Show me the road back to your heart

di BebaTaylor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due ***
Capitolo 4: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 8: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 9: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 10: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 11: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 12: *** Capitolo Undici -Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.

Salve, eccomi con una nuova storia, nata in un momento di assoluto sclero, quando guardavo il documento di Open Office con il 23esimo capitolo di Trentasei giorni. Insomma, ero lì che fissavo la pagina – fortunatamente non vuota – e mi chiedevo come concludere il capitolo. Invece di scrivere il finale di quel stramaledetto capitolo, ho scritto il prologo di questa storia. E metà del primo capitolo, buttato giù qualche idea per i seguenti e una bozza del capitolo finale. Il tutto in un paio d'ore.
Sono un fenomeno quando mi ci metto xD
Alcune piccole precisazioni: non tutto quello che ho scritto corrisponde alla realtà per quanto riguarda le relazioni amorose dei miei Amorozzi. Lo scoprirete solo leggendo.
Il titolo è un verso della canzone "Home" dell'album "Turnaround", canzone che amo alla follia da quando l'ho ascoltata la prima volta – dieci anni fa, quindi. Quanto sono vecchia xD
Questo è tutto. Godetevi il prologo.
Barbara.



Show me the road back to your heart


Prologo


Sabato 5 Maggio 2007, dalle parti di Milano
Rebecca sbuffò e chiuse l'ombrello, maledicendo il tempo che non accennava a migliorare.
Aprì il cancello e strizzò gli occhi quando lo sentì cigolare, non si ricordava mai di passare in ferramenta per prendere qualcosa che eliminasse il cigolio. Infastidita aprì la cassetta delle lettere, afferrò la manciata di buste e volantini e, finalmente, entrò in casa.
Quindici minuti dopo era seduta al tavolo della cucina con una tazza di tea. Fissò le lettere davanti a lei, sbuffò, le prese e incominciò a guardarle, mettendo da parte i volantini pubblicitari.
Si fermò di colpo quando vide una lettera indirizzata a lei. L'indirizzo era scritto a mano, le lettere erano piccole.
Sospirò pesantemente e si appoggiò allo schienale della sedia.
Aveva riconosciuto la grafia.
Sorseggiò lentamente la bevanda calda e posò la tazza sul tavolo. Girò la busta fra le mani, domandandosi se dovesse aprirla oppure no.
Non lo vedeva da... due anni. Almeno lui non lo vedeva da due anni. Con il resto del gruppo non aveva nessun contatto da quattro anni.
Scosse la testa, finì di bere il tea in silenzio, pensando se aprire la busta o se buttarla direttamente nel bidone della carta.
Respirò a fondo e l'aprì.
Sorrise nel leggere l'invito e istintivamente afferrò il telefono. Compose il numero di telefono e attese.
Fece una smorfia quando partì la segreteria telefonica.
«Ci-ciao,» balbettò, stringendo il cordless, «sono io, Rebecca O'Malley.» respirò a fondo e si calmò, anche se le sue mani non avevano ancora smesso di tremare, «Ho appena ricevuto l'invito per il battesimo dei gemelli. Verrò. Ti richiamo quando avrò prenotato il volo e l'albergo.»
«Rebecca! Sono felice di sentirti!»
«Ciao, Nicky.» mormorò lei, pentendosi di aver chiamato. «Come stai?»
«Bene, mai stato così felice!» rispose lui allegramente, «E tu come stai?»
Rebecca scrollò le spalle, si ricordò che lui non poteva vederla e si diede della stupida. «Tutto bene.»
«Stai perdendo il tuo accento irlandese.» notò Nicky.
Rebecca si bloccò, non sapendo cosa dire. «Lo so.» sussurrò.
«Da quando non ci vediamo?» domandò lui.
«Due anni.» rispose lei, accavallò le gambe e posò il braccio libero sul tavolo.
«Ma non vieni qui in Irlanda da... tre anni, giusto?» chiese ancora lui.
Rebecca si domandò perché fosse così insistente. «Quattro.» lo corresse.
«Sì, quattro anni, hai ragione.» Nicky si fermò e Rebecca tremò, sperando che non dicesse nulla sulla sua ultima visita in Irlanda, «Sei venuta per il matrimonio di...» Nicky si fermò nuovamente. «Scusa.»
«Non importa.» disse lei e posò la testa sul tavolo, chiuse gli occhi e s'impose di non piangere. «Mi ha fatto piacere sentirti.» gli disse.
«Anche a me, cuginetta.» ridacchiò Nicky. «E non prenotare l'albergo, ti ospito io. Al limite stai da mia madre.»
«Non voglio disturbare!» esclamò lei, «Sul serio, Nico. Posso benissimo stare in albergo.»
«Nessun disturbo! Anche a mamma piacerebbe ospitarti! Devo andare, adesso. I bimbi piangono.» disse Nicky, «Mi salvo il tuo numero e ti chiamo domani, verso le otto, va bene?»
«Sì, va benissimo.» pronunciò Rebecca, rendendosi conto che ormai non poteva più tirarsi indietro. «Nico, ci saranno tutti, vero?» domandò.
Nicky respirò a fondo. «Sì, ci saranno. Non preoccuparti troppo.» disse dolcemente. «Ciao Bex, ci sentiamo domani.» «Ciao, Nicky.»
Rebecca fissò il telefono e sospirò, pensando in quale guaio si stava andando a cacciare. E anche se mancavano quasi due mesi, il diciassette luglio le sembrava dietro l'angolo.
Poco più di due mesi e si sarebbe ritrovata faccia a faccia con il suo primo amore, Brian, e con il ragazzo con cui aveva condiviso il letto – e forse qualcosa di più – per una manciata di notti, Shane Filan.
Si domandò se fosse la cosa giusta andare al battessimo di Rocco e Jay. Si rispose che, sì era giusto andare. L'Irlanda le mancava da impazzire e voleva vedere Nicky e i bambini, oltre ai suoi parenti.
Sospirò e si diresse verso il mobile dell'ingresso, aprì l'unico cassetto e prese il volantino della pizzeria d'asporto.
Anche quella sera avrebbe mangiato da sola la sua pizza, senza la sua famiglia e i suoi amici.
Ordinò la sua pizza e si sedette sul divano, sapendo che, anche se non voleva, tutti i ricordi delle sue relazioni con Brian e Shane sarebbero tornate a galla.

Grazie a chi ha letto questo prologo!

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno ***


Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.
Show me the road back to your heart


Capitolo Uno


Venerdì 2 Luglio 1999, Dublino

Rebecca fissò Liliana, la figlia della compagna di suo padre e sospirò. «Non puoi venire.» le disse.
La ragazzina  — aveva appena dodici anni — la guardò, il mento verso l'alto per poterla fissare negli occhi. «Ma io voglio vederli!» esclamò.
«Non sei stata invitata!» le ricordò Rebecca, «E comunque non conosci l'inglese.» le disse.
Liliana sbuffò e batté il piede sinistro contro il pavimento, il rumore venne attutito dal tappeto nocciola. «Non è colpa mia!» strillò, «Tu non vuoi aiutarmi con i compiti!»
«Tu non vuoi un aiuto, tu vuoi qualcuno che faccia i tuoi esercizi d'inglese.» esclamò Rebecca, «Se vuoi un aiuto va bene, ma non puoi mettermi il tuo libro davanti e dirmi fammi i compiti.» aggiunse.
«Mamma!» strillò Liliana, «Rebecca è cattiva! Non vuole farmeli conoscere!»
Elena sospirò e fissò duramente Rebecca, la ragazza le sorrise e si sedette sul letto per allacciarsi la scarpa sinistra.
«Shawn, tesoro, non puoi dire qualcosa a tua figlia?» pigolò la madre di Liliana.
Shawn fissò sua figlia e sospirò. «Rebecca non ha tutti i torti, Nicky lo ha chiesto solo a lei.»
«E allora dì a tuo nipote che c'è anche Liliana!» sbuffò Elena abbracciando la figlia.
«Rebecca.» Shawn chiamò la figlia.
«Dimmi, papà.» disse la ragazza sorridendogli. 
«Devi dire a Nicky che c'è anche Liliana che lo vuole incontrare.» le ordinò Shawn.
Rebecca annuì e sorrise controvoglia, l'ultima cosa che voleva era presentare Liliana a Nicky. «Va bene.» disse «Vado di sotto dalla zia.» aggiunse e uscì dalla stanza per dirigersi in cucina.
«Cosa è successo questa volta?» domandò Yvonne a sua nipote. Rebecca alzò le spalle e prese una bottiglietta di succo di frutta dal frigo. «Liliana si lamenta sempre.» rispose lei. Agitò la bottiglietta e l’aprì, «È arrabbiata perché Nicky non ha invitato anche lei.»
Yvonne sorrise e le posò una mano sulla spalla. «Andrà tutto bene.» le disse e le baciò la nuca.
Rebecca sorrise e iniziò a bere il succo direttamente dalla bottiglietta. Non era sicura che sarebbe andato tutto bene. In meno di due anni e mezzo la sua vita era stata sconvolta: sua madre se ne era andata e suo padre aveva una nuova donna con una figlia terribile. E la cosa peggiore era che vivevano tutti sotto lo stesso tetto. Almeno non doveva dividere la camera con Liliana. Rebecca fece una smorfia pensando alla stanza di Liliana, la si poteva descrivere in una sola parola: rosa. Le pareti, i mobili, le lenzuola le coperte e i cuscini. Ogni cosa in quella stanza era rosa.
Rebecca finì il succo, getto la bottiglietta e il tappo nel contenitore sotto al lavandino mentre Yvonne tirava fuori la teglia con i biscotti. 
Rebecca li guardò con l’acquolina in bocca.
«Devi aspettare.» ridacchiò Yvonne guardando la ragazza, «Sono per dopo.» 
Rebecca sorrise, sapeva a cosa si riferiva sua zia con “dopo”. Stava arrivando Nicky e i suoi amici nonché i sui compagni di band: i Westlife. Sorrise pensando alle sue compagne di classe, sarebbero diventate verdi dall'invidia se avessero scoperto che lei era la cugina di Nicholas Bernan James Adam Byrne. Uscì dalla cucina e andò in bagno a lavarsi le mani. Sentì una macchina fermarsi e delle porte aprirsi. Si asciugò le mani, sistemò l'asciugamano rosa sulla sbarra e uscì dalla piccola stanza.
«Bex!» esclamò Nicky, le si avvicinò e l'abbracciò. 
«Ciao Nico!» lo salutò lei baciandogli le guance.
«Sei una meraviglia!» disse Nicky, scostò una ciocca di capelli e la sistemò dietro l'orecchio. «Zio Shawn?» domandò.
«È di sopra, con Elena e Liliana.» rispose Rebecca, guardò sopra la spalla di Nicky e vide gli altri quattro ragazzi. «Vado a chiamarlo.» mormorò prima di tornare di sopra.
«Sono arrivati.» disse Rebecca vedendo il padre in corridoio, si voltò e tornò di sotto. Scese velocemente le scale. Per un istante aveva incrociato lo sguardo di Brian e si era sentita mancare. 
Respirò profondamente ed entrò in salotto, fissò gli altri ragazzi e sorrise quando il suo sguardo incrociò quello di Brian.
Nicky la presentò agli altri e la fece sedere accanto a lei sul divano bianco. 
«Come mai vivi in Italia?» le chiese Mark.
«Per il lavoro di papà.» rispose Rebecca, «È tastato trasferito nella sede di Milano.» spiegò, sperando che non facessero nessun'altra domanda sulla sua famiglia.
«I tuoi genitori come -»
«Ehi, Shane, lo sai che festeggerete insieme il compleanno?» Nicky interruppe Kian, non dandogli il tempo di finire la frase.
«Cosa? Ma avrà quindici anni al massimo!» esclamò Shane, incrociò le braccia al petto e sbuffò.
«Veramente ne devo fare diciassette.» replicò Rebecca fissando duramente  Shane, spostò il viso in direzione di Brian, seduto sull'altro divano, e gli sorrise dolcemente.
«Come vuoi.» borbottò Shane, «Devo festeggiare il mio ventesimo compleanno con una ragazzina.»
Rebecca ignorò il commento e sorrise di nuovo a Brian.
«Rebecca, vieni ad aiutarmi.» le chiese Yvonne entrando nella stanza, lei annuì, si alzò in piedi e la seguì in cucina.
«Cos'era lo sguardo di prima?» domandò Kian, «Ci mancava poco e mi avresti incenerito con gli occhi.» continuò guardando Nicky.
«La madre di Bex è morta.» disse Nicky, «Suo padre si è trovato una nuova donna con una figlia e vivono tutti insieme.»
I ragazzi rimasero in silenzio per qualche istante. «Poverina.» sussurrò Mark.
«Quindi è per questo che devo fare la festa con lei?» chiese Shane. «Potevi dirmelo prima, avrei evitato di fare una figura di merda.»
Nicky sospirò, «Te l'ho detto ieri.» replicò, «Non ti avevo detto della festa, mi è venuto in mente solo per cambiare argomento.»
Shane annuì e sorrise quando vide rientrare Rebecca con un vassoio con i biscotti, seguita da Yvonne che portava il tè.
Fecero merenda chiacchierando del più e del meno, evitando accuratamente l'argomento “la famiglia di Rebecca”.
I ragazzi stavano per andarsene quando Rebecca si ricordò di Liliana. La ragazza si scusò, aggiungendo che sarebbe tornata subito.
Rebecca salì in camera di sopra e andò da Liliana. «Adesso ti porto giù, ma evita di farmi fare figuracce, altrimenti ti prendo a calci.» le sibilò mentre la spingeva lungo il corridoio. 
Liliana annuì e strinse al petto la macchina fotografica e il quadernetto.
Andarono al piano di sotto e Rebecca entrò nel salotto. «Lei è Liliana. È la figlia di... un'amica di papà.» la presentò, «Non sa una parola d'inglese, scusatela.» aggiunse mentre Liliana guardava i Westlife con occhi sognanti.
Dopo un paio di foto e cinque autografi con relativa dedica, Rebecca spinse Liliana fuori dalla stanza.
«Sei stata brava.» le disse Rebecca. «Questa volta.» aggiunse ridacchiando.
Liliana sorrise. «Volevo stare di più.» piagnucolò mentre entravano in cucina.
«Stanno andando via.» le ricordò Rebecca prendendo una bottiglia d'acqua dal frigo. «E ringrazia il Cielo che li hai incontrati.» si versò un po' d'acqua in un bicchiere e lo finì in un sorso.
Liliana sbuffò e posò il quadernetto e la macchina fotografica sul bancone della cucina. 
Lasciò Liliana in cucina e andò nell'ingresso. I ragazzi erano già lì, pronti per salutarla. Li abbracciò tutti quanti, iniziando da Mark, poi Kian, Shane che le sussurrò «Mi dispiace.»  Rebecca gli sorrise e si trovò di fronte Brian. Lui la strinse qualche secondo in più del necessario e le baciò una guancia e Rebecca sentì un brivido quando sentì le morbide labbra di Brian su di lei.
Fece un passo indietro e sperò di non arrossire. «Ci vediamo!» disse quando i quattro uscirono. Rebecca sospirò e guardo Nicky. 
«Contenta?» le domandò lui. Lei annuì e lo abbracciò ridendo.
«Sì, molto!» cinguettò felice.
Nicky ridacchiò e le baciò il viso. «Devo dire a tuo padre della festa.» le disse, «È di sopra, vero?»
Rebecca annuì, «Penso di sì.»
Nicky le sorrise e si voltò per andare al primo piano.
Rebecca lo guardò salire le scale e si appoggiò al muro e sospirò pensando a Brian, aveva delle labbra così morbide...
Si copri la bocca con la mano quando si rese conto che Brian probabilmente sarebbe stato alla festa di Shane.
Corse di sopra, voleva essere perfette per quell'occasione, doveva trovare il vestito adatto e se non lo avesse avuto sarebbe uscita a comprarlo. 
Voleva essere bellissima per Brian.
Una volta davanti all'armadio guardò i vestiti che si era portata, secondo lei non c'era nulla di adatto.
Sbuffò guardando un abitino nero e uno rosa, indecisa se mettere uno di quelli o se andare a chiedere i soldi a suo padre.
«Hai bisogno di un vestito nuovo?» domandò Shawn.
«Sì, credo di sì.» rispose lei posando i vestiti sul letto.
«Andiamo a fare shopping, allora. » disse Shawn.
Rebecca strillò dalla gioia e andò ad abbracciare il padre. «Grazie!»

* * *

Shane sorrise quando vide Rebecca. «Vuoi bere qualcosa?» le domandò, «Una bibita, acqua, succo...»
«Una birra, grazie.» rispose lei.
Shane la guardò inarcando le sopracciglia. «Birra? Sei sicura?» chiese.
Rebecca annuì e sorrise. «Sicura.»
Shane alzò le spalle e le ordinò una birra. «Sei sicura che non rischio la vita?» 
Rebecca lo guardò non capendo a cosa si riferisse.«Cosa intendi?» chiese appoggiandosi al bancone del bar. «Perché se ti riferisci a mio padre non ti devi preoccupare.»
Shane alzò le spalle e sorrise. «In realtà mi riferivo a Nicky.» rispose, «Credo che gli verrà un infarto!» scherzò quando il barista mise il boccale di birra davanti a Rebecca. «È molto protettivo.»
Rebecca annuì e bevve la birra, si leccò la schiuma dalle labbra e sorrise. «Sì, lo è.» disse. «È come un fratello maggiore.»
Anche Shane sorrise. 
«Rebecca, stai bevendo della birra?» esclamò Nicky.
La ragazza si voltò lentamente e fissò gli occhi azzurri del cugino. «Birra?» domandò, guardò il bicchiere e ridacchiò. «Sembra proprio di sì!» scherzò.
«Tuo padre mi ucciderà!» gemette Nicky. «Avevo promesso di controllarti!»
«Papà lo sa!» cinguettò Rebecca e ridacchiò quando vide l'espressione sconvolta di Nicky.
«Co-come lo sa?» borbottò lui, «Ed è d'accordo?» sbottò.
Rebecca sorseggiò la birra, «Sì.» rispose, appoggiò il bicchiere sul bancone, «Non preoccuparti!» disse e abbracciò Nicky, gli baciò una guancia e sorrise.
«Sarà, ma io sono ancora preoccupato.» mormorò Nicky. «E tu non le hai detto nulla?» domandò a Shane. «Ha diciassette anni!»
Lui alzò le spalle e bevve la sua birra. «È il nostro compleanno!» si giustificò, «E in più è irlandese anche lei e come noi ha il sangue fatto di birra!» scherzò.
Nicky annuì lentamente, non convinto del tutto della spiegazione. Afferrò il bicchiere di Rebecca e ne prese un paio di sorsi.
«Ehi! Quella è mia!» protestò Rebecca, «Se hai sete prenditi da bere!» afferrò il boccale e guardò Nicky.
Lui le sorrise e le scompigliò i capelli. 
«Smettila!» squittì Rebecca spostandosi. «Mi spettini.» mugugnò. 
Nicky le sorrise e l'abbracciò da dietro, «Ti voglio bene.» sussurrò prima di baciarle la testa.

Brian si avvicinò a Rebecca e le sorrise dolcemente. «Balliamo?» le chiese.
Rebecca lo guardò sorpresa, sorrise e finì la birra. «Certo.» rispose allungando una mano verso di lui.
Brian la portò in pista, le circondò la vita con le braccia e iniziò a muoversi lentamente.
«Nicky, raccogli la mascella!» scherzò Shane fissando Nicky che guardava Rebecca e Brian.
Lui scosse la testa e chiuse gli occhi per qualche secondo. «Ma... stanno ballando!» protestò.
«Lo vedo.» disse Shane ridendo.  «Lascia che si diverta.» 
«Ma stanno ballando!» ripeté Nicky agitando le mani in direzione della coppia, «Rebecca sta ballando con Brian!»
Shane alzò gli occhi al cielo e sbuffò, sorseggiò la birra e mise il bicchiere sul bancone. «E piantala. Si sta divertendo.» gli fece notare. «Stiamo festeggiando!»
Nicky respirò profondamente, lo sguardo fisso su sua cugina. «Lo so, solo che lei è così piccola...»
Shane scoppiò a ridere. «Mica tanto piccola. Ha diciassette anni, ormai.» disse ignorando l'occhiataccia di Nicky, «Ed è una bella ragazza.» aggiunse a bassa voce.
«Stai parlando di mia cugina.» sbottò Nicky e fermò un barista per chiedergli una birra. «Per me è ancora piccola.» mugugnò.
«Ehi, Rebecca e Brian stanno ballando.» l'informò Mark.
«Lo so.» borbottò Nicky sorseggiando la birra. «Non farmelo ricordare.»
«Che gli prende?» Mark si rivolse a Shane.
L'altro scosse la testa, «Si è solo accorto che la sua adorata cugina è diventata grande.» rispose, «Vado a cercare Gillian.» disse e finì la birra.

Shane nascose un sorriso contro la spalla di Gillian quando vide Brian e Rebecca, stavano ballando abbracciati, lei aveva la testa posata contro il torace dell'amico.
Rebecca chiuse gli occhi e si strinse a Brian, respirò il suo profumo e sorrise, ignara che Shane stesse seguendo ogni sua singola massa.
Brian chinò la testa e sfiorò il viso della giovane con le labbra mentre le accarezzava la schiena. «Andiamo in un posto più tranquillo?» sussurrò. Rebecca aprì gli occhi e alzò la testa, sorrise e annuì. Anche lui sorrise e la prese per mano, la condusse in un angolo appartato e la spinse verso il muro.
Prese il viso di Rebecca fra le mani e sorrise prima di baciarle dolcemente le labbra. Rebecca gli circondò il collo con le labbra e si spinse verso di lui. Rebecca gemette quando sentì Brian che le accarezzava le labbra con      la punta della lingua. Aprì la bocca per approfondire il bacio e strinse il cotone della camicia del ragazzo fra le dita, sentendosi in paradiso. 
Infilò la mano fra i capelli biondi del giovane, gemette nella sua bocca quando Brian le accarezzò la pelle delle schiena. Si strinse di più a lui decisa a godersi ogni singolo secondo di quel momento

«Rebecca?» domandò Nicky a Brian quando lui li raggiunse al bancone del bar.
«In bagno.» rispose l'altro e si fece largo per raggiungere il bancone, aveva sete, voleva una birra.
Nicky non disse nulla e respirò profondamente, alzò il viso e sorrise quando vide Rebecca. «Chi era?» le chiese quando la vide mettere il cellulare nella borsetta. 
«Un amico.» rispose lei guardandolo, chiuse la cerniera della borsetta e sorrise.
«Un amico?» Nicky era dubbioso, «E cosa voleva?»
Rebecca sbuffò e sistemò la borsetta sulla spalla. «Farmi gli auguri.»
«Eh?» domandò Nicky posando le mani sui fianchi.
«E piantala di farle il terzo grado.» esclamò Mark, «Sembri un fidanzato geloso!» aggiunse e scoppiò a ridere.
Nicky lo guardò e Mark tacque, limitandosi a sorseggiare la sua birra.
Rebecca fece un sorriso a Mark, afferrò la mano di Nicky e la strinse, «Andiamo a ballare!» esclamò e, sotto lo sguardo di Brian e Mark, lo trascinò in pista.
«Che succede?» domandò Shane. Gillian stava parlando con una ragazza e lei era tornato al bar per bere nuovamente. Fece un gesto e il barista gli mise davanti una birra.
«Nicky fa il fidanzato geloso.» esclamò Mark.
«Con chi?» chiese Shane e guardò Brian.
«Rebecca.» rispose Mark  passando il bicchiere di birra da una mano all'altra.
Shane scosse la testa e sorseggiò la birra. «Allora, Brian.» disse, «Ti diverti?»
Brian si passò una mano fra i capelli biondi e arrossì leggermente. «Sì.» rispose.
Shane sorrise e lo guardò divertito, «Come vanno le cose con Rebecca?»
Mark si coprì la bocca con la mano e tossì, la birra gli era andata di traverso. Brian aprì la bocca un paio di volte e la richiuse non sapendo cosa dire.
«In che senso?» domandò cercando di non balbettare, «Abbiamo solo ballato...»
Shane sorrise nuovamente e bevve un sorso di birra. «Solo ballato, eh...» mormorò, «Quello,» indicò con l'indice sinistro il collo di Brian, «Si chiama succhiotto.»
Brian avvampò e si coprì il collo con le mani. «Ecco, sì... vedi...» balbettò, «Io e Rebecca ci siamo baciati.» confessò.
Shane rimase in silenzio mentre Mark continuava a coprirsi la bocca con la mano per impedirsi di scoppiare a ridere.
«Non dirlo a Nicky, mi ucciderà!» supplicò Brian.
«Ti servirà una sciarpa per coprilo, è bello grosso.» fece notare Shane. Brian gemette e si coprì gli occhi con una mano e respirò rumorosamente. A quel punto Mark non riuscì a trattenersi e rise fragorosamente. 
Brian si voltò e lo guardò, «Non ho nessun succhiotto!» disse e si girò verso Shane. «Mi hai fatto quasi venire un infarto!»
Shane rise, «Bri, avresti dovuto vedere la tua faccia!» disse, «Avrei voluto  fotografarti!»
Brian sbuffò e si allontanò borbottando.

«Un'altra birra?» sbottò Nicky quando vide Rebecca e Georgina avvicinarsi al tavolo, entrambe avevano una pinta di birra in mano.
Rebecca sbuffò e scostò la sedia fra Mark e Kian. «Guastafeste.» esclamò posando il boccale sul tavolo.
«Il prossimo passo cosa sarà, un piercing? Un tatuaggio?» esclamò Nicky in tono sarcastico. 
Rebecca guardò brevemente Georgina e sorrise, «Nicky...» chiamò e alzò il top bianco quel tanto che bastava per mostrare il piercing all'ombelico. «Niente tatuaggi, mi dispiace.» aggiunse. «Per ora.»
Nicky la fissò a bocca aperta, afferrò il suo bicchiere e bevve avidamente.
«Ti conviene stare zitto, Byrne.» lo prese in giro Kian, «Potresti scoprire cose che non vorresti sapere.»
«Quali cose?» borbottò Nicky insicuro di voler sapere altre cose su sua cugina.
Kian guardò Mark – gli aveva raccontato quello che era successo con Brian – e sorrise. «Parlavo in generale.» disse, «Non preoccuparti!»
Nicky lo fissò dubbioso e scrollò la testa. Era la festa di compleanno di Shane e di sua cugina, si decise a non rovinare il divertimento a tutti quanti.

Domenica 6 Maggio 2007

Rebecca mormorò qualche insulto e si girò nel letto, afferrò il cellulare e sbadigliò. «Pronto?» disse e sbadigliò nuovamente.
«Ieri sera non mi hai risposto! Dove cazzo eri?»
Rebecca si svegliò completamente. «Oh, Giorgio, ciao» disse, «Ero stanca, sono andata a dormire presto.» rispose.
Sentì il suo ragazzo sospirare. «È la verità?» domandò lui bruscamente.
Rebecca sbuffò, «Sì, lo giuro.» disse. Conosceva bene il suo ragazzo e non poteva dirgli che era rimasta in piedi fino alle tre del mattino a guardare vecchie foto. «Ci vediamo più tardi?» domandò.
«Sì.» rispose Giorgio. «Passo alle quattro. E vedi di rispondere quando ti chiamo.» disse prima di riattaccare.
Rebecca sbuffò e lasciò cadere il cellulare sul letto e chiuse gli occhi domandandosi come avrebbe potuto dire al suo ragazzo che voleva andare in Irlanda.
Conosceva bene Giorgio, la sua gelosia e la sua possessività. Era sicura che non sarebbe stato d'accordo, che avrebbe fatto di tutto per impedirle di lasciarle l'Italia. E la cosa la spaventava molto. Quello che le faceva veramente paura era la probabilità che lei avrebbe accettato di rimanere a casa. Fissò la foto dei suoi genitori sul comodino, si raggomitolò in posizione fetale e scoppiò a piangere.

Scusate il ritardo ma Open Office aveva deciso di rovinarmi il file del primo capitolo. Ho dovuto riscriverlo tutto -.-
Comunque ecco il primo capitolo.

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Capitolo 3
*** Capitolo Due ***


Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.
Show me the road back to your heart


Capitolo Due


Mercoledì 9 Maggio 2007, Milano

Rebecca sistemò la scatola che conteneva alcuni gomitoli di cotone nel ripiano dietro di lei e sospirò. Mise in ordine altre scatole e sbuffò. La cliente che era appena uscita aveva voluto vedere mezzo negozio e se ne era andata via con solo un metro da sarta.
Scese dalla scaletta quando Giorgio  entrò nella merceria.
«Ciao tesoro.» esclamò lui, «Sei pronta per il pranzo?»
Rebecca annuì. «Dammi solo cinque minuti.» disse. 
Giorgio si sporse oltre il bancone e le baciò una guancia. «Ti aspetto fuori.» esclamò e uscì.
Rebecca sospirò, impilò alcune riviste e sospirò. Doveva assolutamente dire a Giorgio del battesimo dei gemelli. Andò nel retro afferrò la giacca di  jeans e la borsetta. Guardò il cellulare, quella sera avrebbe dovuto chiamare Nicky e dirgli se c'era anche Giorgio. Nico gli aveva assicurato che non sarebbe stato un problema.
Sospirò nuovamente e tornò nel negozio, spense la cassa e uscì.

***

«No.» esclamò Giorgio.
«Perché?» domandò Rebecca.
«Non voglio che tu ci vada.» rispose lui, «Non mi piace saperti da sola in un altro Stato.»
Rebecca sbuffò, «Vado in Irlanda, non in guerra.» fece notare. «E comunque mio cugino mi ha detto che non ci sono problemi se vieni anche tu.»
Giorgio versò l'acqua naturale per sé e per Rebecca, anche se lei avrebbe preferito quella frizzante. «Ho detto di no.» esclamò. 
Rebecca lo guardò e abbassò la testa. «Per favore.» mormorò, «Sono due anni che non vedo i miei cugini.» 
«No.» ripeté lui. «Non ci vai. Né da sola né con me.» 
«Ma... per favore.» supplicò Rebecca con vergogna, «Io voglio vedere i miei cugini e i bambini!» 
«Rebecca...» disse lui, «Non voglio.»
«Ma io voglio andare!» esclamò Rebecca, «Non vado in Irlanda da due anni! Mi mancano!»
«No, Rebecca.» ripeté Giorgio. «Se vuoi vedere i bambini fatti mandare una foto.»
«Ma non è la stessa cosa!» ribatté lei, «Voglio andarci!»
«Ho detto di no.» esclamò Giorgio, «Fine della questione.»
Rebecca annuì. «Va bene.» disse sentendosi sconfitta.

***

Rebecca sospirò e afferrò il cordless, si sedette sul divano e posò i piedi sul tavolino; lentamente compose il numero di Nicky.
«Nicky Byrne.» disse lui, rispondendo dopo un paio di squilli.«Nicky, sono io, Rebecca.»
«Ehi, Bex!» esclamò, «Come stai?»
«Bene.» rispose lei, «Voi?»
«Tutto bene anche qui.» disse Nicky. «Allora, il tuo ragazzo viene?»
Rebecca sospirò. «No.» rispose, «E forse non vengo neppure io.» aggiunse abbassando la voce.
«Cosa? Non vieni?» Nicky era incredulo, «Perché? L’altro giorno mi avevi detto che non c’erano problemi con il lavoro...»
«È solo che Giorgio non vuole che venga.» ammise Rebecca.
«Che cosa?» strillò Nicky, «Non vuole che vieni a trovare tuo cugino?»
«Non urlare, Nico.» disse Rebecca. «Lui è geloso. Non si fida.»
«E tu dai ascolto a quel coglione.» esclamò amaramente lui, «Da quando ti fai mettere i piedi in testa dagli altri?» sospirò.
«Non mi faccio mettere i piedi in testa ma lui è il mio ragazzo e non è un coglione...»
Nicky sbuffò, «Sarà pure il tuo ragazzo ma è un coglione che ti impedisce di venire a trovare la tua famiglia.»
«Non ci vediamo da due anni, Bex. Mi manchi. Manchi anche a Gillian e ad Adam. E naturalmente a mamma e papà.» aggiunse Nicky dopo un attimo di silenzio.
«Lo so, Nico.»  mormorò Rebecca, «Ma lui è il mio ragazzo, è geloso... ha detto di chiederti una fo-»
«Non vieni e vuoi una foto dei gemelli?» gridò Nicky, «Scordatela!»
«Nico...» disse Rebecca.
«Non chiamarmi Nico!» urlò Nicky, «Rebecca, se vuoi vedere i gemelli alzi il culo e vieni qui, altrimenti ti dovrai accontentare di quelle che troverai sulle riviste di gossip.» disse e riattaccò.
Rebecca fissò sconvolta il telefono. Nicky aveva riattaccato senza salutarla e l'aveva chiamata Rebecca invece di Bex. Sospirò e posò il telefono sul mobile accanto al divano e si raggomitolò, posò la testa sul bracciolo e chiuse gli occhi. Strinse il cuscino rosso al petto e scoppiò a piangere, le spalle scosse dai singhiozzi.
Voleva parlare con qualcuno ma Giorgio aveva fatto terre bruciata attorno a lei. L'unica persona che conosceva tutta la situazione non le parlava più. Avrebbe voluto chiamare Veronica e parlare con lei ma Rebecca non trovò il coraggio di farlo.


Venerdì 8 Ottobre 1999, Milano

«Papà, io e Veronica andiamo di sopra!» esclamò Rebecca mentre apriva la porta d'ingresso, le due ragazze si tolsero gli zaini e le giacche e le abbandonarono sulla cassapanca dell'ingresso.
«Venite in salotto.» esclamò Shawn.
Rebecca sorrise a Veronica e alzò le spalle, andò in salotto e si fermò sotto l'arco che lo divideva dal corridoio, aprì la bocca sorpresa non aspettandosi di trovarli lì, tutti e cinque.
«Oh, oh mio Dio... uh, ah... io... oh, merda.» farfugliò Veronica.
Rebecca la guardò e pensò che stesse per avere un attacco di panico, le prese la mano e la trascinò nella prima stanza che trovò.
«I Westlife... sono nel tuo salotto!» mormorò Veronica mentre Rebecca chiudeva la porta e accendeva la luce, «Kian, Mark, Brian, Nicky e Shane.» disse, «Nel tuo salotto.»
Rebecca annuì, «Sì, li ho visti.» rispose, «Non sono cieca.»
«Perché i Westlife sono seduti di là e parlano con tuo padre?» strillò Veronica.
«Shh, abbassa la voce!» disse Rebecca prendendole le mani. «Vedi... ecco... hai presente i miei cugini di Dublino?»
Veronica annuì, «Sì, i figli della sorella di tua mamma.» rispose, «Conoscono Brian o Nicky?»
«No.» esclamò Rebecca. «Nicky è mio cugino.» ammise sussurrando.
«Cosa?» strillò Veronica, «Tu e Nicky Byrne siete cugini?»
Rebecca le mise una mano sulla bocca. «Sì, siamo cugini.» disse, «Scusa se non te l'ho detto prima, ma avevo promesso di non dirlo a nessuno adesso che sta diventando famoso.»
Veronica annuì, «Sì, va bene, capisco.» mormorò.
Rebecca sorrise, «Ti sei calmata?» Veronica fece di sì con la testa, «Bene, torniamo di là.»
«Perché mi hai portato nel sottoscala?» chiese veronica guardandosi attorno.
Rebecca alzò le spalle, «È la prima porta che ho trovato.»
Uscirono dal sottoscala e tornarono in salotto.
«Nicky!» cinguettò Rebecca abbracciando il cugino. «Perché non mi hai detto che venivi?»
«Perché altrimenti non sarebbe stata una sorpresa!» rispose lui.
Rebecca salutò anche gli altri, «Spero che riusciremo a stare un po' da soli.» sussurrò all'orecchio di Brian, lui le sorrise.
«Lo spero anche io.» soffiò.
Rebecca sorrise e guardò Veronica.
«Sta bene?» domandò Shane fissando la ragazza.
Rebecca annuì, «Sta benissimo.» rispose, «È solo un po' sconvolta.» 
«Lei è Veronica.» la presentò dandole una piccola spinta. «Saluta.» sussurrò al suo orecchio.
Veronica arrossì ancora di più. «Ciao.» mormorò in inglese e guardò male Rebecca quando la spinse in avanti.
Rebecca si limitò a sorridere, sicura che la sua amica se la sarebbe cavata.
«Io e Yvonne usciamo per un'oretta.» disse Shawn baciando la guancia della figlia. «Fate i bravi.»
Rebecca annuì, «Va bene.» disse e pensò a che scusa usare per poter rimanere da sola con Brian, «Elena e Liliana?»
«Torneranno per cena.» rispose Shawn e insieme a Yvonne uscirono.
Rebecca e veronica si sedettero fra Kian e Nicky, sull'altro divano c'erano Mark, Shane e Brian.
«Allora, Veronica, sei una compagna di scuola di Rebecca?» domandò Kian.
Veronica lo fissò, la bocca socchiusa e le guance rosse. «Uh?» mormorò stringendosi le mani.
«Lo sa l'inglese, vero?» domandò Kian a Rebecca.
«Sì, lo sa.» rispose Rebecca, «È un po' timida.» aggiunse e diede un leggero pizzicotto a Veronica.
«Uh sì sì, andiamo a scuola assieme.» rispose Veronica fissando il pavimento. «Nella stessa scuola.»
Kian sorrise, «Nella stessa scuola?» domandò.
Veronica annuì, «Sì, nella stessa scuola.» biascicò sentendo il viso andare in fiamme.
Rebecca ridacchiò nel vedere la sua amica imbarazzata.  «Ronnie.» la chiamò dopo qualche chiacchiera, «Andiamo in cucina.»
«Perché?» domandò l'altra.
«Perché ho fame.» mentì Rebecca, voleva soltanto parlare da sola con Veronica.
«Ma ti sei mangiata due tranci mentre venivamo qui!» protestò Veronica.
«Ho ancora fame.» replicò Rebecca andando verso la cucina mentre i ragazzi le osservavano con interesse perché non riuscivano a capire una sola parola visto che le due parlavano in italiano.
«Vi porto altre bibite?» domandò Rebecca. 
«Sì, grazie.» rispose Nicky.
«Cosa vuoi?» domandò Veronica appoggiandosi al tavolo.
«Parlare.» rispose Rebecca afferrando un tramezzino dal frigo, tolse la pellicola protettiva e la gettò nella pattumiera sotto al lavello. «Sbaglio o qualcuno sta consumando con gli occhi qualcun altro?» domandò e iniziò a magiare.
Veronica abbassò il viso. «Io.. io...» bofonchiò, «Io non sto consumando nessuno!» disse.
Rebecca ridacchiò e si pulì le mani con un  tovagliolo di carta, aprì un mobile e afferrò una bottiglia di acqua, una di Fanta e una di Coca-Cola e le posò sul tavolo.
«A me non sembra.» disse, «Se lo guardi ancora un po' con quegli occhioni da cerbiatta impaurita le cose sono due: o si dissolve perché lo hai consumato tutto o ti salta addosso.»
«Rebecca!» esclamò Veronica, afferrò il secondo tramezzino e ne staccò un pezzo. «Potrei dirti la stessa cosa per Mr B.»
Rebecca sorrise e ridacchiò. «Bhe, almeno con lui ho fatto qualcosa...»
Veronica aprì la bocca, «Che cosa?» strillò, «Tu e lui... lo avete fatto?» domandò abbassando la voce.
Rebecca annuì e finì il tramezzino. «Già.» confermò e afferrò una confezione di bicchieri di plastica.
«E me lo dici così, come se fosse la cosa più normale del mondo farlo con una persona famosa?» Veronica rimproverò Rebecca, le strappò i bicchieri di mano e la lanciò contro Rebecca.
L'altra si limitò a fare una linguaccia a Veronica e raccolse d terra la confezione. «Smettila!» disse, «Aiutami.»
Veronica scrollò le spalle, «Dopo mi devi dire tutto.»
Rebecca annuì e tornarono in salotto.
«Di cosa stavate parlando?» domandò Shane, «Non abbiamo capito nulla!»
«Affari nostri.» rispose Rebecca posando la bottiglia di acqua e i bicchieri sul tavolo.
«Stavate parlando di me, vero?» domandò Shane e sorrise.
Rebecca alzò gli occhi al cielo.  «Siamo un po' presuntosi, vero?» gli disse.
Shane sorrise ancora di più, «Lo sapevo che stavate parlando di me!» esclamò colpendosi il petto con la mano aperta.
«Veramente stavamo parlando di alcuni compagni di scuola.» ribatté Rebecca, Veronica posò le bottiglie sul tavolino e si sedette accanto a Kian.
Shane fece una smorfia mentre Mark lo prendeva in giro. Brian si limitò a guardare Rebecca, che scoppiò a ridere quando vide la faccia imbronciata di Shane. «Magari prima o poi parleremo anche di te!» esclamò sedendosi accanto a Veronica.
Shane alzò le spalle  e sorrise. «Oh, lo  spero proprio.» disse, «E spero che parlerete bene.»
Rebecca alzò le spalle. «Forse.» esclamò, «Se ti comporti bene.»
Shane aprì la bocca ma la richiuse mentre gli altri scoppiarono a ridere.

***

Veronica saltellò per la stanza.  «Andrò a una festa con i Westlife! Non riesco a crederci!» strillò, «Ommiodio!»
Si lasciò cadere sul letto di Rebecca e sospirò chiudendo gli occhi.
«Sono venti minuti che ripeti le stesse cose.» esclamò Rebecca e afferrò un vestito dall'armadio. «Come mi sta?» domandò voltandosi verso il letto.
«Benissimo.» rispose Veronica senza neanche guardarla. «Potrò guardare Kian tutta la sera!»
«E non dovrai dirlo a nessuno, altrimenti ti faccio a fettine.» disse Rebecca sedendosi sul letto.
Veronica sorrise, «Sì, lo so.» sospirò, «E lo sai che starò zitta.»
Rebecca annuì e si sdraiò. «Meglio per te. Non voglio uccidere la mia migliore amica.»
Veronica rotolò sul fianco sinistro e posò la testa sulla mano. «Tu non mi hai ancora raccontato nei dettagli quello che è successo con Brian.» disse, «Sputa il rospo! Voglio sapere tutto, ogni singolo dettaglio.»
«È successo alla festa di compleanno.» iniziò l'altra, «Brian mi ha chiesto di ballare... poi siamo andati in un angolo appartato e mi ha baciato.»
«Lo avete fatto alla festa?» esclamò Veronica, afferrò un cuscino e lo lanciò contro Rebecca. «Porca!»
«No!» rise Rebecca, prese il cuscino e lo sistemò sotto alla testa. «Ci siamo visti dopo qualche giorno, di pomeriggio, siamo andati a prendere un gelato e poi mi ha portato a casa sua. I suoi genitori e sua sorella non c'erano...»
Veronica sbuffò e si mise seduta. «Devo tirarti fuori le cose con le pinza?» domandò incrociando le braccia al petto.
«Cosa vuoi che ti dica?» Rebecca arrossì.
«Tutto!»
«È stato fantastico.» disse Rebecca guardando il soffitto. «Sapeva dove mettere le mani...» sospirò e chiuse gli occhi, «E tutto il resto!» sussurrò arrossendo.
Veronica spalancò gli occhi blu e si coprì la bocca con la mano. «Ommiodio!» squittì, «Voi due... oh.»
Rebecca sorrise e aprì gli occhi, «Eh già.» sospirò.
«Ma state insieme?»
«Sì e no.» rispose Rebecca, «Cioè, non mi ha chiesto niente ma ci sentiamo al telefono un paio di volte alla settimana mentre ci scambiamo email quasi tutti i giorni.» spiegò.
Veronica annuì. «Se solo lo sapessero le nostre compagne di classe...»
«Ci prenderebbero a sprangate!»
«Ma tanto noi abbiamo chi ci salva!» disse Veronica.
«Io ho Brian e Nicky, tu chi hai?» domandò Rebecca alzando il busto.
Veronica ridacchiò, «Ma Kian, naturalmente!»
Rebecca afferrò il cuscino e glielo tirò. «Va bene.» disse, «Ma adesso dobbiamo iniziare a prepararci!» si alzò e prese il vestito di prima. «Allora, come mi sta?»
«Meravigliosamente bene.» rispose Veronica dopo un attimo di silenzio. «Vado per prima a farmi la doccia, devo essere bellissima per Kian!» disse e corse verso il bagno. 
«Non consumare tutta l'acqua calda!» strillò Rebecca alla porta chiusa del bagno.
«Perché non posso venire?» esclamò Liliana dal fondo del corridoio.
«Perché sei piccola, perché non sai l'inglese e, soprattutto, perché non sei stata invitata!» rispose Rebecca.
«Ma io voglio venire!» protestò la più piccola.
«Non puoi.» esclamò Rebecca e si allontanò, entrò in camera e appese il vestito nell'armadio.
«Ma io voglio venire!» disse Liliana seguendola, «Mamma ha detto che posso.»
Rebecca aprì uno dei cassetti e afferrò un paio di parigine nere, «Elena può dire quello che vuole, ma tu non puoi venire.» le disse e rimise le calze nel cassetto, sapendo che Liliana avrebbe fatto qualsiasi cosa per farla arrabbiare.
«Ma mamma ha detto sì!» piagnucolò Liliana e afferrò un pupazzo a forma di gattino. «Io voglio venire!»
Rebecca strappò il gattino dalle mani di Liliana. «Lascia stare le mie cose, io le tue non le tocco!» esclamò e mise il gattino al suo posto, accanto alla cornice d'argento con la foto di lei e Nicky. «Non puoi venire.» ripeté.
Liliana iniziò a piangere e corse fuori dalla stanza, «Mamma! Rebecca è cattiva!» gridò scendendo le scale.
Rebecca sbuffò e la seguì, «Ho solo detto che sei troppo piccola per venire e che non sei stata invitata.» disse arrivando in cucina.
Shawn alzò il viso dal quotidiano che stava leggendo, Elena smise di mettersi lo smalto alle unghie.
«Povera piccola mia.» cinguettò la donna, «Non puoi fare qualcosa?» domandò a Shawn, «Anche Lilly ha il diritto di andare alla festa!»
Shawn sospirò e posò il giornale sul tavolo, «Ma Liliana non è stata invitata.» fece notare.
«Però Veronica ci va!» protestò Elena allontanando la boccetta di smalto, «E lei li ha incontrati solo oggi pomeriggio!»
«Veronica è stata invitata, sa l'inglese e ha diciassette anni.» esclamò Rebecca, «Liliana ha dodici anni, sa due parole d'inglese e non è stata invitata.»
«Ma la mia bambina vuole andarci!» pigolò Elena stringendosi al petto una Liliana piangente, «Non è giusto.»
Shawn sospirò. «Elena, Liliana è troppo piccola.» disse, «E inoltre ha ragione Rebecca: non è stata invitata invece Veronica sì.»
«Ma...» esclamò Elena.
«Ma nulla. Liliana li ha rivisti e li rivedrà. Fine della questione.» disse Shawn.
Rebecca sorrise e tornò di sopra, accompagnata dai borbottii di Elena e dal pianto di Liliana.
«Problemi?» domandò Veronica uscendo dal bagno avvolta da un asciugamano verde mela.
«Solo Liliana che piange perché non è stata invitata.» rispose Rebecca, «Adesso vado io.» aggiunse.
«Ma non viene, vero?» chiese Veronica.
«No, se ne starà a casa.» rispose Rebecca. «Meno male.» aggiunse ed entrò in bagno mentre Veronica andò in camera a vestirsi.

***

Veronica afferrò il bicchiere con il cocktail e girò lentamente la cannuccia. «Non ci credo.» mormorò, «Siamo solo noi sette.» 
«Pensavo che le due G sarebbero venute.» disse Rebecca e sorseggiò il suo cocktail – analcolico anche quello – e guardò Shane e Nicky che facevano la lotta come due bambini dell'asilo.
«Le due G?» domandò Veronica, prese la fragolina dal bordo e la mangiò.
«Chi sarebbero?»
Rebecca guardò davanti a sé, sapendo di aver parlato troppo. «Due ragazze.» rispose, Veronica la guardò con il sopracciglio destro alzato e le fece un gesto con la mano, «Due amiche di Shane e Nicky. Le ho conosciute quest'estate.»
«Amiche o amiche-amiche?» domandò Veronica.
Rebecca alzò le spalle. «Credo che siano a metà strada fra l'essere amiche e amiche-amiche.»
«E Kian?» 
«Non ne ho idea.» rispose Rebecca, «Chiediglielo.»
Veronica arrossì. «Sì... bhe, lo farei.» mormorò, «Il punto è che mi vergogno...»
Rebecca sorrise, «Oh, tanto prima o poi lo scopriremo se ha la ragazza.»
«O lo scoprirai tu.» disse Veronica.
«In che senso?»
«Un giorno quando chiami Nicky o Brian,» disse e sorrise quando vide Rebecca arrossire, «Gli chiedi come vanno le vite amorose degli altri...» spiegò.
Rebecca annuì lentamente, «Sì, potrei farlo.» mormorò, «Senti, perché non distrai gli altri mentre io cerco d'imboscarmi con Brian?» 
Veronica rise, «Uh, povera piccola Rebecca che non vede l'ora di sbaciucchiarsi con il suo amico.»
Rebecca non rispose e continuò a bere.
«Di chi state parlando?» domandò Shane sedendosi accanto a loro.
«Non di te, sicuramente.» esclamò Kian.
Shane lo ignorò e posò il braccio sinistro sullo schienale del divano. «Allora, cosa stavate dicendo di bello su di me?»
Rebecca posò il bicchiere sul tavoloni e scoppiò a ridere, «Niente.» rispose.
Shane guardò davanti a sé, «Ah.» mormorò, «Proprio niente di bello, nemmeno una cosa carina?»
Rebecca fissò Veronica e  risero entrambe, «Proprio niente, nemmeno una cosa carina.»
Il sorriso sul viso di Shane si spense.
«Non stavamo parlando di te!» disse Rebecca fra una risata e l'altra, alzò una mano  e scompigliò i capelli di Shane, «Te l'ho già detto, parleremo di te.» aggiunse mentre Shane si scansava, «Prima o poi.»
Shane sorrise. «Lo spero.» sussurrò all'orecchio di Rebecca.
Brian sbuffò, si avvicinò a loro e si sedette fra Shane e Rebecca.
«Cosa state facendo con mia cugina?» domandò Nicky.
«Niente.» risposero in coro Shane e Brian.
«Lo spero bene.» borbottò Nicky.
Rebecca sbuffò, «Rilassati!» gli disse.

***

«Allora, cosa vuoi chiedermi?» domandò Shane incrociando le braccia e appoggiandosi al muro, «Vuoi che distragga Nicky mentre tu e Brian vi date alla pazza gioia?»
Erano scesi dalla piccola suite al bar dell'albergo.
Rebecca arrossi, «Io... cosa... come...» balbettò, «Come lo sai?» 
Shane alzò le spalle, «Lo so e basta.» rispose, «E lo sanno anche Kian e Mark. L'unico che non lo sa e non lo immagina nemmeno è Nicky.»
Rebecca lo guardò in silenzio. «Non devi dirgli nulla! Per favore!»
Shane annuì, «Non dirò nulla, tranquilla.» sorrise.
«Comunque volevo chiederti se puoi dire a Kian di chiedere a Veronica di ballare.» disse Rebecca.
«Non può chiederlo lei? Perché devo fare da tramite?»
Rebecca sbuffò, «Perché lei è timida.» rispose, «E perché così parlerò bene di te.» aggiunse con un sorriso.
«E va bene.» sospirò Shane, «Farò questo sacrificio.» sorrise e si allontanò.
Rebecca sorrise e tornò da Veronica, che era seduta su un divanetto, assorta nel guardare Kian.
«Perché sorridi?» domandò Veronica.
«Oh, niente.» rispose Rebecca, «Sono solo contenta di essere qui.»
Veronica annuì lentamente e spostò lo sguardo su Kian e sospirò.
«Vuoi ballare?» domandò qualche minuto più tardi Kian.
Veronica lo fissò con la bocca aperta. «Io... io... io...» balbettò, «Sì!» esclamò entusiasta e si alzò in piedi, porse la mano a Kian e sorrise a Rebecca.
«La mia buona azione l'ho fatta, quando inizierai a fare la tua?» domandò Shane qualche minuto più tardi.
Rebecca si pulì le labbra dalla schiuma della birra e posò il bicchiere sul tavolino. «Quando ne avrò voglia.» rispose.
Shane sbuffò, «Me l'avevi promesso!»
«Ma non ho detto che avrei iniziato subito.» replicò Rebecca. «Però, potrei iniziare da domani se mi fai un altro piccolo favore.» 
Shane rise, «Lasciami indovinare.» esclamò, «Devo distrarre Nicky, vero?»
Rebecca annuì.
«E va bene.» esclamò Shane, «Vai a cercare Brian, io vado da Nicky.»
«Grazie!» disse Rebecca abbracciandolo, «Ti devo un favore!» aggiunse e gli baciò una guancia, si alzò in piedi e corse via.
Shane la guardò e rise, prese il bicchiere di birra che aveva dimenticato e si alzò in piedi alla ricerca di Nicky. Lo trovò poco distante dal bar dell'hotel.
«Hai visto Rebecca?»
«È in bagno.» rispose Shane, «Stavo parlando con lei due secondi fa.»
Nicky lo guardò dubbioso. «Mmh, va bene.» mormorò.
«Rilassati!» esclamò l'altro. 
«Sì, come vuoi.» mugugnò Nicky, «Come mai quel sorriso?»
Shane indicò Veronica e Kian che ballavano. «Ho fatto la mia buona azione.»
«Ah.» Nicky era confuso. «E sei felice perché l'amica di Rebecca e Kian stanno ballando?»
Shane bevve un po' di birra, «Non proprio.» rispose, «Rebecca mi ha chiesto di chiedere a Kian di domandare a Veronica di ballare.»
«E non poteva chiederlo Veronica a Kian?» domandò Nicky, «Oppure poteva farlo Rebecca?»
Shane scrollò le spalle. «E che ne so.» rispose, «Lei mi ha chiesto di farlo e l'ho fatto.»
«Però sono carini insieme.» esclamò Nicky. 
Shane annuì. «Non bevi?» domandò.
«Stavo andando al bar proprio adesso.» rispose Nicky.
Pochi minuti dopo anche Nick aveva la sua birra.
«Ci sta mettendo un po' troppo.» esclamò Nicky.
«Chi?» chiese Shane, anche se sapeva a chi si riferisse.
«Rebecca.»
«Si sarà fermata a parlare con qualcuno.» disse Shane, «Magari a incontrato qualcuno che conosce.»
Nicky si limitò ad annuire. «Sarà come dici, ma vado a vedere dov'è.» disse allontanandosi.
«No!» esclamò Shane.
Nicky si voltò, «Ma che ti prende?» domandò, «Voglio solo sapere se sta bene! Lo sai che mi preoccupo.»
«Starà bene.» esclamò Shane sistemandosi davanti a Nicky, aveva visto Brian e Rebecca dall'altra parte della sala. «Lasciala un po' in pace.»
Nicky sbuffò e fermò Mark. «Hai visto Rebecca?»
«È là.» rispose Mark alzando il braccio destro e indicando dall'altra parte della sala, «Sta parlando con Brian.»
Shane portò il bicchiere alle labbra sentendosi male.
«Stanno parlando.» aggiunse Mark.
Shane sospirò dal sollievo e seguì Nicky.
«Come mai vi siete nascosti?» domandò Nicky.
Rebecca fissò Shane e lui mosse le labbra chiedendole scusa.
«Ci siamo incrociati.» rispose Brian. «Stavamo parlando.»
Nicky annuì.  «Dai, stiamo tutti insieme.» disse e trascinò Brian.
«Ti avevo detto di distrarlo.» biascicò Rebecca.
«Lo stavo facendo!» si difese Shane, «Ma sai com'è!»
Rebecca annuì lentamente. «Guastafeste.» borbottò. «Ma quella è la mia birra?» domandò guardando brevemente il bicchiere che Shane aveva in mano.
«Ehm... sì.» rispose lui, «Ma sai, era un peccato lasciarla lì...»
Rebecca lo afferrò e lo spinse verso il bar, «Adesso mi offri un'altra birra, visto che non hai fatto quello che ti avevo chiesto di fare.»
«Che cosa dovevi fare, Shane?»
Rebecca e Shane si voltarono, quasi terrorizzati. «La birra...» mormorò Rebecca, «Shane doveva guardare che nessuno mi bevesse la birra e invece se l'è bevuta lui.»
Nicky scoppiò a ridere, «Sei il solito, Shane.»
Rebecca sospirò dal sollievo.
«Dobbiamo parlare.» esclamò Veronica arrivando da Rebecca. 
L'altra annuì, «Va bene.» disse, «Vuoi una birra?» domandò e Veronica annuì.
«Shane, prendi una birra anche per Veronica!» urlò Rebecca.
«Perché?» domandò Shane senza voltarsi.
«Fallo e basta.» replicò Rebecca.
Shane si voltò e sbuffò per poi sorridere. «Come vuoi.» disse.
Brian andò dietro Rebecca e le strinse i fianchi, «Spero che riusciremo a ritagliarci qualche altro momento.» le sussurrò e Rebecca sorrise.
«Cosa stai facendo?» domandò Nicky guardandoli.
«Nicky...» disse Rebecca.
«Rilassati!» finì Shane. 
Nicky borbottò qualcosa e sorseggiò la sua birra, Shane si voltò e diede i bicchieri a Veronica e Rebecca.
«Grazie!» esclamarono in coro le due.

***

«Ihhhh....» sospirò Veronica. «Kian...»
«La finisci?» biascicò Rebecca. «Ho sonno e vorrei dormire.»
«Kian...» mormorò Veronica. «Lui è.... dannatamente sexy!» sospirò nuovamente, «Non ci credo che domani lo rivedrò! E che lui mi ha baciato!» cinguettò.
Rebecca sbadigliò, «Neppure io.» mormorò, «Però adesso dormi. Prima dormiamo, prima ci svegliamo. Facciamo i compiti e poi andiamo da loro.» disse.
«Hai ragione.» sussurrò Veronica. «Buona notte.»
«Buona notte.» sbadigliò Rebecca.

Salve! Con due giorni di ritardo -sulla mia personalissima tabella di marcia- posto il secondo capitolo!
Grazie a chi legge!

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Capitolo 4
*** Capitolo Tre ***


Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.
Show me the road back to your heart


Capitolo Tre


Mercoledì 9 Maggio, Malahide, Dublino.

«Nico... calmati.» disse Georgina guardando Nicky camminare nel salotto, fare avanti indietro come se fosse un leone in una gabbia troppo piccola.
«Calmarmi?» sbraitò lui fermandosi di colpo e agitando le braccia. «Mia cugina è completamente impazzita e io dovrei calmarmi?»
Georgina sospirò, «Non è matta, credo che abbia qualche problema.»
«Sì, che è scema !»  esclamò lui. «È scema perché sono quattro anni che non viene qui!»
Georgina sospirò, «Nico, Rebecca non è scema.» disse, «Sul serio, credo che se non voglia venire ci sia sotto sotto qualche problema.»
«Sì, il problema è che sta con un coglione che  non vuole che venga qui.» replicò lui riprendendo a camminare, «E lei è ancora più scema visto che gli da corda.»
«E se il problema fosse proprio lui?» fece notare lei, «E se lei avesse paura di lui?»
Nicky si fermò e guardò la moglie, «Non dire sciocchezze, Rebecca è solo stupida.» borbotto.
Georgina sospirò nuovamente. «Pensala come vuoi.» disse e si alzò, «Io vado a farmi un bagno.»
Nicky annuì e si lasciò cadere sul divano mentre Georgina saliva le scale.
Una volta in bagno aprì l'acqua calda della vasca, andò in camera e prese il cordless e compose il numeri di Rebecca mentre tornava verso la vasca de bagno.
Si sedette sul bordo in ceramica e versò il bagnoschiuma alla lavanda nell'acqua.
«Rebecca, sono Georgina.» disse quando l'altra le rispose.
«Vuoi insultarmi anche tu?» ringhiò Rebecca.
«No, volevo solo sentirti.» replicò Georgina e mise i piedi nell'acqua calda. «Va tutto bene? Sono preoccupata per te.»
Rebecca sospirò. «Va tutto bene.» disse, «Sono solo un po'... stanca.»
«Nico mi ha detto che hai un ragazzo.» esclamò  Georgina, «Raccontami di lui.»
«Si chiama Giorgio, ha un anno più di me.» rispose Rebecca. «Stiamo insieme da quasi cinque mesi.»
Georgina annuì anche se Rebecca non poteva vederla. «Ed è geloso, vero?»
Rebecca sospirò. «Si è geloso.» rispose. «Lui non vuole... non gli piace che vada in giro da sola.»
«Può venire anche lui, lo sai.» disse Georgina agitando i piedi nell'acqua dove si stava già formando una soffice schiuma bianca. «Bex? Sei ancora lì?» chiese dopo qualche secondo di silenzio.
«Sì, ci sono.» disse l'altra. «A lui non piace viaggiare.» sussurrò, «Non vuole che venga senza di lui.» 
«Oh, Bex.» sospirò Georgina e si passò una mano sul viso, «Non puoi stare con uno che ti impedisce di andare a trovare la tua famiglia.» disse preoccupata.
«Non è che me lo impedisce...» borbottò, «È che è... lui è... solo geloso.» sospirò imbarazzata.
Georgina diminuì l'acqua fredda e aumentò quella calda, inspirò lentamente pensando a cosa dire. «Bex non dovresti farti mettere i piedi in testa. Se tu vuoi venire vieni, se lui vuole venire va bene, se lui non vuole venire non importa, ma» si fermò e respirò lentamente, «tu devi venire.»
Rebecca sospirò, «Io... vedo quello che posso fare.» mormorò, «Cercherò di fargli cambiare idea.» 
Georgina strinse le labbra ed espirò lentamente. «Devi venire, Bex.» esclamò, «Sono quasi quattro anni che ne vieni, ci manchi.»
«Lo so che sono quattro anni che non vengo, eh, ma anche voi non siete venuti.» Rebecca replicò con rabbia e Georgina si stupì di quel cambio di tono, «Scusa, ma ora devo andare. Vi farò sapere.» disse e, senza neppure salutare, riattaccò.
Georgina fissò il telefono e sospirò, posò il telefono sul mobiletto e spense l'acqua dicendosi che Rebecca aveva ragione: loro non erano andati a trovarla. 

Nicky posò lentamente il cordless sul ripiano e sospirò. Aveva sentito tutta la conversazione di Georgina e Rebecca. Sua cugina aveva ragione, anche loro non erano mai andata a trovarla. Deglutì e ripensò all'ultima volta che era andato in Italia da lei.

Mercoledì 12 Ottobre 2005, Londra.

Nicky uscì dallo studio e rise insieme a Kian, Mark e Shane. Avevano appena finito di fare il photoshoot per “Face to face”.
«Che ha tua moglie?» domandò Mar fissando Georgina.
Nicky guardò la donna e corse da lei dopo aver visto il suo viso in lacrime, «Tesoro!» esclamò posandole le mani sulle spalle, «Cos'è successo?» mormorò pensando che fosse accaduto qualcosa ai suoi genitori o a sua sorella o suo fratello.
Georgina tirò su con il naso e respirò profondamente. «Ha chiamato tua madre.» mormorò, «Dice che l'ha chiamata Veronica e le ha detto che...» si fermò e singhiozzò, «Che Rebecca...»
Nicky si sentì mancare la terra sotto ai piedi. «Cos'è successo a Rebecca?» bisbigliò e si chiese perché avesse chiamato Veronica e non Shawn.
Georgina respirò rumorosamente, «Zio Shawn ha avuto... lui... lui è...» balbettò, «un infarto.» singhiozzò.
Nicky aprì la bocca sorpreso e sentì le gambe tremare, «Co- cosa?» biascicò e pensò a Rebecca e gli girò la testa quando capì che sua cugina era rimasta orfana a ventitré anni; respirò a fondo e chiuse gli occhi per un'istante.
«Devo chiamarla, devo chiamare mia madre...» disse dopo un paio di secondi. Georgina annuì e gli passò il cellulare. 
«Cos'è successo?» domandò Mark quando vide Nicky allontanarsi.
Georgina si asciugò le lacrime, «Il padre di Rebecca è morto.» sussurrò.
Mark aprì e chiuse la bocca senza sapere cosa dire, si voltò e guardò Kian e Shane. «Povera Rebecca.» mormorò e si appoggiò contro il muro mentre Georgina raggiungeva Nicky; fissò brevemente Shane per osservarne la reazione, il più grande dei tre infilò le mani in tasca e guardò il pavimento.
«Forse dovremmo fare qualcosa per lei.» continuò Mark senza staccare gli occhi da Shane, sapeva che ci teneva ancora a Rebecca e sperava che dicesse o facesse qualcosa.
«Del tipo?» esclamò Kian.
Mark sospirò e si guardò le mani, «Potremmo mandarle un mazzo di fiori o una piantina.» propose, «Posso pensarci io, se volte.»
Kian annuì e fissò Nicky che parlava con Louis. «Per me va bene.» disse.
Shane fece un paio di passi indietro e continuò a fissarsi le scarpe.
«Tu cosa ne dici?» gli chiese Mark, stupito dal fatto che Kian non avesse fatto nessuna obiezione; ricordava chiaramente la litigata che lui e Rebecca avevano avuto un paio di giorni prima del matrimonio di Shane. 
«Va bene.» sussurrò Shane dopo qualche attimo. «Gladioli, le piacciono i gladioli.»  disse, «Rosa e viola.» aggiunse e Mark annuì. 
Rimasero in silenzio per un po' mentre guardavano Nicky che parlava al cellulare e teneva abbracciata Georgina. 
«Allora ci penso io.» disse Mark rompendo il silenzio. «Le manderò dei gladioli.» sospirò e tirò fuori il cellulare per scrivere una nota con il tipo di fiori da mandare a Rebecca.

