Smooth Journalist

di bubi90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Francy/Cassy/? ***
Capitolo 2: *** Tarne Graffacy ***
Capitolo 3: *** Bella ***
Capitolo 4: *** Jeffrey ***



Capitolo 1
*** Francy/Cassy/? ***


Francy...Cassy....?



 

British Museum di Londra

18 ottobre 2021


Neanche troppo stranamente per quel luogo dell’Inghilterra, sul museo più importante  della capitale inglese stavano aleggiando delle ampie nuvole scure.

I negozi attorno alla piazza di fronte al British facevano comparire piccoli bagliori in quel panorama fin troppo grigio, che riusciva però a suscitare un non so che di magico su chiunque vi avesse messo piede, specialmente se proveniente dagli ambienti europei meno inclini a quel clima così poco assolato.

Francy Tisani si era però ormai abituata a quell’atmosfera così diversa da quella italiana da cui proveniva, dati i suoi continui viaggi in quel luogo che aveva ammirato e amato fin da bambina.

Ma più era corso il tempo più i suoi viaggi erano stati sempre meno di piacere e sempre più di dovere.

“Signorina..Cassy Santiago?”

La voce di un uomo dall’aspetto massiccio e dall’abbigliamento elegante richiamò la donna, facendola voltare con uno dei suoi migliori sorrisi.

“Proprio io. È un piacere Damon, ha quel che sto cercando?”

Lunghi capelli biondi fino alla vita e un accento vagamente latino incrinarono la voce di quella che, in quel momento, era una promettente segretaria argentina, in cerca di un posto di lavoro a fianco del magnate della moda russa Vladimir Patinski, proprietario di gran parte delle boutique più prestigiose nella zona nord di Piccadilly e, casualmente, in viaggio a Londra per un’esposizione contenente tutte le più raffinate creazioni del proprio Atelier.

“Certamente Cassy e… grazie per l’incontro dell’altra sera. Sarà un piacere lavorare con lei.”

“Sempre se Patinski mi sceglierà come sua prossima assistente!”

“Lo farà di certo, ne sono sicuro. Ora mi scusi, non vorrei potesse sospettare qualcosa. Ci vediamo stasera.”

Un ultimo sorriso ambiguo e sicuro di sé e il congedo di Francy si era concluso.

Sapeva che far credere alla guardia del corpo del facoltoso proprietario della File Blue di avergli evitato un licenziamento, a causa della cattive abitudini, mal sorvegliate, del capo di spassarsela con giovani e aitanti modelle, l’avrebbe ripagata.

Infilò la busta gialla all’interno della borsa nera in pelle e si avviò con molta calma verso il Caffè Nero più vicino, fermandosi, casualmente, al bagno delle signore, prima di ordinare un caffè lungo arabo.

La giovane bionda fece il suo ingresso all’interno del cubicolo, vestita di tutto punto, con il suo bel tailler per riuscirne, appena qualche minuto dopo, avvolta in un golf pesante di lana cotta e un bel paio di leggins neri, e non più molto bionda in quello chignon di lisci e folti capelli castani.

Francy Tisani, giornalista esperta in opere d’arte e critica teatrale e cinematografica era nuovamente all’assalto, ma stavolta per motivi ben diversi rispetto ai soliti scoop su presunti tesori nascosti di Hitler o ritrovamenti di primitivi filmati non appartenenti ai Lumiere.

Simon Lorens era il suo obiettivo, meglio conosciuto come Robin City, il falsario più famoso di tutta l’Europa occidentale, tenuto d’occhio dai servizi segreti inglesi da anni ma mai catturato.

Erano ormai mesi che stava sulle tracce del ladro di opere d’arte, dopo un attento studio dei suoi gusti, dei suoi colpi e… dei suoi modi alquanto audaci e mai cruenti di impossessarsi delle vere opere per poi sostituirle o venderle con dei falsi.

Era stato difficoltoso riuscire a mettere insieme tutte quelle informazioni, ma il fatto che l’ispettore capo di Scotland Yard fosse un suo caro amico, nonché l’uomo che più volte l’aveva usata come consulente per le proprie indagini aveva dato il suo ottimo contributo per il profilo che era riuscita a stilare.

Essere una giornalista d’arte aveva comportato una vita sedentaria e cinica per molti dei colleghi della donna, ma non per lei.

No, la visione di giornalismo d’arte per Francy era molto di più. Deviata da telefilm polizieschi e da scatoloni di vecchi libri, si era presto ritrovata non più a fantasticare su una specie di Indiana Jones al femminile ma a diventare una vera e propria esperta delle tecniche più inusuali e, a dirla tutta, poco legali per seguire le proprie notizie.

E così, fra un inseguimento e l’altro l’interesse verso il più talentuoso falsario del secolo si era intensificato, divenendo sempre più simile a una mania e arrivando a farla volare fino a Londra, per assicurarsi un incontro con lui… a sua insaputa.

All’interno della mostra di creazioni di alta moda, oltre ai costosissimi abiti, avrebbero avuto un posto di rilievo gli addobbi gentilmente concessi da vari musei del mondo, tra i quali un Kirchner trasportato dal vicino British.

Simon si sarebbe mai fatto scappare un’occasione del genere dopo che il colpo che aveva tentato l’anno precedente proprio all’interno del museo per recuperarlo era fallito? NO, Francy credeva proprio di no.

Ma stavolta il suo amico Sam e la sua squadra non avrebbero dovuto interferire.

Non a caso, al galà, non sarebbe stata presente la giornalista temuta dai proprietari di ricchezze Francy Tisani, ma la giovane e aitante Cassy, dallo spirito immacolato e il pungente fiuto per gli affari.

La donna sorrise, avviandosi con la tazza di caffè caldo in mano al proprio albergo in centro.

C’era da preparare l’aspirante segretaria al proprio invito speciale all’evento dell’autunno inglese.

