Until we fall

di Fateless
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Always ***
Capitolo 2: *** Sin. ***
Capitolo 3: *** Sorry. ***
Capitolo 4: *** Welcome back. ***
Capitolo 5: *** Fake. ***
Capitolo 6: *** Who. ***
Capitolo 7: *** Promise. ***
Capitolo 8: *** What. ***



Capitolo 1
*** Always ***


Always.
Prologo.


Questa fanfiction è il seguito della precedente: “Life in flames”, se non l’avete letta prima, vi pregherei di leggerla prima di dedicarvi alla lettura di questa. 
Ho deciso di scrivere un piccolo prologo, spero vi piaccia. 

 
 
-Oh si, vai così- sento un tonfo abbastanza forte, ma è buio e non capisco.
-no, non va bene così.. Ahia cazzo che testata- ecco appunto, svelato il mistero. 
-Danny devi…- 
-ci sto provando cazzo ma tu dovresti..-
-dovrei cosa…-
-alzati leggermente e allargati-
-ma c’è il muro, più di così non riesco ad aprire- 
-ok, aspetta che provo..- un rumore di coperte, le sue mani che mi sfiorano i fianchi.
-s-si, ce l’abbiamo fatta- dopo numerosi tentativi finalmente lo sento dentro.
-oh Ben… oh Ben-  geme. 
-più veloce ti prego- ansimo. 
-cristo santo Ben ti pare il momento? Non è così facile- dice a denti stretti. 
-ecco così- 
-si…si..-
Sento la tendina della cuccetta spostarsi e in una frazione di secondi io e Danny ci ritroviamo a terra. E subito dopo cade giù anche la coperta che ci copre interamente. 
-meno male che ci è caduta questa cosa in testa- sussurra- non voglio che qualcuno ci veda mentre tu sei con il mio cazzo tra le tue chiappe- continua ridendo.
-spera che non passi nessuno per il corridoio- rido.
-ormai vi ho visti- Sam si avvicina e alza un lembo di lenzuolo e ci sorride- e sentiti- prosegue- non è facile trombare nelle cuccette del tour bus vero?- ride.
-assolutamente no, troppo piccole- risponde Danny alzandosi e coprendosi. 
-vi lascio ai vostri sporchi lavori- dice afferrando la sua giacca sopra il suo letto e se ne va.
-gli altri sono fuori?- chiede Danny a Sam ormai in lontananza.
-si, tornano stasera, mentre io torno domani mattina- esce da tour bus senza nemmeno voltarsi e salutarci e se ne va. Mi sento osservato e mi volto verso il vocalist.
-siamo soli- mormora facendo un sorrisino malizioso.
-come mai quella faccia da stupratore assassino?- 
-indovina- sento le sue mani prendermi con forza i fianchi e portarmi sul divanetto. 
 
 
 
 
 
Mi alzo dolorante dal divano scomodo e di un colore indefinito e mi stiracchio, vado verso la mia cuccetta e mi metto un paio di boxer. Danny è diventato un assatanato di sesso e, non è che la cosa mi dispiaccia, ma d’altronde sono io che vengo "torturato" tutte le volte. 
-Ben torna qui!- urla con la sua voce che col tempo  è cambiata, è diventata roca. 
-scordatelo- rispondo urlando e ridendo.
Sento i suoi passi farsi sempre più vicini finchè si siede sul letto e mi guarda mentre mi rivesto. Gli sorrido e lui ricambia, ma la sua presenza mi inquieta assai, mi fissa e mi mette ansia.
-che cazzo fai- chiedo ridendo.
-niente, ti osservo- sorride e vedo apparire delle bellissime fossette sulle sue guance.
-ecco appunto, smettila- 
-va bene- si sdraia e chiude gli occhi.
-stasera usciamo?- chiede mantenendo gli occhi serrati.
Poi ripenso alle serate precedenti e il mio sorriso svanisce. Danny quando beve non la smette più, e non sopporto più questa situazione. Si ubriaca a tal punto di cadere per terra e vomitare. Non mi vuole nemmeno dire il motivo per cui si sta rovinando, non parla più con me, non dialoghiamo come prima. Prima era diverso.  Eravamo una cosa sola, in sintonia, in simbiosi. Io gli dicevo cosa non andava e lui faceva lo stesso. Un rapporto di fiducia reciproca, ecco cos'era. 
Mi intrufolo nella cuccetta insieme a lui e gli do un bacio sulla guancia. 
-solo se mi prometti che non ti ubriacherai come le altre innumerevoli volte- mormoro.
Lo sento sospirare e vedo il suo petto fare su e giù.
-questo non te lo posso promettere- ride amaramente e abbassa lo sguardo facendosi serio.
-perchè?- ora voglio una spiegazione, devo. 
Mi scansa un po' ed esce dalla cuccetta. 
-self-distruction is such a pretty little thing- mi sorride ed esce dal tour bus lasciandomi solo, seduto su un sudicio materasso con i miei dubbi e le mie mille cose da dire, domande da fare. Con le mie parole non dette ancora una volta. 

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Capitolo 2
*** Sin. ***


Sin.
 
