No end, not now.

di Dynamis_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non ho bisogno di nient'altro. ***
Capitolo 2: *** Guren no yumiya ***
Capitolo 3: *** Colorando l'aria delle sfumature della morte ***
Capitolo 4: *** Rincontrami al varco tra la vita e la morte ***
Capitolo 5: *** Per sempre ***



Capitolo 1
*** Non ho bisogno di nient'altro. ***


Il moro mise il taglio della mano davanti gli occhi e li strabuzzò, la bocca spalancata per così tanto stupore, e si mise sulla punta dei piedi, come se in quella maniera potesse catturare con il suo sguardo in maniera minuziosa ogni singolo dettaglio.
La luce del sole brillava più intensamente quella giornata, era così forte che risultava quasi impossibile vedere; un sottile venticello muoveva timidamente i fili d'erba pregni di rugiada e le foglie degli alberi circostanti, i fiori ondeggiavano sui loro steli, riempiendo di mille colori quel verde così fresco e splendente che faceva da contrasto al cielo limpido e privo di nubi.
Era uno spettacolo, qualcosa che mai nessun occhio umano aveva ancora visto e rimirato, finalmente erano riusciti a realizzare le proprie ambizioni, ad apprezzare i colori della natura, l'odore dell'aria, la consistenza dei fiori, il cinguettio degli uccelli. Ogni singolo senso era coinvolto in quella contemplazione totalizzante, tanto che risultava persino difficile staccare gli occhi da tale immensità e bellezza.
Marco prese Jean per mano e iniziò a correre insieme a lui sul prato, sporcandosi di terra ed acqua i pantaloni. Sentiva il fruscio dell'erba sui suoi jeans, il sole battere sulla sua testa, e scorgeva vate distese incolte davanti ai suoi occhi stretti in un sorriso, distese che si estendevano fin dove l'occhio umano non era in grado di arrivare. Non aveva mai immaginato nulla di tutto quello.
Una risata affiorò spontanea sulle sue labbra e non tentò nemmeno di reprimerla, era troppo dirompente, troppo sincera e ingenua perché potesse porle un freno. Continuava a ridere come se non ci fissa nulla di più importante che continuare a correre e correre, fino a cadere stremato per terra e non interrompere nemmeno allora quella risata.
Si voltò a guardare Jean, la mano ancora intrecciata alla sua.
L'espressione del compagno era stralunata, quasi non riuscisse a credere a ciò che stava vedendo in quel momento e non si mosse nemmeno quando Marco strinse ancor di più le sue dita per farlo ridestare, nemmeno quando il moro gli schioccò un sonoro bacio sulle labbra.
«Senti, Jean? È il rumore dell'acqua!»
Tesero entrambi le orecchie in direzione del gorgoglìo e percorsero la sponda del fiume, giungendo a una piccola laguna.
Lo spettacolo che videro li terrorizzò e affascinò contemporaneamente: acqua, tantissima, che cadeva verso il basso in una pozza sottostante, acqua a tonnellate che continuava ad avanzare, senza che avesse un termine.
Avevano sentito parlare di quello solamente nei libri o avevano scorto talvolta qualche conversazione ma non credevano veramente che un simile spettacolo potesse essere presentato davanti a loro.
Era una... 'cascata'?
Marco non ricordava nemmeno bene se quello fosse il suo vero nome, ma non gli importava, se ne sarebbe accertato successivamente.
Stettero tantissimi minuti a fissare l'acqua che si infrangeva sulla superficie increspata della valle sottostante, a bearsi di ogni qual volta uno schizzo più intraprendente degli altri li raggiungeva.
«N-non è tutto quello che abbiamo desiderato fino ad adesso?»
Il biondo lo abbracciò e sorrise lievemente dopo aver udito quella domanda, stringendolo contro il suo petto, sentendo addosso a sé il suo calore.
Sì, era tutto quello che avevano desiderato, la libertà, la conoscenza, la spensieratezza. Ed erano insieme, erano riusciti entrambi a sopravvivere e si trovavano lì, un futuro ancora da decidere davanti, un'intera vita da trascorrere insieme.
Sarebbero invecchiati l'uno tra le braccia dell'altro, avrebbero esalato l'ultimo respiro insieme ma molti anni dopo, in un'umile e modesta casetta al confine di chissà quale paese, lontano dal caos. Avrebbero gioito insieme di ogni singolo attimo, non avrebbero più avuto il terrore di sentire l'altra parte del letto vuota, di essere lasciati soli nel dolore e nell'abbandono.
Niente mura, niente giganti, solo infinite possibilità davanti, tantissime incertezze e altrettante soddisfazioni.
«Sì, Marco, è tutto quello di cui ho bisogno.»
Gli diede un bacio sulla testa e gli spettinò i capelli, provocando quel sorriso che gli piaceva tanto. Il moro si strinse ancor di più a lui e sospirò.
No, non avevano bisogno di nient'altro.
«Ti amo, Jean.»
«Anche io, Marco.»

