scoperte
Prima parte
La
pioggia batteva insistente sul vetro, ma nessuno ormai ci faceva più
caso.
I
quattro erano impegnati a giocare a scacchi o a mangiare caramelle e dolci di
ogni tipo.
Il
più espansivo era Scorpius, che proponeva giochi di ogni
tipo.
Per
Albus giocare con quel ragazzo era strano, poiché era il figlio di una delle
persone che suo padre odiava di più.
Chissà cosa avrebbe detto Harry, se avesse saputo ciò
che era successo.
Harry aveva raccontato molto ai suoi figli della scuola,
di Howarts, e solo ora Albus si rendeva conto di quanto Scorpius assomigliasse a
suo padre. I corti capelli di un biondo cereo erano gli stessi di quelli di
Draco. il volto scarno e pallido lo facevano sembrare un serpente smorto. Ma gli
occhi erano completamente diversi. Al contrario di quelli del padre, grigi come
il cielo d’inverno o come la fitta nebbia, li ha azzurri. Ad Albus quegli occhi
ricordano molto il mare e il cielo puro.
Albus ha già capito che tipo di persona è Scorpius: una
persona sensibile e gentile, e capisce che è il contrario del padre, arrogante e
presuntuoso.
Mentre Albus pensava qualcuno gli toccò la spalla: era
Scorpius.
-Sveglia, su! Tocca a te!-
-Scusa, stavo pensando- rispose, e intanto spostò il
cavallo –cavallo in E/5.- e poi
continuò, sempre con aria pensosa –Dove ti piacerebbe essere smistato,
Scorpius?-
-Ma, non saprei...- fece il ragazzo, mentre continuava a
osservare la scacchiera, come se
pensasse di riuscire a tirare fuori da quel pezzo di legno la risposta alla
mossa di Albus –non so...forse....mi piacerebbe essere nella stessa casa di uno
di voi..-
-Non vorresti diventare un Serpeverde, come la tua
famiglia?-
-Mmm...boh...sono confuso.......trovato! Torre in
D/3!-
Ora
gli altri si erano fatti più seri, sapevano cosa significava diventare un
Serpeverde: far parte di una casa che per quasi tre generazioni, forse di più,
ha aiutato il male ed è progredito secondo gli scopi di Voldemort. Anche se
Tu-sai-chi era morto, quella ferita rimaneva comunque aperta nel cuore di molti.
-Io
vorrei diventare un Grifondoro- fece Rose.
-Anch’io- disse Albus, ma con un tono
pessimista.
-Tanto non hai speranze, microbo. Diventerai un lurido
Serpeverde! È comunque chiaro che nessuno ti vorrebbe nella superba casa di
Godric Grifondoro- James disse
quell’ultima frase con voce solenne, ma allo stesso tempo con un accenno di
sarcasmo.
“Magari
riuscissi a diventare un Grifondoro...” pensò Albus, scuotendo la testa per non
farsi troppe illusioni.
Il
treno iniziò a rallentare e già il corridoio era pieno di ragazzi di tutte le
età.
-Presto, sbrighiamoci! Cerchiamo di non essere gli
ultimi!- urlò James, che si andò ad unire a dei ragazzi del suo stesso anno e
che salutò Albus da lontano, facendogli cenno di stare
attento.
-Forza: andiamo- disse Albus agli altri
due.
Appena scesi dal treno si trovarono davanti un gigante,
di cui non si riconoscevano bene gli occhi, ma si capiva che esprimevano
felicità, e anche commozione.
I
capelli erano aggrovigliati e in disordine, ricadevano neri fino alle spalle e
formavano una criniera impenetrabile.
Albus sapeva chi era quel mezzo gigante, che lo strinse
subito in un abbraccio goffo e impacciato, esclamando:-Tu sei il figlio di
Harry, Albus! Che piacere vederti, non riuscivo più ad
aspettare!-
-No, nemmeno io- disse Albus con un filo di voce,
soffocato da quell’abbraccio così forte.
L’omone si staccò da lui e lo ammirò dalla testa ai
piedi, come se avesse davanti il padrone della Testa di Porco con in mano un
barile pieno d’oro e un boccale di birra pulito.
-Sono così felice, sei identico a tuo padre...- e poi si
accorse che dietro Albus c’era un’altra ragazzina dai capelli rossicci e dagli
occhi marroni con alcune striature verdi, come le foglie
autunnali.
-E
tu devi essere Rose? La figlia di Ron e Hermione?-
-Sì.- rispose prontamente la
ragazza.
Albus si accorse che Hagrid aveva qualche capello
bianco. Sembrava più vecchio e stanco di quanto fosse in realtà, perchè Albus
sapeva che era emozionato e felicissimo di accogliere i figli dei suoi due
migliori amici.
Il gigante
stava per accompagnare i nuovi arrivati alle barche, ma Albus si ricordò di una
cosa molto importante.
-Hagrid aspetta!-
-Dimmi tutto Albus-
-Ti
presento Scorpius Malfoy-
-Scorpius Malfoy? Figlio di Draco Malfoy?- chiese
burbero il gigante.
-Sì, piacere- rispose il ragazzo, allungando la mano
verso Hagrid.
Questi non ci pensò neanche e mormorò:-Mmm.. il
figlio...Malfoy- e poi si girò, senza badare ai ragazzi.
Scorpius abbassò lo sguardo e Albus intervenì
immediatamente:-Scusa, scusa tanto mi dispiace. Non so cosa sia
successo.-
-Non importa, capisco- disse, abbassando il
capo.
