Il segreto di Molly

di AriannaDepp
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La confessione ***
Capitolo 2: *** Il giorno di Natale ***
Capitolo 3: *** La Stanza delle Necessità ***
Capitolo 4: *** Riflessioni prima di andare a dormire ***
Capitolo 5: *** A lezione di Erbologia ***
Capitolo 6: *** Grifondoro contro Serpeverde ***



Capitolo 1
*** La confessione ***


Si guardò attorno con circospezione, anche se, passata da un bel po' la mezzanotte, la sala di ritrovo di Grifondoro era deserta.

Nel grande camino ardevano gli ultimi tizzoni incandescenti, mentre il Boccino d'Oro svolazzava in cima al soffitto, producendo un fruscio debolissimo.

Sirius soffiò stizzito.

James gli aveva promesso che lo avrebbe riportato quella sera stessa a Madama Bumb, la loro prima insegnate di Quidditch e arbitro alle partite, ma a quanto pareva aveva pensato bene di non mantenere la promessa.

Le candele proiettavano una luce soffusa, ma la sala di ritrovo era per la maggior parte immersa nell'oscurità.

Si avviò a passi felpati verso il buco del ritratto, sperando di trovare un'alternativa al piano che aveva in mente.

La Signora Grassa dormiva pacificamente, e anche se l'avesse svegliata di certo non l'avrebbe lasciato passare, a quell'ora della notte.

L'unico modo per riuscire ad uscire, sempre che il giovane Gazza non lo scoprisse, poteva rivelarsi piuttosto complicato.

<< Accio Meteor! >>

In pochi istanti stringeva il suo manico di scopa fra le mani, mentre, silenzioso e furtivo, apriva la finestra da cui poteva scorgere una piena visuale delle Foresta Proibita.

Salì sul suo manico di scopa, levandosi di poco da terra.

L'aria fresca proveniente dalla finestra aperta gli scompigliò i capelli, e lui, godendosi la piacevole sensazione della brezza notturna sulla pelle, uscì volando, silenziosamente e in direzione della fitta vegetazione.

In pochi istanti arrivò a destinazione, atterrando sull'erba morbida e umida.

Si voltò indietro, intento a scrutare il castello: quasi tutte le finestre erano buoie, e le poche luci accese era sicuro provenissero dal lato Nord.

Forse Silente era ancora sveglio, e lavorava nel suo ufficio, solo, o forse più probabilmente in compagnia di Fanny, la fenice.

Si voltò, sentendo un rumore proveniente dall'entrata della foresta.

Sorrise sollevato quando si accorse cos'era la causa del terrore che lo aveva colpito un attimo prima: una figura solitaria camminava lentamente verso di lui, sorridendogli di rimando.

Sirius gli corse incontro, addentrandosi fra i fitti alberi, in modo che non fossero visibili da qualche finestra collocata su una delle svettanti torri di Hogwarts.

Nascosti dalla vegetazione e dall'oscurità, i due ragazzi si abbracciarono, stringendosi l'uno all'altra con desiderio.

Sirius affondò la testa nel collo di lei, repirando il suo buonissimo profumo.

Sapeva di pulito e di torta di mele, di cioccolata di Mielandia e di lavanda assieme.

Le passò una mano sui capelli morbidi, mentre, stringendo piano tra indice e pollice il suo piccolo mento, le alzava delicatamente il viso e si chinava er baciarla.

Incrociò gli occhi della ragazza: di un profondo color nocciola che legavano perfettamente con i bei boccoli rosso fiamma, lo guardavano, carichi di tenerezza e di amore.

<< Sirius >> disse piano, stringendosi ancora di più a lui, la testa contro il suo petto.

Alzò di nuovo gli occhi verso il ragazzo alla quale aveva donato il suo cuore, spaventata per quello che stava per comunicargli.

<< Ti devo dire una cosa molto importante >>

Si fece coraggio, pronta a sganciare al più presto la bomba.

<< Dimmi Molly, ti ascolto >>

Scandì le parole molto lentamente, come se pronunciandole così potessero avere un effetto meno traumatico.

<< Sono incinta >>.

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Capitolo 2
*** Il giorno di Natale ***


Mentre il sole filtrava fra le spesse tende del baldacchino, Sirius aprì controvoglia gli occhi.

Nel letto accanto al suo, James si agitava nel dormiveglia.

Non aveva voglia di alzarsi, non aveva voglia di trovarsi faccia a faccia con quella che era la realtà.