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Capitolo 2
*** Guren no yumiya ***


Guren no yumiya




Le gambe strette sui fianchi, le dita affondate sulla sua schiena, segni rossi, graffi, su di questa. Gemiti, sospiri, ansiti riecheggiano nel rosso scarlatto del tramonto, fanno tremare le pareti, opacizzano i vetri con il loro calore contro il freddo agghiacciante della pioggia che imperversa all'esterno.

Sie sind das Essen und wir sind die Jäger.
"Loro sono il cibo, noi siamo i cacciatori"
Se ne convincono ogni giorno di più, non tanto perché questa sia la realtà dei fatti, ma perché questo pensiero funga da appiglio, sospesi nell'incertezza del futuro. Se ne convincono perché la convinzione è l'unica cosa che rimane, l'unica speranza che li fa avanzare.
"Ad ogni passo i cadaveri, continuiamo a marciare"
Avanzano.
Solo un obiettivo nel petto, un unico raggio stagliato contro il buio e le tenebre e l'oblio. L'Umanità, sta lì a portata di mano.

Tende il braccio verso il biondo, Marco, verso i suoi capelli, scomposti come non li ha mai visti. Morde le sue labbra, le fa sanguinare e si bea del suo sapore salato ed eccitante. Inarca la schiena, adesso, trattiene il respiro per non gridare di piacere.
"Come i nostri corpi ardono con una voglia traboccate...

"...una freccia cremisi vola attraverso lo rosso scarlatto del tramonto"
Avanzano ancora, schiacciando le ossa dei loro compagni, le loro ceneri.
"Solo la volontà di combattere può cambiare il nostro mondo"
Combattono anche la sera, amandosi più di quanto sia loro concesso, anelando il contatto di un altro corpo vicino al proprio, sussurrando i loro nomi contro il silenzio e il vuoto. Si aggrappano alla vita con le unghie, strisciano verso di questa istante dopo istante, pensando ogni singolo momento come voluto.

Corpi pulsanti, braccia incrociate in un abbraccio che non lascia scampo, che mozza il fiato. Respirano un'aria nuova, pregna dei loro odori, si abbandonano allo sfinimento e all'appagamento, tracce scure sul candore delle lenzuola.
Il cielo comincia a tingersi di nero, il sole è ormai tramontato.

"Anche se avete pregato non cambierà niente,
solo la volontà di combattere può cambiare il nostro mondo"



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Capitolo 3
*** Colorando l'aria delle sfumature della morte ***


