Una canzone per te

di NekaJanekaRector
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una canzone per te ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Una canzone per te ***


Note alla traduzione Note alla traduzione



Salve a tutti !
Lo so che le introduzioni sono a volte molto noiose e per questo cercherò di essere il più breve possibile (anche se so già che non mi riuscirà…^_^;;), ma soprattutto in presenza di una fic così lunga un po’ di spiegazioni mi sembrano doverose.

Innanzi tutto vorrei ringraziare ancora Janeka per avermi concesso l’autorizzazione a tradurre la sua bellissima storia (Thank you again, Janeka-sama!!). Sarebbe stato davvero un peccato non poter far arrivare questa splendida e romanticissima fanfic al maggior numero possibile di persone…anche se la lunghezza potrebbe intimorire (ma i primi capitoli sono molto brevi, quindi niente paura ^^) vi assicuro che vale veramente la pena di leggerla tutta!!


I motivi che mi hanno spinto ad intraprendere questa mastodontica opera di traduzione sono essenzialmente due : primo, la mia attuale fissazione per il manga di Rurouni Kenshin (che consiglio a tutti di leggere, se vi piacciono le storie ambientate nell’epoca dei samurai, quelle di carattere storico e quelle d’amore ovviamente!) che mi ha spinto a carcare e leggere sulla rete tonnellate di fanfic dedicate ai suoi protagonisti. Secondo, la totale mancanza di siti italiani dedicati a questo bellissimo fumetto…per quanto abbia cercato, non sono riuscita a trovare neanche una misera paginetta web !! Così ho deciso di prendere due piccioni con un fava e “pubblicare” sia la storia più bella che io abbia mai letto su Rurouni Kenshin, che una delle poche (credo) fic in italiano sul nostro eroe…dando così (spero) un po’ di soddisfazione a tutti quei fan italiani del manga, che vorrebbero vedere qualcuna delle migliaia di ffc su Kenshin presenti sulla rete, tradotta nella propria lingua madre. (Senza dover passare nottate con il vocabolario in mano! x___x)


Per facilitare un po’ la lettura ho messo delle note ai termini giapponesi che l’Autrice usa e, in alcuni casi, ho aggiunto anche delle piccole spiegazioni…ci sono alcune cose, presenti solo nell’anime, che anche io ho faticato a comprendere la prima volta che ho letto questa storia ! ^__^;;;. Ho tradotto anche il testo delle varie canzoni presenti, dato che il loro significato è importante ai fini della narrazione, ma a volte mi chiedo se ho fatto bene… quando leggerete quei capitoli credo capirete perché !!


Bene, mi pare proprio che ci sia tutto…non mi resta che augurarvi buona lettura !!

Ciao


Quenya



P.S. Ah, vi ricordo che io sono una semplice e misera traduttrice…se volete spedire commenti, complimenti & minacce potete scrivere (in inglese ovviamente !) a jcrect@aol.com
Se invece avete lamenti o consigli su una migliore traduzione potete scrivermi a quaenya@libero.it





Una canzone per te cap 1



Una canzone per te ~ parte 1
(A song for you)
By Neka/Janeka Rector
Traduzione : Quenya



Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di Rurouni Kenshin) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.


Note dell’Autore :

Okay, non ho idea da dove è venuta fuori l’idea per questa fanfic . Forse è perché sono in una di quelle situazioni leggermente ironiche. Di tutti i posti al mondo sono a NEW ORLEANS e non posso ANDARE da nessuna parte !! ::sigh:: E così per il vostro piacere di leggere (spero) ho scritto questa storia. Vorrei spiegare alcune cose. Uno, io adoro Sanosuke. Non tanto quanto Kenshin, ma decisamente lui è tra i miei preferiti. Così, anziché descriverlo come la totale testa-di-legno che gli piace essere, ho provato a farlo un po’ più saggio e più intuitivo. Giustifico questo fatto ritenendo che probabilmente lui è un tipo dannatamente sveglio e vedrebbe le cose molto meglio di come potrebbe fare la maggior parte di noi. Solo, lui di solito tiene questo talento per se. Dopo aver letto questa storia, probabiblmente vorreste che lo avesse fatto.
Due, per qualche ragione, sento il bisogno di lavorare un altro po’ sul background, quindi se qualcosa vi salta agli occhi, fatemelo sapere, vedrò che cosa posso fare al proposito (probabilmente in un primo momento non lo saprò neanche io). Terzo, qualsiasi suggerimento, commento, CRITICA, o qualsiasi altra cosa di costruttivo sarebbe MOLTO UTILE ! Questa storia si colloca prima dell’apparizione di Saito.
Comunque è una storia d’amore tra K&K, quindi… buona lettura !


Era una giornata luminosa e assolata. Il tipo di giornata in cui gli uccellini cinguettavano così gioiosamente mentre volavano che non potevi non sentire il tuo spirito sollevarsi. Era il tipo di giornata che ti faceva venire voglia di sederti all’aperto ed immergerti nella luce del sole. Si, era una giornata assolutamente perfetta per fare il bucato.
Kaoru fece scorrere la porta della sua camera e si guardò intorno. Come al solito, Yahiko stava ancora dormendo, russando così rumorosamente che poteva sentirlo durante tutto il tragitto per andare fuori. Strinse gli occhi e sorrise al pensiero di tutte le oh-così-meravigliose e perfide cose che gli avrebbe fatto più tardi. Non che fosse una persona violenta, ma c’era qualcosa in quel ragazzo che le faceva venire voglia di schiaffeggiarlo.
Tornò nella sua camera, prese un cambio di vestiti puliti, una saponetta, un asciugamano e si diresse verso il fiume. Normalmente avrebbe costretto Yahiko ad uscire da letto, in modo che potesse riscaldarle l’acqua per il bagno, ma in un raro momento di considerazione per il suo giovane allievo, andò invece verso il piccolo ruscello dietro al dojo.
Una volta là, si guardò intorno per essere sicura che la riva fosse pulita prima di tuffarsi sotto la superfice. Il sole era caldo e l’acqua deliziosamente fresca mentre scivolava sulla sua pelle. Sospirò e iniziò a galleggiare lentamente quando un piccolo movimento attirò la sua attenzione. Smise di galleggiare e guardò verso il movimento. Era un uomo enorme con appuntiti capelli marroni che indossava una giacca ed aveva le mani in tasca. Era Sanosuke.
La sorpresa e l’irritazione fecero annaspare Kaoru nell’acqua. “Sano, che diavolo pensi di fare ?”
Sanosuke sorrise leggermente prima di alzare un sopracciglio verso di lei. “Buongiorno anche a te”
“Maledizione Sano…”
“Maledizione Kaoru…” la imitò prima di sedersi a gambe incrociate “Lo sai che hai un linguaggio dannatamente osceno?”
“HA!” annaspò Kaoru, cercando di tenere il suo corpo fuori vista “Che di tutte le persone proprio tu abbia il coraggio di dire una cosa del genere…Bè, perché sei qui, Sanosuke?”
“Attualmente ” la sua espressione diventò sobria “Volevo parlarti”
“A proposito di cosa?”
“Bene” iniziò “Hai mai detto a Kenshin quello che provi per lui?”
Kaoru potè sentire il rossore salire sulle sue guance “Di che stai parlando?!? Che vuoi dire?”
Sano sospirò “Sembra che sia uno di quei giorni, eh?” Guardò Kaoru dritto negli occhi. “Hai realizzato che ti sei comportata in maniera totalmente idiota negli ultimi giorni?” Kaoru stava per interromperlo quando vide i suoi occhi “Vuoi che te lo descriva? Bene allora, che ne dici di due giorni fa, quando Tae ha offerto a Kenshin un secondo giro di sake? Eri pronta a trascinarla fuori e toglierle la vita. O riguardo a ieri quando Kanshin ha avuto una scheggia nella mano e tu hai reagito come se stesse per morire…” si fermò quando vide l’espressione di Kaoru. “Kaoru, che cosa c’è che non va? Parlami, piccola”
Mentre Sano stava parlando del suo comportamento irrazionale dei giorni precedenti, Kaoru sapeva che non sarebbe riuscita a fermare la lacrime dallo scorrere sul suo viso. “Mi dispiace…io…”. Scrollò le spalle, dimenticandosi del suo essere svestita, quando deglutì e fece un tremolante respiro. “E’ solo che ho avuto la sensazione che qualcosa di terribile stia per accadere” Cercò di asciugarsi le lacrime con le mani bagnate “E’…è la stessa sensazione che ho provato lo stesso giorno in cui mi dissero che mio padre era morto”
L’acqua, che era stata solo leggermente fredda fino ad un momento prima, ora la stava congelando fino alle ossa mentre ricordava quella notte. Quando guardò verso Sano, lui era improvvisamente a pochi passi di distanza, immerso nell’acqua fino al petto, per raggiungerla. Sollevò il suo corpo scosso dai brividi tra le sue braccia e la portò a riva, dove le avvolse intorno l’asciugamano. Tra le sue braccia Kaoru inizò a piangere silienziosamente, mentre lui goffamente le accarezzava la testa. Quando smise, la scostò da sé e fece ancora una volta la domanda per cui era venuto “Tu ami Kenshin, vero?”
Lei era gelata, nonostante il calore del sole “Non so di cosa stai parlando…”
“Non prendermi in giro!”
Kaoru iniziò ad alzarsi quando la sua mano piombò sul suo polso e la trascinò giù. “Non andrai da nessuna parte se prima non mi rispondi”
“Maledizione Sanosuke! Che diavolo succede a TE ? Perché lo stai facendo?” si irrigidì “Ha qualcosa a che fare con Kenshin, vero? Che sta succedendo? C’è qualcosa che non va?” Si sollevò sulle ginocchia e si sporse verso Sano “Kanshin non è nei guai, vero? Aspetta…lui DOV’E’?”
Stava per alzarsi di nuovo quando lui la respinse giù.
“Non c’è niente che non va…almeno non ancora” Sano sospirò “Non so dove sia Kenshin in questo momento, ma sono sicuro che sta bene. Ascolta, sto cercando di dirti qualcosa e non posso farlo finchè non rispondi alla mia domanda. Ora, maledizione, sei innamorata di Kenshin?”
Kaoru guardò il fiume e replicò con impazienza “Sai che è così”
Sentì Sano sospirare dietro di lei “Bene, ora cosa intendi fare al proposito?”
Kaoru si girò lentamente verso Sano “Niente…perché dovrei?”
Sano perse la pazienza e si alzò vicino a lei imprecando “Maledizione, pensavo che avrei potuto provare ad essere gentile in tutta questa faccenda ma… VAFFANCULO. Ecco il punto. Hai sentito dei banditi a due giorni di distanza fuori dalla città, che attaccano ogni persona sulla loro strada, vero ?” Lei annuì “Bè, ci sono alcune voci in città che dicono che alcuni di loro sono vecchi samurai che ne stanno addestrando dei nuovi ed usano quella povera gente qua fuori per fare pratica”
Kaoru impallidì “Non posso…crederci…”
“Ad ogni modo, la polizia inviò una dozzina di uomini e nessuno di questi tornò indietro…bè, non è esatto. Un cavallo ritornò con un sacco di quanto rimaneva di uno degli uomini. Quindi, questi uomini sono situati…” Si girò bruscamente quando Kaoru iniziò a vestirsi. “Dannazione Kaoru, avvisa prima di farlo, maledizione!”
“Come se non avessi visto nulla prima…” fece una pausa e lo guardò, con la rabbia che ribolliva nei suoi occhi “Razza di maledetto PERVERTITO!”
Sano schivò facilmente il suo pugno “Ma fammi il piacere…come se volessi vedere una tutta pelle e ossa come te ! Dovresti avere delle tette più grosse per avere la mia attenzione…”. E realizzando troppo tardi che quelle erano parole di sfida, Sano si girò e iniziò a correre verso il dojo con Kaoru non troppo lontana dai suoi talloni.


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Una canzone per te cap 2

Parte 2


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.



La giornata di Kenshin iniziò piuttosto differentemente. Anche se il sole iniziava a sorgere e gli uccellini iniziavano a cantare la grandiosa giornata che sarebbe venuta, Kenshin non riusciva a scacciare la sensazione che qualcosa stava per andare storto. Si alzò velocemente e prese la sua spada sakaba.
Camminò fino alla camera di Kaoru e si fermò. Riusciva sentirla respirare profondamente mentre dormiva. Si domandò se fosse stata lei quello che aveva sentito la scorsa notte. Dopo che era stato svegliato, aveva cercato di determinare se una minaccia attendeva all’esterno, ma quando non aveva sentito più nulla si era rilassato. Probabilmente era Kaoru che era andata in bagno, così aveva sorriso ed era tornato a dormire. Tornando alla realtà, solo per un momento, Kenshin contemplò l’idea di aprire la porta per osservarla, come faceva qualche volta. Anche oggi la sensazione di scorrettezza non gli permise di lasciarsi andare a quella tentazione e si allontanò. Non aveva bisogno di controllare la stanza di Yahiko visto che il ragazzo poteva essere sentito abbastanza chiaramente dal suo russare. Kenshin sorrise leggermente e scese le scale, dirigendosi verso la città.
Sebbene fosse presto, c’era vita nella piccola città. Mercanti stavano preparando i loro banchi, sistemando la loro mercanzia. I ristoranti erano aperti e gli ubriachi nei bar erano finalmente buttati fuori dopo una dura notte di bagordi. Kenshin stava per voltare l’angolo verso la piazza della città, quando un uomo girò l’angolo e si scontrò con lui. Caddero entrambi a terra, ma l’uomo si riprese per primo. Mentre Kenshin era ancora leggermente stordito, l’uomo lo afferrò da dietro e gli puntò un coltello alla gola. “Mi dispiace fratello” iniziò l’uomo “Ma devo scappare da loro”. Subito dopo tre ufficiali girarono l’angolo e si bloccarono quando videro che il loro ricercato aveva un ostaggio.
“Lascialo andare, Kawasaka!” Gridò uno della polizia. L’uomo chiamato Kawasaka si mise a ridere, leggermente istericamente “Non finchè voi non avrete lasciato andare ME! Ora STATE INDIETRO oppure la vostra città starà per perdere un altro contadino!” gridò furiosamente Kawasaka. “Non vorrei davvero fargli male, ma lo farò!”
“E se lei mi uccide, chi altro userà come ostaggio?” L’uomo fu stupito dalla calma nella voce del suo ostaggio “Le suggerisco di fare quello che dicono questi poliziotti”
L’uomo rise amaramente “Come se mi trattassero giustamente se lo facessi !”
Uno dei poliziotti fece un passo avanti “Hai forse trattato GIUSTAMENTE il bambino di cinque anni che hai ucciso?!?”
Il volto dell’uomo si scurì “Era sulla mia strada…un incidente”
“Signore, le consiglio di lasciarmi andare prima che succeda un altro incidente”
Kawasaka non si era fermato a pensare al fatto che il suo ostaggio aveva un’arma più grande della sua e così non fu preparato quando lo straniero tra le sue braccia si liberò improvvisamente, rotolò e si pose davanti a lui con la mano destra sull’elsa della sua sakaba, ancora nel fodero.
“Ora, perché non gettate il coltello, signore?” Kenshin rilasciò la stretta sulla sua spada e lasciò che il suo braccio cadesse libero al suo fianco “Nessuno vuole farle male, basta che faccia quanto la polizia le ha detto”
L’uomo stava considerando di arrendersi, (conosceva alcune persone che avrebbero potuto rilasciarlo facilmente) finchè non diede un’occhiata al suo supposto ostaggio. Fu la cicatrice sulla sua guancia che fece spalancare gli occhi all’uomo. Lasciò cadere il coltello e iniziò ad indietreggiare, in preda al terrore “Tu…tu sei…”. Improvvisamente si girò e iniziò a correre attraverso la città. Kenshin lo seguiva ad un passo di distanza. Kawasaka, disperato, iniziò a spingere le persone fuori dalla sua strada e corse attraverso il ponte. Una volta là, spinse via una donna dal suo cammino, ignorando il fatto che la donna stava portando un bambino piccolo tra le braccia. Il bambino, spinto via dall’abbraccio di sua madre, cadde oltre l’inferriata. L’unica cosa che fermò la sua discesa fu la presa di sua madre, quando anche lei iniziò a cadere oltre l’inferriata. Il suo grido di aiuto fu interrotto quando improvvisamente sentì delle mani che la fermavano e riportavano sia lei che suo figlio sul ponte.
“E’ tutto a posto, Signora?”
La donna strinse saldamente il figlio contro di se e si girò a sorridere al suo salvatore. Era il vagabondo che abitava al dojo di Kaoru-san. Da quando era arrivato in città, le cose erano migliorate così tanto che le gente del posto adesso era orgogliosa di considerarlo uno di loro. Gli sorrise con gli occhi pieni di lacrime “Sto benissimo ora, grazie a lei…Kenshin-san, vero?” Al suo assenso, lei continuò a ringraziarlo finchè lui non le disse che era stato felice di aiutarla e che ora doveva andare. Si allontanò con la donna gli ricordava che doveva soltanto andare al negozio del marito se mai avesse avuto bisogno di qualcosa.
Kenshin corse dall’altro lato del ponte, sapendo che era troppo tardi per dare ancora la caccia a quel tizio Kawasaka. Analizzò rapidamene la zona e decise che non c‘erano segni di dove l’uomo poteva essere andato.
Ritornò al dojo, sapendo che Kaoru probabilmente si era alzata. E probabilmente stava sfogando la sua frustrazione su Yahiko. Kenshin sorrise.




Traduzione dei termini giapponesi :


sakaba : spada a lama invertita
dojo : palestra per arti marziali in genere




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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Una canzone per te cap 3

Parte 3


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.



Quando Kenshin ritornò, trovò Sanosuke seduto a gambe incrociate vicino ad un catino, strofinando vestiti. Kenshin andò verso di lui e gli sedette accanto. “Sano, che stai facendo qui? E perché stai facendo il bucato? Pensavo che fosse il turno di Yahiko”
Sano lo guardò, dando a Kenshin l’opportunità di osservare il suo occhio, che ora stava diventando nero. “Quella ragazza ne prenderà uno, uno di questi giorni…e non vedo l’ora che succeda”
“Che è successo? Perché Kaoru-dono ti ha colpito?”
“Non voglio parlarne” Sano sussultò quando lui esaminò dolcemente la zona gonfia intorno al suo occhio. “Non riesco a credere di aver lasciato che mi colpisse”
“Perché l’hai fatto?”
Sano osservò Kenshin seriamente “Perché ne aveva bisogno. Kenshin, lo sai che weekend è questo? E’ l’anniversario del giorno in cui le dissero che suo padre era morto” Allo sguardo di Kenshin, Sano continuò “Hey, l’ho scoperto quando ho sentito l’ispettore delle tasse parlare con lei, ieri. Kaoru deve trovare qualche modo per pagare per gli ultimi due mesi o il governo si prenderà il dojo. Tu ed io sappiamo benissimo che questo dojo è tutto quello che ha…” Sano si interruppe quando Kenshin improvvisamente si alzò in piedi. “Hey, dove stai andando?”
“Tu devi finire il bucato, Sano. E io sto andando a cercare Kaoru-dono”
Kenshin si allontanò, sentendo Sanosuke biascicare rabbiosamente.
“L’ho sentito, Sano!”
“Vaffanculo, Kenshin!” Kenshin ridacchiò dopo aver voltato l’angolo.

“Maledizione, RACCHIA, finiscila!” Come Kenshin entrò nella zona di allenamento, gli arrivò l’urlo di Yahiko.
“Racchia? RACCHIA? Chi diavolo pensi di poter chiamare RACCHIA? Non ti saresti fatto male se ti fossi CONCENTRATO!”
“Bé, è piuttosto difficile concentrarsi mentre mi picchi in quel modo!”
“Che cosa?!? Pensi forse che mentre sei in battaglia, il tuo avversario ti dia l’opportunità di pianificare una dannata strategia?! Ora, FA’ ATTENZIONE!”
Kaoru avanzò verso il ragazzo, usando le mosse più elementari, ma nonostante tutti i tentativi del ragazzo, lui non riuscì a contrastarle tutte.
Alla fine, con disgusto, Yahiko gettò a terra la sua spada per fare pratica.
“Dannazione, ne ho abbastanza!” detto questo, si girò e provò ad allontanarsi dalla sua istruttrice. Invece, Kaoru afferrò il braccio di Yahiko e provò a trascinarlo indietro.
“Torna qui subito e prendi la tua spada, ragazzino!”
“Neanche per sogno, brutta, vecchia RACCHIA!”
Slap.
Improvvisamente tutto diventò silenzioso mentre Kaoru osservava la sua mano con stupore. Era rossa e iniziava a gonfiarsi, ma non tanto quanto la sua perfetta impronta sul volto del suo allievo. “Yahiko…io…io non so cosa dire…mi dispiace così tanto…”
“Stà zitta! Prima Sano e ora me! Cosa stai cercando di fare, di ammazzarci tutti quanti?!” Yahiko strattonò il suo braccio dalla stretta di Kaoru e corse per pochi passi, prima di girarsi, con gli occhi marroni duri dalla rabbia “Ti odio!” disse sputando mentre si girava e si correva fuori dalla zona.
Kaoru, che era ancora sotto shock, guardò verso Yahiko, non provando neanche a seguirlo. Strinse con precauzione la sua mano contusa e le lacrime iniziarono a scenderle dagli occhi. Provò a ricacciarle indietro, quando realizzò che le sue gambe non riuscivano più a reggerla. Cadde sulle ginocchia. Facendo uno stridulo respiro, sobbalzò quando un asciugamano apparve davanti a lei. Alzò lo sguardo per trovare Kenshin che la osservava dall’alto. Invece di accettare l’asciugamano, si alzò e camminò fino alla spada di Yahiko, prendendola.
“Stai bene, Kaoru-dono?”
“Sto bene” Kaoru si diresse verso il dojo.
Kenshin rimase dov’era e osservò Kaoru sbattere la porta dietro di se. Guardò la sua mano che stava ancora tenendo l’asciugamano. Strinse quella mano a pugno, prima di lasciarlo andare. Fece un passo in direzione del dojo, poi si fermò. Sapeva che non avrebbe dovuto seguirla. Non importava quanto apprezzasse la seconda occasione che la vita gli aveva concesso di essere ancora Himura Kenshin, lui sapeva comunque che un giorno avrebbe potuto essere costretto ad uccidere. E allora, sarebbe diventato di nuovo Battosai. Un hitokiri, un assassino. E quando quel giorno sarebbe arrivato, non avrebbe potuto lasciare Kaoru sapendo che l’uomo a cui lei teneva era morto. Perché come era sicuro che aveva ucciso un altro uomo, era sicuro che stava uccidendo anche se stesso. Era già abbastanza doloroso sapere che non avrebbe potuto aiutarla e se le avesse lasciato conoscere i suoi sentimenti per lei, la sua inevitabile partenza le avrebbe causato un dolore insopportabile. Tuttavia non riuscì a trattenersi dal dirigersi verso il dojo e neanche dall’aprire la porta e richiuderla silenziosamente dietro di sé. La osservò stringere il boukin di suo padre al petto e piangere. La sua esile corporatura era scossa dalla forza dei singhiozzi. Senza pensare alle conseguenze, iniziò a camminare verso di lei.
Quando Kaoru era entrata nel dojo, aveva riposto con calma la spada di allenamento che aveva usato poco prima. Poi, senza sapere perché, era andata ad uno scaffale su cui era poggiata una lunga scatola di legno. Aveva sollevato la scatola con precauzione e con essa era andata al centro del dojo. Una volta lì, si era seduta e aveva aperto il coperchio.
Dentro, su un letto di soffice lana, c’era una spada di legno. Aveva una tinta color ciliegio scuro e gli occhi di Kaoru si fecero vaghi mentre immaginava suo padre e le tante volte che si era allenato con quella spada. Sollevandola con tenerezza, trovò il messaggio che suo padre aveva intagliato con cura sulla lama, vicino all’elsa. “Ai no wa, mamotte”. Si asciugò gli occhi con il dorso di una mano mentre pensava al significato. “Proteggi coloro che ami”. In un tremulo sospiro, chiese alla spada “Ma chi era lì per proteggere te?” Kaoru chiuse gli occhi, sentendo le onde del dolore sommergerla. Vagamente, desiderò che Kenshin avesse potuto essere con lei. Ma lei respinse fermamente quel pensiero. Lui aveva paura, le sussurrò la mente, aveva paura di dover abbandonare una parte di se stesso. Il momento in cui era stato più vicino a rompere quel muro intorno a lui era stato quando Jinnei l’aveva rapita. Ed allora era quasi tornato ad essere un hitokiri. Kaoru sapeva che Kenshin non sarebbe mai venuto da lei e per questo il suo dolore si fece più intenso.
Non solo piangeva per suo padre, ma per la felicità che lui avrebbe voluto per lei. Sapeva senza ombra di dubbio che la sua felicità era legata a Kenshin, poiché non avrebbe mai amato nessun’altro quanto amava lui.
Era caduta in una disperazione così profonda che non sentì neanche la porta aprirsi o chiudersi. Non sentì neanche gli esitanti passi vicino a lei. Quello che finalmente la riscossero furono due braccia che le si chiusero gentilmente intorno. Sotto shock, alzò lo sguardo verso un paio di chiari occhi blu.
“Ken…shin?” I suoi occhi erano spalancati con speranza e disperazione.
“Shh, Kaoru-dono” Kenshin le fece poggiare gentilmente la testa sul suo petto e le accarezzò leggermente la testa come nuovi singhiozzi iniziarono a scaturire da lei. Chiuse gli occhi e mentre la stringeva desiderò di poter rimuovere il dolore dalla sua anima.
Lacrime scioccate di sollievo scorsero dagli occhi di Kaoru mentre si meravigliava della forza e della gentilezza delle braccia che la stringevano. Oh Dio, pensò, per quanto fosse assurdo, quello era già abbastanza. Sentiva un piccolo sorriso al centro della sua anima, dove una volta c’era il dolore. Si rilassò tra le braccia di Kenshin.
Kenshin aveva delle difficoltà. Era molto confuso su cosa fare dopo. Provò a darle dei colpetti in testa per un po’, ma era una cosa dannatamente troppo maldestra. Quando il corpo di Kaoru iniziò a rilassarsi nel suo abbraccio, lui cadde nel panico.
“Um, Kaoru-dono…um, non so…cosa devo fare, ora?”
Si allarmò quando il corpo che stringeva iniziò a tremare. “Kaoru-dono…stai bene?!”
Si era aspettato…be, non sapeva cosa aspettarsi. Ma la risata che uscì fuori da Kaoru lo confuse. Era isterica? pensò. La allontanò leggermente da lui per osservare il suo volto e quello che vi vide lo paralizzò. La sua faccia era bagnata dalle lacrime, ma lo sguardo dei suoi occhi era così caloroso e felice che lui per poco non la baciò seduta stante. Non lo fece, ma avrebbe veramente voluto farlo.
Kaoru adorava quando lui faceva così! Il fatto che Kenshin, il più forte samurai del mondo, fosse così totalmente imbranato…si sedette, per essere di fronte a lui. L’espressione di confusione non fece che aumentare la sua allegria. Dopo essersi asciugata le lacrime delle risate dagli occhi, si calmò e sospirò “Oh Kenshin, ti amo…”
Dopodichè si paralizzò per lo shock di averlo detto a voce alta. Quando Kenshin abbassò gli occhi, lei fece per prendere la spada di suo padre, ma si fermò quando la mano di Kenshin si chiuse intorno all’elsa. Kenshin si alzò ed afferrò la spada di suo padre con entrambe le mani mentre provava a fare delle mosse.
“Kaoru-dono, tuo padre dove ha preso questa spada?”
“L’ha fatta lui, perché?” Kaoru era ancora un po’ imbarazzata, ma accolse il nuovo soggetto della conversazione con gioia “Ha qualcosa che non va?”
“Non direi. Sembra solo un po’ più pesante di un boukin regolare”
“Penso che sia a causa del legno”
“Hmm” Kenshin finì le sue mosse e la porse a Kaoru, dalla parte dell’elsa. Lei la prese e la mise a posto nella scatola di legno.
Mentre andava verso lo scaffale per riporla, lei aveva sperato che Kenshin cogliesse l’occasione per andare via. Ma quando si girò, lui era ancora lì.
“E sei ancora qui per…”
“Di quanto denaro hai bisogno per pagare le tasse?”
Le sopracciglia di Kaoru si alzarono, poi si abbassarono mentre guardò Kenshin con quella che sperava fosse un’espressione innocente “Di cosa parli?”
“Sai esattamente di cosa parlo, Kaoru-dono. Le tasse arretrate. Quanto gli devi?”
“Oh…QUELLO! Bè, non così tanto…”
“Quanto, Kaoru?” la sua voce si abbassò e fece un passo in avanti per indicare che era abbastanza serio riguardo alla loro discussione.
“Circa…mille e cinquecento yen. Ma ne ho la maggior parte”
“Di quanti altri ne hai bisogno?”
“Non preoccuparti di questo, sono coperta. Ho…un lavoro”
Kaoru trattenne il respiro, sperando che Kenshin non facesse la successiva logica domanda, alla quale sapeva che non avrebbe potuto rispondere.
“Dove?”
Sospirò tra sé e sé e rispose.
“Lavoro in un ristorante, e no, non ti dirò dove. L’ultima cosa di cui ho bisogno è trovarmi te, Sano e Yahiko tra i piedi a darmi fastidio, quindi…”
“Va bene. Dato che non vuoi il mio aiuto, non mi resta che augurarti buona fortuna”. Kenshin guardò Kaoru per un altro momento prima di raggiungere la porta. Dopo averla aperta, guardò indietro per trovare Kaoru che sfuggiva al suo sguardo. “Non mi mentiresti, vero, Kaoru-dono?”
Una debole replica gli giunse in risposta. “Riguardo cosa?”. Per qualche ragione, lui non pensava che stesse parlando delle tasse. Chiuse lentamente la porta dietro di sé e si allontanò dalla casa. I suoi occhi si strinsero mentre ripercorreva la conversazione con Kaoru. No, lei non aveva mentito… ma non gli aveva detto nemmeno l’intera verità. Con espressione corrucciata, Kenshin decise che doveva scoprire la verità da solo. Si domandò anche per quale motivo fosse così irritato per l’intera faccenda.





