Una canzone per te di NekaJanekaRector (/viewuser.php?uid=12163)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una canzone per te ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Una canzone per te ***
Note alla traduzione
Note alla traduzione
Salve a tutti !
Lo so che le introduzioni sono a volte molto noiose e per questo cercherò
di essere il più breve possibile (anche se so già che non mi
riuscirà…^_^;;), ma soprattutto in presenza di una fic così
lunga un po’ di spiegazioni mi sembrano doverose.
Innanzi tutto vorrei ringraziare ancora Janeka per avermi concesso l’autorizzazione
a tradurre la sua bellissima storia (Thank you again, Janeka-sama!!). Sarebbe
stato davvero un peccato non poter far arrivare questa splendida e romanticissima
fanfic al maggior numero possibile di persone…anche se la lunghezza potrebbe
intimorire (ma i primi capitoli sono molto brevi, quindi niente paura ^^)
vi assicuro che vale veramente la pena di leggerla tutta!!
I motivi che mi hanno spinto ad intraprendere questa mastodontica opera
di traduzione sono essenzialmente due : primo, la mia attuale fissazione
per il manga di Rurouni Kenshin (che consiglio a tutti di leggere, se vi
piacciono le storie ambientate nell’epoca dei samurai, quelle di carattere
storico e quelle d’amore ovviamente!) che mi ha spinto a carcare e leggere
sulla rete tonnellate di fanfic dedicate ai suoi protagonisti. Secondo, la
totale mancanza di siti italiani dedicati a questo bellissimo fumetto…per
quanto abbia cercato, non sono riuscita a trovare neanche una misera paginetta
web !! Così ho deciso di prendere due piccioni con un fava e “pubblicare”
sia la storia più bella che io abbia mai letto su Rurouni Kenshin,
che una delle poche (credo) fic in italiano sul nostro eroe…dando così
(spero) un po’ di soddisfazione a tutti quei fan italiani del manga, che vorrebbero
vedere qualcuna delle migliaia di ffc su Kenshin presenti sulla rete, tradotta
nella propria lingua madre. (Senza dover passare nottate con il vocabolario
in mano! x___x)
Per facilitare un po’ la lettura ho messo delle note ai termini giapponesi
che l’Autrice usa e, in alcuni casi, ho aggiunto anche delle piccole spiegazioni…ci
sono alcune cose, presenti solo nell’anime, che anche io ho faticato a comprendere
la prima volta che ho letto questa storia ! ^__^;;;. Ho tradotto anche il
testo delle varie canzoni presenti, dato che il loro significato è
importante ai fini della narrazione, ma a volte mi chiedo se ho fatto bene…
quando leggerete quei capitoli credo capirete perché !!
Bene, mi pare proprio che ci sia tutto…non mi resta che augurarvi buona
lettura !!
Ciao
Quenya
P.S. Ah, vi ricordo che io sono una semplice e misera traduttrice…se volete
spedire commenti, complimenti & minacce potete scrivere (in inglese ovviamente
!) a jcrect@aol.com
Se invece avete lamenti o consigli su una migliore traduzione potete scrivermi
a quaenya@libero.it
Una canzone per te cap 1
Una canzone per te ~ parte 1
(A song for you)
By Neka/Janeka Rector
Traduzione : Quenya
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di Rurouni
Kenshin) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga.
Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.
Note dell’Autore :
Okay, non ho idea da dove è venuta fuori l’idea per questa fanfic
. Forse è perché sono in una di quelle situazioni leggermente
ironiche. Di tutti i posti al mondo sono a NEW ORLEANS e non posso ANDARE
da nessuna parte !! ::sigh:: E così per il vostro piacere di leggere
(spero) ho scritto questa storia. Vorrei spiegare alcune cose. Uno, io adoro
Sanosuke. Non tanto quanto Kenshin, ma decisamente lui è tra i miei
preferiti. Così, anziché descriverlo come la totale testa-di-legno
che gli piace essere, ho provato a farlo un po’ più saggio e più
intuitivo. Giustifico questo fatto ritenendo che probabilmente lui è
un tipo dannatamente sveglio e vedrebbe le cose molto meglio di come potrebbe
fare la maggior parte di noi. Solo, lui di solito tiene questo talento per
se. Dopo aver letto questa storia, probabiblmente vorreste che lo avesse
fatto.
Due, per qualche ragione, sento il bisogno di lavorare un altro po’ sul
background, quindi se qualcosa vi salta agli occhi, fatemelo sapere, vedrò
che cosa posso fare al proposito (probabilmente in un primo momento non lo
saprò neanche io). Terzo, qualsiasi suggerimento, commento, CRITICA,
o qualsiasi altra cosa di costruttivo sarebbe MOLTO UTILE ! Questa storia
si colloca prima dell’apparizione di Saito.
Comunque è una storia d’amore tra K&K, quindi… buona lettura
!
Era una giornata luminosa e assolata. Il tipo di giornata in cui gli uccellini
cinguettavano così gioiosamente mentre volavano che non potevi non
sentire il tuo spirito sollevarsi. Era il tipo di giornata che ti faceva
venire voglia di sederti all’aperto ed immergerti nella luce del sole. Si,
era una giornata assolutamente perfetta per fare il bucato.
Kaoru fece scorrere la porta della sua camera e si guardò intorno.
Come al solito, Yahiko stava ancora dormendo, russando così rumorosamente
che poteva sentirlo durante tutto il tragitto per andare fuori. Strinse gli
occhi e sorrise al pensiero di tutte le oh-così-meravigliose e perfide
cose che gli avrebbe fatto più tardi. Non che fosse una persona violenta,
ma c’era qualcosa in quel ragazzo che le faceva venire voglia di schiaffeggiarlo.
Tornò nella sua camera, prese un cambio di vestiti puliti, una saponetta,
un asciugamano e si diresse verso il fiume. Normalmente avrebbe costretto
Yahiko ad uscire da letto, in modo che potesse riscaldarle l’acqua per il
bagno, ma in un raro momento di considerazione per il suo giovane allievo,
andò invece verso il piccolo ruscello dietro al dojo.
Una volta là, si guardò intorno per essere sicura che la riva
fosse pulita prima di tuffarsi sotto la superfice. Il sole era caldo e l’acqua
deliziosamente fresca mentre scivolava sulla sua pelle. Sospirò e
iniziò a galleggiare lentamente quando un piccolo movimento attirò
la sua attenzione. Smise di galleggiare e guardò verso il movimento.
Era un uomo enorme con appuntiti capelli marroni che indossava una giacca
ed aveva le mani in tasca. Era Sanosuke.
La sorpresa e l’irritazione fecero annaspare Kaoru nell’acqua. “Sano, che
diavolo pensi di fare ?”
Sanosuke sorrise leggermente prima di alzare un sopracciglio verso di lei.
“Buongiorno anche a te”
“Maledizione Sano…”
“Maledizione Kaoru…” la imitò prima di sedersi a gambe incrociate
“Lo sai che hai un linguaggio dannatamente osceno?”
“HA!” annaspò Kaoru, cercando di tenere il suo corpo fuori vista “Che
di tutte le persone proprio tu abbia il coraggio di dire una cosa del genere…Bè,
perché sei qui, Sanosuke?”
“Attualmente ” la sua espressione diventò sobria “Volevo parlarti”
“A proposito di cosa?”
“Bene” iniziò “Hai mai detto a Kenshin quello che provi per lui?”
Kaoru potè sentire il rossore salire sulle sue guance “Di che stai
parlando?!? Che vuoi dire?”
Sano sospirò “Sembra che sia uno di quei giorni, eh?” Guardò
Kaoru dritto negli occhi. “Hai realizzato che ti sei comportata in maniera
totalmente idiota negli ultimi giorni?” Kaoru stava per interromperlo quando
vide i suoi occhi “Vuoi che te lo descriva? Bene allora, che ne dici di due
giorni fa, quando Tae ha offerto a Kenshin un secondo giro di sake? Eri pronta
a trascinarla fuori e toglierle la vita. O riguardo a ieri quando Kanshin
ha avuto una scheggia nella mano e tu hai reagito come se stesse per morire…”
si fermò quando vide l’espressione di Kaoru. “Kaoru, che cosa c’è
che non va? Parlami, piccola”
Mentre Sano stava parlando del suo comportamento irrazionale dei giorni precedenti,
Kaoru sapeva che non sarebbe riuscita a fermare la lacrime dallo scorrere
sul suo viso. “Mi dispiace…io…”. Scrollò le spalle, dimenticandosi
del suo essere svestita, quando deglutì e fece un tremolante respiro.
“E’ solo che ho avuto la sensazione che qualcosa di terribile stia per accadere”
Cercò di asciugarsi le lacrime con le mani bagnate “E’…è la
stessa sensazione che ho provato lo stesso giorno in cui mi dissero che mio
padre era morto”
L’acqua, che era stata solo leggermente fredda fino ad un momento prima,
ora la stava congelando fino alle ossa mentre ricordava quella notte. Quando
guardò verso Sano, lui era improvvisamente a pochi passi di distanza,
immerso nell’acqua fino al petto, per raggiungerla. Sollevò il suo
corpo scosso dai brividi tra le sue braccia e la portò a riva, dove
le avvolse intorno l’asciugamano. Tra le sue braccia Kaoru inizò a
piangere silienziosamente, mentre lui goffamente le accarezzava la testa.
Quando smise, la scostò da sé e fece ancora una volta la domanda
per cui era venuto “Tu ami Kenshin, vero?”
Lei era gelata, nonostante il calore del sole “Non so di cosa stai parlando…”
“Non prendermi in giro!”
Kaoru iniziò ad alzarsi quando la sua mano piombò sul suo polso
e la trascinò giù. “Non andrai da nessuna parte se prima non
mi rispondi”
“Maledizione Sanosuke! Che diavolo succede a TE ? Perché lo stai facendo?”
si irrigidì “Ha qualcosa a che fare con Kenshin, vero? Che sta succedendo?
C’è qualcosa che non va?” Si sollevò sulle ginocchia e si sporse
verso Sano “Kanshin non è nei guai, vero? Aspetta…lui DOV’E’?”
Stava per alzarsi di nuovo quando lui la respinse giù.
“Non c’è niente che non va…almeno non ancora” Sano sospirò
“Non so dove sia Kenshin in questo momento, ma sono sicuro che sta bene.
Ascolta, sto cercando di dirti qualcosa e non posso farlo finchè non
rispondi alla mia domanda. Ora, maledizione, sei innamorata di Kenshin?”
Kaoru guardò il fiume e replicò con impazienza “Sai che è
così”
Sentì Sano sospirare dietro di lei “Bene, ora cosa intendi fare al
proposito?”
Kaoru si girò lentamente verso Sano “Niente…perché dovrei?”
Sano perse la pazienza e si alzò vicino a lei imprecando “Maledizione,
pensavo che avrei potuto provare ad essere gentile in tutta questa faccenda
ma… VAFFANCULO. Ecco il punto. Hai sentito dei banditi a due giorni di distanza
fuori dalla città, che attaccano ogni persona sulla loro strada, vero
?” Lei annuì “Bè, ci sono alcune voci in città che dicono
che alcuni di loro sono vecchi samurai che ne stanno addestrando dei nuovi
ed usano quella povera gente qua fuori per fare pratica”
Kaoru impallidì “Non posso…crederci…”
“Ad ogni modo, la polizia inviò una dozzina di uomini e nessuno di
questi tornò indietro…bè, non è esatto. Un cavallo ritornò
con un sacco di quanto rimaneva di uno degli uomini. Quindi, questi uomini
sono situati…” Si girò bruscamente quando Kaoru iniziò a vestirsi.
“Dannazione Kaoru, avvisa prima di farlo, maledizione!”
“Come se non avessi visto nulla prima…” fece una pausa e lo guardò,
con la rabbia che ribolliva nei suoi occhi “Razza di maledetto PERVERTITO!”
Sano schivò facilmente il suo pugno “Ma fammi il piacere…come se volessi
vedere una tutta pelle e ossa come te ! Dovresti avere delle tette più
grosse per avere la mia attenzione…”. E realizzando troppo tardi che quelle
erano parole di sfida, Sano si girò e iniziò a correre verso
il dojo con Kaoru non troppo lontana dai suoi talloni.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Una canzone per te cap 2
Parte 2
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
La giornata di Kenshin iniziò piuttosto differentemente. Anche se
il sole iniziava a sorgere e gli uccellini iniziavano a cantare la grandiosa
giornata che sarebbe venuta, Kenshin non riusciva a scacciare la sensazione
che qualcosa stava per andare storto. Si alzò velocemente e prese
la sua spada sakaba.
Camminò fino alla camera di Kaoru e si fermò. Riusciva sentirla
respirare profondamente mentre dormiva. Si domandò se fosse stata
lei quello che aveva sentito la scorsa notte. Dopo che era stato svegliato,
aveva cercato di determinare se una minaccia attendeva all’esterno, ma quando
non aveva sentito più nulla si era rilassato. Probabilmente era Kaoru
che era andata in bagno, così aveva sorriso ed era tornato a dormire.
Tornando alla realtà, solo per un momento, Kenshin contemplò
l’idea di aprire la porta per osservarla, come faceva qualche volta. Anche
oggi la sensazione di scorrettezza non gli permise di lasciarsi andare a
quella tentazione e si allontanò. Non aveva bisogno di controllare
la stanza di Yahiko visto che il ragazzo poteva essere sentito abbastanza
chiaramente dal suo russare. Kenshin sorrise leggermente e scese le scale,
dirigendosi verso la città.
Sebbene fosse presto, c’era vita nella piccola città. Mercanti stavano
preparando i loro banchi, sistemando la loro mercanzia. I ristoranti erano
aperti e gli ubriachi nei bar erano finalmente buttati fuori dopo una dura
notte di bagordi. Kenshin stava per voltare l’angolo verso la piazza della
città, quando un uomo girò l’angolo e si scontrò con
lui. Caddero entrambi a terra, ma l’uomo si riprese per primo. Mentre Kenshin
era ancora leggermente stordito, l’uomo lo afferrò da dietro e gli
puntò un coltello alla gola. “Mi dispiace fratello” iniziò
l’uomo “Ma devo scappare da loro”. Subito dopo tre ufficiali girarono l’angolo
e si bloccarono quando videro che il loro ricercato aveva un ostaggio.
“Lascialo andare, Kawasaka!” Gridò uno della polizia. L’uomo chiamato
Kawasaka si mise a ridere, leggermente istericamente “Non finchè voi
non avrete lasciato andare ME! Ora STATE INDIETRO oppure la vostra città
starà per perdere un altro contadino!” gridò furiosamente Kawasaka.
“Non vorrei davvero fargli male, ma lo farò!”
“E se lei mi uccide, chi altro userà come ostaggio?” L’uomo fu stupito
dalla calma nella voce del suo ostaggio “Le suggerisco di fare quello che
dicono questi poliziotti”
L’uomo rise amaramente “Come se mi trattassero giustamente se lo facessi
!”
Uno dei poliziotti fece un passo avanti “Hai forse trattato GIUSTAMENTE il
bambino di cinque anni che hai ucciso?!?”
Il volto dell’uomo si scurì “Era sulla mia strada…un incidente”
“Signore, le consiglio di lasciarmi andare prima che succeda un altro incidente”
Kawasaka non si era fermato a pensare al fatto che il suo ostaggio aveva
un’arma più grande della sua e così non fu preparato quando
lo straniero tra le sue braccia si liberò improvvisamente, rotolò
e si pose davanti a lui con la mano destra sull’elsa della sua sakaba, ancora
nel fodero.
“Ora, perché non gettate il coltello, signore?” Kenshin rilasciò
la stretta sulla sua spada e lasciò che il suo braccio cadesse libero
al suo fianco “Nessuno vuole farle male, basta che faccia quanto la polizia
le ha detto”
L’uomo stava considerando di arrendersi, (conosceva alcune persone che avrebbero
potuto rilasciarlo facilmente) finchè non diede un’occhiata al suo
supposto ostaggio. Fu la cicatrice sulla sua guancia che fece spalancare
gli occhi all’uomo. Lasciò cadere il coltello e iniziò ad indietreggiare,
in preda al terrore “Tu…tu sei…”. Improvvisamente si girò e iniziò
a correre attraverso la città. Kenshin lo seguiva ad un passo di distanza.
Kawasaka, disperato, iniziò a spingere le persone fuori dalla sua
strada e corse attraverso il ponte. Una volta là, spinse via una donna
dal suo cammino, ignorando il fatto che la donna stava portando un bambino
piccolo tra le braccia. Il bambino, spinto via dall’abbraccio di sua madre,
cadde oltre l’inferriata. L’unica cosa che fermò la sua discesa fu
la presa di sua madre, quando anche lei iniziò a cadere oltre l’inferriata.
Il suo grido di aiuto fu interrotto quando improvvisamente sentì delle
mani che la fermavano e riportavano sia lei che suo figlio sul ponte.
“E’ tutto a posto, Signora?”
La donna strinse saldamente il figlio contro di se e si girò a sorridere
al suo salvatore. Era il vagabondo che abitava al dojo di Kaoru-san. Da quando
era arrivato in città, le cose erano migliorate così tanto
che le gente del posto adesso era orgogliosa di considerarlo uno di loro.
Gli sorrise con gli occhi pieni di lacrime “Sto benissimo ora, grazie a lei…Kenshin-san,
vero?” Al suo assenso, lei continuò a ringraziarlo finchè lui
non le disse che era stato felice di aiutarla e che ora doveva andare. Si
allontanò con la donna gli ricordava che doveva soltanto andare al
negozio del marito se mai avesse avuto bisogno di qualcosa.
Kenshin corse dall’altro lato del ponte, sapendo che era troppo tardi per
dare ancora la caccia a quel tizio Kawasaka. Analizzò rapidamene la
zona e decise che non c‘erano segni di dove l’uomo poteva essere andato.
Ritornò al dojo, sapendo che Kaoru probabilmente si era alzata. E
probabilmente stava sfogando la sua frustrazione su Yahiko. Kenshin sorrise.
Traduzione dei termini giapponesi :
sakaba : spada a lama invertita
dojo : palestra per arti marziali in genere
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Una canzone per te cap 3
Parte 3
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Quando Kenshin ritornò, trovò Sanosuke seduto a gambe incrociate
vicino ad un catino, strofinando vestiti. Kenshin andò verso di lui
e gli sedette accanto. “Sano, che stai facendo qui? E perché stai
facendo il bucato? Pensavo che fosse il turno di Yahiko”
Sano lo guardò, dando a Kenshin l’opportunità di osservare
il suo occhio, che ora stava diventando nero. “Quella ragazza ne prenderà
uno, uno di questi giorni…e non vedo l’ora che succeda”
“Che è successo? Perché Kaoru-dono ti ha colpito?”
“Non voglio parlarne” Sano sussultò quando lui esaminò dolcemente
la zona gonfia intorno al suo occhio. “Non riesco a credere di aver lasciato
che mi colpisse”
“Perché l’hai fatto?”
Sano osservò Kenshin seriamente “Perché ne aveva bisogno. Kenshin,
lo sai che weekend è questo? E’ l’anniversario del giorno in cui le
dissero che suo padre era morto” Allo sguardo di Kenshin, Sano continuò
“Hey, l’ho scoperto quando ho sentito l’ispettore delle tasse parlare con
lei, ieri. Kaoru deve trovare qualche modo per pagare per gli ultimi due
mesi o il governo si prenderà il dojo. Tu ed io sappiamo benissimo
che questo dojo è tutto quello che ha…” Sano si interruppe quando
Kenshin improvvisamente si alzò in piedi. “Hey, dove stai andando?”
“Tu devi finire il bucato, Sano. E io sto andando a cercare Kaoru-dono”
Kenshin si allontanò, sentendo Sanosuke biascicare rabbiosamente.
“L’ho sentito, Sano!”
“Vaffanculo, Kenshin!” Kenshin ridacchiò dopo aver voltato l’angolo.
“Maledizione, RACCHIA, finiscila!” Come Kenshin entrò nella zona di
allenamento, gli arrivò l’urlo di Yahiko.
“Racchia? RACCHIA? Chi diavolo pensi di poter chiamare RACCHIA? Non ti saresti
fatto male se ti fossi CONCENTRATO!”
“Bé, è piuttosto difficile concentrarsi mentre mi picchi in
quel modo!”
“Che cosa?!? Pensi forse che mentre sei in battaglia, il tuo avversario ti
dia l’opportunità di pianificare una dannata strategia?! Ora, FA’
ATTENZIONE!”
Kaoru avanzò verso il ragazzo, usando le mosse più elementari,
ma nonostante tutti i tentativi del ragazzo, lui non riuscì a contrastarle
tutte.
Alla fine, con disgusto, Yahiko gettò a terra la sua spada per fare
pratica.
“Dannazione, ne ho abbastanza!” detto questo, si girò e provò
ad allontanarsi dalla sua istruttrice. Invece, Kaoru afferrò il braccio
di Yahiko e provò a trascinarlo indietro.
“Torna qui subito e prendi la tua spada, ragazzino!”
“Neanche per sogno, brutta, vecchia RACCHIA!”
Slap.
Improvvisamente tutto diventò silenzioso mentre Kaoru osservava la
sua mano con stupore. Era rossa e iniziava a gonfiarsi, ma non tanto quanto
la sua perfetta impronta sul volto del suo allievo. “Yahiko…io…io non so
cosa dire…mi dispiace così tanto…”
“Stà zitta! Prima Sano e ora me! Cosa stai cercando di fare, di ammazzarci
tutti quanti?!” Yahiko strattonò il suo braccio dalla stretta di Kaoru
e corse per pochi passi, prima di girarsi, con gli occhi marroni duri dalla
rabbia “Ti odio!” disse sputando mentre si girava e si correva fuori dalla
zona.
Kaoru, che era ancora sotto shock, guardò verso Yahiko, non provando
neanche a seguirlo. Strinse con precauzione la sua mano contusa e le lacrime
iniziarono a scenderle dagli occhi. Provò a ricacciarle indietro,
quando realizzò che le sue gambe non riuscivano più a reggerla.
Cadde sulle ginocchia. Facendo uno stridulo respiro, sobbalzò quando
un asciugamano apparve davanti a lei. Alzò lo sguardo per trovare
Kenshin che la osservava dall’alto. Invece di accettare l’asciugamano, si
alzò e camminò fino alla spada di Yahiko, prendendola.
“Stai bene, Kaoru-dono?”
“Sto bene” Kaoru si diresse verso il dojo.
Kenshin rimase dov’era e osservò Kaoru sbattere la porta dietro di
se. Guardò la sua mano che stava ancora tenendo l’asciugamano. Strinse
quella mano a pugno, prima di lasciarlo andare. Fece un passo in direzione
del dojo, poi si fermò. Sapeva che non avrebbe dovuto seguirla. Non
importava quanto apprezzasse la seconda occasione che la vita gli aveva concesso
di essere ancora Himura Kenshin, lui sapeva comunque che un giorno avrebbe
potuto essere costretto ad uccidere. E allora, sarebbe diventato di nuovo
Battosai. Un hitokiri, un assassino. E quando quel giorno sarebbe arrivato,
non avrebbe potuto lasciare Kaoru sapendo che l’uomo a cui lei teneva era
morto. Perché come era sicuro che aveva ucciso un altro uomo, era
sicuro che stava uccidendo anche se stesso. Era già abbastanza doloroso
sapere che non avrebbe potuto aiutarla e se le avesse lasciato conoscere
i suoi sentimenti per lei, la sua inevitabile partenza le avrebbe causato
un dolore insopportabile. Tuttavia non riuscì a trattenersi dal dirigersi
verso il dojo e neanche dall’aprire la porta e richiuderla silenziosamente
dietro di sé. La osservò stringere il boukin di suo padre al
petto e piangere. La sua esile corporatura era scossa dalla forza dei singhiozzi.
Senza pensare alle conseguenze, iniziò a camminare verso di lei.
Quando Kaoru era entrata nel dojo, aveva riposto con calma la spada di allenamento
che aveva usato poco prima. Poi, senza sapere perché, era andata ad
uno scaffale su cui era poggiata una lunga scatola di legno. Aveva sollevato
la scatola con precauzione e con essa era andata al centro del dojo. Una
volta lì, si era seduta e aveva aperto il coperchio.
Dentro, su un letto di soffice lana, c’era una spada di legno. Aveva una
tinta color ciliegio scuro e gli occhi di Kaoru si fecero vaghi mentre immaginava
suo padre e le tante volte che si era allenato con quella spada. Sollevandola
con tenerezza, trovò il messaggio che suo padre aveva intagliato con
cura sulla lama, vicino all’elsa. “Ai no wa, mamotte”. Si asciugò
gli occhi con il dorso di una mano mentre pensava al significato. “Proteggi
coloro che ami”. In un tremulo sospiro, chiese alla spada “Ma chi era lì
per proteggere te?” Kaoru chiuse gli occhi, sentendo le onde del dolore sommergerla.
Vagamente, desiderò che Kenshin avesse potuto essere con lei. Ma lei
respinse fermamente quel pensiero. Lui aveva paura, le sussurrò la
mente, aveva paura di dover abbandonare una parte di se stesso. Il momento
in cui era stato più vicino a rompere quel muro intorno a lui era
stato quando Jinnei l’aveva rapita. Ed allora era quasi tornato ad essere
un hitokiri. Kaoru sapeva che Kenshin non sarebbe mai venuto da lei e per
questo il suo dolore si fece più intenso.
Non solo piangeva per suo padre, ma per la felicità che lui avrebbe
voluto per lei. Sapeva senza ombra di dubbio che la sua felicità era
legata a Kenshin, poiché non avrebbe mai amato nessun’altro quanto
amava lui.
Era caduta in una disperazione così profonda che non sentì
neanche la porta aprirsi o chiudersi. Non sentì neanche gli esitanti
passi vicino a lei. Quello che finalmente la riscossero furono due braccia
che le si chiusero gentilmente intorno. Sotto shock, alzò lo sguardo
verso un paio di chiari occhi blu.
“Ken…shin?” I suoi occhi erano spalancati con speranza e disperazione.
“Shh, Kaoru-dono” Kenshin le fece poggiare gentilmente la testa sul suo petto
e le accarezzò leggermente la testa come nuovi singhiozzi iniziarono
a scaturire da lei. Chiuse gli occhi e mentre la stringeva desiderò
di poter rimuovere il dolore dalla sua anima.
Lacrime scioccate di sollievo scorsero dagli occhi di Kaoru mentre si meravigliava
della forza e della gentilezza delle braccia che la stringevano. Oh Dio,
pensò, per quanto fosse assurdo, quello era già abbastanza.
Sentiva un piccolo sorriso al centro della sua anima, dove una volta c’era
il dolore. Si rilassò tra le braccia di Kenshin.
Kenshin aveva delle difficoltà. Era molto confuso su cosa fare dopo.
Provò a darle dei colpetti in testa per un po’, ma era una cosa dannatamente
troppo maldestra. Quando il corpo di Kaoru iniziò a rilassarsi nel
suo abbraccio, lui cadde nel panico.
“Um, Kaoru-dono…um, non so…cosa devo fare, ora?”
Si allarmò quando il corpo che stringeva iniziò a tremare.
“Kaoru-dono…stai bene?!”
Si era aspettato…be, non sapeva cosa aspettarsi. Ma la risata che uscì
fuori da Kaoru lo confuse. Era isterica? pensò. La allontanò
leggermente da lui per osservare il suo volto e quello che vi vide lo paralizzò.
La sua faccia era bagnata dalle lacrime, ma lo sguardo dei suoi occhi era
così caloroso e felice che lui per poco non la baciò seduta
stante. Non lo fece, ma avrebbe veramente voluto farlo.
Kaoru adorava quando lui faceva così! Il fatto che Kenshin, il più
forte samurai del mondo, fosse così totalmente imbranato…si sedette,
per essere di fronte a lui. L’espressione di confusione non fece che aumentare
la sua allegria. Dopo essersi asciugata le lacrime delle risate dagli occhi,
si calmò e sospirò “Oh Kenshin, ti amo…”
Dopodichè si paralizzò per lo shock di averlo detto a voce
alta. Quando Kenshin abbassò gli occhi, lei fece per prendere la spada
di suo padre, ma si fermò quando la mano di Kenshin si chiuse intorno
all’elsa. Kenshin si alzò ed afferrò la spada di suo padre
con entrambe le mani mentre provava a fare delle mosse.
“Kaoru-dono, tuo padre dove ha preso questa spada?”
“L’ha fatta lui, perché?” Kaoru era ancora un po’ imbarazzata, ma
accolse il nuovo soggetto della conversazione con gioia “Ha qualcosa che
non va?”
“Non direi. Sembra solo un po’ più pesante di un boukin regolare”
“Penso che sia a causa del legno”
“Hmm” Kenshin finì le sue mosse e la porse a Kaoru, dalla parte dell’elsa.
Lei la prese e la mise a posto nella scatola di legno.
Mentre andava verso lo scaffale per riporla, lei aveva sperato che Kenshin
cogliesse l’occasione per andare via. Ma quando si girò, lui era ancora
lì.
“E sei ancora qui per…”
“Di quanto denaro hai bisogno per pagare le tasse?”
Le sopracciglia di Kaoru si alzarono, poi si abbassarono mentre guardò
Kenshin con quella che sperava fosse un’espressione innocente “Di cosa parli?”
“Sai esattamente di cosa parlo, Kaoru-dono. Le tasse arretrate. Quanto gli
devi?”
“Oh…QUELLO! Bè, non così tanto…”
“Quanto, Kaoru?” la sua voce si abbassò e fece un passo in avanti
per indicare che era abbastanza serio riguardo alla loro discussione.
“Circa…mille e cinquecento yen. Ma ne ho la maggior parte”
“Di quanti altri ne hai bisogno?”
“Non preoccuparti di questo, sono coperta. Ho…un lavoro”
Kaoru trattenne il respiro, sperando che Kenshin non facesse la successiva
logica domanda, alla quale sapeva che non avrebbe potuto rispondere.
“Dove?”
Sospirò tra sé e sé e rispose.