Aveva combinato un guaio, ed ora non sapeva come risolverlo.

Molly sembrava spaventata quanto lui.

Che cosa avrebbero fatto?

La madre di Sirius non avrebbe mai accettato Molly come nuora.

Non avrebbe mai permesso che una Mezzosangue entrasse a far parte della nobile casata dei Black, e tantomeno se fosse già stata incinta prima del matrimonio.

Entrava poi in gioco anche il fatto che Sirius aveva lasciato la casa dei suoi genitori al numero dodici di Grimmauld Place l'anno precedente, andando a vivere dai Potter.

Conoscendo sua madre era certo che avesse rimosso il ricordo di avere un figlio così indegno subito dopo la sua partenza, quindi decise di lasciar perdere.

Dai Black non avrebbe mai ricevuto appoggio.

Mise giù i piedi dal letto, e il contatto con il freddo marmo del pavimento del dormitorio maschile lo fece rabbrividire.

Sentiva il bisogno di sfogarsi con qualcuno, ma non era sicuro fosse il caso di raccontare tutto a Remus, James e Peter.

Proprio in quell'istante si rese conto di che giorno fosse.

Era Natale!

Il fondo del letto del ragazzo era carico di pacchetti, ma probabilmente qualcuno si era dimenticato di posare in anticipo il suo, perchè proprio in quel momento entrò Arthur, suo cugino, porgendogli un grosso pacchetto dalla forma strana.

Colpiti dalla flebile luce del sole i suoi capelli rossi sembravano un falò ardente, mentre il viso coperto di lentiggini era aperto in un grande sorriso.

Come un pugno nello stomaco queste sue caratteristiche fisiche gli ricordavano Molly.

Cercando di scacciare il pensiero dalla testa, tornò a concentarsi sui regali.

Prese il pacchetto che gli porgeva il cugino e lo aprì con molta più cautela del normale.

Non sapeva mai cosa ci si poteva aspettare in regalo da Arthur.

In realtà quella volta si trattò di cose decisamente innoque: una borsa dell'acqua calda rosa e pelosa, delle biglie colorate (<< I bambini babbani ci giocano spesso! >> esclamò Arthur con entusiasmo) e una piccola sfera di vetro che, se rovesciata, iniziava ad emettere una musichetta natalizia, mentre al suo interno cadeva neve finta e due piccoli bambini (finti anch'essi, ovviamente) costruivano un pupazzo di neve.

Sirius ringraziò calorosamente il cugino, porgendogli anche lui il suo regalo.

Quando lo scartò emise un urlo di giubilo, infilandosela subito sopra alla giacca del pigiama in flanella a quadri gialli e blu.

Sirius gli aveva regalato una maglietta del Manchester United, una squadra inglese di calcio, e anche se Arthur non aveva la più vaga idea di cosa fosse il calcio, lo ringraziò dicendogli che era il regalo più bello che avesse ricevuto in tutta la sua vita.

Corse fuori, diretto, ancora in pantofole, verso la Sala Grande a fare colazione.

Proprio in quel momento anche James stava scendendo dal letto, e, indossate le pantofole, corse ad aprire i suoi pacchetti.

Per primo apì quello di Sirius: un tessuto argenteo cadde sul letto, soffice come la seta ma impalpabile come niente che avesse sentito prima.

Alzò lo sguardo verso l'amico che lo guardava sorridendo con quel suo sorriso sghembo ed affascinante che faceva impazzire decine di ragazze.

<< Un Mantello dell'Invisibilità? >>

Il suo tono era allo stesso tempo un misto fra incredulità ed euforismo.

<< Ho pensato che potesse tornarti utile >>

Gli fece l'occhiolino e si voltò, lasciandolo a godersi il regalo in tutta libertà.

Si cambiò velocemente e poi, affamato, si diresse verso la Signora Grassa, pregustando la colazione che lo aspettava, con un gran senso di colpa che gravava sul cuore.

La Sala Grande imbombava, i ragazzi schiamazzanti intenti a fare colazione.

I professori, seduti al grande tavolo infondo alla stanza, parlottavano fra loro, più sereni e sorridendo di più rispetto agli altri giorni, forse per via delle vacanze iniziate anche per loro.

Un improvviso fruscìo segnò che la posta era in arrivo.

Come tutte le mattine, centinaia di gufi entrarono planando dalle grandi finestre aperte, atterrando sui tavoli, rovesciando numerosi calici di succo di zucca e finendo nelle ciotole dei fiocchi d'avena.

