Ho bisogno di quel dente di leone che fiorisce a primavera.

di lacoppiadifuoco
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rinascita anziché distruzione? ***
Capitolo 2: *** Farfalle. ***
Capitolo 3: *** Oltre. ***
Capitolo 4: *** Arrendersi. ***
Capitolo 5: *** Consapevolezza. ***
Capitolo 6: *** Sogno o son desta? ***
Capitolo 7: *** Cambiamenti. ***



Capitolo 1
*** Rinascita anziché distruzione? ***


Va bene anche se non mi ami, anche se non mi chiami, anche se non mi vuoi”.

Mi chiamo Katniss Everdeen, ho 17 anni, e mia sorella è morta per colpa del mio migliore amico. Mia madre mi ha abbandonata, il mio finto fidanzato non ragiona più e io sono sola.. incredibilmente sola.

Ci sono tante cose che nella vita non capisco. Un attimo e tutto può cambiare per sempre, in un attimo una vita può spezzarsi, come quella della mia piccola dolce Prim. A volte mi domando come ci si senta ad essere morti, come sta Prim adesso, se mi guarda, se mi pensa, se è tanto impaurita da tenere stretta la mano di papà per cercare conforto. Tu puoi restare ferma e subire o alzare la testa e combattere, e io ho combattuto. Io sono la Ghiandaia Imitatrice o almeno ciò che ne rimane. Tante cose sono cambiate dagli Hunger Games e dalla morte del presidente Snow; prima amavo camminare tra i boschi e andare a caccia ora invece non riesco a sfiorare un arco, quell'arco che mi ha accompagnato, come un fedele compagno, nelle lunghe giornate di caccia, senza pensare a tutte le perdite subite, a tutti i dolori provocati. Tante cose sono cambiate. Io sono cambiata.  
Una voce mi riporta alla realtà.
 “Kat dobbiamo parlare. Sono stanco di questa storia, sono stanco della tua indifferenza. Tutti abbiamo perso qualcuno, migliaia di famiglie piangono le loro vittime. Non puoi chiudere il mondo fuori, non puoi lasciare me fuori!” - Dice Gale irrompendo nella mia stanza.
“Gale va via” – rispondo molto freddamente, non riesco ad essere affettuosa, anche se non è una novità. Con lui era tutto diverso, di solito era il centro della mia vita. Tutto girava intorno a lui e alla nostra amicizia. Ormai non riesco a guardarlo in faccia senza pensare a quei paracadute, a quelle piccole bombe che hanno ucciso mia sorella e che hanno ucciso anche una parte immensa di me.
“NO! Non andrò via fino a quando non tornerai ad essere la mia Katniss, fino a quando non tornerai a combattere. Il distretto ha bisogno di te, io ho bisogno di te.. Sono passati mesi, devi andare avanti”.
E’ come se qualcosa mi si fosse innescata nel cervello, non capisco più niente. So solo che non reggo più questa discussione, impazzisco.

“ Non parlare di lei, traditore! “ – Urlo – “ Lei ti voleva bene e tu hai pensato solo ad un modo per distruggerla.. Per portarla via da me! Come puoi pensare che sia così facile dimenticarla? Non mi basterà una vita per cancellare la sua espressione morta, la sua pelle ghiacciata. Io avevo bisogno di lei.. e tu, tu l’hai uccisa. Non andrò mai avanti, lo capisci?! Non esiste una vita senza Prim, e se non può esistere una vita senza di lei, farò a meno anche di me stessa!’’

 “Non puoi dare la colpa di tutto a me! Io non sapevo che ci sarebbe stata anche lei.. Non volevo che morisse! Non immagini nemmeno un po’ le notti insonni che ho passato ad incolparmi per la sua morte! Io non volevo, le volevo bene anche io!” -- Lo vedevo dal suo sguardo, quegli occhi sempre allegri, sempre sicuri, per una volta erano coperti da un velo di malinconia. Ma l'odio, il rancore, erano troppo accecanti per poter pensare a lui. Per una volta volevo pensare a me stessa, solo a me.

“Non mi importa, Gale. Le parole sono niente, i gesti contano davvero!” – cerco di calmarmi, pensando alle parole che sto per dire e la tristezza mi assale – “Le tue scuse banali non riporteranno Prim indietro, non di nuovo tra le mie braccia. Ti chiedo un ultimo favore da amica : vai via. Se davvero mi ami o mi hai amato vai via. Guardare te mi ricorda troppo lei.” – Ha un’aria insoddisfatta, sperava in qualcos’altro. Si passa la mano tra i capelli, dopo anni so che è un movimento involontario che indica un misto di rabbia e malinconia.

“Ho deciso di arruolarmi, parto stasera” – Dice secco - “Vuoi davvero che finisca tutto così? Vuoi cancellare noi e tutto quello che abbiamo passato? Vuoi davvero che esca dalla tua vita, Kat?”

Non ci penso due volte.

“Addio Gale. “

Gli lancio l’ultimo sguardo. L’ultimo di una serie di sguardi che per anni ci hanno distinti tra la gente. Provo a memorizzare meglio il suo viso, la sua espressione, il suo disprezzo. Mi sento disorientata, non reggo i suoi occhi, mi giro.

“Cercherò di comprenderti.. cercherò anche di non pensarti. So che lo ami, ti si legge in faccia. Goditi la vita con Peeta, te la meriti, in fin dei conti.. Sii felice Catnip “

Sento i passi, esce. E’ finita.
Mi rendo solo ora che non c’è più un “Gale e Katniss contro il mondo” , c’è solo Katniss,  ci sono solo io.
Passa poco tempo quando sento dei passi, qualcuno viene verso di me, di nuovo. Gale sarà tornato indietro, penso, ma la voce non è la sua.  

" Tu mi ami. Vero o falso? " 

“Va bene, perché con te che mi guardi con quegli occhi spenti io non ce la faccio più. Io ti sento troppo per non andare via ora che tu non mi senti più.”

 

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Capitolo 2
*** Farfalle. ***



"Tu mi ami. Vero o falso?"

Peeta.     

Mi giro, lo guardo. Non rispondo.

“Allora? Tu mi ami, si o no?”
“Tutti dicono di si, che si vede dal modo in cui ti guardo”
“Non mi interessano gli altri, Katniss. Tu mi ami?” 
“Non lo so”
– vedo la delusione nei suoi occhi. L’ho deluso, di nuovo, ancora, e non smetterò mai di farlo, lo so. 

“Con te è sempre la stessa storia.. quando penso di averti fatta uscire dalla mia stupidissima testa ritorni, e ancora più forte di prima, ancora più soffocante ma ancora più dolce e amorevole” 

Mi fissa, in attesa che io dica qualcosa; qualcosa che però non arriva e lui riprende a parlare sempre più malinconico, quasi stanco, stanco di tutta questa situazione. 

“Io lo so invece cosa provo per te, lo so fin troppo bene. So che ti amo. Provo questa cosa incredibile che mi fa pensare solo a te, che mi fa stare male se non ti ho vicino e dire che ti amo non basta, abbracciarti, accarezzarti quando dormiamo insieme non basta...Katniss, tu mi hai migliorato la vita!”

"Ma come puoi dire una cosa del genere? Da quando ci conosciamo sono successe tante cose, cose che ti hanno solo fatto del male. Come puoi amarmi? Come puoi amare una che ha provocato la morte di persone, persone come noi." – Non riesce a capire, non sa quello che sta dicendo.  

Lui però continua. 

“Ti amo perché nonostante i miei incubi tu ci sei sempre, perché dopo il depistaggio tu hai visto il Peeta di una volta, il tuo Peeta, che è sempre stato solo tuo. Ti amo perché certe volte voglio solo scivolarti tra le braccia e sentirti dire che tutto passa, che noi abbiamo affrontato già tanti ostacoli ,troppi a dire il vero ,ma ce l'abbiamo fatta perché non ci siamo persi, ci siamo sempre tenuti stretti. Ti amo perché mi hai sempre accettato e perché solo tu mi puoi capire, solo con te potrò mai avere un futuro. E so che hai paura, anche io sono spaventato, ma l'amore è incertezza, è rischiare, l'amore è vivere e io voglio viverti, voglio viverti davvero. Niente presidente Snow, niente Hunger Games, niente Ghiandaia Imitatrice, niente telecamere; solo noi due questa volta. Ti prego..”

 Non riesco a dire niente, il mio cuore batte ad un ritmo troppo accelerato, ho voglia di scappare e credo che è quello che farò. Andrò a rintanarmi nei miei boschi, al lago di papà magari, e inizierò a mettere insieme i pezzi come al solito. Guardo Peeta, poi la porta che sta dietro di lui. Intuisce ciò che voglio fare. Sta per lasciare libero il passaggio quando corro per cercare una via d’uscita, qualcosa che mi porti fuori dalla stanza che è stata spettatrice di fin troppe emozioni in una sola giornata, e mi prende per il braccio, si avvicina così tanto da sembrare di essere tornati al Centro di Addestramento, prima dell’Edizione della Memoria, quando dormivamo assieme, e per un attimo le nostre labbra sentono di volersi unire.

E lo fanno, lo fanno in un modo tutto loro, unico. 
Non mi ero mai sentita così speciale. 