 


NdA

Eccomi qua. Ok il capitolo è abbastanza breve e si capisce ben poco di ciò che succederà e di come ma...è appunto per questo solo il primo capitolo. Già dal secondo giuro che le cose si faranno più interessanti!
Per favore commentate, recensite, insomma: fatemi sapere cosa vi piace, cosa no, se avete suggerimenti e se devo darmi all'alcool!!!
Un bacio
Bubi90

 

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Capitolo 2
*** Tarne Graffacy ***


Tarne Graffacy



 

Il Capital Hotel di Londra era conosciuto in tutto il mondo come uno dei più antichi e raffinati alberghi di tutta la capitale, della quale infatti portava il nome, e permettersi una suite all’interno di quell’edificio era una cosa pressoché impossibile. Ma una camera doppia poteva comunque fornire la stessa strabiliante esperienza a costi più contenuti, anche se, come si può immaginare, comunque alti.

Ed era proprio dal Capital che Cassy stava uscendo per fare il proprio ingresso nel taxi che aveva prenotato, diretto esattamente alla boutique principale del File Blue, dove si sarebbe tenuta la mostra.

I lunghi capelli biondi erano stati lasciati cadere mossi sulla schiena libera, sopra quel vestito lungo color tiffany che pareva perfetto per l’occasione.

Una piccola borsetta nera e una giacca doubleface, esternamente in un raffinato velluto in contrasto con la pelle nera interna.

Sicuramente quella sarebbe stata una delle più importanti serate della sua vita, qualunque fosse stato il risultato, anche se, bisognava ammetterlo, se tutto andava secondo i suoi piani presto avrebbe avuto una collaborazione alquanto proficua per la sua carriera e per la sua vibrante curiosità in ambito artistico.

Il viaggio verso la boutique fu breve, non a caso aveva scelto proprio il Capital come luogo dove risiedere. Adatto per andare ancor di più per tornare. Discreto, vicino e con un sistema di sorveglianza con doppia faccia della medaglia: grande sicurezza per i clienti, possibilità pressoché nulla di essere visti se non lo si desiderava.


“Il suo invito prego, signorina…?”

“Santiago, Cassandra Santiago”

Rispose alla donna all’ingresso con in mano la lista degli invitati, porgendole il proprio portato appena qualche ora prima dall’energumeno di Palinsky.

In meno di qualche secondo un sorriso di benvenuto le fu dedicato e lei non perse tempo ad entrare nella boutique.

Aveva viaggiato molto per il proprio lavoro anche se in pochi anni, ma poteva dire di aver visto luoghi ed opere di straordinaria bellezza. E ciò le dava la conoscenza sufficiente per esprimere un parere più che sorpreso su quel luogo stupendo immerso nelle più lussuose rappresentazioni artistiche.

Attorno a lei poteva riconoscere nomi in vista non solo della moda ma di tutto il mondo mondano in generale, da un importante imprenditore nel campo dei vini, a una modella, a un incredibile avanguardista della pop art, a un ambasciatore orientale.

Le modelle erano sistemate adeguatamente in posa per tutte le stanze della boutique, attorniate dai vari capi sulle stampelle e dalla parte che più le importava in quel momento: i dipinti.

Il Kirchner era situato in una delle salette minori, una sola modella e un’apertura per l’ingresso dell’aria esattamente sopra alla cornice.

Estremamente facile sarebbe stato per Lorens recuperare quel dipinto, proprio per questo il colpo pareva troppo facile da realizzare, persino per una come lei e proprio per questo troppo scontato.

Cassy arricciò le labbra osservando la modella indossare uno stupendo abito cremisi con spacco, ispirato molto probabilmente a uno dei vecchi modelli di Valentino. Scontato e quanto mai grossolano per essere definito un abito di alta moda.

La semplicità non attirava mai Lorens e lei lo sapeva bene, ma non avrebbe mai rinunciato a quel furto, e anche questo lo sapeva.

Allora cosa poteva essere quella strana sensazione che la stava prendendo?

“Un bicchiere di champagne?”

“Certo”

“Facciamo due allora”

La voce di un uomo bruno che l’aveva affiancata ridestò Francy da quelle risposte poco attente, dettate dal suo osservare il dipinto e la parete dal riflesso sul ciondolo della modella.

“Mi scusi ma… ho notato che sta osservando questo abito. Le piace lo stile?”

“Mmm direi di no. È una copia di un Valentino. Rivisitata certo ma è un Valentino di trent’anni fa. Bisognerebbe attendere di più per ripescare stili passati.”

L’uomo sorrise, inserendo la mano destra nella tasca del completo gessato scuro, mentre la sinistra si portava leggermente in avanti a battere il cristallo del floute contro quello della giovane.

“Se ne intende di moda… non tutte le donne lo fanno. Di solito la seguono e basta.”

“Non solo di moda, ad esempio il dipinto dietro di noi. Appartiene a una corrente artistica molto interessante, un’avanguardia non vista bene ai suoi tempi.”

“Nessuna avanguardia è stata mai apprezzata dai contemporanei e Kirchner è uno dei migliori pittori tedeschi mai visti. Un’opera eccezionale, non a caso conservata al British Museum… mi chiedo come abbiano fatto ad ottenerlo per una mostra di questo livello…”

L’uomo si voltò dietro di sé, osservando il quadro nel descriverne ogni suo più dettagliato particolare artistico e stilistico, sorprendendo non poco la giornalista, sorpresa di incontrare qualcuno interessato come lei più alle opere d’arte che alle modelle in quel luogo pieno solo di modelle e acquirenti.

“Complimenti, ottima conoscenza… Signor?”

“Tarne Graffacy, allestitore di mostre. In effetti allestitore di questa mostra.”

“Cassandra Santiago, aspirante assistente del signor Palinsky. Non devo aver fatto una bella figura.”

L’uomo allungò la mano destra verso Cassy, costringendola a staccarla dalla propria borsa e a distogliere lo sguardo dalla stanza, alla quale fino a quel momento aveva concesso tutta la propria attenzione.

La donna doveva ammetterlo, quell’uomo era davvero molto interessante, e aveva anche uno splendido sorriso, non fosse stato per il leggero segno sulla fronte che aveva lasciato quello che ipotizzò essere stato un cappello, prima che lo togliesse.

“Non si preoccupi. È un piacere poter avere una conversazione con qualcuno che si intende di arte e… se mi vuole scusare devo controllare le altre sale. Ma non se ne vada, farò in modo di tornare con qualcosa da bere.”