Sirius era così perso nei suoi pensieri che non aveva praticamente notato le bellissime decorazioni che adornavano la Sala Grande: dal soffitto incantato cadevano candidi fiocchi di neve, i quattro tavoli delle Case erano ricoperti da tovaglie rosse e verdi, dagli orli dorati che riflettevano, creando un uncredibile gioco di colori, la luce del sole proveniente dalle ampie vetrate.

L'atmosfera generale era di grande allegria, ma Sirius aveva un incredibile peso sullo stomaco che neanche con lunghe sorsate di succo di zucca riusciva a mandare giù.

Ben presto si trovò circondato dagli altri ragazzi di Grifondoro, chiassosi ed esuberanti.

Ma in quel momento lui non si sentiva così in vena di festeggiare, e soprattutto non voleva che i suoi amici, vedendo il suo volto tetro, lo interrogassero su ciò che gli era successo.

Avrebbe tanto voluto starsene da solo, a riflettere.

Si alzò dal tavolo, lasciando a metà la sua ciotola di porridge (oramai aveva perso l'appetito), biascicando qualche scusa e dirigendosi verso la Sala d'Ingresso.

Anche il tempo esterno rifeltteva quello del soffitto della Sala Grande,e, mentre fuori il prato era già ricoperto da uno spesso strato di neve, Sirius salì per l'imponente scalinata.

In realtà non aveva idea di dove stava andando, ma sapeva solo che voleva starsene da solo con in suoi pensieri, e così, camminando con la testa piena di sensi di colpa e rimorsi, si ritrovò al settimo piano, accanto al quadro di Barnaba il Babbeo che insegna danza classica ai troll.

All'improvviso davanti a lui comparve una porta che, dello stesso colore della parete, si mimetizzava perfettamente.

Sirius ci si fermò davanti, incuriosito.

Il senso della prudenza gli suggeriva di proseguire diritto, ma il suo spirito d'avventura, invece, come una vocina nell'orecchio, lo incitava ad avvicinarsi e a dare un occhiata.

E infatti quest'ultima prevalse.

Si guardò attorno, e poi si avvicinò alla porta, da sotto la quale proveniva una tenue luce.

La spinse con cautela, tirando fuori la bacchetta dalla tasca.

Tredici pollici, legno di acero e capello di elfo, Sirius ricordava ancora quando si era recato da Olivander, sette anni prima, per acquistarla.

Tutte le volte che si recava a Diagon Alley con sua madre, diretta a Nocturn Alley, si fermava estasiato davanti alla vetrina del costruttore di bacchette, immaginando il giorno in cui sarebbe andato lì per comprarene una.

<< Ottima scelta >> gli aveva detto Olivander, quandonla bacchetta che stringeva nella mano aveva emesso sbuffi dorati e scintille purpuree.

<< Il capello dell'elfo contenuto in questa bacchetta proviene dal grande principe Ruthur, principe della tribù degli elfi delle Grandi Foreste e signore delle Sorgenti della Salvezza. Sono sicuro, signorino Sirius, che questa bacchetta la renderà capae di compiere grandi cose. E sono oltremodo sicuro che è proprio ciò che si aspetta la sua famiglia da lei >>.

Detto questo si girò sorridendo verso la donna, che, nascosat nella penombra, osservava la scena senzaproferire parola.

Lei non rispose al sorriso, anzi, parve rabbuiarsi ancora di più.

Indossava un lungo mantello nero, dello stesso colore dei capelli e degli occhi.

La pelle pallidissima rifletteva spettrale alla flebile luce delle candele, le labbra sottili incurvate in un espressione torva ed impassibile.

<< Ha perfettamente ragione, signor Olivander >>.

La sua voce era bassa e roca, in contrasto con la corporatura sottile come un giunco e non molto alta.

I lunghi capelli, corvini e boccoluti, le cadevano soffici sulla schiena, incorniciandole il viso.

Gli occhi scurissimi sembravano lanciare lampi, e a tratti si potevano cogliere sguardi carichi di disprezzo verso chi non era ritenuto un suo pari.

Nonostante l'incredibile bellezza dei suoi lineamenti, in quegli occhi c'era un fugace barlume di follia che incuteva terrore.

Mentre Sirius tornava ad abbassare gli occhi sulla sua bacchetta, la madre si avvicinò al bancone.

Pagò il conto ed uscì dal negozio.

Improvvisamente destato dai suoi pensieri, il ragazzino la seguì, prendendo la scatola polverosa, il suo prezioso contenuto e lanciando un ultimo saluto ad Olivander.

