraversava strade, parlava al cellulare e ignorava, grazie al cielo, la sua presenza.
Sperava che quell’ora trascorresse il più in fretta possibile, quando si accorse dei crampi allo stomaco ovviamente dovuti alla fame.
Pensò di poter resistere, un dio forte come lui poteva certo sopportare una cosa banale come i crampi della fame, no?
No.
La situazione faceva già abbastanza schifo, almeno mangiare un boccone avrebbe risolto qualcosa.
Entrò nel primo posto al cui interno c’era poca gente, un locale ampio, con grosse vetrine, le pareti a scacchiera, tavolini azzurri e delle comode panche rosse.
Si mise a sedere a testa bassa, si assicurò che il cappuccio della sua felpa verde fosse ben calato. “Midgard…chissà quale cibo mangiano in questo posto?” disse sottovoce, guardandosi appena intorno. “Buongiorno signore, gradisce del caffè?” chiese la cameriera affiancandosi al tavolo dove il dio era seduto. “Hem…si” rispose poco convinto, il caffè, a dire il vero, non sapeva nemmeno cosa fosse.
“Oggi non c’è un gran sole, fa piuttosto fresco, ordina un piatto caldo?” disse la ragazza, con tono calmo.
“Io non-“ alzò il volto, il guardare il proprio interlocutore è naturale, ma nelle sue circostanze fu una mossa azzardata.
La cameriera rimase a fissarlo per qualche secondo, la pelle chiarissima le ciocche di capelli neri che s’intravedevano da sotto il cappuccio, le iridi verde smeraldo.
“Lei è il signor Loki, giusto?” domandò come se fosse la cosa più naturale al mondo.
“No, mi deve aver confuso con qualcun altro.” il Dio rimase stupito dalla cortesia,ma finse un disinteressamento, andando a sorseggiare il liquido nero nella tazza, la ragazza avrebbe potuto reagire in malo modo, chiamare aiuto o spaccargli la brocca del caffè in testa.
La fissò negli occhi sperando e controllando che avesse creduto nella sua bugia, o per intimarla a crederci. La ragazza si sedette proprio davanti a lui, che abbassò il capo.
“Tranquillo non chiamerò le autorità, non è nella mia natura fare la spia, perché è qui?” si attorcigliò attorno ad un dito la lunga treccia corvina, in attesa di risposta. Loki dal canto suo non intendeva certo rispondere.
“Non sono affari tuoi umana…” sputò con più veleno possibile.
"Ah quindi non nega più, è davvero lei! " affermò senza timore.
"Dico, non hai la più minima paura che io possa nuocerti?" Disse con aria seccata.
Lei in tutta risposta fece cenno di no.
"Vuole ordinare? Se è entrato sarà perché ha fame!"
Loki si chiede se fosse svitata, stupida o semplicemente incosciente, lui aveva distrutto la sua città e lei insisteva su un'ordinazione, gli offriva del cibo, come con un qualsiasi cliente, non che si aspettasse un trattamento di favore, ma tutto il contrario.
"Non ho idea di come siano le pietanze della Terra."
"Bene, faccio io!" Detto questo lei si alzò e sparì nella cucina del ristorante.
Lui guardò fuori dalla finestra, l'edificio di fronte era nascosto quasi interamente da ponteggi, era chiaramente in ristrutturazione, intravide grossi buchi nelle pareti, vetri sfondati, intonaco completamente staccato.
I chitauri avevano recato notevoli danni a Manhattan, tutto secondo il suo folle piano, si chiese come una cosa simile gli sia potuta venire in mente, ricalcolando tutto si sarebbe capito che avrebbe perso già in partenza. Perso nei suoi pensieri non si accorse del ritorno della cameriera, la quale gli posò il piatto davanti.
"Che cos'è? " chiese Loki studiando ciò che avrebbe dovuto mangiare.
"Hamburger con bacon e salsa speciale, offre la casa, o meglio… io."
"Grazie" disse prima di mordersi la lingua, da quando si abbassava a ringraziare una comune mortale?