Traduzione dei termini giapponesi :


Kaoru-dono : il suffisso ‘-dono’ è la forma onorifica con cui Kenshin si rivolge a Kaoru, ed il suo uso è tipico del modo di parlare estremamente formale ed educato del samurai vagabondo. Il significato è più o meno ‘signorina Kaoru’
Boukin : spada di legno generalmente usata per il kendo
Hitokiri : assassino



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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Una canzone per te cap. 4
Parte 4


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.


Sanosuke aveva finito di fare il bucato e stava oziando al sole con un braccio ripiegato dietro la testa a fare da cuscino. Era appena riuscito a scivolare in un piacevole sonnellino quando sentì avvicinarsi dei passi strascicati. Socchiuse stancamente un occhio per vedere Yahiko in piedi vicino a lui. Con in faccia quella che sembrava l’impronta di una mano che stava sparendo. Sano sospirò “Kaoru?”
“Già”. Poi il ragazzo si sedette e fece compagnia a Sano nel fissare il cielo.
“Perché ti ha colpito?”
“Perché ha colpito TE?!” replicò immediatamente il ragazzo.
Sano sbadigliò. “Pensava che avessi fatto qualcosa di sbagliato”
“Che hai combinato?”
“L’ho vista nuda”
Yahiko si sedette, con gli occhi pieni di meraviglia.
“Perché mi guardi così, ragazzino?”
Yahiko sbattè le palpebre “Perché sei ancora vivo”. Sano provò a colpirlo, ma Yahiko lo schivò prima di cadere all’indietro sull’erba e ridere finchè i fianchi non gli fecero male.
“Ha, ha. Ora è il tuo turno, ragazzino. Perché Kaoru ti ha colpito?”
Yahiko scrollò le spalle. “Non lo so. L’ho chiamata racchia come faccio ogni giorno. Forse è nervosa perché stanotte è stata in piedi fino a tardi”
“Di che stai parlando?”
“Bè…è tornata molto tardi la scorsa notte, ha pianto per un po’ e poi è andata a dormire”
Sano imprecò e colpì il terrreno con un pugno. “Se solo quei due mi ASCOLTASSERO. Sono così dannatamente stupidi certe volte…hey, non andare in giro a ripetere quello che hai sentito, eh ragazzino?”
Yahiko si alzò in piedi e osservò Sano con il disgusto scritto chiaramente in faccia. “Cosa credi che sia, un bambino? No, non rispondere” Yahiko notò Kenshin che si avvicinava. “Hey Kenshin, vediamo se Kaoru ha colpito anche te!”
Kenshin si fermò vicino a Sano e si sedette accanto a lui.
“Hey Kenshin, stai per andare a caccia di quei samurai-banditi?! Perché se lo fai, avrai dei rinforzi qui! Giusto Sano?”
“Giusto” Sano sorrise a Yahiko prima di guardare Kenshin “A che ora è tornata Kaoru, ieri sera?”
Kenshin corrugò la fronte “Non è uscita ieri sera. In verità è andata a letto presto. Ha detto che non si sentiva bene. Perché?”
Sano represse un altro sbadiglio “Yahiko ha detto che è tornata abbastanza tardi la scorsa notte”
“Già e stava anche piangendo. E’ peggio di una bambina, certe volte! Per tutta la settimana si è asciugato il mocciolo quando nessuno la vedeva. E’ COSI’ irritante. Ecco perché la odio… OUCH! MALEDIZIONE, SANO!”
“Sta’ zitto, Yahiko-chan”
“CHAN!”
“SILENZIO!” I tre ragazzi si girarono per trovare Kaoru che batteva rabbiosamente un piede “SE avete finito di sparlare alle mie spalle, gradirei se QUALCUNO iniziasse a preparare la cena. KENSHIN” Lo fissò per un momento prima di continuare “E TU Sano, ti ringrazio per aver lavato i vestiti, ma ti è mai venuto in mente che bisogna anche STENDERLI?”
“Cosa?”
“Mi hai sentito” prese l’inzuppata massa di vestiti e la lanciò a Sano. “Ho tirato su dei fili nel retro, tutto quello che devi fare è stenderci quei vestiti. Sanosuke, come facevi a sopravvivere prima che arrivassi qui?!”. Posò una mano sul fianco e fissò il ragazzo. “E tu Yahiko, razza di furbastro, farai meglio ad imparare quelle mosse che ti ho insegnato da martedì!” Li fissò tutti quanti un’altra volta e poi rientrò in casa. Quando il suo piede toccò la soglia, si girò per avvisare l’ancora sconvolto trio davanti a lei “Un’altra cosa. Come tutti sapete bene, ora ho un lavoro” fece una pausa “In un ristorante. E non vi dirò dove e perché, quindi non ci provate!”. Marciò per le scale e scomparve dentro la casa.
Quando i ragazzi furono certi di essere rimasti soli, si guardarono l’un l’altro.
“Yahiko, stanotte segui Kaoru e facci sapere dove va e cosa fa. Giusto, Kenshin?”
Kenshin, immerso nei propri pensieri, annuì.


Traduzione dei termini giapponesi :

Yahiko-chan : il suffisso –chan è di solito usato per i bambini e Yahiko non vuole assolutamente essere incluso in questa categoria


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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Una canzone per te cap. 5
Parte 5


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.


Era buio quando Kaoru silenziosamente si diresse verso il ‘ristorante’. Yahiko seguì le sue tracce. Il più che poteva vedere nella notte rischiarata da un accenno di chiar di luna era che lei aveva una borsa o qualcosa del genere su una spalla. Dopo aver attraversato il ponte verso la città, Kaoru aveva girato a sinistra e si era incamminata nel bosco. Yahiko la seguì. Dopo poco tempo sentì finalmente del rumore salire da una costruzione nel bosco. Spiò attraverso i rami e scoprì una costruzione molto vecchia, che sembrava in qualche modo ricostruita all’interno, ma ancora piuttosto cadente all’esterno. C’erano uomini con spade davanti alla porta. Quando Kaoru si avvicinò, uno degli uomini provò a prenderle un braccio ma, con un rapido schiaffo che risuonò attraverso la foresta, Kaoru fu lasciata in pace ed entrò nell’edificio. L’uomo stava ancora imprecando dopo alcuni minuti. Yahiko fece un sorrisino, sapeva quanto quegli schiaffi facessero male ed era contento di vedere qualcun’altro colpito, per una volta. Dopo un’ora, un po’ di altre ragazze della città arrivarono all’edificio. Una di loro sembrava molto familiare, ma Yahiko non riusciva a vederla bene. Tutte avevano delle borse e provavano a sfuggire alle molestie dei guardiani.
Minuti dopo Yahiko incominciava ad addormentarsi quando una bellissima voce si potè udire dall’interno. Dopo tre canzoni, Yahiko decise che voleva dare un’occhiata più da vicino. Le guardie, che erano sbronze marce, non videro né sentirono il ragazzo scivolare attraverso la porta. Una volta dentro, vide solo delle bellissime donne in vestiti succinti servire cibo e bevande. Anche la cantante era carina, ma non così ben proporzionata come alcune delle cameriere.
Yahiko trovò un ripostiglio e guardò attraverso uno spiraglio, cercando di trovare Kaoru. Quando non riuscì a trovarla, sospirò. Probabilmente stava cucinando nel retro, pensò. Seguendo immmediatamente quel pensiero, chiuse la porta e iniziò a ridere il più silenziosamente possibile. Lacrime gli scorsero sul viso al pensiero di quei poveri clienti là fuori. Ma Yahiko smise di ridere quando la porta del ripostiglio fu spalancata. Si immobilizzò quando una donna entrò nel ripostiglio con lui, prima di chiudere la porta alle sue spalle.
“Kaoru? Sei tu?”
“Yahiko, che ci stai facendo qui?”
“Megumi! Cosa stai facendo qui?”
“Credo di averlo chiesto per prima. Se qui per Kaoru, vero?”
“Già, Kenshin e Sano mi hanno chiesto di seguirla. E TU cosa ci fai?”
“Bè, sapevo cosa stava combinando e sono venuta per tenerla d’occhio”
“Davvero? Bè, dove sta? E’ ancora qui? L’ho cercata in giro, ma non sono riuscito a trovarla”
Megumi sorrise “Oh, certo che è qui. Ma non ti dirò dove. Allora, domani notte porterai Testa-di-gallo e Kenshin, vero?”
“Questo è il piano”
“Bene. Bè, ora devo andare. Kawasaka-san è decente, ma non vorrei farlo arrabbiare.” Sorrise e si girò ad aprire la porta “Oh, mi fai un favore Yahiko?”
“Cosa?”
“Non dire a Ken-san o a Sanosuke che mi hai visto qui. Voglio fargli una sorpresa.”
Yahiko sorrise “Non me lo sogno proprio”
“Bravo ragazzo. Ora torna a casa, Kaoru non sarà di ritorno ancora per ore. E ci sono io a tenerla d’occhio”
“Grande, mi stavo annoiando, dopotutto”
“’Notte Yahiko-chan”
“CHAN! TU…”
La risata di Megumi scomparve mentre Yahiko imprecava silenziosamente nel buio.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Una canzone per te cap.6 Parte 6

Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.




La notte seguente, Kenshin e Sanosuke entrarono nel bar. Immediatamente una donna che serviva, vestita con un vestito di seta rosso aderente e sorprendentemente corto, offrì una birra a Kenshin (e qualsiasi altra cosa, da quello che aveva potuto vedere). Kenshin rifiutò educatamente l’offerta. Nel frattempo, Sanosuke si era seduto in silenzio sotto shock. Quando la donna se ne andò, Kenshin si girò verso Sano “Hai visto Kaoru-dono?”
“No, penso di aver visto qualcosa di molto peggio. Kenshin, guarda verso il tavolo a destra, vicino al palcoscenico. Ti ricorda qualcuno quella donna?”
“Un pochino” Kenshin nascose un sorriso.
“Scusami, voglio vederci chiaro” disse rabbiosamente Sano, mentre si alzava dal tavolo e marciava verso la donna che stava offrendo ai suoi clienti un’altra bevanda.
Nel frattempo Kenshin, osservava la folla, cercando Kaoru-dono. Nella sala al momento c’erano circa trenta uomini che andavano dai vecchi samurai a probabili mariti. C’erano otto donne che li stavano servendo, meno Megumi-dono. Kenshin sorrise alla reazione di Sano. Se mai c’era stato un uomo accecato dalla gelosia, quello era Sano. I pensieri di Kanshin si rabbuiarono quando si immaginò Kaoru in un posto del genere. Aveva esaminato tutte le cameriere e nessuna di queste aveva quella familiare andatura che aveva soltanto lei. Doveva essere in cucina, pensò. Questo avrebbe spiegato per quale motivo lei non aveva voluto dirlo a nessuno. La sua cucina non era sempre…mangiabile. I pensieri di Kenshin furono rischiarati quando una giovane donna salì sul palco. Il suo viso era imbiancato con la polvere di riso, i suoi occhi erano sottolineati dal kohl e le sue labbra erano rosse come le fragole mature.
I suoi capelli erano stati composti con arte in riccioli appuntati in alto. Dietro, alcune ciocche dei suoi capelli fluivano fino a metà schiena con piccoli pettinini ornati di perle. Lei guardò verso la folla e sorrise radiosamente prima di chiudere gli occhi, fare un profondo respiro, ed iniziare a cantare. Aveva una bellissima voce da soprano che manteneva le note come dolce miele nell’aria. Il suo kimono purpureo, di seta, risplendette dolcemente alla luce delle candele quando scese dal palcoscenico e si diresse verso il pubblico.

It was only a blink of the eye
Because the sun was shining so brightly
But even so--this is nonsense--
As if I had been winked at--
The pounding will not disappear from my heart (1)

It's not something that you'll understand even when you see it
Why did I say that at a time like this?
I let my chance slip away again today
Even though this is not in a dream
It's not love or anything like that
Why is it then that I can't help but feel anxious about you? (2)

The person who gave me the love letter
Is not you--I know that--
Coolly, to the point of cruelty,
I refused, saying, "I can't go out with you."(3)

Mentre Kenshin aspettava che Sano tornasse, osservò la donna intrattenere il pubblico. Era una donna veramente bellissima, pensò Kenshin, sentendosi in colpa per aver potuto anche solo pensare ad un’altra donna oltre a Kaoru. La osservò incedere vicino al suo tavolo con leggera apprensione. Lei finì la sua prima canzone e iniziò quella successiva. Continuava a camminare attraverso il pubblico, sedendosi qui e là vicino o in braccio ad un uomo mentre cantava una canzone sull’amore e sull’averne disperatamente bisogno. Finì quella canzone al tavolo immediatamente di fronte a Kenshin.
Kenshin era ipnotizzato da lei. Sapeva che non avrebbe dovuto esserlo. Ma quando la donna si girò verso di lui e i loro occhi si incontrarono, il tempo si fermò. Non riuscì a capire quando aveva ricominciato a respirare. Ma lei sembrava aver subìto lo stesso shock, prima che un’espressione leggermente confusa le passasse sul viso. In pochi secondi, l’espressione fu rimpiazzata da una quasi divertita. Iniziò a cantare una nuova canzone e si avvicinò verso Kenshin. Si fermò davanti a lui e gli accarezzò gentilmente la guancia sfregiata.


"Before you. My life was eternal darkness.
Before you. I had no reason to wake.
But you came, and suddenly the sun woke me from
my nightmare and I could live again." (4)


La donna si sedette vicino a Kenshin, accarezzandogli le mani. Se le portò al viso e le baciò dolcemente prima di continuare con il verso successivo. Kenshin sedeva come in trance mentre permetteva alla donna di toccarlo. Improvvisamente non aveva alcun desiderio di muoversi e guardò solamente nelle profondità dei suoi occhi mentre lei cantava.Occhi che Kenshin avrebbe potuto quasi immaginare che FOSSERO quelli di Kaoru-dono.


"But now, I cannot help myself.
I must have you near me, always.
I need you so much tonight,
That I can barely breathe." (5)


La donna si avvicinò all’orecchio di Kenshin dopo l’ultima frase e vi soffiò dentro dolcemente. Kenshin si sentì arrossire e il sangue iniziò a bollirgli nelle vene. Vedendo questo lei rise raucamente e cantò il ritornello. Si alzò in piedi e, tendendo ancora la mano di Kenshin nella sua, cantò direttamente verso di lui. Sembrava sicura mentre cantava, ma si poteva intravedere un debole rossore sotto la polvere di riso.


"So now as I stand before you,
Can you see me as I am?
I truly want to love you, so please
Touch me.
Make me yours tonight.
Love me.
For the rest of your life.
Hold me.
And never let me go." (6)


La donna finì di cantare con le lacrime agli occhi. Si chinò e baciò Kenshin dolcemente e con desiderio sulle labbra prima di congedarsi da lui. Per il resto della serata, non guardò più nella sua direzione.



Traduzione dei testi :


(1) É stato solo un batter d’occhio/ Perché il sole splendeva così forte/ Ma anche così – questo è assurdo / Come se fossi stata abbagliata/ Il battito pesante sparirà mai dal mio cuore ?

(2)Non è qualcosa che capirai anche se lo vedi/ Perché l’ho detto in un momento come questo ?/Oggi ho lasciato fuggire ancora la mia possibilità/ Anche se questo non è in un sogno/ Non è amore o qualcosa del genere/ Perché allora non riesco a non sentirmi ansiosa per te ?

(3) La persona che mi ha dato la lettera d’amore/Non sei tu – lo so –/Freddamente, fino al punto di essere crudele/Ho rifiutato, dicendo ‘Non posso uscire con te’


(4) Prima che arrivassi tu, la mia vita era un’eterna oscurità/prima che arrivassi tu, non avevo ragione per alzarmi/ Ma poi tu sei arrivato ed improvvisamente il sole mi ha risvegliato/ dai miei incubi ed io ho potuto vivere di nuovo

(5) Ma ora non posso farci nulla/ devo averti al mio finco, sempre/ Ti desidero così tanto stanotte/ che non riesco quasi a respirare

(6) Ora che sono di fronte a te/ riesci a vedermi per quello che sono?/ Voglio davvero amarti, quindi per favore/ Toccami/ Fammi tua stanotte/ Amami/ Per il resto della tua vita/ Stringimi/ e non lasciarmi più andare via







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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Una canzone per te cap.7
Parte 7


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.


Megumi intuì il preciso momento in cui Ken-san e Sanosuke arrivarono. Qualcosa nella sala era diventato più chiaro e più vivace…Un largo sorriso apparve sul suo viso. Versò un’altra dose di birra nel boccale di un uomo mentre sentiva su di sè lo sguardo di Sano. Okay, pensò, al momento le stava guardando il vestito (o giù di lì), poi i capelli, la faccia, ah, bingo! Il suo sorriso si allargò ancora quando lo vide alzarsi e marciare verso di lei. Prontamente si diresse verso di lui quando la sua mano le piombò sul braccio. Sussurrò abbastanza chiaramente perché sentisse “Ma Sano, non pensavo che ci tenessi così tanto!”. Si mise a ridere quando lui si girò a guardarla con gli occhi pieni di rabbia.
E’ geloso! pensò Non riesco a crederci!
Sano era furioso. Che cosa diavolo aveva posseduto quella donna per fargli fare una cosa così stupida? Trattandosi di Kaoru avrebbe anche potuto capirlo, ma Megumi…credeva che avesse molto più giudizio. Trovò il ripostiglio che aveva usato Yahiko la notte prima e trascinò Megumi dietro di lui. Chiuse violentemente la porta e vi si appoggiò contro. Megumi si mosse verso la finestra e la luce della luna le illuminò il volto. Poi si girò verso di lui e la luna, ora dietro di lei, le gettò il viso in ombra.
“Allora Sano, cosa ti ha portato qui?”
Lui non sapeva perché, ma si sentiva costretto a zittire quelle invitanti labbra. Le si avvicinò lentamente, con la luce della luna che cresceva sul suo viso. Si fermò di fronte a lei in silenzio e le appoggiò una mano sulla spalla. Poi con una mano le prese un lato del viso e portò le sue labbra alle proprie.
Poco prima che Sanosuke la baciasse però, la porta del ripostiglio si aprì e la luce entrò nella stanza. Sanosuke strinse Megumi a sé e si mosse verso l’angolo più buio della stanza
“Frena il tuo entusiasmo! Fammi solo prendere un po’ di coperte per le stanze di sopra!” gridò una rauca voce femminile al di sopra della voce di qualcuno che stava cantando fuori.
Una donna piuttosto robusta che indossava il consueto e corto vestito rosso entrò nel ripostiglio e prese una massa di coperte da uno scaffale. Dopodichè sbattè la porta alle sue spalle e Sanosuke si rilassò.
“Sanosuke, ti potresti muovere, per piacere?”
Gli occhi di Sanosuke si abituarono alla luce lunare ed osservò le labbra di Megumi non troppo lontane dalle sue. Le prese una ciocca dei capelli tra le dita e gliela pose dietro un orecchio prima di rialzarsi e sollevare anche lei. Allontanandosi, osservò gli scaffali. “Megumi, perché ci sono delle coperte? Questo posto è una locanda?”
Megumi arrossì nel buio e mantenne il suo tono impassibile. “Bè no. Perché me lo chiedi?”
Gli occhi di Sanosuke si strinsero nell’oscurità. “Perché sto iniziando a sospettare che questo posto sia qualcosa di più di una semplice taverna”
“E allora?”
“ALLORA” iniziò Sanosuke “Che diavolo ci fai in un bordello?”
“Potresti gridarlo un po’ più forte, forse qualcuno non ti ha sentito” Prima che Sanosuke potesse ribattere, lei alzò le mani e sospirò “Okay, okay te lo dico. Sono qui per Kaoru-san. Lei non ha ancora capito che razza di posto sia questo. Ha sentito di questo posto alla clinica. Stavo visitando una di queste ragazze e Kaoru è venuta a trovarmi. La ragazza disse a Kaoru delle possibilità di lavoro che si stavano creando qui e lei pensò che poteva essere un modo rapido e indolore per guadagnare i soldi che doveva”
“Ho provato a fermare Kaoru dal venire qui, ma è piuttosto testarda, proprio come quell’altro stupido qui fuori” sorrise alla forma ombreggiata di Sano “Allora ho deciso di lavorare anche io qui, per darle un’occhiata. Sapevo che non avrebbe detto niente a voi ragazzi”
Sanosuke annuì e si avvicinò alla porta per ascoltare quanto succedeva fuori. Spiò attraverso di essa nella grande sala. Quello che vide lo paralizzò dallo stupore. C’era una cantante praticamente appiccicata a Kenshin. E Kenshin sembrava non riuscisse a muoversi per salvarsi la vita. Sano quasi sorrise di fronte all’espressione torturata sul viso del suo migliore amico. La cantante era meravigliosa. Una visione di donna con la voce di un angelo. Accidenti, pensò, se Kaoru la vedesse… ”Megumi-san, dov’è Kaoru ?”
Per qualche ragione, Megumi si arrabbiò molto per quella domanda. “Vuoi dire che non la vedi?” scattò, irritata.
“Se l’avessi vista, te lo starei chiedendo, volpe?”
Megumi ne aveva abbastanza. Gli mollò uno schiaffo.
“Se non riesci a vederla, allora forse non è qui. Pensaci. Forse lei ti ha mentito, forse io ti ho mentito. Comunque penso che sia giunto il momento in cui tu e Kenshin andiate via. Sei ovviamente troppo cieco per vedere quello che hai davanti agli occhi. Con una stupidità come la tua, posso capire perché non sei altro che…che…” fece una pausa “Una testa di legno”.
Sanosuke si toccò leggermente la guancia. Era la stessa su cui si era accanita Kaoru il giorno prima. Rabbiosamente si avvicinò a Megumi e si piazzò minacciosamente davanti a lei. “Penso che dovresti tenere le mani a posto, volpe” . Torreggiò sopra di lei e si accarezzò lentamente la guancia. Poi si girò e camminò intorno a lei e fuori dalla porta.
Megumi restò nel ripostiglio fino a che non fu più assordata dal proprio batticuore.
“Baka” mormorò .


Traduzione dei termini giapponesi :

Baka : stupido

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Una canzone per te cap.8
Parte 8


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.



Il proprietario del posto dove lavoravano Kaoru e Megumi, Kawasaka Ikeda, stava contando il profitto della giornata nella stanza su retro del suo stabilimento, la notte in cui una famiglia di quattro persone fu assassinata a sei miglia fuori della città. Almeno, questo era il suo alibi.
Dopo che era finalmente riuscito a scappare dalla polizia e dallo spadaccino dai capelli rossi il giorno prima, si era incontrato con alcuni suoi colleghi nel bosco. Quella notte avevano stabilito e pianificato i prossimi obiettivi del loro piano. Quella mattina aveva dovuto pagare ai suoi compagni la percentuale del denaro che aveva fatto la notte prima alla taverna. Durante il giorno, si era fatto vedere in giro, facendo compere e mangiando in altri negozi per incoraggiare la positiva immagine pubblica che si era così cautamente costruito. Aveva anche chiaccherato della sua attività, includendo della pubblicità sulla sua nuova cantante.
Personalmente, Kawasaka era più che eccitato dagli affari che la sua nuova cantante gli stava portando. Si era presentata come ‘Maku’ ed aveva detto che voleva solo guadagnare abbastanza denaro per ripagare un debito che aveva, dopodichè avrebbe smesso di cantare. L’uomo scosse la testa con soddisfazione; lei non aveva ancora capito che nessuno aveva mai lasciato il suo impiego…vivo. Specialmente non una visione di ragazza come lei… l’avrebbe costretta a restare, in un modo o nell’altro. Si mise a ridere e si diresse verso nord, fuori città, ed entrò nel bosco. Una volta là, trovò ed entrò nella sua taverna. Andando nel retro della sala principale, si girò e sorrise alla scena davanti a lui. Il suo piccolo Usignolo stava cantando una canzone d’amore molto ardente ad uno dei clienti. I suoi occhi si strinsero sull’uomo, lo stesso uomo che l’aveva inseguito tempo prima. Quell’uomo doveva essere Battosai. La mano di Kawasaka strinse istintivamente l’elsa sella sua spada, prima di fermarsi e rilassarsi.
I suoi occhi si strinsero mentre osservava la scena davanti a lui. La ragazza si era completamente adagiata sul rossino, mentre gli cantava.
Sebbene l’avesse già vista cantare per altri prima, non riuscì a non provare gelosia per l’attenzione che era stata dedicata a quell’uomo. Attenzione che non era stata condivisa con gli altri clienti della sala, neanche per un secondo. Non era producente per gli affari che cantasse soltanto a lui. No, pensò Kawasaka mentre la sua espressione si rabbuiava, lei stava cantando per lui, non a lui. E se lei dovrebbe cantare per qualcuno, pensò, quello dovrei essere io. Sono io quello che paga per i suoi servizi, non quell’assassino a cui è avvinghiata. Quando la canzone finì, notò il leggero rossore sul suo viso e realizzò che probabilmente lei conosceva personalmente lo spadaccino.
Rabbiosamente, Kawasaka si girò e si scontrò con un’altra nuova entrata, venuta insieme alla ragazza in cerca di un lavoro. Tuttavia non riusciva a ricordarsi il suo nome. Quando guardò in quegli occhi arrossati, sospirò dalla scontentezza ma si sforzò di apparire affascinante mentre la riprendeva “I miei clienti non apprezzeranno una donna che piange mentre serve il sake, mi capisci?”
Megumi annuì e prese un fazzoletto dalla tasca per asciugarsi il viso.
“Va bene così?” gli sorrise brillantemente, anche se ovviamente era un sorriso falso.
Kawasaka sorrise “Molto meglio. Ora fà la brava ragazza e torna al lavoro. Un’altra cosa, potresti dire a Maku di venire nel mio ufficio più tardi? Vorrei parlarle”
Fece di nuovo un aperto sorriso a Megumi e si girò per andare nel suo ufficio. Mentre superava le altre ragazze, continuò a sorridere educatamente fino a che arrivò davanti alla sua porta. Sapeva di essere bello ed era compiaciuto dal fatto che molte delle ragazze che lavoravano alle sue dipendenze avevano una cotta per lui. E con loro lui provava ad essere il più affascinante possibile. Non si sa mai se una di loro vorrebbe mentire per te o almeno, mentire insieme a te, pensò. Quando la porta si chiuse dietro di sé, il sorriso di circostanza che indossava scomparve dalla sua faccia, per essere rimpiazzato da uno sguardo torvo e arrabbiato.
“Che cosa vuoi, Takida?”
“Ho le informazioni che volevi” L’uomo sottile e ossuto che sedeva sulla scrivania di Kawasaka sorrise nervosamente mentre si alzava in piedi. “C’è una famiglia di quattro persone, un uomo, sua moglie, e due bambine che viaggiano da Tokyo sulla stada ad est. Mi sembrano degli ottimi bersagli”
Lo sguardo torvo di Kawasaka si mutò in un sorriso contorto “Ah, allora dobbiamo fargli visita prima dell’alba. Questo sicuramente spingerà allo scoperto Battosai. Un uomo che protegge le persone e tutto il resto” Kawasaka cambiò argomento “Ti ha visto qualcuno, davanti?”
“No, sono entrato dal retro, perché?”
“Perché lo stesso uomo che intendiamo uccidere è nella mia taverna, e sta ignorando il mio sake e rubando le mie donne”
Takida si paralizzò e aggrottò le spracciglia “Pensi che sia sulle nostre tracce?”
Kawasaka si mise a ridere “Impossibile. Penso che sia una coincidenza. E credo che la sua visita abbia qualcosa a che fare con il mio piccolo Usignolo. Dal modo in cui ha cantato per lui stasera, decisamente lo conosce” Kawasaka ripensò all’espressione sopresa e confusa della sua futura vittima. “Ma scommetto che lui non l’ha riconosciuta. Lei è abbastanza diversa senza il trucco e tutto il resto”
Takida, in qualche modo, si rilassò “Intrigante. Allora abbiamo un altro asso al nostro vantaggio, huh?”
“Si, penso proprio di si. Questo fa di lei una splendida esca per il piano B, vero?”





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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Una canzone per te cap.9
Parte 9


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.