Provo una sensazione stranissima, come se delle formiche, o meglio.. delle farfalle, volassero nel mio stomaco. Chiudo gli occhi involontariamente, lasciandomi trasportare, so che l’ha fatto anche lui. 
Mi mette le mani sulla schiena, in modo da tenermi stretta a lui e io le mie sul suo viso. Approfondiamo il bacio, ma in modo casto, senza voler andare oltre. La cosa importante in questo momento è che ci siamo trovati e che lui è qui con me.
 
Quando ci stacchiamo lui mi sorride e mi stringe in un abbraccio, c’è un silenzio pieno di tenerezza, di tranquillità , a me però viene da dire qualcosa e mi allontano un po’ per guardarlo negli occhi, pur rimanendo avvinghiati. 

“Io non posso prometterti nulla, non posso prometterti un futuro! Peeta io sono un disastro, non riesco a capire me stessa e i miei sentimenti. Ma non ti voglio perdere, su questo sono sicura, perché, vedi, il tuo vuoto combacia con il mio. Dal momento in cui ti ho visto ho sempre saputo che tu saresti la persona più vicina alla mia felicità, ignoravo soltanto il pensiero per non farmi del male” – Lo dico tutto d’un fiato, poi torno a stringerlo, lui mi tiene a lui ancora più forte e mi da un bacio in testa. 

“Non voglio che mi prometti nulla, solo permettimi di starti vicino, non mi allontanare. Tu non mi fai del male e non osare neanche pensare che la colpa sia tua! Tu ci hai reso liberi, liberi di crescere, di non temere gli undici anni, di vivere felici, tu hai rivoluzionato il modo di pensare, ci hai permesso di fare delle scelte. La gente voleva la rivolta, voleva il cambiamento, tu sei stata la scintilla. E io sono così orgoglioso di te per come stai affrontando tutto, ma sono anche spaventato. Per favore non tenermi lontano, permettimi di entrare dentro la tua fortezza e non tenerti dentro tutto. La guerra è finita, puoi anche non dimostrarti sempre forte, puoi anche cadere. Non posso eliminare il dolore che ti aspetta, che ci aspetta, ma posso garantirti che sarò sempre con teNon mi perderai mai, sono qui e qui rimango. Io e te, tu e me. Sempre.” 

Sorrido, incastrando la mia testa nell’incavo del suo collo. Per la prima volta mi sento speciale, amata, desiderata, protetta. 
Si, protetta.
Con Peeta mi sentirò sempre protetta, lui è qui per me. Lui è qui con me.

Sapevo che il Peeta buono per me sarebbe stato molto più pericoloso di quello cattivo.
 L’ho sempre saputo. 




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Angolo delle autrici: 

Ciao a tutti :) Ringraziamo chi sta seguendo la nostra storia e chi continuerà a farlo. Speriamo che il capitolo vi piaccia :)
Recensite, mi raccomando! 
Un bacio,
lacoppiadifuoco

 

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Capitolo 3
*** Oltre. ***


“A insegnarti come si tiene e si lascia una mano ce n’è voluto, tu bravissima a scansare, ti prendevo la mano, indicavo un’insegna e ti dicevo –Tienimela fino a lì, manca poco-. Alla fine hai cominciato a cercare la mia mano prima che io prendessi la tua”.


-POV PEETA-           

Mi sveglio in una camera che non è la mia dopo aver fatto un sogno bellissimo. Il solito di sempre. Ma questa volta non sembrava un sogno, e a testimoniarlo c’è la stanza di Katniss, col suo letto, dove ho dormito questa notte insieme a lei.
La stanza di Kat la rappresenta pienamente: Le pareti arancioni, il mio colore preferito, mi fanno illudere che fossero sempre state per me, per avermi vicino anche quando ero lontano. Sul comodino vicino al letto c'è una foto di tutta la famiglia Everdeen. Kat assomiglia così tanto a suo padre, doveva essere una bella persona. Erano felici, la maggiore di casa aveva al massimo 6 anni e nel suo sguardo era racchiusa tutta l'innocenza tipica di quell'età, non poteva sapere cosa le sarebbe capitato. Non so cosa farei per farle tornare quello sguardo, per farle dimenticare tutto il male, per proteggerla dal mondo esterno.
L'armadio non è molto grande, non è mai stata una grande appassionata di moda. Lei ama i boschi e neanche uno di quei vestiti meravigliosi, che Cinna aveva confezionato per lei un tempo, sono per andare a caccia.
La spilla della Ghiandaia Imitatrice è ancora sulla sua scrivania, come a ricordare chi era o meglio cosa rappresentava.
 Mi volto sorridente, convinto di trovarmi davanti agli occhi, come tanto tempo fa, ai tempi dei Giochi, la meravigliosa creatura che mi ha preso il cuore e come una bambina lo custodisce dolcemente.

 Però lei non c’è.

Mi innervosisco, non capisco.
Mi sento vuoto. Non pensavo che dopo pochissime ore mi sarei già sentito così alla sua assenza. In fin dei conti me lo aspettavo pure un po’, lei è fatta così.. e io non posso farci niente.
Penso a tutte le parole di ieri e a quel bacio, quel bacio che desideravo da così tanto tempo, penso alle nostre labbra che si sono incontrate in un momento così inatteso, come se fossero donate di vita propria. Penso alla felicità che ho provato fino a qualche ora fa solo per averla potuta stringere come un tempo, solo per essermi ripreso una parte della mia vita, solo per non essermi sentito più un a marionetta controllata da qualcuno per qualche ora. Perché Katniss rendeva liberi, lei era la libertà.
Ma lei ora non c'era e io mi sentivo di nuovo imprigionato, imprigionato in una vita che senza di lei non era reale, era solo una stupida recita.
Perché è andata via? Perché mi ha lasciato qui da solo? Dopo ieri, insomma.. lo sapevo.
Cavolo, lo sapevo! E io sono stato così stupido da ricascarci, da pensare che forse potevamo veramente essere qualcosa, invece lei è scappata.
Probabilmente per lei quel bacio non ha contato assolutamente nulla, lei è forte, non come me. Io mi lascio trasportare dalle emozioni, non so fingere. Lei, si vede, che sa farlo benissimo.
Abbiamo finto così tanto tempo davanti alle telecamere, come potevo pensare che fosse reale tutto quello che stava accadendo? E’ Katniss. Katniss scappa dai problemi, dalle difficoltà. O al massimo raggira il tutto, sono io quello che li risolve, con le parole. Ma adesso non c’è nessuno a cui dover parlare per risolvere la situazione, nessuna guerra da portare avanti, nessuna rivoluzione, nessun Presidente, niente.
Solo io e lei.
Io e lei: un noi.
Un noi che forse lei non voleva. 
Devo andare via da qui, tornare a casa, fare un bagno e cercare di eliminare tutta la giornata di ieri dalla mia mente, devo dimenticare. Devo decidermi a dimenticare lei.
Devo farmene una ragione : è scappata.
E’ scappata e io qui non c’entro nulla.
 Ma il punto è un altro. Non riesco a pensare ad una vita senza Katniss.
Senza il suo profumo, il suo raro sorriso, senza la sua treccia. Senza le sue notti insonne da dover , voler, calmare.
Senza sentirla così vicina. Senza le sue labbra.
Devo andare via.
 
“Ahia cazzo!” – Sento la sua voce provenire da sotto, dopo un tonfo incredibile, probabilmente di pentole. E’ in cucina. Non è scappata. Va tutto ok.  

Alzo la schiena e mi giro mettendomi a sedere sul letto.
Decido di scendere giù a controllare quanti danni ci sono già in cucina e quindi mi alzo e mi ritrovo nel lungo corridoio che divide la stanza da letto con il bagno e un’altra stanza vuota, dove probabilmente dormivano un tempo Prim e la signora Everdeen.
Mi ritrovo davanti ad un mobile in legno che ha fisso sulla parete uno specchio.
Guardo la mia immagine, ispezionando i punti più catastrofici del mio volto: devo farmi la barba, ormai ricresciuta anche se poco, e dovrei darmi una lavata alla faccia ancora fatta di sonno. I miei capelli sono completamente in aria, nell’osservarmi sbadiglio.
Mi viene da ridere pensandomi come un barbone sul ciglio della strada, solo più caldo, più amato, più felice.
Mi scordo tutto d’un tratto di questi piccoli particolari e comincio a scendere le scale, fino ad arrivare alla cucina.
E poi è un colpo, un colpo all’anima. La vedo, bella come non mai, con della farina sul viso e in particolar modo sul naso.
Si abbassa, quando suona il timer del forno, per prendere dei biscotti che, anche se stranamente, hanno un bell’aspetto.
La sento canticchiare, un motivetto che conosco.

“You are the only exception, you are the only exception, you are the only exception”  

Si gira di fretta, forse per prendere qualcosa e mi vede appoggiato alla porta intento a fissarla, incantato. Salta in aria, un po’ per lo spavento, un po’ perché era ancora convinta che dormissi.
Mi sorride.

“Mi hai fatto prendere un colpo, Peeta” – ride, quanto è bella.