Francy non ebbe neanche il tempo di affermare che sarebbe rimasta ad aspettare in quella stanza, anche perché non avrebbe lasciato solo quel quadro per nulla al mondo, che l’uomo già si era allontanato tra i molti invitati.

Era strano che ancora non fosse successo nulla, o che almeno non ci fosse stato segno di qualcosa di stravagante. Era convinta che Lorens si sarebbe fatto vivo, ed era sua premura ogni volta lasciare la propria firma con un biglietto, o su una parete o nei modi più disparati.

Ma non c’era traccia che qualcosa sarebbe potuto accadere.

“Cassy il signor Palinsky è da sola. Ti conviene avvicinarti adesso.”

Il sussurro di Damon riportò alla mente già in preda alle congetture della donna che in quel momento, purtroppo, doveva mantenere anche la propria copertura.

Vladimir Palinsky era un milionario, proprietario di opere e creazioni fra le più belle al mondo, escluso quel finto Valentino di dubbio gusto, ma non si poteva dire che fosse né un bell’uomo né un onesto cittadino.

Molti avevano ipotizzato che le sue opere più prestigiose fossero state sottratte ad artisti e stilisti tramite ricatti, ma mai nessuna prova a suo carico era stata trovata dalla polizia, neanche da Scotland Yard.

“E’ un’opera magnifica. Un Picasso del periodo blu. Ma l’abito cremisi che si trova di fronte ha una linea così perfetta nel contrasto con l’opera che la fa appassire in secondo piano.”

Quale miglior modo per la giornalista di approcciarsi al grande capo se non con qualche lusinga?

Quell’uomo era quanto di più egocentrico e superbo potesse ritrovarsi in quella boutique e non c’era modo migliore di poter attirare la sua attenzione, tranne che se lo si faceva con argomenti troppo leggeri o senza basi culturali.

“È stata una scelta del mio allestitore, seguendo i miei consigli più autorevoli. Noto con piacere che ha notata la cosa signorina Santiago. Si, so esattamente chi lei sia, ma noto con piacere che le sue qualità sono ben maggiori di quanti me ne siano state riferite.”

La donna sorrise alle lusinghe di quell’ormai attempato playboy, passando una mano fra i lunghi capelli biondi e assecondando quelle sottili avance che l’uomo le stava velatamente mandando con lo sguardo.

Se mai qualcuno nella sua carriera giornalistica avesse cercato di assumerla per le ragioni che egli stava citando probabilmente lo avrebbe denunciato, o come minimo minacciato con un tagliacarte.

Ma quella non era Francy in quell’esatto momento, e di certo non poteva rischiare di perdersi Lorens per colpa di un impedimento di quel genere.

“Sono felice che le mie doti siano apprezzate signor…”

Non fece in tempo a terminare la frase che improvvisamente tutta la sala si trovò immersa nel buio, come anche il resto della boutique.

“Oh lo spettacolo di Graffacy sta iniziando.”

Uno spettacolo allestito dal curatore della mostra? Era un evento di cui neanche Francy era a conoscenza, e che rischiava seriamente di compromettere le sue ricerche.

In quei secondi di buio la giovane tentò in ogni modo di mantenere il contatto visivo con la sala che non aveva abbandonato mai durante la serata ma la cosa risultava impossibile con il buio pesto calato in quella maledetta boutique.

Quello si che sarebbe stato il momento adatto per il colpo e lei, come ogni volta, se lo sarebbe perso, per colpa di un imprenditore idiota e del suo acculturato quanto stupido assistente.

La luce riapparve solo dopo qualche secondo e gli occhi di Francy bruciarono a contatto con quell’improvviso lampo fluorescente dato dalle lampade appese alle pareti.

Il dolore non le evitò però di voltare lo sguardo alla ricerca di quell’opera precisa che sicuramente non si trovava più al suo…

Le labbra della giornalista si assottigliarono, premute fra loro, quando riscontrò che effettivamente il quadro era sempre al suo posto e che nulla, in quella sala era cambiato, se non il colore di quelle luci così fastidiose.

“Mi scusi signor Palinsky, vado un attimo ad incipriarmi il naso.”

Come diavolo era possibile che quell’uomo non avesse agito? Era certa che lo avrebbe fatto, che non avrebbe perso quell’occasione così allettante eppure… eppure il suo istinto le aveva detto che era troppo semplice.

Il rumore dei suoi tacchi risuonarono lungo tutto il corridoio mentre si dirigeva nel bagno privato della signore, fermandosi agli specchi ed estraendo la propria cipria, facendo inevitabilmente cadere qualcosa sul lavandino.

Un biglietto, a quanto sembrava, in carta anticata, simile a quella della pergamene. Un biglietto su cui erano vergate delle parole che stavolta seriamente fecero strabuzzare gli occhi della giornalista, dissuadendola dal cercare altro nella borsetta.


Crede veramente che sarei così banale signorina Tisani?

Robin City


Allora non si era sbagliata. Quello era veramente il luogo dove Simon avrebbe colpito. Ma come faceva a sapere chi lei fosse? E come aveva fatto a inserire quel biglietto nella sua borsa?

Tarne…Tarne Graffacy era l’unico che si era avvicinato a lei quella sera, escludendo Damon e il sigor Palinsky.

Quell’attimo parve a Francy come una rivelazione, una bruttissima rivelazione che le era balenata in testa.

Estrasse una penna dalla borsetta dopo aver rovistato frettolosamente e iniziò a scrivere sul retro del biglietto che aveva ricevuto, per scriverci sopra, appoggiata al lavandino con un presentimento pessimo nella mente.

Tarne Graffacy…Tarne Graffacy….

Non poteva crederci, non era possibile che fosse stata così stupida e superficiale.

Tarne Graffacy non era il nome di un famoso allestitore di mostre, Tarne Graffacy era un acronimo, uno stupidissimo acronimo riferito proprio a lei.


Fregata Francy


Come aveva fatto a non accorgersene? Certo magari il bell’aspetto di quell’uomo aveva fin troppo confuso le sue idee, come anche la sua conoscenza artistica e… E lei aveva appena scambiato due parole con il falsario più ricercato d’Europa!