Quando Kenshin si alzò prima del sole, la mattina dopo, comprese che i guai erano più vicini di quanto lo fossero mai stati. Irritato, lasciò la sua stanza e andò direttamente a quella di Kaoru-dono. Aprì la porta con cautela e sospirò. Proprio come aveva immaginato, non era tornata a casa la notte scorsa.
La sua mano sinistra si chiuse lentamente intorno al fodero della sua spada sakaba mentre Kenshin chiudeva gli occhi per sentire qualsiasi evidente segno dell’immediato problema o pericolo a cui erano vicini. Quando non avvertì nulla, si rilassò ed aprì gli occhi.
Si appoggiò al muro ed osservò la stanza di lei. Poteva sentire la sua fragranza nell’aria. Riusciva a percepire la sua presenza tutto intorno. Quando chiuse gli occhi per la seconda volta, poteva quasi vederla inginocchiarsi sul pavimento e sorridergli. Kenshin sentì gli angoli della sua bocca sollevarsi in un sorriso che soltanto un anno prima sarebbe stato inesistente…non è passato neanche un anno? Mi sembra di stare qui da sempre… Con quel pensiero si raddrizzò e chiuse la porta della stanza di lei.
Sebbene sapesse che Yahiko stava ancora dormendo, dal russare che si poteva chiaramente avvertire dall’altro lato della casa, Kenshin passò lo stesso a controllarlo. Il viso di Yahiko nel sonno lo faceva apparire come il semplice ragazzino di dieci anni che insisteva di non essere. Kenshin cautamente passò sopra i vestiti che giacevano sul pavimento vicino alla porta e gli si avvicinò per risistemare le coperte che erano state scalciate via. Dopo che aveva coperto il ragazzo dal mento fino alla punta dei piedi, Yahiko biascicò qualcosa nel sonno e si girò verso Kenshin, colpendolo sulla testa con un braccio ribelle. Un “Oro”sussurrato fu tutto quello che si sentì da Kenshin mentre si raddrizzava e lasciava la stanza del ragazzino.
Kenshin camminò intorno al portico della casa verso la parte frontale, opposta al portone dell’entrata, per aspettare il ritorno di Kaoru. Era sinceramente preoccupato per lei. Quanto si voleva spingere lontano per mentenere il dojo di suo padre? si chiese. Sapeva che era testarda e che poteva essere inamovibile come una montagna, quando si metteva in testa qualcosa. Si sedette sul portico, a gambe incrociate, e posizionò la spada sakaba in modo che l’impugnatura fosse sostenuta dalla sua spalla. Poi chiuse gli occhi e aspettò.
Kaoru arrivò quindici minuti dopo, un po’ allarmata nel trovare Kenshin sveglio ad aspettarla. Lei sorrise mentre si avvicinava, ma il peso che aveva sul cuore le frenava sia il sorriso che i passi. Un sentimento di stanchezza la sommerse quando ricordò che non aveva ancora detto a Kenshin la verità sul suo lavoro. Si sedette vicino a lui, appoggiando sul portico accanto a sè la sacca che Yahiko aveva visto alcune notti prima, che invece contenteva il kimono di seta preferito di sua madre. Appoggiò le mani in grembo e le fissò in silenzio.
“Buongiorno, Kaoru-dono” Kaoru lasciò che la calda e bassa voce di Kenshin riecheggiase su di lei in benvenuto prima di rispondere “Buongiorno, Kenshin”
Dopo questo scambio ci fu silenzio per un po’, durante il quale Kenshin rimuginò su quale domanda chiederle prima. Decise di portarla gentilmente a rispondere alle sue domande.
“Kaoru-dono, hai lavorato tutta la notte, vero?”
“Si, è vero. Ma non sono stanca” Kaoru fece una smorfia quando uno sbadiglio gli sfuggì in quel momento “Bè, non così TANTO stanca, voglio dire”
Kenshin sorrise leggermente ed osservò il viso di Kaoru. I suoi bellissimi occhi blu erano appannati dalla stanchezza. Le sue spalle sottili erano leggemente curvate dal peso della fatica e da qualsiasi altra cosa la stesse preccupando.
“Kenshin…non farò sempre così tardi. E’ solo che oggi…” il respiro le venne meno. Era stata distratta da una larga e calda mano che si era lentamente avvicinata ed aveva toccato il suo viso.
Accarezzandole gentilmente il volto con il pollice lungo la mascella, le dita di lui le alzarono gentilmente il mento per la sua ispezione. La sua testa si avvicinò a quella di Kaoru mentre i suoi occhi fissavano intensamente qualcosa sul suo volto.
“Kaoru-dono, sembra che tu abbia un po’ di farina sul viso” Kaoru fu sul punto di saltare fuori dalla sua stessa pelle a quel ravvicinato e rauco sussurro della voce di Kenshin. Poi il cuore quasi le si fermò nel petto mentre i battiti si intensificavano. Non solo per la vicinanza di Kenshin, ma anche per il senso di colpa per la disattenzione che era stata abbastanza incautamente lasciata in evidenza. Al contrario di quanto voleva veramente, Kaoru chiuse gli occhi e si scostò da Kenshin, mentre si alzava in piedi. Prendendo la sacca e tenendola davanti a lei come uno scudo, disse nervosamente “Um, credo di averla presa andando in cucina” rise nervosamente e fece un passo indietro da un sempre più sospettoso Kenshin.
“Kaoru-dono, che cos’è quella sacca?” gli occhi di Kaoru si allargarono mentre fece un altro passo indietro e mentì “Um, un po’ di bucato che alcune delle ragazze mi hanno chiesto di fare” Baka, urlò la sua mente, ora si aspetterà di vederti fare il bucato. Sospirò e soffiò via una fastidiosa ciocca di capelli dal viso.
“E Kaoru-dono, perché hai fatto così tardi questa mattina?” Kaoru quasi si afflosciò dal sollievo di essere finalmente in grado di dare una risposta veritiera.
“Bè, mi è stato detto che il mio capo, Kawasaka-san mi voleva parlare” una sincera irritazione crepitò nella sua voce mentre continò “Ma ho dovuto aspettare due ore prima che si facesse vedere”. Un leggero rossore apparve sulle sue guance, mentre ricordava quello che era successo dopo. Kaoru guardò il pavimento per un attimo prima di cambiare argomento “Bè…credo che oggi mi farò un rapido sonnellino prima di riprendere le mie solite attività” fece un altro passo indietro da Kenshin e gli fece un sorriso molto falso prima di girarsi e camminare a gran velocità verso la sua camera.
Lasciando Kenshin in piedi ad osservarla, per niente contento della situazione. “Kaoru-dono” mormorò, mentre il vento si sollevava intorno a lui e portava via quel piccolo suono. “Che cosa mi stai nascondendo?”. Il vento si spense e i suoi occhi si strinsero pensosamente. E perché sei arrossita?



Traduzione dei termini giapponesi :

Sakaba : spada a lama invertita
Oro : la tipica esclamazione di sorpresa/imbarazzo/confusione di Kenshin
Kaoru-dono : il suffisso ‘-dono’ è la forma onorifica con cui Kenshin si rivolge a Kaoru, ed il suo uso è tipico del modo di parlare estremamente formale ed educato del samurai vagabondo. Il significato è più o meno ‘signorina Kaoru’
Baka : stupido



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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Una canzone per te cap.10
Parte 10


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.

Nota dell’Autore : Grazie alle seguenti persone ! Kaoru-sensei, JochaRK, Keduse, Emi-chan, Hikaru, e chiunque altro mi abbia aiutato o abbia scritto fanfics veramente belle che mi hanno fatto venir voglia di lavorare ancora di più sulla mia…
Kaoru-sensei è stata abbastanza saggia da informarmi che il bacio in Giappone è preso MOLTO seriamente. Pensate : non solo non viene mai fatto in pubblico, ma viene fatto nella parte più intima del PRIVATO (Questo vi aiuterà quando leggerete questa parte)



Kaoru sospirò come chiuse la porta dietro di sé. Si appoggiò contro di essa per un momento prima di raddrizzarsi ed andare dall’altra parte della stanza. Aprì la sacca che aveva portato e tirò fuori il kimono blu che indossava quando lavorava di notte. Lo ispezionò con cura per essere sicura che nessun filo fosse scucito e per vedere se qualcuno dei suoi trucchi non avesse macchiato il prezioso tessuto.
Come sempre, poteva quasi sentire la presenza di sua madre quando toccava il liscio e meraviglioso materiale. Kaoru sorrise un po’ e avviciò il naso al tessuto per vedere se riusciva a sentire il profumo di sua madre…quello che invece sentì le fece riapparire il rossore che Kenshin non aveva potuto non notare sul suo viso, prima. Posò il kimono in grembo mentre rifletteva su quanto era successo la notte prima.

Quando Kaoru aveva finito di cantare per quella notte, Megumi le aveva detto che Kawasaka-san voleva parlarle. Prima che Kaoru potesse andare al suo ufficio, Megumi le aveva preso un braccio e l’aveva guardata negli occhi. “Stà attenta a quello, Kaoru. Sembra gentile, ma c’è qualcosa di oscuro dietro i suoi occhi”
Kaoru aveva sbattuto le palpebre per la sopresa al tono serio usato da Megumi-san, ma aveva annuito prima di andare sul retro della ‘taverna’. Lì c’era la stanza in cui viveva Kawasaka-san, che fungeva da ufficio. Fece un profondo respiro, prima di bussare alla porta. Stava per bussare di nuovo quando uno strano individuo era apparso dietro di lei. Kaoru aveva sussultato, sopresa. “Um, c’è Kawasaka-san? Voleva parlare con me”
Gli occhi dell’uomo si erano stretti e l’aveva osservata dalla testa ai piedi prima di sorriderle. “Ah, quindi tu sei l’Usignolo di Ikeda-kun”. L’aveva superata e le aveva indicato di entrare nella stanza. “Prego, Ikeda-kun sarà qui tra breve”
Kaoru aveva annuito nervosamente, si era morso un labbro ed era entrata nella stanza. Era piuttosto larga con un paravento che impediva la vista dell’altro lato, la parte dove Kawasaka-san dormiva, probabilmente. Osservò la scrivania nella parte dell’ufficio e notò che la poltrona dietro di essa aveva un aspetto molto più confortevole delle due sedie lì davanti. Kaoru fu sopresa di sentire lo strano uomo parlarle all’orecchio.
“Sono sicuro che ad Ikeda-kun non importerebbe se ti siedi nella sua sedia. E’ così comoda….” L’aveva presa per le spalle e l’aveva mossa fino a farla stare in piedi dietro la scrivania. Poi aveva tirato indietro la sedia e ce l’aveva fatta sedere. “Bè, non è bello?” Quando Kaoru aveva annuito, senza una parola, aveva sorriso. “Bene. Oh…non credo di essermi presentato. Mi chiamo Takida”
Kaoru annuì e replicò “Io sono Ka…Maku”. Un leggero rossore apparve sulle sue guance al passo falso. Ma apparentemente, Takida-san non se n’era accorto mentre si inchinava leggermente davanti a lei prima di chiudere la porta.
Kaoru, all’inizio, era molto curiosa della scrivania del suo principale, ma non aveva fatto nessuna mossa per esplorarla. Se fosse stata scoperta, sarebbe stata licenziata e non avrebbe mai guadagnato il denaro che le serviva per pagare le tasse. Kaoru sospirò e si lasciò andare all’indietro, con la testa sollevata ad osservare il soffitto mentre pensava alla ‘situazione’ in cui si trovava. Non era mai stata così lontana dall’imparare qualcosa sul vagabondo che stava a casa sua come in quel momento.
E sebbene sapesse che non avrebbe mai forzato Kenshin, a volte desiderava solo poter capire cosa gli passava in testa. Desiderava che lui le dicesse cose come dove era cresciuto, o da chi aveva imparato la tecnica Batto, o dove sarebbe andato se mai l’avesse lasciata…Il suo cuore si paralizzò a quel pensiero. Rifiutando di pensarci, chiuse gli occhi e fece il vuoto nella sua mente. Uno sbadiglio le sfuggì e si ricordò che non aveva quasi dormito la notte scorsa. Kaoru provò a distrarsi di nuovo come il volto preoccupato di Yahiko le si affacciò alla mente. Sapeva che il suo studente era preoccupato per lei. Anche Kaoru era un po’ preoccupata per se stessa.
La successiva cosa di cui si rese conto Kaoru, fu la sensazione di calore sul suo viso, quando due grandi mani lo circondarono gentilmente. Ci fu un gentile sbuffo di aria contro le sue guance che poteva essere un respiro. Allora, gli occhi di Kaoru si socchiusero in tempo per vedere la bocca di Kawasaka Ikeda chiudersi sulla sua. Sconvolta più di ogni altra cosa, Kaoru usò automaticamente il suo braccio in una mossa difensiva che lo colpì sotto il mento. Preso alla sprovvista, l’uomo andò immediatamente dall’altro lato della scrivania.
“Che diavolo ti è preso?”. Lui la guardò con rabbia attraverso la stanza. Il profondo rossore di Kaoru impallidì come realizzò che avrebbe potuto seriamente ferire il suo datore di lavoro. Balbettò delle scuse “Mi…mi dispiace moltissimo. Davvero, non so come scusarmi”
Gli occhi di Kawasaka si strinsero sulla ragazza davanti a lui; la sua reazione è stata incredibilmente abile per una semplice ragazzina, pensò. Sospirò a voce alta e fece il gesto per farla sedere “Siediti, siediti. Va tutto bene, non è successo nulla”
Kaoru ora era pallida dalla mortificazione, con la testa abbassata mentre si aspettava che il suo datore di lavoro la licenziasse. Riusciva a sentire che era ancora arrabbiato “Sono davvero, davvero spiacente”
Lui scosse la testa, accettando le scuse prima di parlare “Maku-san, per favore guardami”. Quando gli occhi di Kaoru incontrarono i suoi, sorrise con incoraggiamento “E’ tutto a posto, ti perdono. Preferisco che tu mi sorrida, piuttosto che ti scusi. Quindi, fammi un sorriso” al debole sorriso di lei, il suo sorriso si allargò ed insistette “Hai uno splendido sorriso, Maku”. Si mise a ridere come il rossore di lei si intensificò.
Gli occhi di Kaoru si abbassarono per un momento verso il pavimento, poi rialzò lo sguardo e studiò Kawasaka-san per un po’. Era più alto di lei e di Kenshin, ma non era così alto come Sanosuke. I suoi capelli neri erano lunghi un pochino oltre le spalle ed intrecciati. Con i pantaloni e la camicia di foggia occidentale, aveva un aspetto piuttosto affascinante. Bè, sarebbe stato ancora più bello se fosse stato più basso e con i capelli rossi, ma nessuno è perfetto, pensò Kaoru.
“Kawasaka-san, voleva parlarmi?” Kaoru guardò in basso, verso le mani che aveva in grembo.
“Si” lui si sedette nella sua sedia e si rilassò “Parlami del tuo amico dai capelli rossi”
“Oh, vuole dire Kenshin…um…san?” Kaoru sentì che il rossore sulle sue guance non sarebbe mai sparito quando vide le sopracciglia di Kawasaka-san inarcarsi alla mancanza del termine onorifico e formale. “Um, lui è…un mio vicino” terminò debolmente.
Kawasaka annuì “Allora, ricambia i sentimenti che tu nutri per lui?” Osservò il colore sparirle dal viso mentre lei scuoteva la testa negativamente.
“Capisco…quindi la tua esibizione dell’altra notte era per ottenere la sua attenzione, vero?” Vide una leggera esitazione prima che lei annuisse “Bene, come io comprendo la tua situazione, tu dovresti comprendere la mia. Ti ho assunto per intrattenere ogni cliente pagante, non solo uno. Sono sicuro che non accadrà di nuovo, vero?”
Kaoru scosse la testa “No signore, non accadrà più”
“Bene. Perché detesto avere questo tipo di conversazioni. Preferisco parlare di te”
Kaoru sbattè gli occhi dalla sorpresa “Di me?”
Kawasaka si alzò in piedi e si inginocchiò di fianco a Kaoru, prendendole le mani nelle proprie “Si, di te. Penso che tu sia una bellissima donna, Maku. E se quel tuo ragazzo…Kenshin, vero? Se lui non ti nota e non ti apprezza come faccio io, vorrei che tu tornassi da me, mi capisci?”
Anche se Kawasaka sapeva che avrebbe potuto usarla come arma contro Battosai, non riuscì a non restare affascinato dalla combinazione di vulnerabilità e forza negli occhi di Maku, che in quel momento espressero sia sorpresa che nervosismo. Le strinse leggermente le mani prima di lasciarle andare e dirigersi verso la porta.
“Ora, se mi vuoi scusare, ho degli affari da sbrigare”
Kaoru fu improvvisamente sconvolta quando vide il retro della camicia di Kawasaka. “Siete ferito! State sanguinando”
Gli occhi di Kawasaka seguirono il suo sguardo verso una macchia scura sul retro dei suoi vestiti “Ah, non è niente”
“Siete sicuro?” Kaoru si era alzata ed era andata davanti a lui. Lui si girò e la guardò. “Sono sicuro” Sorrise leggermente “Anche se sono felice della tua preoccupazione”. Ridacchiò. “Il rosa è un colore che ti dona”. Le passò lievemente una nocca sulla guancia prima di darle un rapido bacio. “Adesso và a casa. Ti ho trattenuto anche troppo” La guidò verso la porta e la richiuse prima che potesse aggiungere un’altra parola. Udì i passi sparire in lontananza e si rilassò. Appoggiandosi alla porta, sospirò poi si raddrizzò. “Takida”. Attraverso il paravento che separava l’ufficio di Kawasaka dalla sua stanza, si poteva intravedere una figura.
“Seguila fino a casa. E scopri chi sia veramente e quale sia il suo collegamento con Battosai”
“Si capo”


Tutto quello che Kaoru riusciva a pensare a proposito del suo incontro con Kawasaka-san era che lui pensava che fosse bellissima e i suoi baci…. Kaoru era ancora sconvolta per quelli. Non stava bene baciare una persona a caso. Si supponeva che i baci fossero riservati alle coppie innamorate, preferibilmente sposate. Baciare in quel modo era un marchio di qualche tipo. Kaoru era sicura che qualsiasi cosa quel bacio avesse significato per lui, per lei era stato solo una stranezza. Erano stati entrambi lusinghieri ma allo stesso tempo fastidiosi. Se soltanto Kenshin provasse lo stesso, pensò .
Kaoru adesso stava fissando il soffitto, dopo essersi preparata per andare a dormire. Non aveva nessuna idea che lo stesso uomo che le aveva fatto i complimenti quella stessa notte era un assassino intenzionato ad uccidere l’uomo che amava veramente. Gli occhi di Kaoru si chiusero mentre scivolava in un sonno senza sogni.
Aveva in mente i baci.
Il mio primo bacio…la visione del viso di Kenshin dopo che lo aveva baciato quella notte nella taverna le apparve davanti e fu l’ultimo pensiero di Kaoru prima che il sonno la reclamasse.


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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Una canzone per te cap.11
Parte 11


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.


Alcune ore più tardi, Kenshin stava sfruttando il tempo meraviglioso per fare il bucato. Le sue mani si fermarono dallo strofinare mentre nelle sua testa ripensava ai fatti dell’attuale situazione. Pensò a Kaoru-dono e alla sua recente svogliatezza : era preoccupato non solo per l’ammontare del suo lavoro, ma per il prezzo che ne stava pagando. La ragazza allegra e irascibile di cui era arrivato a prendersi cura era sparita, per essere invece sostituita da una tranquilla, reticente e pallida imitazione della persona che una volta conosceva. E sapeva che unito a tutto quello c’era il dolore per la morte di suo padre, così profondo da non essere neanche realizzato da lei stessa. E c’era anche il senso di colpa. Dato che Kenshin era familiare con quelle oscure emozioni, le sentiva più profondamente di tutti ed era in grado di avvertirle negli altri.
Quella era una delle cose che l’aveva attratto verso Kaoru-dono, fin dall’inizio. A parte la sua profonda solitudine, Kenshin aveva sempre avvertito un’oscurità nell’anima di lei. Sebbene non fosse neanche lontanamente scura come la sua, quella era una cosa che l’aveva sempre intrigato. Il fatto che, proprio in una ragazza che appariva così semplice e che dava così tanto, potesse esistere un’oscurità. Tutto quello che era riuscito a comprenderne era che proveniva dalla morte dei genitori di Kaoru. Se proprio doveva dargli un nome, l’oscurità nella sua anima poteva essere chiamata…
Kenshin avvertì una presenza ostile vicino al dojo. Ricominciò a strofinare i panni, ma analizzò l’area intorno a lui con occhi stretti. Ah, quell’albero, pensò. Non riusciva a vedere la persona nascosta lì dietro, ma poteva avvertirla attraverso la potente aura di malvagità e malcontento. Ed improvvisamente, come la sensazione era apparsa, sparì. Kenshin mise via il bucato e camminò attraverso la porta principale che dava nella zona del dojo. Fu lì che vide Megumi inchinarsi e prendere in mano una piccola bambola dal terreno. L’odore del sangue, pensò Kenshin come si avvicinò alla dottoressa.
Invece del solito educato e sorridente benvenuto, Megumi fu sorpresa dalla voce tagliente di Kenshin.
“Dammi quella bambola”. Quando lei ubbidì, guardò verso le sue mani con sorpresa. Erano sporche di sangue fresco.
“Ma cosa…?” Il suo sguardo si mosse dalle sue mani alla bambola nella mano di Ken-san. Oh, viene dalla bambola, pensò, ma di chi è questo sangue? Megumi impallidì, ma mantenne il contegno mentre superava Kenshin, oltre il cancello.
“Che succede, Ken-san?” Lo sguardo che Kenshin alzò verso di lei, gelò il sangue di Megumi nelle vene. Invece degli abituali, luminosi occhi violetti che di solito la salutavano, incontrò degli occhi duri e stretti, quasi colorati di ambra dall’odio (vedi nota). La sua solita espressione gioviale era trasformata dalla strettezza della sua bocca.
“Megumi, vai a lavarti le mani”
Gli occhi di Megumi si allargarono di fronte alla mancanza di formalità che di solito accompagnava i discorsi di Kenshin, ma fece quanto le era stato detto. Tornando indietro dopo averlo fatto, osservò Kaoru che sedeva sul portico fuori dalle porte del dojo, assorta in profondi pensieri, ignorando completamente le buffonate di Yahiko che aveva deciso che sarebbe stato molto più divertente fare esercizio chiamandola ‘vecchia racchia’ dopo ogni movimento della sua spada di legno. Megumi stava per richiamare Yahiko e rimproverarlo per la sua rudezza quando gli occhi di Kaoru si allargarono e lei finalmente registrò quello che stava dicendo il suo allievo. Kaoru si alzò in piedi e si avvicinò all’adesso spaventato ragazzo e si chinò verso di lui “Come mi hai chiamato?”
Yahiko realizzò di essere in guai seri. C’era qualcosa negli occhi di Kaoru che lo spaventava molto di più del basso e arrabbiato tono di voce che aveva usato. Quando le sue mani si strinsero sulla sua spada di legno e la alzò sopra la sua testa, Yahiko non riuscì a non ritirarsi e a non chiudere gli occhi. Quando la temuta punizione sulla testa non arrivò, guardò in alto per vedere gli occhi blu di Kaoru brillare di lacrime represse. Abbastanza stranamente, fu piuttosto sollevato, ma era ancora più sconvolto di quanto non lo fosse mai stato prima. “Hey Kaoru ? Kaoru, che ti succede ?”
Kaoru abbassò la sua spada da allenamento davanti a lei fino a che la punta non toccò il terreno. Prendendola con entrambe le mani, assunse la posa da maestro di Budo quale era. “Yahiko" iniziò “Inizierai ad allenarti adesso. Cinquecento colpi di spada, fatti correttamente, a partire da ora”
“Cinquecento?!?” gemette il ragazzo
La botta in testa, questa volta, lo fece solo arrabbiare “Non esiste che io ne faccia cinquecento!”
Kaoru gli urlò in risposta “Si, li farai e li farai subito!”
Megumi si rilassò vedenso che Kaoru e Yahiko avevano ripreso le loro solite buffonate. Continuò a camminare verso la parte davanti della casa dove Kenshin stava ancora una volta facendo il bucato.
“Ah, Megumi-dono, buongiorno” Kenshin era tornato quello di sempre.
“Buongiorno, Ken-san” Megumi sorrise dal sollievo. Si guardò intorno, ma non riuscì a trovare la bambola che aveva raccolto prima. “Um, Ken-san, cosa è succe…”
“Megumi-dono, parlami di Kawasaka Ikeda” Gli occhi Megumi si spalancarono dalla sorpresa, ma ubbidì. “Bé, è un uomo molto bello e affascinante, ma è anche qualche cosa di più. C’è un’oscurità nei suoi occhi, anche se non saprei dirti se sia capace di crudeltà. Ma certe volte sembra essere due persone differenti” Proprio come te, Ken-san, concluse mentalmente Megumi.
L’espressione tranquilla di Kenshin non cambiò come lui assorbì in silenzio quello che Megumi aveva appena detto. “Capisco” fece una pausa e poi guardò Megumi.
“Quando Sano e io siamo andati a cercare Kaoru-dono, alcune notti fa, lei dov’era? Perché si sta nascondendo da me?”
Megumi provò irritazione per la domanda “Se non l’hai vista, allora vuol dire che si dev’essere nascosta bene”
Kenshin fu sorpreso dalla veemente risposta, ma rimase in silenzio per un altro momento prima di continuare “Megumi-dono, tu e Kaoru-dono potreste essere in pericolo lavorando là, ma non so come fermare Kaoru-dono dal tornarci. Lei è determinata a guadagnare tutto il denaro che gli serve per questo posto”
Il vento si alzò improvvisamente intorno a loro. Megumi prese una ciocca di capelli ribelle e la portò dietro l’orecchio. Kaoru, Kaoru è tutto quello a cui lui pensa, riflettè. Si, è anche preoccupato per me, ma lui si preoccupa veramente solo della piccola ragazza di campagna. Quando dei sentimenti di invidia e rimpianto la sommersero, alzò gli occhi e notò che Sanosuke era appoggiato ad uno dei supporti in legno del portico. “Buongiorno Sano-san”
Sano annuì con la testa “Volpe”
Megumi prese istantaneamente fuoco “Testa di gallo”
L’irritazione di Sano rispecchiò la sua. “Razza di…”
“Sanosuke. Megumi-dono” La battaglia dei nomi fu conclusa dalla voce di Kenshin. “Per favore, Ayame-chan e Suzume-chan stanno dormendo”
Megumi fu allarmata nel vedere che oltre il portico, dietro una porta socchiusa, c’erano indubbiamente le forme di due bambine addormentate. Arrossì un po’ nell’essere stata colta in un atteggiamento così infantile. Si girò verso Kenshin “Se vuoi che io provi a dire a Kaoru di non tornare…”
“No, non importa, Megumi-dono. Le parlerò io. Ma ti ringrazio dell’offerta”
Megumi annuì. “Bè, se volete scusarmi, io torno alla clinica” Megumi fece un cenno con la testa ad entrambi e si girò per andare via.
“Um, Megumi-dono?” la domanda di Kenshin la fermò “Per favore, lascia che Sano venga con te”
Gli occhi di Sano si strinsero alla richiesta, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli di Kenshin capì che era necessario “Già, lascia che io ti accompagni, Volpe”
“Ti ringrazio, Testa di gallo” rispose lei attraverso i denti.
Sano spedì a Kenshin un’occhiata ‘perché proprio io?’ e seguì la dottoressa fuori il cancello.

Kenshin scosse la testa davanti alle buffonate dei suoi amici. Poi i suoi occhi si focalizzarono sulla bambola che aveva tenuto sotto l’acqua della vasca per il bucato. Kenshin sentì il dolore sommergerlo mentre immaginava la piccola e dolce bambina a cui probabilmente apparteneva quella bambola prima che fosse stata assassinata a sangue freddo. Le mani di Kenshin si strinsero sulla bambola come se fosse stata l’elsa della sua spada. I suoi denti si strinsero in un crescente odio mentre sentiva l’urlo delle bambine che venivano assassinate. Di tutti i crimini di cui si era macchiato, non era mai stato l’assassino di un bambino. E quelli che avevano ucciso bambini certamente avevano un posto oscuro che li aspettava all’inferno, pensò.
Quando Megumi era andata a lavarsi le mani, Kenshin aveva esaminato con cura la bambola. L’unica cosa fuori posto a parte il sangue era la parola ‘Maku’ scritta con precisione sopra il cuore della bambola. Sapeva che era un messaggio diretto a lui. Uno che non aveva ancora intramente capito, ma dannazione lo avrebbe fatto, pensò.
E poi si sarebbe vendicato su chiunque avesse strappato via quella bambola dalle manine di chi una volta la stringeva. Lo sguardo assassino di Kenshin incontrò il proprio riflesso sull’acqua…


Tarduzione dei termini giapponesi e note :

Kaoru-dono : il suffisso ‘-dono’ è la forma onorifica con cui Kenshin si rivolge a Kaoru, ed il suo uso è tipico del modo di parlare estremamente formale ed educato del samurai vagabondo. Il significato è più o meno ‘signorina Kaoru’
Occhi giallo ambra : nell’anime, quando Kenshin torna ad essere Battosai, gli cambia il colore degli occhi, che da violetti diventano giallo ambra. E’ una scelta stilistica per indicare visivamente il cambiamento della sua personalità.


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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


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Parte 12


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.

