inseguendo il futuro di Sghisa (/viewuser.php?uid=57762)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiamenti ***
Capitolo 2: *** Disagio ***
Capitolo 3: *** Solo nomi ***
Capitolo 4: *** Kendall ***
Capitolo 1 *** Cambiamenti ***
Disclaimer: La storia
comincia dove
finisce "Sulle tracce del passato". Prima dell'uscita del film,
questa sarebbe stata una Future Fic, ma ora fa parte della categoria
What if?
Sono passati dieci
anni dal
diploma,
dieci anni che hanno portato i nostri protagonisti lontano.
C'è chi è
cresciuto, come Dick Casablancas, felicemente sposato con Cindy Mac
MacKenzie e
padre d due bambini. O come Eli Navarro, che ora lavora come paramedico
sulle
ambulanze, fidanzato con Parker Lee, ex compagna di
università di Veronica e
Mac. C'è chi ha viaggiato a lungo per tornare, come Jackie
Cook, che si è
trasferita a Neptune dopo dieci anni assieme ai suoi due bambini per
stare
vicino a Wallace Fennell.
E poi c'è
chi
è andato lontano da
Neptune. Se Logan fa l'attore a L.A., Veronica è diventata
P.I. sempre nella
stessa città.
"Sulle tracce del
passato" vede
Veronica e i suoi amici collaborare per riportare Duncan Kane e la
piccola
Lilly in America. Ci riescono, non senza la necessaria dose di
spargimenti di
sangue e tragedie. Nel momento in cui tutto sembra essersi risolto per
il
meglio, Duncan viene arrestato. L'accusa pendeva sulla sua testa da
dieci anni:
l'innocenza di Aaron Echolls lo rende il sospettato principale per
l'omicidio
di sua sorella, Lilly Kane.
Nessuno
dei personaggi mi appartiene, e
non voglio fare torto a Rob Thomas utilizzando il mondo da lui creato.
Cambiamenti
"Sono a casa!"
La voce profonda di Logan Echolls
echeggiò per le stanze che componevano il bell'appartamento
che aveva
trasformato nella propria dimora. Il giovane uomo attese qualche
secondo, poi
sospirò e chiuse la porta d'ingresso. Fuori la luce iniziava
a scemare, cedendo
il passo al buio.
Logan appoggiò la
valigia sulla sedia più
vicina e si avviò verso la cucina. Passando attraverso il
salotto, dove c'erano
un divano un tavolo e il mobile per la televisione, accese tutte le
luci.
Scavalcò un borsone sportivo prima di raggiungere un
orsacchiotto di pezza
abbandonato per terra. Lo raccolse e lo ripose nello scatolone che
conteneva
altri giocattoli. Poi calciò di lato il borsone blu
elettrico che riportava la
dicitura "Neptune pink soccer", mentre lo apriva e tirava fuori
calzini sporchi, magliette sudate e scarpe infangate. La sera
precedente aveva
piovuto.
Il tutto finì in
lavatrice assieme ad
altri capi di vestiario abbandonati lungo il corrimano della scala che
saliva
al piano di sopra, sulle sedie della cucina e lungo lo schienale del
divano,
ricoperto di riviste e giocattoli.
Sono mancato solo due giorni, e sembra che
sia esplosa una bomba in questa casa pensò il
giovane uomo mentre caricava il
programma veloce con fare esperto. Negli ultimi mesi si era dovuto
adattare a
molte novità, come fare la lavatrice, pensare ad una cena
che non fosse
composta da hamburger e patatine fritte - il nutrizionista l'aveva
sconsigliato, soprattutto in quella fase -, e chissà quante
altre piccole
azioni che non aveva mai pensato avrebbero potuto appartenere alla sua
routine.
Mentre metteva i piatti sporchi
accumulati nel lavandino in lavastoviglie, allungò una mano
verso il
frigorifero e lo aprì. Possibile
che le donne di questa casa non sappiano
cucinare, si domandò sconcertato il giovane
mentre scansionava i ripiani del
frigorifero, desolatamente vuoto. Fare la spesa, un altro punto da
aggiungere
alla lista delle cose da fare nel pomeriggio. Mentre afferrava un
sandwich al
tonno, l'occhio gli cadde sull'orologio. Sono le cinque di
giovedì, la
settimana sta quasi per finire… stava pensando
il giovane. Poi qualcosa fermò
il corso dei suoi pensieri.
Le cinque di giovedì… le cinque di
giovedì… oh
maledizione!
Logan abbandonò il
sandwich sul ripiano
semivuoto del frigorifero e raggiunse in fretta il telefono. Compose il
numero,
ma niente… dopo tre squilli partì la segreteria
telefonica. Maledizione
Veronica, rispondi al telefono. Alla terza chiamata Logan
desistette. E compose
il numero d'emergenza.
------
Keith Mars
non si aspettava più nulla dalla vita: gli aveva
riservato fin troppe
sorprese. Quando aveva conosciuto la sua futura moglie Lyanne aveva
pensato che
avrebbe potuto essere l'amore della sua vita. Ben presto si era reso
conto che
non poteva essere così. Alla donna era bastato incontrare
sulle scale della
scuola materna della loro figlioletta Veronica il ricco e affascinante
Jake
Kane per dimenticarsi in fretta delle promesse di matrimonio
pronunciate solo
pochi anni prima.
Keith Mars un
tempo era sicuro che il suo lavoro come pubblico ufficiale e tutore
della legge
avrebbe seguito il corso naturale, e che avrebbe raggiunto la pensione
comodamente seduto sulla poltrona di sceriffo. Al contrario ora stava
aspettando il momento di ritirarsi dal mercato scomodamente acquattato
sul
sedile posteriore della sua macchina mentre pedinava un broker
stranamente
vicino alla piccola criminalità di Neptune. L'uomo era
appena entrato al River
Sticks, la sede operativa dei Fitz Patrik una famiglia di delinquenti
di
origine irlandese che gestiva il traffico di droga della
città. Grazie alla
connivenza del tutt'altro che incorruttibile sceriffo Winnie Van Lowe
il potere
di quei pericolosi criminali era cresciuto negli ultimi anni. Ma le
vicine
elezioni dello sceriffo stavano minando la sicurezza di Liam e
fratelli, per
questo stavano cercando di accumulare quanto più capitale
possibile per una
campagna elettorale con i fiocchi. Vinnie doveva restare al suo posto!
E così Mr.
Morris, il broker col vizio del gioco pedinato da Keith era entrato a
far parte
della rete di finanziamento della campagna elettorale dello sceriffo.
Peccato
che i soldi estorti fossero della compagnia e non di Mr. Morris.
Compagnia che
voleva recuperare quanto gli apparteneva e liberarsi del traditore.
L'investigatore
dalla lunga esperienza aveva raccolto abbastanza prove, gli serviva
solo una
registrazione ambientale decente, ed era deciso a
prendersela.
"Allora, come se la sono cavata i cavalli questo fine settimana?" La
voce sgraziata di Liam risuono metallica nelle cuffie di Keith. Dai che è la
volta buona pensò l'ex sceriffo. Poi qualcosa
si insinuo nella registrazione.
Un ronzio ritmico e fastidioso. Ci mise un po' a capire: il
telefono
delle emergenze. Quello che non doveva e non poteva mai essere spento.
Keith lo
estrasse rapidamente dalla tasca della giacca appoggiata allo schienale
del
sedile del passeggero. "Ragazzo mio, in cosa posso essersi utile?"
Domando l'uomo al giovane all'altro capo del telefono. La voce di Logan
Echolls
era preoccupata e nervosa. "Keith... Se ne è dimenticata! Ti
prego
recupera Veronica. Io penso al resto: abbiamo solo mezz'ora!". Senza
attendere risposta Logan chiuse la telefonata.