Uscì di fretta dal bagno delle donne, ignorando completamente i richiami di Damon che le facevano notare come Palinsky si fosse spostato e si diresse senza alcun dubbio alla sala dove era allestito il quadro incriminato.

Era ovvio.

Nessun amante dell’arte avrebbe mai relegato un Kirchner in quella sala con quel vestito orrendo. Nessuno che ne conoscesse il valore lo avrebbe mai fatto, se non per un motivo.

Assalita dagli occhi della security della festa e ben presto dai loro corpi Francy stacco il dipinto dalla parete senza pensarci, scoprendo quello che ormai aveva intuito avrebbe scoperto.

Un’enorme scritta in olio bianco sul retro… una scritta che testimoniava quanto quel colpo era estremamente troppo semplice se eseguito in quel luogo.

Quel dipinto era un falso. Molto somigliante, quasi perfetto, ma un falso, esattamente come diceva la frase sul retro, di Simon Lorens.


Godetevi lo show! Simon Lorens

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Capitolo 3
*** Bella ***


 

Bella 


Casa di Francy 


Francy era frettolosamente uscita dalla boutique non appena le guardie della security l’avevano lasciata andare per l'incredibile scoperta che aveva fatto.

Non poteva farsi trovare lì quando gli agenti di Scontland Yard fossero arrivati.

Come avrebbe potuto spiegare a Sam perché si trovava in quel luogo e per quale ragione non era presente con la sua vera identità? Aveva praticamente infranto la legge anche lei con quella copertura che si era creata.

Riuscì miracolosamente a prendere un taxi appena qualche secondo prima che i poliziotti facessero il loro ingresso e, a quanto immaginava, iniziassero a far deporre gli invitati. Non c'era pericolo che la scoprissero, nessuno sapeva chi lei fosse e aveva fatto attenzione alle telecamere di sicurezza.

Ma la cosa che in quel momento la turbava più di ogni altra era quel biglietto. Lui doveva conoscerla, ora era chiaro, ma come poteva fare?

Era una giornalista, certo conosciuta, ma quasi nessuno sapeva della collaborazione che intraprendeva con Scotland Yard e ancora in meno erano a conoscenza delle indagini per cui stava lavorando,  la maggior parte delle quali avevano come protagonista Simon Lorens.

Già in taxi deviò la rotta della vettura verso un indirizzo diverso da quello del Capital: la sua copertura doveva reggere e se fossero andati in quella camera o, peggio, a casa sua, avrebbero messo insieme pezzi sconvenienti per la sua copertura.

Tolse rapidamente la parrucca appena prima di uscire dall'auto e iniziò a digitare un numero di telefono mentre infilava la chiave nella toppa della porta.

"Fra...ma ti pare l'ora? Sono le una..."

"Bella devi venire subito a casa mia. Lorens ha attuato il colpo stasera."

"Cos...arrivo subito. Dammi cinque minuti."

La telefonata si interruppe con l'ingresso nel salotto di Francy, sbuffante e con una curiosità che, ne era sicura, non le avrebbe fatto chiudere occhio tutta la notte.

Aveva per questo bisogno di una mente lucida e affine come quella di Bella con sé, o avrebbe trascorso tutta la notte in piedi senza arrivare a niente.

La sua casa a Londra non era solo un appartamento, era il suo studio, la sua base operativa. Una specie di attico all'ultimo piano di un palazzo ai confini del centro, composto da due grandi stanze, il bagno e l'ingresso al tetto come fosse una sottospecie di terrazza.

Certo era chiaro che si trattava della casa di una fissata dell'arte, date le opere che spiccavano in ogni angolo e l'arredamento accuratamente scelto, ma si poteva capire anche la sua spiccata vena da investigatore, per i grafici appesi a una parete, le mappe su un cavalletto e la lavagna magnetica dove erano appuntati con delle calamite i vari quadri, post-it, opere d'arte e foto di informatori, vittime e sospettati.

Francy si avvicinò alla macchina del caffè espresso che si era preoccupata di portare dall'Italia e la accese in attesa dell'amica, iniziando poi finalmente a mettersi comoda, nei suoi più agevoli abiti da lavoro, consistenti in semplici pantacollant e felpa.

Appuntò i capelli in alto e recuperò due tazze belle grosse, infilando le capsule per i caffè lunghi e lasciando che la macchina inondasse la stanza principale di quell' aroma rassicurante.

Quando il campanello suonò le venne quasi da ridere, sapendo bene che quello era solo l'avvertimento con il quale Bella le faceva capire che pretendeva che il proprio caffè fosse già pronto ad aspettarla, dato che aveva le chiavi di casa sua e non si risparmiava ad auto invitarsi senza il minimo preavviso.

Quando la ragazza fece il proprio ingresso dalla porta principale sembrava ancora più minacciosa di quanto Francy avesse immaginato.

Una furia rossa dall'aspetto di uno zombie, ecco forse questo era l'unico modo in cui l'avrebbe descritta più finemente date le occhiaie che segnavano quel volto coperto di efelidi.

Gabriella Aquilani, assistente e migliore amica della giornalista, aveva collaborato in via ufficiosa più volte con Scotland Yard a causa di Francy, e con lei era sempre pronta a scovare i casi migliori.

Aveva due anni meno della donna e una chioma di capelli rossi che la distingueva bene dal resto delle ragazze. Conosceva Francy da più tempo di quanto fosse concesso agli altri sapere e proprio per questo era l'unica che riuscisse a capire i suoi piani e i suoi sguardi in pochi secondi.

Ma era anche l'unica che si sarebbe alzata a quell'ora improponibile senza neanche conoscere i dettagli di quella convocazione.

"Spera per te che sia qualcosa di serio."

"Ho parlato con Simon, Bella. Ero in veste di Cassandra..."

"La arguta segretaria...voleva assumerti per organizzare gli appunti per i furti? "

"Mi riconosciuto come Francesca Tisani."

La giovane appena arrivati fece sbattere più volte le palpebre nell'apprendere quelle incredibili notizie, fissando l'amica in viso sorpresa ed esterrefatta.

Un passo indietro verso il divano, qualche secondo di pausa e poi di nuovo uno in avanti.

“Dammi il caffè. "

Furono le sue uniche parole dopo un profondo respiro, mentre già Francy le porgeva la tazza predisposta per lei.