L'insegna fluorescente illumina la facciata del locale. Scendo controvoglia dalla macchina cercando però di non far notare agli altri il mio disinteressamento e mi stampo un sorriso finto in faccia. Sospiro quando vedo uscire dal pub due ragazze svestite che traballano ridendo. Sarà una nottata lunga. Poi mi volto verso Danny, sta chiacchierando con un tipo che onestamente non riconosco. Si guarda intorno numerose volte e poi con un gesto veloce noto che afferra una bustina dallo sconosciuto e se la nasconde immediatamente nella tasca dei pantaloni. Sospiro di nuovo. Ho già capito che stasera sarà come le altre volte: Alcolici, tavolino riservato, una buona dose di coca, alcolici, vomito sui miei piedi, io che lo riporto sul tour bus. Serata interessante direi. Forse potrei unirmi a lui come le altre rare volte, ma ho paura che accada qualcosa quindi meglio di no... l'ultima cosa che voglio è finire nei guai. 
-Dai Ben apri la porta che inizia il divertimento- mi sussura il vocalist all'orecchio indicandomi l'ingresso. Spingo la porta con forza e vengo colpito da un'ondata di caldo, d'altronde è febbraio e fuori la temperatura non è delle migliori. L'odore è un misto di vino e alcol pungente. La musica è molto alta e mi sta già venendo il mal di testa. Mi addentro tra la folla e raggiungo a spintonate il bancone, seguito dagli altri. 
-hey- Danny alza un braccio e fischietta per attirare l'attenzione della ragazza al bancone - vogliamo un tavolo.- 
-tutti occupati- risponde secca masticando la sua chewing gum.
-non me ne frega un cazzo, ho bisogno di un tavolo- 
-avanti non serve- mi intrometto, ma poi il vocalist mi lancia un'occhiataccia e io mi zittisco all'istante.
-paga allora- sorride maliziosa- coi soldi si risolve tutto- 
Worsnop rovista nella giacca tirando fuori trionfante qualche banconota porgendogliela.
Lei le afferra con le sue mani con unghie laccate di rosso.
-prego seguitemi- Proseguiamo immergendoci nella folla finchè non ci troviamo una tendina color beige davanti a noi, Danny la scosta senza nessuna cura e si mette seduto sul divanetto in finta pelle. 
-che volete?- chiede la ragazza controvoglia. 
-due bottiglie di whiskey, due di vodka e cinque birre- risponde il cantante sorridente. 
Mi siedo di fronte a lui, mentre James e Cam si siedono vicini. Poi la tenda si scosta di nuovo e appaioni Jack e Zack, due ragazzi che ormai conosciamo da una vita, che si accomodano. 
Il tempo scorre lento, troppo, bevo l'ultimo goccio della mia birra e appoggio la mia bottiglia al tavolo. Danny ha già finito una bottiglia di Jack Daniel's e la sua lucidità sta leggermente andando a farsi fottere. Mi osserva per un istante e mi sorride. Rimango incantato a guardare i suoi occhi che a causa dell'alcol si sono arrossati, corruga leggermente le sopracciglia sembrando quasi triste. 
Si alza lentamente dalla sedia e se ne va diretto verso il bagno allora decido di seguirlo alzandomi a mia volta. 
Continua dritto, ancora dritto e poi svolta a destra, in un piccolo spazio isolato e silenzioso, dopodichè si gira verso di me e mi sorride maliziosamente. 
-Ben- mormora. 
-Danny- sussurro avvicinandomi lentamente e con cautela verso di lui baciandogli il collo e leccando delicatamente. Si sta eccitando lo sento, il respiro si affanna. sposto una mano accarezzandogli il petto per poi scendere verso il basso fino al cavallo dei jeans. Lo palpo un po' e poi lentamente muovo la mano in direzione della tasca destra. Infilo la mano e posso toccare la bustina di plastina. Devo riuscire ad afferrarla e prenderla. Non voglio che si faccia del male anche stanotte. Ce l'ho quasi fatta, continuo a guardarlo negli occhi verdi e limpidi ma stanchi, finchè d'un tratto si allontana e mi toglie la mano dalla tasca.
-lasciami stare- dice guardandomi serio ed io mi sento terribilmente in colpa, forse dovrei lasciarlo vivere la vita che vuole. 
-perchè, perchè non ti fai aiutare da me, perchè ti rovini- 
-quello che faccio non sono affari tuoi- quelle parole mi arrivano come un proiettile in petto, e sono dolorose da mandare un giù. 
-io ti amo- sussurro abbassando lo sguardo e sento le lacrime riempirmi gli occhi.
-questo non c'entra- dice sprezzante.
Alzo la testa di scatto e gli mollo uno schiaffo che schiocca sonoro quando il mio palmo arriva a contatto con la sua guancia. 
Sento la rabbia salirmi in corpo e me ne vado ritornando al tavolo. Potrei benissimo tornarmene nel tour bus, ma stasera se lui si distrugge lo farò anche io, voglio che provi sulla sua pelle ciò che provo io nel vederlo in determinate situazioni. Voglio che soffra come soffro io. Ma potrà sentire queste sensazioni solo se mi ama veramente, solo se quel cuore batte veramente per me. 
Frugo nella mia giacca e prendo qualche banconota mostrandola a Jack, so che ha della roba, ne sono sicuro, gli faccio un cenno con il capo e lui capisce, afferra i soldi senza esitazione e mi porge una bustina di polverina bianca. Non ho paura, l'ho già fatto molte volte, la apro e ne estraggo il contenuto sistemandolo sulla superficia piana facendo delle strisce con l'aiuto di una lametta. Sento gli occhi del mio cantante su di me. Mi mette agitazione e sento il senso di colpa opprimermi il petto. Arrotolo con calma una banconota e l'appoggio alla narice. E senza pensarci troppo, senza nessun rimpianto inalo una striscia, in velocità. Alzo il capo fino ad incontrare gli occhi del vocalist che esprimono tristezza. Cosa ho fatto. 
L'hai colpito Ben, non è quello che volevi? Penso. Ci sei riuscito. Congratulazioni. 
Continuo, inalo ancora e ancora, deve soffrire, deve amarmi, deve capire. Trattengo le lacrime ma una mi riga il volto e prima che qualcuno, che lui se ne accorga la asciugo. Maschero tutto dietro un finto sorriso e torno ad osservarlo. 
Lo osservo con un finto trionfo...
Allunga la mano verso una bottiglia di vodka e beve un lungo sorso che sembra non finire. 
Così lo faccio anche io, prendo con forza una bottiglia e trangugio giù il contenuto che mi brucia in gola, scende fluido e fiammante. Poi mi accendo una sigaretta e aspiro più che posso facendo uscire fumo che colpisce il volto di Danny che impassibile non chiude nemmeno gli occhi per il fastidio. Forse non mi ama... non gli interessa che io mi autodistrugga....
sento una morsa allo stomaco, dolorosa, l'ansia sale e mi blocca il respiro. Devo uscire di qui. Mi alzo velocemente e corro verso l'uscita, scansando le persone che mi si parano davanti. Apro con violenza la porta e appena esco respiro a pieni polmoni più aria possibile. Mi gira la testa, la coca fa effetto, rido come un ebete e vomito. Mi libero ma l'ansia è ancora lì bloccata. Vomito anche l'anima e fa male da morire, ho il diaframma a pezzi e la gola mi brucia. Mi alzo a fatica dall'asfalto e mi trascino alla parete esterna del locale e mi siedo. Sono così stanco, così a pezzi. I miei occhi non riescono a stare aperti, mi sento morto, morto dentro. Voglio che tutto torni come prima, come tempo fa, come quando c'eravamo solo io e lui. Niente altro. A volte ripenso ad Alexandria, mi manca, vorrei abbraccia e stringerla forte, baciarle la fronte e dirle che andrà tutto bene. Addormentarmi con lei, come quando si accoccolava a me quando era strafatta e piangeva dalla depressione. Invece non c'è, e a colmare il suo vuoto Danny, il mio unico amore. 
Un conato mi assale, vomito ancora e non riesco a trattenere le lacrime. 
Non voglio che gli accada qualcosa. O potrei morire anche io. 
La porta del locale si apre e mi ritrovo davanti Danny barcollante che si siede accanto a me.
-Ben- sussurra, ha la voce impastata.
-stai zitto cazzo, taci- 
Lo sento ridere ed è così fastidioso.
-tu sei un coglione- mormora ridendo. Ha bevuto ancora.
-smettila-
-sei coglione perchè- sospira- perchè tu ti uccidi per me....- scoppia in una risata che mi inquieta.
-Danny sei ubriaco-
-lo so, e mi piace, perchè non me ne fotte un cazzo se muoio- sorride amaramente- lo merito-
-che cazzo dici smettila-
-lasciami, non rovinarti per me- sussurra.
-per piacere andiamo nel tourbus- dico stanco, stanco di sentire queste stronzate. Mi alzo  e mi pulisco i pantaloni ma mi sento strattonare il braccio.
Il vocalist si alza traballante e si appende a me, come se fossi un'ancora. 
-baciami per l'ultima volta- mormora guardandomi dritto negli occhi. 
-che cazzo dici!- urlo, non capisco. 
-tu non meriti me, io non sono una bella persona...- abbassa lo sguardo e noto due lacrime rigargli il volto.
-smettila- 
-I am corruption, I am sin. Forget my name. Forget my face.- mi sussurra all'orecchio ridendo. E la sua risata è così amara  e irritante da inquietarmi. 