Giovedì 13 Ottobre 2005, Milano

Nicky scese velocemente dal taxi e si precipitò contro il cancello della casa di Rebecca e lo aprì, i cardini cigolarono sotto la sua spinta. Fece passare sua madre Yvonne  e si diressero alla porta che si aprì ancora prima che Nicky o sua madre potessero fare qualcosa.
Nicky osservò la giovane davanti a lui, «Veronica?» domandò.
Lei annuì e si scostò per farli entrare. «Ciao Nicky.» disse. «È nel salotto.» esclamò e chiuse la porta. 
Nicky corse verso il divano e abbracciò Rebecca, stringendola forte e sussurrandole parole di conforto anche se sapeva che non sarebbero servite a nulla. Si sedette accanto a lei e continuò ad abbracciarla mentre Yvonne si sedeva anche lei e stringeva la mano della nipote. 
«Vi porto qualcosa?» chiese Veronica e Nicky si accorse che aveva gli occhi rossi dal pianto. Pensò che, visto che lei e Rebecca erano come due sorelle, anche lei doveva soffrire parecchio.
«Per me nulla.» rispose. «Elena e Liliana?» domandò.
«Sono dalla madre di Elena.» esclamò Veronica. «Signora Byrne, le porto qualcosa? Acqua, caffè, un te?» 
Yvonne fece un piccolo sorriso. «Un bicchiere d'acqua va benissimo, grazie.» mormorò. Veronica annuì e si allontanò.
I tre rimasero in silenzio mentre Rebecca piangeva silenziosamente. Nicky si sporse e dal tavolino accanto al divano afferrò un pacchetto di fazzoletti di carta, ne prese uno e lo diede a Rebecca. Nicky osservò la foto sul tavolino, era stata scattata qualche anno prima, erano Shawn e Rebecca sul ponte O'Connell, sullo sfondo si vedeva il fiume Liffey e i palazzi dublinesi.
Veronica tornò con un altro vassoio con sopra quattro bicchieri di vetro lilla e due bottigliette d'acqua da mezzo litro, una frizzante e una naturale, posò il vassoio sul tavolino di fronte al divano e si sedette anche lei.
Nicky si accorse che l'arredamento del salotto era cambiato, non c'erano più i due divani e la poltrona, ma un solo grande divano angolare. Yvonne versò un po d'acqua frizzante in un bicchiere e lo passò a Rebecca che lo bevve lentamente.
«Sai quando torna Elena?» domandò Yvonne, «Vorrei parlare con lei.» disse e sperò che l'inglese della donna fosse migliorato nell'ultimo anno e mezzo.
Veronica sorseggiò la sua acqua e scosse la testa. «Non ne ho idea.» rispose appoggiando il bicchiere sul vassoio. «Sono uscite un paio di ore fa, anche se sapevano che sareste arrivati.»
Nicky la guardò confuso, chiedendosi come mai Liliana perdesse un'occasione del genere, tutte le volte che erano insieme Liliana faceva i capricci per poter passare del tempo con lui e gli altri Westlife nonostante il suo pessimo inglese e la sua propensione per rimanere ferma a guardarli con la bocca aperta dallo stupore.
Yvonne scosse la testa e sospirò. «La vedremo, prima o poi.» disse. “Al funerale, almeno lo spero.” pensò. Sotto sotto Elena non gli era mai piaciuta, con la sua mania di comandare tutto e tutti, in particolare Rebecca. Ricordò tutte le volte in cui Elena obbligava Rebecca a portare in giro Liliana, anche se Rebecca doveva andare in un qualche locale vietato a Liliana per via dell'età, scombinando i piani di sua nipote. Fortunatamente c'era Shawn che metteva un freno a Elena e diceva a Rebecca di uscire e seguire i suoi piani. Yvonne sospirò pensando al cognato e a cosa avrebbe fatto Rebecca da sola con quelle due.
Il trillo del campanello ruppe il silenzio e Veronica si alzò per tornare dopo un paio di minuti con un vaso di gladioli. «Sono per te.» disse a Rebecca posando il vaso decorato con del tulle rosa e un fiocco di raso dello stesso colore sul vecchio scrittoio. Prese la busta attaccata al tulle con una piccola clip a forma di farfalla e le diede a Rebecca.
Lei si alzò in piedi e aprì la busta, estrasse il biglietto e lo lesse velocemente. «Vado in bagno.» mormorò.
«Chi le ha mandato la pianta?» domandò Nicky e pensò che fosse qualcuno che conosceva bene Rebecca.
Veronica scrollò le spalle. «Non lo so.» disse, «Vado a vedere come sta.» aggiunse e seguì l'amica. La trovò in bagno, appoggiata al lavandino, il biglietto stretto tra le mani.
«Sono due anni che non si fa sentire e mi manda una pianta?» gracchiò Rebecca.
Veronica sospirò e capì benissimo a chi si riferisse. «Oh, Bex.» mormorò e l'abbracciò, sbirciò il biglietto e sorrise. «Te lo hanno mandato tutti e tre, non solo Shane.» disse.
Rebecca tirò su con il naso e sospirò. «Sì, ho visto... ma solo lui sa che mi piacciono i gladioli rosa e viola.» gemette.
Veronica le scostò i capelli dal viso e si girò e fece scorrere l'acqua nel lavandino. «Non pensarci, sciacquati il viso e torna di là, va bene?» disse e le baciò la guancia rossa e umida.
Rebecca annuì e si allontanò per prendere un po' di carta igienica, si soffiò il naso e lanciò la palla di carta nel gabinetto. «Tu vai, devo usare veramente il cesso.» 
Veronica sorrise e uscì dal bagno, passò davanti alla porta d'ingresso e sbuffò quando sentì il campanello. Dal pomeriggio prima era stato un unico via-vai di persone: vicini, conoscenti, ex colleghi di lavoro di Shawn, venuti tutti per porgere le loro condoglianze.
Veronica ringraziò l'autista, firmo la ricevuta e tornò in salotto con un'altra pianta.
«Quelli di chi sono?» domandò Nicky.
Veronica scrollò le spalle, «Non lo so.» disse anche se un'idea ce l'aveva. Se i fiori di prima erano da parte di Shane, Mark e Kian, quelli potevano essere solo di una persona: Brian. Da quanto ne sapeva, Rebecca non lo vedeva o sentiva dal matrimonio di Shane.
Si sedette e afferrò il suo bicchiere d'acqua che bevve lentamente.
«Altri fiori?» domandò Rebecca tornando in salotto, afferrò la busta e lesse il biglietto, lo rimise nella busta e, insieme all'altro, lo infilò nel cassetto dello scrittoio.
«Chi te li ha mandati?» domandò Nicky e posò il braccio sulle spalle della cugina. 
«La prima Mark, Kian e Shane.» rispose, «E l'altra... Brian.»
Nicky annuì e si disse che le sue intuizioni erano esatte, strinse a sé Rebecca e le baciò la testa.

***

Avevano quasi finito la pizza – Nicky aveva insistito per prenderla e pagarla – quando Elena e Liliana tornarono e si stupirono quando videro Nicky e Yvonne seduti al tavolo della cucina con Rebecca e Veronica.
«Siete qui.» esclamò Elena. «Quando siete arrivati?» domandò. «Non sapevo che sareste venuti.» mentì.
Veronica alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Elena e Liliana lo sapevano che Nicky e Yvonne sarebbero arrivati alle tre del pomeriggio, glielo aveva detto lei stessa la sera prima.
«Nel pomeriggio.» rispose Yvonne. «Credevo lo sapessi.» disse e guardò Veronica e le sorrise. 
Elena arricciò le labbra e guardò la tavola e le quattro scatole di pizza. «Per noi niente?» domandò. 
«Non sapevo a che ora tornavate.» esclamò Rebecca, «Siete uscite questa mattina e non avete detto nulla.» continuò arrabbiata, «Sapevate che Nicky e Yvonne sarebbero arrivati, potevate stare qui.»
Yvonne strinse la mano della nipote e le sussurrò di calmarsi.
Elena non disse nulla e sospirò, aprì il freezer e afferrò una confezione di lasagne surgelate, sbuffò ancora mentre toglieva le pellicola protettiva.
«Strega.» mormorò Veronica.
Nicky ridacchiò e si voltò quando incominciò a sentirsi osservato. Si ritrovò al suo fianco Liliana che lo guardava, la bocca leggermente aperta. «Ciao.» esclamò mentre masticava un pezzo di pizza. 
Liliana arrossì e si allontanò di qualche passo, «Ci- ciao.» borbottò prima di allontanarsi e andare contro il muro. Nicky la guardò, scrollò le spalle e riprese a mangiare. 
«Rebecca, potevi chiamarmi!» esclamò Elena voltandosi e incrociando le braccia; i bracciali – dei semplici cerchi in argento – tintinnarono quando si scontrarono e il cinturino dell'orologio scintillò sotto la luce del lampadario.
Rebecca la fissò per qualche istante, afferrò un gamberetto che era caduto dalla pizza finendo dalla scatola e lo mangiò senza rispondere.
«Lo abbiamo fatto.» disse Veronica, «Ti abbiamo chiamato un paio di volte.» sbuffò e chiuse la scatola, ormai aveva finito di mangiare.
Elena non disse nulla e si voltò verso il microonde con un piccolo sbuffo.
Anche Veronica sbuffò – non aveva mai sopportato Elena e Liliana – afferrò le scatole ormai vuote e disse che sarebbe uscita per portarle fuori di casa.
Yvonne fissò Elena in silenzio, in sottofondo il rumore prodotto dal microonde, e pensò che avrebbe dovuto rimanere a casa con Rebecca, visto che da sette anni le faceva da madre – sempre se si poteva definire materno il comportamento di Elena nei confronti di Rebecca –  invece di andarsene chissà dove – non era del tutto convinta che fosse andata dalla madre, il suo aspetto le suggeriva che fosse andata in un centro estetico.
Elena tolse le lasagne dal microonde e preparò il tavolo per lei e sua figlia che si sedette accanto a Nicky e lo guardò mentre affondava la forchetta nella sua porzione di lasagne. Il boccone di cibo cadde nel piatto e Nicky si morse le labbra per non ridere.
Rebecca si alzò facendo stridere la sedia sul pavimento, sospirò e andò in salotto, seguita da Nicky e Veronica – Yvonne era andata in bagno – e si sedette sul divano, fra le braccia di Nicky che la strinse e le baciò la testa. Veronica si sedette dall'altro lato e rispose al messaggio che le aveva inviato sua madre. 
Rebecca sopirò e si strinse a Nicky e osservò lo scrittoio dove prima c'erano i due vasi di gladioli, e pensò che Veronica aveva avuto una buona idea quando le aveva suggerito di portarle in camera sua. Ormai erano anni che la chiudeva a chiave perché Liliana era troppo curiosa. 
Il ticchettio dell'orologio era l'unica cosa che si sentiva oltre ai rumori provenienti dalla cucina che, poco dopo, furono accompagnati dalla discussione fra Yvonne ed Elena, attutita dalla porta chiusa.
Nicky fissò la porta della cucina domandandosi di cosa stessero parlando sua madre ed Elena; non aveva idea che sua madre volesse parlare con Elena e non aveva idea dei motivi della discussione.
Yvonne andò dai ragazzi e si sedette accanto a Veronica con un sospiro. «Strega.» sbuffò e Veronica sorrise, il primo sorriso in più di ventiquattro ore da quando, la mattina prima, Rebecca l'aveva chiamata in lacrime.
Veronica era contenta di sapere che qualcun altro oltre a lei reputasse Elena una strega. «Qualcuno vuole un caffè?» domandò alzandosi; Rebecca agitò una mano e Nicky e Yvonne dissero di no, Veronica annuì e andò in cucina, quando entrò Elena e Liliana si zittirono e la guardarono. «Sto preparando del caffè per me e Bex, lo volete anche voi?» si costrinse a domandare e a fare un sorriso verso le due. 
«Oh, no, il caffè mi rende nervosa!» esclamò Elena.
Veronica alzò gli occhi al cielo e sbuffò lentamente, afferrò i pezzi della caffettiera e iniziò a preparare il caffè. «Liliana, lo vuoi?» domandò mentre versava la polvere nel filtro.
«Il caffè non mi fa dormire.» rispose la più giovane.
Veronica annuì e avvitò la caffettiera anche se voleva girarsi e sbatterla sulla testa di Elena, invece si limitò a metterla sul fornello acceso. Nel più completo silenzio afferrò il latte dal frigo, lo versò in un pentolino e mise sul fornello anche lui, afferrò il monta latte e lo infilò nel pentolino. 
Elena e Liliana erano ancora in silenzio e Veronica poteva sentire i loro sguardi su di sé e respirò lentamente contando sottovoce fino a dieci, doveva calmarsi, almeno per Rebecca.
Dieci minuti dopo tornò in salotto con i due caffè macchiati che in realtà assomigliavano di più a dei cappuccini. Dalla tasca della felpa tirò fuori una manciata di bustine di zucchero e le lasciò sul tavolino. 
Rebecca versò due bustine nel caffè e prese la schiuma di latte con il cucchiaino, sospirò e soffiò sul liquido caldo sentendosi completamente svuotata. Voleva solo andare a letto, raggomitolarsi sotto le coperte e non pensare a nulla. Velocemente finì il caffè e posò la tazza sul tavolino con un sospiro e Nicky l'abbracciò nuovamente e lei posò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi. Li riaprì dopo un respiro profondo e si accorse che qualcuno – probabilmente Veronica, era la più vicina al telecomando – aveva acceso la televisione, era una replica di Friends. Rebecca e gli altri la guardarono con poco interesse, giusto per far passare il tempo, che sembrava scorre lentamente.
Veronica guardò l'orologio e, guardando la data all'interno del quadrante, si accorse che ormai erano sei anni che aveva incontrato i Westlife nello stesso salotto dove era seduta in quel momento.
Si pentì di non aver mantenuto i contatti con loro, ma lei c'era al matrimonio di Shane ed era presente quando la sua amica aveva litigato sia con Kian, che con Shane e poi con Nicky. Ma Rebecca era la sua migliore amica ed era normale che fosse dalla sua parte. 
Veronica fissò il caffè e lo finì in un sorso, si leccò le labbra e posò la tazzina sul tavolino. Pensò – ancora – che se fosse rimasta in contatto almeno con Nicky, non si sarebbe imbarazzata così tanto quando aveva dovuto chiamare per dare la tragica notizia. Aveva prima chiamato Nicky a casa ma era scattata la segreteria telefonica, così aveva optato per i cellulari di Nicky e Georgina che erano entrambi spenti; così le era rimasta l'unica opzione: chiamare i genitori di Nicky e la sua voce tremava – dalla vergogna e dalle lacrime – mentre dava a Yvonne la brutta notizia. 
Erano stati belli quegli anni fra concerti in prima fila e backstage; veronica conservava ancora tutte le foto che aveva fatto in quel momenti e ogni tanto le guardava con un po' di nostalgia. Veronica si appoggiò allo schienale del divano e chiuse gli occhi sentendosi stanca, era stata una lunga giornata e quella seguente sarebbe stata ancora peggio: era il giorno del funerale.

***

Veronica chiuse la porta e mise la chiave nel cestino sopra la piccola mensa.
«Tu rimani qui?»
Si voltò lentamente e sospirò. «Sì, Elena, rimango qui.» disse sprezzante. «Vado a dormire.» aggiunse e, camminando velocemente, andò al piano superiore ed entrò nella camera di Rebecca.
Trovò l'amica raggomitolata sul letto, sotto le coperte, addormentata. L'aveva portata di sopra Nicky prima di andarsene con Yvonne per tornare in albergo.
Veronica si cambiò velocemente e andò in bagno e, quando tornò dopo dieci minuti, trovò Liliana che spiava nella stanza di Rebecca. «Buonanotte, Liliana.» disse e ridacchiò quando l'altra sobbalzò dallo spavento.
«Ehm... volevo vedere come stava...» si giustificò Liliana allontanandosi dalla porta semi aperta.
Veronica sorrise e piegò la testa di lato. «Come vuoi che stia?» domandò, «Comunque adesso dorme, puoi parlare con lei domani.»
Liliana annuì e Veronica chiuse la porta e ci spinse davanti la poltroncina bianca e, con un sospiro, si mise sotto le coperte al fianco di Rebecca e le sfiorò i capelli prima di baciarle la fronte. «Ti voglio bene.» sussurrò e sbadigliò chiudendo gli occhi.

***

Nicky ricordava in modo confuso il giorno del funerale, un po' perché la cerimonia era stata tutta in italiano e lui aveva capito ben poco, un po' perché era sempre rimasto al fianco di Rebecca – aveva paura che crollasse per terra.
Le era rimasto vicino da quando avevano lasciato la sala delle onoranze funebri fino a quando erano tornati a casa. Quando lui e sua madre se ne erano andati aveva chiesto, anzi, aveva pregato Veronica di stare vicino a Rebecca anche se sapeva che lei lo avrebbe fatto in ogni caso.
Nicky ascoltò Rebecca che sputava veleno su Elena e Liliana, chiamandole con nomi pochi carini. E lui era d'accordo con lei, per questo non stava fermando quella valanga s'insulti contro le due.
«Cioè, hai capito?» sbottò Rebecca, «Quelle due pretendono che io me ne vada da casa mia!» esclamò.
Nicky sospirò e allungò le gambe sul tavolino sapendo che se Georgina l'avesse visto si sarebbe arrabbiata a morte. «Sì, ho capito.» disse, «Ma la casa adesso è tua, giusto?»
«Sì, la casa è mia.» rispose Rebecca e Nicky sentì il rumore di sportelli che venivano aperti e richiusi con forza. «Papà l'aveva intestata a me qualche mese fa. E a Elena questa cosa non è andata giù.»
«Mi ha detto che è colpa mia se papà non l'ha sposata.» continuò lei, «Come se gli avessi detto qualcosa! Io non ho mai parlato male di lei o di quella piaga di Liliana con papà. Ha fatto tutto lui.»
Nicky cercò di trattenere una risata. «Sarà il dolore a far parlare Elena.» disse.
Rebecca sbuffò, «Ma sei scemo?» sbraitò, «Quella strega non prova dolore! Almeno che non si tratti della sua povera, piccola e lagnosa Liliana!»
Nicky ridacchiò. «Calmati, Bex.» le disse, «Cosa vuoi fare?»
«L'avvocato dice che se voglio posso mandarle via.» rispose Rebecca e Nicky sentì il rumore di un liquido versato in un bicchiere. «E sono così buona che gli do tre mesi di tempo per trovare un'altra casa, dopo le sbatterò fuori a calci in culo.»
«E loro lo sanno?» domandò Nicky allungandosi per afferrare il bicchiere d'acqua.
«Certo che lo sanno!» disse Rebecca, «Le ho informate stamattina. Ovviamente si sono incazzate a morte ed Elena è uscita come una furia dicendo che sarebbe andata da un avvocato perché lei aveva diritto a rimanere qui.» Rebecca bevve e respirò a fondo, «Io le ho ricordato che non era sposata con papà, che non ha mai pagato nemmeno mezza bolletta e che la casa è intestata totalmente a me.»
«Era completamente isterica, dovevi vederla! Sembrava una pazza scappata da un manicomio.» continuò Rebecca.
Nicky rise, «Sì, riesco ad immaginarla.» disse, «Bex, stai tranquilla, okay?»
«Io sono tranquilla, sono loro quelle isteriche e lagnose!» replicò, «Devo andare, adesso. È arrivata Veronica.»
«Va bene.» disse Nicky, « E chiamami se ci sono problemi!»
«Certo!» esclamò Rebecca, «Ci sentiamo!» disse e riattaccò.
Nicky sorrise e mise a posto il cordless sul tavolino accanto al divano. Era felice che Rebecca uscisse con Veronica, pensò che andassero a comprare i regali di Natale, ormai erano i primi di dicembre. Si disse che doveva richiamarla e dirle che doveva andare lì per trascorrere le festività con loro.

***

Nicky cercò di mascherare la delusione. «Così stai con Veronica?» mormorò, «Credevo che saresti venuta qui.»
«Mi hanno invitato, mi dispiace annullare tutto.» si scusò Rebecca, «Andiamo in montagna, magari sarà la volta buona che impari a sciare!»
«Sciare? Tu?» esclamò allegramente Nicky, «Ma se non sai neppure com'è fatto un paio di sci!» respirò a fondo e sorrise. «Sono felice che tu stia con Veronica, mi dispiaceva l'idea che tu trascorressi da sola le feste.»
«Se non mi avesse invitato lei mi sarei auto invitata da te!» scherzò Rebecca, «E comunque, io so com'è fatto un paio di sci, non sono così scema, eh!»
Nicky scoppiò a ridere. «Lo so, testona!» disse, «Ma quelle due? Sai cosa faranno?»
Rebecca sospirò, «Vanno dalla mamma di Elena.» rispose, «A quanto pare Elena a fatto in fretta: a quanto dicono i pettegolezzi sembra che si sia già trovata un altro pollo da spennare.»
Nicky fissò il muro davanti a sé, non del tutto sicuro di aver capito bene. Da quando conosceva Elena l'aveva sempre sentita dire quanto amasse Shawn. «Si è trovata un altro?» strillò, «Ma se sono appena passati due mesi da...» lasciò cadere la frase sicuro che Rebecca avrebbe capito.
«Eh già.» sospirò lei, «Meglio così, no?» disse, «Almeno non si lamenterà quando la sbatterò fuori.»
«Sì, probabile.» disse Nicky. «Devo andare, io e Georgina andiamo a cena dai suoi.»
«Uh, va bene. Salutamela!»
«Certo.» disse Nicky, «Ci sentiamo.»
Si salutarono e Nicky sorrise, contento di aver sentito Rebecca più tranquilla, certo gli dispiaceva che non tornasse a Dublino ma ci sarebbero state altre occasioni. Si alzò in piedi e andò a vedere a che punto era sua moglie e si disse che il giorno dopo sarebbe andato a spedire il regalo per Rebecca visto che non poteva consegnarglielo personalmente.

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro ***


Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.
Show me the road back to your heart


Capitolo Quattro


Martedì 4 Gennaio 2000, Dublino.

Rebecca sospirò e guardò davanti a sé: Mark stava chiacchierando con Nicky —  che per una volta non l'assillava come al solito —  Kian chiacchierava con Veronica, Shane era al bar e aspettava da bere e Brian... bhe, Brian stava baciando e palpando Kerry Katona.
Rebecca si passò le mani sul viso sentendo che sarebbe scoppiata a piangere da un momento all'altro. Non era quello ciò che si aspettava quando era ritornata in Irlanda, di sicuro non si sarebbe aspettata che Brian la lasciasse con un semplice “Non funziona. È meglio se la chiudiamo qua.” E lei si era sentita morire, lo aveva guardato e si era voltata con lentezza, prima di uscire dalla piccola caffetteria e andare in un piccolo parco dove, seduta su una panchina un po' isolata, aveva dato sfogo alle lacrime. Solo quando aveva smesso di piangere era andata a casa, si era chiusa in bagno, si era fatta una lunga doccia e dopo pranzo era andata con suo padre a prendere Veronica all'aeroporto —  avrebbe passato lì l'ultimo dell'anno —  sempre con un sorriso stampato in faccia. Naturalmente aveva raccontato tutto alla sua migliore amica una volta che erano rimaste sole.
«Lascialo perdere, è solo un coglione.»
Rebecca fissò Shane e fece un piccolo sorriso quando lui le passò il boccale di birra. «Grazie.» mormorò e sorseggiò la bevanda.
«Sul serio, Brian è veramente scemo.» disse Shane, «Non sa cosa si è perso.»
«Diglielo, allora.» pigolò lei fissando la schiuma della birra. «Io... io lo rivoglio!» piagnucolò.
Shane sospirò, le posò un braccio sulle spalle e le baciò la testa, «Lo so, tesoro.» sussurrò fra i suoi capelli. «Non piangere, piccola.»
Rebecca sospirò rumorosamente e si staccò da Shane, bevve un po' di birra e lanciò uno sguardo, quasi assassino, a Kerry che la stava fissando. «Zoccola.» mormorò sottovoce.
«Cosa?» domandò Shane guardandola, «Che hai detto? Non ho capito.»
Rebecca scrollò la testa. «Niente.» rispose, posò il bicchiere sul tavolino e si appoggiò allo schienale del divanetto; guardò Nicky e sorrise. «Sai che se lo scopre,» disse a Shane indicando le birre, «Si arrabbierà?»
Shane rise, «O mio Dio, Bex! Stai bevendo della birra! Tuo padre mi ucciderà!» esclamò imitando Nicky.
Rebecca scoppiò a ridere. «Sei uguale a lui!» disse, «Hai dimenticato le mani sulla faccia, però!» ridacchiò.
Shane posò le mani sulle tempie, le dita fra i capelli castani, «Bex! Stai bevendo della birra! O mio Dio, zio Shawn mi ucciderà!»
Rebecca rise ancora e Shane la fissò sorridendo, felice che non fosse più triste.
«Perché ridete?»
Shane e Rebecca si voltarono e videro Nicky in piedi, le mani sui fianchi, «Bex, è un Guinnes quella?» borbottò, «Tuo padre mi ucciderà, prima o poi!» gemette.
Shane guardò Rebecca morsicandosi le labbra per non ridere. 
«Mi farà a pezzetti piccoli piccoli.» continuò Nicky.
Rebecca non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, seguita da Shane.
«Che cosa c'è di divertente?» sbottò Nicky.
«Niente!» risposero in coro Shane e Rebecca.
Nicky scrollò le spalle e si voltò, fece due passi e si girò lentamente, la bocca aperta, «Mi state prendendo in giro!» esclamò.
Shane e Rebecca si fissarono per qualche secondo, «Cosa? No!» disse Shane, «Non ti stavamo prendendo in giro!» 
Nicky li fissò dubbioso, fece un respiro profondo e si allontanò borbottando.
«Mi piace vederti così.» disse Shane quando Nicky fu lontano. 
«Ti piace vedermi mentre prendo in giro Nicky?» fece lei.
Shane scosse la testa e guardò brevemente Nicky, tornò a guardare Rebecca e sorrise. «No, mi piace vederti sorridere.» rispose.
Rebecca sorrise e lo fissò, afferrò il bicchiere e sorseggiò lentamente la birra. «Grazie.» mormorò, «Sei tu che mi hai fatto ridere.»
Shane non disse nulla e la guardò sorridendo. «Non devi ringraziarmi.» disse, «È stato un piacere. Non mi piace vederti triste.», bevve anche lui e tenne il bicchiere fra le mani, «Sopratutto se la colpa è di quel cretino di Brian.»
Rebecca ridacchiò, «Sì, è un vero cretino.» mormorò e sospirò appoggiandosi allo schienale del divanetto. Brian era un cretino ma lei lo rivoleva anche se lui le aveva spezzato il cuore.
I due rimasero in silenzio fino a quando non partì una canzone lenta, Shane posò il bicchiere mezzo vuoto sul tavolino e si alzò in piedi. «Vuoi ballare?» chiese a Rebecca.
Lei lo guardò sorpresa poi sorrise, afferrò la mano che lui le porgeva e lo seguì in pista; gli circondò il collo con le braccia e posò la testa contro la sua spalla, chiuse gli occhi quando vide Brian baciare Kerry; per un momento aveva sperato d'ingelosirlo ma, evidentemente, Brian non era geloso. Non di lei, almeno, perché il ragazzo guardava male chiunque guardasse Kerry per più di cinque secondi.
«Non guardarlo.» le sussurrò Shane, «Non ti merita.» 
Rebecca sorrise e lo guardò. «Lo so... ma è così difficile.» mormorò.
Shane le scostò i capelli dalla fronte. «E tu pensa a me, invece che a lui.» disse e sorrise. Anche Rebecca sorrise e annuì prima di posare nuovamente la testa contro la sua spalla chiedendosi perché doveva pensare a Shane, con tutti i ragazzi che conosceva! Le sembrò una frase strana da dire a una persona che aveva visto sei volte. Sospirò e decise di non pensarci, lasciandosi cullare dalla canzone e dalle braccia di Shane.
«Credo che Nicky voglia uccidermi.» ridacchiò Shane dopo qualche secondo.
«Perché?» domandò Rebecca alzando la testa e Shane le fece un cenno con il capo, lei voltò appena il viso e vide Nicky, circondato da Kian, Mark e Veronica, che sbraitava qualcosa indicandoli, Veronica si coprì la bocca con la mano e Rebecca capì che stava cercando di non scoppiare a ridere. Nicky agguantò Brian e Kerry e continuò con la sua sceneggiata. «Sono grande, ormai.» disse guardando Shane.
Lui le sorrise, «Per Nicky no, sei la sua cuginetta da proteggere.» disse, «Lo farei anche io se fossi al suo posto.»
Rebecca alzò gli occhi al cielo e sbuffò, «Ho diciassette anni, ormai. Quest'anno sono diciotto.» replicò.
«Ma per lui sei ancora piccola.» disse Shane e sorrise guardandola e le portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro
Rebecca lo guardò e si  domandò perché lui continuasse a guardarla e a sorriderle in quel modo, alla fine, dopo un secondo che le sembrò eterno, scrollò le spalle e posò la testa sulla spalla di Shane.
«La canzone è finita.»
Lentamente i due si girarono e quasi urlarono quando si trovarono davanti, a pochi centimetri da loro, Nicky che li guardava, le guance rosse, le labbra strette e le mani sui fianchi. «Cosa state facendo?» chiese.
Shane sbuffò. «Stavamo ballando.» rispose.
«La canzone è finita.» ripeté Nicky e incrociò le braccia al petto. «Allora, mi dici cosa stavi facendo con mia cugina?» domandò a Shane.
L'altro sbuffò e scompigliò i capelli di Nicky. «Stavamo parlando.» disse e si allontanò di un passo, Rebecca lo seguì, incrociò lo sguardo di Veronica e ridacchiò. 
«Di cosa?» chiese Nicky seguendo Shane. «Mi sembravate... come dire... troppo in confidenza, ecco.»
Shane alzò gli occhi al cielo e si girò verso di lui. «Tu sei strano, lo sai?» esclamò. «Prima ci dici di fare amicizia con Rebecca, poi t'incazzi se parliamo con lei. Rilassati, amico. Stavamo parlando del più e del meno.» disse e si allontanò.
Nicky sbuffò e si avvicinò a Rebecca. «Mi farai morire, prima o poi, lo sai?» le disse e sorrise prima di baciarla sulla guancia destra. «Ti voglio bene.» le sussurrò; le accarezzò i capelli e si allontanò con un sorriso.
«Ma è scemo?» mormorò Rebecca.
«Forse si sta esaurendo.» buttò lì Veronica. «Comunque tu e Shane eravate così carini mentre ballavate!» cinguettò.
Rebecca si girò lentamente e la guardò, «Dobbiamo parlare.» disse, «Subito.» le afferrò la mano e la trascinò verso i bagni della zona vip del locale in cui erano.
«Perché mi trascini in posti minuscoli quando mi devi parlare?» esclamò Veronica quando Rebecca chiuse la porta del cubicolo che conteneva il gabinetto.
«Non è vero!» replicò l'altra, «Prima Shane mi ha guardato in un modo strano...» mormorò appoggiandosi contro la porta.
«Strano in che senso?» 
Rebecca alzò le spalle, «Non lo so neppure io.» sospirò, «Era strano e basta.» disse e rimase in silenzio.
Veronica scrollò le spalle. «Magari non sa cosa fare.» propose. «Insomma, tu sei la cugina del suo migliore amico, Brian è il suo compagno di band... magari non sa da che parte stare.»
«Forse hai ragione.» disse Rebecca e aprì la porta, le due ragazze uscirono dal cubicolo, si guardarono allo specchio e uscendo incrociarono Kerry che entrava.
«Racchia.» mormorò Veronica con un risolino e lei e Rebecca si allontanarono da Kerry che le guardava stranita; Veronica sorrise e posò il braccio sulle spalle di Rebecca. «Adesso non pensiamo più ai ragazzi stronzi o strani, divertiamoci che la vacanza è agli sgoccioli!»
Rebecca rise e la seguì dagli altri, decisa a non pensare più a Brian —  lo stronzo —  o a Shane —  quello strano — , voleva solo divertirsi prima di tornare in Italia, alla vita di sempre.

Sabato 6 Agosto 2000, Sligo.

Rebecca fissò Brian e incrociò le braccia al petto. «E così vorresti tornare con me, ho capito bene?» domandò.
Brian sorrise e le posò le mani sulle spalle, le fece scendere lungo le braccia e le prese le mani. «Sì.» rispose.
Rebecca sospirò e lo guardò, «E quella?» 
Brian le accarezzò il viso. «Glielo dirò, lo giuro.» disse, «Dimmi di sì, Rebecca.»
Rebecca sospirò e fece un passo indietro, voleva tornare con Brian, lo desiderava da quando lui l'aveva lasciata otto mesi prima, ma non voleva rischiare di soffrire nuovamente. «Va bene.» disse dopo un attimo e guardò il viso sorridente di Brian. «Ma ora torniamo dagli altri prima che Nicky sguinzagli una squadra di ricerca!» scherzò, si alzò sulla punta dei piedi e baciò le labbra del ragazzo.
Tornarono nello spiazzo davanti alle stalle e Rebecca si domandò perché avesse accettato quell'invito da parte di Shane. Sarebbe potuta rimanere a Dublino con Yvonne e Nicholas, passando il tempo gironzolando per Abbey Street oppure farsi una partita ai videogiochi con Adam, il fratello minore di Nicky. Avrebbe voluto essere ovunque tranne che lì, a casa di Shane, davanti alla scuderia, perché lei non sapeva cavalcare. Quando lo aveva detto a Shane lui le aveva risposto con una risata che era ora che imparasse.
Guardò con orrore Shane che avanzava verso di lei accompagnato da un cavallo con il pelo color champagne, deglutì a vuoto e si spostò verso destra.
«Dove vai?» rise Shane, «Guarda che non scappi!» esclamò, si accorse di Brian e la sua espressione cambiò, il sorriso si spense e fissò Rebecca. «Dai, vieni qui.» disse, «Ti aiuto a salire.»
Rebecca fissò Nicky in cerca di aiuto, non si era accorta del cambiamento di Shane. «Nicky... digli qualcosa.» squittì fissando il muso del cavallo.
Nicky alzò le spalle. «Qualcosa.» disse e rise.
Rebecca sbuffò, si sistemò il caschetto che Shane le aveva fatto indossare e si avvicinò al ragazzo. «Se mi faccio male ti uccido, va bene?» disse.
Shane guardò Brian e poi Rebecca, «Come vuoi.» esclamò, «Ma non ti succederà nulla, lo prometto.»
Lei lo guardò per un secondo poi sospirò. «Lo spero bene.» disse e, aiutata da Shane, salì in groppa al cavallo; si guardò attorno e ingoiò la saliva. «Posso scendere, adesso?» pigolò.
Shane scoppiò a ridere. «No.» disse e condusse via il cavallo. «Ero convinto che fossi capace di cavalcare.» mormorò quando furono lontani dagli altri.
«Mai stata a cavallo.» replicò lei.
«Nicky mi ha detto che gli avevi detto che eri stata in un maneggio, per questo ero convinto che sapessi cavalcare.» disse Shane. «Come ti trovi?»
«Una meraviglia.» disse lei e scacciò un insetto che le ronzava davanti al viso. «Ero in un parco vicino a casa, lì c'è un maneggio, io e Veronica siamo entrate per farci un giro ma a parte accarezzare cavalli e caprette e flirtare con un paio di ragazzi non abbiamo fatto altro.»
Shane non disse nulla per qualche istante. «Capisco.» sospirò. «E hai flirtato con quello prima o dopo di rimetterti con Brian?»
Rebecca aprì la bocca per la sorpresa e abbassò la testa per fissare Shane che si era fermato. «Io non sono tornata con Brian.» mentì.
«Siete rimasti soli e quando siete tornati tu sorridevi e lui aveva la faccia di uno che ha vinto la lotteria, quindi evita di dirmi stronzate perché non sono scemo.» esclamò lui.
Rebecca non disse nulla e sospirò. «Io lo amo.» mormorò
«Ti ha scaricato appena hai messo piede a Dublino, sapeva che stavi soffrendo e non ha avuto nemmeno la decenza di appartarsi per baciare Kerry, no, lo ha fatto davanti a te. Io c'ero, Rebecca, e ho visto quanto stavi male.» esclamò Shane e riprese a camminare. «Non voglio che ti faccia soffrire.»
«Non preoccuparti, non succederà.» replicò Rebecca. «So badare a me stessa.» disse e guardò avanti. «Cavolo, se Nicky non gioca a calcio non è Nicky!» scherzò guardando il cugino che giocava con Kian, Mark e Brian.
«È sempre il solito.» disse Shane.
«Come me la cavo?» domandò dopo un po' Rebecca.
«Bene, visto che stai cavalcando senza aiuti da dieci minuti.» rispose Shane.
Rebecca lo guardò e vide che aveva le mani in tasca, deglutì e strinse le redini irrigidendosi sulla sella. «Oh cacchio.» mormorò.
Shane rise e le sfiorò una gamba. «Rilassati, che se diventi nervosa Star lo sente e s'innervosisce anche lei.»
Rebecca annuì lentamente e fece un sospiro profondo. «Non è proprio facile, sai?» borbottò. 
Shane sorrise, «Sei bravissima.» le disse, «Siamo quasi arrivati.» aggiunse indicando gli altri quattro ragazzi che si facevano più vicini.
Pochi minuti dopo Shane aiutò Rebecca a smontare dal cavallo e la ragazza si tolse il caschetto e si lasciò cadere su una sedia. 
«Al momento ti sta ignorando.» esclamò Shane sedendosi accanto a lei e porgendole una bottiglietta d'acqua.
«Sta giocando a calcio.» replicò lei, «E in più c'è la mia guardia del corpo personale.» aggiunse e svitò il tappo.
Shane rise, «Nicky è un buon deterrente per qualsiasi ragazzo sano di mente.»
«Allora tu sei completamente matto.» rise lei e sorseggiò l'acqua, si asciugò il mento con la mano e strinse la bottiglietta. 
«Nah,» fece Shane e sorrise, «io sono il suo migliore amico, non mi farà nulla.» disse.
«Se lo dici tu.» replicò lei.
Shane si piegò in avanti e posò i gomiti sulle cosce. «Comunque... qualunque cosa accada fra voi due...» disse e guardò Rebecca, «io sono qui.» finì e posò un braccio sulle spalle di lei.
«Grazie.» esclamò Rebecca, «Lo apprezzo, sul serio.» 
«Shane! Leva immediatamente le mani da mia cugina!» strillò Nicky senza smettere di giocare.
«Cosa dicevi prima?» disse Rebecca cercando di non ridere, «Nicky è il mio migliore amico e non mi farà nulla?»
Shane sbuffò, «Non mi farà nulla.»
«Shane!» strillò Nicky, «Leva le mani da Bex altrimenti te le taglio!»
«Non sto facendo nulla.» replicò Shane, guardò Rebecca e sorrise, le accarezzò la spalla e le baciò una guancia.
«Sei temerario.» rise lei, guardò Brian e sorrise quando lo vide aggrottare le sopracciglia, pensò che finalmente lo aveva fatto ingelosire. 
Shane la guardò, fissò Brian e sospirò in silenzio, quella situazione non gli piaceva per nulla; alzò lo sguardo su Nicky e pensò che forse era un po' stupido se  non si accorgeva di quello che stava accadendo, da ormai un anno, tra Brian e Rebecca; incrociò lo sguardo —  furioso —  di Nicky e spostò il braccio. 
«Era ora,» esclamò il più grande del gruppo. «che spostassi il braccio dalle spalle della mia cuginetta.»
Rebecca alzò gli occhi al cielo e sbuffò, «Ho diciotto anni, Nicky.» replicò, «Non sono piccola.»
Nicky le scompigliò i capelli, «Per me sì.» disse e l'abbracciò.
«Levati che sei tutto sudato!» strillò lei spingendolo via.
Nicky rise, afferrò il pallone che era rotolato ai suoi piedi e sorrise, «Comunque anche se hai diciotto anni sei ancora piccola per me.» le disse.
Rebecca sbuffò ancora, «Posso votare, posso firmarmi le giustificazioni e potrei pure sposarmi, volendo.» disse, «Non sono piccola!»
«Sì, sì, come vuoi.» esclamò Nicky mentre Shane si alzava e si avvicinava a Brian, «Hai ragione tu, cuginetta!»
Rebecca sorseggiò l'acqua e non replicò, sapendo che sarebbe stato inutile.

***

Erano tutti al Carlton Cafè, di proprietà dei genitori di Shane, seduti a un tavolo appartato, per una cena leggera. Stavano aspettando il dolce quando il cellulare di Rebecca trillò e sul suo viso si dipinse in un luminoso sorriso, afferrò il cellulare rosa, si scusò e si allontanò. 
«Chi era? Perché aveva quel sorriso?» indagò Nicky.
Mark alzò le spalle, finì il suo bicchiere d'acqua e fece un risolino, «Qualcuno che si chiama amore mio, evidentemente.» rispose, «Ho sbirciato quando ha tirato fuori il cellulare.» disse per spiegarsi. 
Nicky sbiancò, «Amore mio?» boccheggiò, «La piccola Bex ha il ragazzo?» esclamò. 
Shane rimase impassibile, anche se voleva solo ridere nel vedere i visi di Brian —  furioso al pensiero che Rebecca potesse avere un altro —  e Nicky —  preoccupato al pensiero che la sua “cuginetta” potesse avere il ragazzo.
«Rebecca è grande, può avere il ragazzo.» disse Kian, «Georgina quando aveva diciotto anni stava già con te.» fece notare.
«Ma è diverso!» strillò Nicky, «Georgina non è mia cugina, invece Bex sì.»
«Però  Georgina è la cugina di qualcuno, pensala in questo modo: cosa avresti fatto se Georgina avesse avuto un cugino rompi balle come te?» esclamò Mark.
Nicky incrociò le braccia al petto. «Ce l'avete tutti con me.» borbottò.
Rebecca tornò qualche minuto dopo, quando Mae aveva posato sul tavolo i piattini con la crostata di frutta. «Veronica vi saluta.» disse scivolando al suo posto.
«Eri al telefono con Veronica?» chiese Nicky, «Perché il suo numero è salvato con il nome di amore mio?»
Rebecca lo fissò e per un attimo pensò che suo cugino fosse diventato completamente scemo. «Sì, ho parlato con Veronica.» rispose, «È in vacanza in Africa.» aggiunse e staccò con la forchettina la punta della fetta di crostata, «Aspetta... come fai ha sapere che ho salvato il suo numero sotto amore mio?» chiese.
Nicky non disse nulla e guardò Mark, anche Rebecca lo fissò, in attesa di una spiegazione. «L'ho visto quando hai tirato fuori il cellulare dalla borsa.» ammise arrossendo, «Scusa.»
Rebecca sorrise, «Non preoccuparti.» gli disse e si girò verso Nicky, seduto di fronte a lei, «Cos'è, pensavi che avessi il ragazzo?» domandò.
Nicky scosse la testa, «No!» mentì, «Ero solo curioso, ecco.»
«No, in realtà era terrorizzato al pensiero che tu fossi al telefono con un eventuale fidanzato.» disse Kian e rise quando Nicky aprì la bocca tentando di giustificarsi, «E non dire di no, Nicky, perché sei sbiancato quando Mark ha detto che chi chiamava era amore mio!» continuò Kian senza dare tempo a Nicky di giustificarsi.
Rebecca mangiò un pezzo di crostata, «Posso immaginare il discorso: Rebecca è piccola, non può avere il ragazzo!»
«Sono così prevedibile?» borbottò Nicky.
«Sì!» rispose Rebecca e rise.

***

Rebecca si strinse a Brian e gli baciò il collo mentre lui le accarezzava la schiena; la ragazza pensò che quell'angolino appartato fosse meglio di niente, almeno fino a che non sarebbe tornata a Dublino, allora lì avrebbe potuto girare liberamente senza Nicky che la seguiva ovunque e avrebbe potuto incontrare Brian quando voleva.
«Cosa state facendo?»
Rebecca si bloccò e tutta l'eccitazione che aveva se ne andò via, si girò lentamente e vide Nicky che guardava lei e Brian con un espressione furibonda. Dietro di lui si trovava Shane che cercava di calmarlo.
«Perché stai baciando mia cugina?» sputò Nicky guardando Brian, «E leva le mani dalla sua schiena!» gridò.
Brian tolse le mani da sotto la maglietta di Rebecca e lei scivolò accanto a lui sistemandosi la t-shirt giallo canarino. «Calmati, Nico.» mormorò Rebecca.
«Calmarmi? Dovrei calmarmi?» sbraitò lui, «Uno dei miei  amici ti stava baciando e io dovrei calmarmi?»
«Guarda che io lo volevo quanto lui.» replicò Rebecca mentre al suo fianco Brian sperava che il terreno si aprisse e lo inghiottisse.
Nicky respirò con affanno. «Vi stavate baciando.» disse e strinse le mani a pugno.
«Lo so.» fece Rebecca, «È solo un bacio! Calmati, per favore.»
Nicky non la prese in considerazione e continuò a dire che Rebecca era piccola che non era possibile che succedesse quello...
«Calmati, Nicky!» esclamò Shane mettendosi fra lui e gli altri due. «Non puoi controllore Rebecca tutti i momenti che passate insieme, lasciala respirare un po'!»
«Io la lascio respirare, solo non voglio che baci i ragazzi, sopratutto se sono i miei amici.» replicò Nicky, «Da quanto va avanti questa storia?»
Shane si voltò lentamente e guardò Rebecca e Brian, la ragazza prese un respiro profondo, «Un anno.» rispose, «Ma non tutto di seguito, ecco.» disse, «Sono solo baci e basta.» aggiunse e guardò Brian.
«Sì, sì, solo baci.» confermò lui.
Nicky li guardò e Rebecca temette che potesse svenire se avesse continuato ad agitarsi in quel modo. «Solo baci?» chiese a Brian che annuì vigorosamente prima di pigolare un “Sì” poco convincente.
«Non puoi impedirmi di baciare qualcuno!» replicò Rebecca, «Sono grande e posso baciare chi  voglio!
Nicky rilassò le mani e fece un passo verso destra. «Perché li hai guardati quando ho chiesto da quanto  va avanti questa storia?» chiese a Shane, «No, non dirmelo. Tu sapevi tutto!» ringhiò.
Shane non disse nulla e lo guardò.
«Sei il mio migliore amico!» esclamò Nicky, «Avresti dovuto informarmi appena era incominciata questa assurda storia.» gracchiò, «Perché è davvero assurda!» gridò.
«Sì, forse avrei dovuto dirtelo.» esclamò Shane, «Ma sono anche amico di Rebecca, non solo tuo.» disse, «E poi tu sei troppo protettivo con lei, le stai addosso come un falco, sei tutto un “Bex cosa fai, Bex cosa bevi, non toccare mia cugina, e di cosa parlate e cosa fate e lasciala in pace...” e lasciala vivere un po'! Ha diciotto anni, per l'amor di Dio, non otto!»
Nicky lo guardò a bocca aperta, «Io... io... io...» balbettò e si passò la mano sul viso, «Ma lei è piccola...» borbottò, «e tu avresti dovuto dirmelo!»
«Nicky, ti do una notizia: Rebecca non è piccola!» replicò Shane, «E io non ho l'obbligo di fare la spia.»
«Credo che tu abbia ragione.» mormorò, si avvicinò a Rebecca e l'abbracciò. «Scusami.» le sussurrò, si staccò da lei e guardò Brian, «Falla soffrire e ti spacco qualche osso.» disse e si allontanò.

Lunedì 26 Febbraio  2001, Milano.

Rebecca e Veronica fissarono le loro due compagne di classe che si vantavano di conoscere l'albergo in cui avrebbero alloggiato a San Remo i Westlife e che li avrebbero aspettati fuori dal teatro Ariston.
«Se solo sapessero.» sussurrò Veronica a Rebecca. Loro due non solo avrebbero alloggiato nello stesso hotel della boy-band, ma sarebbero state con loro nel backstage. 
«Diventerebbero verdi dall'invidia.» sussurrò di rimando Rebecca, si alzò dal suo banco e si avvicinò al gruppetto di ragazze che ascoltavano Samanta e Clarissa, «Cos'è volete sentire anche voi di come incontreremo i Westlife?» domandò quest'ultima, «Perché l'incontreremo fuori dall'albergo e dal teatro!»
«Invece io e Veronica andremo direttamente nel backstage.» disse Rebecca, non sopportando più l'arroganza della sua compagna di classe, «Faremo sicuramente una foto con loro.» 
Clarissa inarcò un sopracciglio e rise, «Tu e Veronica l'incontrerete?» disse, «Non fatemi ridere!»
Rebecca la fissò e per un attimo pensò di dirle tutto quanto ma alla fine sorrise, decidendo per una mezza verità, «Forse dimentichi che sono di Dublino, cocca.» esclamò. «So dove vivono Brian e Nicky, sono stata al Carlton Cafè, a Castle Street, Sligo.» snocciolò, «E che li ho incontrati due anni fa e anche l'anno scorso. In pratica ogni volta che vado a Dublino incontro Nicky o Brian.»
Gli sguardi delle loro compagne si spostarono da Clarissa e Samanta a Veronica e Rebecca. «E abbiamo le nostre conoscenze che ci hanno procurato i pass per il backstage di San Remo.» disse Veronica e non stava mentendo, aveva solo omesso di dire che era stato Nicky in persona a procurare loro i pass, raggiunse Rebecca e sorrise a Clarissa e Samanta.
«Non vi credo.» disse la prima. 
Rebecca scrollò le spalle, afferrò il diario dal banco e prese una foto di lei e Veronica con in mezzo Nicky, scattata quel gennaio sull'Ha'Penny Bridge. Clarissa fissò la foto e i suoi occhi verdi si ridussero a due fessure. «Sarà stato un caso.» disse, «Non puoi averlo incontrato così tante volte!»
Rebecca guardò Veronica e sorrise e porse a Clarissa altre foto di loro due e Nicky e gli altri Westlife evitando di darle quelle che avevano scattato a casa sua, a casa di Nicky e nei locali in cui erano state con loro, tanto non avrebbe avuto modo di confondersi, le foto più private le aveva solo a casa.
Samanta guardò la foto dove Kian abbracciava Veronica e si lasciò scappare un grugnito, «È bellissimo!» squittì prima che Clarissa le desse una gomitata. «Ma tanto li incontreremo anche noi.» disse andremo anche a una data del Where dreams come true tour a Dublino! E saremo in terza fila!»
Rebecca rise, «Anche noi ci andremo!» cinguettò arrotolandosi una ciocca di capelli castani sull'indice sinistro, «In prima fila! Per ben tre sere di seguito!»
Clarissa ridiede le foto a Rebecca, fece un cenno a Samanta e uscì dall'aula, quando fu sulla porta si girò, aspettandosi di trovare anche le altre compagne di classe ma le trovò che circondavano Veronica e Rebecca chiedendo loro informazioni sui Westlife, su come erano dal vivo, su Dublino, Sligo e chiesero se “Per favore, se ci riuscite ci portate i loro autografi?” Veronica e Rebecca dissero di sì, che lo avrebbero fatto con molto piacere.
«Secondo me mentite.» disse Samanta, «Vogliamo proprio vederla, questa foto del backstage.» 
Veronica alzò le spalle, «Come vuoi.» esclamò, «Anche noi vorremmo vedere la vostra foto fatta fuori dall'Ariston, sempre se ci riuscirete.» aggiunse e agitò la mano in segno di saluto.

Giovedì 1 Marzo 2001, San Remo.

Veronica passò un altro foglio bianco a Kian, «Questo è per Anna.» disse e fece lo spelling del nome.
«Quanti ne mancano?» domandò lui mentre autografava il foglio. 
«Quello è l'ultimo.» disse Rebecca sistemando gli altri fogli in una cartelletta trasparente.
«Non ho ancora capito perché dobbiamo farlo.» disse Nicky passando il foglio su cui aveva appena lasciato il suo autografo a Shane.
«Perché abbiamo due compagne stronze che non ci hanno creduto quando gli avevamo detto che saremmo venute nel backstage.» rispose Rebecca. «Così, loro sono lì fuori in mezzo alla folla, mentre noi siamo qui.»
«E volete farle morire d'invidia.» disse Mark, firmò il foglio e lo diede a Rebecca che lo sistemò insieme agli altri.
«Se lo meritano, quelle due stronze.» esclamò Veronica. «Samanta mi ha chiamato manico di scopa, quella brutta vipera.»
«Manico di scopa?» domandò incredulo Kian, «Tu non sei un manico di scopa!»
Veronica sbatté le ciglia e gli sorrise, gli posò una mano sulla spalla in un gesto delicato, «Grazie, Kian, sei un tesoro.» disse e gli scoccò un bacio su una guancia. 
Nicky scosse la testa e sorrise, «Siete cattivelle, lo sapete?» disse, «Anche se se lo meritano.»
Rebecca annuì, «Eccome se lo meritano.» confermò, «Sono solo due vipere.»
Louis Walsh li chiamò —  dovevano cambiarsi per la loro esibizione —  e i ragazzi salutarono Rebecca e Veronica prima di andare nell'altro camerino a cambiarsi.
Le due si sedettero sul piccolo divano nero e, dopo aver chiuso la porta, alzarono il volume del piccolo televisore. 
«Spero sul serio che quelle due non riescano ad incontrarli.» borbottò Veronica, «Chiamarmi manico di scopa è stato troppo!»
«Ricorda però che il manico di scopa ha baciato Kian, mentre la cara Samanta no.» le ricordò Rebecca.
Veronica sorrise e le sue guance si arrossarono leggermente, «Oh, bhe, sì, giusto.» disse «Manico di scopa: uno, Samanta: zero!» trillò felice. 
Rebecca annuì e posò la cartelletta sul mobiletto accanto al divanetto. «Siamo noi le migliori.» disse. «Quest'anno abbiamo gli esami, poi andremo in vacanza a Londra, Dublino e Parigi.» esclamò, «Mentre Samanta e Clarissa andranno in riviera come al solito.»
Veronica sospirò e si alzò per prendere due bottigliette di succo, «Già.» confermò, «Noi gireremo il mondo e loro saranno sempre qui!»
«Ah! Stanno entrando! Stanno entrando!» gridò Rebecca e Veronica si affrettò, afferrò due bicchieri e tornò a sedersi.
«Sono bellissimi!» sospirarono le due quando i cinque ragazzi scesero la scalinata del teatro, agitarono le bottigliette, svitarono i tappi e versarono il liquido nei bicchieri.
«Sono così orgogliosa di Nicky!» cinguettò Rebecca.

***

Le due ragazze ridacchiarono e Veronica si afferrò saldamente al braccio di Rebecca. «Sono ubriaca, credo.» biascicò e ridacchiò nuovamente. Dopo essere uscite dal teatro Ariston e aver salutato i ragazzi avevano deciso di esplorare la cittadina —  anche se Nicky aveva protestato —  ma alla fine si erano infilate nel primo bar aperto che  avevano trovato. E quello, dopo tre birre e una vodka a testa, era il risultato.
«Shh.» fece Rebecca, «Non urlare, mi scoppia la testa!» esclamò.
Si fermarono a pochi metri dall'hotel e Rebecca frugò nelle tasche della borsa alla ricerca della chiave magnetica.
«Ma quelle non sono le due vipere?» biascicò Veronica.
Rebecca strizzò gli occhi e guardò nella direzione che le indicava l'amica, «Sì, sono loro.» confermò, «Ho trovato la chiave!» trillò tirandola fuori e sventolandola in aria, Veronica trovò la cosa così divertente che scoppiò a ridere.
Arrivarono alla porta dell'hotel e si fermarono, guardarono Samanta e Clarissa e ridacchiarono. «Ciao!» esclamarono in coro prima di scoppiare a ridere.
«Non potete entrare!» le disse Clarissa, «Ci abbiamo provato anche noi ma ci hanno rimbalzato.»
Rebecca agitò la chiave magnetica sotto al naso di Clarissa, «Noi possiamo entrare! Noi possiamo entrare!» cantilenò e avanzò verso la porta, trascinandosi dietro una Veronica in preda a un attacco di ridarella.
«Oh, noi siamo nel loro stesso hotel e voi noi!» squittì fra una risata e l'altra; le due salutarono le compagne con un gesto della mano e, sempre ridacchiando, entrarono nell'hotel.

***

Veronica si strinse la testa fra le mani. «Quanto abbiamo bevuto ieri sera?» pigolò, «Mi scoppia la testa.» borbottò.
«Un po' troppo.» disse Rebecca, salutò il ragazzo della reception e afferrò il manico del trolley che lei e Veronica condividevano, le due uscirono dall'edificio e rimasero ferme qualche secondo.
«Guarda, ci sono le due vipere.» sussurrò Rebecca.
Veronica strizzò gli occhi e si lasciò sfuggire un gemito, «Ma sono vestite come ieri sera?» domandò, «Perché ieri sera le abbiamo incrociate, vero?»  chiese aprendo di scatto gli occhi.
«Sì, li abbiamo incontrate.» rispose l'altra e scese i due gradini, «E sì, sono vestite allo stesso modo.» 
Lentamente si avvicinarono alle due compagne di classe. «Di nuovo qui, eh?» fece Rebecca, «Dove avete dormito? Avete i vestiti tutti spiegazzati.»
«Ieri sera li abbiamo visti di sfuggita.» gongolò Samanta.
«Noi li abbiamo incontrati.» replicò Veronica cercando un antidolorifico nella borsa.
«Stiamo rimasti qui fuori tutta la notte.» disse Clarissa e sbadigliò. «Stavamo pensando di correre un attimo a prendere un caffè al bar, dato che non possiamo entrare nell'albergo.»
Rebecca alzò le spalle, «Fate quello che volete.» disse, «Noi rimaniamo qui un po', poi ce ne andiamo a prendere un taxi per la stazione.»
Clarissa afferrò la mano di Samanta e le due andarono al bar in fondo alla strada, Rebecca le vide entrare nel locale quando Veronica le diede una gomitata e le indicò la porta dell'hotel. Mark aprì la porta e uscì, seguito da Kian. Veronica ridacchiò, «Che dici, le chiamiamo?»
Rebecca scosse la testa, «Non ho voglia di prendere il cellulare.» disse e fece una smorfia prima di ridere.
Veronica annuì, «Anche io.» esclamò e sorrise quando Kian si fermò davanti a lei.

Lunedì 5 Marzo 2001, Milano.

«E questo è per te, Roby.» Veronica consegnò l'ultimo foglio con la dedica e gli autografi dei Westlife alla sua compagna di classe e sorrise. «Contente?» domandò.
Le cinque compagne squittirono dalla gioia, «Sì!» esclamò Anna, «Sono felicissima!»trillò e abbracciò Veronica e Rebecca, «Grazie ragazze!»
Samanta e Clarissa osservarono le ragazze, «Come fate a dire che sono proprio i loro?» chiese Samanta.
Veronica sorrise con accondiscendenza, prese una foto formato A4 e la sventolò davanti alle ragazze. L'immagine ritraeva i Westlife, Veronica e Rebecca. La prima era fra Mark e Kian, la seconda era abbracciata a Shane, con accanto a lei Nicky. Brian era fra Kian e Shane.
Le compagne si lasciarono sfuggire un sospiro.
«E la vostra foto?» domandò Rebecca, «Ah, già, voi non l'avete fatta. Quando i ragazzi sono usciti dall'hotel voi eravate nel bar di fronte a fare colazione... peccato.» disse. 
Clarissa grugnì un insulto e si scostò i capelli dal viso. «Tanto li rivedremo a Dublino.»
Veronica scrollò le spalle, «Anche noi.» replicò, «Anzi, forse riusciremo ad entrare nel backstage...»
«Oh, sì.» confermò Rebecca, «Un tipo che conosco di Dublino mi ha detto che farà di tutto per farmi avere i pass.» disse e fece un grande sorriso.
«Li rincontreremo.» dissero in coro Veronica e Rebecca, «Di nuovo.»
Clarissa e Samanta le fissarono, sbuffarono e si allontanarono sotto le risatine  delle altre due.

Venerdì 23 Marzo 2001, Dublino.

Rebecca sospirò e guardò Veronica che si sedeva davanti a lei. Erano arrivate la sera prima e in quel momento erano da Starbucks con davanti a loro due cappuccini grandi.
«Kerry è incinta.» sospirò Rebecca, «Dovrebbe partorire a Settembre.» 
Veronica smise di soffiare sul su bicchiere e alzò il viso, «La Racchia è incinta?» squittì, «Oh, merda.» 
Rebecca annuì e sorseggiò il cappuccino, «E già.» disse. «Brian mi ha chiamato l'altra sera e me lo ha detto.» mormorò, «E mi ha detto che gli dispiace tanto.» sospirò.
«E fa bene ha dispiacersi.» esclamò Veronica.
«E subito dopo di lui mi ha chiamato Shane tutto preoccupato.» continuò Rebecca, «Continuava a ripetermi se stavo bene, che se volevo parlare, sfogarmi...» si fermò e giocò con un tovagliolino di carta, staccandone piccoli pezzi. «“Io ci sono sempre, per te. Ricordatelo.”» citò.
«Wow!» disse Veronica e soffiò di nuovo sul cappuccino, «Shane si preoccupa di te molto più di Mr B., se lui non stesse con Gill vuoi due sareste davvero una bella coppia!»
Rebecca ridacchiò, «Sì, una coppia morta!» disse, «Lui e Nicky sono migliori amici, non credo che mio cugino sarebbe molto d'accordo con te.»
«Ma lui ti piace?» chiese Veronica. «Intendo Shane, non quell'altro.» si spiegò.
Rebecca aprì la bocca, sorpresa da quella domanda, «Piacermi? Shane?» disse e rise, «Tu sei matta! È solo un amico!»
Veronica non disse nulla e sorrise prima di bere il suo cappuccino.

***

«Eccole lì.» strillò Veronica nell'orecchia di Rebecca e indicò, con il bastoncino luminoso, Samanta e Clarissa. 
«Ma non dovevano essere in terza fila e al centro?» domandò Rebecca alzando la voce per farsi sentire sopra i vari urli e schiamazzi. «Sono in...» si fermò e contò le file, «quinta fila! E sono all'esterno!»
Veronica alzò le spalle e riprese a camminare, quando le due passarono accanto alle loro compagne di scuola le salutarono con un cenno della mano e andarono ai loro posti al centro della prima prima fila.
«Credi che ci stiano invidiando?» chiese Veronica e si voltò appena per vedere Samanta e Clarissa.
«Probabilmente!» rispose Rebecca, «Schiatterebbero d'invidia se sapessero che siamo state nel backstage con loro fino a cinque minuti fa.»
Veronica rise, «Già, già.» sospirò e si sistemò meglio sul sedile anche se sapeva che si sarebbe alzata in piedi appena il concerto avrebbe auto inizio. La giovane pensò a quello che era successo prima, quando lei e Rebecca avevano rivisto i Westlife: quando erano entrate nella sala Veronica aveva dovuto resistere all'impulso di andare da Brian e mollargli un pugno sul naso. Invece si era limitata a sorridere e guardare Rebecca che, anche se sorrideva, era triste. 
Anche Shane se ne era accorto ed era rimasto accanto a lei più del solito. Veronica lo pensava sul serio: secondo lei Shane e Rebecca stavano bene insieme e sarebbero stati davvero una bella coppia.
«Domani andiamo a far sviluppare le foto?» chiese Rebecca.
Veronica annuì. «Certo!» esclamò, «Poi magari troviamo quelle due e le facciamo schiattare d'invidia!» ridacchiò.
«Già immagino la scena: noi mostreremo le foto, Clarissa arriccerà il suo nasino alla francese e grugnirà un qualche insulto, per poi dire “Noi li incontreremo alla prossima occasione!”»  Rebecca rise.
«Come va?» le domandò l'amica.
Rebecca alzò le spalle e sospirò, «Tutto sommato bene.» rispose, «Lui è solo un coglione che non mi merita.»
Veronica le diede un breve abbraccio e le baciò la guancia, «Esatto, tesoro.» le sussurrò, «Meriti di meglio. Quello stupido non sa cosa si è perso.»
Rebecca la guardò, «Ma tu e Shane vi siete messi d'accordo?» domandò, «Dite le stesse cose!»
«Perché sono vere!» replicò l'altra. «Uh, iniziano i supporter!» disse, le luci del Point Theater si abbassarono e la musica iniziò.

***

Veronica strillò quando una ballerina tolse l'armatura di Kian lasciandolo con i pantaloni e una maglietta bianca, stritolò il braccio di Rebecca e urlò ancora più forte.
Quando, finita “No no”. Kian parlò e la guardò per un breve istante, Veronica strinse la mano di Rebecca e si lasciò sfuggire uno strillo, «Ti ha guardato!» le urlò nell'orecchio quando fu la volta di Shane, uscito subito dopo Nicky.
Rebecca non le badò e riprese possesso della sua mano e continuò a guardare Shane, anche se era entrato in scena Brian, non poteva staccare gli occhi dal ragazzo mentre cantava “If I let you go”. E anche lui la guardò mentre cantava “Swear it Again”, quasi fossero solo loro due nel teatro.
«Sono troppo vicini!» squittì Veronica indicando una ballerina e Kian quando incominciò la canzone successiva.
Rebecca non disse nulla per qualche istante. «È solo coreografia.» le disse, «E poi tu e lui non state insieme!» aggiunse e gridò insieme alle altre persone quando la canzone finì.
«Vorrei esserci io al suo posto!» gridò Veronica nell'orecchio di Rebecca e lei si scostò perché ci fu una breve pausa fra una canzone e l'altra.
«Anche io!» esclamò Rebecca e Veronica rise, afferrò la mano dell'amica e urlarono quando i ragazzi tornarono  dopo essersi cambiati velocemente gli abiti.

***

«Siete stati grandiosi!» trillò Rebecca volando fra le braccia del cugino.
Lui rise e la sollevò prima di posarla per terra e baciarle la testa. «Dici sempre così!» rise Nicky.
«Ma è vero!» cinguettò Veronica e baciò le guance di Mark.
Rebecca fissò Brian e lo ignorò, anche se voleva andare da lui e baciarlo prima di prenderlo a calci, e andò da Shane e lo abbracciò. «Sei un tesoro.» le disse lui all'orecchio prima di schioccarle un bacio sulla guancia, vicino all'orecchio. «E sei più forte di quanto tu creda.» sussurrò.
Rebecca fece un passo indietro e lo fissò sorpresa, quel bacio era durato, secondo lei, qualche secondo in più del necessario. «Grazie.» disse e sentì le guance diventare rosse e sperò di non assomigliare a un pomodoro.
Kian passò alle ragazze due bottigliette d'acqua e le due lo ringraziarono.
«Cosa pensate di fare?» domandò Nicky. 
Rebecca alzò le spalle e finì di svitare il tappo. «Credo che faremo un giro.» 
Nicky aprì la bocca e la richiuse quando incrociò lo sguardo della cugina. «Sì, lo so.» borbottò, «Avete quasi diciannove anni, siete maggiorenni, questo è l'ultimo anno del liceo, potete votare, firmare le giustificazioni e sposarvi.» disse, «Lo so, non ricordatemelo.»
Risero tutti quanti e rise anche Nicky.  «Però quando arrivi a casa mi mandi un messaggio, va bene?» domandò.
Rebecca annuì, «Come vuoi.» disse.
«E state attente.» continuò Nicky, «C'è in giro brutta gente.»
Rebecca alzò gli occhi al cielo, «Certo.» borbottò, «C'è brutta gente,» guardò brevemente Brian, «ovunque.»
Brian indietreggiò di un passo e si voltò, Shane lo guardò, si girò verso Rebecca e sorrise, «Giusto.» disse, «Hai ragione.»
Rebecca lo guardò a lungo prima di piegare le labbra in un sorriso, anche lui le sorrise e lei sentì qualcosa di strano, si voltò verso la sua migliore amica. «Dobbiamo parlare.» disse.
«Di cosa?» chiese Veronica e Rebecca fece un cenno con la testa e lei sbirciò oltre la sua spalla, vide Shane, Brian e Kian che le osservavano. «Oh, capisco.» sorrise, anche se non aveva idea di cosa volesse dirle Rebecca. «Spero che tu non abbia intenzione di trascinarmi in uno scantinato puzzolente, questa volta.»
«Io non so dov'è lo scantinato!» ribatté Rebecca.
Veronica alzò gli occhi al cielo. «E meno male!»
«State parlando di me, vero?» domandò Shane e posò le braccia sulle spalle delle ragazze, «Non capisco una parola quando parlate in italiano!»
«No!» rispose Veronica e dall'occhiataccia che le diede Rebecca capì di averci messo troppa enfasi e che, sì, stavano parlando di Shane. «No, stavamo... decidendo cosa fare domani prima di venire qui, ecco.» disse e sbatté le ciglia.
Shane respirò piano e alzò le spalle. «Sarà.» disse, «Ma ho come la sensazione che stavate parlando di me!» aggiunse, baciò le loro guance e si allontanò.
«Shane, la vuoi smettere di baciare Rebecca?» sbottò Nicky, «Hai una ragazza, bacia lei!»
Shane sbuffò, «Sei un rompiballe, lo sai?» gli disse.
Veronica tirò una gomitata a Rebecca, «Stavamo parlando di lui, vero?» 
L'altra si limitò ad annuire e continuò a guardare Shane e Nicky che cercavano di toccarsi i nasi a vicenda, impedendo che l'altro facesse lo stesso. 
«Quindi non era solo una mia impressione, ti ha guardato veramente per tre quarti di concerto!»
«Non è vero!» squitti Rebecca, «Non mi ha guardato per così tanto tempo!»
Veronica la fissò e le prese il viso fra le mani. «Forse no, ma ha cantato un'intera canzone guardando praticamente solo e soltanto te.» le disse.
Rebecca la guardò e chiuse gli occhi, «Bah, forse sì.» mormorò.
«Parlate di me?» esclamò Kian e bevve la sua acqua e strizzò l'occhio a Veronica che arrossì leggermente.
«No.» disse Rebecca e si girò verso gli altri, «Perché pensate che parliamo sempre di voi?»
«Perché parlate in italiano e noi non capiamo nulla.» disse Mark, «Quindi pensiamo che parlate di noi. Ci sembra ovvio.» continuò e rise.
Rebecca e Veronica sbuffarono. «Siete troppo curiosi, lo sapete?»
«Vi piacciamo proprio per questo!» esclamò Nicky.
Veronica e Rebecca si guardarono e sorrisero, «Sì!» dissero in coro.
Si salutarono e le due ragazze uscirono, con ancora nelle orecchie le raccomandazioni di Nicky, passarono dalle bancarelle del merchandising e uscirono dal Point Theater. 
Passeggiarono lungo le strade di Dublino e si fermarono a prendere un frullato alla fragola. 
«Allora, cos'è che volevi dirmi su Shane?» chiese Veronica.
Rebecca alzò le spalle e sospirò, «Non lo so nemmeno io.» disse. «Quando mi ha salutato mi ha dato due baci sulle guance...»
«Lo fa sempre.» disse Veronica e portò il bicchiere alle labbra. «Lo fa anche con me.»
Rebecca sospirò nuovamente. «Sì, lo so.» disse, «Solo che questa volta mi ha baciato qui,» indicò la guancia sinistra, vicino al lobo dell'orecchio, «e qui.» spostò l'indice sulla parte destra del viso, vicino alle labbra.
Veronica sgranò gli occhi, «Ti ha quasi baciato sulle labbra?» strillò.
«Non gridare!» le disse Rebecca, «Lo so che mi ha quasi baciato sulle labbra.» bevve il frullato e si appoggiò a un basso muro a secco. 
«È solo che... si comporta in modo strano. È tutto dolce, premuroso, carino...» si fermò e sospirò, «e dannatamente bello e affascinante.»
Veronica ridacchiò e il cerchietto con le stelline luminose che aveva in testa ondeggiò. «Hai ragione.» disse, «Ma oltre a questo? Ti ha detto qualcosa?»
«Mi ha detto che sono un tesoro.» rispose, «Che sono più forte di quello che penso.»
«Ha ragione.» confermò Veronica. «E poi c'è il fatto che mentre cantavano Swear it again ti ha guardato per tutto il tempo.»
Rebecca sbuffò, «Non mi ha guardato per tutto il tempo!» protestò, «Non puoi dirlo, tu stavi guardando Kian!»
Veronica la fissò, la cannuccia fra le labbra. «Io guardavo Kian ma ho visto benissimo che Shane ti ha guardato per ben tre minuti e passa.»
Rebecca non replicò sapendo che l'amica aveva ragione.
«Facciamo che vediamo come vanno le cose, okay?» esclamò Veronica e Rebecca sorrise prima di annuire.