Maledizione
Veronica penso l'ex sceriffo saltando sul sedile del
guidatore e mettendo in
moto.
-------
La stanza era
silenziosa. La luce filtrava da sotto la porta, e i rumori ovattati che
provenivano dall'esterno creavano la giusta atmosfera. Intrufolarsi
nell'ufficio vuoto, accendere il computer con tutti i sensi
all'erta… la parte
più adrenalinica del suo mestiere, quella era la parte che
le piaceva di più.
L'emozione del non farsi beccare l'aveva sempre eccitata.
Come quando era
al liceo e sgattaiolava silenziosamente nell'ufficio di Clemmons.
Trovare la
password non era un problema, perché era banalmente scritta
sotto la
cambrettatrice. Tuttiuguali,
nessuna fantasia commentò la giovane donna
ripensansando ai suoi 17 anni. Ma
è possibile che nessuno
sappia ricordarsi una password a memoria? O nasconderla in un posto
decente?
Tanto meglio per me… pensò la bionda
mentre digitava il codice d'accesso che lo
sceriffo aveva nascosto sotto il fermacarte. Le sue dita veloci ed
esperte
composero silenziosamente la frase "I'm the best", e così fu
dentro.
Dentro il computer dello sceriffo, libero accesso a tutti i dati, tutti
i
fascicoli, anche quelli secretati. Aprì la cartella "Cases",
poi
quella "Murder", e infine "Closed" e cercò sotto la
"K". Infine lo trovò. "Kane L.". Inserì la
pennetta
nell'uscita USB e iniziò a copiare i file. Poi
tornò indietro. "Murder",
"Open" e cercò la "E"… Eccola qua!
Esultò silenziosamente
tra sé e sé. Copia, Incolla… il
processo era lungo. Le cartelle contenevano
fotografie, video, documenti, scansioni, testimonianze. Un sacco di
materiale.
30%… dai maledetta macchina dell'anteguerra, sbrigati,
intimò al vecchio
computer che non ne voleva sapere di fare in fretta.
Fuori, nella sala
principale dell'ufficio dello sceriffo le voci si fecero più
alte. "Buon
pomeriggio capo", esclamò Saks. Maledizione, doveva stare fuori
ancora un
paio d'ore… pensò Veronica, mentre
fissava lo schermo, sperando che la copia
dei file si velocizzasse. Niente da fare… 79%. La voce di
Vinnie era vicina,
molto vicina. "Saks, io non ci sono per nessuno, chiaro? Devo fare un
paio
di telefonate e a meno che non accada una catastrofe, il dipartimento
è in mano
tua".
85%… la maniglia
si abbassò. Sono
fregata, pensò la giovane donna, mano sulla
pennetta, pronta a
nascondere le prove delle sue azioni. Poi all'improvviso una voce
familiare
proruppe nell'androne. "Vinnie, dobbiamo parlare!". Suo padre, la sua
salvezza.
Il computer
comunicò che il salvataggio dei file era riuscito. Rapida
Veronica chiuse tutte
le finestre e mandò il computer in stand by. Poi
sgusciò fuori dalla finestra,
che richiuse prontamente alle sue spalle proprio mentre la porta si
apriva, e
lo sceriffo accendeva la luce. "Cosa vuoi Keith?"
"Lo sai
benissimo cosa voglio" lo apostrofò scontroso
l'investigatore "Sto
aspettando da settimane la ricompensa per aver recuperato quel
fuggiasco a
pochi metri dal confine. Cosa deve fare un povero investigatore per
guadagnarsi
la pagnotta?". Quella era solo una scusa, era andato alla centrale per
intercettare sua figlia e riportarla con i piedi per terra. Mancavano
solo 10
minuti all'arrivo di quella fastidiosissima donna, e Veronica non si
vedeva
ancora. "Keith, sei stato sceriffo anche tu… sai che
finché la contea non
mi dà il via libera, i fondi sono bloccati…" si
giustificò distrattamente
lo sceriffo accendendo il computer. "Beh, vedi di velocizzare la
procedura. Almeno questo lo puoi fare…" rispose Keith.
"Farò il possibile,
ma ora lasciami in pace. Già mi tocca vedere quella spina
nel fianco di tua
figlia tutti i benedetti giorni… A proposito, dove
è?". Si alzò e andò
alla porta. Si appoggiò allo stipite e urlò:
"Mars!"
"Si
capo?", fece capolino Veronica dalla stanza degli interrogatori.
"Quanto manca alla fine del tuo turno? Papino è venuto a
prenderti…".
Veronica restò interdetta… non aveva la
più pallida idea di che ore fossero.
"A dire il
vero il tuo turno, tesoro, è finito tre ore fa. Possiamo
andare a casa? Abbiamo
un appuntamento tra pochi minuti" intervenne Keith, facendo alla figlia
segno che era ora di andare.
Cavoli,
pensò
l'agente Veronica Mars mordendosi il labbro inferiore, mi sono completamente
dimenticata dell'assistente sociale.
------
"Lo so papà,
lo so" esclamò Veronica, mentre seduta sul sedile posteriore
faceva la
contorsionista cercando di togliersi la divisa del dipartimento. Una
camicetta
bianca e un paio di jeans lisi erano il cambio d'abito che suo padre
aveva
recuperato dal vecchio appartamento che un tempo divideva con la
figlia.
"Non ho detto nulla, tesoro." Rispose lui con fare canzonatorio.
Lei sbuffò mentre
finiva di infilarsi i jeans e calzava le sue vecchie Convers. "Fino a
questa mattina me ne sono ricordata, poi una cosa tira l'altra e me ne
sono
dimenticata… sai com'è…"
tentò di giustificarsi lei. "Non ho detto
nulla, tesoro, e non ho intenzione di dire nulla. Sei una donna adulta,
ormai.
Hai un lavoro e delle responsabilità. Sta a te ricordartene!
E poi"
continuò l'uomo, mentre Veronica passava sul sedile
anteriore e si allacciava
la cintura "penso che a casa ci sia qualcuno che si occuperà
di tirarti le
orecchie!" concluse l'uomo. Il ruolo del poliziotto cattivo non sarebbe
toccato a lui questa volta.
------
Keith accostò di
fronte alla nuova casa di sua figlia, che rapidamente gli diede un
bacio sulla
guancia e si precipitò fuori dalla macchina. "Ho fatto la
spesa per voi
mentre Logan si occupava del resto. La trovi nel bagagliaio". "Sei il
migliore!" esclamò lei indossando la giacca. "Chi
è il tuo
papà?!?" domandò lui. "Grazie!"
esclamò lei, sbattendo la
portiera e non lasciando al padre il tempo di rispondere. L'uomo
sorrise mentre
osservava la figlia aprire il bagagliaio e recuperare le buste della
spesa.
Quando la sua bambina aprì la porta di casa,
partì. L'avrebbe chiamata più
tardi per sapere come era andata.
------
Si chiuse la
porta dietro alle spalle e sospirò. Le luci erano tutte
accese, e tre paia
d'occhi le si puntarono addosso. "Signora Hoogan, buona sera!"
esclamò Veronica, sfoderando il migliore dei suoi sorrisi.
"Signorina
Mars…" rispose la donna, con poca enfasi. L'assistente
sociale, la signora
Hoogan, seguiva il caso di Logan e Veronica da oltre sei mesi, e ogni
quattro
settimane si presentava alla loro porta. Varcava la soglia e sviscerava
ogni
loro mossa. Orari, alimentazione, vestiario, motivazione,
impegno… la loro
privacy veniva messa a nudo. Era il prezzo che dovevano pagare per
mantenere
una promessa: quella di prendersi cura di Lilly mentre Duncan era in
galera.