Colorando l'aria della sfumatura della morte




Credo di non poter desiderare nulla più di questo. Il sole splende e ci sovrasta, ridendo quasi per la nostra felicità, facendo da spettatore per una così immensa beatitudine.
Niente mura a contenerci, né titani a minacciarci, siamo io e lui, stretti in questo abbraccio da mozzare il fiato, poiché ne abbiamo estremo bisogno.
Adesso che non ci sono limiti, che il dolore, la disperazione è passata, abbiamo tempo anche per i sentimenti, per vivere alla luce del sole e bearci dei suoi raggi, giocare con le nostre ombre. Non è più la notte a renderci vivi e umani, non ci stringiamo più tra le lenzuola per sostenerci a vicenda, poiché entrambi sappiamo che in un giorno le nostre vite potrebbero spezzarsi, preda del fato e di una sorte che non siamo in grado di cambiare.
Siamo qui, fino a che la vita ce lo consentirà, fino a che il riflesso del cielo non abbandonerà i nostri occhi una volta per tutte, ci lasceremo passare il tempo addosso, ci terremo per mano di fronte alle avversità, sostenendoci a vicenda.
Adesso respiriamo la freschezza dei fiori e ci distendiamo su di essi, come mai abbiamo fatto durante la nostra esistenza. Un solo tocco, un bacio così dolce che non riesco a sentir ragione, così bello che vorrei che il tempo arrestasse la sua corsa. È un gioco di respiri, di dita che si intrecciano, di sorrisi e parole non dette, ma troveremo il tempo anche per quelle. Vivremo vicino al mare, svegliandoci la mattina - l'uno accanto all'altro - con il rumore delle onde che si infrangono con gli scogli, appena ci affacceremo alla finestra noteremo il riverbero del sole sull'acqua ogni giorno, senza timore che quanto c'è di più bello possa terminare; navigheremo in mari mai conosciuti, in abissi così profondi dai quali sarà difficile risalire, lo faremo insieme.
Il suo viso è così vicino, riesco a distinguere lentiggine da lentiggine, riesco quasi a contargli le ciglia, anelo un altro bacio, ma egli mi sorride fissandomi dall'alto, vedo le sue labbra muoversi ma non capisco. Urlo che non sento le sue parole, ma è tardi: una nebbia sottile ci avvolge, non riesco a trovarlo perché qualcosa fa da schermo ai miei occhi, mi rende cieco. Non sento più il suo peso su di me, né la sua presa, solo vuoto e buio...

Mi sveglio di soprassalto: non era nebbia quella a coprire la mia visuale, ma lacrime a rigare il mio viso. Ansante, affondo le unghie tra le lenzuola, desiderando il calore di un altro corpo accanto al mio, un corpo che adesso giace freddo sotto la terra, preda dei vermi e della decomposizione. Non riesco a respirare, tanto questo dolore al petto mi distrugge. Quale onore nel morire così, dimenticato da tutti, quasi il mondo volesse schernirci per i nostri vani tentativi di contrattacco? Non c'è nessuna virtù, nessun valore nel giacere come polvere tra il vento, colorando l'aria della sfumatura della morte. Asciugo le mie lacrime sul braccio con fare deciso e una cocente rabbia che ottenebra i miei pensieri e non mi fa sentir ragione. Resta una sola cosa da fare, affinché lui non sia morto invano, affinché io possa tramandare il suo ricordo un giorno: sopravvivere, vincere questa dannata guerra, desiderare vendetta ogni giorno di più, bearsi della loro morte come loro fanno con le nostre. Solo così Marco troverà veramente pace e mi attenderà, ne sono certo, ci incontreremo di nuovo alla fine di tutto questo.
Chiudo per un attimo gli occhi e immagino di nuovo le sue labbra, quelle labbra che hanno pronunciato poche parole, le quali adesso mi vorticano in testa, quasi volessero una risposta. Nel buio della notte, quando nessuno mi può sentire, sperando che egli sia al mio fianco, pronuncio quattro parole:

« Ti amo anche io »

Sarà la mia immaginazione, il dolore così forte, ma sento una folata di vento carezzarmi il viso. Sorrido appena, con gli occhi ancora socchiusi perché lui non mi ha mai abbandonato, è stato qui, vicino a me, notte dopo notte, sogno dopo sogno, ad amarmi ancora, al di là della vita e della morte, senza limiti di tempo e spazio.