L’osservo ancora un po’ e solo qualche minuto dopo mi decido a parlare, sorrido.
"Sai, è proprio sentendoti cantare che mi sono innamorato di te"

Le sue guance già sporche di farina si colorano di un leggero rossore, ricordandomi tanto una bambina che era stata scoperta dalla mamma mentre mangiava la marmellata di nascosto.

“Oh sei già sveglio, volevo portarti la colazione a letto"

"Kat perché hai fatto tutto questo? Se avevi fame potevi svegliarmi e ti avrei preparato qualcosa”-  sembra così imbarazzata.

 “In realtà.. ehm.. io volevo farti una sorpresa. Vedi, tu hai superato le tue paure, sei andato contro tutto ciò che ti avevano inculcato, mi hai amato e mi ami nonostante tutto...io volevo solo dimostrarti che sono disposta anche io a fare dei passi avanti, a farti entrare nella mia fortezza"

E quelle parole sussurrate mi fanno dimenticare tutta la paura che avevo provato quella mattina appena sveglio. La raggiungo in poche falcate e la avvolgo nelle mie braccia.
Un abbraccio che sa di mille emozioni, di parole mai dette ma capite da semplici sguardi. Un abbraccio che va oltre.
Oltre i mille problemi che potremmo incontrare, e oltre tutti quelli che abbiamo già affrontato. Insieme. E insieme saremo più forti, insieme saremo oltre.

" Ti amo, Kat"
Le dico piano all'orecchio come se le stessi confessando il mio più grande segreto. E lei mi sorride, uno di quei sorrisi che potrebbero migliorati le più buie delle giornate. So che ancora non è pronta per dirmelo e lo accetto, io so che mi ama e vederla impegnata in cucina stamattina me l'ha dimostrato.

" Dai forza preparati, dobbiamo andare a casa di Haymitch o ci prenderanno per dispersi".

 Erano quasi due giorni che non uscivamo da quella casa, ma stare con Kat rendeva tutto migliore, rendeva il tempo superfluo.
Rendeva tutto così straordinariamente perfetto.
 
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Angolo delle autrici : 

Ehilà! Questo è il terzo capitolo della nostra storia, ringraziamo le ragazze che hanno recensito il capitolo precendente sperando che questo sia di loro gradimento :) 
La canzone è dei Paramore e si chiama "The only Exception" , vi consigliamo di ascoltarla e di leggere la traduzione..è così perfetta per Katniss! 
Detto questo.. aspettiamo altre recensioni! Mi raccomando, ci teniamo :) 


P.s. ieri Giuls ha pubblicato una One shot su Peeta e Katniss, andatela a leggere per favore e diteci cosa ne pensate :) Si chiama 'L'amore è qui, davanti ai tuoi occhi'. 
Un bacio, 
lacoppiadifuoco

 

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Capitolo 4
*** Arrendersi. ***



  • POV KATNISS

    Dopo questi pochi giorni chiusa in casa con Peeta mi ero quasi abituata all'idea di starmene tutto il tempo fra queste quattro mura, solo io e lui. Uscire di casa significa dover interagire con la gente, e far parte della vita quotidiana di ognuna delle persone per la quali conti ancora qualcosa. Io non sono mai stata brava a fare amicizia, le uniche volte che parlavo con qualcuno, che non fosse Prim o Gale, prima degli Hunger Games era per fare affari al Forno, ma solo per questione di stretta sopravvivenza.
    Non sopporto dover fare moine per piacere alle persone, infatti a quello ci ha sempre pensato Peeta quando ne abbiamo avuto il bisogno. Uscire di casa significa dover fare i conti per la realtà, rendendomi conto che il mondo gira anche se io rimango chiusa nella mia abitazione, anche senza di me.

    Ma se il mondo va avanti anche senza la mia insulsa presenza, perché il mio mondo non va avanti nemmeno per poco, nemmeno per niente, senza dovermi ricordare di tutte le persone che sono morte a causa mia? Prim, la mia piccola e dolce Prim, così indifesa e così pura; lei non aveva colpa. Finnick, al mio fianco fin proprio alla fine, forse è stato un amico migliore di Gale. Gale, oh si. Gale è morto dentro, è cambiato..ma almeno so che per quanto riguarda lui io non ho nessuna colpa,ognuno sceglie di fare ciò che crede più giusto per se stesso. E infine Peeta , lui me l'hanno portato via. Ne sta nascendo uno nuovo, non completamente diverso, ma insieme possiamo affrontare ogni cosa. Persino io, morta più di tutti, dentro, solo insieme a lui sto ritrovando la vita.

    Almeno di giorno dovrei fare in modo di distrarmi, ma sembra essere più forte di me. Proprio non ci riesco. Peeta mi aspetta sotto, lui si è lavato e vestito prima di me. Chiudo l'acqua ed esco dalla doccia. Guardo al mio specchio il mio corpo nudo e mi concentro su ogni singola cicatrice, ogni pezzo di pelle rifatto che non sembra essere nemmeno il mio. Mi avvolgo con un asciugamano il corpo e con un altro più piccolo i capelli. Dopo aver indossato i vecchi pantaloni che mettevo per andare a caccia sono pronta, scendo le grandi scale di casa e vedo Peeta seduto sul divano, intento a giocare con un mazzo di chiavi.

    "Pronta" - distoglie lo sguardo dalle chiavi e si gira verso di me, mi sorride e io faccio lo stesso. Mi piace tanto il suo sorriso. Quel sorriso che ora, dopo il depistaggio, è diverso,racchiude tutto il dolore,la sofferenza che ha subito;il suo sorriso sa di speranza.

    Mi prende per mano e usciamo di casa per dirigerci alla vecchia,puzzolente e sporca casa di Haymitch. Non diciamo una parola per quei venti metri che separano casa mia con quella del nostro mentore, sappiamo già cosa dobbiamo dirgli. Dobbiamo soltanto comunicargli che stiamo insieme, no? E allora perché ho la sensazione che sia successo qualcosa? Mi sento preoccupata, nervosa. Peeta sembra accorgersene e mi stringe più forte la mano.

    La casa di Haymitch non è tanto diversa da quelle abitate da me e Peeta, forse è solo più vissuta. Stesse mura, stesso giardino, stesse luci. Niente di che, insomma. Arriviamo alla porta e busso forte, sicura di dover entrare con la forza dopo qualche minuto. Invece la porta si apre subito e chi viene ad accoglierci non è Haymitch. È Effie. Ci guarda e per un attimo i suoi occhi si fanno vuoti, poi ricomincia a piangere..ma per cosa? Vedere Effie piangere,vedere lei che anche nei momenti più duri sembrava chiudersi nel suo mondo,in un mondo superficiale,ma che la proteggeva dal dolore,mi fece capire che si sarebbero aggiunte altre cicatrici, forse peggiori di quelle che mi porto ancora addosso. Non so cosa dire. Peeta lascia la mia mano e si fionda a consolare Effie, io invece vado alla ricerca di Haymitch. Lo trovo nel salone, in preda ad una crisi isterica, che fa avanti e indietro parlando a se stesso.

    "Haymitch cosa sta succedendo? Cosa ci fa qua Effie?" - non risponde.

    "Haymitch cazzo, mi vuoi rispondere?!" - fa come se non esistessi, mi ignora. Sto per avvicinarmi un po' di più per insultarlo , quando Effie prende la parola, finalmente un po' più tranquilla; Peeta fa bene a tutti.

    "Katniss, ferma. Ti spiego tutto io.." La guardo, in modo da convincerla a continuare.

    "Ieri ho ricevuto una telefonata, da parte del dottor Aurelius. Sapete, lui cura anche Annie, la moglie di Finnick" - le escono altre lacrime, ma cerca di farsi forza. Cosa c'entra Annie in tutto questo? Non sarà mica successo qualcosa a suo figlio?

    Lei continua.

    "Le rimangono pochi giorni. Vuole affidare suo figlio a te e Peeta, vuole che cresca con voi due".

    Mi sento svenire, cado quasi dietro perdendo l'equilibrio ma un Peeta scattante, che prima era accanto ad Effie, riesce a prendermi giusto in tempo.

    Quando mi riprendo Effie ci chiede cosa ne pensiamo, se saremmo disposti a fare da secondi genitori al piccolo.

    "Ovviamente si, non lo lasceremo in mezzo ad una strada dopo tutto il bene che abbiamo voluto a sua madre e a suo padre" - dice Peeta fin troppo convinto.

    No..non può pretendere questo, mi dispiace ma io non ce la faccio.

    Il mio sguardo va da Haymitch, seduto su una sedia ancora confuso, a Effie, che aspetta anche una mia risposta, a Peeta. Oh mio dolce, buono, gentile, disponibile Peeta.. Non posso privarti di ciò che vuoi davvero solo per le mie stupide paure. Decido di parlare, lo guardo dritto negli occhi.

    "Se potessi essere quella che vorrei essere ti direi che ti amo da morire,che dopo tutto quello che abbiamo passato sono pronta per stare con te ogni giorno della mia vita,che voglio iniziare a costruire qualcosa con te e questo bambino sarebbe il primo passo. Se potessi essere quella che vorrei essere me ne fregherei delle conseguenze, delle mie cicatrici ancora aperte , e ti amerei come se senza il nostro amore potessi morire. Se potessi, ma non posso. E so di non poterti chiedere tanto,di non poterti obbligare a rifiutare questo bambino,ma io non posso...sono ancora troppo spaventata,non sono ancora pronta per amare un bambino,io credo di non esserne capace."