Dopo l'arresto
avvenuto sul finire dell'estate precedente, i ben pagati avvocati della
famiglia Kane erano intervenuti subito, ma nessuna cauzione per l'ex
fuggiasco,
il giudice era stato ferreo nella sua decisione. Rischio di fuga troppo
alto. E
così Duncan Kane da sei mesi viveva in un carcere di media
sicurezza mentre i
suoi avvocati cercavano di tirarlo fuori. Uno die punti su cui facevano
leva
era il delicato stato di salute del rampollo di casa Kane, ma per ora
non
avevano ottenuto nessun risultato.
Nel frattempo era
partita una guerra per chi avrebbe dovuto prendersi cura della bambina.
Celeste
Kane da una parte, Jake e Lyanne dall'altra. E poi la signora Manning.
Tutti
volevano diventare i tutori legali della piccola, ed erano pronti a
tutto. Ma
la carta che Logan e Veronica avevano firmato poche ore dopo l'arresto
di
Duncan, faceva di loro due gli unici tutori della bambina.
Dal giorno in cui
la piccola Lilly era stata loro affidata, la vita dei due giovani era
profondamente cambiata. Avevano cercato una sistemazione decorosa e
abbastanza
vicina alla scuola. Veronica aveva dovuto abbandonare il lavoro a Los
Angeles,
chiudere l'ufficio e cercare un lavoro a Neptune. Perché?
Così aveva stabilito
il giudice. I parenti della bambina si trovavano tutti nella contea di
Balboa,
come il padre e gli assistenti sociali di riferimento. Veronica e
Logan, se
volevano occuparsi della bambina, dovevano trasferirsi a Neptune. Punto.
E così era stato.
Veronica aveva lasciato al sua vita, il suo lavoro, la sua casa per
prendersi
cura della figlia di Duncan Kane.
Spazio autrice.
Eh
sì, l'avevo
detto e incredibilmente lo sto facendo. Sono in fase "Waiting the
movie" e sto leggendo e rileggendo FF su Veronica Mars. Mi è
venuta voglia
di scrivere e continuare la storia da me iniziata nel lontano 2008.
Storia
che mi
sono accorta è piena di errori. Piccole sviste ma anche
madornali sbagli.
Chissà, magari la riprendo in mano e la sistemo!
By the
way, buona
lettura!
Sghisa
|
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Capitolo 2 *** Disagio ***
Disagio
L'aria era pesante, e Veornica a
stento riuscì a sfoggiare uno dei suoi migliori sorrisi di circostanza.
"Signorina Mars…" rispose la signora Hoogan, voltandosi leggermente
verso l'ultima arrivata. Veronica passò al setaccio le tre persone
sedute attorno al tavolino del soggiorno. La piccola Lilly, dondolando
i piedi, la osservava implorante dalla sedia a fianco del televisore.
Si stava mordicchiando le unghie, agitata come era. Quando la signora
Hoogan si presentava a casa loro, per la più giovane dei Kane era una
vera tragedia. Il terrore si impossessava di lei, e nei giorni
immediatamente precedenti non riusciva a mangiare nulla. La paura che
la portassero via da quella che era diventata la sua casa la
attanagliava fino a quando l'austera signora Hoogan non usciva dalla
loro porta di casa, lasciando che loro tre tirassero finalmente un
sospiro di sollievo.
Veronica spostò lo sguardo sulla
rigida donna di mezza età, seduta impettita sul divano. Gli occhi scuri
della signora Hoogan la scrutavano con aria critica. Non si erano mai
capite le due donne, nonostante ogni quattro settimane fossero
costrette a condividere un paio d'ore assieme. Ore durante le quali
ogni intimità di Veronica veniva messa a nudo.
Infine, mentre posava la borsa e si
avvicinava allo sparuto gruppetto che popolava il soggiorno ben
illuminato e accogliente di casa sua, Veronica incrociò lo sguardo di
Logan. Non c'era rimprovero o rabbia, ma delusione e disappunto. Lei
sorrise, cercando di stemperare la situazione, ma in risposta Logan si
voltò verso l'assistente sociale e le domandò: "Posso portarle qualcosa
da bere?".
Lei si sistemò gli occhiali sul
naso e rispose al giovane uomo con poco più di un sussurro "Un
bicchiere d'acqua, per cortesia." Poi indicando una sedia fece cenno a
Veronica di sedersi. "Se volesse gentilmente unirsi a noi, signorina
Mars, possiamo cominciare."
Veronica annuì senza proferire
parola e si sedette mentre la signora Hoogan tirava fuori il formulario
e iniziava a porre a tutti e tre le solide domande di rito.
----
Dopo aver fatto un giro di
ricognizione per la casa, durante il quale furono controllati tutti i
cassetti, tutti i documenti, tutte le bollette, fu il turno del
colloqui con Lilly. La signora Hogan e la bambina si sedettero in
cucina, di fronte a due fumanti tazze di te. Veronica e Logan
lasciarono le due per conto loro e si sistemarono sul porticato sul
retro. Logan si appoggiò alla colonna, dando le spalle alla sua
coinquilina.
Lei si sedette sul dondolo,
tormentandosi le mani e guardandosi la punta dei piedi. "Hey" esclamò a
bassa voce dopo un lungo e pesantissimo momento di silenzio. "Mi sembra
che sia andata bene…" cercò di smorzare la tensione. Effettivamente
l'"interrogatorio" era andato molto bene. La signora Hoogan era
rimasta soddisfatta dal frigorifero pieno, dagli ottimi voti, dal
calcio femminile e dal corso di chitarra. Dalle camere in ordine, il
bucato fatto e le regole stabilite dai due adulti responsabili.
"Forse ce la siamo cavata anche
questa volta!" continuò lei, nel tentativo di suscitare una qualunque
reazione in Logan. Non ottenendo alcuna risposta, si alzò e si avvicinò
a lui. Gli posò una mano sul braccio, cercando di avere la sua
attenzione. Non appena la mano di lei entrò in contatto con il suo
avambraccio, Logan si scostò velocemente prima di voltarsi e esclamare
con voce atona: "Di certo non grazie a te". Lei si scostò, ferita da
quella frase. "Cosa intendi dire? Io…" "Tu hai lasciato la casa in
condizioni pietose. C'erano piatti sporchi e vestiti da lavare ovunque.
Il frigo era desolatamente vuoto e ho impiegato buoni venti minuti
prima di trovare l'orario scolastico e tutti i documenti della scuola."
"Si ma…" "Ma se - la interruppe lui nuovamente - non fossi arrivato io,
probabilmente la signora Hoogan non avrebbe nemmeno aspettato il tuo
rientro: si sarebbe portata via Lilly senza che tu potessi salutarla.
Quindi, Veronica, ti prego di comportarti bene nel tuo colloquio
individuale con la nostra cara ospite. Adesso tocca a me!". E così
dicendo si avviò verso la porta d'ingresso.
Una bionda figura aprì l'uscio. Lui
la fece uscire, scompigliandole i capelli. "Tutto bene, Lil?" "Le ho
detto che mi fate sempre mangiare la verdura!" esclamò lei, saltellando
verso Veronica. "Ti aspetto qui, zio Logan. Veronica mi farà
compagnia!".
Mentre il giovane uomo si chiudeva
la porta dietro alle spalle, le due si sedettero sulla scala. "V, non
ti preoccupare" la rassicurò la bambina "perché la signora Hoogan si fa
sempre prendere per il naso. Ho fatto gli occhi dolci e ho raccontato
solo le cose che voleva sentirsi dire" esclamò la bambina, con quel suo
sorriso malizioso. "Sai cosa abbiamo stabilito in merito alle bugie…"
la ammonì Veronica. "Oh - rispose la ragazzina - ma io ho detto solo la
verità. Semplicemente non l'ho detta tutta!" e abbracciò Veronica con
affetto e trasporto, una cosa alla quale la giovane detective non si
era ancora abituata.