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Capitolo 4
*** Rincontrami al varco tra la vita e la morte ***


Rincontrami al varco tra la vita e la morte

Si svegliò lentamente, sentendo il calore di un altro corpo vicino al suo, un altro profumo così bello e forte da fargli desiderare di rimanere ancora lì, in quel letto, stretti in un abbraccio per il resto del giorno. Il sole sorgeva lentamente, senza troppa fretta, per dare loro il tempo di ricordare quale fosse il loro compito anche quella giornata, per ricordare cosa so erano lasciati alle spalle e cosa avrebbero potuto perdere da un momento all'altro.
Chiuse gli occhi e sospirò, ricordando la sera precedente.
Avrebbe voluto fermare il tempo, sentire i loro odori mischiati sulle lenzuola, stringerlo a se e non lasciarlo andare, senza la paura di non poterlo abbracciare nuovamente, con la consapevolezza che ci sarebbero state altre notti come quella.
Ma la realtà si ergeva vivida sopra di loro, li tormentava e faceva loro rimpiangere persino una carezza mancata, un bacio non dato.
Addosso aveva ancora il suo odore, davanti al viso i suoi occhi e i suoi capelli così luminosi, la sua pelle così liscia. Poteva sentire ancora i suoi gemiti vicino le orecchie, il suo nome sussurrato attraverso quelle labbra tra le quali si era perso troppe volte fino ad allora e altrettante ce ne sarebbero state - o almeno così sperava.
Tutto ciò sarebbe svanito nel giro di poche ore, ma una cosa sarebbe per sempre rimasta: si appartenevano l'un l'altro.
Si protese verso lui e spinse le proprie labbra sulle sue in un bacio consapevole, privo di piacere e colmo invece di desiderio e passione e lussuria.
Strinse i suoi capelli e solo dopo alcuni secondi sciolse il bacio, continuando a fissarlo a fior di labbra, con l'amarezza dipinta sul volto. Forse non ci sarebbe stato un domani, non ci sarebbe stato un luogo chiamato 'casa' né il fruscio delle coperte sopra i loro corpi ansimanti. Non ci sarebbero stati più sentimenti ma solo due contenitori esanimi e strappati a fissare il cielo senza vederlo, a decomporsi nel fango sotto un'incessante pioggia che non avrebbe accennato a diminuire ma si sarebbe protratta a lungo, piangendo la distruzione della stirpe umana.
Marco si riscosse appena, socchiudendo gli occhi ma si addormentò nuovamente, stringendosi di più a Jean quasi volesse trovare conforto tra le sue braccia, in una tacita richiesta di non essere abbandonato.
Fissò il suo volto ancora per quale secondo, così innocente e puro ma costretto a patire il dolore e a irrigidirsi pian piano, a causa delle perdite che tutti quanti subivano, squassati da un fato sin troppo severo.
Ancora pochi attimi...
Non riusciva ad abbandonare i suoi lineamenti, non se poi il rischio era quello di non poterli più rimirare, di non poter distinguere quello stesso corpo - il suo corpo - tra la cenere che si alzava dal falò funebre quando giungeva la sera. Un addio, ecco cosa era stato quel bacio.
Un addio che avrebbe tanto voluto fosse un 'a presto'.
Cominciò a vestirsi, il sole stava già sorgendo, e lo lasciò lì a dormire, poiché solo nel mondo dei sogni poteva aver pace, solo tra le illusorie e accoglienti braccia di Morfeo si sarebbero rincontrati.

Nessuno dei due aveva idea che quello sarebbe stato l'ultimo momento passato insieme, che la Morte avrebbe colto uno di loro poche ore dopo, avvolgendolo tra le sue spire inarrestabili.

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Capitolo 5
*** Per sempre ***


Parole: 649
Rating: Verde
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale
Note: Missing moments, What if?
Avvertimenti: Nessuno




Per sempre



“Incontriamoci laddove l’occhio si perde, dove non esiste timore. Prendimi per mano, siamo cielo e immensità, vento scrosciante e pioggia, adesso. Hai varcato il Portale, riesci a sentire che sono di nuovo qui, accanto a te, per sempre?”