***

«Sembriamo uscite da un giro in asciugatrice.» commentò Veronica guardando le foto che avevano scattato la sera prima, «Entriamo?» domandò e indicò Starbucks. 
Rebecca annuì e le due entrarono, presero due cappuccini e, mentre cercavano un tavolino libero, trovarono Clarissa e Samanta, senza chiedere il permesso si sedettero.
«Ma non dovevate essere in terza fila?» chiese Veronica.
«Mio padre si è confuso.» disse Clarissa, «Credeva di aver preso quelli della terza fila.»
Rebecca posò la busta con le foto sviluppate sul tavolino, «Che peccato.» disse, «La prima fila è spettacolare!»
«Che c'è nella busta?» chiese Samanta.
Veronica sorrise, afferrò la busta e tirò fuori la foto che aveva commentato poco prima. 
Clarissa si sporse e fissò la foto che ritraeva Veronica, Rebecca e i Westlife. «Siete state nel backstage?» 
Le altre due annuirono, «Te l'avevamo detto che potevamo avere i pass.» disse Rebecca, «Chissà, magari, se mi avessi creduto, avresti potuto farla anche tu la foto con loro.»
Clarissa arricciò il naso e ridiede la foto a Veronica che la mise via. «Sì, sì, certo.» borbottò, «E io dovrei crederci, vero?»
Rebecca sorrise, alzò le spalle e sorseggiò il suo cappuccino e solo allora notò il borsone ai piedi di Clarissa. «Ma tornate a casa oggi?» domandò.
«Papà mi ha prenotato solo per due notti.» disse Clarissa, «Anche se avrei voluto rimanere più tempo.»
«Noi invece torniamo lunedì sera.» cinguettò Veronica.
«Certo che ne avete di soldi.» commentò Samanta.
«In realtà abbiamo pagato solo il volo.» disse Rebecca, «Ci ospita mia zia, quindi non abbiamo problemi di hotel.» sorrise e bevve ancora, «C'è solo da aggiungere i soldi che spendiamo in giro...»
«E per i biglietti dei concerti.» disse Clarissa.
«Oh, certo, ci sono da contare anche quelli.» Veronica annuì, guardò Rebecca e sorrise. In realtà non avevano pagato i biglietti, glieli aveva procurati Nicky. «E tutti soldi che abbiamo speso ieri sera: abbiamo praticamente svaligiato le bancarelle!»
Clarissa borbottò un insulto che Veronica e Rebecca ignorarono e si alzò in piedi. «Andiamo.» disse dando un colpetto sulla spalla di Samanta.
«Non è che sai dove sono in questo momento?» chiese a Rebecca.
Lei scosse la testa. «No, mi dispiace.» mentì, aspettò che le due compagne di scuola si allontanassero, guardò Veronica e scoppiò a ridere.

Sabato 5 Gennaio 2002, Dublino.

Rebecca fissò la gente attorno a lei, chiedendosi perché avesse detto di sì a Brian. Fissò la chiesa addobbata e si diede della stupida per aver accettato quell'invito.
«Cretina.» si disse in un sussurro.
Shane le sfiorò una spalla e sorrise, «Andrà tutto bene, vedrai.» le disse.
Rebecca lo guardò negli occhi e dopo un istante sorrise anche lei. Shane riusciva a tranquillizzarla in ogni occasione.
Lo aveva fatto ogni volta che lei lo aveva chiamato in lacrime, piangendo perché pensava a Brian e a quanto soffrisse per lui. Quando era nata Molly, la figlia di Brian e Kerry, il Settembre prima, Shane aveva chiamato Rebecca e aveva parlato con lei per quasi due ore.
Rebecca si chiese cosa ne pensasse Gillian di tutta quella storia, si domandò se lo sapesse e se fosse d'accordo. Non c'era in quel momento, Shane le aveva detto che non era potuta venire perché aveva l'influenza. 
L'organo iniziò a suonare e Rebecca si chiese nuovamente cosa ci facesse lì ma quando Shane le sfiorò la mano il suo cervello si bloccò e non fece più caso al fatto che si trovasse in chiesa, al matrimonio di Brian.

***

Rebecca si sedette al tavolo dopo aver ballato con Mark e bevve in un sorso il suo bicchiere d'acqua.
«Balliamo?» le domandò Shane e Rebecca era sul punto di rifiutare —  le facevano male i piedi —  quando lui le sorrise.
«Certo.» si sentì dire e si rialzò in piedi, strinse la mano del ragazzo e contrasse le spalle quando percepì una scossa elettrica quando le loro mani si sfiorarono. Era successo anche prima, in chiesa; anzi, era successo praticamente sempre, ogni volta che Shane la sfiorava.
Il dj cambiò disco e una musica caraibica si sparse per l'aria. Shane afferrò i fianchi di Rebecca e iniziò a muoversi senza accorgersi dell'imbarazzo di Rebecca che era arrossita violentemente.
Shane rise e le baciò la guancia, le prese le mani e lei gli circondò il collo con le braccia, il ragazzo fece scendere di nuovo le mani sui fianchi e riprese a muoversi a ritmo di musica.
Rebecca non disse nulla e rise, quando Shane le baciò una guancia, e per un momento pensò che non si sarebbe comportata così se fosse stata sobria; per un altro momento pensò che sarebbe stato belle se Shane fosse stato il suo ragazzo, guardò Shane e sorrise.
Lui le fece fare una giravolta e ripresero a ballare, le spalle di Rebecca contro il torace di Shane, «Per fortuna Nicky non sta guardando.» disse contro il collo di lei.
Rebecca alzò la testa e vide suo cugino seduto al tavolo con Georgina, poi si bloccò quando senti il respiro caldo e irregolare di Shane contro la pelle nuda della spalla.
Poi Shane la spinse ancora di più contro di lei e Rebecca sperò che quello che sentiva contro di sé non fosse quello che pensava. «Dici che Brian mi chiederà di ballare?»
«Vuoi che te lo chieda?» fece lui.
Rebecca si voltò lentamente e si costrinse a non guardare verso il basso, «No, stavo solo chiedendo.»
Shane sorrise e l'abbracciò, «Non credo che lo farà.» disse, «E, anche se lo facesse, io...»
«Tu cosa?» chiese Rebecca e sperò che la canzone finisse presto, quella situazione stava diventando imbarazzante. 
Shane alzò le spalle, «Glielo impedirò.» rispose, «O lo ucciderà Nicky!»
Rebecca si voltò e guardò il cugino che era ancora al tavolo e nonostante Georgina gli baciasse con dolcezza le guance, li stava guardando male. La ragazza rise, «Potrebbe succedere!»
Shane sorrise e le scostò i capelli dal viso. «Lo farei anche io al suo posto.» disse, «In particolare con Brian.»
Rebecca tacque e guardò Shane, sospirò quando la canzone finì, si tolse dall'abbraccio di Shane e tornò al tavolo. 
«Era ora.» commentò Nicky.
Rebecca non ribatté e scolò in un sorso in bicchiere di spumante che Kian le aveva messo davanti.
Voleva solo tornare a casa, chiamare Veronica e raccontarle tutto, anche se sarebbe tornata in Italia dopo due giorni.
Shane tornò al tavolo e si sedette accanto a lei e, mentre si sedeva, la sua gamba destra sfiorò quella di Rebecca; lui sorrise e la guardò mentre lo faceva. 
Rebecca lo guardò appena e desiderò altro alcol o andarsene da lì o ricevere una botta in testa.
Forse Veronica aveva avuto ragione quando le aveva detto che forse Shane incominciava a piacerle.

Il capitolo è lungo, ho iniziato a scrivere e non mi sono più fermata; secondo il contatore di Open Office sono 8460 parole. Non so se dobbiate odiarmi perché il capitolo è lungo o amarmi per lo stesso motivo xD Editare il capitolo  stato traumatico, ho trovato tanti di quegli strafalcioni che avrei voluto sbattere la testa contro il muro. Tanto per dire, questo è il capitolo più lungo che abbia scritto!
Per questo capitolo mi sono documentata un pochino, non sapete la fatica che ho fatto per vedermi il dvd “Where dreams come true”... una fatica boia perché ho dovuto guardarlo sul portatile e non su quel gioiellino di tv che c'è in salotto. Uno schermo da 42 pollici per vedere i miei amorozzi *o* ma mio padre non ha voluto sloggiare ç.ç così ho dovuto ripiegare sul portatile.
Allora. Io non odio Kerry. Non adesso.
All'epoca la detestavo proprio! Il mio cuoricino di fangirl era diviso fra Shane, Nicky e Brian. E Nick Carter, ovviamente!
Comunque, da quando seguo Kerry su Twitter non la odio più, in verità ho smesso di odiarla quando lei e Brian hanno divorziato, ma forse non la odio perché mi segue xD
Qualche piccola precisazione: durante l'estate 2000 i Westlife hanno fatto delle esibizioni in giro per l'Europa, ho provato a cercare delle date ma non ho trovato nulla. Le altre date, invece, sono esatte e sia santa Wikipedia!
Secondo la mia tabella i capitoli in totale saranno 11, compresi prologo ed epilogo, quindi ne mancano solo sette. La parte con i “flashback” chiamiamoli così durerà fino al capitolo sei, poi si tornerà al 2007
So che leggete, quindi commentate che non fa mai male xD
Ora vi lascio, vado a scrivere la scena lime (una delle tre) del prossimo capitolo *sparge amore*  

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Capitolo 6
*** Capitolo Cinque ***


Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.
Show me the road back to your heart


Capitolo Cinque


Sabato 5 Ottobre 2002, Milano

Rebecca aprì gli occhi e li richiuse gemendo, la testa le pulsò e le sembrò che degli ippopotami le ballassero nel cervello; con una smorfia si alzò e si trascinò fuori dal letto, con gli occhi semichiusi infilò le pantofole e scese lentamente al piano di sotto.
«Arrivo.» borbottò e sbadigliò, aprì la porta d'ingresso e guardò chi la stava disturbando alle nove del mattino.
«Ciao cuginetta!»
Rebecca spalancò gli occhi e guardò i quattro ragazzi al di là del cancello e solo allora si ricordò d'indossare solo le mutande, una canottiera e le pantofole a forma di orsetto.
«Cazzo!» gridò e chiuse di scatto la porta, si appoggiò contro di essa e respirò profondamente, afferrò la cornetta del video citofono e spinse un pulsante. «Lascio la porta aperta.» disse, «Entrate, io vado a... vestirmi.» disse e corse di sopra, afferrò dei vestiti puliti e si rifugiò in bagno.
«Tutto bene?» le chiese Nicky seguendola al piano di sopra.
Rebecca sbuffò e girò la manopola dell'acqua calda della doccia. «Sì, sì.» disse aprendo di uno spiraglio la porta, «Mi faccio una doccia veloce e scendo. Tu prepara il caffè, ci sono i biscotti nel mobile... fai quello che vuoi.» disse, chiuse la porta e si spogliò, infilò la cuffietta di plastica sopra i capelli e si gettò sotto l'acqua, velocemente si lavò, dopo cinque minuti si vestì, indossando dei jeans azzurro chiaro, una maglietta bianca e una felpa nera, sentì Nicky che urlava qualche insulto a Shane, sorrise e si pettinò, legando i capelli in una coda alta.
Scese al piano di sotto dopo essersi messa le scarpe da tennis ed entrò in cucina. «Potevate avvertire, eh.» disse mettendo in funzione la macchina del caffè, «Sono tornata alle cinque!»
«Alle cinque?» esclamò Nicky, «Cosa hai fatto fino alle cinque del mattino?»
Lei lo fissò appena, prese una tazza verde e attese che il caffè fosse pronto. «Secondo te?» disse guardando Nicky e gli altri, Shane le sorrise e lei abbassò lo sguardo. «Sono andata in discoteca con Veronica!»
«Per fare cosa?» pigolò Nicky e prese un altro biscotto dalla scatola.
«Per rimorchiare, suppongo.» disse Kian e Mark ridacchiò.
Rebecca prese la tazza, ci aggiunse lo zucchero e ci soffiò sopra, «Per ballare.» disse e guardò Shane. «Ehm... Shane?»
«Sì?» fece lui.
«Stai per caso mangiando la mia ultima crostatina al cioccolato?» chiese Rebecca.
Il ragazzo annuì, «Credo di sì.» rispose e mise in bocca l'ultimo pezzo.
Rebecca sbuffò, «Grande.» disse e bevve il caffè, «Cosa ci fate qui?» domandò.
«Non posso venire a trovare la mia cuginetta preferita?» disse Nicky, si avvicinò a lei e l'abbracciò prima di baciarle una guancia.
Lei rise e si liberò dall'abbraccio, posò la tazza sul bancone dietro di lei e sorrise. «Certo che puoi.» rispose, «Ma loro?» chiese e indicò Mark, Kian e Shane. «Ti hanno seguito perché avevano paura che ti perdessi?»
Gli altri tre risero e Nicky fece una smorfia offesa. «Veramente si sono aggregati quando hanno saputo che sarei venuto qua.» spiegò, «E io non mi perdo.»
Rebecca ridacchiò e finì il suo caffè, «Come vuoi.» disse e si bloccò quando sentì che qualcuno stava scendendo le scale. «Merda.» mormorò. 
Nicky la guardò e sbiancò, «Rebecca...» borbottò.
«Perché stai facendo tutto sto casino? Il mal di testa mi sta uccidendo!»
Tutti fissarono Veronica ferma sulla soglia della cucina, vestita solo con la biancheria intima; quando la ragazza si accorse che non c'era solo Rebecca avvampò e aprì la bocca, la richiuse e guardò Rebecca. «Becky!» strillò prima di correre al piano di sopra.
Rebecca s'incamminò dietro di lei, si girò e guardò Nicky, «Sei diventato pallido perché pensavi che fossi con un ragazzo?» ridacchiò, «Di solito li caccio fuori una volta che abbiamo finito!» disse e uscì di corsa dalla cucina, mentre saliva le scale riuscì a sentire le risate di Kian e Mark.
«Perché non mi hai detto nulla?» si lamentò Veronica entrando in bagno. 
«Guarda che neppure io sapevo che sarebbero venuti.» replicò Rebecca alzando gli occhi al cielo, «Mi hanno fatto l'improvvisata.»
Veronica borbottò sottovoce e andò a farsi la doccia. «Ti aspetto di sotto!» gridò Rebecca, scese le scale e si bloccò, quando vide la porta d'ingresso. «Perché  le vostre valige sono qui?» chiese tornando in cucina, «Non siete ancora andati in albergo?»
Nicky le si avvicinò e le posò le mani sulle spalle, «Ecco... io  pensavo di venire da solo e che tu potessi ospitarmi, quindi non ho prenotato, poi loro....» si fermò e si girò verso Mark, Kian e Shane, «hanno deciso di aggregarsi... e quindi....»
«E quindi?» fece Rebecca.
«Siamo senza albergo!» rispose Mark al posto di Nicky, «Mentre venivamo qui abbiamo provato a chiamare qualche hotel, ma sono tutti pieni.»
Rebecca inspirò piano e guardò Nicky che la fissava sorridendo. «E va bene! Potete stare qui, nella mansarda!» esclamò, «Ma vi avverto che i materassi sono scomodi.» disse, «E che il bagno è uno solo e piccolo.»
«Andrà benissimo, grazie.» esclamò Kian.
«Prendente le valige, vi faccio vedere la mansarda.»

«Non ci avevi detto che la scala era a chiocciola!» protestò Shane trascinando il trolley lungo gli ultimi gradini.
«Sei tu che hai la valigia troppo grossa.» replicò Rebecca, «Quanto vuoi stare qui, due mesi?»
«Ho bisogno dei miei vestiti!» disse lui.
«Un intero armadio?»
«Mi cambio spesso!»
«Una volta all'ora?»
«Non è vero!»
«A me sembra di sì.» esclamò Rebecca. «Il bagno è lì.» disse indicando una porta di legno scuro, «Lì ci sono le lenzuola e i cuscini.» aggiunse indicando un armadio, «È l'unico armadio... quindi fate i bravi bambini e non litigate troppo.» 
«Un solo armadio non basta per tutta la roba di Shane!» esclamò Mark ridendo e Shane fece una smorfia offesa e si sedette su uno dei letti.
Rebecca fece un sorriso e si avviò alle scale, scese due gradini e si voltò, «Fatevi i letti, già che ci siete, io vado a rifare il mio.» cinguettò prima di tornare di sotto.
I ragazzi si guardarono, «Dobbiamo fare cosa?» borbottò Shane.

***

Rebecca pensò che la situazione fosse surreale: Shane le stava vicino e non perdeva occasione per abbracciarla, baciarle le guance —  facendo arrabbiare Nicky —  e sorriderle. Nicky borbottava sottovoce che forse era meglio se fosse venuto da solo, Veronica rideva e scherzava con Kian e Mark.
E nel frattempo mangiavano le lasagne che aveva preparato Shawn.
Rebecca sorseggiò l'acqua e quasi le andò di traverso quando sentì qualcosa sfiorarle le gambe ma si tranquillizzò quando capì che era stato Nicky; aveva pensato che fosse stato Shane ma in quel momento lui stava parlando con Mark.
«Dopo cosa facciamo?» chiese Kian pulendosi le labbra con il tovagliolo. 
«Non lo so.» rispose Rebecca, «Io e Veronica avevamo in programma di andare al centro commerciale.»
«E noi?» domandò Nicky.
Rebecca alzò gli occhi al cielo e sospirò, «Se mi avvertivi...» disse.
«Volevo farti una sorpresa!» si giustificò lui.
«Mio padre lo sa?» chiese Rebecca e incrociò le braccia.
Nicky sorrise e scosse la testa. «No.» disse e fece una risatina.
Rebecca sbuffò e si alzò in piedi, «Veronica, aiutami a sparecchiare.» disse, «Veronica!» esclamò quando vide che la sua amica non le prestava attenzione, troppo presa a raccontare qualcosa a Mark.
«Arrivo!» disse lei e si alzò in piedi, nel giro di dieci minuti avevano sparecchiato e riempito la lavastoviglie.
«Cosa dovevate fare al centro commerciale?» chiese Nicky quando le due tornarono con il caffè.
Rebecca guardò Veronica e ridacchiarono, «Prendere qualcosina.» rispose la seconda.
«Cosa?» chiese Nicky e ringraziò Rebecca quando lei gli posò la tazzina davanti.
Le ragazze si guardarono nuovamente e sorrisero. «Biancheria intima.» rispose e ridacchiò quando Nicky arrossì, «Di pelle nera, con qualche borchia.»
Nicky tossì e afferrò il bicchiere d'acqua. «Pelle nera?» borbottò, «Bex!» esclamò. 
Lei ridacchiò e si sedette, «Dai, Nicky! Ti stavo solo prendendo in giro!» rise.
Nicky incrociò le braccia al petto e borbottò che sua cugina l'avrebbe fatto impazzire.
«Tu sei già fuori di testa!» lo prese in giro Kian.
«Credo che dovremmo rivedere i nostri piani.» disse Veronica.
«Eh, già.» sospirò Rebecca, «Niente biancheria di pelle.» scherzò, «Che peccato.»
«Avevo visto un bustino così carino... regalavano anche la frusta coordinata.»
«Mi ricordo, era bellissimo.»
«Dovremmo andare un'altra volta.»
«Non avremmo più lo sconto.»
«Pagheremo a prezzo pieno quelle belle mutandine di pelle...»
«E il bustino con la frusta.»
«E gli stivali sopra al ginocchio.»
«E la tutina di latex!»  Rebecca scoppiò a ridere.
«La finite?» gridò Shane interrompendo il dialogo delle due ragazze, «Siete infantili!»
Rebecca lo fissò, la bocca leggermente aperta. «Stavamo scherzando, Shane.» disse dopo qualche secondo.
Lui scosse la testa, «Stavate esagerando.» replicò.
«Era solo uno scherzo!» disse Rebecca, «Dai, neppure Nicky se l'è presa!» continuò e sospirò, «Non ho capito cosa diavolo c'entri, visto che non eri il diretto interessato!»
«Eravate infantili.» ripeté Shane.
Rebecca lo guardò e per un istante si sentì delusa, il telefono squillò e lei sobbalzò, si alzò in piedi e prese il cordless. «Ciao, papà.» disse e andò in cucina.
«Hai esagerato.» disse Nicky.
Shane sbuffò e scrollò la testa, «Non è vero.»
Veronica alzò gli occhi al cielo, «Sei stato pesante.» disse, «Ci stavamo divertendo.»
«Bhe... bel modo di divertirsi.» replicò Shane.
«Shane... non capisco: se io non mi sono arrabbiato, perché lo devi fare te?» esclamò Nicky.
Shane sbuffò, incrociò le braccia al petto e rimase in silenzio.
«Papà ha detto che devo darti un calcio.» disse Rebecca tornando nel soggiorno, guardò Nicky e sorrise.
«Cosa?» fece lui, «E perché?»
Lei scrollò le spalle e si sedette, anche se Shane era accanto a lei non lo degnò di uno sguardo, «Perché sei venuto senza avvertire.» rispose, «Avrebbe voluto salutarti.»
Nicky annuì, «Capisco.» disse, «Lo chiamerò e mi scuserò.» 
«E quindi... cosa facciamo?» chiese Mark.
Rebecca guardò brevemente Shane, poi fissò Veronica, «Cosa ne dici?» 
L'altra alzò le spalle, «Non so, possiamo andare al lago.» rispose e Rebecca annuì. «Bene, ragazzi. Che ne dite di un giretto sul lago di Como?»
«Ehm... con cosa andiamo? In taxi? Costerà una fortuna!» obbiettò Kian.
Rebecca sorrise, «Non preoccuparti, andremo in macchina.»
«Siamo in sei.» disse Nicky.
«E papà ha comprato una sette posti.» replicò Rebecca, «Forse è stata l'unica idea decente che abbia avuto Elena.» sorrise e guardò il cugino. «Io e Veronica andiamo a prepararci, voi portate le tazzine in cucina.» disse, si alzò in piedi e, seguita da Veronica, salì in camera.
«Che ha il tuo amico?» chiese Veronica prendendo un maglioncino dall'armadio dell'amica.
«Quale amico?» replicò Rebecca sistemandosi la felpa.
Veronica fece un sospiro e alzò gli occhi al cielo. «Quello mezzo matto che ha fatto una scenata.» rispose.
Rebecca sbuffò e andò in bagno. «Non lo so.» disse, «Lo hai detto tu: è mezzo matto.» aggiunse e si pettinò i capelli.
«Magari Gillian non gliela da più.» ridacchiò Veronica, afferrò un'altra spazzola e si pettinò anche lei.
Rebecca sospirò, «Sono Irlandesi, sono cattolici fino al midollo... probabilmente non l'hanno ancora fatto.»
«Anche Brian lo è, eppure...» obbiettò Veronica.
Rebecca la guardò e afferrò la borsa dei trucchi, «Hai ragione.» disse, «E anche Kian...» lasciò cadere la frase e si voltò verso l'amica che era arrossita, «Sei diventata rossa! Dopo... quasi tre anni!»
Veronica fece una smorfia offesa e poi scoppiò a ridere, «Sono stati momenti indimenticabili!» cinguettò, «E comunque è come dico io: Shane è strambo perché non scopa.»
Rebecca si guardò allo specchio e non disse nulla, si mise il rossetto e guardò la sua migliore amica, «Andiamo?» disse.
Veronica annuì, «Sono pronta, devo solo recuperare la borsa.» esclamò, «E comunque anche tu sei Irlandese.» fece notare.
«Probabilmente verrò dallo stesso stampo di Brian e Kian.» disse. Uscirono dal bagno, andarono a recuperare le loro borse —  erano finite sotto al letto —  e scesero al piano di sotto.
«Dovevate restauravi?» chiese Nicky.
Rebecca alzò gli occhi al cielo e sbuffò, «Siamo state di sopra dieci minuti al massimo.» replicò, «Andiamo.» disse e uscirono da casa, Rebecca chiuse la porta d'ingresso e andò verso il garage.
«O vi spostate o vi investo.» disse mentre apriva la porta basculante del garage, i ragazzi si misero al lato del vialetto e Rebecca uscì in retromarcia dal garage, «Chiudi.» ordinò a Nicky passandogli le chiavi, schiacciò il pulsante e il cancello si aprì.
«Volete rimanere qui?» esclamò Veronica salendo in macchina accanto a Rebecca.
«Ehm... no.» disse Mark e aprì il portellone posteriore e salì, andando negli ultimi due sedili, sedendosi al centro del divanetto.
«Perché tu sei lì bello comodo?» esclamò Kian e si sedette accanto a lui, facendolo spostare verso il finestrino destro. Nicky e Shane si misero nei sedili in mezzo e Rebecca poté partire.
«Brian non è venuto perché è a casa con Kerry e Molly.» disse Shane mentre Rebecca si fermava allo stop. «Sai che aspettano il secondo figlio?»
Rebecca strinse il volante e guardò Shane dallo specchietto retrovisore, «Sì, lo so.» ringhiò, «C'ero anche io quando lo ha detto.» disse e si chiese perché Shane dovesse rigirare il coltello nella piaga. Di solito, quando lui la chiamava, evitava di parlare di Brian, Kerry, di Molly o della nuova gravidanza; invece, in quel momento sembrava che lo facesse di proposito. Eppure lui sapeva quanto lei ci fosse rimasta male per Brian, dopotutto era stato lui a consolarla ogni volta che Brian la mollava per correre di nuovo da Kerry. Ed era sempre stato lui a dirle che per lei ci sarebbe sempre stata. 
«Volevo solo informarti.» esclamò Shane strappando Rebecca dai suoi pensieri,
«Grazie.» replicò lei. «Sei stato molto gentile.» disse.
«Ma che diavolo vi prende?» esclamò Mark, «Di solito siete tutti pucci-pucci, adesso siete ad un passo dallo sbranarvi!»
Rebecca sorrise, «Mi avete tirato giù dal letto dopo quattro ore di sonno!» disse, «Io sono giustificata, e tu, Shane?» chiese guardando il ragazzo dallo specchietto retrovisore, «Che giustificazione hai?»
Shane incrociò le braccia al petto e guardò fuori dal finestrino, «Nessuna.» mormorò, «Sono un po' nervoso.»
Rebecca non disse nulla e si concentrò sulla guida.

***

Kian ballava con Veronica, Mark e Nicky stavano giocando a freccette, Rebecca e Shane era seduti su un divanetto .
«Mi dispiace per prima.» esclamò Shane a un certo punto.
Rebecca si voltò verso di lui e sorrise. «Grazie.»
Shane posò le mani sulle ginocchia e sorrise, «Sono stato stupido, scusa.» disse, «E che il tuo discorso, quello sulla biancheria di pelle mi ha lasciato un po'... sorpreso, ecco. Non pensavo che fossi quel genere di ragazza.»
Rebecca lo guardò sorpresa, «In che senso?» chiese e guardò le mani di Shane, riuscì a scorgere un luccichio prima che Shane spostasse le mani.
Shane alzò le spalle,  «Del tipo Catwoman.» rispose e fece un sorriso, «Mi sembri più un...»
«Ti sembro cosa?»
«Un piccolo leoncino bisognoso di coccole.»
Rebecca rise, «Un leoncino?» chiese, «Che carino.» disse, «Non sei più arrabbiato con me, allora?»
Shane scosse la testa, «No.» rispose e l'abbracciò, le baciò la fronte, Rebecca sorrise e posò la testa sulla sua spalla.
«Hanno fatto pace!» gridò Nicky, «Era ora!»
Rebecca si staccò da Shane e sorrise, «Mio cugino è matto!» rise, guardò Shane e gli prese la mano sinistra, sfiorò l'anello e respirò a fondo. «Bell'anello.» commentò.
Shane fece un sorriso e le strinse la mano, «Grazie.» disse, «Ti piace? Io e Gillian abbiamo deciso di sposarci l'anno prossimo.»
Rebecca annuì lentamente. «Congratulazioni, allora.» mormorò e cercò di sorridere, il pensiero che Shane potesse fidanzarsi e sposarsi non l'aveva neppure sfiorata,  «L'anello è un po' troppo... vistoso, per i miei gusti.»
Shane le sfiorò i capelli e le baciò la fronte, «Balliamo?»
Rebecca lo fissò, poi sorrise, bevve della birra e lo seguì sulla piccola pista della zona vip nella quale si trovavano, c'erano solo loro sei oltre ad altre quattro persone; gli circondò il collo con le braccia e lo guardò sorridendo. «Gillian non ha nulla in contrario su questa gitarella?» domandò.
«No.» fu la breve risposta di Shane, «Sa che siamo amici  e che tu sei la cugina di Nicky.»
Rebecca annuì e posò la testa sulla sua spalla, chiuse gli occhi e inspirò il profumo dell'amico. non sapeva il perché, ma quando stava con lui si sentiva al sicuro.

Rebecca abbassò la camicia da notte —  era in cotone pesante, aveva le maniche lunghe e un elefante stampato sul davanti e le arrivava sopra al ginocchio —  e alzò la testa quando sentì il botto provenire da sopra, seguito da urla e grida; guardò Veronica e uscì correndo dalla camera, salì velocemente le scale e si bloccò in cima. 
Kian e Mark erano seduti sui loro letti, piegati in due dalle risate, Nicky era in mezzo alla stanza, anche lui rideva; Shane era sdraiato sul letto —  i piedini anteriori si erano piegati —  e agitava le braccia chiedendo aiuto.
«La smettete di ridere?» esclamò, «Aiutatemi!» disse e cercò di mettersi seduto, ma il movimento fece piegare anche gli altri piedini, e il letto cadde a terra con un tonfo.
Rebecca scoppiò a ridere e si aggrappò al corrimano mentre Veronica sghignazzava contro la sua spalla.
«Volevi uccidermi, vero?» borbottò Shane alzandosi in piedi, «Cazzo!» gridò quando sbatté la testa su una delle travi a vista. «Dì che l'hai fatto per vendicarti!»
«Veramente il letto lo hai scelto tu!» disse e si avvicinò a lui, «E le travi ci sono da quando è stata costruita la casa.» aggiunse e sistemò il letto.
«Sono bloccati bene?» domandò Shane massaggiandosi la testa.
Rebecca lo fissò e rise, «Forse.» rispose.
Shane alzò gli occhi al cielo, «Speriamo bene.»
Rebecca scosse la testa e raggiunse Veronica, «Evitate di fare troppo... casino.» esclamò, «La mia stanza è proprio qui sotto e si sente tutto.» disse e scese le scale. 
«Se il letto si rompe ancora vengo a dormire con te!» esclamò Shane.
«Non puoi!» protestò Nicky.
«Se lo fai ti prendo a calci!» esclamò Rebecca.
«Mi vuoi troppo bene per farlo.» ribatté Shane.
Rebecca si voltò e sorrise, «Tutto ciò non mi impedisce di farlo!» disse, «Buona notte! E se ci svegliate prima di mezzogiorno vi prendiamo a calci!»


Mercoledì 19 Febbraio 2003, Dublino

Rebecca fissò la neonata che teneva fra le braccia e pensò che fosse carina, nonostante fosse la figlia di Brian e di Kerry. “Hai preso tutto da tuo padre.” pensò e diede la bambina a Brian, lui le sorrise e lei si sentì sciogliere, nonostante lui l'avesse mollata, per l'ennesima volta, due mesi prima.
Brian le fece un piccolo gesto con la testa e lei capì immediatamente quello che intendeva, si scusò e disse che andava in bagno.
Due minuti dopo Brian la raggiunse, la condusse in un angolo appartato e la strinse a sé prima di baciarla. «Mi sei mancata.» sussurrò sulle sue labbra prima di baciarla una seconda volta.
Rebecca sorrise e lo lasciò fare perché, anche se si era ripromessa di non cascarci più, lui l'attraeva ancora. Alzò la testa quando Brian le baciò il collo e vide Shane che li osservava, deluso. Rebecca lo guardò e lui scosse con lentezza la testa prima di voltarsi e andarsene.
Rebecca spinse via Brian e andò dietro a Shane, lo trovò poco lontano, appoggiato al muro, le mani infilate in tasca. «Shane, io...»
Lui scosse la testa, «No, Rebecca, basta scuse.» disse, «Sono quasi quattro anni che va avanti questa  storia.» aggiunse e Rebecca lo guardò pensando che non l'aveva mai visto così... arrabbiato. No, non arrabbiato, Shane era deluso.
«Io... Shane, io...» balbettò impallidendo al pensiero di averlo, in un certo senso, tradito.
Shane fece un respiro profondo. «Io non sarò qui a raccogliere i cocci del tuo cuore quando lo spezzerà, perché lo farà sicuramente.»
Rebecca gli afferrò la mano e la strinse fra le sue. «Non arrabbiarti, per favore!» disse e si avvicinò a lui, «Shane...»
Lui si scostò, «No, Rebecca.» disse, «Ti ho visto piangere troppe volte per lui, stare male perché lui ti prende e ti usa e ti scarica... adesso basta, fai quello che vuoi. Io non ci sono più, per te.»
Rebecca si sentì morire, «Per favore, Shane, scusa, non volevo deluderti, ti prego...» piagnucolò cercando di prendergli la mano, «per favore!»
Shane la fissò e scosse la testa, «No.»
Rebecca si lasciò sfuggire un piccolo singhiozzo. «Shane... per favore!»
Shane la guardò un lungo istante rimanendo in silenzio, lentamente si voltò e se ne andò, lasciando Rebecca a un passo dalle lacrime.
Lei ingoiò il groppo che aveva in gola e si rifugiò in bagno, si sciacquò il viso e tornò dagli altri.
«Dobbiamo andare.» le disse Nicky, «Altrimenti perdi l'aereo.»
Rebecca annuì, ringraziò Kerry quando le diede la giacca, afferrò la borsetta e iniziò a salutare gli altri. Abbracciò Mark e Kian, salutò con freddezza Brian e Kerry e si fermò davanti a Shane, inspirò a fondo e lo abbracciò brevemente.
«Sono pronta.» disse a Nicky e indossò la giacca, uscì dalla casa di Brian e Kerry costringendosi a non piangere, avrebbe avuto il tempo per farlo una volta salutato Nicky all'aeroporto.

***

«È per te.» esclamò Liliana entrando in camera di Rebecca, lei le strappò il cordless dalle mani e la spinse fuori dalla stanza gridandole di sparire.
«Pronto?» disse appoggiandosi contro la porta chiusa a chiave.
«Rebecca, sono Shane.»
Lei inspirò e si sedette sul pavimento. «Cosa vuoi? Insultarmi? Dirmi quanto sono stupida?» esclamò e si morse la lingua rendendosi conto di essere stata acida. 
«Ero in aeroporto quando sei partita, avrei voluto fermati ma tu avevi già superato i controlli...» disse Shane e respirò a fondo.
«Ah.» fece Rebecca, «Non ti ho visto.»
«Me ne sono andato subito.» disse.
«E Nicky ti ha visto?»
«No.»
«Perché sei venuto?»
 «Mi sono pentito subito per quello che ti ho detto, ti avevo promesso che ci sarei stato sempre per te, solo che... ero arrabbiato, Rebecca. Scusa.» disse, «Perdonami, per favore.»
Lei sorrise e andò a sdraiarsi sul letto. «Ti perdono.» sussurrò, «È che... non so, Shane, lui mi guarda e io mi sciolgo.» confessò.
«Dovresti voltare pagina.» fece notare lui.
Rebecca sospirò, «Lo so.» disse, «Credo che succeda per un senso di rivalsa... probabilmente non voglio arrendermi all'evidenza che Brian non mi vuole al cento per cento.»
«Il fatto che tu lo capisca è già una buona cosa.» esclamò Shane, «Devi solo convincerti che là fuori c'è qualcuno migliore di Brian, una persona che ti ama con tutto il cuore e che non ti farebbe mai soffrire.»
Rebecca sorrise e si girò su un fianco e piegò le gambe verso le ginocchia, «Devo solo trovarlo.» disse, «Chissà dov'è!»
«Magari è più vicino di quanto tu pensi.»
Rebecca rimase zitta e pensò che Shane fosse proprio strano, e che il suo tono di voce fosse più dolce del solito, «Tu dici?» pigolò e quasi sperò che lui le rispondesse che era lui quella persona.
«Sì, dico di sì.» rispose Shane e rimase in silenzio qualche secondo. «Devi avere un po' di fiducia in te stessa, sei una persona meravigliosa, dolce e intelligente.»
Rebecca si morsicò le labbra, «Grazie.» disse, «Sei molto... gentile.» 
Shane fece una breve risata, «Anche tu.» replicò e respirò a fondo, «Comunque... perché hai il cellulare spento? Ho provato a chiamarti tre volte ma ho sempre trovato la segreteria.»
«Me è acceso!» disse lei e si alzò in piedi, recuperò il cellulare dalla scrivania e lo girò, «Oh.»
«È spento?» rise Shane, «Fammi indovinare... batteria scarica?» 
Anche Rebecca rise, «Sì!» rispose, afferrò il carica batteria e lo collegò al cellulare. «Grazie di avermi avvertito, se non me l'avessi detto me ne sarei accorta stasera!»
«O quando l'esercito mandato da Nicky avrebbe bussato alla tua porta!» scherzò lui.
«Ma no!» disse Rebecca e si sedette sul letto, «Avrebbe chiamato prima mio padre, poi avrebbe chiamato sul fisso poi, al limite, avrebbe chiamato l'esercito.»
«Giusto!» ridacchiò Shane, «Devo andare. Ci vediamo al concerto, vero?»
«Sì, mi sembra ovvio!» rispose Rebecca facendo una risatina.
«Fra quattro mesi.» disse Shane.
«Passano in fretta!» esclamò lei, «E comunque tornerò anche ad Agosto per il matrimonio di Nicky!»
«Ah sì, vero.» disse Shane e sospirò.
«Cosa c'è?» domandò Rebecca, «Shane?»
«Mi sposo anche io.»
«Lo so, mi avevi detto che dovevate scegliere la data.»
Shane sospirò nuovamente, «Il ventotto Dicembre.» disse, «Di quest'anno.»
Rebecca rimase in silenzio per qualche secondo, «Spero che m'inviterai!» disse non sapendo cos'altro dire e si sdraiò.
«Sì.» esclamò Shane, «Certo che t'invito!» disse, «Sei importante per me, come potrei non farlo?»
Rebecca rimase sorpresa, «Allora aspetto l'invito.» disse e alzò gli occhi, vide l'orologio e schizzò a sedere, «Sono quasi le sei e mezza!» esclamò.
Shane rise, «Quindi?»
«Devo andare a cena con Veronica e i suoi genitori!» rispose alzandosi in piedi, «Festeggiano trent'anni di matrimonio e mi hanno invitato!» aggiunse e aprì l'armadio, «Devo ancora lavarmi... passano fra tre quarti d'ora!» gemette.
Shane rise di nuovo, «Oh, va bene.» disse, «Ti lascio, così ti prepari.»
«Ah, sì.» fece lei e prese un vestito azzurro dall'armadio, «Ciao. Ci sentiamo, allora.»
«Certo. Salutami Veronica.» disse Shane, «Ti voglio bene, piccola.» aggiunse e riattaccò.
Rebecca fissò il telefono e inspirò lentamente, insicura se avesse capito bene oppure no. Shane le aveva detto che le voleva bene. Con lentezza posò il cordless sulla sua base e si chiese perché prima lo avesse Liliana, si ripromise di raccontare tutto a Veronica —  compreso la parte del ti voglio bene —   e andò in bagno per farsi la doccia.


Venerdì 27 Giugno 2003, Dublino

Rebecca scivolò dalle braccia di Mark a quelle di Kian per poi abbracciare Shane,  «Sei stato fenomenale.» gli sussurrò. 
«Anche tu.» disse lui e le baciò la guancia, la strinse più forte e rise quando lei si divincolò appena iniziò a farle il solletico.
«Smettila!» strillò Rebecca, «Nicky!» si lamentò, «Digli di smetterla!»
Lui rise, «Bex, non mi dici sempre che sei grande?» esclamò Nicky.
Rebecca incrociò le braccia al petto con l'aria offesa e si voltò, «Sì, sì, va bene.» borbottò prima di voltarsi e ridere. Shane l'abbracciò nuovamente e le scoccò un bacio sulla fronte.
«Bleah, sei tutto sudato!» disse spingendolo via.
Shane alzò gli occhi al cielo prima di ridere, «Sei schizzinosa, oggi.»
Rebecca non ribatté e prese la borsetta. «Non è vero.» disse. «Sei tu quello sudato.»
«La macchina per tornare in albergo è pronta.» esclamò Kian, «Andiamo a lavarci, prima che ci lasci qui.»
«Io vi aspetto.» disse Rebecca e si sedette sulla prima sedia pieghevole che trovò.
Shane le passò accanto e le scompigliò i capelli, le baciò una guancia. «So che mi adori anche quando sono tutto sudato!» mormorò prima di seguire gli altri.

***

«Credo di essere ubriaca.» commentò Rebecca e finì la sua birra.
«Credo proprio di sì.» disse Shane. «Andiamo in camera?» le chiese, e lei lo guardò un istante, si morsicò il labbro inferiore e sorrise.
Dieci minuti dopo erano davanti alla porta della camera di Shane, anche se Rebecca avrebbe potuto ritornare a casa Da Yvonne e Nicholas, ma non le era neanche passato per la mente di uscire dall'albergo e prendere un taxi. Shane aprì la porta e Rebecca andò al letto e si sedette, per poi sdraiarsi, lasciando cadere la borsetta sul pavimento.
«Shane?» disse, «Mi presti una maglia per dormire?»
Shane sorrise, «Certo.» rispose e prese un maglia a maniche corte dall'armadio e la posò sul letto accanto a Rebecca.
«Shane?»
«Dimmi.»
«Mi togli i sandali, per favore?»
Shane sorrise, «Come ti senti?» le domandò mentre s'inginocchiava davanti a lei, Rebecca rispose con un'alzata di spalle; Shane strinse le labbra e slacciò il cinturino del sandalo sinistro e, mentre lo toglieva, le accarezzò il piede; le tolse anche l'altro sandalo e alzò il viso per guardarla, le sorrise di nuovo e si sdraiò accanto a lei, le prese la mano e intrecciò le dita con le sue. Rimasero in silenzio e Rebecca spostò la testa verso quella di Shane, lui girò il viso e le baciò fronte e respirò il suo profumo, sorrise a occhi chiusi e si girò sul fianco destro, lasciò la mano di Rebecca e le sfiorò il viso e lei chiuse gli occhi. Shane continuò ad accarezzarla e si piegò su di lei, il suo naso sfiorò quello di Rebecca, lei aprì gli occhi e sorrise. Shane chiuse gli occhi e si chinò su di lei e rimase fermo così, a pochi centimetri dalle labbra di lei.
Rebecca aprì gli occhi e vide Shane sopra di lei, sorrise e inspirò lentamente, anche Shane sorrise e le sfiorò le labbra con le proprie, Rebecca dischiuse le labbra e Shane gemette mentre le sfiorava con la punta della lingua; si spostò su di lei con lentezza, senza smettere di baciarla, fece scendere la mano dal viso al fianco e l'alzò, le sfiorò la pelle e le baciò la guancia destra, lasciandole una scia di baci fino alle orecchie e tornò alla labbra, si mise in ginocchio sul letto e guardò Rebecca, lei sorrise e Shane le sfilò  con lentezza la maglietta bianca e la lasciò cadere sul pavimento e si chinò di nuovo su di lei e la baciò nuovamente, spingendosi contro di lei e gemendo quando Rebecca gli circondò la vita con le gambe, rise e le baciò il collo senza smettere di accarezzarle i fianchi, rotolò sulla schiena e Rebecca si trovò su di lui.
Lei rise e sistemò i capelli dietro le orecchie e guardò Shane con gli occhi socchiusi. Fece scorrere le mani sul torace di Shane, arrivò all'orlo e si morsicò le labbra fissando Shane e gli tolse la maglietta, lui alzò la testa le sorrise, le prese il viso fra le mani e l'attrasse a sé, respirò sulle sue labbra e la baciò con dolcezza prima di far scivolare una mano dietro la sua testa e infilarle la lingua fra le labbra e baciarla con più forza. Rebecca mugugnò e si mosse su di lui. 
Shane fece scivolare una mano sulla sua schiena e arrivò al sedere, infilò una mano sotto la gonna e le toccò la stoffa delle mutandine, sorrise sulle labbra di lei, si rigirò nuovamente e bloccò Rebecca sotto al suo corpo. Rise e le baciò il collo prima di trascinarla con sé verso i cuscini; respirò contro la sua pelle e lasciò una serie di piccoli baci sulla mandibola mentre  infilava le dita sotto alle mutandine e Rebecca gemette piano quando lui la toccò, si aggrappò a lui e cercò le sue labbra e le trovò, le baciò, gemendo quando Shane le sfiorò la parte alta delle cosce, fece scivolare le mani sul suo corpo e arrivò alla cintura dei jeans, la slacciò, fece scivolare il bottone fuori dall'asola e abbassò la cerniera; sfiorò Shane da sopra i boxer e lui gemette e desiderò che lei lo toccasse di più, riprese a baciarla e con una mano le fece scendere la gonna nera oltre le ginocchia, si mise seduto e si levò i jeans, e li gettò sul pavimento insieme alla gonna.
Si sdraiò accanto a Rebecca e le sfiorò il corpo con lentezza, facendo scorrere la mano ovunque gli fosse possibile; le baciò il viso e succhiò lentamente il suo orecchio prima di fare lo stesso con le labbra, senza smettere di accarezzarla e sfiorarla.
Gemette quando Rebecca scostò i boxer e lo accarezzò stringendo con delicatezza, sospirò e si alzò, si liberò di quell'ultimo indumento e fece lo stesso con lei, si sdraiò e riprese ad accarezzarla e baciarle il collo, scendendo lentamente, lasciando una scia di baci umidi fino al seno, sfiorò con le labbra un seno e baciò nuovamente Rebecca, soffocando il gemito che le era sfuggito dalle labbra e soffocò un urlo quando le dita di lei si chiusero su di lui e, dopo qualche minuto di baci e carezze, la fermò, «Piano, piccola.» sussurrò e la baciò con dolcezza, la guardò e si sistemò fra le sue gambe, sorridendo la baciò.
Con lentezza entrò dentro di lei, così piano che Rebecca temette di esplodere e, quando Shane fu completamente dentro di lei, si fermò e la baciò sulla labbra tenendo gli occhi chiusi; sorrise sulle sue labbra e iniziò a muoversi piano, spingendo in un angolo della mente i pensieri che gli erano appena venuti in mente: “Cosa succederà? E Gillian? Devo annullare il matrimonio? Cosa provo per Rebecca?” 
L'unica cosa che contava per lui, in quel momento era solo Rebecca e quello che stava facendo con lei.

***

Shane uscì dal bagno e sorrise nel vedere Rebecca sbadigliare, «Buon giorno.» le disse e si sedette sul bordo del letto.
«Ciao.» borbottò lei e si mise seduta, appoggiando la schiena alla tastiera. «Non dirmi che ieri sera ero così sbronza che hai dovuto portarmi qui perché non riuscivo neanche a stare in piedi!»
Shane rise, «No.» disse e scosse la testa, «Cosa ti ricordi?» chiese piano, con la paura che lei non ricordasse più nulla della sera precedente, perché lui ricordava ogni singolo dettaglio.
Rebecca prese un respiro profondo e lo guardò, «Ricordo che abbiamo parlato e bevuto.» rispose e abbassò la testa, guardandosi le mani, «Mi ricordo che ti chiedevo la maglietta in prestito e che ti chiedevo di togliermi le scarpe... giusto?» domandò e Shane annuì lentamente e le sue dita artigliarono il lenzuolo mentre la paura che lei non ricordasse nulla —  o peggio, che la ricordasse nel modo sbagliato —  iniziava  farsi sempre più strada dentro di lui.
«E poi?» 
La voce di Rebecca lo riportò alla realtà, «Cosa?»
«E poi cosa è successo?»
Shane prese un respiro profondo, «Non ricordi?» chiese e sperò che la sua voce non avesse tremato, Rebecca scosse la testa; lui sospirò e abbassò la testa, «Ti sei cambiata e poi sei crollata e ti sei addormentata subito.» rispose e le toccò i capelli. «Vado a fare colazione con gli altri, prenditela comoda.» disse e le baciò la fronte, si alzò, indossò una maglietta pulita e uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Avanzò verso l'ascensore, spinse il pulsante e si passò una mano sul viso e si lasciò sfuggire un profondo respiro. Ingoiò il groppo che aveva in gola e si domandò come mai Rebecca non ricordasse nulla, lui ricordava ogni singolo istante: le sue labbra morbide, la pelle profumata, le sue mani che lo stringevano, il suono dei suoi gemiti e sospiri, il modo in cui si era accoccolata contro di lui quando avevano finito... sospirò nuovamente ed entrò nell'ascensore quando le porte si aprirono e spinse il pulsante per il piano terra; fissò l'elastico blu che aveva al polso —  ad un certo punto aveva disfato la coda di Rebecca e aveva infilato l'elastico al polso come se fosse un braccialetto —  e lo sfiorò, lo tolse e lo infilò nella tasca dei jeans, probabilmente sarebbe stato l'unico segno di quella notte, oltre ai suoi ricordi.
E lui non avrebbe mai dimenticato nulla.


Sabato 9 Agosto 2003, Gallardon, Francia.

Rebecca sorrise e abbracciò Nicky, «Sei bellissimo.» gli disse e gli baciò una guancia.
«Anche tu.» replicò lui prima di salutare Veronica, «Vi state divertendo?» chiese e le due annuirono, lui sorrise e si allontanò.
Un cameriere passò e offrì loro due bicchieri di spumante, «Nicky non dirà niente?» chiese Veronica.
Rebecca scrollò le spalle, «Al momento credo che non si renda neppure conto su che pianeta sia.» rispose guardando il cugino che sprizzava gioia da tutti i pori.
«Eh, già.» commentò Veronica, «Lui e Georgina sono così carini e perfetti insieme.»
Entrambe sospirarono e sorseggiarono lo spumante. «Sbaglio o Shane ci ha guardato appena?»
«Lo sai che è mezzo matto.» replicò Rebecca, «E poi è con la sua adorabile Gillian che sembra tenerlo al guinzaglio.» sospirò e finì quello che aveva nel bicchiere, «È già tanto se sia riuscita a salutarlo!» si lamentò e guardò Shane e Gillian che parlavano con Kian.
«Forse ha saputo.»
Rebecca s'irrigidì, «Saputo cosa?» chiese e sfiorò il vestito color rosa salmone che aveva indossato per la cerimonia religiosa del matrimonio di Nicky —  quella civile si era svolta qualche giorno prima a County Wicklow —  e strinse il bicchiere.
Veronica alzò le spalle, «Della gitarella dell'anno scorso.» disse —  alla fine Shane le aveva confessato che Gillian non sapeva nulla del breve viaggio in Italia —, «O del fatto che il suo caro fidanzatino ti abbia ceduto il letto perché tu eri troppo ubriaca per tornare da tua zia.» continuò, «Scegli te.»
Rebecca rilassò le spalle e posò il bicchiere sul vassoio di un cameriere.
«Perché arriviamo a detestare le loro fidanzate?» chiese Veronica, «Esclusa la tua ormai cugina, lei è a posto.» aggiunse e si mosse verso il tavolo con i salatini dell'aperitivo, «E pensare che le conosciamo!»
«Forse è per questo che le detestiamo.»
«Di cosa parlate? Odio quando parlate in italiano e non capisco nulla!» 
Rebecca si voltò e sorrise a Mark, «Cose private.» rispose.
Mark fece il broncio e Rebecca rise, «Mi piacerebbe tanto saperlo!» disse lui, «Per favore!» esclamò e congiunse le mani, come se stesse pregando.
Veronica e Rebecca ridacchiarono, «Sono cose private, tu non c'entri nulla!» disse la prima, afferrò un salatino e prese la mano di Rebecca e andò verso Shane e Gillian. «Ciao!» disse e fece un grande sorriso, si girò e guardò Rebecca, «Racchia.» le sussurrò e si coprì le le labbra con la mano per nascondere una risatina, mangiò il salatino e tornò a guardare gli altri.
«Allora... come vanno i preparativi?» cinguettò Veronica.
«Procedono bene.» rispose Gillian, «Grazie.» aggiunse senza sorridere.
«Grande!» cinguettò Veronica. «Spero che non impazziate come i miei vicini di casa, alla fine lui è scappato con il fiorista!» disse e guardò Rebecca, «Vero?»
Rebecca annuì, «Sì, sì.» confermò e si domandò come facesse Veronica ad inventarsi delle storie così surreali da sembrare vere, «È scappato perché la sua... ormai ex continuava a parlare dei fiori, di quanto fosse professionale il fiorista, di quanto fosse carino...» anche lei non era da meno di Veronica, in quanto a storielle inventate.
«Oh, sì!» fece Veronica, afferrò un bicchiere di succo di pompelmo rosa —  uno dei camerieri le era sfilato accanto — e ne prese un sorso, «Lei parlava così tanto del fiorista che un giorno il mio vicino è andato nel suo negozio, lo ha visto e si è innamorato a prima vista.» disse e sorrise, sorseggiò e guardò gli altri, compiaciuta di se stessa e della storia che lei e Rebecca avevano inventato su due piedi.
«Certo che ne conoscete di gente strana, voi due.» esclamò Kian, «Gente che scappa con il fiorista del proprio matrimonio, la tizia che è rimasta incastrata nella leva del cambio e hanno dovuto chiamare i pompieri...»
«Incastrata nel cambio?» domandò Shane, «E come?»
Rebecca ridacchiò, quella non era una storia che avevano inventato loro due, ma era successo veramente, almeno così dicevano, a lei sembrava più una leggenda metropolitana, al pari dei coccodrilli nelle fognature di New York. «Incastrata in quel senso.»
«Non ho mica capito.» fece Shane.
«Neppure io.» disse Mark.
Rebecca tossì, schiarendosi la voce. «C'erano due tizi, in macchina, che lo... stavano facendo sul sedile del guidatore, quando hanno finito lei si è sposta ed scivolata.»
«E come ha fatto ad incastrarsi? Si è impigliata la caviglia?» chiese Mark.
Rebecca e Veronica scoppiarono a ridere. «No! No!» disse Veronica, «Diciamo che la leva del cambio... è entrata dove non doveva entrare. Per la porta posteriore, se mi capite.»
Mark arrossì. «Oh.» mormorò. «Si sarà fatta molto male.»
«Direi.» fece Veronica. 
«Vedete, i tipi strani li conoscete solo voi.» disse Kian.
«E tre esemplari ce li abbiamo davanti.» rise Rebecca, afferrò la mano dell'amica e la trascinò verso uno dei tavoli del buffet.

***

Gillian fermò Rebecca mentre si spostavano verso la sala dove avrebbero pranzato. «Devo parlarti.» le disse.
Rebecca annuì e spostò la pochette rosa da una mano all'altra. «Dimmi.»
Gillian guardò oltre la spalla di Rebecca come se volesse controllare se ci fosse —  o non ci fosse —  qualcuno, spinse in fuori le labbra e guardò Rebecca, «Sei molto amica di Shane.» disse, «Siete molto uniti.»
Rebecca la fissò, cercando di capire dove volesse andare a parare. «Sì, e quindi?» chiese e strinse la catenella della borsetta con entrambe le mani.
«Ti ha invitato anche al nostro matrimonio.» 
«Io non gli chiesto nulla.» ribatté Rebecca, «Lui ha voluto invitarmi e io ho risposto di sì.» 
Gillian si morsicò il labbro inferiore, «Siete troppo amici.» replicò l'altra.
«Se sei gelosa non è colpa mia.» disse Rebecca, «Ci conosciamo da tanto, siamo amici... è normale che mi abbia invitato.»
«Non mi piace il vostro rapporto.»
Rebecca alzò le spalle, e aprì la bocca per dire che non le importava nulla di quello che pensava quando Nicky e Georgina arrivarono, «Tutto bene?» chiese Georgina e abbracciò Rebecca.
«Sì, tutto bene.» rispose lei e sorrise, «Vado da Veronica.» aggiunse, baciò le guance dei cugini, salutò Gillian con un cenno della mano e se ne andò.
Georgina fissò Gillian, «Di cosa stavate parlando?» chiese e guardò Nicky parlare con il padre. 
«Le stavo solo dicendo che mi dà fastidio che sia così amica del mio Shane.» rispose Gillian, «Non mi piace questa cosa.»
Georgina smise di sorridere per un istante, «Sono amici, Gill.» disse, «Non puoi impedirlo.» aggiunse.
«Lei non mi piace.» 
Georgina alzò leggermente gli occhi al cielo, «Non è un problema mio, o di Nicky o di Rebecca.» replicò.
Gillian sbuffò e incrociò le braccia al petto, «Non capisco perché Nicky la debba invitare ovunque.»
Georgina la fissò e per un momento non disse nulla, «Perché è nostra cugina.» rispose, calcando per bene su “nostra”, «Io la conosco da quando è piccola.» disse.
«Ma lei è sempre con loro!»
Georgina sbuffò e si trattene dallo picchiarla con il bouquet. «Per Nicky, per noi, è come una sorellina minore, e se lui la invita ovunque fa solo bene.» disse, si voltò e andò da suo marito.

***

«Cosa?» esclamò Veronica. «E perché lo ha fatto?»
Rebecca alzò le spalle. «Rompere le palle.» rispose, «Se smette di parlarmi a causa sua giuro che la pesto.»
«Volete parlare in inglese?» sbottò Gillian.
«No.» risposero in coro le altre due, «Se si comporta così... dopo che avrà l'anello al dito cosa farà?» disse Veronica e iniziò a battere le mani quando Nicky e Georgina entrarono.
«Romperà ancora di più.» rispose Rebecca. 
«Di cosa state parlando?» s'intromise Gillian.
«È inutile che lo chiedi, non te lo diranno mai.» rispose Mark.
«Però è maleducazione non fare capire di cosa si parla!» ribatté Gillian.
«Veramente è sussurrare che è maleducato.» fece notare Veronica, guardò brevemente Rebecca —  era seduta alla sua destra, a sinistra c'era Mark —  e sospirò, «Stavamo parlando di un tizio che conosciamo, che è sposato e che ha una moglie così gelosa che fra un po' non lo manda fuori neppure per buttare la spazzatura.»
«Davvero?» chiese Kian.
Rebecca annuì, «Sì. Lui ha un piccolo negozio di... elettrodomestici e lei è sempre con lui, ventiquattro ore su ventiquattro, gli sta addosso come un pitbull e non lo perde di vista neppure per un secondo.»
«Se lui osa parlare con una ragazza, anche solo per darle un'indicazione stradale, lei fa una scenata assurda.» continuò Veronica, «Lei gli ha impedito di invitare i suoi amici e amiche al matrimonio.»
«Che strega.» commentò Kerry e Rebecca quasi si strozzò con il vino che stava bevendo,  «Così rischia di perderlo.»
Kian annuì, «Sì, lui si stuferà prima o poi.»
Rebecca sorrise e guardò Gillian che la fissò mentre prendeva il bicchiere, era sicura che avesse capito tutto quanto. Sorrise di nuovo afferrò il bicchiere e sorseggiò lentamente il vino bianco. 

***

«Ti stai divertendo?»
Rebecca si voltò e sorrise nel vedere Shane, «Sì.» rispose, «Tu?»
«Sì.» disse lui, scostò la sedia e si sedette. «Non balli?» chiese e indicò Veronica che ballava con un cugino di Georgina.
«Sono in pausa.» rispose Rebecca e rise brevemente. «I miei piedi chiedono pietà.» disse. 
Shane le sorrise e le sfiorò il polso, toccò il bracciale d'argento e alzò lo sguardo su di lei, «Ti piace il mio regalo?»
Rebecca annuì e guardò il bracciale, «Moltissimo.» rispose, guardò lui e sorrise.«Grazie ancora.»
«Mi dispiace per Gillian.» esclamò Shane, «Georgina mi ha detto che avete avuto una discussione.»
Rebecca lo guardò sentendosi confusa, poi scosse la testa e sorrise, «Non è stato niente.» disse.
«È un po' gelosa.» spiegò Shane, «Forse le da fastidio che tu sia mia amica»
Rebecca finì il suo vino e si asciugò le labbra nel tovagliolo e lo sistemò sul tavolo, non sapendo cosa dire.
«Balliamo?» chiese lui e Rebecca annuì ancora prima che finisse di parlare, si alzò in piedi e lo seguì in pista, intravide Veronica che le sorrise, ricambiò e si strinse a Shane, non domandandosi dove fosse Gillian o cosa potesse pensare di quel ballo, era con lui e le bastava.

***

Veronica si accasciò sul divanetto accanto a Rebecca e si lamentò che le facevano male i piedi, Rebecca sospirò e reclinò la testa sulla spalliera e chiuse gli occhi.
«Sono ubriaco.» biascicò Kian.
«Anche io.» farfugliò Rebecca.
«Tuo padre mi ucciderà.» borbottò Nicky stringendo la mano della moglie.
«Non a causa mia.» disse Rebecca e alzò la testa. «Liliana si è ubriacata ed Elena è furiosa.»  
«E io cosa c'entro?» domandò Nicky, «Era al tavolo con tuo padre ed Elena!»
Rebecca rise, «In realtà c'entra tuo fratello che ha spifferato il fatto che Liliana, quando papà ed Elena stavano ballando, si è fatta riempire dal cameriere i bicchieri, e poi li ha bevuti tutti lei, uno dietro l'altro.»
Mark rise, «Poverina.» disse.
«Si vede che siete cugini, anche tu vai a dire a tuo padre quando Liliana fa una cazzata.» fece notare Veronica, «Come quella volta che hai detto alla sua insegnate che quella traduzione l'avevi fatta te e non lei.»
Rebecca sbuffò, «Mi aveva preso per il culo.» si giustificò e posò la testa sulla spalla di Mark, «Credevo che fosse una lettera per un'amica di penna!»
«Eh?» fece Kian, «Non ho capito.»
Rebecca sospirò, «Un pomeriggio è venuta da me, aveva due fogli, uno con una lettera in italiano, nell'altro c'era la traduzione in inglese, mi chiede se posso correggerla perché è una lettera per un'amica di penna che vive a Londra. Io correggo la lettera, gliela restituisco e torno alla mia vita. Qualche giorno dopo  eravamo tutti e quattro in giro, incontriamo l'insegnante d'inglese di Liliana che si complimenta con lei perché era migliorata tantissimo, sopratutto nell'ultimo compito che aveva dato da fare a casa: una traduzione.»
«La lettera?» chiese Mark.
Rebecca annuì, «Sì, esatto.» disse, «A quel punto ho detto che la lettera gliela avevo praticamente riscritta io e che avevo ancora a casa la brutta copia, sia la sua che la mia. La professoressa è rimasta di sale, papà si è incazzato e ha detto a Liliana che non sarebbe venuta al concerto.»
«Ops.» ridacchiò Nicky.
Rebecca rise, «Comunque papà si è arrabbiato anche con me.» disse e incrociò le braccia al petto. «Mi ha detto: “Come hai fatto a essere così cretina da cascarci?”»
«Non ha tutti i torti.» mugugnò Brian. «Liliana ha sempre cercato di farsi fare i compiti da te.»
Rebecca sbuffò e chiuse gli occhi. 
«Ma... Shane?» chiese Mark.
«Gillian lo ha trascinato in camera.» rispose Georgina. «Troppe belle ragazze in giro!» disse e guardò Rebecca sorridendo.
«Allora dovrebbe mandarlo in giro con una benda sugli occhi.» esclamò Mark.
«Comunque eri una spiona anche da piccola.» disse Nicky.
«Non è vero!» protestò Rebecca.
Rimasero qualche secondo in silenzio poi Rebecca sbadigliò, «Veronica... andiamo?»
L'altra sbadigliò e si rannicchiò contro Mark, «Veronica?» esclamò Rebecca trattenendo uno sbadiglio. L'altra si rannicchiò ancora di più e ci furono alcune risatine e Rebecca si alzò in piedi, «Nica?» la chiamò, ben sapendo quando odiasse quel diminutivo, e le posò una mano sulla spalla, ma Veronica le spostò la mano. Rebecca sbuffò e decise di passare alle maniere forti. «Veronica!» disse, «Sono le otto meno venti e alla prima ora c'è la verifica di Fisica!» esclamò in italiano, sorrise quando vide Veronica mettersi seduta di scatto.
«Fisica?» gridò, «Io non ho studi...» si fermò e si guardò attorno e capì che non era a casa sua o di Rebecca e che, sopratutto, aveva smesso il liceo da due anni, «... ato.»  fissò Rebecca e sbuffò. «Bello scherzo!» borbottò.
Rebecca sorrise, «Però funziona sempre.» disse, «Andiamo a dormire?»
Veronica annuì e sbadigliò, augurarono la buona notte agli altri, abbracciarono i novelli sposi e andarono nella loro camera.


Giovedì 23 Ottobre 2003, Admiralty, Hong Kong

Rebecca aprì la tenda del camerino e si voltò verso Shane, «Come sto?» chiese, aveva indossato un top rosa e una gonnellina nera.
Shane aprì la bocca, la richiuse e sorrise, «Sei uno schianto.» commentò mentre Rebecca si voltava verso lo specchio, dandogli le spalle. Fissò la schiena e scese giù, deglutì e alzò il viso un attimo prima che Rebecca si voltasse di nuovo verso di lui. Era ancora più bella del solito, terribilmente sexy con quella gonnellina che non lasciava quasi nulla all'immaginazione.
Lei sorrise e lo guardò piegando la testa di lato. «Grazie.» disse, «Lo prendo, allora.» aggiunse, fece un passo indietro e richiuse la tendina del camerino per cambiarsi, Shane rimase fermo a osservare la tendina color crema, dopo qualche secondo iniziò a sentirsi stupido per cui si voltò incrociò lo sguardo di Georgina e sorrise.
«Io ho finito.»
Shane sobbalzò, «Mi hai spaventato.» disse e guardò Rebecca, «Andiamo? Gli altri sono già alla cassa.»
Rebecca annuì, sistemò gli abiti sul braccio sinistro e seguì Shane.
Dieci minuti dopo erano di nuovo nelle loro stanze, Rebecca sistemò quello che aveva comprato e si sdraiò sul letto, lasciando le gambe a penzoloni, chiuse gli occhi e respirò a fondo. Era la prima volta che seguiva suo cugino all'estero e le mancava Veronica, le mancavano i loro sguardi, quelli in cui si dicevano tutto con una sola occhiata. Sospirò e si mise seduta, guardò l'orologio e vide che aveva abbastanza tempo per farsi una lunga doccia e preparasi con calma prima di raggiungere gli altri per la cena.