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Capitolo 3
*** Sorry. ***


Sorry.
Un raggio di sole mi colpisce violentemente il volto svegliandomi. Apro a fatica gli occhi che mi sembrano incollati e li stropiccio con le mani. Mi sono addormentato sul divanetto. Mi pento di non essermi sistemato nella mia cuccetta stanotte, ora non avrei questo forte mal di schiena e avrei evitato i maledetti raggi di sole.
Tanto amore per la pioggia.
Non so dove io riesca a trovare la forza, ma dopo pochi istanti mi alzo e mi stiracchio. Vado nel corridoio delle cuccette e la tenda di una di queste si scosta. Rimango fermo per qualche secondo, non so nemmeno il motivo, subito dopo dalla cuccetta esce Danny vestito dei suoi boxer. Solo dopo un po' si accorge della mia presenza, si volta e mi sorride dolcemente, io tento di ricambiare, ma non riesco a dimenticare ciò che è accaduto stanotte. E' ancora tutto vivido e impresso nella mia mente. 
Ricomincio a camminare in quel piccolo spazio per dirigermi in bagno.
-posso passare?- gli chiedo scocciato. Lui mi guarda negli occhi e mi accarezza una ciocca di capelli, mi sfiora una guancia e mi bacia. Quel bacio però mi infastidisce, non è giusto, non voglio. 
Perchè si comporta così?
Mi stinge a se' tenendomi per i fianchi e facendomi sbattere piano contro la parete alle mie spalle. 
-Ben, ti voglio- mi sussurra all'orecchio. Intanto posso sentire la sua eccitazione scontrarsi con la mia, ma non voglio. Non deve. E' sbagliato. 
Appoggio i palmi delle mani sul suo petto e lo allontano da me ritrovandomi poi i suo occhi perplessi addosso.
-e questo?- chiede confuso.
-ti ubriachi, mi tratti come un pezzo di merda e poi il giorno dopo vieni da me con l'intenzione di portarmi a letto- dico tutto d'un fiato- mi spiace ma non ci riesco-
-voglio solo evitare litigi, tutto qui-abbassa lo sguardo e inizia a torturarsi le dita delle mani.
-dovresti crescere non credi?- sputo queste parole come fossero veleno e lo colpiscono, lo vedo, poichè torna a guardarmi negli occhi, afferra un paio di jeans e una maglietta sopra il materasso dietro di me e se ne va. Lasciandomi da solo con il mio senso di colpa.
Sento le lacrime salirmi agli occhi e vorrebbero solo che le lasciassi scivolare libere.
-successo qualcosa?- James si avvicina piano e mi alza il viso. Mi sento un bambino.
-no- 
-ho visto Danny uscire da tour bus in fretta- 
-lascia stare è colpa mia- dico infastidito.
-ieri si è ubriacato e oggi ha fatto finta che non fosse successo nulla vero?- chiede accendendosi una sigaretta.
-esatto, io voglio solo che mi dica il motivo di tutto ciò, non credi che me lo deva dopo tutto?- mi passo una mano tra i capelli e sospiro profondamente. Mi guarda in silenzio per qualche istante poi va in cucina e si siede con la sua sigaretta tra le dita.
-che altro c'è?- continua.
-nulla-mento. 
-ti conosco- ride- non raccontarmi balle.-
Lo raggiungo camminando lentamente, cercando di non fare nessun minimo rumore e mi siedo accanto a lui. 
-nulla- ripeto.
-dimmelo guardandomi negli occhi- sussurra, e posso sentire il suo fiato colpirmi il viso.
-io...- distolgo lo sguardo immediatamente, non ce la faccio.
-visto? Non sai mentire- ride aspirando un po' di tabacco-avanti dimmi-
Si avvicina un po' di più a me e sento una strana sensazione dentro, allo stomaco. Il terreno è come se mi crollasse da sotto i piedi, e mi sento bene.
-Ben? Vuoi continuare a fissarmi ancora o ti decidi a parlare?- mi sorride con una dolcezza indescrivibile che mi paralizza momentaneamente. Poi succede qualcosa di strano, subito si fa serio e contemporaneamente i nostri volti si avvicinano e succede. Sento le sue labbra sfiorare le mie e mi sembra il paradiso. 
Cosa sto facendo? 
Le sue mani mi stringono a lui per i fianchi e lo sento scendere e baciarmi il collo per poi risalire. Non riesco a fermarmi, mi piace da morire. Salgo sopra di lui e ritorno a baciare le sue labbra. Sento i suoi sospiri sul collo e mi eccita. Gli accarezzo i capelli mentre lui mi toglie la maglia gettandola al terreno. Mi lecca il petto e io gli tolgo la maglia velocemente. 
Mi osserva, e i nostri sguardi si inrociano, gli sorrido ed è lì che capisco lo sbaglio che sto compiendo. Mi faccio serio all'istante e mi alzo, raccolgo la maglietta e la indosso mentre lui abbassa lo sguardo.
Sono un coglione. 
-scusa- sussurro prima di uscire dal tour bus.
Comincio a correre più veloce che posso, devo trovare Danny, non può essere andato lontano. Poi mi ricordo: a 19 anni siamo venuti qui con un paio di amici, e avevamo trovato un posto bellissimo, perfetto, lontano dagli occhi indiscreti della gente e tranquillo, dove si potesse stare insieme a fare gli stupidi, a bere e fumare. Mi fermo e tento di orientarmi, anche se sono in difficoltà. Continuo a correre, svolto a sinistra per una stradina deserta sbucando poi per un vicolo silenzioso e illuminato dal sole. Cammino tentando di riconoscere qualcosa di vagamente familiare e poi mi accorgo di un locale già visto prima, a quest'ora chiuso, dall'altra parte della strada. Attraverso la strada e svolto a destra. Dovrei essere vicino, proseguo sempre dritto, finchè mi ritrovo in viale alberato. mi osservo intorno e riconosco il parco il lontananza. Mi avvicino più velocemente possibile e seduto, appoggiato ad una quercia imponente lo vedo. Un ragazzo di spalle. Danny. 
Lentamente cammino sull'erba, spiaccicando allegre e candide margherite. Ho quasi paura di fiatare, di respirare. Mi siedo con cautela accanto a lui e con la coda dell'occhio vedo che si è voltato verso di me e mi osserva. 
-che ci fai qui- dice scocciato.
Mi giro verso di lui e i nostri sguardi si incrociano.
-niente- mormoro.
-dovresti chiedermi scusa- 
-per cosa, quello che ho detto è solo la verità- 
-è vero...- sussurra sorridendomi.
-perchè sorridi?- 
-per non piangere- risponde calmo.
-perchè dovresti piangere?- gli prendo una mano e la accarezzo, sfioro i suoi tatuaggi sul dorso, sulle nocche e sorrido senza rendermene conto.
-ma non lo vedi?- ride amaramente-sono un fallimento-
-chi te l'ha detto- lo sfido con lo sguardo.
-lo so e basta.- si riprende la sua mano e io mi metto ad osservarlo.
Rimaniamo per qualche istante in silenzio, tutto tace e mi sento profondamente a disagio. 
-non sono quello che la gente voleva- sussurra.
-chi intendi?- 
-i miei genitori, tu- mormora tenendo lo sguardo abbassato.
Mi avvicino lentamente e mi metto a cavalcioni su lui alzandogli il viso tenendolo per il mento e lo bacio dolcemente.
-smettila- sussurro.
-perchè- mormora.
-mi fai soffrire quando spari queste stronzate- dico sottovoce.
-sono solo la verità- 
-no-
-aiutami- vedo una lacrima scivolare silenziosa sulla sua guancia e la asciugo strofinando la punta del mio naso accarezzandolo.
-promettimi che eviterai quella merda stasera- 
-non posso- sta per piangere, lo sento.
-perchè-
-perchè non riesco- la sua voce è spezzata, rotta.
-perchè- continuo imperterrito, sento che riuscirà a liberarsi e a sputare tutto fuori.
-perchè odio la mia vita e non mi interessa se finisce- 
-e a me non pensi?-
-si, e a volte credo sia meglio che tu non mi avessi conosciuto-
-invece ti sbagli perchè senza te sarei morto- gli prendo le mani, le bacio, le accarezzo.
-sento di stare per crollare come tempo fa, prima di conoscerti. Non voglio crollare di nuovo, il mio cuore ormai è stanco e andato, non reggerei-
-ricordati che se crolli tu crollo anche io- sussurro baciandolo. 
-ti amo Ben, mi spiace moltissimo. Per tutto-

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Buongiorno c: 
beh che dire è stato un casino, ho un casino in testa per sta storia ç____ç Danny è complicato t.t 
spero vi sia piaciuto <3
alla prossima c:
-Fate
 

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Capitolo 4
*** Welcome back. ***


Welcome back.
 