Rapida nota dell’Autore : Un grosso GROSSO grazie a Hikaru !! ^_^ Okay, ora potete leggere…


Kaoru si svegliò più tardi quella mattina per trovare l’assassino Battosai in camera sua.
Quando aveva aperto gli occhi per la prima volta in quel giorno, aveva fissato il soffitto, pensando che aveva soltanto altri due giorni di bugie da superare. In due giorni, avrebbe guadagnato tutto il denaro di cui aveva bisogno per pagare le tasse arretrate ed anche qualcosa in più. Con quello, aveva pensato di invitare l’intra famiglia all’Akabeko. Sorrise con sonnolenza e si mise a sedere, stirando le braccia sopra la sua testa e sbadigliando. Mosse lo sguardo dal soffitto verso la parete davanti a lei e non realizzò che aveva compagnia fino a quando i suoi occhi non incontrarono quelli di Battosai.
Sorpresa, Kaoru afferrò con le mani le coperte davanti a lei mentre studiava l’uomo che aveva di fronte. Non sapeva cosa gli passava per la testa, ma decisamente non aveva paura di lui. Quando i loro occhi si incontrarono, invece della fredda, indecifrabile espressione di Battosai che aveva visto prima, trovò degli occhi caldi e ardenti. Come se fosse stato più un uomo che una macchina per uccidere. Come se fosse stato un uomo che chiaramente voleva…Ma tutto ciò dovette essere stato il frutto della sua immaginazione, perché quando sbattè gli occhi, Kenshin era di nuovo Kenshin.
“Buongiorno, Kaoru-dono” il saluto di Kenshin contribuì un po’ a calmare il rossore che era nato da tutta la passione che aveva immaginato prima.
“Um…buongiorno, Kenshin” Già abbastanza confusa, non riuscì neanche a chiedergli perché era nella sua camera. La sua confusione aumentò ancora di più quando Kenshin chiuse gli occhi e le disse “Kaoru-dono, forse se ti rendessi un po’ più presentabile, potremmo parlare”
Lei abbassò gli occhi verso di sé per scoprire che l’indumento che usava per dormire la notte si era allentato abbastanza da creare una scollatura decisamente profonda. Timidamente, riunì i due lembi insieme finchè non si sentì più a suo agio e sospirò “Va bene, Kenshin, di che cosa volevi parlarmi?”
Kenshin aprì lentamente gli occhi e sembrò quasi che fosse spaventato da quello che avrebbe potuto vedere dopo. Mosse la sua spada sakaba dalla spalla e la appoggiò sul pavimento davanti a lui. “Kaoru-dono, dimmi quello che sai su Kawasaka, per favore”
Il primo pensiero di Kaoru fu Kenshin sa che Kawasaka-san mi ha baciato?
Le guance di Kaoru erano in fiamme ed abbassò gli occhi mentre provava a radunare insieme i pensieri.
“Um…bé…”
“Kaoru-dono, c’è qualcosa che non va?” L’urgenza nella voce di Kenshin la incoraggiò ad incontrare il suo sguardo.
“No, no, va tutto bene” sorrise blandamente prima di continuare “Um, Kawasaka-san è una persona molto brava per il tipo di affari che conduce, credo”
“Che tipo di affari?” chiese Kenshin
Kaoru scrollò le spalle “Bè, ha la taverna, i suoi um…affari del piano di sopra, e penso che potrebbe anche lavorare per il governo. Ho visto alcuni documenti. Non ne sono sicura ma…”
“Kaoru-dono, come fai a sapere di quei documenti?”
“Bè, mentre ero nella sua stanza ad aspettarlo, ho notato alcuni documenti con il sigillo governativo sulla sua scrivania”
“Nella sua stanza?” il comportamento solitamente piacevole di Kenshin svanì e fu rimpiazzato da un’espressione dura “Kaoru-dono, cosa ci facevi nella sua stanza?”
Kaoru guardò il tatami che faceva da pavimento della sua stanza. “Bè, mi era stato detto che voleva vedermi e…io…ci sono andata”
“Ti ha toccato o molestato in qualche modo?” La voce di Kenshin si abbassò ancora di più.
Kaoru sapeva che non era affatto contento con lei, ma non riusciva a capire perché. Rispose nervosamente.
“No, non mi ha molestato! Mi ha…appena sfiorato”
Kenshin sapeva che lei stava mentendo, di nuovo. Stanco delle sue bugie, decise di affrontarla. Si alzò in piedi minacciosamente e si mise accanto a Kaoru, prima di inginocchiarsi al suo fianco. Nonostante la sua espressione fosse ancora dura, la sua voce era gentile quando parlò.
“Kaoru-dono, devi dirmi la verità su questo. Ti ha fatto del male?”
Gli occhi di Kaoru erano inondati di lacrime mentre scuoteva la testa in segno di dinego, non fidandosi della propria voce ma cercando di parlare comunque “No…ma…”
“Per favore dimmelo, Kaoru-dono” Kaoru si sentì sciogliere nei suoi occhi, ma il senso di colpa del bacio con Kawasaka non le permise di concedersi quel lusso. Abbassò gli occhi al pavimento dove poteva vedere le sue mani, così vicine a quelle di Kenshin. Fece un tremulo sospiro.
“Ma…mi ha baciato” Kaoru si coprì il viso con le mani dalla vergogna e dal senso di colpa. Con gli occhi strettamente chiusi verso qualsiasi sgridata di Kenshin, sedette miseramente, sentendosi più sola di quanto non lo fosse mai stata. Poi sentì un frusciare di vestiti vicino a lei e i suoi polsi furono gentilmente scostati dal suo viso. La sorpresa le fece aprire di colpo gli occhi ed incontrare quelli di Kenshin.
Kenshin guardò profondamente negli occhi di Kaoru, alzando una mano per metterle una ciocca di capelli dietro un orecchio. Poi le scostò la frangetta dal viso.
Guardò Kaoru osservarlo. Sorrise gentilmente e le asciugò via le rimanenti lacrime. Poi guardò in basso verso la sua mano e sospirò prima di alzarsi e tornare alla sua posizione originale. Posizionò ancora una volta la sua sakaba contro la spalla e tenne lo sguardo fisso sul pavimento.
“Kaoru-dono, sei al corrente che la scorsa notte una coppia di ufficiali governativi sono stati uccisi dagli stessi samurai che hanno assassinato le persone che venivano in città dalla strada nord?” Quando Kaoru scosse la testa negativamente, continuò “Bene, ho ragione di credere che ci sia dietro quel Kawasaka Ikeda”. Allo sguardo sconvolto di Kaoru, continuò. “Credo che quel Kawasaka abbia assassinato persone innocenti perché questo avrebbe fatto da scudo a lui e al suo gruppo dal loro vero intento di assassinare ufficiali del governo. Con così tanti omicidi sulla strada nord, il governo avrebbe pensato che fosse stata solo sfortuna che ufficiali fossero stati uccisi da samurai ribelli e non avrebbe pensato all’attuale gruppo politico che sta intercettando documenti governativi”
Kaoru riusciva solo a ripensare alla scorsa notte quando aveva visto la ferita sulla schiena di Kawasaka. Si coprì la bocca con una mano in costernazione. Era stata nella stessa stanza con quel…quell’assassino…e lui l’aveva anche BACIATA per di più…sconvolta oltre ogni misura, chiuse gli occhi prima che le sfuggissero le lacrime.
“Kaoru-dono, conosci una certa Maku che lavora nella taverna ?”
Gli occhi di Kaoru si aprirono lentamente “Si…la conosco”
“Chi è ?” Kaoru cercò di controllare il crescente panico dentro di sé.
“E’ una cantante” Kaoru osservò la reazione di Kenshin. Sembrava un po’ sorpreso prima di diventare di nuovo serio. “Credo che potrebbe essere in pericolo. Ho ricevuto un…indizio da Kawasaka che indica che lei potrebbe essere la prossima vittima se non faccio qualcosa per lei. Ho trovato questo indizio fuori dal dojo e quindi lui sa che sono qui”
Sa anche che io sono qui, pensò Kaoru. E sa chi sono veramente!
“Quindi, Kaoru-dono” continuò Kenshin “Non voglio che tu torni in quel posto, è troppo pericoloso per te”
Pericoloso, pensò Kaoru, che diritto aveva di dirle che cosa fosse pericoloso per lei? Arrabbiata, Kaoru usò lo shock di aver scoperto la verità su Kawasaka e il senso di colpa per aver mentito a Kenshin e li trasformò in rabbia. Rabbia per il fatto che tutto il suo duro lavoro di cantante avrebbe potuto non essere pagato, rabbia per il fatto che quel baka-dai-capelli-rossi che aveva davanti non aveva neanche realizzato che lei era la stessa DONNA che l’aveva baciato e che l’aveva fatto arrossire quasi una settimana prima. Rabbia per il fatto che quel Kawasaka aveva avuto il coraggio di baciarla dopo aver commesso un omicidio, per poi provarci con lei dicendole di lasciare Kenshin per lui Kenshin! E’ difficile lasciare quello che non avrai mai, pensò amaramente. Ed in cima a tutti questi pensieri c’era anche il terrrore di perdere l’unica casa che lei abbia mai avuto.
L’unica cosa dei suoi genitori che le sia rimasta.
“Kenshin…” la voce di Kaoru era fredda come il vento “Per favore, và via”
“Kaoru-dono?” Kenshin riusciva quasi a vedere la tempesta addensarsi intorno a Kaoru e riusciva ad avvertire le sue emozioni più fortemente di quanto non avesse mai fatto. Si alzò in pedi, felice di essere l’unico in quella stanza a portare una spada. “Ehi, Kaoru-dono, stai bene?”
Kaoru si alzò in piedi e spinse Kenshin fuori dalla porta “No, non sto bene! Non che te ne importi qualcosa! FUORI!!”
Kenshin piantò entrambi i piedi saldamente sul pavimento e rifiutò di spostarsi. Dato che Kaoru stava continuando a spingerlo, non gli rimase altra scelta che cingerla tra le sue braccia per fermare i suoi movimenti. Trasalendo, Kaoru smise di spingere e rimase immobile.
“Shh Kaoru-dono. Va tutto bene” il sussurro di Kenshin confortò stranamente Kaoru e lei annuì contro il suo petto. Quando Kenshin fu sicuro che Kaoru fosse più calma, si allontanò di un passo da lei.
“Kenshin…ho bisogno di tornarci un’altra volta per avere il mio denaro. Andrò insieme a Megumi, ma devo tornare lì un’altra volta. Non voglio insospettire Kawasaka. Devo…”
Kenshin annuì. “Okay Kaoru-dono. Verrò anche io con te e Megumi, stanotte”
“NO! Voglio dire…no, devi andare sulla strada nord stanotte, per essere sicuro che non venga ferito nessun’altro. Io starò benissimo. Puoi mandare Sanosuke e Yahiko con noi…”
Kenshin guardò Kaoru e notò che il suo sguardo non incontrava il proprio. Sta ancora nascondendo qualcosa, pensò.
“Va bene, Kaoru-dono. Ma vorrei che tu sia prudente”
Kaoru annuì “Ti ringrazio, Kenshin. Lo sarò”
Kenshin annuì in risposta prima di lasciare la camera di Kaoru.
Kaoru aspettò fino a che la porta non si chiuse completamente prima di sospirare e sedersi sul pavimento. Se Kawasaka non l’avesse pagata, avrebbe perso il suo dojo e avrebbe dovuto consegnarlo al governo.
“Hm…” mormorò ad alta voce “Mi chiedo quanto valgano di ricompensa i documenti governativi recuperati…”


Traduzione dei termini giapponesi :

Sakaba :
spada a lama invertita
Kaoru-dono : il suffisso ‘-dono’ è la forma onorifica con cui Kenshin si rivolge a Kaoru, ed il suo uso è tipico del modo di parlare estremamente formale ed educato del samurai vagabondo. Il significato è più o meno ‘signorina Kaoru’
Tatami : stuoie di paglia intrecciata che fungono da pavimento
Baka : stupido

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Una canzone per te cap.13
Parte 13


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.


Kenshin voleva fare a pezzi Kawasaka a mani nude. Non solo per aver ucciso delle persone e dei bambini innocenti, ma per aver baciato la sua Kaoru.
Kaoru era una semplice ed innocente pedina in qualunque gioco Kawasaka stesse giocando e la cosa non gli piaceva per niente. Immaginarla da sola con quell’uomo… Kenshin non riuscì a finire quel pensiero. Aveva giurato di restare un vagabondo pacifista e di non far diventare Kaoru triste o preoccupata per lui, ed avrebbe mantenuto quel voto. Avrebbe cercato di cancellare dalla sua mente l’idea di qualcun altro che baciava Kaoru, e specialmente il bacio tra lei e Kawasaka. Quel bacio aveva fatto infuriare Kenshin più di quanto non si fosse aspettato. La rabbia derivava dalla frustrazione e da una sensazione di perdita da parte sua.
Frustrazione, perché sapeva che quella era una delle tante cose che Kaoru sembrava nascondergli, e la perdita…bè, conosceva Kaoru abbastanza bene da sapere che quello doveva essere stato il suo primo bacio, un bacio che avrebbe dovuto essere su…
“Hey Kenshin”
Kenshin tornò improvvisamente alla realtà per realizzare che era finito dritto nei fili per stendere il bucato. Fece velocemente marcia indietro quando realizzò che stava faccia a faccia con alcuni…indumenti di Kaoru. Con un “Oro?” fece un passo indietro e sentì un piede entrare nell’acqua fredda. “ORO?” Abbassò lo sguardo e vide che il suo piede era finito in fondo al catino per il bucato. Con un sospiro, lo alzò e pose il piede coperto dal calzino sul terreno.
“Ororo?” guardò il catino e vide che la scarpa era ancora nell’acqua. Osservò il suo calzino inzuppato e vi notò fili d’erba e fango appiccicati. Si piegò per prendere la scarpa dal catino quando sentì una mano arrivargli da dietro e fargli perdere l’equilibrio. “OROROOO?!”
Splash!
Kenshin era completamente inzuppato dalla testa alla punta fangosa dei suoi piedi nell’acqua del bucato. Alzò gli occhi per osservare un Yahiko molto contento stare in piedi davanti a lui.
“Hey Kenshin, ho solo pensato che ti servisse una mano. Comunque, forse dovrei filare via prima che la Racchia se ne accorga. Ti ucciderà per averle rotto il catino per il bucato” Yahiko stava ridendo così forte che non riusciva a non piegarsi in due dal divertimento.
“Oro?” Kenshin abbassò lo sguardo di nuovo per realizzare che, cacchio, l’aveva rotto. Sospirando, si alzò in piedi e inutilmente provò a strizzare via l’acqua dai vestiti. Quando finì, realizzò che Yahiko aveva smesso di ridere ed ora stava fissando il cielo. “Hey Kenshin…” iniziò in modo esitante. Kenshin sciabattò fino a Yahiko e scompigliò i capelli del ragazzo “Si, Yahiko?”
Yahiko abbassò lo sguardo e prese alcuni fili d’erba dal terreno. “Pensi che Kaoru mi voglia ancora bene?” Le sopracciglia di Kenshin si sollevarono dalla sopresa “Certo che si, perché pensi il contrario?” Yahiko scrollò le spalle.
“Yahiko, per favore dimmi che cosa è successo da farti pensare che Kaoru-dono non ti voglia più bene”
Yahiko si sentiva un po’ imbarazzato nel parlare a Kenshin di quello, ma non sapeva con chi altro parlarne. Non avrebbe potuto farlo con Sanosuke.
Sanosuke avrebbe soltanto riso di lui e lo avrebbe preso in giro. E Tsubame avrebbe…bè, non voleva certo farle sapere quanto fosse vulnerabile. In ogni caso, nessun’altro a parte Kenshin avrebbe potuto capire quello che realmente sentiva verso Kaoru. Yahiko sapeva che senza il coraggio di Kaoru e la comprensione di Kenshin, probabilmente al momento lui non sarebbe stato neanche vivo. Ed anche se sapeva che non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, voleva bene a Kaoru come alla sorella maggiore che non aveva mai avuto. Non solo lei l’aveva lasciato vivere al dojo e gli aveva insegnato come combattere, ma gli aveva dato una famiglia. Ecco perché la recente distanza nei suoi confronti lo aveva preoccupato così tanto. Di solito era così rumorosa ed irritante ma ora…da quando gli aveva dato quello schiaffo fuori dal dojo, non era stata più la stessa…
Il ragazzo guardò Kenshin tristemente “Non so…non sorride più e devo mettercela davvero tutta per farmi sgridare come faceva prima. E l’altro giorno credevo che stesse davvero per picchiarmi, ma alla fine si è trattenuta” Scrollò le spalle di nuovo e sussurrò “Penso che non mi voglia più intorno”
Kenshin appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo “Yahiko” Kenshin lo scosse gentilmente per avere la sua attenzione “Kaoru-dono ti vuole bene, lo so. E’ solo che al momento è molto preoccupata perché il suo dojo è in pericolo e stanca perché lavora troppo. Ma tutto questo finirà presto, stanotte, penso”
Yahiko provò ad asciugarsi casualmente l’angolo di un occhio prima di annuire.
“Ora Yahiko, stanotte Kaoru-dono starà per andare a lavorare per l’ultima volta. Vorrei che tu e Sano andaste con lei e Megumi-dono per accertarvi che stiano al sicuro. Il capo di Kaoru-dono non è una brava persona ed ho bisogno che tu le protegga, okay?”
Yahiko si alzò in piedi e strinse i pugni con determinazione “Puoi contare su di me, Kenshin. Nessuno toccherà Racchia con un solo dito fino a quando Myojin Yahiko le sarà accanto” Yahiko fece un gesto con la testa verso Kenshin prima di correre al dojo per fare un po’ di esercizio con la spada prima che si facesse notte.
“E’ proprio un bravo ragazzo” disse ad alta voce Kenshin prima di uscire fuori da cancello ed allontanarsi nel bosco.

Una volta che Kenshin raggiunse la foresta, i suoi passi rallentarono e finalmente concedette a se stesso di ripensare alla sua precedente conversazione con Kaoru-dono. Quando all’inizio era arrivato davanti alla sua porta, l’aveva chiamata a bassa voce. Dopo un minuto senza risposta, si era girato per andare via ma un verso agitato da dentro la camera lo aveva fermato. Si era girato e lentamente aveva aperto la porta della sua camera. Kaoru-dono stava dormendo, ma le sue coperte erano state calciate via e lei si stava agitando nel sonno. Era così bella che Kenshin era rimasto in piedi, totalmente perso nella sua contemplazione, prima che il buon senso lo riscuotesse e lui la ricoprisse con le coperte. Mentre era ancora inginocchiato, l’aveva quasi toccata. I suoi capelli risplendevano come seta nera intorno a lei ed una ciocca le era scivolata seducentemente vicino alle labbra. Sconvolto dai pensieri che QUELLO gli aveva fatto venire in mente, si era alzato in piedi ed era andato dall’altro lato della stanza. Quello che voleva dirle era importante per la sua sicurezza e lui doveva essere lì quando si fosse svegliata. Si sedette in quel punto, sapendo che sarebbe stato la prima cosa che lei avrebbe visto quando avrebbe aperto gli occhi. Quella era una scusa, in ogni caso. Non voleva neanche pensare alla vera ragione dietro la sua decisione.
Niente lo avrebbe potuto preparare alla vista di lei quando finalmente si svegliò.
Quando i suoi occhi si aprirono, lei gli sembrò così calda e tenera che dovette trattenersi dall’andare al suo lato della stanza e farla guardare verso di sè in quel modo. E quando si stirò, realizzò con shock quanto poco fosse ancora una ragazza. Era definitivamente una donna, pensò. Non si era mai realmente concesso di pensare a lei in quel modo prima d’ora, ma era molto più di quello che si fosse aspettato o immaginato…se mai avesse ammesso di averla immaginata.
Quando realizzò che Kaoru lo stava osservando, cercando di capire quello che gli passava per la testa, quello che stava provando, si era quasi fatto prendere dal panico. Non volendo sconvolgerla con ciò che stava pensando dopo aver fatto un così bel lavoro per sconvolgere se stesso, aveva fatto scivolare sul proprio viso la maschera amichevole di Kenshin ed aveva cercato di essere impersonale mentre le parlava. Tuttavia non aveva funzionato. Non era riuscito a non essere preoccupato ed arrabbiato quando aveva sentito del bacio di Kawasaka.
Kawasaka avrebbe pagato per aver fatto piangere Kaoru. Se avesse avuto ancora la sua katana, avrebbe…
Kenshin si riscosse dalle sue fantasticherie e decise invece di calmarsi. Per meditare. Per sentire gli elementi che lo circondavano e il suo corpo in relazione con essi.
Chiuse gli occhi. Avvertiva il vento che turbinava intorno a lui, così come il suono delle foglie mentre volavano via dai loro rami. Respirò profondamente e pose una mano sull’elsa della sua spada. Poi, prima che potesse fermarla, la sua pace fu distrutta dall’espressione sul viso pieno di lacrime di Kaoru. Il vento si fermò e la concentrazione di Kenshin si perse. Guardando verso il sole, decise di tornare a casa per preparare la cena.

Sta diventando sempre più difficile essere un estraneo per lei, pensò.



Traduzione dei termini giapponesi :

Oro : escalamazione di sorpresa/imbarazzo/confusione tipica di Kenshin




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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Una canzone per te cap.14
Part 14


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.


Naturalmente, nel lasso di tempo che Kenshin ci aveva messo per tornare, Kaoru-dono era andata via. Quando era arrivato, Yahiko era appena tornato dalla sua ricerca di Kaoru-dono sulle rive del fiume. “Kenshin! E’ andata via! E’ sparita anche la sacca che porta sempre con lei al lavoro! E penso che abbia preso anche qualcos’altro” Yahiko portò Kenshin al dojo “Guarda! Qualunque cosa ci sia stata in quella scatola, l’ha portata via con sé”. Il comportamento di Kenshin cambiò quando vide la scatola di legno imbottita di lana che di solito accoglieva il boukin del padre di Kaoru-dono.
Prendendo immediatamente in mano il controllo della situazione, pose una mano sulla spalla di Yahiko “Sono sicura che sta bene, Yahiko. Ma avrà bisogno di aiuto”
Kenshin si girò, passando dal patio all’erba “Yahiko, voglio che tu vada a cercare Megumi-dono, dicendole di non andare alla taverna stanotte, e che tu la sorvegli fino a che non tornerò io”
La mano di Yahiko si strinse con rabbia sull’elsa della sua spada da allenamento. Maledizione, perché Kaoru era andata via in un momento come quello?! Yahiko si incominciò a dirigere verso il cancello quando Kenshin improvvisamente comparve davanti a lui, teso e con una mano sull’elsa della sua spada sakaba.
“Ehi Kenshin!” Sanosuke irruppe nel terreno del dojo. La preoccupazione e la rabbia erano evidenti nella sua voce.
Kenshin rilassò la sua posa e camminò verso Sanosuke “Che è successo, Sano?”
“Megumi è stata rapita” Sano strinse i pugni e serrò i denti in frustrazione prima di spiegarsi. “Mentre venivo qui, sono passato per la clinica e ci ho sbirciato dentro per vedere due ufficiali di polizia veramente ridotti male e il Dottor Genzei che li medicava. Quando ho chiesto dove fosse Megumi, Genzei mi ha detto che tre uomini armati di spade erano sbucati dal nulla e l’avevano presa. Quando lei aveva chiesto aiuto, i poliziotti erano abbastanza vicini da poter intervenire, ma non sono riusciti a farcela” Sano osservò Kenshin seriamente “Allora, cosa facciamo adesso? Dov’è Kaoru?”
Yahiko stava tenendo la sua spada di legno così strettamente che i pugni gli tremavano dallo sforzo. Prima Kaoru e poi Megumi. Anche se non aveva ancora avuto l’occasione di proteggerle, non riusciva a non sentirsi come se le avesse lasciate a loro stesse non essendo stato lì con loro. Ricacciò indietro delle lacrime di rabbia e attese la replica di Kenshin.
“Kaoru-dono è tornata indietro alla taverna, ma non è stata costretta con la forza come Megumi-dono” Kenshin pensò alla situazione sulla strada a nord e si chiese se quel rapimento fosse una distrazione per tenerlo lontano da quella zona.
Aggrottando le sopracciglia, Kenshin concluse che non aveva altra scelta che seguire Kaoru-dono. “Sano, ho bisogno che tu vada alla strada nord e che controlli che là nessun altro venga coinvolto. Questo rapimento potrebbe essere solo una distrazione per nascondere le loro vere intenzioni. Yahiko, và a dire alla polizia che Kawasaka Ikeda è la persona dietro agli omicidi sulla strada nord, poi spiegagli come raggiungere la taverna. Io andrò a prendere Kaoru e Megumi-dono”
Sanosuke aprì la bocca per protestare, per insistere di andare insieme a Kenshin, ma la richiuse e fece quanto gli era stato detto. C’era stata rabbia in ogni movimento del suo corpo quando aveva pensato a Megumi che veniva catturata contro la sua volontà e tenuta in ostaggio. Si scrocchiò le nocche mentre il pensiero di spaccare qualche cranio gli passava per la testa. Avrebbero pagato per quello! Nessuno faceva i propri comodi con la donna di Sagara Sanosuke!!
“Maledetti!!” esclamò a voce alta Sanosuke, ignorando il fatto che stava in mezzo alla strada cittadina dove le altre persone lo stavano guardando stranamente.
“State attenti” un sussurro attraversò la folla che guardava “Quel tizio che assomiglia ad un gallo è impazzito”


Yahiko stava correndo lungo la strada verso la stazione della polizia quando fu improvvisamente sollevato da dietro e trascinato in un vicolo. Prima che avesse potuto prendere in mano la sua spada di legno, fu colpito e perse conoscenza. L’alta ombra depose con cura Yahiko sul terreno e si allontanò.


Kenshin arrivò alla taverna ed analizzò cautamente l’ambiente intorno a lui. Riusciva a sentire la presenza di tre persone, ma queste non avevano uno spirito combattivo vero e proprio. Ma tanto per essere sicuri…pensò Kenshin.
La sua figura scomparve dalla vista e si sentì il sibilo del vento quando le guardie di Kawasaka furono messe a dormire. Soddisfatto, Kenshin si avvicinò alla porta ed entrò.
L’interno della taverna era virtualmente deserto a parte una Megumi legata ed imbavagliata con due uomini di guardia, sulla parte a sinistra sul fondo della sala, ed un Kawasaka molto contento che sedeva nella prima fila davanti al palcoscenico, dove la bellissima cantante, Maku, stava in piedi più irritata che sorpresa. Riusciva a sentire movimenti in altre parti dell’edificio e concluse che era quello il luogo dove Kaoru-dono veniva trattenuta.
Kenshin chiuse la porta dietro di sé. Kawasaka si alzò in piedi e gli fece cenno di venire più vicino.
“Prego, entra Battosai ! Ti sei quasi perso l’esibizione di una vita !”



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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Una canzone per te cap.15
Parte 15



Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.