    "Questo cosa significa Katniss?"

    " Peeta,mi dispiace,ma io.. Io non posso."

    Peeta rimane zitto, pietrificato. Haymitch si alza, viene verso di me, mi tira su e mi stringe al muro urlando.

    "Te l'avevo detto, stupida ragazzina! Non meriteresti questo ragazzo neanche tra dieci vite, sei un' immatura del cazzo che pensa solo a se stessa, e gli altri? Io non ti capisco più, Katniss".

    Sento i miei occhi bagnarsi di lacrime e decido di andare via, via da questa casa, via da questo distretto, via dalla realtà. Mi libero dalla stretta soffocante di Haymitch e vado verso Peeta.

    "Perdonami se puoi, perdonami" - gli do un bacio sulla guancia e chiudo gli occhi per assaporare per l'ultima volta il suo profumo. Senza neanche salutare Effie corro fuori, vado a casa mia e prendo qualche vestito, il necessario, la foto di Prim e la perla di Peeta. Vado verso la stazione, la mia destinazione è il Distretto 7.
    Tutto è diventato troppo opprimente qui,i miei doveri sembrano perseguitarmi, non riesco a sopportare altri pesi oltre me stessa, voglio solo scappare,fuggire ancora una volta.

    Johanna mi capirà.

    Arrivo alla stazione, do un ultimo saluto al mio Distretto 12, non so se lo rivedrò più, e mi siedo sulla panchina aspettando il primo treno che possa portarmi lontano da qui.


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    ANGOLO AUTRICI:
    Ciao a tutti! 
    Insomma, non è proprio un capitolo rose e fiori.. speriamo vi piaccia ugualmente! Ci voleva una botta di vita, in fondo loro sono Katniss e Peeta, non possono avere più di un giorno di tranquillità ahaha 
    Vabè, detto questo, ringraziamo di cuore coloro che leggono le nostre storie, che ci seguono, che recensiscono, che ci hanno inserito tra le storie preferite e tra quelle da ricordare e infine ringraziamo chi ci ha scelte e messe tra i propri autori preferiti, ci rendete felicissime!
    Speriamo anche in tante recensioni.. non aspettiamo altro in realtà..

    VI RICORDIAMO LE ONE SHOT : 
    ''L'amore è qui, davanti ai tuoi occhi"
    "One Day"
    "Lettera ad un bambino mai nato" 


    Al prossimo capitolo :) un bacio

    lacoppiadifuoco
     

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Capitolo 5
*** Consapevolezza. ***



La maggior parte delle volte mi sembra di non essere abbastanza, per nessuno. Mi sento vuota, cosa che in realtà sono, senza lasciare agli altri la capacità di riempirmi di emozioni, solo lasciandomi altro vuoto in cui marcire, per cui marcire. Tanti dicono che i ricordi siano la cosa più bella che rimane di noi, a me fanno solo mancare l'aria, ricordandomi quanto male è stato provocato e per un attimo, quell'attimo, ho voglia solo di andare avanti, di dimenticare ciò che è passato perché..beh, in fin dei conti è passato, e se è passato non è più vivibile.
In quei pochi momenti mi convinco che il futuro può essere migliore, bisogna solo crederci, e che ciò che verrà potrà essere migliore di tutti i ricordi che affollano la mia mente, creandone altri, positivi. Dopo quegli attimi però ritornano i fantasmi a tenermi a mente la loro presenza, e mi sento imperdonabile per aver creduto anche solo per il tempo di un respiro di poter dimenticare tutti, di poter dimenticare le persone che ho amato, che mi hanno amato, che amo, di poter dimenticare l'intero mondo e andare avanti per conto mio, senza nessuno che possa più recarmi dolore.
Quindi, amareggiata, ricado sul divano, senza forze, come sempre. Come se tutto ad un tratto quel senso di speranza di spegnesse tramutandosi in consapevolezza: tutto questo non cambierà mai, io starò per il resto della mia vita su questo divano aspettando la mia vera morte, per poter raggiungere coloro che mi guardano da lassù, facendomi a volte sentire persino in colpa come se tutto questo io l'avessi davvero voluto; fosse per me tornerei indietro solo per morire in quell'arena.

Tutto passa e scorre più velocemente di quanto io riesca a stargli dietro, prego il tempo di rallentare ma non so stargli al passo e nemmeno la mia corsa svelta riesce a raggiungerlo. Scorrono le giornate, le nottate, che mi indicano il loro passaggio grazie al sole che si alza all'alba e si abbassa al tramonto lasciando spazio alla luna che viene accompagnata dalle sue fedeli compagne, le stelle.
Passano le persone, familiari ma che non riconosco. Le stesse persone che cercano di tenermi in vita nonostante tutto, nonostante tutti. Io non so dare un senso alla mia vita, non capisco come possano gli altri farlo per me. Ma non sono arrabbiata, pronta a scoppiare, accesa da un fuoco di odio..no, niente di tutto questo.
Sono frustrata, perché non riesco a vedere in me ciò che hanno sempre visto gli altri. Con questi pensieri mi lascio cadere in un sonno pesante e allo stesso tempo leggero, come a voler vegliare, come a voler aspettare che cambi qualcosa, che fuori tiri finalmente un nuovo vento tiepido, che cambi l'aria, sperando, almeno nei miei sogni, che sia aria buona.

Il sonno però non arriva mai, perché ad accogliermi non c'è il calore di casa mia, del mio divano profumato, ma solo una vecchia e fredda panchina posizionata ad una sicura distanza dalle rotaie della ferrovia. Non stavo immaginando, dunque. Tutto ciò di cui ho sempre avuto paura negli ultimi periodi sta tornando a galla: la morte di un'altra persona, un bambino, una sottospecie di famiglia a cui badare, responsabilità e probabilmente amore.
Dopo attimi che sembrano interminabili scorgo arrivare da lontano una figura enorme, che fa un rumore assordante : è finalmente giunto il treno in stazione.
Ci mette parecchio per arrivare al punto in cui sono posizionata io per poi fermarsi, forse 15 minuti, che tutto sommato per un treno così mal ridotto sono pure troppo pochi. Non riesco a non fare un paragone fra la mia vita e questo vecchio e sporco treno. Un tempo anche lui sarà stato pulito, nuovo, pieno di tranquillità, per quanto potesse averne un treno; come la mia intera esistenza, la mia vita, che prima aveva un senso, era piena di emozioni, seppur statiche.
Ormai non ne conosco più nessuna e per quanto possa sembrarmi pazza, credo che come me questo stupido ammasso di ferraglia non aspetti altro che essere soppresso per vivere nel ricordo di altri. Sento il mio cuore perdere battiti e subito dopo ricominciare il suo processo più velocemente del solito, credo di essere agitata.

Da una parte non voglio lasciare questo distretto, non voglio lasciare Peeta, alla quale ho fatto una promessa silenziosa, racchiusa nel patto che abbiamo stretto dopo esserci guardati negli occhi intensamente dopo tanto tempo: dovevamo proteggerci io e lui, continuare a fare ciò che riuscivamo a fare meglio, salvarci l'un l'altro, sempre, senza lasciarci mai. Ora mi sento dannatamente in colpa per averlo abbandonato solo con la coscienza di dover sentire un'altra vita sopra le sue spalle, abbandonato ai suoi incubi notturni e alle sue paure e confusioni giornaliere.
Mi mancheranno i suoi occhi e le sue labbra, le sue strette solide, il suo pane. Mi mancherà lui, ma non mi resta nient'altro da fare che scappare via dai miei problemi, dai miei demoni più interiori, e cercare di risolverli almeno per ora per conto mio.
Il treno si ferma definitivamente davanti a me, aprendo dopo pochi minuti le porte. Scende un ragazzo alto e moro con una giacca dove sopra si vede bene e chiaramente il distintivo delle ferrovie dello stato di Panem, con il sigillo che per anni ha incusso terrore sulla gente di ogni distretto e che ora porta solo una ventata di pace.
Il ragazzo sembra stanco ma contemporaneamente contento e lo dimostra sorridendo amichevolmente ad ogni persona che sale il gradino per accomodarsi sul treno. Lo trovo davvero dolce quando aiuta una signora un po' anziana a salire, questa pare apprezzare entusiasta il gesto del ragazzo e con un sorriso raggiante va a sedersi in fondo alla carrozza, perdendosi a guardare verso il finestrino, aperto per far cambiare aria.
La sua voce mi distrae dai miei pensieri.

"Signorina, ha intenzione di salire?" - chiede gentilmente.

Mi limito ad annuire, sapendo che sto per fare una scelta ben precisa e che salendo su questo treno non potrò mai più tornare indietro, e sapendo di lasciare definitivamente alle spalle tutto ciò che riguarda Peeta, il distretto 12 e la mia vera vita, ora che ne sta per cominciare una nuova, forse migliore. Cammino decisa, fino ad arrivare al gradino. Poggio il primo piede e facendomi forza salgo, noto un posto libero lì vicino e mi ci siedo.
Ho fatto la mia scelta, e per la prima volta sono d'accordo col mio cervello che mi ordina di non avere ripensamenti se non voglio avere ripercussioni negative sul mio essere. Dopo una manciata di minuti vedo il ragazzo moro risalire a bordo, e sento il treno fischiare. I finestrini della carrozza sono tutti ancora abbassati, l'anziana signora di poco fa si è già appisolata un po' più lontana da me.