Quando la porta fu chiusa dietro di lui, l'anziano mago tirò un sospiro di sollievo e si lasciò cadere sulla vecchia sedia dietro al bancone, improvvisamente esausto.

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Capitolo 3
*** La Stanza delle Necessità ***


Sirius spinse delicatamente la porta comparsa dal nulla, sempre tenendo in mano la bacchetta,pronto a constrastare ogni evenienza.

La stanza era ampiamente illuminata da numerosissime candele, un fuoco allegro scoppiettava nel camino e tre poltrone soffici lo attorniavano.

Le pareti erano ricoperte da librerie, in cui erano stipati centinaia di libri, alcuni dall'aspetto vecchissimo e alcuni invece sembravano intonsi, come se non fossero mai stati aperti.

Si avvicinò ad una libreria, godendosi il tepore emanato dal fuoco.

Il silenzio era interrotto solo dallo sfrigolio dei ceppi che ardevano, creando un atmosfera estremamente rilassante e confortevole.

Prese un libro dal primo ripiano della libreria e lo guardò con interesse.

Come prendersi cura dei piccoli maghi”, era il titolo.

Sirius avrebbe riso se la situazione non fosse stata tragica.

Sapeva che il fatto che Molly fosse incinta era un bel guaio, perdipiù un guaio che non sapeva come risolvere.

Ripose il volume e ne estrasse un altro.

Cambiare un pannolino con due semplici colpi di bacchetta”.

Ok, c'era qualcosa che non quadrava.

Da dove veniva quella stanza?

E come mai non si era mai accorto, in sette anni, della sua presenza?

Sbuffò e si avviò verso l'uscita.

Sentiva il disperato bisogno di confidarsi con James, ma temeva quello che avrebbe potuto dirgli.

Uscito dalla stanza misteriosa, la porta si chiuse dietro di lui, scomparendo con la stessa velocità con la quale era comparsa.

Un miagolìo acuto lo ridestò dallo stupore: Mrs Purr, la gatta del custode, gli si strusciava fra i piedi, chiamando il suo padrone.

Temendo per le domande che egli avrebbe potuto fargli (soprattutto sul fatto che, la mattina di Natale, un ragazzo popolare come lui stesse girovagando solo soletto per la scuola con aria sospetta), rapido, si trasformò.

In pochi istanti, dove prima c'era un affascinante e brillante studente del settimo anno, ora c'era un grosso cane nero.

La gatta si ritrasse spaventata, emettendo miagolii terrorizzati e allontanandosi più velocemente possibile sul corridoio del settimo piano.

Il cane nero si diresse dalla parte opposta per sfuggire a Gazza, la cui voce si avvicinava verso il punto dove un attimo prima era comparsa e scomparsa la porta.

Percorse ancora qualche corridoio in forma canina, per poi nascondersi dietro allo stipite di una porta e trasformarsi di nuovo in ragazzo.

Si rassettò la divisa e si gettò nella mischia di ragazzi che, finita la colazione e con lo stomaco completamente appagato, si recavano schiamazzando nelle rispettive sale di ritrovo.

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Capitolo 4
*** Riflessioni prima di andare a dormire ***


Il tema di storia della magia pareva non finire più: aveva già riempito quasi un foglio di pergamena completo, la mano e il braccio erano indolenziti, e ogni singola fibra del suo corpo era esausta.

Avrebbe tanto voluto andare a dormire.

Pensava con desiderio al suo soffice letto a baldacchino che lo aspettava di sopra, per poi tornare, a malincuore, a pensare al tema ancora incompiuto.

Descrivi, in almeno un foglio di pergamena, la tua opinione riguardo alla Terza Guerra dei Giganti e di come, secondo te, il suo esito abbia potuto influenzare i rapporti fra le specie nei secoli seguenti”.

Lasciò andare la piuma e si appoggiò allo schienale della poltrona, chiudendo per un attimo gli occhi.

Non poteva evitare che la sua mente vagasse: non riusciva a concentrarsi, i pensieri, invece di dirigersi alla Terza Guerra dei Giganti, convergevano verso Molly.

Come aveva potuto essere così incosciente?

Erano entrambi molto giovani ed inesperti, ma avrebbero dovuto essere oiù giudiziosi e fermarsi a riflettere invece di lasciarsi influenzare e travolgere dalla passione.

Avrebbero dovuto pensare alla conseguenza di quello che stavano facendo.

Peò ora era troppo facile rimurginare dicendo “avrei dovuto”.

