I tokio hotel non mi appartengono e non voglio dare
rappresentazione veriteria dei loro caratteri ne tanto meno offendere qualcuno,
non scrivo a scopo di lucro. E' tutto frutto della mia fantasia. Ok questa è la
prima volta che scrivo una fan fiction, non so come mi sia venuto in mente di
iniziare, semplicemente ho avuto una sorta di ispirazione ascoltando le canzoni
dei Tokio. Ne ho citate 2: la prima è Schrei, la seconda è Scream. Sono nervosa,
non sapevo se avrei mai trovato il coraggio di pubblicarla un giorno, ma ormai è
fatta e non si può più tornare in dietro. Spero di non annoiarvi troppo.
„Du
stehst auf Und kriegst gesagt wohin du gehen sollst Wenn du da bist
Hörst du auch noch was du denken sollst Danke das war mal wieder echt´n
geiler Tag Du sagst nichts Schrei Und keiner fragt dich Sag mal
willst du das „
Sulle
note di questa canzone un altro maledetto lunedì spalancò le sue porte di fronte
a me. Odiavo quel gruppo idiota seguito da ragazzine altrettanto idiote, i … si
… insomma i Tokio Hotel….
Forse ero l’unica alla quale in questo
periodo non venisse subito in mente il nome di quei 4 ragazzetti tutti piercing
e tatuaggi. Ma quella canzone alla fine non mi dispiaceva più di tanto.
Quell’istrice dotato di microfono era riuscito a cantare le sensazioni che
provavo ogni lunedì mattina.
Come
di consueto raccolsi i miei capelli increspati e gonfiati dall’umido invernale
in una coda alta, indossai jeans e maglione largo, bevvi contro voglia la solita
tazza di caffè, detti qualche morso ad un biscotto e mi incamminai verso la
tortura quotidiana.
Varcai
il cancello di scuola e mi feci spazio tra quella massa di galline a galletti
che interagiva ipocritamente come ogni mattina.
La
specie femminile è contraddistinta da ballerine di ogni colore, jeans
rigorosamente firmati, se non ostenti la tua ricchezza del resto , come puoi
frequentare una scuola privata? Giacchettine striminzite, che non ho mai capito
come potessero sopportare dati i 5 gradi perenni della stagione, e messa in
piega caratterizzata da frangia sopra gli occhi. In fondo mica gli servivano
quegli organi? Cioè: di sicuro non per studiare… E ovviamente l’immancabile
sigaretta che ognuna di loro si portava alle labbra con fare da diva come per
dire: guardate come sono favolosa! So persino fumare!
Poi
arrivano loro: gli appartenenti alla specie maschile… Con fare barcollante si
avvicinano alle porte dell’ edificio individui strafottenti con occhiali da sole
che non spariscono nemmeno se un nubifragio si abbatte sulla città, jeans che si
fermano sotto le natiche coperte da mutande stragriffate e stessa frangia
ripresa dalla specie femminile alla quale ormai sono sempre più
simili…
“Watch
out! Stay awake, they're lurking Obsess you, they are always working
Promising everything you never asked for And one day it'll be too late
and you'll beg for more “
Quella
mattina questa massa omologata emanava un brusio più fastidioso del
solito…
Che
cosa c’era di importante da raccontarsi? Qualcuno si era fatto la manicure?
Qualcuno aveva la macchina nuova da sfoggiare? O semplicemente qualcuno si era
spezzato un’unghia?
AHHHHHHHHHHHHHHHH
nooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!
Ora
ricordo! L’ istrice che ho menzionato prima verrà a frequentare questa scuola
per un mese! O mio Dio… Herr Bill Kaulitz, cantante dei Tokio Hotel se ne
rimarrà qui per studiare inglese e italiano data la mediocrità dei suoi discorsi
in pubblico durante i concerti inspiegabilmente sempre sold out…Ma cercherò di
non pensarci fino a quando non mi sarà più possibile. Ma in fondo manca ancora
qualche settimana al fatidico giorno, anche se per le galline è come se già lui
fosse qui.
Purtroppo
il nostro istituto è uno dei più prestigiosi in Italia e la “venue” del concerto
è poco distante da qui.
A
stento raggiungo la mia classe e per mia sfortuna incrocio gli occhi di Linda
che sono gli stessi che fissavano quelli del ragazzo per il quale avevo
stupidamente perso la testa tempo fa, nel suo letto davanti a me e poche ore
dopo che mi aveva baciata .
Mi
saluta falsamente e io faccio un cenno svogliato con il capo… La sua scorta di
ochette personale la circonda e tra gridolini e starnazzi continuano a parlare
di lui… Di quel cantante mezz’uomo che tra poco le avrebbe fatte impazzire con
un solo sguardo.
“Fai
vedere questa gonna Linda, wow è spettacolare… alla fine opterai per questa per far capitolare
Bill?” chiede una.
“Ehi
no giù le mani, lui è mio guardate che taglio di capelli andrò a farmi a posta
per lui” grida un’altra porgendo una rivista sotto gli occhi del
gruppetto.