Continuo ad osservare il cielo limpido e pulito, privo di nuvole sopra di noi.
-Credo che dovremmo tornare nel tourbus- mi sussurra il vocalist all'orecchio. 
Mi volto verso di lui e sbuffo.
-dobbiamo proprio?- 
-si, dai, pensa che stasera saremo a casa nostra- mi sorride dolcemente e mi bacia la fronte. 
-ma io sto bene, qui, sdraiato sull'erba, con te- 
-possiamo andare a casa, fare sesso e poi sdraiarci sull'erba- mi sorride malizioso e io non posso fare a meno di scoppiare in una risata. 
-stupido- 
-ammettilo: l'dea è allettante- ridacchia.
-si molto ma ora smettila- gli tiro una piccola sberla sulla testa prima di baciarlo.
Rimango lì tra le sue braccia e lo osservo mentre lui contempla il cielo. Cosa succederà ora? Con James è stato tutto un errore, uno sbaglio, non doveva accadere. Posso fare finta di niente quando lo vedo. Devo, ora che ho chiarito con Danny non voglio che emergano altri casini. Ce ne sono già abbastanza. Senza rendermene conto lo abbraccio e lo stringo a me sempre più.
-hey, mi vuoi uccidere per caso?- ride e mi accarezza i capelli dolcemente con le sue mani grandi, facendomi ritornare bambino.
Lo bacio delicatamente su una fossetta, mi alzo in piedi e mi stiracchio, togliendomi poi residui di terra e erba sui miei jeans strappati. Poi mi sento tirare per un braccio da Danny, che nel frattempo si era alzato a sua volta. Ci incamminiamo per la stessa strada di prima, solo che ora siamo insieme, non ho più bisogno di orientarmi. Gli prendo la mano svegliandolo da chissà quali pensieri e lui la stinge forte. E' calda, asciutta e forte. 
Improvvisamente sento una morsa allo stomaco. La paura. 
Ecco cos'è. 
Timore di affrontare James. Cerco di nascondere il tutto sotto un finto sorriso come al solito quando Danny si volta verso di me e mi sorride. 
Continuamo la strada in silenzio, la mia mano che stringe il suo fianco e il suo braccio che mi circonda le spalle. 
Vedo il tour bus in lontananza, ho il batticuore. Non pensavo che questo sarebbe mai successo. E' tutto così strano....
Prendo tutto il coraggio che ho in corpo e salgo dopo il vocalist i gradini dell'entrata del bus. Uno dopo l'altro. 
Eccolo lì. 
Appoggiato con la schiena accanto al grande finestrino intento a guardare qualcosa su sul cellulare. Alza lo sguardo silenzioso e ci saluta con un cenno del capo.
Tutto qui? penso, nessuna occhiata, nessuno sguardo? 
Sospiro profondamente e mi guardo intorno. Osservo Danny mettersi seduto sul divanetto, e mi viene quasi da vomitare. Se penso che esattmente in quel posto prima io ero eccitato sopra James... 
Allontano quel pensiero dalla mia mente e vedo entrare l'autotista che ci fa un fischio.
-fra cinque minuti si parte e si torna a casa, preparatevi- dice scocciato. Deve essere snervante guidare ore e ore con dei ragazzi che fanno solo confusione. 
-bene, allora vado fuori a fumarmi una cicca- sospira il vocalist afferrando sigarette e accendino.
Mi guardo intorno e mi avvicino lentamente con passo felpato a James.
-ehm...- sussurro.
-cosa- 
-quello che è successo oggi...- continuo, ma lui mi interrompe. 
-uno sbaglio, tranquillo, si insomma, ci siamo fatti prendere... ehm... dall'atmosfera...- mormora sorridendo.
-giusto, si, quello che penso anche io...- mormoro a mia volta.
-Danny non deve saperlo, non serve..-
-si infatti, sarebbero solo casini per il gruppo...- dico sottovoce annuendo e abbassando lo sguardo.
-a quanto vedo avete risolto- sorride.
-si, abbiamo parlato, anche se non posso dire che sia tutto aggiustato- ricambio il sorriso.
Mi allontano e mi siedo sul divanetto accanto al finestrino e la mia mente inizia a pensare, come al solito.
"Tutto uno sbaglio, ci siamo fatti prendere dall'atmosfera", quelle parole risuonano nella mia testa, mi hanno colpito lievemente dentro, sia chiaro che non provo nulla per James, però devo dire che quello è stato lo sbaglio più bello ed emozionante della mia vita.
Sento i passi pesanti del cantante nel corridoio delle cuccette e successivamente il rombo del motore che spegne questo silenzio intorno a me. E' tutto a posto, mi ripeto e sorrido senza nemmeno rendermene conto.
 
 
-Arrivati a destinazione!- urla John, l'autista. 
Apro gli occhi e mi stiracchio, fuori ormai il sole sta tramontando, e credo che quando arriverò a casa sarà già calato del tutto. Mi alzo, raccatto le mie cose che avevo già sistemato in precendenza, afferro la valigia e scendo. Finalmente. Danny mi raggiunge e mi sorride, salutiamo James, Cam e Sam e ci avviciniamo alla macchina. Mi accascio sul sedile, sono stanco morto malgrado abbia dormito, i tour mi distruggono.
-sei stanco Benny?- mormora Danny accendendo la radio.
-si- dico con la faccia da cucciolo.
-ti sveglio io appena arriviamo- ride.
-era un doppio senso?- rido a mia volta tirandogli un lieve pugno sul braccio.
-nooo, sai che  non potrei mai- la sua ironia mi fa impazzire.
Scorgo casa nostra in fondo alla strada. E' carina, dopo il nostro debutto nel mondo della musica e l'uscita del nostro primo album abbiamo abbandonato "il nido" e ci siamo comprati una piccola casetta tutta nostra, modesta ma non troppo, anche perchè onestamente devo dire che guadagnamo molto bene, soprattutto con la pubblicazione di "Reckless & Relentless". 
Mi trascino con i bagagli fino all'entrata e apro la porta con la chiave. 
L'odore di chiuso mi colpisce violentemente, d'altronde siamo stati fuori per due settimane. Appoggio le valigie e spalanco le finestre facendo entrare aria pulita e fresca. Il mio sguardo si posa sulle  ciotole di crocchette di Luci e Marley, ora che ci penso domani dobbiamo andarli a prendere da Zack, spero stiano bene. 
Afferro i bagagli e mi avvicino alle scale quando sento afferrarmi da dietro per i fianchi.
-dove pensi di andare- mi sussurra il vocalist all'orecchio e posso sentire il suo respiro sul collo.
-chi, io?- mormoro ingenuamente e sorrido lievemente.
Mi volto e i nostri nasi si scontrano, finchè le nostre labbra si incontrano. 
Sento le sue mani salire, e dai fianchi spostarsi sul lembo della canotta e toglierla gettandola dall'altra parte dell'atrio. Con un salto gli cingo la vita con le gambe e inizio a mordergli il collo. Ci spostiamo senza rendermene conto sull'enorme divano in pelle nero.
Si spoglia della maglia mentre io mi occupo dei jeans, combatto con la cintura che non vuole aprirsi e poi, quando vinco, abbasso la zip e li faccio scivolare via. Gli bacio i boxer che oggi stranamente indossa per poi togliere anche quelli. Sento le sue mani afferrarmi con forza e decisione la testa e spingermi contro il suo ventre. 
Poi sale sopra di me invertendo le posizioni e mi spoglia completamente, mi guarda malizioso e poi senza avvertirmi mi penetra, facendomi urlare. Gemo e lo abbraccio, affondo le mie unghie sulla sua schiena per poi toccare i suoi capelli, ora corti e non lunghi come un tempo. Lo bacio con passione per poi torturargli la barba di quel colore particolare. Sono in paradiso. Lo sento venire dentro e subito dopo si accascia accanto a me e mi bacia la fronte sudata sorridendomi.
Ricambio e senza rendermene conto mi addormento. Felice. Perchè questa sera ho fatto l'amore con Danny Worsnop. Il vero Danny, sobrio, colui che ho conosciuto, che mi fa sorridere, che mi fa commuovere, che mi fa urlare dalla gioia, colui che mi fa stare bene.
Come ora, dopo tanto tempo. 
Durerà? Onestamente non lo so.

