i giorni dimenticati

di udeis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** incomprensione ***
Capitolo 3: *** vendute ***
Capitolo 4: *** è stata la bellezza ***
Capitolo 5: *** Ogni notte ***
Capitolo 6: *** rivolta ***
Capitolo 7: *** miracolo ***
Capitolo 8: *** I motivi per cui siamo qui ***
Capitolo 9: *** prigioniere della realtà ***
Capitolo 10: *** Ricominciare ***
Capitolo 11: *** incubi ***
Capitolo 12: *** ritorno ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


questa racolta ha un ordine cronologico che va dalla partenza delle tre sorelle da Amazon Lily al loro ritorno, dopo la cattura e la schiavitù, perciò aggiungerò le flash nell'ordine giusto e non in fondo. Mi spiace, ma non sono riuscita a pensarle in ordine e già che ci sono, mi scuso anche per tutto il tempo passato dall'ultima pubblicazione ad adesso.
 

Nostra madre era una piratessa.
Tutte le madri lo sono perché sono le uniche che conoscono gli uomini.
Era anche la donna più bella e la guerriera più forte della nostra isola.
Morì quando io di anni ne avevo sette, lontano, in un altro mare, lasciando me e le mie sorelle con solo il sogno di lei a consolarci.
Tutte le ragazze delle Kuja sognano di entrare a far parte della ciurma delle nostre piratesse perché sono i membri più rispettati della nostra comunità e sono le più forti in assoluto.
Dalla morte di mia madre io e le mie sorelle lavorammo ancora più duro per diventarne parte.
Io volevo essere ammirata come lei lo era stata, Mary voleva trovare il responsabile della sua morte e sconfiggerlo e Sonia voleva vedere gli uomini quelle creature così leggendarie e intriganti che tanto interessavano anche nostra madre.
Il capitano ci accolse a bordo quando di anni io ne avevo dodici e le mie sorelle poco meno. Era sbarcata da pochi giorni dopo una spedizione particolarmente difficile, aveva perso delle piratesse durante l’azione e le servivano delle sostitute: giovani donne orgogliose e forti abbastanza per andare per mare.
Era venuta a chiedere aiuto e consiglio a Dorna il capitano delle guardie, quando ci notò: eravamo nel cortile e ci stavamo allenando insieme ad altre ragazze, ma noi eravamo di gran lunga le migliori. La affascinammo così tanto che decise di ammetterci alla prova dell’arena malgrado la nostra giovane età.
Vincemmo quella sfida battendo le altre partecipanti in combattimento e giovani, bellissime e impolverate ci stagliammo di fronte al capitano e alla regina, mentre la folla impazzita urlava i nostri nomi. Il capitano ci sorrise e guardò la regina che annuì seria, “Da questo momento fate ufficialmente parte della ciurma delle piratesse Kuja. È il più grande onore per ogni guerriera e donna. Da oggi voi rappresentate quest’isola agli occhi del mondo, non deludete mai la fiducia che vi è stata accordata.”
Ci imbarcammo con una solenne cerimonia due giorni dopo: l’intera ciurma delle Kuja, e noi con loro, sfilò per tutta la città tra due ali di folla festante e salì intrepida sulla nave.
Fu il giorno più bello della mia vita.

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Capitolo 2
*** incomprensione ***


Risate di scherno e fischi di apprezzamento parole volgari di cui non comprendo il senso: “ci frutterà un sacco questa qui, in poco tempo diventerà una bella gnocca!” Una mano stringe forte il mio mento: non posso muovere la testa. Mi divincolo e scalcio. Sono una piratessa io, questi idioti non sano con chi hanno a che fare. Ma l’uomo mi colpisce senza pietà e mi scaraventa a terra.
Fa male.
Poi prende un manganello e lo agita nella mia direzione: “ Ah una piccola ribelle, ma non ti preoccupare so benissimo come trattare quelli come te” dice scoppiando in una lunga risata rauca. La sua pelle rugosa e abbronzata trema al ritmo di quel suono odioso.
Il suo socio, molto più giovane e bello gli dice solo: “ Non rovinare la merce Diamond.” La sua voce rimane gentile e indifferente, come se la merce non fossero esseri umani e la dolcezza noncurante di quelle parole scatena in me l’isteria incontrollabile del panico.
 