Oramai era successo, e in qualche modo avrebbero dovuto risolvere il problema.

Quando aveva visto Molly a cena (dopo che lei lo aveva accuratamente evitato per tutto il giorno), ci aveva scambiato solo un occhiata fugace, per poi rigirarsi verso i suoi amici, che, animati solo come il Quidditch sapeva fare, discutevano della prossima partita contro Serpeverde.

Il gravoso peso sullo stomaco non accennava ad andarsene, e Sirius, rinunciando a concludere il tema per il profess Rüf, lasciò la lunga pergamena sulla comoda poltrona color cremisi, e, lanciando un ultima occhiata alle braci ormai morenti, salì piano le scale, diretto verso il dormitorio maschile.

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Capitolo 5
*** A lezione di Erbologia ***


<< Ora mettete i guanti protettivi e, con le cesoie, tagliate delicatamente solo le foglie più grandi della Sanguifoglia. Per nessun motivo dovete togliervi i guanti, e soprattutto non cercate di aprire i bulbi. Vi schizzereste quasi sicuramente e il liquido al loro interno è altamente velenoso.

Non ho intenzione di dover interrompere la mia lezione per scortare qualcuno di voi da Madama Chips>>.

Il tono della professoressa Sprite era risoluto e non ammetteva repliche.

James incontrò lo sguardo di Sirius.

Era strano il suo amico in quei giorni: insolitamente taciturno, non rideva più alle sue battute e sembrava trascorrere le giornate in uno stato di semi-incoscienza.

Si trascinava da una lezione all'altra senza proferire parola, i bei lineamenti tirati ed un espressione di perenne tristezza sul volto.

Più di una volta James aveva cercato d'indagare sulla causa del suo repentino cambio di umore, ma dall'amico aveva ottenuto solo risposte vaghe e discostanti.

Dopo un po' ci aveva rinunciato: sarebbe venuto lui a confidarsi, quando ne avrebbe trovato il coraggio, quindi nel frattempo non poteva fare altro che aspettare e sperare che quel momento arrivasse il prima possibile.

Lo guardò di nuovo di sottecchi.

Potava la Sanguifoglia (<> aveva sostenuto la professoressa Sprite) evidentemente pensando ad altro.

James avrebbe voluto mettere del Veritaserum nel suo succo di zucca per scoprire che cosa lo affliggeva così tanto, ma non ne aveva il coraggio.

Non che fosse in problema procurarselo: aveva sempre il suo mantello dell''Invisibilità, ed intrufolarsi nell'ufficio di Lumacorno non sarebbe stato eccessivamente difficile.

Bastava chiedere a Lily di distrarre per qualche minuto il professore dopo la lezione di Pozioni (era pur sempre la sua allieva preferita, e lui non avrebbe trovato nulla da ribattere) e balzare all'interno dell'ufficio.

Ma la sua coscienza glielo impediva.

Provava troppo affetto nei confronti di Sirius per costringerlo a confidarsi con la forza (o con una pozione).

Avrebbe rispettato i suoi tempi, anche se questo avesse voluto dire convivere con un ragazzo il cui senso dell'umorismo era paragonabile a quello di un Troll di Montagna.

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Capitolo 6
*** Grifondoro contro Serpeverde ***


<< Potter volteggia in cerca del Boccino, la folla è in delirio, ha talento da vendere quel ragazzo! >>

<< Giller, attieniti alla pura cronaca! >> sbraitò la professoressa McGranitt.

<< Certo professoressa, ha ragione!

Allora, dicevamo, la Pluffa passa in mano a Berges, che la passa a Flyworth e nooooooo... viene intecettata da quel gigante brufoloso di Cummer che vola verso gli anelli di Grifondoro... >>

<< Giller! >>

Il tono della professoressa McGranitt raggiunse un livello paurosamente alto.

Il ragazzo seduto dietro al microfono fece finta di non aver sentito il rimprovero dell'insegnante di Trasfigurazione, e tornò a concentrarsi sulla partita.

<< Cummer vola verso la porta, ma c'è Black che sicuramente gli metterà i bastoni fra le ruote. Cummer sembra indeciso eeee....goal! NON E' POSSIBILE! Come ha fatto quella montagna di pus a fare goal? >>

<< Giller, se non la pianti d'insultare il capitano di Serpeverde giuro che ti butto fuori a calci! >>

La professoressa McGranitt era livida di rabbia, con il cappello che le pendeva sbieco sulla testa.