---
"Signor Echolls, prego si sieda" lo
pregò l'assistente sociale. Logan indossò il suo miglior sorriso e
puntò gli occhi in quelli dell'austera donna che sedeva di fronte a
lui. "Come sta signora Hoogan?" cercò di imbonirla il giovane. "Bene,
grazie. Ma non sono qui per fare conversazione. Volevo sapere come
procede con una bambina in casa. Come sta lei e come se la sta cavando
con i suoi… trascorsi. Ha mai alzato le mani sulla bambina?" Domandò la
donna.
Evidentemente la delicatezza non
era materia d'insegnamento al corso per assistenti sociali. "Non mi
permetterei mai di farlo. Io non sono un violento…" "Mi permetta di
contraddirla, ma la sua fedina penale dice esattamente il contrario!"
"Mi avete fatto tutti i test possibili e immaginabili, mi sono iscritto
ad un corso per il controllo della rabbia, gestisco molto bene il mio
ruolo di tutore di Lilly. E soprattutto non sono come mio padre: non
oserei mai mettere le mani addosso a un bambino. Se lo metta in testa
signora Hoogan, io ne ho subite abbastanza per me e per le prossime tre
generazioni!" affermò il giovane, con decisione ma senza esplodere in
gesti rabbiosi o aggressivi. Il suo sguardo era sereno e fermo.
"Mi fa piacere sentirlo. sa, se
all'inizio ero scettica sulle sue potenzialità in quanto genitore, mi
sono dovuta ricredere. Nonostante le sue numerose incarcerazioni, la
fedina penale, i processi e il suo passato… burrascoso… lei è un'ottimo
esempio di adulto. Come gestisce il fatto che il suo lavoro non è a
Neptune?" "Cerco di stare via il minimo possibile. Se non è necessario
rientro sempre nel pomeriggio e soprattutto i fine settimana sono
intoccabili."
La signora Hoogan annuì in silenzio
e poi scarabocchiò qualcosa sul suo blocco per gli appunti. Dopo un
tempo che a Logan parve infinito, finalmente la donna riaprì bocca.
"Vede signor Echolls, non è lei a preoccuparmi. Cosa mi può dire della
signorina Mars? Sta svolgendo il suo ruolo come da impegni presi oppure
le sue difficoltà iniziali si sono ormai incancrenite?"
Logan deglutì e fissò la donna
senza aprire bocca. Lei allungò una mano oltre il tavolo e strinse il
polso del giovane. "Non glielo chiederei se non fosse per il bene della
bambina. Lilly ha già subito troppi scossoni. Vivere con una persona
poco equilibrata come Veronica Mars non penso possa giovarle. In tal
caso, la custodia andrebbe solo a lei, signor Echolls. Mi assicurerei
che nessuno le porti via la bambina. Lei sarebbe un ottimo padre"
concluse ammiccando.
---
Veronica e Lilly stavano mangiando
del gelato dalla stessa coppetta sedute sulle scale della Veranda. Si
rubavano le cucchiaiate a vicenda e ridevano di gusto. Logan le
osservava dalla finestra, e non voleva interrompere quel raro momento
di complicità tra le due donne che ora erano tutta la sua vita. Ma
d'altro canto non poteva certo far aspettare la signora Hoogan. Aprì la
porta abbastanza rumorosamente da attirare l''attenzione delle due
signorine. "Veronica, ti dò il cambio!" esclamò con fare disinvolto,
anche se dentro fremeva di irrequietezza. Come avrebbe preso Veronica
quanto la signora Hoogan stava per dirle? Si sarebbe arrabbiata? Che
domande, certo che l'avrebbe fatto. D'altronde lui non poteva fare
molto per salvare la situazione, e Veronica avrebbe capito. L'aveva
fatto per il bene di Lilly!
La giovane bionda si alzò e li
squadrò con fare minaccioso. "Non finite tutto il gelato, lasciatemene
un po' voi due ingordi!" e cedendo il posto al giovane uomo, gli
accarezzò con dolcezza il braccio prima di sparire dentro casa.
Varcò la porta del salotto e si
sedette alla bella tavola che a breve avrebbe apparecchiato per cena.
Cena, pensò, dopo tutto quel gelato la vedo difficile. E fece spallucce
a sé stessa.
"C'è qualcosa che la diverte,
signorina Mars?" domandò caustica l'assistente sociale. "Nulla,
signorina Hoogan, solo una barzelletta che mi ha appena raccontato
Lilly!" "Quindi condividete storie divertenti…" Veronica sapeva che
dietro a quell'affermazione all'apparenza innocente si nascondeva una
trappola. "E mi dica… che genere di storie racconta lei alla piccola?
Forse die casi di omicidio che hanno costellato la sua esistenza? O
magari della morte della madre?" Veronica accusò il colpo, ma rispose
con fermezza ed educazione. "Le racconto di sua madre e di sua zia,
delle favolose persone che erano, di quanto fossero entrambe importanti
per me e per suo padre. Ma no, non le racconto come sono morte, della
violenza che ha accompagnato il loro ultimo giorno sulla terra. penso
che sia giusto che la bambina sappia, ma non ora. E' troppo piccola.
Sarà su padre, una volta uscito di prigione, a raccontarle delle loro
morti. Non io, perché non è un mio compito. Io devo proteggerla,
nutrirla, volerle bene, assicurarle una formazione adeguata in attesa
che l'innocenza di suo padre venga finalmente provata." "Sempre che sia
innocente…" commentò caustica la signorina Hoogan. Veronica si morse la
lingua e la fissò, aspettando la domanda successiva.
L'assistente sociale perse tempo e
sfogliò la sua cartellina. Poi alzò lo sguardo sulla giovane bionda di
fronte a lei e le chiese con non curanza: "E il suo problema con
l'alcool?" "Beh come ha potuto vedere in casa non ne può trovare
nemmeno una goccia. A prescindere dal fatto che quello di cui lei sta
parlando è stato per me un momento molto difficile" ma non poté finire,
perché la severa esaminatrice di fronte a lei la interruppe. "E questo
non lo è?" poi, visto che Veronica non rispondeva incalzò la dose: "A
quanto mi risulta lei ha dovuto abbandonare il suo lavoro, la sua
città, la sua vita. Ora fa l'agente al commissariato locale. Altro che
investigatore delle star… E poi, che dire. Si è ritrovata catapultata
in un passato che ha cercato con tutte le proprie forze di dimenticare.
Neptune, lo sceriffo Van Lowe, i suoi problemi con i signor Echolls. E
per di più si ritrova a fare da madre!"
"Lei non capisce…" provò vanamente
a ribattere la giovane donna. Ma non poté far altro che lasciare che il
fiume di parole della signorina Hoogan finisse il suo corso. "Madre…
deve essere difficile per lei riuscire a ricoprire questa carica dopo
che la sua di madre l'ha abbandonata. Ripetutamente. Una madre
alcolizzata e fuggiasca. Cosa mi garantisce che lei non sia così? So
per certo che questa è la sua più grande paura…" Logan, ti uccido,
pensò Veronica mentre contava fino a dieci, prima di rispondere alla
detestabile assistente sociale.