 

Boutique di Palinsky

“Campbell è emerso qualcosa dalle testimonianze?”

L’investigatore capo di Scotland Yard richiamò rapidamente il proprio subalterno ancora in piedi di fronte al posto vuoto che aveva lasciato il quadro già spedito alla scientifica dei propri uffici.

La boutique di Palinsky era stata completamente svuotata di tutti i suoi invitati, ospitati per il momento nel vicino caffè per raccoglierne le impressioni sulla serata e qualcosa che potesse dare una mano nell’ennesimo caso con il proprio fulcro in Simon Lorens.

Era incredibile come il ladro avesse aggirato la sorveglianza del luogo e della polizia. Nessuno pareva avere idea di chi fosse e di come ci fosse riuscito, meno che tutti gli organizzatori della mostra.

“Niente di interessante. Tranne che per una cosa capo: mancano due persone all’appello dei testimoni.”

Jeffrey Campbell, vice investigatore capo, si avvicinò con uno strano sorriso al proprio superiore, con la propria cartellina contenente le deposizioni e i documenti in mano.

Era giovane per quel ruolo di alto livello, ma tutti in centrale sapevano bene che non esisteva agente al mondo migliore di lui per collaborare in modo così stretto con Byron, il loro capo supremo.

“Fammi indovinare… Le identità che sono state fornite sono false.”

“Esattamente signore. Palinsky e il suo bodyguard hanno parlato con entrambi, ritenendoli persone molto affidabili.”

“Quindi aveva un complice…”

Jeff alzò gli occhi guardando il proprio interlocutore e aprendosi in un quanto mai furbesco ghigno, passandogli in mano la cartellina e facendo segno al proprio capo di osservare le due foto su di essa.

“Nota qualcosa di familiare nella donna capo?”

Francy era stata certamente molto attenta ai propri spostamenti in riferimento alle telecamere di sorveglianza, ma c’era una cosa che non aveva considerato: il fotografo assunto per quella serata, ad immortalare prima dei paparazzi tutto ciò che di interessante fosse successo all’interno della boutique.

Su due foto si poteva quindi ben riconoscere la bionda Cassandra a parlare prima con il milionario russo e poi con un uomo, stranamente mai inquadrato in volto, di fronte alla modella vestita con quell’orribile copia di Valentino.

“Cazzo. Cosa le è saltato in mente stavolta… Fai sparire queste foto finché non parleremo con lei.”

Samuel richiuse rapidamente la cartellina lanciandola quasi al proprio collega e portò una mano fra i capelli, portandoli appena all’indietro, sospirando nervoso per l’ennesimo colpo di testa della propria collaboratrice esterna.

Francy era stata presente alla festa, e dalle indicazioni segnate sotto la fotografia, oltre che dal suo aspetto alquanto diverso dal normale, non era certo stata invitata come giornalista critica.

Ancora una volta la sua vita era stata complicata dalle due persone con cui ormai passava più tempo che con la propria compagna. Il bello era che uno dei due manco lo aveva mai visto in faccia.

 

Casa di Francy
 

Il tavolo di casa di Francy era dopo solo due ore pieno di fogli, mappe, appunti e quanto di più le due ragazze erano riuscite a tirare fuori tramite i ricordi della serata della ragazza e le sue precedenti indagini su Lorens.

Le tazze di caffè bollente erano per le terza volta completamente piene e ancora nessun indizio aveva portato a far scoprire il modo in cui il falsario fosse riuscito a scoprire che lei lo stava seguendo.

“Sei sicura di non averlo mai incontrato prima?”

“Pensi seriamente che scorderei un uomo del genere?! Bella ti posso assicurare che sono andata dietro a uomini decisamente meno attraenti.”

“Oh lo ricordo bene…”

“Per mia sfortuna aggiungerei.”

Bella fissava, cercando di ricordare se mai nella vita avesse potuto incontrare un uomo del genere, lo schizzo che l’amica aveva buttato giù a memoria.

Niente, non riusciva a ricordare di averlo anche solo visto entrare in un bar nei pressi della redazione o della centrale.

“Non stiamo andando da nessuna parte…sbagliamo qualcosa.”

E in effetti Francy non aveva tutti i torti se proprio loro ancora non erano riuscite a cavare un ragno dal buco.

Si prese la testa fra le mani gettandosi a sedere sul divano e sospirò, reclinando la testa all’indietro e chiudendo gli occhi.

Qualcosa le stava di nuovo sfuggendo, ed era una cosa che la faceva andare fuori di testa. Difficilmente le cose le sfuggivano, ed era impossibile che succedesse quando lei e la propria assistente lavoravano insieme.

Ciò nonostante Lorens pareva riuscire a mandarle in crisi ogni santa volta.

Anche Bella non era entrata in una crisi meno profonda di quella dell’amica.

Anche lei aveva il suo bel fiuto per gli indizi e i moventi, più volte aveva aiutato la polizia ed era stata fondamentale per i piani e per le indagini dell’altra. D’altronde quando era impossibile che una giornalista passasse inosservata una donna sconosciuta aveva libero accesso e…

Gli occhi di Bella si illuminarono dopo ore di ragionamento, e, ancor prima di esternare la propria deduzione, si concesse di brindare in solitario con la propria tazza di caffè.

“Fra credo di aver trovato la soluzione…”

Sorrise porgendo anche all’amica il caffè, notandola riabbassare il viso con un sopracciglio inarcato, pronta ad ascoltare ciò che aveva da dirgli.

“Lorens ha un complice… un amico se vogliamo… usando lui per indagare non rischia di essere riconosciuto o collegato a informazioni del genere.”

Bingo.

Il caffè aveva portato alla fine i suoi frutti e la conclusione a cui era arrivata era certamente plausibile e convincente. Rimaneva solo una cosa da fare, e avrebbe richiesto tempo e sforzi. Non sarebbe stato facile ma loro insieme potevano farcela, dovevano scoprire chi fosse la spalla del grande falsario.

Francy si alzò dal divano per far sbattere leggermente le de tazze e commemorare quel momento con un brindisi più che dovuto, sorridendo e spostando nuovamente lo sguardo verso la lavagna magnetica, segnata e disegnata su tutta la sua grandezza, quando il cellulare poggiato sul tavolo iniziò a vibrare comunicando la chiamata in entrata dell’ultima persona utile in quel momento.