<< Mi scusi professoressa, ma sono convinto che lei concorda con me sul fatto che una buona dose di lozione di Pus di Boboturbero,e sono certo che la gentilissima professoressa Sprite potrebbe procurarcela, farebbe miracoli su quel brutto muso! >>

Lo stadio esplose in una risata generale, tranne la tribuna di Serpeverde, che rimase in silenzio, lanciando occhiate cariche di odio al cronista di Grifondoro.

<< Centottanta a sessanta per Serpeverde. Oggi il nostro portiere non sembra molto in forma, vero?

Potter è la nostra ultima speranza, se riesce ad afferrare il Boccino prima di quell'anguilla viscida di Gurrenter siamo salvi!

Forza James, facci vedere chi sei! >>

La McGranitt sembrava aver perso totalmente la forza di ribattere alla cronaca un po' offensiva di Francis Giller, e quindi non sollevò obbiezioni.

Il tempo stava cambiando..

Per tutto il giorno era stato molto nuvoloso, minacciando pioggia, e infatti pareva che stesse per scoppiare un terribile temporale da un momento all'altro.

Grosse gocce di pioggia cominciarono a cadere, ma in pochi istanti sopra alle tribune spuntarono colorate tettoie, riparando tutti coloro che vi si trovavano sotto.

Silente agitava la bacchetta sorridendo, mentre un ultima copertura sormontava la tribuna del cronista.

<< Oh, grazie Preside, molto carino da parte sua. Sono convinto che lei sia sempre il migliore... >>

Il Preside sorrise sotto la lunghissima barba argentea e ripose la bacchetta dentro ad una tasca interna della veste color cobalto.

<< Potter svolazza qua e là, sembra ancora alla ricerca di quel cavolo di Boccino... no, no, l'ha visto, HA VISTO IL BOCCINO!

Ma anche Cummer sembra averlo visto, e insegue Potter.

Attento James, potrebbe accecarti con uno schizzo di pus... no, dai prof, scherzavo... Potter si sta avvicinando al Boccino, è vicino alla sua mano, ci siamo quasi...siiiiiii... GRIFONDORO VINCE! >>

Un urlo di giubilo si alzò dalla tribuna vestita di rosso e d'oro, mentre quella verde e argento precipitava in un tetro silenzio.

James fece un giro del campo, in sella alla sua scopa, esultando, fermandosi solo per abbracciare e stringere le mani ai suoi compagni di squadra.

I ragazzi di Grifondoro si riversarono in campo, e mentre quelli di Serpeverde uscivano in silenzio e si dirigevano verso il castello, Sirius cercò di fare lo stesso.

Non fece in tempo a rifugiarsi nello spogliatoio che si trovò circondato dai compagni che volevano issarselo sulle spalle, per festeggiare la vittoria e portarlo in processione come fosse stato le reliquie di un santo.

A loro non importava che avesse giocato da schifo, la cosa fondamentale era che la partita si era conclusa con la vittoria della squadra dei leoni, e tutto il resto erano inutili dettagli.

In giorni normali Sirius si sarebbe unito alla folla esultante, scorrazzando per i prati, intonando l'inno di Hogwarts, ma in quei giorni non era dell'umore adatto.

Incrociò lo sguardo di Molly, che, vicino alle sue amiche Penelope Wright e Lily Evans, beveva una bottiglia di Burrobirra e sorrideva.

Improvvisamente il sorriso svanì dal volto rotondo e lentigginoso, sostituito da un espressione di profonda tristezza.

Sirius avrebbe voluto tanto che lo lasciassero scendere, andare da lei e abbracciarla forte, sentendo il suo delizioso profumo di torta di mele, rassicurandola.

Sarebbe andato tutto bene, ne era sicuro, e avrebbe convinto anche lei di questo.

Dopo quelle che gli parvero ore, finalmente riuscì a raggiungere lo spogliatoio, e, tolta la divisa fradicia , indossò dei jeans ed un maglione e di diresse verso il castello.

Voleva fare un bagno: il bagno dei Prefetti al quinto piano sarebbe stato l'ideale perchè non ci andava mai nessuno e avrebbe potuto rimanere solo.

Visto che oramai la pioggia cadeva fitta, anche gli altri Grifondoro ebbero la brillante idea di spostarsi all'interno del castello, forse per continuare i festeggiamenti nella sala di ritrovo, e il grande gruppo esultante ci si diresse, cantando l'inno della scuola come tutte le volte che una partita di concludeva con la vittoria della casa del nobile Godric Grifondoro.

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