Si mise a mangiare, non mancando di sporcarsi la bocca come un bambino, mentre lei lo osservava divertita. "Prenda, si pulisca con questo, è indecente!" Gli porse un fazzoletto di carta, ridendo.
Lui lo prese e tentò di ricomporsi al meglio, la fame era estinta e l'hamburger gli era sembrato tutt'altro che pessimo. Fece per alzarsi ma, sollevando il capo osservò meglio la giovane.
I lunghi capelli neri raccolti in una treccia che le ricadeva sulla spalla sinistra, la carnagione scura messa in risalto dall'abito azzurro e il grembiule bianco, i grandi e luminosi occhi marroni e i lineamenti particolari del suo volto destarono la curiosità di Loki, nel guardarla qualcosa affiorava nella sua mente, per svanire quasi nello stesso istante.
"Nemmeno tu pari essere di queste parti."
"Oh lo sono più di chiunque altro, i miei antenati erano nativi americani" rispose con un sorriso.
Il dio aggrottò la fronte non comprendendo appieno.
"Perché è qui?"
"Odino vuole che impari il più possibile di Midgard"
"ODINO? Oh mio Dio!" Esclamò quasi saltando da seduta. "Non avrei voluto diglielo…Sono appassionata di mitologia norrena!"
"Ah" rispose Loki, per niente entusiasta, ma almeno trovò il motivo per cui non stava morendo dissanguato con un coltello infilato nella schiena.
"Beh facciamo così terrestre..."
"Erin" lo interruppe lei.
"Erin...io ti insegno qualcosa su Asgard, e i suoi poco intelligenti abitanti e tu mi insegnerai quel che sai su Midgard. Così il vecchio mi lascerà in pace!" Le tese la mano destra, che lei non tardò a stringere.
"Abbiamo un patto" disse lei .
Fece cenno alla ragazza ed usci.
Girò l'angolo,in una via buia che in un attimo si trovò illuminata dalla colonna di luce del Bifrost, la quale lo trasporto di nuovo ad Asgard, dove Heimdall e alcune giardie lo attendevano.
Senza fiatare allungò le braccia aspettando che le guardie gli mettessero le manette.
Una volta scortato nella sua cella si sdraiò a letto, fissando il bianco soffitto sopra di lui.
Non riusciva a prendere sonno, l'idea di imparare qualcosa lo eccitava, come sempre, apprendere cose nuove era sempre stata la sua passione.
Si chiese ancora una volta il motivo dello strano comportamento della giovane.
Continuò a vagare tra i pensieri, fino ad addormentarsi, senza rendersene conto.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Il giorno dopo balzò in piedi non appena aprì gli occhi, attese con ansia la colazione e dopo di essa il pranzo, ingannando l'attesa con qualche libro.
Quando finalmente vide arrivare la guardia che lo avrebbe scortato, tentò di trattenere un sospiro di sollievo.
Si diede dello stupido, tanta agitazione per così poco.
Si finse patito, annoiato dalla cosa, se mai Odino avesse capito che tornare su Midgard non gli dispiacesse affatto, probabilmente gli avrebbe proibito di metterci piede, il Padre degli dei tentava di fargliele pagare tutte.
Il fascio di luce lo trasportò nello stesso punto in cui lo aveva prelevato la volta precedente.
Si apprestò ad entrare nel ristorante per non essere visto, aprì la porta e notò che la gente che vi mangiava era aumenta rispetto al giorno prima.
La cosa lo infastidì.
Girando lo sguardo vide un tavolo con su una cospicua pila di libri e un cartellino recante la scritta "Riservato a Mr. L".
Sorrise tra se e se quindi prese posto.
"Buongiorno" la voce della cameriera giunse gentile alle sue orecchie.
"Buongiorno Erin” Rispose
“Affamato?” chiese lei.
"Non di cibo" rispose prima di accorgersi che la sua risposta poteva facilmente essere fraintesa "ma ho molta fame di conoscenza, amo imparare, spero tu sia una buona maestra" aggiunse.
Erin gli sfoggio uno dei suoi sorrisi più radiosi.