"Glielo assicura il fatto che sono
anche figlia di mio padre. Il miglior padre del mondo. Tutto ciò che ho
imparato, e non solo sull'essere genitori, lo devo a lui. Alla sua
pazienza, al suo coraggio. Quindi, per rispondere alla sua domanda:
esiste nel fondo della mia anima il timore che quanto ho ereditato da
Lyanne Reynolds emerga, ma in ogni caso ciò che mio padre mi ha
insegnato mitigherà sempre e comunque questo tipo di carattere." Lo
disse senza pause, per non farsi interrompere, per non cedere, perché
se voleva che le cose funzionassero doveva crederci lei per prima.
Dopo un lungo, lunghissimo
silenzio, la signorina Hoogan aprì bocca. "Per questa volta abbiamo
finito. Vi invierò quanto prima le mie osservazioni". Raccolse tutti i
suoi materiali e li infilò nella pesante borsa di cuoio. "Signorina
Mars, non si adagi troppo sugli allori: la tengo d'occhio." Poi uscì
sulla veranda per salutare Logan e Lilly. Infine rivolse i soliti saluti e
convenevoli anche a Veronica che inebetita sorrideva senza sentire una
parola. La sua mente era già lontana. Scampato il pericolo
dell'assistente sociale, per altre quattro settimane avrebbe potuto
concentrarsi su un'unica cosa: tirare fuori Duncan di galera.
---
La cena era volata in un
battibaleno. Avevano mangiato bistecca e insalata. Niente dolce, visto
il pieno che avevano fatto nel pomeriggio. Lilly aveva aggiornato "lo
zio Logan" su quanto era successo a scuola nei giorni precedenti. Poi
gli aveva raccontato dell'allenamento di calcio e infine aveva voluto
sapere dal giovane uomo come erano andate le riprese del film.
Insieme avevano sparecchiato la
tavola e poi Lilly si era fondata sul divano mentre Veronica e Logan
lavavano i piatti. "Ce la siamo cavata anche questa volta!" esclamò lui
mentre faceva partire la lavastoviglie. "Non per merito tuo" rispose
lei lapidaria.
"Prego?" domandò Logan, chiudendo
la porta che dava sul salotto.
"Dovevi proprio raccontare alla
signora Hoogan delle mie insicurezze come madre? Del bell'esempio che
ho avuto? Cosa credevi di fare? Mi hai teso una trappola, Logan…" "No"
rispose lui accigliato "Ti ho slavato il fondo schiena, mia cara. La
signora Hoogan ha capito che qualcosa non va, e cercare di negarlo
sarebbe stato inutile. Cosa avrei dovuto dirle? Che sei completamente
assente? Che rifiuti la bambina? Che l'unica cosa che fai è cercare di
tirare fuori suo padre di galera?"
Veronica lanciò a terra o
strofinaccio. "L'unica cosa che faccio? Se non ci fossi io a indagare
su Duncan, chi se ne occuperebbe? Chi restituirebbe alla dolce Lilly il
suo papà? Nessuno, ecco chi. Quindi quello che faccio è la cosa più
importante…"
Logan sospirò raccogliendo il
canovaccio e riponendolo al suo posto. "Non puoi continuare a ignorare
i bisogni di Lilly. A lei serve che tu sia presente, che giochi con
lei, che la aiuti con i compiti, che prepari la cena e fai la spesa.
Quando sono arrivato qui, questa casa era un disastro. Ho dovuto pulire
tutto, fare le lavatrici, verificare i voti della bambina, scrivere gli
orari sul frigo. Ti sei perfino dimenticata che oggi veniva
l'assistente sociale…"
"Sarà anche come dici tu, ma
intanto oggi ho messo le mani sui fascicoli che si trovavano al
dipartimento. Vedremo poi chi la bambina ringrazierà!" Esclamò lei
impettita. L'argomento era chiuso. Logan la osservò uscire dalla cucina
e sospirò profondamente. Non sapeva proprio come uscire da quella
situazione.
Spazio autrice
Buon Natale a
tutti!
Per chi avesse
già seguito la mia precedente FF "Sulle
tracce del passato", sono tornata. Che dire, ho ripreso la storia
da dove la avevo interrotta. Questi primi due capitoli sono molto
descrittivi: non accade molto. Ma presto entreremo nel vivo delle
indagini.
Non prometto
continuità nè scadenze: aggiornerò quando mi sarà possibile! Grazie a
chi segue e, con pazienza, continua a farlo!
Ancora buone
feste
Sghisa
|
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Capitolo 3 *** Solo nomi ***
Solo nomi
E finalmente era arrivato: il fine
settimana.
Andare al lavoro venerdì era stato
per Veronica una vera e propria tortura. Il dipartimento dello
sceriffo, con le elezioni che avanzavano a passo spedito, era in
subbuglio, e lo sceriffo stava cercando di risalire la china
discendente che la sua popolarità aveva imboccato negli ultimi anni. Le
precedenti elezioni erano andate lisce: dopo il caso delle prove
scomparse, Keith Mars si era definitivamente ritirato dalla
competizione per il distintivo a stella. Inoltre Liam e i suoi cugini
Fitzpatrick avevano aiutato Van Lowe nello sbaragliare eventuali
concorrenti. Aveva gareggiato da solo e aveva ovviamente vinto.
Ma negli ultimi anni l'ex agente
D'Amato, collega di Keith Mars, aveva fatto la sua bella figura,
arrestando numerosi fuggiaschi e criminali. Vinnie temeva che il
bell'investigatore privato potesse rivelarsi un valido avversario.
Aveva quindi raddoppiato i turni dei propri dipendenti, e organizzato
una serie di incontri di sensibilizzazione rivolti ai giovani. E così,
mentre Sachs preparava una lezione sul consumo di stupefacenti e i
pericoli a essi connesso per gli studenti del liceo, Veronica - in
quanto unico agente donna - doveva preparare un incontro sulle violenze
sessuali e di genere.
"Suvvia Mars" l'aveva provocata il
suo superiore "non ti vergognerai mica di parlare di stupri di fronte a
un branco di innocenti ragazzini? Che vuoi che sia, se non ricordo
male, te la sei sempre cavata bene con le parole!"
Veronica aveva chiuso gli occhi,
contato fino a dieci. Poi aveva sorriso e preso il plico di fogli che
lo sceriffo le stava porgendo. Infine si era voltata verso la sua
scrivania e, in perfetto silenzio, si era messa al lavoro. In realtà
stava meditando. Su come la vita fosse ingiusta e crudele, sul fatto
che sicuramente Vinnie aveva letto i file degli interrogatori per il
suicidio di Cassidy "Beaver" Casablancas, e quindi fosse a conoscenza
dello stupro di cui lei era stata vittima. Ma Veronica Mars non avrebbe
ceduto all'ennesimo scherzetto che Vinnie le stava tirando: non gli
avrebbe reso la vittoria così semplice.
Sì, perché se c'era una cosa che
Vinnie desiderava più di vincere le elezioni, era il potersi finalmente
liberare di Veronica Mars.
---
Dopo una giornata infernale,
passata a leggere e rileggere tutti i casi di stupro avvenuti nella
contea di Balboa negli ultimi dieci anni, studiare la casistica e
preparare dati e cifre per l'incontro con gli studenti e le studentesse
del Neptune High, Veronica aveva finalmente potuto mettere la parola
fine non solo a quel maledetto venerdì, ma a un'intera e snervante
settimana. Erano quasi le otto di sera quando finalmente poté lasciare
la sua scrivania, scivolare silenziosamente in macchina e dirigersi
verso la casa di suo padre.
Era tradizione, da sei mesi a
quella parte, che la strana combriccola - ovvero Logan, Veronica e la
piccola Lilly - ogni venerdì occupasse il piccolo salotto di casa Mars
per una cena in compagnia. Di solito Keith li strabiliava, cucinando
piatti succulenti e particolari. Cercava di tenersi libero tutto il
venerdì, in modo da potersi dedicare a quella che in un certo modo
riteneva, essere la sua famiglia.