Addio 12.
Addio casa.
Addio Sae.
Addio Haymitch, e.. Addio Peeta.

Una lacrima mi riga il volto, questa volta è un vicolo cieco : un viaggio senza speranza o volontà di far ritorno; è finita. Mi sembra solo un sogno quando sento una voce disperata urlare il mio nome da fuori.

"Katniss! Katniss!"


Mi sveglio improvvisamente, mettendo da parte i miei dubbi e le mie poche certezze, e mi rendo conto di ciò che sta succedendo, il treno si muove e un Peeta decisamente sconvolto, impaurito, con una piccola e lieve nota di follia corre dietro al treno tentando di trovarmi tra una carrozza e l'altra.

Ripete per l'ennesima volta il mio nome, corre ancora più veloce, per quanto gli sia possibile senza una gamba, e passa davanti al mio finestrino. Per un attimo sembra non vedermi, poi mi alzo e i miei occhi, ormai bagnati da un fiume di lacrime, incontrano i suoi.
Anche a lui sfugge una lacrima che raccoglie immediatamente, cerca di tenermi d'occhio e non perdermi di vista. Mi sento come se ni avessero colpito al petto, stringendo forte il mio cuore, quando sento tre parole che sanno talmente tanto di noi:

"Resta con me".

È come se il cuore ragionasse al posto del cervello, non riesco a capire cosa sto facendo quando mi ritrovo ad urlare contro al ragazzo moro .

"Fermate il treno! Fermate sto cazzo di treno! Ora!" - spaventato, il ragazzo da l'ordine di fermare il treno che ormai aveva preso un po' di velocità lasciando Peeta nettamente in svantaggio.

Continuo a piangere, le porte si aprono e io scendo con forza le mie cose, poi scendo io e giro la testa in modo violento in cerca di Peeta. Lo vedo sfinito qualche metro più in la, non ha notato nemmeno che sono scesa. Senza pensarci due volte corro più veloce che posso, lo raggiungo e, quasi saltandogli addosso, lo abbraccio fortissimo.

"Scusa, scusa, scusa" - sussurro tra un singhiozzo e l'altro.

Lui, all'inizio sorpreso di trovarmi tra le sue braccia, mi stringe e mi accarezza i capelli, lasciandomi qualche dolcissimo bacio fra questi.

"Tranquilla, ora sei qui con me, non sei andata via. Ho avuto seriamente paura di perderti." -  dice con piena sincerità e sorrido al pensiero di essere ora, qui, con lui, stretti in un abbraccio pieno di qualcosa..qualcosa che non sentivo da tanto; da quando ho sentito papà cantare per l'ultima volta: amore per qualcosa, per qualcuno.
Ad un certo punto mi rendo conto di ciò che stavo per fare e mi stacco dalla sua presa. Lo guardo con gli occhi spalancati, presa dal nervosismo.

"Io non ti merito Peeta, ha ragione Haymitch! Perché sei qui? Non..non sono pronta a quello che sta per succedere e forse non lo sarò mai. Tu non puoi aspettarmi, hai..hai la tua vita da vivere e io dovrò pur cercare di sopravvivere alla mia senza condannarti ad un esistenza vuota, come la mia! Non sarei dovuta scendere, io.. Io non ti merito!"
 
La mia voce pian piano si alza, e dall'agitazione finisco per ripetere i pensieri, che in fin dei conti sembrano avere un senso messi in ordine uno accanto all'altro.
Lui mi guarda in modo intenso, non riesco a decifrare il suo sguardo che penso sia un po' rassegnato, deve essersi reso conto di chi sia davvero, di che tipo di persona sono: cattiva, non adatta a lui, né ora né mai. Mi prende all'improvviso per le spalle, con una lieve nota di rabbia nella voce che, però, gli trema, ingannando il suo tono deciso. Mi guarda dritto negli occhi, io non riesco a tenere il suo sguardo e abbasso il mio.

"Guardami, Katniss, guardami! È giunto il momento di essere sinceri davvero. Abbiamo passato due anni d'inferno, Kat. Ci siamo ingannati, traditi, fatti male. E ti ho odiato..tanto, troppo, ma solo perché troppo era l'amore che provavo nei tuoi confronti. Forse ora, dopo quello che hai fatto e hai detto dovrei odiarti sul serio, senza riuscire mai a perdonarti, ma non ci riesco! Haymitch si sbagliava su di noi; potresti non meritarmi neanche tra quattro, cinque, cento vite,ma io ti amerò sempre, ok? E ora voglio affrontare tutto quello che sta per succedere con te al mio fianco, perché solo con te posso davvero andare avanti. Una vita senza di te non ha senso, e io ho una dannata paura di lasciarti andare. Ho paura di non vederti mai più, e ho paura di non ricevere mai più le tue attenzioni e i tuoi baci. Ho bisogno di te, Katniss. Non andartene per te, non andartene per me! Pensa a me, ti prego, a me. Supereremo anche questa, lo so che non sei pronta ma possiamo farcela, insieme, come sempre! Ti prometto che riusciremo a superare persino quei giorni in cui i ricordi ci assaliranno come bestie,quei giorni in cui ti sentirai sola e fragile, perché sai,ormai siamo diventati bravi,noi andiamo sempre avanti nonostante tutto perché sappiamo che io sono qui per te e tu sei qui per me. Il mio senso sei tu,Kat, e non ho intenzione di vederti scappare via lasciandomi senza di te."

Si svuota, mi guarda col fiatone e con le lacrime che rigano le sue guance arrossate. Non so cosa dire, so solo piangere.
Ma non è il pianto liberatorio di poco fa, è un pianto diverso, sa di rinascita : piango di emozione. Piango finalmente perché sento qualcosa dentro troppo forte per lasciarla a marcire nel vuoto immenso. Sorriso fra le lacrime e vedo il suo sguardo confuso, mi riavvicino a lui e lo bacio, con dolcezza e con.. sentimento, credo. Credo..si, credo di amare. Credo di amare Peeta.
Amo Peeta. Lo amo.
Amo! Io?!
 Ho sempre pensato di non essere in grado di farlo..ma allora perché il mio cuore batte così forte mentre le mie labbra sono poggiate sulle sue? Perché il mio stomaco sembra ribaltarsi?
Che stupida che sei, Katniss!
La verità è che sono una fifona, non ho il coraggio neanche di accettare che posso ancora amare. Si, cavolo!
Perché al mondo ci si innamora, si deve appartenere a qualcuno, e se siamo ancora qui, io e Peeta, se ci svegliamo dagli incubi ogni volta è proprio perché al mondo esiste ancora l'amore. In questi anni mi sono costruita una gabbia con le mie mani ed è una gabbia dalla quale non uscirò, perché insieme a me ci sono tutte le mie insicurezze, i miei fantasmi e in fondo, in un angolo ci sono io, pronta a cercare le labbra e l'amore di Peeta in ogni dove. Lo amo, sono sicura finalmente.
Mi stacco e vedo il suo sorriso sincero, e mi viene in mente la domanda più stupida che potrei mai fargli, ma esce comunque dalla mia bocca.

"Quindi mi ami? Mi ami ancora?"
Annuisce, e risponde sottovoce "Sempre".

Inaspettatamente gli rispondo : "Anche io Peeta."

"Andrà tutto bene, te lo prometto Kat."

"Insieme?" - non sapevo neanche se fosse una vera affermazione o una domanda, tanto per sentirmelo dire di nuovo, per convincermi di più delle sue parole.

"Insieme." - gli lascio un bacio a fior di labbra, possiamo farcela.
Magari un giorno mi pentirò di essere scesa da quel treno ed essermi infilata in qualcosa di nettamente più grande di me, forse invece ringrazierò per sempre Peeta in modo silenzioso, per essere venuto e avermi tirato giù, per essere rimasto quando non c'ero neanche più io per me stessa.
In un abbraccio stretto ci incamminiamo verso casa, non credo mi lascerà mai andare. Ho scelto, ho scelto il ragazzo del pane e con lui sono pronta ad affrontare qualsiasi cosa.