“Lavoro in un ristorante, e no, non ti dirò dove. L’ultima cosa di
cui ho bisogno è trovarmi te, Sano e Yahiko tra i piedi a darmi fastidio,
quindi…”
“Va bene. Dato che non vuoi il mio aiuto, non mi resta che augurarti buona
fortuna”. Kenshin guardò Kaoru per un altro momento prima di raggiungere
la porta. Dopo averla aperta, guardò indietro per trovare Kaoru che
sfuggiva al suo sguardo. “Non mi mentiresti, vero, Kaoru-dono?”
Una debole replica gli giunse in risposta. “Riguardo cosa?”. Per qualche
ragione, lui non pensava che stesse parlando delle tasse. Chiuse lentamente
la porta dietro di sé e si allontanò dalla casa. I suoi occhi
si strinsero mentre ripercorreva la conversazione con Kaoru. No, lei non
aveva mentito… ma non gli aveva detto nemmeno l’intera verità. Con
espressione corrucciata, Kenshin decise che doveva scoprire la verità
da solo. Si domandò anche per quale motivo fosse così irritato
per l’intera faccenda.
Traduzione dei termini giapponesi :
Kaoru-dono : il suffisso ‘-dono’ è la forma onorifica
con cui Kenshin si rivolge a Kaoru, ed il suo uso è tipico del
modo di parlare estremamente formale ed educato del samurai vagabondo. Il
significato è più o meno ‘signorina Kaoru’
Boukin : spada di legno generalmente usata per
il kendo
Hitokiri : assassino
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Una canzone per te cap. 4
Parte 4
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Sanosuke aveva finito di fare il bucato e stava oziando al sole con un braccio
ripiegato dietro la testa a fare da cuscino. Era appena riuscito a scivolare
in un piacevole sonnellino quando sentì avvicinarsi dei passi strascicati.
Socchiuse stancamente un occhio per vedere Yahiko in piedi vicino a lui.
Con in faccia quella che sembrava l’impronta di una mano che stava sparendo.
Sano sospirò “Kaoru?”
“Già”. Poi il ragazzo si sedette e fece compagnia a Sano nel fissare
il cielo.
“Perché ti ha colpito?”
“Perché ha colpito TE?!” replicò immediatamente il ragazzo.
Sano sbadigliò. “Pensava che avessi fatto qualcosa di sbagliato”
“Che hai combinato?”
“L’ho vista nuda”
Yahiko si sedette, con gli occhi pieni di meraviglia.
“Perché mi guardi così, ragazzino?”
Yahiko sbattè le palpebre “Perché sei ancora vivo”. Sano provò
a colpirlo, ma Yahiko lo schivò prima di cadere all’indietro sull’erba
e ridere finchè i fianchi non gli fecero male.
“Ha, ha. Ora è il tuo turno, ragazzino. Perché Kaoru ti ha
colpito?”
Yahiko scrollò le spalle. “Non lo so. L’ho chiamata racchia come faccio
ogni giorno. Forse è nervosa perché stanotte è stata
in piedi fino a tardi”
“Di che stai parlando?”
“Bè…è tornata molto tardi la scorsa notte, ha pianto per un
po’ e poi è andata a dormire”
Sano imprecò e colpì il terrreno con un pugno. “Se solo quei
due mi ASCOLTASSERO. Sono così dannatamente stupidi certe volte…hey,
non andare in giro a ripetere quello che hai sentito, eh ragazzino?”
Yahiko si alzò in piedi e osservò Sano con il disgusto scritto
chiaramente in faccia. “Cosa credi che sia, un bambino? No, non rispondere”
Yahiko notò Kenshin che si avvicinava. “Hey Kenshin, vediamo se Kaoru
ha colpito anche te!”
Kenshin si fermò vicino a Sano e si sedette accanto a lui.
“Hey Kenshin, stai per andare a caccia di quei samurai-banditi?! Perché
se lo fai, avrai dei rinforzi qui! Giusto Sano?”
“Giusto” Sano sorrise a Yahiko prima di guardare Kenshin “A che ora è
tornata Kaoru, ieri sera?”
Kenshin corrugò la fronte “Non è uscita ieri sera. In verità
è andata a letto presto. Ha detto che non si sentiva bene. Perché?”
Sano represse un altro sbadiglio “Yahiko ha detto che è tornata abbastanza
tardi la scorsa notte”
“Già e stava anche piangendo. E’ peggio di una bambina, certe volte!
Per tutta la settimana si è asciugato il mocciolo quando nessuno la
vedeva. E’ COSI’ irritante. Ecco perché la odio… OUCH! MALEDIZIONE,
SANO!”
“Sta’ zitto, Yahiko-chan”
“CHAN!”
“SILENZIO!” I tre ragazzi si girarono per trovare Kaoru che batteva
rabbiosamente un piede “SE avete finito di sparlare alle mie spalle, gradirei
se QUALCUNO iniziasse a preparare la cena. KENSHIN” Lo fissò per un
momento prima di continuare “E TU Sano, ti ringrazio per aver lavato i vestiti,
ma ti è mai venuto in mente che bisogna anche STENDERLI?”
“Cosa?”
“Mi hai sentito” prese l’inzuppata massa di vestiti e la lanciò a
Sano. “Ho tirato su dei fili nel retro, tutto quello che devi fare è
stenderci quei vestiti. Sanosuke, come facevi a sopravvivere prima che arrivassi
qui?!”. Posò una mano sul fianco e fissò il ragazzo. “E tu
Yahiko, razza di furbastro, farai meglio ad imparare quelle mosse che ti
ho insegnato da martedì!” Li fissò tutti quanti un’altra volta
e poi rientrò in casa. Quando il suo piede toccò la soglia,
si girò per avvisare l’ancora sconvolto trio davanti a lei “Un’altra
cosa. Come tutti sapete bene, ora ho un lavoro” fece una pausa “In un ristorante.
E non vi dirò dove e perché, quindi non ci provate!”. Marciò
per le scale e scomparve dentro la casa.
Quando i ragazzi furono certi di essere rimasti soli, si guardarono l’un
l’altro.
“Yahiko, stanotte segui Kaoru e facci sapere dove va e cosa fa. Giusto, Kenshin?”
Kenshin, immerso nei propri pensieri, annuì.
Traduzione dei termini giapponesi :
Yahiko-chan : il suffisso –chan è di solito
usato per i bambini e Yahiko non vuole assolutamente essere incluso in questa
categoria
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Una canzone per te cap. 5
Parte 5
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Era buio quando Kaoru silenziosamente si diresse verso il ‘ristorante’. Yahiko
seguì le sue tracce. Il più che poteva vedere nella notte rischiarata
da un accenno di chiar di luna era che lei aveva una borsa o qualcosa del
genere su una spalla. Dopo aver attraversato il ponte verso la città,
Kaoru aveva girato a sinistra e si era incamminata nel bosco. Yahiko la seguì.
Dopo poco tempo sentì finalmente del rumore salire da una costruzione
nel bosco. Spiò attraverso i rami e scoprì una costruzione
molto vecchia, che sembrava in qualche modo ricostruita all’interno, ma ancora
piuttosto cadente all’esterno. C’erano uomini con spade davanti alla porta.
Quando Kaoru si avvicinò, uno degli uomini provò a prenderle
un braccio ma, con un rapido schiaffo che risuonò attraverso la foresta,
Kaoru fu lasciata in pace ed entrò nell’edificio. L’uomo stava ancora
imprecando dopo alcuni minuti. Yahiko fece un sorrisino, sapeva quanto quegli
schiaffi facessero male ed era contento di vedere qualcun’altro colpito,
per una volta. Dopo un’ora, un po’ di altre ragazze della città arrivarono
all’edificio. Una di loro sembrava molto familiare, ma Yahiko non riusciva
a vederla bene. Tutte avevano delle borse e provavano a sfuggire alle molestie
dei guardiani.
Minuti dopo Yahiko incominciava ad addormentarsi quando una bellissima voce
si potè udire dall’interno. Dopo tre canzoni, Yahiko decise che voleva
dare un’occhiata più da vicino. Le guardie, che erano sbronze marce,
non videro né sentirono il ragazzo scivolare attraverso la porta.
Una volta dentro, vide solo delle bellissime donne in vestiti succinti servire
cibo e bevande. Anche la cantante era carina, ma non così ben proporzionata
come alcune delle cameriere.
Yahiko trovò un ripostiglio e guardò attraverso uno spiraglio,
cercando di trovare Kaoru. Quando non riuscì a trovarla, sospirò.
Probabilmente stava cucinando nel retro, pensò. Seguendo immmediatamente
quel pensiero, chiuse la porta e iniziò a ridere il più silenziosamente
possibile. Lacrime gli scorsero sul viso al pensiero di quei poveri clienti
là fuori. Ma Yahiko smise di ridere quando la porta del ripostiglio
fu spalancata. Si immobilizzò quando una donna entrò nel ripostiglio
con lui, prima di chiudere la porta alle sue spalle.
“Kaoru? Sei tu?”
“Yahiko, che ci stai facendo qui?”
“Megumi! Cosa stai facendo qui?”
“Credo di averlo chiesto per prima. Se qui per Kaoru, vero?”
“Già, Kenshin e Sano mi hanno chiesto di seguirla. E TU cosa ci fai?”
“Bè, sapevo cosa stava combinando e sono venuta per tenerla d’occhio”
“Davvero? Bè, dove sta? E’ ancora qui? L’ho cercata in giro, ma non
sono riuscito a trovarla”
Megumi sorrise “Oh, certo che è qui. Ma non ti dirò dove. Allora,
domani notte porterai Testa-di-gallo e Kenshin, vero?”
“Questo è il piano”
“Bene. Bè, ora devo andare. Kawasaka-san è decente, ma non
vorrei farlo arrabbiare.” Sorrise e si girò ad aprire la porta “Oh,
mi fai un favore Yahiko?”
“Cosa?”
“Non dire a Ken-san o a Sanosuke che mi hai visto qui. Voglio fargli una
sorpresa.”
Yahiko sorrise “Non me lo sogno proprio”
“Bravo ragazzo. Ora torna a casa, Kaoru non sarà di ritorno ancora
per ore. E ci sono io a tenerla d’occhio”
“Grande, mi stavo annoiando, dopotutto”
“’Notte Yahiko-chan”
“CHAN! TU…”
La risata di Megumi scomparve mentre Yahiko imprecava silenziosamente nel
buio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Una canzone per te cap.6
Parte 6
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
La notte seguente, Kenshin e Sanosuke entrarono nel bar. Immediatamente una
donna che serviva, vestita con un vestito di seta rosso aderente e sorprendentemente
corto, offrì una birra a Kenshin (e qualsiasi altra cosa, da quello
che aveva potuto vedere). Kenshin rifiutò educatamente l’offerta.
Nel frattempo, Sanosuke si era seduto in silenzio sotto shock. Quando la
donna se ne andò, Kenshin si girò verso Sano “Hai visto Kaoru-dono?”
“No, penso di aver visto qualcosa di molto peggio. Kenshin, guarda verso
il tavolo a destra, vicino al palcoscenico. Ti ricorda qualcuno quella donna?”
“Un pochino” Kenshin nascose un sorriso.
“Scusami, voglio vederci chiaro” disse rabbiosamente Sano, mentre si alzava
dal tavolo e marciava verso la donna che stava offrendo ai suoi clienti un’altra
bevanda.
Nel frattempo Kenshin, osservava la folla, cercando Kaoru-dono. Nella sala
al momento c’erano circa trenta uomini che andavano dai vecchi samurai a
probabili mariti. C’erano otto donne che li stavano servendo, meno Megumi-dono.
Kenshin sorrise alla reazione di Sano. Se mai c’era stato un uomo accecato
dalla gelosia, quello era Sano. I pensieri di Kanshin si rabbuiarono quando
si immaginò Kaoru in un posto del genere. Aveva esaminato tutte le
cameriere e nessuna di queste aveva quella familiare andatura che aveva soltanto
lei. Doveva essere in cucina, pensò. Questo avrebbe spiegato per quale
motivo lei non aveva voluto dirlo a nessuno. La sua cucina non era sempre…mangiabile.
I pensieri di Kenshin furono rischiarati quando una giovane donna salì
sul palco. Il suo viso era imbiancato con la polvere di riso, i suoi occhi
erano sottolineati dal kohl e le sue labbra erano rosse come le fragole mature.
I suoi capelli erano stati composti con arte in riccioli appuntati in alto.
Dietro, alcune ciocche dei suoi capelli fluivano fino a metà schiena
con piccoli pettinini ornati di perle. Lei guardò verso la folla e
sorrise radiosamente prima di chiudere gli occhi, fare un profondo respiro,
ed iniziare a cantare. Aveva una bellissima voce da soprano che manteneva
le note come dolce miele nell’aria. Il suo kimono purpureo, di seta, risplendette
dolcemente alla luce delle candele quando scese dal palcoscenico e si diresse
verso il pubblico.
It was only a blink of the eye
Because the sun was shining so brightly
But even so--this is nonsense--
As if I had been winked at--
The pounding will not disappear from my heart (1)
It's not something that you'll understand even when you see it
Why did I say that at a time like this?
I let my chance slip away again today
Even though this is not in a dream
It's not love or anything like that
Why is it then that I can't help but feel anxious about you? (2)
The person who gave me the love letter
Is not you--I know that--
Coolly, to the point of cruelty,
I refused, saying, "I can't go out with you."(3)
Mentre Kenshin aspettava che Sano tornasse, osservò
la donna intrattenere il pubblico. Era una donna veramente bellissima, pensò
Kenshin, sentendosi in colpa per aver potuto anche solo pensare ad un’altra
donna oltre a Kaoru. La osservò incedere vicino al suo tavolo con
leggera apprensione. Lei finì la sua prima canzone e iniziò
quella successiva. Continuava a camminare attraverso il pubblico, sedendosi
qui e là vicino o in braccio ad un uomo mentre cantava una canzone
sull’amore e sull’averne disperatamente bisogno. Finì quella canzone
al tavolo immediatamente di fronte a Kenshin.
Kenshin era ipnotizzato da lei. Sapeva che non avrebbe dovuto esserlo. Ma
quando la donna si girò verso di lui e i loro occhi si incontrarono,
il tempo si fermò. Non riuscì a capire quando aveva ricominciato
a respirare. Ma lei sembrava aver subìto lo stesso shock, prima che
un’espressione leggermente confusa le passasse sul viso. In pochi secondi,
l’espressione fu rimpiazzata da una quasi divertita. Iniziò a cantare
una nuova canzone e si avvicinò verso Kenshin. Si fermò davanti
a lui e gli accarezzò gentilmente la guancia sfregiata.
"Before you. My life was eternal darkness.
Before you. I had no reason to wake.
But you came, and suddenly the sun woke me from
my nightmare and I could live again." (4)
La donna si sedette vicino a Kenshin, accarezzandogli
le mani. Se le portò al viso e le baciò dolcemente prima di
continuare con il verso successivo. Kenshin sedeva come in trance mentre
permetteva alla donna di toccarlo. Improvvisamente non aveva alcun desiderio
di muoversi e guardò solamente nelle profondità dei suoi occhi
mentre lei cantava.Occhi che Kenshin avrebbe potuto quasi immaginare che
FOSSERO quelli di Kaoru-dono.
"But now, I cannot help myself.
I must have you near me, always.
I need you so much tonight,
That I can barely breathe." (5)
La donna si avvicinò all’orecchio di Kenshin
dopo l’ultima frase e vi soffiò dentro dolcemente. Kenshin si sentì
arrossire e il sangue iniziò a bollirgli nelle vene. Vedendo questo
lei rise raucamente e cantò il ritornello. Si alzò in piedi
e, tendendo ancora la mano di Kenshin nella sua, cantò direttamente
verso di lui. Sembrava sicura mentre cantava, ma si poteva intravedere un
debole rossore sotto la polvere di riso.
"So now as I stand before you,
Can you see me as I am?
I truly want to love you, so please
Touch me.
Make me yours tonight.
Love me.
For the rest of your life.
Hold me.
And never let me go." (6)
La donna finì di cantare con le lacrime agli occhi. Si chinò
e baciò Kenshin dolcemente e con desiderio sulle labbra prima di congedarsi
da lui. Per il resto della serata, non guardò più nella sua
direzione.
Traduzione dei testi :
(1) É stato solo un batter d’occhio/ Perché il sole splendeva
così forte/ Ma anche così – questo è assurdo / Come
se fossi stata abbagliata/ Il battito pesante sparirà mai dal mio
cuore ?
(2)Non è qualcosa che capirai anche se lo vedi/ Perché l’ho
detto in un momento come questo ?/Oggi ho lasciato fuggire ancora la mia
possibilità/ Anche se questo non è in un sogno/ Non è
amore o qualcosa del genere/ Perché allora non riesco a non sentirmi
ansiosa per te ?
(3) La persona che mi ha dato la lettera d’amore/Non sei tu – lo so –/Freddamente,
fino al punto di essere crudele/Ho rifiutato, dicendo ‘Non posso uscire con
te’
(4) Prima che arrivassi tu, la mia vita era un’eterna oscurità/prima
che arrivassi tu, non avevo ragione per alzarmi/ Ma poi tu sei arrivato ed
improvvisamente il sole mi ha risvegliato/ dai miei incubi ed io ho potuto
vivere di nuovo
(5) Ma ora non posso farci nulla/ devo averti al mio finco, sempre/ Ti desidero
così tanto stanotte/ che non riesco quasi a respirare
(6) Ora che sono di fronte a te/ riesci a vedermi per quello che sono?/ Voglio
davvero amarti, quindi per favore/ Toccami/ Fammi tua stanotte/ Amami/ Per
il resto della tua vita/ Stringimi/ e non lasciarmi più andare via
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Una canzone per te cap.7
Parte 7
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Megumi intuì il preciso momento in cui Ken-san e Sanosuke arrivarono.
Qualcosa nella sala era diventato più chiaro e più vivace…Un
largo sorriso apparve sul suo viso. Versò un’altra dose di birra nel
boccale di un uomo mentre sentiva su di sè lo sguardo di Sano. Okay,
pensò, al momento le stava guardando il vestito (o giù di lì),
poi i capelli, la faccia, ah, bingo! Il suo sorriso si allargò ancora
quando lo vide alzarsi e marciare verso di lei. Prontamente si diresse verso
di lui quando la sua mano le piombò sul braccio. Sussurrò
abbastanza chiaramente perché sentisse “Ma Sano, non pensavo che ci
tenessi così tanto!”. Si mise a ridere quando lui si girò a
guardarla con gli occhi pieni di rabbia.
E’ geloso! pensò Non riesco a crederci!
Sano era furioso. Che cosa diavolo aveva posseduto quella donna per fargli
fare una cosa così stupida? Trattandosi di Kaoru avrebbe anche potuto
capirlo, ma Megumi…credeva che avesse molto più giudizio. Trovò
il ripostiglio che aveva usato Yahiko la notte prima e trascinò Megumi
dietro di lui. Chiuse violentemente la porta e vi si appoggiò contro.
Megumi si mosse verso la finestra e la luce della luna le illuminò
il volto. Poi si girò verso di lui e la luna, ora dietro di lei, le
gettò il viso in ombra.
“Allora Sano, cosa ti ha portato qui?”
Lui non sapeva perché, ma si sentiva costretto a zittire quelle invitanti
labbra. Le si avvicinò lentamente, con la luce della luna che cresceva
sul suo viso. Si fermò di fronte a lei in silenzio e le appoggiò
una mano sulla spalla. Poi con una mano le prese un lato del viso e portò
le sue labbra alle proprie.
Poco prima che Sanosuke la baciasse però, la porta del ripostiglio
si aprì e la luce entrò nella stanza. Sanosuke strinse Megumi
a sé e si mosse verso l’angolo più buio della stanza
“Frena il tuo entusiasmo! Fammi solo prendere un po’ di coperte per le stanze
di sopra!” gridò una rauca voce femminile al di sopra della voce di
qualcuno che stava cantando fuori.
Una donna piuttosto robusta che indossava il consueto e corto vestito rosso
entrò nel ripostiglio e prese una massa di coperte da uno scaffale.
Dopodichè sbattè la porta alle sue spalle e Sanosuke si rilassò.
“Sanosuke, ti potresti muovere, per piacere?”
Gli occhi di Sanosuke si abituarono alla luce lunare ed osservò le
labbra di Megumi non troppo lontane dalle sue. Le prese una ciocca dei capelli
tra le dita e gliela pose dietro un orecchio prima di rialzarsi e sollevare
anche lei. Allontanandosi, osservò gli scaffali. “Megumi, perché
ci sono delle coperte? Questo posto è una locanda?”
Megumi arrossì nel buio e mantenne il suo tono impassibile. “Bè
no. Perché me lo chiedi?”
Gli occhi di Sanosuke si strinsero nell’oscurità. “Perché sto
iniziando a sospettare che questo posto sia qualcosa di più di una
semplice taverna”
“E allora?”
“ALLORA” iniziò Sanosuke “Che diavolo ci fai in un bordello?”
“Potresti gridarlo un po’ più forte, forse qualcuno non ti ha sentito”
Prima che Sanosuke potesse ribattere, lei alzò le mani e sospirò
“Okay, okay te lo dico. Sono qui per Kaoru-san. Lei non ha ancora capito
che razza di posto sia questo. Ha sentito di questo posto alla clinica. Stavo
visitando una di queste ragazze e Kaoru è venuta a trovarmi. La ragazza
disse a Kaoru delle possibilità di lavoro che si stavano creando qui
e lei pensò che poteva essere un modo rapido e indolore per guadagnare
i soldi che doveva”
“Ho provato a fermare Kaoru dal venire qui, ma è piuttosto testarda,
proprio come quell’altro stupido qui fuori” sorrise alla forma ombreggiata
di Sano “Allora ho deciso di lavorare anche io qui, per darle un’occhiata.
Sapevo che non avrebbe detto niente a voi ragazzi”
Sanosuke annuì e si avvicinò alla porta per ascoltare quanto
succedeva fuori. Spiò attraverso di essa nella grande sala. Quello
che vide lo paralizzò dallo stupore. C’era una cantante praticamente
appiccicata a Kenshin. E Kenshin sembrava non riuscisse a muoversi per salvarsi
la vita. Sano quasi sorrise di fronte all’espressione torturata sul viso
del suo migliore amico. La cantante era meravigliosa. Una visione di donna
con la voce di un angelo. Accidenti, pensò, se Kaoru la
vedesse… ”Megumi-san, dov’è Kaoru ?”
Per qualche ragione, Megumi si arrabbiò molto per quella domanda.
“Vuoi dire che non la vedi?” scattò, irritata.
“Se l’avessi vista, te lo starei chiedendo, volpe?”
Megumi ne aveva abbastanza. Gli mollò uno schiaffo.
“Se non riesci a vederla, allora forse non è qui. Pensaci. Forse lei
ti ha mentito, forse io ti ho mentito. Comunque penso che sia giunto il momento
in cui tu e Kenshin andiate via. Sei ovviamente troppo cieco per vedere quello
che hai davanti agli occhi. Con una stupidità come la tua, posso capire
perché non sei altro che…che…” fece una pausa “Una testa di legno”.
Sanosuke si toccò leggermente la guancia. Era la stessa su cui si
era accanita Kaoru il giorno prima. Rabbiosamente si avvicinò a Megumi
e si piazzò minacciosamente davanti a lei. “Penso che dovresti tenere
le mani a posto, volpe” . Torreggiò sopra di lei e si accarezzò
lentamente la guancia. Poi si girò e camminò intorno a lei
e fuori dalla porta.
Megumi restò nel ripostiglio fino a che non fu più assordata
dal proprio batticuore.
“Baka” mormorò .
Traduzione dei termini giapponesi :
Baka : stupido
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Una canzone per te cap.8
Parte 8
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non
sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo
per divertimento e per combattere la noia.
Il proprietario del posto dove lavoravano Kaoru e Megumi, Kawasaka Ikeda,
stava contando il profitto della giornata nella stanza su retro del suo stabilimento,
la notte in cui una famiglia di quattro persone fu assassinata a sei miglia
fuori della città. Almeno, questo era il suo alibi.
Dopo che era finalmente riuscito a scappare dalla polizia e dallo spadaccino
dai capelli rossi il giorno prima, si era incontrato con alcuni suoi colleghi
nel bosco. Quella notte avevano stabilito e pianificato i prossimi obiettivi
del loro piano. Quella mattina aveva dovuto pagare ai suoi compagni la percentuale
del denaro che aveva fatto la notte prima alla taverna. Durante il giorno,
si era fatto vedere in giro, facendo compere e mangiando in altri negozi per
incoraggiare la positiva immagine pubblica che si era così cautamente
costruito. Aveva anche chiaccherato della sua attività, includendo
della pubblicità sulla sua nuova cantante.
Personalmente, Kawasaka era più che eccitato dagli affari che la
sua nuova cantante gli stava portando. Si era presentata come ‘Maku’ ed aveva
detto che voleva solo guadagnare abbastanza denaro per ripagare un debito
che aveva, dopodichè avrebbe smesso di cantare. L’uomo scosse la testa
con soddisfazione; lei non aveva ancora capito che nessuno aveva mai lasciato
il suo impiego…vivo. Specialmente non una visione di ragazza come lei… l’avrebbe
costretta a restare, in un modo o nell’altro. Si mise a ridere e si diresse
verso nord, fuori città, ed entrò nel bosco. Una volta là,
trovò ed entrò nella sua taverna. Andando nel retro della sala
principale, si girò e sorrise alla scena davanti a lui. Il suo piccolo
Usignolo stava cantando una canzone d’amore molto ardente ad uno dei clienti.
I suoi occhi si strinsero sull’uomo, lo stesso uomo che l’aveva inseguito
tempo prima. Quell’uomo doveva essere Battosai. La mano di Kawasaka strinse
istintivamente l’elsa sella sua spada, prima di fermarsi e rilassarsi.
I suoi occhi si strinsero mentre osservava la scena davanti a lui. La ragazza
si era completamente adagiata sul rossino, mentre gli cantava.
Sebbene l’avesse già vista cantare per altri prima, non riuscì
a non provare gelosia per l’attenzione che era stata dedicata a quell’uomo.
Attenzione che non era stata condivisa con gli altri clienti della sala, neanche
per un secondo. Non era producente per gli affari che cantasse soltanto a
lui. No, pensò Kawasaka mentre la sua espressione si rabbuiava, lei
stava cantando per lui, non a lui. E se lei dovrebbe cantare per
qualcuno, pensò, quello dovrei essere io. Sono io quello che
paga per i suoi servizi, non quell’assassino a cui è avvinghiata.
Quando la canzone finì, notò il leggero rossore sul suo viso
e realizzò che probabilmente lei conosceva personalmente lo spadaccino.
Rabbiosamente, Kawasaka si girò e si scontrò con un’altra
nuova entrata, venuta insieme alla ragazza in cerca di un lavoro. Tuttavia
non riusciva a ricordarsi il suo nome. Quando guardò in quegli occhi
arrossati, sospirò dalla scontentezza ma si sforzò di apparire
affascinante mentre la riprendeva “I miei clienti non apprezzeranno una donna
che piange mentre serve il sake, mi capisci?”
Megumi annuì e prese un fazzoletto dalla tasca per asciugarsi il
viso.
“Va bene così?” gli sorrise brillantemente, anche se ovviamente era
un sorriso falso.
Kawasaka sorrise “Molto meglio. Ora fà la brava ragazza e torna al
lavoro. Un’altra cosa, potresti dire a Maku di venire nel mio ufficio più
tardi? Vorrei parlarle”
Fece di nuovo un aperto sorriso a Megumi e si girò per andare nel
suo ufficio. Mentre superava le altre ragazze, continuò a sorridere
educatamente fino a che arrivò davanti alla sua porta. Sapeva di essere
bello ed era compiaciuto dal fatto che molte delle ragazze che lavoravano
alle sue dipendenze avevano una cotta per lui. E con loro lui provava ad essere
il più affascinante possibile. Non si sa mai se una di loro vorrebbe
mentire per te o almeno, mentire insieme a te, pensò. Quando la
porta si chiuse dietro di sé, il sorriso di circostanza che indossava
scomparve dalla sua faccia, per essere rimpiazzato da uno sguardo torvo e
arrabbiato.
“Che cosa vuoi, Takida?”
“Ho le informazioni che volevi” L’uomo sottile e ossuto che sedeva sulla
scrivania di Kawasaka sorrise nervosamente mentre si alzava in piedi. “C’è
una famiglia di quattro persone, un uomo, sua moglie, e due bambine che viaggiano
da Tokyo sulla stada ad est. Mi sembrano degli ottimi bersagli”
Lo sguardo torvo di Kawasaka si mutò in un sorriso contorto “Ah,
allora dobbiamo fargli visita prima dell’alba. Questo sicuramente spingerà
allo scoperto Battosai. Un uomo che protegge le persone e tutto il resto”
Kawasaka cambiò argomento “Ti ha visto qualcuno, davanti?”
“No, sono entrato dal retro, perché?”
“Perché lo stesso uomo che intendiamo uccidere è nella mia
taverna, e sta ignorando il mio sake e rubando le mie donne”
Takida si paralizzò e aggrottò le spracciglia “Pensi che sia
sulle nostre tracce?”
Kawasaka si mise a ridere “Impossibile. Penso che sia una coincidenza. E
credo che la sua visita abbia qualcosa a che fare con il mio piccolo Usignolo.
Dal modo in cui ha cantato per lui stasera, decisamente lo conosce” Kawasaka
ripensò all’espressione sopresa e confusa della sua futura vittima.
“Ma scommetto che lui non l’ha riconosciuta. Lei è abbastanza diversa
senza il trucco e tutto il resto”
Takida, in qualche modo, si rilassò “Intrigante. Allora abbiamo un
altro asso al nostro vantaggio, huh?”
“Si, penso proprio di si. Questo fa di lei una splendida esca per il piano
B, vero?”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Una canzone per te cap.9
Parte 9
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Quando Kenshin si alzò prima del sole, la mattina dopo, comprese che
i guai erano più vicini di quanto lo fossero mai stati. Irritato,
lasciò la sua stanza e andò direttamente a quella di Kaoru-dono.
Aprì la porta con cautela e sospirò. Proprio come aveva immaginato,
non era tornata a casa la notte scorsa.