“Sam…ma sono le tre di notte, stavo dormendo cosa c’è?”

“Sono quasi sotto casa tua, vedi di farti trovare sveglia…dobbiamo parlare.”

La conversazione più breve della storia per molti, per lei era stata anche troppo lunga.

Fece segno a Bella, che aveva sentito tutto a causa del vizio dell’amica di parlare attraverso il vivavoce, di aiutarla a far sparire tutto.

Le sue cartelline, le sue mappe, le sue deduzioni e soprattutto quel biglietto.

Scotland Yard non doveva sapere delle sue indagini private, e se avessero scoperto che Robin City aveva scoperto chi era probabilmente le avrebbero messo una pattuglia sempre attaccata alle costole, e questo, lei, non poteva permetterselo.

In pochi minuti tutto il materiale riprese il suo posto all’interno di un vano creato sotto il tavolo della cucina e la lavagna completamente ripulita con l’alcool per evitare che qualsiasi tipo di segno tracciato potesse essere trovato, dopo alcune dovute foto per la memoria.

Quando il campanello suonò, prima di quanto le due avessero previsto, tutto era stato fortunatamente sgombrato, anche se non proprio in modo ordinato, e le tazze di caffè erano state adeguatamente sostituite con due ballon ripieni di ottimo vino rosso italiano.

“Francy…stavi dormendo…mi spiace averti disturbata ma…ma Gabriella che ci fa qui?”

“Crisi esistenziale con l’ultimo dei suoi ragazzi…cose da donne che dubito di interessino.”

“Crisi esistenziale che sono sicuro potrà risolvere a casa propria adesso…non è vero?”

La presa in causa non poté che annuire fingendo un sorriso triste e defilarsi dalla porta d’ingresso nel minor tempo possibile.

Quando l’investigatore Byron proponeva una cosa in quel modo era un agire giusto quello di defilarsi prima che le sue maniere divenissero meno piacevoli  cordiali.

“Vuoi del vino Sam? Cosa ti porta qui a quest’ora?”

Francy si incamminò parlando verso il piano della cucina a recuperare il proprio bicchiere, sperando che le chiedesse una collaborazione per il caso che era sicura lo aveva interessato accaduto appena qualche ora prima alla boutique.

Questi erano i suoi metodi, queste le sue intenzioni nella maggior parte della occasioni, cercare prove con Scotland Yard e sfruttarle per le proprie indagini personali.

“Cosa ci facevi là Francy?”

La interruppe bruscamente l’uomo, portandosi entrambe le mani all’altezza della vita, quasi fosse un padre severo in procinto di sgridare la figlia birichina.

“Là dove scusa?”

“Sai benissimo dove Francy. O preferisci essere chiamata Cassandra Santiago?”


 


NdA
Sono di nuovo a parlare con voi, già so che non ve ne frega probabilmente niente (in effetti se vi frega della storia mice vi frega delle cavolate che io sparo qua sotto!).
I capitoli risultano andare per me più lenti di quanto pensassi, per la prima volta credo di stare riuscendo a descrivere in maniera più corretta azioni ed eventi e non buttare tutte le cose che ho intesta in uno strmapalato e sconclusionato racconto!
Beh che dire, spero che vi sia un po' piaciuto e che commenterete per darmi indicazioni e pareri che mi servono tantissimo, non smetterò mai di chiederli!
Mmm al quarto capitolo allora!

 

 

 

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Capitolo 4
*** Jeffrey ***


Jeffrey



 

Casa di Francy


Improvvisamente la casa di Francy non le sembrava più tanto protetta e accogliente, sotto le inflessibili domande dell’ispettore Byron e con la foto che la immortalava in quel lungo abito color tiffany sotto gli occhi.

Un fotografo. Aveva controllato e nessuno dello staff di Palinsky aveva assunto un fotografo, Damon le aveva dato tutti i dettagli della serata e degli invitati in anticipo, assieme al nome del catering e del resto.

Era certa che quel particolare mestierante non fosse incluso nella lista o avrebbe provveduto ad allungargli almeno una mazzetta o a defilarsi quando lo avesse visto.

“Francesca non puoi comportarti così, ci sono delle regole che devono essere rispettate, dei limiti.”

Il detective sospirava ormai da diversi minuti, accomodatosi in quell’appartamento che conosceva fin troppo bene essendovi dovuto entrare molte volte a causa delle indagini che lei non avrebbe eseguito alla centrale.

Conosceva la ragazza da quando ancora frequentava l’università a Londra, aveva riconosciuto in lei un elemento utile già dal periodo in cui aveva seguito uno stage tenuto dagli agenti della polizia ed era rimasto deluso all’epoca nello scoprire che non volesse fare un concorso ma dedicarsi al giornalismo.

Sapeva bene che per la ragazza l’inseguimento di Lorens era diventato fondamentale, ma non credeva si sarebbe spinta fino al punto di aggirare la legge sotto i suoi stessi occhi.

Anche se Sam non era a conoscenza che non fosse esattamente la prima volta che la donna cercava metodi poco ortodossi per poter scrivere i propri articoli, specialmente quando seguiva le indagini in parallelo a Scotland Yard e non in completa collaborazione.

“Chi ha assunto il fotografo?”

“Ma…mi stai ascoltando Francesca? Hai violato la legge, se non fossimo stati Jeff ed io a trovare le foto probabilmente già saresti in sala interrogatori sospettata di furto!”

“Non hai capito Sam. Io ero a conoscenza di ogni dettaglio della serata ma nessuno ha nominato l’assunzione di un fotografo, neanche una volta.”

Francy si voltò su se stessa sbattendo sul petto dell’amico le due foto e alzando gli occhi nei suoi, fissandoli, determinata e con tutta l’aria di una che si era totalmente scordata delle minacce appena ricevute e dei rimproveri che l’agente avrebbe potuto anche fare al vento.

Aveva individuato l’anello che le mancava, ma di certo non lo avrebbe rivelato a Sam così in fretta.

“Ho bisogno di vedere la lista di tutti i testimoni che avete interrogato.”