I colpi iniziano ad arrivare, le mie sorelle urlano e implorano terrorizzate e io reagisco, ma i miei tentativi servono solo ad aumentarne la violenza. Ci sono stati giorni più luminosi, giorni profumati d’arancia e cannella in cui ci hanno insegnato a non restare mai inermi e a contrattaccare per difendere l’onore e la vita, ma qui questa regola serve solo a svelare l’abisso tra il guerriero e il prigioniero e a tingere di rosso i ricordi felici.
L’attacco dura pochi minuti o forse un’ ora e mi lascia incapace di muovermi  per la vergogna e il dolore a piangere lacrime di umiliazione e rabbia sotto le occhiate preoccupate delle mie sorelle più piccole.
 
Devo riportarle a casa.
Devo.
Non è posto per loro, anche se sono le più forti ragazzine delle Kuya.
Il mondo è un posto orribile dove stare.
La nostra terra, invece, è così bella.





Storia partecipante al contest "in the end" http://freeforumzone.leonardo.it/d/10694665/In-The-End-Multifandom-/discussione.aspx/1

Ho scelto il pacchetto Veliero che prevedeva l' uso del personaggio di Boa Hancock, della parola "terra" nel finale e del prompt occhi/occhiate. La parola terra è alla fine della raccolta (e non solo in realtà) e le occhiate sono sparse un po' dovunque

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Capitolo 3
*** vendute ***


I collari letali ci stritolano la gola, siamo in gabbie diverse, ora, rinchiuse in un edificio dai colori troppo allegri su un’isola che sembra così tanto una foresta che mi chiedo come mai non vada a fondo.
La voce di un uomo, assurdamente allegra, rimbomba attraverso i corridoi spogli. L’ho visto quel tizio: prima è venuto a contarci e ci ha valutato come se fossimo bestiame.
Il pensiero di poterle perdere per sempre mi terrorizza. Che faremo se ci separeranno? Fatico a trattenere l’ attacco d’ansia e tengo lo sguardo rivolto verso il corridoio per evitare di incrociare lo sguardo di Mary.
Non devono vedermi spaventata.
Non ora.
È quasi un sollievo quindi quando le gabbie si aprono e ne veniamo estratte e sono grata agli dei perché sul palco entriamo insieme.
“Brava piccola, sorridi.” Dice soddisfatto il venditore. “ E mi raccomando espressione fiera e sguardo dritto o te ne pentirai.” Sibila poi riportandomi brutalmente con i piedi per terra.
 
E siamo sul palco: le luci ci accecano impedendoci di vedere la platea, vestiti stretti e provocanti ci fasciano il corpo e il nostro viso è nascosto da uno strato di trucco che mette in risalto la nostra espressione fiera. Non ci siamo ancora arrese, ma mentre quell’uomo esalta il nostro fascino selvaggio e ci descrive come vergini guerriere ed esotiche fanciulle, perle rare di bellezza ineguagliabile non posso fare a meno di pensare che stia parlando di qualcun altro e non di me, non di noi.
Le sue parole scavano dentro di me un abisso di disperazione ancora maggiore delle catene ai miei polsi.
Sto per mettermi a piangere e mentre le offerte si susseguono, non riesco a credere che stia succedendo davvero.
La realtà si è infranta definitivamente.

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Capitolo 4
*** è stata la bellezza ***


È stata la bellezza che mi ha salvato.
 
Viviamo in stanze comode tra cuscini di seta e abbiamo da mangiare ogni giorno.
Non ci toccano lavori degradanti, faticosi, sfiancanti o manuali e passiamo la maggior parte del tempo a tenerci in allenamento.
Indossiamo abiti di lino dai colori dell’arcobaleno e ci hanno insegnato a danzare.
Non veniamo picchiate troppo spesso e mai in faccia.
Siamo rimaste insieme e se gioco bene le mie carte possiamo ottenere qualche piccolo privilegio.
 
È stata la bellezza che mi ha condannato.
 