"Ti ho portato dei libri, spero non ti annoi leggere! Sono libri di storia e filosofia , li uso all'università. " detto ciò gli versò una tazza si caffè, si mise a sedere di fronte a lui e gli passò un libro.
Guardò come Loki leggesse in tutta tranquillità, spostando lentamente gli occhi scorrendo le parole della pagina, come se intendesse memorizzare ogni cosa, ogni singola lettera.
Si fermò a guardarlo meglio, perché innanzitutto non capita tutti i giorni di avere un dio nel proprio ristorante, specie uno tanto bello.
Forse sentendosi fortemente osservato alzò gli occhi incrociando quelli di Erin, che colta sul fatto distolse lo sguardo, fissando fuori dalla finestra.
"Vuoi chiedermi qualcosa?" La sua voce in realtà gli suggeriva di non chiedere un bel nulla e di lasciarlo leggere, ma fu più forte di lei.
"Ho letto molto, moltissimo su di voi, i miei genitori mi raccontavano favole sugli dei asgardiani, in cui tu ovviamente ne eri l'eterno antagonista, mi chiedo...perché? "
"Io sono il dio degli inganni Erin, tuttavia sono stato ingannato a mia volta per molto tempo, da quella che credevo fosse la mia famiglia"
"Se ti avessero detto la verità sarebbe stato diverso?"
"La verità non è sempre quella che speriamo, nel mio caso è stato scoprire di non essere Asgardiano, non di nascita almeno, sono cresciuto ad Asgard ma le mie vene sono colme di sangue Jotun, cosa che gli asgardiani non hanno visto di buon occhio"
La ragazza sentì una gran tristezza, sebbene il suo interlocutore raccontasse tutto con distaccata freddezza, come se stesse recitando o leggendo una parte senza la minima enfasi, poteva chiaramente scorgere del dolore in quelle splendide iridi verdi.
"Ma tu non...non che io li abbia mai visti di persona ma...non mi sembri un gigante di ghiaccio, voglio dire, sei alto nella media, la tua pelle è bianca...come...oh" realizzò infine.
"Ecco una ragione per cui anche Jotunheim mi ha abbandonato, solo un bastardo, un meticcio ai loro occhi, un qualcosa di malriuscito."
"Se tu sei malriuscito mi immagino quelli fatti bene" si trovò a pensare, prima di dare una vera risposta. "Per questo hai tanta rabbia, due chance di avere un tuo regno si sono sgretolate tra le tue mani, come una scultura di sabbia, chiunque ne sarebbe amareggiato."
Loki rimase sbalordito, per la prima volta qualcuno non lo stava incolpando, ma quasi giustificando.
"Tu mi capisci...?" si trovò a mormorare appena.
Come poteva una donna mortale appena conosciuta comprendere ciò che gli altri non avevano capito in secoli?
Loki sembrò destarsi di colpo, come dopo un sogno, distratto dalla campanella suonata dal cuoco,per segnalarle un piatto pronto da consegnare ad uno dei tavoli.
La ragazza corse immediatamente, mentre Loki osservò la sua figura avvicinarsi al bancone, consegnare la pietanza e sorridere con dolcezza al cliente, che facendo una battuta che il dio non udì, la fece ridere.
Erin fece per tornare al tavolo di Loki, ma lo trovò vuoto eccetto per lo stesso biglietto che lei vi aveva posto per riservare il tavolo.
Esaminando meglio il biglietto si accorse di una scritta a caratteri verdi ed eleganti.
"Ho preso in prestito i tuoi libri, spero non ti dispiaccia, a domani. Mr. L"
La ragazza sorrise,infilandosi il biglietto in tasca.

Il moro fece ritorno ad Asgard ed Heimdall vedendolo comparire davanti a se con una pila di libri in mano, alzò divertito un sopracciglio ma non disse nulla. Nella sua cella Loki si sentiva frustrato, come suo solito, i libri non durarono molto, li lesse tutto d'un fiato, saltando addirittura la cena.
Il sonno sembrava ormai ignorarlo del tutto, lasciandolo a fissare il solito soffitto.