La sua mano sinistra si chiuse lentamente intorno al fodero della sua spada
sakaba mentre Kenshin chiudeva gli occhi per sentire qualsiasi evidente segno
dell’immediato problema o pericolo a cui erano vicini. Quando non avvertì
nulla, si rilassò ed aprì gli occhi.
Si appoggiò al muro ed osservò la stanza di lei. Poteva sentire
la sua fragranza nell’aria. Riusciva a percepire la sua presenza tutto intorno.
Quando chiuse gli occhi per la seconda volta, poteva quasi vederla inginocchiarsi
sul pavimento e sorridergli. Kenshin sentì gli angoli della sua bocca
sollevarsi in un sorriso che soltanto un anno prima sarebbe stato inesistente…non
è passato neanche un anno? Mi sembra di stare qui da sempre… Con
quel pensiero si raddrizzò e chiuse la porta della stanza di lei.
Sebbene sapesse che Yahiko stava ancora dormendo, dal russare che si poteva
chiaramente avvertire dall’altro lato della casa, Kenshin passò lo
stesso a controllarlo. Il viso di Yahiko nel sonno lo faceva apparire come
il semplice ragazzino di dieci anni che insisteva di non essere. Kenshin
cautamente passò sopra i vestiti che giacevano sul pavimento vicino
alla porta e gli si avvicinò per risistemare le coperte che erano
state scalciate via. Dopo che aveva coperto il ragazzo dal mento fino alla
punta dei piedi, Yahiko biascicò qualcosa nel sonno e si girò
verso Kenshin, colpendolo sulla testa con un braccio ribelle. Un “Oro”sussurrato
fu tutto quello che si sentì da Kenshin mentre si raddrizzava e lasciava
la stanza del ragazzino.
Kenshin camminò intorno al portico della casa verso la parte frontale,
opposta al portone dell’entrata, per aspettare il ritorno di Kaoru. Era sinceramente
preoccupato per lei. Quanto si voleva spingere lontano per mentenere il dojo
di suo padre? si chiese. Sapeva che era testarda e che poteva essere inamovibile
come una montagna, quando si metteva in testa qualcosa. Si sedette sul portico,
a gambe incrociate, e posizionò la spada sakaba in modo che l’impugnatura
fosse sostenuta dalla sua spalla. Poi chiuse gli occhi e aspettò.
Kaoru arrivò quindici minuti dopo, un po’ allarmata nel trovare Kenshin
sveglio ad aspettarla. Lei sorrise mentre si avvicinava, ma il peso che aveva
sul cuore le frenava sia il sorriso che i passi. Un sentimento di stanchezza
la sommerse quando ricordò che non aveva ancora detto a Kenshin la
verità sul suo lavoro. Si sedette vicino a lui, appoggiando sul portico
accanto a sè la sacca che Yahiko aveva visto alcune notti prima, che
invece contenteva il kimono di seta preferito di sua madre. Appoggiò
le mani in grembo e le fissò in silenzio.
“Buongiorno, Kaoru-dono” Kaoru lasciò che la calda e bassa voce di
Kenshin riecheggiase su di lei in benvenuto prima di rispondere “Buongiorno,
Kenshin”
Dopo questo scambio ci fu silenzio per un po’, durante il quale Kenshin rimuginò
su quale domanda chiederle prima. Decise di portarla gentilmente a rispondere
alle sue domande.
“Kaoru-dono, hai lavorato tutta la notte, vero?”
“Si, è vero. Ma non sono stanca” Kaoru fece una smorfia quando uno
sbadiglio gli sfuggì in quel momento “Bè, non così TANTO
stanca, voglio dire”
Kenshin sorrise leggermente ed osservò il viso di Kaoru. I suoi
bellissimi occhi blu erano appannati dalla stanchezza. Le sue spalle sottili
erano leggemente curvate dal peso della fatica e da qualsiasi altra cosa
la stesse preccupando.
“Kenshin…non farò sempre così tardi. E’ solo che oggi…” il
respiro le venne meno. Era stata distratta da una larga e calda mano che
si era lentamente avvicinata ed aveva toccato il suo viso.
Accarezzandole gentilmente il volto con il pollice lungo la mascella, le
dita di lui le alzarono gentilmente il mento per la sua ispezione. La sua
testa si avvicinò a quella di Kaoru mentre i suoi occhi fissavano
intensamente qualcosa sul suo volto.
“Kaoru-dono, sembra che tu abbia un po’ di farina sul viso” Kaoru fu sul
punto di saltare fuori dalla sua stessa pelle a quel ravvicinato e rauco
sussurro della voce di Kenshin. Poi il cuore quasi le si fermò nel
petto mentre i battiti si intensificavano. Non solo per la vicinanza di Kenshin,
ma anche per il senso di colpa per la disattenzione che era stata abbastanza
incautamente lasciata in evidenza. Al contrario di quanto voleva veramente,
Kaoru chiuse gli occhi e si scostò da Kenshin, mentre si alzava in
piedi. Prendendo la sacca e tenendola davanti a lei come uno scudo, disse
nervosamente “Um, credo di averla presa andando in cucina” rise nervosamente
e fece un passo indietro da un sempre più sospettoso Kenshin.
“Kaoru-dono, che cos’è quella sacca?” gli occhi di Kaoru si allargarono
mentre fece un altro passo indietro e mentì “Um, un po’ di bucato
che alcune delle ragazze mi hanno chiesto di fare” Baka, urlò
la sua mente, ora si aspetterà di vederti fare il bucato. Sospirò
e soffiò via una fastidiosa ciocca di capelli dal viso.
“E Kaoru-dono, perché hai fatto così tardi questa mattina?”
Kaoru quasi si afflosciò dal sollievo di essere finalmente in grado
di dare una risposta veritiera.
“Bè, mi è stato detto che il mio capo, Kawasaka-san mi voleva
parlare” una sincera irritazione crepitò nella sua voce mentre continò
“Ma ho dovuto aspettare due ore prima che si facesse vedere”. Un leggero
rossore apparve sulle sue guance, mentre ricordava quello che era successo
dopo. Kaoru guardò il pavimento per un attimo prima di cambiare argomento
“Bè…credo che oggi mi farò un rapido sonnellino prima di riprendere
le mie solite attività” fece un altro passo indietro da Kenshin e
gli fece un sorriso molto falso prima di girarsi e camminare a gran velocità
verso la sua camera.
Lasciando Kenshin in piedi ad osservarla, per niente contento della situazione.
“Kaoru-dono” mormorò, mentre il vento si sollevava intorno a lui e
portava via quel piccolo suono. “Che cosa mi stai nascondendo?”. Il vento
si spense e i suoi occhi si strinsero pensosamente. E perché sei
arrossita?
Traduzione dei termini giapponesi :
Sakaba : spada a lama invertita
Oro : la tipica esclamazione di sorpresa/imbarazzo/confusione
di Kenshin
Kaoru-dono : il suffisso ‘-dono’ è la
forma onorifica con cui Kenshin si rivolge a Kaoru, ed il suo uso è
tipico del modo di parlare estremamente formale ed educato del samurai vagabondo.
Il significato è più o meno ‘signorina Kaoru’
Baka : stupido
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Una canzone per te cap.10
Parte 10
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Nota dell’Autore : Grazie alle seguenti persone ! Kaoru-sensei, JochaRK,
Keduse, Emi-chan, Hikaru, e chiunque altro mi abbia aiutato o abbia scritto
fanfics veramente belle che mi hanno fatto venir voglia di lavorare ancora
di più sulla mia…
Kaoru-sensei è stata abbastanza saggia da informarmi che il bacio
in Giappone è preso MOLTO seriamente. Pensate : non solo non viene
mai fatto in pubblico, ma viene fatto nella parte più intima del PRIVATO
(Questo vi aiuterà quando leggerete questa parte)
Kaoru sospirò come chiuse la porta dietro di sé. Si appoggiò
contro di essa per un momento prima di raddrizzarsi ed andare dall’altra
parte della stanza. Aprì la sacca che aveva portato e tirò
fuori il kimono blu che indossava quando lavorava di notte. Lo ispezionò
con cura per essere sicura che nessun filo fosse scucito e per vedere se
qualcuno dei suoi trucchi non avesse macchiato il prezioso tessuto.
Come sempre, poteva quasi sentire la presenza di sua madre quando toccava
il liscio e meraviglioso materiale. Kaoru sorrise un po’ e avviciò
il naso al tessuto per vedere se riusciva a sentire il profumo di sua madre…quello
che invece sentì le fece riapparire il rossore che Kenshin non aveva
potuto non notare sul suo viso, prima. Posò il kimono in grembo mentre
rifletteva su quanto era successo la notte prima.
Quando Kaoru aveva finito di cantare per quella notte, Megumi le aveva detto
che Kawasaka-san voleva parlarle. Prima che Kaoru potesse andare al suo ufficio,
Megumi le aveva preso un braccio e l’aveva guardata negli occhi. “Stà
attenta a quello, Kaoru. Sembra gentile, ma c’è qualcosa di oscuro
dietro i suoi occhi”
Kaoru aveva sbattuto le palpebre per la sopresa al tono serio usato da Megumi-san,
ma aveva annuito prima di andare sul retro della ‘taverna’. Lì c’era
la stanza in cui viveva Kawasaka-san, che fungeva da ufficio. Fece un profondo
respiro, prima di bussare alla porta. Stava per bussare di nuovo quando uno
strano individuo era apparso dietro di lei. Kaoru aveva sussultato, sopresa.
“Um, c’è Kawasaka-san? Voleva parlare con me”
Gli occhi dell’uomo si erano stretti e l’aveva osservata dalla testa ai piedi
prima di sorriderle. “Ah, quindi tu sei l’Usignolo di Ikeda-kun”. L’aveva
superata e le aveva indicato di entrare nella stanza. “Prego, Ikeda-kun sarà
qui tra breve”
Kaoru aveva annuito nervosamente, si era morso un labbro ed era entrata nella
stanza. Era piuttosto larga con un paravento che impediva la vista dell’altro
lato, la parte dove Kawasaka-san dormiva, probabilmente. Osservò la
scrivania nella parte dell’ufficio e notò che la poltrona dietro di
essa aveva un aspetto molto più confortevole delle due sedie lì
davanti. Kaoru fu sopresa di sentire lo strano uomo parlarle all’orecchio.
“Sono sicuro che ad Ikeda-kun non importerebbe se ti siedi nella sua sedia.
E’ così comoda….” L’aveva presa per le spalle e l’aveva mossa fino
a farla stare in piedi dietro la scrivania. Poi aveva tirato indietro la
sedia e ce l’aveva fatta sedere. “Bè, non è bello?” Quando
Kaoru aveva annuito, senza una parola, aveva sorriso. “Bene. Oh…non credo
di essermi presentato. Mi chiamo Takida”
Kaoru annuì e replicò “Io sono Ka…Maku”. Un leggero rossore
apparve sulle sue guance al passo falso. Ma apparentemente, Takida-san non
se n’era accorto mentre si inchinava leggermente davanti a lei prima di chiudere
la porta.
Kaoru, all’inizio, era molto curiosa della scrivania del suo principale,
ma non aveva fatto nessuna mossa per esplorarla. Se fosse stata scoperta,
sarebbe stata licenziata e non avrebbe mai guadagnato il denaro che le serviva
per pagare le tasse. Kaoru sospirò e si lasciò andare all’indietro,
con la testa sollevata ad osservare il soffitto mentre pensava alla ‘situazione’
in cui si trovava. Non era mai stata così lontana dall’imparare qualcosa
sul vagabondo che stava a casa sua come in quel momento.
E sebbene sapesse che non avrebbe mai forzato Kenshin, a volte desiderava
solo poter capire cosa gli passava in testa. Desiderava che lui le dicesse
cose come dove era cresciuto, o da chi aveva imparato la tecnica Batto, o
dove sarebbe andato se mai l’avesse lasciata…Il suo cuore si paralizzò
a quel pensiero. Rifiutando di pensarci, chiuse gli occhi e fece il vuoto
nella sua mente. Uno sbadiglio le sfuggì e si ricordò che non
aveva quasi dormito la notte scorsa. Kaoru provò a distrarsi di nuovo
come il volto preoccupato di Yahiko le si affacciò alla mente. Sapeva
che il suo studente era preoccupato per lei. Anche Kaoru era un po’ preoccupata
per se stessa.
La successiva cosa di cui si rese conto Kaoru, fu la sensazione di calore
sul suo viso, quando due grandi mani lo circondarono gentilmente. Ci fu un
gentile sbuffo di aria contro le sue guance che poteva essere un respiro.
Allora, gli occhi di Kaoru si socchiusero in tempo per vedere la bocca di
Kawasaka Ikeda chiudersi sulla sua. Sconvolta più di ogni altra cosa,
Kaoru usò automaticamente il suo braccio in una mossa difensiva che
lo colpì sotto il mento. Preso alla sprovvista, l’uomo andò
immediatamente dall’altro lato della scrivania.
“Che diavolo ti è preso?”. Lui la guardò con rabbia attraverso
la stanza. Il profondo rossore di Kaoru impallidì come realizzò
che avrebbe potuto seriamente ferire il suo datore di lavoro. Balbettò
delle scuse “Mi…mi dispiace moltissimo. Davvero, non so come scusarmi”
Gli occhi di Kawasaka si strinsero sulla ragazza davanti a lui; la sua
reazione è stata incredibilmente abile per una semplice ragazzina,
pensò. Sospirò a voce alta e fece il gesto per farla sedere
“Siediti, siediti. Va tutto bene, non è successo nulla”
Kaoru ora era pallida dalla mortificazione, con la testa abbassata
mentre si aspettava che il suo datore di lavoro la licenziasse. Riusciva
a sentire che era ancora arrabbiato “Sono davvero, davvero spiacente”
Lui scosse la testa, accettando le scuse prima di parlare “Maku-san, per
favore guardami”. Quando gli occhi di Kaoru incontrarono i suoi, sorrise
con incoraggiamento “E’ tutto a posto, ti perdono. Preferisco che tu mi sorrida,
piuttosto che ti scusi. Quindi, fammi un sorriso” al debole sorriso di lei,
il suo sorriso si allargò ed insistette “Hai uno splendido sorriso,
Maku”. Si mise a ridere come il rossore di lei si intensificò.
Gli occhi di Kaoru si abbassarono per un momento verso il pavimento, poi
rialzò lo sguardo e studiò Kawasaka-san per un po’. Era più
alto di lei e di Kenshin, ma non era così alto come Sanosuke. I suoi
capelli neri erano lunghi un pochino oltre le spalle ed intrecciati. Con
i pantaloni e la camicia di foggia occidentale, aveva un aspetto piuttosto
affascinante. Bè, sarebbe stato ancora più bello se fosse
stato più basso e con i capelli rossi, ma nessuno è perfetto,
pensò Kaoru.
“Kawasaka-san, voleva parlarmi?” Kaoru guardò in basso, verso le mani
che aveva in grembo.
“Si” lui si sedette nella sua sedia e si rilassò “Parlami del tuo
amico dai capelli rossi”
“Oh, vuole dire Kenshin…um…san?” Kaoru sentì che il rossore sulle
sue guance non sarebbe mai sparito quando vide le sopracciglia di Kawasaka-san
inarcarsi alla mancanza del termine onorifico e formale. “Um, lui è…un
mio vicino” terminò debolmente.
Kawasaka annuì “Allora, ricambia i sentimenti che tu nutri per lui?”
Osservò il colore sparirle dal viso mentre lei scuoteva la testa negativamente.
“Capisco…quindi la tua esibizione dell’altra notte era per ottenere la sua
attenzione, vero?” Vide una leggera esitazione prima che lei annuisse “Bene,
come io comprendo la tua situazione, tu dovresti comprendere la mia. Ti ho
assunto per intrattenere ogni cliente pagante, non solo uno. Sono sicuro
che non accadrà di nuovo, vero?”
Kaoru scosse la testa “No signore, non accadrà più”
“Bene. Perché detesto avere questo tipo di conversazioni. Preferisco
parlare di te”
Kaoru sbattè gli occhi dalla sorpresa “Di me?”
Kawasaka si alzò in piedi e si inginocchiò di fianco a Kaoru,
prendendole le mani nelle proprie “Si, di te. Penso che tu sia una bellissima
donna, Maku. E se quel tuo ragazzo…Kenshin, vero? Se lui non ti nota e non
ti apprezza come faccio io, vorrei che tu tornassi da me, mi capisci?”
Anche se Kawasaka sapeva che avrebbe potuto usarla come arma contro Battosai,
non riuscì a non restare affascinato dalla combinazione di vulnerabilità
e forza negli occhi di Maku, che in quel momento espressero sia sorpresa
che nervosismo. Le strinse leggermente le mani prima di lasciarle andare
e dirigersi verso la porta.
“Ora, se mi vuoi scusare, ho degli affari da sbrigare”
Kaoru fu improvvisamente sconvolta quando vide il retro della camicia di
Kawasaka. “Siete ferito! State sanguinando”
Gli occhi di Kawasaka seguirono il suo sguardo verso una macchia scura sul
retro dei suoi vestiti “Ah, non è niente”
“Siete sicuro?” Kaoru si era alzata ed era andata davanti a lui. Lui si girò
e la guardò. “Sono sicuro” Sorrise leggermente “Anche se sono felice
della tua preoccupazione”. Ridacchiò. “Il rosa è un colore
che ti dona”. Le passò lievemente una nocca sulla guancia prima di
darle un rapido bacio. “Adesso và a casa. Ti ho trattenuto anche troppo”
La guidò verso la porta e la richiuse prima che potesse aggiungere
un’altra parola. Udì i passi sparire in lontananza e si rilassò.
Appoggiandosi alla porta, sospirò poi si raddrizzò. “Takida”.
Attraverso il paravento che separava l’ufficio di Kawasaka dalla sua stanza,
si poteva intravedere una figura.
“Seguila fino a casa. E scopri chi sia veramente e quale sia il suo collegamento
con Battosai”
“Si capo”
Tutto quello che Kaoru riusciva a pensare a proposito del suo incontro con
Kawasaka-san era che lui pensava che fosse bellissima e i suoi baci…. Kaoru
era ancora sconvolta per quelli. Non stava bene baciare una persona a caso.
Si supponeva che i baci fossero riservati alle coppie innamorate, preferibilmente
sposate. Baciare in quel modo era un marchio di qualche tipo. Kaoru era sicura
che qualsiasi cosa quel bacio avesse significato per lui, per lei era stato
solo una stranezza. Erano stati entrambi lusinghieri ma allo stesso tempo
fastidiosi. Se soltanto Kenshin provasse lo stesso, pensò .
Kaoru adesso stava fissando il soffitto, dopo essersi preparata per andare
a dormire. Non aveva nessuna idea che lo stesso uomo che le aveva fatto i
complimenti quella stessa notte era un assassino intenzionato ad uccidere
l’uomo che amava veramente. Gli occhi di Kaoru si chiusero mentre scivolava
in un sonno senza sogni.
Aveva in mente i baci.
Il mio primo bacio…la visione del viso di Kenshin dopo che lo aveva
baciato quella notte nella taverna le apparve davanti e fu l’ultimo pensiero
di Kaoru prima che il sonno la reclamasse.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Una canzone per te cap.11
Parte 11
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Alcune ore più tardi, Kenshin stava sfruttando il tempo meraviglioso
per fare il bucato. Le sue mani si fermarono dallo strofinare mentre nelle
sua testa ripensava ai fatti dell’attuale situazione. Pensò a Kaoru-dono
e alla sua recente svogliatezza : era preoccupato non solo per l’ammontare
del suo lavoro, ma per il prezzo che ne stava pagando. La ragazza allegra
e irascibile di cui era arrivato a prendersi cura era sparita, per essere
invece sostituita da una tranquilla, reticente e pallida imitazione della
persona che una volta conosceva. E sapeva che unito a tutto quello c’era
il dolore per la morte di suo padre, così profondo da non essere neanche
realizzato da lei stessa. E c’era anche il senso di colpa. Dato che Kenshin
era familiare con quelle oscure emozioni, le sentiva più profondamente
di tutti ed era in grado di avvertirle negli altri.
Quella era una delle cose che l’aveva attratto verso Kaoru-dono, fin dall’inizio.
A parte la sua profonda solitudine, Kenshin aveva sempre avvertito un’oscurità
nell’anima di lei. Sebbene non fosse neanche lontanamente scura come la sua,
quella era una cosa che l’aveva sempre intrigato. Il fatto che, proprio in
una ragazza che appariva così semplice e che dava così tanto,
potesse esistere un’oscurità. Tutto quello che era riuscito a comprenderne
era che proveniva dalla morte dei genitori di Kaoru. Se proprio doveva dargli
un nome, l’oscurità nella sua anima poteva essere chiamata…
Kenshin avvertì una presenza ostile vicino al dojo. Ricominciò
a strofinare i panni, ma analizzò l’area intorno a lui con occhi stretti.
Ah, quell’albero, pensò. Non riusciva a vedere la persona nascosta
lì dietro, ma poteva avvertirla attraverso la potente aura di malvagità
e malcontento. Ed improvvisamente, come la sensazione era apparsa, sparì.
Kenshin mise via il bucato e camminò attraverso la porta principale
che dava nella zona del dojo. Fu lì che vide Megumi inchinarsi e prendere
in mano una piccola bambola dal terreno. L’odore del sangue, pensò
Kenshin come si avvicinò alla dottoressa.
Invece del solito educato e sorridente benvenuto, Megumi fu sorpresa dalla
voce tagliente di Kenshin.
“Dammi quella bambola”. Quando lei ubbidì, guardò verso
le sue mani con sorpresa. Erano sporche di sangue fresco.
“Ma cosa…?” Il suo sguardo si mosse dalle sue mani alla bambola nella mano
di Ken-san. Oh, viene dalla bambola, pensò, ma di chi è
questo sangue? Megumi impallidì, ma mantenne il contegno mentre
superava Kenshin, oltre il cancello.
“Che succede, Ken-san?” Lo sguardo che Kenshin alzò verso di lei,
gelò il sangue di Megumi nelle vene. Invece degli abituali, luminosi
occhi violetti che di solito la salutavano, incontrò degli occhi duri
e stretti, quasi colorati di ambra dall’odio (vedi nota). La sua solita espressione
gioviale era trasformata dalla strettezza della sua bocca.
“Megumi, vai a lavarti le mani”
Gli occhi di Megumi si allargarono di fronte alla mancanza di formalità
che di solito accompagnava i discorsi di Kenshin, ma fece quanto le era stato
detto. Tornando indietro dopo averlo fatto, osservò Kaoru che sedeva
sul portico fuori dalle porte del dojo, assorta in profondi pensieri, ignorando
completamente le buffonate di Yahiko che aveva deciso che sarebbe stato molto
più divertente fare esercizio chiamandola ‘vecchia racchia’ dopo ogni
movimento della sua spada di legno. Megumi stava per richiamare Yahiko e
rimproverarlo per la sua rudezza quando gli occhi di Kaoru si allargarono
e lei finalmente registrò quello che stava dicendo il suo allievo.
Kaoru si alzò in piedi e si avvicinò all’adesso spaventato
ragazzo e si chinò verso di lui “Come mi hai chiamato?”
Yahiko realizzò di essere in guai seri. C’era qualcosa negli occhi
di Kaoru che lo spaventava molto di più del basso e arrabbiato tono
di voce che aveva usato. Quando le sue mani si strinsero sulla sua spada
di legno e la alzò sopra la sua testa, Yahiko non riuscì a
non ritirarsi e a non chiudere gli occhi. Quando la temuta punizione sulla
testa non arrivò, guardò in alto per vedere gli occhi blu di
Kaoru brillare di lacrime represse. Abbastanza stranamente, fu piuttosto
sollevato, ma era ancora più sconvolto di quanto non lo fosse mai
stato prima. “Hey Kaoru ? Kaoru, che ti succede ?”
Kaoru abbassò la sua spada da allenamento davanti a lei fino a che
la punta non toccò il terreno. Prendendola con entrambe le mani, assunse
la posa da maestro di Budo quale era. “Yahiko" iniziò “Inizierai ad
allenarti adesso. Cinquecento colpi di spada, fatti correttamente, a partire
da ora”
“Cinquecento?!?” gemette il ragazzo
La botta in testa, questa volta, lo fece solo arrabbiare “Non esiste che
io ne faccia cinquecento!”
Kaoru gli urlò in risposta “Si, li farai e li farai subito!”
Megumi si rilassò vedenso che Kaoru e Yahiko avevano ripreso le loro
solite buffonate. Continuò a camminare verso la parte davanti della
casa dove Kenshin stava ancora una volta facendo il bucato.
“Ah, Megumi-dono, buongiorno” Kenshin era tornato quello di sempre.
“Buongiorno, Ken-san” Megumi sorrise dal sollievo. Si guardò intorno,
ma non riuscì a trovare la bambola che aveva raccolto prima. “Um,
Ken-san, cosa è succe…”
“Megumi-dono, parlami di Kawasaka Ikeda” Gli occhi Megumi si spalancarono
dalla sorpresa, ma ubbidì. “Bé, è un uomo molto bello
e affascinante, ma è anche qualche cosa di più. C’è
un’oscurità nei suoi occhi, anche se non saprei dirti se sia capace
di crudeltà. Ma certe volte sembra essere due persone differenti”
Proprio come te, Ken-san, concluse mentalmente Megumi.
L’espressione tranquilla di Kenshin non cambiò come lui assorbì
in silenzio quello che Megumi aveva appena detto. “Capisco” fece una pausa
e poi guardò Megumi.
“Quando Sano e io siamo andati a cercare Kaoru-dono, alcune notti fa, lei
dov’era? Perché si sta nascondendo da me?”
Megumi provò irritazione per la domanda “Se non l’hai vista, allora
vuol dire che si dev’essere nascosta bene”
Kenshin fu sorpreso dalla veemente risposta, ma rimase in silenzio per un
altro momento prima di continuare “Megumi-dono, tu e Kaoru-dono potreste
essere in pericolo lavorando là, ma non so come fermare Kaoru-dono
dal tornarci. Lei è determinata a guadagnare tutto il denaro che gli
serve per questo posto”
Il vento si alzò improvvisamente intorno a loro. Megumi prese una
ciocca di capelli ribelle e la portò dietro l’orecchio. Kaoru,
Kaoru è tutto quello a cui lui pensa, riflettè. Si,
è anche preoccupato per me, ma lui si preoccupa veramente solo della
piccola ragazza di campagna. Quando dei sentimenti di invidia e rimpianto
la sommersero, alzò gli occhi e notò che Sanosuke era appoggiato
ad uno dei supporti in legno del portico. “Buongiorno Sano-san”
Sano annuì con la testa “Volpe”
Megumi prese istantaneamente fuoco “Testa di gallo”
L’irritazione di Sano rispecchiò la sua. “Razza di…”
“Sanosuke. Megumi-dono” La battaglia dei nomi fu conclusa dalla voce di Kenshin.
“Per favore, Ayame-chan e Suzume-chan stanno dormendo”
Megumi fu allarmata nel vedere che oltre il portico, dietro una porta socchiusa,
c’erano indubbiamente le forme di due bambine addormentate. Arrossì
un po’ nell’essere stata colta in un atteggiamento così infantile.
Si girò verso Kenshin “Se vuoi che io provi a dire a Kaoru di non
tornare…”
“No, non importa, Megumi-dono. Le parlerò io. Ma ti ringrazio dell’offerta”
Megumi annuì. “Bè, se volete scusarmi, io torno alla clinica”
Megumi fece un cenno con la testa ad entrambi e si girò per andare
via.
“Um, Megumi-dono?” la domanda di Kenshin la fermò “Per favore, lascia
che Sano venga con te”
Gli occhi di Sano si strinsero alla richiesta, ma quando i suoi occhi incontrarono
quelli di Kenshin capì che era necessario “Già, lascia che
io ti accompagni, Volpe”
“Ti ringrazio, Testa di gallo” rispose lei attraverso i denti.
Sano spedì a Kenshin un’occhiata ‘perché proprio io?’ e seguì
la dottoressa fuori il cancello.
Kenshin scosse la testa davanti alle buffonate dei suoi amici. Poi i suoi
occhi si focalizzarono sulla bambola che aveva tenuto sotto l’acqua
della vasca per il bucato. Kenshin sentì il dolore sommergerlo mentre
immaginava la piccola e dolce bambina a cui probabilmente apparteneva quella
bambola prima che fosse stata assassinata a sangue freddo. Le mani di Kenshin
si strinsero sulla bambola come se fosse stata l’elsa della sua spada. I
suoi denti si strinsero in un crescente odio mentre sentiva l’urlo delle
bambine che venivano assassinate. Di tutti i crimini di cui si era macchiato,
non era mai stato l’assassino di un bambino. E quelli che avevano ucciso
bambini certamente avevano un posto oscuro che li aspettava all’inferno,
pensò.
Quando Megumi era andata a lavarsi le mani, Kenshin aveva esaminato con cura
la bambola. L’unica cosa fuori posto a parte il sangue era la parola ‘Maku’
scritta con precisione sopra il cuore della bambola. Sapeva che era un messaggio
diretto a lui. Uno che non aveva ancora intramente capito, ma dannazione
lo avrebbe fatto, pensò.
E poi si sarebbe vendicato su chiunque avesse strappato via quella
bambola dalle manine di chi una volta la stringeva. Lo sguardo assassino
di Kenshin incontrò il proprio riflesso sull’acqua…
Tarduzione dei termini giapponesi e note :
Kaoru-dono : il suffisso ‘-dono’ è la forma onorifica
con cui Kenshin si rivolge a Kaoru, ed il suo uso è tipico del
modo di parlare estremamente formale ed educato del samurai vagabondo. Il
significato è più o meno ‘signorina Kaoru’
Occhi giallo ambra : nell’anime, quando Kenshin torna
ad essere Battosai, gli cambia il colore degli occhi, che da violetti
diventano giallo ambra. E’ una scelta stilistica per indicare visivamente
il cambiamento della sua personalità.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
!DOCTYPE html PUBLIC "-//W3C//DTD HTML 4.01 Transitional//EN">
Una canzone per te cap.12
Parte 12
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Rapida nota dell’Autore : Un grosso GROSSO grazie a Hikaru !! ^_^ Okay, ora
potete leggere…
Kaoru si svegliò più tardi quella mattina per trovare l’assassino
Battosai in camera sua.