La pioggia cade, cade senza risparmiarsi e senza tregua, scivola sul tuo viso mescolandosi alle lacrime salate che sgorgano dai tuoi occhi. Bagna i tuoi vestiti, pervade i tuoi capelli, penetra sin dentro la tua pelle, facendoti sentire un freddo disumano, ma ormai conosciuto, lo stesso freddo che hai sentito quella volta, quando hai rinvenuto il suo corpo straziato per terra, quando hai giurato vendetta e lo hai gridato all’aria, facendola tremare e piangere - piangere il tuo stesso dolore.

“Il sole splende per tutti, adesso, riesci a sentirne il calore, Jean? Senti la mia mano che si chiude attorno alla tua, le mie dita che, calde e leggiadre, sfiorano il tuo viso?
Quanto dolore e quanta sofferenza ti sei lasciato alle spalle, adesso che non è più la paura a lambire il tuo cuore, adesso che siamo di nuovo tu ed io, stretti in un abbraccio da mozzarmi il respiro?”


Cosa credevi, che sarebbe stato facile? Che la tua anima sarebbe rimasta incorrotta e integra una volta perso il tuo unico vero amore? Credevi forse che il dolore ti avrebbe risparmiato, eh, Jean?
Alla realtà cruda e malvagia non importa di te e del tuo dolore, ella andrà avanti lo stesso, ti lascerà indietro e verrai scavalcato, davanti a te si consumeranno ore, giorni, mesi senza che tu possa fare nulla se non contemplare quella pietra liscia e levigata, stringere le unghie nei palmi fino a farli sanguinare e provare pena per te stesso.
Che condizione misera la tua, non credi? Costretto a dannarti per non esser stato lì ad aiutarlo, per non aver visto i suoi ultimi momenti di lotta e non poter così divulgare le sue gesta al prossimo, così da renderlo vivo almeno nella vostra memoria.
Cosa rimane di lui adesso? Solo il vuoto, non è vero? Ma sta’ tranquillo, il tempo meschino colmerà anche quello e non avrai più percezione del tuo amato, non rimarrà nemmeno una singola traccia del suo passaggio.
Scuoti la testa, impercettibilmente, cercando di scacciare quei pensieri.
Oh, non vuoi che vada cosi! Cosa vuoi fare, allora?
Ti alzi, la pioggia ti ha reso quasi irriconoscibile, ma il tuo sguardo è sempre lo stesso: è determinato, consapevole, sai già cosa devi fare.
Vendicherai la sua morte così che, quando lo rivedrai di nuovo, potrai guardarlo negli occhi, non sarai più codardo e meschino. Non ti rifugerai nella zona interna, protetto dalle mura con la coda tra le gambe, non potresti sorreggere il suo sguardo, altrimenti. Non ne avresti la forza.
Sopravvivi, adesso, lui vorrebbe che tu lottassi, renditi trasparente al suo volere e fallo tuo. E amalo ancora e ancora, fin proprio alla fine e anche oltre.

“Sai per quanto tempo ho aspettato che arrivasse questo momento? Per te, avrei aspettato anche lo scorrere dell’eternità.
Mi baci, adesso che puoi farlo. Mi stringi a te con così tanta forza per paura che io possa scappare. Ma io sono qui, Jean! Non ti lascerò andare mai più! Credi davvero che dopo tutto questo tempo potrei abbandonare il calore accogliente delle tue braccia, il sostegno del tuo petto, le tue labbra?
Siamo qui, io e te, per sempre.”

‘Per sempre.’

Cammini a passo spedito verso la vostra camera, ti metti a letto e tiri le coperte sopra la tua testa, facendo da schermo tra te e la realtà che ti circonda. Lo stesso temporale che imperversa all’esterno stravolge il tuo cuore e tu, ancora zuppo, porti il cuscino sulla testa grondante acqua, coprendo le tue orecchie.
Annullati, Jean, in questo momento ne hai veramente bisogno: non è un peso leggero, il tuo. Rialzati soltanto quando sarai pronto.
Quando sarai in grado di attuare vendetta.


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