Ogni notte ci umiliamo ai banchetti dei padroni in spettacoli e compiti degradanti.
Seminude e semiumane cerchiamo di sfuggire ai loro occhi cupidi, alle loro mani umide e fredde e alle risa volgari.
Siamo a loro disposizione: li intratteniamo con danze, vino, sesso.
Provare a ribellarsi ha solo peggiorato le cose.
L’hanno messo ben in chiaro: ingerendo un frutto del mare siamo aumentate di valore e non ci lasceranno morire facilmente, ma questo non significa che ci lasceranno vivere.
Siamo un investimento a lungo termine, ma non siamo indispensabili.

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Capitolo 5
*** Ogni notte ***


Dobbiamo camminare verso il mare e poi tornare a casa.
Lo sussurro alle mie sorelle appena prima di addormentarci.
Ce la faremo.
Affido loro la mia estrema speranza, quella a cui non credo più.
Impazzirei, se non esistesse.
Ruberemo una nave e faremo rotta verso le Kujia.
Per proteggerle dipingo per loro un mondo ideale, dove tutto è possibile, perché almeno nei sogni siano libere.
So come fare, ho studiato le carte nautiche quando eravamo in viaggio.
Non voglio dimenticare chi eravamo un tempo.
 

Zitta scema, non scapperai mai da qui.
Domani.
Pensa a dormire e chiudi il becco, gallina.
Lo faremo domani

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Capitolo 6
*** rivolta ***


Urla, fuoco, ferocia, ma non del genere che ci saremmo aspettati.
Una folla inferocita di gente sciama per la città inarrestabile, fuori controllo.
La punizione sarà terribile, ma non mi importa più.
Una come me non merita clemenza.
Se fossi degna delle mie origini le avrei uccise tempo fa, liberandole da tutto questo dolore.
Ormai è tardi: se non ci pensa la folla allora lo faranno i nostri padroni, finalmente.
Mi trascino vicino alle mie sorelline e le abbraccio forte.
Non abbiamo più lacrime.
 
 
Poi d’un tratto la porta si spalanca e una sagoma scura si erge di fronte a noi con odio.
È finita. Chiudo gli occhi.
Grosse mani palmate armeggiano intorno al mio collo soffocandomi poi passano a toccarmi più in basso lungo la vita.
La vergogna familiare e sgradevole mi invade mentre sprofondo negli abissi di dolore e silenzio della colpa.
Tra poco verranno gli ansiti, le grida, le risate….
 
Una voce.
Una voce gentile mi parla e due occhi tristi cercano i miei.
“Bambina” mi dicono “Sei libera.”
 
Innocente.
Non lo sono più da un tempo che pare infinito.
 
Speranzosa.
Fa troppo male anche solo pensarci, a un futuro diverso.
 
“Dobbiamo andare Tiger”
Un urlo da fuori rompe l’incantesimo e il mio sogno di essere una bambina libera soffoca nella cruda realtà.
“Prendi le ragazzine e scappa verso ovest, passa il cancello e non ti fermare, io e i miei amici faremo abbastanza casino per permettere a tutti voi di scappare. Libereremo tutti gli schiavi e voi vivrete una vita bellissima, ma ora devi andare hai capito?”
La sete di sangue e giustizia di quest’uomo è inarrestabile e la fiamma della sua ribellione contagia quel che resta della mia anima.
Annuisco affascinata: sul suo petto come una medaglia o una ferita di guerra, spicca orgoglioso il marchio.
Mi alzo in piedi afferro le mani delle mie sorelle e comincio a correre.

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Capitolo 7
*** miracolo ***


Corremmo così tanto che alla fine ci imbattemmo in Shakky.
O quantomeno nel retro del suo bar.
 
Avevamo fame e paura e l’isola intera era in fiamme: uomini armati e schiavi in fuga si aggiravano disperati e violenti per le nostre stesse strade.
Era sbalorditivo che fossimo riuscite a scappare.
Era straordinario che non ci avessero ancora catturato.
Era strano che non ci avessero ancora ucciso.
 