Quando aveva aperto gli occhi per la prima volta in quel giorno, aveva fissato
il soffitto, pensando che aveva soltanto altri due giorni di bugie da superare.
In due giorni, avrebbe guadagnato tutto il denaro di cui aveva bisogno per
pagare le tasse arretrate ed anche qualcosa in più. Con quello, aveva
pensato di invitare l’intra famiglia all’Akabeko. Sorrise con sonnolenza
e si mise a sedere, stirando le braccia sopra la sua testa e sbadigliando.
Mosse lo sguardo dal soffitto verso la parete davanti a lei e non realizzò
che aveva compagnia fino a quando i suoi occhi non incontrarono quelli di
Battosai.
Sorpresa, Kaoru afferrò con le mani le coperte davanti a lei mentre
studiava l’uomo che aveva di fronte. Non sapeva cosa gli passava per la testa,
ma decisamente non aveva paura di lui. Quando i loro occhi si incontrarono,
invece della fredda, indecifrabile espressione di Battosai che aveva visto
prima, trovò degli occhi caldi e ardenti. Come se fosse stato più
un uomo che una macchina per uccidere. Come se fosse stato un uomo che chiaramente
voleva…Ma tutto ciò dovette essere stato il frutto della sua immaginazione,
perché quando sbattè gli occhi, Kenshin era di nuovo Kenshin.
“Buongiorno, Kaoru-dono” il saluto di Kenshin contribuì un po’ a calmare
il rossore che era nato da tutta la passione che aveva immaginato prima.
“Um…buongiorno, Kenshin” Già abbastanza confusa, non riuscì
neanche a chiedergli perché era nella sua camera. La sua confusione
aumentò ancora di più quando Kenshin chiuse gli occhi e le
disse “Kaoru-dono, forse se ti rendessi un po’ più presentabile, potremmo
parlare”
Lei abbassò gli occhi verso di sé per scoprire che l’indumento
che usava per dormire la notte si era allentato abbastanza da creare una
scollatura decisamente profonda. Timidamente, riunì i due lembi insieme
finchè non si sentì più a suo agio e sospirò
“Va bene, Kenshin, di che cosa volevi parlarmi?”
Kenshin aprì lentamente gli occhi e sembrò quasi che fosse
spaventato da quello che avrebbe potuto vedere dopo. Mosse la sua spada sakaba
dalla spalla e la appoggiò sul pavimento davanti a lui. “Kaoru-dono,
dimmi quello che sai su Kawasaka, per favore”
Il primo pensiero di Kaoru fu Kenshin sa che Kawasaka-san mi ha baciato?
Le guance di Kaoru erano in fiamme ed abbassò gli occhi mentre provava
a radunare insieme i pensieri.
“Um…bé…”
“Kaoru-dono, c’è qualcosa che non va?” L’urgenza nella voce di Kenshin
la incoraggiò ad incontrare il suo sguardo.
“No, no, va tutto bene” sorrise blandamente prima di continuare “Um, Kawasaka-san
è una persona molto brava per il tipo di affari che conduce, credo”
“Che tipo di affari?” chiese Kenshin
Kaoru scrollò le spalle “Bè, ha la taverna, i suoi um…affari
del piano di sopra, e penso che potrebbe anche lavorare per il governo. Ho
visto alcuni documenti. Non ne sono sicura ma…”
“Kaoru-dono, come fai a sapere di quei documenti?”
“Bè, mentre ero nella sua stanza ad aspettarlo, ho notato alcuni documenti
con il sigillo governativo sulla sua scrivania”
“Nella sua stanza?” il comportamento solitamente piacevole di Kenshin svanì
e fu rimpiazzato da un’espressione dura “Kaoru-dono, cosa ci facevi nella
sua stanza?”
Kaoru guardò il tatami che faceva da pavimento della sua stanza. “Bè,
mi era stato detto che voleva vedermi e…io…ci sono andata”
“Ti ha toccato o molestato in qualche modo?” La voce di Kenshin si abbassò
ancora di più.
Kaoru sapeva che non era affatto contento con lei, ma non riusciva a capire
perché. Rispose nervosamente.
“No, non mi ha molestato! Mi ha…appena sfiorato”
Kenshin sapeva che lei stava mentendo, di nuovo. Stanco delle sue bugie,
decise di affrontarla. Si alzò in piedi minacciosamente e si mise
accanto a Kaoru, prima di inginocchiarsi al suo fianco. Nonostante la sua
espressione fosse ancora dura, la sua voce era gentile quando parlò.
“Kaoru-dono, devi dirmi la verità su questo. Ti ha fatto del male?”
Gli occhi di Kaoru erano inondati di lacrime mentre scuoteva la testa in
segno di dinego, non fidandosi della propria voce ma cercando di parlare
comunque “No…ma…”
“Per favore dimmelo, Kaoru-dono” Kaoru si sentì sciogliere nei suoi
occhi, ma il senso di colpa del bacio con Kawasaka non le permise di concedersi
quel lusso. Abbassò gli occhi al pavimento dove poteva vedere le sue
mani, così vicine a quelle di Kenshin. Fece un tremulo sospiro.
“Ma…mi ha baciato” Kaoru si coprì il viso con le mani dalla
vergogna e dal senso di colpa. Con gli occhi strettamente chiusi verso qualsiasi
sgridata di Kenshin, sedette miseramente, sentendosi più sola di quanto
non lo fosse mai stata. Poi sentì un frusciare di vestiti vicino a
lei e i suoi polsi furono gentilmente scostati dal suo viso. La sorpresa
le fece aprire di colpo gli occhi ed incontrare quelli di Kenshin.
Kenshin guardò profondamente negli occhi di Kaoru, alzando una mano
per metterle una ciocca di capelli dietro un orecchio. Poi le scostò
la frangetta dal viso.
Guardò Kaoru osservarlo. Sorrise gentilmente e le asciugò via
le rimanenti lacrime. Poi guardò in basso verso la sua mano e sospirò
prima di alzarsi e tornare alla sua posizione originale. Posizionò
ancora una volta la sua sakaba contro la spalla e tenne lo sguardo fisso
sul pavimento.
“Kaoru-dono, sei al corrente che la scorsa notte una coppia di ufficiali
governativi sono stati uccisi dagli stessi samurai che hanno assassinato
le persone che venivano in città dalla strada nord?” Quando Kaoru
scosse la testa negativamente, continuò “Bene, ho ragione di credere
che ci sia dietro quel Kawasaka Ikeda”. Allo sguardo sconvolto di Kaoru,
continuò. “Credo che quel Kawasaka abbia assassinato persone innocenti
perché questo avrebbe fatto da scudo a lui e al suo gruppo dal loro
vero intento di assassinare ufficiali del governo. Con così tanti
omicidi sulla strada nord, il governo avrebbe pensato che fosse stata solo
sfortuna che ufficiali fossero stati uccisi da samurai ribelli e non avrebbe
pensato all’attuale gruppo politico che sta intercettando documenti governativi”
Kaoru riusciva solo a ripensare alla scorsa notte quando aveva visto la ferita
sulla schiena di Kawasaka. Si coprì la bocca con una mano in costernazione.
Era stata nella stessa stanza con quel…quell’assassino…e lui l’aveva anche
BACIATA per di più…sconvolta oltre ogni misura, chiuse gli occhi prima
che le sfuggissero le lacrime.
“Kaoru-dono, conosci una certa Maku che lavora nella taverna ?”
Gli occhi di Kaoru si aprirono lentamente “Si…la conosco”
“Chi è ?” Kaoru cercò di controllare il crescente panico dentro
di sé.
“E’ una cantante” Kaoru osservò la reazione di Kenshin. Sembrava un
po’ sorpreso prima di diventare di nuovo serio. “Credo che potrebbe essere
in pericolo. Ho ricevuto un…indizio da Kawasaka che indica che lei potrebbe
essere la prossima vittima se non faccio qualcosa per lei. Ho trovato questo
indizio fuori dal dojo e quindi lui sa che sono qui”
Sa anche che io sono qui, pensò Kaoru. E sa chi sono veramente!
“Quindi, Kaoru-dono” continuò Kenshin “Non voglio che tu torni in
quel posto, è troppo pericoloso per te”
Pericoloso, pensò Kaoru, che diritto aveva di dirle che cosa fosse
pericoloso per lei? Arrabbiata, Kaoru usò lo shock di aver scoperto
la verità su Kawasaka e il senso di colpa per aver mentito a Kenshin
e li trasformò in rabbia. Rabbia per il fatto che tutto il suo duro
lavoro di cantante avrebbe potuto non essere pagato, rabbia per il fatto
che quel baka-dai-capelli-rossi che aveva davanti non aveva neanche realizzato
che lei era la stessa DONNA che l’aveva baciato e che l’aveva fatto arrossire
quasi una settimana prima. Rabbia per il fatto che quel Kawasaka aveva avuto
il coraggio di baciarla dopo aver commesso un omicidio, per poi provarci
con lei dicendole di lasciare Kenshin per lui Kenshin! E’ difficile
lasciare quello che non avrai mai, pensò amaramente. Ed in cima a
tutti questi pensieri c’era anche il terrrore di perdere l’unica casa che
lei abbia mai avuto.
L’unica cosa dei suoi genitori che le sia rimasta.
“Kenshin…” la voce di Kaoru era fredda come il vento “Per favore, và
via”
“Kaoru-dono?” Kenshin riusciva quasi a vedere la tempesta addensarsi intorno
a Kaoru e riusciva ad avvertire le sue emozioni più fortemente di
quanto non avesse mai fatto. Si alzò in pedi, felice di essere l’unico
in quella stanza a portare una spada. “Ehi, Kaoru-dono, stai bene?”
Kaoru si alzò in piedi e spinse Kenshin fuori dalla porta “No, non
sto bene! Non che te ne importi qualcosa! FUORI!!”
Kenshin piantò entrambi i piedi saldamente sul pavimento e rifiutò
di spostarsi. Dato che Kaoru stava continuando a spingerlo, non gli rimase
altra scelta che cingerla tra le sue braccia per fermare i suoi movimenti.
Trasalendo, Kaoru smise di spingere e rimase immobile.
“Shh Kaoru-dono. Va tutto bene” il sussurro di Kenshin confortò stranamente
Kaoru e lei annuì contro il suo petto. Quando Kenshin fu sicuro che
Kaoru fosse più calma, si allontanò di un passo da lei.
“Kenshin…ho bisogno di tornarci un’altra volta per avere il mio denaro. Andrò
insieme a Megumi, ma devo tornare lì un’altra volta. Non voglio insospettire
Kawasaka. Devo…”
Kenshin annuì. “Okay Kaoru-dono. Verrò anche io con te e Megumi,
stanotte”
“NO! Voglio dire…no, devi andare sulla strada nord stanotte, per essere sicuro
che non venga ferito nessun’altro. Io starò benissimo. Puoi mandare
Sanosuke e Yahiko con noi…”
Kenshin guardò Kaoru e notò che il suo sguardo non incontrava
il proprio. Sta ancora nascondendo qualcosa, pensò.
“Va bene, Kaoru-dono. Ma vorrei che tu sia prudente”
Kaoru annuì “Ti ringrazio, Kenshin. Lo sarò”
Kenshin annuì in risposta prima di lasciare la camera di Kaoru.
Kaoru aspettò fino a che la porta non si chiuse completamente prima
di sospirare e sedersi sul pavimento. Se Kawasaka non l’avesse pagata, avrebbe
perso il suo dojo e avrebbe dovuto consegnarlo al governo.
“Hm…” mormorò ad alta voce “Mi chiedo quanto valgano di ricompensa
i documenti governativi recuperati…”
Traduzione dei termini giapponesi :
Sakaba : spada a lama invertita
Kaoru-dono : il suffisso ‘-dono’ è la forma onorifica
con cui Kenshin si rivolge a Kaoru, ed il suo uso è tipico del
modo di parlare estremamente formale ed educato del samurai vagabondo. Il
significato è più o meno ‘signorina Kaoru’
Tatami : stuoie di paglia intrecciata che fungono da
pavimento
Baka : stupido
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
Una canzone per te cap.13
Parte 13
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Kenshin voleva fare a pezzi Kawasaka a mani nude. Non solo per aver ucciso
delle persone e dei bambini innocenti, ma per aver baciato la sua Kaoru.
Kaoru era una semplice ed innocente pedina in qualunque gioco Kawasaka stesse
giocando e la cosa non gli piaceva per niente. Immaginarla da sola con quell’uomo…
Kenshin non riuscì a finire quel pensiero. Aveva giurato di restare
un vagabondo pacifista e di non far diventare Kaoru triste o preoccupata
per lui, ed avrebbe mantenuto quel voto. Avrebbe cercato di cancellare dalla
sua mente l’idea di qualcun altro che baciava Kaoru, e specialmente il bacio
tra lei e Kawasaka. Quel bacio aveva fatto infuriare Kenshin più di
quanto non si fosse aspettato. La rabbia derivava dalla frustrazione e da
una sensazione di perdita da parte sua.
Frustrazione, perché sapeva che quella era una delle tante cose che
Kaoru sembrava nascondergli, e la perdita…bè, conosceva Kaoru abbastanza
bene da sapere che quello doveva essere stato il suo primo bacio, un bacio
che avrebbe dovuto essere su…
“Hey Kenshin”
Kenshin tornò improvvisamente alla realtà per realizzare che
era finito dritto nei fili per stendere il bucato. Fece velocemente marcia
indietro quando realizzò che stava faccia a faccia con alcuni…indumenti
di Kaoru. Con un “Oro?” fece un passo indietro e sentì un piede entrare
nell’acqua fredda. “ORO?” Abbassò lo sguardo e vide che il suo piede
era finito in fondo al catino per il bucato. Con un sospiro, lo alzò
e pose il piede coperto dal calzino sul terreno.
“Ororo?” guardò il catino e vide che la scarpa era ancora nell’acqua.
Osservò il suo calzino inzuppato e vi notò fili d’erba e fango
appiccicati. Si piegò per prendere la scarpa dal catino quando sentì
una mano arrivargli da dietro e fargli perdere l’equilibrio. “OROROOO?!”
Splash!
Kenshin era completamente inzuppato dalla testa alla punta fangosa dei suoi
piedi nell’acqua del bucato. Alzò gli occhi per osservare un Yahiko
molto contento stare in piedi davanti a lui.
“Hey Kenshin, ho solo pensato che ti servisse una mano. Comunque, forse dovrei
filare via prima che la Racchia se ne accorga. Ti ucciderà per averle
rotto il catino per il bucato” Yahiko stava ridendo così forte che
non riusciva a non piegarsi in due dal divertimento.
“Oro?” Kenshin abbassò lo sguardo di nuovo per realizzare che, cacchio,
l’aveva rotto. Sospirando, si alzò in piedi e inutilmente provò
a strizzare via l’acqua dai vestiti. Quando finì, realizzò
che Yahiko aveva smesso di ridere ed ora stava fissando il cielo. “Hey Kenshin…”
iniziò in modo esitante. Kenshin sciabattò fino a Yahiko e
scompigliò i capelli del ragazzo “Si, Yahiko?”
Yahiko abbassò lo sguardo e prese alcuni fili d’erba dal terreno.
“Pensi che Kaoru mi voglia ancora bene?” Le sopracciglia di Kenshin si sollevarono
dalla sopresa “Certo che si, perché pensi il contrario?” Yahiko scrollò
le spalle.
“Yahiko, per favore dimmi che cosa è successo da farti pensare che
Kaoru-dono non ti voglia più bene”
Yahiko si sentiva un po’ imbarazzato nel parlare a Kenshin di quello, ma
non sapeva con chi altro parlarne. Non avrebbe potuto farlo con Sanosuke.
Sanosuke avrebbe soltanto riso di lui e lo avrebbe preso in giro. E Tsubame
avrebbe…bè, non voleva certo farle sapere quanto fosse vulnerabile.
In ogni caso, nessun’altro a parte Kenshin avrebbe potuto capire quello che
realmente sentiva verso Kaoru. Yahiko sapeva che senza il coraggio
di Kaoru e la comprensione di Kenshin, probabilmente al momento lui non sarebbe
stato neanche vivo. Ed anche se sapeva che non lo avrebbe mai ammesso ad
alta voce, voleva bene a Kaoru come alla sorella maggiore che non aveva mai
avuto. Non solo lei l’aveva lasciato vivere al dojo e gli aveva insegnato
come combattere, ma gli aveva dato una famiglia. Ecco perché la recente
distanza nei suoi confronti lo aveva preoccupato così tanto. Di solito
era così rumorosa ed irritante ma ora…da quando gli aveva dato quello
schiaffo fuori dal dojo, non era stata più la stessa…
Il ragazzo guardò Kenshin tristemente “Non so…non sorride più
e devo mettercela davvero tutta per farmi sgridare come faceva prima. E l’altro
giorno credevo che stesse davvero per picchiarmi, ma alla fine si è
trattenuta” Scrollò le spalle di nuovo e sussurrò “Penso che
non mi voglia più intorno”
Kenshin appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo “Yahiko” Kenshin
lo scosse gentilmente per avere la sua attenzione “Kaoru-dono ti vuole bene,
lo so. E’ solo che al momento è molto preoccupata perché il
suo dojo è in pericolo e stanca perché lavora troppo. Ma tutto
questo finirà presto, stanotte, penso”
Yahiko provò ad asciugarsi casualmente l’angolo di un occhio prima
di annuire.
“Ora Yahiko, stanotte Kaoru-dono starà per andare a lavorare per l’ultima
volta. Vorrei che tu e Sano andaste con lei e Megumi-dono per accertarvi
che stiano al sicuro. Il capo di Kaoru-dono non è una brava persona
ed ho bisogno che tu le protegga, okay?”
Yahiko si alzò in piedi e strinse i pugni con determinazione “Puoi
contare su di me, Kenshin. Nessuno toccherà Racchia con un solo dito
fino a quando Myojin Yahiko le sarà accanto” Yahiko fece un gesto
con la testa verso Kenshin prima di correre al dojo per fare un po’ di esercizio
con la spada prima che si facesse notte.
“E’ proprio un bravo ragazzo” disse ad alta voce Kenshin prima di uscire
fuori da cancello ed allontanarsi nel bosco.
Una volta che Kenshin raggiunse la foresta, i suoi passi rallentarono e finalmente
concedette a se stesso di ripensare alla sua precedente conversazione con
Kaoru-dono. Quando all’inizio era arrivato davanti alla sua porta, l’aveva
chiamata a bassa voce. Dopo un minuto senza risposta, si era girato per andare
via ma un verso agitato da dentro la camera lo aveva fermato. Si era girato
e lentamente aveva aperto la porta della sua camera. Kaoru-dono stava dormendo,
ma le sue coperte erano state calciate via e lei si stava agitando nel sonno.
Era così bella che Kenshin era rimasto in piedi, totalmente perso
nella sua contemplazione, prima che il buon senso lo riscuotesse e lui la
ricoprisse con le coperte. Mentre era ancora inginocchiato, l’aveva quasi
toccata. I suoi capelli risplendevano come seta nera intorno a lei ed una
ciocca le era scivolata seducentemente vicino alle labbra. Sconvolto dai
pensieri che QUELLO gli aveva fatto venire in mente, si era alzato in piedi
ed era andato dall’altro lato della stanza. Quello che voleva dirle era importante
per la sua sicurezza e lui doveva essere lì quando si fosse svegliata.
Si sedette in quel punto, sapendo che sarebbe stato la prima cosa che lei
avrebbe visto quando avrebbe aperto gli occhi. Quella era una scusa, in ogni
caso. Non voleva neanche pensare alla vera ragione dietro la sua decisione.
Niente lo avrebbe potuto preparare alla vista di lei quando finalmente si
svegliò.
Quando i suoi occhi si aprirono, lei gli sembrò così calda
e tenera che dovette trattenersi dall’andare al suo lato della stanza e farla
guardare verso di sè in quel modo. E quando si stirò, realizzò
con shock quanto poco fosse ancora una ragazza. Era definitivamente una donna,
pensò. Non si era mai realmente concesso di pensare a lei in quel
modo prima d’ora, ma era molto più di quello che si fosse aspettato
o immaginato…se mai avesse ammesso di averla immaginata.
Quando realizzò che Kaoru lo stava osservando, cercando di capire
quello che gli passava per la testa, quello che stava provando, si era quasi
fatto prendere dal panico. Non volendo sconvolgerla con ciò che stava
pensando dopo aver fatto un così bel lavoro per sconvolgere se stesso,
aveva fatto scivolare sul proprio viso la maschera amichevole di Kenshin
ed aveva cercato di essere impersonale mentre le parlava. Tuttavia non aveva
funzionato. Non era riuscito a non essere preoccupato ed arrabbiato quando
aveva sentito del bacio di Kawasaka.
Kawasaka avrebbe pagato per aver fatto piangere Kaoru. Se avesse avuto ancora
la sua katana, avrebbe…
Kenshin si riscosse dalle sue fantasticherie e decise invece di calmarsi.
Per meditare. Per sentire gli elementi che lo circondavano e il suo corpo
in relazione con essi.
Chiuse gli occhi. Avvertiva il vento che turbinava intorno a lui, così
come il suono delle foglie mentre volavano via dai loro rami. Respirò
profondamente e pose una mano sull’elsa della sua spada. Poi, prima che potesse
fermarla, la sua pace fu distrutta dall’espressione sul viso pieno di lacrime
di Kaoru. Il vento si fermò e la concentrazione di Kenshin si perse.
Guardando verso il sole, decise di tornare a casa per preparare la cena.
Sta diventando sempre più difficile essere un estraneo per lei,
pensò.
Traduzione dei termini giapponesi :
Oro : escalamazione di sorpresa/imbarazzo/confusione
tipica di Kenshin
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
Una canzone per te cap.14
Part 14
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Naturalmente, nel lasso di tempo che Kenshin ci aveva messo per tornare,
Kaoru-dono era andata via. Quando era arrivato, Yahiko era appena tornato
dalla sua ricerca di Kaoru-dono sulle rive del fiume. “Kenshin! E’ andata
via! E’ sparita anche la sacca che porta sempre con lei al lavoro! E penso
che abbia preso anche qualcos’altro” Yahiko portò Kenshin al dojo
“Guarda! Qualunque cosa ci sia stata in quella scatola, l’ha portata via
con sé”. Il comportamento di Kenshin cambiò quando vide
la scatola di legno imbottita di lana che di solito accoglieva il boukin
del padre di Kaoru-dono.
Prendendo immediatamente in mano il controllo della situazione, pose una
mano sulla spalla di Yahiko “Sono sicura che sta bene, Yahiko. Ma avrà
bisogno di aiuto”
Kenshin si girò, passando dal patio all’erba “Yahiko, voglio che tu
vada a cercare Megumi-dono, dicendole di non andare alla taverna stanotte,
e che tu la sorvegli fino a che non tornerò io”
La mano di Yahiko si strinse con rabbia sull’elsa della sua spada da allenamento.
Maledizione, perché Kaoru era andata via in un momento come quello?!
Yahiko si incominciò a dirigere verso il cancello quando Kenshin improvvisamente
comparve davanti a lui, teso e con una mano sull’elsa della sua spada sakaba.
“Ehi Kenshin!” Sanosuke irruppe nel terreno del dojo. La preoccupazione e
la rabbia erano evidenti nella sua voce.
Kenshin rilassò la sua posa e camminò verso Sanosuke “Che è
successo, Sano?”
“Megumi è stata rapita” Sano strinse i pugni e serrò i denti
in frustrazione prima di spiegarsi. “Mentre venivo qui, sono passato per
la clinica e ci ho sbirciato dentro per vedere due ufficiali di polizia veramente
ridotti male e il Dottor Genzei che li medicava. Quando ho chiesto dove fosse
Megumi, Genzei mi ha detto che tre uomini armati di spade erano sbucati dal
nulla e l’avevano presa. Quando lei aveva chiesto aiuto, i poliziotti erano
abbastanza vicini da poter intervenire, ma non sono riusciti a farcela” Sano
osservò Kenshin seriamente “Allora, cosa facciamo adesso? Dov’è
Kaoru?”
Yahiko stava tenendo la sua spada di legno così strettamente che i
pugni gli tremavano dallo sforzo. Prima Kaoru e poi Megumi. Anche se non
aveva ancora avuto l’occasione di proteggerle, non riusciva a non sentirsi
come se le avesse lasciate a loro stesse non essendo stato lì con
loro. Ricacciò indietro delle lacrime di rabbia e attese la replica
di Kenshin.
“Kaoru-dono è tornata indietro alla taverna, ma non è stata
costretta con la forza come Megumi-dono” Kenshin pensò alla situazione
sulla strada a nord e si chiese se quel rapimento fosse una distrazione per
tenerlo lontano da quella zona.
Aggrottando le sopracciglia, Kenshin concluse che non aveva altra scelta
che seguire Kaoru-dono. “Sano, ho bisogno che tu vada alla strada nord e
che controlli che là nessun altro venga coinvolto. Questo rapimento
potrebbe essere solo una distrazione per nascondere le loro vere intenzioni.
Yahiko, và a dire alla polizia che Kawasaka Ikeda è la persona
dietro agli omicidi sulla strada nord, poi spiegagli come raggiungere la
taverna. Io andrò a prendere Kaoru e Megumi-dono”
Sanosuke aprì la bocca per protestare, per insistere di andare insieme
a Kenshin, ma la richiuse e fece quanto gli era stato detto. C’era stata
rabbia in ogni movimento del suo corpo quando aveva pensato a Megumi che
veniva catturata contro la sua volontà e tenuta in ostaggio. Si scrocchiò
le nocche mentre il pensiero di spaccare qualche cranio gli passava per la
testa. Avrebbero pagato per quello! Nessuno faceva i propri comodi con la
donna di Sagara Sanosuke!!
“Maledetti!!” esclamò a voce alta Sanosuke, ignorando il fatto che
stava in mezzo alla strada cittadina dove le altre persone lo stavano guardando
stranamente.
“State attenti” un sussurro attraversò la folla che guardava “Quel
tizio che assomiglia ad un gallo è impazzito”
Yahiko stava correndo lungo la strada verso la stazione della polizia quando
fu improvvisamente sollevato da dietro e trascinato in un vicolo. Prima che
avesse potuto prendere in mano la sua spada di legno, fu colpito e perse
conoscenza. L’alta ombra depose con cura Yahiko sul terreno e si allontanò.
Kenshin arrivò alla taverna ed analizzò cautamente l’ambiente
intorno a lui. Riusciva a sentire la presenza di tre persone, ma queste non
avevano uno spirito combattivo vero e proprio. Ma tanto per essere sicuri…pensò
Kenshin.
La sua figura scomparve dalla vista e si sentì il sibilo del vento
quando le guardie di Kawasaka furono messe a dormire. Soddisfatto, Kenshin
si avvicinò alla porta ed entrò.
L’interno della taverna era virtualmente deserto a parte una Megumi legata
ed imbavagliata con due uomini di guardia, sulla parte a sinistra sul fondo
della sala, ed un Kawasaka molto contento che sedeva nella prima fila davanti
al palcoscenico, dove la bellissima cantante, Maku, stava in piedi più
irritata che sorpresa. Riusciva a sentire movimenti in altre parti dell’edificio
e concluse che era quello il luogo dove Kaoru-dono veniva trattenuta.
Kenshin chiuse la porta dietro di sé. Kawasaka si alzò in piedi
e gli fece cenno di venire più vicino.
“Prego, entra Battosai ! Ti sei quasi perso l’esibizione di una vita !”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
Una canzone per te cap.15
Parte 15
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Testo: Crossing Over Time
Autore /cantante - Matsuyuki Yasuko
“Entra, Battosai ! Ti sei quasi perso l’esibizione di una vita !”
Kawasaka era impressionato dal fatto che Battosai fosse arrivato così
presto. Deve tenere veramente tanto alla ragazza, pensò Kawasaka.
Vide gli occhi di Battosai stringersi sulla donna imprigionata sul fondo.
Allora conosceva anche lei!
Questo piano sta funzionando meglio di quanto pensassi! E qui mi è
venuto in mente di usare la Dottoressa per controllare l’Usignolo. Lo
sguardo di Kawasaka tornò all’adorabile visione sul palco. Quella
sera il suo piccolo Usignolo portava metà dei suoi capelli sollevati
in un nodo, lasciando il resto fluire sulla sua schiena in gloriosi riccioli.
Il suo viso era imbiancato e le sue labbra dipinte di dolce rosso fragola.
I suoi occhi sottolineati dal kohl erano stretti con…irritazione? Rabbia?
Hmm, forse non andava tutto bene tra lei e il suo innamorato. Bè,
cosa me ne importa? La avrò comunque!
Kawasaka sorrise ed indicò una sedia tre file dietro a lui “Avanti,
stai ritardando la sua esibizione. Pensa, non a tutti è concesso di
assistere ad un’esibizione privata di un’artista del suo calibro!” Kawasaka
non fu sorpreso quando Kenshin rimase fermo.
“Se mi vorrai scusare, preferirei restare qui. Ora, libera Megumi-dono e
dimmi dove sta Kaoru-dono”
Kaoru alzò mentalmente gli occhi al cielo di fronte all’ottusità
di Kenshin. Era incredibilmente irritata con lui, al momento. Non solo non
si era fidato che lei fosse in grado di togliere se stessa e Megumi da quella
situazione, ma era anche troppo stupido per realizzare che lei gli STAVA
DAVANTI. Trattenne la lingua per non urlargli ed invece ricorse ad un’occhiataccia.
Gettò casualmente uno sguardo dietro di sé e scostò
via i capelli dalla schiena per farli ricadere indietro. Kawasaka e Kenshin
lo avrebbero soltanto visto come un gesto nervoso, mentre invece Kaoru si
assicurava che la spada di legno di suo padre fosse a posto.
Il sorriso di Kawasaka si offuscò mentre assorbiva le parole di Kenshin.