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ANGOLO DELLE AUTRICI: 

Ciao a tutti :) innanzitutto volevamo scusarci per il ritardo, ma abbiamo avuto una settimana un po' impegnativa a scuola dopo il grande e terrificante rientro.
In nostra difesa possiamo dire che l'ispirazione sia venuta solo ieri, quando ho cominciato a scrivere le prime righe del capitolo. Credo che questo sia un capitolo che almeno nella prima parte, in cui si riversano tutti i sentimenti di Katniss, mi riguardi molto dal punto di vista personale.
Speriamo di aver reso i personaggi nel migliore dei modi, anche se non è stato molto facile tenerli fedeli ai loro caratteri originali. 
In ogni caso, ringraziamo coloro che leggeranno e recensiranno. Naturalmente risponderemo come al solito, e ovviamente sono benvenuti commenti sia positivi sia negativi, in modo che nel nostro piccolo possiamo migliorarci. 
Vi ricordo anche tutte le one shot che trovate cliccando sul nostro account, ci teniamo ad un parere anche su quelle..o almeno, ci renderebbe felicissime notare qualche recensione ogni tanto. 
Vi mandiamo un bacio enorme,
Giuls
lacoppiadifuoco

PS. Sotto i capitoli, o nelle risposte alle recensioni, o in quelle che lasciamo nelle altre storie, vedete sempre il nome Giuls. Non perché Ilaria non legga i vostri messaggi e le vostre fanfiction, semplicemente ha il computer K.O. e dal telefono non è sempre facile rispondere. :) 

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Capitolo 6
*** Sogno o son desta? ***




 

Da quando Peeta è venuto a prendermi in stazione due settimane fa le cose sono cambiate, migliorate forse. Lui ha cominciato ad essere più attaccato, più dolce e gentile, magari per prepararmi a quel che ci aspetta. Nonostante di solito odi le persone che dimostrano troppo i loro sentimenti, diventando opprimenti, con lui non riesco ad arrabbiarmi.
Amo le sue attenzioni e la sua presenza per me è una sorta di cura, se so che lui è con me tutto va bene.
Quando mi sveglio mi accorgo subito di essere sola a letto. Lo spazio che di solito è occupato da Peeta è vuoto e anche molto freddo, deve essere sceso parecchio tempo fa a preparare la colazione.
La cosa che però mi da più fastidio è non essermi potuta svegliare col suo calore che avvolgeva il mio corpo, rendendo nostro il momento, e rendendo anche questa mattina indimenticabile, al gusto di cannella.
Decido che è meglio alzarsi, e quindi mi metto seduta sul letto. Ho bisogno di un bagno, decisamente.
Mi immergo nell'acqua e per un momento,per un piccolo istante,il continuo percorso dei miei pensieri si ferma.
La mancanza di Prim e l'odio mischiato all'innocenza dei vecchi ricordi ricollegati a Gale e alla mia vita prima di quel "Mi propongo come volontaria" per pochi secondi smette di tormentarmi l'anima. Mai come in questo momento mi sono sentita libera,neanche quando,immersa nella foresta,correvo alla ricerca di una nuova preda.
Sento il mio cuore e la mia mente svuotarsi.
Suoni,immagini,ricordi non sono più nitidi. Il mondo esterno comincia a svanire e inizio a sentirmi invisibile e spenta.
Cerco di trattenere il respiro il più possibile,perché so già che una volta tornata in superficie la vita reale mi schiaccerà di nuovo.

Avrei voluto vedere Prim un'ultima volta anche solo per pochi secondi.
Avrei voluto dirle qualcosa,anche se sono passati mesi dall'ultima volta che il suo sorriso mi ha dato coraggio, ma rimane, che ci sono mattine in cui non ho voglia di alzarmi dal letto ma il pensiero che lei non avrebbe voluto vedermi così mi sovrasta e mi faccio forza. Mi carico di prepotenza e di finto coraggio, per mascherare la paura che ho del futuro.
Si, Katniss Everdeen ha paura.
Molti riderebbero, ma dopo tutto quello che ho passato non posso non avere paura, ora più che mai.
Come posso essere una brava madre quando io per prima non ne ho mai avuta una? Nella mia vita e nei miei programmi non c'è mai stato spazio per una famiglia, per un fidanzato, per un marito, figuriamoci per un bambino. L'unico motivo che mi spinge a non ricascare nel mio mondo o a scappare di nuovo è Peeta, che con i suoi abbracci mi da più di quanto avrei mai potuto desiderare.
So che io e lui possiamo farcela, come sempre, ma i miei dubbi non ricadono su di lui, so già che lui sarà un papà perfetto, io sono il vero problema.
Farmi questo bagno non è stata proprio una delle mie più brillanti idee, troppi pensieri.
Esco dalla vasca e dopo essermi asciugata e vestita decido di scendere a fare colazione. Sento subito delle voci al piano di sotto e cerco di fare più rumore possibile scendendo le scale, gradino per gradino.
Peeta si rende conto che sono sveglia ed esce dalla cucina per aspettarmi alla scala, mi regala un sorriso stanco, ma pur sempre il suo sorriso.
Appena lo vedo non capisco più nulla, ho solo voglia di tuffarmi tra le sue braccia e annullare ogni pensiero negativo per dare spazio a quelli positivi. Faccio quasi di corsa gli ultimi due scalini e lui apre le braccia invitandomi ad accoccolarmi al suo petto, così faccio.
Passa un tempo che non saprei definire, ma ci distacchiamo quando sentiamo un rumore dalla cucina. Ci sorridiamo e passiamo nell'altra stanza.
Mi arriva poco prima una puzza di alcol che non lascia spazio all'immaginazione: la persona con cui parlava Peeta prima è Haymitch.

"Già qui? Cos'è? Hai finito i biscotti?" - lo prendo un po' in giro ma lui non mi risponde, qualcosa non va. Si gira sbuffando e facendo un piccolo grugnito.

Io però insisto.

" Che c'è, il vino ti ha tagliato la lingua?"

"Sempre così simpatica, dolcezza? Sta un po' zitta, se ti riesce Miss Parlantina-RompiPalleAncheDiPrimaMattina"

"Anche le rime! Facciamo grandi miglioramenti, allora!" - decido di ignorare lui e le sue risposte per dedicarmi a Peeta.

"Buongiorno" - mi sorride e mi lascia un piccolo bacio all'angolo della bocca.

"A te" - non faccio a meno di pensare che con lui vicino potrebbe essere davvero un buon giorno.

"Novità?" - sa già a cosa mi riferisco.

"Si, cioè.."

"Johanna e il moccioso sono già saltati sul primo treno, arriveranno tra due giorni, buona fortuna baby mamma" - A quanto pare Haymitch sa dare solo brutte notizie, soprattutto quando non dovrebbe.

"Ecco..più o meno quello che avrei detto io." - dice Peeta, lanciando un'occhiataccia al nostro mentore.

~

"Kat come fai a ricordarti ancora ogni parola?" - chiede Peeta stupito.

"Di quante volte ho raccontato questa storia, amore!" - rido leggermente per finire con un sorriso sincero sul viso.

"È comunque esagerazione! Hai una memoria incredibile!"

"Papà smetti di interromperla? Lo fai ogni anno! Continua, continua mamma!"

"Ma ora arriva la parte peggiore!" - Peeta ride.

 "Ma come mamma?" - Rye si gira a fissarmi sconsolato.

"Eh..si. Hai presente tutto quello che ti ho raccontato?" - annuisce - " Beh..in realtà non è mai successo, l'ho solo sognato dopo essere tornata a casa da Capitol" - dico infine, deludendolo parecchio.

Rye non sa cosa dire, è rimasto letteralmente senza parole.

"Ma..ma ora c'è la storia vera..vero?" - domanda. Peeta annuisce e io gli sorrido, il piccolo fa lo stesso, sembra essersi rincuorato.

 "E quindi? Come continua?"

Dall'altra stanza si sente una voce; è Vega, la nostra piccola donna.

Peeta, ben 16 anni fa, ha insistito tanto per dare un nome alla nostra bambina, decidendo di chiamarla Vega. All'inizio non comprendevo il nome, poi però mi ha spiegato. 

Lyra,una costellazione piccola ma appariscente, contenente la quinta stella del cielo in quanto a grandezza, Vega. E lei è proprio così,piccola,solo un 1.65,ma il suo carattere e i suoi occhi avrebbero messo a tacere anche il Vecchio presidente in persona in persona. I suoi occhi erano come Vega.

Rye invece l'ho scelto io. Rye come Rye Mellark, il fratello maggiore di Peeta; ricordo ancora le lacrime che gli rigavano il viso quando ha visto il nome sul cartellino, in ospedale. E io riprovo gli stessi brividi al solo pensiero.

"Dovreste smetterla di prenderlo così in giro ogni anno, come se non sapessimo tutti a memoria ogni particolare!"

"Tu zitta e lava i piatti, sennò altre due settimane di punizione!" - le dice ridendo Peeta.

Vega arriva dall'altra stanza e gli si siede sulle ginocchia, come una bimba.

"No dai papi!" - gli fa gli occhi dolci, ha i suoi stessi occhi, coi miei capelli. - " Posso almeno sentire la storia? Daaaiii! Giuro che poi sistemo tutta la casa!"

Agli occhioni aggiunge il labbruccio che mi ricorda così tanto il modo in cui cercavo di convincerlo sempre a fare ciò che volevo io, e ci riuscivo sempre. Lui sembra ricordare la stessa cosa e si gira lanciandomi un'occhiata come per dire "Sei soddisfatta adesso?" e io scoppio a ridere.

"Va bene, ma solo perché io sono il genitore buono!"

Rye sbuffa e si alza in piedi per poi venire a sedersi sulle mie ginocchia. "Mamma! Uffa! Continua!" "Va bene, va bene..allora, dove eravamo rimasti?"

~

Alla semplicissima parola moccioso mi irrigidisco. Sta arrivando, pensavo arrivasse un po' più tardi, o comunque dopo che Annie..beh, si, insomma, dopo. E invece no, era quasi giunto il momento..quando però vedo una luce e faccio un volo dal letto.