***

Shane deglutì e sorrise quando Rebecca si sedette accanto a lui. Indossava un abitino bianco, corto e attillato, che si allacciava dietro al collo, una cintura nera, alta almeno una decina di centimetri le circondava morbidamente sui fianchi; gli stivali alti le slanciavano le gambe ancora abbronzate.
«Ero al telefono con Veronica.» disse lei sistemando la borsetta sullo schienale della sedia. «Stai bene?» chiese a Shane.
Lui annuì un paio di volte e si schiarì la voce, «Sì, sì, bene.» mormorò e sorrise, «Veronica come sta?»
«Bene.» rispose lei, «Anche se è un po' presa con il lavoro, dice che il suo capo è un despota!»
Shane fece una breve risata, «Poverina.» disse.
Anche Rebecca rise, «Mica tanto!» replicò, «A quanto pare un suo collega la sta corteggiando e lei è al settimo cielo.» disse.
Shane sorrise ancora di più,«Mi fa piacere per lei, è una brava ragazza e lui è fortunato.»
Rebecca inarcò un sopracciglio, «Veronica e brava nella stessa frase?» scherzò, «Più che fortunato lui è mezzo matto, visto che la conosce appena e sembra volerle giurare amore eterno!»
Shane rise e scosse la testa, «Siete un po' matte tutte e due.»
Rebecca lo fissò e spinse in fuori le labbra, dopo un secondo il broncio dal suo viso lasciò posto a un sorriso.

***

Shane strinse di più i fianchi di Rebecca e le sfiorò il viso con il naso, inspirò il suo profumo e chiuse gli occhi. Era contento che Gillian non fosse lì, quando c'era faceva fatica a parlare con Rebecca e la cosa gli dava fastidio.
Rebecca gli circondò il collo con le braccia e lui aprì gli occhi e sorrise, «Sei bellissima.» le sussurrò all'orecchio, prese coraggio e le baciò la pelle dietro l'orecchio.
«Anche tu.» mormorò lei e Shane rimase quasi spiazzato quando lei si strinse a lui, alzò lo sguardo e vide che non gli altri non c'erano, sorrise e fece scendere lentamente le mani e le posò sul sedere di lei.
Rebecca ridacchiò e si avvicinò ancora di più  —  come se fosse possibile —  a Shane e gli sfiorò pigramente il retro del collo con le unghie e Shane rabbrividì, mentre una piacevole scarica elettrica gli attraversava la schiena. Affondò il viso nel collo di lei e lo baciò con lentezza, assaporando la morbidezza e il sapore della pelle di lei.
Shane alzò il viso e guardò gli occhi blu scuro di Rebecca, le sfiorò la guancia con le labbra socchiuse e tracciò una linea con la punta della lingua mentre si spostava verso l'orecchio, sorrise quando sentì Rebecca tremare fra le sue braccia; la fece girare e si spinse contro di lei, senza smettere di muoversi al ritmo della musica da discoteca, le posò le mani sulla vita e posò il mento sulla spalla di Rebecca e guardò verso il basso, nella scollatura dell'abito, inspirò a lungo e chiuse gli occhi, fece scendere una mano dal fianco, scivolando verso l'inguine di lei e si fermò, con la paura di andare oltre; ma Rebecca lo sorprese quando spinse i fianchi in avanti.
Shane spostò la mano aperta verso il basso e sorrise quando sentì Rebecca emettere un gemito. La fece girare e la guardò, «Andiamo di sopra?» chiese, la voce roca dall'eccitazione, sorrise ancora di più quando lei annuì in risposta.

***

Shane non sapeva come aveva fatto a resistere fino alla porta della sua camera, se fosse stato per lui l'avrebbe presa in ascensore. Aprì la porta e la richiuse con un piede, afferrò Rebecca e la spinse contro la parete più vicina, baciandola con foga, le strinse le natiche e lei gli allacciò le gambe contro la vita, gemendo al contatto dei loro corpi. La borsetta  cadde ai loro piedi ma nessuno di loro ci badò, troppo presi dal loro bacio.
Shane le sfiorò i fianchi, arrivando fino a seno e scendendo fino a sedere e, finalmente, trovò quello che stava cercando: strinse con il pollice e l'indice destro il gancetto e abbassò la cerniera dell'abito che si trovava sul fianco e infilò la mano tra la stoffa e la pelle, accarezzandole la schiena, la sua bocca scese sul collo e lo leccò, succhiò e mordicchiò prima di tornare a baciarla con una passione che non aveva mai provato prima. Alzò le mani e slacciò il nodo dietro al collo di lei e la parte superiore dell'abito di Rebecca scivolò fra di loro, lui la spinse in basso anche se avrebbe voluto strapparlo, quel vestito. Strinse la vita della ragazza e si staccò dal muro, fece due passi e si fermò poco più in là, facendo sedere la giovane su un mobiletto, portò le mani sulla schiena di lei e slacciò il reggiseno a fascia —  bianco anche quello —  e lo gettò via, posò la mani sui seni di lei e strinse, beandosi dei gemiti che uscivano dalle labbra di Rebecca, soffocò un grido quando Rebecca gli slacciò i bottoni della camicia, per poi farla scivolare oltre le spalle.
Shane chinò la testa e le baciò i seni,  mentre le sue mani s'infilavano sotto la gonna, gemette, quando Rebecca gli slacciò i jeans e li abbassò insieme ai boxer neri, si strinse a lei tornando a baciarle il collo, senza smettere di disegnare cerchi sull'intimità di Rebecca, beandosi dei gemiti e dei sospiri che Rebecca cercava di trattenere.
Affondò il viso nel collo di Rebecca quando lei iniziò a toccarlo, alzò il viso e guardò Rebecca, la testa reclinata all'indietro, il labbro inferiore stretto fra i denti, il viso distorto in un espressione di piacere; lei aprì gli occhi e lo fissò, una sguardo carico di lussuria e brama. Shane sorrise e le circondò la vita con un braccio, alzandola quel tanto che gli bastava per abbassarle le mutandine e si spostò appena per farle scivolare via dalle gambe di lei. Tornò ad abbracciarla, spingendo il suo petto contro quello di lei, tuffandosi contro le sue labbra. 
«Ti voglio, ora.» ringhiò Shane e Rebecca gemette un sì al suo orecchio, facendolo quasi venire all'istante. Senza dire una parola fece scivolare Rebecca sul bordo del mobiletto e, con una spinta decisa entrò dentro di lei, mentre Rebecca soffocava un urlo contro la spalla, prima di morderlo quasi con dolcezza. 

Rebecca rotolò via da Shane ansimando rumorosamente. Dopo aver fatto sesso sul mobiletto si erano spostati nel letto, si erano baciati con dolcezza, riprendendo le forze in attesa del secondo round, che era appena finito.
Shane si girò su un fianco, «Tutto bene?» soffiò baciandole la spalla.
Rebecca chiuse gli occhi e annuì, «Sì.» rispose con un sussurro, «Mai stata meglio.» disse ed era vero, non aveva mai passato una notte di passione come quella. 
«Forse dovrei tornare nella mia stanza.» esclamò Rebecca dopo qualche minuto di silenzio.
Shane la guardò, «Perché?» chiese, «Non vuoi stare qui?»
Rebecca girò il viso verso di lui e un sorriso le illuminò il viso.«Certo che voglio stare qui.» rispose, «È che se lo scopre Nicky... ci ucciderà.» scherzò.
Shane fece un respiro profondo, «Finché non lo scopre siamo al sicuro.» disse e sfiorò il viso di Rebecca, «E non vogliamo che lo scopra,vero?» domandò e  piegò la testa in avanti, alla ricerca delle labbra di lei.
«Sì...» soffiò Rebecca in risposta, socchiudendo gli occhi e sentendosi come ubriaca, ebbra dei baci di Shane, delle sue labbra e carezze, si girò su un fianco, trovandosi faccia a faccia con lui, e sorrise accarezzandogli il torace.
Shane chiuse gli occhi e fece scorrere le mani sul fianco di lei, con lentezza, fermandosi ogni tanto per tracciare ghirigori con la punta dell'indice. «Abbiamo tempo per un terzo round prima che tu torni nella tua stanza.» mormorò mordicchiandole il lobo dell'orecchio.»
«Sì...» ansimo lei stringendosi a lui.

***

Rebecca uscì dal bagno della camera di Shane e traballò, le gambe di gelatina dopo quello che lui le aveva fatto nella doccia. Shane sapeva dove mettere le mani, le labbra e le aveva dimostrato che sapeva anche dove mettere la lingua; arrossì al ricordo e guardò Shane che si sedeva sul bordo del letto, lui le sorrise e con un gesto della mano la invitò a raggiungerlo. Avanzò lentamente, la moquette le solleticò i piedi mentre si avvicinava a lui, si strinse l'asciugamano al corpo e si sedette a cavalcioni su Shane. 
Sorrise e si mosse su di lui per trovare un po' di comodità e stabilità, sospirò quando si accorse che Shane era pronto, di nuovo; lui le strinse i fianchi e le sfiorò la spalla con le labbra, prima di lasciare baci leggeri un battito d'ali di farfalla lungo la clavicola.
Rebecca trattene una risatina quando Shane si sdraiò sulla schiena, posò le mani accanto alla testa del ragazzo e lo guardò morsicandosi il labbro inferiore. Ora che si era mossa poteva sentire meglio l'eccitazione di Shane premere contro di lei, sorrise senza smettere di mordersi il labbro e si chinò sulle labbra di lui, gli morsicò il labbro mentre lui infilava le mani sotto all'asciugamano e quasi si dimenticò che quella sarebbe stata l'ultima notte con Shane, prima che lei tornasse a Milano, prima che lui tornasse a Sligo e sposasse Gillian. Semplicemente se ne dimenticò, mentre Shane le baciava il collo.

***

«Pensi che dovrei sposarmi?»
Rebecca fissò Shane chiedendosi perché le facesse quella domanda. «Non lo so.» rispose, sistemò i cuscini dietro la schiena e si mise in posizione semi-seduta. «Perché me lo chiedi?» domandò.
Shane alzò le spalle e si sdraiò sulla schiena, afferrò la mano di Rebecca e iniziò massaggiarla lentamente, «Non lo so.» disse, «Forse perché siamo qui.» aggiunse e alzò lo sguardo su di lei, scrutandola con i suoi occhi nocciola.
Rebecca inspirò lentamente e chiuse gli occhi per qualche secondo, godendosi il massaggio di Shane. «Devi decidere tu.» disse aprendo gli occhi, distendendo —  a fatica —  le labbra in un sorriso. Se fosse stato per lei avrebbe urlato un “no” da far tremare i vetri di mezza città.
Shane annuì lentamente e massaggiò il pollice. «Hai ragione.» mormorò guardandole la mano, «Ma un aiuto non sarebbe male.» cercò di scherzare. 
Rebecca non rispose e si sdraiò accanto a lui, posando la testa sul suo torace e inspirando lentamente il profumo di Shane.
«Avrei voluto che le cose fossero andate in modo diverso.» mormorò Shane dopo qualche secondo, accarezzandole pigramente la spalla e il collo, «Tutto sarebbe diverso, ora.»
Rebecca tenne gli occhi chiusi e gli toccò il torace, sfiorandogli i peli. «Sì.» sussurrò.
Shane sorrise e la sistemò sul suo corpo, le prese il viso fra le mani e la baciò lentamente, «Tu non hai idea di quanto tu sia importante per me.» disse.
Rebecca sorrise.  «Anche tu.» soffiò e posò la testa sulla torace di Shane e chiuse gli occhi ascoltando il battito del cuore del ragazzo e pensò che non ci fosse suono più bello di quello.
«Adesso è meglio che vada.» mormorò lei dopo qualche minuto.
Shane annuì e Rebecca si alzò, prese i vestiti e l'indossò; s'inginocchiò sul letto e baciò Shane, «Buona notte.» sussurrò.
Lentamente uscì dalla stanza e fece quei due passi che la separavano dalla sua e si fermò quando una scarpa le scivolò dalle mani, la raccolse ed entrò nella sua camera, lasciò cadere le scarpe sul pavimento e si avviò verso il letto quando sentì un rumore provenire dal corridoio. Aprì la porta e mise fuori la testa. «Oh, Kian...» mormorò.
«Ho sentito un rumore.» disse facendo due passi verso di lei.
Rebecca si sentì male e per un secondo pensò che avesse scoperto tutto. «Io... io non ho sentito nulla.» biascicò.
«Sicura?» le chiese lui, «Ho sentito anche dei passi.»
Rebecca rimase in silenzio, sentendosi come un topolino in un angolo e Kian era il grosso gatto che stava per darle una zampata prima di ingoiarla tutta intera.
«Sembrava come se qualcuno andasse da una stanza all'altra.» continuò Kian.
«Non ho sentito nulla.» ripeté Rebecca, «Buona notte, Kian.» disse e chiuse la porta.

***

Shane si guardò attorno: l'aereo era tranquillo e silenzioso. Guardò Mark, seduto alla sua sinistra e trattene una risata nel vederlo dormire a bocca aperta, con un po' di saliva ferma all'angolo delle bocca. Si girò verso destra e sorrise nel vedere Rebecca addormenta, il cappotto buttato su di lei come se fosse una coperta. Ancora poche ore e poi sarebbe finito tutto. E si accorse che non voleva che finisse, perché quello che provava per lei andava al di là di quello che provava per Gillian, ne era sicuro. Scostò il cappotto facendo attenzione che non cadesse e cercò la mano di Rebecca, la trovò e la strinse, intrecciando le dita con le sue. Sorrise e chiuse gli occhi quando lei ricambiò la stretta. Guardò il viso dell'amica e si chinò, respirò il suo profumo e scese sfiorandole la tempia, per poi proseguire sulla guancia e, infine, sulle labbra, che baciò con tutta la dolcezza —  e l'amore —  di cui era capace. Sorrise quando Rebecca posò la testa sulla sua spalla, chiuse gli occhi e posò la guancia sulla testa di lei.


Sabato 8 Novembre 2003, Sligo.

Shane scivolò in camera sua, allontanandosi da sua madre che continuava a parlare del matrimonio, non facendogli altro che ricordare che mancava poco, anzi pochissimo —  cinquanta giorni —  al “giorno più bello della sua vita”. Shane sospirò e chiuse la porta, appoggiò la fronte contro di essa e prese un respiro profondo mentre girava la chiave nella serratura.
Con lentezza si avvicinò al letto e si lasciò cadere sopra, chiuse gli occhi e sospirò pensando a Rebecca. Si sporse verso il comodino e prese il cordless, cambiò idea —  non voleva che qualcuno, in particolare sua madre, ascoltasse quella conversazione —  e afferrò il cellulare e compose il numero di Rebecca. Doveva farle quella domanda ancora una volta, voleva avere una ragione per non sposarsi con Gillian. Lui un motivo lo aveva di già, solo che era troppo... stupido e codardo per dirlo a tutti. Avrebbe dovuto scontrarsi con l'ira dei suoi genitori, di Gillian e dei genitori di lei. E anche quella di Kian, visto che era il cugino della sua fidanzata. 
E se le cose fossero cambiate, avrebbe dovuto scontrarsi con il suo migliore amico. Dopotutto Rebecca era la cugina di Nicky e lui l'amava.
Spinse il pulsante verde e portò il cellulare all'orecchio.
«Ehi, Shane!»
La voce di Rebecca gli arrivò all'improvviso e lui chiuse gli occhi, immaginandola accanto a sé. «Ciao, Rebecca.» mormorò, «Come stai?»
«Bene. E tu?»
«Nervoso.» rispose.
«Il matrimonio è vicino.»
Shane si girò su un fianco e portò le ginocchia al petto, sospirò non volendoci pensare. «Non ricordarmelo.» disse.
Rimasero in silenzio per qualche istante, «Piccola?» fece lui dopo un po'.
«Mmh?»
«Dammi una ragione per non sposarmi.» disse, «Dammi un solo motivo e io annullo tutto quanto in questo istante.»
Rebecca sospirò, «Shane, io...» fece un altro sospiro, «non posso.» piagnucolo, «Non sono io che... io... io...» balbettò.
«Tu cosa?»
«Shane, io... io... ti...» Rebecca si fermò e a Shane sembrò che stesse per piangere. 
«Un solo motivo, Rebecca.» disse Shane, «Due parole, sono solo due parole, dimmele, Rebecca, perché so che anche tu provi quello che provo io.» gemette e sentì Rebecca ingoiare qualcosa, pensò che fossero lacrime. «Piccola, per favore...»
Rebecca inspirò a fondo, «Shane, non sono io a dover decidere.»
«Per favore!» la supplicò lui, «Rebecca, piccola, io...» e si fermò, sentendosi un deficiente perché non riusciva a dire quello che provava. «Dimmelo.»
«Non posso.» disse Rebecca e sospirò, «Sei tu che ti stai per sposare, non posso dirti quello che devi fare.» fece un altro sospiro, «Perdonami.»
Shane annuì, «Lo so.» disse, «Lo so, piccola.» mormorò, «Perdonami anche tu.» disse e riattaccò. 
Sospirò e posò il cellulare sul comodino, aprì il cassetto in basso e afferrò una foto di lui e Rebecca, era stata scattata quando era andato in Italia l'ultima volta. Strinse al petto la foto, infilò la testa sotto al cuscino e pianse fino ad addormentarsi.

 Anche questo capitolo è lunghissimo! E pensate che doveva esserci un'altra parte all'inizio, sul “World of our own Tour” ma visto che non ci sono dvd (ç_ç) e la mia connessione è una scema e mi carica a fatica i video ho deciso di toglierla. Nonostante mi fossi fatta una scaletta della storia, e nonostante sia una fanfiction i pg hanno fatto quello che volevano, tipo presentarsi alle nove del mattino a casa di Rebecca. E lamentarsi se nella mansarda c'è solo un armadio xD Ma mi ci metto anche io, visto che leggo e aggiungo qualche frase, qualche scenetta, sopratutto fra Veronica e Rebecca, e quindi il capitolo si allunga!
Mi scuso per le pessime (ma spero di no!) scene lime, non sono il mio forte! (Caso diverso nelle slash, lì ci riesco benissimo!) anche se questa volta, come dire, ero molto ispirata, sopratutto nella seconda.
Comunque, ma non vi prometto nulla, sono quasi intenzionata a fare una piccola raccolta di missing moments, visto che ce ne sono e ce ne saranno parecchi, in particolare fra il capitolo sei e sette. Ma anche fra il dieci e l'undici. 
E magari un paio di one shot a rating rosso. (Così dovrete iscrivervi per leggerle xD) Ma anche due o tre! C'è il terzo round —  ma anche il secondo, volendo, eh! —  , la scena sotto la doccia, e altre... 
La smetto di scrivere e vi saluto.

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Capitolo 7
*** Capitolo Sei ***


Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.
Show me the road back to your heart


Capitolo Sei


Sabato 2 Giugno 2007, Milano

Rebecca fissò la sua insalata con un sospiro, non le piaceva così com'era —  solo insalata e basta —  ma Giorgio aveva ordinato anche per lei prima che potesse dire che voleva una pizza al salmone. Spostò lo sguardo sul petto di pollo al vapore e lo fissò come se fosse un sasso. Anche il pollo non le piaceva. Afferrò il bicchiere d'acqua e lo sorseggiò lentamente, pregando che le bollicine che tanto adorava apparissero come per magia, solleticandole la lingua. O che si trasformasse in birra. Ma Giorgio aveva scelto anche quella per lei, e non voleva che bevesse birra, di nessun tipo, nemmeno analcolica. Non che Rebecca avrebbe voluto berla, la birra analcolica, ma in quel momento le sarebbe andata bene anche quella.
Lei, Giorgio e gli amici di lui, Emanuele, la sua fidanzata Giovanna e Roberto, erano usciti a cena. Rebecca alzò lo sguardo e impugnò la forchetta, e si bloccò quando vide Veronica ad un tavolo poco lontano, in compagnia di due ragazzi e una ragazza, si chiese se uno di loro fosse il suo attuale ragazzo e se la ragazza avesse preso il suo posto in quei pochi mesi in cui erano state divise.
Tagliò un pezzo di pollo e lo mangiò controvoglia, non ascoltando quello che gli altri stavano dicendo. Veronica le mancava moltissimo, avrebbe voluto che le cose fossero andate in maniera diversa, le mancavano le loro chiacchierate, le risate, le battute, le storielle inventate su due piedi, gli sguardi con cui si capivano al volo... le mancavano pure i calci che Veronica le tirava quando dormivano insieme.
Le mancava e basta.
Come le mancavano Nicky e Georgina, zia Yvonne e Zio Nicholas, Gillian e Adam, Dublino e l'Irlanda.
Sospirò e fissò Giorgio. «Voglio andare a Dublino.» esclamò, stanca di tutta quella situazione. 
Il ragazzo alzò un sopracciglio, «Rebecca... ne abbiamo già parlato.» disse con lo stesso tono che avrebbe usato con una bambina di cinque anni, «Tu non ci vai.»
Rebecca aprì la bocca per protestare ma, invece, ingoiò due foglie d'insalata, masticandole come se fossero la cosa più disgustosa che avesse mai mangiato.
«Tu non ci vai. Io non voglio che tu vada là, né con me né senza.» continuò Giorgio prima di tornare a parlare di politica con Roberto.
Rebecca sospirò e si disse che non poteva andare avanti così, con Giorgio che decideva della sua vita, senza darle la minima possibilità di scelta. Non andare lì, non fare questo, mangia quello, e non bere birra... Giorgio era uno stronzo maschilista e lei era stanca. «Io ci vado.» disse, ma Giorgio la ignorò. Era sempre così, lui la ignorava, tranne quando le dava ordini o le sgridava per stupidi motivi, tipo quello di svegliarsi con i segno dei cuscini addosso, o dormire con solo una maglietta extra large e le mutande —  sia che fosse estate o inverno —  o per il suo piercing all'ombelico. Ecco, quella era la solo cosa su cui si era impuntata e che non aveva cambiato. «Io ci vado.» ripeté alzando la voce, «Che ti piaccia oppure no. I soldi li ho, e ne ho più di te se t'interessa saperlo, ho ventiquattro anni e una famiglia che mi manca.»
«Tu non hai famiglia.» le ricordò Giorgio, «Sei orfana.»
Rebecca strinse la forchetta con tanta forza che quella si piegò leggermente. «Cosa?» disse.
Giorgio alzò le spalle, «I tuoi genitori sono morti, per questo ti ho scelto.» disse, «Perché non hai parenti.»
Rebecca s'immobilizzò quasi come se si fosse congelata, dopo un attimo si rilassò appena e la forchetta le cadde dalla mano. «Che cosa hai detto?» domandò quasi urlando, lasciando passare dei secondi tra una parola e l'altra.
Giorgio sospirò, «Mi sono messo con te perché mi hai detto di essere orfana e di non avere parenti.» ripeté e sbuffò.
Rebecca spinse indietro la sedia e si alzò in piedi. «Brutto figlio di puttana!» gridò, incurante degli altri ospiti del ristorante, «Sei un lurido stronzo maschilista.» disse, afferrò il suo bicchiere ma all'ultimo ci ripensò, strinse il boccale di birra di Giorgio e glielo rovesciò in testa prima di sbattere con forza il bicchiere sul tavolo, «Ti piace tanto l'insalata?» continuò a voce alta prendendo una manciata di foglie verdi dalla ciotola in ceramica bianca, «Bhe... mangiatela!» strillò lanciandogli contro quello che aveva in mano.
«Rebecca!» gridò Giorgio, «Calmati, sei isterica.»
Rebecca respirò rumorosamente, «Io sono calma.» disse e prese la sua borsa, «Sei tu quello stronzo.» disse e si voltò.
«Dove pensi di andare?» le chiese lui raggiungendola.
«Via da te.» rispose lei, «In Irlanda.»
«Tu non vai.»
«Sì, invece.» ribatté lei e si allontanò, superando il bancone con la cassa.
«Non troverai nessuno migliore di me!»
Rebecca si fermò e rise, girandosi verso di lui. «Tu dici?» domandò e sorrise, «Si dia il caso che io abbia avuto due storie con due cantanti molto famosi.» disse, «Ed erano migliori di te.» pronunciò e si voltò, «Ah, e con te non ho mai raggiunto l'orgasmo, sei così noioso...» aggiunse e si voltò, uscendo dal ristorante a testa alta.
Appena fu nel parcheggio rilassò le spalle e si sedette sul bordo della fontana e fissò le foglie delle ninfe, illuminate dalle luci dei lampioni. Sorrise sentendosi meglio, avendo messo fine alla sua storia con Giorgio. Sopirò e aprì la cerniera della borsa, per assicurarsi di avere abbastanza soldi per il taxi. Aveva appena aperto il portafogli quando percepì una presenza davanti a sé, alzò lo sguardo e vide Giorgio, i capelli e la camicia bagnati di birra.
«Torna dentro.» le ordinò lui, «Adesso.»
«No.» disse lei e rimise a posto il portafogli.
«Rebecca.» esclamò Giorgio e allungò una mano per afferrala ma, prima che potesse anche solo sfiorarla, un ragazzo —  Rebecca pensò di trovarsi davanti un armadio —  si frappose fra di loro.
«Ti ha detto di no.» disse lo sconosciuto.
«Stai bene?» 
Rebecca si voltò e sorrise a Veronica, «Sì.» rispose e chiuse gli occhi quando l'amica l'abbracciò.
«Lei è la mia fidanzata, levati dalle palle!» esclamò Giorgio e l'altro rise.
«A me sembra che ti abbia lasciato.»
Giorgio deglutì e indietreggiò di un passo ma non perse spavalderia. «Ma te ne vai?» disse, «Non sono cazzi tuoi.»
«Veramente sì, lo sono.» replicò l'altro, «Se fai del male all'amica della mia ragazza sono cazzi miei.»
Giorgio sbuffò, «Senti, amico, io e la mia fidanzata ce la caviamo da soli. È stata solo... una piccola incomprensione, ecco.» disse.
«Piccola incomprensione?» strillò Rebecca, «Mi hai detto che ti sei messo con me solo perché sono orfana!»
Veronica si staccò da Rebecca e si alzò lentamente, si avvicinò a Giorgio e alzò il braccio destro come se volesse colpirlo ma all'ultimo alzò la gamba destra e lo colpì all'inguine, poi si voltò e, con uno sbuffo altezzoso, tornò accanto alla sua amica.
«Ben fatto, bambola.» esclamò il ragazzo di cui Rebecca ignorava il nome.
Veronica sorrise, «Grazie, Tommy.»
«Ma sei pazza?» ansimò Giorgio tenendosi la parte colpita con le mani, «Dio, che male.» pigolò.
«Io voglio solo andare da Nicky e Georgina e vedere i miei cuginetti.» disse Rebecca, «E tu non vuoi.»
«Gina ha partorito?» esclamò Veronica e Rebecca annuì.
«Mi hanno invitato al battesimo.» spiegò, «E per colpa sua,» indicò Giorgio, «ho litigato con tutte e due.» piagnucolò.
Veronica l'abbracciò e lanciò uno sguardo di puro odio a Giorgio. «Vieni, ti accompagniamo a casa.»
Rebecca annuì e si alzò in piedi. «Ci verresti, con me?» chiese a Veronica, «Al battesimo, intendo.»
Veronica fece un gran sorriso e annuì, «Certo, mi farebbe piacere.» rispose mentre camminavano nel parcheggio.
«Non credo che a Nicky o Georgina o Zia Yvonne dispiaccia che tu venga.» mormorò Rebecca, si voltò e vide Tommy che sibilava qualche insulto a Giorgio e non poté fare a meno di sorridere.
Tommy le raggiunse alla macchina pochi secondi dopo, «Tesoro,» disse Veronica aprendo la portiera, «Ti dispiace se stanotte dormo da Rebecca?»
Tommy scosse la testa, «No, bambola.» rispose lui. 
«E se andassi in Irlanda al battesimo dei bimbi di suo cugino?» chiese ancora Veronica mentre salivano in auto.
«Il tizio della boy band?» fece lui mentre faceva manovra e Veronica annuì, «No, nessun problema. Quand'è?»
«Il diciassette Luglio.» rispose Rebecca.
Tommy fece una smorfia, «Uffa, avrei voluto venire anche io.» borbottò, «Ho una voglia matta di bere una vera Guinnes!»
Veronica ridacchiò e gli sfiorò la mano, «Ci andremo insieme un'altra volta, cicci.»
Bambola? Cicci? Rebecca sorrise e quando Veronica si voltò verso di lei, un grande sorriso ad illuminarle il volto, fu sicura che sarebbe andato tutto bene.

***

Rebecca indossò una delle sue magliette extra large e si sedette sul letto, incrociò le gambe e fissò il cellulare, indecisa se chiamare Nicky oppure no, aveva paura di svegliare i bambini. Dopo essere usciti dal ristorante lei, Veronica e Tommaso erano andati in un pub Irlandese, avevano bevuto un paio di birre e poi lui aveva accompagnato Veronica e Rebecca a casa di quest'ultima.
«Vuoi chiamarlo?» le chiese Veronica sedendosi accanto a lei.
Rebecca sospirò, «Se sveglio i bimbi Nicky potrebbe uccidermi prima che metta piede a Dublino.» rispose.
Veronica rise, «Mandagli un messaggio e digli che lo chiami domani.» propose. 
Rebecca annuì e digitò velocemente l'sms: “Vengo e non da sola. Ti chiamo domani pomeriggio e ti spiego tutto. Ti voglio bene.”, con un sorriso sistemò il cellulare sul comodino e infilò le gambe sotto la leggera trapunta. «Sono tre anni e mezzo che non tornò la.» disse e sospirò. «Tre anni e mezzo che non lo vedo.»
Veronica si sistemò accanto a lei e posò la testa sulla spalla dell'amica, «Andrà tutto bene, tesoro.» sussurrò.
«Credo di non averlo dimenticato del tutto.» confessò Rebecca e Veronica le strinse la mano, «E se lui venisse con un'altra?» pigolò. Anche se non era più andata in tour con loro Nicky o Georgina la tenevano informata, aveva saputo da loro che Mark aveva iniziato a frequentare Kevin, e che Shane aveva chiesto il divorzio a Gillian il Novembre di due anni prima.
«Non porterà un'altra.» la confortò Veronica ma Rebecca fece una smorfia. «Nicky gli dirà che verrai e lui non lo farà, anche perché se la dovrebbe vedere con l'ira di tuo cugino, di Georgina e naturalmente anche della mia.» continuò.
Rebecca sorrise, «Non credo sai?» disse, «Shane è il migliore amico di Nicky e lui vuole che sia felice.» mormorò.
Veronica alzò gli occhi al cielo e sbuffò piano, pensando che Rebecca e Shane fossero stupidi e testardi allo stesso modo. Era dalla prima volta che li aveva visti ballare insieme che aveva pensato che fossero una coppia stupenda e avrebbe tanto voluto che la loro “storia” si concretizzasse e invece... invece uno si era sposato con la persona sbagliata e l'altra era fuggita dall'Irlanda come se scappasse da un guerra. «Tu sei sua cugina, sei praticamente sua sorella. Era pronto a prendere a pugni Brian quando vi ha scoperto che vi stavate baciando, avrebbe preso a sberle Shane il giorno del suo matrimonio... e prenderebbe a calci Giorgio, se solo sapesse... quindi credo che gli stia a cuore di più la tua felicità che quella di Shane.»
Rebecca si limitò ad annuire, ancora incerta sulle parole di Veronica; si sdraiò e sospirò. «Grazie.» disse, «Buona notte.» mormorò.
Veronica le scoccò un bacio sulla guancia, «Buona notte.» disse, spense la luce e abbracciò l'amica.

***

Rebecca aprì un occhio e lo richiuse, ma il telefono non smise di suonare e, con un grugnito, lo afferrò, «Pronto?» sbadigliò, «Chi è che rompe?»
«Tu non sai quanto io sia felice!»
«Nicky?» borbottò lei, «Perché mi chiami alle...» fissò la sveglia, «sei e mezza?»
Lui rise, «I bambini non sanno che sono le sei!» disse, «E ho appena letto il tuo messaggio e ho voluto chiamarti, visto che ormai sono sveglio.» spiegò e rise di nuovo quando Rebecca sbadigliò, «Verresti con Giorgio, allora?»
Rebecca si mise seduta su letto, la schiena appoggiata alla tastiera del letto, «No, con Veronica.» rispose, «Ti ricordi di lei?»
«Sì.» disse Nicky, «Nessun problema, sarà come ai vecchi tempi.» aggiunse, «E Giorgio?»
Rebecca sospirò, «È finita.» disse e sperò che Nicky non facesse altre domande.
«Mi dispiace.» fece lui.
«Nicky... non dire stronzate.» replicò Rebecca, «Non ti dispiace.»
«Ma no, Bex!» squittì lui, «Mi dispiace sul serio!»
«Non è vero!» 
Rebecca sorrise nel sentire la voce di Georgina.
«Sta sorridendo!» continuò la moglie di Nicky.
«Tesoro!» squittì Nicky, «Non è vero, Bex, mi dispiace sul serio.» disse.
Rebecca alzò gli occhi al cielo, «Va bene, facciamo finta che ti credo.» disse e si alzò, andò alla porta finestra e si appoggiò al balcone e guardò un uomo che portava a spasso un barboncino bianco.
«Ma io sono veramente dispiaciuto!» si difese lui.
Rebecca ridacchiò, «Nico, dimentichi che ti conosco da quasi venticinque anni.» disse, «E so quando menti, anche se non posso guardarti in faccia!»
Nicky borbottò qualcosa che Rebecca non capì. «Sì, va bene, hai ragione!» ammise, «Ma anche se non conosco quel tizio non sopportavo il fatto che ti tenesse lontano dalla tua famiglia.»
Rebecca si voltò e vide Veronica in piedi, che sbadigliava. «Chi è che rompe?» biascicò l'italiana.
«Nicky.» rispose Rebecca.
«Salutamelo. Torno a dormire.» disse Veronica e sbadigliando tornò a dormire.
«Ti saluta Veronica.» disse Rebecca e sbadigliò.
«Salutamela.» esclamò Nicky, «Stai diventando vecchia, Bex!» la prese in giro, «Non riesci più a fare le ore piccole!»
Rebecca alzò gli occhi al cielo, «Sì, sì, va bene.» borbottò, «Comunque tu rimani sempre più vecchio di me.» rise.
«Sì, sì, certo.» sbuffò Nicky, «Devo andare, ci sentiamo domani?» 
«Se mi chiami alle sei ti prendo a calci.»
«Dopo pranzo?»
«Va bene.» acconsentì Rebecca. I due si salutarono e Rebecca tornò in camera, si gettò sul letto e si rimise a dormire.

Domenica 28 Dicembre, Sligo.

Rebecca sospirò e fissò Shane, si voltò, trovandosi a pochi centimetri dal muro. Ormai era quasi fatta, ancora poche ore e Shane avrebbe pronunciato quel “Sì” che avrebbe cambiato la sua —  la loro —  vita per sempre; dopo un sospiro Rebecca si girò lentamente e vide Shane che la fissava senza sorridere. Sospirò nuovamente e si avvicinò a lui. «Stai benissimo.» gracchiò.
«Anche tu.»
Rebecca aprì la bocca sorpresa per quel semplice “Anche tu”; dove erano finiti i “Sei bellissima!”, i “Sei uno schianto!” che le diceva sempre? Già, erano finiti giù per lo scarico quando Shane l'aveva chiamata a Novembre. Rebecca si costrinse a sorridere, «Grazie.» disse.
Shane sospirò e la guardò, «Rebecca...» mormorò, «Io...» disse e fece un passo avanti per poi stringere Rebecca e nascondere il viso fra i suoi capelli. «Mi dispiace, piccola.» sussurrò.
Rebecca chiuse gli occhi e lo abbracciò, desiderando che fosse una situazione diversa.
«Dimmi qualcosa, piccola.» sussurrò lui, «Dimmela e quel sì diventerà un no.»
Rebecca sospirò e si strinse a lui, gli baciò la guancia e posò la fronte contro la sua. «Shane, io non posso.» disse, «Sei tu che devi decidere.» sussurrò.
Anche Shane sospirò e le prese il viso fra le mani, «Perché?» chiese dopo qualche secondo di silenzio.
«Perché io non sono quel tipo di ragazza, Shane.» rispose, «Io... non ci riesco, scusa.» disse e Shane respirò lentamente, prima di baciarle la fronte.
Shane respirò contro la sua pelle, «Non fare così, piccola.» disse e la guardò, le sue labbra si piegarono in un mezzo sorriso, «Non mi stai aiutando.» sospirò.
«Lo so, scusa.» pigolò lei e aprì gli occhi per guardarlo, «E non sai quanto mi dispiace.» sospirò, «Qualsiasi decisione ti aiuti a prendere...» si fermò e si morse le labbra, «Qualcuno soffrirà.»
Shane chiuse gli occhi e annuì. «Lo so.» soffiò vicino alle sue labbra e rimase fermo per un attimo, prima di baciarla premendo con forza le labbra sulle sue, e Rebecca rimase un attimo ferma, indecisa se ricambiare o allontanarsi, decise per la prima ipotesi e gli circondò il collo con le braccia, premendo il suo corpo contro quello di Shane, come se quello fosse il loro ultimo bacio —  e in effetti lo era —, respirò con affanno mentre si staccava lentamente da lui, lo guardò negli occhi e cercò di sorridere.
Shane le sfiorò le guance con le punte delle dita e Rebecca chiuse gli occhi a quel contatto e respirò con lentezza, e sorrise prima di scostarsi quando sentì la porta aprirsi.
«Sei qui.» disse Kian rivolgendosi a Rebecca, «Veronica ti sta cercando.»
Rebecca sorrise, «Grazie.» esclamò lei, sorrise ad entrambi ed uscì da quella stanza e andò alla ricerca della sua amica.

***

Rebecca, fuori dalla chiesa si ritrovò fra Veronica —  a sinistra —  e Brian —  a destra —, aveva intravisto Nicky e Georgina dietro di lei, a qualche metro di distanza; non aveva idea di dove fossero Kian o Mark, ma in quel momento non le importava molto, i suoi occhi erano fissi sulla grande porta della chiesa.
I due battenti si aprirono e Shane e Gillian uscirono, accompagnati dagli applausi degli ospiti; Rebecca si trovò a suo malgrado a battere le mani insieme agli altri. Guardò Veronica e la vide battere le mani con poca convinzione.
«Dovevi esserci tu, lì con lui.»
Rebecca si voltò verso Brian e lo guardò con gli occhi sgranati. «Cosa?»
Brian si girò verso di lei e sorrise, «Dovevi esserci tu, con Shane. Non... quella.» ripeté. «Lui è un gran coglione, io gliela avevo detto di lasciarla e di stare con te.» confessò.
Rebecca sentì la testa girarle e si aggrappò a lui. «Tu... cosa? Perché?» boccheggiò.
Brian sorrise, «Perché ti voglio bene.» rispose, «E volevo sdebitarmi, perché mi sono comportato da vero stronzo con te.»
Rebecca lo abbracciò, «Grazie.» gli sussurrò all'orecchio e lanciò una breve occhiata a Shane e Gillian. Lui la guardò e poi si girò verso la sua neo-sposa e la baciò. Rebecca sospirò e si disse quanto fosse buffa quella situazione: anni prima aveva ballato con Shane per far ingelosire Brian, ed ora stava quasi succedendo il contrario.
«Che succede?» chiese con un sussurro Veronica.
Rebecca si girò verso di lei, «Io e Bri abbiamo fatto pace.» rispose, «E neppure lui sopporta Gillian, a quanto pare.»
Veronica sorrise e l'abbracciò. «Nessuno sopporta quella strega!»
Rebecca ridacchiò, «Cosa farei, senza di te?» domandò abbracciandola.
«Ti divertiresti di meno!» rispose Veronica.

Kian, Mark, Brian e Kerry, Nicky e Georgina, Veronica e Rebecca erano seduti tutti insieme a un tavolo rotondo, per uno strano scherzosi era ritrovata fra Kerry e Veronica.
«Perché Gillian la strega guarda tutti con quella faccia da stronza, come se fosse diventata la regina del mondo?» bisbigliò Veronica in italiano a Rebecca.
Quest'ultima lanciò una breve occhiata alla sposa e sospirò, prima di bere un sorso di vino. «Sembra il gatto che ha mangiato il topolino.» disse, «Una stronza che si crede chissà chi, solo perché si è sposata con lui.»
Veronica annuì, «Già.» concordò, «Brutta befana.»
«Presumo che sia inutile chiedervi di cosa state parlando.» esclamò Kian.
«Esatto.» disse Veronica e gli sorrise, anche se non gli era sfuggito lo sguardo che aveva dato a Rebecca. Fissò il suo bicchiere ancora pieno e si disse che Kian era solo preoccupato per Gillian, visto che erano cugini, come si preoccupava Nicky per Rebecca. Solo che Nicky, per quanto si lamentasse o strillasse, non si era immischiato nella vita amorosa di Rebecca.
«Se parlate male di quella,» Kerry indicò con un breve cenno  della mano Gillian, «ditemelo, che mi unisco a voi.»
Rebecca la fissò sorpresa —  prima Brian, ora lei —  e annuì, mentre Veronica posò il suo bicchiere, ancora intatto, sul tavolo.
«Da quanto ne so, Gillian non vi  voleva qui.» continuò Kerry sottovoce.
«Perché?» chiese Rebecca.
Kerry alzò le spalle e sorrise con fare materno. «Perché è invidiosa, suppongo.» rispose, «O scema, scegliete voi.» disse e Rebecca ridacchiò, «A quanto mi ha detto Brian, non voleva neppure Georgina.»
«Cosa?» fece Veronica e mandò giù un sorso di vino. «E perché?»
«Perché... bho.» rispose Kerry, «Forse perché non la sopporta neppure lei.» disse e alzò le spalle.
Rebecca annuì e sorseggiò lentamente il vino. Prima Brian, poi Kerry e infine la conferma che neppure Georgina sopportava Gillian, anche se non bisognava essere dei geni per capirlo.

***

Rebecca aveva ballato con quasi tutti: con Nicky, con Mark —  che le aveva sorriso dolcemente, quasi come se sapesse tutto —, con Brian —  che le aveva rivelato che Kerry sapeva tutto ma che non era arrabbiata con nessuno dei due —  e ora, in quel momento, stava ballando abbracciata a Veronica.
«Posso rubartela?»
Veronica e Rebecca si girarono e trovarono Shane davanti a loro, la prima fissò Rebecca che annuì e Veronica salutò Shane e si allontanò.
Shane posò le mani sui fianchi di Rebecca e la fece avvicinare, anche se c'era ancora della distanza fra di loro. Rimasero in silenzio per qualche secondo, prima che Shane aprisse bocca per parlare. «Sei bellissima.» disse e Rebecca sorrise. 
«Anche tu.» mormorò lei e lo guardò negli occhi, per un attimo le sembrò che tutto fosse tornato come prima, come quando ballavano, abbracciati, e commentavano divertiti Nicky sull'orlo di una crisi isterica; ma era diverso e lo sapeva, come lo sapeva Shane. Rebecca desiderò solo stringersi a lui, posare la testa sulla sua spalla e respirare il suo profumo chiudendo gli occhi, ma sapeva che non poteva farlo, non senza scatenare una scenata di gelosia da parte di Gillian. 
«Tu e Brian avete fatto pace, a quanto ho visto.»
Rebecca alzò gli occhi su Shane e sorrise, «Sì.» rispose, «Si è scusato per essersi comportato come uno stronzo.»
Anche lui sorrise e chinò la testa verso di lei. «Ero così geloso quando vi ho visto ballare.» sussurrò e Rebecca si bloccò a quella confessione, «Avrei voluto venire da voi e dividervi, urlando che non ti deve toccare perché tu sei mia.» continuò, «Ma purtroppo non lo sei.»
Rebecca rimase in silenzio, «Non so cosa dire.» mormorò dopo un paio di secondi.
«Tu non sai mai cosa dire.» replicò lui e Rebecca abbassò il viso mordendosi il labbro inferiore. «Scusa.» disse Shane e le sfiorò la fronte con le labbra e lei chiuse gli occhi a quel contatto.
Ripresero a ballare, in silenzio, guardandosi negli occhi.
«Vuoi smettere di ballare con mio marito?»
Rebecca si girò e guardò Gillian nel suo abito bianco che la fissava, arrabbiata; per un secondo Rebecca pensò che sarebbe esplosa dalla rabbia, sorridendo a quel pensiero guardò Shane e poi Gillian, «Va bene.» disse e si allontanò. Quando fu a qualche metro da loro sospirò pesantemente. Trovò gli altri —  escluso Kian —  su due divanetti vicini, e si sedette fra Veronica e Mark, finendo quasi in grembo al ragazzo.
«Già finito di ballare?» le chiese Veronica.
Rebecca annuì, «Sì, Gillian rivoleva suo marito.» disse.
«Sono sposati da cinque ore e lei fa già la sposina isterica gelosa.» esclamò Mark e circondò la vita di Rebecca, facendola sedere sulle sue gambe.
«Ehi!» fece Nicky, «Giù le mani...»
«Dalla tua cuginetta.» concluse Mark per lui, «Sì, lo so.» disse e rise, «Però lo sai, che lei non è il mio tipo!» esclamò, «Senza offesa, Bex.»
«Non preoccuparti!» rise lei.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, «Però è davvero troppo gelosa.» disse Kerry, «Prima l'ho vista arrabbiata perché Shane stava ballando con una delle sue sorelle!»
«Ha fatto l'isterica con la sorella di Shane?» domandò Veronica quasi strillando e Kerry annuì, «Dio mio, se fa così con sua cognata non oso pensare cosa farà con le fans che voglio abbracciarlo per una foto.»
«Oh, Shane, non fare le foto con loro che sono tanto gelosa!» squittì Brian e scoppiò a ridere. 
«Speriamo che non sia così, altrimenti sono cazzi.» disse Veronica, «L'ultima cosa che vogliono le fans è avere la moglie del proprio idolo che le sta con il fiato sul collo come un avvoltoio.»
«No, bhe, spero che non arrivi a quei livelli!» disse Nicky.
«Oh, fra un po' strillava contro sua cognata.» replicò Kerry, «Se è così gelosa di sua cognata è malata!»
«Magari è l'emozione, si sono appena sposati.» disse Nicky. «Anche io ero un po' fuori.»
«Tu eri proprio fuori, Nicky!» cinguettò Rebecca, sentendosi più rilassata nel vedere che non era la sola a non sopportare Gillian. «Mi hai schiacciato tre volte il piede mentre ballavamo e mi hai chiesto perché mi lamentassi anche se ti avevo detto che mi stavi pestando i piedi!»
Nicky incrociò le braccia al petto, «Ero un po' preso da altre cose.» borbottò.
Rebecca rise e si bloccò, quando la porta si aprì ed entrarono Shane e Gillian, seguiti da Kian, che si sedettero sul divanetto dove c'erano Brian e Kerry.
Shane stava per sedersi accanto alla moglie del suo amico quando Gillian lo precedette; Kerry fece una smorfia, prima di sorridere a Rebecca e Veronica.
«Sei comoda?» domandò Shane a Rebecca.
«Molto.» disse lei e reclinò la testa per baciare la guancia di Mark.
Shane non replicò e Gillian gli strinse la mano con forza, riportando l'attenzione del ragazzo su di sé.
Veronica alzò gli occhi al cielo nel vedere come Gillian abbracciava Shane, non con amore o emozione per essere appena diventata sua moglie, ma con possesso. «Potrebbe mettergli al collo un cartello con scritto proprietà privata.» sussurrò a Rebecca che annuì.
«Gelosia, è come una malattia, che ti prende e ti porta via...» canticchiò Rebecca e Veronica.
«Cosa state dicendo?» esclamò Gillian.
«Stavamo cantando una canzone italiana.» rispose Veronica.
Gillian alzò un sopracciglio e sospirò, «Vorrei sentirla.» disse e sorrise. «E sapere la traduzione.»
Le altre due si guardarono per qualche secondo poi Veronica scrollò le spalle, «Come vuoi.» esclamò, «Pronta?» disse a Rebecca che annuì. «Ci son due coccodrilli, un orangotango,» iniziarono a cantare e mimare la canzoncina che Veronica aveva imparato all'asilo e aveva insegnato a Rebecca, «un piccolo serpente, l'aquila reale...» si fermarono e scoppiarono a ridere piegandosi l'una sull'altra.
«Mia cugina e la sua migliore amica sono completamente impazzite!» esclamò Nicky, «Dimmi, Shane, hai messo qualche droga, nel loro vino?»
«Al limite Gillian poteva metterci del lassativo per farci fuori.» borbottò Veronica fra una risata e l'altra.
«Che avete detto?» chiese Gillian, «Non vi sopporto, quando parlate in italiano!» squittì, stringendo più forte la mano di Shane.
«Ci farai l'abitudine.» disse Mark. «Io riesco a capirle un pochino...» aggiunse e Veronica e Rebecca smisero di ridere, «oh, capisco solo qualche parolaccia, ma è un inizio!» finì.
Rebecca scoppiò a ridere nuovamente e guardò Shane, che la fissava in silenzio, la mascella contratta; la ragazza smise di ridere e si passò lentamente le dita sotto gli occhi, per asciugare le lacrime.
«Non ho messo nulla.» disse lui. «Lo sai che hanno sempre fatto così.»  aggiunse rivolgendosi a Nicky e sorridendo.
Nicky respirò a fondo, «Bhe, sì, hai ragione.» disse, «Mi chiedo come facciano i loro amici in Italia.»
«Oh, ci sopportano, ci sopportano.» esclamò Veronica, «E poi noi conosciamo solo gente strana.» disse e fissò Kian.
«Già.» confermò lui. «Il tizio che scappa con il fiorista, quella che rimane incastrata... e chissà quante altre persone bizzarre conoscete.»
«Escluse voi?» disse Rebecca, «Poche altre.»
«E come stanno il fiorista e quel tizio?» chiese Mark.
Veronica e Rebecca si fissarono, «Ehm... bene, credo.» rispose la prima.
«Dovrebbero vivere insieme.» disse Rebecca, «Non vivono più vicino a noi quindi non siamo... aggiornate, ecco.» aggiunse e respirò a fondo.
«E il tizio con la moglie gelosa?» domandò Brian.
Rebecca lo guardò e pensò che sapesse tutto, che quelle erano solo storie inventate su due piedi da lei e Veronica. 
«Si sono separati.» disse Veronica, «Perché lei faceva la santarellina gelosa, quella che gli altri uomini non li guarda nemmeno per sbaglio...»
«Oh, sì.» fece Rebecca, «Lui non poteva guardare le altre donne, anche se avevano ottant'anni e potevano essere sua nonna.»
«Lui una volta è tornato a casa prima perché... perché non stava bene e l'ha beccata...» esclamò Veronica.
«Con tre ragazzi, a letto. Insieme.» concluse Rebecca.
«Rebecca!» esclamò Veronica e arrossì un poco, «Erano solo due. Il terzo non era presente nel... ehm, orgia.» 
«Con due ragazzi contemporaneamente?» strillò Kerry, «Che stronza.»
«Eh, già.» fece Veronica, «E pensare che sembrava così tanto innamorata, invece la sua gelosia era solo una facciata.» disse e sorrise, e fissò brevemente Gillian.
«Che storia.» si limitò a commentare Mark.

***

«La vuoi smettere?» 
Rebecca si voltò lentamente e fissò Gillian. «Scusa?»
Gillian la fissò e spinse in fuori le labbra. «Lo sai.»
«No, non lo so.» replicò Rebecca, «Spiegamelo.»
«Di fare la scema con Shane.» spiegò Gillian, «Adesso sono sua moglie.»
«Congratulazioni.» esclamò Rebecca, «E quindi? Vuoi vietarmi di guardarlo? Di parlarci? Devo fare la maleducata con lui perché tu sei gelosa?»
Gillian la fissò prima di sbuffare, «Tu non puoi fare così.» replicò, «Sei troppo... amica con lui. Avete anche ballato insieme!»
«E quindi? Ho ballato anche Brian e Kerry non mi è saltata addosso come una furia gelosa.» disse Rebecca, «Se sei isterica prenditi una camomilla.» aggiunse e si girò.
«Non voglio che tu parli con lui.» esclamò Gillian.
«Non ti pare di esagerare?»
Entrambe si voltarono verso Mark, «Non puoi impedire a Shane di parlare con Rebecca e non puoi fare lo stesso con lei.» continuò il ragazzo.
«Lui è mio marito e io non voglio...»
«Shane è tuo marito, non il tuo cagnolino a cui ordini di stare seduto.» disse Mark.
«Io faccio quello che voglio!» strillò Gillian e Rebecca si voltò e vide Shane, Kian, Nicky e Brian entrare, seguiti da Georgina, Kerry e Veronica.
«Cosa succede?» chiese Brian, «Vi abbiamo sentito gridare.»
Mark si voltò verso Gillian in attesa di una sua risposta.
«Allora?» chiese Nicky facendo un passo verso Rebecca.
Mark sospirò, «Gillian ha appena ordinato a Bex di non parlare con Shane.» disse.
«È mio marito!» strillò la sposa.
«Non puoi impedire di parlargli con Rebecca.» disse Georgina, «Gillian, datti una calmata, che non sei l'unica che si è sposata.»
Rebecca fissò in silenzio Shane, in attesa che lui dicesse qualcosa, abbassò per un attimo lo sguardo e quando lo rialzò si trovò davanti Gillian.
«Vuoi smettere di guardarlo?» gridò lei. 
«Non urlarle contro!» esclamò Veronica mettendosi fra le due, «Dio, Gillian, sei una piaga!»
«Non offenderla!» esclamò Kian, «Almeno lei non è una...» si fermò, come se si fosse dimenticato quello che voleva dire, «una puttana come Rebecca.» sputò.
«Kian, vacci piano con le parole, Bex è mia cugina.» esclamò Nicky.
«L'ho vista uscire dalla stanza di Shane, quando eravamo a Hong Kong.» disse Kian e tutti si voltarono verso Rebecca, solo Shane tenne lo sguardo basso.. «E prima... anche prima della cerimonia li ho visti insieme.»
«Mi ero persa!» squittì Rebecca, «Cercavo il bagno.» disse ed era vero, era finita in quella stanza mentre cercava il bagno.
«Cosa avete fatto?» gridò Gillian avvicinandosi a Rebecca ma Veronica spostò la sua amica e Mark prese il suo posto.
«Abbiamo solo parlato, amore.» sospirò Shane, «Lei era un po'... triste e abbiamo parlato, ecco, non abbiamo fatto nulla.»
Rebecca inspirò lentamente, non sapendo cosa dire o cosa fare.
«Tutto sto casino per due chiacchiere?» sbuffò Mark. 
«È arrivato il taglio della torta.» s'intromise un cameriere, ignaro —  forse —  di quello che era appena successo.
Gillian si strinse a Shane e i due uscirono dalla stanza.
«Vado al cesso.» esclamò Rebecca e uscì dalla parte opposta, Veronica fissò Georgina e Kerry poi andò dietro alla sua amica.

Domenica 4 Gennaio, 2004, Malahide, Dublino.

Georgina fissò Nicky, in attesa di una sua reazione. Gli aveva appena raccontato quasi tutta la storia, evitando la parte in cui Rebecca e Shane avevano fatto del sesso, rimanendo su un vago “Si sono baciati”.
«Lo vedevo che erano molto uniti.» sospirò lui, «Come ho fatto a non accorgermi di nulla?»
Georgina gli strinse la mano, intrecciando le dita con quelle di lui, «Per te lei è ancora la tua cuginetta con le trecce e la faccia sporca di cioccolato.»
Nicky sorrise, «Forse.» mormorò, «Però... non so cosa fare, per lei. Ho voglia di spaccare la faccia di Shane per quello che ha fatto e non ha fatto.» disse, «Se avesse avuto le palle per annullare tutto subito adesso Rebecca non piangerebbe.»
«Non avresti avuto problemi, quindi?» fece Georgina leggermente sorpresa, «Se Shane e Rebecca si fossero fidanzati, intendo.»
«No.» ammise lui, «Anzi, sarei stato felice.»
Georgina sorrise e lo abbracciò. «Sei strano, lo sai?» ridacchiò, «Eri pronto a prendere a pugni Brian!»
«Brian non andava bene per Rebecca, Shane sì.» disse Nicky. «Stanno... stavano bene, insieme.»

Nicky strinse Veronica in un abbraccio e le baciò una guancia, si spostò verso Rebecca e la tenne stretta a sé per un minuto, prima di baciarle il viso. «Fate buon viaggio.» esclamò facendo un passo indietro e sorridendo.
«Grazie.» disse Veronica e sistemò meglio la borsa sulla spalla.
«E chiamatemi quando atterrate.» continuò Nicky.
«Certo.» fece Rebecca, «Non preoccuparti.»
Nicky sorrise e scompigliò i capelli della cugina. «Ci vediamo presto, allora.» disse.
«Certo.» disse Rebecca ma sapeva che stava mentendo, a meno di una catastrofe non sarebbe mai tornata in Irlanda.

Salve! Nuovo capitolo, scritto in breve tempo. L'avrei pubblicato prima se avessi avuto la connessione o avessi trovato una connessione wi-fi libera, ma il mio vicino ha messo la password, sigh. Questo capitolo è più corto dei precedenti, gli altri torneranno di lunghezza “normale”, insomma, sono sempre più di 5000 parole o.O. 
Questa storia mi prende tantissimo, appena finisco un capitolo mi viene voglia di scrivere il successivo e non è mai successo con le mie altre storie. Il settimo capitolo è in scrittura, quindi sarà postato a breve.
Giorgio è uscito di scena, Veronica è rientrata con tanto di fidanzato, Bex ha fatto pace con Nicky e Georgina e andrà al battesimo.
Vi saluto e vi aspetto al prossimo capitolo! E se volete, curiosate nel mio profilo, magari trovate altre storie di vostro gradimento!

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Capitolo 8
*** Capitolo Sette ***


Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.
Show me the road back to your heart


Capitolo Sette


Giovedì 12 Luglio 2007, Dublino

Veronica afferrò il trolley dal nastro dei bagagli e allungò il manico telescopico. «Saranno già qui?» domandò.
Rebecca annuì, «Sì.» rispose e individuò la sua valigia, «Sicuramente.» disse prendendola, «Andiamo?» 
Veronica sorrise e s'incamminarono lungo i corridoi. «Mi mancava.»
Rebecca rise, «Che cosa, l'aeroporto?»
«No!» squittì l'altra, «Dublino.»
«Anche a me.»
Pochi minuti dopo erano al piano terra e Rebecca iniziò a guardarsi attorno, alla ricerca dei visi dei suoi zii.
«Rebecca!»
La ragazza sorrise e si voltò, toccò il braccio di Veronica e le indicò sua zia. La raggiunsero e Rebecca rimase sorpresa nel vedere suo cugino Adam e non suo zio. «Zia!» cinguettò abbracciandola e rimanendo stretta a lei. «Lo zio?» chiese e fece un passo indietro per salutare il cugino.
«È a casa.» rispose la donna, «Siamo con Nicky.»
«E dov'è?» domandò Veronica dopo aver baciato le guance di Adam.
«Fuori, stava cercando parcheggio.» rispose Yvonne.
Adam afferrò il trolley di Rebecca e i quattro uscirono dall'aeroporto e andarono nel parcheggio. Nicky era appoggiato all'auto, le braccia conserte, sorrise quando vide Rebecca e si tolse gli occhiali da sole e li gettò sul sedile attraverso il finestrino abbassato.
«Bex!» esclamò abbracciandola, le baciò la guancia e la strinse ancora di più. «Mi sei mancata!» disse.
«Anche tu!» fece lei, «Però adesso lasciami, che mi stai stritolando!» rise.
Anche Nicky rise e la lasciò, abbracciò Veronica mentre Adam e Yvonne sistemavano le valigie nel bagagliaio. Salirono in auto e Nicky partì. «Allora... qualche novità?» chiese mentre si fermava allo stop.
«Niente di particolare.» rispose Rebecca che era seduta sul sedile posteriore, fra Veronica e Adam, «Tranne per la bambola qui presente.» scherzò indicando Veronica che arrossì.
«Bambola?» domandò Nicky e Rebecca vide che era perplesso.
«È come mi chiama Tommy.» borbottò, «Il mio ragazzo.» disse sorridendo.
Nicky sorrise. «Dev'essere un santo, per sopportarvi.» scherzò.
«Veramente è più matto di noi!» replicò Rebecca e sorrise, rilassò le spalle e guardò fuori dal finestrino. Era tornata in Irlanda.

***

«Ma come sono carini!» cinguettò Veronica guardando i gemelli che dormivano tranquilli nei loro ovetti posati sul tavolino del salotto, «Sono così... tranquilli.» sospirò.
«Solo quando dormono.» sorrise Georgina. 
Rebecca sorrise e sfiorò la manina di uno dei bambini, «Dormono alla grande.» disse e guardò Veronica, «I regali.» le sussurrò in italiano e l'altra annuì e tornò a guardare i gemelli. 
«Torno subito.» disse Rebecca e si alzò, salì al piano di sopra e salì nella camera degli ospiti; anche se aveva detto di no Nicky aveva insistito che lei e Veronica rimanessero lì con loro. Rebecca aprì l'armadio e afferrò da un sacchetto il pacchetto che aveva preparato il giorno prima e tornò al piano di sotto e lo porse a Georgina, poi si sedette fra lei e Veronica.
«Non dovevate.» disse lei e sorrise sedendosi sul divano accanto a Rebecca, lo scartò lentamente e aprì la bocca, stupita, quando vide i due bavaglini e i piccoli accappatoi, «Sono bellissimi!» disse, «Li avete ricamati voi?»
«Lo ha fatto Rebecca.» rispose Veronica, «Io lo aiutata a sceglierli.»
«Grazie.» disse Georgina e si sporse verso la cugina e le baciò le guance, fece lo stesso con Rebecca e fissò i regali.
«Quando avresti imparato a ricamare?» chiese Nicky.
Rebecca scrollò le spalle, «Da quando ho iniziato a lavorare alla merceria.» rispose e fissò i bavaglini, erano identici, bianchi e blu, con un orsetto marroncino che mangiava, con un cucchiaio, una scodella di miele. L'unica cosa diversa erano, ovviamente, i nomi: Rocco e Jay, ricamati con del filo blu scuro.
Gli accappatoi erano blu con il bordino bianco, i nomi erano ricamati sul cappuccio.
«Ah.» commentò Nicky, «E sei fare anche la maglia?» chiese, «Non me l'hai mai detto che sapevi farlo.»
«Non me l'hai mai chiesto.» replicò lei, «E comunque, se vuoi una sciarpa storta come una strada di montagna... posso farla.»
«Ah, bhe... no!» disse Nicky e sorrise, «Non voglio una sciarpa storta.»
Rebecca scoppiò a ridere e si fermò, lanciò una breve occhiata agli ovetti e guardò i bambini che continuavano a dormire. «Vado a prendermi un bicchiere d'acqua.» disse e si alzò in piedi.
«Rebecca...» la chiamò Nicky, «Che cos'è quello?» chiese e la indicò.
«Cos'è cosa?» domandò lei, anche se un'idea ce l'aveva, le era bastato sentire il tono di voce del cugino.
«Quel coso che hai sulla schiena.» rispose Nicky.
«Ah... il tatuaggio.» rispose Rebecca e si girò, e sorrise nel vedere Georgina e Veronica trattenere un risolino. 
«Sì, il tatuaggio.» esclamò lui e incrociò le braccia al petto. «Bex...»
«Nico, ho venticinque anni, non sono piccola!» sbuffò Rebecca e sorrise quando Georgina ridacchiò.
Nicky aprì la bocca, «Lo so quanti anni hai, è solo che...» fece e prese un respiro profondo, gonfiando le guance prima di far uscire l'aria, «Non è un po' troppo grande e colorato?»
Rebecca lo ignorò e andò in cucina, aprì il frigo e afferrò la bottiglia d'acqua frizzante, si riempì il bicchiere che aveva lasciato sul bancone e bevve.
«Bex...» borbottò Nicky comparendo in cucina.
«È una fata seduta su una foglia sopra dell'acqua.» spiegò Rebecca e alzò la maglia voltandosi, dando la schiena a Nicky, per fargli vedere il tatuaggio.
«Ma... Bex!» esclamò lui, «Un pezzo è sul.. è sul tuo...» boccheggiò mentre Rebecca gli sfilava accanto sorridendo.
«Sulla mia chiappa destra?» fece lei, «Guarda che lo so.» disse e si sedette al suo posto, «Guarda che c'ero anche io, mentre il tatuatore lo faceva.»
Nicky sbuffò e si sedette incrociando le braccia al petto. «Perché non me lo hai detto?» 
Rebecca alzò gli occhi al cielo, «Perché tu non me lo hai chiesto.» rispose e sorrise al cugino.
«E quando l'avresti fatto?» chiese lui.
«Tesoro, vuoi piantarla?» lo reguardì Georgina, «È un tatuaggio, lo hai anche tu.»
Nicky sbuffò nuovamente e roteò gli occhi, mentre le tre ragazze ridacchiavano.
«A gennaio 2004.» rispose Rebecca, «È stato il mio regalo di Natale.» disse e sorrise a Nicky, il quale rilassò le braccia e sorrise a sua volta.

Domenica 15 Luglio 2007, Malahide, Dublino.