Poi la verità lo colpì. Ma certo! Battosai non aveva idea che
la sua graziosa amichetta era la bellissima cantante sul palco. Guardò
pensosamente verso il rossino prima di fare un gesto ai suoi uomini. Gli
uomini sguainarono le spade e le puntarono verso Megumi.
Megumi fissò i suoi guardiani e si allontanò leggermente, provando
a vedere se riusciva ad allentare in qualche modo le corde che legavano le
sue mani e i suoi piedi. Non riusciva a ricordarsi quante volte aveva già
provato a liberarsi, ma i ripetuti i movimenti avevano iniziato a spellarle
i polsi e le caviglie. Stringendo lo straccio sulla sua bocca con i denti,
provò a scostarsi ancora, quando la lama di una spada fu pressata
contro la sua gola. Spaventata, si fermò e guardò Kenshin dall’altra
parte della stanza. Lui aveva fatto un passo nella sua direzione quando la
lama era improvvisamente diventata troppo vicina per i suoi gusti. La mano
di Kenshin si mosse lentamente lungo l’elsa della sua spada quando la voce
di Kawasaka rimbombò nella sala quasi vuota.
“Battosai, sto diventanto abbastanza impaziente con te. Non credo che tu
abbia compreso la situazione. Non farai niente fino a che il mio concerto
non sarà finito. Perché se farai una mossa verso la brava Dottoressa,
la tua bambolina qui ne subirà le conseguenze. E non vorrai essere
responsabile della sua morte, vero Signor Maestro di Spada Pacifista? Ora,
siediti”
Gli occhi di Kenshin mostrarono un lampo di ambra prima di tornare al loro
solito colore violetto. In quel secondo, Kawasaka sentì il suo cuore
paralizzato dalla paura, ma la scacciò un secondo dopo, quando il
suo ospite finalmente sedette nella sedia che era stata portata per lui.
Kawasaka sorrise e continuò con il suo show.
“Dunque, Maku, dove eravamo rimasti? Ah, si! Fammelo riassumere per il nostro
pubblico. Questo” indicò una borsa su un tavolo “è il denaro
che tu hai guadagnato lavorando per me. E questo” indicò una borsa
due volte più grande di quella precedente “è il denaro che
ti darò per esibirti soltanto per me stanotte, ignorando completamente
il nostro amico Battosai qua dietro. E visto che sono un uomo generoso, ti
darò entrambe le borse di denaro se tu canterai solo per me E lascerai
insieme a me questo posto ”
Kaoru osservò con rabbia il disgustoso piccolo insetto davanti a lei.
La parte implicita dell’accordo era che se non avesse cantato per niente,
Megumi sarebbe stata ferita. Kaoru occhieggiò il denaro sul tavolo
davanti a lei. Con la borsa più piccola avrebbe potuto pagare le tasse
e riprendersi il terreno di suo padre. Sarebbe stata in grado di far restare
con lei la sua nuova famiglia e non sarebbe stata più sola. La borsa
più grande non solo le prometteva la salvezza, ma anche la sua sicurezza.
Con il denaro in più nella borsa, si sarebbe potuta concedere il lusso
di mandare Yahiko a scuola, se avesse voluto andarci. Non si sarebbe più
dovuta preoccupare di vendere nessun’altro tesoro di famiglia per avere denaro,
almeno non per un altro anno. Avrebbe potuto comprare e sfoggiare quel soffice
fiocco di velluto blu che desiderava da un’eternità. Voleva che Kenshin
la vedesse con quel fiocco, voleva una scusa per darglielo in modo da farlo
ricordare di lei, come aveva fatto prima dello scontro con Jinnei. Voleva
così tante cose da Kenshin…ma non erano niente in confronto a quello
che lui le aveva già dato. Guardò il denaro sul tavolo con
disgusto. Pensa veramente che accetterei il denaro di un assassino?!?
A Kawasaka non piaceva l’espressione negli occhi del suo Usignolo ed incontrò
il suo sguardo con un’occhiata di avvertimento. “Vorresti iniziare, per favore?”
Kawasaka fece un gesto con la testa a Kaoru prima di sedersi e godersi lo
show.
Kaoru sapeva che tipo di esibizione voleva da lei. Non solo voleva che cantasse
per lui, ma voleva che cantasse con tutta l’emozione che aveva, come quando
aveva cantanto per Kenshin la settimana prima. Sapeva che quell’uomo viscido
voleva baciarla non solo per sua soddisfazione, ma per irritare e far infuriare
Kenshin allo stesso tempo. Almeno quell’ultima parte del piano non sarebbe
andata in porto, dato che Kenshin non aveva idea di chi fosse veramente.
Kaoru fece un sorriso acido a quel piccolo pensiero e iniziò a cantare
a Kawasaka.
Everytime I get hurt, I cant’t see a thing…
And I embrace the lies within my heart.
Unable to move in the swiftness of time…
I shut it all away… (1)
Camminò sulla piattaforma e fece un passo verso Kawasaka mentre continuava.
But I can’t hold it back
Accepting everything, I soar
Crossing over all of time, I fly away
I embrace the air around you. (2)
Si fermò in piedi davanti Kawasaka, aprì le braccia per abbracciarlo.
Poi come lui si sporse per prenderla, danzò via con grazia e continuò
a cantare. Kawasaka sorrise e gradì il gioco, pensando che Battosai
avrebbe rivissuto quel momento nella sua memoria una volta che avesse realizzato
chi era la ragazza che cantava davanti a lui. Kawasaka si spostò casualmente
verso destra ed osservò Kaoru cantare.
And the light that conceals this world as well…
The boundless sky, your unchanged eyes…(3)
Kaoru non riuscì a non farsi sommergere dai sentimenti quando il suo
sguardo incontrò quello di Kenshin. Avrebbe detto che la canzone stava
avendo effetto, ma lui non aveva ancora realizzato chi fosse.
Are what I want to continue to love
No matter how far apart we are…
The two of us melt as one…(4)
Quando Kaoru finì la prima canzone, interruppe il contatto visivo
con Kenshin per osservare quello che Kawasaka pensava della sua ‘performance’.
Lui era stato contento fino al punto in cui lei aveva guardato Battosai.
Per ricordare a Kaoru lo scopo del loro incontro, Kawasaka pose un’altra
borsa, più grande dell’ultima, sul tavolo vicino a sé. Vide
gli occhi di Kaoru allargarsi e sorrise con aria di sufficienza. Lei avrebbe
fatto di tutto per tenersi il dojo di suo padre, pensò con sicurezza.
Mi spiace, Battosai, ma la tua donna è mia.
Traduzione dei testi della canzone :
(1)
Ogni volta che vengo ferita, non riesco a vedere nulla/ Ed abbraccio le
bugie dentro il mio cuore / Incapace di movermi nella rapidità del
tempo/ Allontano via tutto
(2)
Ma non riesco a trattenerlo/ Accettando qualsiasi cosa, mi elevo/ Attraversando
il tempo, volo via/ Abbraccio l’aria intorno a te
(3)
E la luce che cela questo mondo…/ Il cielo infinito, i tuoi occhi immutati…
(4)
Sono ciò per cui voglio continuare ad amare/ Non importa quanto
siamo distanti…/ Noi due ci fonderemo in un’unica persona
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
Una canzone per te cap.16
Parte 16
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Testo: Jushin
Autore/cantante - Inoue Shouko
Kenshin realizzò che gli mancava un importante pezzo di quel puzzle.
Il motivo per cui Kawasaka lo aveva voluto lì per vedere l’esibizione
della ragazza sul palco, era un mistero per lui. Altrettanto misteriosa era
la rabbia negli occhi della ragazza quando lo aveva osservato dalla piattaforma.
Probabilmente voleva stare da sola con Kawasaka, pensò Kenshin.
Kawasaka e la sua infinita lista di donne usate. Aveva usato Kaoru, Megumi
e Maku per i suoi propri fini. Kenshin si sedette, profondamente incollerito
mentre immaginava le mani di quell’uomo sul corpo di Kaoru. Soltanto la preoccupazione
per Megumi lo tratteneva dal decapitare l’uomo seduto di fronte a lui. Kenshin
frenò quei pensieri assetati di sangue nella sua mente ed osservò
la ragazza cantare sul palco.
Come era stato in precedenza, qualcosa nella sua voce dolce come il miele
lo riscaldava, carezzevolmente. Sebbene lei guardasse Kawasaka, riusciva
a sentire la direzione delle sue emozioni andare verso di lui. Era un miscuglio
che dava alla testa, perchè lei costringeva Kenshin a guardare quel
corpo pieno di grazia che gli veniva vicino, per poi riprendere la distanza
mentre cantava a Kawasaka. Quando le sue braccia si aprirono, Kenshin scattò
quasi in piedi per impedirle di abbracciare Kawasaka. Sebbene Kenshin sapesse
che non gli era destinata, non riusciva a tollerare di vedere tutto quel…
calore e quella passione andare verso un mostro come quello. Fu profondamente
sollevato di vederla sfuggire via da quel furfante, solo per essere intrappolato
nei suoi occhi quando i loro sguardi si incontrarono. Riusciva a sentire
il sangue nel suo corpo riscaldarsi e poi scorrere più velocemente
dentro di sé, quando gli occhi di lei si staccarono dal contatto ed
incontrarono quelli di Kawasaka.
Sospirando silenziosamente dal sollievo, Kenshin riguadagnò i suoi
sensi ed inizò a studiare le guardie che circondavano Megumi-dono.
Sano non l’avrebbe mai perdonato se le fosse successo qualcosa, pensò.
Sapeva quanto dovea essere stato difficile per Sano fidarsi di lui per riportarla
indietro sana e salva, ma se Sano fosse venuto, sarebbe entrato a testa bassa
senza pensare ed avrebbe potuto ferire Kaoru e Megumi-dono senza accorgersene.
Kenshin osservò le porte che conducevano al cuore dell’edificio, dove
probabilmente Kaoru…dono era stata trattenuta. Kenshin era tremendamente
preoccupato ma, per qualche ragione, sapeva che lei stava bene. La sua attenzione
ritornò alla scena davanti a lui. Kawasaka aveva appena aggiunto altro
denaro al tavolo. Che razza di codardo…usare il bisogno di sicurezza finanziaria
di una donna contro di lei pensò. Proprio come Kaoru. Kenshin
si chiese cosa volesse in particolare Kawasaka da Maku, ma decise di salvarla
anche dalle catene del ricatto, quando la ragazza iniziò di nuovo
a cantare. Il primo suono udito da lei era una pura nota di desiderio. Poi
lei si fermò. Sembrava aver preso una decisione o una cosa del genere
dall’espressione risoluta sul suo viso. Con le prime parole della canzone,
fece un passo verso Kawasaka
If I'm asked now... (1)
Gli occhi di lei incontrarono ancora una volta quelli di Kenshin, più
potenti di prima…
About the reason for the tears,
That flow before I can get you to kiss me...
Then, what could I do? (2)
Fece un passo verso la sinistra di Kawasaka…
I'm remembering the recent past.
(Ah, say...) I don't even know,
(Ahh...) ... the meaning of true love...
(Say...) I almost want to scold the self I see... (3)
Passò oltre Kawasaka e si diresse verso Kenshin. La forza dei suoi
occhi lo raggiunse nel profondo della sua anima. Gli stava chiedendo qualcosa…
On the other side of the mirror.
I've been through so many loves. (4)
Voleva che lui fosse il suo specchio ? Kenshin non riusciva a pensare logicamente
mentre perdeva il controllo delle proprie emozioni …
Am I beautiful ? (5)
Kenshin sentì quasi spezzarglisi il cuore davanti al dolce, incerto
tono della sua voce mentre lei continuava a cantare. Riusciva ad avvertire
la presenza ostile di Kawasaka nella stanza, ma la sua rabbia non era niente
in confonto all’assalto di emozioni che sentiva provenire da Maku.
If only you can...
Continue to love me,
My future happiness,
Wouldn't matter. (6)
Perché stava cantando per lui ? pensò Kenshin…
This, I'm sure, is the first time I've felt like this.
(Ah, say...) Even if you discover...
(Ah...) The unknown side of me
(Say...) Please whisper to me softly,
That you won't hate me.
I'm terribly afraid...
Will my prayers be answered?... (7)
Adesso era in piedi di fronte a lui. La canzone era finita, ma riusciva ancora
a sentire il turbine di note circondare ed abbaracciare il suo cuore. La
guardò nei suoi occhi…dei meravigliosi occhi blu…e lei cantò
ancora un verso…
If I'm asked now... (8)
Kaoru sapeva che quella era la sua ultima occasione per cantargli di tutti
i sentimenti del suo cuore attraverso la maschera che stava portando. Si
chinò verso di lui, con il viso che si avvicinava al suo mentre stava
ancora cantando. Sapeva che niente avrebbe potuto fermarla dal finire quella
canzone. Si era preparata ad affrontare qualsiasi tipo di arma avesse potuto
fermarla dal dire a Kenshin, attraverso la sua canzone, quanto lo amava.
I suoi meravigliosi occhi blu…inondati di lacrime…Kenshin si ricordò
di aver visto occhi come quelli solo poche ore fa…una vita fa…non aveva tempo
per sentirsi sconvolto quando la consapevolezza della persona che aveva davanti
lo riempì. La persona il cui calore e gentilezza gli avevano concesso
di vivere pacificamente in una casa piena di amore e di risate. La persona
la cui generosità e spirito lo avevano intrigato ed attratto irresistibilmente
più di chiunque altro. La persona che gli mostrava non la timidezza
di una ragazza, ma la convinzione di una donna. Una donna sola, cresciuta
con nessun’altro ricordo della madre che un bellissimo kimono di seta…e lasciata
con la presenza del padre in una spada di legno. Le mani di lei circondarono
gentilmente il suo viso mentre si faceva più vicina. Le sue dita ruvide
gli parlarono gentilmente dei suoi anni di addestramento mentre continuava
a cantare ormai in un sussurro soffocato dalle emozioni…
About the reason for the tears,
That flow before I can get you to kiss me...
Then, what could I do? (9)
Niente mi fermerà, ripetè con determinazione Kaoru nella sua
mente. Nessuna spada, nessuna freccia, nessun dardo, in questo momento Kawasaka
non può fare nulla che mi ferisca abbastanza da impedirmi di dirglielo…si
disse.
Ma non si era preparata per l’unica arma che avrebbe potuto ferirla molto
più profondamente di qualsiasi arma forgiata dall’uomo…
“Kaoru…dono?”
La Verità.
Traduzione del testo della canzone :
(1)
Se ora mi chiedessi…
(2)
La ragione delle lacrime/ che scorrono prima che possa farmi baciare da
te / Allora, cosa potrei fare ?
(3)
Mi ricordo del recente passato / (Ah, dimmi…) non conosco nemmeno / (Ahh…)…il
significato del vero amore…/ (Dimmi…) vorrei quasi sgridare la me stessa
che vedo…
(4)
Dall’altra parte dello specchio / Sono passata attraverso così
tanti amori
(5)
Sono bella ?
(6)
Se solo tu potessi… / continuare ad amarmi / la mia felicità futura
/ non importerebbe
(7)
Sono sicura che questa è la prima volta che mi sento così
/(Ah, dimmi..) anche se se tu scoprissi…/ (Ah…) la parte sconosciuta di me
/ (ah…) Per favore sussurrami dolcemente / (Dimmi…) che non mi odierai /
Sono terribilmente spaventata…/ Le mie preghiere saranno esaudite ?…
(8)
Se ora mi chiedessi
(9)
La ragione delle lacrime / che scorrono prima che possa farmi baciare
da te…/ Dopo, cosa potrei fare ?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
Una canzone per te cap.17
Parte 17
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Anti-grazie ad Hikaru per avermi costretto a scrivere questa parte, implorando
poi senza alcun pudore di far accadere certi eventi e poi chiedermi ANCORA
di decapitare Megumi. Vergogna! E no! Non sarò influenzata dalle lacrime!
tsk…tsk…patetico… Qualsiasi errore a questo punto è colpa SUA dato
che erano le 1:30 di notte quando ho scritto tutto questo…e ora sono le 3…
“Kaoru…dono?”
Kaoru si paralizzò sotto shock. Scacciò le lacrime che le erano
salite agli occhi e osservò Kanshin guardarla. Sospesi nel tempo,
restarono seduti a guardarsi l’un l’altro.
L’espressione solitamente sorridente di Kenshin fu sostituita da una di bruciante
intensità mentre fissava Kaoru, dai suoi arrossati - ma ancora meravigliosi
e stordenti - occhi blu, alle labbra rosse che erano state catturate tra
i suoi denti. Lui voleva quelle labbra rosse.
Una delle cose più intossicanti che aveva scoperto, durante quei mesi
passati a vivere con lei, era la sua innocenza. E in quel momento ancora
più intossicante di quello era l’idea che LEI lo voleva intensamente.
Lo poteva dire dal rossore che nessuna quantità di cipria poteva coprire,
dal modo in cui ansimava ogni respiro, sopreso che lei avesse addirittura
dimenticato di respirare. Voleva comprenderla. Voleva farle delle domande.
Ma oltre tutto questo, riusciva a sentire il desiderio che aveva per lui
circondarlo. La sua aura gli diceva cose di cui non era nemmeno sicuro che
LEI fosse a conoscenza.
Le mani di lei erano ancora intorno al suo viso, ma ora stavano tremando
come se tentasse di lasciarlo andare, ma non riuscisse a combattere l’attrazione
che le costringeva a restare dov’erano. Kaoru non era mai stata più
terrorizzata di così in tutta la sua vita. In ogni momento lui avrebbe
potuto respingerla, accusarla di essere la bugiarda che era, ridere ed ignorare
la situazione così come aveva fatto tante volte prima, oppure avrebbe
potuto…
Kenshin non aveva mai voluto qualcosa più intensamente di quelle tremanti
labbra rosse a meno di pochi centimetri di distanza dalle sue. Chiuse momentaneamente
gli occhi per combattere il sentimento di DESIDERIO che lo aveva sommerso.
Ma chiudere gli occhi fu un errore, perché dal secondo in cui lo fece,
tutti gli altri sensi presero vita. Il suo profumo pulito invase l’aria che
stava respirando, la sensazione dei suoi capelli setosi quando questi scivolarono
vicino al proprio viso…il che gli fece ricordare di quando l’aveva vista
addormentata quella mattina, quando i capelli le erano scivolati tra le labbra…anche
lui voleva scivolare pigramente tra quelle labbra ed assaporarla.
Poi lei fece un altro errore, si umettò nervosamente le labbra.
Quale altro invito avrebbe potuto chiedere?
Usando quella velocità che aveva fatto di lui una leggenda, Himura
Kenshin agì d’impulso.
Come la lingua di Kaoru tornò nella bocca, la sua la seguì…sorprendendo
tutti e due. Le sue mani le presero i lati del viso prima che lei potesse
saltare indietro e rompere il contatto.
Senza che lei lo volesse, le sue ginocchia iniziarono a perdere forza e finì
per inginocchiarsi davanti a lui. Kenshin si abbassò insieme a lei
e le loro bocche non si fermarono mai dall’esplorarsi a vicenda. Le sue mani
scivolarono nei suoi capelli per rimuovere i pettinini e qualunque altra
cosa li tenesse raccolti. Quando i capelli furono sciolti sulle sue spalle,
Kenshin si chinò ancora di più per raggiungere la sua nuca…dove
entrò in contatto con una liscia elsa di legno. Le mani di Kaoru avevano
appena iniziato a farsi strada nel kimono di Kenshin quando sentì
lo shock della sua bocca che si allontanava dalla propria, solo per sentire
subito dopo le sue labbra accarezzarle un orecchio. Prima che potesse sospirare
ed appoggiarsi contro di lui, le sussurrò “Kaoru, non muoverti”
Il tono serio della sua voce la fece paralizzare in quella posizione, ma
il suono del suo nome pronunciato dalle sue labbra senza formalità
si fece strada nel profondo della sua anima per essere ricordato in seguito.
“Kawasaka Ikeda, se non ti allontani subito da Kaoru, ti ucciderò
dove sei ancora prima che tu possa prendere fiato per urlare. Ora allontanati
o dannazione, ti ucciderò”
Gli occhi di Kaoru si allargarono e il suo cuore si fermò quando realizzò
che l’uomo istintivo ed appassionato che amava era stato sostituito
da uno sconosciuto. Uno sconosciuto i cui occhi ambrati scintillavano di
furia repressa e rabbia nei confronti di un certo proprietario di taverna.
Kaoru trasalì, sentendo le sue mani accarezzarla ancora, assentemente,
mentre continuava a guardare freddamente Kawasaka. Lentamente lei realizzò
che mentre la sua mano sinistra era affondata nei suoi capelli, la mano destra
era ora fermamente stretta intorno all’elsa della spada di legno di suo padre.
Subito dopo, la mano sinistra raggiunse la destra al di sotto i suoi capelli
e si mosse in alcuni precisi movimenti per slegare la spada. Kaoru non sapeva
cosa stesse facendo Kenshin, a parte che le stava facnedo provare una sensazione
molto eccitante, solleticante ma spaventosa lungo la spina dorsale.
Quando le dita di lui strofinarono contro la sua pelle, sentì l’elettricità
scorrere attraverso di sé. E come se lui avesse saputo che l’aveva
graffiata, lisciò il punto di contatto gentilmente per scusarsi.
Il che non diminuì in nessun modo la sensazione di eccitazione che
le scorreva dentro. Provò a ripetersi che non era più Kenshin
che la stava toccando, ma il temuto Battosai. Ma sapeva bene che erano la
stessa persona e che entrambi potevano scioglierla con un semplice tocco.
“Kaoru, quando ti spingerò via, voglio che tu ti allontani il più
presto possibile. Poi scappa dalla porta ed aspetta fuori che arrivino Yahiko
e la polizia” Kaoru istintivamente allungò la mano destra verso
Kenshin, ma invece raggiunse il manico della sua spada sakaba. Sussultando,
abbassò lo sguardo per vedere che lui aveva messo la sua sakaba nelle
sue mani. Alzò gli occhi verso Kenshin e lui annuì. “Per poterti
difendere” sussurrò “ORA !!”
Più veloce di un lampo di luce, Kaoru udì lo stridore del metallo
direttamente dietro di lei e si irrigidì sotto shock. Prima che potesse
girarsi per vedere cosa stava succedendo, fu spinta dall’altro lato di Kenshin,
il lato più lontano dalla portata di Kawasaka, mentre Kenshin le faceva
scudo impugnando una katana molto affilata. Prima che Kawasaka riuscisse
a capire che Kenshin era armato, ma non con la sua solita sakaba, Kenshin
scomparve dalla vista e fece cadere la spada dalle mani di Kawasaka sul terreno.
Kaoru si allontanò come gli era stato detto e si alzò in piedi.
Ma anziché dirigersi verso la porta, restò in piedi dov’era
e fronteggiò Kenshin e Kawasaka.
Kenshin…no, Battosai stava davanti a Kawasaka con la sua…LAMA ? Kaoru allungò
un braccio dietro si sé e toccò del legno, lo prese e realizzò
con shock che il ‘boukin’ di suo padre non era altro che un fodero. Con stupore
abbassò lo sguardo sulle parole intagliate ‘Proteggi coloro che ami’
ma sapeva che avrebbe dovuto risolvere questa cosa più tardi. Per
ora, aveva un altro problema.
“Kenshin, lascia andare Kawasaka-san !” Kaoru impugnò la spada sakaba
con entrambe le mani, spiacevolmente conscia del peso della spada davanti
a lei.
“No” gli occhi pieni di odio di Kenshin incontrarono quelli di Kaoru “Non
finchè non avrà pagato per quello che ha fatto”
Traduzione dei termini gipponesi e note :
Kaoru-dono : il suffisso ‘-dono’ è la forma onorifica
con cui Kenshin si rivolge a Kaoru, ed il suo uso è tipico del
modo di parlare estremamente formale ed educato del samurai vagabondo. Il
significato è più o meno ‘signorina Kaoru’
Occhi ambrati : nell’anime, quando Kenshin torna
ad essere Battosai, gli cambia il colore degli occhi, che da violetti
diventano giallo ambra. E’ una scelta stilistica per indicare visivamente
il cambiamento della sua personalità.
Sakaba : spada a lama invertita
Boukin : spada di legno generalmente usata per il kendo
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Capitolo 18 ***
Una canzone per te cap.18
Parte 18
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Quella puttanella!! Kawasaka si era infuriato dal momento in cui Kaoru aveva
fatto il primo passo lontano da lui. Non riusciva a credere che lei avesse
rinunciato al denaro per quel… quell’assassino! Preso dalla rabbia, abbandonò
il pugnale al suo fianco per afferrare l’elsa della sua spada. Avrebbe ucciso
Battosai, poi avrebbe preso la sua donna ed avrebbe ucciso anche lei!! Solo
il piacere di quel pensiero lo trattenne dall’impeto di ucciderli su due
piedi.
Il suo piccolo usignolo stava ancora cantando. Anche adesso non riusciva
a non essere affascinato dal dolce suono della sua voce mentre stava pregando
quel bastardo dai capelli rossi di amarla. Kawasaka sentì il desiderio
per lei sommergerlo e sorrise malignamente sapendo che la prima cosa a finire
sarebbe stata quella scenetta. Farò soffrire Battosai prima di
ucciderlo. Lentamente sguainò la spada e si diresse silenziosamente
verso la scena che gli si stava svolgendo davanti. Non che non la stesse
apprezzando. Non riusciva a ricordare di aver visto un bacio più elettrizzante
di quello che si stava consumando davanti a lui. Si sarebbe assicurato di
prendersi anche lui tutto quel piacere, dato che la ragazza sembrava una
delle tante professioniste che aveva messo al piano di sopra. E dopo,
forse, non la ucciderò, pensò. La farò lavorare
sodo nel mio bordello…dopo che mi sarò stancato di lei, ovviamente.
Sorrise diabolicamente ed arrivò a mettersi in piedi a distanza di
mezzo metro dalla schiena di Kaoru.
Capì il momento esatto in cui Battosai si accorse di lui, poiché
l’atmosfera di torrida passione fu improvvisamente spazzata via dal gelo
del pericolo. A Kawasaka gli si drizzarono i peli sul collo e strinse la
sua spada con più forza in risposta. Gli occhi di Battosai incontrarono
i suoi in sfida e Kawasaka fece un sorriso, puntando la punta della sua spada
direttamente alla nuca di Kaoru. Battosai strinse gli occhi e Kawasaka capì
che che una comunicazione o qualcosa del genere passò tra lui e la
ragazza, perché improvvisamente lei si irrigidì. Kawasaka sapeva
che ora aveva un vantaggio su Battosai. E con la ragazza così vulnerabile,
forse varrebbe la pena di ucciderla ora, per completare il risveglio di Battosai
e per completare la mia missione, pensò Kawasaka. Era un vero
peccato che una persona così giovane e bella dovesse morire in un
modo così orribile e Kawasaka sapeva che non avrebbe mai dimenticato
il bacio che le aveva rubato. Da qualche parte dentro di lui, avrebbe potuto
anche conservarlo come un prezioso ricordo. Oh, bè, pensò.
E portò indietro il braccio per godersi il momento in cui la sua spada
sarebbe entrata nel corpo di Kaoru. In quello stesso istante, una spada apparve
dal nulla e Battosai si lanciò verso di lui. Solo anni di esperienza
nel salvarsi la pelle e l’istinto di sopravvivenza permisero a Kawasaka di
saltare indietro e schivare l’improvvisa lama. La mente di Kawasaka era stordita
dalla rapidità fulminea che aveva consentito a Battosai di essere
un perfetto assassino dieci anni prima e non riuscì a trattenere la
propria spada quando questa gli fu improvvisamente strappata via con gran
forza. Si immobilizzò quando sentì una lama pressata sul suo
collo, che chiedeva sangue.
“Kenshin, lascia andare Kawasaka-san !” Kaoru teneva la spada sakaba con
entrambe le mani, guardando cautamente Battosai.
“No” gli occhi pieni di odio di Battosai incontrarono quelli di Kaoru “Non
finchè non avrà pagato per quello che ha fatto”
Gli occhi di Kaoru si spalancarono per lo stupore. Abbassò la spada
sakaba in preda alla confusione “Kenshin ?”
Ci fu un momento di pesante silenzio, poi una voce dura e roca riempì
l’orecchio di Kawasaka.
“Lascia andare Megumi. O ti ucciderò e la libererò da solo”
Il sole era basso, nascosto dietro le case della città e gettava ombre
crescenti tutto intorno. Il vento era freddo ora, specialmente nel vicolo
dove Yahiko stava lentamente riprendendo conoscenza. Si sentiva stordito
mentre si sedeva e si appoggiava al muro, cercando di ricordare cosa gli
fosse successo. Si toccò lievemente il punto dolorante dietro la testa
e sussultò quando il dolore lo investì. Devo trovare aiuto…si
alzò lentamente in piedi con l’aiuto del muro e barcollò nella
luce della strada. Sbattendo gli occhi e strizzandoli nei raggi del sole,
realizzò che non era lontano dal ristorante Akabeko. Raccogliendo
le forze che aveva perso, iniziò la sua marcia…
Sanosuke arrivò correndo in una radura nella foresta, una radura che
si supponeva essere stata il campo base del gruppo di assassini che avevano
ucciso sulla strada nord. Sano si guardò intorno, confuso. Poi li
vide…erano tutti morti.
Sano rimase in piedi per un momento, sconvolto, quando realizzò che
c’era un completo silenzio intorno a lui. Iniziò a girare intorno
per cercare dei sopravvissuti. Mentre camminava per il campo, vide corpi
di uomini con gli occhi ancora aperti e un’espressione di sorpresa sui loro
volti. La maggior parte aveva ancora le spade strette in pugno oppure giacenti
vicino a dove dita fredde e gelide le avevano lasciate cadere. Sanosuke stava
per andare via quando udì un rumore. Si girò intorno per vedere
uno dei caduti strisciare dolorosamente verso di lui sulle mani e sulle ginocchia.
Sano lo raggiunse e lo appoggiò contro un tronco vicino.
“Stai bene?” chiese Sanosuke guardando le ferite inflitte all’uomo e sapendo
perfettamente che non stava bene per niente.