Testo: Crossing Over Time
Autore /cantante - Matsuyuki Yasuko


“Entra, Battosai ! Ti sei quasi perso l’esibizione di una vita !”
Kawasaka era impressionato dal fatto che Battosai fosse arrivato così presto. Deve tenere veramente tanto alla ragazza, pensò Kawasaka. Vide gli occhi di Battosai stringersi sulla donna imprigionata sul fondo. Allora conosceva anche lei!
Questo piano sta funzionando meglio di quanto pensassi! E qui mi è venuto in mente di usare la Dottoressa per controllare l’Usignolo. Lo sguardo di Kawasaka tornò all’adorabile visione sul palco. Quella sera il suo piccolo Usignolo portava metà dei suoi capelli sollevati in un nodo, lasciando il resto fluire sulla sua schiena in gloriosi riccioli. Il suo viso era imbiancato e le sue labbra dipinte di dolce rosso fragola. I suoi occhi sottolineati dal kohl erano stretti con…irritazione? Rabbia? Hmm, forse non andava tutto bene tra lei e il suo innamorato. Bè, cosa me ne importa? La avrò comunque!
Kawasaka sorrise ed indicò una sedia tre file dietro a lui “Avanti, stai ritardando la sua esibizione. Pensa, non a tutti è concesso di assistere ad un’esibizione privata di un’artista del suo calibro!” Kawasaka non fu sorpreso quando Kenshin rimase fermo.
“Se mi vorrai scusare, preferirei restare qui. Ora, libera Megumi-dono e dimmi dove sta Kaoru-dono”
Kaoru alzò mentalmente gli occhi al cielo di fronte all’ottusità di Kenshin. Era incredibilmente irritata con lui, al momento. Non solo non si era fidato che lei fosse in grado di togliere se stessa e Megumi da quella situazione, ma era anche troppo stupido per realizzare che lei gli STAVA DAVANTI. Trattenne la lingua per non urlargli ed invece ricorse ad un’occhiataccia. Gettò casualmente uno sguardo dietro di sé e scostò via i capelli dalla schiena per farli ricadere indietro. Kawasaka e Kenshin lo avrebbero soltanto visto come un gesto nervoso, mentre invece Kaoru si assicurava che la spada di legno di suo padre fosse a posto.
Il sorriso di Kawasaka si offuscò mentre assorbiva le parole di Kenshin. Poi la verità lo colpì. Ma certo! Battosai non aveva idea che la sua graziosa amichetta era la bellissima cantante sul palco. Guardò pensosamente verso il rossino prima di fare un gesto ai suoi uomini. Gli uomini sguainarono le spade e le puntarono verso Megumi.
Megumi fissò i suoi guardiani e si allontanò leggermente, provando a vedere se riusciva ad allentare in qualche modo le corde che legavano le sue mani e i suoi piedi. Non riusciva a ricordarsi quante volte aveva già provato a liberarsi, ma i ripetuti i movimenti avevano iniziato a spellarle i polsi e le caviglie. Stringendo lo straccio sulla sua bocca con i denti, provò a scostarsi ancora, quando la lama di una spada fu pressata contro la sua gola. Spaventata, si fermò e guardò Kenshin dall’altra parte della stanza. Lui aveva fatto un passo nella sua direzione quando la lama era improvvisamente diventata troppo vicina per i suoi gusti. La mano di Kenshin si mosse lentamente lungo l’elsa della sua spada quando la voce di Kawasaka rimbombò nella sala quasi vuota.
“Battosai, sto diventanto abbastanza impaziente con te. Non credo che tu abbia compreso la situazione. Non farai niente fino a che il mio concerto non sarà finito. Perché se farai una mossa verso la brava Dottoressa, la tua bambolina qui ne subirà le conseguenze. E non vorrai essere responsabile della sua morte, vero Signor Maestro di Spada Pacifista? Ora, siediti”
Gli occhi di Kenshin mostrarono un lampo di ambra prima di tornare al loro solito colore violetto. In quel secondo, Kawasaka sentì il suo cuore paralizzato dalla paura, ma la scacciò un secondo dopo, quando il suo ospite finalmente sedette nella sedia che era stata portata per lui. Kawasaka sorrise e continuò con il suo show.
“Dunque, Maku, dove eravamo rimasti? Ah, si! Fammelo riassumere per il nostro pubblico. Questo” indicò una borsa su un tavolo “è il denaro che tu hai guadagnato lavorando per me. E questo” indicò una borsa due volte più grande di quella precedente “è il denaro che ti darò per esibirti soltanto per me stanotte, ignorando completamente il nostro amico Battosai qua dietro. E visto che sono un uomo generoso, ti darò entrambe le borse di denaro se tu canterai solo per me E lascerai insieme a me questo posto ”
Kaoru osservò con rabbia il disgustoso piccolo insetto davanti a lei. La parte implicita dell’accordo era che se non avesse cantato per niente, Megumi sarebbe stata ferita. Kaoru occhieggiò il denaro sul tavolo davanti a lei. Con la borsa più piccola avrebbe potuto pagare le tasse e riprendersi il terreno di suo padre. Sarebbe stata in grado di far restare con lei la sua nuova famiglia e non sarebbe stata più sola. La borsa più grande non solo le prometteva la salvezza, ma anche la sua sicurezza. Con il denaro in più nella borsa, si sarebbe potuta concedere il lusso di mandare Yahiko a scuola, se avesse voluto andarci. Non si sarebbe più dovuta preoccupare di vendere nessun’altro tesoro di famiglia per avere denaro, almeno non per un altro anno. Avrebbe potuto comprare e sfoggiare quel soffice fiocco di velluto blu che desiderava da un’eternità. Voleva che Kenshin la vedesse con quel fiocco, voleva una scusa per darglielo in modo da farlo ricordare di lei, come aveva fatto prima dello scontro con Jinnei. Voleva così tante cose da Kenshin…ma non erano niente in confronto a quello che lui le aveva già dato. Guardò il denaro sul tavolo con disgusto. Pensa veramente che accetterei il denaro di un assassino?!?
A Kawasaka non piaceva l’espressione negli occhi del suo Usignolo ed incontrò il suo sguardo con un’occhiata di avvertimento. “Vorresti iniziare, per favore?” Kawasaka fece un gesto con la testa a Kaoru prima di sedersi e godersi lo show.
Kaoru sapeva che tipo di esibizione voleva da lei. Non solo voleva che cantasse per lui, ma voleva che cantasse con tutta l’emozione che aveva, come quando aveva cantanto per Kenshin la settimana prima. Sapeva che quell’uomo viscido voleva baciarla non solo per sua soddisfazione, ma per irritare e far infuriare Kenshin allo stesso tempo. Almeno quell’ultima parte del piano non sarebbe andata in porto, dato che Kenshin non aveva idea di chi fosse veramente. Kaoru fece un sorriso acido a quel piccolo pensiero e iniziò a cantare a Kawasaka.


Everytime I get hurt, I cant’t see a thing…
And I embrace the lies within my heart.
Unable to move in the swiftness of time…
I shut it all away… (1)


Camminò sulla piattaforma e fece un passo verso Kawasaka mentre continuava.


But I can’t hold it back
Accepting everything, I soar
Crossing over all of time, I fly away
I embrace the air around you. (2)


Si fermò in piedi davanti Kawasaka, aprì le braccia per abbracciarlo. Poi come lui si sporse per prenderla, danzò via con grazia e continuò a cantare. Kawasaka sorrise e gradì il gioco, pensando che Battosai avrebbe rivissuto quel momento nella sua memoria una volta che avesse realizzato chi era la ragazza che cantava davanti a lui. Kawasaka si spostò casualmente verso destra ed osservò Kaoru cantare.


And the light that conceals this world as well…
The boundless sky, your unchanged eyes…(3)


Kaoru non riuscì a non farsi sommergere dai sentimenti quando il suo sguardo incontrò quello di Kenshin. Avrebbe detto che la canzone stava avendo effetto, ma lui non aveva ancora realizzato chi fosse.


Are what I want to continue to love
No matter how far apart we are…
The two of us melt as one…(4)


Quando Kaoru finì la prima canzone, interruppe il contatto visivo con Kenshin per osservare quello che Kawasaka pensava della sua ‘performance’.
Lui era stato contento fino al punto in cui lei aveva guardato Battosai. Per ricordare a Kaoru lo scopo del loro incontro, Kawasaka pose un’altra borsa, più grande dell’ultima, sul tavolo vicino a sé. Vide gli occhi di Kaoru allargarsi e sorrise con aria di sufficienza. Lei avrebbe fatto di tutto per tenersi il dojo di suo padre, pensò con sicurezza. Mi spiace, Battosai, ma la tua donna è mia.




Traduzione dei testi della canzone :




(1)
Ogni volta che vengo ferita, non riesco a vedere nulla/ Ed abbraccio le bugie dentro il mio cuore / Incapace di movermi nella rapidità del tempo/ Allontano via tutto


(2)
Ma non riesco a trattenerlo/ Accettando qualsiasi cosa, mi elevo/ Attraversando il tempo, volo via/ Abbraccio l’aria intorno a te


(3)
E la luce che cela questo mondo…/ Il cielo infinito, i tuoi occhi immutati…


(4)
Sono ciò per cui voglio continuare ad amare/ Non importa quanto siamo distanti…/ Noi due ci fonderemo in un’unica persona






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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Una canzone per te cap.16

Parte 16


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.


Testo: Jushin
Autore/cantante - Inoue Shouko



Kenshin realizzò che gli mancava un importante pezzo di quel puzzle. Il motivo per cui Kawasaka lo aveva voluto lì per vedere l’esibizione della ragazza sul palco, era un mistero per lui. Altrettanto misteriosa era la rabbia negli occhi della ragazza quando lo aveva osservato dalla piattaforma. Probabilmente voleva stare da sola con Kawasaka, pensò Kenshin.
Kawasaka e la sua infinita lista di donne usate. Aveva usato Kaoru, Megumi e Maku per i suoi propri fini. Kenshin si sedette, profondamente incollerito mentre immaginava le mani di quell’uomo sul corpo di Kaoru. Soltanto la preoccupazione per Megumi lo tratteneva dal decapitare l’uomo seduto di fronte a lui. Kenshin frenò quei pensieri assetati di sangue nella sua mente ed osservò la ragazza cantare sul palco.
Come era stato in precedenza, qualcosa nella sua voce dolce come il miele lo riscaldava, carezzevolmente. Sebbene lei guardasse Kawasaka, riusciva a sentire la direzione delle sue emozioni andare verso di lui. Era un miscuglio che dava alla testa, perchè lei costringeva Kenshin a guardare quel corpo pieno di grazia che gli veniva vicino, per poi riprendere la distanza mentre cantava a Kawasaka. Quando le sue braccia si aprirono, Kenshin scattò quasi in piedi per impedirle di abbracciare Kawasaka. Sebbene Kenshin sapesse che non gli era destinata, non riusciva a tollerare di vedere tutto quel… calore e quella passione andare verso un mostro come quello. Fu profondamente sollevato di vederla sfuggire via da quel furfante, solo per essere intrappolato nei suoi occhi quando i loro sguardi si incontrarono. Riusciva a sentire il sangue nel suo corpo riscaldarsi e poi scorrere più velocemente dentro di sé, quando gli occhi di lei si staccarono dal contatto ed incontrarono quelli di Kawasaka.
Sospirando silenziosamente dal sollievo, Kenshin riguadagnò i suoi sensi ed inizò a studiare le guardie che circondavano Megumi-dono. Sano non l’avrebbe mai perdonato se le fosse successo qualcosa, pensò. Sapeva quanto dovea essere stato difficile per Sano fidarsi di lui per riportarla indietro sana e salva, ma se Sano fosse venuto, sarebbe entrato a testa bassa senza pensare ed avrebbe potuto ferire Kaoru e Megumi-dono senza accorgersene. Kenshin osservò le porte che conducevano al cuore dell’edificio, dove probabilmente Kaoru…dono era stata trattenuta. Kenshin era tremendamente preoccupato ma, per qualche ragione, sapeva che lei stava bene. La sua attenzione ritornò alla scena davanti a lui. Kawasaka aveva appena aggiunto altro denaro al tavolo. Che razza di codardo…usare il bisogno di sicurezza finanziaria di una donna contro di lei pensò. Proprio come Kaoru. Kenshin si chiese cosa volesse in particolare Kawasaka da Maku, ma decise di salvarla anche dalle catene del ricatto, quando la ragazza iniziò di nuovo a cantare. Il primo suono udito da lei era una pura nota di desiderio. Poi lei si fermò. Sembrava aver preso una decisione o una cosa del genere dall’espressione risoluta sul suo viso. Con le prime parole della canzone, fece un passo verso Kawasaka


If I'm asked now... (1)


Gli occhi di lei incontrarono ancora una volta quelli di Kenshin, più potenti di prima…


About the reason for the tears,
That flow before I can get you to kiss me...
Then, what could I do? (2)


Fece un passo verso la sinistra di Kawasaka…


I'm remembering the recent past.
(Ah, say...) I don't even know,
(Ahh...) ... the meaning of true love...
(Say...) I almost want to scold the self I see... (3)


Passò oltre Kawasaka e si diresse verso Kenshin. La forza dei suoi occhi lo raggiunse nel profondo della sua anima. Gli stava chiedendo qualcosa…


On the other side of the mirror.
I've been through so many loves. (4)


Voleva che lui fosse il suo specchio ? Kenshin non riusciva a pensare logicamente mentre perdeva il controllo delle proprie emozioni …


Am I beautiful ? (5)


Kenshin sentì quasi spezzarglisi il cuore davanti al dolce, incerto tono della sua voce mentre lei continuava a cantare. Riusciva ad avvertire la presenza ostile di Kawasaka nella stanza, ma la sua rabbia non era niente in confonto all’assalto di emozioni che sentiva provenire da Maku.


If only you can...
Continue to love me,
My future happiness,
Wouldn't matter. (6)


Perché stava cantando per lui ? pensò Kenshin…


This, I'm sure, is the first time I've felt like this.
(Ah, say...) Even if you discover...
(Ah...) The unknown side of me
(Say...) Please whisper to me softly,
That you won't hate me.
I'm terribly afraid...
Will my prayers be answered?... (7)


Adesso era in piedi di fronte a lui. La canzone era finita, ma riusciva ancora a sentire il turbine di note circondare ed abbaracciare il suo cuore. La guardò nei suoi occhi…dei meravigliosi occhi blu…e lei cantò ancora un verso…

If I'm asked now... (8)


Kaoru sapeva che quella era la sua ultima occasione per cantargli di tutti i sentimenti del suo cuore attraverso la maschera che stava portando. Si chinò verso di lui, con il viso che si avvicinava al suo mentre stava ancora cantando. Sapeva che niente avrebbe potuto fermarla dal finire quella canzone. Si era preparata ad affrontare qualsiasi tipo di arma avesse potuto fermarla dal dire a Kenshin, attraverso la sua canzone, quanto lo amava.

I suoi meravigliosi occhi blu…inondati di lacrime…Kenshin si ricordò di aver visto occhi come quelli solo poche ore fa…una vita fa…non aveva tempo per sentirsi sconvolto quando la consapevolezza della persona che aveva davanti lo riempì. La persona il cui calore e gentilezza gli avevano concesso di vivere pacificamente in una casa piena di amore e di risate. La persona la cui generosità e spirito lo avevano intrigato ed attratto irresistibilmente più di chiunque altro. La persona che gli mostrava non la timidezza di una ragazza, ma la convinzione di una donna. Una donna sola, cresciuta con nessun’altro ricordo della madre che un bellissimo kimono di seta…e lasciata con la presenza del padre in una spada di legno. Le mani di lei circondarono gentilmente il suo viso mentre si faceva più vicina. Le sue dita ruvide gli parlarono gentilmente dei suoi anni di addestramento mentre continuava a cantare ormai in un sussurro soffocato dalle emozioni…


About the reason for the tears,
That flow before I can get you to kiss me...
Then, what could I do? (9)


Niente mi fermerà, ripetè con determinazione Kaoru nella sua mente. Nessuna spada, nessuna freccia, nessun dardo, in questo momento Kawasaka non può fare nulla che mi ferisca abbastanza da impedirmi di dirglielo…si disse.
Ma non si era preparata per l’unica arma che avrebbe potuto ferirla molto più profondamente di qualsiasi arma forgiata dall’uomo…

“Kaoru…dono?”

La Verità.






Traduzione del testo della canzone :






(1)
Se ora mi chiedessi…

(2)
La ragione delle lacrime/ che scorrono prima che possa farmi baciare da te / Allora, cosa potrei fare ?

(3)
Mi ricordo del recente passato / (Ah, dimmi…) non conosco nemmeno / (Ahh…)…il significato del vero amore…/ (Dimmi…) vorrei quasi sgridare la me stessa che vedo…

(4)
Dall’altra parte dello specchio / Sono passata attraverso così tanti amori

(5)
Sono bella ?

(6)
Se solo tu potessi… / continuare ad amarmi / la mia felicità futura / non importerebbe

(7)
Sono sicura che questa è la prima volta che mi sento così /(Ah, dimmi..) anche se se tu scoprissi…/ (Ah…) la parte sconosciuta di me / (ah…) Per favore sussurrami dolcemente / (Dimmi…) che non mi odierai / Sono terribilmente spaventata…/ Le mie preghiere saranno esaudite ?…

(8)
Se ora mi chiedessi

(9)
La ragione delle lacrime / che scorrono prima che possa farmi baciare da te…/ Dopo, cosa potrei fare ?

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Una canzone per te cap.17
Parte 17


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.


Anti-grazie ad Hikaru per avermi costretto a scrivere questa parte, implorando poi senza alcun pudore di far accadere certi eventi e poi chiedermi ANCORA di decapitare Megumi. Vergogna! E no! Non sarò influenzata dalle lacrime! tsk…tsk…patetico… Qualsiasi errore a questo punto è colpa SUA dato che erano le 1:30 di notte quando ho scritto tutto questo…e ora sono le 3…



“Kaoru…dono?”
Kaoru si paralizzò sotto shock. Scacciò le lacrime che le erano salite agli occhi e osservò Kanshin guardarla. Sospesi nel tempo, restarono seduti a guardarsi l’un l’altro.
L’espressione solitamente sorridente di Kenshin fu sostituita da una di bruciante intensità mentre fissava Kaoru, dai suoi arrossati - ma ancora meravigliosi e stordenti - occhi blu, alle labbra rosse che erano state catturate tra i suoi denti. Lui voleva quelle labbra rosse.
Una delle cose più intossicanti che aveva scoperto, durante quei mesi passati a vivere con lei, era la sua innocenza. E in quel momento ancora più intossicante di quello era l’idea che LEI lo voleva intensamente. Lo poteva dire dal rossore che nessuna quantità di cipria poteva coprire, dal modo in cui ansimava ogni respiro, sopreso che lei avesse addirittura dimenticato di respirare. Voleva comprenderla. Voleva farle delle domande. Ma oltre tutto questo, riusciva a sentire il desiderio che aveva per lui circondarlo. La sua aura gli diceva cose di cui non era nemmeno sicuro che LEI fosse a conoscenza.
Le mani di lei erano ancora intorno al suo viso, ma ora stavano tremando come se tentasse di lasciarlo andare, ma non riuscisse a combattere l’attrazione che le costringeva a restare dov’erano. Kaoru non era mai stata più terrorizzata di così in tutta la sua vita. In ogni momento lui avrebbe potuto respingerla, accusarla di essere la bugiarda che era, ridere ed ignorare la situazione così come aveva fatto tante volte prima, oppure avrebbe potuto…
Kenshin non aveva mai voluto qualcosa più intensamente di quelle tremanti labbra rosse a meno di pochi centimetri di distanza dalle sue. Chiuse momentaneamente gli occhi per combattere il sentimento di DESIDERIO che lo aveva sommerso. Ma chiudere gli occhi fu un errore, perché dal secondo in cui lo fece, tutti gli altri sensi presero vita. Il suo profumo pulito invase l’aria che stava respirando, la sensazione dei suoi capelli setosi quando questi scivolarono vicino al proprio viso…il che gli fece ricordare di quando l’aveva vista addormentata quella mattina, quando i capelli le erano scivolati tra le labbra…anche lui voleva scivolare pigramente tra quelle labbra ed assaporarla.
Poi lei fece un altro errore, si umettò nervosamente le labbra.
Quale altro invito avrebbe potuto chiedere?
Usando quella velocità che aveva fatto di lui una leggenda, Himura Kenshin agì d’impulso.
Come la lingua di Kaoru tornò nella bocca, la sua la seguì…sorprendendo tutti e due. Le sue mani le presero i lati del viso prima che lei potesse saltare indietro e rompere il contatto.
Senza che lei lo volesse, le sue ginocchia iniziarono a perdere forza e finì per inginocchiarsi davanti a lui. Kenshin si abbassò insieme a lei e le loro bocche non si fermarono mai dall’esplorarsi a vicenda. Le sue mani scivolarono nei suoi capelli per rimuovere i pettinini e qualunque altra cosa li tenesse raccolti. Quando i capelli furono sciolti sulle sue spalle, Kenshin si chinò ancora di più per raggiungere la sua nuca…dove entrò in contatto con una liscia elsa di legno. Le mani di Kaoru avevano appena iniziato a farsi strada nel kimono di Kenshin quando sentì lo shock della sua bocca che si allontanava dalla propria, solo per sentire subito dopo le sue labbra accarezzarle un orecchio. Prima che potesse sospirare ed appoggiarsi contro di lui, le sussurrò “Kaoru, non muoverti”
Il tono serio della sua voce la fece paralizzare in quella posizione, ma il suono del suo nome pronunciato dalle sue labbra senza formalità si fece strada nel profondo della sua anima per essere ricordato in seguito.
“Kawasaka Ikeda, se non ti allontani subito da Kaoru, ti ucciderò dove sei ancora prima che tu possa prendere fiato per urlare. Ora allontanati o dannazione, ti ucciderò”
Gli occhi di Kaoru si allargarono e il suo cuore si fermò quando realizzò che l’uomo istintivo ed appassionato che amava era stato sostituito da uno sconosciuto. Uno sconosciuto i cui occhi ambrati scintillavano di furia repressa e rabbia nei confronti di un certo proprietario di taverna. Kaoru trasalì, sentendo le sue mani accarezzarla ancora, assentemente, mentre continuava a guardare freddamente Kawasaka. Lentamente lei realizzò che mentre la sua mano sinistra era affondata nei suoi capelli, la mano destra era ora fermamente stretta intorno all’elsa della spada di legno di suo padre. Subito dopo, la mano sinistra raggiunse la destra al di sotto i suoi capelli e si mosse in alcuni precisi movimenti per slegare la spada. Kaoru non sapeva cosa stesse facendo Kenshin, a parte che le stava facnedo provare una sensazione molto eccitante, solleticante ma spaventosa lungo la spina dorsale.
Quando le dita di lui strofinarono contro la sua pelle, sentì l’elettricità scorrere attraverso di sé. E come se lui avesse saputo che l’aveva graffiata, lisciò il punto di contatto gentilmente per scusarsi. Il che non diminuì in nessun modo la sensazione di eccitazione che le scorreva dentro. Provò a ripetersi che non era più Kenshin che la stava toccando, ma il temuto Battosai. Ma sapeva bene che erano la stessa persona e che entrambi potevano scioglierla con un semplice tocco.
“Kaoru, quando ti spingerò via, voglio che tu ti allontani il più presto possibile. Poi scappa dalla porta ed aspetta fuori che arrivino Yahiko e la polizia” Kaoru istintivamente allungò la mano destra verso Kenshin, ma invece raggiunse il manico della sua spada sakaba. Sussultando, abbassò lo sguardo per vedere che lui aveva messo la sua sakaba nelle sue mani. Alzò gli occhi verso Kenshin e lui annuì. “Per poterti difendere” sussurrò “ORA !!”
Più veloce di un lampo di luce, Kaoru udì lo stridore del metallo direttamente dietro di lei e si irrigidì sotto shock. Prima che potesse girarsi per vedere cosa stava succedendo, fu spinta dall’altro lato di Kenshin, il lato più lontano dalla portata di Kawasaka, mentre Kenshin le faceva scudo impugnando una katana molto affilata. Prima che Kawasaka riuscisse a capire che Kenshin era armato, ma non con la sua solita sakaba, Kenshin scomparve dalla vista e fece cadere la spada dalle mani di Kawasaka sul terreno.
Kaoru si allontanò come gli era stato detto e si alzò in piedi. Ma anziché dirigersi verso la porta, restò in piedi dov’era e fronteggiò Kenshin e Kawasaka.
Kenshin…no, Battosai stava davanti a Kawasaka con la sua…LAMA ? Kaoru allungò un braccio dietro si sé e toccò del legno, lo prese e realizzò con shock che il ‘boukin’ di suo padre non era altro che un fodero. Con stupore abbassò lo sguardo sulle parole intagliate ‘Proteggi coloro che ami’ ma sapeva che avrebbe dovuto risolvere questa cosa più tardi. Per ora, aveva un altro problema.
“Kenshin, lascia andare Kawasaka-san !” Kaoru impugnò la spada sakaba con entrambe le mani, spiacevolmente conscia del peso della spada davanti a lei.
“No” gli occhi pieni di odio di Kenshin incontrarono quelli di Kaoru “Non finchè non avrà pagato per quello che ha fatto”



Traduzione dei termini gipponesi e note :

Kaoru-dono : il suffisso ‘-dono’ è la forma onorifica con cui Kenshin si rivolge a Kaoru, ed il suo uso è tipico del modo di parlare estremamente formale ed educato del samurai vagabondo. Il significato è più o meno ‘signorina Kaoru’
Occhi ambrati : nell’anime, quando Kenshin torna ad essere Battosai, gli cambia il colore degli occhi, che da violetti diventano giallo ambra. E’ una scelta stilistica per indicare visivamente il cambiamento della sua personalità.
Sakaba : spada a lama invertita
Boukin : spada di legno generalmente usata per il kendo



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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Una canzone per te cap.18
Parte 18


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.




Quella puttanella!! Kawasaka si era infuriato dal momento in cui Kaoru aveva fatto il primo passo lontano da lui. Non riusciva a credere che lei avesse rinunciato al denaro per quel… quell’assassino! Preso dalla rabbia, abbandonò il pugnale al suo fianco per afferrare l’elsa della sua spada. Avrebbe ucciso Battosai, poi avrebbe preso la sua donna ed avrebbe ucciso anche lei!! Solo il piacere di quel pensiero lo trattenne dall’impeto di ucciderli su due piedi.
Il suo piccolo usignolo stava ancora cantando. Anche adesso non riusciva a non essere affascinato dal dolce suono della sua voce mentre stava pregando quel bastardo dai capelli rossi di amarla. Kawasaka sentì il desiderio per lei sommergerlo e sorrise malignamente sapendo che la prima cosa a finire sarebbe stata quella scenetta. Farò soffrire Battosai prima di ucciderlo. Lentamente sguainò la spada e si diresse silenziosamente verso la scena che gli si stava svolgendo davanti. Non che non la stesse apprezzando. Non riusciva a ricordare di aver visto un bacio più elettrizzante di quello che si stava consumando davanti a lui. Si sarebbe assicurato di prendersi anche lui tutto quel piacere, dato che la ragazza sembrava una delle tante professioniste che aveva messo al piano di sopra. E dopo, forse, non la ucciderò, pensò. La farò lavorare sodo nel mio bordello…dopo che mi sarò stancato di lei, ovviamente. Sorrise diabolicamente ed arrivò a mettersi in piedi a distanza di mezzo metro dalla schiena di Kaoru.
Capì il momento esatto in cui Battosai si accorse di lui, poiché l’atmosfera di torrida passione fu improvvisamente spazzata via dal gelo del pericolo. A Kawasaka gli si drizzarono i peli sul collo e strinse la sua spada con più forza in risposta. Gli occhi di Battosai incontrarono i suoi in sfida e Kawasaka fece un sorriso, puntando la punta della sua spada direttamente alla nuca di Kaoru. Battosai strinse gli occhi e Kawasaka capì che che una comunicazione o qualcosa del genere passò tra lui e la ragazza, perché improvvisamente lei si irrigidì. Kawasaka sapeva che ora aveva un vantaggio su Battosai. E con la ragazza così vulnerabile, forse varrebbe la pena di ucciderla ora, per completare il risveglio di Battosai e per completare la mia missione, pensò Kawasaka. Era un vero peccato che una persona così giovane e bella dovesse morire in un modo così orribile e Kawasaka sapeva che non avrebbe mai dimenticato il bacio che le aveva rubato. Da qualche parte dentro di lui, avrebbe potuto anche conservarlo come un prezioso ricordo. Oh, bè, pensò. E portò indietro il braccio per godersi il momento in cui la sua spada sarebbe entrata nel corpo di Kaoru. In quello stesso istante, una spada apparve dal nulla e Battosai si lanciò verso di lui. Solo anni di esperienza nel salvarsi la pelle e l’istinto di sopravvivenza permisero a Kawasaka di saltare indietro e schivare l’improvvisa lama. La mente di Kawasaka era stordita dalla rapidità fulminea che aveva consentito a Battosai di essere un perfetto assassino dieci anni prima e non riuscì a trattenere la propria spada quando questa gli fu improvvisamente strappata via con gran forza. Si immobilizzò quando sentì una lama pressata sul suo collo, che chiedeva sangue.
“Kenshin, lascia andare Kawasaka-san !” Kaoru teneva la spada sakaba con entrambe le mani, guardando cautamente Battosai.
“No” gli occhi pieni di odio di Battosai incontrarono quelli di Kaoru “Non finchè non avrà pagato per quello che ha fatto”
Gli occhi di Kaoru si spalancarono per lo stupore. Abbassò la spada sakaba in preda alla confusione “Kenshin ?”
Ci fu un momento di pesante silenzio, poi una voce dura e roca riempì l’orecchio di Kawasaka.
“Lascia andare Megumi. O ti ucciderò e la libererò da solo”


Il sole era basso, nascosto dietro le case della città e gettava ombre crescenti tutto intorno. Il vento era freddo ora, specialmente nel vicolo dove Yahiko stava lentamente riprendendo conoscenza. Si sentiva stordito mentre si sedeva e si appoggiava al muro, cercando di ricordare cosa gli fosse successo. Si toccò lievemente il punto dolorante dietro la testa e sussultò quando il dolore lo investì. Devo trovare aiuto…si alzò lentamente in piedi con l’aiuto del muro e barcollò nella luce della strada. Sbattendo gli occhi e strizzandoli nei raggi del sole, realizzò che non era lontano dal ristorante Akabeko. Raccogliendo le forze che aveva perso, iniziò la sua marcia…

Sanosuke arrivò correndo in una radura nella foresta, una radura che si supponeva essere stata il campo base del gruppo di assassini che avevano ucciso sulla strada nord. Sano si guardò intorno, confuso. Poi li vide…erano tutti morti.
Sano rimase in piedi per un momento, sconvolto, quando realizzò che c’era un completo silenzio intorno a lui. Iniziò a girare intorno per cercare dei sopravvissuti. Mentre camminava per il campo, vide corpi di uomini con gli occhi ancora aperti e un’espressione di sorpresa sui loro volti. La maggior parte aveva ancora le spade strette in pugno oppure giacenti vicino a dove dita fredde e gelide le avevano lasciate cadere. Sanosuke stava per andare via quando udì un rumore. Si girò intorno per vedere uno dei caduti strisciare dolorosamente verso di lui sulle mani e sulle ginocchia. Sano lo raggiunse e lo appoggiò contro un tronco vicino.
“Stai bene?” chiese Sanosuke guardando le ferite inflitte all’uomo e sapendo perfettamente che non stava bene per niente.
“Mi chiamo…Takida…” l’uomo non riuscì a finire perché fu sopraffatto da squassanti colpi di tosse.
Sanosuke non riuscì a fare altro che guardare Takida, mentre l’uomo morente cercava di sussurrargli le sue ultime parole…


Quando Battosai Himura dava un ordine, la cosa migliore e più salutare da fare era ubbidirgli immediatamente.
Megumi fu subito liberata dalla prigionia e le due guardie furono imbavagliate e legate insieme, grazie all’aiuto di Kaoru. Nel frattempo Megumi fu mandata al piano di sopra per riferire alle ragazze che c’erano che la loro vita di prostituzione e quella particolare azienda erano finite. Furono udite alcune urla di gioia ed alcune di rabbia e sopra tutte il calmo suono della voce di Megumi, mentre allo stesso tempo incoraggiava o rimproverava seccamente le donne vicino a lei. Le borse di denaro lasciate sul tavolo furono date alle ragazze e alle donne che avevano lavorato fino a quel momento e che se lo erano guadagnato.
Quando Megumi tornò per dire a Kaoru e a Ken-san che la casa ora era completamente vuota, fu sconvolta nel vedere la figura di Kawasaka giacere senza vita sul terreno, mentre Kaoru affrontava Kenshin, con la spada sakaba saldamente tenuta in una posa offensiva. C’era del sangue che le colava da un braccio…
“Battosai! Lascia la spada. ORA!”