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Capitolo 5
*** Fake. ***


Fake.
Apro gli occhi a fatica e li stropiccio con i palmi delle mani.
Amo la domenica. 
Mi giro verso il comodino e osservo l'orologio digitale segnare le undici e mezza del mattino. 
Oggi dovrebbe venire la famiglia di Danny a pranzo, meglio che ci alziamo, tra meno di due ore saranno qui a invadere casa nostra. Mi volto verso Danny che dorme beatamente con la bocca aperta e sorrido. Gli manca solo la bavetta che gli cola. Gli accarezzo una ciocca di capelli corti e gli bacio la fronte. 
Sento le sue gambe muoversi a contatto con le lenzuola e si gira dalla parte opposta dandomi così le spalle. 
-Danny?- mormoro.
-mh- mugugna. 
-svegliati è tardi- 
-fanculo Ben, fai a farti inculare da un elefante- mi dice acido con la voce impastata.
Rimango perplesso per un istante e poi scoppio in una risata.
-e taci cazzo. Voglio dormire.- 
Mi zittisco stupito dalla sua reazione. 
-hey coglione fra poco arrivano i tuoi- gli tiro un pugno sul braccio e mi alzo dal letto, scosto bruscamente le tende e apro le finestre illuminando la stanza accecandomi. 
-smettila Benjamin!- si alza di scatto e mi fissa con i suoi occhi tremendamente limpidi. 
Il senso di colpa inizia a torturarmi obbligandomi ad abbassare lo sguardo. 
-perché ti complichi la vita per loro!- urla continuando ad osservarmi. 
Corro verso di lui e lo stringo forte, lo abbraccio come se volessi stritolarlo e sussurro un "mi dispiace". Lui ricambia baciandomi la fronte e accarezzandomi la testa con dolcezza. 
-è colpa mia, i rapporti scontrosi con i miei genitori sono affari miei, non dovrei coinvolgerti. -
Gli bacio le labbra delicatamente e le sfioro prima di lasciarlo e dirigermi verso il bagno per sistemarmi. 
Mi spoglio senza troppa fretta ed entro nella doccia, lascio che l'acqua mi scivoli lungo tutto il corpo, dalla testa fino ai piedi, chiudo gli occhi e resto in quella posizione per un paio di minuti, è rilassante, sto meglio. Allontano i pensieri dalla mia mente. Allontano la paura di perderlo che mi affligge in questo periodo. 
Sento improvvisamente la porta del bagno cigolare, un rumore di passi e successivamente le ante della doccia si aprono e vedo la figura di Danny osservarmi per un brevissimo istante prima di entrare. 
Mi guarda negli occhi e mi sfiora il naso col suo. 
L'acqua in poco tempo gli bagna tutti i capelli e alcune gocce rimangono ferme sulle ciglia per poi scivolare sulle guance e raggiungere la barba. 
Lo abbraccio, faccio aderire il mio petto contro il suo e lo stringo, come se fosse l'ultima volta che lo vedo, ed è triste, mi sento triste. 
E non so perché, ho una sensazione dentro che mi logora. 
Gli prendo una mano e la accarezzo, è molto più grande della mia, più rubusta, io d'altronde in confronto a lui sono un mucchietto d'ossa. 
Sorrido a quel pensiero e lui mi bacia spostandomi alcune ciocche di capelli. 
-si è fatto tardi, è meglio che mi vada a preparare- sussurro al suo orecchio. Lui mi sfiora la schiena facendomi salire i brividi e io gli mordo leggermente il collo. 
Mi volto, apro le ante ed esco. Afferro un asciugamano e lo lego in vita per poi uscire dal bagno. 
Vengo colpito violentemente dal freddo e rabbrividisco. Mi dirigo in camera e apro l'armadio.
Sbuffo eliminando mentalmente tutti i vestiti che mi capitano a tiro. Andrò a pranzo con la sua famiglia, come ogni anno, non posso presentarmi in jeans e maglia di qualche gruppo. Cioè io lo farei, ma meglio no, la famiglia non ci vede di buon occhio da quando siamo diventati "famosi". 
Non voglio sapere cosa succederebbe se loro venissero a sapere che io e lui stiamo insieme e tutte le cose che mi fa... 
Sorrido a quel pansiero e poi afferro un paio di jeans e una camicia nera. 
Perfetto. Mi vesto velocemente mentre sento Danny entrare in camera.
-ma come siamo belli!- urla osservandomi e ride. 
-smettila mi sento ridicolo già di mio- rido a mia volta. Esco dalla stanza e scendo le scale. Meno male che non ho dovuto cucinare nulla perchè hanno optato per un ristorante, ci mancava solo che mi mettessi ai fornelli. Ma soprattutto che imparassi a cucinare... e non al microonde. 
I miei occhi si posano sul tavolo in legno e lo osservo con aria schifata. Meglio che sgomberi tutte le schifezze. Afferro i numerosi pacchetti di sigarette vuoti e li getto nella spazzatura così come le bottiglie degli svariati alcolici. 
Rovisto in una cassettiera e per la prima volta capisco l'utilità dei centrotavola. Ne prendo uno e ci metto dentro dei mazzi di chiavi e dei post it. Lo poso sul tavolo e rido. 
Ora sembra che qui ci viva gente normale. 
Le mani di Danny mi sfiorano i fianchi e mi bacia una guancia. 
-ottimo lavoro Benny- ride. 
-è strano- rido a mia volta e mi giro verso di lui.
-sai cos'è strano?- mi chiede sorridente.
-no, cosa?- 
-che è da circa tre giorni che non facciamo sesso- mi sorride maliziosamente. 
-scordatelo- dico secco.
-perchè?- 
-per- vengo interrotto dal campanello che suona, sorrido beffardamente e indico la porta. 
Ci avviciniamo all'ingesso e quando arriviamo davanti ci guardiamo contemporaneamente e facciamo un finto sorriso. 
-così va bene?- mi chiede Danny sorridendo. 
-perfetto e il mio?- 
-siamo meravigliosi- sussurra. 
La porta si apre lentamente e davanti a noi ci ritroviamo la famiglia Worsnop al completo. Madre, padre e sorella tornata dal college. Tutti adottivi, ma ormai me ne dimentico. 




Dopo tutti i saluti, i falsi abbracci e gli sguardi d'odio mi ritrovo seduto ad un tavolo di uno dei ristoranti più eleganti in cui io sia mai stato.
Osservo la sorella di Danny, non sono mai stato legato a lei, dopo tutto quando io ho conosciuto Danny lei non c'era, frequentava il college, l'avevo soltanto sentita nominare qualche volta dai suoi genitori. E' una bella ragazza, anzi ormai sta diventanto una vera e propria donna, alta, capelli castano chiari e occhi azzurri, labbra non molto carnose e un fisico formoso. Una bella donna diciamo. 
-Daniel mi passi il sale?- dice con la sua voce dolce.
-prenditelo- le sorride continuando ad azzannare la sua bistecca, io allora allungo il braccio, afferro la saliera e glielo passo. 
-allora Danny, che ci racconti?- chiede sua madre appoggiando i gomiti sul tavolo e unendo le mani.
-nulla di che- risponde lui continuando a mangiare.
-hai lavorato sodo in questi giorni?- chiede il padre e noto dell'ironia nelle sue parole, dell'amara ironia, e deve averla notata a anche lui. Si scatenerà l'inferno come ogni volta che si incontrano. 
-sono tornato da una settimana da un tour- indietreggia e si appoggia allo schienale della sedia fino a incontrare gli occhi del padre.
Noi rimaniamo immobili ad osservare la scena, l'atmosfera si fa quasi imbarazzante e fredda.
-interessante, lavoro difficile e serio scommetto- 
Colpito. Penso.
-si, molto- si avvicina al tavolo e continua a fissarlo negli occhi. 
Segue un lungo silenzio, troppo. Vorrei andare fuori e fumarmi una sigaretta, sono ansioso. 
-sei una vergogna!- urla l'uomo tirando un pugno al tavolo. 
Le occhiate di Danny sono capaci di smuovere un turbinio di emozioni, io di solito non riesco mai a guardarlo negli occhi, non sono abbastanza forte, abbasso lo sguardo automaticamente. So già che perderò. 
Lui se ne sta zitto e continua a fissarlo, non si smuove nemmeno per un secondo, rimane immobile. 
-anche tu lo sei per me- 
-non azzardarti a parlare in questo modo a tuo padre- 
-tu non sei mio padre- sputa quelle parole come fossero veleno. Escono acide e arrivano dritte dritte al cuore dell'uomo che colmo d'ira gli tira uno schiaffo sonoro. Come se avesse ancora sedici anni, come se fosse ancora un ragazzino. 
Si alza dal tavolo di scatto e si dirige al bancone, tira fuori il portafogli e paga. 
-io li guadagno i soldi!- urla verso il nostro tavolo ed esce dal ristorante sotto gli occhi stupiti di tutti i clienti. 
I suoi genitori si voltano verso di me con sguardo interrogativo. Io mi limito ad alzarmi, sorridere e raggiungere l'uscita. 