“Mi chiamo…Takida…” l’uomo non riuscì a finire perché fu sopraffatto
da squassanti colpi di tosse.
Sanosuke non riuscì a fare altro che guardare Takida, mentre l’uomo
morente cercava di sussurrargli le sue ultime parole…
Quando Battosai Himura dava un ordine, la cosa migliore e più salutare
da fare era ubbidirgli immediatamente.
Megumi fu subito liberata dalla prigionia e le due guardie furono imbavagliate
e legate insieme, grazie all’aiuto di Kaoru. Nel frattempo Megumi fu mandata
al piano di sopra per riferire alle ragazze che c’erano che la loro vita
di prostituzione e quella particolare azienda erano finite. Furono udite
alcune urla di gioia ed alcune di rabbia e sopra tutte il calmo suono della
voce di Megumi, mentre allo stesso tempo incoraggiava o rimproverava seccamente
le donne vicino a lei. Le borse di denaro lasciate sul tavolo furono date
alle ragazze e alle donne che avevano lavorato fino a quel momento e che
se lo erano guadagnato.
Quando Megumi tornò per dire a Kaoru e a Ken-san che la casa ora era
completamente vuota, fu sconvolta nel vedere la figura di Kawasaka giacere
senza vita sul terreno, mentre Kaoru affrontava Kenshin, con la spada sakaba
saldamente tenuta in una posa offensiva. C’era del sangue che le colava da
un braccio…
“Battosai! Lascia la spada. ORA!”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Capitolo 19 ***
Una canzone per te cap.19
Parte 19
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Con Megumi fuori dalla sala, Kaoru potè concentrarsi su Kenshin e
Kawasaka. Kaoru respinse la paura e l’apprensione che sentiva crescere dentro
di sé ed assunse pienamente la personalità del ‘Dojo Master’
che aveva sviluppato attraverso gli anni. La sua posa diventò più
fiduciosa e sicura. Le sue mani si rilassarono sull’elsa della sakaba e la
sua mente ed il suo corpo diventarono tutt’uno. Facendo un profondo respiro
decise che era giunto il momento di prendere il controllo della situazione.
“Kenshin, Kawasaka non ha più un’arma e non può attaccare nessun’altro.
Per favore, lascialo andare”. Kaoru aspettò e trattenne il respiro
in quel momento eterno.
Kenshin sapeva che Kaoru era stata spaventata per lui quando la furia e la
rabbia avevano scatenato quella parte di sé che era stata soffocata
per dieci lunghi anni. L’assassino dentro di lui che non aveva visto la luce
del giorno in quei lunghi anni tranne che per una volta, quando aveva combattuto
contro Jinnei che aveva rapito e messo in pericolo Kaoru.
Quando Kawasaka si era fermato dietro Kaoru, minacciandola con la spada,
tutta la rabbia ed il furore che Kenshin provava verso di lui avevano infranto
la barriera in fondo alla sua mente ed avevano scatenato Battosai.
Con gelida furia, Kenshin aveva attaccato e disarmato Kawasaka prima che
potesse essere fatta qualsiasi contromossa. Con Kawasaka a portata di spada,
Kenshin sapeva di avere la vita di quell’uomo nelle proprie mani. Un uomo
che aveva ucciso degli innocenti in quella nuova era. Un uomo che aveva distrutto
famiglie per impossessarsi di documenti governativi. Un uomo che aveva usato
la necessità di denaro di una donna contro di lei. Un uomo che aveva
OSATO cercare di sedurre la persona più importante e meravigliosa
per lui. Per un uomo che si era spinto fino a quel punto…c’era solo la morte.
Poi guardò Kaoru e vide la paura nascosta nei suoi occhi.
Sapeva che Kaoru aveva mandato via Megumi, in modo che lei non lo vedesse
così. Sapeva che Kaoru non era spaventata da lui, ma piuttosto PER
lui. Fu questa paura insieme alla dimostrazione di coraggio che finalmente
penetrarono nella sua mente e gli permisero di respingere la devastata anima
dell’assassino indietro da dove era venuta. La stretta sulla spada si allentò
e il suo braccio abbassò la lama dalla gola di Kawasaka. Con la spada
abbandonata mollemente al suo fianco, Kenshin spinse rudemente Kawasaka lontano
da lui, verso lo spazio tra se stesso e Kaoru-dono. Guardò in basso
alla katana ancora nella sua mano e un sentimento di autodisgusto per quello
che aveva quasi fatto lo sommerse. Sospirando, Kenshin gettò via la
spada.
Il sorriso tra le lacrime che gli fece Kaoru era più caldo del sole
e altrettanto luminoso. Un momento dopo, il sorriso fu nascosto dietro una
maschera di vivacità mentre Kaoru ordinava a Kawasaka di alzarsi in
piedi.
Kawasaka tremava dalla rabbia e non dalla paura mentre faceva quanto gli
aveva ordinato la ragazza davanti a lui. Prima che potesse alzarsi completamente,
emise un verso di sofferenza e cadde sul ginocchio sinistro, con la mano
sinistra che copriva la destra mentre si afferrava la caviglia. Il volto
di Kaoru mostrò prima sorpresa, poi un’irritante mancanza di pietà
quando la sua voce, fattasi più dura, ordinò nuovamente a Kawasaka
di alzarsi. Quando lui ci provò senza successo per la seconda volta,
Kaoru sospirò e gli ordinò di restare fermo lì mentre
andava in cerca di qualche corda lasciata in giro. Quando ritornò,
si inginocchiò vicino a lui con la sakaba nella mano destra e la corda
nella sinistra. Chiamò Kenshin per fargli recuperare la sua spada,
quando Kawasaka fece la sua mossa.
Lui attese fino a che la ragazza fu abbastanza vicina prima di prendere il
coltello che aveva nascosto vicino alla caviglia. Estraendolo lentamente,
aspettò finchè arrivò il momento giusto. Nel momento
in cui gli occhi della ragazza lo lasciarono per guardare Battosai, sorrise
e fece un fendente alla sua destra.
Anni di addestramento fecero reagire Kaoru quasi istintivamente. Si mosse
sulla destra, evitando il coltello abbastanza per non esserne colpita ma
restando comunque ferita nella parte superiore del braccio. Mentre si muoveva
rafforzò la stretta sulla sakaba e diresse la spada sulla testa di
Kawasaka.
Intenzionato a ferirla, Kawasaka non vide la spada che stava arrivando e
così fu stordito dal colpo che gli arrivò sul retro della testa.
Per un attimo vide tutto bianco e sentì un dolore crescente sul collo
prima che perdesse conoscenza, cadendo su Kaoru.
Kaoru, agendo ancora per istinto, si scrollò di dosso Kawasaka e lo
spinse via mentre rotolava di lato e si alzava in piedi, con la sakaba già
pronta all’uso. Dopo un momento di silenzio, Kaoru realizzò che Kawasaka
era privo di sensi. Stava per sospirare e rilassarsi dal sollievo quando
una voce bassa e mortalmente fredda la fermò.
“Kaoru, allontanati subito da Kawasaka. Sto per ucciderlo”
Kaoru alzò lo sguardo con orrore realizzando che Kenshin aveva ripreso
la spada e ora era sul punto di attaccare Kawasaka. Con rabbia e disperazione
gridò “Battosai! Lascia la spada. ORA!”
Il corpo di Kenshin si paralizzò mentre le differenti parti di se
stesso combattevano per il controllo. Kaoru…no, Kaoru-dono era salva. Si
era salvata da sola, ancora una volta. Lei stava bene. Era okay. Doveva abbassare
la spada, ma non riusciva a toglierla dalla sua ferrea stretta. Voleva che
Kawasaka soffrisse. Voleva far male a Kawasaka per aver ferito Kaoru. Voleva
avere vendetta per ogni singola goccia di sangue che la sua amata aveva perso
per centinaia di volte. Ma sapeva anche che lei non lo avrebbe voluto. Doveva
pensare ad un’immagine di Kaoru peggiore di quella che la vedeva ferita dalle
mani di un bandito. Doveva pensare a Kaoru che veniva ferita da se stesso.
Doveva pensare all’angoscia e al dolore che l’avrebbero sommersa se avesse
perso quella preziosa battaglia con se stesso. Doveva pensare al bacio che
aveva condiviso con lei quella sera. Il sapore delle sue labbra mentre tremavano
e gli cedevano. Lo sguardo dei suoi occhi neanche cinque minuti prima, quando
all’inizio aveva gettato via la spada.
Non riusciva ancora a lasciare la spada.
Chiuse gli occhi e attraverso i denti stretti, disse a fatica “Kaoru-dono,
ho bisogno che tu mi aiuti…a lasciarla andare”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Capitolo 20 ***
Una canzone per te cap.20
Parte 20
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
“Kaoru-dono, ho bisogno che tu mi aiuti…a lasciarla andare”
Kaoru guardò negli occhi Batto…no, * Kenshin * e vide il conflitto
dentro di lui. Con gli occhi strettamente chiusi verso il mondo esterno,
con il corpo irrigidito in un tumulto interno, Kenshin era sopraffatto da
un dolore che andava oltre i limiti umani. Combatteva contro anni di senso
di colpa, non solo perché aveva spento così tante vite dieci
anni prima, ma perché lo aveva fatto quasi senza emozione. Come se
avesse nascosto l’orrore verso se stesso dalla sua parte più profonda
per fare quello che sentiva doveva essere fatto. Per la nuova era. Kaoru
sentì la tristezza stringerle il cuore. La nuova era cosa aveva fatto
per lui? Tutto quello che aveva fatto era stato permettere che le ombre del
passato oscurassero il sole nascente che gli mostrava un futuro migliore.
Kaoru rilassò la sua posa e fece un passo verso Kenshin.
Non aveva realizzato quanta differenza facesse un passo.
Gli occhi di Kenshin si aprirono lentamente ed incontrarono quelli di Kaoru
attraverso la stanza. Gli occhi di lei erano luminosi dalla determinazione,
preoccupazione e qualcos’altro…
Gli occhi di lui brillavano di un viola profondo, con intensità. Nel
momento in cui i loro sguardi si incontrarono Kaoru si fermò dov’era,
incontrò con calma quegli occhi e lasciò libere tutte le emozioni
che provava per lui.
In quel momento, lo vide per quello che era veramente…e vide come lui vedeva
se stesso.
Spontaneamente fluirono immagini di un ragazzino che sedeva da solo in un
prato…da solo…un ragazzino che era nato ed era cresciuto prima di imparare
a giocare. Un ragazzino che aveva imparato a provare dolore e ad accettarlo
ancora prima di aver conosciuto la gioia. Un bambino che non era mai stato
bambino…Kaoru non conosceva i dettagli, ed avrebbe anche fatto pressione
per saperli, ma capiva il triste ragazzo dentro Kenshin.
Il ragazzo dentro di lui non si sarebbe mai lamentato o risentito, né
si sarebbe perfino aspettato da se stesso più di chiunque altro. Un
ragazzo che non si aspettava la felicità per se stesso, perché
non aveva mai neanche conosciuto una felicità durevole…un ragazzo
cresciuto più vecchio della sua età, agli occhi di Kaoru…un
giovane uomo torturato dentro.
Per una volta, aveva voluto fare la differenza…voleva salvare qualcuno come
non era riuscito a fare prima…voleva un’occasione!…lo aveva fatto…ma il costo…
Dio, il costo…ma finchè avesse potuto salvare qualcuno, avrebbe potuto
fare di tutto, avrebbe fatto di tutto. Poi per un breve e splendido momento,
ci sarebbe stata pace e contentezza. Non felicità, non vera felicità,
ma un lasso di tempo in cui avrebbe potuto ignorare il mondo intorno a lui
e vivere…voleva morire, ma non osava…
Doveva trovare un modo per espiare…dolore, determinazione…avrebbe riversato
la sua infelicità su quelli che calpestavano la felicità degli
altri…poi sarebbe scomparso…da solo, ancora una volta. Ora Kaoru riusciva
quasi ad immaginare Kenshin come era adesso… ancora solo, ma andava bene,
il sangue versato era stato lavato via dal tempo sebbene a volte, il leggero
odore ramato ritornava a ricordarti…ed indugiava ancora…nell’oscurità
della solitudine…è meglio così. Poi arrivò Lei. Lei
gli insegnò di nuovo quale fosse il significato della vita, e gli
mostrò un posto dove oltre alla pace e alla contentezza c’era la vera
felicità…Lei non lo aveva forzato ad unirsi a quella luce, ma lo aveva
lasciato semplicemente osservarla e assorbirla fino a che il suo calore non
gli era entrato dentro ed aveva sollevato la sua anima dall'interno… e quando
lei era stata quasi allontanata da lui…il calore era divampato in fiamme…un
fuoco che bruciava oltre l’affetto o l’amicizia, ma in una vera e propria
passione. Una passione di Lei, per Lei…una passione che, se interpretata
bene, avrebbe potuto benissimo essere amo…
Kenshin sentì, in quel momento, come se la sua anima gli fosse stata
risucchiata ed venisse assorbita in quella di lei. Riusciva quasi a
vedere i loro due spiriti librarsi, guardandosi l’uno con l’altro. Provò
a nascondersi al suo tentativo di guardargli dentro ancora più in
profondità. Non avrebbe potuto nasconderle nulla, e questo lo spaventava.
Aveva paura che se lei avesse visto quello che era veramente, lo avrebbe
lasciato. Una paura irrazionale, semplicemente perché sapeva che lei
non lo avrebbe mai odiato per quello che avrebbe visto. Era troppo compassionevole,
troppo generosa, troppo affettuosa…ma dietro questa paura ce n’era un’altra.
Non aveva nessuna speranza di avere un futuro con lei, semplicemente perché
per lui il futuro non esisteva. Le ombre del suo passato avrebbero continuato
ad inseguirlo e tutto quello che avrebbe potuto sperare di fare era evitarle,
e sperare che non si ripresentassero. Un improvviso panico lo investì.
Era restato troppo a lungo. L’aveva messa in pericolo già abbastanza…ma
sapeva che non sarebbe riuscito ad andare via. Era stato solo per troppo
tempo. Troppo a lungo lontano dal calore del sole per poterlo lasciare di
nuovo per l’oscurità della notte. Il suo profondo attaccamento per
lei che lo teneva ancora lì, quando la soluzione migliore per tutti
loro sarebbe stata che se ne andasse, poteva certamente significare la distruzione
dell’ultima parte di se stesso. Era inevitabile, non poteva averla. Ma sapeva,
* sapeva * che lei era la luce per la salvezza della sua anima. Ecco perché
non avrebbe potuto andare via. Ed ecco perché Kawasaka doveva morire,
per aver minacciato quella luce…per aver tentato di offuscargli il suo splendore.
Kenshin realizzò che il panico e la paura che lo tenevano stretto
in una morsa erano i veri strumenti che avrebbero liberato l’assassino già
pronto alla lotta dagli abissi oscuri della sua anima. Riusciva a sentire
i bordi della sua anima sfrangiarsi al vento della rabbia, della paura e
del senso di colpa…sapeva che stava perdendo la battaglia con se stesso…
Kaoru capì il momento in cui Kenshin si indebolì. La strana
linea di comunicazione tra loro si tese al massimo, proprio poco prima che
potesse determinare se lui sentisse o meno una piccola percentuale di quello
che stava facendo per lui. Scuotendo la testa per scacciare idee di
visioni e di immaginari collegamenti, che probabilmente non esistevano, fece
un altro passo in avanti.
E un altro.
E un altro ancora.
Passò oltre la mortale lama della katana di suo padre che Kenshin
teneva in una stretta tale da sbiancargli le nocche e si fermò molto
vicino al suo lato sinistro, con la spada sakaba in mano. Lentamente, in
modo da non coglierlo di sorpresa, alzò la spada e la abbassò
al suo lato sinistro, alzando il fodero dal suo lato abbastanza per permetterle
di far scivolare al suo posto la spada sakaba.
Fatto questo, alzò lo sguardo per incontrare gli occhi di Kenshin.
Incerta su cosa fare esattamente dopo, si mosse per stare direttamente davanti
a lui. Alzò lentamente le mani verso le sue spalle. Le appoggiò
lì leggermente, sentendo il calore salire attraverso la sua camicia
fino alle sue mani. Lasciò una mano scorrere lentamente dalla spalla
al suo braccio destro. Riusciva a sentire i suoi muscoli contrarsi al suo
tocco. Abbassò lo sguardo, per vedere il percorso che aveva fatto
la sua mano, finchè questa non raggiunse il suo polso. Le sue dita
lo circondarono con leggerezza e gentilmente mossero il braccio in una posa
più confortevole e rilassata. Poi le sue dita scivolarono dove quelle
di Kenshin erano saldamente strette e con pazienza ed una sorprendente piccola
pressione, scivolarono tra le sue ancora aggrappate all’elsa.
Kaoru alzò lo sguardo per vedere gli occhi di Kenshin ancora strettamente
chiusi, il respiro un po’ irregolare. Preoccupata, usò la sua mano
destra per scostargli alcune ciocche di capelli dal viso, prima di riposizionarla
sulla sua spalla destra. Poi si piegò in avanti e usandolo per tenersi
in equilibrio, portò le labbra al suo orecchio. E sussurrò
:
“Kenshin… lasciala”
Perché non riusciva a lasciare andare quella maledetta spada? La rabbia
verso se stesso crebbe dentro di lui, insieme all’auto-disgusto. Anche per
Kaoru, non riusciva ad essere fermato. Che razza di uomo era? Un uomo
non degno di lei, pensò serrando i denti dalla frustrazione.
Che cos’altro posso fare per lui? Perché non capisce che si sta
distruggendo da solo per nessun’altra ragione che dimostrare a se stesso
di non avere valore?
Kaoru sospirò e tornò indietro sui propri passi. Guardò
Kenshin quasi con irritazione, come osava rinunciare a lei? A loro? Si fece
forza, poi scostò la mano sinistra dall’elsa della spada.
Aveva capito che lui non ne era degno, pensò. Era inevitabile. Era
stato meglio scoprirlo ora che- Cosa stava facendo?
Gli occhi di Kenshin si spalancarono quando sentì il suo viso riscaldato
con dolcezza da due mani esili. Il viso di lei non era troppo lontano dal
suo. Incerto, guardò nei suoi occhi e vide una risoluzione e uno spirito
che lo intimorirono. Kaoru non si era arresa. Stava ancora combattendo…e
se la stava interpretando bene, era anche irritata con lui perché
non lo stava facendo a sua volta. Si sentì così sollevato che
sorrise quasi dal sollievo, poi lei fece una cosa inaspettata…
Nel momento in cui la vita tornò nei suoi occhi, Kaoru capì
che la battaglia dentro di lui era quasi vinta.
Le sue labbra si curvarono dolcemente in un sorriso mentre si alzava sulla
punta dei piedi ed abbassava il viso di Kenshin verso di lei…e lo baciava
gentilmente sulla fronte. Sorrise ancora di più per la sua sorpresa.
La katana cadde dalle sue dita, mentre Kenshin guardava Kaoru. Non aveva
più neanche pensato a Battosai come l’ansia per le sue labbra lo aveva
assalito. Dopo un momento di sorpresa, si rilassò e decise di farle
anche lui una sorpresa. Le sue braccia si strinsero intorno a Kaoru e la
baciò, sulle labbra, tra le labbra, dentro di lei.
Erano immersi in un altro di quei momenti eterni che sembravano realizzarsi
solo quando erano insieme e si goderono quel contatto.
“Bè…non è dannatamente romantico? Odio dover interrompere questo
momento così appassionato, ma il cattivo se l’è squagliata”
Figurarsi se Sanosuke non avrebbe distrutto l’atmosfera perfetta,
pensò Megumi mentre stava in piedi leggermente dietro di lui. Anche
se era doloroso da vedere, Kenshin e Kaoru sembravano…felici insieme. Cercò
di reprimere la fitta di gelosia dentro di sé e di usare il suo benedetto
dono della praticità per osservare la situazione. Aveva perso Kenshin…non
che fosse mai stato suo…
Sanosuke andò dalla porta che conduceva al resto dell’edificio a quella
usata come entrata principale della ‘taverna’ e guardò fuori.
“Bè, mi sono sbagliato, non se l’è squagliata. Il Bastardo
è morto”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Capitolo 21 ***
Una canzone per te cap.21
Parte 21
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Il colpo inflitto dalla spada di Kaoru alla testa di Kawasaka lo lasciò
inconscio solo per pochi minuti. Quando finalmente si risvegliò, vide
che Battosai aveva gli occhi chiusi e che quella Kaoru si stava avvicinando
a lui. Le labbra di Kawasaka si strinsero dalla rabbia mentre li osservava.
La ragazza irradiava amore, passione e compassione. Battosai era avvolto
da una densa aura di dolore, rabbia e restrizione. Kawasaka fissò
i lunghi, ondulati capelli che fluivano sull’esile schiena di Kaoru. Un languido
pensiero gli venne in mente. Se solo lei avesse provato lo stesso per lui.
Per una donna come Kaoru, avrebbe potuto voler abbandonare tutto…anche forse…Le
labbra di Kawasaka si curvarono in un sorriso privo di allegria. Bè,
chi lo sa? Scontrandosi con un muro di mattoni costruito con anni di amarezza
e dolore, ignorò la fitta di calore nel suo petto e iniziò
ad usare l’unica parte di se stesso che non l’aveva mai deluso, la testa.
Assorti nel loro mondo privato, non mi noteranno mai, pensò
Kawasaka, ed aveva ragione. Usò lenti e deliberati movimenti, sulle
mani e sulle ginocchia, finchè non raggiunse la porta. Questa era
stata fortunatamente lasciata aperta dall’impressionante entrata di Battosai.
Ridacchiando tra se e se e raggiungendo il suo obiettivo, uscì rapidamente
e senza alcun rumore fuori dalla stanza.
Una mezzaluna era appena visibile attraverso gli alberi e creava una grande
quantità di ombre all’esterno dell’edificio. Kawasaka restò
in una delle rare macchie di luce lunare e si guardò intorno per riprendere
il suo portamento e per far abituare gli occhi alla quantità di luce.
Fece un passo in avanti verso la sua libertà quando un rametto sulla
sua sinistra si spezzò.
Alcune nuvole nere coprirono quell’avanzo di luna, portandosi via la sua
luce. Un vento impetuoso soffiò tra gli alberi, piegandoli momentaneamente
prima di cessare. Una civetta si udì un centinaio di metri più
avanti. Kawasaka ignorò tutto questo mentre si allontanava dal suono
del ramoscello spezzato.
“Chi è là?” sussurrò, con la paura che gli strozzava
la gola.
Ci fu un momento di silenzio, poi una voce profonda rispose “La Morte”
Kawasaka sbirciò nell’oscurità fino a che non riuscì
ad intravedere la sagoma sottile della persona che si stava lentamente avvicinando
a lui. Sebbene fosse comunque troppo buio per vedere, fu in grado lo stesso
di riconoscere la voce che udiva. Si rilassò. Un amico! Un alleato!
Uno che voleva Battosai tanto quanto lo voleva lui!
Kawasaka fece un passo in avanti e sorrise dal sollievo.
“Pensavo che non arrivassi più! Ora è il momento perfetto per
agire! Battosai e la sua puttanella sono completamente distratti! Potresti
ucciderli entrambi ancora prima di finire la sigaretta!”
Kawasaka fece un altro passo in avanti, poi si fermò bruscamente.
Le nuvole che coprivano la luna si allontanarono, lasciandola splendere di
nuovo tra gli alberi... ed illuminare la schiena della figura che si stava
avvicinando a Kawasaka. La figura scura, sottolineata dalla luce lunare,
continuò a muoversi in avanti e questo fece sì che la lama
della sua spada fosse illuminata. Il bordo affilato splendeva crudelmente
come arrivava vicino, sempre più vicino a Kawasaka, danzando con la
luce mentre si moveva in sincronia con i passi della figura.
Kawasaka fece un altro passo indietro e sussurrò, in preda alla confusione
“Perché? Che cosa ho fatto di male?”
La figura si fermò. “Idiota. Hai voluto un’occasione per aiutarmi
a catturare Battosai in cambio di un posto nel governo. Poi invece di fare
quello che ti avevo chiesto, sei diventato egoista e avido. Hai deciso di
rubare documenti governativi mentre allo stesso tempo uccidevi gente innocente.
Con quei documenti, hai sperato di fare ricatti per raggiungere posti migliori
all’interno del governo. Questa è una pericolosa combinazione di ambizione
e avidità. Anche se un uomo con sentimenti simili, non è veramente
crudele. La tua vera crudeltà sta nella volontà di lasciare
sulla tua scia dei bambini assassinati con le loro famiglie. E per questa
sola ragione, morirai stanotte come l’infimo, patetico cane quale sei”. La
lama catturò la luce, mentre si mosse in una posizione verticale.
“Aku. Zoku. San”. Il mantra fu recitato e la notte restò silenziosa
intorno a loro.
La lama si mosse ancora, questa volta parallela al terreno. La figura si
rannicchiò sulle ginocchia leggermente piegate, la lama tracciò
una inquietante, sottile linea di riflesso negli occhi dell’uomo che la impugnava.
Freddi occhi scuri che non riflettevano né pietà né
misericordia per la loro vittima designata. Un colpo di vento mosse gli alberi
da un lato, abbastanza perchè il resto del volto di Hajime Saito fosse
intravisto prima che fosse oscurato nuovamente dalle ombre.
Kawasaka non ebbe neanche il tempo di gridare. La vita gli passò in
un lampo davanti ai suoi occhi, ma le immagini dell’ultima settimana sembravano
le più vivide. Maku sul palcoscenico, che cantava per il pubblico…Maku
che stava in piedi nervosamente ma senza alcuna paura mentre chiedeva un
lavoro…il ricordo che vide nella sua mente fu l’espressione sconvolta dei
suoi bellissimi occhi, così vicini quando la sua bocca era pressata
sulla sua. Aveva un sapore così dolce…L’ultimo pensiero nella mente
di Kawasaka Ikeda, mentre sentiva il suo corpo abbandonarlo ed incontrare
il terreno, fu questo : ora non canterà per me mai più.
Kenshin, Kaoru e Megumi raggiunsero Sanosuke alla porta della taverna per
vedere il corpo senza vita di Kawasaka. Gli occhi di Kenshin si strinsero
quando il leggero, ma pungente odore di tabacco raggiunse il suo naso prima
di venir offuscato dal fresco profumo che sapeva essere quello di Kaoru-dono.
Il cadavere davanti a lui gli ricordò un tempo in cui trovare corpi
senza vita come quello era una cosa comune. Il vento soffiò attraverso
la porta, portando con sé l’odore ramato del sangue che una volta
era stato di Kawasaka. La mascella di Kenshin si contrasse di riflesso, ma
fu sorpreso di non provare nessun tumulto interno. Il suo leggero sospiro
non fu udito da nessuno tranne che da Kaoru-dono, che guardò Kenshin
con preoccupazione per un momento prima di spostarsi al fianco di Megumi.
Megumi con calma uscì dalla porta, con Sano che la seguiva cautamente
passo dopo passo. Si fermò davanti al corpo e gli prese un polso.
Dopo alcuni secondi di silenzio, sospirò e alzò una mano per
chiudere gentilmente gli occhi ancora aperti del bandito caduto. Sospirando,
Megumi si alzò in piedi ed osservò il corpo prima di alzare
lo sguardo verso la porta dove stavano, insieme, Kenshin e Kaoru.
Le emozioni di Kaoru cambiarono dallo shock alla confusione mentre osservava
il corpo di Kawasaka. Chi lo aveva ucciso? E perché? Le sue sopracciglia
si alzarono e trattenne il respiro come una risposta le venne in mente, avrebbe
potuto essere stato il governo? Perché erano stati rubati quei documenti?
Senza un’altra parola, Kaoru si girò e iniziò a correrre
verso la porta che conduceva al resto della casa quando una mano grande,
calda e piena di calli le prese la sua. “Kaoru-dono, dove stai andando?”
Lei si girò a guardare Kenshin con uno sguardo irritato “Sto andando
a vedere se i documenti sono ancora là! Nell’ufficio di Kawasaka!
Andiamo, Kenshin!”
Lui fu sorpreso quando Kaoru afferrò la sua mano in una stretta piena
di forza e lo trascinò all’ufficio di Kawasaka. La sentì lanciare
un grido di costernazione e frugò con lo sguardo l’ufficio in cerca
di cosa avrebbe potuto danneggiarla. Non c’era niente sulla scrivania. La
mano di Kaoru-dono lasciò la sua mentre iniziava a rimuovere i cassetti
dalla scrivania. Dopo che il secondo cassetto fu trovato vuoto, lei iniziò
a rimuoverli tutti, con l’impazienza e la disperazione che crescevano sul
suo adorabile viso. Kenshin aggrottò le sopracciglia e le sue mani
bloccarono i movimenti di quelle di Kaoru.
“Kaoru-dono, guardami”
I suoi occhi si fermarono sul terreno e sbatterono rapidamente un paio di
volte prima che li alzasse verso i suoi. Kenshin non aveva visto tanto abbattimento
e disperazione nei suoi occhi dal giorno in cui lei aveva pianto tra le sue
braccia. “Kaoru-dono, cosa c’è che non va?” Kaoru ricacciò
indietro le lacrime che stavano spuntando “Volevo prendere i documenti governativi
che avrei trovato qui e riportarli indietro. Speravo di poter guadagnare
un po’ di denaro per pagare le mie tasse. Speravo di riuscire a salvare il
dojo” Si appoggiò con le mani sulla superfice della scrivania di legno
e deglutì con difficoltà prima di continuare. “Pensavo che
avrei potuto salvare il dojo e poi tu e Yahiko sareste potuti restare con
me…e io non sarei stata più sola. Kenshin, non voglio più essere
sola” Le ginocchia iniziarono a piegarsi sotto il peso della sua disperazione,
i suoi denti iniziarono a tremare come il gelo entrò nella sua anima.