Cado a terra rotolando, infastidita. Mi sono svegliata, nessun bambino, nessun Haymitch particolarmente simpatico, nessun Peeta nel mio letto pronto ad aprire le sue braccia. Dovrei smetterla di farmi certe fantasie. Guardo l'ora, 10:45, è tardissimo!
Dovevo andare a caccia per Sae e per altri del distretto, lo avevo promesso a quelle povere famiglie..o lo avevo solo promesso a me stessa per uscire da questo letto per un motivo valido? Non lo so, ma dovevo andare.
Vado in bagno e mi sciacquo velocemente la faccia, poi torno in stanza e mi metto i soliti abiti da caccia.
Entro l'ora di pranzo dovrei almeno aver preso qualche uccello, mal che vada posso dire che non è stata una giornata particolarmente fortunata.
Mentre scendo le scale noto Ranuncolo accoccolato su un vecchio maglione di Prim, lei glielo aveva dato per coprirsi nelle notti più fredde e da quel momento era diventato la cosa più preziosa per quello stupido gatto. Giro lo sguardo solo quando sento il suo soffio, decidendo di andare dritta nei boschi.
Quando esco di casa però trovo sul pianerottolo di casa sua Peeta, intento a stiracchiarsi; deve essersi svegliato adesso proprio come me, forse perché per lui stanotte non sarà stata molto tranquilla, in fin dei conti è tornato solo da una settimana e la sua fredda indifferenza mi fa male ogni giorno di più.
Onestamente non avrei mai pensato di poter sentire la mancanza del vecchio Peeta, del Peeta innamorato. Ma un tempo pensare che Peeta per me ci sarebbe stato qualsiasi cosa sarebbe successa, anche col cuore spezzato infatti ha sempre pensato più a me che a lui , mi ha sempre dato sicurezza.. Ora solo un'immensa tristezza, che potrei reprimere solo vedendo quegli stessi occhi sbattere contro i miei.
Gli faccio un segno con la mano, sorridendo appena, lui di rimando mi fa un cenno veloce e rigido rientra in casa.
Credo di averlo sognato stanotte perché so che mi manca, e che il vecchio Peeta non tornerà mai più; non so se mi fa più male sapere di non poter più contare su di lui, o che lui si sia finalmente reso conto di che razza di persona sono.
Scaccio via i pensieri scuotendo la testa e sospirando rassegnata, mi incammino verso i boschi e mi rendo conto di essere ormai arrivata a destinazione quando mi ritrovo al Prato, dove c'era la vecchia recensione che ormai hanno tolto.
Oltrepasso il vecchio confine e recupero uno dei miei archi e pian piano tra un ricordo e un altro passano almeno due ore. Non posso dire di essere stata sfortunata, ho preso due fagiani e quattro conigli.
Nella strada verso casa riesco a distribuire un po' di carne, lasciando per Sae il coniglio più grosso, cosi che sappia cosa cucinare per stasera. Rientro in casa che sono le tre e mezza di pomeriggio e non ho fame, prendo qualche vecchio biscotto proprio per non rimanere digiuna e mi lascio cadere sul divano.
Mi rilasso, forse fin troppo, e le palpebre stanno per chiudersi da sole, quando il telefono squilla.
Potrebbe essere chiunque per quanto ne so, Gale, mia madre, Johanna, la Paylor, ma il mio istinto mi suggerisce che si tratta del Dottor Aurelius che tenta di mettersi in contatto con me per l'ennesima volta, ovviamente con scarso risultato.
Così, lascio perdere lo squillo insistente del telefono che nonostante tutto non mi provoca rabbia, solo un po' di delusione per essere considerata ancora la pazza mentalmente spostata dall'intera popolazione di Panem. Mi lascio scappare un altro sospiro pesante e mi riappoggio al divano, stavolta il sonno ha la meglio ed io, stanca per tutte le precedenti notti insonni, non desidero altro che un sonno senza sogni, senza preoccupazioni e per una volta, senza speranze.
Nonostante la stanchezza ho un sonno leggero, quasi come fossi in dormiveglia e finisco per svegliarmi parecchie volte per incubi che, comunque però, non riescono a farmi urlare.
Dopo qualche ora di finto riposo sento la porta sbattere, dovrei davvero convincermi a chiudere a chiave! È Sae che entra col suo passo pesante, che mi avrebbe sicuramente svegliato se avessi dormito sul serio.

"Katniss!" - urla - "Scendi ad aiutarmi!"

Da quando Sae ha bisogno di aiuto per cucinare?! Di solito mi caccia dalla cucina per paura che io combini qualche guaio, altre volte vuole che impari a cucinare qualcosa di semplice, ma mai mi ha chiesto di aiutarla a preparare un pasto intero.

"Sae sono in salotto!" - mi raggiunge, sento i passi.

"Ah bene, che ne dici di alzarti?"

"Perché?"

"Come perché? Ti ho chiesto di aiutarmi, signorina!"
- roteo gli occhi e sbuffo.

Lei mi prende per mano e fa per tirarmi dal divano.

"Intendevo perché devo aiutarti! Non lo faccio mai, non vorrai davvero che faccia andare a fuoco tutta la casa?!"

"Ah ah ah divertente, cara! Stasera abbiamo ospiti!"

Ospiti? Noi? Ma da quando? La guardo in modo confuso e con sguardo interrogativo, lei risponde alla mia domanda silenziosa.

"L'ubriacone e il ragazzo"

Annuisco, cercando di eliminare il pensiero di me e Peeta seduti allo stesso tavolo. Sae continua a tirarmi e finalmente mi alzo e la seguo svogliatamente.

"Io inizio a preparare il sugo, tu spelli il coniglio?"

"Ok, hai intenzione di fare un cenone incredibile, vero?"

"Ovviamente, questa casa è sempre troppo vuota e triste!" - grazie per avermelo ricordato, Sae.

"Se vuoi lo taglio pure" - cerco di riportare il discorso al coniglio, non voglio svegliare i fantasmi di sempre, voglio solo provare a distrarmi.

Lei annuisce e dopo aver preso il materiale che mi serve inizio a spellare la mia preda. Impiego almeno un'ora e quando mi giro trovo Sae tutta panicata a scendere il sugo pronto dal fuoco del fornello. Le passo il coniglio e mentre lei lo sistema per cuocerlo, credo al forno, rompo il silenzio che si era venuto a creare.

"Vado a fami una doccia, hai bisogno di altro?"

"No, no, grazie" - si gira e mi sorride. Proprio mentre sto per lasciare la stanza, riprende. - "Vestiti bene, Katniss, almeno stasera."

Annuisco, anche se non mi può vedere perché di spalle e salgo sopra. Sotto la doccia i soliti pensieri mi circondano e riescono a prendersi gioco, come sempre, della mia mente. Passano solo 15 minuti, il tempo di uno shampoo, e mi ritrovo davanti all'armadio.
Non so cosa mettermi, onestamente. Sono tentata dall'infilarmi i jeans vecchi e larghi con una maglietta a caso, ma opto per il vestito arancione che ho indossato nel distretto 3, durante il Tour della Vittoria. È sobrio, non elegante, casual. Ci può stare.
Indosso le mie ballerine nere, mi do una guardata allo specchio e dopo aver constatato di essere decisamente decente, scendo sotto.
Do un'occhiata all'orologio : le 20:22.
Alle otto e mezza spaccate suona il campanello, Sae mi invita ad andare ad aprire mentre lei finisce di apparecchiare.
Non mi sforzo di fare nemmeno un finto sorriso quando apro la porta e mi ritrovo Peeta davanti con un mazzo di fiori.

"Ehi" - mi guarda, o meglio.. Mi squadra. Rimane a fissare l'abito arancione, probabilmente si ricorda di avermelo già visto addosso.. Era il suo preferito. Inconsciamente mi agito.
KATNISS STAI CALMA!

"Ehi" - gli rispondo. Silenzio, imbarazzante silenzio, che cala fra di noi ancora sul pianerottolo di casa.

"Questi.." - indica i fiori ma lo interrompo.

"No Peeta, non c'era bisogno di portarmelo! Davvero" - mi esce un piccolo sorriso involontario, anche se non so perché mi abbia portato dei fiori, bellissimi tra l'altro.

"Questi..beh, in realtà questi sono per Sae" - dice ancora più freddo di prima. Io sento le guance infuocarsi, come ho potuto credere fossero per me? Lui non è più Peeta, o almeno non più quello che avrebbe portato dei fiori a me e non alla mia sottospecie di badante.

Bene ragazza, si prospetta una lunghissima e stressante serata.

 

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Angolo delle Autrici:

Eeehilà! Piaciuto il capitolo? ahahah scusateci per l'ora in cui pubblichiamo, ma riesco a farlo solo ora!
Spero che non vogliate ucciderci e che continuerete a seguirci :D
Ringraziamo e mandiamo un bacione a chi recensirà e naturalmente leggerà :)
Ringraziamo anche coloro che ci hanno inserito tra le preferite/seguite/ricordate :)

un abbraccio, al prossimo capitolo!

Giuls

lacoppiadifuoco

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Capitolo 7
*** Cambiamenti. ***



Strade troppo strette e troppo diritte per chi vuol cambiare rotta oppure sdraiarsi un po'.