“Non sei un’agente del dipartimento Francesca, non puoi avere tali informazioni.”

“Sono il tuo informatore Sam, certo che posso vederli, li ho sempre letti!”

“Non per questo caso. Ti sei spinta oltre stavolta. Sapevi che Lorens avrebbe colpito e non mi hai avvertito. Sei fuori dalle indagini.”

Gli occhi di Francy si spalancarono in modo quasi identico a quando aveva scovato il biglietto del falsario nella propria borsetta.

Ciò che stava accadendo non era positivo. Senza i mezzi della polizia non poteva arrivare a Lorens o al suo complice, aveva bisogno di quelle testimonianze, dei nomi o almeno delle informazioni che, ne era sicura, erano nascoste in quelle deposizioni.

“Non puoi farmi questo Sam. Se i tuoi agenti non sono stati in grado di dirti che avrebbero trasferito il Kirchner per la mostra la colpa non è mia!”

“Se i miei agenti sapessero scovare i colpi di un falsario di opere d’arte prima che vengano compiuti allora non avrei bisogno di un’informatrice esterna, Francesca. Dovevi dirmelo. Ora faresti meglio a dormire.”

Finita la frase l’investigatore Byron e il suo pesante cappotto lasciarono l’appartamento, dopo aver colmato l’aria della rabbia e frustrazione che le parole appena suscitate avevano provocato nella proprietaria di casa.

Il tonfo prodotto dalla porta non scosse minimamente Francy, ancora in piedi in mezzo al salone, con la foto che la ritraeva con l’allestitore della mostra appoggiata sul tavolo, ad incriminarla come quella con Palinsky.

Stavolta tutto era più difficile, ma forse poteva sempre sfruttare l’arma segreta, quella che era restia a tirare in ballo per una certa “etica professionale”, non ovviamente la propria, dati i suoi modi.

Il labbro inferiore della giovane iniziò ad essere torturato con insistenza mentre già il numero di Bella veniva composto e lei si avviava a prendere il proprio vino sul piano della cucina, già convinta che quella era l’unica soluzione, un po’ subdola ma sicuramente efficace.

“Cosa c’è ancora?”

“Ho bisogno del tuo aiuto… Hai ancora quella camicetta azzurra che a Jeff piace tanto?”

 

Centrale di Scotland Yard

19 ottobre 2021


“Dimmi perché sto facendo una cosa del genere?”

Bella era appoggiata alla colonna di un palazzo antico nel vicolo parallelo alla centrale dove Sam e Jeff lavoravano. Aveva indossato come previsto la camicetta sopra a una gonna nera fino a sopra il ginocchio e un paio di tacchi laccati del medesimo colore.

“Perché io non posso entrare o si insospettiranno.”

“Beh se vedono me non capiranno che tramiamo qualcosa invece?”

Il ringhio rivolto al proprio cellulare fece deformare leggermente il volto della ragazza ancora appostata, in comunicazione diretta con l’amica che la stava guidando in quell’operazione che a lei pareva davvero impossibile.

Era sicura che un giorno o l’altro sarebbe stata lei a finire in manette per aiutarla nelle sue alquanto discutibili indagini private.

“Te lo ripeto. L’agente Campbell dovrà uscire a recuperare i fascicoli dal furgone che, come ogni martedì, li porta direttamente di fronte alla centrale. Non possiamo chiederli direttamente a lui ma è un tipo meticoloso e che ama avere le proprie responsabilità. Per questo ci sarà solo lui senza altri agenti e tu dovrai distrarlo mentre io recupero il fascicolo che ci serve. Hai comprato il caffè?”

“Si… lungo, con latte caldo e caramello. Ma davvero beve una cosa del genere?”

“Zitta e muoviti sta uscendo.”

“Se mi arrestano giuro che te la faccio pagare!”

Esclamò la ragazza ancora nascosta quando già dall’altro capo del telefono era stata interrotta la comunicazione.

Effettivamente però il furgone di Scotland Yard era appena arrivato a destinazione e il conducente ne era sceso per chiamare il vice investigatore capo, pronto, come previsto ad assolvere ai propri doveri.

Un ultima controllata e Bella uscì dal proprio nascondiglio come stesse passeggiando tranquillamente per la città e dirigendosi ad un appuntamento.

L’agente Campbell stava appunto aprendo il retrò del furgone quando la giovane si piantò in faccia il suo più convincente sorriso e decise che era il momento di entrare in azione con il loro piano.

“Agente Campbell?”

La voce stizzita e incazzata di poco prima si era appena trasformata in una dolce e suadente tonalità, per riuscire ad attirare l’uomo verso di sé, sfoderando l’abbigliamento che, grazie a Francy, fosse il più gradito su di lei.

“Oh…Gabriella ma, che ci fa qui?”

Tutto si poteva dire tranne che il fascino che la giovane aveva sull’agente non fosse importante.

Jeffrey era in grado di stare dietro a un criminale per giorni, di riuscire a mantenere la mente fredda e distaccata anche in situazioni di massimo rischio, ma di fronte a quei capelli rossi non riusciva a resistere più di qualche secondo senza iniziare a regredire lentamente nella scala evolutiva fino ai livelli di uno scimpanzé.

“Francy mi ha detto che non verremo in centrale per un po’ e… ho pensato di portarle del caffè.”


Facile in quel momento fu per la giornalista arrivare al retro del furgone, facendo bene attenzione a non essere vista, e iniziare a rovistare fra i documenti.

Dopo il tempo che aveva passato a contatto con le indagini si era premunita di indossare i guanti e le sue impronte non sarebbero rimaste in quei fascicoli.

Non credeva però che ci fossero così tante cartelline dirette all’attenzione della centrale. Scatoloni pieni che parevano enormi in quel momento e infiniti da controllare, ma doveva essere lucida e ragionare.

Quel caso sarebbe stato il primo che gli aventi avrebbero controllato, quindi doveva essere in rilievo. In più era stato commesso appena la notte precedente e doveva essere fra gli ultimi inseriti.

Gli occhi della donna presero rapidamente in esame gli appunti vergati su ogni scatola finché non raggiunse quello incriminato e vi si gettò quasi sopra.