Si rigirò innumerevoli volte nel suo letto, sospirando e sbuffando, il giorno pareva non arrivare più.
Si chiese se la mortale avesse problemi a dormire, avrebbe voluto parlarle, per far passare il tempo.
A quel pensiero si diede una sonora pacca sulla fronte.
“Mortale! Loki, cosa non capisci di questa parola? Lei ti è inferiore, non meriterebbe nemmeno il tuo sguardo. Una volta finito il suo compito sarà inutile come gli altri.”
Si disse per darsi un tono.

Intanto sulla Terra, Erin si fece una delle sue consuete docce calde.
Sorrise tra se e se, da bambina nella sua dolce ingenuità diceva con sua madre che un giorno avrebbe incontrato il principe Thor e lo avrebbe sposato.
"Che stupida che ero!"
Scoppiò a ridere, non riuscendo a trattenersi.
Si mise il pigiama , mi se in microonde la cena e accese la tv.
Non era passato molto dal disastro che gli alieni avevano causato, che Loki aveva causato, solo all'incirca 6 mesi, la città era tutta un cantiere e la gente raccontava ancora della paura avuta, narrava i propri aneddoti e esprimeva con aggettivi assai coloriti il proprio disprezzo verso il moro asgardiano. Divorata la cena, guardò un film finendo per addormentarsi sul divano.
Si svegliò di soprassalto, scoprendosi in ritardo al lavoro.
Si preparò più in fretta possibile, con i capelli scarmigliati e vestita a casaccio.
Fece la strada quasi di corsa e ringraziò di abitare a pochi passi dal luogo di lavoro.
Entrò a grandi passi,indossò il grembiule e mise nella tasca il blocchetto per segnare le ordinazioni. Scrisse il biglietto che successivamente andò a posare al tavolo dove sapeva si sarebbe seduto Loki, vi poggiò anche altri libri. Servì innumerevoli colazioni ,altrettanti pranzi e aspettò impaziente le cinque del pomeriggio.
Senza accorgersene si mordicchiò le unghie, si diede poi una sberletta sulla guancia, aveva promesso a se stessa che non le avrebbe più mangiate.
Quando finalmente vide entrare quell'oscura figura dalla porta tirò un sospiro di sollievo, avrebbe voluto saltellare, invece si sistemò il grembiule e si sciolse i capelli.
Loki non andò subito al tavolo, si fermò sulla porta a guardare Erin e senza accorgersene le sorrise.
Le riconsegnò i libri.
"Mi sono stati d'aiuto, grazie,ti ho portato qualcosa anche io."
Tirò fuori dei libri abbastanza sottili, ma con le copertine finemente ricamate e un libro più grosso e più vecchio degli altri.
"Mi hai raccontato che ti venivano raccontate delle favole su di noi, così ti ho portato i libri di storielle che Madre leggeva a me e a Thor da piccoli."
"Grazie, è un pensiero molto dolce."
Lo era eccome, avrebbe potuto portare qualche noioso tomo polveroso, invece aveva scelto qualcosa di piacevole.
"Spero le troverai gradevoli."
Lei annuì semplicemente invitandolo a sedersi. Parlarono di Asgard, della Terra, Loki le illustrò i nove mondi aiutandosi con i disegni presi dai libri di favole, per farle capire meglio.
La serata fu piacevole e tranquilla.
Erin sentì un gran senso di vuoto quando Loki lasciò il ristorante, un'ora passava troppo in fretta, veramente troppo.
Passarono diversi giorni e i due cominciarono ad apprezzare i momenti di scambio culturale, sebbene brevi.
Quando Loki faceva ritorno a quella che ormai era la sua stanza non vedeva l’ora di uscirne.
Un mattino il Dio udì dei passi mentre leggeva l’ennesimo libro prestatogli da Erin.
“Madre!” balzò in piedi, nascondendo il libro.
“Mi è giunta voce che hai fatto amicizia con un’umana ,Loki.” Disse lei con la solita calma che la caratterizzava.