-Danny dove cazzo stai andando!- gli urlo dall'altro lato della strada. Cammina veloce, passo spedito, guidato dalla rabbia. 
-vai a casa- mi dice lui senza voltarsi. Inizia a correre. Sempre più veloce, fino a scomparire davanti ai miei occhi in fondo alla via. 
Rimango in piedi. Solo. Fermo immobile. 
Intorno a me la gente cammina sul marciapiede, il mondo si muove al contrario di me. 
Mi giro e torno indietro. 
Vado a casa a piedi, anche se la strada é lunga, in questo momento non mi importa, ho altro a cui pensare. 



mi scuso veramente per questo capitolo, non é uno dei migliori, nel prossimo accadranno veri e proprio fatti importanti nello svolgimento della storia. 

 

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Capitolo 6
*** Who. ***


Who.
Chiudo con violenza la porta d'ingresso che si scontra rumorosamente facendo tremare i vetri delle finestre. Sbatto la mano serrata a pugno sul muro portante procurandomi un male immenso e lancinante che mi distrae per qualche minuto dalla situazione e da me stesso. Ho bisogno di una sigaretta, forse due, magari tre. Afferro il pacchetto e ne accendo una, aspirando più tabacco possibile, finchè non ce la faccio più, trattengo il fumo dentro, lo sento per poi liberarlo dal naso facendomi rabbrividire leggermente. 
Dove cazzo sei Danny, cosa cazzo fai, penso. 
Sento una sensazione strana attanagliarmi il petto, stringendomi il cuore e i polmoni, a tal punto da bloccarmi il respiro. Schiaccio la sigaretta sul posacenere e allo stesso modo vorrei fare con la mia mente, i miei pensieri: schiacciarli e spegnerli con violenza. 
Poso gli occhi nell'angolo della stanza e senza pensarci due volte prendo la chitarra e vado nella mia stanza, chiudo la porta e mi lascio scivolare sulla schiena sulla superfice liscia, fino a sedermi sul parquet. Suono qualche corda a caso e tento di mandare via i pensieri cattivi, che tentano di prendere possesso della mia mente.
Primo tasto, terza corda. Sussurro.
Secondo tasto, prima corda. Sussurro ancora.
Quarta corda vuota. Dico a bassa voce. 
-Alexandria, sto male- dico, e nello stesso istante mi sento tremendamente stupido. 
-è da idioti, tu non sei qui, non sarai più qui accanto a me, e io sto praticamente parlando con il nulla. Non credo in Dio, ma ho tanto da dirti. E tu sei così lontana, irraggiungibile. Vorrei che magicamente ti risvegliassi dal profondo sonno in cui sei piombata e venissi qui da me, mi scompigliassi i capelli per poi dirmi: "Ben, io ti odio, sul serio" e vorrei sentire le tue labbra calde sulla mia guancia e le tue braccia accoccolarsi al mio petto. 
Te lo ricordi? Io si, come se fosse ieri, come se il tempo non fosse mai trascorso, come se potessi ancora chiamarti e chiederti di uscire, e forse sto ancora aspettando il suono del campanello e la tua faccia sorridente sbucare dalla porta della mia stanza per poi saltarmi addosso.- rido amaramente.- Alexandria ho tanta paura, troppa, e non so che cosa fare.- 
-Mi sono innamorato. Amo Danny con tutto me stesso, ma sento che qualcosa non va, ho paura di perderlo. Tanta.- sussurro. 
Afferro con la mano destra il manico della chitarra e la scaravento sull'armadio di fronte a me, sfasciandola. 
-sono solo parole al vento. Tu non sei qui.- dico a bassa voce per poi alzarmi e sdraiarmi sul letto.
Chiudo gli occhi a fatica, anche se oppongono resistenza, devo scappare da questa situazione, voglio fuggire, e lentamente davanti a me solo il buoio, le voci nella mia testa si zittiscono e cado in un sonno profondo. 



brr... brr... brr...



Apro gli occhi di scatto e mi rizzo in piedi, afferro il cellulare e rispondo.
-pronto?- dico con la voce impastata e sulla sveglia sul comodino leggo che sono le due di notte, ho dormito così tanto... 
-Ben...- sento biascicare dall'altro capo del telefono.
-Chi é? Danny?- sento un vociare in sottofondo e della musica ad altissimo volume.
-Ben, vieni qui....- riconosco la sua voce, mi alzo velocemente dal materasso, prendo le chiavi della macchina appoggiate sulla cassettiera e scendo le scale in fretta.
-dove sei?- chiedo freddo.
-non lo so... non capisco un cazzo...forse sono al "Poison"...- affanna.
-arrivo subito, tanto è vicino... Danny, che è successo?- Salgo in macchina e accendo il motore, corro liberamente per la strada deserta, aumentando la velocità man mano che il motore si scalda. 60, 70, 80 km/h.
-non lo so, sto male.- ride- gira tutto- ride di nuovo, mentre io sento la rabbia salirmi in corpo. 
Rimango in silenzio, non voglio parlare, combinerei solo guai, finiremo per litigare, e lui è in pessime condizioni, come al solito. Mi ero ostinato di credere che sarebbe tornato ad essere il vecchio Danny, ma è caduto un'altra volta, e mi sento tremendamente in colpa. Di nuovo, avrei dovuto cominciare a rincorrerlo per il marciapiede, prendergli le spalle e abbracciarlo, anche se lui avrebbe cominciato a dimenarsi, invece sono tornato a casa, ho fatto ciò che voleva. 
-Ben, Ben ti prego parla..- sussurra.
-zitto, sto arrivando, sono sul parcheggio- dico sottovoce, reprimendo ogni sentimento di rabbia che preme per uscire. 
Riattacco e scendo dall'auto. Mi stringo nel giubbotto in pelle e mi accendo una sigaretta. 
Cammino al buio, rischiarato leggermente dalla luce debole e tremendamente aranciata dei lampioni. 
Vedo il locale in lontananza, e una massa di persone che occupa l'entrata, mi avvicino alla porta e li scanso senza preoccuparmi più di tanto. La musica mi entra prepotente nelle orecchie infastidendomi, mi avvicino al bagno e apro la porta, vedo Danny accasciato al pavimento sporco e bagnato. La puzza di piscio stantio mi fa rabbrividire costringendomi a trattenere il respiro. 
Lo prendo di peso e lo trascino per le braccia fino all'uscita del bagno.
Sospiro per la fatica e lo obbligo ad alzarsi tirandolo per il colletto della maglietta nera. Si getta addosso a me e velocemente usciamo da quell'odioso posto. 
Finalmente respiro, l'aria fredda mi punge il viso e mi fa sentire vivo. 
La musica è rimasta intrappolata all'interno del locale, ovattata da spesse mura che mi lasciano assaporare il silenzio all'esterno.
-Ben- sussurra Danny prima di vomitarmi addosso. 
Trattengo ancora una volta il respiro e guardo dall'altra parte, Danny si abbassa e lo sento vomitare di nuovo, anche l'anima, conato dopo conato. Mi tolgo la maglia per il disgusto e la getto a terra accanto al suo schifo e mi rimetto la giacca in pelle sopra il petto nudo, facendomi rabbrividire e venire la pelle d'oca. 
-Hai finito?- dico con un tono gelido.
-s-si.- sussurra fissando il terreno.
-perfetto allora andiamo a casa- mi incammino e poco dopo lo sento seguirmi, sento la suola delle sue scarpe strusciare sull'asfalto. 
Il nostro viaggio prosegue in silenzio, il mio sguardo oltre il parabrezza a fissare la strada deserta e i suoi occhi che lentamente si chiudono per la stanchezza. 
Si rannicchia sul sedile e si addormenta, come un bambino.
Rallento e parcheggio davanti a casa nostra e spengo il motore. 
Lui rimane immobile, fermo al suo posto, non si accorge nemmeno delle luci che si sono accese con l'apertura della mia porta.
Lo lascio lì dov'è, anche se in realtà muoio dalla voglia di rimanere con lui o tentare di accompagnarlo in camera, una parte di me dice che perdonare questa volta è troppo.
Scendo in velocità e apro la porta di casa, la chiudo e mi dirigo verso il piano superiore, mi tolgo la giacca e scosto le lenzuola bianche. 
Piano piano comincio a rilassarmi e sento che il mio corpo si fa sempre più pesante, sembra stia sprofondando nel materasso. 
Adoro questa sensazione, mi sento in pace... anche se non dovrei.