“Ho disonorato e tradito mio padre. Ho lasciato che il mio eccessivo orgoglio
di non accettare nessun aiuto rovinasse tutte le possibilità che avevo
di recuperare la terra di mio padre. E mia madre probabilmente non avrebbe
apprezzato di vedere il suo kimono preferito indossato in un bordello da
una figlia che aveva preso il lavoro, non solo per denaro, ma per la strana
possibilità che tu potessi…” Le lacrime caddero senza alcun suono
sulla liscia superfice del legno. La voce di Kaoru era bassa e roca mentre
sussurrava aspramente “Ma ora, non solo ho trascinato in basso mio padre
e mia madre, ho trascinato in basso anche te. Per favore perdonami, Kenshin”
Ci fu silenzio.
Poi la voce di Kenshin ruppe il silenzio.
“Mi dispiace, ma non posso perdonarti per questo, Kaoru-dono” La rabbia nelle
sue parole fece alzare lo sguardo di Kaoru dal pavimento e la fece incontrare
il suo, sotto shock.
Traduzione dei termini giapponesi e note :
Aku, Zoku, San : sono i tre ideogrammi che scandiscono
il colpo mortale di Saito, la cui traduzione in italiano è stata resa
sul manga con la frase ‘il male peggiore è uguale alla morte’
Mantra : preghiera buddista in forma di canto ripetitivo,
qui usato come sinonimo di formula di attacco.
Kaoru-dono : il suffisso ‘-dono’ è la forma onorifica
con cui Kenshin si rivolge a Kaoru, ed il suo uso è tipico del
modo di parlare estremamente formale ed educato del samurai vagabondo. Il
significato è più o meno ‘signorina Kaoru’
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** Capitolo 22 ***
Una canzone per te cap.22
Parte 22
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Gli occhi rabbuiati di Kenshin incontrarono quelli di Kaoru-dono. “Non posso
perdonarti per questo, Kaoru-dono, quando la colpa è mia”
Gli occhi di Kaoru si spalancarono e lei ricacciò indietro le lacrime
mentre osservava Kenshin, sconvolta. “Che cosa? Non capisco”
Kenshin guardò Kaoru-dono severamente. “Kaoru-dono ora hai sia Yahiko
che me a darti una mano. Se io avessi avuto un lavoro, avrei potuto darti
il denaro ed aiutarti a mantenere il dojo. E’ colpa mia non aver realizzato
prima che avevi bisogno di aiuto” Lo sguardo di Kenshin divenne più
gentile quando vide le lacrime scorrere sul viso di Kaoru-dono. Le prese
gentilmente il viso con entrambe le mani e le asciugò le lacrime.
Piegandosi in avanti sopra la scrivania, guardò negli occhi di Kaoru-dono
e inalò il suo profumo “Sei così bella…”
Kaoru trattenne il respiro e chiuse gli occhi per un momento per poter catturare
quel momento nel suo cuore per sempre. Aprì gli occhi e fece un tremulo
sorriso prima che il suo sorriso vacillasse. “Kenshin”, guardò dritto
nei suoi occhi “ La colpa non è tua. E’ mia perché non volevo
nemmeno che tu sapessi che avevo problemi finanziari” Sospirò e lo
guardò direttamente. “Perché se avessi saputo che ero nei guai,
mi avresti aiutato. E io stavo cercando in tutti i modi di provare che non
ne avevo bisogno. Non voglio che tu sia così…così…protettivo,
Kenshin. Sono una donna adulta e posso cavarmela da sola”
Guardò con calma le emozioni dentro i suoi occhi, il volto di lui
non rivelava nulla dei suoi pensieri ma i suoi occhi erano scuri e profondi
mentre sembrava assorbire quello che gli aveva appena detto. Poi scosse gentilmente
la testa e le rispose con calma.
“Kaoru-dono, devo ammettere che sei molto più che testarda, ma devi
sapere questo : se tu fossi in qualche tipo di problema o di pericolo, io
farei di tutto e qualsiasi cosa in mio potere per toglierti dai guai. Non
posso giurarti che non ti aiuterò più, perché la tua
sicurezza e la tua felicità contano per me più di qualsiasi
altra cosa. Ti proteggerò sempre e mi scuso se questo ti irrita in
qualche modo”
Le guance di Kaoru arrossirono mentre abbassava lo sguardo alla scrivania.
Scosse la mano negativamente e sussurrò “Non mi irrita affatto” fece
un profondo respiro “Vorrei soltanto essere riuscita a sistemare questa cosa
da sola”. Kaoru poteva sentire un’ondata di disperazione sommergerla. Il
labbro inferiore le tremò mentre cercava di ricacciare indietro le
lacrime. Scostandosi da Kenshin, si asciugò gli occhi con il dorso
della mano e si inginocchiò davanti alla scrivania per guardare gli
ultimi due cassetti vicini al pavimento. Riusciva a sentire Kenshin avvicinarsi
e si morse un labbro mentre apriva il primo e poi il secondo cassetto.
Non trovò niente. Sospirando dallo sconforto, iniziò a rimettere
a posto il cassetto quando udì il rumore di un foglio accartocciarsi
contro il legno.
Fermandosi, abbassò lo sguardo verso il cassetto e poi lo alzò,
speranzoso, verso Kenshin. Lui le si inginocchiò accanto ed osservò
Kaoru-dono rimuovere completamente il cassetto e mettere la mano nello spazio
vuoto. Il rumore frusciante della carta fu avvertito nella stanza silenziosa.
Quando la mano di Kaoru si chiuse sul documento, trattenne il respiro per
un momento, sorpresa, poi ridacchiò. Uno spumeggiante sentimento di
speranza la invase, ma lo soffocò rapidamente con fredda praticità.
Quel foglio di carta poteva essere qualunque cosa…poteva essere semplicemente
una lista della spesa…o una fattura… oppure…
Il cuore le si fermò nel petto quando vide il sigillo governativo
sul documento. Con le mani che le tremavano visibilmente, aprì il
documento e lesse quanto vi era scritto. Corrugò le sopracciglia dalla
confusione e restò in piedi in silenzio. Impallidì e il suo
labbro inferiore fu trattenuto tra i denti mentre leggeva con un’espressione
di apprensione sul volto.
Kenshin fu immediatamente preoccupato e si avvicinò di un passo a
Kaoru-dono.
“Kaoru-dono, cosa c’è? Qualcosa non va?”
Kaoru alzò lo sguardo dal foglio tra le sue mani ed aggrottò
le sopracciglia. “Kenshin, è una lista con quattro nomi e io ne conosco
solo la metà. Prima di tutti in cima alla lista c’è scritto
il nome Shibumi. Poi ecco la lista di nomi : Yamagata Aritomo, Udou Jinei,
Akamatsu e Fujita Gorou. Mi chiedo chi siano gli altri”
Gli occhi di Kenshin si strinsero quando fu pronunciato il nome di di Udou
Jinei, ma non fece commenti. La sua mente era in un turbine di pensieri,
Yamagata Aritomo era l’ufficiale del governo che gli aveva offerto un posto
governativo…Jinei, un assassino mercenario, che voleva anche ucciderlo…e
chi erano questi Akamatsu e Fujita? Kenshin non lo sapeva, ma sapeva amaramente
che avrebbe potuto scoprirlo presto. Aggrottando le sopracciglia, mise quei
pensieri da parte mentre osservava Kaoru-dono dirigersi verso la porta. “Kaoru-dono,
dove stai andando?”
Kaoru aprì la porta e si girò verso Kenshin, con il viso stranamente
calmo.
“Sto andando a casa, Kenshin. Sto per tornare a casa e andare a dormire.
E quando mi sveglierò” fece un profondo respiro e continuò
“Andrò a vendere il dojo”
Kenshin abbassò il foglio di carta mentre inconsciamente faceva un
passo in avanti. “Perché Kaoru-dono? Non dovresti arrenderti. Forse
se chiedessimo una proroga e io trovassi un lavoro, potremmo restituire il
denaro e tu potresti conservare il terreno di tuo padre”
Kaoru scosse la testa “Kenshin, non mi sto arrendendo. Sto facendo un compromesso”.
Fece a Kenshin un sorriso triste prima di continuare. “E’ un po’ come la
spada di mio padre. Lui passò la maggior parte della sua vita ad insegnare
che c’era un modo di proteggere e difendere la gente senza usare una spada.
Credeva in questo più di qualsiasi altra cosa. Ma poi, quando arrivò
la guerra, rispose senza esitazione. E usò una spada per fare ciò
che sentiva doveva essere fatto per proteggermi. La sua filosofia non cambiò,
fu a causa mia che fece quello che fece. Voleva proteggermi” Mentre Kaoru
parlava, ascoltò le sue stesse parole e realizzò che suo padre
aveva abbandonato molto più della sua filosofia, aveva dato la sua
vita per lei. E con quel dono, lei doveva fare il meglio che poteva per se
stessa. Sapeva che suo padre voleva che fosse felice, e sapeva che la sua
felicità stava davanti a sé, nell’uomo dai capelli rossi dagli
occhi così intensi, che anche in una conversazione come quella, le
facevano battere il cuore dall’eccitazione. Cercando di scacciare i pensieri,
continuò “Kenshin, mio padre voleva che fossi felice ed ho deciso
che è quello che voglio anche io”
“Ma Kaoru-dono, il terreno di tuo padre…?”
“Kenshin, se il mio terreno è requisito, tu e Yahiko resterete senza
una casa. Ma se vedessi il dojo, dovrebbe esserci abbastanza denaro per cercare
un qualche tipo di abitazione per noi”. Il sorriso che poi gli mostrò
riscaldò l’anima di Kenshin. “Tu e Yahiko siete le persone più
importanti della mia vita. Non potrei essere felice senza di voi. Il dojo
è prezioso per me, ma lo è perché sono cresciuta lì
per tutta la mia vita. Ma il dojo è solo un edificio, e la proprietà
è solo un terreno. Non contano veramente. Sono soltanto…” scosse le
spalle, mentre cercava le parole “soltanto cose, Kenshin. Non ho bisogno
di un dojo per amare mio padre, non ho bisogno di questo vestito per amare
mia madre. Proprio come mio padre non aveva smesso di credere nelle tecniche
non-assassine per proteggermi. Quindi, vendere il dojo ed essere felice con
te e Yahiko è più di una compensazione, è un compromesso.
Il mio passato per il mio futuro. Sono sicura che i miei genitori avrebbero
voluto che lo condividessi con le persone a cui voglio bene”
Con un cenno del capo finale per concludere la sua spiegazione, lei si girò
ed uscì dalla stanza per tornare alla parte della ‘taverna’ dell’edificio.
Quando tornò, vide Sanosuke e Megumi stare in piedi vicino ad uno
Yahiko molto pallido e dall’aspetto malato. Preoccupata, Kaoru si avvicinò
subito alla sedia dove era crollato. “Yahiko? Stai bene? Cosa ti è
successo?”
Yahiko fissò sconvolto la bellissima donna davanti a lui prima di
realizzare che la voce di Kaoru proveniva dalla sua bocca. Wow…pensò…è
davvero molto carina. Non come Tsubame-chan, ma decisamente non sembrava
la Racchia che gli era mancata durante l’ultima settimana. Sbattendo gli
occhi, provò a comportarsi in modo naturale sebbene lo shock fosse
ancora nella sua voce mentre diceva “Sto bene, Kaoru”. E dato che non riusciva
a resistere, aggiunse “Wow, Kaoru, sembri quasi una ragazza quando ti sistemi
per bene”. Kaoru non riusciva a ricordare di aver sentito un complimento
più strano di quello, ma per i vecchi tempi, fece un po’ di scena
con lui “Cosa?!? Che cosa stai insinuando, moccioso?”. Ed entrambi tornarono
alle litigate che non avevano fatto per così tanti giorni. Sembrava
un’eternità, ed erano pronti a recuperare il tempo perduto.
Sanosuke osservò Kaoru mentre urlava a Yahiko. Anche mentre strozzava
il ragazzino con le sue mani, lei sembrava totalmente diversa. Sembrava molto
più… femminile di quanto non lo fosse mai stata, decise. Era già
abbastanza carina in kimono, pensò, ma in quel vestito e con quel
trucco, e con i capelli in quel modo…non riusciva ancora a credere che fosse
davvero lei. Il successivo pensiero di Sano lo portò indietro alla
notte in cui lui e Kenshin erano andati alla taverna per la prima volta…
“Ehi Kaoru” se ne uscì, quando fu ovvio che Yahiko non aveva nessuna
possibilità “Non sapevo che sapessi cantare”
Kaoru arrossì profondamente quando realizzò che Sanosuke aveva
assistito al suo… comportamento la notte in cui aveva cantato per Kenshin
la prima volta. “Um…bè…” abbassò lo sguardo con imbarazzo e
immediatamente lasciò andare Yahiko, la cui faccia era diventata blu
dalla stretta intorno al collo. “Non sono così brava, ma mi hanno
detto che mia madre aveva una bella voce e così ho pensato che avrei…Kenshin
?”
Kenshin aveva ancora in mano il foglio, leggermente piegato, mentre camminava
per la taverna cercando la porta con uno sguardo concentrato sul volto.
Si girò verso Yahiko, “Yahiko, stai bene?”. Il ragazzo annuì
e Kenshin fece un cenno con il capo in risposta “Sono felice di saperlo.
Ora, sei riuscito a chiamare la polizia?” Tutti quanti eccetto Yahiko e Kenshin
si girarono per cercare di vedere fuori tra il bosco qualche ufficiale in
divisa.
“Ci sono andato! Ma non sarebbero venuti, Kenshin. Anzi, mi hanno mandato
qui per portarti alla stazione di polizia. Vogliono interrogarti”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** Capitolo 23 ***
Una canzone per te cap.23
Parte 23
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Lungo la strada per la stazione di polizia calò un profondo silenzio
mentre ognuno rifletteva silenziosamente dentro di se. Yahiko apriva la strada,
seguito da Sanosuke e Megumi, con Kaoru e Kenshin che seguivano.
Yahiko sembrava assorto nei propri pensieri e ogni tanto si girava indietro
per guardare Kaoru prima di tornare alle proprie riflessioni. Yahiko,
pensò tra se e se, sai che devi fare qualcosa di più per
lei. Non ha alcun denaro per pagare le tasse, e conoscendo Kaoru, questo
significa che sta per fare qualcosa di veramente stupido. Yahiko ripensò
a quando, non troppo tempo fa, lui aveva lavorato per la banda locale di
rapinatori. Il modo in cui Kaoru era intervenuta a sproposito armata solo
di una spada di legno ed aveva richiesto che venisse liberato…era stata la
cosa più stupida e più coraggiosa che avesse mai visto in vita
sua. Ma lo aveva salvato. E mi ha insegnato così tanto, pensò
mentre ancora una volta si girava a guardare Kaoru. Gli aveva insegnato molto
della vita e del vivere. Lo sapeva a causa delle cose che aveva fatto in
passato, del modo in cui era vissuto che non lo avrebbe mai lasciato essere
un semplice, spensierato undicenne, e lui si sentiva un po’ a disagio per
non essere normale. Ma con Kaoru, poteva essere soltanto se stesso, un ragazzino
chiaccherone, sveglio e impertinente. Si girò e condusse il gruppo
fuori dalla foresta, sulla strada principale che li avrebbe condotti in città.
Va bene Myoujin Yahiko, disse a se stesso con decisione, con le mani
chiuse a pugno dalla determinazione, da domani andrai a chiedere un lavoro
al ristorante Akabeko e aiuterai pagandoti il vitto…prima che Kaoru si disperi
e faccia qualcosa di assurdo…
Sanosuke camminava con una leggera sensazione di…fastidio dentro di lui.
Le cose erano sempre state così semplici prima di incontrare Kenshin.
La rabbia e la furia che aveva sempre usato per lanciarsi attraverso la vita
sembravano un misero sostituto per la sensazione di benessere che sentiva
ora. Grazie a Kenshin in un certo senso, e grazie a Kaoru soprattutto. Sanosuke
dovette ammettere che nonostante l’attuale governo fosse corrotto e pieno
di ipocriti bastardi, se il risultato era una maggior presenza di persone
come Kaoru, allora forse il Giappone non sarebbe stato troppo nei casini
in futuro. Anche se, pensò Sanosuke mestamente, non molte persone
erano come Kaoru.
Sanosuke sentì le sue labbra piegarsi in un leggero sorriso mentre
ricordava la sua reazione dopo aver visto Kaoru quella notte. Dire che era
sconvolto sarebbe stato un eufemismo.
La notte in cui lui e Kenshin erano andati a cercarla, lui era stato più
distratto dall’aspetto succinto di Megumi che incuriosito dalla donna graziosamente
femminile che si era attaccata a Kenshin. Poi, quando aveva visto quella
stessa donna stanotte…Sano aggrottò le sopracciglia e scrollò
le spalle con disagio quando realizzò che per un secondo era stato
veramente…attratto da lei. Ma nel momento stesso in cui aveva realizzato
che di tutte le persone, lei era * Kaoru *, i suoi sentimenti si erano
immediatamente bloccati. Ragazzi, pensò Sano, devo essere
veramente disperato se sto pensando a * Kaoru * come ad una donna. Era
più che ovvio per lui e per chiunque altro che lei era innamorata
di Kenshin e che forse Kenshin ricambiava i suoi sentimenti. E Sagara Sanosuke
non giocava sporco con la donna del suo migliore amico, pensò. Comunque,
bastava vedere fino a che punto era arrivata per attirare l’attenzione di
Kenshin. Ti fa quasi desiderare di avere una donna, eh Testa di Gallo
? Sano scosse la testa e lanciò un’occhiata di sottecchi a Megumi
prima di pensare a qualcosa di più piacevole…come la cena…
Megumi era depressa. Si era accorta del preciso momento in cui Sano era rimasto
attratto da Kaoru. Non avrebbe potuto esserci nessun’altra spiegazione per
la sua reazione, quando l’aveva vista. Quando Kaoru era entrata nella stanza,
lui aveva avuto un’espressione così comicamente confusa che Megumi
avrebbe riso, se avesse potuto. Più tardi, però, la faccia
oziosa di Sanosuke era apparsa e aveva interrotto il bacio di Kenshin e Kaoru.
Megumi era quasi sicura che c’era stata invidia o gelosia da parte sua. Il
che era un bene, pensò Megumi, era meglio che sapesse subito quello
che Sanosuke provava per lei piuttosto che saperlo quando sarebbe stato troppo
tardi. Meglio saperlo subito prima che iniziasse a considerare l’idea che
ci fosse * qualcosa * tra di loro. Megumi rise dentro di sé per la
sua stupidità, non volendo accettare che anche la risata nella sua
mente suonava quasi…amara.
Il gruppo entrò nella stazione di polizia e attese che il capitano
arrivasse per interrogarli. Quando finalmente giunse, questi guardò
le cinque persone in piedi avanti a lui e li osservò da vicino. Il
ragazzino, Myoujin Yahiko, discendente da una famiglia di samurai di Tokyo
ed ex-borseggiatore, sembrava ben nutrito considerando che la ragazza si
era presa cura di lui quasi da sola. Il suo sguardo si spostò su Kaoru.
Kamiya Kaoru, il cui padre era stato ucciso quasi un anno prima. Sembrava
che anche lei stesse bene. Anche se il suo dojo aveva perso tutti i suoi
studenti, insegnava ancora saltuariamente in scuole vicine. Il suo debito
con il governo probabilmente l’aveva spinta a lavorare per Kawasaka Ikeda,
pensò, povera ragazza. Il suo sguardo poi si spostò sull’alto
gangster. Ah, e quello era l’ex gangster Zanza. C’era una bella differenza
nei suoi occhi e non portava più un’arma, molto interessante. Sebbene
continuasse a giocare d’azzardo, avere debiti e una pessima reputazione all’Akabeko.
E se il capitano non si sbagliava, stava in piedi molto vicino alla dottoressa.
Takani Megumi, figlia del famoso dottore della prefettura di Aizu. Mi
chiedo se sappia che suo padre la sta cercando. Non importa, non è
importante al momento. Finalmente il suo sguardo si fermò su Himura
Kenshin, conosciuto anche come l’ex assassino Battosai. Quest’uomo era totalmente
differente dai giorni insanguinati di dieci anni fa. Himura sembrava che
stesse finalmente iniziando a godersi la vita, peccato che Shishio Makoto
stesse per rovinargli tutto.
Dopo due buoni minuti di silenzio nei quali il capitano della polizia aveva
fissato intensamente ogni membro del gruppo, Kenshin fece educatamente un
passo avanti e chiese “Mi è stato riferito che volevate parlarmi.
Riguarda gli eventi che sono accaduti oggi?”
Il Capitano annuì “Una cosa del genere. Mi dica, ha trovato nessun
documento nell’ufficio?”
Kenshin notò la mancanza di sorpresa del Capitano a proposito degli
eventi di quella notte. Probabilmente ne era stato informato ancora prima
che fossero accaduti, pensò e tirò fuori il foglio di carta
con la lista di nomi. Dopo averla data al Capitano, il gruppo guardò
con sopresa mentre questi strappava il foglio in piccoli pezzi.
“Perdonatemi”. Il Capitano sorrise, “Documenti come questi sono pericolosi
se lasciati in giro”. Il Capitano aprì il primo cassetto della sua
scrivania e tirò fuori una borsa dalle notevoli dimensioni. “Kamiya
Kaoru, fate un passo in avanti per favore”
Kaoru lanciò un’occhiata incerta a Kenshin prima di farlo.
“A nome del Sesto Distretto di Polizia di Tokyo Nord, consegno a Kamiya Kaoru
una ricompensa di 500 yen per averci condotto a Kawasaka Ikeda, un uomo che
non si sarebbe fermato davanti a nulla pur di mettere le mani su segreti
governativi allo scopo di aprirsi la strada a colpi di ricatti verso alte
cariche governative”. Il Capitano pose la borsa nelle mani di Kaoru.
Kaoru abbassò lo sguardo sulla borsa, in confusione “M-ma, io non
vi ho condotto da nessuna parte!”
“Forse non ne eravate a conoscenza, ma l’avete fatto. Se i vostri amici non
fossero stati abbastanza preoccupati da farvi seguire dal ragazzo” fece un
gesto verso Yahiko “i nostri informatori non sarebbero stai in grado di scoprire
dove si nascondeva Kawasaka”
Yahiko aggrottò le sopracciglia al pensiero di essere stato seguito
senza saperlo. Avrebbe decisamente dovuto lavorare su quello, lui * era *
un professionista dopotutto. Mettendo da parte la rabbia, per il momento,
Yahiko fece un sospiro di sollievo dato che in tutto quello Kaoru era riuscita
a guadagnare del denaro.
Kaoru era ancora sotto shock, con le mani che stringevano la borsa “E’…è
sicuro?”. Il Capitano annuì “Certamente”
“Um…bè, grazie infinite”. Fece un inchino con gratitudine.
Il Capitano annuì e gli fece segno di andare via “Se mi scuserete,
ci sono ancora molti ladri ed assassini lì fuori che devo catturare"
“Solo una domanda” Kenshin fece un passo avanti, era più che certo
che in quella storia c’erano molte più cose di quanto non gli era
stato raccontato. “Gli uomini che aspettavano nela foresta, e lo stesso Kawasaka
Ikeda…chi li ha uccisi?”
Sanosuke avanzò esclamando “Lo sapevo, mi sono dimenticato di dirtelo,
Kenshin. Credo di essere stato distratto” i suoi occhi si soffermarono rapidamente
su Kaoru prima di continuare, “C’era un uomo con i banditi della strada nord,
il suo nome era Takida. Quando sono arrivato là, erano tutti morti
tranne lui. Ho provato ad aiutarlo a stare il meglio possibile prima che
morisse, ma mi ha detto qualcosa che non sono riuscito a capire” Sano scosse
la testa e continò “Quando gli ho chiesto chi aveva fatto tutto quello,
Takida rispose ‘il Lupo’ e morì. Non so cosa significhi, però”
Gli occhi di Kenshin si strinsero ed incontrarono quelli del Capitano. Non
mi sorprende che sappia cosa sta succedendo, pensò Kenshin, è
uno degli Shinsengumi e l’uomo certamente lavorava per lui. Kenshin sapeva
che il Capitano riusciva a seguire il filo dei suoi pensieri, ed entrambi
si salutarono educatamente con un cenno del capo prima che Kenshin si girasse
e lasciasse la stanza.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** Capitolo 24 ***
Una canzone per te cap.24
Parte 24
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non
sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo
per divertimento e per combattere la noia.
Nota dell’Autore :
Un ringraziamento extra è accordato a Raya Mars non solo per aver
disegnato tutte le Fantastiche immagini per la fanfic, ma per averle spedite
ad un sito web per me.
Raya Mars, Hikaru, Tae, Ardith e Sae sono totalmente responsabili di avermi
fatto scrivere tutto questo, ed io apprezzo veramente tutto il vostro supporto.
^_^
::: inchino profondo ::: Doomo arigato gozaimasu !
Le stelle che splendevano quella notte brillavano contro l’oscurità
vellutata della notte. La luna era stata luminosa prima, ma ora era a più
della metà del suo cammino nel cielo. In poche ore, il sole sarebbe
sorto e sarebbe iniziato un nuovo giorno.
Kenshin stava camminando accanto a Kaoru-dono. La guardò pensosamente
prima di ritornare a scrutare le strade e le zone intorno a loro in cerca
di qualunque persona che avrebbe potuto significare un pericolo per loro.
Quando il gruppo raggiunse la parte cammino in cui si sarebbero dovuti
separare da Megumi, dato che la sua casa era in un’altra direzione, tutti
quanti si fermarono.
Megumi guardò Kenshin e chinò leggermente la testa mentre
diceva con calma “Vorrei ringraziarti per avermi salvato la vita questa sera,
Ken-san. Te ne sono veramente grata”
Kenshin sorrise leggermente e si inchinò anche lui “Di niente, Megumi-dono.
Mi scuso per averti coinvolta in questa situazione”.
“Mi dispiace così tanto, Megumi, è stata tutta colpa mia”
Kaoru fece un passo avanti in supplica mentre continuava “Non avrei dovuto
permetterti di seguirmi nella taverna. Io stessa non avrei dovuto andarci,
ma…” lanciò un’occhiata a Kenshin e poi ritornò con lo sguardo
a Megumi “Il fatto che ti sia trovata in pericolo è stato imperdonabile.
Per favore perdonami”. Kaoru si morse il labbro inferiore ed abbassò
lo sguardo al terreno mentre aspettava la risposta di Megumi.
“Che ragazza stupida che sei”. Il commento leggermente sarcastico di Megumi
scivolò nella notte. Quando gli occhi di Kaoru incontrarono quelli
di Megumi, tutto quello che vide fu affetto ed una traccia di tristezza.
“Ci sono andata perché sono tua amica, Kaoru-san. Non mi devi niente
per questo”. Il sorriso della dottoressa era sincero e affettuoso mentre
appoggiava la sua mano destra sulla spalla di Kaoru. “Ora, su con la vita.
E’ giunto il momento per tutti quanti di farci una bella dormita”
Megumi sorrise e fece un passo verso la sinistra del bivio prima di girarsi
“Yahiko, come ti senti?”
Yahiko si sentiva come se la testa gli stesse per esplodere. Tutte le sue
energie erano state usate per restare in piedi e camminare. Non era sicuro
che al momento sarebbe riuscito a fare una conversazione. “Sto bene” borbottò,
deciso a non sembrare così dolorante come si sentiva. Non servì
a nulla perché Megumi vide immediatamente attraverso la sua facciata.
Puntò un dito contro Yahiko, “Tu giovanotto” poi usò il pollice
per indicare la strada dietro di sé “verrai alla clinica con me.
Così potrò darti un’occhiata in caso che le tue condizioni
peggiorassero”. Prese il ragazzo per mano e iniziò a camminare per
la strada, dopo un veloce saluto con la mano agli altri.
“Aspetta”. Sanosuke, con le mani in tasca, andò al fianco di Megumi.
“Kenshin, accompagno la Volpe a casa per essere sicuro che non finisca in
qualche altro guaio lungo la strada. Ci vediamo domani”. Sanosuke sorrise
quando Megumi iniziò a borbottare sul suo odiato soprannome. Con
un piccolo sforzo, Sanosuke sollevò Yahiko tra le sue braccia, tenendolo
come un bambino. “Andiamo Yahiko-chan. Ti portiamo a letto”. Sanosuke rise
quando i flebili tentativi di Yahiko di liberarsi si affievolirono mentre
camminavano tutti e tre per la strada.
“Ora” disse dolcemente la voce di Kenshin “andiamo a casa, Kaoru-dono”.
Raggiunse il suo fianco e le mise un braccio sulle spalle. Si incamminarono
insieme verso casa.
Adesso, pensò Kaoru, adesso è giunto il momento
in cui tutti i nodi verranno al pettine.
Kaoru sedeva sul patio guardandosi le mani mentre aspettava che Kenshin
finisse di chiudere a chiave le porte del cancello. Udì i suoi passi
avvicinarsi e aspettò tesamente che si avvicinasse. Come i suoi piedi
entrarono nella sua visuale, Kenshin si fermò ed attese pazientemente
che gli occhi di lei incontrassero i suoi, cosa che presto avvenne. Riusciva
a vedere l’apprensione nei suoi occhi, ed anche cautela. Ma sapeva anche che,
per quanto fosse incredibile, c’era anche amore. Amore e passione, custoditi
per lui. E solo per lui. Non si rese conto di quanto il suo sguardo diventasse
cupo mentre la guardava negli occhi. Capì soltanto che qualcosa aveva
avvertito Kaoru dei suoi sentimenti perché lei trattenne il respiro
e le sue guance si colorirono di un rossore che non fece che aumentare la
sua bellezza.
Fece un passo verso di lei, con il suo intento chiaramente scritto in viso.
Voleva baciarla, voleva toccarla.
Kaoru era stupita dalla sensazione di elettricità che la sommerse.
Sentì il suo corpo riscardarsi, il suo battito velocizzarsi, e lo
stesso accadde al suo respiro.
I suoi denti mordicchiarono nervosamente il labbro inferiore mentre i suoi
occhi erano incatenati in uno sguardo appassionato a quelli di Kenshin.