“
E tu Gin che pensi di fare per farti degnare di uno sguardo? Punterai su quel
bel maglione… diciamo… ehm… vintage…”
Mi rivolse la parolaLa Strega Linda facendo scoppiare
le altre in una risata che per poco non fece tremare le pareti. Del resto come
si poteva non ridere di cotanta simpatia!
Con
un sorrisetto di compassione non risposi e mi portai all’orecchio le cuffie
dell’MP3 sperando di confondere con le note di qualche canzone allegra i
discorsi insensati di quelle povere sciocche senza
speranza.
Finalmente
arrivò l’intervallo ciò vuol dire che metà mattinata era trascorsa e con l’unica
persona con la quale riesco ad andare d’accordo, Brigitte, mi incamminai verso
il corridoio… Scendemmo per le scale e mentre ero intenta a guardare il mio
panino che già stavo divorando con gli occhi e ad ascoltare le ultime avventure
della mia unica amica e del fidanzato sentii il vuoto sotto il mio piede…
Non
capivo cosa stesse succedendo, ma mentre stavo realizzando di star per fare una
delle più grandi figurette che possano esistere mi accinsi a reggermi alla
ringhiera, ma le mie mani erano inspiegabilmente occupate… una teneva la mia
merenda e l’altra dei quaderni dei quali dovevo fare delle fotocopie. Ok non
c’era niente da fare, la tua ora stava arrivando, è vero non sei mai stata
integrata qua dentro, ma quella era davvero la fine. Sarai presa di mira… Già
immaginavo le parole della strega: “ allora cosa si prova a tuffarsi dalle
scale?” oppure: “ attenta a dove metti i piedi stavolta”.
Ormai
rassegnata chiusi gli occhi e sperai almeno che il mio panino si salvasse e che
il mio ampio maglione riuscisse ad attutire il colpo… la discesa rovinosa verso
il suolo era iniziata quando ad un certo punto sentii una voce proveniente da
davanti a me gridare “ ehi attenta!” e miracolosamente il mio corpo venne
accolto tra le braccia di un angelo… si doveva essere un angelo per essere
capitato li in quel momento!
Aprii
gli occhi e mi trovai abbracciata ad un individuo esile ma alto, altissimo che
non riconobbi ma che riusciva ad emergere dalla massa.. Non faceva parte di
loro… Il suo corpo emanava un profumo straordinario, forte ma dolce e raffinato,
un misto tra vaniglia e zucchero a velo. Ancora non avevo visto il suo volto, ma
stavo continuando ad assaporare quella fragranza che ormai non avrei tolto dal
mio naso per tutto il giorno. Finalmente lasciai andare la presa visto che ormai
ero stata tratta in salvo da quello
sconosciuto che ormai chiamerò Angelo e posai i miei occhi sul suo volto
che sembrava volesse celare alla vista altrui. Portava grandi occhiali da sole
che coprivano quasi tutto il suo piccolo viso e un cappellino di lana dal quale
sbucavano lunghe ciocche di capelli scuri liscissimi. La sua bocca si aprì in un
sorriso smagliante e pronunciò alcune parole:” tutto ok?”
“Si
grazie “ risposi io… neanche il tempo di poter dire altro che già, dopo aver
emesso un risolino, mi voltò le spalle ed
uscì dall’edificio.
Ma
chi era? Perché non lo avevo mai visto? Perché non gli avevo detto altro? Perché
avevo ancora il suo profumo addosso? E soprattutto: perché diamine il tuo viso
stava prendendo improvvisamente fuoco?
Ancora
assorta nei miei pensieri mi sentii osservata; infatti avevo puntati di fronte a
me gli occhioni verdi di Brigy che mi scosse e mi chiese come stavo. Io le dissi
che andava tutto bene e se conosceva chi era il tizio apparso prima per
miracolo. “non ne ho idea, non l’ho visto bene, boh forse un nuovo iscritto!”
Rispose lei facendo spallucce. Con l’immagine di lui in mente mi allontanai
insieme alla mia compagna verso l’ aula per le ultime tre infinite ore di
lezione. Il suono incessante di quella tanto adorata campanella mi allontanò dal
pensiero del mio Angelo e mi fece scattare in piedi pronta ad incamminarmi verso
casa. Salutai Brigy e mi allontanai.
In quegli ultimi giorni io e lei
scherzammo molto sull’episodio delle scale e fantasticammo sul come sarebbe
andata se fossi caduta davvero. Brigitte è la mia migliore amica, con lei posso
parlare di tutto, anche lei odia la “massa” che ci circonda a scuola. Andiamo
d’accordo su tutto e abbiamo molto in comune. Tranne una cosa: i Tokio Hotel.
Anche lei è stata catturata dal vortice che da questa estate non fa che girare
per le radio, per le tv, per le strade ed esce fuori dalle bocche di ragazzine
sognanti.
Non
lo avrebbe mai ammesso ma anche lei come le galline stava segnando sul diario i
giorni che mancavano a quello in cui lo pseudo cantante avrebbe varcato la
soglia della nostra scuola.
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