Rebecca scese dall'auto e si girò, in attesa di Veronica. Erano davanti alla chiesa dove si sarebbe tenuto il battesimo. Anche Veronica scese e si affiancò all'amica.
«Non sono ancora arrivati.» notò Veronica guardandosi attorno e Rebecca la guardò di traverso, lei sorrise e alzò le spalle. 
Rebecca la ignorò e si avviò verso il sagrato, l'ultima cosa a cui voleva pensare era che, entro una manciata di minuti, si sarebbe ritrovata faccia a faccia con Shane e non era sicura di essere pronta, anzi, era certa di non essere pronta. Inspirò a fondo, inalando il profumo dei fiori e si girò verso Veronica. «La smetti di sistemarti il vestito?» le disse, «Se continui così ti ritroverai con le tette di fuori nel bel mezzo della cerimonia!»
Veronica sbuffò e si sistemò la parte superiore del vestito senza spalline, tirandola verso l'alto. «Prima di entrare mi allaccio il golfino, contenta?» ribatté lei e fece una linguaccia e si bloccò per un istante, prima di chiudere la bocca.
Rebecca la fissò e si girò lentamente e rimase bloccata, aprì la bocca e la richiuse, sentendosi la gola secca; fissò il ragazzo davanti a lei e cercò di fare un sorriso.
«Rebecca...» esclamò Mark e si avvicinò a loro, sorridendo, «Ti trovo bene.» disse e la strinse in un breve abbraccio. «Ciao, Veronica.» aggiunse abbracciandola.
Rebecca si rilassò, era Mark e con lui era sempre andata d'accordo; non erano mai stati grandi amici, ma almeno lui non la odiava come Shane o Kian. «Come va?» chiese e si accorse che la sua voce aveva tremato leggermente.
«Bene.» rispose lui e sorrise.
«Nicky vi vuole per le foto.» l'interruppe Adam e Rebecca sospirò dal sollievo, sorrise a Mark, prese la mano di Veronica e seguì Adam.
«Prendi Jay.» le disse Nicky quando lo raggiunse.
«Cosa?» squittì lei, «E se mi cade?»
Nicky rise, «Non ti cade, lo so.» disse e le diede il bambino, sistemandolo fra le sue braccia prima che lei potesse replicare o allontanarsi.
Rebecca deglutì la saliva e si girò verso Veronica che teneva in braccio Rocco, tenendo la schiena e le spalle rigide e guardando il bambino come se dovesse trasformarsi in un mostro a due teste.
«Rilassati e sorridi, Veronica.» esclamò Georgina.
«E se mi morde?» pigolò Veronica.
«Non li ha, i denti.» replicò Rebecca e abbassò il viso, vide Jay che la fissava e sorrise. «Veronica, rilassati e fai un bel sorriso.» disse e si mise in posa accanto all'amica.
Dopo un paio di foto Veronica passò il bambino a Georgina e sospirò, rilassandosi completamente. «Veronica, era solo un neonato!» sbuffò Rebecca dando il bambino a sua zia, «Sembrava che tenessi in braccio un mostro!» aggiunse in italiano
«Anche tu non eri del tutto entusiasta, eh.» fece l'altra e si sistemò l'abito. 
«Io avevo solo paura che mi scivolasse.» disse Rebecca, «Sai com'è, i bambini non sono palle che rimbalzano.»
Veronica la fissò e sbuffò. «Avevo paura che mi mordesse!»
«Ma hanno tre mesi!» le ricordò Rebecca, «Non li hanno i denti.» disse, «Credo.»
«Come credi?» squittì Veronica, «Vuoi dire che poteva mordermi?»
«Uff, quanto la fai lunga!» sbuffò Rebecca, «Rilassati!»
«Vedo che voi due non avete cambiato abitudini.»
Entrambe si voltarono e si trovarono davanti a un Kian sorridente. «Oh... Kian... ehm... ciao.» balbettò Rebecca sentendosi arrossire e guardò Veronica, che era rimasta immobile e le diede una piccola gomitata.
«Kian... ciao.» disse Veronica e fece un piccolo sorriso.
«Come state?» domandò lui e si avvicinò alle due e le abbracciò e Rebecca rimase così sorpresa che se in quel momento fossero scesi gli alieni sulla Terra per conquistarla, lei avrebbe pensato che fosse normale. Quello che non era normale era Kian che l'abbracciava e che le chiedeva come andasse la sua vita. Quello non era normale. 
«Tutto bene, grazie.» rispose Rebecca guardando il ragazzo e chiedendosi dove fosse il vero Kian, perché era sicura che quello davanti a lei fosse un altro Kian, visto com'erano i loro rapporti l'ultima volta che si erano visti.
«Ma è normale?» sussurrò Rebecca a Veronica mentre entravano in chiesa.
Veronica osservò Kian e fece un piccolo sospiro. «Sembra felice.» disse, «Forse ha trovato qualcuno.»
Rebecca annuì piano e si sedette un paio di panche dietro quella dov'erano i suoi zii e cugini; appese la borsetta al gancio e fece per prendere il libretto della messa quando si sentì toccare e sussultò. «Shane.» mormorò sorpresa.
Lui la guardò per alcuni istanti senza dire nulla, «Rebecca. Veronica.» le salutò e a Rebecca mancò un battito nel vedere il suo viso serio, senza l'ombra di un sorriso. 
«Come va?» bisbigliò Veronica.
«Bene.» rispose Shane con un mugugno e si voltò, fissando lo sguardo sull'altare.
Veronica alzò gli occhi al cielo e sbuffò piano, afferrò la mano dell'amica e la strinse.

***

Rebecca aveva perso di vista Veronica non appena erano entrate nella sala del buffet; afferrò una tartina al salmone e ripensò all'ultima mezz'ora. Shane non le aveva rivolto la parola, anche se si erano ritrovati —  loro due, Veronica, Mark, Kian, Nicky e Georgina —  fuori dalla chiesa. Rebecca sospirò e diede un morso alla tartina, ringraziò il cameriere e prese il bicchiere di spumante.
«Come stai?»
Rebecca quasi sobbalzò, quando senti quella voce, ingoiò la tartina e bevve un sorso di spumante mentre si voltava lentamente. «Sto bene, Shane.» rispose e lo fissò, domandandosi perché Shane fosse così serio. “Forse il divorzio è effettivo.” pensò e lo guardò, ingoiò un sorso di spumante per impedirsi di guardare Shane.
«Mi dispiace per prima.» disse Shane, «Ero solo sorpreso di trovarti qui.»
«Nicky non ti ha detto nulla?» chiese lei, anche se era evidente che suo cugino non aveva detto a nessuno del suo arrivo insieme a Veronica. Almeno, a Kian e Mark non l'aveva detto, visto la loro sorpresa quando le avevano viste.
«No.» rispose Shane e scosse brevemente la testa, «Non ha detto nulla, anche se me lo sarei dovuto aspettate.»
Rebecca annuì e afferrò un'altra tartina, ai gamberetti questa volta, e ne mangiò un pezzo. 
«Va tutto bene, Rebecca?» chiese Shane e fece un piccolo sorriso.
Rebecca annuì e bevve ancora, pensò che se avesse continuato così, si sarebbe ubriacata prima di sera. «Sì, tutto bene.» rispose accorgendosi di avere la voce un po' rauca, sorrise e finì lo spumante. «Ho... un lavoro.» disse sentendosi sempre più in imbarazzo, «In una merceria.» aggiunse e posò il bicchiere vuoto sul tavolo.
«Mi fa piacere.» disse Shane e sorrise. «Senti...» esclamò dopo un po' quando si accorse che Rebecca aveva fatto un passo indietro, quasi avesse voluto scappare —  e lo avrebbe fatto più che volentieri, in effetti —  «Mi dispiace.» mormorò e guardò Rebecca.
Lei lo fissò e respirò a fondo e rimase in silenzio prima di trovare il coraggio di dire qualcosa, «Ah... grazie.» biascicò, «Anche a me.» disse e si guardò attorno e respirò dal sollievo quando vide Veronica poco lontano. «Io... devo... andare da Veronica.» borbottò, «Ci vediamo.» disse e si allontanò, sentendosi stupida.

«Perché lo hai fatto?» le chiese Veronica, «Era la tua occasione per chiarire con lui!» la rimproverò.
Rebecca sospirò, «Ero in imbarazzo!» squittì, «Temevo di dire qualche stronzata.» si giustificò guardandosi i piedi.
«Però così hai fatto la figura dell'imbecille.» esclamò Veronica.
«Tu dici?» pigolò Rebecca guardando l'amica.
Veronica sospirò e la sua espressione si addolcì e sorrise. «Imbecille proprio no.» disse, «Diciamo un pochino stupida, ecco.» aggiunse e le strinse brevemente la spalla.
«Sempre a confabulare in italiano, voi due.» esclamò Mark. «Di cosa state parlando, questa volta?»
Veronica e Rebecca si guardarono e sorrisero, «Stiamo parlando del nostro piano per conquistare l'universo.» rispose la seconda.
Mark sorrise, «Bhe, da voi due mi aspetto questo e altro.» disse e poi si voltò verso Kian, Nicky e Shane. Rebecca li fissò e si costrinse a mantenere il sorriso sul suo volto. «Tua cugina sta cercando di conquistare l'universo!» scherzò Mark.
«Dopo quell'enorme tatuaggio mi aspetto di tutto, da Rebecca.» esclamò Nicky.
«Enorme tatuaggio?» fece Mark.
«Non è enorme!» replicò Rebecca, «Circa dieci centimetri per quindici!» disse.
«E metà è sulla tua chiappa destra.»
«Nicky!» strillò Rebecca e arrossì imbarazza e divenne ancora più rossa quando si accorse che Shane era dietro di lei. «Vuoi ripeterlo più forte? Credo che quelli dall'altra parte della sala non ti abbiano sentito!»
«Nicky, ti comporti ancora come se avesse diciassette anni!» disse Mark, «Dai, ha venticinque anni.» aggiunse e sorrise a Rebecca che lo fece a sua volta.
«Mi preoccupo.» borbottò Nicky e si allontanò, ritornando da sua moglie.
Rebecca inspirò lentamente e si accorse che Shane era al suo fianco, «Sembra che mi sia tatuata chissà che cosa, invece è solo una fata.» disse e guardò Veronica e la vide intenta a leggere un SMS sul cellulare. «Ehi, bambola*, cosa leggi d''interessante?»
«Come l'hai chiamata?» chiese Kian, «Non ho capito.»
Veronica infilò il cellulare in borsa e lanciò un'occhiataccia a Rebecca, che ridacchiò, «Bambola.» disse ritornando a parlare in inglese, «È così che la chiama il suo ragazzo.»
«Vuoi sbandierarlo ai quattro venti?» replicò Veronica e fece un'espressione arrabbiata, anche se un realtà stava nascondendo un sorriso.
«Bhe, Nicky ha praticamente urlato che mi sono fatta tatuare il culo, per cui non vedo il problema.» disse.
«Come si chiama il fortunato?» chiese Shane.
«Tommaso.» rispose Veronica e sorrise, felice, riprese in mano il cellulare e mostrò la foto del suo ragazzo agli altri.
«Sembra un armadio.» commentò Kian.
«Vedi che non sono l'unica a pensarlo?» disse Rebecca.
«Ma non è vero!» esclamò Veronica e mise il cellulare in borsa.
«Ma Tommy è alto due metri e cinque!» fece notare Rebecca.
Veronica sbuffò, «Andiamo, ho ancora un po' di fame.» le disse prendendo le mano di Rebecca che la seguì senza dire nulla. Le due si allontanarono e raggiunsero uno dei tavoli del buffet.
«Prima mi dai dell'imbecille perché sono scappata da Shane e adesso sei tu che scappi?» esclamò Rebecca e afferrò una delle tartine e la morsicò per poi fare un'espressione quasi schifata quando si accorse che era al carciofo.
«Fra il tuo culo e Tommy diciamo che eravamo tutte e due in imbarazzo, ecco.» replicò Veronica. «Perché quella faccia schifata?» chiese, «Ti si accorta anche tu che Shane ti stava guardando il culo?»
«È ai carciofi.» rispose Rebecca, «Non mi piacciono, lo sai.» disse e Veronica alzò le spalle, prese due bicchieri di un aperitivo analcolico e ne diede uno a Rebecca. «Grazie.» disse lei e ne bevve un paio di sorsi, «Aspetta... cosa hai detto?» chiese, «Shane mi stava guardando il culo?» starnazzò.
Veronica sorrise e annuì. «Sì.» rispose, «Sembrava essersi improvvisamente interessato al tuo sedere, come se non l'avesse mai visto...» aggiunse e bevve anche lei, e sorrise all'espressione di Rebecca. «Non puoi dire di no, eh, Becky.»
Rebecca non disse nulla e si voltò, dando le spalle all'amica e inspirò a fondo, prima di girarsi tenendo il labbro inferiore fra i denti. «Sei sicura che me lo stesse guardando?» domandò.
Veronica sorrise e annuì —  per un attimo aveva pensato che Rebecca le avrebbe urlato contro, arrabbiata, o che si sarebbe messa a singhiozzare — , le si avvicinò e le toccò il fianco. «Sì, dico di sì.» rispose, «Voi due dovete farvi una bella chiacchierata.»
Rebecca annuì e aprì la bocca per parlare ma la richiuse quando si accorse che il cellulare di Veronica stava squillando. «È quella rompi di mia madre.» sbuffò Veronica. «Vado un attimo in giardino.» aggiunse e Rebecca annuì prima di alzare la mano destra, sporca di salsa ai carciofi e sussurrale che andava in bagno; Veronica annuì, rispose a sua madre e si allontanò.
Rebecca sorrise e si avviò al bagno, e sospirò quando posò la borsetta sulla mensolina, si lavò le mani guardandosi allo specchio. «Sei stupida, Rebecca.» si disse, «Tanto stupida. Vai da lui e parlaci, evitando di dire cose scontate e banali.»
Afferrò delle salviette di carta e si asciugò le mani, fissando il braccialetto che le aveva regalato Shane tanti anni prima. Sopirò e uscì, scorgendosi solo allora di quanto fosse spazioso l'antibagno.
«Capisco che tu sia ancora arrabbiata, no, incazzata con me. Ma potresti anche parlarmi.»
Rebecca si voltò, lentamente, e fissò Shane senza sapere cosa dire. Aprì la bocca e la richiuse un paio di volte, incapace di dire qualsiasi cosa. Sospirò e abbassò il viso. «Sei tu che non mi parli.» disse, infine, rialzando il viso e guardando gli occhi di Shane.
«Non ne ho avuto l'occasione.» replicò Shane e si avvicinò a lei, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni. «O sei con Veronica oppure scappi.»
Rebecca tacque, non sapendo cosa dire o cosa fare. «Non so cosa dire.» confessò dopo qualche secondo di silenzio e sobbalzò, quando Shane le strinse la mano sinistra e le sfiorò l'interno del polso con due dita, partendo dal palmo della mano finendo ai braccialetti. Rebecca sentì il rumore del respiro di Shane, come se fosse amplificato, come se ci fosse solo quello di rumore; deglutì, incapace di muoversi.
«Tu non sai mai cosa dire.» mormorò Shane, senza smettere di accarezzarle il polso e Rebecca per un attimo temette che lui se ne andasse, che la lasciasse lì. «Ma tu sei così.» aggiunse e sorrise, con la conseguenza che il cuore di Rebecca batté più velocemente, «Non posso farci nulla.»
Rebecca si limitò ad annuire, incapace di fare qualsiasi cosa, quasi come se lo sguardo di Shane, il suo sorriso e le sue dita la incantassero. «Mi dispiace.» mormorò.
Shane sfiorò il braccialetto e le sorrise, ancora, guardandola con la testa piegata di lato. «Non devi dispiacerti.» disse, «Lo hai ancora.» aggiunse sfiorando il braccialetto
Rebecca annuì e sorrise, «Sì.» disse, «Mi piace.» aggiunse, evitando di dire che non lo aveva indossato per quasi un anno, dopo che se ne era andata da Dublino, quasi quattro anni prima.
Shane le lasciò andare il polso e le sorrise. «Ci vediamo.» disse, le sfiorò il viso ed entrò nel bagno degli uomini. Rebecca lo guardò sparire dietro la porta e si lasciò andare a un profondo respiro, e uscì di corsa, ritornando nella sala, vide rientrare Veronica e la raggiunse. 
«Dobbiamo parlare.» le disse.
«Di cosa?» chiese Veronica, «Stai bene?» domandò, iniziando a preoccuparsi, «Devo chiamare Nicky?»
Rebecca scosse la testa, «No.» rispose, «Sto bene.» aggiunse e sospirò. «Ci ho parlato.» disse, «Con Shane.»
Veronica la fissò per qualche istante e poi sorrise. «Sono contenta.» esclamò, «Dimmi tutto.»

***

Rebecca fissò Shane, e si chiese cosa dovesse dire. Lui era lì, davanti a lei, e la guardava sorridendo, gli occhi scintillanti. «Allora... come stai?» chiese e si ricordò che Veronica gli aveva già fatto quella domanda, e si sentì stupida.
«Bene.» rispose Shane, «Adesso va meglio.» aggiunse e le regalò un sorriso, si avvicinò a lei e tolse le mani dalle tasche, sistemò la giacca e posò la mano sulla spalla di Rebecca, «Volevo tanto rivederti, Rebecca.»
Lei lo guardò e si morse la lingua per non replicare: “Sai dove abito, potevi anche venire.” Fece un piccolo sorriso e rilassò le spalle, sapendo che era inutile rivangare il passato, non in quel momento, almeno, non al battesimo dei gemelli. «I tuoi come stanno?» chiese, anche se avrebbe voluto chiedergli come mai aveva divorziato da Gillian.
«Bene.» rispose Shane e tolse la mano dalla spalla di Rebecca, «Le cose stanno tornando a posto, fra di noi.»
Rebecca lo fissò, sorpresa, avevano appena ricominciato a parlare —  del più e del meno, fra l'altro —  come potevano essere di nuovo a posto, le cose fra di loro, con tutto quello che c'era stato? Fece per aprire la bocca per ribattere quando capì che Shane, con quel “noi”, intendeva lui e la sua famiglia. Non doveva essere stato facile, per Mae e Peter, reagire al divorzio di Shane e Gillian. «Mi fa piacere.» disse.
Shane sorrise e abbassò la testa, sospirò e chiuse per un'istante gli occhi. «Per loro avrei dovuto fare di tutto per salvare il matrimonio.» disse e alzò il viso, «Peccato che fosse iniziato nel peggiore dei modi.» aggiunse e guardò Rebecca con la testa piegata di lato. Sospirò nuovamente e sorrise, «Non parliamo di questo.» esclamò, «Raccontami qualcosa di te.»
Rebecca annuì, lentamente, e lo fissò, senza sapere cosa dire. «Ho chiuso una storia da poco.» disse e abbassò la testa, sentendosi in colpa, poi cambiò idea, dicendosi che non aveva nulla di cui sentirsi in colpa.
«Mi dispiace.» commentò Shane e infilò le mani nelle tasche, «Come mai?» domandò.
Rebecca lo guardò, non sapendo cosa dire; di certo non poteva dirgli la verità —  non l'aveva ancora detta a Nicky o Georgina —  e si costrinse a sorridere e a rimanere lì —  il suo istinto le suggeriva di scappare —, «Divergenze caratteriali.» disse infine, optando per quella mezza verità che aveva già accennato a Nicky.
Shane la guardò e Rebecca temette per un istante che lui non le credesse o che volesse saperne di più. «Capisco.» disse lui e Rebecca neanche si accorse di aver sospirato dal sollievo, a quelle parole.
«Mmh... grazie.» disse lei e sorrise, alzando la testa e sentendosi più tranquilla, «Sono cose che capitano.» aggiunse.
Shane si appoggiò al muro dietro di lui, «Sì.» mormorò, «Ma non dovrebbe capitare.» aggiunse, «Non a... te.» disse e sorrise.
Rebecca lo guardò, rimanendo sorpresa ancora una volta dalla gentilezza —  forse troppa —  di Shane, e si scoprì a fissare incantata le labbra di Shane, «Ah... grazie.» disse.
«Nicky ti vuole per un'altra foto.»
Rebecca si voltò verso Adam e gli sorrise, quasi gli fosse riconoscente di quell'interruzione. «Arrivo.» disse, tornò a guardare Shane e lo fissò. «Io vado.» esclamò e si allontanò prima che lui potesse dire —  o fare —  qualsiasi cosa.
Raggiunse Nicky, Georgina e Veronica e trattene una risata quando si accorse dell'espressione di Veronica mentre Georgina le porgeva uno dei bambini. «Guarda che non morde.» disse e si fermò, mentre Nicky gli sistemava fra le braccia l'altro gemello. «E lui è...» chiese.
«Bex, lui è Rocco!» rispose Nicky, quasi indignato dal fatto che Rebecca non distinguesse i bambini.
Lei annuì e guardò il bambino che decise di aprire gli occhi in quel momento, e fissò Rebecca prima di emettere un suono simile a un miagolio e tornare a chiudere gli occhi. 
Fecero altre foto e sistemarono i bambini nelle loro carrozzine.
«Veronica, è solo una bambino, non un mostro.» esclamò Mark, «Sembrava che avessi paura che gli spuntassero dei tentacoli dal pannolino!»
Veronica gli scoccò un'occhiataccia prima di andare a sedersi sul divanetto e rilassarsi, senza nessun bambino fra le braccia. «Lo so che non è un mostro, eh.» disse, «È che sembrano così piccoli e innocenti...»
«Forse perché lo sono?» fece notare Rebecca, «Hanno tre mesi, mangiano dal biberon, dormono e fanno la cacca, non fanno nessun piano su come morderti.»
Veronica  sbuffò e guardò Rebecca, «Anche tu hai paura a prenderli in braccio!» replicò, piccata, e voltò la testa, incrociando le braccia al petto.
«Ho paura di farli cadere.» disse Rebecca e si spostò di qualche centimetro per far posto a Mark, «Sono bambini, non bambolotti.»
«Almeno quelli non mordono.» mugugnò Veronica e Rebecca sospirò, mentre Mark ridacchiava.
«I miei bambini non mordono nessuno!» s'intromise Nicky, «Non ancora, perlomeno.»
Veronica lo fissò ed espirò lentamente, prima di sciogliere le braccia e posare le mani in grembo. «Avvertimi quando iniziano a mordere.» disse.
Nicky alzò un sopracciglio e sorrise, «Certo, come vuoi.» acconsentì, «Ma solo dopo averteli messi in braccio.»
Rebecca ridacchiò. «Te la sei cercata!» squittì e sorrise a Veronica prima di distogliere lo sguardo e posarlo su Shane, a pochi passi da loro e gli sorrise, piano, con tranquillità, sentendosi bene —  felice —  con Veronica e Nicky che discutevano di bambini, denti e morsi, con Mark accanto a lei che rideva alla loro finta discussione, con Kian —  e si sorprese anche lei di questo pensiero —  che parlava con Georgina, guardandoli ogni tanto e, infine, con Shane, lì davanti a lei, che la fissava sorridendo. Si sentì felice e non si pentì neppure per un secondo di essere tornata a Dublino.
Di essere tornata a casa.


Martedì 17 Luglio 2007, Malahide, Dublino.

Rebecca si chiese come avesse fatto a cacciarsi in una situazione del genere, poi si ricordò: era ospite di Nicky e non poteva andarsene se lui invitava qualcuno, soprattutto se quel qualcuno erano Kian, Mark e Shane.
Inspirò a fondo e chiuse gli occhi per un istante, prima di aprirli e fissare la sua immagine allo specchio. Sorrise debolmente e si disse che non poteva stare chiusa lì dentro per sempre, così uscì, e andò in cucina. 
«Era ora, pensavo che ci fossi caduta dentro.» la accolse Veronica e Rebecca alzò gli occhi al cielo, prima di sbuffare e andare a sedersi sullo sgabello, accorgendosi troppo tardi —  o forse no —  di essere capitata al fianco di Shane.
«Cadere nel cesso e rovinare il mio bel tatuaggio è l'ultima cosa che voglio.» disse, lo sguardo fisso su Nicky, che la fissò, prima di alzare gli occhi al cielo e sbuffare. «Che c'è?» ridacchiò, «Vuoi che la mia fatina si rovini?»
«Voglio evitare di pensare a quel tizio che ti ha tatuato,» replicò Nicky, «mettendoti le mani sul culo.»
«Guarda che avevo su un perizoma di carta, eh.» sbuffò Rebecca, «Non ero completamente nuda.» aggiunse e guardò Mark e sorrise nel vederlo trattenere una risata.
«È la stessa cosa.» borbottò Nicky e riempì il suo bicchiere e quello di Rebecca con dell'acqua.
«Ne parli come se avessi fatto sesso con il tatuatore.» ridacchiò Rebecca, incominciando a rilassarsi.
Nicky arrossì e smise di bere. «Tu mi farai invecchiare prima del tempo.» esclamò.
«Uh, adesso ci sono anche i gemelli, per cui diventerai vecchio prima di quanto tu pensi.» rise Veronica e Nicky sbuffò, prima di posare il bicchiere sull'isola della cucina.
«Allora, Bex, vuoi dirmi cosa ti ha spinto a lasciare quel cretino?» chiese Nicky.
«Quello che non voleva che tu venissi qui?» domando Mark. «Quello che lui chiama “il coglione”?»
«Nicky!» sbottò Rebecca, «A quanta gente lo hai detto?»
Nicky alzò le spalle prima di sorridere a Georgina. «Rispondi.» disse, tornando e guardarla e ignorando palesemente la domanda.
Rebecca sospirò e gli strinse le mani, «Io te lo dico ma prima promettimi che non t'incazzerai.»
«Eh, però se mi dici così mi incazzo ancora prima di sapere il motivo.» disse lui e Rebecca gli strinse ancora di più le mani. «E va bene!» esclamò mentre Georgina si sedeva accanto a lui.
Rebecca inspirò a fondo e tolse le mani da quello del cugino. «Ecco, una sera io e Giorgio eravamo a cena in un ristorante con alcuni nostri amici.» iniziò, «Con i suoi amici,» si corresse, «E io gli ho detto di nuovo che volevo venire qui, lui mi ha detto di no, e che stava con me perché ero orfana e senza parenti, io gli ho rovesciato la birra in testa, gli ho lanciato l'insalata addosso, e me ne sono andata. Poi ti ho mandato il messaggio.» disse e alzò lo sguardo, trovando quello furioso di Nicky.
«Lui ti ha detto cosa?» chiese Nicky, scandendo bene le parole. «Penso di aver sentito che lui stava con te perché sei orfana.»
Rebecca sospirò e annuì, «Hai capito bene.» disse, e lo guardò, per poi spostare lo sguardo su Mark, che la fissava a bocca aperta, per poi passare a Kian, che sembrava trovarsi davanti a un alieno, e guardò brevemente Shane, che teneva le labbra contratte e la testa bassa. 
«Io lo ammazzo. Giuro che vado lì e lo prendo a calci nel culo. Dimmi dove abita, che salto sul primo aereo e vado a prenderlo a sberle.»
Si voltarono tutti sorpresi verso Georgina, che si era alzata in piedi. «Ditemi dove vive, che vado ad ammazzarlo.»
«Tesoro... calmati.» disse Nicky posando una mano sulla spalla della moglie, «E per fortuna che ero io quello che non doveva incazzarsi.»
«Io non mi calmo.» esclamò Georgina, «Ho solo voglia di andare da lui e dargli un calcio nelle palle!»
«Sarebbe una bella soddisfazione.» s'intromise Veronica, «Fidati, io l'ho fatto.»
«Gli hai dato un calcio nei coglioni?» boccheggiò Kian.
«Se lo meritava.» rispose Veronica e incrociò le braccia, «Pensava di non aver detto nulla di male.»
«È veramente uno stronzo.» commentò Shane. «E ha detto una cosa terribile.»
Mark annuì, «È stato davvero insensibile.» disse.
Georgina respirò a fondo e bevve il suo bicchiere d'acqua in due sorsi. «Sono calma, sono calma.» borbottò e si sedette di nuovo sullo sgabello. «Insomma, non sono totalmente calma, ho ancora voglia di prenderlo a schiaffi.» disse. 
Rebecca la guardò e pensò che non l'aveva mai visto così... furiosa, si sarebbe aspettata una reazione del genere da Nicky, non da Georgina, che appariva sempre calma e tranquilla, anche quando i gemelli si svegliavano insieme, alle tre del mattino, strillando a pieni polmoni. 
«E io che ero convinta che sarebbe stato Nicky quello che avrebbe voluto saltare sul primo aereo per Milano.» disse e si bloccò, quando sentì il braccio di Shane che la sfiorava, e lo guardò prima di tornare a posare lo sguardo su Nicky.
«Oh, io ho una voglia matta di farlo, eh.» disse Nicky, «E minacciarlo che se ti si avvicina ancora gli spezzerò le gambe.»
«Ci ha già pensato Tommy.» esclamò Veronica.
«Veramente gli ha detto: “Se dai fastidio a Rebecca ti uso come straccio per pulire il motore della mia bimba.”» replicò Rebecca, citando le parole del ragazzo, «Bimba è la sua moto.» spiegò.
«Bhe... vedendo la sua foto e sentendo queste parole mi sa che starò attento a non toccarti nemmeno un capello e nemmeno per sbaglio.» scherzò Kian. 
«Ma Tommy non è cattivo.» protestò Veronica, dipingendosi in faccia un finto broncio, «È solo il suo aspetto che lo fa sembrare...»
«Un armadio a quattro ante?» disse Shane e sorrise, voltandosi verso le due.
Veronica sbuffò e posò le mani sul ripiano, «Non è così grosso.» borbottò e sorrise di rimando, e Rebecca intuì che non era arrabbiata —  anzi, lo sapeva che non era arrabbiata con loro —  e si rilassò, sopratutto perché Georgina parve essersi calmata, o forse faceva finta di essere tranquilla mentre osservava lo sportello del forno dove dentro c'erano le lasagne che avevano preparato Veronica e Rebecca quel pomeriggio.
«Sono quasi pronte.» disse Georgina, «Andate di là.» aggiunse, «Nicky, rimani qui ad aiutarmi.»
Gli altri andarono nella sala da pranzo e si sedettero, e Rebecca finì accanto a Shane,  con davanti a lei a Mark, il posto alla sua destra —  uno dei due capotavola —  era ancora vuoto.
«Possiamo vederci?» le chiese Shane, la sua voce era quasi un sussurro, «Da soli, così parliamo un po'.»
Rebecca lo guardò e per un attimo, mentre fissava i suoi occhi, capì cosa doveva provare un cerbiatto quando veniva accerchiato da cani che abbaiavano e i cacciatori con i fucili puntati. Respirò piano e annuì, «Va bene.» mormorò.
Shane sorrise e le prese la mano —   sotto al tavolo, protetti dagli sguardi degli altri —  le sfiorò il palmo con il pollice per un paio di secondi, prima di lasciargliela e rispondere a una domanda di Kian.
Rebecca lo guardò, fissò la sua mano e si accorse di aver trattenuto il fiato mentre Shane la toccava e adesso la sua pelle sembrava bruciarle. Respirò e alzò il viso quando Nicky le posò davanti un piatto fumante.
Sarebbe andato tutto bene, doveva solo ricordarsi di respirare quando  Shane la guardava o la sfiorava o le parlava a bassa voce. Sarebbe stato facile, respirare è una cosa che si fa in automatico, pensò.
Forse.


Venerdì 20 Luglio 2007, Dublino

Shane sfiorò la mano di Rebecca e con l'indice accarezzò il dorso della mano. Avevano appena ordinato il pranzo e, dopo che il cameriere aveva preso i loro ordini, erano rimasti in un silenzio carico d'imbarazzo per alcuni minuti. 
Rebecca lo fissò e ritrasse la mano e non notò —  o fece finta di farlo —  lo sguardo deluso di Shane. «Torno a casa il Cinque Agosto.» disse rispondendo alla domanda che lui le aveva fatto prima che arrivasse il cameriere. «Veronica torna il venticinque luglio.»
Shane annuì e pensò che avrebbe potuto invitarla qualche giorno a Sligo, sempre se lei avesse detto di sì, ovvio; la cosa al momento gli sembrò impossibile se guardava bene come procedevano le cose fra di loro. Non parlavano più come un tempo. “Sono tre anni e mezzo che non parliamo.” pensò, «Cosa pensi di fare quando Veronica se ne va?» chiese e sorrise.
«Non ne ho idea.» rispose lei. «Un giro nei dintorni, magari.»
Shane sorrise ancora di più, posò i gomiti sul tavolo, intrecciò le dita e posò il mento su di esse. «Potresti venire a Sligo.» propose, «È da tanto che non vieni lì.» disse e guardò Rebecca che lo osservava in silenzio. «Magari potresti farmi vedere se ti ricordi come si va a cavallo.»
«Forse.» mormorò Rebecca e tolse le mani dal tavolo quando il cameriere tornò con le bevande.
Shane inspirò lentamente, leggermente deluso, ma poi pensò che un “forse” era molto meglio di un “no”. Forse aveva una speranza. Forse le cose potevano tornare come prima, quando parlavano per ore di tutto e niente, quando ballavano insieme, abbracciati, e lui poteva respirare il suo profumo, quando prendevano in giro Nicky. Quando erano solo loro due e basta.
«E comunque mi ricordo come si cavalca.» disse Rebecca e strinse il suo bicchiere d'acqua. 
Shane la fissò, sorpreso. «Cosa?» mormorò.
Rebecca sbuffò e alzò gli occhi al cielo, bevve un sorso d'acqua e alzò lo sguardo su Shane. «Mi ricordo come si cavalca.» disse, «Io e Veronica siamo andati al maneggio un paio di volte.»
«E non sei caduta?» chiese Shane e sorrise spostando le mani in grembo.
«Quella volta mi hai spinto te!» replicò lei e fece una smorfia quasi offesa, ricordando l'episodio accaduto nel 2001.
«Non è vero!» si difese Shane e prese un pezzo di pane dal cestino. «Come potevo pensare che fossi dimagrita così tanto? Ho solo usato troppa forza!»
«Stai dicendo che prima ero grassa?» disse Rebecca e se il suo sguardo poteva incenerire, Shane si sarebbe trasformato in un mucchietto di polvere.
«No!» esclamò Shane, «No.» ripeté e sospirò, pensando alle parole giuste da dire. «Non sei mai stata grassa.» disse, «Mi sono spiegato male. Intendevo... volevo dire che non mi ricordavo che fossi così magra.» continuò e alzò il viso dal panino a Rebecca e sorrise quando la vide più serena e sorridente.
«Così va meglio.» disse lei e sorrise ancora di più, «Perché io non sono mai stata grassa, nemmeno quando sono nata.»
«Dalle foto che mi ha fatto vedere Nicky direi di no.» esclamò Shane e ridacchiò quando vide la faccia sorpresa —  e quasi furiosa —  di Rebecca.
«Nicky ti ha mostrato le foto di quando ero piccola?» squittì lei, «Solo alcune o tutte?»
Shane alzò le spalle. «Non so se me le ha fatte vedere tutte, ma ne ho viste un bel po'.» bevve la sua acqua e guardò Rebecca, «Compresa quella in cui facevi il bagnetto in un catino.»
Rebecca impallidì, «Cosa?» mormorò, staccò un pezzo di pane e le briciole si sparsero sulla tovaglia. «Io ammazzo Nicky.» disse, «Lo uccido.»
Shane rise, «Io gliela avevo detto che non era il caso ma lui ha insistito.» disse, «Stava sistemando una tua foto con i gemelli nell'album e me le ha fatte vedere.»
«Quando è successo?»
«Ieri pomeriggio, mentre tu e Veronica eravate fuori.» rispose Shane, «Ho visto anche una foto di voi due. Tu avevi un mese, credo, eravate sul divano e Nicky ti fissava come se fossi un piccolo mostro.»
Rebecca rise, «Ho capito che foto intendi.» disse, «Nicky aveva quasi quattro anni, probabilmente aveva paura che cadessi.»
«O che gli vomitassi addosso!» rise Shane e quando vide Rebecca ridere e rilassarsi pensò che, nonostante tutto, le cose fossero perfette.

Shane prese di nuovo la mano di Rebecca —  la destra, questa volta —  e sorrise mentre le sfiorava il dorso della mano con il pollice. «Credevo che il tuo ex non fosse così importate.» disse quando il suo dito sfiorò l'anello che la ragazza portava all'anulare.
«Infatti non era così importate.» mormorò Rebecca, «L'anello me lo ha regalato... papà, all'ultimo Natale.»
Shane gli strinse la mano, «Scusa.» disse. «Mi piace.» mormorò guardando l'anello, senza smettere di accarezzarle la mano.
Rebecca sorrise, «Grazie. Non potevi saperlo, quindi non devi scusarti.» disse e sorrise.
«C'è dell'altro, vero?» chiese Shane che aveva notato quell'impercettibile cambio d'espressione di Rebecca quando aveva nominato Giorgio.
«Cosa intendi?» squittì Rebecca, «Non c'è nient'altro!»
Shane la guardò e strinse la presa sulla sua mano. Era certo che ci fosse qualcos'altro. «Rebecca...» soffiò, «Non sono stupido.»
Rebecca sospirò rumorosamente. «Non c'è nulla.» ripeté.
«Ti ha picchiato?» chiese Shane, «Lui ti ha...» lasciò in sospeso la domanda e gli venne voglia di andare in Italia e prendere a pugni quel tizio che aveva fatto soffrire Rebecca.
«No!» disse lei, «Lui non mi ha mai picchiato o fatto... quella cosa!»
Shane le sorrise dolcemente. «Però qualcosa ti ha fatto, oltre ad averti detto la frase che gli ha fatto guadagnare il premio per lo stronzo dell'anno.»
Rebecca sospirò a fondo e fissò la tovaglia rosa salmone sotto le sue mani, trattenne l'aria dentro di sé per qualche istante e la lasciò uscire fuori mentre rialzava la testa, guardando un punto oltre Shane, alla ricerca del cameriere che doveva portarle il profitterol. Ma i suoi occhi trovarono solo il separé beige. «Lui era geloso.» mormorò, «E prepotente. Gli davano fastidio un sacco di cose, a partire da Veronica.» aggiunse e lo guardò e Shane continuò a stringerle la mano. 
«Giorgio voleva decide per me, sempre, anche quello che mangiavo e bevevo. Gli dava fastidio che dormissi solo con una maglietta e le mutande...» continuò Rebecca e Shane fu per un attimo spiazzato e la immaginò raggomitolata sul letto con indosso una t-shirt striminzita e un paio di mutandine. «Gli dava fastidio se mi svegliavo con i segni del cuscino sulla faccia, che avessi foto mie e di Veronica nella mia stanza, che mi fermassi ogni mattina a bere il cappuccino o il caffè al solito bar...»
«Ho capito.» esclamò Shane interropendola, «Un vero stronzo, in pratica.» disse, «E comunque i segni del cuscino in faccia sono carini.» aggiunse. 
Rebecca sorrise. «Dovresti andare a dirglielo.»
«Lo farei, ma porterei anche Georgina con me.» scherzò Shane o almeno tentò di farlo. Lui sarebbe andato a dirglielo ma solo dopo averlo preso a sberle e averlo lasciato nelle mani di Georgina per qualche minuto.
«Lo ucciderebbe.» replicò Rebecca e Shane sorrise.
«Già.» confermò, «Non mi aspettavo una reazione del genere da lei. Di solito è così calma e tranquilla... l'altro giorno era una vera furia!»
Rebecca annuì e fece scivolare via la sua mano da quella di Shane quando arrivò il cameriere con il suo dolce e lui fissò un po' deluso ma non disse nulla e la lasciò mangiare il dolce, guardandola sorridendo.
«Allora... ci vieni a Sligo?» chiese lui rilassandosi contro lo schienale.
«Non demordi, vero?» disse Rebecca con un sorriso e leccò la forchettina.
«No.» rispose Shane e sorrise.
«Non lo so.» disse lei e mangiò un ricciolo di panna montata. «Forse.» aggiunse e il viso di Shane s'illuminò, «Se la smetti di chiedermelo.»
«Va bene.» esclamò Shane senza smettere di sorridere e alzò le mani in segno di resa, «Non lo chiederò più.» disse, «Lo giuro.» promise e la guardò, sperando che lei gli credesse.
Rebecca si limitò ad inarcare le sopracciglia con aria dubbiosa e lo guardò, prima di tornare a dedicarsi al suo dolce, «Va bene.» disse.
Il cuore di Shane mancò un battito, «Va bene... cosa?» domandò e sperò che lei rispondesse: “Va bene, verrò a Sligo”.
«Va bene nel senso che ti credo.» rispose. «Dio mio, è una vera delizia!» aggiunse e ruppe una delle palline del dolce, facendo fuoriuscire il ripieno alla crema.
Shane sorrise, non era la risposta che desiderava ma era gli andava benissimo, lei gli credeva e per lui era una cosa bellissima; rilassò le spalle e fece un respiro profondo. 

***

«Nicky!» esclamò Rebecca entrando nella casa del cugino, e andò nel salotto a grandi passi. «Nicky!» ripeté.
«Non urlare, Bex.» le disse lui.
«Io urlo quanto voglio.» replicò lei, «A quante persone hai mostrato le mie  foto di quando ero piccola?»
Nicky sorrise e arrossì un poco, «Bex, non prendertela.» disse, «Sei così carina in quelle...» non finì la frase, sorpreso dallo sguardo inceneritore di Rebecca.
«Lo so che sono carina, ma puoi anche evitare di mostrare le foto in cui facevo il bagnetto nel catino, eh.» replicò lei e sorrise quando Nicky tornò a sedersi sul divano.
«Scusa.» mormorò lui e fissò Rebecca, «Non lo farò più, giuro!» disse e Rebecca sorrise ancora di più mentre si sedeva accanto a lui.
«E va bene.» disse lei.
«Almeno potrò farle vedere ai gemelli quando saranno più grandi?» chiese Nicky e Rebecca annuì.
«A proposito... perché non fai vedere a Veronica quella foto in cui mi tieni in braccio come se fossi un piccolo mostro?»
Nicky sbiancò e boccheggiò come un pesce, «Non ti tenevo come se fossi un mostro!» replicò, «Avevo quasi quattro anni, ero solo un bambino!» squittì.
Rebecca lo fissò e inarcò un sopracciglio, prima di increspare le labbra in un sorriso. «Questo ti giustifica, in effetti.» disse, «Ma solo in parte.»
Nicky la fissò, quasi contrariato, e sbuffò, borbottando sottovoce.
«Guarda che ti sento.» ridacchiò Rebecca, «Anche se eri piccolo potevi evitare di fissarmi in quel modo.» aggiunse, «Visto che praticamente non volevi neppure tenermi in braccio.»
Nicky non replicò e si limitò a guardare Veronica che cercava di non ridere.
«E poi, di punto in bianco, hai iniziato a starmi sempre addosso.» continuò Rebecca e guardò Nicky. «E continui a farlo.»
«Io mi preoccupo.» replicò lui e si sporse verso la cugina, per poi abbracciarla. «Ti voglio bene.» 
«Anche io.» mormorò lei.

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Capitolo 9
*** Capitolo Otto ***


Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.
Show me the road back to your heart


Capitolo Otto


Venerdì 27 Luglio 2007, Dublino

Veronica sbuffò, «Tu dovrai dirmi ogni cosa.» disse.
Rebecca sospirò, «Sei troppo curiosa, lo sai?» ribatté e passò il telefono da un orecchio all'altro.
«Non sono io quella che passerà una settimana con Shane, eh.» esclamò l'altra, «Voglio sapere tutto, ogni singolo dettaglio, anche il più porco!» continuò Veronica e si lasciò sfuggire una risatina.
Rebecca sbuffò, «Io non ti dirò nessun dettaglio...» disse, «porco.» aggiunse a bassa voce per non farsi sentire da Nicky — anche se stavano parlando in italiano —, lui aveva già protestato abbastanza per la sua decisione di andare da Shane per qualche giorno, continuandole a ripetere che forse non era una buona idea, che sarebbe stato meglio se fosse rimasta lì a Dublino...
«Vuoi dirmi che non vuoi farlo con lui?» strillò Veronica e Rebecca scostò per un'istante il cellulare dall'orecchio e sbuffò. «Tu sei matta! Vuoi che vanga lì e prenda a calci il tuo culo ossuto?»
«Io non ho il culo ossuto!» protestò Rebecca, «Non voglio affrettare le cose, lo sai.» spiegò e prese l'astuccio rosa dove teneva i trucchi. 
Veronica sbuffò, «Tu non vuoi affrettare le cose?» disse e rise, «Sbaglio o sei andata con Brian quattro giorni dopo averlo conosciuto?»
«Bhe, che c'entra?» esclamò Rebecca, «Sono due cose diverse!» disse e immaginò Veronica che alzava gli occhi al cielo mentre arrotolava una ciocca di capelli attorno all'indice.
«Certo, certo.» sbuffò Veronica, «Come se non ti conoscessi!» esclamò quasi indignata, «Scommetto che tempo due giorni e sarete avvinghiati come due cozze!»
Rebecca non disse nulla ed entrò nel bagno e si sporse verso lo specchio,  guardando il suo riflesso, «Senti, devo mettermi il mascara...
«Wow! Vuoi farti bella per lui!»
«Quanto sei idiota.»
«Non posso negarlo e neppure te.»
«Dovrei truccarmi, Ronnie.»
«Per farti bella per lui.»
«Mi metto sempre il mascara quando esco.»
«Come vuoi. Ma tu vuoi farti bella per lui.»
«Mi stai facendo perdere tempo.»
«Eh, già, devi passare più tempo possibile con lui, per andare con calma, prima di andare a letto con lui. Fra due giorni.»
Rebecca smise di svitare l'applicatore del mascara e si bloccò, il telefono incastrato fra la spalla e l'orecchio destro, «Veronica, te l'ho mai detto che ogni tanto sei veramente ma veramente una rompi coglioni?» disse.
«Ogni tanto.» ridacchiò Veronica, «Dai, ti lascio, adesso. Su, fatti bella per Shane.» disse, «Ci sentiamo, e tienimi aggiornata su ogni dettaglio!»
Anche Rebecca rise, «Va bene!» acconsentì, «Ci sentiamo.»
«A presto!» cinguettò Veronica e chiuse la chiamata.
Rebecca scosse la testa, divertita, e posò il cordless sul ripiano in marmo del lavandino, finì di svitare l'applicatore del mascara e iniziò a passarlo sulle ciglia; curiosò nell'astuccio e tirò fuori due rossetti, entrambi rosa, uno più chiaro, l'altro più scuro, e li fissò, indecisa su quale mettere. Dopo un respiro profondo mise via quello scuro.
Tolse il tappo e appoggiò lo stick colorato sul labbro inferiore e si domandò se le labbra di Shane fossero ancora calde e morbide, se fossero ancora capaci di farle bruciare la pelle e farla rabbrividire al solo contatto. Sospirò mentre si passava velocemente il rossetto sulle labbra, rendendosi conto che, dopo quarantatré mesi, si ricordava ancora come fossero le labbra di Shane e com'erano i suoi baci. Erano passati tre anni e sette mesi dall'ultima volta che l'aveva baciato, quel bacio dato con disperazione, passione e... amore.
Rebecca sospirò nuovamente e sistemò i trucchi nell'astuccio, si sistemò i capelli con le mani e, dopo aver preso il cordless, tornò in camera, sistemò il telefono sulla sua base e gettò l'astuccio nella borsa. Controllò di aver preso tutto, afferrò la borsa con la mano destra, il trolley — glielo aveva prestato Georgina, la sua valigia era troppo grossa per una settimana — con la sinistra e uscì dalla stanza, lasciando la porta socchiusa alle sue spalle.
«Finalmente!» esclamò Nicky — si erano incrociati a metà scala — «Stavo per venire a cercarti!» disse prendendole il trolley.
«Ero al telefono con Veronica.» esclamò lei.
«Ma se è andata via l'altro giorno!» disse Nicky, «Siete sempre a spettegolare!»
Rebecca non rispose e scese gli ultimi tre gradini, sorrise quando incrociò lo sguardo di Shane, che gli sembrò più bello del solito, anche se l'aveva visto venti minuti prima. «Noi non spettegoliamo sempre, solo ogni tanto.» replicò rivolgendosi a Nicky e distogliendo lo sguardo da Shane, «Stavamo solamente... chiacchierando, ecco.» sbuffò, nervosa.
Nicky sorrise e l'abbracciò, baciandole la guancia. «Divertiti!» le augurò facendo un passo indietro. «E adesso andatevene!» disse spingendo sua cugina e Shane verso la porta.
Rebecca alzò lo sguardo dal manico della sua borsa, girò appena la testa e lo fissò, più sconvolta che sorpresa — Nicky che le diceva di divertirsi, con Shane, poi, e che non le faceva nessuna raccomandazione era un evento più unico che raro —, e guardò Georgina e Shane, anche loro sconvolti.
«Che c'è?» sbottò Nicky, «Mi guardate come se fossi diventato verde! Non sono diventato verde, vero?»
«Ehm...» Georgina si schiarì la voce. «Li stai praticamente buttando fuori di casa, augurando loro di divertirsi...»
Nicky aprì e chiuse la bocca un paio di volte, come se fosse sorpreso lui stesso da quello che aveva detto e fatto. Inspirò a fondo e incrociò le braccia al petto. «Bhe... uno non può cambiare idea?» chiese e fece un'espressione offesa; Rebecca capì subito che non era veramente offeso o arrabbiato, gli sorrise e lo abbracciò, per poi baciargli le guance. Sorrise ancora e abbracciò Georgina.
«Allora... noi andiamo.» disse Shane e sfiorò la spalla di Rebecca che si girò verso di lui sistemandosi la borsa sulla spalla e sorridendo.
«Sì, andiamo.» esclamò Rebecca, «Ci sentiamo.» disse e seguì Shane che aveva preso il suo trolley.
«Chiamami quando arrivi.»
Rebecca alzò gli occhi al cielo e si girò verso Nicky, «Non sei cambiato.» borbottò e sorrise, prima di girarsi e seguire Shane alla macchina, si fermò dopo aver aperto la portiera e salutò i cugini agitando la mano.
Respirò a fondo, mentre si sedeva e posava la borsa sul pavimento dell'auto. Il primo scoglio era stato superato. E no, non era Nicky con le sue preoccupazioni. Era il non essere saltata addosso a Shane appena l'aveva visto in fondo alle scale. Rebecca gemette, mentre Shane chiudeva il bagagliaio, rendendosi conto che Veronica aveva avuto ragione per l'ennesima volta: avrebbe fatto sesso — no, avrebbe fatto l'amore — con Shane appena ne avrebbe avuto l'occasione.  

***

Rebecca sbuffò. «Perché siamo fermi?» brontolò allungando il collo per poter vedere meglio.
«Credo che ci sia stato un'incidente.» rispose Shane. «Che palle, spero che non rimarremo bloccati qui a lungo.»
Rebecca si accasciò sul sedile con un sospiro. «Odio restare ferma in macchina senza fare nulla.» disse e si accorse che Shane la stava guardando. «Non mi piace.» esclamò guardandolo.
Lui sorrise e tolse le mani dal volante, posandole sulle cosce. «Cosa fai?» le domandò quando la vide aprire la borsa e tirare fuori una borsetta termica. 
«Ho sete.» rispose lei aprendo una bottiglia di te alla pesca, prese due sorsi e sporse la bottiglia verso Shane. «Ne vuoi?» chiese. Shane la osservò sorpreso, sorrise e afferrò la bottiglia.
«Hai anche i Kit Kat?» domandò sorpreso Shane e bevve qualche sorso prima di richiudere la bottiglia e ridarla a Rebecca.
Lei sorrise e staccò un pezzo di cioccolato e lo passò a Shane, che lo prese e lo mangiò. «Forse si muove qualcosa.» disse guardando le macchine che avanzavano lentamente, ingoiò un pezzo di Kit Kat e si rilassò contro il sedile.
«Ci siamo mossi di dieci metri.» notò Shane con uno sbuffo e si girò per guardare Rebecca e sorrise nel vederla magiare tranquillamente, con la bottiglietta stretta fra le ginocchia, gli sembrò così tranquilla e felice che avrebbe voluto stare così, per sempre, anche se erano fermi in auto, bloccati in un ingorgo causato da chissà cosa. Rebecca gli sembrò così perfetta, con la luce del sole che le illuminava il viso, creando giochi di luce sui capelli e sui brillantini che adornavano gli occhiali da sole. Shane inspirò a fondo e si chiese da quando era diventato così sdolcinato. “Da quando l'ho rivista.” pensò e la guardò ancora.
«Ne vuoi ancora?» chiese lei. 
«No.» rispose lui scuotendo brevemente la testa.
Rebecca sospirò. «Mi verrà il culo piatto.» si lamentò. 
Shane sorrise, «Non credo.» disse, «Speriamo di non rimanere qui per delle ore, mia madre ci aspetta per pranzo.» esclamò e guardò Rebecca che lo stava fissando sorpresa. «Ehm... non te l'avevo detto?» chiese anche se sapeva benissimo che non gliela aveva detto, aveva avuto paura — e ce l'aveva ancora — che se le avesse detto che sarebbero andati a pranzo da Mae e Peter, Rebecca avrebbe rifiutato di andare da lui.
Lei scosse la testa, «Non mi hai detto nulla.» rispose e sorrise e lo fece anche Shane, «Non ha nulla da ridire, vero? Non è che si arrabbia?»
«No, stai tranquilla.» la rassicurò lui, «È contenta di vederti.» 
Rebecca si tranquillizzò e risistemò la bottiglia nella borsetta termica, insieme alla confezione di Kit Kat, «Okay.» disse, «Pensavo che avessi in mente un'improvvisata.» 
«Stai tranquilla.» le ripeté Shane e staccò la mano dal volante e la posò sulla sua. «Andrà tutto bene.» disse e guardò la macchina davanti a loro. Respirò lentamente e sorrise quando sentì la mano di Rebecca girarsi e le dita infilarsi fra le sue, le strinse la mano e sorrise ancora di più, pensando che sarebbe andato tutto bene, che avrebbero ritrovato l'intesa che avevano un tempo, che le cose fra di loro si sarebbero sistemate del tutto.

***

Quattro ore dopo Shane fermò l'auto davanti alla casa dei genitori. «Stai tranquilla.» disse a Rebecca, «Mia madre non ha intenzione di mangiarti!» scherzò e Rebecca annuì, «Fai un respiro profondo e rilassati.»
Rebecca annuì ancora e fece un respiro profondo. «Sono pronta.» disse e sorrise. Shane le baciò la guancia e i due scesero.
«Siete arrivati appena in tempo!» esclamò Mae, la madre di Shane, accogliendoli sulla porta, «Ho appena tirato fuori l'arrosto dal forno.» aggiunse e Rebecca rimase sorpresa e quasi imbarazzata dall'abbraccio che ricevette dalla donna, sorrise e la seguì all'interno della casa.
«Te l'ho detto che sarebbe andato tutto bene.» le sussurrò Shane mentre si sedevano a tavola e lei sorrise e annuì, sentendosi tranquilla e serena, come quando era insieme ai suoi zii o a Veronica e ai suoi genitori; e in più c'era Shane, che la rendeva ancora più serena e felice.

«Credo di aver mangiato troppo.» borbottò Rebecca sedendosi sul divano. «Cucina sempre così tanto?»
Shane rise e si sedette accanto a lei, in attesa che Mae portasse loro il caffè — le aveva detto che potevano rimanere al tavolo, ma Mae aveva insistito perché andassero sul divano —, «Sì!» rispose e posò la testa contro lo schienale e chiuse per un'istante gli occhi. «Ha la tendenza a preparare per un reggimento!»
«Anche la mamma di Veronica lo fa.» disse Rebecca, «L'ultima volta ha preparato quasi due chili di insalata di riso!» esclamò e fece una risatina, «Veronica l'ha portato come pranzo al lavoro per tre giorni, il quarto si è rifiutata perché diceva che aveva sognato che un'enorme insalatiera la voleva mangiare!» 
Shane ridacchiò, «La vendetta dell'insalata di riso!» disse e prese la mano di Rebecca e la strinse fra le sue, rimase in silenzio per qualche secondo, guardando Rebecca e sorridendo così tanto che ad un certo punto si convinse che dovesse assomigliare a un'idiota; portò la mano di Rebecca alle labbra e la baciò, per poi guardarla e sorridere ancora di più. «Sono felice che tu sia qui.» sussurrò.
Lei sorrise felice. «Anche io lo sono.» mormorò.
Shane sorrise ancora, fregandosene se potesse assomigliare a un'idiota e le lasciò la mano quando sentì i passi di sua madre.
Bevvero il caffè chiacchierando del più e del meno — come avevano fatto durante il pranzo — e Shane pensò che tutto era perfetto in quel momento: Rebecca e sua madre che chiacchieravano, sua madre che non aveva fatto domande imbarazzanti su di loro, evitando di chiedere cosa c'era fra di loro — dopotutto non lo sapeva neppure lui — o cosa c'era stato.
Era tutto perfetto e a lui gli bastava.

***

Shane lasciò la valigia di Rebecca accanto a letto e la guardò mentre lei posava la borsa sul ripiano della cassettiera. «Hai sonno?» domandò vedendola sbadigliare. 
Lei annuì e si stiracchiò, allungando le braccia sopra la testa, «Sì.» disse e sorrise a Shane.
«Riposati, sono appena le tre.» esclamò lui facendo un passo verso di lei. 
Rebecca lo fissò e posò le mani sui fianchi, in attesa di una mossa di Shane, e lui le si avvicinò ancora di più, le mise le mani sulla vita e strinse piano prima di baciarle la fronte, Rebecca sorrise e fece salire le mani dai suoi fianchi ai bicipiti di Shane, per poi farle scivolare sulle spalle e dietro il collo, posò la testa contro la spalla di Shane e sorrise mentre lui le accarezzava la schiena con gesti lenti e pigri; sbadigliò e chiuse gli occhi rilassandosi ancora di più e pensando che si sarebbe addormentata fra le braccia di Shane, cullata dalle sue carezze.
«Ti stai addormentando?» mormorò Shane baciandole di nuovo la testa. Lei annuì e lui l'accompagnò verso il letto e l'aiutò a sedersi. «Dormi un po'.» le disse e le baciò la guancia.
Rebecca annuì e si slacciò le scarpe, «Va bene.» sbadigliò e sorrise.
«Il bagno è la porta di fronte.» disse Shane, «Nell'armadietto sotto al lavandino ci sono degli asciugamani.»  continuò e Rebecca annuì, «E in quell'armadio» Shane indicò una porta alle sue spalle, «puoi sistemare le tue cose, e dentro troverai altre coperte se dovessi avere freddo e altri cuscini.»
Rebecca annuì, «Ho capito.» disse e si sdraiò, «Grazie.»
Shane sorrise, le baciò la fronte e si avvicinò alla porta, «Io sono di sotto, se ne avessi bisogno.» disse e sorrise un'ultima volta prima di andarsene.
Rebecca lo vide uscire e sorrise, si rialzò in piedi e si avvicinò alla borsa, prese il cellulare e lo controllò per poi posarlo sul ripiano, tirò fuori la bustina con i trucchi e sbadigliò, posò la trousse sulla cassettiera, prese il cellulare e tornò verso il letto, apprezzando la morbidezza del tappeto sotto ai piedi. Si sdraiò, raggomitolandosi in posizione fetale, per poi girarsi prona e sorridere, pensando che Shane era a pochi passi da lei. Sorrise e respirò a fondo e si lasciò sfuggire una risatina che si trasformò in uno sbadiglio quando pensò che Veronica le avrebbe detto che era scema, a starsene lì, in quella stanza, quando Shane era al piano di sotto. Sorridendo chiuse gli occhi e si addormentò.

Rebecca si svegliò e tastò sul letto, trovò il cellulare e lo guardò, vedendo che erano quasi le sei. Si stiracchiò e si mise seduta, passò le mani sul viso e fra i capelli, cercando di pettinarli con le dita. Si guardò attorno e per un attimo non capì dove si trovasse poi, dopo uno sbadiglio, si ricordò che era a casa di Shane. Si alzò in piedi e posò la valigia sul letto e l'aprì, tirando fuori dalla tasca interna le ciabatte che gettò sul pavimento e le indossò. Sistemò i suoi vestiti nell'armadio e andò in bagno.
Guardandosi allo specchio Rebecca sorrise, si legò i capelli in una coda disordinata e uscì.
Shane era al piano di sotto, in salotto, seduto sul divano, che beveva birra mentre guardava una televendita alla tv.
«Dormito bene?» 
Rebecca sorrise e lo raggiunse, «Sì.» disse, «Il letto è comodo.»
Shane annuì e sorrise, «Vuoi?» disse indicando la bottiglia di birra e lei annuì, Shane si alzò e tornò poco dopo con una bottiglia per Rebecca.
«Grazie.» disse lei prendendo la birra dalla mano di Shane e il cuore smise di battere per un'istante quando sfiorò le dita di Shane, portò la bottiglia alle labbra e ne prese un lungo sorso pensando che l'alcol potesse infonderle quel coraggio che le mancava, anche se sarebbe bastato così poco... avrebbe dovuto solo posare la bottiglia sul tavolino, prendere il viso di Shane fra le mani, chiudere gli occhi e baciarlo.
Bevve ancora, rendendosi conto che era facile pensarlo, ma che farlo era tutta un'altra cosa; Veronica le avrebbe detto che era una stupida a lasciarsi sfuggire un'occasione del genere. 
«Cosa vuoi mangiare stasera?» chiese Shane e Rebecca si accorse che lui l'aveva osservata per tutto il tempo, «C'è l'arrosto che mi ha dato mia madre.»
Rebecca sorrise, «L'arrosto era davvero buono, ma preferirei qualcosa di più... leggero, se non ti dispiace.» disse.
Shane annuì, «Va benissimo.» esclamò, «Anzi, direi che è un'ottima idea.» disse e sorrise prima di bere la birra. Rebecca lo guardò, osservando le sue labbra attaccate al foro della bottiglia e desiderò essere quel pezzo di vetro a contatto con la bocca di Shane, per non parlare di quella goccia che stava scendendo lentamente lungo il mento, inspirò lentamente pensando che stesse impazzendo e s'impose di guardare la televisione — tanto era solo una televendita, non c'era nulla da seguire con attenzione — senza pensare a Shane, cosa che le risultò ugualmente difficile, visto che lui era a meno di mezzo metro e lei poteva sentire il suo profumo e se si concentrava, escludendo il rumore della tv, poteva udire il rumore dei suoi respiri.
“Hai bevuto due sorsi e sei già brilla!” si disse guardando il tizio che in tv puliva un tappeto con un aspirapolvere.
«Ho dei petti di pollo e dell'insalata mista in frigo.» disse Shane, «A dire la verità ho l'insalata da una parte, pomodori da un'altra e cetrioli da un'altra ancora.»
Rebecca ridacchiò, «Basta metterli insieme!» scherzò, «Comunque va benissimo.» disse e posò la bottiglia sul tavolino. «Ti aiuto a prepararla.» aggiunse con la speranza che affettare pomodori la distraesse dal pensare a Shane e alle sue labbra; perché Veronica aveva ragione con la sua ipotesi: “Scommetto che tempo due giorni e sarete avvinghiati come due cozze!*” e forse ne aveva troppa di ragione, perché lei si sarebbe avvinghiata a lui anche subito. Respirò a fondo e sorrise. «Secondo te, quel tizio a casa sua passa l'aspirapolvere di sua spontanea volontà?» domandò.
Shane fece una smorfia divertita, «Non lo so.» rispose, «Forse sua moglie lo deve inseguire anche solo per fargli abbassare la tavoletta del cesso.» scherzò. 
«Eh, probabile.» disse Rebecca. 
«Iniziamo a preparare?» chiese Shane, «Mi sono rotto di vedere sto scemo con il grembiule.» 
Rebecca annuì e si alzò in piedi, prese la sua bottiglia e, mentre seguiva Shane in cucina, pensò che non sarebbe stato semplice non pensare a lui in quel modo, soprattutto quando indossava dei pantaloni della tuta che scendevano morbidi sul sedere.
“Sarà dura.” pensò posando la bottiglia sull'isola della cucina, “Durissima.” meditò quando lui le sorrise.

***

Rebecca alzò gli occhi al cielo e sorrise nel leggere il messaggio di Veronica. “Allora... cosa avete fatto di... porco?”
“Non abbiamo fatto nulla! Sono qui da meno di 12 ore!! Sei troppo curiosa!! Su, Bambola, torna a sbaciucchiare il tuo Cicci!” le scrisse in risposta e alzò lo sguardo dallo schermo del cellulare e sussultò quando si ritrovò il viso di Shane a pochi centimetri dal suo, lo guardò negli occhi, che sembravano brillare alla luce della televisione, e poi le labbra, leggermente socchiuse. Inspirò a fondo e tirò indietro la testa, «Ho scritto a Veronica... lei mi ha scritto e io le ho risposto...» borbottò imbarazzata.
Shane le sorrise e si spostò, posando la schiena contro al divano e riprendendo a guardare Armageddon in tv, «Cosa voleva sapere?» domandò.
Rebecca fissò il cellulare che s'illuminò nuovamente, “Io Tommy lo sbaciucchio anche adesso, tu quando inizierai a farlo con mr S.? Devi dirmi tutto!” lesse e si accorse che Shane la stava guardando, in attesa di una risposta, «Ehm... solo sapere come... se...» balbettò, «Cosa stiamo facendo.» rispose e iniziò a digitare un nuovo SMS. “Se continui così non ti dirò proprio un bel tubo!”
Attese che lo schermo diventasse nero e posò il cellulare sul tavolino, con lo schermo verso il basso, pensando a quali torture far subire a Veronica una volta che fosse tornata a Milano; decise di non pensarci e si concentrò sul film — era uno dei preferiti ed era quasi alla fine.
«Rebecca... stai piangendo?» domandò Shane quando il film finì, prese il telecomando e premette i tasti senza guardarlo, gli occhi fissi su Rebecca.
«No.» squittì lei in risposta e si asciugò il viso con le mani.
Shane sorrise e riuscì a spegnere il lettore dvd e la tv, «A me sembra di sì.» disse, «So che è il tuo film preferito ma non avevo idea che ti facesse questo effetto!»
«Mi commuovo sempre.» mormorò Rebecca sentendosi stupida per aver pianto — per un film! — davanti a Shane, «Scusami.»
«Non devi scusarti.» le disse lui e le accarezzò la testa, passando la mani fra i capelli, per poi scendere sulla schiena. «Non sei la sola che piange davanti a un film.» la consolò e le baciò velocemente una tempia.
Rebecca inspirò a fondo e afferrò un tovagliolino di carta, «Lo so.» sussurrò e si asciugò il viso, «Però è così imbarazzante...»
Shane sorrise, «Non preoccuparti.» disse e la strinse a sé e Rebecca posò la testa contro la sua spalla, la fronte contro il collo — la pelle era calda — di Shane.
«Grazie.» disse lei. «Credo che andrò a dormire, sono ancora stanca.»
Shane annuì, «Va bene.» disse e le baciò i capelli, «Buonanotte.» sussurrò e la tenne stretta ancora un attimo prima di lasciarla andare.
Rebecca si alzò in piedi, «Buonanotte.» disse e sorrise, afferrò il cellulare, baciò la guancia di Shane e andò al piano di sopra.
“Sei una scema! Avresti dovuto approfittare e baciarlo come si deve!”
Rebecca scosse la testa ed entrò in bagno, pensando che le chiacchiere di Veronica la tormentavano anche se lei non era lì con lei. Si sciacquò il viso e si lavò le mani, sospirando e pensando che avrebbe voluto tornare da Shane e baciarlo fino a consumarsi le labbra. Invece afferrò l'asciugamani e si asciugò il viso e le mani. Guardò il cellulare e sospirò nel vedere il messaggio di Veronica. “Va bene, aspetto news, allora. Buonanotte! P.S: hai dato il bacino della buona notte a mr S.?”
Rebecca entrò in camera da letto e le venne quasi da ridere mentre immaginava Veronica che le scriveva tutti quegli SMS. Si cambiò e indossò un pigiama corto, legò i capelli in una treccia e inviò la buonanotte a Veronica. Si sdraiò sotto le coperte e pensò che Shane era lì, a pochi metri da lei e si chiese a cosa stesse pensando in quel momento. Era contento di averla lì e lei lo sapeva, altrimenti non l'avrebbe invitata. Si chiese se provasse ancora quello che aveva provato in passato per lei. Sospirò e si sdraiò, dicendosi che non ci doveva pensare, non in quel momento; così abbracciò il cuscino e chiuse gli occhi.

***

Shane si svegliò a causa del tuono. Accese la luce, si alzò in piedi e si avvicinò alla finestra e scostò la tenda, guardando fra le listarelle delle persiane — si era scordato di chiuderle — e chiuse gli occhi quando intravide il lampo. Sobbalzò per il tuono e per l'urlo e si girò, vedendo Rebecca che correva verso il suo letto e si tuffava sotto le coperte.
Tornò al letto e alzò le coperte, sorridendo, quasi intenerito, nel vedere Rebecca tremare spaventata. «Hai paura?» le chiese e trattene una risata quando ci fu l'ennesimo tuono e Rebecca si raggomitolò ancora di più. «Vuoi stare qui?» chiese e lei si limitò ad annuire, «Spostati un po', altrimenti non ci sto.» disse e Rebecca scivolò un po' più in là e Shane si sdraiò e spense la luce. 
«Non ricordavo che avessi paura dei temporali.» 
«Non ho paura.» disse Rebecca, la voce attutita dalle coperte, «Sono terrorizzata, che è diverso.»
Shane sorrise e infilò la mano destra sotto le coperte, trovò la mano di Rebecca e la strinse. «Come fai quando sei a casa, da sola?»
Rebecca rispose con uno strillo quando un altro tuono sconquassò l'aria, «Abbraccio uno dei miei pupazzi!» piagnucolò.
«Rebecca... metti fuori dalle coperte almeno la testa, faccio fatica a capirti.» le disse dolcemente, e lei obbedì, e posò la testa sul cuscino, Shane le sfiorò il viso, scostandole i capelli dalla fronte e sorrise. «Stai tranquilla.» sussurrò, «Ci sono, adesso, qui con te.» continuò a sussurrare mentre le baciava la fronte. «Rilassati e dormi.» disse mentre lei si stringeva a lui, posando la testa sul torace di Shane.
Lui le sfiorò i capelli e ringraziò in silenzio quel temporale che aveva fatto venire Rebecca nel suo letto. Continuò ad accarezzarle i capelli e chiuse gli occhi.