Mi giro dall'altra parte del letto intatta, Danny deve essere rimasto in macchina.
Sono le dieci del mattino e fuori c'è un tempo di merda. 
Il cielo è grigio, fitto di nuvole che coprono il sole, i cui solo alcuni raggi riescono a penetrare debolmente il fitto strato di vapore condensato. 
Scendo dal letto per dirigermi in cucina, noto che il divano del salotto è in disordine, i cuscini sono sparsi sul tappeto e la coperta è stata bruscamente lanciata sopra il tavolino in vetro. 
Ha dormito qui, penso.
Qualcosa cattura la mia attenzione, mi avvicino alla finestra grande del salone e osservo fuori. Danny sta parlando con un ragazzo, avrà la sua stessa età,  non l'ho mai visto prima a dir la verità. 
Il vocalist si tira una mano sulla fronte impallidendo notevolmente, mentre l'altro si limita ad alzare le spalle, per poi incamminarsi al lato opposto della strada. 
Ritorno in cucina e faccio finta di prepararmi la colazione prima che Danny si accorga che lo stavo controllando. 
Sento la porta aprirsi per poi chiudersi, riesco a distinguere i suoi passi, è preoccupato, cammina lentamente come se fosse impaurito di affrontarmi per ciò che è successo ieri sera. O magari per qualcosa che gli ha detto quello sconosciuto.
-ciao- dice timido schiarendosi la voce.
-ciao- rispondo secco io.
-ti sei svegliato ora?- 
-si- 
-ah, capito.- si gira e fa per andarsene, ma lo trattengo ancora un po'.
-Danny...- esito.
-dimmi- si volta verso di me e il suo viso si illumina. 
-c'era un ragazzo prima. Fuori, in giardino- lo guardo negli occhi.
-e allora?- 
-chi era-
-nessuno- agita le mani e le mette in tasca.
-cosa voleva da te- continuo.
Sospira e si gratta la testa per poi rispondere.-nulla di importante, solo informazioni- sorride e se ne va, lasciandomi solo in mezzo alla stanza ancora una volta. 
 

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Capitolo 7
*** Promise. ***


Promise. 
-sei un coglione- dice Sam. La sua voce ha un tono di rabbia, che a me sembra persino sfiorare il disprezzo.
Entro nella sala e vedo Danny parlare con il bassista, ormai sfinito per chissà quale motivo. 
-chi è coglione?- mi intrometto nella conversazione rubando l'accendino a Danny e accendendomi una sigaretta. 
-nessuno- sbuffa Sam che lancia un'ultima occhiataccia a Danny per poi andarsene e uscire dal salotto di casa Cassells. 
-che è successo?- gli chiedo osservandolo. 
-nulla, proprio nulla. Oggi per lui non è giornata- abbassa lo sguardo sulle sue scarpe. 
Mente. 
Come al solito. 
Ma io ormai sono stanco, sono al limite. 
Mi sono arreso. 
Non me ne frega più un cazzo.
-ok- rispondo indifferente per poi sedermi sulla poltrona di pelle nera. 
Sono passati due mesi dal nostro litigio, due mesi che sono stati l'inferno. 
Inferno fatto di bugie, falsa indifferenza, magari anche un po' d'odio lo ammetto, che si è risolto con il sesso. Che novità!
Sono veramente stanco. 
Aspiro più tabacco che posso, per poi sentirlo pizzicarmi la gola e liberarlo. 
-Tutto ok?- sussurra Danny. 
Osservo un punto indefinito nella stanza per poi incrociare i suoi occhi. 
-si- rispondo secco. 
Questi ultimi mesi sono tascorsi in questo modo... 
conversazioni fredde, apatiche, prive di un significato. 
E l'amore si è trasformato in disgustoso sesso. 
Tra noi più nulla. Come se tutto ciò che avevamo passato prima fosse svanito con il tempo senza lasciare alcuna traccia... il problema è che io ricordo ancora. 
Ricordo ogni singolo istante trascorso con Danny, che è stato rimpiazziato con un ragazzo nuovo, con un mostro. 
-sicuro?- insiste.
 Strano, penso.
-e a te cosa importa?- rispondo di getto, senza nemmeno pensarci un po' sopra.
Mi osserva per un istante con i suoi occhi temendamente verdi per poi sorridere amaramente e andarsene. 
Si alza lentamente e si avvicina alla porta. 
-che ci succede?- sussurra rimanendo di spalle e posso sentire che ha il nodo alla gola. 
La sua voce trema. 
-che ti succede... volevi dire- 
-mi dispiace- dice a bassa voce prima di posare la mano sulla maniglia, tirare la porta e uscire, lasciandomi solo. 
Nella stanza scende il silenzio, sento solo lo scandire dei secondi di un fastidioso orologio appeso da qualche parte.
Mi porto la sigaretta alle labbra e sento una strana sensazione alla bocca dello stomaco. 
La gola inizia a bruciare e sento gli occhi inumidirsi.
Non riesco a respirare e tremo.
D'un tratto sento le mie guance bagnarsi di lacrime che scivolano velocemente per poi cadere sulla mia maglietta. 
Piango. 
Il mio corpo si rilassa piano piano.
Sprofondo nella poltrona.
Sono scoppiato, quanto mi mancava questa sensazione.
Ogni lacrima porta via con se' un po' di sofferenza che albergava in me da un sacco di tempo, troppo. 
Sono debole ma provo ad alzarmi, mi gira la testa ma malgrado questo mi dirigo verso la porta, la apro di scatto ed esco, senza rendermene conto inzio a correre veloce, come non mai e non so nemmeno il motivo. 
C'è qualcosa dentro di me che mi spinge a correre da Danny, a risolvere forse le cose. 
Attraverso il viale di ghiaia, sento le mie scarpe scricchiare sui sassi e oltrepasso il cancello in ferro e lo vedo.
E' girato di spalle, sta osservando il cielo con una sigaretta in mano. 
Il freddo mi penetra le ossa, e ad ogni mio respiro dalla mia bocca esce una nuvoletta di vapore condensato che sale leggera verso l'alto. 
E' quasi sera, il cielo si sta scurendo e la nebbia silenziosa invade il paesaggio intorno a noi. 
-che ti succede- dico con voce tremante, sia per il freddo sia per il magone alla gola che non vuole sciogliersi e sparire.
-mi sono perso- risponde Danny senza voltarsi.
-che significa- sussurro confuso.
-che non so più chi sono- 
-spiegati-
-io sono crollato e non riesco più ad alzarmi- sospira e getta la sigaretta al terreno, sciacciandola con un piede.
-ma io ci sono- mi avvicino lentamente a lui di qualche passo, piano. 
-prometti-
-cosa-
-che ci sarai qualsiasi cosa accada, perchè non voglio perderti- 
-prometto- Allungo il braccio destro in avanti e gli sfioro una mano per poi stringerla più forte che posso.
-perdonami ti prego- 
-per cosa- sussurro.
-per tutto, per tutto quello che ti ho fatto passare, e che ti farò passare, scusa.- 
-...che mi farai passare?- sono confuso.
-io ho sbagliato... ma sbaglierò ancora, lo sento. Sono una persona, e le persone sbagliano in continuazione, no?- si volta e mi sorride. 
Ma i suoi occhi sono tristi, in questi ultimi mesi hanno perso la lucentezza di tempo fa, non sono più limpidi ma opachi, coperti da un velo di malinconia perenne. 
La mia mano si avvicina al suo petto e lo sfiora.
Stringo la maglietta e mi avvicino per poi far incontrare le nostre labbra. 
Le nostre mani sono ancora unite, simbolo della nostra promessa, della mia promessa, che manterrò. 
Può starne certo. 
-ti amo- sussurro.
-anche io Ben- sento il suo respiro caldo sulle mie labbra che mi riscalda, mentre il freddo tenta di colpirci, come il mondo intorno a noi. 
Ma noi siamo molto più forti, ci rialzeremo e combatteremo. 
E' una battaglia contro noi stessi e contro il mondo. 