La scintilla della ribellione che mi aveva permesso di guidare le mie sorelle in salvo si era spenta, consumata in fretta da panico e adrenalina.
Ci accucciammo dietro ad uno di quegli enormi alberi, esauste: la gola era secca per la paura e il fumo, i polsi ancora doloranti per le catene e la testa confusa e leggera.
Non sapevo cosa fare.
Ero completamente svuotata.
Volevo solo dimenticare tutto e dormire.
Volevo svegliarmi al sicuro a casa mia con la pancia piena e piedi al caldo e scoprire che era stato tutto un incubo.
Chiusi gli occhi…
 
“Dobbiamo camminare verso il mare” disse Sonia.
“E poi tornare a casa” Aggiunse Mary.
“Ce la faremo.” Continuò Sonia appoggiando una mano sulla mia spalla.
“Sì, ruberemo una nave e faremo rotta verso le Kujia. Non sarà difficile ho studiato le carte nautiche, quando eravamo in viaggio.” Terminò Mary.
La voce era bassa, rauca disillusa, ma era il goffo tentativo di consolarmi, perciò ci avevano infuso un po’ di allegria.
Solo allora mi resi conto che, questa volta, tornare a casa era davvero possibile.
“Domani. Lo faremo domani.” Risposi e loro sorrisero.
“Domani.” Ripeterono.
 
La mattina dopo Shakky ci trovò dormire abbracciate il sonno del giusto e ci nascose a casa sua perché nessuno potesse disturbarlo.
Il miracolo fu che non ci svegliammo.

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Capitolo 8
*** I motivi per cui siamo qui ***


Shakky ci salvò perché con un occhiata capì al volo la situazione.
Ray perché eravamo ancora delle bambine.
Shakky non avrebbe mai permesso a qualcuno di farci del male.
Ray avrebbe preso a calci chiunque ci avesse provato.
Shakky approvava la rivolta perché era qualcosa di temerario, folle, inaspettato e fondamentalmente giusto.
Ray perché sapeva che non tutti gli schiavi possono scappare da soli.
Shakky pensava che Fisher Tiger avesse una gran faccia tosta.
A Ray ricordava i suoi amici e i bei vecchi tempi.         
Shakky sapeva riconoscere al volo un atto di pirateria. E lo ammirava soprattutto se dimostrava l’idiozia della marina e del governo.
Anche per Ray era lo stesso, ma della marina aveva un’altra opinione.
Shakky ci fu accanto nella vita di tutti i giorni.
Ray in quella che di tutti i giorni non era.
Shakky ci insegnò ad aspettare.
Ray a combattere.
Shakky aveva buon senso, intuizione, pazienza e una dose abbondante d’ironia.
Ray aveva la capacità di prendere buone decisioni e una vaga idea di come funzionasse una barca.
La vecchia Nyon era terribilmente polemica e riuscì a farci saltare i nervi in meno di una settimana, ma si prese cura di noi come se fossimo figlie sue.

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Capitolo 9
*** prigioniere della realtà ***


Volevamo tornare a casa, lo dissi a Rayleght appena ci fummo riprese.
Non volevamo restare su quell’inquietante isola vegetale.
A casa non vedevano l’ora di vederci tornare.
Ray per tutta risposta lanciò uno sguardo a Shakky, che sospirò.
Cercarono di tergiversare.
Eravamo ancora deboli nel corpo e nello spirito e finchè non ci saremmo riprese non ci saremmo mosse da quel bar.
Insistemmo.
Capitolarono.
Non potevamo tornare, ci dissero.
I nobili mondiale avevano scatenato un’enorme caccia all’uomo: volevano la testa di Fisher Tiger su un piatto e chiunque avesse recuperato gli schiavi fuggiti sarebbe stato ricompensato.
Eravamo marchiate: chiunque l’avesse scoperto avrebbe potuto denunciarci al governo mondiale o catturarci lui stesso.
In giro c’erano parecchi criminali e cacciatori di taglie che non vedevano l’ora di fare qualche guadagno facile e noi, giovani come eravamo, saremmo state una preda fin troppo facile: nel giro di un mese saremmo tornate al punto di partenza e questa volta non ci sarebbe stata nessuna rivolta a salvarci.
Avremmo vissuto alle Saboady per un paio d’anni, fino a che le acque non si sarebbero calmate e nel frattempo la vecchia Nyon ci avrebbe insegnato a cavarcela in questo mondo strano fatto anche da uomini.
Avremmo aggiustato il tatuaggio trasformandolo in qualcos’altro e poi ci saremmo nascoste da qualche parte su un’isola lontana e sicura per vivere una vita lontana dai riflettori.