Quella sera il capofamiglia Mars
aveva preparato trofie al pesto con fagiolini e patate, insalata mista
e arrosto alle spezie. Infine aveva cucinato una deliziosa crostata ai
mirtilli. Quando Veronica arrivò a casa, il vecchio Backup la accolse
con uno scodinzolio, mentre i tre commensali le intimarono di
sbrigarsi.
"V, ho fame!" esclamò la bambina
"oggi il mister è stato spietato: ci ha fatte correre come delle
matte!" Keith e Logan annuirono con fare trepidante: la pasta fumava
nei piatti e anche a Veronica venne immediatamente l'acquolina in bocca.
Dopo la succulenta cena, era
d'obbligo un film. "Tesoro, qui c'è South Park il film, oppure
Inception. Cosa preferisci?"
"Qualcosa di adatto alla bambina?
Che ne so, Rapunzel o Frozen. Potremmo evitare misteri, omicidi e
parolacce per una volta?" domandò Veronica, mentre Logan assisteva
ridacchiando alla scena. "Io non ho problemi né con la violenza, né con
i misteri e nemmeno con le parolacce, V!" esclamò la bambina, che anzi
rincarò la dose "Se non puoi sopportarlo, però, possiamo guardare le
principesse…"
Veronica capitolò, e Inception fu.
---
Due ore dopo la piccola Lilly
cominciò a sbadigliare non appena apparvero i titoli di coda. "E' ora
di andare" commentò Veronica, stropicciando i capelli della bambina e
guardandola con immenso affetto.
"Grazie papà Mars" gridò la
piccolina, abbracciando forte forte un emozionantissimo Keith. "Grazie
a te, piccolina. E' stata una serata stupenda!" "Sai" rispose la
bambina aggrottando la fronte e assumendo un'espressione seria "Penso
che in realtà la trottola stia per fermarsi. Hai notato anche tu come
traballa?". "Penso proprio che tu abbia ragione!" acclamò l'uomo.
"Notte papà" disse Veronica, baciando il padre sulla guancia e guidando
la bambina verso la macchina. "Logan, noi andiamo. Ci vediamo a casa!"
"Prendo la giacca e sono da voi" rispose il giovane uomo.
Uscendo dalla porta vide la
macchina di Veronica allontanarsi. "Grazie Keith, è stato piacevole
come sempre" "Grazie a te, ragazzo".
Guardandolo di sottecchi Logan
decise che era ora di iniziare a rispondere per le rime. Non aveva
forse ampiamente dimostrato di meritare la fiducia concessa? Che era un
uomo adulto e maturo, ma soprattutto un uomo nuovo? "Certo che fare il
nonno ti viene proprio naturale, Keith!" provocò scherzoso il giovane
uomo.
Keith rimase brevemente interdetto,
poi lo ammonì: "Non ci pensare nemmeno, ragazzo!".
---
La casa era silenziosa. La pace
regnava sovrana. Finalmente Veronica aveva tempo per sé e le sue
indagini. Logan dormiva nella sua stanza, o per lo meno da ore la luce
in camera sua era spenta. Lilly era crollata in macchina, e aveva
dovuto aspettare Logan perché la portasse in braccio fino alla
cameretta. Veronica sedeva alla sua scrivania, nella sua camera.
L'unico spazio privato che si era riservata, dove teneva le cose dentro
gli scatoloni. Non li aveva ancora disfatti dopo il trasloco da Los
Angeles e a dire il vero la maggior parte delle sue cose si trovava in
un magazzino nella periferia di Neptune.
Veronica aprì la finestra,
silenziosamente. E poi cominciò a frugare nelle tasche della giacca. Ne
estrasse un pacchetto di sigarette e un accendino. Era il suo momento
di intimità: il mondo non esisteva, Duncan non doveva essere tirato
fuori di galera, Lilly non dormiva nella stanza dall'altro lato del
corridoio, Logan non era rientrato prepotentemente nella sua vita, e
soprattutto non la teneva a distanza. Nessuno lo sapeva, nessuno lo
doveva sapere. Era un momento tutto suo e voleva che nessuno si
intromettesse.
Dopo aver spento il mozzicone sul
bordo della finestra, fece circolare l'aria per un po' prima di
mettersi al lavoro. L'attesa l'aveva rosa: aveva quei fascicoli in mano
da più di un giorno, ma non aveva ancora avuto occasione di leggerne il
contenuto. Ora assaporava quel momento, mentre lentamente si sedeva
alla scrivania, accendeva la luce, si legga i capelli e infine si
immergeva nella lettura del primo fascicolo. Kane L.
Due ore dopo la giovane si
stiracchiò sula sedia scricchiolante. Nulla di nuovo. Aveva letto e
riletto quasi tutto ciò che era contenuto in quel fascicolo, o meglio,
era stata lei a far sì che la maggior parte di quelle prove facesse
effettivamente parte di ciò che era a disposizione delle forze
dell'ordine. Il resto delle prove era sempre opera Mars: Keith era
sceriffo all'epoca dell'omicidio e, nonostante l'opinione diffusa,
aveva fatto un ottimo lavoro.
C'erano le poche prove, la maggior
parte false e pertanto rigettate dalla corte, che erano state raccolte
da Lamb. E poi c'erano quelle prove che non avevano senso. La statuetta
dell'oscar vinta da Aaron e i capelli di Duncan trovati sopra di essa.
Non corrispondeva con la tempistica, con le videocassette purtroppo
andate perdute, con l'atteggiamento violento dell'ex star del cinema.
Non aveva senso nemmeno il loro ritrovamento. La villa dei Kane e il
suo giardino erano stati rivoltati zolla dopo zolla. Come è possibile
che l'arma del delitto sia stata ritrovata quasi due anni dopo? Si
domandava Veronica, mentre prendeva appunti e cercava di costringere
tutto ciò a seguire un qualunque filo logico.
Non riusciva però a costringere
quei pochi elementi dentro una struttura. Chiuse sbattendolo il
fascicolo e sbuffo esasperata. Perché la statuetta? Cosa se ne sarebbe
fatta Lilly di una stupida statuetta? Vantarsi di averla fregata a una
star si Hollywood? Non era da lei… Rivenderla? Lilly non aveva davvero
bisogno di soldi. No signore. Lei sapeva che quella che le prove
raccontavano non era la vera storia: sapeva benissimo come erano andate
le cose. Doveva solo dimostrarlo.
Si alzò dalla sedia camminò su e
giù per la stanza. Fissava il secondo fascicolo con timore. Se anche
quello non avesse contenuto nulla di importante, si sarebbe ritrovata
bloccata. Oltre dieci anni, niente piste, nessuno che la sosteneva.
Come avrebbe potuto tirare fuori Duncan di galera?
Poi, esasperata, raccolse il più
sottile raccoglitore che portava scritto sulla copertina, Echolls A. e
si sdraiò sul letto.
Alla prima occhiata la cosa quasi
le sfuggì. Tra i tanti interrogati, i troppi nomi, le moltissime
dichiarazioni rischiò di non notarlo. Poi si ferrò e tornò indietro.
Priscilla Banks. Quel nome la costrinse a rileggere la pagina,
rileggerla attentamente non una, non due ma tre volte. Nonostante
fossero passati quasi dieci anni dalla prima volta che l'aveva sentito,
quel nome le riempì le orecchie e il cervello. Il cerchio cominciò a
tornare, la logica a reggere. Balzò giù dal letto, spalancò la porta e
corse verso la camera di Logan. Saltò sul suo letto e lo scosse con una
mano tenendo i fogli nell'altra. "Logan, Logan, svegliati"
Lui mugugnò qualcosa, e lei accese
la luce. "Logan, tu sai spiegarmi questo?" domandò lei, sventagliando
davanti agli occhi ancora appannati del giovane uomo. "Veronica, sono
le tre del mattino…" brontolò il giovane "…tornatene a letto".