Albus cercò di riprendere Hagrid, e dopo qualche spinta
nella mischia sbucò proprio dietro di lui.
-Hagrid, perchè hai trattato così Scorpius, che ti ha
fatto?-
-Come che mi ha fatto?!- chiese, esclamando –quello è il
figlio di Malfoy, Draco Malfoy! Ti rendi conto? È il nipote di Lucius Malfoy,
quello schifoso...e sia suo padre e suo nonno erano Mangiamorte, e anche gran
parte della sua famiglia....Purosangue....discepoli di Tu-sai-chi! Capisci cosa
significa?! Dovrebbero bandirli tutti!-
-E
allora?!-esclamò ancora più forte Albus –anche Sirius veniva da una famiglia
come quella di Malfoy. Era addirittura imparentato con loro. Con Andromeda
Tonks! Vorresti far bandire anche lei?-
Hagrid abbassò lo sguardo, e sembrava che avesse
ingoiato qualcosa di amaro. Le parole di Albus gli avevano fatto male, e
quest’ultimo lo sapeva.
-Io
ho pensato esattamente ciò che hai pensato te appena l’ho visto. Poi però mi
sono accorto che è un bravo ragazzo, l’opposto del padre!-
-Mm...però non mi convince...-
-Dagli una possibilità...per
favore-
-Va
bene, ma solo perchè me lo chiede il figlio di Harry
Potter-
-Comunque sappi che continuerò ad essere suo amico anche
senza il tuo parere-
In
quel momento, dopo un mezzo sguardo di sfida che si erano dati i due, vennero
raggiunti da Rose e Scorpius.
-Alle barche!- annunciò Hagrid.
Seconda parte
Scelsero una barca per tre e vi salirono sopra. Albus
stava davanti, a prua, e guardava dritto di fronte a sé. Ripensava alle parole
di Hagrid, e si pentiva di averle pensate anche lui. Teneva la lanterna in mano
e aspettava impaziente l’arrivo al castello, che ormai si vedeva. Era vicino, e
lui lo sentiva vicino dentro di sé, interiormente. Le torri spiccavano alte e
l’edificio si stagliava imponente solo qualche centinaia di metri da
loro.
Erano arrivati, attraccarono la barca. Una volta sceso
Albus incontrò lo sguardo mezzo torvo di Hagrid, e lo ricambiò, fiero di ciò che
aveva fatto.
Una
parte del parco in cui passarono era rigoglioso, anche se a quell’ora tarda non
si riuscivano bene a distinguere le sagome vegetali.
Albus e Rose riconobbero però, in uno spiazzo, qualcosa
di cui i loro gli avevano tanto parlato:il Platano Picchiatore.
Si
riversarono tutti nell’ingresso, in una pioggia di ragazzi scalmanati ed
entusiasti. Ad aspettarli per prendere le valigie c’era il custode peggiore (e
forse anche l’unico) della storia di Howarts, Gazza, che naturalmente cominciò a
lamentarsi:-Fermi, andate piano!- con la sua voce stridulina e con in braccio la
sua meravigliosa, ma astuta gatta, Mrs Purr, il fiore all’occhiello per il
custode.
-é
strano che Gazza non sia ancora morto, è sempre più decrepito, eppure non molla-
buttò lì James al suo migliore amico,
Henry Duston. Henry era alto, più di James. I capelli castano scuro,
quasi mori. Aveva gli occhi blu notte ed era anche uno dei ragazzi più ambiti
della scuola.
Salirono le scale velocemente, ma a metà tragitto una
mano bloccò la spalla di Albus:-Signor Potter, come è andato il viaggio? La
trovo in forma. Mi raccomando, non combini guai, o ha già iniziato? La vuole il
preside-.
Ora
Gazza lo stava portando verso la sala del preside. In cima alle scalette c’era
una statua enorme, che esprimeva tutta la solennità del preside di
Howarts.
Gazza pronunciò la parola d’ordine, “tutti i gusti più
uno al gusto di cerume” e la scale iniziarono a girare e salire. Albus vi montò
velocemente sopra, prima che non fossero più raggiungibili, sospinto dal
custode:-Vai, non avrai mica paura? Se hai fatto qualcosa di male il minimo che
può farti è espellerti...- e poi si allontanò –andiamo Mrs
Purr-.
Sceso dalla scala a chiocciola Albus si era trovato
davanti una porta massiccia. La aprì. All’interno della stanza appesi ai muri
c’erano numerose cornici, alcune vuote, e le altre contenenti ognuna un preside
di Howarts. E Albus ne riconobbe una, anzi, non gli vide il volto, la cornice
era vuota, ma lo riconobbe comunque, infatti sotto alla cornice c’era scritto,
in lettere d’oro: Albus Silente.
Una
figura alta si mise davanti a lui, il volto aveva molte rughe, ma la giovinezza
interiore non mancava.
-Sai, quella al gusto di cerume era sicuramente la Tutti i gusti più uno che
preferiva.
Spero che almeno questo capitolo abbia
un po’di successo.
Posso capire che sia un po’ lungo, ma
proprio per questo l’ho diviso in due parti per facilitare la
lettura.
Se avete qualche consiglio da darmi vi
prego di darmelo.
Ringrazio tutti, chi leggerà la storia,
chi non la leggerà; chi recensirà, ma anche chi non recensirà; chi è iscritto al
sito e chi on lo è, ma che magari legge lo stesso (come me prima di iscrivermi).
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