“Tzk. Heimdall fa ancora la spia a quanto pare. E non è mia amica.” Rispose lui, acido.
"Loki,non fingere con me... Tuo padre non ti concederà più di scendere su Midgard, mi dispiace." Disse addolorata.
"Cosa?" Chiese con un filo di voce ,ma carico d'ira.
"Non puoi tornare a vederla Loki"
Lo sapeva, sentiva che se avesse mostrato gioia e sollievo nel visitare la Terra, Odino gliel'avrebbe fatta pagare.
Che avrebbe pensato Erin non vedendolo più varcare la soglia del ristorante?
Si sarebbe sentita usata, come un vecchio giocattolo di cui il principino si era stufato.
Per quando Loki avrebbe voluto che la cosa non lo turbasse, in realtà era tutto il contrario.
"Cercate di convincerlo, vi prego... " appoggiò i palmi contro la parete trasparente della cella, cercando di ricacciare le lacrime.
"Ci ho già provato Loki, mi spiace" detto ciò uscì dalle prigioni, lasciando il dio nello sconforto più totale. "Mi dispiace Erin, perdonami."
Si rifiutò di bere e mangiare, dormire, perfino i suoi libri rimasero intoccati, non si alzò nemmeno dal letto.
Non appena la notizia giunse alle orecchie nel suo fratellastro, si diresse subito nelle prigioni per recargli visita. Loki sentì chiaramente i passi del dio del tuono avvicinarsi e rimbombare in corridoio, si voltò nel letto, per non vederlo.
"Loki, ho bisogno di parlarti." Diretto e delicato come al solito.
"Parla pure, ma non credere che ti ascolti”.
"Cerco di aiutarti, ho saputo la notizia da Heimdall”.
"Sempre la solita spia, gli caverò quegli occhi un giorno! "
"So che non puoi più vedere la tua amica mortale, ti capisco fratello, io-"
"No! Tu non puoi capire! Lei... penserà che io sia un mostro... ma, in effetti, è ciò che sono!" Urlò con le lacrime agli occhi, alzandosi in piedi e barcollando per la mancanza di forze.
"Posso capire invece, anche Jane è lontana da me, forse nemmeno mi aspetta ancora... ma Loki..."
si avvicinò al vetro "se rivederla ti toglierà da questo stato, farò il possibile”.
"E come, figlio di Odino? Tuo padre mi ha impedito di andare a Midgard!”.
"Non ho detto che sarai tu ad andare da lei!" Fece un sorrisetto furbo prima di voltarsi e andarsene.
Loki rimase immobile, sbalordito.
Si mise a sedere incredulo e si trovò a sorridere debolmente, pensando che l'avrebbe forse rivista, ma tornò subito alla realtà, gli umani non erano tollerati ad Asgard.
Sarebbe dovuto evadere, ma le pareti della sua prigione non potevano essere sfondate.
Non aveva un briciolo di potere in corpo, era così debole che anche solo respirare gli era faticoso.
Si distese fissando ancora il soffitto, come se ci fosse inciso una risposta, una soluzione.

Erin fissò ancora una volta la porta.
"Sarà solo un po' in ritardo" pensò.
Dopo un'ora cominciò a essere ansiosa, ma il suo continuo guardare in quella direzione non lo avrebbe fatto apparire, anche perché il dio quel giorno non si presentò, esattamente come nei seguenti cinque. La ragazza continuava a torturarsi la mente, sommergendola di domande, chiedendosi se avesse fatto lei qualcosa di sbagliato, se lui si fosse semplicemente seccato di lei, o se forse Odino aveva deciso che il suo apprendimento fosse giunto al termine.
"Così senza in preavviso... un addio... "
Al lavoro si sforzo di sorridere, ma il suo morale era sotto i piedi.
Passò una settimana senza che Loki si presentasse da lei, che oramai non faceva altro che mangiare gelato e guardare film comici, che non la riuscivano a far ridere.
La sera dell'ottavo giorno la passò guardando le stelle dalla finestra della sua camera.
"Chissà dov'è Asgard...quanto sarà lontano quel mondo...dove sei...?"

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