***

«Mi dispiace per stanotte.» disse Rebecca appoggiandosi al bancone della cucina. «Devo esserti sembrata una mentecatta...» aggiunse e si sedette sullo sgabello, «Ho venticinque anni e ho ancora paura dei tuoni.»
Shane sorrise e le mise davanti una tazza di caffè, «Non preoccuparti.» le disse e le scompigliò i capelli. «Tranquilla, eri solo... terrorizzata.» aggiunse, «Cosa vuoi per colazione?»
Rebecca sorseggiò il caffè, «Una brioche o pane e marmellata ai lamponi.» rispose e sorrise, Shane capì che si era tranquillizzata e ne fu felice.
«Ehm... niente marmellata ai lamponi.» disse lui guardando nei pensili della cucina. «C'è solo marmellata all'albicocca.»
«Va bene ugualmente.»
«C'è la Nutella, però.»
Shane la fissò e scoppiò a ridere posando il barattolo sul tavolo.
«La Nutella è perfetta.» disse lei svitando il tappo. «Posso avere un po' di latte da mettere nel caffè?» chiese e sorrise a Shane, ancora divertita dal fatto che avessero parlato nello stesso istante.
«Caldo o freddo?» domandò lui prendendo la bottiglia di latte dal frigo e sorrise, felice che lei fosse lì con lui.
«Freddo va benissimo.» rispose lei. «Spero che non ti abbia dato calci mentre dormivo.»
Shane scosse la testa, «Niente calci, tranquilla.» la rassicurò evitando di dirle che quando si era svegliato lei lo stava abbracciando da dietro, e una delle sue gambe era posata sul suo fianco. E che quella mattina, quando aveva aperto gli occhi, lui non era l'unico a essere sveglio. «Ti sei agitata un pochino mentre ti addormentavi ma poi sei rimasta tranquilla.»
Rebecca annuì e prese il coltello e iniziò a spalmare la Nutella sulla fetta di pane. «Benissimo, ho avuto la conferma che non do calci quando dormo.» disse, «Veronica insiste che la prendo a calci quando dormiamo insieme, ma la realtà è lei che da i calci!»
«Hai dormito con Veronica?»
Lei alzò le spalle, «Bhe, le migliori amiche ogni tanto lo fanno.» rispose e addentò la fetta di pane. «E mi riempe di calci ogni volta...»
Shane sorrise, divertito. «Chissà come farà il suo ragazzo...» 
«Perché non lo hai ancora visto: secondo me i calci di Veronica gli fanno il solletico. Il problema sarebbe se fosse lui a darli, i calci.» scherzò Rebecca e aggiunse il latte al caffè e lo zuccherò, e inzuppò la fetta con la Nutella nel caffè macchiato e alzò lo sguardo quando si accorse che Shane la stava osservando. «Ehm... a me piace così.» si giustificò.
«Non è per quello.» disse lui, «Hai un po' di cioccolato sul naso.» spiegò e allungò a Rebecca un tovagliolino di carta.
Lei lo prese e sorrise, «Mi sporco sempre.» disse tentò di pulirsi, per rinunciare subito, «Dopo mi lavo.» esclamò e riprese a fare colazione. 
«Quella volta...» iniziò Shane, «quando siamo venuti da te...»
«Quando mi avete fatto quell'improvvisata e tu mi hai accusato di averti dato il letto rotto?»
Shane sorrise e chinò la testa, «Sì, quella volta.» disse e alzò il viso, «Tu e Veronica dormivate insieme, quindi? Visto che ci sei venuta ad aprire in biancheria... e anche Veronica è scesa in cucina in mutande e reggiseno...»
Rebecca lo fissò, seria, poi la sua bocca si piegò in un sorriso. «Sì, stavamo dormendo insieme. Una delle poche notti in cui Veronica non mi ha preso a calci.» 
«Mi ricordo ancora la faccia che hai fatto quando hai aperto la porta e ci hai visto.» disse Shane e rise, ricordando quel momento, «Hai aperto la porta, sei sbiancata e hai richiuso la porta.» esclamò trattenendo una risata, «Nicky era sconvolto quanto te, se non di più!» 
Rebecca scosse la testa e rise anche lei. «Perché avevo su una canottiera, le mutande e delle buffe pantofole o perché vi ho chiuso la porta in faccia?»
Shane bevve il suo caffè, «Credo per tutte e due.» rispose, «Credo che non fosse troppo contento che io, Kian e Mark ti avessimo visto in mutande.»
«Se quello scemo di mio cugino mi avesse avvisato non avrei aperto la porta in mutande, e Veronica non sarebbe scesa in cucina mezza nuda.» disse lei e finì di mangiare la fetta di pane, «E qualcuno non avrebbe mangiato la mia ultima crostatina...» aggiunse mentre portava la tazza alle labbra e sorrise prima di bere, trattene una risatina quando vide le guance di Shane arrossarsi.
«Bhe... prenditela con Nicky.» borbottò, «È stato lui a dirmi che potevo mangiarla!» si giustificò e incrociò le braccia al petto, poi sorrise, fece il giro del bancone e l'abbracciò da dietro, le baciò la testa e rise, sentendosi felice, perché lei era lì, perché parlavano, perché ridevano insieme, perché quella notte avevano dormito nello stesso letto — e non importava se era successo solo perché lei aveva paura dei temporali, era accaduto e basta e gli andava bene —, era felice perché Rebecca era lì con lui. Mentre le solleticava la pancia e Rebecca rideva, cercando di divincolarsi, pensò che quelle ultime ventiquattro ore erano state le più felici degli ultimi tre anni e mezzo.
«Dai, basta!» squittì lei e Shane la lasciò andare. «Cosa facciamo oggi?»
Shane la fissò pensando a dove potessero andare. «Hazelwoods?» propose e sperò che lei dicesse di sì, quel posto era romantico e lui aveva bisogno di una spinta, o di un cenno da parte di lei.
Rebecca sembrò pensarci un attimo, poi sorrise. «Direi che è perfetto.» disse.
Shane annuì e si girò, sorridendo ancora di più, e andò alla macchina del caffè e se ne versò un'altra tazza. «Ci prepariamo e andiamo?»
Rebecca lo fissò, «Sì, va bene.» disse e sorrise, «Posso avere un bicchiere d'acqua frizzante?» domandò. 
Shane sorrise e annuì, si voltò e afferrò una bottiglia d'acqua frizzante da frigo — sapeva che piaceva a Rebecca e l'aveva comprata apposta per lei — e riempì un bicchiere per poi posarlo davanti a lei, «Vuoi ancora del caffè?» le chiese e lei scosse la testa, lui prese la tazza e il cucchiaio e li mise nel lavello, si girò verso Rebecca e le sorrise mentre si appoggiava al mobile e incrociava le braccia al petto. «Sono felice che tu sia qui.» disse e sentì le farfalle nello stomaco quando lei gli regalò un sorriso e capì che sarebbe andato tutto bene. 
«Anche io sono felice di essere tornata in Irlanda.» disse lei, «E di essere qui con te.» 
E il cuore di Shane fece una capriola e avrebbe voluto farla anche lui o camminare sulle mani o fare un salto all'indietro — se ne fosse stato capace — perché quelle parole lo avevano riempito di felicità e gioia, si sentiva così contento che temette di esplodere.
«Vado a prepararmi.» esclamò Rebecca alzandosi e Shane si limitò ad annuire, troppo felice per dire solo qualcosa. Rebecca uscì dalla cucina e Shane iniziò a sistemare quello che avevano usato per fare colazione — e si rese conto in quel momento di non aver praticamente toccato la sua fetta di pane e Nutella così iniziò a finirla —  e a sciacquare le tazze e i cucchiai prima di infilarli nella lavastoviglie.

***

Stavano passeggiando da quasi un'ora, camminando uno di fianco all'altra, le mani che si sfioravano e Rebecca si maledì da sola perché non trovava il coraggio di prendere la mano di Shane, poi inspirò con lentezza, apprezzando l'odore dei fiori, dell'erba appena tagliata, di corteccia e resina. I due si sedettero su una panchina, ancora più vicini di prima.
«Mi piace questo posto.» disse Rebecca e si tolse gli occhiali da sole e sorrise a Shane, «Erano almeno cinque anni che non venivo qui.» aggiunse e fissò le lenti scure, passò l'indice sopra i brillantini che decoravano le stanghette.
Shane la fissò e sorrise, le posò un braccio sulle spalle e l'attrasse a sé, le baciò la testa e posò la guancia su di essa; Rebecca chiuse gli occhi e inspirò il profumo di Shane, apprezzando la sua mano che le accarezzava la spalla e il braccio e il calore della sua pelle. Infilò gli occhiali da sole nella borsa e abbracciò Shane, per poi alzare il viso e baciargli la guancia a occhi chiusi e si bloccò quando percepì lo sguardo di Shane su di sé, socchiuse gli occhi e sorrise prima di posare la mano destra sulla guancia sinistra di Shane e sporgersi verso di lui e, infine, baciargli le labbra con tenerezza, per poi dischiudere le labbra e chiudere gli occhi mentre lui la stringeva, posandole una mano sulla nuca e approfondendo il bacio.
Non pensò a nulla in quel momento, la sua mente era concentrata su quel bacio, sulla bocca di Shane sulla sua, sulle sue mani, sul suo corpo...
Shane sorrise quando il bacio finì e le sfiorò la fronte con le labbra, «Non me l'aspettavo.» sussurrò, «Mi hai sorpreso.»
Rebecca sorrise. «Ho sorpreso anche me.» disse e si sistemò meglio fra le sue braccia. «Spero che non ti...» si fermò, alla ricerca delle parole giuste da usare, «Dispiaciuto.» disse.
«No.» replicò Shane, «È il contrario: mi è piaciuto molto.» disse con un sorriso e le baciò di nuovo la testa. «Sono felicissimo.» mormorò, «Tu non sai quanto.»
Rebecca si sentì tranquilla, aveva avuto paura che la sua impulsività avrebbe fatto danni, invece non era così. Sorrise, pensando a cosa avrebbe detto Veronica di quel bacio, probabilmente avrebbe urlato di gioia e gridato che era ora.
Rebecca arrossì quando dal suo stomaco provenì un brontolio e strizzò gli occhi, imbarazzata.
«Hai fame?» chiese Shane, «Andiamo a mangiare.»
«Mi sento così imbarazzata...» mormorò lei e si scostò da Shane.
«Non è mica la prima volta che sento il tuo stomaco che brontola!» esclamò lui e si alzò in piedi e porse la mano a Rebecca che l'afferrò e la strinse per poi intrecciare le dita con quelle di Shane

***

«Ci stiamo comportando...» mormorò Shane stringendo il labbro inferiore di Rebecca fra i denti, «Come due ragazzini.» sospirò baciandola.
Rebecca sorrise e gli accarezzò il retro del collo, per poi spostare il viso e baciargli una guancia. «Sì.» riuscì a dire, i baci di Shane le stavano facendo perdere ogni capacità cognitiva. Non sapeva da quanto fossero sul divano del salotto di Shane a baciarsi, l'unica cosa di cui era certa era che non avrebbe voluto smettere di farlo, anche se aveva le labbra che le facevano male per i tanti baci.
«Devo rispondere...» mugugnò Shane quando il telefono squillò e fece per alzarsi ma Rebecca lo riattirò a sé.
«Lascialo suonare...» soffiò lei riprendendo a baciarlo, «Tanto hai la segreteria.»
«Giusto.» fece lui e sorrise socchiudendo gli occhi, «C'è la segreteria...»
«Ehi, Shane, sono Nicky... volevo sapere come sta Bex perché l'ho chiamata ma non risponde...»
«Oh, Nicky... sei un guastafeste!» borbottò Shane mettendosi in ginocchio, «Ehi, Nico!» disse dopo aver preso il cordless,  «Rebecca è qui, adesso te la passo.»
Lei sbuffò e si mise seduta, «Ciao Nico.» borbottò, «Cosa vuoi?»
«Solo sentirti!» rispose lui, «Perché hai il cellulare spento?»
Rebecca aggrottò le sopracciglia, il suo cellulare era acceso, ne era sicura; afferrò la borsetta e prese il cellulare. «È spento.» rispose, «Si deve essere scaricata la batteria e non me ne sono accorta.»
«Dovresti stare più attenta!» la sgridò Nicky. «E se ti fosse successo qualcosa?»
Rebecca sospirò, «Sono a casa di Shane, con lui, cosa vuoi che succeda?» disse lei, «Sei sempre il solito, ti preoccupi troppo!»
«Lo sai che mi preoccupo per te!»
«Hai due bimbi per cui preoccuparti, adesso.» disse Rebecca e sorrise a Shane che le aveva preso la mano fra le sue, «Sono grande, ormai, non ho più diciassette anni!»
Nicky sospirò, «Lo so.» borbottò, «Ma tu sai che non posso fare a meno di preoccuparmi!»
Rebecca rise per poi bloccarsi quando sentì le labbra di Shane sulla spalla, «Lo so, Nico.» disse, «Ma non devi farlo o ti diventeranno i capelli bianchi prima del tempo!» scherzò, evitando di guardare Shane, perché se lo avesse fatto, avrebbe buttato il telefono e allora sì che Nicky avrebbe avuto una ragione per arrabbiarsi.
«Bhe, Bex, vedi di non far scaricare la batteria del telefono e io non mi preoccuperò.» esclamò, «Non così tanto, almeno!»
Rebecca ridacchiò, «Tu non cambierai mai!» disse.
«Eh, lo so.» pronunciò lui, «Dai, adesso che so che stai bene sono più tranquillo.» disse, «Ci vediamo fra qualche giorno.» aggiunse e riattaccò.
Rebecca sorrise e guardò Shane, «Non dovresti baciarmi mentre parlo con Nicky.» sussurrò e posò il cordless sul tavolino, «Hai rischiato che gettassi via il telefono e allora ci saremo trovati Nicky qui in due ore scarse!»
«Lo avrei mandato via.» disse lui baciandole il viso, «Anche con un calcio, se necessario.» mormorò e le baciò le labbra. «Vuoi una birra?» chiese e Rebecca annuì e osservò Shane che si alzava e andava in cucina e pensò che era bello baciarlo e abbracciarlo, stringersi a lui e respirare il suo profumo. Sorrise e piegò le gambe, portando i piedi sotto al sedere e appoggiandosi con il fianco allo schienale del divano.
Shane tornò con due bottiglie di birra già stappate e un sacchetto di patatine alla paprika; Rebecca sorseggiò la birra che le rinfrescò la gola e prese un paio di patatine e le sgranocchiò lentamente, guardò Shane e gli sorrise.
Lui posò la bottiglia sul tavolino e la baciò, le sfiorò il labbro inferiore con la lingua e la baciò di nuovo; Rebecca lo guardò sorpresa. «Avevi un briciola sul labbro.» 
Rebecca sorrise e mangiò altre patatine e pensò che avrebbe voluto riempirsi di briciole, se Shane le avesse dato un bacio per ognuna. “Oddio, sto pensando come Veronica!” pensò e mandò giù un sorso di birra, guardando il televisore, e sperò di avere qualche briciola addosso, cosi che Shane potesse baciarla di nuovo.
«A cosa pensi?» 
Rebecca guardò Shane e sperò di non essere diventata rossa, «A nulla di particolare.» rispose e bevve di nuovo, Shane le posò una braccio sulle spalle e le baciò la testa, Rebecca sorrise e si accoccolò su di lui e posò la testa sulla sua spalla.

***

“Sei una cretina. Avete passato tutto il pomeriggio a sbaciucchiarvi e adesso dormite in due camere diverse?”
Rebecca sospirò nel leggere l'SMS di Veronica, “Abbiamo deciso di andare con calma.” scrisse e inviò il messaggio. Si sedette sul letto e allungò le gambe.
“Siete cretini entrambi, allora.”
“Grazie.”

Rebecca posò la testa contro la parete dietro il letto e sospirò di nuovo pensando che forse Veronica aveva ragione; ma lo avevano deciso insieme di fare le cose con calma. 
“Prego.”
E non avevano ancora parlato di quello che era successo nel 2003... avevano — o almeno, lei ce l'aveva — un buon motivo per andare con calma. Non voleva rischiare di bruciare tutto quanto prima del tempo. 
“Buonanotte, Veronica. Ti voglio bene anche se ogni tanto sei una scassa palle.” scrisse.
“Buonanotte. E tromba!”
Rebecca non riuscì a trattenere una risatina, spense il cellulare e s'infilò sotto alle coperte.

***

Rebecca arrancò dietro Shane. Era il quarto giorno che era lì con lui e, in quel momento, stavano andando a fare un pic-nic. Su una scogliera.
Shane le aveva detto che era un posto molto tranquillo e che c'era una bellissima vista. All'inizio ne era stata entusiasta ma in quel momento l'unica cosa che voleva era sedersi. «Quanto manca?» chiese.
«Siamo quasi arrivati.» rispose Shane, «Giuro. Ancora qualche metro...»
Rebecca annuì lentamente e sorrise quando Shane si fermò dopo cinquanta metri, fra due scogli. Shane stese la coperta e Rebecca vi si sedette sopra, allungando le mani e inspirando l'odore dell'oceano. «È bellissimo!» disse.
Shane sorrise e si mise accanto a lei e le baciò le labbra. «Lo so.» sussurrò guardandola, «È per questo che ti ho portato qui.»
Rimasero qualche minuto abbracciati, baciandosi ogni tanto. «Mangiamo.» le disse Shane a un certo punto e Rebecca annuì. Aprirono il cesto da pic-nic e iniziarono a tirare fuori tramezzini, ciotole di insalata e bottiglie d'acqua. 
«Sono buonissimi.» disse Shane mangiando un tramezzino al tonno.
Rebecca rise, «Per forza, li abbiamo fatto noi!» esclamò, lei e Shane avevano preparato i tramezzini la sera prima. Mangiarono ridendo, imboccandosi a vicenda, dandosi un bacio ogni tanto.
Finirono di pranzare e rimisero gli avanzi nel cestino e si sdraiarono, stando vicini, sulla coperta. Shane afferrò la mano di Rebecca e la strinse, la portò alle labbra e ne baciò il dorso; lei si sdraiò su un fianco e gli sfiorò il torace, passò l'indice sul collo della maglietta e sfiorò il viso di Shane per poi baciarlo sulle labbra con gli occhi socchiusi, chiudendoli quando Shane l'abbracciò e la face sdraiare su di sé, accarezzandole la schiena e infilandole la mano sotto la maglia, arrivando a toccarle il reggiseno e slacciandolo.
Rebecca sospirò e gli infilò le mani fra i capelli senza smettere di baciarlo, pensando che sarebbe bastato pochissimo e si sarebbe lasciata andare. 
«Adoro il tuo profumo.» mormorò Shane fra un bacio e l'altro sul collo, «Mi fa impazzire.» bisbigliò sfiorandole l'orecchio con le labbra per poi sorridere e baciarle le labbra.
Rebecca alzò la testa e lo guardò e sorrise, «Anche tu mi fai impazzire.» disse e lo baciò nuovamente, e Shane sorrise e le slacciò il reggiseno, per poi baciarle di nuovo il collo e lei rise, felice e gli sfiorò il viso con le mani; lui la fece girare, mettendosi sopra di lei e infilano le mani sotto alla maglietta, arrivando a sfiorarle il seno e Rebecca gemette a quel contatto e chiuse di nuovo gli occhi mentre le mani di Shane scendevano, toccandole il ventre e arrivando a sfiorarle il bottone dei pantaloncini dei jeans.
«Shane...» soffiò Rebecca, «siamo in un luogo pubblico.» mormorò.
«Non ci vede nessuno.» replicò lui sorridendo e le baciò la gola, slacciandole il bottone e facendo scendere la cerniera. «Siamo solo io e te.» mormorò sfiorandole le mutandine.
“Taci e goditi il momento.” pensò chiudendo gli occhi per aprirli di colpo qualche secondo dopo, «Ehm... Shane, saremo soli... ma piove.» disse dopo che la terza goccia d'acqua la colpì sulla fronte.
Shane si mise in ginocchio e alzò il viso per guardare il cielo e una goccia gli bagnò il naso. «Hai ragione.» disse, «Piove.»
Rebecca rise e strillò quando la pioggerellina si trasformò in un acquazzone estivo, si allacciò i pantaloncini, infilò le scarpe — le aveva tolte quando aveva finito di mangiare —  mentre Shane chiudeva il cestino da pic-nic e appallottolava la coperta. Corsero fino alla macchina rischiando di cadere un paio di volte. Risero, una volta dentro l'abitacolo e Shane passò la felpa che aveva lasciato sul sedile posteriore a Rebecca dicendole di usarla per scaldarsi un attimo.
Lei indossò la felpa e alzò il cappuccio sulla testa, «Stupida pioggia.» borbottò mentre si asciugava il viso con la manica.
«Già.» concordò Shane facendo manovra, «Ci ha interrotti...»
Rebecca lo guardò e sorrise. «Forse è stato Nicky a mandarla, visto che continua rompere!» disse.
Shane rise, «Forse hai ragione.» esclamò, «È un guastafeste!» aggiunse e tolse la mano dal volante per stringere quella di Rebecca. 
Quindici minuti dopo arrivarono a casa di Shane e lui andò subito a prendere un asciugamano dal bagno e lo posò sulle spalle di Rebecca. «Fatti una doccia calda, tremi.» le disse mentre le tamponava i capelli.
Rebecca sorrise e gli circondò il collo con le braccia, «Okay.» mormorò fissandolo negli occhi, «Ma solo se vieni con me.» aggiunse e lo baciò brevemente sulle labbra.
Shane sorrise, «Sicura?» domandò e lei annuì, «Allora... vengo con te.» mormorò sfiorandole il viso con le labbra.
«Bhe... qualcuno ha iniziato a slacciarmi il reggiseno e non ha finito...» la voce di Rebecca era languida mentre si stringeva a lui; Shane sorrise e la baciò per poi prenderle la mano e portarla verso il bagno, le fece cadere l'asciugamano e le tolse la maglia e il reggiseno; la baciò mentre le slacciava cadere i jeans e li spingeva giù insieme alle mutandine.
Rebecca socchiuse gli occhi e slacciò la cintura dei jeans di Shane, fece uscire il pulsante dall'asola e abbassò la cerniera e sorrise mentre lui le baciava il collo, reclinò la testa e gemette mentre Shane le accarezzava la schiena. Per un attimo si chiese se stesse facendo la cosa giusta, poi Shane le baciò le labbra guardandola e sorridendo e lei pensò che sì, stava facendo la cosa giusta. 

***

Shane si rigirò nel letto e circondò la vita di Rebecca con un braccio e le baciò la spalla nuda, pensando che era bellissima, che tutto, in quel momento era bellissimo e perfetto; lei era lì con lui, e dormiva tranquilla, con gli occhi chiusi, le labbra dischiuse e il corpo rilassato per il sonno. Inspirò il profumo di lei e sorrise contro la spalla di lei, stringendola ancora di più e sentendosi fortunato perché lei era lì con lui, fra le sue braccia. E non gli importò più di Nicky che chiamava ogni pomeriggio Rebecca con una scusa solo per sapere come stava, o di sua madre che continuava a invitarli a pranzo o a cena. 
Gli importava solo di Rebecca.

Shane aprì gli occhi e vide Rebecca che lo guardava sorridendo. «Che ore sono?» domandò trattenendo uno sbadiglio.
«Quasi le nove.» rispose lei e gli toccò il viso, passando le dita fra i capelli. «Cosa facciamo oggi?» chiese e sorrise quando lui sbadigliò.
«Quello che vuoi.» rispose Shane sporgendosi verso di lei e baciandole le labbra. «Per me possiamo stare anche qui tutto il giorno.» sussurrò baciandola di nuovo.
Rebecca sorrise, «Sembra perfetto.» disse, «Però prima vorrei un caffè.» aggiunse, «Ho un po' di fame.»
«Giusto.» rise Shane, «Dobbiamo avere un po' di energia...» disse e l'abbracciò, le schioccò un bacio sulla guancia e sorrise. 
Fecero colazione e uscirono sul patio che c'era sul retro della casa, il cielo era sereno e una leggera brezza faceva dondolare le fronde degli alberi. Si sedettero sul divano a dondolo e rimasero in silenzio per qualche istante.
«Speriamo che oggi non piova.» borbottò Rebecca passando una mano fra i capelli.
«Il meteo da bel tempo.» replicò Shane. «Ma tanto se abbiamo deciso di rimanercene a letto...» sussurrò e le lasciò un bacio sul collo.
Rebecca ridacchiò e sorrise. «Però se c'è il sole è meglio.» disse e lo guardò per poi voltare subito la testa dalla parte opposta.
«Cosa c'è?» chiese lui.
«Hai sentito?» fece lei e si alzò.
«Sentito cosa?» disse Shane e seguì Rebecca lungo il giardino. «Rebecca...» la chiamò ma lei lo ignorò e si avvicinò alla legnaia. 
«Sembra un gattino.» disse lei voltandosi verso di lui e mettendogli una mano sulle labbra. «Ascolta.» sussurrò.
Shane la fissò e rimase in ascolto e gli sembrò di sentire come un miagolio.
«Hai ragione.» sussurrò e lei sorrise, si girò e aprì piano la porta di legno.
«Micio... micetto...» chiamò piano chinandosi e guardandosi attorno, anche Shane si chinò e l'aiuto mentre il miagolio si faceva più forte.
«Eccoti!» mormorò Rebecca infilando la mano dietro un ciocco di legno e osservò il gattino che cercò di nascondersi; Rebecca lo prese e lo portò al petto e accarezzò il pelo bianco e nero, si girò verso Shane e sorrise, «Sembra abbandonato.» disse e i due uscirono dalla legnaia.
«Magari si è solo perso.» esclamò Shane.
«A me sembra troppo magro.» replicò lei, «Sento le costole.»
Entrarono in casa e Shane recuperò una scatola da scarpe vuota e uno strofinaccio macchiato che aveva intenzione di buttare, lo sistemò nella scatola e Rebecca vi adagiò il gattino che miagolo, quasi disperato. «Credo che abbia fame e sete.» esclamò Rebecca
«L'acqua ce l'ho, ma non ho cibo per gatti.» disse Shane.
Rebecca sfiorò la schiena del micetto, «Possiamo dargli un po' di prosciutto.» propose e Shane annuì, si alzò in piedi e andò in cucina, mentre lei continuò ad accarezzare il gattino; Shane tornò dopo un paio di minuti con una tazzina piena d'acqua e un piattino con del prosciutto fatto a pezzetti, posò il tutto nella scatola e il micetto iniziò a magiare e a bere.
«Fai piano.» disse Rebecca sfiorando la testolina del gattino, «Ti va di traverso.» 
Il gattino finì di mangiare poi si acciambellò in un angolo della scatola, sbadigliò e iniziò a dormire.
«Com'è carino!» cinguettò Rebecca.
«Se è abbandonato... vuoi tenerlo?»
Rebecca voltò di scatto la testa e fissò Shane. «Eh?» fece sorpresa. «Io non so cosa bisogna fare per portarlo in Italia... e credo sia troppo piccolo per viaggiare in aereo.»
Shane sorrise e le toccò i capelli. «Intendevo dire che resta qui, con me.» spiegò. «Sarà il... nostro gattino ma starà qui. Lo sai che puoi venire quando vuoi.» aggiunse e le strinse le mani.
«E quando sarai via?» chiese lei sorpresa da quella che le sembrò una dichiarazione, una un po' strana ma pur sempre una dichiarazione.
Lui scrollò le spalle, «Ci penserà mia madre.» rispose.
Rebecca annuì e gli buttò le braccia al collo e lo baciò impetuosamente sulle labbra, «Sei un tesoro, lo sai?» esclamò e sorrise, Shane rise e le baciò il naso. «Dovremmo portare il micetto dal veterinario per vedere se sta bene e bisogna comprare un po' di cose.» aggiunse e guardò il micetto che dormiva tranquillo.

***

Il veterinario decretò che il micetto era un maschio, che aveva circa settanta giorni, che bisognava sverminarlo e che era leggermente denutrito. Mentre il medico visitava il gattino che si ribellava, allungando le zampette e cercando di graffiare il dottore, Shane e Rebecca decisero il nome del micetto: Felix.
«Non credi di aver esagerato con i giochini?» chiese Rebecca mentre Shane prendeva dal bagagliaio la scatola piena di palline, topolini di stoffa e piume colorate, croccantini per gattini e cibo umido.
«No.» rispose Shane, «Se non ci sono ci può giocare.» disse.
Rebecca non replicò e afferrò il trasportino con dentro Felix che miagolò, sentendosi sballottato qua e là. «Scusa.» disse lei, «Due minuti e ti libero.» sussurrò, aprì la porta d'ingresso e andò in salotto, si sedette accanto al tappeto e aprì la porticina del trasportino e Felix avanzò piano, guardandosi attorno e uscì mentre Shane entrava in casa con la scatola, la lettiera chiusa e un sacchetto di sabbia profumata.
«Potresti aiutarmi!» esclamò Shane cercando di posare qualcosa a terra senza far cadere il resto.
«Abbassa la voce, hai spaventato Felix!» disse lei osservando il gattino che correva, spaventato, a nascondersi nel trasportino.
Shane non disse nulla e sorrise e posò tutto quanto sul divano. «Scusa.» disse, «Adesso sistemo qui e poi pranziamo.»
Rebecca annuì e prese il gattino, accarezzandogli la schiena per tranquillizzarlo. 
«Ti voglio bene.» sussurrò Shane baciandole la testa.
Lei lo fissò sorpresa, la bocca aperta e la mano ferma sulla schiena di Felix. «Anche io ti voglio bene.» disse.
Shane sorrise e s'inginocchiò accanto a lei, grattò la testa di Felix, fra le orecchie e il gattino fece le fusa. Guardò Rebecca e le sorrise prima di prenderle il viso fra le mani e baciarlo. 
«La cuccia è ancora in macchina.» le disse Shane, «Vai tu o vado io?»
«Vado io.» esclamò Rebecca e si alzò in piedi e andò a prendere la cuccia a forma  di casetta, tornò in casa e la sistemò in un angolo del salotto e osservò il gattino che giocava con una pallina che Shane gli aveva dato. Sorrise e ripensò a quello che le aveva appena detto lui, e sentì lo stomaco che si attorcigliava. Lui le voleva bene. 
Le voleva ancora bene.
Doveva avvertire Veronica.

***

«Non sali sul divano.» esclamò Shane guardando Felix ai suoi piedi, che si allungava per cercare di salire sul divano insieme a lui e Rebecca. Il gattino miagolò e allungò una zampetta, sfiorando la gamba di Shane. «Ho detto di no.» disse lui.
Rebecca sorrise e posò la testa sulla spalla di Shane. «Guarda che occhioni da cucciolo...» esclamò, «Come fai a resistere?»
«Non voglio che impari a salire.» replicò lui e guardò nuovamente il gattino che era salito sul suo piede e miagolava, in piedi sulle zampe posteriori mentre quelle anteriori erano tese verso l'alto. Shane inspirò a fondo, poi si piegò in avanti e afferrò il gattino.  «E va bene.» borbottò e posò il gattino sulle sue gambe.
Rebecca ridacchiò, «Uh, dove sono finiti i: non sali sul divano, non ti faccio salire altrimenti prendi il vizio, anche se mi fai gli occhioni dolci non sali?» scherzò.
Shane le lanciò uno sguardo e accarezzò la schiena del micetto che zampettò verso Rebecca, «Ho il cuore tenero.» ammise. Rebecca sorrise e guardò Felix che si arrampicava sulla sua coscia.
«Lo sapevo che non avresti resistito a lungo.» disse e lei e si sporse verso di lui e lo baciò, rise quando il gattino iniziò a giocare con i capelli. 
Shane sorrise e l'attrasse a sé per poi baciarle la testa. «Non riesco a credere che fra tre giorni ti devo portare da Nicky.» sospirò fra i suoi capelli, «Mi mancherai.» 
«Anche tu.» disse lei. «E anche lui.» aggiunse togliendo una ciocca di capelli dalle zampe del gattino. «Ma tanto se mi hai detto che posso venire quando voglio....»
Shane sorrise, «Ed è vero.» disse, «Puoi venire quando vuoi.» mormorò e le baciò di nuovo la testa. 

***

Rebecca fissò Felix che giocava con una piuma mossa da Mae.
«Starà benissimo.» le sussurrò Shane, «Non preoccuparti.»
Lei annuì e afferrò la borsa che aveva posato sul tavolo, la valigia era già in macchina. «Lo so.» disse. «Mi mancherà.» mormorò e sorrise a Shane.
«Noi andiamo.» disse lui, «Ci vediamo domani.» aggiunse rivolgendosi a sua madre che annuì e li salutò.
I due uscirono e salirono in auto. 
«Quando pensi di tornare?» chiese Shane mentre partiva.
Rebecca rimase in silenzio per qualche istante. «Non lo so.» rispose, «Dipende da un sacco di cose.» aggiunse, «Forse per Natale.»
Shane strinse il volante pensando che Natale era troppo lontano per i suoi gusti. «Prima non riesci?» chiese.
Lei scrollò le spalle, «Non lo so.» rispose, «Spero di riuscirci, ovviamente. Natale è troppo lontano.»
Lui sorrise e le strinse la mano. «Giusto.» sussurrò, «Però potrei venire anche io, almeno per un paio di giorni.» propose e Rebecca annuì, felice.
«Avvisami, però.» disse lei, «Non fare come Nicky!»
Shane rise, «Certo che ti avviso, e comunque verrei da solo, Nicky e gli altri li lascio a casa!»
Anche Rebecca rise, «Meno male!» disse e lo guardò sorridendo, sentendosi felice come non lo era da molto tempo. Ed era sicura che sarebbe andato tutto bene, che lei e Shane sarebbero stati felici, insieme.

Salve! Capitolo lungo anche questo, scritto in due settimane perché ho avuto un blocco, passato dopo che Ben Montague ha stellinato un mio tweet, in italiano, dove mi lamentavo che lui andava a Roma e io sarei rimasta a casa. Caro lui *o* E mi chiedo se ha tradotto quello che ho scritto xD 
Argh, sti due mi faranno diventare matta! E credetemi, nel prossimo mi faranno diventare matta sul serio! Non so, Rebecca non è stupida, è solo deficiente alcune volte, così come Shane.
Questo capitolo è molto Rebecca Shane centrico, anche se appaiono Nicky, Georgina e i genitori di Shane. E Veronica, che tormenta Rebecca anche se non è effettivamente presente. Ci voleva qualcuno che pungolasse Rebecca xD 

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Capitolo 10
*** Capitolo Nove ***


Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.
Show me the road back to your heart


Capitolo Nove


 Venerdì 5 Ottobre 2007, Milano

Rebecca imprecò quando vide il taxi fermo davanti al cancello di casa sua. «Merda!» sbottò.
«Che c'è?» le chiese Veronica.
«C'è un coglione in un taxi fermo davanti al cancello di casa.» rispose Rebecca e si toccò l'auricolare. «Ma non lo vede che c'è il divieto di sosta? Che imbecille!» disse e fermò la macchina, prese la borsetta e scese, «Dio, e sì che è un tassista! Dovrebbe saperlo che non può posteggiare davanti a un passo carraio!» sbuffò.
«Magari gli è venuto un infarto!»
«Veronica, non siamo in un film!» ribatté Rebecca, «Oh!» fece quando vide la portiera posteriore del taxi aprirsi e chi c'era dentro scendere, «Oh!»
«Chi è? Chi è?» domandò Veronica.
«Shane!» strillò Rebecca e corse fra le braccia del ragazzo e lo baciò mentre il taxi ripartiva. «Sei qui!» mormorò prima di baciarlo ancora.
«Hei! Hei!» strillò Veronica, «Non baciarlo mentre sei al telefono con me!»
Rebecca rise e si staccò da Shane, «Scusa!» mormorò e sorrise a Shane, «Ci sentiamo.» disse e prese il cellulare.
«Uhm... va bene.» fece Veronica, «Salutami Shane.» disse, «E trombate tanto!» scherzò e chiuse la chiamata prima che Rebecca potesse replicare.
«Ti saluta Veronica.» mormorò Rebecca e baciò ancora Shane, «Non ti aspettavo!»
Lui le sorrise, «Sorpresa!» esclamò e strinse la ragazza. «Non resistevo più!» disse e le baciò il viso.
Rebecca sorrise, «Aspettami qui che porto dentro la macchina, appena si apre il cancello tu entra.» disse e baciò le labbra di Shane; salì in auto, afferrò il piccolo telecomando del cancello e premette il testo, due minuti dopo fermò l'auto davanti alla porta del garage, scese dalla macchina e baciò nuovamente Shane mentre i battenti del cancello si chiudevano.
«Sono felice che tu sia qui!» mormorò lei guardando gli occhi nocciola di Shane, poi fece una smorfia.
«Cosa succede?» chiese lui. 
Rebecca sospirò, «Domani lavoro.» rispose. «Però lunedì il negozio è chiuso.»
Shane sorrise e le sfiorò i capelli. «Non importa se domani lavori.» le disse, «Sono qui, siamo insieme e mi basta questo.»
Rebecca sorrise e si scostò da Shane per aprire la porta d'ingresso e i due entrarono. «Lascia lì la valigia.» esclamò lei, si tolse la giacca e l'appese, Shane fece lo stesso e rise quando Rebecca gli prese la mano e lo portò, quasi trascinandolo, verso il divano. Si sedettero e si abbracciarono e rincominciarono a baciarsi, senza staccarsi per prendere fiato per diversi minuti.
«Mi sei mancata tanto.» mormorò Shane baciando l'orecchio di Rebecca, «Non resistevo più. Dovevo vederti.» disse e la guardò mentre le spostava una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Mi sei mancato anche tu.» mormorò lei sorridendo, sentendosi felice che Shane fosse lì. «Ho quasi fame.» disse, «Ordino una pizza?» chiese.
Shane annuì e sorrise. «Certo.» rispose. Rebecca sorrise e si alzò in piedi. 
«Prendi la valigia.» disse lei, «La porti nella mia camera.»
Shane sorrise e si alzò in piedi, afferrò la valigia e seguì Rebecca al piano di sopra. «Niente letto rotto?» domandò ricordando l'episodio di cinque anni prima.
Rebecca sorrise, «Niente letto rotto.» esclamò e aprì la porta della sua stanza, «E comunque non era rotto, erano solo i piedini che non erano bloccati bene.» ricordò, «E ti ricordo che il letto lo hai scelto tu.» sorrise e si girò verso di lui, gli posò le mani sui fianchi e continuò a sorridere. 
«Sono solo piccoli dettagli.» esclamò Shane e sorrise posando le mani sulla vita di Rebecca, «Basta che mi assicuri che questo letto è solido...» sussurrò prima di chinarsi verso di lei e baciargli le labbra.
«È solido, non ti preoccupare.» disse lei, «Molto solido.» mormorò sentendo le labbra di Shane sul collo. «Mangiamo?» disse.
Shane si sedette sul letto, «Io avrei un'altra idea...» sussurrò e Rebecca si accorse che la sua voce era roca, «Vieni qui.» aggiunse battendo la mano sul letto.
Rebecca sorrise, «Non so te, ma io ho lavorato tutto il giorno e ho fame...» replicò, «Prima mangiamo, prima veniamo qui...» disse e allungò una mano verso Shane che sorrise e la prese.
«Come vuoi.» esclamò lui  alzandosi, «Ma dopo ti bacerò per così tanto tempo che alla fine avrai le labbra così rosse e gonfie che sembreranno un canotto.» le mormorò all'orecchio.
Rebecca sorrise, «Sembra una bella prospettiva...» sussurrò posando le mani sulle spalle di Shane, gli baciò una guancia e fece un passo indietro. «Torniamo di sotto.»
Shane sorrise e le prese la mano e la seguì a  al piano di sotto.
«Shane...» squittì Rebecca, «Sto cercando di chiamare la pizzeria!» disse spostandosi mentre Shane rideva e cercava di baciarle il collo.
«È solo un bacetto.» si giustificò lui e si avvicinò a lei, chinando la testa e sfiorandole la pelle del collo.
Rebecca alzò gli occhi al cielo. «Mi distrai.» esclamò digitando il numero di telefono.
«Mi piace distrarti.» replicò lui, «Ma ti lascio stare per due minuti.» sussurrò baciandole il collo.
Rebecca rise e, finalmente, riuscì a chiamare.

***

Shane baciò il collo di Rebecca e passò la mano fra i capelli, «Mi sei mancata.» sussurrò con voce roca, e le slacciò gli ultimi bottoni della camicetta, «Tantissimo.» mormorò baciandole la spalla.
Lei sorrise e continuò a tenere gli occhi chiusi, godendosi le labbra e le mani di Shane sul suo corpo; reclinò il capo e posò le mani su quelle di Shane. «Non dovevi baciarmi?» chiese.
Shane sorrise, «Dopo.» mormorò e posò il mento sulla spalla di Rebecca.  «Abbiamo tempo.» disse, «Abbiamo tempo...» ripeté baciandole le labbra.
«Circa dieci ore prima che vada al lavoro.» disse Rebecca.
«Per incominciare va bene.» mormorò Shane e sorrise, «Però, fino a quando starò qui non ti farò uscire nemmeno per andare a buttare la spazzatura.»
Rebecca rise, «Mi ruberai le chiavi?» chiese e posò le mani  sulle spalle di Shane per poi farle scivolare dietro al collo.
«Sì.» rispose Shane e la baciò sulle labbra, a lungo, mentre le sue mani spostavano la camicetta, scoprendo le spalle e facendola scivolare lungo le braccia. Shane sorrise e fissò Rebecca con gli occhi socchiusi, per poi baciarle la spalla e lasciarle un morso leggero su di essa.
Rebecca ridacchiò e si strinse a lui, sorridendo e aprendo gli occhi, guardando Shane e pensando che era felice — felicissima — che lui fosse venuto lì, facendole quella sorpresa. 
«Hai ancora troppi vestiti...» disse Shane a bassa voce, slacciò il reggiseno e lo lasciò cadere sul pavimento, e riprese a baciare Rebecca, scendendo dalla bocca al collo, mentre le sue mani sfioravano i seni della ragazza, facendola gemere e inarcare la schiena, spingendosi verso di lui e graffiandogli le spalle. «Ne hai ancora troppi.» mormorò Shane, sorridendo e baciando l'orecchio di Rebecca, spostando le mani sui jeans e slacciando il bottone.
«Anche tu ne hai troppi.» mormorò lei stringendo la maglia del ragazzo e alzandola, gli sfiorò la pelle del ventre e sorrise piegando di lato la testa. Shane sorrise e si tolse la maglia, lanciandola dall'altra parte della stanza. «Ne hai ancora troppi...» mormorò e si morsicò il labbro inferiore mentre Shane le sfiorava la parte bassa della schiena.
«Ti amo.» sussurrò Shane.
Rebecca sorrise e aprì gli occhi, sorridendo a quelle parole e sentendosi felice — era con Shane, nel suo letto — pensando che nulla potesse andare male e che le cose potevano solo migliorare. «Ti amo.» disse e baciò la fronte di Shane. Sorrise e posò la fronte sulla spalla del ragazzo, sospirando di piacere mentre lui faceva scivolare la mani sotto ai jeans. 
Shane continuò a baciarla e ad accarezzarla, sfiorando con la punta delle dita la pelle calda, che rabbrividiva a ogni suo tocco. Baciò le labbra di Rebecca e gemette quando lei gli slacciò la cintura e infilò le mani sotto ai boxer neri, accarezzandolo.
Lui le sfiorò l'orecchio con labbra e gemette nuovamente, «Mi fai impazzire.» mormorò con la voce resa roca dall'eccitazione, la spi8nse a sdraiarsi sul letto e si sistemò su di lei, coprendola con il proprio corpo e sorridendo, prima di chiudere gli occhi e baciarla nuovamente.

***

Rebecca si rigirò nel letto e spense la sveglia. «Che palle.» borbottò passandosi una mano sul viso.
«Buongiorno, piccola.»
Lei sorrise, «Buongiorno.» disse e si girò sul fianco e sorrise al ragazzo, «Devo andare al lavoro.» gemette.
«No, rimani qui.» esclamò Shane abbracciandola e nascondendo il viso nel collo di lei. «Rimaniamo qui tutto il giorno.» propose e sorrise.
«Mi piacerebbe.» disse lei, «Ma non posso.» esclamò e si mise seduta sul letto, «Dai, domani e lunedì non ho impegni.»
«Ma io voglio stare con te adesso.» protestò Shane, «Uffa.»Lei sorrise, «Lo so.» mormorò e baciò la fronte del ragazzo, «Ma se qualcuno mi avesse avvertito avrei preso un giorno di permesso...»
Shane nascose il viso nel cuscino e guardò brevemente Rebecca, «Volevo farti una sorpresa!» mormorò con un sorriso, «Se ti avessi avvertito non sarebbe stata una sorpresa!»
Rebecca sorrise e baciò la fronte di Shane. «Lo so.» disse e si alzò in piedi. «Vado a prepararmi.»
«Ti fai la doccia?»
«Sì.» disse lei, «Perché?» 
«Perché vengo con te.» rispose Shane scostando le coperte e alzandosi in piedi, «Visto che devi uscire per forza, voglio passare più tempo possibile con te.» 
Rebecca sorrise e allungò una mano verso Shane che l'afferrò e la strinse dopo aver deposto un bacio leggero sul dorso. «L'idea mi piace parecchio.» mormorò lei e condusse Shane verso bagno.

«Allora.. dimmi... cosa avete fatto, maiali?»
Rebecca alzò gli occhi al cielo. «Secondo te?» replicò, «Veronica, non ci siamo visti per due mesi... è già tanto che non l'abbiamo fatto nel giardino!»
Veronica ridacchiò e si appoggiò con i gomiti sul bancone, «Non pensavo che fossi così porca... ma dopo quello che avete combinato in Asia non mi stupisco di nulla!»
Rebecca sistemò alcuni gomitoli di cotone  delle tonalità del grigio in una scatola trasparente. «Abbiamo fatto solo del sesso!» si giustificò.
Veronica sorrise, «Sì, si certo... togliersi le mutandine in ascensore è una cosa normale!» ammiccò.
«È successo solo una volta!» borbottò Rebecca arrossendo, sistemò la scatola sul ripiano dietro di lei e si voltò verso l'amica, «Senti, di quelle cose io lui non ne abbiamo ancora parlato, quindi... non parlarne davanti a lui, né in italiano né in inglese o qualunque altra lingua!»
«Non ne avete ancora parlato?» fece Veronica, «Ma dovete farlo! È iniziato tutto da lì!»
«Eh, lo so.» sospirò Rebecca, «Ma non ho trovato l'occasione giusta!» si giustificò, «Non gli ho ancora chiesto perché ha divorziato.»
«Perché è innamorato di te, cretina!»
«Sì, ma ha mollato la Gelosona due anni fa...»
«Non aveva il coraggio di venire da te, evidentemente.» 
Rebecca rimase in silenzio per qualche istante, «Forse.» disse, «O forse si è accorto di amarmi quando...»
«Oh, ti ama.» cinguettò Veronica. «Che carino.»
«Taci.» sbottò Rebecca, «Stavo dicendo... forse era così incazzato con me per quello che era successo che non ci pensava più a me ed è bastato rivedermi...»
«Dovete parlarvi!» esclamò Veronica, «Su, vai a casa, gli salti addosso e fra un bacio e una palpatina gli chiedi perché ha mollato quella strega.»
«Fra un bacio e una palpatina?» disse Rebecca, «Veronica... da quando sei così... porca?»
Veronica sorrise e scrollò le spalle. «Da quando sto con Tommy.» rispose.
«Quel ragazzo è un santo.» esclamò Rebecca, «Ti sopporta.»
Veronica replicò con una linguaccia, «Potrei dire lo stesso di Shane.» disse.
Rebecca sorrise, «Probabilmente hai ragione.» ammise.  «Ma non  devi andare via con tua madre?» chiese fissando l'ora sulla cassa.
Veronica annuì, «Sì, è meglio che vada...» rispose, «Martedì voglio ogni singolo dettaglio.» aggiunse e baciò le guance dell'amica.
«Puoi scordarti ogni singolo dettaglio.» replicò Rebecca, «Verrai informata di qualcosa, ma non di tutto.» 
«Certo che mi racconterai tutto!» cinguettò Veronica, salutò Rebecca con un gesto della mano e uscì dal negozio mentre Rebecca sorrideva scuotendo la testa.

Rebecca aprì la porta di casa e si sentì afferrare e rise quando Shane la baciò sulle labbra.
«Sei tornata.» disse lui.
«Bhe... devo pur pranzare!» rise Rebecca e sorrise nel vedere il finto broncio sul viso di Shane. «Cosa hai fatto di bello?» chiese dopo averlo baciato sulla guancia sinistra.
Shane scrollò le spalle. «Niente di particolare.» rispose, «Mi sono annoiato, senza di te.»
Rebecca rise, «Ti annoi sempre quando non siamo insieme?»
«Sì.» rispose lui e strinse la vita di Rebecca, «Se mi manchi non mi diverto...»
Rebecca rise, «Sul serio?» chiese, «Non ti diverti neppure quando sei con gli altri ragazzi?»
Shane scosse la testa, «No.» disse, «Non mi diverto perché ti penso sempre...»
«Hai passato del tempo con  Nicky e i gemelli?» domandò Rebecca.
«Perché?»
«Perché stai facendo i capricci come un bambino.» esclamò Rebecca ne si tolse la giacca.
«Io non faccio i capricci!» protestò Shane.
Rebecca sorrise e sfiorò il viso del ragazzo. «Hai fatto quello che ti ho chiesto?» domandò.
«Sì.» rispose Shane, «Le lasagne sono in forno e ho apparecchiato la tavola.»
«Bene.» disse Rebecca dirigendosi verso la cucina, «Vedi? Non ti sei annoiato!»
«Ho solo infilato le lasagne nel forno!» esclamò Shane seguendola, «Ci ho messo due minuti, il resto del tempo l'ho passato a leggere qualcosa e ad annoiarmi.»
Rebecca sorrise, «Ah, poverino.» commentò divertita e si sedette al tavolo. «Dai, devi rimanere solo ancora poche ore.»
«Meno male.» esclamò Shane e le baciò la nuca prima di sedersi davanti a lei, «Per Natale vieni, vero?» chiese e Rebecca sorrise nel sentire una nota di apprensione nella voce.
«Sì, certo che vengo.» rispose lei, «Se non lo faccio credo che Nicky verrà a prelevarmi personalmente.»
«Starai con Nicky, allora.» disse Shane.
«Per Natale e il compleanno di zia Yvonne sì, per il resto del tempo sono libera.» replicò lei, «Quindi... non fare quella faccina da cane bastonato perché, se mi vuoi, sono tutta tua.»
Shane sorrise, «Certo che ti voglio!» disse, «E se Nicky avrà da ridire... ti rapirò.»
Anche Rebecca sorrise, «Bisognerà staccare il telefono, allora.»
«E scappare da qualche parte.» scherzò Shane.
«Già.» commentò Rebecca e si alzò, si avvicinò al forno e osservò la teglia di lasagne. «Nicky sarebbe capace di venire a Sligo e chiedermi come mai non rispondo al telefono.»
«Potremmo farlo.»
«Cosa?» chiese Rebecca mentre afferrava i guanti da forno.
«Andare via un paio di giorni.»
Lei si fermò e si girò verso di lui, «Cosa?» domandò sorpresa.
«Andare via, io e te, insieme, da qualche parte, senza cugini troppo protettivi fra le scatole.» spiegò Shane, «Magari in estate, che avremo più tempo.»
Rebecca sorrise e si girò nuovamente e aprì lo sportello del forno, «Sarebbe bello.» disse, «Aiutami.» aggiunse prendendo la teglia. «Però li avvertiremo, prima di trovare le nostre foto sui siti delle persone scomparse!»
Shane afferrò un piatto e sorrise. «Eh sì, mi sa che ci tocca avvertirli ugualmente.» disse e diede un bacio veloce a Rebecca. «Altrimenti non ci godremmo la vacanza con quell'impiccione.» esclamò. «Magari si renderà conto che non hai più diciassette anni.»
Rebecca ridacchiò. «Speriamo.» disse e sistemò una porzione di lasagne nel piatto, «Altrimenti Nicky diventerà vecchio prima del tempo.»
«È lui che si preoccupa troppo.» esclamò Shane, prese il piatto e andò al tavolo, «E il piercing e il tatuaggio, tu e Brian che vi baciate....»
Rebecca arrossì, «Già.» commentò, «Per fortuna qualcuno doveva tenerlo impegnato...»
«Non è colpa mia se tuo cugino si fa venire l'ansia perché sparisci per due minuti...» replicò Shane, «E per fortuna non sa tutto, altrimenti mi taglierebbe le palle e lo farebbe anche con Brian.»
Rebecca ridacchiò, «Eh, sì... forse è meglio che non sappia nulla.» disse e guardò Shane, «Però adesso piantiamola di parlare di Nicky, altrimenti rischiamo che chiami o peggio, che venga qui per un'improvvisata.»
«Nah, non penso.» esclamò Shane e prese il bicchiere pieno d'acqua, «I gemelli hanno sei mesi, di sicuro non li carica su un aereo...»
«Credo che tu abbia ragione.» esclamò Rebecca,  «Nicky non verrebbe qui, neppure da solo.» sorrise e sfiorò la mano di Shane.

Shane spinse Rebecca contro il muro e le baciò il collo mentre lei ridacchiava. «Ti sono mancata così tanto?» chiese lei.
«Mmh... sì.» mormorò Shane, «Quattro ore sono lunghe.» sussurrò baciandole il collo.
Lei sorrise, «Mi sei mancato anche tu.» mormorò, sfiorandogli il collo con la punta delle dita.
«Che ne diresti di saltare la cena...» propose Shane mentre slacciava i bottoni della giacca, «E di concentrarci su altro?» continuò baciando le labbra di Rebecca.
«Saltare la cena...» mormorò lei, «Direi che sarebbe perfetto.» disse e Shane sorrise, le tolse la giacca e la lasciò cadere sulla panca dell'ingresso. Rebecca sorrise, felice, mentre Shane le prendeva la mano e la spingeva verso il divano. Fino a quando non lo aveva rivisto davanti a casa sua non si era resa conto di quanto Shane le fosse mancato; e ora che erano insieme si rese conto che avrebbe voluto stare con lui il più possibile, perché lo amava e non sopportava di stare lontano da lui.
«Shane.» mormorò e sorrise, lui la fissò e le scostò i capelli dalla fronte, «Ti amo.» disse Rebecca, «Tanto.»
Shane le baciò la fronte, «Ti amo anche io.» disse e sorrise mentre l'abbracciava e la spingeva con dolcezza sul divano. Riprese a baciarle le labbra e si fermò, fece una risatina e guardò Rebecca. «Hai fame?» chiese.
«Sì.» rispose lei posando una mano sullo stomaco che aveva appena borbottato. 
«Sei ancora più bella quando arrossisci.» mormorò Shane e baciò la fronte di Rebecca. «Mangiamo qualcosa.» mormorò e si alzò in piedi, diede la mano a Rebecca e l'aiutò a rialzarsi in piedi; l'abbracciò e rise mentre le posava le mani sui fianchi. «Solo uno spuntino veloce.» disse e la baciò, «Ti voglio tutta per me.» esclamò e la baciò ancora.
Rebecca ridacchiò, «Come vuoi.» disse e sorrise, sentendosi felice.

«Shane... posso chiederti una cosa?» chiese Rebecca sistemandosi le coperte sulle spalle e girandosi sul fianco sinistro.
«Certo.» rispose Shane e le sfiorò i capelli.
Rebecca inspirò a fondo e guardò Shane, osservando le ombre sul suo viso create dalla luce della lampada, «Ecco... sì...» balbettò, «Perché hai divorziato?» domandò abbassando la voce.
«Perché mi sono accorto di non averla mai amata come meritava.» rispose Shane, «Gli altri credevano che fossimo perfetti insieme e per un po' ci ho creduto anche io, anche se... anche se pensavo sempre a te. Avrei voluto dirtelo, avrei dovuto dirtelo, ma avevo paura.» disse, «Ti chiamavo, ti abbracciavo più a lungo degli altri perché ero l'unico modo di esserti vicino e... e avrei voluto avere il coraggio di mandare all'aria il matrimonio quando ero ancora in tempo, invece di... di...» Shane si fermò e prese un respiro profondo, chiuse gli occhi per qualche secondo e li riaprì, «Invece di chiedere a te cosa dovevo fare. Scusa.»
Rebecca sorrise e gli sfiorò il viso. «Non devi scusarti.» disse, «Non serve.»
«Sì, invece.» replicò lui tirandola sul proprio corpo, «Perché sono stato un imbecille a voler mettere tutto sulle tue spalle e obbligarti a decidere per me. Non ho avuto le palle per prendere una decisione e in mezzo ci sei finita anche tu e non è giusto.» disse e sfiorò la schiena di Rebecca, «Se tornassi indietro cambierei le cose.» continuò, «Ma non si può. Scusami.»
«Non devi scusarti.» disse Rebecca chiudendo gli occhi e godendosi le carezza di Shane, «Adesso siamo insieme ed è quello che conta.» mormorò e alzò la testa, sorrise e baciò Shane sulle labbra.
Anche Shane sorrise, «Ti amo.» mormorò. «Grazie di tutto.»

***

«Sei sicura di non poter venire?» mormorò Shane.
«Sicura.» rispose Rebecca, «Mi piacerebbe ma se lo facessi la vecchia mi licenzierebbe.»
«E allora?»
Rebecca sorrise e sfiorò i capelli del ragazzo, «E allora... se venissi licenziata non avrei i soldi per pagare le bollette, fare shopping e pagare l'aereo.»
Shane rimase in silenzio e strinse di più Rebecca.
«Cosa c'è?» chiese Rebecca, «Shane?»
«Niente.» rispose lui, «Stavo pensando che quando supererò i controlli mi mancherai di già.»
«Anche tu.» cinguettò Rebecca prima di baciarlo sulle labbra. «Ma ci vedremo fra poco più di due mesi.»
«Sono ancora troppi.» sospirò Shane, «Non riesci a venire prima?»
«Purtroppo no.» rispose Rebecca, «Da metà Novembre in poi è il delirio, tutte che vogliono fare orribili sciarpe come regali di Natale.» 
«Potrebbero comprarsele.»
«E io non lavorerei più!»
«Così avresti il tempo per venire da me.» ribatté Shane.
Rebecca sorrise, «Povero piccolo.» mormorò e gli sfiorò il viso con la punta delle dita. «Che fa i capricci perché lavoro.»
«Non prendermi in giro!» protestò lui, «Io non faccio i capricci!»
Rebecca sorrise, «Lo so.» disse e fece un sospiro. «Vedrò se riesco a venire prima, magari a metà Novembre.» esclamò e il viso di Shane s'illuminò a sentire quella frase. 
«Davvero?» chiese Shane e Rebecca annuì, «Sarebbe fantastico!» disse e la strinse a sé e le baciò il viso. «Devo andare. Purtroppo.» mormorò e fece un passò indietro, senza togliere le mani dai fianchi di Rebecca.
«Mi mancherai.» disse lei.
«Anche tu.» replicò lui e la baciò sulle labbra.
«Chiamami quando atterri.» mormorò Rebecca fra un bacio e l'altro.
«Lo farò.» disse lui, «Ti amo.»
Rebecca sorrise, «Ti amo tanto.»
«Devo andare.» soffiò Shane sulle labbra di Rebecca.
«Già.» mormorò lei, «Dovrei andare anche io.»
«Non farlo.»
«Non farlo neanche tu.»
«Devo farlo.» sospirò Shane. «Ci vediamo presto.» mormorò abbracciandola, la baciò un'ultima volta e si allontanò mentre Rebecca lo guardava e pensava che avrebbe voluto seguirlo.
Rebecca guardò Shane superare  i controlli e allontanarsi, sospirò e si girò, guardando il tabellone con gli orari delle partenze, desiderando poter prenotare un posto sul primo volo per l'Irlanda. Shane le mancava di già e se lui le avesse chiesto di trasferirsi avrebbe risposto di “sì” ancora prima che lui finisse la frase.
Con un sospiro spostò la borsa da una mano all'altra e uscì dall'aeroporto, ritrovandosi nel parcheggio; girò su se stessa — non ricordava più dove aveva lasciato la macchina — avanzò lentamente, cercando di ricordare il settore dove aveva posteggiato, intravide l'auto in lontananza e ricominciò a camminare, sentendo a ogni passo la mancanza di Shane farsi sempre più forte.

***

«Non avete parlato di quello che è successo in Asia?» strillò Veronica, «Cavolo, ogni tanto mi sembri davvero stupida!»
«Non è che avessimo tutto sto tempo, eh.» replicò Rebecca, «Abbiamo preferito... concentrarci su altro.»
«Certo, vi siete concentrarti su dove farlo.» ridacchiò Veronica e ignorò l'occhiataccia di Rebecca. «Però ne dovete parlare sul serio, di quella cosa.»
«Lo so.»
«E fallo, allora.»
«Non mi viene in mente quando sono con lui.»
«Chiamalo e diglielo.»
«Ma sei scema?» squittì Rebecca, «La tinta ti ha danneggiato il cervello? Non sono cose da dire al telefono!»
Veronica scrollò le spalle. «Perché no?» disse, «Gli dici: tesoro, dobbiamo parlare di quello che è successo in Asia quasi quattro anni fa. Sai, abbiamo passato tutte le notti a trombare ed è stato meraviglioso, però dobbiamo parlare di questo.»
«Tu sei scema.» disse Rebecca, «La tinta ti è penetrata nel cervello e ha fatto danni.»
«Non è vero!» esclamò Veronica toccandosi i capelli color caramello che aveva tinto il giorno prima, «Ti sto solo dicendo la verità!»
«Mi stai obbligando a chiamare Shane e rivangare cose successe anni fa!» ribatté Rebecca, «Al momento non ne parliamo, se vuole può farlo anche lui.»
Veronica sbuffò con fare teatrale, «Secondo me dovreste parlarne.»
«Ho capito.» disse Rebecca, «Lo farò, giuro.» promise, «Ma non adesso.»
Veronica sorrise, «Tanto lo so che non lo farai.» 
Rebecca fece una smorfia, «Non sei simpatica.»
«Lo so che mi adori.» disse Veronica con un sorriso.
«Purtroppo sì.» esclamò Rebecca, «Sopratutto quando sei insistente.» disse e sorrise, «Forse dovremmo entrare, se stiamo fuori non possiamo ordinare.» aggiunse guardando la porta della pizzeria d'asporto.
«Mmh... hai ragione.» disse Veronica. «Solo per questa volta.»
Rebecca alzò gli occhi al cielo e sbuffò lentamente, sorrise ed entrò nel locale.