-dai smettila!- urla James ridendo.
Un pezzo di pizza mi cade sulla maglietta.
-chi cazzo è stato- mi alzo in piedi e osservo i ragazzi uno ad uno.
-ripeto: chi cazzo ha lanciato la pizza- 
-è stato James- grida Danny indicando il batterista.
-ma cosa dici coglione! Sei tu che mi lanciavi la roba addosso!- 
-hey Cassells non parlarmi in questo modo- 
-si okay ho capito, smettetela- li zittisco e mi pulisco la maglia alla meno peggio-abbiamo altro da fare che stare qui a lanciare pizza- dico irritato.
-si giusto, la scaletta.- dice Danny sbuffando.
-io direi di iniziare con Breathless- propone Cam.
-io adoro quando suoni Breathless- sussurra Danny al mio orecchio e sorride maliziosamente.
-idiota- rido.
-quindi sarei idiota?- urla Cameron offeso.
-no, Danny è idiota- 
-ah si?- il vocalist mi guarda alzando le mani offeso.
-si- rispondo prima che mi salti addosso.
-tu sei idiota- sorride e mi bacia, dimenticandosi della presenza degli altri ragazzi, che iniziano a tossire imbarazzati.
-se volete rimandiamo questa storia della scaletta ad un altro giorno, magari quando avrete già scopato prima- dice James alzandosi e avvicinandosi alla porta d'ingresso e aprendola.
-fuori da casa mia. Tutti. Si, anche voi Sam e Cam-
-ma...- tentano di replicare ma James li blocca. 
-ma basta, fra poco ho un appuntamento- ci fa l'occhiolino e noi ce ne andiamo ridendo. 


Io e Danny ritorniamo a casa insieme, come tanto tempo fa.
Io e lui, insieme, nella nostra casa.
Perchè in fondo lui è la mia famiglia. 
E per la mia famiglia ci sarò sempre. 




CAPITOLO PENOSO. 

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Capitolo 8
*** What. ***


What.
Vengo preso di forza e sbattutto sulla parete fredda. 
Gemo e mi si appanna la vista. 
Sono in paradiso. 
Sento le mani di Danny tenermi ferme con forza le gambe mentre le sue labbra mi sfiorano il collo per poi mordicchiarlo leggermente. 
I suoi sospiri raggiungono le mie orecchie eccitandomi ancora di più. 
-Danny... fra poco dobbiamo salire sul palco...- sussurro a fatica mentre sento una sua mano infiltrarsi indisturbata nei miei boxer.
-shhh- mi zittisce baciandomi e continuando il suo sporco lavoro.
Non riesco a non sorridere.
-Ben?Danny? Dove cazzo siete?- la voce del batterista ci fa sussultare, ci stacchiamo e ci sistemiamo in fretta prima che possa vederci. 
-ah eccovi! Muovetevi idioti- ci tira la maglietta e ci incamminiamo. 
Solita routine, osservo il palco dal backstage e vedo un sacco di persone, un sacco di giovani che ci attendono con ansia. Urlano, ci chiamano, dicono il nostro nome a squarciagola e ciò mi fa sorridere, ogni volta, non mi abituerò mai, non voglio abituarmici. 
Mi volto verso Danny che mi fa l'occhiolino, è meraviglioso, penso. 
Poi sento l'inizio di "Welcome" e mi preparo. 


-"Thank you motherfuckers!"- urla Danny con la sua voce roca che mi fa impazzire prima di lasciare il palco. 
Raccolgo le ultime forze rimaste in corpo e mi trascino fuori, accatastando la mia chitarra accanto al basso di Sam e gettandomi sul pavimento fresco ricavandone un po' di sollievo. 
-dai Benny alzati- sento le mani di Danny strizzarmi le chiappe.
Mi alzo a fatica e lo abbraccio accoccolandomi nell'incavo tra il suo collo e la spalla. 
-e tutta questa dolcezza?- dice lui accarezzandomi i capelli in disordine.
Rido e gli stampo un bacio sulle labbra prima di afferrare la mia chitarra e le mie cose. 
-Andiamo?- 
-certo- dice accendendosi una sigaretta. 
Prende le sue cose e usciamo venendo aggrediti dal vento freddo che si scontra con la nostra pelle sudata. 
Questo era un piccolo concerto in un modesto locale, nulla di che, dunque decidiamo di ritornarcene a casa in macchina, arriveremo tra qualche ora. 
Mi siedo sul sedile davanti rabbrividendo da quanto è umido e freddo, accendo subito il riscaldamento e appoggio le mani sulle bocchette da cui inizia a uscire aria calda. 
Accendo lo stereo e la musica degli Skid Row riempie il silenzio nell'auto.
-"Ricky was a young boy, he had a heart of stone"- Danny inizia a cantare e io sorrido.
-"Lived 9 to 5 and worked his fingers to the bone."- urliamo insieme ridendo. 
Lo osservo mentre guida, è meraviglioso. 
Non riesco a pensare ad altro, è la cosa più bella che mi sia mai capitata. 
-Ben ti va di fermarci a mangiare qualcosa?- mi chiede guardandomi momentaneamente con i suoi occhi verdi per poi posarli di nuovo sulla strada.
-come vuoi tu- rispondo sorridendo.
-va bene- ride- sai volevo comprare un cane- 
-sul serio?- chiedo incuriosito.
-si, un altro, sai che li adoro- mi sorride.
-e come lo vuoi?- 
-non lo so, non ho un'idea precisa- dice alzando leggermente le spalle.
-e come lo chiameresti?- chiedo ancora.
-ci devo ancora pensare- ride.
-maschio o femmina?- 
-credo femmina-
-Ti amo Danny- dico tutto d'un fiato, prendendolo alla sprovvista. 
-anche io Ben- si volta per un momento e mi guarda sorridendomi. 
E ci credo, forse è l'unica cosa in cui credo veramente. 
-non riesco a pensare al mio passato senza te- sussurro.
-nemmeno io-
-sai che se ti succede qualcosa..- non ho il coraggio di concludere la frase, il solo pensiero mi distrugge. 
-cosa..-
-io muoio- dico secco.
Mi prende una mano e la stringe forte per poi baciarla. 
-non mi succederà nulla- 
-ho già rischiato di perderti una volta, non voglio accada di nuovo- 
-non ti devi preoccupare, non succederà niente- sorride- ora riposati Ben, sei stanco- mi accarezza una guancia e appoggio la testa sul finestrino. 
Le palpebre si chiudono lentamente e sento il corpo sprofondare dalla stanchezza, ad un tratto tutto si fa buio ed entro nel mondo dei sogni. 


Apro gli occhi, sono in camera. Tasto con una mano la parte del letto di Danny stranamente vuota. 
Mi alzo e mi stropiccio gli occhi, tentando di connettere i pochi neuroni che mi sono rimasti. Scendo dal letto, dove io abbia trovato il coraggio non si sa, ed esco dalla stanza dirigendomi in bagno. 
Apro la porta. 
O almeno provo dato che è chiusa a chiave. 
-Danny? Tutto ok?- chiedo preoccupato attendendo al più presto una risposta. 
Sento un leggero rumore di qualcosa che cade per terra. 
Un leggero tonfo sordo.
-Danny?- ripeto alzando un po' il tono della voce.
-si.. arrivo, un attimo- risponde il vocalist, e sentire la sua voce mi rasserena. 
sto per dire qualcosa ma il suono del campanello mi interrompe e allo stesso tempo mi incuriosisce, sono solo le nove di mattina, nessuno ci viene a trovare a quest'ora. 
-Ben, non andare, vado io.- dice Danny dal bagno. 
Ma tutto ciò mi sembra molto strano.
-no, vado pure io, fai con calma- e intanto mi incammino giù per le scale.
La porta del bagno si apre di scatto e Danny mi ferma tenendomi un braccio.
-tranquillo- sussurra.
-no-
-Ben- la sua mano mi stringe il polso in una stretta che comincia a farmi male. 
-Danny-
Corro verso l'ingresso e apro la porta.
Eccolo di nuovo. 




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