Un furto in villa, un ritrovamento di un falso Van Gogh nel mercato nero…di casi ce ne erano diversi e doveva trovarlo in fretta se non voleva essere scoperta.

“Se vuoi una di queste sere possiamo andare a cena fuori. Non mi negheranno un cambio di turno.”

La voce di Jeff arrivò fin troppo bene alle orecchie di Francy che intenta a scartabellare sperò vivamente che Bella riuscisse a tenerlo impegnato.

Estrasse il fascicolo desiderato dalla scatola ed estrasse il cellulare dalla tasca, prendendo a fotografare i fogli che le passavano sotto mano, senza neanche guardarli attentamente, ma riconoscendone la validità o, perlomeno, azzardandola.

“Si…mi farebbe molto piacere unirmi a te. Facciamo giovedì?”

Le cose si mettevano male, adesso anche la voce di Bella si era fatta troppo definita.

Francy abbassò lo sguardo e notò le gambe dei due spuntare da sotto il portellone del furgone, percependo la pericolosità dell’essere scoperta sempre più vicina a diventare realtà.

Senza pensarci allargò la gamba a toccare quella dell’amica che riuscì a non sobbalzare solo per il momentaneo stato di tensione e determinazione che si era autoimposta.

Francy aveva bisogno di una mano, erano troppo vicini e Bella lo sapeva. Ma cercare di allontanare Jeff dal furgone lo avrebbe di certo insospettito. Poteva essere cotto ma non era di certo stupido e avrebbe fatto due conti prima o poi.

Così la scelta della ragazza fu fulminea e, pur sapendo che se ne sarebbe pentita, allungò le braccia e spinse il viso contro quello dell’agente, facendo segno con il piede alla compagna di andare.

Francy leggermente dubbiosa degli avvenimenti al di là del portellone reinserì rapidamente il fascicolo al suo posto e si allontanò, passando dall’altra parte del furgone e togliendo rapidamente i guanti, infilandoli nelle tasche della giacca di pelle.

Si voltò indietro solo una volta raggiunto il vicolo dove poco prima si era fermata l’amica, notando i due ancora attaccati e non resistendo a scattare l’ennesima foto, stavolta, però, per puro sadismo nei confronti della malaugurata Bella.

 

Casa di Francy


“Tu spera che questa cosa serva a darci informazioni utili o ti ammazzo Francy.”

“Ma come? Non vedi come siete carini tu e l’agente Campbell?”

Il sadismo della giornalista verso la propria migliore amica non aveva limiti. Prendere in giro quella ragazza era qualcosa di sublime, non soltanto perché la sua faccia assumeva dei colori particolarmente vicini a quello dei capelli, ma per le espressioni colorite che riusciva a produrre con uno sforzo minimo della fantasia.

“Tu fai che una di queste foto vada in giro e informerò la stampa di crimini che neanche ricordi di aver compiuto.”

Bella si lasciò mollemente cadere sul divano dell’amica, incrociando le braccia al petto e chiudendosi a riccio in uno stato di odio totale verso il mondo, stato che sarebbe durato si e no dieci minuti se la si faceva sbollire dalla rabbia.

Ciò che era importante in quel momento era che le foto scattate ai documenti erano già state inserite nel computer e stampate, a riformare esattamente il medesimo fascicolo della polizia, così che le due donne potessero indagare in modo efficace anche quella volta.

Le lettere scorrevano sotto gli occhi di Francy, mentre già un bicchiere di spumante campeggiava nella sua mano destra.

C’erano nomi, deposizioni, foto. La maggior parte di quelle informazioni erano pressoché inutili finché non avesse trovato l’elemento importante di quel mistero.

Il fotografo, il nome del fotografo, chi lo aveva assunto, a chi aveva scattato e perché.

Finché non avessero trovato indizi del genere tutte le loro indagini sarebbero state inutili.

“Dawson…”

Mormorò la giornalista leggendo finalmente un nome diverso nelle varie liste.

“Bobbie Dawson. Ecco il nome che cercavamo Bella. Bobbie Dawson è il fotografo che nessuno conosceva.”

Nonostante il mutismo in cui era entrata l’amica della donna si avvicinò al tavolino, per osservare quel nome che era spuntato dall’elenco dei collaboratori esterni della mostra.

“Ne parla qualcun altro?”

“Palinsky… dice che è stato Tarne a suggerirgli di assumere quel fotografo per superare i paparazzi nel parlare della mostra. Ci siamo Bella…”

“È lui il partner di Lorens… il fotografo era suo complice. Per questo non compare mai nelle foto.”

“E neanche Bobbie, essendo dietro l’obiettivo. Nessuna foto o registrazione che possa indicarci il volto del fotografo né dell’allestitore.”

“Scotland Yard non potrà mai scovarli se ancora una volta non sappiamo come sono fatti.”

Sul viso di Francy comparve di nuovo un’espressione soddisfatta, di quelle che Bella conosceva bene, che non lasciavano niente da intendere, che ti sapeva comunicare che qualcosa stava per accadere, che un’illuminazione l’aveva colpita.

“Sbagliato Bella. Loro non sanno come sono fatti… Io l’ho visto.”

Negli occhi della giornalista lo si poteva leggere benissimo, non si sarebbe arresa, non ora che aveva qualcosa che nessun altro aveva, non ora che aveva incontrato Lorens di persona.

Avrebbe trovato Bobbie Dawson e avrebbe incontrato il suo obiettivo. Non si sarebbe arresa.

 


NdA

Ok, magari pubblicare due capitoli lo stesso giorno non è una buona mossa, perchè poi non sarà mica sempre così, ma avevo scritto, non avevo nulla da fare e beh...è uscito il quarto capitolo.
Spero che vi stiate interessando alle indagini e ai rapporti che si svilupperanno! 
So bene che non è una storia veloce, qualcun altro avrebbe inserito magari tutti questi quattro in un unico capitolo, ma dato che scrivo sul momento prefersico pubblicare capitoli più brevi piuttosto che aspettare!
Magari saranno una valanga di capitoli se continuo così, ma se la storia vi interessa sarò lieta di condividerla con voi!
Spero che continuiate a seguire la mia storia!
Al quinto capitolo!

 

 

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