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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Una canzone per te cap.19
Parte 19



Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.


Con Megumi fuori dalla sala, Kaoru potè concentrarsi su Kenshin e Kawasaka. Kaoru respinse la paura e l’apprensione che sentiva crescere dentro di sé ed assunse pienamente la personalità del ‘Dojo Master’ che aveva sviluppato attraverso gli anni. La sua posa diventò più fiduciosa e sicura. Le sue mani si rilassarono sull’elsa della sakaba e la sua mente ed il suo corpo diventarono tutt’uno. Facendo un profondo respiro decise che era giunto il momento di prendere il controllo della situazione.
“Kenshin, Kawasaka non ha più un’arma e non può attaccare nessun’altro. Per favore, lascialo andare”. Kaoru aspettò e trattenne il respiro in quel momento eterno.
Kenshin sapeva che Kaoru era stata spaventata per lui quando la furia e la rabbia avevano scatenato quella parte di sé che era stata soffocata per dieci lunghi anni. L’assassino dentro di lui che non aveva visto la luce del giorno in quei lunghi anni tranne che per una volta, quando aveva combattuto contro Jinnei che aveva rapito e messo in pericolo Kaoru.
Quando Kawasaka si era fermato dietro Kaoru, minacciandola con la spada, tutta la rabbia ed il furore che Kenshin provava verso di lui avevano infranto la barriera in fondo alla sua mente ed avevano scatenato Battosai.
Con gelida furia, Kenshin aveva attaccato e disarmato Kawasaka prima che potesse essere fatta qualsiasi contromossa. Con Kawasaka a portata di spada, Kenshin sapeva di avere la vita di quell’uomo nelle proprie mani. Un uomo che aveva ucciso degli innocenti in quella nuova era. Un uomo che aveva distrutto famiglie per impossessarsi di documenti governativi. Un uomo che aveva usato la necessità di denaro di una donna contro di lei. Un uomo che aveva OSATO cercare di sedurre la persona più importante e meravigliosa per lui. Per un uomo che si era spinto fino a quel punto…c’era solo la morte.
Poi guardò Kaoru e vide la paura nascosta nei suoi occhi.
Sapeva che Kaoru aveva mandato via Megumi, in modo che lei non lo vedesse così. Sapeva che Kaoru non era spaventata da lui, ma piuttosto PER lui. Fu questa paura insieme alla dimostrazione di coraggio che finalmente penetrarono nella sua mente e gli permisero di respingere la devastata anima dell’assassino indietro da dove era venuta. La stretta sulla spada si allentò e il suo braccio abbassò la lama dalla gola di Kawasaka. Con la spada abbandonata mollemente al suo fianco, Kenshin spinse rudemente Kawasaka lontano da lui, verso lo spazio tra se stesso e Kaoru-dono. Guardò in basso alla katana ancora nella sua mano e un sentimento di autodisgusto per quello che aveva quasi fatto lo sommerse. Sospirando, Kenshin gettò via la spada.
Il sorriso tra le lacrime che gli fece Kaoru era più caldo del sole e altrettanto luminoso. Un momento dopo, il sorriso fu nascosto dietro una maschera di vivacità mentre Kaoru ordinava a Kawasaka di alzarsi in piedi.
Kawasaka tremava dalla rabbia e non dalla paura mentre faceva quanto gli aveva ordinato la ragazza davanti a lui. Prima che potesse alzarsi completamente, emise un verso di sofferenza e cadde sul ginocchio sinistro, con la mano sinistra che copriva la destra mentre si afferrava la caviglia. Il volto di Kaoru mostrò prima sorpresa, poi un’irritante mancanza di pietà quando la sua voce, fattasi più dura, ordinò nuovamente a Kawasaka di alzarsi. Quando lui ci provò senza successo per la seconda volta, Kaoru sospirò e gli ordinò di restare fermo lì mentre andava in cerca di qualche corda lasciata in giro. Quando ritornò, si inginocchiò vicino a lui con la sakaba nella mano destra e la corda nella sinistra. Chiamò Kenshin per fargli recuperare la sua spada, quando Kawasaka fece la sua mossa.
Lui attese fino a che la ragazza fu abbastanza vicina prima di prendere il coltello che aveva nascosto vicino alla caviglia. Estraendolo lentamente, aspettò finchè arrivò il momento giusto. Nel momento in cui gli occhi della ragazza lo lasciarono per guardare Battosai, sorrise e fece un fendente alla sua destra.
Anni di addestramento fecero reagire Kaoru quasi istintivamente. Si mosse sulla destra, evitando il coltello abbastanza per non esserne colpita ma restando comunque ferita nella parte superiore del braccio. Mentre si muoveva rafforzò la stretta sulla sakaba e diresse la spada sulla testa di Kawasaka.
Intenzionato a ferirla, Kawasaka non vide la spada che stava arrivando e così fu stordito dal colpo che gli arrivò sul retro della testa. Per un attimo vide tutto bianco e sentì un dolore crescente sul collo prima che perdesse conoscenza, cadendo su Kaoru.
Kaoru, agendo ancora per istinto, si scrollò di dosso Kawasaka e lo spinse via mentre rotolava di lato e si alzava in piedi, con la sakaba già pronta all’uso. Dopo un momento di silenzio, Kaoru realizzò che Kawasaka era privo di sensi. Stava per sospirare e rilassarsi dal sollievo quando una voce bassa e mortalmente fredda la fermò.
“Kaoru, allontanati subito da Kawasaka. Sto per ucciderlo”
Kaoru alzò lo sguardo con orrore realizzando che Kenshin aveva ripreso la spada e ora era sul punto di attaccare Kawasaka. Con rabbia e disperazione gridò “Battosai! Lascia la spada. ORA!”
Il corpo di Kenshin si paralizzò mentre le differenti parti di se stesso combattevano per il controllo. Kaoru…no, Kaoru-dono era salva. Si era salvata da sola, ancora una volta. Lei stava bene. Era okay. Doveva abbassare la spada, ma non riusciva a toglierla dalla sua ferrea stretta. Voleva che Kawasaka soffrisse. Voleva far male a Kawasaka per aver ferito Kaoru. Voleva avere vendetta per ogni singola goccia di sangue che la sua amata aveva perso per centinaia di volte. Ma sapeva anche che lei non lo avrebbe voluto. Doveva pensare ad un’immagine di Kaoru peggiore di quella che la vedeva ferita dalle mani di un bandito. Doveva pensare a Kaoru che veniva ferita da se stesso. Doveva pensare all’angoscia e al dolore che l’avrebbero sommersa se avesse perso quella preziosa battaglia con se stesso. Doveva pensare al bacio che aveva condiviso con lei quella sera. Il sapore delle sue labbra mentre tremavano e gli cedevano. Lo sguardo dei suoi occhi neanche cinque minuti prima, quando all’inizio aveva gettato via la spada.
Non riusciva ancora a lasciare la spada.
Chiuse gli occhi e attraverso i denti stretti, disse a fatica “Kaoru-dono, ho bisogno che tu mi aiuti…a lasciarla andare”


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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Una canzone per te cap.20

Parte 20


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.



“Kaoru-dono, ho bisogno che tu mi aiuti…a lasciarla andare”
Kaoru guardò negli occhi Batto…no, * Kenshin * e vide il conflitto dentro di lui. Con gli occhi strettamente chiusi verso il mondo esterno, con il corpo irrigidito in un tumulto interno, Kenshin era sopraffatto da un dolore che andava oltre i limiti umani. Combatteva contro anni di senso di colpa, non solo perché aveva spento così tante vite dieci anni prima, ma perché lo aveva fatto quasi senza emozione. Come se avesse nascosto l’orrore verso se stesso dalla sua parte più profonda per fare quello che sentiva doveva essere fatto. Per la nuova era. Kaoru sentì la tristezza stringerle il cuore. La nuova era cosa aveva fatto per lui? Tutto quello che aveva fatto era stato permettere che le ombre del passato oscurassero il sole nascente che gli mostrava un futuro migliore.
Kaoru rilassò la sua posa e fece un passo verso Kenshin.
Non aveva realizzato quanta differenza facesse un passo.
Gli occhi di Kenshin si aprirono lentamente ed incontrarono quelli di Kaoru attraverso la stanza. Gli occhi di lei erano luminosi dalla determinazione, preoccupazione e qualcos’altro…
Gli occhi di lui brillavano di un viola profondo, con intensità. Nel momento in cui i loro sguardi si incontrarono Kaoru si fermò dov’era, incontrò con calma quegli occhi e lasciò libere tutte le emozioni che provava per lui.
In quel momento, lo vide per quello che era veramente…e vide come lui vedeva se stesso.
Spontaneamente fluirono immagini di un ragazzino che sedeva da solo in un prato…da solo…un ragazzino che era nato ed era cresciuto prima di imparare a giocare. Un ragazzino che aveva imparato a provare dolore e ad accettarlo ancora prima di aver conosciuto la gioia. Un bambino che non era mai stato bambino…Kaoru non conosceva i dettagli, ed avrebbe anche fatto pressione per saperli, ma capiva il triste ragazzo dentro Kenshin.
Il ragazzo dentro di lui non si sarebbe mai lamentato o risentito, né si sarebbe perfino aspettato da se stesso più di chiunque altro. Un ragazzo che non si aspettava la felicità per se stesso, perché non aveva mai neanche conosciuto una felicità durevole…un ragazzo cresciuto più vecchio della sua età, agli occhi di Kaoru…un giovane uomo torturato dentro.
Per una volta, aveva voluto fare la differenza…voleva salvare qualcuno come non era riuscito a fare prima…voleva un’occasione!…lo aveva fatto…ma il costo… Dio, il costo…ma finchè avesse potuto salvare qualcuno, avrebbe potuto fare di tutto, avrebbe fatto di tutto. Poi per un breve e splendido momento, ci sarebbe stata pace e contentezza. Non felicità, non vera felicità, ma un lasso di tempo in cui avrebbe potuto ignorare il mondo intorno a lui e vivere…voleva morire, ma non osava…
Doveva trovare un modo per espiare…dolore, determinazione…avrebbe riversato la sua infelicità su quelli che calpestavano la felicità degli altri…poi sarebbe scomparso…da solo, ancora una volta. Ora Kaoru riusciva quasi ad immaginare Kenshin come era adesso… ancora solo, ma andava bene, il sangue versato era stato lavato via dal tempo sebbene a volte, il leggero odore ramato ritornava a ricordarti…ed indugiava ancora…nell’oscurità della solitudine…è meglio così. Poi arrivò Lei. Lei gli insegnò di nuovo quale fosse il significato della vita, e gli mostrò un posto dove oltre alla pace e alla contentezza c’era la vera felicità…Lei non lo aveva forzato ad unirsi a quella luce, ma lo aveva lasciato semplicemente osservarla e assorbirla fino a che il suo calore non gli era entrato dentro ed aveva sollevato la sua anima dall'interno… e quando lei era stata quasi allontanata da lui…il calore era divampato in fiamme…un fuoco che bruciava oltre l’affetto o l’amicizia, ma in una vera e propria passione. Una passione di Lei, per Lei…una passione che, se interpretata bene, avrebbe potuto benissimo essere amo…
Kenshin sentì, in quel momento, come se la sua anima gli fosse stata risucchiata ed venisse assorbita in quella di lei. Riusciva quasi a vedere i loro due spiriti librarsi, guardandosi l’uno con l’altro. Provò a nascondersi al suo tentativo di guardargli dentro ancora più in profondità. Non avrebbe potuto nasconderle nulla, e questo lo spaventava. Aveva paura che se lei avesse visto quello che era veramente, lo avrebbe lasciato. Una paura irrazionale, semplicemente perché sapeva che lei non lo avrebbe mai odiato per quello che avrebbe visto. Era troppo compassionevole, troppo generosa, troppo affettuosa…ma dietro questa paura ce n’era un’altra. Non aveva nessuna speranza di avere un futuro con lei, semplicemente perché per lui il futuro non esisteva. Le ombre del suo passato avrebbero continuato ad inseguirlo e tutto quello che avrebbe potuto sperare di fare era evitarle, e sperare che non si ripresentassero. Un improvviso panico lo investì. Era restato troppo a lungo. L’aveva messa in pericolo già abbastanza…ma sapeva che non sarebbe riuscito ad andare via. Era stato solo per troppo tempo. Troppo a lungo lontano dal calore del sole per poterlo lasciare di nuovo per l’oscurità della notte. Il suo profondo attaccamento per lei che lo teneva ancora lì, quando la soluzione migliore per tutti loro sarebbe stata che se ne andasse, poteva certamente significare la distruzione dell’ultima parte di se stesso. Era inevitabile, non poteva averla. Ma sapeva, * sapeva * che lei era la luce per la salvezza della sua anima. Ecco perché non avrebbe potuto andare via. Ed ecco perché Kawasaka doveva morire, per aver minacciato quella luce…per aver tentato di offuscargli il suo splendore. Kenshin realizzò che il panico e la paura che lo tenevano stretto in una morsa erano i veri strumenti che avrebbero liberato l’assassino già pronto alla lotta dagli abissi oscuri della sua anima. Riusciva a sentire i bordi della sua anima sfrangiarsi al vento della rabbia, della paura e del senso di colpa…sapeva che stava perdendo la battaglia con se stesso…
Kaoru capì il momento in cui Kenshin si indebolì. La strana linea di comunicazione tra loro si tese al massimo, proprio poco prima che potesse determinare se lui sentisse o meno una piccola percentuale di quello che stava facendo per lui. Scuotendo la testa per scacciare idee di visioni e di immaginari collegamenti, che probabilmente non esistevano, fece un altro passo in avanti.
E un altro.
E un altro ancora.
Passò oltre la mortale lama della katana di suo padre che Kenshin teneva in una stretta tale da sbiancargli le nocche e si fermò molto vicino al suo lato sinistro, con la spada sakaba in mano. Lentamente, in modo da non coglierlo di sorpresa, alzò la spada e la abbassò al suo lato sinistro, alzando il fodero dal suo lato abbastanza per permetterle di far scivolare al suo posto la spada sakaba.
Fatto questo, alzò lo sguardo per incontrare gli occhi di Kenshin. Incerta su cosa fare esattamente dopo, si mosse per stare direttamente davanti a lui. Alzò lentamente le mani verso le sue spalle. Le appoggiò lì leggermente, sentendo il calore salire attraverso la sua camicia fino alle sue mani. Lasciò una mano scorrere lentamente dalla spalla al suo braccio destro. Riusciva a sentire i suoi muscoli contrarsi al suo tocco. Abbassò lo sguardo, per vedere il percorso che aveva fatto la sua mano, finchè questa non raggiunse il suo polso. Le sue dita lo circondarono con leggerezza e gentilmente mossero il braccio in una posa più confortevole e rilassata. Poi le sue dita scivolarono dove quelle di Kenshin erano saldamente strette e con pazienza ed una sorprendente piccola pressione, scivolarono tra le sue ancora aggrappate all’elsa.
Kaoru alzò lo sguardo per vedere gli occhi di Kenshin ancora strettamente chiusi, il respiro un po’ irregolare. Preoccupata, usò la sua mano destra per scostargli alcune ciocche di capelli dal viso, prima di riposizionarla sulla sua spalla destra. Poi si piegò in avanti e usandolo per tenersi in equilibrio, portò le labbra al suo orecchio. E sussurrò :
“Kenshin… lasciala”
Perché non riusciva a lasciare andare quella maledetta spada? La rabbia verso se stesso crebbe dentro di lui, insieme all’auto-disgusto. Anche per Kaoru, non riusciva ad essere fermato. Che razza di uomo era? Un uomo non degno di lei, pensò serrando i denti dalla frustrazione.
Che cos’altro posso fare per lui? Perché non capisce che si sta distruggendo da solo per nessun’altra ragione che dimostrare a se stesso di non avere valore?
Kaoru sospirò e tornò indietro sui propri passi. Guardò Kenshin quasi con irritazione, come osava rinunciare a lei? A loro? Si fece forza, poi scostò la mano sinistra dall’elsa della spada.
Aveva capito che lui non ne era degno, pensò. Era inevitabile. Era stato meglio scoprirlo ora che- Cosa stava facendo?
Gli occhi di Kenshin si spalancarono quando sentì il suo viso riscaldato con dolcezza da due mani esili. Il viso di lei non era troppo lontano dal suo. Incerto, guardò nei suoi occhi e vide una risoluzione e uno spirito che lo intimorirono. Kaoru non si era arresa. Stava ancora combattendo…e se la stava interpretando bene, era anche irritata con lui perché non lo stava facendo a sua volta. Si sentì così sollevato che sorrise quasi dal sollievo, poi lei fece una cosa inaspettata…
Nel momento in cui la vita tornò nei suoi occhi, Kaoru capì che la battaglia dentro di lui era quasi vinta.
Le sue labbra si curvarono dolcemente in un sorriso mentre si alzava sulla punta dei piedi ed abbassava il viso di Kenshin verso di lei…e lo baciava gentilmente sulla fronte. Sorrise ancora di più per la sua sorpresa.
La katana cadde dalle sue dita, mentre Kenshin guardava Kaoru. Non aveva più neanche pensato a Battosai come l’ansia per le sue labbra lo aveva assalito. Dopo un momento di sorpresa, si rilassò e decise di farle anche lui una sorpresa. Le sue braccia si strinsero intorno a Kaoru e la baciò, sulle labbra, tra le labbra, dentro di lei.
Erano immersi in un altro di quei momenti eterni che sembravano realizzarsi solo quando erano insieme e si goderono quel contatto.

“Bè…non è dannatamente romantico? Odio dover interrompere questo momento così appassionato, ma il cattivo se l’è squagliata”
Figurarsi se Sanosuke non avrebbe distrutto l’atmosfera perfetta, pensò Megumi mentre stava in piedi leggermente dietro di lui. Anche se era doloroso da vedere, Kenshin e Kaoru sembravano…felici insieme. Cercò di reprimere la fitta di gelosia dentro di sé e di usare il suo benedetto dono della praticità per osservare la situazione. Aveva perso Kenshin…non che fosse mai stato suo…
Sanosuke andò dalla porta che conduceva al resto dell’edificio a quella usata come entrata principale della ‘taverna’ e guardò fuori.
“Bè, mi sono sbagliato, non se l’è squagliata. Il Bastardo è morto”

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Una canzone per te cap.21
Parte 21


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.



Il colpo inflitto dalla spada di Kaoru alla testa di Kawasaka lo lasciò inconscio solo per pochi minuti. Quando finalmente si risvegliò, vide che Battosai aveva gli occhi chiusi e che quella Kaoru si stava avvicinando a lui. Le labbra di Kawasaka si strinsero dalla rabbia mentre li osservava. La ragazza irradiava amore, passione e compassione. Battosai era avvolto da una densa aura di dolore, rabbia e restrizione. Kawasaka fissò i lunghi, ondulati capelli che fluivano sull’esile schiena di Kaoru. Un languido pensiero gli venne in mente. Se solo lei avesse provato lo stesso per lui. Per una donna come Kaoru, avrebbe potuto voler abbandonare tutto…anche forse…Le labbra di Kawasaka si curvarono in un sorriso privo di allegria. Bè, chi lo sa? Scontrandosi con un muro di mattoni costruito con anni di amarezza e dolore, ignorò la fitta di calore nel suo petto e iniziò ad usare l’unica parte di se stesso che non l’aveva mai deluso, la testa.
Assorti nel loro mondo privato, non mi noteranno mai, pensò Kawasaka, ed aveva ragione. Usò lenti e deliberati movimenti, sulle mani e sulle ginocchia, finchè non raggiunse la porta. Questa era stata fortunatamente lasciata aperta dall’impressionante entrata di Battosai. Ridacchiando tra se e se e raggiungendo il suo obiettivo, uscì rapidamente e senza alcun rumore fuori dalla stanza.
Una mezzaluna era appena visibile attraverso gli alberi e creava una grande quantità di ombre all’esterno dell’edificio. Kawasaka restò in una delle rare macchie di luce lunare e si guardò intorno per riprendere il suo portamento e per far abituare gli occhi alla quantità di luce. Fece un passo in avanti verso la sua libertà quando un rametto sulla sua sinistra si spezzò.
Alcune nuvole nere coprirono quell’avanzo di luna, portandosi via la sua luce. Un vento impetuoso soffiò tra gli alberi, piegandoli momentaneamente prima di cessare. Una civetta si udì un centinaio di metri più avanti. Kawasaka ignorò tutto questo mentre si allontanava dal suono del ramoscello spezzato.
“Chi è là?” sussurrò, con la paura che gli strozzava la gola.
Ci fu un momento di silenzio, poi una voce profonda rispose “La Morte”
Kawasaka sbirciò nell’oscurità fino a che non riuscì ad intravedere la sagoma sottile della persona che si stava lentamente avvicinando a lui. Sebbene fosse comunque troppo buio per vedere, fu in grado lo stesso di riconoscere la voce che udiva. Si rilassò. Un amico! Un alleato! Uno che voleva Battosai tanto quanto lo voleva lui!
Kawasaka fece un passo in avanti e sorrise dal sollievo.
“Pensavo che non arrivassi più! Ora è il momento perfetto per agire! Battosai e la sua puttanella sono completamente distratti! Potresti ucciderli entrambi ancora prima di finire la sigaretta!”
Kawasaka fece un altro passo in avanti, poi si fermò bruscamente.
Le nuvole che coprivano la luna si allontanarono, lasciandola splendere di nuovo tra gli alberi... ed illuminare la schiena della figura che si stava avvicinando a Kawasaka. La figura scura, sottolineata dalla luce lunare, continuò a muoversi in avanti e questo fece sì che la lama della sua spada fosse illuminata. Il bordo affilato splendeva crudelmente come arrivava vicino, sempre più vicino a Kawasaka, danzando con la luce mentre si moveva in sincronia con i passi della figura.
Kawasaka fece un altro passo indietro e sussurrò, in preda alla confusione “Perché? Che cosa ho fatto di male?”
La figura si fermò. “Idiota. Hai voluto un’occasione per aiutarmi a catturare Battosai in cambio di un posto nel governo. Poi invece di fare quello che ti avevo chiesto, sei diventato egoista e avido. Hai deciso di rubare documenti governativi mentre allo stesso tempo uccidevi gente innocente. Con quei documenti, hai sperato di fare ricatti per raggiungere posti migliori all’interno del governo. Questa è una pericolosa combinazione di ambizione e avidità. Anche se un uomo con sentimenti simili, non è veramente crudele. La tua vera crudeltà sta nella volontà di lasciare sulla tua scia dei bambini assassinati con le loro famiglie. E per questa sola ragione, morirai stanotte come l’infimo, patetico cane quale sei”. La lama catturò la luce, mentre si mosse in una posizione verticale. “Aku. Zoku. San”. Il mantra fu recitato e la notte restò silenziosa intorno a loro.
La lama si mosse ancora, questa volta parallela al terreno. La figura si rannicchiò sulle ginocchia leggermente piegate, la lama tracciò una inquietante, sottile linea di riflesso negli occhi dell’uomo che la impugnava. Freddi occhi scuri che non riflettevano né pietà né misericordia per la loro vittima designata. Un colpo di vento mosse gli alberi da un lato, abbastanza perchè il resto del volto di Hajime Saito fosse intravisto prima che fosse oscurato nuovamente dalle ombre.
Kawasaka non ebbe neanche il tempo di gridare. La vita gli passò in un lampo davanti ai suoi occhi, ma le immagini dell’ultima settimana sembravano le più vivide. Maku sul palcoscenico, che cantava per il pubblico…Maku che stava in piedi nervosamente ma senza alcuna paura mentre chiedeva un lavoro…il ricordo che vide nella sua mente fu l’espressione sconvolta dei suoi bellissimi occhi, così vicini quando la sua bocca era pressata sulla sua. Aveva un sapore così dolce…L’ultimo pensiero nella mente di Kawasaka Ikeda, mentre sentiva il suo corpo abbandonarlo ed incontrare il terreno, fu questo : ora non canterà per me mai più.


Kenshin, Kaoru e Megumi raggiunsero Sanosuke alla porta della taverna per vedere il corpo senza vita di Kawasaka. Gli occhi di Kenshin si strinsero quando il leggero, ma pungente odore di tabacco raggiunse il suo naso prima di venir offuscato dal fresco profumo che sapeva essere quello di Kaoru-dono. Il cadavere davanti a lui gli ricordò un tempo in cui trovare corpi senza vita come quello era una cosa comune. Il vento soffiò attraverso la porta, portando con sé l’odore ramato del sangue che una volta era stato di Kawasaka. La mascella di Kenshin si contrasse di riflesso, ma fu sorpreso di non provare nessun tumulto interno. Il suo leggero sospiro non fu udito da nessuno tranne che da Kaoru-dono, che guardò Kenshin con preoccupazione per un momento prima di spostarsi al fianco di Megumi.
Megumi con calma uscì dalla porta, con Sano che la seguiva cautamente passo dopo passo. Si fermò davanti al corpo e gli prese un polso. Dopo alcuni secondi di silenzio, sospirò e alzò una mano per chiudere gentilmente gli occhi ancora aperti del bandito caduto. Sospirando, Megumi si alzò in piedi ed osservò il corpo prima di alzare lo sguardo verso la porta dove stavano, insieme, Kenshin e Kaoru.
Le emozioni di Kaoru cambiarono dallo shock alla confusione mentre osservava il corpo di Kawasaka. Chi lo aveva ucciso? E perché? Le sue sopracciglia si alzarono e trattenne il respiro come una risposta le venne in mente, avrebbe potuto essere stato il governo? Perché erano stati rubati quei documenti? Senza un’altra parola, Kaoru si girò e iniziò a correrre verso la porta che conduceva al resto della casa quando una mano grande, calda e piena di calli le prese la sua. “Kaoru-dono, dove stai andando?”
Lei si girò a guardare Kenshin con uno sguardo irritato “Sto andando a vedere se i documenti sono ancora là! Nell’ufficio di Kawasaka! Andiamo, Kenshin!”
Lui fu sorpreso quando Kaoru afferrò la sua mano in una stretta piena di forza e lo trascinò all’ufficio di Kawasaka. La sentì lanciare un grido di costernazione e frugò con lo sguardo l’ufficio in cerca di cosa avrebbe potuto danneggiarla. Non c’era niente sulla scrivania. La mano di Kaoru-dono lasciò la sua mentre iniziava a rimuovere i cassetti dalla scrivania. Dopo che il secondo cassetto fu trovato vuoto, lei iniziò a rimuoverli tutti, con l’impazienza e la disperazione che crescevano sul suo adorabile viso. Kenshin aggrottò le sopracciglia e le sue mani bloccarono i movimenti di quelle di Kaoru.
“Kaoru-dono, guardami”

I suoi occhi si fermarono sul terreno e sbatterono rapidamente un paio di volte prima che li alzasse verso i suoi. Kenshin non aveva visto tanto abbattimento e disperazione nei suoi occhi dal giorno in cui lei aveva pianto tra le sue braccia. “Kaoru-dono, cosa c’è che non va?” Kaoru ricacciò indietro le lacrime che stavano spuntando “Volevo prendere i documenti governativi che avrei trovato qui e riportarli indietro. Speravo di poter guadagnare un po’ di denaro per pagare le mie tasse. Speravo di riuscire a salvare il dojo” Si appoggiò con le mani sulla superfice della scrivania di legno e deglutì con difficoltà prima di continuare. “Pensavo che avrei potuto salvare il dojo e poi tu e Yahiko sareste potuti restare con me…e io non sarei stata più sola. Kenshin, non voglio più essere sola” Le ginocchia iniziarono a piegarsi sotto il peso della sua disperazione, i suoi denti iniziarono a tremare come il gelo entrò nella sua anima. “Ho disonorato e tradito mio padre. Ho lasciato che il mio eccessivo orgoglio di non accettare nessun aiuto rovinasse tutte le possibilità che avevo di recuperare la terra di mio padre. E mia madre probabilmente non avrebbe apprezzato di vedere il suo kimono preferito indossato in un bordello da una figlia che aveva preso il lavoro, non solo per denaro, ma per la strana possibilità che tu potessi…” Le lacrime caddero senza alcun suono sulla liscia superfice del legno. La voce di Kaoru era bassa e roca mentre sussurrava aspramente “Ma ora, non solo ho trascinato in basso mio padre e mia madre, ho trascinato in basso anche te. Per favore perdonami, Kenshin”
Ci fu silenzio.
Poi la voce di Kenshin ruppe il silenzio.
“Mi dispiace, ma non posso perdonarti per questo, Kaoru-dono” La rabbia nelle sue parole fece alzare lo sguardo di Kaoru dal pavimento e la fece incontrare il suo, sotto shock.