"No, Logan, è importante. Davvero
importante. Tu forse puoi aiutarmi a capire perché è stata Priscilla
Banks a trovare il corpo senza vita, ma ancora caldo di tuo padre nella
suite del Neptune Grande?"
"Chi?" domandò lui mentre si
appoggiava sui gomiti e cercava di ritrovare un minimo di lucidità.
Veronica gli rispose con uno
sbuffo. "Priscilla Banks… ma come? Avete avuto una specie di relazione
voi due e tu nemmeno ti ricordi di lei…" fece una pausa studiata,
attendendo una reazione dal suo interlocutore. "Forse tu la conosci con
un altro nome: Kendall Casablancas!"
Finalmente sorrise, soddisfatta
dalla reazione sconcertata del giovane uomo.
Spazio autrice
Ed eccoci qua
con un nuovo capitolo. Spero di continuare a tenere questi ritmi, e di
essere più brava con l'ortografia! Grazie a chi segue e chi commenta!
Al prossimo
capitolo
Sghisa
|
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Capitolo 4 *** Kendall ***
4. Kendall
"Veronica?"
Logan rispose mugugnando.
"Il mio ragazzino mi tradisce?"
Logan odiava quell'atteggiamento di
superiorità, come se lei fosse troppo matura, troppo adulta, troppo
donna. In realtà era quello di cui aveva bisogno in quel momento:
doveva passare oltre, smetterla di pensare al suo passato. Guardare al
futuro. Provò a raggiungere il telefono, ma Kendall lo allontanò
rapidamente, alzando le mani sopra la testa.
"E' solo una compagna di scuola."
Rispose allora, immobilizzato dalla donna nuda che sedeva su di lui.
"Ooooo, una scolaretta!" riprese
lei "Beh, perché non la invitiamo? Due scolaretti potrebbero rendere le
cose più piccanti!"
"Posso cavarmela da solo!" Esclamò
lui strappandole il telefono dalle mani e tirandola a sé.
---
Logan si riscosse da quel ricordo
che stonava con quanto Veronica gli aveva appena detto. "Kendall?
Kendall Casablancas? Hai appena fatto il suo nome o sbaglio?" domandò
ancorò assonnato.
"Proprio lei. Quella cara signora
con la quale ti sei intrattenuto più e più volte… La matrigna del tuo
caro amico… La moglie dell'uomo che ti ha insegnato a sparare… Ti sta
forse suonando un campanello adesso?"
Logan si alzò dal letto e recuperò
una maglietta. Prima che si potesse coprire, lo sguardo di Veronica
scivolò sui pettorali scolpiti del suo ex ragazzo. Sulle sue braccia
forti. E infine sulla grande schiena, martoriata dalle vecchie ferite,
ricordo di un padre violento. Fu tentata di alzarsi, andare da lui e,
come faceva un tempo, passare lievemente le punte delle dita su quei
solchi chiari, imperitura memoria di dolore e sofferenza. Ma si fermò:
non aveva alcun diritto di fare una cosa così. L'aveva perso molto
tempo addietro.
Per non cadere in tentazione iniziò
a tormentarsi il fondo della maglietta, e spostò lo sguardo sulla
sveglia. Poi aprì bocca. "Pensavo fosse stata indimenticabile per te
l'esperienza di andare a letto con una vera donna?"
Il volto irritato di Logan sbucò
dalla maglietta. "Mi concentravo poco sul suo nome o sulla sua
personalità, in quei momenti. Ero impegnato in ben altro!" E si
avvicinò a lei. Le schiacciò il dito con il naso, e si sviò verso le
scale. "Sei ancora gelosa?" concluse spegnendo la luce.
Veronica gli trotterellò dietro.
Mentre scendevano le scale buie in perfetto silenzio, quel sentimento
atavico s’impossessò dei lei e dei suoi ricordi.
---
Quanto le era costato quella
mattina alzarsi dal letto e affrontare la realtà?! Lei era fuggita. Lui
li aveva definiti "epici" e lei era scappata. Lo aveva lasciato solo,
con la sua bottiglia in mano, e una delle più belle e sofferte
dichiarazioni d'amore che lei avesse mai sentito - e con Lilly ne aveva
visti di film romantici!
A fatica si era infilata una
maglietta e un paio di pantaloni. Con i capelli ancora spettinati e
malamente raccolti in una coda di cavallo, Veronica si era precipitata
nell'ascensore del Neptune Grande e aveva atteso che le porte si
aprissero.
Aveva trascinato i piedi fino alla
porta della stanza di Logan prima di alzare il pugno, e batterlo
lievemente sul legno laccato. L'attesa le parve interminabile. Poi lui
sbucò. Gli occhi socchiusi, l'aria di uno che aveva bevuto troppo.
"Ciao. Per prima cosa devo
chiederti scusa per essere scappata in quel modo ieri sera. Ero un po'
confusa. Dovevo riordinare le idee e pensare alle tue parole".
"Veronica…" provò a interromperla
lui. Ma ormai il dado era tratto. Era arrivata fino a lì, nonostante
ogni cellula del suo corpo si rifiutasse di farlo, e sarebbe andata in
fondo a quella storia. Nemmeno l'aria confusa e assonnata di un Logan
poco vestito l'avrebbe fermata.
"No, lasciami finire. Nemmeno io
voglio che tu esca dalla mia vita. E non sto dicendo che voglio
rituffarmi in una relazione con te… ma perché dopo il diploma non
proviamo a uscire? A vedere dove tutto questo ci sta portando? Insomma,
hai definito la nostra relazione epica".
Nessuna reazione, solo un silenzio
imbarazzante. Le bastò un istante solo per capire che Logan non aveva
alcuna idea di ciò di cui lei stava parlando.
"Oh cavolo!"
Quasi sussurrando Logan aprì
finalmente bocca.
"Di ieri sera ho un ricordo…
sfuocato…"
L'imbarazzo s'impossessò di
Veronica, che attonita cercava metter in movimento i suoi piedi
affinché la portassero il più lontano possibile da quel luogo. Ma non
era ancora finita…
"Chi è? Il servizio in camera?" una
voce femminile e sensuale la fece sprofondare nello sconforto.
"Oh, no, solo Veronica Mars. Che
delusione!" affermò Kendall, come sbucata dal nulla, mentre abbracciava
Logan. "Vieni - sussurrò al giovane nell'orecchio - andiamo a farci un
bel bagno!" E poi prima di sparire, affondò il colpo. "Ciao Veronica!"
Logan inspirò profondamente, mentre
Veronica si voltava verso l'ascensore.
"Qualunque cosa io abbia detto…"
Quelle parole suonarono poco
credibili anche a lui, che le aveva appena pronunciate.
"Dovresti saperlo…" riprovò il
giovane.
"Smettila" lo pregò lei, arrivata
all'ascensore.
E mentre le porte si chiudevano, il
dolore che provava si fece fisico e si materializzò sul dolce volto
della giovane donna.
---
"Terra chiama Marte". Logan la
riportò al presente, nonostante il dolore la tenesse ancorata
profondamente a quel momento.
"Io, gelosa? No risponderò nemmeno
a questa tua assurda insinuazione!" rispose Veronica, cercando di
passare oltre.