Sabato 22 Dicembre 2007, Milano

Rebecca sbuffò spazientita e fissò il nastro con le valige che scorreva sotto ai suoi occhi, «Dov'è?» borbottò sottovoce cercando con lo sguardo la sua valigia.  Era stanca — il volo era partito con una buona mezz'ora di ritardo — e l'unica cosa che voleva era sdraiarsi su un bel letto comodo e riposare. Finalmente, dopo quella che le parve un'eternità, scorse la valigia — un semplice trolley verde — dietro un grosso borsone nero. Tirò giù la valigia e si girò, e quasi sbatté contro la schiena di un uomo. Ingoiò un insulto e si allontanò dalle persone che erano in attesa della propria valigia.  Dopo qualche minuto uscì dal terminal e si guardò attorno. Nicky le aveva appena inviato un messaggio dicendole di essere in ritardo e di aspettarlo all'inizio del parcheggio. Rebecca sospirò e indossò il berretto bianco di lana, sbuffò infastidita e infilò le mani in tasca. Era stanca — la sera prima era rimasta fuori con Veronica, Tommaso e i loro amici ed era tornata a casa alle tre e mezzo del mattino —, affamata e le facevano male i piedi — colpa delle scarpe nuove.
Dopo un quarto d'ora di sbuffi e borbottii, Nicky arrivò. «Era ora!» esclamò lei quando Nicky aprì il bagagliaio. «Stavo gelando!»
Nicky rise, «Scusa.» disse, «Jay ha avuto la brillante idea di rovesciarmi addosso la bottiglia d'acqua.»
«Eh, vabbè... potevi anche metterci il tappo.» replicò Rebecca, abbracciò Nicky e gli baciò le guance.
«Non è colpa mia.» replicò Nicky, «Georgina ha lasciato la bottiglia senza tappo.»
Rebecca alzò gli occhi al cielo, tolse la borsa che aveva usato come bagaglio a mano e salì in auto. «Certo, certo.» disse, «Sempre colpa degli altri.»
«Ma è vero!» protestò lui, «Questa volta non è colpa mia!»
Rebecca scosse la testa e sorrise. «Dai, facciamo che ti credo.» esclamò mentre Nicky partiva.
«Come sta Veronica?» chiese lui.
«Bene.» rispose Rebecca, «È in montagna con i suoi genitori, Tommy e i genitori di lui.» 
«Bella compagnia.» commentò Nicky.
Rebecca lo guardò e inarcò un sopracciglio. «Tu conosci solo Veronica, hai visto una volta e per cinque minuti i suoi genitori, ma non hai ancora conosciuto Tommy e la sua famiglia.»
«Non credo che siano dei serial killer.» replicò Nicky. «Altrimenti sarebbero già scappati da Veronica!» scherzò.
Rebecca ridacchiò, «Menomale che non è qui, altrimenti ti  avrebbe preso a calci!» disse, «È solo... un po'... matta, ecco.»
Nicky sorrise, «Siete amiche anche per questo.» esclamò, «Mi chiedo chi ha fatto impazzire chi.» 
«Nicky!» disse lei, «Ci siamo fatto impazzire a vicenda!» esclamò e rise.
«A proposito di gente pazza... come vanno le cose fra te e Shane?» domandò Nicky e sorrise quando si accorse che sua cugina era arrossita, «L'ho sentito ieri ed era tipo... fuori di testa, ecco.» disse, «Mi ha chiamato ieri sera dicendomi che non c'erano problemi e che poteva venire lui a prenderti, di restare a casa con Georgina e i gemelli, che saresti stata in buone mani...» continuò, «Ovviamente gli ho detto di no.»
«Ogni tanto sei uno stronzo, lo sai?» sbottò Rebecca, «Potevi dirgli di sì!»
«Immagino che vada tutto bene, allora.» replicò Nicky, ignorando l'insulto di Rebecca. «Dovevi sentirlo, era così impaziente, se fosse stato per lui sarebbe venuto direttamente a prenderti in Italia!»
Rebecca rimase in silenzio e sorrise, «È una cosa romantica.» mormorò, «E non negare che l'avresti fatto anche tu se fossi stato al suo posto.»
«Uhm... forse sì.» confermò Nicky, «Ma sarei stato meno... impaziente di Shane.»
Rebecca alzò gli occhi al cielo. «Meno impaziente? Proprio te?» esclamò e rise, «Ma se tu sei quello che non mi toglieva gli occhi di dosso per più di cinque minuti!» disse, «Eri peggio di un cane da guardia!» ridacchiò, «Anzi, lo sei ancora!»
«Non è vero.» borbottò Nicky, «Io mi preoccupo per te.»
«Se dici che ti preoccupi perché sono piccola, giuro che ti do un cazzotto.» disse Rebecca.
«Oh... ma per me tu sei e sarai sempre la mia piccolo cuginetta!» scherzò Nicky.
«Basta che smetti di seguirmi, di dirmi cosa devo o non devo fare e che la pianti con la storia del tatuaggio.» disse Rebecca sistemandosi sul sedile.
«No, con il tatuaggio non la smetto.» esclamò Nicky, «Quel tizio ti ha visto il culo.»
«Anche Shane, se è per questo.» replicò Rebecca, “E prima di quanto tu immagini.” pensò.
Il viso di Nicky perse colore per qualche secondo. «Non farmi pensare a quello, altrimenti ti chiudo in casa e Shane lo vedi dalla finestra,» disse voltandosi per un'istante verso Rebecca, «con delle assi inchiodate e un minuscolo spiraglio per far passare l'aria.»
«Ah-ah.» esclamò Rebecca, «Sei tanto simpatico.» disse, «Ma hai dimenticato la porta!» fece notare.
«Tu non pensare alla porta.» replicò Nicky svoltando a sinistra, «Ci penso io a sbarrarla.»
«E Georgina mi libererà.» disse Rebecca, «O lo farà Shane, da bravo e valoroso cavaliere.»
«Ribatterai a ogni cosa che dico, vero?»
«Esatto!» cinguettò Rebecca e pizzicò la guancia del cugino. «Quindi non pensare di starmi addosso o di chiamare ogni giorno quando sarò con Shane, perché non lo fai quando sono a Milano quindi non vedo il perché tu debba farlo quando sono a duecento chilometri da te.»
«Mi preoccupo, lo sai.»
«Non devi.»
«È più forte di me.»
«Sono grande.»
«Per me sei sempre la mia cuginetta.»
«Non sono io che si è fatta versare addosso dell'acqua da un bimbo di otto mesi.»
«Non è colpa mia, te l'ho già detto!» disse Nicky, «E non cambiare argomento.»
Rebecca sorrise, «È quasi Natale, cerca di essere più... buono.»
«Io sono sempre buono.» replicò «Altrimenti avrei tagliato le palle a Shane e Brian.» disse, «Comunque prometto che non ti chiamerò tutti i giorni.»
«Mi va bene.» disse Rebecca, «Sempre meglio di niente.»
«Basta che non racconti a Shane che Jay mi ha versato l'acqua addosso.» esclamò Nicky.
«Devo capire come ha fatto.» borbottò Rebecca, «Insomma, non ha neanche un anno, non ha la forza per sollevare una bottiglia piena d'acqua.»
«Infatti non l'ha sollevata, le ha dato una spinta con la mano, la bottiglia si è rovesciata e mi sono lavato i pantaloni.»
«Avrei tanto voluto vederlo.» ridacchiò lei, «Anzi, avrei tanto voluto filmarlo e mostrarlo a Veronica.»
«Quanto sei spiritosa.» borbottò Nicky e si fermò, in attesa dell'apertura del cancello automatico.
Rebecca rise, «Però è divertente!»
Nicky tacque e sorrise mentre fermava l'auto davanti al garage, scese insieme a Rebecca e prese la valigia mentre la ragazza entrava in casa.
«Georgina!» cinguettò abbracciando la ragazza, «Sono felice di vederti!» disse.
«Anche io.» esclamò l'altra e si avvicinò ai gemelli, seduti sul tappeto vicino al divano.
«Come sono diventati grandi!» esclamò Rebecca, posò borsa sul divano e s'inginocchiò davanti ai bambini. «Ciao.» disse osservando i gemelli che giocavano con alcuni cubi colorati. 
«Porto la tua valigia in camera.» esclamò Nicky e Rebecca annuì, afferrò un cubo e lo diede a Rocco — o Jay, per lei erano uguali e non riusciva a distinguerli —, il bambino guardò il cubo verde e lo lanciò. 
«Togliti la giacca.»
Rebecca si alzò, tolse il cappotto nero — in auto aveva infilato il berretto in una delle tasche —  e lo diede a Georgina.
«Come sta Veronica?» 
«Bene.» rispose Rebecca, «È sempre la solita.» disse e prese la borsa. «Vado a sistemare le mie cose.» aggiunse, guardò un'ultima volta i gemelli e andò nella camera che avrebbe usato in quei giorni. Venti minuti dopo si sedette sul letto e chiuse gli occhi mentre si sdraiava e imprecò sottovoce quando il telefono squillò.
«È per te!» esclamò Nicky aprendo la porta.
«Chi è?» chiese lei alzandosi e afferrando il cordless.
«Secondo te?» sbuffò Nicky, «Shane.»
Rebecca sorrise, «Grazie.» disse, «Puoi anche andartene, ora.»
Nicky fece una smorfia e uscì dalla stanza, Rebecca chiuse la porta e andò a sedersi di nuovo. «Ciao.» cinguettò.
«Ciao.» disse Shane, «Nicky è il solito.» rise.
«Eh, già.» concordò lei, «Anche se ho venticinque anni ogni tanto mi tratta come se avessi quindici anni.»
Shane rise, «Se avrà un figlia probabilmente la chiuderà in convento, lontano da qualsiasi tentazione.»
«Sopratutto dai ragazzi!» ridacchiò Rebecca. «Come stai?»
«Molto meglio, adesso che ho sentito la tua voce.» rispose Shane, «Starò molto meglio quando ti vedrò.»
Rebecca sentì le gambe tremare e sorrise ancora di più. «Anche io starò meglio quando ti vedrò.»
«Sono  quasi due mesi e due settimane che non ti bacio.» mormorò Shane e Rebecca sorrise ancora di più al pensiero che lui contasse i giorni come un ragazzino.
«Anche io voglio baciarti.» sussurrò lei, «Mi sono mancati i tuoi baci.» ammise e sentì le guance arrossarsi.
«Ancora pochi giorni, piccola, e poi staremo insieme.» disse, «Io, te e il nostro gattino. Passeremo il tempo a baciarci...» aggiunse, «E a ripassare il Kamasutra.»
«Il Kamasutra? Tu sei pazzo!» s'intromise Nicky.
«Nico!» gridò Rebecca, «Stai spiando?»
Shane rise mentre Nicky borbottava sottovoce. «Nicky, quando ascolti dall'altro telefono, cerca di respirare piano e di stare zitto!» lo prese in giro Shane.
«Sei sempre il solito.» esclamò Rebecca, «Shane ti chiamo più tardi.» disse, «Dal cellulare. O al limite chiudo Nicky in bagno e mi accerto che non abbia nessun telefono fra le mani.»
«Sì, fai bene.» concordò Shane, «Tuo cugino è proprio un impiccione.» rise, «Allora ci sentiamo più tardi, Rebecca. Ciao Nicky!» 
«Ciao, Shane.» cinguettò Rebecca, «Nicky, adesso ti do un cazzotto che te lo ricorderai per sempre.» disse e riattaccò, si alzò in piedi, indossò le pantofole e uscì dalla stanza, apri la porta della camera da letto dei cugini e vide Nicky seduto sul letto. «Hai finito di fare il cane da guardia?» esclamò, «Adesso origli anche le mie telefonate? Cosa sarà il prossimo passo, mettermi una cimice nelle mutande?» sbraitò, chiuse la porta facendola sbattere e scese al piano inferiore, sistemò il cordless sulla sua base e, con un sospiro, si lasciò cadere sul divano.
«Cosa ha combinato?» domandò Georgina.
«Stava ascoltando quello che io e Shane ci stavamo dicendo al telefono.» rispose Rebecca e incrociò le braccia al petto. «Giuro che se non fosse mio cugino l'avrei già riempito di calci!» esclamò arrabbiata, incrociò lo sguardo di uno dei gemelli — erano ancora sul tappeto —  e sorrise.
«Per me puoi farlo.» disse Georgina, «Ogni tanto è davvero stupido.»
«Ehi! Sei mia moglie! Dovresti difendermi!» protestò Nicky.
«Non quando ti comporti come un fratello geloso.» disse Georgina, «Ascoltare le sue telefonate! Nicky, non lo hai mai fatto, non vedo perché tu debba cominciare proprio adesso.»
Nicky scrollò le spalle e si sedette accanto a Rebecca e prese uno dei gemelli in braccio. «Scusami tanto, Bex.» disse.
«Giura che non farai più una cosa del genere.» replicò lei.
«Lo giuro.» sospirò Nicky. 
«Spero che sia vero.» commentò Rebecca e abbassò il viso guardando il bambino che le tendeva le braccia, sorrise e lo prese in braccio, «Bene... Rocco.» disse leggendo il nome inciso sul braccialetto d'oro al polso sinistro del bambino, «Giurami che da grande sarai meno ansioso e paranoico di tuo padre.» esclamò fissando il bambino.
«Io non sono ansioso e paranoico!»
«Un po' lo sei, e sei anche un rompi scatole.» esclamò Georgina.
«Un po' tanto rompiscatole.» commentò Rebecca e sorrise a Rocco, che le strinse una ciocca di capelli nella mano destra e tirò, Rebecca sorrise e liberò i capelli dalla presa del bambino — non credeva che potesse avere tutta quella forza — «Non tirarmi i capelli.» disse e Rocco le spinse una manina paffuta contro il viso e fece una risatina. «Vedi Nico? Tuo figlio è un'amore, sicuramente non ha preso da te!» esclamò e sorrise al bambino mentre gli solleticava il pancino. 
«Ha appena otto mesi, non puoi dire come sarà da grande!» fece notare Nicky.
«Bhe... mi assicurerò che non diventi geloso, paranoico e ansioso come te.» replicò Rebecca, «Sopratutto se avrete, in futuro, una figlia.» disse, «Saresti capace di chiuderla in casa e di metterle la cavigliera che usano i carcerati.»
«Ma non è vero!» squittì Nicky, «Non sarò così esagerato!»
«Sì che lo sarai!» s'intromise Georgina, «Basta vedere come ti sei comportato e come continui a comportarti con Rebecca.»
«Ma vi siete messe d'accordo?» pretestò Nicky, «Ho solo spiato una telefonata in cui tu e Shane mi prendavate in giro!»
«Abbiamo solo detto che sei troppo protettivo.» replicò Rebecca. «Nulla che non sia vero!»
Nicky sospirò, «Uhm... ti ho promesso che non ascolterò più le tue telefonate.» ricordò, «Anche perché potrei ascoltare qualcosa che non vorrei mai sentire!»
Rebecca e Georgina risero, «Sono sicura che Shane ha tirato fuori il Kamasutra solo perché si era accorto che ci stavi ascoltando!» disse la prima.
«Lo spero vivamente.» borbottò Nicky, «Hai fame? Sete?»
«No, grazie.» rispose Rebecca, «Ho mangiato mentre ti aspettavo.» disse e Nicky annuì, «Bene, io vado a chiamare Veronica.» aggiunse, passò Rocco a Georgina e si alzò in piedi, «Dal cellulare, così non rischio che qualche impiccione ascolti.»
«E dai. Ti ho già chiesto scusa!» sbuffò Nicky, «Andrai avanti ancora molto con questa storia?»
«Sì!» rispose divertita Rebecca e tornò nella sua camera.

***

«Stai attenta.» esclamò Nicky.
«A chi?» chiese Rebecca, «A Shane? Non preoccuparti!» esclamò, «So badare a me stessa!» gli ricordò.
Le labbra di Nicky si piegarono in un sorriso, «Lo so, Bex, è solo che non posso fare a meno di preoccuparmi.» disse e strinse la cugina in un abbraccio. «Non voglio che tu soffra.» mormorò prima di baciarle la guancia destra.
«Shane non mi farà soffrire.» disse lei.
«Lo spero.» esclamò Nicky e indietreggiò di un passo. «Altrimenti lo riempio di calci.»
Rebecca sorrise, «Se mai dovesse farlo... non preoccuparti, lo prenderò a calci personalmente!»
«Nessuno mi prenderà a calci.»
Rebecca sorrise ancora di più e si voltò, si avvicinò a Shane e lo abbracciò, prima di baciarlo sulle labbra. «Mi sei mancato.» mormorò.
«Anche tu.» sussurrò lui e la baciò, posandole una mano sulla nuca e stringendola ancora di più contro il suo corpo.
Nicky si schiarì la voce, «Guardate che lì ci sono i miei figli, l'ultima cosa che voglio è che vedano la loro cugina baciare il mio migliore amico.»
«E piantala, Nico.» esclamò Shane allontanandosi di un passo da Rebecca, «Era solo un bacio!»
Nicky grugnì qualcosa d'incomprensibile e si voltò, «Lo so che vi state baciando di nuovo.» esclamò e si girò, sorrise nel vedere Shane e Rebecca allontanarsi all'improvviso con aria colpevole. «Non vi vedete per dieci minuti e fate una scena degna di un film, come se non vi vedeste da dieci anni.»
Rebecca alzò gli occhi al cielo, «Noi andiamo.» disse, si avvicinò al box dove i gemelli stavano giocando e baciò le loro teste, prese la borsa che aveva lasciato sul divano, «Fai il bravo.» esclamò guardando Nicky, sorrise e gli baciò la guancia. «Ciao, Georgina.» disse agitando la mano.
Shane le prese la valigia e andò verso la porta. «Ve la riporterò.» disse posando la mano sulla maniglia, «Forse.»
Nicky fece uno sbuffo rumoroso e alzò gli occhi al cielo. «Non sei divertente.» borbottò.
Shane sorrise, «Lo sai che mi diverto a prenderti per il culo.» disse e posò la mano libera sulla schiena di Rebecca, «E non fare quella faccia da bambino offeso altrimenti ti verranno le rughe su tutta la faccia!»
Nicky aprì la bocca per protestare ma la richiuse sapendo che sarebbe stata una battaglia persa in partenza. «Andate pure.» esclamò dopo un sospiro, «Bex, chiamami quando arrivi.»
«Lo farò, mio carceriere.» ridacchiò Rebecca e uscì dalla porta, seguita da Shane.
«Ci vediamo fra qualche giorno!» esclamò lui, «Forse.» rise e aprì il bagagliaio dell'auto, vi posò la valigia e guardò Rebecca. «Pronta?»
Lei annuì, «Sì.» rispose sorridendo. «Prontissima.»
Shane sorrise e chiuse il bagagliaio, abbracciò la ragazza e le baciò le labbra. «Andiamo.» sussurrò e la baciò ancora.
Rebecca salì in auto e posò la borsa vicino ai suoi piedi, sorrise al pensiero di passare una settimana intera con Shane. Ripensò a tutte le volte che Shane le chiedeva di andare da lui, come se quelle richieste nascondessero altro; Veronica le aveva suggerito che forse Shane voleva chiederle di andare a vivere insieme ma non ne aveva il coraggio.
«Tutto bene?»
Rebecca si girò e guardò Shane, «Sì.» rispose, «Sono solo felice.» 
Shane sorrise e le strinse la mano. «Anche io.» mormorò, le baciò la guancia e partì.

Le fiamme crepitavano nel caminetto, regalando alla stanza un piacevole calore; Rebecca sistemò la copertina sulle coperte e si allungò verso sinistra per accarezzare Felix che se ne stava acciambellato. Il gatto alzò la testa, sbadigliò e tornò a dormire.
«È un dormiglione.»
Rebecca si girò verso e Shane e sorrise, «È un gatto, fa quello che fa un gatto.» disse mentre Shane le porgeva un tazza di cioccolata calda. «Grazie.» mormorò e soffiò sul liquido caldo. 
«Hai freddo?» le chiese lui.
«No.» rispose Rebecca e soffiò ancora, «Però puoi abbracciarmi lo stesso.» aggiunse e guardò per un attimo Shane e ridacchiò quando lo vide sorpreso.
«Eh...» borbottò Shane, «Sì, giusto.» disse e prese un sorso di cioccolata dalla sua tazza.
Rebecca sorrise e bevve un po' di cioccolata, «Stai bene?» chiese, «Hai una faccia strana.»
Shane sorrise, «Sto bene.» disse, «Sei tu che fai battute strane.»
«Io non faccio battute strane.» squittì Rebecca, «Era solo un invito, ecco.» continuò.
Shane posò la tazza sul tavolino e abbracciò Rebecca, stando attento a non far rovesciare la tazza. «Invito accettato.» le sussurrò all'orecchio.
Rebecca ridacchiò, «Non farmi il solletico.» disse spostando la testa, «Altrimenti ti verso la cioccolata là dove non batte il sole.»
Shane rise e si scostò. «Meglio che mi smetta, allora. Ci tengo ai miei gioielli!» disse, «E anche tu ci tieni, vero?»
Rebecca arrossì e portò la tazza alle labbra per nascondere l'imbarazzo; si accorse che Shane la stava guardando e sorrise, «Bhe... sì.» ammise divertita, «Però sai, potrei anche sostituirti con qualcos'altro, tu, invece...»
Shane si bloccò, «Ah ah, sei davvero spiritosa, lo sai?» esclamò e sorrise, «Potrai anche sostituirmi ma non sarebbe la stessa cosa.»
Rebecca arrossì ancora di più, «Possiamo finirla?»
«Cosa?»
«Di parlare di...» Rebecca prese un respiro profondo, «sesso, mi sembra di essere con Veronica.»
«Tu e Veronica parlate di sesso?» chiese Shane alzando un sopracciglio e sorridendo, sentendosi curioso.
Rebecca scrollò le spalle e posò la tazza sul tavolino, «Bhe, sì, fra le altre cose.» rispose, «Non parliamo solo di quello, sia chiaro, non siamo delle pervertite.»
«Ah, no?» disse Shane, «Forse la tua mano sulla mia coscia e poi un po' più in su, mentre venivamo qui, me la sono solo immaginata, vero?»
Rebecca arrossì e incassò la testa nelle spalle, aprì la bocca per ribattere ma la richiuse quando si accorse che non sapeva cosa dire.
«Hai le orecchie rosse.» notò Shane, «Sei adorabile, lo sai?» disse e le baciò la testa.
Rebecca ridacchiò e sorrise mentre si sistemava contro il torace di Shane, guardò il fuoco nel camino e accarezzò distrattamente la schiena del gatto che si era acciambellato sul suo grembo.
«Potresti...» Shane iniziò a parlare, «Potresti...»
«Cosa?» chiese Rebecca e si sporse per riprendere la tazza.
Shane portò una mano alla nuca e passò le dita fra i capelli, «Ecco... pensavo che potresti...» balbettò, «Potresti lasciare il lavoro e trasferirti qui con me.» disse d'un fiato.
Rebecca lo fissò con gli occhi sgranati, sicura di non avere capito bene. «Vuoi che venga qui, a vivere con te?» pigolò alla ricerca di una conferma, mentre sentiva il cuore battere all'impazzata e pensò che sarebbe scoppiato da tanto andava veloce.
Shane si limitò ad annuire, «Bhe... sì.» disse, «Sì, sono cinque mesi che stiamo insieme,» sorrise a Rebecca, «però siamo lontani ed è questo a darmi, come dire, fastidio.» sfiorò la guancia di Rebecca con il dorso della mano, «Non sopporto di tornare in questa casa e trovarla vuota. Voglio tornare a casa e trovare te.» aggiunse senza smettere di accarezzare la guancia di Rebecca, «E Felix, naturalmente.»
Rebecca sorrise, «Sarebbe meraviglioso.» disse, bevve un sorso di cioccolata — ormai era tiepida — e mise la tazza sul tavolino, «Più che meraviglioso.» esclamò abbracciando Shane, Felix miagolò infastidito e si spostò dall'altra parte del divano.
Shane le baciò la pelle del collo e la strinse a sé, «Non sai quanto sia felice di sentirtelo dire.» mormorò al suo orecchio.
Rebecca ridacchiò e si spostò di un poco, «Io sono felice che tu me l'abbia chiesto.» soffiò prima di baciarlo, «Il mio contratto di lavoro scade alla fine di Marzo.»
Shane fece una smorfia, «Devo aspettare fino a Marzo?»
Rebecca sorrise, «Bhe, il tour inizia il venticinque Febbraio, fra un paio di settimane inizierete le prove... non avresti tempo.»
«Sarebbe sempre meglio di nulla.» borbottò Shane incrociando le braccia al petto.
«Sei adorabile quando hai il broncio.» commentò Rebecca e sfiorò il viso di Shane, «Dai, questi tre mesi passerrano in fretta!» mormorò e baciò la guancia del ragazzo, «E comunque potresti venire da me per un paio di giorni..» 
Shane sorrise e posò le mani in grembo, «Hai ragione.» disse e posò un braccio sulle spalle di lei, «Sono solo tre mesi, poi sarai solo mia...» soffiò sulle labbra di Rebecca e la spinse a sdraiarsi sul divano, «Mia, mia e ancora mia.»
Il gatto miagolò infastidito, scese dal divano e salì sulla poltrona.
«Povero Felix.» commentò Rebecca girando la testa di lato e guardando il gatto.
«Il divano non è solo suo...» mormorò Shane baciando il collo della ragazza, «C'ero io prima di lui.»
Rebecca ridacchiò quando le dita di Shane le solleticarono la pancia, «Non farmi il solletico!»
Shane rise e le baciò ancora il collo, «Mi piace farti il solletico!» mormorò contro la sua pelle e Rebecca gemette quando Shane le infilò le mani sotto al maglioncino bianco.
«Il solletico no!» squittì Rebecca quando Shane le sfiorò i fianchi.
«Ma è divertente!» replicò Shane mentre muoveva le mani sul corpo della ragazza che si agitava sotto di lui.
Rebecca emise uno strillo e cercò di girarsi sul fianco sinistro ma il Shane le impediva qualsiasi movimento. «Basta!» supplicò ridendo.
Anche Shane rise, «No... mi sto divertendo!»
Rebecca ansimò e riuscì a indietreggiare sul divano fino a quando la testa non sfiorò il bracciolo, «Shane... per favore...» 
«Per favore cosa?» chiese Shane smettendo di solleticare la pancia di Rebecca — il maglioncino e la maglietta si erano alzati, arrivando quasi a scoprire il seno —, «Per favore cosa?» ripeté riprendendo il suo gioco.
«Di... di farmi il solletico!» squittì Rebecca e cercò di allontanare le mani di Shane. Lui smise immediatamente e si mise in ginocchio e Rebecca lo fissò sorpresa, «Hai smesso?» pigolò.
Shane alzò le spalle, «Mi hai detto per favore.» disse e sorrise, si chinò e baciò la fronte della ragazza, «Ma se vuoi posso ricominciare.»
Rebecca abbassò il maglione, «No!» esclamò, «Basta!» rise e riuscì a posare la testa sul bracciolo, respirò a fondo e fissò Shane, «Certo che ogni tanto sei davvero terribile, lo sai? Forse dovrei chiamare Nicky e dirgli che sei cattivo perché mi fai il solletico.»
Shane fece una smorfia. «No!» esclamò, «Altrimenti arriva qui e non ce lo leviamo dalle palle.»
Rebecca posò le mani sulle spalle di Shane e gli sfiorò il collo con le dita. «Tu non farmi il solletico e io non chiamo mio cugino.»
Shane rise e posò le mani sui fianchi della ragazza, «Ma io mi diverto!» esclamò e cercò di solleticare la pancia di Rebecca che si agitò sotto di lui ridendo. «Smettila di agitarti! Sembri un'anguilla!» la prese in giro.
«Perché?» chiese Rebecca, «Tu vuoi farmi il solletico e io mi difendo!»
Shane sospirò, «Perché? Vuoi veramente saperlo?» mormorò e Rebecca annuì, Shane sorrise divertito e le sfiorò l'orecchio con le labbra, «Perché... giudica tu stessa.» sussurrò sdraiandosi su di lei.
Rebecca arrossì, «Oh.» fece, «Bhe... non è colpa mia!» squittì mentre Shane le baciava il collo, «Qualcuno mi bloccava...» si fermò e un gemito uscì dalle sue labbra.
«Sei tu che ti agiti troppo.» soffiò Shane prima di baciarle le labbra, le infilò una mano sotto al maglione e si sistemò fra le gambe di lei. «Sei tu che mi ecciti, io reagisco di conseguenza.» sorrise e le baciò la gola. 
Rebecca gemette e chiuse gli occhi reclinando la testa all'indietro, passò le mani fra i capelli di Shane e le fece scendere sulla schiena, e ridacchiò quando Shane le mordicchiò il lobo.
«Abbiamo uno spettatore.» sussurrò Shane e Rebecca girò la testa e sorrise quando vide Felix che li guardava con aria curiosa.
«Si sentirà trascurato, povero piccolo.» commentò, «Sono qui da un paio d'ore e gli ho fatto solo due coccole.»
«Eri impegnata a farle a me!»
Rebecca sorrise e guardò Shane, «Sei geloso di un gatto?»
Shane fece una smorfia a metà fra il divertito e l'offeso. «Non sono geloso di Felix!» rispose, «Preferisco che tu faccia le coccole a me e non a lui.» aggiunse posando la testa sulla spalla della ragazza, «Mi manchi quando sei lontana e l'unica cosa che vorrei fare è mollare tutto e venire da te.» disse e chiuse gli occhi mentre sfiorava i capelli di Rebecca.
Lei rimase in silenzio, beandosi di quelle parole e dei capelli di Shane sotto le dita. «Mi manchi anche tu.» mormorò e rimasero in quella posizione per diverso tempo, con Rebecca che sfiorava i capelli di Shane e lui che giocava con quelli di lei. Rebecca aprì gli occhi e si girò verso il camino.  «Il fuoco... si sta spegnendo.» 
Shane si alzò lentamente e si avvicinò al caminetto per buttare altra legna e ravvivare le fiamme e Rebecca ne approfittò per finire la cioccolata ormai fredda. Si sistemò contro lo schienale del divano e piegò le gambe, portando i piedi vicino al sedere, «Micio... Felix, vieni qui.» chiamò il gatto che la guardò per un paio di secondi prima di sbadigliare. Rebecca sbuffò e raccolse la coperta dal pavimento. «Stupido gatto.» borbottò.
«Non è stupido.» commentò Shane sedendosi accanto a lei, «Sa che se viene qui rischia di essere schiacciato.»
Rebecca spinse in fuori le labbra e sbuffò, «Ma io lo voglio accarezzare!» borbottò, «Ha il pelo così morbido...» commentò e sorrise girandosi verso Shane, «È il mio micetto!»
Lui sorrise e le prese la mano, «Non ti vede da tanto, deve solo abituarsi.» disse e Rebecca sospirò prima di annuire lentamente. «Domani si sarà già abituato.» sussurrò e le baciò la testa.
«Lo spero.» mormorò lei.
«Ne vuoi ancora?» chiese Shane indicando le tazze di cioccolata e Rebecca scrollò la testa, lui si alzò e andò in cucina con le tazze.
Rebecca si alzò dal divano e si avvicinò alla poltrona e grattò la testa del gatto che incominciò a fare le fusa mentre la mano di Rebecca si spostava verso la gola. Felix alzò il muso e miagolò piano agitando le zampine.
«Gli piace.»
«Lo vedo.» commentò Rebecca voltandosi verso Shane. 
«Ti ho portato dell'acqua.» disse Shane posando due bicchieri sul tavolino.
Rebecca sorrise e smise di coccolare il gatto, lo prese in braccio e tornò al divano dove si sedette con un sospiro.
«Sei stanca?» chiese Shane e Rebecca annuì prima di prendere un sorso d'acqua; Shane le posò un braccio sulle spalle e l'attrasse a sé, posando la guancia sulla testa della ragazza. «Fra un po' andiamo a dormire.» mormorò e Rebecca fece uno sbadiglio. Shane sorrise e con la mano libera incominciò ad accarezzare Felix.
«Mmh... due persone che gli fanno le coccole, deve sentirsi un gatto molto fortunato.» mormorò Rebecca e sorrise quando il micio le leccò il pollice.
«È il nostro gatto, è fortunato per forza!» disse Shane e baciò la guancia di Rebecca. «Fa le fusa.» continuò Shane sfiorando la guancia di Rebecca con la punta delle dita. «Ti amo.» mormorò contro l'orecchio di Rebecca.
Lei sorrise e si voltò verso di lui, trovando le labbra di Shane vicino alle sue, lo guardò e lo baciò a occhi chiusi. «Ti amo.» soffiò. Shane sorrise e le sfiorò la fronte con le labbra. 

«Andiamo in camera?» domandò Shane.
Rebecca annuì e si chinò per prendere il bicchiere d'acqua. «Sì.» disse dopo aver bevuto, «Altrimenti dormo qui.» 
Shane sorrise e si alzò, «Controllo che il fuoco sia spento.» disse e Rebecca annuì e finì di bere l'acqua, fece una carezza a Felix e portò i bicchieri in cucina, lasciandoli nel lavello. Tornò in salotto e vide Shane ripiegare la coperta e posarla sulla spalliera del divano. Respirò a fondo e sorrise quando Shane si chinò sopra a Felix per poi baciargli la testa.
«Brutto traditore.» commentò ridendo.
Shane la fissò e sorrise, «Per caso sei gelosa?»
Lei gli si avvicinò, «Bhe... un pochino sì.» rispose e gli sfiorò le labbra con due dita, «Non sopporto di vederti baciare qualcuno che non sia io.»
Shane le mise le mani sui fianchi e piegò la testa di lato, «Mi piaci ancora di più ora che sei gelosa del nostro gatto.» esclamò, «Sei terribilmente carina con quel faccino da gelosa.»
Rebecca fece una smorfia poi sorrise. «Io sono sempre carina.» replicò, circondò il collo di Shane con le braccia e lo baciò. «Andiamo a dormire?» pigolò, «O a fare altro.» sussurrò e sorrise sperando di apparire seducente.
Le labbra di Shane si piegarono in un sorriso. «Credevo che fossi stanca.» replicò sfiorando la schiena di lei.
Rebecca scrollò le spalle, «Potrei non esserlo più.» mormorò e strillò quando Shane le fece il solletico, «Basta!» squittì e si divincolò, finendo sul divano, «Smettila!» rise e scivolò sul pavimento. «Non ridere!» esclamò guardando Shane, «Aiutami.»
Lui le porse la mano e l'aiutò ad alzarsi e l'abbracciò, posando il mento sulla spalla di lei e baciandole il collo. «La smetto, giuro.» disse. «Per oggi.»
Rebecca sorrise, «Va bene.» mormorò e fece uno sbadiglio. «Andiamo in camera.» aggiunse e Shane annuì e le baciò la fronte.
Dieci minuti più tardi erano in camera e Rebecca scostò le coperte con uno sbadiglio.
«Hai proprio sonno!» esclamò Shane mentre la ragazza si sdraiava.
«Sì.» disse lei, «Ieri sera siamo andati a letto dopo l'una e i bambini hanno avuto la brillante idea di svegliarsi alle sei, reclamare la loro dose di latte e poi sono tornati a dormire.» spiegò, «Per svegliarsi definitivamente dopo un'ora, per giocare con quegli aggeggi che fanno un baccano infernale.»
«Che aggeggi?» chiese Shane sdraiandosi accanto a lei, sistemò le coperte sopra di loro e prese la mano di Rebecca.
«Il gioco della fattoria.» borbottò Rebecca a occhi chiusi, «Quello che se schiacci un tasto fa il verso dell'animale... la mucca, l'asino, la gallina, il cane, la pecora, il gatto... e anche il gallo.»
Shane rise, «Bhe, sono giochi adatti a loro.»
Rebecca lo guardò con gli occhi semi chiusi. «Alle otto del mattino non sono adatti a nessuno, sopratutto a due bambini che si divertono ad alternare il gallo al trattore!» disse e sbadigliò, «Ho sonno.» borbottò.
«Dormi.» mormorò Shane e le baciò le labbra. «Buona notte.» sussurrò intrecciando le dita con quelle di lei.
«Buona notte.» biascicò Rebecca prima di addormentarsi.


Lunedì 31 Dicembre 2007, Sligo

«Rebecca?» chiamò Shane posando la mano sulla maniglia della porta,  «Rischiamo di arrivare in ritardo!»
«Arrivo!» replicò lei e aprì la porta, Shane la guardò a bocca aperta, «Che c'è? Sono vestita male?» domandò.
Shane scosse la testa, «No...» rispose, «Tu sei... uno schianto!» disse, «Quasi quasi non ti faccio uscire, ti guarderanno tutti.» aggiunse indicando la scollatura del vestito.
Lei fece un sorriso, «Non starai diventando come Nicky, spero.» 
«Nicky si preoccupa perché sei sua cugina, io mi preoccupo perché sei mia!» disse Shane.
Rebecca sorrise ancora, «Perfetto.» esclamò, «Mi aiuti?» chiese porgendo una catenina d'oro con un ciondolo a forma di cuore.
«Chi te l'ha regalata?» chiese Shane prendendo il monile.
«Sei geloso?» ridacchiò lei e scostò i capelli dal collo. «Comunque è stata Veronica, l'anno scorso.»
Shane annuì e allacciò la catenina, baciò il collo di Rebecca e le sistemò i capelli. «Sei pronta?» domandò.
«Sì.» rispose Rebecca, «Possiamo andare.» disse girandosi, posò le mani sulle spalle di Shane e sistemò il colletto della camicia. «Devo solo prendere la borsetta.» aggiunse con un sorriso. «È già pronta!» si difese vedendo l'espressione di Shane, «Giuro.» mormorò e lo baciò velocemente.
«Quanta gente ci sarà?» domandò quando uscì dalla camera da letto stringendo la pochette nera nella mano destra.
Shane alzò le spalle, «Un po'.»
«Un po' quanto?»
«Abbastanza.»
Rebecca fissò Shane, nessuno — escluso Nicky, Georgina, i suoi zii, i suoi cugini, Kian, Mark, Veronica e Tommy e i genitori di Shane — sapeva di loro. «Ci saranno dei fotografi?» pigolò, preoccupandosi che qualcuno li potesse fotografare, far finire l'immagine su qualche sito o rivista e che qualcuno, guardandola, la riconoscesse. Insieme a Veronica frequentava un forum italiano sui Westlife e si divertivano a leggere le opinioni delle fans italiane sulle dolci metà dei cantanti.
«Penso di sì.» rispose Shane, «Ehi, ti stai preoccupando?» domandò dolcemente.
«Ehm...» Rebecca si schiarì la voce, «Un pochino.» rispose. «Sai, credo di non essere pronta a finire su qualche rivista di gossip.» ammise.
Shane le prese la mano. «Non preoccuparti, andrà tutto bene.» disse e le baciò la fronte, inspirando il profumo fruttato della giovane.
Rebecca annuì. «Va bene.» mormorò e sorrise, «Andiamo?»
Rebecca strinse il bicchiere di vino bianco frizzante e sorrise mentre ascoltava Shane parlare con un tizio di cui non si ricordava il nome — qualcosa tipo Jim o Tim.
«Tutto bene?»
Rebecca annuì e guardò Shane, «Tutto bene.» confermò.
«Andiamo al tavolo?» chiese Shane, «Stanno iniziano a servire la cena.»
Rebecca annuì, finì il vino e posò il bicchiere sul bancone del bar. Shane le strinse la mano e lei sorrise mentre andavano verso il tavolo che Shane aveva prenotato; non sarebbero stati soli ma in compagnia di alcuni amici di Shane. La coppia si sedette sopra a una panca imbottita e Rebecca posò la pochette su di essa, fra lei e Shane.
«Sei tranquilla.» le disse lui.
Rebecca alzò le spalle, «Non conosco nessuno.» esclamò e si guardò le mani. 
Shane gliele toccò, «Rilassati, amore.» le sussurrò e Rebecca sorrise, «Andrà tutto bene, e poi adesso iniziamo a mangiare, non parleremo molto.»
Rebecca annuì e sussultò quando il cellulare nella sua borsa vibrò, lo prese chiedendosi chi fosse a mandarle un messaggio.
“Come sta la mia bionda preferita? Ricorda: chi tromba il primo dell'anno tromba tutto l'anno!!!”
Rebecca trattenne una risata nel leggere l'SMS di Veronica.
“La mia bionda preferita è già ubriaca?” le scrisse.
«Chi è?» domandò Shane.
«Veronica.» rispose Rebecca, «Credo che sia già ubriaca.» disse divertita.
“Non ancora ma sono sulla buona strada!”
«Cosa ti ha scritto?»
Rebecca guardò Shane, «Sei curioso, lo sai?» 
Anche lui sorrise, «Vi scrivete in italiano e sicuramente starete parlando di me.»
«Siamo un po' egocentrici, eh?» commentò Rebecca, «Mi ha solo chiesto come va.»
Shane annuì. «Okay.» disse, «E poi?» domandò, «E comunque non sono egocentrico. So che quando tu e Veronica parlate in italiano lo fate perché parlate di me o Nicky.»
Rebecca rise e mise via il cellulare, «Non parliamo di te o Nicky, non sempre almeno.»
Shane le baciò la tempia. «Dici così ma so che non è vero.» commentò mentre il cameriere posava davanti a loro i piatti con gli antipasti.
Rebecca scosse piano la testa, «Vuoi sapere cosa mi ha scritto?» domandò e Shane annuì, «Mi ha ricordato che...» si avvicinò all'orecchio di Shane, «Che chi tromba il primo dell'anno, tromba tutto l'anno.»
Shane si bloccò, la bocca semi aperta, «Sul serio?» chiese con la voce roca.
«Sì.» rispose Rebecca annuendo e prendendo la forchetta. «Veronica è matta, lo sai.»
Shane si limitò a sorseggiare dell'acqua e guardò i suoi amici, si avvicinò al viso di Rebecca, «E allora credo che non dovremmo deluderla, se te lo ha ricordato un motivo ci sarà.» sussurrò e le sfiorò una coscia, facendo scivolare la mano sotto alla gonna.

Rebecca si tolse le scarpe appena rientrarono in casa, alle tre del mattino. «Che delizia.» commentò sedendosi sulla cassa panca dell'ingresso.
Shane appese il cappotto al gancio e le sorrise, «Togliti il cappotto.» le disse e lei lo fece e glielo passo e si massaggiò il piede destro.
«Cosa fai?» squittì quando Shane la sollevò.
«Ti porto in camera.» rispose lui, «Ti sei lamentata per un'ora e passa che ti facevano male i piedi...»
«Oh.» fece Rebecca tenendosi al collo di Shane, «Grazie.»
I due raggiunsero la camera e sorrisero quando videro Felix dormire sopra la poltroncina, Shane depositò Rebecca sul letto e si tolse la giacca del completo, poi si sdraiò accanto alla giovane e iniziò a baciarla mentre le abbassava la lampo del vestito.
Rebecca sorrise e si aggrappò a lui, stringendogli i capelli fra le dita e circondandogli i fianchi con le gambe.
Shane si alzò dopo un minuto e fece mettere seduta Rebecca, finì di abbassare la cerniera e fece scivolare le spalline del vestito lungo le braccia, riuscendo a spingere l'abito fino alla vita; Rebecca fece un respiro profondo e sorrise mentre si alzava in piedi e spingeva il vestito a terra, tornò da Shane e si mise a cavalcioni su di lui, gli prese il viso fra le mani e lo baciò con violenza, spingendo il suo corpo contro il torace di Shane. Le sue mani scesero dalle guance del ragazzo e arrivarono ai bottoni della camicia, che slacciò con foga, quasi come se volesse strapparli; una volta scoperto il torace del ragazzo lo sfiorò con i palmi e sorrise nel sentire i gemiti di Shane.
Lui le slacciò il reggiseno a fascia e lo buttò da qualche parte della stanza e posò le mani sui seni di Rebecca, facendola gemere e sorrise mentre le baciava il collo, qualche istante dopo la spinse e la fece sdraiare sulla schiena e si mise accanto a lei, baciandola sulla bocca e accarezzandole il corpo, partendo dal collo e arrivando al bordo del perizoma nero e ritornando indietro, soffermandosi sul seno per massaggiarlo.
Rebecca sospirò e allungò una mano verso la cinta dei pantaloni e riuscì a slacciare il bottone e abbassare la zip usando solo una mano. Sfiorò Shane da sopra i boxer e sorrise quando sentì Shane gemere. «Toglili.» sussurrò e Shane obbedì, spogliandosi del tutto e tolse anche l'ultimo pezzo di stoffa dal corpo di Rebecca.
Si sdraiò su di lei, tenendosi sollevato sulle braccia e le baciò la fronte, al centro, e proseguì lungo il naso, arrivando alle labbra e continuando sulla gola e Rebecca reclinò la testa, Shane continuò a lasciarle una scia di baci, passando fra i seni e proseguendo sullo stomaco e il ventre. Arrivò al piercing e lo prese fra le labbra e solleticò l'ombelico con la lingua, facendo gemere Rebecca che strinse le coperte fra le mani. Dalle sue labbra uscì un urlo strozzato quando Shane riprese a baciarla, proseguendo verso il basso, arrivando a baciarla ne suo posto più intimo. Agitò le braccia e la sua mano afferrò il cuscino decorativo e lo portò su viso, premendolo contro la bocca per soffocare le urla. Ansimò quando Shane la penetrò con un dito mentre continuava a stuzzicarla con la lingua. «Oh mio dio.» sospiro e spostò il cuscino dal viso, continuando a tenere gli occhi chiusi e a mordersi le labbra. Il piacere arrivò all'improvviso travolgendola e lei soffocò un urlo contro la mano mentre il suo corpo si tendeva e rilassava in preda all'orgasmo.
Shane la baciò e lei sorrise prima di spingerlo a sdraiarsi sulla schiena, decisa a ricambiare il piacere che lui le aveva donato.
Inspirò a fondo e afferrò l'erezione si Shane, per poi muovere la mano lentamente, aumentando di poco la velocità a ogni passaggio. Dopo qualche minuto piegò la testa e lo baciò, aprì la bocca e fece scivolare la punta fra le labbra mentre Shane ansimava dal piacere e dalla sorpresa. «Rebecca... basta.» sospirò dopo qualche minuto e le posò una mano sulla testa.
«Cosa c'è?» domandò lei alzando il viso e guardandolo.
Lui la fece girare sul letto, «C'è che ti amo.» rispose Shane sdraiandosi su di lei e Rebecca allargò le gambe.
«Ti amo anche io.» mormorò lei e lo baciò, sospirò e gemette quando Shane scivolò dentro di lei.

Shane attrasse a sé Rebecca e le passò una mano fra i capelli mentre lei posava la testa sul torace. «Buon duemilaotto.» sussurrò baciando la fronte della giovane.
Rebecca chiuse gli occhi e posò la mano sul torace di Shane e sorrise, «Buon duemilaotto anche a te.»  mormorò.
Shane le passò le mani fra i capelli, «Credo che questo sia il migliore primo dell'anno che io abbia mai avuto.» confessò. «Sarebbe bello avere anche un Natale così.»
«Oh, lo avremo.» bisbigliò Rebecca.
Shane sorrise, «Speravo di sentirtelo dire.» ammise, «Ti amo.» 
«Ti amo anche io.» sussurrò Rebecca e gli baciò il petto, «Dormiamo, sono quasi le quattro e sono distrutta.»
Shane sorrise e chiuse gli occhi, «Dormi, piccola.» mormorò e le baciò la testa, «Buona notte.» sussurrò e la baciò ancora. Rebecca chiuse gli occhi sentendosi felice e si addormentò con il sorriso sulle labbra, cullata dalla mano di Shane che le accarezzava la schiena.


Mercoledì 13 Febbraio 2008, Milano

«Rebecca... calmati!» esclamò Veronica, «Se continui così ti verrà una crisi isterica!»
«Shane sarà qui domani!» squittì l'altra, «E io ho ancora un sacco di cose da fare!»
Veronica alzò gli occhi al cielo, «Cosa?» domandò e posò la scopa contro il muro più vicino. «Se puliamo un'altra volta diventerà più pulita di una sala operatoria.
«Leva quella scopa da lì, il gommino lascia i segni!» strillò Rebecca. Shane sarebbe arrivato il giorno dopo e avrebbero passato insieme San Valentino.
Veronica sbuffò e riprese in mano la scopa, «Sei isterica, lo sai?» chiese, «Non è che ti sta arrivando il ciclo?»
Rebecca sgranò gli occhi, inorridita da quella possibilità, inspirò a fondo e rilassò le spalle. «Mi è arrivato settimana scorsa, quindi non è possibile.» disse.
«Almeno tu e Shane potrete festeggiare come si deve.» replicò Veronica e sorrise, «E non fare quella faccia, ti ho visto che sei sbiancata al pensiero di non poter fare nulla a San Valentino...» la prese in giro, «E comunque... il pavimento è pulito, cosa devi fare ancora?»
«Stirare le lenzuola, per esempio.» rispose Rebecca.
«E da quando si stirano?» chiese l'altra, «Mia madre non lo ha mai fatto e non abbiamo mai avuto problemi, tranne con la nonna ma lei è fissata su queste cose.»
Rebecca sbuffò e si sedette sul divano. «Sono nervosa.» ammise.
«Non è la prima volta che Shane viene qui, non capisco tutto questo nervosismo.» notò Veronica, «Almeno questa volta vi siete messi d'accordo e lui non farà nessuna improvvisata.»
Rebecca inspirò a fondo un paio di volte. «Giusto.»
«E sono sicura che non baderà alle lenzuola non stirate.» disse Veronica, «Tanto dopo due minuti il tuo lavoro sarà rovinato, visto che vi rotolerete appena Shane varcherà quella porta.» aggiunse e indicò la porta d'ingresso.
«Sì, è giusto anche questo...» mormorò Rebecca, «Veronica!» squittì quando si rese conto di quello che aveva detto la sua amica, «Ci stai facendo passare per due... maiali!»
«Bhe, non puoi dire che non sia vero!» replicò Veronica. «Da quando vi siete ritrovati non riuscite a tenere le mani a posto!»
«Veronica!» la riprese Rebecca, «Non è vero, non passiamo il tempo a fare solo l'amore, eh, parliamo anche.»
Veronica le posò un braccio sulle spalle. «Lo spero bene!» ridacchiò. «Adesso ascoltami: metto via la scopa, ci facciamo un caffè e ti aiuto a mettere via la roba che c'è nell'asciugatrice e ci rilassiamo andando fuori a pranzo, okay?»
Rebecca annuì lentamente. «Sono nervosa e tu mi offri un caffè?»
L'altra alzò le spalle, «Eh, puoi prenderti un decaffeinato.»
«Mi fa schifo.»
«Caffè all'orzo.»
«Peggio che andar di notte!»
Veronica sbuffò, «Sei impossibile! Prenditi un cappuccino con tanto latte e falla finita.»
«Sei tu che hai iniziato con la storia del caffè.» sospirò Rebecca e posò la testa sullo schienale del divano. «Sono nervosa perché fra un mese e mezzo finisco di lavorare e poi...»
«E poi andrai a vivere con Shane.» finì Veronica.
«Eh, già.» mormorò Rebecca e infilò ilo pollice destro in bocca e morsicò le pellicine attorno all'unghia. «Sono anni che vivo da sola, in questa casa dove ho passato la maggior parte della mia vita... trasferirmi in Irlanda è un bel cambiamento.»
«Un grosso cambiamento.» disse Veronica, «Ma andrà tutto bene: andrai a vivere con Shane che ami tanto e io sono stufa di sentirti dire ogni giorno quanto ti manca.» aggiunse. «Sarete felici, farete tanto sesso e sfornerete un paio di marmocchi, fra cui una bimba a cui darai il mio nome.»
«Tommy ha smesso di dartelo?» chiese Rebecca, «Continui a parlare di sesso!»
Veronica sorrise e ridacchiò. «No, va alla grande.» si alzò in piedi, «Dai mettiti le scarpe, pettinati e andiamo a farci un giro!»

Veronica sistemò la cornice sul ripiano e si diresse verso la porta, l'aprì e rimase a bocca aperta.
«Ciao!»
«Ehm... ciao.» disse sentendosi confusa, «Rebecca! Vieni, subito!» 
Rebecca uscì dalla cucina e la guardò, «Chi è?» domandò e Veronica si limitò ad aprire di più la porta e Rebecca spalancò la borsa dalla sorpresa, schiacciò ripetutamente il tasto per aprire il cancelletto e uscì, finendo fra le braccia di Shane.
«Credevo che arrivassi domani!» strillò prima di baciarlo, «Mi sorprendi sempre!»
Lui rise, «Lo so.» disse, «Mi piace sorprenderti.»
I due entrarono in casa e Shane salutò Veronica con un abbraccio.
«Allora... io vado, a questo punto.» disse Veronica, baciò la guancia di Rebecca e uscì dalla casa, «Ci sentiamo, devi dirmi tutto!» esclamò prima di uscire dal cancello.
«Avresti potuto chiamarmi, sarei venuta a prenderti!» esclamò Rebecca e condusse Shane al divano.
«Volevo farti una sorpresa.» disse, «Me lo hai detto tu che il negozio era chiuso da oggi... perché sprecare un giorno?» aggiunse e prese la mano di lei e intrecciò le dita con le sue.
«Hai ragione.» esclamò Rebecca e sospirò posando la testa sulla spalle di Shane, «Come sta Felix?»
«Benissimo.» rispose Shane, «Mangia, dorme e da la caccia a qualsiasi cosa si muova.»
Rebecca sorrise, «Sono felice.» mormorò. «Togliti la giacca.» disse e Shane lo fece e la sistemò sul divano.
«Come vanno i preparativi?» chiese Rebecca e si sdraiò sul divano, posando la testa sulle cosce di Shane.
«Bene.» rispose Shane, «Ormai è tutto pronto.» disse e sfiorò la testa di Rebecca, «Manca solo un'intervista, ma è il ventiquattro quindi c'è tempo.»
Lei sorrise e gli prese la mano. «Benissimo.» disse, «Abbiamo un sacco di tempo.» 
«Sì.» confermò Shane. «Mi daresti dell'acqua, per favore?» domandò dopo qualche minuto.
Rebecca sorrise e si mise seduta, «Certo.» rispose, «Ti amo.» sussurrò dopo avergli baciato velocemente le labbra.

***

I giorni di Shane erano agli sgoccioli, mancavano ventiquattro ore e sarebbe ripartito per Sligo.
Tesoro... hai visto i miei boxer?» domandò Shane mentre si asciugava a i capelli con un asciugamano, «Ero convinto di averli lasciati sul letto.»
«E sono ancora lì.» rispose Rebecca entrando nella camera da letto, «Io non li ho toccati.»
Shane si chinò e recuperò i boxer. «Erano caduti per terra.»
Rebecca si sedette sul letto e ridacchiò mentre Shane si rivestiva, «Stai ridendo di me?» domandò Shane e si buttò sul letto accanto a lei, «Mi prendi in giro?» continuò e infilò velocemente una mano sotto alla maglia di Rebecca.
«Non farmi il solletico!» squittì lei bloccandogli il polso, «Non ti stavo prendendo in giro, giuro!» 
Shane mosse piano le dita e sfiorò il ventre di Rebecca, «E allora perché ridevi?»
«Perché avevi le mutande ai tuoi piedi e non le avevi viste!|» ansimò lei in preda alle risate causate da Shane.
«Oh, bene.» fece lui togliendo la mano e sdraiandosi supino. «Se prendevi in giro il mio bel culo ti avrei fatto così tanto solletico da farti fare la pipì addosso!»
«Non sul mio letto!» squittì lei.
«Quindi sul divano va bene?» chiese Shane con un sorriso divertito.
«No!» esclamò Rebecca, «Non sul mio letto o il divano o da qualunque altra parte!»
Shane fece una smorfia delusa, «No? Che peccato.» borbottò, «Sarebbe stato molto divertente!»
«Divertente?» squittì Rebecca, «Non credo proprio!» rise e posò la testa sullo stomaco di Shane.
«Sei una guastafeste!» borbottò Shane e accarezzò i capelli della ragazza. «Non vedo l'ora che sia luglio, così potremmo finalmente stare insieme ogni singolo giorno.»
Rebecca chiuse gli occhi e sorrise,  «Ti amo.» disse. «Tanto, anche quando mi fai il solletico.»

***

«Perché non vieni in tour con me?»
«E cosa farei mentre tu fai le prove?» chiese Rebecca.
«Mi aspetti.»
Rebecca sbuffò, «Aspettarti?» domandò, «Il secondo giorno sarei già morta dalla noia.»
«Potresti uscire e vedere la città.»
«Shane...» mormorò, «Aspettiamo, così sistemo le cose qui.» disse lei e afferrò la mano del ragazzo.
«Ma vuoi venire a vivere con me?» chiese Shane.
«Certo che lo voglio!» esclamò lei, «Come puoi pensare il contrario?»
«Però non vuoi venire in tour con me.»
Rebecca sbuffò, «Shane... avrò molte cose da fare prima di venire con te, non posso ridurmi all'ultimo per farle.» spiegò, «Ti ho detto che vengo a qualche data, non ti basta?»
«No!» la risposta di Shane fu quasi un urlo, «Voglio passare ogni momento con te! Cosa farai al prossimo tour? Rimarrai a casa?»
«No!» rispose lei, «Verrò con te!» disse, «Ma voglio... voglio prendere le cose con calma, se venissi con te sarei sul giornale la mattina dopo ed è l'ultima cosa che voglio, lo sai.»
Shane si passò le mani sul viso. «Anche non voglio che le nostre foto finiscano su qualche stupida rivista di gossip...» disse, «Però voglio che tu venga con me.»
«Ma ci verrò, Shane.» replicò Rebecca, «Verrò.»
Shane inspirò a fondo e si alzò dal divano, fece due passi in avanti e tornò indietro. «Quando scade il tuo contratto di lavoro?» chiese, «Ripetimelo, non mi ricordo.»
«Il quindici Marzo, è un sabato.» rispose Rebecca.
Shane annuì lentamente e si passò una mano sul viso sentendosi stanco. «Quindi, volendo... il diciotto tu potresti salire su un aereo e raggiungermi.»
«Ne abbiamo già parlato...»
«Io voglio solo che tu venga con me!» gridò Shane e Rebecca sobbalzò dallo spavento.
«Ti ho detto che ti raggiungo all'ultima settimana di Maggio, in tempo per venire  a Dublino!»
«Ma è lontano!» pretestò Shane, «Siamo a metà Febbraio, mancherebbe tutto Marzo, Aprile e quasi tutto Maggio! Più di tre mesi!»
Rebecca inspirò a fondo, «Shane... non fare così, per favore.» pigolò, «Se vuoi vengo anche ad Aprile, così stiamo un po' insieme.»
«Io non ti voglio per un paio di giorni!» ribatté Shane, «Voglio stare con te per sempre!»
«E io ti ho detto che ci staremo.» replicò lei, «Ti sto solo chiedendo un po' di tempo!»
«Perché non mi accontenti, almeno per questa volta?»
«Come?»
«Tu non fai mai quello che ti chiedo!»
Rebecca fece un sospiro. «Shane... non ho detto che non verrò da te, di ho detto solo che ho un casino di cose da sistemare prima di farlo e se vengo con te non posso farlo.» disse, «Se vuoi vengo anche a Marzo, ad Aprile e poi definitivamente per la fine di Maggio...» propose, «Va bene?»
Shane la osservò in silenzio per qualche istante. «No.»
«Perché?» chiese lei, «Ti ho dato un'alternativa...» mormorò. «E poi dovrei aspettare anche che mi arrivino in banca i soldi dell'ultimo stipendio e della liquidazione... non posso girare per l'Inghilterra e l'Irlanda con pochi soldi.»
«I soldi non sono un problema.» replicò Shane, «Lo sai che non mi farei problemi a darti i soldi di cui hai bisogno... e potresti tornare verso Maggio e prelevare quello che hai.»
«Shane!» esclamò Rebecca, «Perché non mi ascolti?
«E perché tu non fai quello che ti chiedo?»
«Cosa?»
«Io ti chiedo di fare una cosa e tu non la fai!»
«Non è vero!»
«Tu non fai mai nulla di quello che ti chiedo!» gridò Shane e spalancò le braccia, «Ti chiedo di non rimetterti con Brian e tu non lo fai, te lo chiedo di nuovo e tu ritorni con lui... sono stato io a chiamarti, quella volta, altrimenti tu non l'avresti fatto!»
«Perché sei tu che mi hai detto che non c'eri più per me!» replicò Rebecca, «Cosa avrei dovuto fare? Chiamarti supplicarti di perdonarmi? Io Brian lo amavo!»
«Ma non mi hai ascoltato! Non lo fai mai!» esclamò Shane, «Ogni volta che ti ho chiesto di dirmi o fare qualcosa tu o non hai detto nulla oppure hai fatto tutto il contrario!»
Rebecca rimase in silenzio e si sedette sul divano e respirò a fondo, cercando di non piangere. «Ma io...» pigolò.
«Ma io un corno!» sbraitò Shane, «Non hai mai voluto parlare di quello che è successo in Asia!»
«Aspettavo che iniziassi tu a parlarne!»
«Io?» gridò lui, «Tu aspetti sempre che sia io a fare qualcosa! Sono io che vengo qui e ti faccio una sorpresa, tu non lo hai mai fatto!» continuò, «Tu non hai mai fatto nulla... quattro anni fa ti ho chiesto di dirmi che mi amavi e avrei annullato il matrimonio ma tu...» fece un respiro profondo, «ma tu sei rimasta zitta.» continuò e fece un mezzo sorriso, «Tu non ti ricordi neppure la prima notte che abbiamo passato insieme.»
«Certo che me la ricordo!» replicò Rebecca.
«Non parlo di Hong Kong.» disse Shane, «Parlo di Dublino.»
Rebecca tacque e abbassò la testa, Shane la fissò a lungo e sul suo viso si dipinse un'espressione d'orrore.
«Ti ricordi...» mormorò, «Tu ti ricordi... e non me l'hai mai detto!» le ultime parole furono quasi un grido.
«Neppure tu l'hai fatto!» replicò lei! «Ti ho chiesto casa fosse successo e tu mi hai raccontato una balla!»
«Perché ero convinto che tu non sapessi nulla!» disse lui, «Non potevo dirti, ehi, abbiamo fatto sesso due minuti dopo che siamo entrati in camera!» 
«E non mi hai mai detto niente!» gridò Rebecca.
«Senti chi parla!» sbraitò Shane, «Neppure tu!» inspirò a fondo un paio di volte e strinse i pugni. «Per anni sono rimasto con il dubbio di averti spinto a fare qualcosa che non volevi fare!»
«Ma io lo volevo!»
«E allora perché?»
«Perché avevo paura!» gridò Rebecca.
«E dopo, in Asia? Lì non hai avuto paura?» chiese lui, «E paura di cosa, poi?»
«Non lo so!» piagnucolò lei, «Mi sono svegliata e mi è venuta la paura che le cose cambiassero!» fece un respiro profondo e singhiozzò, «Mi dispiace...»
«Ti dispiace.» disse Shane, «E ti dispiace anche non avermi ascoltato quando ti dicevo di non tornare con Brian, vero?»
«Io lo amavo!»
«Tu lo volevi e basta!» gridò Shane, «Me lo hai detto tu che a un certo punto lo volevi e basta!» esclamò, «Mentire, non ascoltarmi... sei andata a letto con due componenti di una boy band... sai come ti definirebbero le mia fans?»
«Shane...» pigolò lei, «Per favore..:»
«Sai come ti chiamerebbero? Eh, lo sai?» chiese lui e Rebecca scosse la testa, «Puttana.» disse Shane e un attimo dopo aver detto l'ultima sillaba si pentì amaramente di quello che era uscita dalla sua bocca. «Scusa.»
Rebecca si alzò dal divano e indietreggiò, «Come mi hai chiamata?» 
«Non volevo, scusa!»  si giustificò Shane e fece un passo verso di lei ma Rebecca indietreggiò ancora, «Mi dispiace... ero arrabbiato, non volevo dirlo... scusa!»
Rebecca scosse la testa e prese un respiro profondo, «Mi hai chiamato puttana.» mormorò e Shane si scusò nuovamente; Rebecca lo guardò e scoppiò a piangere e corse al piano superiore, seguita da Shane, chiuse la porta della sua camera e ci si appoggiò contro respirando convulsamente.
«Rebecca... piccola, apri!» esclamò Shane e Rebecca chiuse a chiave la porta, «Non volevo, scusami, mi dispiace tanto!» continuò Shane mentre Rebecca si lasciava cadere sul letto.
«Apri, per favore.» esclamò Shane, «Non volevo dire tutte quelle cose... ero arrabbiato, mi dispiace. Non volevo chiamarti in quel modo orribile.» disse e Rebecca pensò che stesse per piangere, e pensò che non gli avrebbe aperto la porta a meno che la casa non andasse a fuoco.
«Rebecca... io ti amo.»
Lei tacque e si raggomitolò sul letto, pensando che non erano così che dovevano andare le cose.

Due ore dopo Rebecca uscì dalla stanza e Shane si alzò dal pavimento deve si era seduto. «Rebecca...» le disse e cercò di prenderle la mano. «Mi dispiace, non m'importa se mi hai mentito quella mattina... parlami, dimmi qualcosa, ti prego.»
Rebecca si scostò e lo fissò, «Sei uno stronzo.» sibilò ed entrò nel bagno.
Shane sospirò e si accasciò sul pavimento, tenendosi la testa con le mani e dicendosi che non era possibile che fosse successo di nuovo, che non voleva perdere di nuovo Rebecca, che era solo uno stupido di prima categoria e che Nicky lo avrebbe ammazzato se lo avesse saputo.
Rebecca uscì dal bagno e Shane si alzò in piedi. «Mi dispiace.» ripeté, «Perdonami, ti prego.»
«La cena è pronta fra mezz'ora.» disse lei e scese in cucina; Shane la seguì.
«Rebecca, tesoro, ascoltami...»
«Stai zitto!» ringhiò lei. «Siediti e taci, hai già parlato abbastanza.»
Shane si limitò ad abbassare la testa e si sedette al tavolo, sentendosi ogni minuto che passava più triste, solo e stronzo per quello che aveva detto alla ragazza che amava.

Shane fissò il letto senza sapere cosa fare. Rebecca era rannicchiata sotto le coperte e dormiva — o sembrava dormire — alla fine, dopo un respiro profondo, scostò le coperte e si sdraiò, girandosi verso Rebecca e fissandole la schiena.
Le sfiorò i capelli e chiuse gli occhi, convinto che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe fatto. Si avvicinò di più e sentì il profumo di Rebecca. «Ti amo.» mormorò avvicinandosi ancora di più, fermandosi quando sentì la schiena di Rebecca irrigidirsi sotto le sue dita. «Perdonami.» mormorò e chiuse gli occhi.

***

«Non scendi?» chiese Shane quando Rebecca fermò l'auto poco lontano dall'ingresso dell'aeroporto.
«No.» rispose lei, «Scendi, prendi la valigia e tornate in Irlanda.»
«Rebecca...» mormorò lui, «Accompagnami, per favore.» supplicò, «Io ti amo.»
Rebecca strinse il volante con forza, lo sguardo fisso sul parabrezza. «Scendi.» disse. «Per favore.»
«Ho detto scendi!» esclamò Rebecca girandosi verso Shane, «Cos'è, sei diventato sordo?»
Lui scosse la testa, «Voglio che mi perdoni.» disse, «Voglio solo questo.» mormorò, «Voglio che torni come prima...»
«Non tornerà come prima.» replicò lei. «Hai rovinato tutto quando mi hai dato della puttana.»
«Non volevo!» si giustificò Shane, «Rebecca... ascoltami...» disse e si fermò quando vide Rebecca slacciarsi il bracciale che lui le aveva regalato tanti anni prima. «Cosa fai?» piagnucolò.
«Non lo voglio più, riprenditelo.» disse lei e gli passò il braccialetto.
«Rebecca...» mormorò Shane e strinse il braccialetto nella mano sinistra.
«Scendi.»
Shane tirò su con il naso e annuì. «Come vuoi.» mormorò, «Ti amo.» disse e baciò la tempia di Rebecca prima che lei si scostasse, «Ti chiamo quando arrivo.» aggiunse e scese, prese la valigia ed entrò nel terminal.
Rebecca lo fissò dallo specchietto retrovisore e quando lo vide entrare partì, per fermarsi dopo qualche chilometro, nel parcheggio di un centro commerciale. 
Afferrò il cellulare e chiamò Veronica.
«Ehi, è già partito?»
«Non lo so.» piagnucolò Rebecca.
«Come non lo sai?» fece Veronica, «Becky... che succede?» domandò allarmata.
«Ci siamo lasciati ieri sera.» singhiozzò Rebecca.
«Cosa?» esclamò Veronica, «Perché?»
«Perché ha detto che sono... che sono...» Rebecca si fermò e singhiozzò un paio di volte, «Una puttana!»
«Oh.»
«Io lo amo, Ronnie, lo amo tanto e mi manca di già ma non riesco a non pensarci... come faccio?»
«Dove sei?»
«Al centro commerciale.»
«Aspettami lì.» ordinò Veronica e Rebecca singhiozzò un “sì” in risposta.
Mentre l'aspettava fissò il polso e si sentì nuda e avrebbe voluto tornare indietro e seguirlo gridargli che l'aveva perdonato. Prese il cellulare che aveva abbandonato in grembo, fissò lo schermo per qualche secondo e sospirò, mise via il cellulare e infilò il cellulare in borsa.
Non avrebbe mai perdonato Shane per quello che aveva detto.

Scusate il ritardo, ma ho avuto un blocco terribile a metà capitolo e non sapevo come andare avanti. Il capitolo è lunghissimo, quando sono arrivata a 8k parole ho smesso di controllare xD comunque sono 30 pagine. Eh, Shane e Rebecca sono davvero stupidi! Sono loro che decidono, non io!
Ci si vede al prossimo capitolo!
*sparge amore su tutti quelli che leggono*

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Capitolo 11
*** Capitolo Dieci ***


Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.
Show me the road back to your heart


Capitolo Dieci


Venerdì 11 Aprile 2008, Milano
Veronica scese di corsa le scale e imprecò quando inciampò nel tappeto, afferrò la cornetta del telefono e sbuffò. «Pronto?» esclamò irritata da quella telefonata che l'aveva interrotta mentre si stava pettinando.
«Veronica? Sono Kian.»
Lei tacque, troppo sorpresa per dire qualcosa. «Veronica? Pronto?» chiamò Kian.
«Ehi, Kian.» disse, «Perché mi stai chiamando?»
Lui sospirò, «Perché devi dire una cosa alla tua migliore amica.» rispose, «Devi dire a quella scema di rispondere al mio amico altrettanto scemo.»
«Eh... cosa?»
«Shane è scemo.» disse Kian, «Ed è di una depressione da tagliarsi le vene... quindi vedi di dire a Rebecca di rispondere quando Shane la chiama!»
Veronica sospirò. «Guarda che glielo dico!» replicò, «Ma lei è più testarda di un mulo!» aggiunse, «Ascolta, Kian, io più di così non posso fare, Shane le ha detto delle cose orribile e lei è troppo orgogliosa per ascoltarlo e per perdonarlo, anche se lo vorrebbe tanto.»
Anche Kian sospirò, «Perfetto.» esclamò.
«Abbassa il sarcasmo.» disse Veronica, «Se Shane non avesse fatto il coglione...»
«E Rebecca avrebbe potuto dirgli che veniva qualche giorno in più.»
«Cosa?» strillò Veronica, «In realtà lui pretendeva che Rebecca mollasse tutto e lo seguisse in tour!»
«Ah.»
«Ah cosa?» squittì Veronica stringendo con forza la cornetta, «Cosa ti ha detto?»
Kian sospirò, «Che Rebecca sarebbe venuta a vedere solo una data e poi voleva aspettare l'autunno per andare a stare da lui.»
Veronica inspirò a fondo. «Non è così.» replicò, «Rebecca ha detto che voleva aspettare che finisse il tour prima di trasferirsi a Sligo, per trovare un inquilino per casa sua, per tutto quelle cose noiose che uno deve fare prima di trasferirsi ma ha anche detto che avrebbe fatto più date! Quella che ne fa solo una sono io!» sbraitò, «Shane è un vero idiota!»
«Lui ci aveva detto così... anche se Nicky ha detto che non era vero.»
«Bhe, Nicky sa tutto!» replicò Veronica, «Quando inizia a tormentarti per farti dire una cosa non la smette più finché non sputi fuori tutto quanto!»
Kian ridacchiò. «È vero.» disse, «Ecco, mi sembrava che ci fosse qualcosa di strano., che Rebecca, dopo tutto quello che Shane ci aveva detto, si comportasse così.»
«E quindi?» fece Veronica.
«Bhe, dirò a Shane di smetterla di fare il lagnoso.» rispose Kian, «Tu cosa vuoi fare?»
Lei sopirò e toccò l'agendina telefonica sul mobiletto, «Le dirò di ascoltarlo.» rispose, «E di perdonarlo perché non ne posso più.»
«Siamo in due.»
«Grazie delle chiamata, Kian.» disse lei, «Ma adesso devo uscire. Pranzo con la nonna di Tommy... brr.»
«Sei terrorizzata?» ridacchiò Kian, «Buon divertimento! A presto.»
Anche Veronica ridacchiò. «Eh, già.» disse, «Ciao!» lo salutò e riattaccò, ancora sorpresa di quella chiamata.
Kian non le telefonava da almeno... sette anni. Shane doveva essere veramente insopportabile se Kian l'aveva chiamata.
E anche scemo se aveva rigirato in quel modo le cose. Sospirò e guardò l'orologio, quel giorno non aveva tempo per andare da Rebecca ma ci sarebbe andata il giorno seguente. Andò a infilarsi le scarpe, prese la borsetta e uscì da casa.