Traduzione dei termini giapponesi e note :

Aku, Zoku, San : sono i tre ideogrammi che scandiscono il colpo mortale di Saito, la cui traduzione in italiano è stata resa sul manga con la frase ‘il male peggiore è uguale alla morte’
Mantra : preghiera buddista in forma di canto ripetitivo, qui usato come sinonimo di formula di attacco.
Kaoru-dono : il suffisso ‘-dono’ è la forma onorifica con cui Kenshin si rivolge a Kaoru, ed il suo uso è tipico del modo di parlare estremamente formale ed educato del samurai vagabondo. Il significato è più o meno ‘signorina Kaoru’

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Una canzone per te cap.22
Parte 22


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.


Gli occhi rabbuiati di Kenshin incontrarono quelli di Kaoru-dono. “Non posso perdonarti per questo, Kaoru-dono, quando la colpa è mia”
Gli occhi di Kaoru si spalancarono e lei ricacciò indietro le lacrime mentre osservava Kenshin, sconvolta. “Che cosa? Non capisco”
Kenshin guardò Kaoru-dono severamente. “Kaoru-dono ora hai sia Yahiko che me a darti una mano. Se io avessi avuto un lavoro, avrei potuto darti il denaro ed aiutarti a mantenere il dojo. E’ colpa mia non aver realizzato prima che avevi bisogno di aiuto” Lo sguardo di Kenshin divenne più gentile quando vide le lacrime scorrere sul viso di Kaoru-dono. Le prese gentilmente il viso con entrambe le mani e le asciugò le lacrime. Piegandosi in avanti sopra la scrivania, guardò negli occhi di Kaoru-dono e inalò il suo profumo “Sei così bella…”
Kaoru trattenne il respiro e chiuse gli occhi per un momento per poter catturare quel momento nel suo cuore per sempre. Aprì gli occhi e fece un tremulo sorriso prima che il suo sorriso vacillasse. “Kenshin”, guardò dritto nei suoi occhi “ La colpa non è tua. E’ mia perché non volevo nemmeno che tu sapessi che avevo problemi finanziari” Sospirò e lo guardò direttamente. “Perché se avessi saputo che ero nei guai, mi avresti aiutato. E io stavo cercando in tutti i modi di provare che non ne avevo bisogno. Non voglio che tu sia così…così…protettivo, Kenshin. Sono una donna adulta e posso cavarmela da sola”
Guardò con calma le emozioni dentro i suoi occhi, il volto di lui non rivelava nulla dei suoi pensieri ma i suoi occhi erano scuri e profondi mentre sembrava assorbire quello che gli aveva appena detto. Poi scosse gentilmente la testa e le rispose con calma.
“Kaoru-dono, devo ammettere che sei molto più che testarda, ma devi sapere questo : se tu fossi in qualche tipo di problema o di pericolo, io farei di tutto e qualsiasi cosa in mio potere per toglierti dai guai. Non posso giurarti che non ti aiuterò più, perché la tua sicurezza e la tua felicità contano per me più di qualsiasi altra cosa. Ti proteggerò sempre e mi scuso se questo ti irrita in qualche modo”
Le guance di Kaoru arrossirono mentre abbassava lo sguardo alla scrivania. Scosse la mano negativamente e sussurrò “Non mi irrita affatto” fece un profondo respiro “Vorrei soltanto essere riuscita a sistemare questa cosa da sola”. Kaoru poteva sentire un’ondata di disperazione sommergerla. Il labbro inferiore le tremò mentre cercava di ricacciare indietro le lacrime. Scostandosi da Kenshin, si asciugò gli occhi con il dorso della mano e si inginocchiò davanti alla scrivania per guardare gli ultimi due cassetti vicini al pavimento. Riusciva a sentire Kenshin avvicinarsi e si morse un labbro mentre apriva il primo e poi il secondo cassetto.
Non trovò niente. Sospirando dallo sconforto, iniziò a rimettere a posto il cassetto quando udì il rumore di un foglio accartocciarsi contro il legno.
Fermandosi, abbassò lo sguardo verso il cassetto e poi lo alzò, speranzoso, verso Kenshin. Lui le si inginocchiò accanto ed osservò Kaoru-dono rimuovere completamente il cassetto e mettere la mano nello spazio vuoto. Il rumore frusciante della carta fu avvertito nella stanza silenziosa.
Quando la mano di Kaoru si chiuse sul documento, trattenne il respiro per un momento, sorpresa, poi ridacchiò. Uno spumeggiante sentimento di speranza la invase, ma lo soffocò rapidamente con fredda praticità. Quel foglio di carta poteva essere qualunque cosa…poteva essere semplicemente una lista della spesa…o una fattura… oppure…
Il cuore le si fermò nel petto quando vide il sigillo governativo sul documento. Con le mani che le tremavano visibilmente, aprì il documento e lesse quanto vi era scritto. Corrugò le sopracciglia dalla confusione e restò in piedi in silenzio. Impallidì e il suo labbro inferiore fu trattenuto tra i denti mentre leggeva con un’espressione di apprensione sul volto.
Kenshin fu immediatamente preoccupato e si avvicinò di un passo a Kaoru-dono.
“Kaoru-dono, cosa c’è? Qualcosa non va?”
Kaoru alzò lo sguardo dal foglio tra le sue mani ed aggrottò le sopracciglia. “Kenshin, è una lista con quattro nomi e io ne conosco solo la metà. Prima di tutti in cima alla lista c’è scritto il nome Shibumi. Poi ecco la lista di nomi : Yamagata Aritomo, Udou Jinei, Akamatsu e Fujita Gorou. Mi chiedo chi siano gli altri”
Gli occhi di Kenshin si strinsero quando fu pronunciato il nome di di Udou Jinei, ma non fece commenti. La sua mente era in un turbine di pensieri, Yamagata Aritomo era l’ufficiale del governo che gli aveva offerto un posto governativo…Jinei, un assassino mercenario, che voleva anche ucciderlo…e chi erano questi Akamatsu e Fujita? Kenshin non lo sapeva, ma sapeva amaramente che avrebbe potuto scoprirlo presto. Aggrottando le sopracciglia, mise quei pensieri da parte mentre osservava Kaoru-dono dirigersi verso la porta. “Kaoru-dono, dove stai andando?”
Kaoru aprì la porta e si girò verso Kenshin, con il viso stranamente calmo.
“Sto andando a casa, Kenshin. Sto per tornare a casa e andare a dormire. E quando mi sveglierò” fece un profondo respiro e continuò “Andrò a vendere il dojo”
Kenshin abbassò il foglio di carta mentre inconsciamente faceva un passo in avanti. “Perché Kaoru-dono? Non dovresti arrenderti. Forse se chiedessimo una proroga e io trovassi un lavoro, potremmo restituire il denaro e tu potresti conservare il terreno di tuo padre”
Kaoru scosse la testa “Kenshin, non mi sto arrendendo. Sto facendo un compromesso”. Fece a Kenshin un sorriso triste prima di continuare. “E’ un po’ come la spada di mio padre. Lui passò la maggior parte della sua vita ad insegnare che c’era un modo di proteggere e difendere la gente senza usare una spada. Credeva in questo più di qualsiasi altra cosa. Ma poi, quando arrivò la guerra, rispose senza esitazione. E usò una spada per fare ciò che sentiva doveva essere fatto per proteggermi. La sua filosofia non cambiò, fu a causa mia che fece quello che fece. Voleva proteggermi” Mentre Kaoru parlava, ascoltò le sue stesse parole e realizzò che suo padre aveva abbandonato molto più della sua filosofia, aveva dato la sua vita per lei. E con quel dono, lei doveva fare il meglio che poteva per se stessa. Sapeva che suo padre voleva che fosse felice, e sapeva che la sua felicità stava davanti a sé, nell’uomo dai capelli rossi dagli occhi così intensi, che anche in una conversazione come quella, le facevano battere il cuore dall’eccitazione. Cercando di scacciare i pensieri, continuò “Kenshin, mio padre voleva che fossi felice ed ho deciso che è quello che voglio anche io”
“Ma Kaoru-dono, il terreno di tuo padre…?”
“Kenshin, se il mio terreno è requisito, tu e Yahiko resterete senza una casa. Ma se vedessi il dojo, dovrebbe esserci abbastanza denaro per cercare un qualche tipo di abitazione per noi”. Il sorriso che poi gli mostrò riscaldò l’anima di Kenshin. “Tu e Yahiko siete le persone più importanti della mia vita. Non potrei essere felice senza di voi. Il dojo è prezioso per me, ma lo è perché sono cresciuta lì per tutta la mia vita. Ma il dojo è solo un edificio, e la proprietà è solo un terreno. Non contano veramente. Sono soltanto…” scosse le spalle, mentre cercava le parole “soltanto cose, Kenshin. Non ho bisogno di un dojo per amare mio padre, non ho bisogno di questo vestito per amare mia madre. Proprio come mio padre non aveva smesso di credere nelle tecniche non-assassine per proteggermi. Quindi, vendere il dojo ed essere felice con te e Yahiko è più di una compensazione, è un compromesso. Il mio passato per il mio futuro. Sono sicura che i miei genitori avrebbero voluto che lo condividessi con le persone a cui voglio bene”
Con un cenno del capo finale per concludere la sua spiegazione, lei si girò ed uscì dalla stanza per tornare alla parte della ‘taverna’ dell’edificio. Quando tornò, vide Sanosuke e Megumi stare in piedi vicino ad uno Yahiko molto pallido e dall’aspetto malato. Preoccupata, Kaoru si avvicinò subito alla sedia dove era crollato. “Yahiko? Stai bene? Cosa ti è successo?”


Yahiko fissò sconvolto la bellissima donna davanti a lui prima di realizzare che la voce di Kaoru proveniva dalla sua bocca. Wow…pensò…è davvero molto carina. Non come Tsubame-chan, ma decisamente non sembrava la Racchia che gli era mancata durante l’ultima settimana. Sbattendo gli occhi, provò a comportarsi in modo naturale sebbene lo shock fosse ancora nella sua voce mentre diceva “Sto bene, Kaoru”. E dato che non riusciva a resistere, aggiunse “Wow, Kaoru, sembri quasi una ragazza quando ti sistemi per bene”. Kaoru non riusciva a ricordare di aver sentito un complimento più strano di quello, ma per i vecchi tempi, fece un po’ di scena con lui “Cosa?!? Che cosa stai insinuando, moccioso?”. Ed entrambi tornarono alle litigate che non avevano fatto per così tanti giorni. Sembrava un’eternità, ed erano pronti a recuperare il tempo perduto.
Sanosuke osservò Kaoru mentre urlava a Yahiko. Anche mentre strozzava il ragazzino con le sue mani, lei sembrava totalmente diversa. Sembrava molto più… femminile di quanto non lo fosse mai stata, decise. Era già abbastanza carina in kimono, pensò, ma in quel vestito e con quel trucco, e con i capelli in quel modo…non riusciva ancora a credere che fosse davvero lei. Il successivo pensiero di Sano lo portò indietro alla notte in cui lui e Kenshin erano andati alla taverna per la prima volta…
“Ehi Kaoru” se ne uscì, quando fu ovvio che Yahiko non aveva nessuna possibilità “Non sapevo che sapessi cantare”
Kaoru arrossì profondamente quando realizzò che Sanosuke aveva assistito al suo… comportamento la notte in cui aveva cantato per Kenshin la prima volta. “Um…bè…” abbassò lo sguardo con imbarazzo e immediatamente lasciò andare Yahiko, la cui faccia era diventata blu dalla stretta intorno al collo. “Non sono così brava, ma mi hanno detto che mia madre aveva una bella voce e così ho pensato che avrei…Kenshin ?”
Kenshin aveva ancora in mano il foglio, leggermente piegato, mentre camminava per la taverna cercando la porta con uno sguardo concentrato sul volto.
Si girò verso Yahiko, “Yahiko, stai bene?”. Il ragazzo annuì e Kenshin fece un cenno con il capo in risposta “Sono felice di saperlo. Ora, sei riuscito a chiamare la polizia?” Tutti quanti eccetto Yahiko e Kenshin si girarono per cercare di vedere fuori tra il bosco qualche ufficiale in divisa.
“Ci sono andato! Ma non sarebbero venuti, Kenshin. Anzi, mi hanno mandato qui per portarti alla stazione di polizia. Vogliono interrogarti”




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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Una canzone per te cap.23
Parte 23


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.



Lungo la strada per la stazione di polizia calò un profondo silenzio mentre ognuno rifletteva silenziosamente dentro di se. Yahiko apriva la strada, seguito da Sanosuke e Megumi, con Kaoru e Kenshin che seguivano.
Yahiko sembrava assorto nei propri pensieri e ogni tanto si girava indietro per guardare Kaoru prima di tornare alle proprie riflessioni. Yahiko, pensò tra se e se, sai che devi fare qualcosa di più per lei. Non ha alcun denaro per pagare le tasse, e conoscendo Kaoru, questo significa che sta per fare qualcosa di veramente stupido. Yahiko ripensò a quando, non troppo tempo fa, lui aveva lavorato per la banda locale di rapinatori. Il modo in cui Kaoru era intervenuta a sproposito armata solo di una spada di legno ed aveva richiesto che venisse liberato…era stata la cosa più stupida e più coraggiosa che avesse mai visto in vita sua. Ma lo aveva salvato. E mi ha insegnato così tanto, pensò mentre ancora una volta si girava a guardare Kaoru. Gli aveva insegnato molto della vita e del vivere. Lo sapeva a causa delle cose che aveva fatto in passato, del modo in cui era vissuto che non lo avrebbe mai lasciato essere un semplice, spensierato undicenne, e lui si sentiva un po’ a disagio per non essere normale. Ma con Kaoru, poteva essere soltanto se stesso, un ragazzino chiaccherone, sveglio e impertinente. Si girò e condusse il gruppo fuori dalla foresta, sulla strada principale che li avrebbe condotti in città. Va bene Myoujin Yahiko, disse a se stesso con decisione, con le mani chiuse a pugno dalla determinazione, da domani andrai a chiedere un lavoro al ristorante Akabeko e aiuterai pagandoti il vitto…prima che Kaoru si disperi e faccia qualcosa di assurdo…
Sanosuke camminava con una leggera sensazione di…fastidio dentro di lui. Le cose erano sempre state così semplici prima di incontrare Kenshin. La rabbia e la furia che aveva sempre usato per lanciarsi attraverso la vita sembravano un misero sostituto per la sensazione di benessere che sentiva ora. Grazie a Kenshin in un certo senso, e grazie a Kaoru soprattutto. Sanosuke dovette ammettere che nonostante l’attuale governo fosse corrotto e pieno di ipocriti bastardi, se il risultato era una maggior presenza di persone come Kaoru, allora forse il Giappone non sarebbe stato troppo nei casini in futuro. Anche se, pensò Sanosuke mestamente, non molte persone erano come Kaoru.
Sanosuke sentì le sue labbra piegarsi in un leggero sorriso mentre ricordava la sua reazione dopo aver visto Kaoru quella notte. Dire che era sconvolto sarebbe stato un eufemismo.
La notte in cui lui e Kenshin erano andati a cercarla, lui era stato più distratto dall’aspetto succinto di Megumi che incuriosito dalla donna graziosamente femminile che si era attaccata a Kenshin. Poi, quando aveva visto quella stessa donna stanotte…Sano aggrottò le sopracciglia e scrollò le spalle con disagio quando realizzò che per un secondo era stato veramente…attratto da lei. Ma nel momento stesso in cui aveva realizzato che di tutte le persone, lei era * Kaoru *, i suoi sentimenti si erano immediatamente bloccati. Ragazzi, pensò Sano, devo essere veramente disperato se sto pensando a * Kaoru * come ad una donna. Era più che ovvio per lui e per chiunque altro che lei era innamorata di Kenshin e che forse Kenshin ricambiava i suoi sentimenti. E Sagara Sanosuke non giocava sporco con la donna del suo migliore amico, pensò. Comunque, bastava vedere fino a che punto era arrivata per attirare l’attenzione di Kenshin. Ti fa quasi desiderare di avere una donna, eh Testa di Gallo ? Sano scosse la testa e lanciò un’occhiata di sottecchi a Megumi prima di pensare a qualcosa di più piacevole…come la cena…
Megumi era depressa. Si era accorta del preciso momento in cui Sano era rimasto attratto da Kaoru. Non avrebbe potuto esserci nessun’altra spiegazione per la sua reazione, quando l’aveva vista. Quando Kaoru era entrata nella stanza, lui aveva avuto un’espressione così comicamente confusa che Megumi avrebbe riso, se avesse potuto. Più tardi, però, la faccia oziosa di Sanosuke era apparsa e aveva interrotto il bacio di Kenshin e Kaoru. Megumi era quasi sicura che c’era stata invidia o gelosia da parte sua. Il che era un bene, pensò Megumi, era meglio che sapesse subito quello che Sanosuke provava per lei piuttosto che saperlo quando sarebbe stato troppo tardi. Meglio saperlo subito prima che iniziasse a considerare l’idea che ci fosse * qualcosa * tra di loro. Megumi rise dentro di sé per la sua stupidità, non volendo accettare che anche la risata nella sua mente suonava quasi…amara.


Il gruppo entrò nella stazione di polizia e attese che il capitano arrivasse per interrogarli. Quando finalmente giunse, questi guardò le cinque persone in piedi avanti a lui e li osservò da vicino. Il ragazzino, Myoujin Yahiko, discendente da una famiglia di samurai di Tokyo ed ex-borseggiatore, sembrava ben nutrito considerando che la ragazza si era presa cura di lui quasi da sola. Il suo sguardo si spostò su Kaoru. Kamiya Kaoru, il cui padre era stato ucciso quasi un anno prima. Sembrava che anche lei stesse bene. Anche se il suo dojo aveva perso tutti i suoi studenti, insegnava ancora saltuariamente in scuole vicine. Il suo debito con il governo probabilmente l’aveva spinta a lavorare per Kawasaka Ikeda, pensò, povera ragazza. Il suo sguardo poi si spostò sull’alto gangster. Ah, e quello era l’ex gangster Zanza. C’era una bella differenza nei suoi occhi e non portava più un’arma, molto interessante. Sebbene continuasse a giocare d’azzardo, avere debiti e una pessima reputazione all’Akabeko. E se il capitano non si sbagliava, stava in piedi molto vicino alla dottoressa.
Takani Megumi, figlia del famoso dottore della prefettura di Aizu. Mi chiedo se sappia che suo padre la sta cercando. Non importa, non è importante al momento. Finalmente il suo sguardo si fermò su Himura Kenshin, conosciuto anche come l’ex assassino Battosai. Quest’uomo era totalmente differente dai giorni insanguinati di dieci anni fa. Himura sembrava che stesse finalmente iniziando a godersi la vita, peccato che Shishio Makoto stesse per rovinargli tutto.
Dopo due buoni minuti di silenzio nei quali il capitano della polizia aveva fissato intensamente ogni membro del gruppo, Kenshin fece educatamente un passo avanti e chiese “Mi è stato riferito che volevate parlarmi. Riguarda gli eventi che sono accaduti oggi?”
Il Capitano annuì “Una cosa del genere. Mi dica, ha trovato nessun documento nell’ufficio?”
Kenshin notò la mancanza di sorpresa del Capitano a proposito degli eventi di quella notte. Probabilmente ne era stato informato ancora prima che fossero accaduti, pensò e tirò fuori il foglio di carta con la lista di nomi. Dopo averla data al Capitano, il gruppo guardò con sopresa mentre questi strappava il foglio in piccoli pezzi.
“Perdonatemi”. Il Capitano sorrise, “Documenti come questi sono pericolosi se lasciati in giro”. Il Capitano aprì il primo cassetto della sua scrivania e tirò fuori una borsa dalle notevoli dimensioni. “Kamiya Kaoru, fate un passo in avanti per favore”
Kaoru lanciò un’occhiata incerta a Kenshin prima di farlo.
“A nome del Sesto Distretto di Polizia di Tokyo Nord, consegno a Kamiya Kaoru una ricompensa di 500 yen per averci condotto a Kawasaka Ikeda, un uomo che non si sarebbe fermato davanti a nulla pur di mettere le mani su segreti governativi allo scopo di aprirsi la strada a colpi di ricatti verso alte cariche governative”. Il Capitano pose la borsa nelle mani di Kaoru.
Kaoru abbassò lo sguardo sulla borsa, in confusione “M-ma, io non vi ho condotto da nessuna parte!”
“Forse non ne eravate a conoscenza, ma l’avete fatto. Se i vostri amici non fossero stati abbastanza preoccupati da farvi seguire dal ragazzo” fece un gesto verso Yahiko “i nostri informatori non sarebbero stai in grado di scoprire dove si nascondeva Kawasaka”
Yahiko aggrottò le sopracciglia al pensiero di essere stato seguito senza saperlo. Avrebbe decisamente dovuto lavorare su quello, lui * era * un professionista dopotutto. Mettendo da parte la rabbia, per il momento, Yahiko fece un sospiro di sollievo dato che in tutto quello Kaoru era riuscita a guadagnare del denaro.
Kaoru era ancora sotto shock, con le mani che stringevano la borsa “E’…è sicuro?”. Il Capitano annuì “Certamente”
“Um…bè, grazie infinite”. Fece un inchino con gratitudine.
Il Capitano annuì e gli fece segno di andare via “Se mi scuserete, ci sono ancora molti ladri ed assassini lì fuori che devo catturare"
“Solo una domanda” Kenshin fece un passo avanti, era più che certo che in quella storia c’erano molte più cose di quanto non gli era stato raccontato. “Gli uomini che aspettavano nela foresta, e lo stesso Kawasaka Ikeda…chi li ha uccisi?”
Sanosuke avanzò esclamando “Lo sapevo, mi sono dimenticato di dirtelo, Kenshin. Credo di essere stato distratto” i suoi occhi si soffermarono rapidamente su Kaoru prima di continuare, “C’era un uomo con i banditi della strada nord, il suo nome era Takida. Quando sono arrivato là, erano tutti morti tranne lui. Ho provato ad aiutarlo a stare il meglio possibile prima che morisse, ma mi ha detto qualcosa che non sono riuscito a capire” Sano scosse la testa e continò “Quando gli ho chiesto chi aveva fatto tutto quello, Takida rispose ‘il Lupo’ e morì. Non so cosa significhi, però”
Gli occhi di Kenshin si strinsero ed incontrarono quelli del Capitano. Non mi sorprende che sappia cosa sta succedendo, pensò Kenshin, è uno degli Shinsengumi e l’uomo certamente lavorava per lui. Kenshin sapeva che il Capitano riusciva a seguire il filo dei suoi pensieri, ed entrambi si salutarono educatamente con un cenno del capo prima che Kenshin si girasse e lasciasse la stanza.



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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Una canzone per te cap.24
Parte 24


Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.

Nota dell’Autore :

Un ringraziamento extra è accordato a Raya Mars non solo per aver disegnato tutte le Fantastiche immagini per la fanfic, ma per averle spedite ad un sito web per me.
Raya Mars, Hikaru, Tae, Ardith e Sae sono totalmente responsabili di avermi fatto scrivere tutto questo, ed io apprezzo veramente tutto il vostro supporto. ^_^
::: inchino profondo ::: Doomo arigato gozaimasu !


Le stelle che splendevano quella notte brillavano contro l’oscurità vellutata della notte. La luna era stata luminosa prima, ma ora era a più della metà del suo cammino nel cielo. In poche ore, il sole sarebbe sorto e sarebbe iniziato un nuovo giorno.
Kenshin stava camminando accanto a Kaoru-dono. La guardò pensosamente prima di ritornare a scrutare le strade e le zone intorno a loro in cerca di qualunque persona che avrebbe potuto significare un pericolo per loro.
Quando il gruppo raggiunse la parte cammino in cui si sarebbero dovuti separare da Megumi, dato che la sua casa era in un’altra direzione, tutti quanti si fermarono.
Megumi guardò Kenshin e chinò leggermente la testa mentre diceva con calma “Vorrei ringraziarti per avermi salvato la vita questa sera, Ken-san. Te ne sono veramente grata”
Kenshin sorrise leggermente e si inchinò anche lui “Di niente, Megumi-dono. Mi scuso per averti coinvolta in questa situazione”.
“Mi dispiace così tanto, Megumi, è stata tutta colpa mia” Kaoru fece un passo avanti in supplica mentre continuava “Non avrei dovuto permetterti di seguirmi nella taverna. Io stessa non avrei dovuto andarci, ma…” lanciò un’occhiata a Kenshin e poi ritornò con lo sguardo a Megumi “Il fatto che ti sia trovata in pericolo è stato imperdonabile. Per favore perdonami”. Kaoru si morse il labbro inferiore ed abbassò lo sguardo al terreno mentre aspettava la risposta di Megumi.
“Che ragazza stupida che sei”. Il commento leggermente sarcastico di Megumi scivolò nella notte. Quando gli occhi di Kaoru incontrarono quelli di Megumi, tutto quello che vide fu affetto ed una traccia di tristezza. “Ci sono andata perché sono tua amica, Kaoru-san. Non mi devi niente per questo”. Il sorriso della dottoressa era sincero e affettuoso mentre appoggiava la sua mano destra sulla spalla di Kaoru. “Ora, su con la vita. E’ giunto il momento per tutti quanti di farci una bella dormita”
Megumi sorrise e fece un passo verso la sinistra del bivio prima di girarsi “Yahiko, come ti senti?”
Yahiko si sentiva come se la testa gli stesse per esplodere. Tutte le sue energie erano state usate per restare in piedi e camminare. Non era sicuro che al momento sarebbe riuscito a fare una conversazione. “Sto bene” borbottò, deciso a non sembrare così dolorante come si sentiva. Non servì a nulla perché Megumi vide immediatamente attraverso la sua facciata. Puntò un dito contro Yahiko, “Tu giovanotto” poi usò il pollice per indicare la strada dietro di sé “verrai alla clinica con me. Così potrò darti un’occhiata in caso che le tue condizioni peggiorassero”. Prese il ragazzo per mano e iniziò a camminare per la strada, dopo un veloce saluto con la mano agli altri.
“Aspetta”. Sanosuke, con le mani in tasca, andò al fianco di Megumi. “Kenshin, accompagno la Volpe a casa per essere sicuro che non finisca in qualche altro guaio lungo la strada. Ci vediamo domani”. Sanosuke sorrise quando Megumi iniziò a borbottare sul suo odiato soprannome. Con un piccolo sforzo, Sanosuke sollevò Yahiko tra le sue braccia, tenendolo come un bambino. “Andiamo Yahiko-chan. Ti portiamo a letto”. Sanosuke rise quando i flebili tentativi di Yahiko di liberarsi si affievolirono mentre camminavano tutti e tre per la strada.
“Ora” disse dolcemente la voce di Kenshin “andiamo a casa, Kaoru-dono”. Raggiunse il suo fianco e le mise un braccio sulle spalle. Si incamminarono insieme verso casa.


Adesso, pensò Kaoru, adesso è giunto il momento in cui tutti i nodi verranno al pettine.
Kaoru sedeva sul patio guardandosi le mani mentre aspettava che Kenshin finisse di chiudere a chiave le porte del cancello. Udì i suoi passi avvicinarsi e aspettò tesamente che si avvicinasse. Come i suoi piedi entrarono nella sua visuale, Kenshin si fermò ed attese pazientemente che gli occhi di lei incontrassero i suoi, cosa che presto avvenne. Riusciva a vedere l’apprensione nei suoi occhi, ed anche cautela. Ma sapeva anche che, per quanto fosse incredibile, c’era anche amore. Amore e passione, custoditi per lui. E solo per lui. Non si rese conto di quanto il suo sguardo diventasse cupo mentre la guardava negli occhi. Capì soltanto che qualcosa aveva avvertito Kaoru dei suoi sentimenti perché lei trattenne il respiro e le sue guance si colorirono di un rossore che non fece che aumentare la sua bellezza.
Fece un passo verso di lei, con il suo intento chiaramente scritto in viso. Voleva baciarla, voleva toccarla.
Kaoru era stupita dalla sensazione di elettricità che la sommerse. Sentì il suo corpo riscardarsi, il suo battito velocizzarsi, e lo stesso accadde al suo respiro.
I suoi denti mordicchiarono nervosamente il labbro inferiore mentre i suoi occhi erano incatenati in uno sguardo appassionato a quelli di Kenshin. Il pensiero che le passò per la testa fu pronunciato ad alta voce, senza che se ne rendesse conto. “Dio, come vorrei che mi toccasse…”
Kenshin chiuse strettamente gli occhi mentre cercava di controllare la reazione del proprio corpo a quelle parole. Voleva che lui la toccasse, quelle parole eccitavano il suo corpo e infiammavano la sua anima. Andò al fianco di Kaoru ed acconsentì a quel desiderio. Le portò un calloso pollice al labbro nervosamente mordicchiato, accarezzandole quella calda e inumidita pelle. Kaoru fece letteralmente un salto a quel contatto così intimo e nella sua timidezza, girò la testa per allontanarsi da lui. Kenshin si sarebbe fermato e l’avrebbe lasciata da sola, allora, se non fosse stato per l’espressione dei suoi occhi che aveva intravisto prima che lei si girasse. Aperta, innocente, speranzosa e allo stesso tempo cupa, profonda dal desiderio per qualcosa nella sua anima che soltanto lui poteva soddifare. Si sedette vicino a Kaoru e le prese la mano sinistra tra le sue. Poteva sentire la freddezza delle sue dita e gentilmente le scaldò la mano tra le sue. Sedette pazientemente, aspettando che tornasse a guardarlo prima di continuare.