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Capitolo 10
*** Ricominciare ***


Volevo smettere di essere terrorizzata dagli uomini e da Ray.
Volevo lasciare quell’isola, ma non volevo nascondermi.
Fisher Tiger non l’aveva fatto.
Come lui, avrei combattuto e sarei tornata a casa.
 
Avevo bisogno d’aiuto e lo chiesi.
Accettarono.
 
Shakky ci insegnò nuovamente a combattere e a sfruttare i poteri del frutto del diavolo che avevamo ingerito.
Con Ray affinammo la tecnica dell’ambizione.
La vecchia Nyon ci insegnò a vivere nel mondo.
Tutti e tre lentamente, faticosamente, ricostruirono la nostra fiducia in noi stesse.
Ci furono gli assalti alle navi, le risse, le serate nei pub e le giornate passate in mezzo alla folla: a fare la spesa per Shakky o servire i clienti nel suo bar.
 
Furono giorni di tregua: senza tempo, senza incubi per provare a guarire lo spirito dal nostro passato. Eravamo come bambini che imparano a camminare: possono provare ad alzarsi perché sanno che c’è sempre qualcuno che li prenderà al volo quando cadranno.
A modo loro furono giorni felici.

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Capitolo 11
*** incubi ***


Gli incubi mi raggiungono ogni notte.
Sono sempre uguali.
Sogno la vecchia Nyon, Rayleigh le mie sorelle: siamo felici, siamo in salvo, ci stiamo allenando, stiamo passeggiando, stiamo banchettando.
Poi l’angoscia si introduce strisciante e tutto sembra, d’un tratto,  soltanto finzione, come un brutto scambio di battute tra attori incompetenti. I loro sorrisi si trasformano in ghigni, le parole gentili trasudano disprezzo, i loro occhi freddi e crudeli ti trafiggono come aghi e quella felicità, quella gioia, è solo una menzogna. E non è vero niente: non siamo scappate, non c’è mai stata nessuna rivolta e noi siamo ancora lì schiave, impotenti, indifese.
Ogni notte mi sveglio fradicia di terrore con le dita artigliate alla coperta, lo sguardo allucinato e il cuore in gola.
Non urlo mai.
Ironia della sorte sono stati proprio loro ad insegnarmi il controllo.
Le stelle scolorano molto lentamente scacciate dalla luce potente dell’alba: le guardo svanire pian piano ogni notte e mi prometto che sarò presto l’invincibile regina delle Kuya e regnerò algida e imbattuta su tutto il mio popolo.
Mi venereranno, mi adoreranno e saranno sincere.
E finalmente non sarò mai più in balia del volere di nessun’altro che non sia io, in quella e nelle altre terre.

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Capitolo 12
*** ritorno ***


Amazon Lily.
L’isola adagiata tra quelle acque morte brilla di un verde che sa di casa.
Casa mia.
Da ragazzina sono partita piena di speranze e inutili sogni di gloria, senza conoscere il mondo né la crudeltà degli uomini.
Oggi sono una donna che il mondo lo conosce fin troppo bene e le speranze e i sogni li ha visti morire tutti in una volta.
Le mie unghie scorticano la balaustra della nave e lascio che aspettativa e tensione mi travolgano ancora una volta, l’ultima. Sull’isola dovrò mantenere il controllo più assoluto sulle mie emozioni se voglio che credano alla mia bugia: non dovranno mai vedermi né triste, né sconvolta, né terrorizzata.
Dovranno vedere soltanto la guerriera, la regina, l’eroe.
Nessuno scoprirà mai il nostro segreto.
Nessuno ci tradirà.
Nessuno ci compatirà.
Il mio, il nostro, orgoglio ha subito abbastanza ferite per una vita intera.
 
Nessuno dovrà sapere.
Né ora, né mai.
 
E anch’io dimenticherò.
Da oggi sarò la guerriera bellissima e invincibile.
L’eroina che ha affrontato i mostri delle profondità dell’oceano, li ha sconfitti ed è tornata per raccontarlo.
La regina pirata che dominerà gli oceani e il suo popolo.
 
La brezza mi porta l’odore di fumo e di mare, Ray si affaccia e mi sorride prima di tornare sotto coperta.
Shakky, al timone, ammicca.
Le mie sorelle mi abbracciano.
Tutto per un attimo sembra di nuovo perfetto.

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