Il cambiamento è la cosa che probabilmente l'uomo teme maggiormente, a volte più di quanto possa terrorizzare il sonno eterno.
Quando ci si trova ad essere delle persone statiche e monotone, cambiare abitudini, modi di fare, modi di essere, diventa quasi un omicidio che solo una mente, un'essenza, esperta come il destino può architettare.
Mi sono ritrovata molte volte a perdermi nel vuoto e a pensare che se non fossi una di quelle , patetiche,ragazze che si affezionano facilmente e che fanno fatica ad accantonare i sentimenti in mezzo ad una strada, sarebbe tutto più semplice.
Io sono la tipica ragazza che non riesce ad abbandonare nessuno, ma che però viene, come costante, abbandonata a se stessa, da tutti, come se riuscissi a sopportare ogni male ed ogni dolore;esempio ne sono la mia famiglia, Gale, ed ora persino Peeta.

Il punto è che sono fin troppo grande rispetto all'età che ho, forse perché nella vita mi è stata tolta la possibilità di essere un'adolescente come tutti gli altri, di avere veri primi amori, di essere spensierata, soppressa dalla responsabilità di fare da madre e padre ad una sorella più piccola e talvolta persino a mia madre stessa.
Il mio riscatto sarà capire chi sono, quali sono i miei limiti, e prima di ogni cosa devo cominciare stabilendo un punto di inizio, quello da cui partirà la mia vita, quella vera, quella che vorrò vivere davvero.
Sicuramente l'assenza di Peeta non sarà d'aiuto, il mio punto di riferimento mi ha girato le spalle non dandomi nemmeno il tempo di chiamarlo, di chiedergli di rimaner mi accanto.

Forse il destino voleva così.

L'amore per il silenzio è scaturito all'età di 7 anni; la maestra di storia amava che la classe la seguisse senza che i piccoli bimbi davanti a lei si bisbigliassero battute e frecciatine - anche poco cortesi - nei suoi confronti e, dunque, ci costringeva a mantenere un clima di silenzio degno di un acquario.
Per me non era una costrizione, era un sollievo non dover parlare. Il silenzio è sempre stata una sicurezza, mi sono sempre sentita a mio agio senza avere la necessità di proferire parola.

Tranne..tranne stasera.

In questa cucina non si avvicinerebbe neanche una mosca, solo a sentire l'aria pesante che si è creata.
Sae non avrebbe dovuto invitare Peeta ed Haymitch, ma lei in fin dei conti non ne può sapere nulla. Da quando siamo tornati nessuno si è preoccupato di dirle ciò che era davvero successo, a noi, a Peeta, a Capitol City.
Sae è un po' come Peeta - il vecchio Peeta -.
 Si lascia ammaliare facilmente dal bello e dalle cose fatte con amore, dai gesti carini e non riesce a non essere gentile con gli altri, sono veramente pochi i momenti in cui la rabbia prende il sopravvento, e proprio per questo motivo, quando Peeta le rivolge un sorriso enorme, lei lo abbraccia e lo ringrazia per i fiori.

Rimanere impassibili davanti a quel sorriso mi sembra impossibile, ma forse è tutta l'indifferenza che Peeta ha riservato solo ed unicamente a me a fermare l'impulso di buttarmi fra le sue braccia e stringerlo in un abbraccio, e a mia volta lasciarmi stringere in una presa che mi ha sempre regalato sicurezza, la stessa sicurezza che ora mi dice che solo il vecchio Peeta sarebbe in grado di darmi, quello "nuovo" sa chi sono davvero, non è talmente innamorato di me da perdonarmi e giustificarmi tutto, da rimanere cieco.
No. Lui mi vede per ciò che sono e non posso fare a meno di pensare che seppur diverso da quel che era prima rimane sempre migliore rispetto a me.

"Katniss?"

"Si, Sae?" - giro lo sguardo verso di lei in modo interrogativo.

 "No, nulla, ti eri incantata" - detta l'ultima parola continua a fissarmi per un altro minuto per poi rituffare la cespugliosa testa nel piatto e continuare a mangiare la sua zuppa speciale con tanto di ingrediente segreto.

Peeta rivolge un sorriso a Sae ed Haymitch mi guarda come se sapesse a cosa sto pensando. Mi rivolge, più che altro, un'occhiataccia che io ricambio senza alcun tipo di problema a frenarmi.
Stanca di dare attenzioni a un vecchio scorbutico abbasso lo sguardo al mio piatto, ancora completamente intatto.

Sae riprende la parola : " Allora Peeta, dove sei stato fino ad adesso?"

Lui, in netta difficoltà, cerca aiuto negli occhi freddi di Haymitch e con mio dispiacere non volta nemmeno a vedere se lo sto guardando, se lo sto capendo. Tu non conti più per lui, Katniss.. Vuoi capirlo?!

"..A Capitol City?"

"Oh! Dopo la guerra?! E per far cosa, scusa?" - la vecchia sembra stupita del fatto che anche dopo la guerra il biondo fosse rimasto nella capitale per mesi, senza farsi sentire per giunta.

"Da amici" - le dedica un sorriso incerto, pensando di potersi prendere gioco di lei così.

"Amici di che tipo?" - Sae alza un sopracciglio con fare indagatore, come se volesse dire *Ti ho beccato, ragazzo!*

"Da Delly, a breve ritornerà qui al 12" - dice molto freddamente, e per la prima mi rivolge un'occhiata, seppur priva di significato.

"Oh benedetto ragazzo! Che aspettavi a dircelo?! Bisogna preparare tutto per il suo arrivo, ho sempre adorato quella ragazza!" - detto questo, Sae si alza e comincia a vagare per casa alla ricerca delle sue cose, per poi recuperarle, indossare il cappotto e correre a casa sua a far chissà che.

 "Sono stanco. Peeta, è giunto il momento di togliere il disturbo" - Haymitch pronuncia le prime parole della serata.

"Buona sbronza, mio adorato mentore" - gli rivolgo un ghigno che lui ricambia con un'occhiata peggiore di quella che mi aveva dedicato poco prima.

Peeta si alza e mi guarda. Haymitch è già uscito.

"Katniss, con permesso"

"Non hai il bisogno di chiedermi il permesso di uscire da casa mia, Peeta. Non l'hai mai fatto, perché dovresti iniziare adesso?!"

" Non so. Ora è tutto diverso. Ci vediamo"
- ovviamente non lo rivedrai, stupida.

È solo un modo carino per concludere la frase. Nemmeno da "nuovo" riesce ad essere completamente cattivo con le persone che odia..ma il mio Peeta non mi odierebbe, no? Ma Peeta non è mai stato mio, perché dovrebbe esserlo ora?

"Ci..ci vediamo. Salutami Delly appena la vedi" - lui schiocca la lingua e facendo un gesto con la mano per liquidarmi in fretta si dirige verso la porta.

"Ma se non l'hai mai potuta nemmeno vedere" - sento una punta di verità e presunzione nella sua voce. E prima di sentir sbattere la porta riesco a sentire chiaramente un suo sussurro : "Falsa".

Perché adesso mi sento più sola di prima?

Dovrei lasciarlo della sua convinzione o cercar di fargli cambiare idea?
Magari potrei ricordargli di me, di lui stesso, di noi. Quel noi che stavamo costruendo pian piano, che credevo si potesse riprendere durante la guerra, dopo quel piccolo bacio.
Potrei continuare a ripetergli che il suo colore preferito è l'arancione, che ama guardare il cielo, che di notte tiene sempre la finestra aperta perché ha paura di morire soffocato.
Potrei dirgli che il suo più grande pregio è l'amore, perché nessuno sa amare come e quanto lui.
Potrei dirgli anche che sono una stupida perché non mi sono accorta prima di lui, e che mi ci è voluta la condanna a morte certa per rendermi conto di lui e dei suoi occhi, gli stessi che non ho intenzione di dimenticare, gli stessi in cui vorrei rivedere di nuovo me, e noi.

Lascio la cucina e il salotto per come sono e comincio a salire le scale, una miriade di pensieri mi assale ad ogni scalino facendomi ricordare ogni singolo momento vissuto in quella casa, con Prim, mamma, Gale, Peeta.
Arrivo nella mia stanza, mi cambio e ,prima di mettermi a letto, apro il cassetto del comodino e prendo la perla dei secondi Hunger Games.
La stringo nel palmo della mano, forte, fortissimo, e sento un liquido caldo farsi spazio sul mio viso.

Apro un po' la finestra e mi abbandono sotto le coperte.
Do un bacio alla perla e chiudo gli occhi, cercando un sonno senza incubi, cercando una parte di Peeta che sia ancora qui con me.

 

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Ciao a tutti! Volevamo scusarci per l'enorme ritardo nel pubblicare, ma purtroppo non è sempre facile frequentando un liceo classico, avendo professori completamente esauriti ed essendo persino a fine trimestre e quindi piene di interrogazioni!

Immagino che questo capitolo non sia proprio il massimo, ma in un periodo come questo ,dove oltre ad avere un sacco di impegni scolastici ho avuto moltissimi problemi familiari e salutari, è quello che sono riuscita a fare.. spero che apprezzerete in ogni caso..

Al prossimo capitolo :)

giuls

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