Il pensiero che le passò per la testa fu pronunciato ad alta voce,
senza che se ne rendesse conto. “Dio, come vorrei che mi toccasse…”
Kenshin chiuse strettamente gli occhi mentre cercava di controllare la
reazione del proprio corpo a quelle parole. Voleva che lui la toccasse,
quelle parole eccitavano il suo corpo e infiammavano la sua anima. Andò
al fianco di Kaoru ed acconsentì a quel desiderio. Le portò
un calloso pollice al labbro nervosamente mordicchiato, accarezzandole quella
calda e inumidita pelle. Kaoru fece letteralmente un salto a quel contatto
così intimo e nella sua timidezza, girò la testa per allontanarsi
da lui. Kenshin si sarebbe fermato e l’avrebbe lasciata da sola, allora,
se non fosse stato per l’espressione dei suoi occhi che aveva intravisto
prima che lei si girasse. Aperta, innocente, speranzosa e allo stesso tempo
cupa, profonda dal desiderio per qualcosa nella sua anima che soltanto
lui poteva soddifare. Si sedette vicino a Kaoru e le prese la mano sinistra
tra le sue. Poteva sentire la freddezza delle sue dita e gentilmente le scaldò
la mano tra le sue. Sedette pazientemente, aspettando che tornasse a guardarlo
prima di continuare.
Kaoru riusciva a sentire i suoi occhi su di sé, e le sue mani che
lentamente si muovevano sopra ed intorno le sue. Un piccolo brivido di piacere
le passò lungo la spina dorsale. Lo amava così tanto, ma dopo
essersi messa in ridicolo davanti a lui in quel modo, non riusciva a guardarlo
in faccia. Calde lacrime le salirono agli occhi e caddero lungo le sue guance
accaldate, lasciando tracce che coglievano la luce notturna e che le rendevano
visibili a Kenshin. Lo sentì fare un profondo respiro e fu stupita
nel sentire le sue braccia circondarla e sollevarla nel suo grembo. Una
volta là, la tenne vicino a sé, passandole dolcemente le dita
tra i capelli, mentre la cullava lentamente. Con la testa rannicchiata vicino
al suo cuore, sentendo il forte battito, Kaoru si rilassò lentamente
e sospirò contro di lui, lasciando che la confortasse. Sentì
che le appoggiava il suo mento in cima alla testa mentre faceva un altro
profondo respiro prima di parlarle dolcemente.
“Kaoru, tu mi sorprendi sempre. Questa è la prima cosa che mi ha
fatto innamorare di te, suppongo. Quella prima volta, quando arrivai a Tokyo
e tu mi fermasti e mi accusasti per strada, pensai che tu fossi una ragazza
strana, appassionata e con un bel caratterino. Sfidare Battosai con una
spada di legno…”. Scosse la testa e lei riuscì ad avvertire il sorriso
nella sua voce, “dire che ero sorpreso sarebbe stato un eufemismo. Anche
quando tu scoprirsti chi ero veramente, mi soprendesti ancora chiedendomi
di restare. Non avresti potuto sapere quanto la mia anima aveva bisogno
di sentire quelle parole dopo dieci anni di solitudine. Sapevo che avrei
dovuto lasciarti un giorno, ma non ci riuscivo. Ero così…solo. E
pensai che una breve sosta con te sarebbe stata come stare per un momento
al sole, prima di dover riprendere il mio viaggio. Tu eri così onesta
e coraggiosa, così compassionevole ed affettuosa. Sapevo che quando
me ne fossi andato tu saresti stata sola come lo ero stato io, e gli Dei
ci mandarono Yahiko”. Lui rafforzò la sua stretta per un momento
infinito e poi continò, “E poi, ancora una volta, tu mi soprendesti.
Pronta a gettare via la tua vita in una partita a dadi per lui. Se penso
a cosa sarebbe potuto accadere se non fossi arrivato in tempo…”
“Ma l’hai fatto” Kaoru ritrovò la sua voce e si allontanò
leggermente da lui per guardarlo in faccia, mentre le sue dita trovavano i
bordi del suo gi e li afferravano saldamente. “E poi incontrammo Sanosuke,
Megumi-san e Tsubame-chan. Tu mi hai dato una famiglia, Kenshin”. Sorrise
dolcemente e lo guardò negli occhi, che erano profondi e splendevano
leggermente nella notte.
Kenshin voleva baciarla. Anche ora, sebbene Kaoru non ne fosse probabilmente
a conoscenza, il suo corpo rispondeva a quello di lei. Rispondeva alla vista
del suo sorriso, alla morbidezza del suo peso su di lui, al dolce sbuffo
del suo respiro che gli sfiorava la pelle mentre lei parlava. Alzò
una mano e le scostò i capelli dal viso e li portò dietro il
suo orecchio. “Kaoru, ti mi hai dato una casa e una famiglia. Mi hai dato
un posto dove mi sono sentito a mio agio, un posto a cui posso appartenere,
un posto dove sono amato. Ed io ti ringrazio di questo”. Il lieve sorriso
di lei tremò e i suoi occhi si abbassarono mentre scuoteva la testa
in una muta protesta. Alzandole il mento, Kenshin incontrò il suo
sguardo con il proprio e continuò a parlare “Si, Kaoru, è per
merito tuo, è successo tutto perché sei così bella,
generosa e gentile”
Lo sguardo dei suoi occhi era così intenso e sincero che Kaoru capì
che le stava dicendo la verità. Con uno stupito consenso a quelle
parole, annuì, mentre un'altra lacrima le sfuggiva e le scorreva piano
su una guancia. Esalò un tremolante respiro e tirò su con il
naso mentre ne inspirava un altro.
Kenshin la strinse di nuovo e inalò il suo profumo con il successivo
respiro. Lei stava così bene tra le sue braccia, si meravigliò,
intimorito dal fatto che neanche nei suoi sogni più sfrenati aveva
mai pensato di stringerla così vicino a sé. Chiuse gli occhi
e silenziosamente ringraziò tutti gli Dei per aver creato quel momento.
Dopo alcuni minuti, Kaoru si scostò da lui ed abbassò lo sguardo
sulle sue mani, che ancora stringevano il suo gi.
“Um…Kenshin, puoi perdonarmi per…” la sua voce si ridusse ad un sussurro
“per averti mentito su…Maku ?” Kaoru fu sbalordita quando sentì un
bacio sulla sua fronte. Guardò Kenshin in preda allo stupore mentre
lui parlava “Maku è stata, credo, la persona che ha dato una svolta
al mio destino. E’ stato a causa sua che ho realizzato quanto ti amavo e
ti desideravo. Per restare al tuo fianco e per proteggerti, io avevo ignorato
gli altri sentimenti che provavo per te. Avevo ignorato la parte di me stesso
che era attratta da te. Pensavo che a causa della tua innocenza, mi sarei
soltanto approfittato di te se avessi ceduto alle idee su di te che mi tentavano
continuamente. Di baciare le tue labbra, che mi sorridevano e mi salutavano
ogni volta che entravo nella stanza. Di sentirti sussurrare il mio nome
nell’orecchio con la tua dolce voce nel cuore della notte. Di sentire la
tua morbida, liscia pelle contro la mia…”
Interruppe la sua litania e le accarezzò i capelli con dolcezza
prima di continuare “Poi ho visto Maku. Allora non lo sapevo, ma ora capisco
che cos’era che mi attirava così tanto. Era la sua passione. Come
se ogni parola e nota cantata fosse stata la sua ultima possibilità
di esprimere se stessa. Come se avesse avuto paura che se non avesse cantato
ora, non avrebbe potuto farlo mai più. C’era una disperazione in lei,
un fuoco nella sua anima che rimescolava la mia e mi cullava. Ero sconvolto
perché ogni volta che la vedevo cantare, sentivo la direzione dei
suoi pensieri andare verso di me e sebbene la vedessi e fossi affascinato
da lei, era il tuo viso che vedevo. Questo mi confondeva, mi turbava, mi
faceva sentire in colpa e allo stesso tempo consapevole. E poi, quando ho
realizzato che eri tu…”
I suoi occhi riplendevano profondamente di una luce interna e la sua voce
le causò brividi di piacere che le corsero dentro. “Quando ho capito
che eri tu, tutto ha avuto un senso. Ora ho capito che cantavi per me perché
volevi che io ti vedessi, per farmi vedere come eri veramente. Per farmi
vedere che donna meravigliosa e coraggiosa eri diventata. Per farmi vedere
quanto profonda fosse la tua passione. Per mostrarmi che mi desideravi. Per
mostrarmi quanto mi amavi . Kaoru, io ti amo dal profondo della mia anima.
Tu mi hai fatto affrontare me stesso quando tenevo quella katana nelle mani
e non riuscivo a lasciarla andare. Il tuo cuore onesto mi ha toccato e mi
ha riempito con un tipo di pace e completezza che non ho mai conosciuto”.
Le prese gentilmente i lati del suo viso e la portò lentamente vicino
a lui “E’ incredibile quante cose si possono sentire in una canzone se si
ascolta attentamente”
La sua bocca si chiuse sulla sua e lei sospirò contro le sue labbra.
Con un'altra opportunità che si rifiutò di abbandonare, Kenshin
le fece guizzare la lingua nella bocca e la assaporò. Era dolce e
calda come ricordava. Quando la incoraggiò, spingendola ad assaporarlo
a sua volta, scosse le spalle e la portò più vicina a sé.
Lei era dolce, ma dietro quella dolcezza sopraggiunse un’audacia, un risveglio
di qualcosa nel profondo dentro di lei che innalzò la temperatura
del loro bacio fino a qualcosa di bollente ed infiammato.
La passione lo travolse e, senza interrompere il bacio, rafforzò
la stretta su di lei e la sollevò mentre si alzava in piedi. Solo quando
dovette cercare la porta della sua camera si separarono per guardarsi l’un
l’altro. Kaoru gli fece segno di metterla giù e lui lo fece, sostenendola
quando le sue gambe rischiarono di non reggerla.
Kaoru si umettò le labbra, allora, stupita dal piacere che provò
sentendovi il sapore di lui. Voleva che la assaporasse ovunque. Portò
un’esile mano alle labbra e vi sentì il caldo gonfiore. Notò
che lo sguardo di Kenshin sembrava inchiodato sulle sue labbra e con la
consapevolezza che lei aveva effetto su di lui come lui lo aveva su di lei,
prese una delle sue mani tra le sue e portò il ruvido cuscinetto
del suo indice alle labbra per un dolce bacio.
Sentì la sua mano tremare e vide che lui stringeva l’altra con forza.
Con un invitante sorriso, Kaoru fece scorrere la porta, entrò e gli
fece cenno di seguirla.
Lyrics : In The Night - Sario Kijima
Entrambi notarono l’esitazione di Kenshin, ma Kaoru sapeva che non gli
avrebbe mai permesso di abbandonarla di nuovo. Prendendogli gentilmente
una mano tra le sue, lo guidò nella stanza e chiuse la porta dietro
di lui. Poi gli girò intorno per guardarlo in viso. Ancora una volta
gli prese una mano e vi strofinò contro una guancia, poi baciò
ogni polpastrello delle sue dita e dopo il centro del suo palmo. Lui restò
immobile, sebbene il suo respiro appesantito si potesse sentire nella stanza
buia.
Con il volto nascosto dalle ombre, Kenshin fece un passo in avanti, verso
Kaoru e si fermò, incerto su cosa fare. Nella fioca luce riusciva
a vedere che lei voleva di più da lui, ma non sapeva cosa fare o come
chiederlo. Riuscì a sentire la sicurezza di Kaoru svanire mentre
il silenzio cresceva tra loro. L’atmosfra sensuale che li aveva avvolti
si stava lentamente dissolvendo, lasciandoli lentamente tornare indietro
al mondo reale.
Kaoru non riusciva a sopportare il suo silenzio un secondo di più.
Mentre erano fuori aveva sentito che in qualche modo c’era stato un legame,
che le aveva toccato e guarito il dolore nel profondo della sua anima, e
che aveva fatto la stessa cosa per lui. La sua insicurezza in quel momento
la feriva e la rattristava. Non aveva ancora capito che il suo amore era
profondo e incondizionato. Forse nel suo cuore lo sapeva, ma si era allontanato
da esso così a lungo che non aveva ancora realizzato che l’unica cosa
di cui aveva più bisogno al mondo era l’unica cosa che soltanto lui
avrebbe potuto concedersi : il perdono e una nuova opportunità.
Allontanandosi da lui, si girò e camminò fino ad una lampada
vicina. Accese la lampada con una scintilla del suo acciarino e le ombre
crebbero sui muri, come la calda luce riempì la stanza. Poi si girò
ed osservò Kenshin attraverso occhi scuri e misteriosi. Alzò
le mani e si mise i capelli dietro le orecchie, sulla schiena. Sorridendo
timidamente a Kenshin, lo fece sedere sul suo futon, mentre gli stava in
piedi davanti, di nuovo sicura nella sua posa.
Kenshin guardò la dea che gli stava di fronte e si potè soltanto
sentire sopraffatto dalla sua bellezza così come dal suo coraggio
e dalla sua forza. Quando era entrato nella stanza, il solo pensiero che
gli aveva attraversato la mente era stato che se l’avesse toccata ora, non
sarebbe stata mai più così pura e bellissima come era in quel
momento. Che se le sue mani macchiate l’avessero toccata, la parte di lei
che la rendeva così speciale e magica sarebbe stata rovinata per sempre,
e che sarebbe giunta ad odiarlo per averle rubato tutto questo.
La conoscenza che aveva di lui lo toccava e lo convinceva diversamente.
Kaoru sarebbe stata sempre così speciale e magica come era in quel
momento. In piedi davanti a lui, determinata, bellissima, volente che accettasse
se stesso proprio come il dono che gli avrebbe presto dato. Kenshin abbassò
gli occhi e sorrise mestamente. Come sempre, il suo spirito impetuoso lo
attirava verso di sè, e sapeva che non sarebbe stato in grado di lasciarla
quella notte, e neanche mai più. Si sentiva come se la sua anima avesse
messo le radici e che Kaoru era il sole, che lo riscaldava con il suo amore
e la sua passione. Con il tempo sarebbe diventato più sicuro del proprio
posto nella sua vita, perché sapeva che Kaoru non gli avrebbe permesso
di pensare a nient’altro tranne che al suo amore per lei e quello di lei
per lui. Ancora una volta l’aveva sorpreso.
E poi, lei iniziò a cantare ?…capì che era perduto.
I told that person that I loved them, Mirror, Mirror,
in the night
To this sadness I can't do anything about, How far will I fall?
Tonight, I know, I won't be able to sleep
If I close my eyes, we can meet? Always (1)
Lei cantò, per la prima volta senza nascondere chi fosse veramente,
mettendo tutta la sua essenza nelle note mentre guardava verso Kenshin.
Cantò, sapendo che soltanto lasciandogli vedere la ragazza dentro
di lei che voleva proteggere e, allo stesso tempo, la donna che voleva amare,
Kenshin sarebbe stato in grado di capire la portata dei suoi sentimenti
verso di lui .
You told me you've got someone, To rumours like that,
I'm listening.
Dispell them, my doubts; then again Could I be the one? Nothing..
Tonight, also, I know I won't be able to sleep
Refrain: Into the labyrinth..I jump headlong (2)
Per la prima volta cantò per lui senza inganno mentre arrivava
al ritornello. Sapeva che quando avesse alzato una mano, Kenshin l’avrebbe
presa e l’avrebbe portata verso di se. Lentamente alzò la sua mano
e la tenne davanti a lui, implorante
Find me, please... And then lead me to the exit ?
You brim to overflowing, Always, Always,
I over flow with you…(3)
Sentì le lacrime caderle dagli occhi mentre lui alzava gentilmente
una mano verso di lei e la tirava giù per farla inginocchiare davanti
a se. Lei continuava a cantare?
I want to grab hold of love with these two hands,
I want to grab hold of your heart. (4)
Si portò una mano di lui al petto, in modo da fargli sentire l’eccitato
battito del cuore. Il cuore iniziò a battere due volte più
veloce quando la sua mano scivolò gentilmente sul seno. Lo osservò
mentre un brivido lo scuoteva, facendole lo stesso effetto proprio come
fortemente lo aveva fatto a lui. La sua voce scomparve e riprese in un sussurro
che scivolò nella notte con la sua dolcezza.
Oh, now you needn't be afraid…and so…(5)
Con l’altra mano, Kenshin le circondò la vita e la stese gentilmente
sul futon, con la bocca che copriva la sua mentre lei sospirava di piacere.
Bevendo dalle sue labbra, la spogliò. Quando nuova, soffice pelle
gli fu rivelata, la accarezzò gentilmente, con reverenza, poi si mosse
per rivelare nuove setose parti. Era così calda, flessibile e morbida
sotto di lui. Voleva sentirla tutta contro di sé. Con insolita impazienza,
slacciò il suo gi e lasciò che glielo togliesse dalle spalle.
Avido di sentirla, si sdraiò immediatamente su di lei, sfregando
il proprio petto contro il suo, sentendo le sue soffici curve accettarlo
e fondersi con lui. Dopo un altro bacio da bruciare l’anima, fu sorpreso
di realizzare che Kaoru era curiosa di vederlo tanto quanto lui era ansioso
di vedere lei. Con un sorriso che pensò essere semplicemente meraviglioso,
se non appena birichino, Kaoru lo allontanò da sé in modo
da poter slacciare il suo hakama.
Quando fu completamente svestito, la osservò per trovare Kaoru fissarlo…con
un’espressione di stupore, di desiderio e con neanche un po’ di panico.
Gli occhi di lei cercarono i suoi. “K…K…Ken…”. Kenshin le si inginocchiò
vicino e iniziò a baciarla di nuovo. Le passò le mani su tutto
il corpo finchè non raggiunse il soffice calore al suo centro. Con
le sue agili mani, la portò sull’orlo della passione prima di unirsi
a lei lentamente e con attenzione.
Kaoru ignorò il dolore e si arrese alla passione che la sommergeva
in ondate. Si arrese all’amore e alla passione di Kenshin, accettandole
nel suo cuore e fondendole nella sua anima, così come loro erano
fusi nei corpi. Quando esplose nel paradiso, sicura tra le sue braccia, lui
la seguì subito, pronunciando il suo nome. Dopo i successivi dieci
minuti, consistenti in calde carezze e sussurrate dichiarazioni d’amore,
si addormentarono nudi, soddisfatti e sazi sotto le coperte del futon di
Kaoru.
Fu così che Sanosuke e Yahiko li trovarono la mattina dopo.
Traduzione dei termini giapponesi :
Gi : nome della casacca aperta sul davanti che gli
uomini portavano sopra gli hakama (pantaloni)
Futon : il tradizionale letto ‘pieghevole’ giapponese,
composto da un materasso sottile e una trapunta, da stendere sul ‘tatami’
(il pavimento di stuoia)
(1) Ho detto a quelle persone
che le amavo, Specchio, Specchio, nella notte / Per questa tristezza per
cui non posso fare nulla, fino a dove cadrò ?/ Questa notte, lo so,
non riuscirò a dormire
/ Se chiudo gli occhi, possiamo incontrarci
? Sempre
|
Ritorna all'indice
Capitolo 25 *** Epilogo ***
Una canzone per te epilogo
Epilogo
Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto
provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per
divertimento e per combattere la noia.
Yahiko dormì quella mattina. Quando si svegliò, capì
che aveva dormito più a lungo di quanto Kaoru gli avrebbe mai concesso
di fare. Sedendosi, sbadigliò ed osservò la stanza intorno
a lui.
Fu così che realizzò che non era a casa, al dojo.
In preda alla confusione, Yahiko studiò la stanza in cui aveva dormito.
Era una stanza piccola e il sole splendeva attraverso le pareti di carta,
che ne smorzavano i raggi luminosi. Alzandosi, Yahiko andò alla porta
e la aprì. Il sole di metà mattina brillò davanti a
lui, accecandolo con la sua luce fino a che gli occhi di Yahiko non si abituarono.
La clinica, pensò Yahiko e ricordò immediatamente gli eventi
del giorno prima. Qunado Kaoru era sparita, quando lui era andato in cerca
di aiuto alla polizia e quando qualcuno lo aveva colpito da dietro…Yahiko
si toccò leggermente il piccolo bernoccolo sulla testa e fece una
smorfia. Girando verso la direzione della stanza principale per cercare Megumi,
Yahiko trovò il Dottor Genzai che stava visitando un paziente. Quando
chiese dove fosse Megumi, il dottore spiegò che era dovuta uscire
per una visita a domicilio e che se si sentiva meglio, poteva tornare a casa
di propria volontà.
Sospirando e salutando, Yahiko uscì dal portico e iniziò a
tornare a casa…solo per imbattersi in Sanosuke davanti al cancello del dojo.
“Hey, Sano…che succede ?” Sanosuke fece un salto, stupito e si girò
a guardare il ragazzino che stava in piedi con curiosità dietro di
lui.
“Oh, sei tu, Yahiko. Mi stavo solo chiedendo dove fosse Kaoru”.
Le sopracciglia di Yahiko si abbassarono “Stai cercando Kaoru? Voglio dire,
vuoi veramente VEDERE Racchia?”
Sanosuke deglutì nervosamente e scosse la testa con un ansioso dinego
“Oh no, non volevo affatto dire questo. Volevo solo vedere se stava bene”.
L’imbarazzo gli fece aggiungere di getto “Voglio anche vedere Kenshin! Non
è da loro non essere ancora in giro, no?”
Yahiko scrollò le spalle e sorpassò Sanosuke, dirigendosi verso
il cortile principale. “Non li troverai mai se continui a girare intorno
al cancello, Sano, Testa-di-gallo”.
Detto questo Yahiko iniziò a correre attraverso la casa, su per le
scale, ed intorno al lato di essa, mentre Sanosuke lo inseguiva rabbiosamente
da dietro.
Andò per prima alla porta di Kenshin, solo per trovare la camera perfettamente
in ordine, come al solito. Non avendo neanche il tempo di chiudere la porta
dietro di sé, corse intorno alla casa fino a che non raggiunse la
porta di Kaoru. Lì, notò una grossa figura giacere sotto le
coperte. Sogghignando, Yahiko fece un passo avanti con anticipazione, quando
qualcosa lo colpì. C’erano due figure sotto le coperte? E se la sua
stima era corretta, a giudicare da tutti i vestiti che giacevano sparsi per
la stanza, le figure sotto le coperte erano nude. Sbattendo gli occhi dalla
sorpresa, alzò l’indumento più vicino. Il gi di Kenshin?
“Non è possibile”. Il ragazzo rimase impietrito dallo shock mentre
il significato di quello che stava vedendo lo investì. Scosse la testa
e stava per rimettere il gi dove lo aveva trovato, quando avvertì
la torreggiante presenza di Sanosuke dietro di lui. Girandosi rapidamente,
con il gi ancora in mano, Yahiko fu sorpreso di vedere l’espressione del
viso di Sanosuke. Sembrava come se fosse…irritato per qualcosa? Ma forse
dovette essere stata la sua immaginazione, perché adesso la faccia
di Sano sfoggiava un largo sorriso.
“Andiamo, Yahiko-chan, lasciamo soli questi piccioncini” Sano afferrò
Yahiko per il collo della camicia, strappando il gi dalla sua stretta e lanciandolo
sul pavimento, prima di trascinare Yahiko fuori dalla stanza, chiudendo la
porta dietro di sé.
Il sospiro di sollievo di Kenshin riempì la stanza mentre osservava
il soffitto. Si era svegliato nel momento in cui il ragazzo si era fermato
davanti alla porta, ma non aveva voluto fare nessun movimento improvviso
per non svegliare Kaoru. Se si fosse svegliata, si sarebbe sentita probabilmente
in colpa, o almeno imbarazzata di essere stata colta in quella posizione
compromettente .
Bè, non c’è nient’altro che posso fare per sistemare la
cosa, eccetto sposarla. Kenshin sorrise, compiaciuto dall’idea.
La sommessa risata di Kenshin svegliò Kaoru. Diventare conscia delle
cose intorno a lei fu piacevole, quella mattina, dato che inalò l’aroma
muschiato del suo amato. Sbadigliando e stirandosi, si sollevò sul
gomito destro e guardò Kenshin, quasi timidamente.
“Buongiorno”. Kaoru vide il sorriso che si aprì sul volto di Kenshin
e ricambiò il sorriso.
“Buongiorno, Kaoru”. Kaoru chiuse gli occhi mentre realizzava che la notte
scorsa non era stata solo un sogno. Che Kenshin aveva veramente pronunciato
il suo nome senza la fredda formalità dietro la quale si nascondeva
sempre. Che Kenshin pensava veramente che lei fosse bellissima, e che la
desiderava. Arrossì a quel pensiero e realizzò che erano ancora
nudi sotto le coperte. Arcuando la punta dei piedi dalla felicità,
si ricordò di Kenshin che le diceva di amarla ed improvvisamente lo
baciò sulle labbra.
La risposta di Kenshin fu immediata, e la baciò fino a che non furono
entrambi eccitati e senza fiato. Sospirando dal piacere, Kaoru appoggiò
la testa sul petto di Kenshin, godendo della sensazione delle dita di lui
che scorrevano tra i suoi capelli. Baciò teneramente la pelle vicino
alla sua guancia e chiuse gli occhi per apprezzare il calore e la sicurezza
che rappresentava Himura Kenshin.
“Yahiko e Sanosuke ci hanno visto”. Sussultando dalla sorpresa, Kaoru si
sedette, allarmata.
“C…cosa? Quando?”. Kenshin non sembrava irritato come lei, così si
rilassò un po’ e attese che continuasse.
“Erano qui circa cinque minuti fa. Penso che dovremmo alzarci e parlare con
loro di questo”. Kenshin si sedette, ed i muscoli del suo petto furono esposti
all’apprezzante vista di Kaoru. Mordicchiandosi un labbro, Kaoru si strinse
le coperte al petto e distolse lo sguardo quando Kenshin si alzò,
combattendo la tentazione di osservarlo mentre si vestiva.
“Ma cos’è questo? ‘questo’? Voglio dire, cosa faremo ora?”. Kaoru
udì una pausa sull’altro lato della stanza e fu sorpresa quando sentì
le calde dita di Kenshin prenderle il viso. Girandosi verso di lui, lo vide
vestito con i suoi hakama, ma ancora a petto nudo.
Kenshin guardò fieramente nei suoi occhi “Kaoru, ‘questo’ è
noi” Portò le labbra di lei alle sue e teneramente le sfiorò.
“Questo, siamo noi che ci amiamo l’un l’altro”. Gentilmente la circondò
con le braccia ed ancora una volta le sfiorò le labbra per un bacio
più lungo e più dolce.
“Questo, sono io che ti sto chiedendo di sposarmi”. Le catturò le
labbra con un profondo bacio che li lasciò entrambi scossi per la
sua intensità. Kenshin pressò dolcemente la bocca sulla sua
per un ultimo bacio, poi andò dall’altra parte della stanza ad infilarsi
il gi. Quando ebbe finito sorrise a Kaoru, spostandosi una ciocca di
capelli della frangetta dietro l’orecchio. Prese la spada sakaba e aprì
la porta sul mondo esterno. Il sole luminoso lo fece sembrare una sagoma
ombreggiata sulla soglia della porta. Si girò verso Kaoru, con il
volto ancora nascosto. “E questo, sono io che aspetto impazientemente la
tua risposta. Questo sono io che faccio il totale imbecille, lasciandoti
in questa stanza quando sei così…”. La sua voce si abbassò
“Così bella, come se volessi farmi tornare indietro lì con
te…”. Udì la sconvolta comprensione di Kaoru e decise che era meglio
andarsene ora prima che facesse qualcosa di assurdo, tipo costringere Kaoru
a sposarlo invece di farla rispondere di propria volontà.
Nel lasso di tempo in cui Kaoru ci mise ad assorbire tutto quello che Kenshin
aveva detto, cambiarsi e correre davanti alla casa, tutti gli altri stavano
facendo colazione.
Yahiko, con la bocca ancora piena, riuscì ad emettere un “Congratulazioni!”
Arrossendo, Kaoru ridacchiò nervosamente e guardò Kenshin timidamente.
I caldi occhi di lui incontrarono i suoi e dopo alcuni secondi di scambio
di sguardi, Kaoru stava arrossendo per una ragione interamente diversa. In
quello sguardo, Kaoru vide passarle davanti agli occhi tutto quello che avevano
fatto la notte precedente. Vide tutto l’amore che Kenshin provava per lei
fin nei suoi profondi abissi e una luce le scaturì dentro.
Sentendosi rilassata e sicura, si sedette vicino Kenshin e accettò
la ciotola di riso che lui le passò. Quando si girò verso Sanosuke,
notò che c’era una strana, distante espressione nei suoi occhi, che
sparì immediatamente solo per essere rimpiazzata dal suo ghigno più
rude. “Bè scusate se vi abbiamo svegliato, dopo una notte così
movimentata”. La strizzatina d’occhio smentiva quelle scuse.
Kaoru si strozzò con il riso che stava mangiando. Prima che potesse
finire a rimproverare il malvivente dalla testa-di-gallo, Yahiko scoppiò
in una risata e disse “Kenshin, ci sono così tante donne qui fuori
molto più carine della Racchia qui presente…perché devi sposare
proprio lei?”
Il sorriso di Kenshin fu luminoso come il sole mentre posava uno sguardo
amorevole su Kaoru.
“Perché la amo, Yahiko. E perché nessun’altro canta al mio
cuore come lei”.
Dopo quella sentenza, Kenshin si mosse per sedersi più vicino a Kaoru
e mentre Sanosuke e Yahiko combattevano per l’ultima ciotola di riso, le
sussurrò nell’orecchio : “Non vedo l’ora che tu canti di nuovo per
me”
Kaoru arrossì quando comprese che Kenshin aveva in mente molto più
che il canto. Sorridendo, si girò verso Kenshin. “Canterò una
canzone per te per tutta l’eternità, se vuoi”
Kenshin rise e le baciò leggermente una guancia, accarezzandole quel
punto con dita gentili. “L’eternità potrebbe non essere abbastanza
lunga…vedremo”
FINE
Traduzione dei termini giapponesi :
Gi : nome della casacca aperta sul davanti che gli uomini
portavano sopra gli hakama (pantaloni)
Sakaba : spada a lama invertita
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2347
|