"Kendall, Kendall, Kendall, cosa ci
facevi nella stanza di Aaron Echolls la sera del suo rilascio, e della
sua morte?" domandò Veronica a sé stessa. "Non ti facevo così ingenua,
Veronica" esclamò lui, mentre metteva su la macchinetta del caffè. Il
suo solito sorrisino stampato in faccia. Per Veronica era troppo
presto: non avrebbe retto a lungo. Alzò lo sguardo al cielo e sospirò,
tirando fuori le tazze dal mobile. "Ho capito, cercherò di farti
immaginare la scena. Lui, sudaticcio sdraiato sul materasso, lei
ansimante sopra di lui…"
"Oddio, Logan, grazie mille per
questa terrificante immagine. Vorrei lavarmi le orecchie con la
candeggina, adesso…"
Lui sorrise, versando il liquido
scuro nelle tazze. "Non so perché mi stupisca", affermò con aria
triste. Veronica si fece seria. "Perché mio padre è dovuto andare a
letto con tutte le mie ragazze?"
Lei affondò la faccia nella tazza
fumante. Sarebbe stata una lunga nottata.
---
Erano le 4 del mattino. Il suono
del telefono lo riscosse troppo bruscamente dal sonno tranquillo in cui
si trovava fino a pochi secondi prima. Non guardò nemmeno il nome di
chi lo stava chiamando. "Tesoro, spero per te che sia un'emergenza"
"Papà, tu hai idea di dove si
possano essere conosciuti Kendall Casablancas e Aaron Echolls?"
"Tesoro, di cosa stai parlando?"
"Papà, ho bisogno che tu ti
concentri. Forza, scuoti la testa e fai scontrare i neuroni. Rispondi
alla mia domanda!"
"Erano tutti e due ricchi. Si
saranno conosciuti a qualche festa…"
"Impossibile" sospirò lei, mentre
il padre si alzava dal letto. "Kendall è arrivata a Neptune dopo
l'arresto di Aaron. Io e Logan abbiamo verificato: le date non
coincidono."
Keith indossò la vestaglia. E provò
a ricordare. I file del caso, i documenti, le registrazioni. Schedari,
date, firme… incontri! Incontri in prigione.
"In prigione, tesoro. Ora ricordo.
Kendall è andata numerose volte a trovare Aaron in prigione!"
"Non sono tutti registrati?"
domandò la giovane donna?
"Certo, registrati e conservati!
Conservati nell'archivio della Contea!"
---
Gli uffici erano deserti. Del resto
alle 5 del mattino era difficile aspettarsi qualcuno in un ufficio
pubblico. Anche il suo collega, Martin, stava sonnecchiando nella
stanza degli interrogatori.
Sgusciò rapidamente fino al desk di
Inga. Aprì il cassetto ed estrasse le chiavi dell'archivio generale.
Poi salì al quinto piano. Silenziosamente cercò le cassette
incriminate, e poi tornò a casa, dove il padre e Logan la aspettavano
alzati.
---
La registrazione era vecchia.
L'audio gracchiava e le immagini in bianco e nero erano piuttosto
"ballerine". Una Kendall decisamente in forma stava per alzare il
ricevitore. Dall'altra parte del vetro, Aaron Echolls. "A cosa devo il
piacere?". Domandò lui.
"Sono qui per tentarti, Aaron!"
rispose lei, impassibile di fronte al fascino dell'attore.
"Missione compiuta" provocò l'uomo
"O forse dovrei dire: con che cosa?"
Lei non si scompose e continuò a
parlare con voce suadente. "Con distese di terreni. Più di quante io
possa gestirne."
Aaron Echolls si mise comodo sulla
sedia, finalmente interessato. "Allora Big Dick ha ancora le mai in
pasta in qualche affare…"
Kendall sorrise. Veronica e Keith
sapevano che stava mentendo. Come lei stessa aveva raccontato a Keith
Mars, dietro alla Phoenix Land Trust non c'era Richard Casablancas, ma
suo figlio minore, Cassidy. "Diciamo che mio marito ha un vasto campo
d'azione. Qualcuno dice che potrebbe lavorare all'estero". Senza dare
tempo all'uomo al di là del vetro di reagire, rincarò la dose. "Aaron,
che ne diresti di uscire di qui ancora più ricco?"
Lui si fece guardingo. "Ahhh…
capisco. Sei al verde. Posso aiutarti. Ma in cambio di cosa, signorina,
in cambio di cosa?" domandò lui, facendo una pessima imitazione di
Hannibal Lecter.
"Mi hanno detto che il vetro è a
prova di proiettile" reagì lei con aria languida e cominciando a
slacciarsi il succinto maglioncino leopardo. "Però forse posso fare
qualcosa per te".
"Qualcos’altro" reagì lui, dopo
aver ammirato brevemente l'abbondante e invogliante decolté della donna
al di là del vetro.
"Sono tutta orecchi"
"Conosci mio figlio Logan?" domandò
lui. Kendall riuscì a mascherare bene l'imbarazzo. "Quello che sta
sempre con i ragazzi Casablancas?"
"Solo di vista…"
"Magari potresti andare a
trovarlo nella sua camera d'albergo"
"Può darsi" rispose lei, stando
vaga. "Ci posso provare"
Il ghigno soddisfatto di Aaron
Echolls fece correre i brividi lungo la schiena di veronica, che
impotente assisteva alla scena registrata dalla telecamera della
prigione. "Sono particolarmente interessato al ragazzo con cui divide
la stanza, Duncan Kane. Dovresti recuperare qualcosa di suo per me…"
"Penso di poterlo fare… E per
quanto riguarda i soldi?"
"Quanti zeri vuoi, dolcezza? Oggi
potrei fare una telefonatina al mio avvocato…"
Poi i due si separavano.
"Papà!" urlò Veronica "metti su la
prossima!"
---
Le altre cassette non avevano
registrato nulla di compromettente. Aaron e Kendall avevano parlato di
tagli di capelli, delle statuette vinte da Aaron, del suo successo come
attore, di malsane abitudini e di Logane e Duncan. Era chiaro quello
che era successo, ma non sarebbero certo valse come prove incriminanti.
Nessun giudice le avrebbe prese in considerazione.
"Quindi Kendall ha creato le prove
che hanno incastrato Duncan e scagionato Aaron in cambio di denaro…"
esclamò Veronica soprappensiero. "Ma come ha fatto?!"
"Lo so io" rispose Logan "Kendall
ha gironzolato parecchio per la suite che dividevo con Duncan. Una
volta l'ho vista entrare nel bagno della stanza di Duncan e uscirne con
aria sospetta. Ne sono sicuro. La statuetta di mio padre, una delle
poche cose che si sono salvate dall'incendio della mia casa, è sparita
da sotto il mio letto proprio in quel periodo!"
Veronica aggrottò la fronte. "E il
compagno di cella di tuo padre, non era molto simile all'uomo che aveva
assoldato la escort che aveva derubato Cliff di tutti i documenti sul
caso?"
I tre rimasero in silenzio a
riflette. Poi finalmente qualcuno lo ruppe. "Sono solo congetture e
illazioni. Noi abbiamo bisogno di prove!" Esclamò Veronica, esasperata
da quella situazione.
Logan le poggiò una mano
sull'avambraccio e, con aria rassicurante disse: "Però sappiamo cosa
cercare, adesso! Forza, Bobcat, sono sicuro che ci riuscirai!"
Spazio
autrice.
Ed
eccoci qua. Possibilmente con meno errori ortografici e un capitolo di
passaggio. La mia intenzione è di costruire runa storia molto più breve
della precedente!
Scusate
se i dialoghi presi dagli episodi 2x03, 2x15 e 2x20 sono leggermente
diversi, ho cercato di mediare tra versione originale e versione
italiana.
Thanks
Sghisa
|
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