Kaoru riusciva a sentire i suoi occhi su di sé, e le sue mani che lentamente si muovevano sopra ed intorno le sue. Un piccolo brivido di piacere le passò lungo la spina dorsale. Lo amava così tanto, ma dopo essersi messa in ridicolo davanti a lui in quel modo, non riusciva a guardarlo in faccia. Calde lacrime le salirono agli occhi e caddero lungo le sue guance accaldate, lasciando tracce che coglievano la luce notturna e che le rendevano visibili a Kenshin. Lo sentì fare un profondo respiro e fu stupita nel sentire le sue braccia circondarla e sollevarla nel suo grembo. Una volta là, la tenne vicino a sé, passandole dolcemente le dita tra i capelli, mentre la cullava lentamente. Con la testa rannicchiata vicino al suo cuore, sentendo il forte battito, Kaoru si rilassò lentamente e sospirò contro di lui, lasciando che la confortasse. Sentì che le appoggiava il suo mento in cima alla testa mentre faceva un altro profondo respiro prima di parlarle dolcemente.
“Kaoru, tu mi sorprendi sempre. Questa è la prima cosa che mi ha fatto innamorare di te, suppongo. Quella prima volta, quando arrivai a Tokyo e tu mi fermasti e mi accusasti per strada, pensai che tu fossi una ragazza strana, appassionata e con un bel caratterino. Sfidare Battosai con una spada di legno…”. Scosse la testa e lei riuscì ad avvertire il sorriso nella sua voce, “dire che ero sorpreso sarebbe stato un eufemismo. Anche quando tu scoprirsti chi ero veramente, mi soprendesti ancora chiedendomi di restare. Non avresti potuto sapere quanto la mia anima aveva bisogno di sentire quelle parole dopo dieci anni di solitudine. Sapevo che avrei dovuto lasciarti un giorno, ma non ci riuscivo. Ero così…solo. E pensai che una breve sosta con te sarebbe stata come stare per un momento al sole, prima di dover riprendere il mio viaggio. Tu eri così onesta e coraggiosa, così compassionevole ed affettuosa. Sapevo che quando me ne fossi andato tu saresti stata sola come lo ero stato io, e gli Dei ci mandarono Yahiko”. Lui rafforzò la sua stretta per un momento infinito e poi continò, “E poi, ancora una volta, tu mi soprendesti. Pronta a gettare via la tua vita in una partita a dadi per lui. Se penso a cosa sarebbe potuto accadere se non fossi arrivato in tempo…”
“Ma l’hai fatto” Kaoru ritrovò la sua voce e si allontanò leggermente da lui per guardarlo in faccia, mentre le sue dita trovavano i bordi del suo gi e li afferravano saldamente. “E poi incontrammo Sanosuke, Megumi-san e Tsubame-chan. Tu mi hai dato una famiglia, Kenshin”. Sorrise dolcemente e lo guardò negli occhi, che erano profondi e splendevano leggermente nella notte.
Kenshin voleva baciarla. Anche ora, sebbene Kaoru non ne fosse probabilmente a conoscenza, il suo corpo rispondeva a quello di lei. Rispondeva alla vista del suo sorriso, alla morbidezza del suo peso su di lui, al dolce sbuffo del suo respiro che gli sfiorava la pelle mentre lei parlava. Alzò una mano e le scostò i capelli dal viso e li portò dietro il suo orecchio. “Kaoru, ti mi hai dato una casa e una famiglia. Mi hai dato un posto dove mi sono sentito a mio agio, un posto a cui posso appartenere, un posto dove sono amato. Ed io ti ringrazio di questo”. Il lieve sorriso di lei tremò e i suoi occhi si abbassarono mentre scuoteva la testa in una muta protesta. Alzandole il mento, Kenshin incontrò il suo sguardo con il proprio e continuò a parlare “Si, Kaoru, è per merito tuo, è successo tutto perché sei così bella, generosa e gentile”
Lo sguardo dei suoi occhi era così intenso e sincero che Kaoru capì che le stava dicendo la verità. Con uno stupito consenso a quelle parole, annuì, mentre un'altra lacrima le sfuggiva e le scorreva piano su una guancia. Esalò un tremolante respiro e tirò su con il naso mentre ne inspirava un altro.
Kenshin la strinse di nuovo e inalò il suo profumo con il successivo respiro. Lei stava così bene tra le sue braccia, si meravigliò, intimorito dal fatto che neanche nei suoi sogni più sfrenati aveva mai pensato di stringerla così vicino a sé. Chiuse gli occhi e silenziosamente ringraziò tutti gli Dei per aver creato quel momento. Dopo alcuni minuti, Kaoru si scostò da lui ed abbassò lo sguardo sulle sue mani, che ancora stringevano il suo gi.
“Um…Kenshin, puoi perdonarmi per…” la sua voce si ridusse ad un sussurro “per averti mentito su…Maku ?” Kaoru fu sbalordita quando sentì un bacio sulla sua fronte. Guardò Kenshin in preda allo stupore mentre lui parlava “Maku è stata, credo, la persona che ha dato una svolta al mio destino. E’ stato a causa sua che ho realizzato quanto ti amavo e ti desideravo. Per restare al tuo fianco e per proteggerti, io avevo ignorato gli altri sentimenti che provavo per te. Avevo ignorato la parte di me stesso che era attratta da te. Pensavo che a causa della tua innocenza, mi sarei soltanto approfittato di te se avessi ceduto alle idee su di te che mi tentavano continuamente. Di baciare le tue labbra, che mi sorridevano e mi salutavano ogni volta che entravo nella stanza. Di sentirti sussurrare il mio nome nell’orecchio con la tua dolce voce nel cuore della notte. Di sentire la tua morbida, liscia pelle contro la mia…”
Interruppe la sua litania e le accarezzò i capelli con dolcezza prima di continuare “Poi ho visto Maku. Allora non lo sapevo, ma ora capisco che cos’era che mi attirava così tanto. Era la sua passione. Come se ogni parola e nota cantata fosse stata la sua ultima possibilità di esprimere se stessa. Come se avesse avuto paura che se non avesse cantato ora, non avrebbe potuto farlo mai più. C’era una disperazione in lei, un fuoco nella sua anima che rimescolava la mia e mi cullava. Ero sconvolto perché ogni volta che la vedevo cantare, sentivo la direzione dei suoi pensieri andare verso di me e sebbene la vedessi e fossi affascinato da lei, era il tuo viso che vedevo. Questo mi confondeva, mi turbava, mi faceva sentire in colpa e allo stesso tempo consapevole. E poi, quando ho realizzato che eri tu…”
I suoi occhi riplendevano profondamente di una luce interna e la sua voce le causò brividi di piacere che le corsero dentro. “Quando ho capito che eri tu, tutto ha avuto un senso. Ora ho capito che cantavi per me perché volevi che io ti vedessi, per farmi vedere come eri veramente. Per farmi vedere che donna meravigliosa e coraggiosa eri diventata. Per farmi vedere quanto profonda fosse la tua passione. Per mostrarmi che mi desideravi. Per mostrarmi quanto mi amavi . Kaoru, io ti amo dal profondo della mia anima. Tu mi hai fatto affrontare me stesso quando tenevo quella katana nelle mani e non riuscivo a lasciarla andare. Il tuo cuore onesto mi ha toccato e mi ha riempito con un tipo di pace e completezza che non ho mai conosciuto”. Le prese gentilmente i lati del suo viso e la portò lentamente vicino a lui “E’ incredibile quante cose si possono sentire in una canzone se si ascolta attentamente”
La sua bocca si chiuse sulla sua e lei sospirò contro le sue labbra. Con un'altra opportunità che si rifiutò di abbandonare, Kenshin le fece guizzare la lingua nella bocca e la assaporò. Era dolce e calda come ricordava. Quando la incoraggiò, spingendola ad assaporarlo a sua volta, scosse le spalle e la portò più vicina a sé. Lei era dolce, ma dietro quella dolcezza sopraggiunse un’audacia, un risveglio di qualcosa nel profondo dentro di lei che innalzò la temperatura del loro bacio fino a qualcosa di bollente ed infiammato.
La passione lo travolse e, senza interrompere il bacio, rafforzò la stretta su di lei e la sollevò mentre si alzava in piedi. Solo quando dovette cercare la porta della sua camera si separarono per guardarsi l’un l’altro. Kaoru gli fece segno di metterla giù e lui lo fece, sostenendola quando le sue gambe rischiarono di non reggerla.
Kaoru si umettò le labbra, allora, stupita dal piacere che provò sentendovi il sapore di lui. Voleva che la assaporasse ovunque. Portò un’esile mano alle labbra e vi sentì il caldo gonfiore. Notò che lo sguardo di Kenshin sembrava inchiodato sulle sue labbra e con la consapevolezza che lei aveva effetto su di lui come lui lo aveva su di lei, prese una delle sue mani tra le sue e portò il ruvido cuscinetto del suo indice alle labbra per un dolce bacio.
Sentì la sua mano tremare e vide che lui stringeva l’altra con forza. Con un invitante sorriso, Kaoru fece scorrere la porta, entrò e gli fece cenno di seguirla.


Lyrics : In The Night - Sario Kijima


Entrambi notarono l’esitazione di Kenshin, ma Kaoru sapeva che non gli avrebbe mai permesso di abbandonarla di nuovo. Prendendogli gentilmente una mano tra le sue, lo guidò nella stanza e chiuse la porta dietro di lui. Poi gli girò intorno per guardarlo in viso. Ancora una volta gli prese una mano e vi strofinò contro una guancia, poi baciò ogni polpastrello delle sue dita e dopo il centro del suo palmo. Lui restò immobile, sebbene il suo respiro appesantito si potesse sentire nella stanza buia.
Con il volto nascosto dalle ombre, Kenshin fece un passo in avanti, verso Kaoru e si fermò, incerto su cosa fare. Nella fioca luce riusciva a vedere che lei voleva di più da lui, ma non sapeva cosa fare o come chiederlo. Riuscì a sentire la sicurezza di Kaoru svanire mentre il silenzio cresceva tra loro. L’atmosfra sensuale che li aveva avvolti si stava lentamente dissolvendo, lasciandoli lentamente tornare indietro al mondo reale.
Kaoru non riusciva a sopportare il suo silenzio un secondo di più. Mentre erano fuori aveva sentito che in qualche modo c’era stato un legame, che le aveva toccato e guarito il dolore nel profondo della sua anima, e che aveva fatto la stessa cosa per lui. La sua insicurezza in quel momento la feriva e la rattristava. Non aveva ancora capito che il suo amore era profondo e incondizionato. Forse nel suo cuore lo sapeva, ma si era allontanato da esso così a lungo che non aveva ancora realizzato che l’unica cosa di cui aveva più bisogno al mondo era l’unica cosa che soltanto lui avrebbe potuto concedersi : il perdono e una nuova opportunità.
Allontanandosi da lui, si girò e camminò fino ad una lampada vicina. Accese la lampada con una scintilla del suo acciarino e le ombre crebbero sui muri, come la calda luce riempì la stanza. Poi si girò ed osservò Kenshin attraverso occhi scuri e misteriosi. Alzò le mani e si mise i capelli dietro le orecchie, sulla schiena. Sorridendo timidamente a Kenshin, lo fece sedere sul suo futon, mentre gli stava in piedi davanti, di nuovo sicura nella sua posa.
Kenshin guardò la dea che gli stava di fronte e si potè soltanto sentire sopraffatto dalla sua bellezza così come dal suo coraggio e dalla sua forza. Quando era entrato nella stanza, il solo pensiero che gli aveva attraversato la mente era stato che se l’avesse toccata ora, non sarebbe stata mai più così pura e bellissima come era in quel momento. Che se le sue mani macchiate l’avessero toccata, la parte di lei che la rendeva così speciale e magica sarebbe stata rovinata per sempre, e che sarebbe giunta ad odiarlo per averle rubato tutto questo.
La conoscenza che aveva di lui lo toccava e lo convinceva diversamente. Kaoru sarebbe stata sempre così speciale e magica come era in quel momento. In piedi davanti a lui, determinata, bellissima, volente che accettasse se stesso proprio come il dono che gli avrebbe presto dato. Kenshin abbassò gli occhi e sorrise mestamente. Come sempre, il suo spirito impetuoso lo attirava verso di sè, e sapeva che non sarebbe stato in grado di lasciarla quella notte, e neanche mai più. Si sentiva come se la sua anima avesse messo le radici e che Kaoru era il sole, che lo riscaldava con il suo amore e la sua passione. Con il tempo sarebbe diventato più sicuro del proprio posto nella sua vita, perché sapeva che Kaoru non gli avrebbe permesso di pensare a nient’altro tranne che al suo amore per lei e quello di lei per lui. Ancora una volta l’aveva sorpreso.

E poi, lei iniziò a cantare ?…capì che era perduto.


I told that person that I loved them, Mirror, Mirror, in the night
To this sadness I can't do anything about, How far will I fall?
Tonight, I know, I won't be able to sleep
If I close my eyes, we can meet? Always (1)


Lei cantò, per la prima volta senza nascondere chi fosse veramente, mettendo tutta la sua essenza nelle note mentre guardava verso Kenshin. Cantò, sapendo che soltanto lasciandogli vedere la ragazza dentro di lei che voleva proteggere e, allo stesso tempo, la donna che voleva amare, Kenshin sarebbe stato in grado di capire la portata dei suoi sentimenti verso di lui .


You told me you've got someone, To rumours like that, I'm listening.
Dispell them, my doubts; then again Could I be the one? Nothing..
Tonight, also, I know I won't be able to sleep
Refrain: Into the labyrinth..I jump headlong (2)

Per la prima volta cantò per lui senza inganno mentre arrivava al ritornello. Sapeva che quando avesse alzato una mano, Kenshin l’avrebbe presa e l’avrebbe portata verso di se. Lentamente alzò la sua mano e la tenne davanti a lui, implorante


Find me, please... And then lead me to the exit ?
You brim to overflowing, Always, Always,
I over flow with you…(3)


Sentì le lacrime caderle dagli occhi mentre lui alzava gentilmente una mano verso di lei e la tirava giù per farla inginocchiare davanti a se. Lei continuava a cantare?


I want to grab hold of love with these two hands,
I want to grab hold of your heart. (4)



Si portò una mano di lui al petto, in modo da fargli sentire l’eccitato battito del cuore. Il cuore iniziò a battere due volte più veloce quando la sua mano scivolò gentilmente sul seno. Lo osservò mentre un brivido lo scuoteva, facendole lo stesso effetto proprio come fortemente lo aveva fatto a lui. La sua voce scomparve e riprese in un sussurro che scivolò nella notte con la sua dolcezza.


Oh, now you needn't be afraid…and so…(5)


Con l’altra mano, Kenshin le circondò la vita e la stese gentilmente sul futon, con la bocca che copriva la sua mentre lei sospirava di piacere. Bevendo dalle sue labbra, la spogliò. Quando nuova, soffice pelle gli fu rivelata, la accarezzò gentilmente, con reverenza, poi si mosse per rivelare nuove setose parti. Era così calda, flessibile e morbida sotto di lui. Voleva sentirla tutta contro di sé. Con insolita impazienza, slacciò il suo gi e lasciò che glielo togliesse dalle spalle. Avido di sentirla, si sdraiò immediatamente su di lei, sfregando il proprio petto contro il suo, sentendo le sue soffici curve accettarlo e fondersi con lui. Dopo un altro bacio da bruciare l’anima, fu sorpreso di realizzare che Kaoru era curiosa di vederlo tanto quanto lui era ansioso di vedere lei. Con un sorriso che pensò essere semplicemente meraviglioso, se non appena birichino, Kaoru lo allontanò da sé in modo da poter slacciare il suo hakama.
Quando fu completamente svestito, la osservò per trovare Kaoru fissarlo…con un’espressione di stupore, di desiderio e con neanche un po’ di panico. Gli occhi di lei cercarono i suoi. “K…K…Ken…”. Kenshin le si inginocchiò vicino e iniziò a baciarla di nuovo. Le passò le mani su tutto il corpo finchè non raggiunse il soffice calore al suo centro. Con le sue agili mani, la portò sull’orlo della passione prima di unirsi a lei lentamente e con attenzione.
Kaoru ignorò il dolore e si arrese alla passione che la sommergeva in ondate. Si arrese all’amore e alla passione di Kenshin, accettandole nel suo cuore e fondendole nella sua anima, così come loro erano fusi nei corpi. Quando esplose nel paradiso, sicura tra le sue braccia, lui la seguì subito, pronunciando il suo nome. Dopo i successivi dieci minuti, consistenti in calde carezze e sussurrate dichiarazioni d’amore, si addormentarono nudi, soddisfatti e sazi sotto le coperte del futon di Kaoru.

Fu così che Sanosuke e Yahiko li trovarono la mattina dopo.


Traduzione dei termini giapponesi :

Gi : nome della casacca aperta sul davanti che gli uomini portavano sopra gli hakama (pantaloni)
Futon : il tradizionale letto ‘pieghevole’ giapponese, composto da un materasso sottile e una trapunta, da stendere sul ‘tatami’ (il pavimento di stuoia)




Traduzione del testo della canzone :


(1) Ho detto a quelle persone che le amavo, Specchio, Specchio, nella notte / Per questa tristezza per cui non posso fare nulla, fino a dove cadrò ?/ Questa notte, lo so, non riuscirò a dormire / Se chiudo gli occhi, possiamo incontrarci ? Sempre

(2) Mi hai detto che hai qualcuno. A dicerie del genere, do ascolto. / Falli sparire, i miei dubbi ; ed allora potrò essere l’unica ? Niente…/ Anche questa notte non riuscirò a dormire / Ritornello : Salto a capofitto… nel labirinto

(3) Trovami, ti prego…e poi accompagnami all’uscita ?/ MI hai colmato fino a straripare, sempre, sempre / Trabocco con te…

(4) Voglio stringere l’amore con queste due mani / Voglio stringere il tuo cuore

(5) Oh, non devi essere così spaventato...e così...







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Capitolo 25
*** Epilogo ***


Una canzone per te epilogo
Epilogo



Disclaimer : Per la cronaca, io non sono Watsuki (l’autore di RK) e non sto provando in nessun modo ad essere come il manga. Lo sto scrivendo per divertimento e per combattere la noia.



Yahiko dormì quella mattina. Quando si svegliò, capì che aveva dormito più a lungo di quanto Kaoru gli avrebbe mai concesso di fare. Sedendosi, sbadigliò ed osservò la stanza intorno a lui.
Fu così che realizzò che non era a casa, al dojo.
In preda alla confusione, Yahiko studiò la stanza in cui aveva dormito. Era una stanza piccola e il sole splendeva attraverso le pareti di carta, che ne smorzavano i raggi luminosi. Alzandosi, Yahiko andò alla porta e la aprì. Il sole di metà mattina brillò davanti a lui, accecandolo con la sua luce fino a che gli occhi di Yahiko non si abituarono. La clinica, pensò Yahiko e ricordò immediatamente gli eventi del giorno prima. Qunado Kaoru era sparita, quando lui era andato in cerca di aiuto alla polizia e quando qualcuno lo aveva colpito da dietro…Yahiko si toccò leggermente il piccolo bernoccolo sulla testa e fece una smorfia. Girando verso la direzione della stanza principale per cercare Megumi, Yahiko trovò il Dottor Genzai che stava visitando un paziente. Quando chiese dove fosse Megumi, il dottore spiegò che era dovuta uscire per una visita a domicilio e che se si sentiva meglio, poteva tornare a casa di propria volontà.
Sospirando e salutando, Yahiko uscì dal portico e iniziò a tornare a casa…solo per imbattersi in Sanosuke davanti al cancello del dojo.
“Hey, Sano…che succede ?” Sanosuke fece un salto, stupito e si girò a guardare il ragazzino che stava in piedi con curiosità dietro di lui.
“Oh, sei tu, Yahiko. Mi stavo solo chiedendo dove fosse Kaoru”.
Le sopracciglia di Yahiko si abbassarono “Stai cercando Kaoru? Voglio dire, vuoi veramente VEDERE Racchia?”
Sanosuke deglutì nervosamente e scosse la testa con un ansioso dinego “Oh no, non volevo affatto dire questo. Volevo solo vedere se stava bene”. L’imbarazzo gli fece aggiungere di getto “Voglio anche vedere Kenshin! Non è da loro non essere ancora in giro, no?”
Yahiko scrollò le spalle e sorpassò Sanosuke, dirigendosi verso il cortile principale. “Non li troverai mai se continui a girare intorno al cancello, Sano, Testa-di-gallo”.
Detto questo Yahiko iniziò a correre attraverso la casa, su per le scale, ed intorno al lato di essa, mentre Sanosuke lo inseguiva rabbiosamente da dietro.
Andò per prima alla porta di Kenshin, solo per trovare la camera perfettamente in ordine, come al solito. Non avendo neanche il tempo di chiudere la porta dietro di sé, corse intorno alla casa fino a che non raggiunse la porta di Kaoru. Lì, notò una grossa figura giacere sotto le coperte. Sogghignando, Yahiko fece un passo avanti con anticipazione, quando qualcosa lo colpì. C’erano due figure sotto le coperte? E se la sua stima era corretta, a giudicare da tutti i vestiti che giacevano sparsi per la stanza, le figure sotto le coperte erano nude. Sbattendo gli occhi dalla sorpresa, alzò l’indumento più vicino. Il gi di Kenshin?
“Non è possibile”. Il ragazzo rimase impietrito dallo shock mentre il significato di quello che stava vedendo lo investì. Scosse la testa e stava per rimettere il gi dove lo aveva trovato, quando avvertì la torreggiante presenza di Sanosuke dietro di lui. Girandosi rapidamente, con il gi ancora in mano, Yahiko fu sorpreso di vedere l’espressione del viso di Sanosuke. Sembrava come se fosse…irritato per qualcosa? Ma forse dovette essere stata la sua immaginazione, perché adesso la faccia di Sano sfoggiava un largo sorriso.
“Andiamo, Yahiko-chan, lasciamo soli questi piccioncini” Sano afferrò Yahiko per il collo della camicia, strappando il gi dalla sua stretta e lanciandolo sul pavimento, prima di trascinare Yahiko fuori dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé.
Il sospiro di sollievo di Kenshin riempì la stanza mentre osservava il soffitto. Si era svegliato nel momento in cui il ragazzo si era fermato davanti alla porta, ma non aveva voluto fare nessun movimento improvviso per non svegliare Kaoru. Se si fosse svegliata, si sarebbe sentita probabilmente in colpa, o almeno imbarazzata di essere stata colta in quella posizione compromettente .
Bè, non c’è nient’altro che posso fare per sistemare la cosa, eccetto sposarla. Kenshin sorrise, compiaciuto dall’idea.
La sommessa risata di Kenshin svegliò Kaoru. Diventare conscia delle cose intorno a lei fu piacevole, quella mattina, dato che inalò l’aroma muschiato del suo amato. Sbadigliando e stirandosi, si sollevò sul gomito destro e guardò Kenshin, quasi timidamente.
“Buongiorno”. Kaoru vide il sorriso che si aprì sul volto di Kenshin e ricambiò il sorriso.
“Buongiorno, Kaoru”. Kaoru chiuse gli occhi mentre realizzava che la notte scorsa non era stata solo un sogno. Che Kenshin aveva veramente pronunciato il suo nome senza la fredda formalità dietro la quale si nascondeva sempre. Che Kenshin pensava veramente che lei fosse bellissima, e che la desiderava. Arrossì a quel pensiero e realizzò che erano ancora nudi sotto le coperte. Arcuando la punta dei piedi dalla felicità, si ricordò di Kenshin che le diceva di amarla ed improvvisamente lo baciò sulle labbra.
La risposta di Kenshin fu immediata, e la baciò fino a che non furono entrambi eccitati e senza fiato. Sospirando dal piacere, Kaoru appoggiò la testa sul petto di Kenshin, godendo della sensazione delle dita di lui che scorrevano tra i suoi capelli. Baciò teneramente la pelle vicino alla sua guancia e chiuse gli occhi per apprezzare il calore e la sicurezza che rappresentava Himura Kenshin.
“Yahiko e Sanosuke ci hanno visto”. Sussultando dalla sorpresa, Kaoru si sedette, allarmata.
“C…cosa? Quando?”. Kenshin non sembrava irritato come lei, così si rilassò un po’ e attese che continuasse.
“Erano qui circa cinque minuti fa. Penso che dovremmo alzarci e parlare con loro di questo”. Kenshin si sedette, ed i muscoli del suo petto furono esposti all’apprezzante vista di Kaoru. Mordicchiandosi un labbro, Kaoru si strinse le coperte al petto e distolse lo sguardo quando Kenshin si alzò, combattendo la tentazione di osservarlo mentre si vestiva.
“Ma cos’è questo? ‘questo’? Voglio dire, cosa faremo ora?”. Kaoru udì una pausa sull’altro lato della stanza e fu sorpresa quando sentì le calde dita di Kenshin prenderle il viso. Girandosi verso di lui, lo vide vestito con i suoi hakama, ma ancora a petto nudo.
Kenshin guardò fieramente nei suoi occhi “Kaoru, ‘questo’ è noi” Portò le labbra di lei alle sue e teneramente le sfiorò.
“Questo, siamo noi che ci amiamo l’un l’altro”. Gentilmente la circondò con le braccia ed ancora una volta le sfiorò le labbra per un bacio più lungo e più dolce.
“Questo, sono io che ti sto chiedendo di sposarmi”. Le catturò le labbra con un profondo bacio che li lasciò entrambi scossi per la sua intensità. Kenshin pressò dolcemente la bocca sulla sua per un ultimo bacio, poi andò dall’altra parte della stanza ad infilarsi il gi. Quando ebbe finito sorrise a Kaoru, spostandosi una ciocca di capelli della frangetta dietro l’orecchio. Prese la spada sakaba e aprì la porta sul mondo esterno. Il sole luminoso lo fece sembrare una sagoma ombreggiata sulla soglia della porta. Si girò verso Kaoru, con il volto ancora nascosto. “E questo, sono io che aspetto impazientemente la tua risposta. Questo sono io che faccio il totale imbecille, lasciandoti in questa stanza quando sei così…”. La sua voce si abbassò “Così bella, come se volessi farmi tornare indietro lì con te…”. Udì la sconvolta comprensione di Kaoru e decise che era meglio andarsene ora prima che facesse qualcosa di assurdo, tipo costringere Kaoru a sposarlo invece di farla rispondere di propria volontà.


Nel lasso di tempo in cui Kaoru ci mise ad assorbire tutto quello che Kenshin aveva detto, cambiarsi e correre davanti alla casa, tutti gli altri stavano facendo colazione.
Yahiko, con la bocca ancora piena, riuscì ad emettere un “Congratulazioni!”
Arrossendo, Kaoru ridacchiò nervosamente e guardò Kenshin timidamente. I caldi occhi di lui incontrarono i suoi e dopo alcuni secondi di scambio di sguardi, Kaoru stava arrossendo per una ragione interamente diversa. In quello sguardo, Kaoru vide passarle davanti agli occhi tutto quello che avevano fatto la notte precedente. Vide tutto l’amore che Kenshin provava per lei fin nei suoi profondi abissi e una luce le scaturì dentro.
Sentendosi rilassata e sicura, si sedette vicino Kenshin e accettò la ciotola di riso che lui le passò. Quando si girò verso Sanosuke, notò che c’era una strana, distante espressione nei suoi occhi, che sparì immediatamente solo per essere rimpiazzata dal suo ghigno più rude. “Bè scusate se vi abbiamo svegliato, dopo una notte così movimentata”. La strizzatina d’occhio smentiva quelle scuse.
Kaoru si strozzò con il riso che stava mangiando. Prima che potesse finire a rimproverare il malvivente dalla testa-di-gallo, Yahiko scoppiò in una risata e disse “Kenshin, ci sono così tante donne qui fuori molto più carine della Racchia qui presente…perché devi sposare proprio lei?”
Il sorriso di Kenshin fu luminoso come il sole mentre posava uno sguardo amorevole su Kaoru.
“Perché la amo, Yahiko. E perché nessun’altro canta al mio cuore come lei”.
Dopo quella sentenza, Kenshin si mosse per sedersi più vicino a Kaoru e mentre Sanosuke e Yahiko combattevano per l’ultima ciotola di riso, le sussurrò nell’orecchio : “Non vedo l’ora che tu canti di nuovo per me”
Kaoru arrossì quando comprese che Kenshin aveva in mente molto più che il canto. Sorridendo, si girò verso Kenshin. “Canterò una canzone per te per tutta l’eternità, se vuoi”
Kenshin rise e le baciò leggermente una guancia, accarezzandole quel punto con dita gentili. “L’eternità potrebbe non essere abbastanza lunga…vedremo”


FINE



Traduzione dei termini giapponesi :

Gi : nome della casacca aperta sul davanti che gli uomini portavano sopra gli hakama (pantaloni)
Sakaba : spada a lama invertita











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