***

«No.»
«E rispondi!» esclamò Veronica, «Ci farai impazzire tutti quanti!»
Rebecca incrociò le braccia al petto. «Shane...»
«Shane è un coglione ma ti ama.» la interruppe Veronica, «Becky... digli che lo perdoni.»
«No.» disse Rebecca, «Non dopo quello che mi ha detto Nicky. Shane ha rigirato la frittata, facendomi passare per quella stronza, ma lo stronzo è lui.»
Veronica inspirò e prese la mano di Rebecca, «Lo so, tesoro.» disse, «Ma se ci parli capirai perché lo ha fatto.
«Io non ci voglio parlare!» ribatté Rebecca e incrociò le braccia al petto. «È solo uno... stupido stronzo!» disse e si sentì ancora male per le parole che le aveva detto Shane. «Okay, hai ragione.» esclamò Veronica, «È solo uno stupido stronzo, però ti chiama tutti i giorni, anche dieci volte al giorno, solo per chiederti scusa.» disse, «Io al terzo giorno avrei già smesso...»
«Tu non sei stronza come lui.» replicò Rebecca e sospirò. «Io non voglio perdonarlo.»
Il telefono ricominciò a squillare e Veronica sbuffò, «Pronto?» rispose.
«Sono Shane.»
«Oh, ciao, sono Veronica, aspetta, adesso ti passo Rebecca.» disse lei e premette il telefono contro l'orecchio dell'amica.
«Ciao.» esclamò Rebecca e guardò Veronica di traverso.
«Rebecca, piccola...» mormorò Shane, «Scusami tanto... sono stato un coglione.»
«Esatto.» disse lei. «Anche stronzo.»
«Lo so.» singhiozzò lui, «Ma per favore... perdonami.» disse, «Non ce la faccio più senza di te... io ti amo.»
Rebecca afferrò il telefono e chiuse la chiamata e ignorò lo sguardo di Veronica.
«Sei una stronza, lo sai?» sbottò l'amica, «Tu lo ami e vorresti perdonarlo, lo so, ma sei troppo orgogliosa e testarda per farlo!»
Rebecca sospirò, «Non... io non...» mormorò guardandosi le mani e sobbalzò quando il telefono squillò nuovamente. Guardò il display e vide che era un numero sconosciuto.
«Non rispondi?»
«Magari è uno scocciatore.»
«Magari no.» replicò Veronica prese il telefono. «Shane.» disse quando sentì la voce del ragazzo, «Scusa, ma Rebecca ha premuto per sbaglio il tasto di fine chiamata...»
«Oh, va bene.» disse lui.
«Adesso te la passo.» Veronica posò il telefono contro l'orecchio di Rebecca, «Perdonalo.» sussurrò.
Lei strinse le labbra, «Pronto.» disse.
«Rebecca...» sospirò Shane, «Io ti amo, ti prego... perdonami, ti prego!»
«Io... Shane... non, non posso.» farfugliò lei e sentì la mano di Veronica stringere la sua.
«Come non puoi?» esclamò Shane, «Non mi ami più?» pigolò.
Rebecca chiuse gli occhi e inspirò a fondo, temendo di scoppiare a piangere da un momento all'altro, quella era la conversazione più lunga che aveva avuto con Shane da quando l'aveva riaccompagnato all'aeroporto. «Shane... io... io...» balbettò, «Devo andare, ciao.» disse, schiacciò il pulsante di fine chiamata e infilò il telefono sotto a uno dei cuscini del divano.
«Ti droghi?»
Rebecca guardò Veronica. «No.» rispose, «Ma sei scema?»
«Io sarò anche scema, ma tu sei stupida forte.» replicò l'altra. «Lui quasi piange mentre ti dice che ti ama, tu piangi perché non riesci a dirglielo...» disse, «Siete stupidi entrambi.»
Rebecca sospirò di nuovo. «E piantala!» sbottò, «Guarda che lo so che sono idiota!»
Le due rimasero in silenzio per qualche minuto. Fino a quando non suonò il campanello, Veronica si alzò e andò ad aprire mentre Rebecca afferrò un fazzolettino di carta e si soffiò il naso, si alzò e raggiunse l'amica. «Non abbiamo bisogno di nulla.» esclamò guardando il venditore ambulante e chiuse la porta.
«Sei acida.»
«E tu sei una rompi palle.» replicò Veronica.
Rebecca sbuffò, «Grazie.» disse, «Sei un tesoro.»
«Sono la voce della tua coscienza.»
«Una coscienza rompina.»
Veronica sorrise, «Ti voglio bene.» disse, «E per questo ti offro il pranzo.»
Rebecca sorrise e inarcò un sopracciglio, «Non che poi mi obblighi a fare qualcosa?» chiese, «Che ne so, tipo perdonare quel cretino?»
Veronica si girò e andò verso il divano, recuperò il cordless da sotto il cuscino e lo sistemò sulla sua base, «Ma chi, io?» domandò, «Ma no! Giuro.» aggiunse voltandosi verso l'amica, «Non lo farei mai!»
«Sarà meglio così.» esclamò Rebecca, «Dove andiamo?»
«Mc Donald's?»
«Sei tirchia?»
«Pizza al trancio?»
«Ancora tirchia.»
«In quel bar dove fanno il menu a prezzo fisso?»
«Va bene.» acconsentì Rebecca, «Mi metto le scarpe e andiamo.»
Veronica annuì e guardò l'amica andare nel bagno e sospirò, prese il cellulare, indecisa se farlo o meno. Guardò la foto che lei e Rebecca avevano scattato l'anno prima a Dublino, davanti al Temple bar. Inspirò lentamente e si decise; compose velocemente il messaggio: “Mi dispiace, Shane, sto facendo il possibile.” e lo inviò un attimo prima che Rebecca tornasse da lei.


Venerdì 9 Maggio 2008, Wellington, Nuova Zelanda.

Shane sospirò e fissò la foto di lui e Rebecca e sfiorò il viso della ragazza con l'indice destro.
«La consumerai.» esclamò Mark.
«Io la amo.»
«Tu sei uno stupido.» replicò l'altro. «Perché non le lasci un messaggio in segreteria? Così sarai sicuro che non ti chiuderà il telefono in faccia.»
Shane sospirò, «Potrebbe cancellarlo appena sente la mia voce.» mormorò girando il viso verso Mark, posò la foto sul petto e chiuse per un istante gli occhi. «E poi vorrei dire le cose a lei, non a una stupida segreteria telefonica.»
Mark alzò le spalle e si sedette sulla poltroncina. «Bhe, un messaggio in segreteria è sempre meglio di nulla.» disse, «E comunque non sarebbe il primo che le lasci, no?» aggiunse e Shane annuì lentamente, «Quindi... lasciale quel messaggio.»
Shane annuì e fece un piccolo sorrise. «Sì.» disse, «Hai ragione, la chiamo subito.»
«Ehm... se la chiami adesso credo che ti manderà a quel paese.» esclamò Mark, «Sai, là sono le tre del mattino.»
Shane fissò il telefono e annuì. «Eh già.» disse, «Stupido fuso orario.» mugugnò e si mise seduto composto, «La chiamo appena finisce il concerto.»
Mark sorrise, «È così che si fa.» esclamò, «Vedrai che ti perdonerà.» disse. «Andiamo a prepararci per il sound-check.» Shane annuì e si alzò, mentre un'idea prendeva forma nella sua mente. Doveva solo procurarsi un dvd vergine, tutto il resto era nel suo portatile, al limite avrebbe potuto chiedere aiuto a Georgina. Voleva solo che Rebecca lo perdonasse e che tornasse con lui, perché era l'unica cosa che voleva. Stare con lei, guardarla dormire, baciarla, parlare con lei... le mancava e non poteva vivere senza di lei e sapendo di averla fatta soffrire.


Mercoledì 28 Maggio 2008, Milano
Rebecca sbuffò e diede una spinta al cancello che si aprì sotto il suo peso con un cigolio sinistro. La ragazza sbuffò di nuovo e strinse il mazzo di posta contro il petto, maledicendo il postino che non passava per giorni per poi portarle un sacco di posta tutta insieme e maledisse se stessa per non essersi ricordata — per l'ennesima volta — di mettere l'olio ai cardini del cancello.
Entrò in casa e gettò la borsa sul divano, insieme alla posta, si tolse la giacca di jeans che abbandonò sulla poltrona e andò in cucina, dove sistemò la spesa che aveva fatto poco prima, prese il tramezzino con il tonno, versò del tè freddo alla pesca in un bicchiere e portò tutto in salotto, sopra al tavolino.
Afferrò alcune buste e iniziò a dividere la posta: volantini e pubblicità da una parte, il resto dall'altra.
Sorseggiò la bevanda e guardò la busta gialla, la rigirò fra le mani ma non trovò l'indirizzo del mittente, strizzò gli occhi per leggere da dove era stata spedita e sobbalzò quando lesse che proveniva da Glasgow. Inspirò lentamente e strappò un lembo, guardò dentro e vide che era una busta imbottita, con le bollicine che adorava far scoppiare; prese la custodia del cd e lo guardò. C'era solo un post-it giallo attaccato sopra la custodia, con solo una parola scritta sopra: “Guardami.”
Rebecca lo fissò e si morse le labbra, raccolse la posta da tenere e la sistemò dalla porte opposta del tavolino, posò la pubblicità e i volantini sul tappeto e aprì la custodia, prese il dischetto e guardo la televisione, si alzò in piedi e infilò il dvd nella fessura del lettore dvd, accese la tv e rimase in attesa che partisse il filmato.

“Ehy... What's your name?
Do you live around here?
Don't I know your face?
You say, "I've been a stranger
For too long"
I didn't even notice I was gone
And I wanna come back home.”


Rebecca fissò le foto di lei e Shane da quando lo aveva conosciuto — quasi nove anni prima — fino alle più recenti e incominciò a singhiozzare perché Shane le mancava più di quanto volesse ammettere.

“Show me the way to make a start
Show me the road back to your heart
And I've learned the only truth that I need to know
There's a million places I can go
But without you it ain't home
It ain't home”


Rebecca posò la testa sul tavolino, tasto la superficie e trovò il telecomando del lettore dvd e premette il tasto per fermare il filmato.
Lei amava Shane e lui le mancava quasi come l'aria che respirava, La mano sinistra strinse la busta, accartocciandola.
Inspirò un paio di volte contro il ripiano del tavolino, aprì gli occhi e alzò la testa, si asciugò le lacrime e finì di bere il tè, non curandosi delle gocce che scendevano dalle sue labbra al suo collo, macchiando la maglietta nera che indossava. Si sporse e afferrò il cordless, premette il tasto due e partì la chiamata verso il cellulare di Veronica.
«Puoi venire?» pigolò quando l'amica rispose.
«Cos'è successo?» esclamò Veronica, «Becky...»
«Shane... Shane... mi ha... lui mi ha spedito un dvd fatto da lui.» rispose Rebecca. «Ne ho visto un pezzetto ma non ce la faccio...» mormorò e s'impose di non singhiozzare, sapeva che Veronica era preoccupata e non voleva farla preoccupare ulteriormente, «Non ce la faccio a vederlo da sola.»
«Shane ti ha mandato un dvd fatto da lui?» domandò Veronica, quasi non credesse che Shane potesse avere avuto un'idea del genere.
«Vieni?»
«Certo che vengo.» disse lei, «Mamma!» la sentì strillare Rebecca, «Vado da Rebecca!»
«Sta per arrivare tua nonna!» gridò di rimando la madre della ragazza e Rebecca si ritrovò a ridacchiare.
«Una buona ragione per andare da Rebecca!» strillò ancora Veronica. «Okay, bionda, dammi quindici minuti e sono da te.» aggiunse con un tono di voce normale e riattaccò.
Rebecca posò il cordless sul tavolino e reclinò la testa, posandola sul divano dietro di lei e chiuse gli occhi mentre respirava lentamente.
Veronica arrivò dopo dieci minuti, «Quando ti ha mandato il dvd?» domandò sedendosi sul tappeto accanto a Rebecca.
«Non so.» rispose lei, «Me lo sono trovato oggi nella posta.»
Veronica annuì, incrociò le braccia e avviò il dvd mentre Rebecca le stringeva l'altra mano, dopo pochi secondi la voce di Shane ruppe il silenzio.
La canzone “Home” una delle preferite di Rebecca sfumò e sullo schermo apparve Shane, seduto a una scrivania, un letto sfatto sullo sfondo. «Rebecca... io ti amo.» disse, «Tantissimo e da molto tempo. Ero felice quando ti ho visto al battesimo dei gemelli e ho sperato di avere di nuovo una possibilità, con te.» si fermò e sospirò, «Di avere una possibilità, con te, perché prima sono stato codardo a non dirti nulla. Ma io ti amo e sono stato un vero stronzo a dirti tutte quelle cose e a volerti costringere a trasferirti da me quando volevo io senza rispettare i tuoi desideri... mi dispiace, mi dispiace tanto, piccola.» si fermò di nuovo e si passò le mani sul viso per asciugarsi le lacrime, «Perdonami, Rebecca, per favore. Ti prego, vieni qui. Vieni a vedere almeno il concerto di Dublino, altrimenti Nicky mi odierà per l'eternità. Ti amo.» Shane sparì e apparvero altre foto, con il sottofondo di “Swear it again”.


Veronica non si era neppure accorta di aver pianto quando spense il lettore dvd, semplicemente si passò il dorso della mano sinistra sul viso e se lo ritrovò bagnato; si girò verso Rebecca e la vide piangere, le posò un braccio sule spalle e l'abbracciò dopo averle baciato la nuca.
«Devo chiamare Nicky.» squittì Rebecca, «No, meglio Georgina. O forse chiamo direttamente gli zii...»
«Cosa?»
«Dobbiamo andare là. Fra poco meno di novantasei ore ci sarà il concerto per i dieci anni... dobbiamo andare là.» spiegò Rebecca si asciugò il viso con l'orlo della maglietta.
Veronica annuì, «Sì, hai ragione... però calmati, altrimenti se chiami mentre sei in questo stato li farai preoccupare.» disse, «Dobbiamo smettere di piangere, calmarci, preparare le valige e avvertire che arriviamo.» aggiunse, «A proposito... perché non vuoi avvertire Shane?»
«Voglio fargli una sorpresa.»
«Allora è meglio che non lo dici a Nicky!» scherzò Veronica e Rebecca sorrise, «Dai, beviamoci un po' d'acqua, laviamoci la faccia e ordiniamo una pizza, poi chiami Georgina e le dici che veniamo lì e di non dire nulla a Shane.»
Rebecca annuì, «Sì, le dico di non dire nulla a Shane e di farmi richiamare da Nicky quando è solo.» esclamò sentendosi più tranquilla, «Dobbiamo prenotare l'aereo!» disse.
«A che ora chiude l'agenzia di viaggi?»
«Alle otto, credo.»
«E che ore sono?»
Rebecca guardò il display del lettore dvd, «Le otto meno cinque.»
«Eh, mi sa che non arriveremo mai prima che chiuda.» commentò Veronica. «Ci andiamo domani appena apre.» disse, «Saremo lì ancora prima che aprano.»
«Sembreremo due invasate.»
«Bhe... lo siamo.» sorrise Veronica. «Dai, dammi sto telefono che ordino le pizze, poi chiami tua cugina e prepariamo le valigie.»
«Ma Tommy?» chiese Rebecca, «Non gli dici nulla?»
Veronica alzò le spalle, «Domani, dopo che avremo prenotato.»
«Ma non c'è tua nonna? Non rimane fino a metà Giugno a casa vostra?»
«Un buon motivo per andare in Irlanda.» commentò Veronica alzandosi dal tappeto e sedendosi sul divano. «È una vera rompi coglioni.» disse, «Peggio di me.»
«Bhe... da qualcuno devi aver pure preso.» esclamò Rebecca e si alzò in piedi. «Vado in bagno.» disse, «La pizza la voglio al salmone con doppia mozzarella.»
«Cosa ti ha spinto a cambiare idea?» chiese Veronica quando Rebecca tornò nel salotto.
Rebecca alzò le spalle. «Io amo Shane.» disse, «È un coglione di prima categoria ma io lo amo e lui mi ama... e poi nessuno aveva mai fatto una cosa così... così dolce per me.» disse e sorrise.
«Oh... sei ritornata intelligente!» ridacchiò Veronica e l'abbracciò, «Ti voglio bene.»
«Anche io.»

***

«Allora... hai capito?» domandò Rebecca, «Devi tenere la tua bocca larga, chiusa, sigillata.» disse, «Se ti scappa anche solo una parola ti prendo a calci da Croke Park fino a casa tua, okay?»
Nicky ridacchiò, «Sì, ho capito, cuginetta.» disse, «Tengo la bocca chiusa, non lo saprà nessun altro, nemmeno Mark o Kian.» aggiunse, «Sono felice che tu venga e voglia far pace con quel cretino del mio migliore amico.»
Rebecca sorrise e sbirciò dentro la vetrina del panettiere dove Veronica stava comprando il pane per sua madre, «Anche io sono felice.» disse.
«Avete prenotato gli aerei?» domandò Nicky.
«Sì.» rispose lei, «Tutti quanti.» disse.
«Quelli dell'agenzia non hanno detto nulla? Manca pochissimo.»
«Nah, non hanno detto nulla.» disse Rebecca, «Anche perché gli ho detto che devo andare subito in Irlanda perché ho un parente che sta male...»
Nicky rise, «Riesci sempre a trovare una scusa che sembri plausibile.»
«Bhe, ma un po' è vero.» replicò Rebecca sorridendo, «Tu non sopporti più Shane... quindi un parente che non sta del tutto bene ce l'ho. E in più sei mezzo matto, quindi....»
«Ah.» fece Nicky, «Non sei per nulla simpatica, lo sai?»
«Lo so, grazie.»
«Devo mandare qualcuno a prendervi all'aeroporto?»
«No, veniamo con i mezzi.» rispose Rebecca, «La zia o lo zio verranno a prenderci fuori dallo stadio e poi metteranno le nostre valige in auto, così poi possiamo rilassarci.»
«Okay.» disse Nicky, «Ripetimi a che ora arrivate.»
Rebecca sbuffò, «Te l'ho detto cinque minuti fa!» esclamò, «Dovremmo atterrare verso mezzogiorno e venticinque, poi dobbiamo ritirare i bagagli, mangiare qualcosa, tappa cesso... arriveremo per le due a Croke Park.»
«Va bene, allora ci vediamo domenica!» disse Nicky, «Ti voglio bene!»
«Ti voglio bene anche io!» disse lei, «A presto.» chiuse la chiamata e infilò il cellulare in borsa.
«Ho finito.»
«Pensavo che ti fossi nascosta con il panettiere nel retro del negozio.» esclamò Rebecca e sorrise a Veronica che alzò gli occhi al cielo e sbuffò, «Portiamo quello da tua madre, fuggiamo da tua nonna e andiamo al centro commerciale.»
«Non capisco come hai fatto a rompere la valigia.» disse Veronica mentre camminavano verso la macchina.
«Non è colpa mia se la maniglia mi è rimasta in mano con un pezzo di valigia, eh.» replicò Rebecca e infilò una mano in borsa alla ricerca delle chiavi. «Aveva quattro anni quella valigia e l'ho sempre usata ovunque siamo andate... ha finito la sua vita.»
Veronica alzò le spalle, «Bhe, per fortuna ci sono gli sconti alla valigeria, e che abbiamo trovato la sorella di Tommy che ci ha fatto usare il suo sconto dipendenti all'agenzia...»
«Eh già.» commentò Rebecca e aprì l'auto. «Siamo state fortunate.» disse, «Stiamo spendendo una fortuna per questo viaggio... per fortuna ai biglietti ci pensa Nicky.» esclamò sistemando la borsa nello spazio fra i due sedili anteriori.
«Esatto.» confermò Veronica sedendosi, «Andiamo, abbiamo poco tempo per prepara tutto quanto.»


Domenica 1 Giugno 2008, Dublino.
Rebecca si lasciò cadere sulla sedia e respirò a fondo. «Grazie.» disse a Georgina che le aveva dato una bottiglietta d'acqua, «Sono distrutta.»
«Anche io.» squittì Veronica.
Georgina sorrise, «L'importante è che siete qui.» disse.
«Con tre ore di ritardo.» replicò Rebecca e passò la bottiglietta a Veronica, «Stupido aereo in ritardo.»
«Bex!» strillò Nicky, «Siete arrivate!» disse, si avvicinò alla cugina e la strinse in un abbraccio, sollevandola dalla sedia.
«Ehi, Nico.» esclamò lei baciandogli le guance, «L'aereo ha avuto un ritardo...»
«Lo so, mi hai mandato un messaggio.» disse lui e salutò Veronica.
«Rebecca.» sorrise Mark raggiungendoli e baciò le guance di Rebecca, «Ciao, Veronica.» salutò l'altra ragazza, «Non sapevo che sareste venute.»
«Sorpresa!» esclamò Veronica sorridendo.
Rebecca fissò la porta a qualche metro da lei che sia aprì e vide Kian e Shane uscire e il suo cuore mancò un battito quando incrociò lo sguardo del ragazzo che amava.
«Oh, guarda chi c'è.» disse Kian, «Le due matte.» aggiunse sorridendo, le salutò con un abbraccio e si fermò a guardare cosa avrebbe fatto Shane — tutti erano in attesa di quello che avrebbe fatto — Shane guardò Rebecca e abbassò le spalle con un sospiro mentre lei fu spinta verso di lui da Nicky. «Ciao, Shane.» mormorò Rebecca non sapendo più cosa dire — e sull'aereo aveva pensato e ripensato a cosa dirgli e aveva persino trovato le parole giuste da dirgli — ma ora, davanti a lui, pensò che avrebbe sbagliato se avesse detto qualsiasi cosa. «Ehm... grazie per il cd.» bofonchiò sentendosi stupida.
«Te l'ho spedito due settimane fa, doveva arrivarti dopo tre giorni.» replicò Shane.
Rebecca lo guardò e si morse l'interno delle guance, «Mi è arrivato quattro giorni fa.» disse, «Il postino non è passato per una settimana...» sospirò e si guardò le mani, fissando il bracciale che le aveva regalato Veronica il Natale prima e l'anello che le aveva donato suo padre come se sperasse che quei due monili le dessero un suggerimento su cosa dire, «Io... io...» borbottò, «Oh, al diavolo.» disse, «Io ti amo, stupido cretino che non sei altro.»
Shane la guardò appena e poi avanzò di un passo e si fermò, continuando a guardare davanti a lui.
«E baciala, idiota!» strillò Georgina, «Altrimenti prendo a calci il tuo culo!»
Shane la fissò appena, respirò profondamente e si girò verso Rebecca, le posò la mano sinistra sul fianco e l'attrasse a sé, le mise l'altra mano sul collo e chiuse gli occhi prima di chinare il viso verso Rebecca e baciarla, stringendola maggiormente a sé, premendo con forza le labbra contro quelle di Rebecca, che chiuse gli occhi con forza, quasi temesse che fosse tutto un suo sogno e che si sarebbe svegliata, accorgendosi di essersi addormentata sul divano con la bocca aperta, il telecomando in mano e la televisione accesa, sintonizzata su un qualche canale di televendita.
Invece aprì gli occhi e vide Shane che le sorrideva, lo fece anche lei e si sentì felice.
«Mi sei mancata.» mormorò lui prima di baciarla di nuovo, con più dolcezza, questa volta. «Perdonami.» mormorò contro le sue labbra, le mani nei capelli di lei, chiuse gli occhi e inspirò il profumo di Rebecca.
«Ti ho già perdonato.» soffiò lei.
«Hanno fatto pace!» gridò Nicky, «Era ora! Ora non andrà più in giro con una faccia da funerale!» strillò mentre dietro di lui Mark sorrideva a Veronica e Kian tirava un sospiro di sollievo.
«Nicky!» squittì Rebecca girandosi verso di lui — rimanendo ancora fra le braccia di Shane e non avrebbe più voluto andarsene da lì — «Ho capito che sei felice, ma devi per forza saltare come un... cretino?» domandò ridendo.
Nicky incrociò le braccia al petto, «Io non sono un cretino.» replicò.
«Cretino no, uno che balla come una scimmia stitica sì.» lo prese in giro Georgina.
Nicky guardò la moglie e fece una smorfia offesa, poi le labbra si piegarono in un sorriso e rise, si avvicinò a Rebecca — che nel frattempo si era scostata da Shane — e la strinse, «Sono contento per te.» le sussurrò all'orecchio.
Lei sorrise, «Grazie.»
Nicky guardò Shane, «Se la fai soffrire di nuovo ti spezzo le gambe.» esclamò, «Quindi... occhio a cosa dici e a come lo dici.»
Shane sorrise, «Non ti preoccupare, starò attento.» replicò e posò le mani sulle spalle di Rebecca, «Lo prometto.» aggiunse e baciò la testa della ragazza.
Nicky annuì, «Va bene... ma non toccare troppo Bex, lei è ancora la mia cuginetta!»
Shane rise, «Nicky! Sei il solito.» disse, «Rebecca è grande... e io la tocco quando voglio.» esclamò e Nicky si avvicinò a lui, cercando di colpirlo sulle spalle.
«Come sono infantili.» commentò Rebecca avvicinandosi a Veronica, «Se Nicky non fosse mio cugino l'avrei già preso a sberle.» disse e si sedette di nuovo. «Sono esausta.» sospirò reclinando la testa.
«Che avete fatto? Sembrate due che sono state infilate in una lavatrice con la centrifuga al massimo.» esclamò Mark.
Veronica sospirò. «Ci siamo alzate alle sette meno un quarto perché mia nonna voleva fare colazione con noi.»
«E che male c'è?» chiese Kian.
Rebecca inarcò un sopracciglio, «Tu non conosci la nonna di Veronica. La terribile nonna.» rispose, «Oltre a volerci vedere alle sette e mezzo per fare colazione, si è lamentata tutto il tempo del fatto che andassimo via da sole, in un altra nazione... come se andassimo in guerra.» spiegò, «Poi è passata a dirci che a ventisei anni lei era già sposata da otto anni e che aveva quattro figli... per finire con il parlare male di Tommaso e di tutti quelli che non sono Italiani.»
«Il mio Tommy...» sospirò Veronica, «Comunque ci siamo liberate di lei...»
«Liberate di lei?» squittì Nicky, «Cosa avete fatto?»
Rebecca ridacchiò, «L'abbiamo riaccompagnata a casa di Veronica e ce ne siamo andate, anzi, la mamma di Veronica ci ha cacciato via prima che la nonna riprendesse i suoi discorsi su quanto sia pericoloso per due ragazze girare da sole. All'aeroporto abbiamo scoperto che il nostro volo aveva un ritardo di due ore.»
«E per finire, in aereo eravamo vicini a un gruppo dove c'erano due ragazze che avevano paura di volare.» disse Rebecca, «Appena l'aereo ha iniziato a rullare hanno incominciato a dire che avevano paura, che volevano scendere, che gli mancava l'aria... le ho zittite minacciandole di buttarle giù mentre volavamo... mi hanno guardato come se fossi pazza, hanno ricominciato con i loro deliri da “oh... l'areo cade”, le ho guardate male e ho ripetuto che sarebbero cadute loro dall'aereo se non tacevano immediatamente.» spiegò, «Per fortuna si sono zittite dopo mezz'ora, per riprendere mentre l'aereo atterrava.»
«Ma povere... hanno una fobia!» esclamò Nicky.
«Non eri tu quello seduto accanto a loro.» replicò Veronica, «Era davvero esasperante.» disse, «Comunque non è finita qui: le nostre valige era le ultime due, siamo rimaste lì come due sceme ad aspettarle per un'eternità.»
Kian ridacchiò, «Vi siete divertite tantissimo, oggi.» disse.
«Fra la nonna chiacchierona, l'aereo in ritardo, quelle con la paura dell'aereo, le valige disperse...» esclamò Mark, «Non vi siete annoiate.»
Rebecca riprese la bottiglietta dalle mani di Veronica e bevve un sorso d'acqua, «Siete tanto simpatici.» disse, «Vorrei vedere voi.»
«Povera, piccola Rebecca.» disse Shane e si sedette accanto a lei, le prese la mano sinistra e la strinse. «E comunque... come mai non mi hai detto nulla? Scommetto che Nicky e Georgina sapevano tutto!»
«Sorpresa!» esclamò Rebecca e girò il viso, sorrise e lo baciò. “E non sai ancora tutto!” pensò mentre guardava la sua mano stretta in quella di Shane e sorrise, guardò Veronica e sorrise anche a lei, pensando che se non ci fosse stata non avrebbe saputo cosa fare. «Hai chiamato Tommy?» le domandò e l'altra annuì.
«Sì, mentre tu eri nel bagno dell'aeroporto.» rispose Veronica, «E ho anche chiamato mamma.»
Rebecca annuì lentamente e si girò verso Nicky — si sentiva osservata da lui — e lo guardò, «Cosa c'è?» domandò, «Sembri un pesce lesso.»
Nicky sorrise, «Non sembro un pesce lesso e non ho nulla, ti stavo solo guardando.» replicò e Rebecca scosse piano la testa.
«Ho fame.» disse.
«Tu hai sempre fame.» replicò Veronica.
«Ah, io avrei sempre fame?» esclamò Rebecca, «Sai tu quella che si è mangiat5a due tramezzini in aereo e poi ha mangiato in due bocconi l'hamburger all'aeroporto!»
«Avevo fame!» si giustificò Veronica.
«Ehm... vogliamo resettare la lingua sull'inglese?» domandò Kian, «Altrimenti ci gasiamo e pensiamo che parlate di noi.»
«Veramente stavamo parlando del fatto che Veronica ha sempre fame.» disse Rebecca, «Stai tranquillo, non stavamo parlando di voi.»
Kian alzò le spalle e non replicò ma sorrise a Rebecca, lei ricambiò, abbassò lo sguardo sulle sue gambe e vide la mano di Shane posata sulla sua coscia, poco sopra il gomito, guardò il ragazzo e gli sorrise, poi fissò il cugino, in attesa di una sua reazione che non tardò ad arrivare: Nicky fissò Shane e posò le mani sui fianchi, «Shane... puoi levare quella mano dalla coscia di Bex?» squittì.
Shane alzò gli occhi al cielo, «Ma sei veramente strano, lo sai?» esclamò ma spostò la mano, posandola sul ginocchio della ragazza. «E non guardarmi così, la mano è sul ginocchio, non sulla coscia!»
«È lo stesso!» replicò Nicky, «Non puoi aspettare di essere solo con lei?»
«No!» esclamò Shane con una nota divertita nella voce, «Dai, non fare il guasta feste!»
Nicky fece per replicare ma un assistente arrivò informandoli che la cena era pronta.
«Finalmente si mangia!» esclamò Rebecca alzandosi in piedi.
«E poi sono io quella che ha sempre fame!» disse Veronica.
«Tu hai mangiato per due, io ho mangiato solo un cornetto alla Nutella e un tramezzino.» replicò Veronica.
«Ragazze... resettate la lingua!» le sgridò Kian.
«Tanto non stavo parlando di te.» disse Veronica, «Siamo solo stanche e affamate per poter pensare qualsiasi cosa che non sia cibo o una sedia comoda.» «Sei troppo stanca anche per darmi un bacio?» mormorò Shane prendendo la mano di Rebecca e fermandola prima che entrasse nella saletta dove avrebbero cenato.
Lei sorrise e gli sfiorò il viso con le dita della mano libera, «Per i baci non sono mai stanca.» mormorò e alzò il viso chiudendo gli occhi, sentendosi lo stomaco torcersi quando le sue labbra sfiorarono quelle di Shane.
«Shane!» gridò Nicky, «Va bene tutto, sono felice che tu e Rebecca abbiate fatto pace ma ho ancora qualche piccolissimo problema a vederti baciare la mia piccola cuginetta!»
Shane e Rebecca ridacchiarono e si baciarono di nuovo, «Adoro vedere Nicky in questo stato... è adorabile.» disse, Shane le sorrise e le baciò la testa.
«Fino a quando rimanete qui?» domandò Mark quando si sedettero al tavolo.
«Io fino al sette giugno.» rispose Veronica.
«E tu?» chiese Shane guardando Rebecca.
Lei sorrise e bevve dell'acqua, «Fino al diciotto giugno.» rispose e sorrise ancora di più nel vedere il sorriso del ragazzo.
«Due settimane... fantastico!» esclamò lui e baciò velocemente. «Meraviglioso.» mormorò.
«E non sai ancora tutto!» esclamò Veronica prendendo una fetta di pane.
«Cosa?» domandò Shane guardando prima lei poi Rebecca.
«Saremo anche a Birmingham e Manchester.» rispose la ragazza sorridendo.
«Davvero?» fece Shane e Rebecca annuì.
«Ringraziami.» esclamò Nicky. «È stata una mia idea.»
«Veramente è stata una mia idea.» replicò Georgina e sorrise a Shane.
«È lo stesso.» disse Nicky agitando la mano, «Devi ringraziarmi lo stesso.»
«Grazie.» esclamò Shane e strinse la mano di Rebecca sotto al tavolo, lei sorrise felice, dandosi della stupida per aver aspettato così tanto per far pace con Shane. Però era lì, con lui, ed era felice e le bastava solo quello.

***

Veronica e Rebecca erano nel Gold Standing, avevano cantato e ballato, ed ora stavano ascoltando i ringraziamenti dei ragazzi.
«Ringrazio la mia famiglia e la persona più importate della mia vita... Rebecca.»
Veronica fissò Rebecca a bocca aperta, poi l'abbracciò e urlò insieme alle altre ragazze presenti allo stadio.
«Ti amo, piccola.»
Lo stadio esplose in un boato di urla e grida e Rebecca fissò Shane e sorrise, anche se non si aspettava una cosa del genere, ma almeno nessuno la conosceva, nessuno sapeva che era lei quella Rebecca. Sorrise a Veronica e le posò un braccio sulle spalle, sentendosi felice.


Rebecca abbracciò Shane — lei e Veronica erano ritornate nel backstage ed entrambe speravano che nessuno le avesse viste — «Sei stato fantastico!» esclamò.
«Grazie.» fece lui e le baciò il collo, «Piaciuta la sorpresa?» sussurrò.
Rebecca annuì, «Sì!» cinguettò, non dicendo nulla della paura che aveva avuto, temendo che qualcuno scoprisse che era lei quella Rebecca — l'ultima cosa che voleva era ritrovarsi davanti un fotografo che le faceva domande imbarazzanti o peggio, ritrovarsi in mezzo a una folla inferocita di fans arrabbiate con lei.
Shane sorrise e le posò le mani sui fianchi, stringendoli e sollevando di poco la maglietta della ragazza, «Sono felice.» mormorò e la baciò di nuovo, quasi non credendo che lei fosse lì e quasi temendo che se ne andasse.
«Bhe, adesso spostati che sei tutto sudato.» esclamò Rebecca dopo un altro bacio e fece un passo indietro.
Shane ridacchiò e la strinse a sé, le baciò il collo e la lasciò andare, «Dopo andiamo a bere qualcosa con gli altri?» chiese.
Rebecca lo fissò per un istante, poi sorrise e annuì. «Va bene.» rispose, anche se l'unica cosa che voleva era un bel letto comodo su cui dormire abbracciata a Shane. E farlo per il resto delle notti della sua vita.

***

Rebecca sbadigliò e si passò le dita fra i capelli, si sedette sul letto e sbadigliò di nuovo.
«Sei stanca?» le domandò Shane sedendosi accanto a lei, le posò la mani sulle spalle e le massaggiò per un paio di minuti, poi le prese l'elastico viola dalla mano e le legò i capelli in una coda bassa e morbida.
Rebecca annuì e si appoggiò a lui, chiuse gli occhi e gli prese la mano sinistra, «Sì.» disse, «Dormirei dodici ore filate.» sbadigliò e sorrise abbracciando il ragazzo.
Lui le baciò la testa e le accarezzò la schiena, «Non credo che potrai dormire dodici ore.» disse, «Sono quasi le due e noi abbiamo un'intervista alle dieci, poi dobbiamo prepararci per volare in Inghilterra... e c'è anche la cena con i miei genitori e fratelli.»
Rebecca aprì gli occhi, «Cosa?» squittì, spaventata all'idea di ritrovarsi con la numerosa famiglia di Shane.
Lui si limitò ad alzare le spalle, «Bhe... la cena era già organizzata da un paio di mesi... e poi mia madre è felice di rivederti, lo sai.»
Rebecca annuì e sbadigliò, «Okay.» mormorò, «Va bene.» disse, «Oggi è un anno.» disse dopo un po'.
«Un anno?» chiese Shane, «Non capisco...» ammise confuso. «Noi ci siamo rivisti al battesimo dei gemelli...»
Rebecca sorrise e lo guardò, «Oggi è un anno che ho lasciato Giorgio,» spiegò.
Shane sorrise, «Oh, il grande stronzo.» disse, «Sono felice che lo hai lasciato.»
Rebecca ridacchiò, «Anche io.» esclamò e sbadigliò di nuovo.
Shane le baciò una guancia, «Vado in bagno, torno subito.» disse e sorrise, Rebecca annuì e chiuse gli occhi mentre si sdraiava sul letto e tirò le coperte su di sé, si girò verso la porta del bagno e sorrise.
Shane tornò dopo dieci minuti e sorrise quando vide Rebecca raggomitolata sotto le coperte, il cellulare nella mano destra e gli occhi chiusi, si avvicinò a lei e le sfiorò la fronte, prese il cellulare e lo posò sul comodino, chiuse gli occhi e baciò la fronte della ragazza. «Ti amo.» mormorò.
«Ti amo.» sussurrò lei, aprì gli occhi e sorrise quando vide Shane sobbalzare, «Non stavo dormendo... quasi.»
Shane sorrise e fece il giro del letto, si sdraiò sul fianco sinistro e spense la luce, attrasse a sé Rebecca e respirò lentamente il suo profumo. «Cosa ti ha fatto cambiare idea?» le sussurrò all'orecchio.
Rebecca sorrise e posò la mano destra su quella di Shane e infilò le dita fra le sue, «Il filmato... il fatto che mi mancavi ogni minuti, o forse perché ti amo... un insieme di cose, insomma.» rispose.
«Sono felice che hai cambiato idea.» disse Shane e inspirò a fondo, poi si scostò, si alzò in piedi e recuperò un piccolo sacchetto di stoffa dalla valigia che teneva chiusa nell'armadio.
«Cosa fai?» mormorò Rebecca, Shane sorrise e tornò a letto, accese la lampada sul comodino e aprì il sacchettino, le prese il polso destro e le allacciò il braccialetto che lei gli aveva ridato.
«Il mio braccialetto.» disse lei sorridendo, «Lo hai tenuto!» esclamò guardando Shane che le baciava il dorso della mano prima di stringerla.
«Non avrei mai potuto buttarlo.» soffiò lui sulle labbra di lei prima di baciarla, «Speravo tanto di potertelo ridare.» aggiunse.
Rebecca sorrise, «Sono felice di riaverlo.» disse, «Sono felice di essere qui con te.»
Shane sorrise, spense la luce e si sdraiò accanto alla ragazza, rimase in silenzio per alcuni minuti, «Vorrei passare i nostri compleanni insieme ma sono felice che tu lo trascorra con Veronica.»
Rebecca sorrise ad occhi chiusi, «Passeremo insieme i prossimi.» mormorò e strinse la sua mano, «E ormai abbiamo prenotato il centro benessere, ci farà bene dopo aver inscatolato tutta la nostra roba.» aggiunse e sorrise quando sentì il corpo di Shane contro il suo. «Ti amo.» disse dopo un po' e girò il viso verso quello del ragazzo.
Shane sorrise e la baciò lentamente, assaporando le labbra morbide e l'odore della pelle di lei. «Ti amo.» sussurrò, posò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi.



Salve! Ultimo capitolo prima dell'epilogo!
Il capitolo è più corto del solito — ma sono sempre più di 6000 parole! —, ma non potevo andare avanti per molto scrivendo di Shane che chiama Rebecca e lei gli riattacca appena sente la sua voce... mi sarei sparata, altrimenti.
Comunque in questo capitolo ci sono alcune scene che avevo scritto mentre scrivevo il prologo. E ringraziatemi, perché sto aggiornando con il cellulare, sfruttando la connessione wi fi del comune, seduta al bar (la connessione non arriva a casa mia, purtroppo, sigh).
Comunque, la canzone è "Home", trovate il link nel prologo di questa storia.
RIngrazio chi legge, chi mette la storia in una delle liste. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 12
*** Capitolo Undici -Epilogo ***


Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.
Show me the road back to your heart


Capitolo Undici
Epilogo


Venerdì 22 Giugno 2012, Dublino.
«Dov'è Veronica?»
Rebecca sorrise a Shane, «La piccola o la grande?» chiese e ridacchiò vedendo Shane alzare gli occhi al cielo — lo faceva sempre ogni volta che lui le faceva quella domanda e lei gli dava quella risposta.
«La grande.» rispose lui, «Quella mezza matta della tua amica.» spiegò e sorrise.
Rebecca guardò l'orologio appeso alla parete alla sua sinistra, «Mmh... sono le due, credo che sia in fila.» rispose.
«Non ho capito perché non ha fatto come al solito.» disse Shane.
Rebecca alzò le spalle, «Dice che vuole godersi un concerto come una persona normale e fare la fila.»
«Come se fosse la prima volta.» sussurrò Shane all'orecchio di lei e Rebecca ridacchiò, posò le mani sulle spalle e gli sfiorò il collo con la punta delle dita; Shane le posò le mani sui fianchi e la baciò con dolcezza sulle labbra.
«Comunque verrà dopo nel backstage e anche domani farà la stessa cosa.» disse lei.
«I piccoli come stanno?» domandò Shane.
Rebecca sorrise, «Bene, le piccole pesti sono con i tuoi genitori.» rispose, «Sai, credo che li stiano viziando un po' troppo.» aggiunse.
Shane sorrise e le strinse i fianchi, «Ma non è vero!» disse, «Okay, forse li viziano un pochino...» si corresse, «Sono i loro nipotini, è giusto che li vizino!»
Rebecca ridacchiò, «Okay, come vuoi.» sussurrò e avvicinò il viso a quello di Shane, desiderando che lui la baciasse e Shane esaudì il suo desiderio, le prese il viso fra le mani e la baciò.
«Mi chiedo quando riuscirò a togliere quest'immagine dalla mia mente.»
Shane e Rebecca si scostarono, le guance rosse per il bacio e l'imbarazzo causato da Nicky.
«Uffa.» sbuffò Rebecca, «Nico... sono ormai quasi cinque anni che ci vedi baciare, dovresti ormai essere abituato.»
«Non lo sarà mai.» replicò Georgina, apparendo dietro Nicky.
«Dovrà rassegnarsi, prima o poi.» disse Shane e afferrò la vita di Rebecca che scoppiò a ridere.
Nicky alzò gli occhi al cielo e sbuffò mentre incrociava le braccia, «Voi tre vi divertite sempre a prendermi in giro.» borbottò, «Sono anni che vi siete coalizzati contro di me!» brontolò.
Georgina rise, «Oh, povero piccolo!» cinguettò abbracciandolo, «Su, non fare così, lo sai che ti vogliamo bene.»
Nicky sorrise alla moglie e la baciò velocemente sulle labbra. «Lo spero proprio.» mormorò, «Comunque,» aggiunse e si girò verso gli altri due, «siamo qui per dirvi che i bambini vi cercano.»
Rebecca e Shane annuirono e li ringraziarono, li seguirono in un'altra stanza del Croke Park Stadium.
«Ma ma ma ma.» parlottò Veronica quando vide Rebecca, lei la prese delle braccia di Mae e le baciò il viso prima di sistemarla sul fianco sinistro.
Shane prese in braccio il piccolo Nicky che gli spinse la mano sul viso, toccandogli il naso, Shane rise e lo sollevò in aria ridendo.
«Guarda che lo farai vomitare.» disse Nicky — quello grande.
«Ma non è vero.» esclamò Shane e abbracciò il figlio, «Non mi ha mai vomitato addosso.» disse, «Bhe... non dopo che gli ho fatto fare l'aeroplanino, comunque.» si corresse dopo aver scambiato un occhiata con Rebecca.
I loro genitori — quelli Shane, Yvonne, la madre di Kian e il padre e la madre di Mark si spostarono dalla porte opposta della stanza, su altri due divanetti.
Rebecca fissò la sua bambina e si sedette accanto a Shane, sfiorò con la mano sinistra la testolina di Veronica e sorrise nel vedere la fede all'anulare sinistro; guardò il solitario e ripensò, per un breve istante, al giorno in cui si era sposata con Shane. Erano passati una manciata di giorni da quando avevano festeggiato il loro terzo anniversario e, dopo la nascita dei gemelli Veronica e Nicholas, Rebecca sentiva che la sua vita era completa, anche se le sarebbe piaciuto avere un altro bambino ma era quasi terrorizzata dall'idea di poter aver un'altra gravidanza gemellare.
Ricordava ancora quando Shane le aveva chiesto di sposarlo; la chiamata che aveva fatto a Veronica per comunicarglielo e le sue urla di gioia, ricordava Tommy che le diceva di aver fatto impazzire la sua ragazza che non faceva altro che parlare del vestito che avrebbe indossato, dei fiori e di tutto ciò che era legato al matrimonio — poi le aveva fatto le congratulazioni, ridendo e dicendo che era molto felice per lei.
Mentre guardava i suoi bambini ripensò a quando aveva detto a Shane che forse era incinta, la sua gioia quando aveva scoperto che sarebbe diventato padre, la sorpresa e lo sgomento quando l'ecografia aveva rivelato che erano due i bambini, e la gioia di avere fra le braccia quei due fagottini che ormai avevano dieci mesi e due giorni.
«A cosa pensi?»
Rebecca guardò Shane e sorrise, «A nulla di particolare.» rispose, guardò la bambina che si agitava fra le sue braccia e la fece scendere a terra, dove la bimba si sedette e iniziò a giocare con le sue scarpine, cercando si staccare le linguette con il velcro.
Il piccolo Nicky vide la sorella e volle scendere anche lui dalle braccia di Shane e iniziò a dimenarsi e lanciare piccoli urletti, Shane sorrise e posò il bambino accanto alla sorella. «Non vi picchiate.» mormorò.
«Ehm... non ti stanno ascoltando.» fece Mark seduto di fronte a loro, indicando i gemellini.
Rebecca e Shane abbassarono la testa e fecero in tempo a vedere Veronica che dava uno spintone a Nicky, il bambino cadde all'indietro e Shane lo afferrò prima che sbattesse la testa. «Veronica... non devi picchiare tuo fratello!» esclamò Rebecca prendendo in braccio la bambina, «Oh, piccolo Nicky.» mormorò guardando il bambino che piagnucolava sulla spalla di Shane. Veronica si guardò attorno e si strinse alla collo di Rebecca.
Un assistente entrò e li chiamò, informandoli che dovevano registrare le interviste per quello che sarebbe stato il contenuto speciale “The last weekend – behind the scenes -” del dvd del concerto — lo avrebbero registrato il giorno dopo —; Shane baciò le teste dei bambini e diede Nicky a Rebecca, baciò anche lei e andò via con gli altri.
«Ehm... qualcuno mi da una mano?» disse lei vedendo che Nicky aveva tutta l'intenzione di vendicarsi della spinta di prima — stava cercando di afferrare i capelli della sorellina ma, invece, prese quelli della madre e li tirò.
Georgina rise e la raggiunse, le liberò i capelli e prese in braccio il bambino, «Sei un vero monello!» disse e gli solleticò la pancia, il bambino rise e lanciò un urletto di gioia.
Jodi le raggiunse — era andata a cambiare il pannolino di Koa — e si sedette accanto a loro con il bambino in braccio. Rocco e Jay erano con la nonna e giocavano con delle macchinine.

***

Nicky era rimasto sul palco mentre Kian, Shane e Mark erano ritornati dietro le quinte.
La piccola Veronica si dimenò fra le braccia di Rebecca e protese le manine paffute verso Shane, che la prese in braccio e baciò velocemente Rebecca sulle labbra. Il piccolo Nicky era in braccio a Mae e si succhiava il pollice destro, ignorando la confusione attorno a lui.
Kian tornò sul palco insieme a sua madre, Koa era in braccio a lui; poi fu la volta di Shane insieme ai suoi genitori e ai gemelli. Uscirono anche Yvonne con Rocco e Jay e, infine, Mark, insieme a sua madre e suo padre.
Rebecca, Jodi e Georgina si spostarono, in modo da poter vedere anche loro il palco.
«Come sono carini!» squittì Rebecca, prese il cellulare e iniziò a fare foto. «Koa è un vero pasticcino, me lo mangerei di baci.» disse indicando il bambino che stringeva l'indice di Kian.
Rebecca si commosse quando vide la piccola Veronica che si stringeva a Shane mentre osservava con curiosità e anche un po' di paura la folla.
Sul suo cellulare arrivò un SMS di Veronica: “La tua bambina è bellissima!”
Rebecca sorrise mentre lo leggeva e riprese a guardare Shane che cantava, riprese a fare foto a lui e ai bambini, sorridendo fra le lacrime di commozione, anche Georgina e Jodi erano commosse, piangevano e sorridevano mentre facevano foto e filmati.
La canzone finì e i bambini rientrarono insieme ai nonni, Rebecca approfittò di quell'istante per dare un bacio veloce a Shane e sussurrargli che lo amava prima di riprendere in braccio la bambina.

«Ti amo.» mormorò Rebecca all'orecchio di Shane, stringendosi a lui, fregandosene del fatto che lui fosse sudato.
«Ti amo.» le disse lui e la baciò sulle labbra, «I bambini?»
«Sono con i tuoi.» rispose lei, «Sono super eccitati e non hanno un briciolo di sonno.» disse, «Sarà dura farli addormentare...» sospirò.
Shane le sorrise e le strinse la mano mentre la guardava negli occhi, «Non preoccuparti, una ninna nanna, un po' di coccole e dormiranno come angioletti.»
Rebecca alzò un sopracciglio, dubbiosa sul fatto che si sarebbero addormentati con una ninna nanna, come minimo avrebbe dovuto passeggiare su e giù per la camera d'albergo per una buona mezz'ora prima che uno di loro chiudesse gli occhi, vinto dal sonno, «Se lo dici tu.» borbottò.
«Becky!»
Rebecca si girò verso Veronica e le andò in contro, felice di rivedere la sua migliore amica. In quei quattro anni si erano viste spesso — una cosa che Shane aveva imparato in fretta era che, nel cuore di Rebecca, Veronica aveva un posto di rilievo —, e ogni volta che s'incontravano erano sempre felici. Le due amiche si abbracciarono, ridendo.
«Vi siete viste ieri pomeriggio.» disse Nicky, «Sembra che non vi vedete da anni!»
«Oh, Nico, taci!» borbottò Rebecca.
«I miei nipotini?» domandò Veronica che aveva ignorato le parole di Nicky.
Rebecca sorrise, «Sono con Mae e Peter.» rispose, «Andiamo che voglio vederli.» disse e lanciò una breve occhiata al cugino, per vedere se avesse qualcosa da ridire anche su quello. Nicky, però, stava parlando con Shane. «CI vediamo fra poco.» disse a suo marito.
Insieme a Jodi e Georgina raggiunsero i genitori dei ragazzi; «Oh, come sono carini!» squittì guardando i bambini. Si avvicinò alla sua omonima e le prese la manina paffuta fra le dita. «Ti ruberei e ti porterei sempre con me!» le disse e le fece il solletico sul pancino. La piccola ridacchiò e si agitò fra le braccia della nonna, per poi sporgersi verso la “zia” per farsi prendere in braccio.
Rebecca prese Nicky e si sedettero su uno dei divanetti, dall'altra parte della stanza, insieme a Georgina e Jodi che cullava Koa.
«Perché lui dorme e loro no?» borbottò Rebecca fissando i figli che avevano l'aria di quelli che avrebbero voluto rimanere svegli tutta la notte.
Jodi le sorrise, «È solo stanco.» rispose.
Rebecca sistemò Nicky sulle ginocchia, tenendolo contro il suo corpo per evitare che il bambino si buttasse per terra — era già successo una volta e non voleva rivivere l'esperienza di passare due ore al pronto soccorso e guardare il suo bambino che subiva esami medici —, «Spero che si stanchino anche loro.» disse, «In fretta, magari.»
«Veronica potrebbe sempre cullarli.»
Rebecca sorrise nel sentire la voce del marito — non si era accorta che lei e le altre avessero chiacchierato così tanto da dare il tempo ai ragazzi di farsi una doccia veloce e cambiarsi. «Eh già.» disse, «La brava zietta deve far addormentare i bambini... altrimenti che zietta è?» aggiunse guardando Veronica.
«Bhe... io ci provo ma non assicuro nulla.» disse l'altra, «Non sono esperta, lo sai.»
«Sarebbe anche ora che lo diventassi.» replicò Rebecca.
Veronica arrossì e abbassò lo sguardo, «Ehm.. potrei avere una Coca?» domandò guardando Mark che le aveva messo davanti una birra.
«Una Coca?» fece Rebecca perplessa, era la prima volta che Veronica rifiutava una birra. «Stai bene?» domandò.
Veronica accarezzò i capelli della bambina, passando le dita fra i capelli biondo-rossicci e non rispose mentre le sue guance si colorarono di rosso.
«Veronica?» la chiamò Rebecca, ignara che gli altri le stessero guardando, «Ronnie? Nica?»
«Non chiamarmi Nica!» sbottò l'altra.
«E tu dimmi cosa ti prende per rifiutare una birra!» esclamò Rebecca.
«Sembri lei quando era incinta!» commentò Shane, «L'odore la faceva vomitare.»
Veronica arrossì ancora di più.
«Veronica...» fece Rebecca, «Sei incinta?» squittì.
«Cosa?» esclamò Kian.
Veronica alzò il viso, ormai completamente rosso dall'imbarazzo. «Ehm... sì.» sussurrò in risposta.
«E quando avevi intenzione di dirmelo?» domandò Rebecca e diede Nicky a Shane, «Al momento del parto?»
Veronica la guardò, mordendosi il labbro inferiore, «Domani?» mormorò, «Ho fatto il test ieri sera solo perché Tommy ha insistito... e l'ho ripetuto stamattina.» disse, «È positivo.»
Rebecca sorrise, un sorriso che le illuminò il volto stanco e abbracciò l'amica. «Oh, mio Dio.» mormorò, «Sono così felice!» disse, «I nostri bambini cresceranno insieme!» esclamò, felice per quella notizia, ancora di più di quella che l'amica le aveva detto il giorno precedente, ovvero che lei e Tommy si sarebbero trasferiti a Dublino — Tommy aveva ricevuto una promozione con conseguente trasferimento e, fra Roma e Dublino, aveva scelto quest'ultima.
«Oh mio Dio.» disse Kian, «Avremo un'altra baby Veronica.»
«Non so ancora se è femmina!» protestò l'interessata.
«È lo stesso.» disse Kian, «Ci sarà un altro matto come te.» esclamò, «Non credo che l'Irlanda sia pronta per tre persone come voi.» disse indicando Rebecca e Veronica.
«Ehi!» protestò Shane, «I miei bambini non sono matti!»
«Uno sarà paranoico e protettivo come Nicky, l'altra fuori di testa come Veronica...» ridacchiò Jodi, «Una bella coppia.»
«Io non sono paranoico!» squittì Nicky.
«Ah no?» fece Rebecca e sorseggiò la sua birra, «Ti preoccupi ancora del tatuaggio.»
«Metà è sulla tua chiappa destra!»
«Solo un pezzetto.» lo corresse lei.
Nicky sbuffò e incrociò le braccia al petto mentre borbottava che ce l'avevano tutti con lui.
«Per fortuna non sa tutto.» disse Veronica.
«Tutto cosa?» chiese Shane, «C'è qualcosa che non so e dovrei sapere?»
«Ma no!» rise Veronica, «Non preoccuparti.» disse e prese un sorso di Coca, «Sono solo alcune cose che abbiamo fatto al liceo...»
«Quali?» chiese Mark, curiosi di saperne di più.
«Niente.» mugugnò Rebecca e guardò Veronica, «Non dire nulla.» le disse in italiano.
«Perché non dovrebbe dire nulla?» chiese Shane e Rebecca maledì se stessa per avergli voluto insegnare qualche parola in italiano. «Io sono curioso.»
«Sono solo stupidate, nulla d'interessante!» squittì lei.
«Ma siamo curiosi.» replicò Shane, «Tutti quanti.» Rebecca sospirò e diede un pizzicotto alla mano di Veronica, una piccola vendetta. «In seconda liceo Veronica mi ha costretto a saltare la scuola per andare davanti al liceo classico dall'altra parte del quartiere perché c'era un ragazzo che le piaceva.» raccontò.
«E tu mi hai portato direttamente dall'altra parte della città!» protestò Veronica, «E mi hai quasi fatto cadere!»
«Perché avevo visto il professore di storia!»
«Ti era sembrato di averlo visto, non ne eri sicura.»
«A me sembrava lui.»
«Non era lui.»
«Sì che era lui.»
«Anche se fosse... dovevi proprio spingermi in mezzo all'aiuola?»
«Meglio in mezzo lì che nella stanza del preside!»
«Ehm... resettate la lingua.» disse Mark.
«È colpa sua!» si difese Rebecca, «Come quella volta che siamo andate in un pub e per poco non ci sbattevano fuori perché avevamo quindici anni e non diciotto.»
«Sei andata in un pub a quindici anni?» squittì Nicky, «Ma... Bex!»
«E quella volta che dopo l'addio al nubilato di Anna sei andata a sbattere contro un cestino della spazzatura e ti sei scusata?» fece Veronica.
«Credevo di essere andata contro una persona!» si difese Rebecca.
«Alta un metro e dieci?»
«Poteva essere un bambino!»
«In giro da solo, alle due di notte, per le strade di Milano?»
«E allora poteva essere un nano!»
«Un nano? Di forma cilindrica e con una gamba sola?»
«Ragazze... parlate in inglese...» disse Shane, «Ho capito solo che sei andata contro un nano dentro un cestino della spazzatura.» si rivolse a Rebecca, lei guardò Veronica e scoppiò a ridere.
«No!» squittì fra una risata e l'altra, «Ho detto che sono andata a sbattere contro un cestino e mi sono scusata perché pensavo che fosse una persona.»
«Quanto eri ubriaca?» domandò Mark.
«Mai tanto come quando Veronica ha bacia-»
«Rebecca!»
«Ha baciato il padre di Ricky pensando che fosse il figlio.» finì Rebecca.
«Almeno io non ho scambiato un cestino per una persona!»
Rebecca alzò gli occhi al cielo, «Okay.» disse, «Ma io non ho baciato il padre del ragazzo che mi veniva dietro, eh.» esclamò e riprese in braccio la bambina, che si appoggiò contro di lei e infilò il pollice destro in bocca, «Ricky c'è rimasto male, poverino.»
«Tutti ci sarebbero rimasti male.» commentò Georgina, seduta accanto a Nicky, che si teneva la testa fra le mani, mormorando che lui certe cos non voleva saperle, soprattutto se riguardavano sua cugina.
Veronica sorseggiò la sua bevanda, «Non è colpa mia.» disse, «La colpa è degli altri che avevano corretto la coca con l'Avana!» esclamò, «E del padre di Ricky che è apparso all'improvviso.»
«Sì, ma Ricky era accanto a lui!» squittì Rebecca e gli altri risero, «Cinquanta centimetri più a destra e avresti baciato il ragazzo giusto!»
«Ricky il brufoloso?» domandò Veronica. «Molto meglio suo padre.»
«Ma Ricky si è messo a piangere e lo hanno preso in giro per tutto l'anno!» disse Rebecca.
«E la colpa è tua che sei voluta andare alla sua festa solo per vedere Filippo!» esclamò Veronica «E mi hai lasciato sola mentre tu e lui vi baciavate nel sottoscala!»
«Chi è questa persona?» domandò Shane, «E perché non ne sapevo nulla?»
Rebecca lo fissò e abbassò il viso, imbarazzata. «Avevo quindici anni.» mormorò. «E Filippo era uno che mi piaceva.»
«E dovevi baciarlo nel sottoscala?» chiese Nicky, «Più vengo a sapere certe cose più vorrei tanto non averle sapute!»
«Non ascoltarci, allora.» disse Veronica e sorrise. «E comunque non è successo nulla di grave.»
«Nulla di grave?» squittì Rebecca, «Abbiamo avuto due mesi di punizione!»
«Mi pare giusto.» esclamò Nicky, «Anzi, mi pare troppo poco.» si corresse, «Sei mesi mi sembrano più adatti.»
«Sei mesi di punizione per aver baciato un ragazzo?» fece Shane, «Non ti pare di esagerare?»
«Voglio vedere cosa farai quando sarà tua figlia a baciare un ragazzo.» replicò Nicky.
«Oh, ma io le impedirò direttamente di uscire.» disse Shane, «Così sarà al riparo da qualsiasi tentazione.»
«Shane!» squittì Rebecca, «Non farla uscire? Vuoi segregare i nostri bambini?»
«Nicky no, solo Veronica.» rispose lui, «E mi sembra giusto, con tutto quello che avete combinato tu e Veronica...» sospirò e sorrise mentre sfiorava la schiena del piccolo Nicky che era tranquillo, come se si stesse per addormentare.
Rebecca sorseggiò la sua birra. «Non abbiamo fatto così tanti danni, dopotutto.» mormorò, «Siamo brave ragazze, in fondo.» disse e Veronica — quella grande — annuì.
«Molto in fondo.» le prese in giro Kian.
Rebecca chinò il viso e si dipinse un finto broncio sulle labbra, e baciò la testolina della figlia.
«Io ti amo per come sei.» le sussurrò Shane prima di baciarla velocemente sulle labbra.
Lei sorrise e guardò Shane, «Uh, meglio così.» disse.
«Bhe, io sono curioso di sentire altre storie.» esclamò Mark.
«Io no.» replicò Nicky, «Non oggi, almeno.»
«Dopo domani va bene?» esclamò Shane mentre gli altri risero divertiti.

***

Rebecca fissò i bambini che dormivano insieme nello stesso lettino che aveva fornito l'hotel; si erano addormentai due minuti dopo essere saliti in auto e avevano continuato a dormire per tutto il tragitto. Adesso erano tranquilli, con indosso pannolini e pigiamini puliti, che succhiavano il ciuccio.
«Li consumerai.»
Rebecca si voltò verso Shane e gli sorrise, ricordando che lei gli aveva detto le stesse parole quando i bambini avevano poche ore di vita. «Li stavo solo guardando.» disse e sfiorò i capelli legati in una morbida treccia.
«Hai visto che dormono come angioletti?» mormorò lui abbracciando da dietro Rebecca e posandole le mani sulla pancia, «E tu che non ti fidavi di me!»
«Ma io mi fidavo di te!» squittì lei e reclinò la testa, posando contro la spalla di Shane.
«A me sembra di no.» ridacchiò lui e le baciò la spalla, «Avevi l'aria scettica.»
Rebecca sorrise, si chinò sopra i bambini e baciò le loro fronti, si spostò e andò verso il letto.
Shane si chinò e baciò i bambini, «Vi amo.» sussurrò, alzò la spondina del lettino e si assicurò che fosse incastrata bene, raggiunse Rebecca e si sdraiò accanto a lei.
Rebecca lo fissò prendere il cellulare e digitare alcuni messaggio. «A chi scrivi?» domandò, curiosa e anche un pizzico gelosa.
«A Fred.» rispose lui, riferendosi a un suo amico che viveva a Dublino; Rebecca non disse nulla e si limitò a fissarlo, continuando a ripetersi che era stata fortunata a trovare un uomo come lui, anche se ci avevano messo un po' di tempo a capire che erano fatti l'una per l'altro ma, ormai, non le importava più: erano sposati, si amavano e avevano due bei bambini, che ora dormivano tranquilli a due metri da loro. Non poteva chiedere di meglio: aveva una famiglia meravigliosa, tanti amici, un cugino paranoico e ansioso, che le voleva bene e che avrebbe fatto di tutto per lei — ne era certa, Nicky era stato come un fratello maggiore, per lei — una migliore amica, la stessa da ormai ventitré anni , che presto sarebbe diventata madre anche lei, che avrebbe abitato nel suo stesso Stato — era felicissima al pensiero di poterla vedere più spesso di quanto aveva fatto in quei quattro anni, dove si erano viste ogni due-tre mesi —; la sua vita era splendida e si sentiva costantemente su una nuvoletta rosa, dove volavano unicorni.
«A cosa pensi?»
Rebecca sorrise e abbracciò Shane, posò la testa sul suo torace e gli strinse la mano, intrecciando le dita con le sue. «Sono felice.» rispose.
Shane le baciò la testa, «Anche io.» mormorò e le posò la mano sulla spalla, stringendola con delicatezza, «Ti amo.» disse dopo qualche secondo di silenzio.
Rebecca alzò il viso e lo guardò, nella semi oscurità e sorrise, felice come ogni volta che lui le diceva quelle due parole. «Ti amo.» mormorò e chiuse gli occhi mentre avvicinava il viso a quello di lui, gli sfiorò le labbra con le proprie, apprezzando come sempre il sapore e la morbidezza delle labbra di suo marito. «Sempre.» aggiunse socchiudendo gli occhi, «Ogni secondo, anche quando i bimbi piangono e tu fai finta di dormire...»
«Io non faccio finta di dormire!» replicò Shane e sorrise, «Io dormo sul serio.» disse e sfiorò i capelli di lei, «E comunque ogni tanto mi sveglio anche io.»
Rebecca ridacchiò e posò le fronte contro la tempia di Shane e si sdraiò sul fianco sinistro per stare più comoda, «Lo so, sciocco.» disse, «Ti stavo prendendo in giro.» mormorò e strinse la mano che teneva quella di Shane, rimase in silenzio, fissando il viso di Shane, il suo profilo, sorrise ancora e sbadigliò.
Shane le baciò la fronte, «Dormi, piccola.» mormorò al suo orecchio, «Buona notte.»
«'notte.» sbadigliò lei, si sistemò su di lui, posando la testa sul suo torace e chiuse gli occhi.
Shane le sfiorò la schiena, sentendosi fortunato ad avere Rebecca nella sua vita, che loro due avessero avuto due splendidi bambini. Un capitolo della sua vita si stava chiudendo e se ne sarebbe aperto un altro, ancora più felice, ne era certo.
Sorrise e chiuse per un attimo gli occhi, mentre nella sua mente iniziavano a farsi strada quelle domande che, ogni tanto, saltavano fuori dal nulla.
“E se non avessi chiesto a Gillian di sposarmi?”
“E se, quella mattina del ventotto giugno del 2003 le avessi detto la verità? Se le avessi detto che ero innamorato di lei?”
“Se avessi annullato il matrimonio quando sono tornato dall'Asia, quello stesso anno?”
“Se non avessi smesso di chiamarla?”
“Se le fossi stato accanto quando è morto suo padre?”
“E se...”
Respirò a fondo, scacciando quei pensieri: non poteva tornare indietro e cambiare qualcosa, perché, comunque, lei era lì, con lui, fra le sue braccia.
Ascoltò per qualche istante il respiro di Rebecca e si tranquillizzò. L'unica cosa di cui non si perdonava era non essere stato vicino a lei quando Shawn era morto, avrebbe voluto esser lì con lei, per starle vicino, consolarla e aiutarla. Purtroppo, però, neanche quella cosa si poteva cambiare, anche se era stato quell'avvenimento che gli aveva fatto capire cosa dovesse fare, anche se poi gli ci era voluto un anno e mezzo per farla. Accarezzò la spalla di Rebecca e le scostò una ciocca che gli stava per finire in bocca.
Sbadigliò e chiuse gli occhi, ascoltando distrattamente i rumori che provenivano dall'esterno della stanza; si concentrò su quelli che provenivano dall'interno, pensando, ancora una volta, che era fortunato ad avere Rebecca, Nicholas Shawn e Veronica Tracy nella sua vita.
Cullato dai respiri dei suoi figli e da quello di sua moglie si addormentò.



Scusate il ritardo con cui posto il capitolo, l'epilogo di questa storia... se avessi aspettato ancora un po' avrebbe compiuto un anno! xD
Comunque... bhe, non ho nulla da dire, tranne che ho adorato scrivere questa storia, anche se ogni tanto mi ha causato qualche problemuccio... *picchia Shane e Rebecca*.
Ringrazio tutte le persone che hanno commentato, messo la storia in una delle liste e chiunque l'abbia letta. Grazie di cuore *sparge amore*
Naturalmente ringrazio i miei amorzzi, i Westlife, che da quindici anni e mezzo rallegrano le mie giornate con le loro voci.
P.S: ho scalettato i missing moments di questa storia e inizierò a pubblicarli appena sarà a metà della mia nuova storia “Burn”.

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